NUOVO FOR MILAN

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For Milano

For Milano M a g a z i n e

M a g a z i n e

SOMMARIO

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Tutti i segreti di

Chiara Conti

Il tour 2012 delle Donnavventura si conclude nelle favolose isole Maldive

2 / Protagonisti

56 / Double feature

3 / In forma con Jill Cooper

58 / Come una star Valentina Lodovini: la rivincita del colore

4 / L’uomo del mese Jay C Lohmann

59 / Cara Marina di Marina Ripa di Meana

5 / La donna del mese Carolina Crescentini

60 / Cinema

6 / La foto

74 / Consigli & Sconsigli di Dina D'Isa

8 / Cover Vogliamo conoscerci meglio? 16 / Reportage Chiamale se vuoi… emozioni 30 / Provocazioni Telebestiario 36 / Rotazioni 40 / Intervista La fidanzatina di Montalbano 44 / Cose di moda Tutti al mare

Maggio/Giugno 2012

Ritorna il duro Mel Gibson a pag. 69

90 / Tendenze Il bello delle curve 94 / Arte "Dietro l'angolo" del collezionismo 98 / In mostra Il tocco magico 102 / Teatro Ridere a tempo di rock 104 / Auto La "vipera" torna a mordere la strada

76 / Intervista To Lina with love

108 / Appuntamenti Quando sfilano… le ruote

80 / Una lettura per lasciar traccia… di Donatella Vilonna

110 / L'angolo del benessere Il fumo è nemico della bellezza

81 / Storie Quei goal segnati coi libri

111 / Milano peoples & stars & events

82 / Itinerari urbani Come in una fiaba 86 / Musica Baciami ancora!


PROTAGONISTI di Tommaso Gandino

A CACCIA DI TALENTI

Flavia Frazzi, capo casting de La Vita in Diretta e di altre trasm

issioni della Rai,

ci racconta il mondo dello spettacolo visto da dietro le quinte Nella sua carriera c’è un motivo di orgoglio? «Assolutamente sì, se guardo il mio curriculum non ho mai fatto un flop». Tutta la vita con la Rai? «Sì, sempre mamma Rai, non l’ho mai tradita, anche se ho lavorato per altre emittenti del digitale, ma in contemporanea con il lavoro a viale Mazzini». Qual è il conflitto di chi fa una Tv di intrattenimento? «Non vedo conflitti, quando fai un buon programma non ce ne sono». Lo spettatore per consolidata abitudine si riconosce nelle trasmissioni che stanno andando in onda? «Penso proprio di sì, considerando il fatto che la televisione è lo specchio della società, poiché racconta tutto: cronaca nera, rosa, attualità». Nella Tv di ieri si programmava. Oggi invece si fa controprogrammazione. È d’accordo? «Da quando è nata la Tv commerciale trovo logico che si tenga d’occhio la concorrenza, anche se si deve stare sempre molto attenti agli obiettivi che vogliamo centrare».

Quale fu la sua prima grande emozione televisiva? «Il primo programma con Renzo Arbore, ricordo le riunioni con Benigni, Marengo e le Sorelle Bandiera. Che bei ricordi. L’altra domenica lasciò un segno indelebile nella nostra televisione». Qual è il potere malato della Tv? «Distorcere la realtà». Quali sono le menti brillanti sprecate in casa Rai? «In Rai le menti brillanti non vanno mai sprecate». Nelle reti pubbliche ci sono ancora raccomandati di talento? «A volte sì, anzi sono felicissima quando mi raccomandano qualche giovane talentuoso». C’è una tendenza televisiva di oggi che la infastidisce? «La volgarità, le urla e le liti». Quali protagonisti del piccolo schermo contemporaneo ricorderemo tra vent’anni? «Di sicuro Pippo Baudo, Renzo Arbore, Raffaella Carrà e Fiorello». Nella foto, Flavia Frazzi con Pippo Baudo

PROMUOVO LE NUOVE IDEE

Nella moda ha vissuto tutte le fasi professionali, iniziando a posar

e come testimonial. Oggi Antonio Falanga è un produttore di eventi di successo. E un ottimo talent scout

Quando nasce la sua passione per la moda e quando capisce che diventerà la sua vita? «La mia avventura nel mondo della moda è iniziata a 18 anni, posando per un mio amico fotografo che doveva realizzare un servizio di moda casual. Per la campagna pubblicitaria fu un successo e per me fu l’inizio di un’avventura che mi ha permesso di lavorare come testimonial e vivere esperienze formative nel mondo della moda per i susseguenti anni». Lei organizza con successo eventi da anni. Come è riuscito ad arrivare da solo in un ambiente chiuso e difficile? «Tutto è iniziato con il mio trasferimento da Napoli a Roma nel 2002. Trovandomi in una nuova città, nella quale l’interesse per il mondo della moda veniva focalizzato principalmente nei due appuntamenti legati al Calendario dell’Alta Moda Capitolina, mi resi conto che non esisteva una vetrina per i nuovi creativi, o per tutte quelle realtà presenti nelle varie regioni d’Italia. Decisi quindi di adoperarmi e iniziai a fare ricerca e

scouting di nuovi talenti, al fine di produrre un evento che potesse dare impulso ai giovani e a tutte quelle realtà sartoriali che avevano l’esigenza di promuoversi e farsi conoscere, soprattutto dalla stampa. Nacque così la prima Edizione di RomaFashion, organizzata nella splendida cornice di Palazzo Barberini». Oggi nel mondo della moda c’è spazio per proporre idee nuove? «Guai se non ci fossero nuove idee. Personalmente sono sempre proiettato a realizzarne, e pronto ad individuare e scoprire il lavoro di tutti quei creativi che hanno il compito di far rimanere sempre grande il nostro Made in Italy». Che cosa le dà più soddisfazione in questo momento della sua vita? «Della moda sono riuscito a vivere un po’ tutte le fasi professionali, da modello a regista, da produttore di eventi a uomo di comunicazione, non posso quindi che affermare che sono fiero del risultato complessivo di quanto sono riuscito a creare sino ad oggi dal punto di vista professionale con le mie produzioni, il Premio Margutta e RomaFashion White, ma soprattutto per la mia crescita personale».

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Nella foto, Antonio Falanga con Maria Grazia Cucinotta.


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IN FORMA con Jill Cooper

STOP

ALLA “DIETA DA FAME” Non è necessario ricorrere a metodi d’urto per perdere peso in vista della prova costume. L’ossessione per il cibo e per i chili di troppo si combatte con equilibrio, tanto sport e una corretta alimentazione. A volte basta anche una camminata Fare dieta o non fare dieta: questo è il dilemma. Di recente sono stata ospite ad una puntata di Matrix su Canale 5 e il tema centrale del talk show erano le diete, o meglio, le differenze tra diete e la fissazione per esse. Non mi sorprende questa scelta, considerando che siamo in primavera e la prova costume si avvicina. Gli altri periodi caldi per quest’argomento sono alla fine dell’estate e dopo Natale, i momenti più cruciali per i sensi di colpa legati al relax e/o piacere e agli eccessi a tavola. Spesso quando frequento queste trasmissioni mi trovo affiancata dai dietologi, obesi o ex obesi, e ogni tanto qualche santone che promuove l’ultimo elisir della dieta segreta che rende magri e belli in poche settimane. Dentro di me rimango sempre un po’ basita dall’ossessione che molti hanno per il cibo, e ancora più da come il loro rapporto con se stessi si altera o si trasforma in confronto a quello che mangiano. Alcuni pensano che se mangiano un biscotto hanno rovinato la loro dieta per il resto della giornata, e allora sono cattive 3persone. Invece se riescono a resistere tutto il giorno, senza fare grandi sgarri, si sentono fieri di loro stessi. La dieta in questo senso diventa un’arma di sofferenza su ogni livello, perché se una persona vive con un costante senso di rinuncia si colpevolizza per aver mangiato qualche cosa che avrebbe dovuto darle un minimo di goduria. Con il mio nuovo libro Anti Anta, oltre ai trucchi contro l’invecchiamento, spiego i meccanismi legati alla fissazione per il cibo, il frigo e le diete, per poi aiutare le persone a liberarsi una volta per tutte da questo potere immaginario che il cibo ha su di loro, e ottenere così il corpo che hanno sempre voluto. Il mio metodo ha poco a che fare con le diete, intese come un’azione d’urto per perdere 10 kg prima dell’estate, che si rivelano quasi sempre un fallimento annunciato. Io invece parlo di equilibrio, di vera essenza del cibo e di alimentazione piuttosto che di dieta. Il primo motivo per il quale le diete d’urto non funzionano è perché non si può ingannare il proprio corpo. Per il semplice motivo che lui è più abile di noi a tenerci in vita. La sua “intelligenza” è innata, grazie a migliaia di anni di evoluzione, sicuramente più longevo dell’ultima dieta di grido. Il

corpo non vuole disperdere energia, non vuole avere troppe “spese” metaboliche e di sicuro non vede l’ora di abbassare il metabolismo di base appena ne ha l’opportunità. Per questo se il corpo non riceve un segnale di strada libera e ricchezza entro 90 minuti da quando si è svegli, automaticamente comincia a restringere i suoi consumi metabolici per risparmiarli. Lo stimolo della “dieta da fame” innesca quello stesso meccanismo di sopravvivenza, e per proteggerci il corpo abbassa i consumi per tenerci in vita, mentre noi volevamo semplicemente perdere qualche chilo. Dal punto di vista della sopravvivenza è geniale, dal punto di vista della prossima prova costume lo è un po’ meno. Allora come si fa ad evitare la “dieta da fame” (o forse, da infame) e perdere i chili che si desidera? È così semplice, e mi gira sempre nella testa quando assisto in studio a questi programmi Tv. Se si vuole che il corpo bruci più calorie, aumentando i consumi aumenterà anche la fame, ma il corpo, grazie all’allenamento, si adatterà e potenzierà i suoi sistemi per bruciare grassi. Poi è semplice migliorare, specialmente nei primi mesi. Si potrebbe cominciare anche con solo 30 minuti di camminata per ottenere dei risultati. Conosco una persona che ha perso 40 chili in 8 mesi camminando, un’attività che poi è diventata una bella corsa. Il movimento è un messaggio di ricchezza che si dà al proprio corpo, e quel segnale lascia le fornaci del metabolismo a fiamma alta, esattamente quello che si vuole per mangiare di più senza prendere chili. Diventate sportivi, e sarete più sorridenti, rilassati, in forma e potrete una volta per sempre dire “addio” alla dieta, e “hello” a un nuovo stile di vita. Buon allenamento da Jill Cooper

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UOMO DEL MESE di Ivan Rota

Jay C Lohmann È un grande artista e le sue performance fanno impazzire i fan. Ospite della boutique Moreschi, a Roma, Jay C Lohmann si è esibito in diretta scrivendo versi su uova di struzzo: scrittura “ fragile”, ma incisiva da parte di questo newyorchese che ha classe da vendere. Bello, dai penetranti occhi azzurri, si veste con un gusto del tutto personale, mischiando il classico e il casual: jeans e papillon, giacca da smoking e mocassini in camoscio. Veramente un bel vedere.

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DONNA DEL MESE

Carolina Crescentini In occasione della conferenza stampa per la presentazione della serie Tv Mai per amore, l’attrice Carolina Crescentini ha indossato un abito in seta color arancio con cintura in vita e drappeggio davanti, abbinato ad un paio di décolleté animalier. Carolina è sempre molto elegante ed è una delle poche attrici giovani italiane con un viso vissuto che sa trasmettere emozioni. La sua classe è innata: anche quando si presenta in jeans e scarpe da tennis il suo stile è inconfondibile.

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LA FOTO di Sara Donati

Sesso a tre, sex toys, pornografia, scambismo, feticismo e bondage, esibizionismo: con Elena Di Cioccio a La Mala EducaXXXion (in onda sul La7D) si parla di tutto questo. E altro. «Chi ci guarda impara a far meglio l’amore», proclama la conduttrice. Perché non crederle?

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cover di Marco Gastoldi Foto di Bruno Oliviero

Vogliamo

Chiara Conti (38 anni) debutta in Tv negli anni ’90 con Non è la Rai, mentre nel 1995 vince il concorso Bellissima. 8 For Magazine


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conoscerci meglio? Da Non è la Rai a Hollywood con Michelle Pfeiffer. Ma Chiara Conti non si è più fermata e tra poco la vedremo nella fiction Tv RIS Roma-Delitti imperfetti. Ama l’arte, i fiori, il canotaggio e le immersioni. In questo momento è divisa tra l’amore per il violino e quello per…

Eran trecento, eran giovani e forti e sono… diventate (quasi) tutte famose. Stiamo parlando delle ragazze di Non è la Rai, trasmissione cult degli anni Novanta, inventata da Gianni Boncompagni. Una per tutte (in fondo era un po’ la star del programma) Ambra Angiolini. Ma anche Chiara Conti, di lei vogliamo parlarvi, ne ha fatta di strada. Sentiamola. Ha iniziato con Gianni Boncompagni a Non è la Rai… «È stato un esordio Tv molto divertente. Eravamo circa trecento ragazze: alcune di noi prendevano già tutto sul serio. Io, invece, giocavo e scherzavo. Ero anche molto imbarazzata, poi mi sono resa conto che proprio la partecipazione a Non è la Rai mi ha portato a tutto ciò che ho realizzato oggi. Mi sono successe tante cose divertenti: in una delle interviste con Gianni Boncompagni fatte durante la trasmissione dissi che mi piacevano i cappelli. Il giorno dopo mi invitarono a controllare la posta. Non sapevo nemmeno che esistesse una posta personale e, quando andai a vedere, scoprii che i fan mi avevano inviato ben trecento cappelli!». Nel 1995 ha vinto il concorso Bellissima: un trampolino di lancio? «A quell’età non avevo ancora doti particolari e così il lavoro nella moda mi era sembrato il più semplice da ottenere. Sfilavo a Firenze, città nella quale sono nata, e vincendo il concorso mi sono guadagnata un contratto con una grande agenzia di Milano. Questo mi ha permesso di intraprendere la carriera teatrale. Mi notarono in L’assassinio di Marat, per la regia di Pietro Bartolini, e fui chiamata per un provino di una produzione americana. Fui presa e nel 1999 recitai nel film in Sogno di una notte di mezza estate. Inizialmente per me era prevista solamente una battuta! In seguito, Michelle Pfeiffer fu costretta ad abbandonare il set e le riprese e fu lei stessa ad indicarmi e scegliermi come “doppio”: a 9 For Magazine


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recitare ero io, ma attraverso l’uso del computer avevo il suo volto. Così mi ritrovai a lavorare con tutto il cast e ho il ricordo di un’esperienza bellissima. Oggi, riguardandolo, vedo in alcune scene che Michelle Pfeiffer… ha le mie mani. Solo in seguito ho iniziato a studiare seriamente teatro e recitazione a Milano, anche se non ho mai finito la scuola. Fui chiamata per uno spot in Tunisia e lì mi innamorai di un ragazzo francese. Lasciai tutto e andai a vivere a Parigi dove rimasi tre anni». Il suo periodo da innamorata nella capitale francese l’avrà riempita di emozioni e ricordi. «Sì, porto ancora nel cuore un luogo: il quartiere “Le Marais”. Ma il ricordo più emozionante resta quando, di domenica, andavamo agli spettacoli in piazza a Place des Vosges. Io e il mio fidanzato ballavamo il tango per divertimento, così un giorno abbiamo deciso di buttarci anche noi. Abbiamo preso un angolo per esibirci: da quel momento l’abbiamo fatto tutte le settimane! Abbiamo conosciuto persone che arrivavano da tutta Europa, si era creata una grande famiglia “circense”. Durante la settimana io lavoravo in un bar di giorno, lui la sera. Iniziammo a litigare sempre più spesso finché a 21 anni sono scappata e non sono più tornata. Oggi lui fa ciò che sognava di fare, il cantante e io ho realizzato il mio sogno di attrice; ma spero sempre di poter comprare una casa in quella piazza». Adesso abita a Roma: ci racconta una sua giornata tipo? «Vivo a Roma ormai da dieci anni. Quando lavoro mi sveglio verso le 5: faccio una doccia veloce e indosso i vestiti che ho già preparato la sera prima, così posso dormire fino all’ultimo minuto! Dopo il caffè… con il mio barboncino, inizio a lavorare: mi diverto moltissimo, amo il mio lavoro che considero bellissimo. La sera preferisco mangiare fuori, ma se sono troppo stanca resto a casa oppure vado al ristorante proprio qui sotto. Prima di dormire leggo un po’». Che generi e che autori preferisce? «In questo momento adoro Jonathan Carroll, che ho scoperto casualmente in libreria perché mi piaceva la copertina di un suo libro. Adoro le sue storie. Ultimamente ho letto anche il romanzo 1Q84 dello scrittore giapponese Haruki Murakami. Credo che questo libro sia una grande opera: il titolo significa “1984” e la vicenda è ambientata in un mondo alternativo. Adoro viaggiare con la mente in altre e lontane realtà». Sul grande schermo la Conti è apparsa anche in due film di Franco Battiato: Musikanten (2005) e Niente è come sembra (2007). 10 For Magazine


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Al cinema partecipa, tra gli altri, ai film Faccia di Picasso di Massimo Ceccherini, L’ora di religione di Marco Bellocchio e H2Odio di Alex Infascelli. 11 For Magazine


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Chiara ha vissuto per un lungo periodo a Parigi con l’ex compagno. Ancora oggi il suo sogno è quello di acquistare una casa a Place des Vosges.

Torniamo al tempo libero: che cosa le piace fare nelle giornate in cui hai qualche momento per sé? «Sono stata a Marrakech e in aereo ho conosciuto un’istruttrice di canottaggio. Ho cominciato a vogare e stranamente mi piace! Ho fatto anche delle gare e, visto che più in generale amo l’acqua, mi sono dedicata anche alle immersioni. Amo anche andare al cinema e stamattina sono capitata per caso a una mostra di fiori a cui non avrei mai pensato di andare. Sono stata due ore ad ammirarli e ho fatto tantissime foto con il telefono. La mia preferita è stata la “Rosa Piccolo Principe”, meravigliosa e gigantesca, quasi antica, che ho fotografato in tutti i modi. Quando posso mi dedico anche allo shopping compulsivo. Se vedo una cosa che mi piace la vorrei comprare di tutti i colori, scarpe in particolare: poi, a fine mese, con i reso-

conti arrivano certe mazzate! Credo anche che le grandi catene come Zara ed H&M abbiano una moda perfetta a prezzi accessibili, che poi si può abbinare a delle scarpe più importanti o a un gioiello. Certo, adoro Dior, Alberta Ferretti e Louis Vuitton, ma se devo pensare a qualcosa da mettere tutti giorni, allora Zara è perfetta. Amo anche l’arte e la pittura. Grazie a mia mamma a casa mia c’è tutto ciò che è arte. Il mio sogno è recitare in un film dedicato alla scultrice Camille Claudel, amante di Rodin, anche se è già stato fatto. La mia passione per lei, personaggio meraviglioso, è nata quando ero giovane, dopo la lettura di un libro intitolato Una donna chiamata Camille Claudel, che ho letto, riletto e fatto diventare il mio portafortuna in occasione del provino con il regista Marco Bellocchio per L’ora di religione».

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Non posso ancora dire di essere innamorata, ma era da tempo che non provavo un’emozione

Tra le fiction Tv a cui prende parte spiccano i buoni successi d’ascolto di Butta la luna, Il capitano 2, Le ragazze di San Frediano, Distretto di polizia 11. 13 For Magazine


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Penso che la curiosità sia la cosa più bella per mantenersi giovani

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Tra le passioni più grandi dell’attrice figurano la pittura, la lettura, la musica e… lo shopping compulsivo.

Prossimamente la troveremo nei nuovi episodi della serie RIS Roma-Delitti imperfetti. «Sì, sarò un comandante della territoriale al di sopra dei RIS che si innamorerà di uno di loro. Partecipo alle indagini su un caso con loro e poi entro anch’io all’interno della storia. Presto scoprirete tutto». Sappiamo che da poco ha scoperto un’altra passione... «Sono molto curiosa, penso che la curiosità sia la cosa più bella per mantenersi giovane. Vorrei imparare a fare tutto. Infatti mi sono messa in testa di imparare a suonare il violino, ma mi è stato detto che sono troppo grande. Ho insistito e ora sto cercando di fare anche questo: provo a fare tutto».

Parliamo d’amore. È felice in questo momento? «Sto provando un’emozione. Non posso ancora dire di essere innamorata, ma era da tanto tempo che non riuscivo nemmeno a provare un’emozione. La verità è che sto troppo bene da sola e mi ci ero abituata! Più cresci, più ci fai l’abitudine e anche ora ho bisogno ogni tanto di una stanza dove stare da sola. Se sei innamorata è possibile raggiungere un equilibrio, ma sono stata sola per sei anni. Al momento, però, non sto male nemmeno in compagnia. Intanto continuo con il mio lavoro, sono ancora troppo egocentrica per smettere di fare l’attrice, ma ho scritto qualcosa con un gruppo di attori e registi che vorremmo realizzare. Mi piace la regia. Sono appena andata a Parigi alla ricerca di un testo, un monologo bellissimo, che sto traducendo per provare a portarlo qui. Vedremo…».

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REPORTAGE di Michela Garosi

Chiamale se vuoi… Sempre isole da sogno con Donnavventura: stavolta vi portiamo alle Maldive, dove si conclude il viaggio di queste splendide ragazze. Leggete il diario della nostra inviata speciale, ma, solo per i nostri lettori, è in arrivo un’altra grande sorpresa…

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emozioni

Le pittoresche water villas bianche, abitazioni sospese sull’acqua ad Athuruga, nell’atollo di Ari, situato nel sud delle Maldive.

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La veterana Donnavventura Barbara, che è tornata in questa spedizione dopo il Grand Raid del Brasile nel 2008.

A gran sorpresa, il capo spedizione annuncia ad Alice e Stefania che l’avventura continua verso una nuova ed assolutamente inaspettata meta: dopo aver trascorso diverse settimane fra lussi estremi negli Emirati Arabi Uniti si parte per le Maldive! Ma le novità non finiscono qui. Una volta atterrate a Malé, Stefania ed Alice devono rimanere in aeroporto per aspettare… Barbara e Chiara. La prima era stata protagonista del Grand Raid del Brasile ed ora è pronta per altri strepitosi panorami, la seconda invece ha partecipato alla prima parte del Grand Raid alla scoperta dell’Oceano Indiano. La città di Malé non tradisce la sua apparenza vivace e movimentata, nelle viuzze dalle case colorate sfrecciano motorini e biciclette. È la capitale della Repubblica delle Maldive, una delle più piccole al mondo ma, al contempo, una delle più densamente popolate con i suoi 120.000 abitanti, concentrati su una superficie di circa due chilometri quadrati ed è impressionante il numero di auto, ciclomotori e motocarri che ogni giorno circolano sull’isola. La parte più caratteristica è certamente il porto, con un continuo via vai di barche, specie al mattino, che portano in città il pescato. Si va al mercato e si vedono i pesci esposti in meticoloso ordine di razza e di grandezza, compre-

so un bel pesce spada e un’infinita quantità di frutta tropicale. Quello che il team sta scoprendo oggi è certamente uno degli aspetti meno conosciuti delle Maldive, che non sono solo atolli da sogno con lussuosi resort, ma anche città e villaggi in cui vivono gli abitanti originari di questi territori. Secondo giorno, destinazione: aeroporto internazionale di Gan, nell’atollo di Addu, la parte più meridionale delle Maldive, nonché l’atollo più popolato del sud, appena al di sotto dell’Equatore. Le isole meridionali sono particolarmente verdi e lussureggianti. La fitta vegetazione è attraversata da una stretta pista in terra battuta che porta a piccole spiagge frequentate dai locali, per lo più pescatori. Anche i villaggi sono molto semplici. Di sicuro le Maldive che popolano l’immaginario collettivo sono ben diverse da queste. Dopo aver visitato l’isola in lungo e in largo, le Donnavventura salgono su una piccola imbarcazione per navigare all’interno dell’atollo, che ha una romantica forma a cuore. Il giorno seguente si abbandona la parte meno conosciuta per andare in quei luoghi così sognati ed ambiti dai viaggiatori di tutto il mondo. Si arriva a Moofushi. Il posto è davvero paradisiaco ed è impossibile resistere alla tentazione di fare un bagno: ac-

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Il team delle Donnavventura in un mercato di Malé, la capitale delle Maldive, situata nell’atollo omonimo.

qua limpida, sabbia bianca, fondale basso, un autentico sogno! Anche l’isola è molto bella, con una vegetazione che abbraccia le basse strutture del resort, che si mimetizzano perfettamente con l’ambiente circostante. Il team decide di circumnavigare l’isola per avere una visione d’insieme e, al tramonto, con il sole che ne delinea i contorni, lo spettacolo offerto da quest’isola si fa davvero mozzafiato. Cala la sera e, dopo un acquazzone notturno, la mattina seguente il cielo si è rischiarato e il sole ha cominciato a splendere nuovamente. Il gruppo si appresta ad uscire in barca per fare snorkeling nella vicina barriera corallina. Un tripudio di coralli e colori, pesci grandi e piccoli che nuotano solitari o in banchi, e addirittura una meravigliosa tartaruga marina. La seconda sessione di snorkeling è ugualmente ricca, niente tartarughe, ma tantissimi anemoni abitati da pesci pagliaccio, i “Nemo” del film a cartoni animati. La giornata dopo comincia sotto i migliori auspici, una bella colazione vista mare e una sessione di yoga. Poi si riparte. Ad attendere le Donnavventura c’è un veloce motoscafo che sta per portarle in un’altra delle oasi dell’atollo di Ari, quella di Halaveli, con un mare, se possibile, ancor più splendido. Infatti le aspettative non vengono tradite, la spiaggia Le banane rosse, tipico frutto tropicale che si trova nei mercati di Malé

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Scorcio di una spiaggia a Moofushi, nell’atollo di Ari Sud.

Visione sul mare dalla finestra di una camera a Moofushi.

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Un tuffo in acqua di una Donnavventura per una sessione di snorkeling.

Spettacolare esemplare di tartaruga marina nelle acque di Moofushi.

Razze e squaletti pinna nera che si spingono fino alla riva.

Un esemplare di pesce pagliaccio nuota in una barriera di anemoni marini.

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23 For Magazine Panorama dell’isola Halaveli: palme, spiagge bianche e acqua trasparente.


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Il resort di Athuruga, costituito da una parte di bungalow sulla terraferma e da una parte di water villas in acqua.

è lunga e bianca e l’acqua trasparente. Un altro angolo di paradiso da scoprire. Poi è la volta di Athuruga, anch’essa parte integrante dell’atollo di Ari, uno dei più famosi per i suoi abitanti, nonché uno dei più estesi. Il resort è costituito da una parte di bungalow e strutture poste sulla terra ferma, ed da una parte di water villas, interamente dipinte di bianco, sospese sull’acqua. Qui si notano le sagome di alcune razze che si spingono fino al pelo dell’acqua e poi ci sono gli squali, piccoli esemplari pinna nera, del tutto innocui per l’uomo. Anche loro battono le coste cacciando piccoli pesci argentei che si muovono in banchi. La luce rossa del tramonto ammanta ogni cosa delle sue tinte calde, e si conclude così un’altra giornata delle Donnavventura. Svegliarsi ogni mattina con lo spettacolo di un mare cristallino e una spiaggia bianca non è certo da tutti. Il team dedica la

mattinata alle immersioni, andando a caccia di pesci pagliaccio, pappagallo, balestra, farfalla, chirurgo, napoleone e perché no, piccoli e innocui squali. La tappa di domani sarà l’isola di Thudufushi, sempre nell’atollo di Ari. Lungo il tragitto è prevista un’uscita di snorkeling in un punto particolarmente ricco della barriera corallina: si avvista una tartaruga e non mancano coralli colorati, murene, pesci pagliaccio. Il vero obiettivo però era il più grande fra i pesci, lo squalo balena, ma purtroppo oggi non è giornata! La navigazione continua fino all’isola di Thudufushi, riconoscibile anche questa per via delle bianche water villas, ed è qui che si incontrano appassionati del programma che chiedono di fare un po’ di foto con le ragazze. Appena quei cinque minuti di pausa da celebrità e poi si torna subito al lavoro. E da ultimo Vakarufalhi, col suo meraviglioso resort. A disposizione delle ragazze c’è una water villa pazzesca da utilizza-

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re come campo base. Per fare il bagno basta semplicemente scendere una scaletta. Il pomeriggio è dedicato alla scoperta dei fondali dell’isola. Ma anche alle Maldive, ogni tanto, piove e il team ne approfitta per lavorare ai computer e sistemare i vari file che dovranno essere in ordine per il rientro in Italia. Finalmente il gran giorno è arrivato, il team ha dovuto aspettare quattro mesi prima di potersi immergere in mare con le bombole, ma finalmente ci siamo! C’era stata quella pazzesca esperienza nell’acquario di Dubai, ma in mare aperto è la prima volta per questa spedizione. Tutto fila liscio, anche quando si avvista uno squalo pinna bianca. Nonostante in superficie il tempo sia pessimo, sottacqua tutto appare imperturbabile e si scorgono anche alcune murene. Trascorsa un’ora circa, il gruppo di sub risale in superficie e… sorpresa! Non c’è nessuna barca a recuperarlo! Si rimane tranquillamente a galleggiare tra le onde, che

nel frattempo si sono ingrossate, in attesa di essere avvistati. L’attesa sembra non finire più. Ma finalmente, dopo una quindicina di minuti, ecco arrivare il motoscafo. Meno male! Arriva infine l’ultimo giorno: le Donnavventura salutano quest’arcipelago sorvolandolo per l’ultima volta; sfumature di azzurro e di bianco si confondono in uno scenario da sogno. La spedizione 2012 è proprio finita. Un viaggio lungo, articolato, dalle mille sfaccettature. Si è iniziato dal Madagascar fra tante difficoltà, tre mesi fa, e sembra già trascorso un secolo, e ora si è già sulla via di casa con un bagaglio carico di ricordi di questo bel viaggio. Ma la mia avventura con voi, cari lettori, non finisce qui. Sul prossimo numero vi racconterò ancora qualcosa di me e dei miei viaggi.

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Un’immagine affascinante di Athuruga all’alba.

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Una delle ragazze del team che scruta le water villas nell’orizzonte maldiviano.

Esempio di spiaggia paradisiaca delle Maldive con le caratteristiche acque cristalline.

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Un idrovolante in fase di atterraggio sullo sfondo di un suggestivo tramonto.

Il gruppo Donnavventura in un resort sull’isola di Vakarufalhi.

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For magazine PROVOCAZIONI di Jack Idloria

TELEBESTIARIO Terry Schiavo, conduttrice, attrice, cantante e giornalista, ha scritto un libro che già dal titolo (Volevo ballare il Bunga Bunga anch’io!) promette di far discutere. Ma, per fortuna, fa anche divertire, tra direttori un po’ maniaci, onorevoli fifoni, star di ieri e di oggi

Terry Schiavo, classe 1970, segno zodiacale Ariete, ascendente Sagittario, nasce a Milano dove vive in compagnia di due magnifici gattoni: “i suoi bambini pelosi”. Ha navigato nelle tempestose acque della televisione italiana tra gli anni Novanta e i primi del 2000, con qualche arrembaggio nella musica pop, nel cinema, nella fiction e nella sit-com. Volevo ballare il Bunga Bunga anch’io! (SBC Edizioni, euro 15,00) è il suo primo libro. «Ma non l’ultimo», minaccia…

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Ph: A. Fiumara - Art director: Giorgio Angioni - Stylist: Cristina Razzi - Gioielli: Cristina Razzi

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Terry Schiavo al suo compleanno (festeggiato in collaborazione con MB Management&Entertainment al Just Cavalli di Milano) con la regina dei casting, Gianna Tani, e con la gigantografia della cover di Volevo ballare il Bunga Bunga anch’io!.

Dal curriculum di Terry Schiavo: «A 16 anni posa per il suo primo servizio fotografico. Seguono spot televisivi e nel 1991 l’ingresso nel magico mondo della Tv, Piacere Raiuno, trasmissione itinerante che approda nei più prestigiosi teatri d’Italia. In questo programma Terry, è una Gigia, balla e canta». Per chi non ha una certa età e non è un telemaniaco, ecco la definizione di Gigia, estratta dalla personalissima Treccani della

Tv (da non confondere con l’Enciclopedia della televisione dell’esimio e inarrivabile professor Aldo Grasso): “Chiamasi Gigie le ragazze cantanti e ballerine di Gigi Sabani, da non confondersi con le acerrime rivali, le Tate, le ragazze di Toto Cutugno che si esibivano nella stessa edizione di Piacere Raiuno”. Ma già in quei primi anni di carriera Terry aveva capito tutto. In un’intervista scovata in un segretissimo (e

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Il libro di Terry Schiavo (sottotitolo: “Considerazioni semiserie di una showgirl”) è lo spaccato del carrozzone dello showbiz visto e vissuto in chiave ironica, da dietro le quinte, con i suoi personaggi, i suoi scandali, scandaletti, amori e amorazzi. 33 For Magazine


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Terry Schiavo

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quasi inaccessibile) archivio, diceva (siamo nel 1995 e lei gira l’Italia con Valerio Merola per le selezioni di Bravissima): «Bisogna avere solo fiducia in se stessi e non nelle persone che ti promettono mari e monti. C’è ancora tanto inganno: ragazze, tenete gli occhi ben aperti!». Questo prologo (lungo?) per farvi capire che chi scrive, oltre a conoscere bene lo scrittore portoghese Pessoa e i suoi eponimi (e divertirsi anche con gli pseudonimi), conosce bene anche Terry e la sua carriera. E che un minimo di presentazione ci voleva per una show girl-giornalista che scrive un libro dal divertente e provocatorio titolo Volevo ballare il Bunga Bunga anch’io!. Se poi il libro viene dedicato «A Colei che, quel giorno, entrando in palestra con la sua Birkin, mi folgorò ispirandomi nella stesura di questo mio memoriale. Grazie a Nicole Minetti, la mia Musa ispiratrice…», allora forse vale proprio la pena di leggerlo. Così, pagina dopo pagina, scorrono quasi vent’anni di televisione italiana e di Berlusconi: «Quel che è certo è che io, Berlusconi, l’ho sempre visto da lontano. E, comunque, il Presidente non ha inventato niente: il Bunga Bunga nello spettacolo è vecchio come lo spettacolo stesso», scrive Terry. Ma non aspettatevi polemiche, rivelazioni sconvolgenti, confessioni pruriginose. No, la disincantata “showgirl in età da pensione” (così si autodefinisce nella seconda riga del libro) racconta persone e personaggi della Tv, amori (i suoi), trasmissioni, incontri più o meno fortunati. Compreso lo scandalo che precedette di diversi anni Vallettopoli, quello che vide coinvolto e arrestato Gigi


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Tanti i personaggi che incontrerete nel libro: il super manager di un importante ente pubblico dalle tante amanti, il politico Speedy Gonzales a letto, il direttore di rete (non quello con la D maiuscola), l’adorato Marco Columbro e molti altri, noti e meno noti. L’uomo dei desideri? Silvio naturalmente…

Sabani (poi scarcerato e scagionato da qualsiasi accusa). Nella galleria di Terry via via sfilano Lele Mora, quando era potentissimo, direttori di rete, onorevoli, teledivi e teledive. Tanti innamoramenti, ma un solo grande amore: Marco Columbro (quando era il re del piccolo schermo). E poi il sogno erotico… Silvio Berlusconi! Che non vi sveliamo. Così comprate il libro. Terry oggi è “sospesa tra reality e realtà. Con qualche ruga in più, divisa tra gossip, Bunga Bunga e verità”. Ha detto no a Uomini e donne ed è felicemente (almeno così giura) single. Deve recuperare un tot di soldi (come parecchi altri giornalisti, purtroppo) dall’ultimo editore per cui ha scritto di spettacolo, ma sta preparando un disco, ha da poco festeggiato in

discoteca e con i fotografi (le care, vecchie abitudini, per fortuna non si perdono mai!) il suo compleanno e, credeteci, non molla. D’altra parte, come potrete leggere nel riscontro di copertina di Volevo ballare il Bunga Bunga anch’io!, «la sua filosofia di vita è quella della “bionda dentro”: una serenità tutta buddista che è preferibile non offuscare (oltre allo yoga pratica la kick boxing… ed è meglio non farla arrabbiare) e un distacco dai beni materiali che solo ed esclusivamente Hermès e qualche altra griffe riuscirebbe a mettere seriamente in crisi».

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“La Casa dei Demoni” è l’appartamento in cui visse l’attrice Eleonora Duse: decadente e bellissima quasi quanto il dannunziano “Vittoriale”, è ora la residenza di Oliviero Leti, organizzatore di eventi che vi ospita cene per clienti, ma anche per amici. Si chiama così perché ci sono oggetti che raffigurano demoni, proprio come a Notre Dame. Di recente, nella casa si è tenuta una cena in onore del mitico Nick Mason, storico batterista dei Pink Floyd: a festeggiarlo Fabio e Candela Novembre, lo chef Davide Oldani, Umberta Gussalli Beretta, Paolo Kessisoglu, Paola Manfrin e Nino Tronchetti Provera. Riso al tartufo e champagne. Mise en place impeccabile e atmosfera rilassatissima. Nick Mason con Umberta Gussalli Beretta.

ROTAZIONI

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di Ivan Rota

Numerosi personaggi del jet set hanno presenziato alla festa in occasione del lancio del nuovo profumo “Signorina” di Salvatore Ferragamo, tenutasi nella residenza privata del regista Julian Schnabel, a Palazzo Chupi a New York. Una serata impareggiabile per eleganza, bellezza e divertimento. Tra gli ospiti figuravano le attrici Emma Roberts (nipote di Julia), AnnaSophia Robb, Kate Mara, Piper Perabo, le modelle Bianca Balti (volto della fragranza), Theodora e Alexandra Richards (figlie del celebre Keith, chitarrista dei Rolling Stones), Stella Schnabel (figlia del padrone di casa), e poi ancora Rachel ChandlerGuinness, Lauren Remington Platt, Jessica Hart, Eugenia Silva, la principessa Elisabeth Von Thurn and Taxis. • Dispetti vari tra reduci de L’isola dei famosi. Valeria Marini ha dato delle potenti vitamine americane a Cristiano Malgioglio, malatissimo: solo che erano scadute da un anno. L’avrà fatto apposta? Arianna David, ex Miss Italia, invece, dice che durante un servizio fotografico Rossano Rubicondi le avrebbe toccato il sedere. La David non è nuova a certe affermazioni… Da sinistra, Rachel Chandler, Alexandra Richards, Bianca Balti, Lauren Remington Platt, Theodora Richards.

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Gli “infestati” è un’espressione colorita per indicare tutte quelle persone che vanno pazze per le feste. Partiamo dai “camp”: reduce dall’ultimo party molto trasversale, dai Bertinotti a Floriana Secondi del Grande Fratello, per i venticinque anni di attività del ristò romano Camponeschi e dalla festa astrologica a Palazzo Ferrajoli, la marchesa Dani del Secco d’Aragona è la nuova icona delle notti romane. La nobildonna si crede forse la principessa Sissi, anche perché si veste come lei e al suo fianco c’è sempre l’ambasciatore d’Austria Cristian Berlakovits, oltre alla figlia, la marchesina Ludovica. Al pari della mitica Cayetana, duchessa d’Alba, la Dani ha una schiera di fan, come lei amanti dell’apparire. Da Milano risponde la bionda e molto appariscente contessa Francesca Lovatelli Caetani, sulle orme dell’antesignana Pinina Garavaglia, anche lei contessa: titoli nobiliari come se piovesse. Passiamo alla categoria “evergreen”: non tramontano mai Marta Marzotto, il principe Carlo Giovannelli, Massimo Gargia, Paolo Pazzaglia e, all’estero, Joan Collins, Ivana Trump, George Hilton. Ci sono poi le “it girl” o “party girl”: tra le prime, in testa, Bianca Brandolini d’Adda, Margherita Missoni e Amber Le Bon; invece regine delle seconde sono Kate Moss, Paris Hilton, Kim Kardashian, Fergie e Tamara Ecclestone, mentre in Italia possiamo al massimo contare su reduci da reality, da Nina Moric a Aida Yespica. Categorie un po’ in disarmo, secondo Vogue America, alla ricerca disperata di nuove icone: la rivista ne ha trovata una d’eccezione in Marta Ferri. In forte ascesa invece, al posto della vecchia “intelligenthia”, c’è la “infestighentia”, ovvero i personaggi dell’imprenditoria, della cultura e del design che non si perdono un evento, celato dietro a un paravento artistico: da Nicolò Cardi a Maria Sole Brivio Sforza, con il marito Max Maggi, e Carlo Mazzoni, da Tatiana Santo Domingo a Micol Sabbadini, da Paola Maugeri a Elisa Sednaoui, ma anche chef, ormai star, come Carlo Cracco. Ci sono poi i “sinceri”, cioè persone che non nascondono il loro piacere nell’essere fotografati e pubblicati come Arturo Artom e Laura Morino Teso: tanto di cappello rispetto ai “bugiardi” che negano di voler apparire, ma poi rosicano se non vedono le loro foto sui giornali. E qui la lista sarebbe troppo lunga… Infine ci sono le “vittime” degli “infestati”, ossia mariti, mogli, compagni di vita che non ne possono più di seguirli alle feste: Candela Novembre, ad esempio, spesso si “spegne” per la stanchezza.

Da sinistra Andrea Stella, Edoardo Sylos Labini, Massimiliano Zanin, Luna Berlusconi, Giorgio Pasotti.

Un cocktail, un po’ di musica e il teatro è fatto! Ecco la serata di “Disco Teatro” in quel di Vicenza. Edoardo Sylos Labini e Massimiliano Zanin hanno portato in scena lo spettacolo Uno sbagliato. Tra drink e la consolle del dj Antonello Aprea la serata originale e innovativa ha visto uniti il monologo di Sylos Labini e il dj set del club Victory. Un evento creato dalla Think’o Film, società cinematografica veneta, e dal regista Massimiliano Zanin, che sta girando un lungometraggio su vita e opere di Tinto Brass. Alla serata sono intervenuti il volto di X-Factor Matteo Becucci, l’attore Giorgio Pasotti e l’imprenditrice Luna Berlusconi, moglie di Edoardo Sylos Labini (e figlia di Paolo). Una serata alternativa dedicata a “Spirito di Stella”, l’associazione creata dall’imprenditore disabile Andrea Stella, che, partita dalla realizzazione del primo catamarano privo di barriere architettoniche, si impegna in progetti integrati che consentono ai portatori di handicap di vivere meglio. • Al ristorante Giannino ospiti internazionali: Lorenzo Tonetti, pochi giorni fa, ha apparecchiato nientemeno che per Jean Dujardin, recente premio Oscar come migliore attore per The Artist, che è stato simpatico con tutti: non solo lui, ma anche Douglas Brian Irvin jr., star del serial Tv CSI Miami. Cena luculliana e poi musica con dj set coinvolgente. Dujardin invitava tutti a ballare al grido «Everybody come 37 For Magazine

here!». Alla serata da star erano presenti anche Gabriella Dompè e l’ex presidente del Marsiglia Calcio Jean-Claude Dassier. • Presentazione della nuova forchetta da sushi: si chiama “Dac” e grazie a un elastico permette anche a chi non sa usare le bacchette di assaporare qualsiasi cibo alla maniera orientale. Da Shiki, in via Solferini, sushi, sashimi, spiedini e tempura per i numerosi ospiti accorsi: tra questi Johathan Kashanian, Selvaggia Lucarelli, Daniela Javarone.

Incredibile la poca cultura della principessa Charlene di Monaco: ad una serata benefica, allo Sporting Club di Montecarlo, riceve gli ospiti all’entrata. Quando arriva il regista di culto Pedro Almodóvar, la regale consorte di Alberto II saluta e poi gli chiede: «Ma lei che lavoro fa?». • Non si capisce se Cesare Cremonini sia felice, oppure no, di non avere una liaison. In ogni caso, dice: «Sono ancora più single di un gay dell’Heaven di Londra, il venerdì sera!». E gli altri giorni della settimana?


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Grande successo per la serata a sostegno della Fondazione Doppia Difesa, la Onlus di Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno, che ha omaggiato la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi con un aperitivo calcistico-musicale, in occasione della partita di Champions League MilanBarcellona, nella bellissima location dello Spazio 90, dove amici e testimonial hanno festeggiato insieme i risultati raggiunti nella lotta a ogni forma di discriminazione, abuso e violenza. A promuovere la Fondazione anche volti noti come Malika Ayane, i Fichi d’India, Annalisa Minetti, Elio Fiorucci, Rudy Zerbi, Giorgia Palmas, Leonardo Manera, Antonio Ricci, Max Laudadio, Federica Nargi, Costanza Caracciolo e tantissimi altri. La serata è proseguita con una cena a numero chiuso, solo su invito, con spettacolo e asta benefica a sostegno delle attività di accoglienza, assistenza, consulenza legale e psicologica portate avanti da Doppia Difesa, che ha ricordato i suoi progetti sociali 2011/2012.

Rudy Zerbi, Annalisa Minetti, Michelle Hunziker, Malika Ayane.

Michelle Hunziker con il fidanzato Tomaso Trussardi.

In attesa della bella stagione, due star glamour del calibro di Simona Ventura e Sarah Jessica Parker sono state paparazzate in “winter look” nelle ultime giornate di freddo. Cappotto bianco lunghissimo e borsone in pelle per Super Simo a passeggio per le strade di Milano; mise del lunedì mattina metropolitano per la bella interprete di Sex and the City con giubbino, jeans, stivali country e tanto di berretto di lana in testa. •

Simona Ventura

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Sarah Jessica Parker


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In occasione della cena per l’inaugurazione della mostra di pittura Sant’Anna - L’ultimo capolavoro di Leonardo da Vinci, tenutasi al Museo del Louvre a Parigi, molte star erano presenti in total look Salvatore Ferragamo: una serata all’insegna della cultura e del

Hilary Swank

Carole Bouquet

glamour in una location incredibile, davvero una festa per gli occhi e per la mente. Regina della serata la mitica Carole Bouquet. Ammiratissime dagli uomini le bellissime attrici Hilary Swank e Virginie Ledoyen. 39 For Magazine


For magazine INTERVISTA di Silvestro Bellobono

ŠMauro Panci

La fidanzatina di

Katia Greco (26 anni) debutta in Tv nel 2008 nel film prodotto dalla Rai Noi due, diretto dal regista Massimo Coglitore. 40 For Magazine


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Montalbano Katia Greco si è fatta conoscere dal grande pubblico interpretando Mery, il primo amore del commissario più famoso d’Italia, nel recente prequel nato dalla penna di Camilleri. La giovane attrice siciliana ci confida le sue sensazioni, i suoi progetti e… la sua abilità in cucina Si descrive come una ragazza semplice e passionale, ma allo stesso tempo pratica e determinata. Proprio come il suo personaggio nella seguitissima fiction di Raiuno Il giovane Montalbano con Michele Riondino, una sorta di prequel, voluto dallo scrittore Andrea Camilleri, delle avventure del commissario siciliano già portato sul piccolo schermo da Luca Zingaretti. Ma Katia Greco ha tanto altro da raccontarci. Cominciamo dalla fine: ci parli della sua recente esperienza sul set de Il giovane Montalbano. Quali insegnamenti ha tratto da questo lavoro? «È stata una bellissima esperienza che mi ha arricchito come attrice e mi ha permesso di interpretare, per la prima volta in Tv, un ruolo da protagonista. Mi sentivo addosso molte responsabilità, che mi sono servite come strumento per crescere sia artisticamente che umanamente». È stato emozionante per lei, messinese doc, girare una fiction così popolare nella sua Sicilia? «Per me si è trattato di un bel regalo far parte di questo progetto, lavorando nella mia terra e, nonostante ciò, scoprendo luoghi che non conoscevo. Poi, poter recitare con le inflessioni della mia lingua mi ha reso ancora più felice». Ha trovato difficile calarsi nei panni di Mery, la prima fidanzata del giovane commissario? «Devo confessare che mi sono sentita molto vicina a Mery. Anche per questo non ho avuto grosse difficoltà ad interpretare questo ruolo. Anche io sono passionale, decisa, amante della buona tavola e come lei credo nei valori della famiglia e dell’amore». 41 For Magazine


©Mauro Panci

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Ha preso parte a numerose fiction Tv, tra le quali Il capo dei capi (2007), R.I.S. 4 (2008), Distretto di Polizia 9 (2009).

Come è stato il rapporto con il protagonista Michele Riondino? «Con Michele ho trovato una bella intesa sul set. Lui è un grande professionista. Non mi ha mai fatto sentire a disagio, riuscivamo a comunicare e a scambiarci pareri sulla scena e sulle battute da dire». Nel suo curriculum figurano diverse partecipazioni a sceneggiati Tv incentrati sul crimine e sulle forze dell’ordine che lo combattono: lei crede che il genere poliziesco sia il preferito dal pubblico italiano? «Io non penso ci sia un genere preferito, magari le produzioni investono maggiormente in questo tipo di seriali perché negli ultimi anni hanno avuto ottimi successi. La struttura del poliziesco è comunque un’arma sempre vincente. Tuttavia, c’è da dire che anche le miniserie di natura religiosa o le biografie di personaggi noti hanno degli ascolti molto alti».

Secondo lei le fiction nostrane subiscono l’influenza di quelle prodotte negli Stati Uniti? «Forse qualcuno si ispira e tenta di avvicinarsi ai format americani, ma sappiamo benissimo che lì la macchina produttiva e i budget sono di altra natura. Nei serial statunitensi c’è una grande attenzione in tutti i reparti, dalla fotografia al montaggio, dalla sceneggiatura alla scelta di attori e registi». Tra le sue passioni c’è anche l’ambito teatrale: se dovesse scegliere tra Tv e teatro cosa preferirebbe? «Se devo essere sincera davanti alla macchina da presa mi trovo più a mio agio, anche perché ho avuto un numero maggiore di esperienze sul set. Però credo che il teatro sia la vera scuola che ti forma, infatti, appena ci sono le occasioni, faccio il possibile per ritornare a calcare il palcoscenico. Sentire l’energia diretta del pubblico è qualcosa di inspiegabile. A tal proposito voglio sottolineare che fino al 27 maggio sarò in scena al Teatro San

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Babila di Milano con una divertentissima commedia intitolata Ti sposo ma non troppo, di e con Gabriele Pignotta». Nel suo mirino c’è anche il cinema? «Non vedo l’ora di lavorare per un bel progetto cinematografico e spero che arrivi presto. Mi piacerebbe moltissimo collaborare con autori del calibro di Tornatore, Salvatores, Bertolucci, Muccino, ma anche con registi meno famosi e ugualmente di talento». Si ritiene una persona ambiziosa? «Sì, lo sono molto. Preferisco puntare in alto e dare il massimo in ogni cosa in cui mi cimento. Se poi non dovessi riuscire a raggiungere uno dei miei obiettivi, posso sempre dire a me stessa di aver fatto tutto il possibile e di averci comunque provato». Qual è il suo rapporto con la celebrità? «Ad essere sincera non sono alla ricerca della notorietà, anzi, un po’ mi spaventa. Ho paura di non poter vivere tranquillamente la mia vita privata, anche se so benissimo che essere un personaggio pubblico significa sacrificare un po’ la propria privacy. Se la fama dovesse arrivare la accoglierei e cercherei di viverla nel modo più sereno possibile». Fa vita mondana quando è lontana dal set? «Preferisco evitare la mondanità, non la amo particolarmente. Mi rendo conto che per il mio lavoro le pubbliche relazioni sono molto importanti e ho trovato un compromesso facendo delle selezioni. Se mi rendo conto che ci sono degli eventi fondamentali a cui non posso mancare, mi armo di voglia e ci vado». Come se la cava tra i fornelli? «Devo ammettere che sono molto brava e ho tanti testimoni che possono confermarlo. Mi piace moltissimo cucinare, ma soprattutto mangiare!». Quali caratteristiche deve avere il suo partner ideale? «Quelle del mio compagno con cui sto da nove anni. Lui è molto dolce, mi comprende, mi sa ascoltare e, soprattutto, è molto generoso d’animo. Io sono un’inguaribile romantica e non riuscirei a stare con un uomo che si risparmia nei sentimenti».

C’è una cosa importante a cui ha dovuto rinunciare a causa del suo lavoro? «I dolci siciliani, perché mi sono dovuta trasferire a Roma».

©Mauro Panci

Qual è l’elemento principale per far funzionare una relazione di coppia? «L’amore è un elemento indispensabile, ma non basta. Ci deve essere molta complicità, occorre condividere degli interessi comuni e poi credo che il dialogo sia importantissimo. Bisogna anche rispettare l’altro e capire quando è il momento di non invadere i suoi spazi. Con il passare del tempo l’amore e la passione si trasformano ed è necessario che ci siano tutti gli elementi di cui ho parlato per poter far funzionare una vita a due».

La Greco è laureata in Scienze Biologiche. Nel 2006 si trasferisce a Roma dove studia dizione, recitazione e partecipa a laboratori di teatro e cinema.

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For magazine COSE DI MODA di Marco Gastoldi

Tutti al mare Con la bella stagione ormai alle porte le nuove collezioni estive degli stilisti più famosi sono un trionfo di colori accesi, motivi floreali, design allegro. Costumi da bagno, tenute da spiaggia e accessori – per lei e per lui – donano comfort e praticità senza rinunciare all’eleganza CUSTO BARCELONA

Stampe digitali a tutto colore sono le protagoniste delle opere d’arte contemporanea realizzate da Custo Barcelona per la stagione estiva. Una collezione dove gli stessi motivi e mood si possono ritrovare nel guardaroba sia femminile sia maschile: dal look casual contemporaneo in seta e lino al sintetico grigio, beige e blu, fino agli effetti olografici metallici combinati con texture sbiadite. Ispirati al caleidoscopio, ecco che i capi principali diventano i costumi da bagno e le giacche in diverse tonalità cromatiche del rosso corallo, turchese, beige e verde acido. Micro-pezzi realizzati con materiali diversi sono stati assemblati per creare un universo geometrico, ispirato allo strumento che attraverso specchi e vetri crea infinite strutture simmetriche. Ed ancora, shorts, top e costumi realizzati in lino combinato con nylon, rayon acetato e applicazioni manuali hanno reso le texture lucide oro, argento e rame straordinariamente percepibili in tre dimensioni.

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MARC BY MARC JACOBS Una delle contemporary line di maggior successo, diventata un cult metropolitano, è la linea Marc by Marc Jacobs, dallo stile innovativo, essenziale ma sempre elegante. Giovane e pratica, la collezione per la prossima estate risulta semplice nelle linee e raffinata nell’uso acceso dei colori. Arancio, cobalto, lavanda e navy sono le tinte dominanti di abiti-camicia, comodi pantaloni e top, accostati a minigonne da abbinare a sandali platform, sneakers hip-hop e borse da shopping. Interessante ed effervescente anche il corredo swimwear: costumi da bagno interi dalle tinte accese abbinati a borse da spiaggia o micro-pochette a righe coloratissime per la donna più audace ed estroversa; giacche e camicie a mezza manica dal taglio casual-chic abbinati a pantalocini sopra al ginocchio per l’uomo che sceglie la sobrietà delle forme e la luce delle fantasie fiorite e tartan dalle tinte più accese.

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D&G DOLCE&GABBANA Un mix sensuale e multietnico quello scelto dagli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana per celebrare l’addio della linea giovane D&G, che dalla prossima stagione invernale sarà assorbita dalla prima linea Dolce&Gabbana. Tutta la collezione ruota intorno alla fantasia foulard, intesa come accessorio o semplicemente stampa, che si trasforma in abito, giacca e caftano. Frutta, farfalle, verdura e stemmi dalle forme asimmetriche e oversize si alternano a nodi, drappeggi e balze che rendono top e shorts giovani, frizzanti e freschi. Sandali con zeppa e seta da allacciare alla caviglia e infradito flat diventano, insieme alle micro-pochette e ai cappelli in paglia e raffia, i veri must di stagione da sfoggiare nelle più calde giornate dell’estate vacanziera. Seta e chiffon sono i veri protagonisti di un trionfo di colori che varia dal rosa intenso all’azzurro mare, dal verde bottiglia al blu elettrico e notte, dal rosso mattone al giallo limone.

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MISSONI Amante della vita e del divertimento mondano, vitale ed energica zingara della prossima estate, la donna di Angela Missoni mostra fluidità e asimmetria attraverso balze e frange che rimarcano il carattere “gipsy” dell’intera collezione. Totale libertà di mix e sovrapposizioni di diversi strati che vanno dall’abbigliamento più pesante fino alla maglia più leggera e trasparente da indossare come copri-costume abbinato a gonne over da portare su pantaloni delle stesse tonalità. Una moda interpretata con spontaneità e naturalezza dai colori evergreen abbinati alla fantasie in pizzo, seta, georgette, tulle e chiffon. Un vero e proprio patchwork di stampe amaranto, corallo, petrolio e smeraldo per tinteggiare anche il più semplice costume intero, impreziosito e complicato da balze e da strati di tessuto in eccesso. Grande importanza conferita all’accessorio: sandali in pelle con enormi fiori di plastica e tacchi di plexiglass variopinti, ventagli e occhiali da sole con montature in metallo, sciarpe e scialli con frange da abbinare a borse circolari in maglia.

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SS2012

DSQUARED2 La collezione primavera/estate firmata dagli stilisti Dean e Dan ci racconta un grande viaggio attraverso l’Europa: dai Paesi nordici fino alla calda Grecia, dall’elegante Firenze fino alla Londra alternativa. Ed è proprio una volta approdato nella festaiola Mykonos che l’uomo Dsquared si perde nella mondanità fino a notte fonda. L’esplosione di vita e colore si inserisce nei costumi da bagno e nei teli mare: dall’arancione al giallo, dal lilla al blu fino ad arrivare al verde e al bianco. Tutto è rigorosamente tinta unita, ma grazie agli accostamenti di diversi colori la briosità traspare da ogni singolo look che trova nel color blocking l’arma vincente per esprimere la luminosità di ogni figura. Ed ecco che ritorna in passerella anche il sandalo flip flop, accessorio irrinunciabile per la sua comodità e praticità, da abbinare al già coloratissimo corredo mare. Decisamente più sobri gli occhiali da sole, che regalano all’uomo vivace un tocco di classe dall’incredibile sapore vintage.

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LIBERTINE “Tax the rich more” è lo slogan stampato nero su bianco su una t-shirt firmata Libertine per l’attuale stagione estiva. Un messaggio dal contenuto esplicito che contraddistingue capi e accessori rivestiti di attualità e contemporaneità, che non rinunciano ad essere confortevoli e funzionali per ogni occasione. Cerchi, griglie, moduli, strisce e fiori si ripetono incessantemente stampati su ogni pantalone, calza, bermuda, maglia o impermeabile realizzato in pelle, cotone o fresco lana, disegnando una collazione totalmente in bianco e nero dalle ispirazioni provenienti dall’universo della design-grafica. Perfino i costumi da bagno risentono degli straordinari motivi dell’intero black&white: righe e cerchi donano il giusto e temperato equilibrio fra rigore, design e umorismo. Ai piedi troviamo invece mocassini stampati dalla suola in gomma che, insieme alle shopper in tela, completano il casual look proposto come swimwear per l’uomo rapper o rocker.

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moncler

Un’estate sportiva ed effervescente quella prevista da Moncler Gamme Bleu: il newyorkese stilista Thom Browne prende ispirazione dall’universo sportivo per la prossima calda stagione. Il mondo della scherma e del tennis risultano in primo piano, ma non mancano vela, equitazione e nuoto per la felicità dell’uomo che vuole essere alla moda anche durante l’allenamento o la gara. Pantaloni, tute, gilet e giubbetti diventano candidamente corazzati e imbottiti dove si riversano righe orizzontali, come anche sulla moltitudine di costumi da bagno proposti per il tempo libero della bella stagione. Lana cerata e nylon hanno reso tutto ciò possibile nelle varianti cromatiche del bianco, grigio, rosso, nero e argento. Impossibile resistere al fascino dell’uomo sportivo che sceglie attentamente anche l’accessorio giusto in perfetta linea con lo stile agonistico: dalle fasce di spugna alle lunghe calze fino ai mocassini neri e navy e ai calzini più corti che arrivano alla caviglia.

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gherardini

di Ivan Rota

Liz Hurley

NANCY GONZALEZ

Margherita Missoni e Marco Maccapani.

Debutto con stile di Gherardini durante il Salone del Mobile. Lorenzo Braccialini, direttore marketing e comunicazione del Gruppo Braccialini, e Damiano Biella, direttore creativo di Gherardini, hanno presentato, con un evento esclusivo presso la boutique milanese, la nuova linea Gherardini Home. Le bellissime signore della Milano bene si sono date appuntamento presso la show room di via della Spiga: dalla principessa Scilla Ruffo di Calabria, nipote della regina del Belgio, che portava al braccio il modello must have di Gherardini, l’ammiratissima “Lisa Bag”, alla splendida Margherita Maccapani Missoni, accompagnata dal padre Marco Maccapani, fino alle due giovanissime Virginia Orsi e Beatrice Camerana. Senza dimenticare, tra gli altri, Beppe Angiolini, presidente della Camera italiana dei buyer, che accompagnava Pupi Solari, signora milanese dello stile da oltre quarant’anni. Presso la style room allestita nella vetrina dello store sono stati presentati sia i mobili sia i complementi d’arredo, nati dalla collaborazione con Formitalia Luxury Group, che produrrà in licenza l’arredamento personalizzato della maison, declinando in chiave living i suoi tratti distintivi.

Liz Hurley, l’attrice inglese che interpreta il personaggio di Diana Payne, indossa una creazione Nancy Gonzalez durante l’ultimo episodio del Gossip Girl, il serial Tv diventato un vero e proprio cult in tutto il mondo. La star ha scelto una bag della collezione Fall-Winter 2011 in coccodrillo nelle tonalità del grigio, il prezioso materiale lavorato che è anche la firma di Nancy Gonzalez. La qualità, l’esclusività, l’autenticità e l’eternità sono i segni distintivi del vero lusso. Questi, insieme al rigore e alla composizione, sono i concetti sostanziali del brand. La designer colombiana, creatrice di moda e tendenze, adegua materiali rari e unici a colori audaci per accessori must have che completano il lifestyle di ogni donna che ama il lusso. Le creazioni Nancy Gonzalez sono sempre trend setting, seppur ispirate ad elementi classici. «La natura è la mia miglior complice e la fonte d’ispirazione è sicuramente la vita», ha detto. «Cerco sempre di spingermi oltre i limiti di ciò che può essere realizzato con preziose pelli». La linea è venduta in oltre quattrocento rinomati store in tutto il mondo, tra cui Harrod’s a Londra, Aizel a Mosca, Quartier 206 a Berlino, Boon Shop a Seoul, On Pedder a Giacarta, Singapore e Pechino, 10 Corso Como a Milano, Lane Crawford a Pechino, Joyce a Hong Kong e Shanghai, Holt Renfrew in Canada, 57 Montaigne Market a Parigi, insieme a Bergdorf Goodman, Neiman Marcus e Saks Fifth Avenue.

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Il divano "Dark Lady"

BLUMARINE Eleganza, ricchezza e preziosità sono le caratteristiche predominanti delle nuove proposte Blumarine Home Collection 2012, presentate durante il Salone del Mobile, in una location d’eccezione creata ad hoc per l’evento, in via Manzoni a Milano. Per i nuovi elementi di arredo si sono volute mantenere linee pulite e classiche, coniugate a materiali innovativi e moderni, il tutto in perfetto stile Blumarine. Fiore all’occhiello di queste proposte sono le stampe tipiche e distintive della maison, con particolare attenzione ai motivi floreali, declinati in diverse varianti di colore e accostati a fantasie animalier. Una collezione completa che spazia dai letti ai divani, dalle poltrone ai tavoli, dalle sedie ai complementi d’arredo, che si distingue per la versatilità degli elementi che possono essere utilizzati trasversalmente in più ambienti. Per soddisfare le esigenze più preziose, le nuove proposte si arricchiscono anche di dettagli unici creati con strass, borchie e pizzi, sottolineando l’esclusività di ogni singolo pezzo. Di particolare attenzione il divano “Dark Lady”, rivisitazione in chiave moderna del romanticismo Blumarine: la ricchezza del velluto viola si abbina alla raffinatezza del lino ed acquista

un sapore intramontabile grazie all’uso del capitonné. Segni distintivi di questi nuovi elementi sono l’artigianalità e l’attenzione al dettaglio rigorosamente Made in Italy. Da poco il brand Blumarine è sbarcato a Kiev con il primo negozio monomarca. La nuova boutique, situata all’interno del prestigioso Mandarin Plaza Shopping Center, rispecchia il concept di tutte le boutique della maison nel mondo. L’interno si sviluppa su un unico piano, per uno spazio espositivo di 130 metri quadrati, ampliato dalle grandi e luminose vetrine. Il progetto, che ha come tema centrale la luce abbinata al concetto di femminilità, utilizza marmo bianco per i pavimenti e appenderie in acciaio lucido, pannelli con finitura madreperla grigia e specchi sfaccettati che rimandano alla forma del diamante. Raffinati dettagli in cristallo rosa si snodano accanto agli elementi espositivi, mentre l’illuminazione, ottenuta con Led di ultima generazione, valorizza la cromia dell’ambiente creando brillanti e preziosi effetti di luce. Il nuovo spazio Blumarine va ad aggiungersi alla boutique monomarca Blugirl già esistente all’interno del Mandarin Plaza Shopping Center, rafforzando così la presenza di Blufin nella capitale ucraina.

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double feature di Ivan Rota

Lontani i tempi di Titanic, l’attrice Kate Winslet dice che, quando sente la canzone colonna sonora del film cantata da Céline Dion, le viene da vomitare. Morbida nelle forme, la diva, durante la cerimonia dei 37esimi César Film Awards, ha indossato un bell’abito paillettato, ma con una scollatura traditrice che ha mostrato un décolleté non proprio da Oscar. Kate dovrebbe affidarsi a stylist più esperti.

La star americana Jessica Alba è stata paparazzata per strada a Los Angeles, con indosso un paio di ballerine in suede effetto “arcobaleno”: sin qui tutto bene. Per il resto, ci risiamo: l’attrice, tra le più sexy del mondo, in questa circostanza è parecchio sciatta e provinciale. E i fuseaux rosa sono inguardabili! 56 For Magazine


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Filippa Lagerback, con Fabio Fazio a Che tempo che fa, è una persona deliziosa, gentilissima con tutti e il suo stile riflette sempre il suo animo. Strenua paladina del “green” e della natura, Filippa, in occasione di una sfilata Blumarine, si è presentata in un look molto semplice ed elegante: sembrava un’amica, una vicina di casa che ci vuole tanto bene.

Ecco, sempre durante l’evento Blumarine, una Martina Colombari in gran forma, con tanto di spolverino e abitino “allegro”. Molto rigore, sobria e solare allo stesso tempo, l’attrice, regina delle fiction, si concede solo un vezzoso dettaglio animalier nella borsa. E questo non guasta! A quando un ritorno in Tv? 57 For Magazine


For magazine COME UNA STAR di Valentina Polidori

VALENTINA LODOVINI: LA RIVINCITA DEL COLORE

Attrice intelligente e posata, la bella protagonista di Benvenuti al Sud e sequel lancia l’outfit dell’estate 2012, in cui dominano i contrasti cromatici tra l’abito e il trucco Valentina Lodovini ha sempre scelto i suoi ruoli con perizia e lungimiranza. Affascinante nel senso più rinascimentale del termine, si è tenuta sapientemente lontana dai gossip e dai paparazzi, così come dai social network e dagli avvenimenti mondani. Della sua vita privata, infatti, si sa pochissimo, ma parlano per lei le sue encomiabili prove di attrice, che le hanno fatto conquistare meritatamente un posto tra gli astri nascenti del cinema italiano. Una donna, sobria, quasi d’altri tempi, dunque, ma non immune dal fascino irresistibile della moda contemporanea. Eccola, dunque, in una mise squisitamente estiva, rigorosamente sgargiante, come vuole il trend del momento. La splendida perugina valorizza le sue forme generose con un abito in seta scivolata fucsia, con un taglio a stile impero che lascia libero dalle costrizioni il punto vita. La mostrina sul petto è decorata da raffinati ricami ton sur ton, mentre le spalline sono morbide, realizzate tramite delicate sovrapposizioni di tessuto. La lunghezza del vestito è elegante, adatta alla tipologia di abito: lascia, infatti, scoperte le ginocchia, adornandole con due deliziose doppie ruches sul fondo. I sandali sono in coccodrillo fucsia, a listelli larghi, con tacco altissimo e le unghie sono dipinte di un rosso acceso, in netto contrasto con l’abito, come vuole la moda di questa primavera/estate 2012. Essenziali, quasi assenti, gli accessori: bracciali rigidi in oro e bronzo al braccio destro, al termine del quale pende una borsa di media grandezza in pelle ruvida di colore blu notte, con manici e tracolla. Veramente di forte e gradevole impatto sia l’acconciatura che il make up: a dare un tono sensuale e, al contempo, mediterraneo all’outfit, il caschetto lungo di Valentina è ravvivato da morbidi boccoli, mentre il trucco è decisamente strong, in contrapposizione con l’aria romantica del suo look. Lo sguardo è sottolineato da un kajal nero nella rima inferiore, mentre, nella palpebra superiore, troviamo un ombretto grigio scuro a dare risalto agli occhi nocciola dell’attrice. Le sopracciglia sono scolpite e scurissime. Il rossetto è lucido e acceso, fucsia come il vestito, in antitesi con la sua carnagione eterea. Il blush, color pesca, è dosato con parsimonia sugli zigomi alti. Un outfit, quindi, replicabile con semplicità e disinvoltura, che richiede pochissimi, basilari, elementi, ma che risulta di grande effetto, specie per un’occasione estiva, all’aperto, come per la giovane attrice, che l’ha sfoggiato all’inaugurazione di una elegante boutique. Non sono, dunque, solo il teatro ed il cinema le passioni della diva umbra, ma anche la moda e le sue più attuali declinazioni. Perché impegnate e riservate lo si può essere, ma grazie a un bell’abito lo si è con maggior stile.

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CARA MARINA di Marina Ripa di Meana

scrivi a: marina@marinaripadimeana.it

Cara Marina, sono una ragazza di Terni e faccio un corso di specializzazione a Roma. Giorni fa, come mi accade speso, ho preso il treno per andare a Roma e ho incontrato un uomo sui quaranta. Era un settentrionale e, dopo qualche minuto che parlavamo, ha cominciato a insultare i romani con il linguaggio tipicamente leghista. Io li ho difesi e allora se l’è presa anche con gli umbri, pure loro un po’ troppo meridionali. Veramente insopportabile. Alla fine l’ho mandato a quel paese. Forse sono stata eccessiva? Forse dovevo essere più rispettosa delle sue opinioni?

Cara Marina, faccio il badante e non sono un extracomunitario, ma un italiano doc. Mi impegno moltissimo, ma il mio lavoro non è protetto, anche perché c’è la concorrenza delle donne straniere che prendono meno soldi pur di essere assunte. Ogni tanto vado ai sindacati, ma nessuno mi ascolta: sono tutti presi da altri argomenti, tipo i patti per lo sviluppo o la crisi del tessile, ma di me non si occupa nessuno. Inoltre, sono anche deriso perché faccio un lavoro da donna.

Francesca, Terni

Carissimo Carlo, capisco le tue preoccupazioni, sono purtroppo quelle di molti italiani che si ritrovano, anche con fiori di diplomi e lauree, a dover affrontare lavori precari. Quanto ai sindacati che non danno retta, stendiamo un velo pietoso! Non sono d’accordo, però, sulla tua insicurezza nel fare il badante perché uomo. Fai un lavoro nobile che aiuta persone in difficoltà, quindi devi esserne fiero. Reagisci, magari scegli di accudire qualche vecchietta simpatica. Dai il meglio di te, presentandoti sempre in ordine e con il sorriso sulle labbra. E chissà che non ci scappi un matrimonio o qualcos’altro. Potrà sembrarti una favola troppo bella, eppure è successo. Nella vita essere ottimisti paga. Ciao, Marina

Cara Francesca, le è andata bene perché non siete arrivati alle mani. Finché ci si insulta… c’è vita! Far recedere il prossimo dai propri pregiudizi è un’impresa disperata. Quando poi il portatore di pregiudizio ha raggiunto i quarant’anni è anche inutile. I guasti maggiori li avrà già prodotti. Saluti e auguri, Marina

Carlo, Perugia

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ForCINEMA magazine di Silvestro Bellobono

Seafood Un pesce fuor d’acqua Il coraggioso mini-squalo Pup deve salvare le uova dei suoi “fratelli” rubate dai bracconieri. La missione prevede di avventurarsi fuori dall’acqua nel mondo umano, accompagnato dall’amico Julius. Divertimento assicurato con messaggio ecologista

L’idea del film prende spunto dalla volontà dello squalo Julius di cercare sulla terraferma cibo diverso. Negli Usa la pellicola ha ricevuto un “PG” (visione consentita ai minori con la presenza di un adulto) per situazioni di paura, azione e linguaggio leggero.

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Il regista Aun Hoe Goh ha studiato animazione in Giappone. Tornato in Malesia, ha lavorato come animatore 3D per aziende di postproduzione. Negli anni successivi è diventato un pioniere dell’animazione asiatica, prima di fondare nel 1999 lo studio Silver Ant. Seafood è la sua prima pellicola di animazione.

Perseveranza e tenacia sono le qualità alla base di Seafood, il cui progetto nasce nella mente del regista Aun Hoe Goh nel lontano 2000, quando le pellicole di animazione digitale a Hollywood erano già una solida fonte di successo. Goh sognava di portare anche nella sua Malesia il cinema d’intrattenimento realizzato con la computer graphic, ma sin dal principio aveva capito che la difficoltà maggiore non sarebbe stata la tecnologia, bensì trovare degli investitori interessati, e quindi i fondi necessari. Lo spunto iniziale, privo di una vera sceneggiatura, era la storia di uno squalo che, annoiato del suo cibo sottomarino, si sposta sulla terraferma per provare il sapore del pollo. Soltanto nel 2007, dopo un lungo periodo in cui il progetto si era arenato e nel suo autore era subentrata la rassegnazione, Goh riesce a mostrare un breve filmato del cartoon ad un dirigente del Children’s Channel di Al Jazeera di Dohar, in Qatar: la sua emittente televisiva era interessata a investire nell’animazione dello squalo. Dopo aver finalmente trovato i finanziamenti, il regista malese ha messo insieme una squadra di 35 animatori per realizzare l’opera nel giro di tre anni, anche grazie all’apporto decisivo dello sceneggiatore Jeffrey Chiang, che ha avuto mano libera nello sviluppo dello scarno soggetto, ampliandolo e rendendolo più avvincente. «La storia non poteva limitarsi a parlare di uno squalo e di pollame – ha dichiarato Chiang –. Doveva avere delle basi più solide, in modo che ci fossero delle motivazioni emotive. Doveva contenere dei personaggi profondi, che sentissero il bisogno di sviluppare tutto il loro arco narrativo». Il risultato finale di questo lavoro sono le vicende di Pup, un grazioso e minuscolo squalo bambù, e di Julius, temerario squalo pinna bianca perennemente affamato. Quando il primo si ritrova in mari

La simpatica gallina Heather è attratta solo dagli oggetti luminosi. Pragmatica e di buon senso tiene unito il gruppo dei suoi amici polli, aiutando lo squalo Julius.

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Lo sceneggiatore Chiang ha sottolineato: «La cosa che mi ha veramente conquistato è stata il vestito da squalo. Non mi era mai capitata una cosa del genere prima di quel momento e questa è diventata la mia ispirazione principale». I creatori del film avevano stabilito fin dall’inizio di non ritrarre gli squali come dei mostri violenti.

sconosciuti, davanti ad una sconfinata barriera corallina ricca di sacche di uova di squalo bambù, assiste al furto dei preziosi gusci da parte di alcuni pescatori di frodo. Dopo aver scoperto di essere in grado di respirare sulla terraferma, Pup si avventura nel mondo degli umani per salvare la vita dei suoi potenziali “fratelli” prima che finiscano sui tavoli di un ristorante di pesce. È a questo punto che il grande squalo Julius si lancia in soccorso dell’amico, spinto anche dal desiderio di trovare una fonte di cibo alternativa, individuata in un gruppetto di galline che vivono sulla costa. Ciò è possibile grazie all’invenzione della piovra Octo, che mette a punto una speciale muta: una sorta di corazza protettiva che permette ai pesci di spostarsi sulla terraferma mantenendoli a contatto con acqua ricca di ossigeno, un incrocio tra la tuta di un astronauta e uno space shuttle. Così Julius, in compagnia di tre pesci pilota, sale a bordo del veicolo e va in esplorazione del mondo terrestre per recuperare Pup sano e salvo. A metà strada tra Alla ricerca di Nemo (2003) e Shark Tale (2004),

il nuovo cartoon targato Moviemax conduce lo spettatore nelle profondità del mare alla scoperta dei suoi bizzarri abitanti, in un ambiente particolarmente battuto dai lungometraggi animati recenti. Non mancano le tematiche ecologiste, con un esplicito riferimento all’inquinamento marino da parte dell’uomo e al massacro di alcune creature, come gli squali, necessarie per portare in tavola la zuppa di pinna.

SCHEDA DEL FILM: REGIA: Aun Hoe Goh SCENEGGIATURA: Jeffrey Chiang GENERE: Animazione DURATA: 93' DISTRIBUITO DA: Moviemax

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KILLER ELITE Mercenari senza scrupoli, guerre segrete, ricatti e vendette in un action al cardiopalma ricco di sparatorie e combattimenti corpo a corpo. Con un cast di qualità in cui spicca l’evergreen De Niro

Nel 2006 Robert De Niro ha ricevuto ufficialmente la cittadinanza italiana e il passaporto per mano dell’ex sindaco di Roma Walter Veltroni. L’attore è anche iscritto alle liste elettorali della sua regione d’origine, il Molise.

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Jason Statham, Robert De Niro e Clive Owen in una sequenza del film, girato tra Australia, Giordania e Galles. «Sicuramente è un thriller – ha spiegato il regista Gary McKendry – ma i personaggi sono ispirati a persone realmente esistite, e ciò che eravamo interessati ad esplorare era il loro lato umano».

Sessantanove anni (il prossimo 17 agosto) e non sentirli. Non si può che partire da Robert De Niro per presentare il nuovo action-thriller dell’esordiente Gary McKendry, Killer Elite, tratto dall’omonimo romanzo del 1991 di Sir Ranulph Fiennes. Il poliedrico attore, due volte premio Oscar, Golden Globe alla carriera nel 2011, da tutti considerato un mostro sacro del cinema mondiale, non ci pensa proprio ad appendere i copioni al chiodo per dedicarsi ai nipotini. E, invece di rassegnarsi all’idea degli anni che passano, calandosi nei panni pacifici di uomini della terza età, continua a prediligere le storie criminali, in cui è chiamato ancora una volta ad impugnare una pistola o a impersonare il duro della situazione che non teme rivali o vendette. Proprio come in quei gangster movie del caro amico Martin Scorsese (da Mean Streets a Quei bravi ragazzi fino a Casinò) che lo hanno reso leggendario, esaltando il suo innato talento. Certo, non sempre le sue scelte artistiche più recenti sono apprezzabili, talvolta finisce in pellicole discutibili (Machete, Limitless) o in commedie frivole (Manuale d’amore 3, Capodanno a New York), però il vecchio leone sa ruggire ancora. Come in questa spy story dove “Big Bob” interpreta Hunter, il mentore del mercenario Danny Bryce (Jason Statham), un killer professionista che dopo aver rischiato di uccidere un bambino innocente per errore, decide di ritirarsi in un luogo privato, lontano dagli orrori del suo mestiere, alla ricerca di una tranquillità mai goduta. Ma quando viene informato che l’amico Hunter, durante

una missione, è stato fatto prigioniero dal sultano dell’Oman, torna in pista per salvarlo. Sotto ricatto Danny è costretto, se vuole salvare la vita del collega, a vendicare la morte dei figli del sultano, assassinati da alcuni soldati dei Sas (Servizi Aerei Speciali britannici) durante la Guerra dell’Oman. Tra questi uomini assetati di violenza c’è Spike Logan (Clive Owen), proprio il capo di quel team, i “Feather Men”, che deve essere eliminato. Lo scontro tra due killer infallibili è cruento e senza esclusione di colpi, poiché ognuno dei contendenti ha molto da perdere ed è pronto a battersi per quello in cui crede e per cercare una possibilità di redenzione. Killer Elite è un film d’azione classico, che rispetta i canoni e gli standard del genere crime movie, con l’aggiunta di un pizzico di fanta-politica, rappresentato da una guerra segreta in Oman che coinvolge la Gran Bretagna e porta i protagonisti a spaziare dalla Francia all’Australia. Anche se il titolo richiama con esattezza una vecchia pellicola di Sam Peckinpah del 1975, interpretata da James Caan e Robert Duvall, il primo lungometraggio di McKendry non ha nulla a che fare con quello. Il libro di Ranulph Fiennes, adattato da egli stesso per il cinema, in collaborazione con Matt Sherring, è un ritratto di uomini eccezionali ai quali viene richiesto di esserlo ancora di più. La suspense e l’intensità drammatica non mancano, grazie anche alle buone performance del muscoloso Jason Statham, del convincente Clive Owen e della giovane attrice australiana Yvonne Strahovski. L’ambientazione negli anni ’80 ha condizionato tutto il

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Robert De Niro (69 anni) e Jason Statham (45 anni) interpretano Hunter e Danny: insieme formano una squadra che nel 1980, periodo in cui è ambientata la storia, rappresenta il meglio sul mercato dello spionaggio. Statham è un esperto di arti marziali come il kickboxing.

look del film, oltre a quello dei personaggi e delle location, scelte con cura e attente ricerche. Le riprese effettuate con molte telecamere a spalla, leggere e maneggevoli, hanno permesso di conferire maggiore autenticità e realismo alle sequenze d’azione, molte delle quali girate in prima persona dagli attori senza l’ausilio di stuntman o controfigure.

SCHEDA DEL FILM

Clive Owen (48 anni) ha preteso di girare lui stesso le sequenze d’azione. Nel 2005 ha vinto il Golden Globe come miglior interprete non protagonista per Closer.

REGIA: Gary McKendry SCENEGGIATURA: Matt Sherring, Ranulph Fiennes CAST: Jason Statham, Robert De Niro, Clive Owen, Yvonne Strahovski, Dominic Purcell, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Grant Bowler GENERE: Azione, Thriller DURATA: 116' DISTRIBUITO DA: Lucky Red USCITA: 1 giugno 2012

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special forces liberate l’ostaggio Sullo sfondo della guerra in Afghanistan, un gruppo di soldati pronti a tutto dà inizio a una ricerca incessante per liberare una bella giornalista rapita dai talebani. Il regista Rybojad spiega come è nata l’idea del film e come ha scelto i protagonisti

La maggior parte del film è stata girata in Tagikistan, poiché in Afghanistan era impossibile a causa della guerra. La piccola repubblica, ex stato dell’Urss, era l’unico posto che permetteva l’accesso all’Himalaya dalla strada.

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Stéphane Rybojad ha concepito il film a seguito di un documentario sulle Forze speciali dell’esercito francese, composte da tanti giovani volontari: «Mi chiedevo cosa spingesse questi ragazzi a farlo, ciò che li motiva», ha dichiarato il regista.

Scritto e diretto da Stéphane Rybojad, Special Forces - Liberate l'ostaggio è un film di stringente attualità, poiché è incentrato su uno dei temi più caldi e drammatici delle recenti guerre in Medio Oriente: quello dei rapimenti di cittadini occidentali, molto spesso giornalisti o volontari in missioni umanitarie, da parte delle frange di terroristi più estremi che popolano questi territori. La produzione francese alla base del progetto sembra allontanare, almeno in parte, la stereotipata retorica americana che in pellicole di questo genere tende ad abbondare oltremisura. Tutta la vicenda è una storia di coraggio: quello di una donna forte, indipendente, piena di ideali, e quello di un gruppo di uomini valorosi pronti ad affrontare situazioni di grande pericolo pur di salvarla. In Afghanistan la corrispondente di guerra Elsa Casanova (Diane Kruger) viene presa in ostaggio dai talebani che minacciano di ucciderla. Per evitare la sua imminente esecuzione viene inviata un’unità delle forze speciali, guidata da un soldato con il senso del dovere e dell’onore (Djimon Hounsou), e incaricata di recarsi nelle zone più remote e ostili del Pakistan per liberarla. Della complessità di girare un film simile e di come si è giunti a realizzarlo parla il regista in prima persona. Lei è noto come regista di documentari televisivi. Che cosa l’ha spinta a dedicarti al cinema? «All’età di 13 anni ho cominciato a girare cortometraggi su Super 8, quindi mi sono spostato sui veri corti in 35 mm. Ho avuto una breve esperienza in televisione, ma non ho mai perso di vista il mio obiettivo, il grande schermo».

Quindi come è arrivato a specializzarsi nei documentari? «Undici anni fa ho fondato la società di produzione “Memento” con un amico, Thierry Marro, per fare il tipo di programmi Tv che ci interessava. E naturalmente abbiamo iniziato con i documentari. Mi piacciono gli sport estremi. Così abbiamo fatto una serie sui lavori ad alto rischio, con la quale abbiamo lavorato con il Ministero della Difesa». Ed è qui che vi siete imbattuti nelle forze speciali? «Sì. Nel 2005 ho diretto il primo documentario sulla struttura di comando delle Forze Speciali, che governano 3.000 persone dell’esercito francese. Mi sono interessato a questi giovani di circa 20 anni che si offrono volontari». In quale momento ha pensato di avere del buon materiale per una storia? «Avvenne gradualmente. C’erano tutti gli ingredienti del genere di film che amo, come Platoon, Black Hawk Down, The Hurt Locker, non politici, ma in realtà basati su eventi attuali, che è raro nel cinema francese: avventura, azione ed emozioni». Quando hai iniziato a scrivere la sceneggiatura? «Tre anni fa. Mi sono seduto e ho scritto una prima bozza. Ho ideato i personaggi abbastanza velocemente, traendo ispirazione da alcuni dei ragazzi che avevo incontrato. Poi ho riscritto il copione quando si è definito maggiormente il progetto».

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Tedesca di nascita e francese d’adozione, Diane Kruger (36 anni) ha conosciuto la fama hollywoodiana nel 2009 recitando in Bastardi senza gloria di Tarantino.

Dopo Amistad e Il gladiatore, Djimon Hounsou (48 anni) è stato nominato all’Oscar come miglior attore non protagonista per In America - Il sogno che non c’era.

Ha scritto il ruolo del capo dell’unità appositamente per Djimon Hounsou? «No, ma ho avuto l’idea subito dopo aver finito il copione. L’avevo visto in Blood diamond. Sapevo che veniva da Benin, che era arrivato a Parigi all’età di 12 anni e ha avuto un momento difficile, ma cogliendo le sue opportunità ha finito per vivere il sogno americano in tutto il suo splendore».

capacità di passare da un’emozione all’altra molto rapidamente, lo trovo affascinante».

Parliamo di Diane Kruger, cosa le ha fatto pensare a lei? «Avevo già un progetto per lei, ma era un po’ complicato perché era parecchio occupata. Conosco un sacco di corrispondenti straniere, e sono spesso belle donne, taglienti come rasoi e molto forti. Il genere di attrici che mi piace sono Tippi Hedren e Meryl Streep, Jodie Foster e Diane Kruger. Bionde con occhi azzurri, all’apparenza fredde, ma molto attraenti. Diane è un’attrice straordinaria, ha quella

SCHEDA DEL FILM REGIA: Stéphane Rybojad SCENEGGIATURA: Stéphane Rybojad CAST: Diane Kruger, Djimon Hounsou, Benoît Magimel, Denis Ménochet, Raphaël Personnaz, Alain Figlarz, Mehdi Nebbou, Marius, Raz Degan, Tchéky Karyo GENERE: Azione, Drammatico DURATA: 107' DISTRIBUITO DA: Eagle Pictures

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VIAGGIO IN PARADISO Quando il criminale Driver finisce in un carcere messicano infernale, gestito dai detenuti stessi, dovrĂ fare ricorso alle sue abilitĂ per sopravvivere. Un ruolo sporco e cattivo, ideale per il reietto Mel Gibson 69 For Magazine


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Il film è stato girato interamente in Messico. Il penitenziario Ignacio Allende, a Veracruz, è servito da set per ricreare “El Pueblito”, un carcere realmente esistito, costituito da una baraccopoli con oltre 700 case fatiscenti e negozi costruiti intorno al cortile principale della prigione, un regno di corruzione e malavita.

Torna Mel Gibson nelle vesti di attore, un evento sempre più raro per la star australiana (soli quattro film recitati negli ultimi dieci anni) che, con ottimi successi era passato dall’altra parte della cinepresa, destando ammirazione nella critica e una considerevole dose di polemiche per le sue opere da regista La passione di Cristo (2004) e Apocalypto (2006). Del resto, ormai, dove c’è Mel ci sono problemi. Nel 2009 viene lasciato dalla moglie (da cui ha avuto sette figli) per averla tradita con la musicista russa Oksana Grigorieva, dalla quale l’attore ha avuto un’altra bambina. Anche la relazione con questa donna si chiude male, anzi finisce in tribunale per una serie di maltrattamenti, umiliazioni e insulti verso la compagna che costano a Gibson 36 mesi di libertà vigilata, un programma di riabilitazione psichica e 600 dollari di multa. Ai soprusi in famiglia si aggiungono la dipendenza dall’alcol (più volte è stato fermato dalla polizia per guida in stato di ebbrezza) e alcune circostanze spiacevoli in cui l’ex “Braveheart” si abbandona pubblicamente ad accuse a sfondo razzista e antisemita. Come se non bastasse viene licenziato dall’agenzia per attori a cui era iscritto ed è costretto a trasferirsi in Australia (accolto di nuovo dalla ex

moglie) al fine di evitare la possibilità di un arresto negli Usa per violenze domestiche. E in questi casi Hollywood non è tenera con le sue stelle. L’ultima pellicola con Gibson, Mr. Beaver, diretta dell’amica Jodie Foster, è stata boicottata nelle sale incassando davvero pochissimo. Invece il nuovo Viaggio in Paradiso è uscito in patria direttamente in formato video-on-demand, poiché l’ostracismo continua. Eppure l’attore ha fortemente voluto questo lungometraggio, non limitandosi solo a recitare ma producendolo in prima persona. La vicenda narrata è quella di Driver (Gibson, appunto), che, dopo aver appena messo a segno un colpo da milioni di dollari, viene inseguito a forte velocità dalla polizia fino alla frontiera con il Messico, dove, in seguito a una carambola violentissima con la sua auto, varca il confine e si ritrova nel paese latino. Qui viene arrestato dalle autorità locali e tradotto in carcere, in un luogo ostile e pericoloso chiamato “El Pueblito”, dove lui, in quanto gringo, rappresenta una minaccia per i reclusi messicani, spietati criminali legati al traffico della droga. Driver dovrà tirare fuori tutto il suo coraggio e la sua tenacia per riuscire a sopravvivere, anche grazie

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Diventato un divo con le serie di Mad Max e Arma letale, Mel Gibson (56 anni) ha vinto due Oscar, per miglior film e miglior regia, nel 1996 con Braveheart - Cuore impavido.

al sostegno inaspettato di un bambino di 10 anni (Kevin Hernandez), che toccherà il cuore del fuorilegge americano. Viaggio in Paradiso (titolo originale che rende meglio l’idea Get the Gringo), prodotto dalla Icon Production (azienda cinematografica fondata dallo stesso Mel Gibson insieme a Bruce Davey), è un film d’azione pura che a tratti sconfina nella commedia dark, con un pizzico di ironia che non gusta mai. Il regista Adrian Grunberg è al suo esordio, dopo aver già collaborato in passato con Gibson, in qualità di primo assistente alla regia, sia per Apocalypto sia per Fuori controllo.

SCHEDA DEL FILM REGIA: Adrian Grunberg SCENEGGIATURA: Adrian Grunberg, Perskie Stacy CAST:Mel Gibson, Peter Stormare, Bob Gunton, Dean Norris, Scott Cohen, Patrick Bauchau, Daniel Gimenez Cacho, Kevin Hernandez, Tom Schanley, Roberto Sosa GENERE: Azione DURATA: 95' DISTRIBUITO DA: Eagle Pictures

L’attore svedese Peter Stormare interpreta il losco Frank. A renderlo celebre sono stati film come Il Grande Lebowski, Armageddon e Chocolat.

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la fredda luce del giorno Suspense, azione e pericolo per il giovane Will Shaw, coinvolto in una cospirazione governativa piena di misteri e ricatti, che ha un unico obiettivo: salvare la propria famiglia dalle mani dei rapitori. Tra i protagonisti Bruce Willis e Sigourney Weaver

Dopo tanta gavetta in film minori, il britannico Henry Cavill (29 anni, qui con Verónica Echegui) avrà finalmente l’occasione per diventare popolare interpretando Superman nel reboot di Zack Snyder (in sala nel 2013).

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Sigourney Weaver (62 anni) del suo personaggio ha detto: «È un classico esempio di agente cattivo della Cia ed ero curiosa di vedere cosa potevo farci».

Bruce Willis (56 anni) aveva già lavorato con la Summit (produttrice del film) in Red (2010). Prossimamente lo vedremo ne I mercenari 2 accanto a Sylvester Stallone.

Come una tranquilla vacanza di un ragazzo comune può trasformarsi in un incubo. Potrebbe essere questo lo slogan accattivante di La fredda luce del giorno, nuova pellicola del regista francese Mabrouk El Mechri, a metà strada tra un action-thriller e una spy story. Will Shaw (Henry Cavill), è un giovane uomo d’affari di Wall Street, in vacanza in Spagna con tutta la sua famiglia. Dopo essersi allontano dallo yacht che ospita lui e i suoi cari per un’escursione, torna e non trova più nessuno. In preda al panico denuncia la scomparsa dei familiari, ma viene inspiegabilmente arrestato dalle autorità spagnole. E questo è solo il primo di tanti intrighi in cui verrà coinvolto e che lo porteranno a scoprire una serie di scomode e pericolose verità. A cominciare dal vero lavoro del padre Martin (Bruce Willis), un uomo austero con cui ha pessimi rapporti, e che si rivela essere un agente della Cia, tradito dalla sua ex collega Carrack (Sigourney Weaver), che è pronta a tutto per recuperare una preziosa valigetta. La donna, senza farsi scrupoli, scende così a patti con Will: la valigetta, che solo lui può recuperare, in cambio della vita della sua famiglia. Come se non bastasse, il ragazzo scopre di avere una sorellastra, Lucia (Verónica Echegui), che ha intenzione di aiutarlo: uniti dovranno districarsi in una fitta ragnatela di segreti e bugie, in corsa contro il tempo e con il fiato sul collo di poliziotti e killer spietati. «È un thriller su un uomo in fuga», spiegano parlando del film gli sceneggiatori John Petro e Scott Wiper, che si sono ispirati alle leggendarie pellicole del passato, da Intrigo internazionale a I tre giorni del Condor, passando per Il fuggitivo. «Will è una persona senza doti particolari, se non il suo coraggio, e deve capire di chi fidarsi e cosa fare, chi deve trovare e, cosa più importante, come salvare la sua famiglia», dichiara Trevor Macy che, insieme a Marc Evans, ha prodotto il film e scelto il regista El Mechri, dopo aver visto

il buon lavoro svolto in JCVD, l’originale biopic sulla vita dell’attore Jean-Claude Van Damme, in cui aveva saputo tramettere ritmo frenetico e intensità. Davvero azzeccata la scelta del cast: l’astro nascente Henry Cavill, che presto sarà protagonista dell’attesissimo Superman: The Man of Steel, si confronta senza sfigurare con una delle icone più luminose dell’action movie hollywoodiano, quel Bruce Willis che, nonostante l’età, possiede ancora il physique du rôle per questo genere di prodotti, con quel volto rugoso e sfatto che ricorda ancora John McClane, l’intramontabile eroe della serie Die Hard. L’alternanza tra star acclamate e giovani in rampa di lancio si ritrova anche nella controparte femminile del film: da un lato la caparbia Sigourney Weaver, nei panni della antagonista, dall’altro l’emergente interprete spagnola Verónica Echegui, nel ruolo di spalla del personaggio principale.

SCHEDA DEL FILM REGIA: Mabrouk El Mechri SCENEGGIATURA: John Petro, Scott Wiper CAST: Henry Cavill, Bruce Willis, Sigourney Weaver, Rafi Gavron, Caroline Goodall, Jim Piddock, Óscar Jaenada, Joseph Mawle, Verónica Echegui GENERE: Azione, Thriller DURATA: 93' DISTRIBUITO DA: Moviemax

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For magazine CONSIGLI & SCONSIGLI di Dina D’Isa

Il Film da non perdere

HUNGER GAMES

La protagonista Jennifer Lawrence (22 anni), vincitrice a Venezia nel 2008 del Premio Marcello Mastroianni per The Burning Plain.

Al top del box office americano per settimane, un vero record, Hunger Games di Gary Ross è arrivato nelle sale italiane, distribuito dalla Warner Bros, carico di aspettative. Il film, con protagonista la star in ascesa Jennifer Lawrence, è un thriller-fantasy tratto dall’omonimo primo romanzo della trilogia di Suzanne Collins (portata in Italia da Mondadori). Ed è già stato annunciato da Lionsgate il primo sequel del film (che sarà probabilmente diretto da Francis Lawrence), mentre è in libreria il terzo capitolo della saga, dal titolo Il canto della rivolta, che sembra ormai pronta a prendere il posto nel cuore dei teenager di Harry Potter e Twilight. «Era un film molto atteso, tutti quelli che hanno letto i romanzi della saga, me compresa, non aspettavano altro che andare al cinema», ha detto con candore la bella protagonista Jennifer Lawrence, 21 anni appena, originaria del Kentucky. In Hunger Games è ipotizzato un orrido scenario per la nostra società drogata di reality show, abbagliata

dalla ricchezza decadente delle icone dell’entertainment, agghindate di lustrini ed eccessive nel look. Una società messa in riga da un regime repressivo che dà alla classe ricca dei suoi sudditi, imparruccata come nel Settecento, atonica e plagiata, il panem et circenses rappresentato, anziché dai gladiatori al Colosseo, da un atroce reality show in cui i giovani protagonisti, i Tributi, sono agnelli sacrificali e devono sottostare allo slogan “uccidi o muori”. E a tutti gli altri, i Periferici dei 13 distretti in cui è composto Panem (l’ex Nordamerica), dà povertà assoluta, terrore, fatica estrema nella produzione delle ricchezze per gli altri. Ma, in tutto lo sconsolante paesaggio c’è Katniss, un’eroina giovane, bella, coraggiosa e niente affatto rassegnata come gli altri. E poi c’è l’innamoramento per Peeta, un sentimento che forse il regime non aveva calcolato. Nel cast spiccano Lenny Kravitz, Donald Sutherland, Stanley Tucci, Liam Hemsworth, Elizabeth Banks e Woody Harrelson.

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For magazine Il Film da evitare

interno giorno

Fanny Ardant (63 anni). Il film di Rossellini è stato presentato al Festival Internazionale di Roma 2011 nella sezione dei giovani cineasti italiani.

Una serata per celebrare il nuovo film della diva Maria Torricello, più esattamente una cena a casa dell’attrice stessa, in un ambiente elegante e sobrio di Palermo. La donna, passata attraverso grandi successi e dolorose vicende personali, si ritrova a cercare il senso della propria esistenza ed affermazione. Nell’arco della serata si intrecciano la sua vita privata e la sua professionalità; le due realtà si sovrappongono senza mai uscire dal perimetro di quelle mura che cercano di contenere qualsiasi evento d’interni. Il soggetto, la sceneggiatura e la regia di Tommaso Rossellini ripropongono il tormentone sul viale del tramonto di una star che accoglie i due figli, vecchi amici e nuovi colleghi per celebrare l’uscita del suo ultimo film. Ecco i troppi personaggi bizzarri: due agenti ruffiane, un regista presuntuoso, giovani attori o aspiranti tali, fidanzate improbabili e intorno a loro un’atmosfera triste e squilibrata. Il nipote del grande regista Roberto Rossellini realizza la

sua opera prima, piuttosto noiosa e, priva del patrimonio genetico sul neorealismo, riflette più un certo stile francese retrò. E non è certo un caso che la protagonista sia Fanny Ardant, circondata da tanti giovani attori, con cognomi fin troppo ingombranti (dalla Chaplin a Massimiliano Buzzanca fino a Brenno Placido) che giocano con inquadrature e movenze teatrali. Tra citazioni a non finire dei grandi del cinema (da Truffaut a Buñuel passando per Fellini) e trovate prevedibili, la dimensione della commedia umana non pare proprio congeniale alla regia di Tommaso Rossellini. “Provaci ancora Tom”!

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Forintervista magazine di Silvestro Bellobono

To Lina With Love

Lina Sastri (58 anni) ha avuto l’onore di lavorare con il maestro Eduardo De Filippo, che ancora oggi l’attrice ricorda con grande affetto. 76 For Magazine


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Parafrasando il titolo dell’ultimo film di Woody Allen, dove recita in un cameo, vi raccontiamo le mille sfaccettature artistiche di Lina Sastri, tra passato e presente, tra cinema, musica e soprattutto teatro. Che questo mese la porta a Roma con lo spettacolo Per la strada

Tra le numerose soddisfazioni della sua carriera che valore dà all’onorificenza di Commendatore della Repubblica italiana, ricevuta nel 2011 dal presidente Giorgio Napolitano? «È una carica straordinaria e impegnativa, un grande onore, soprattutto perché a conferirmela è stato il nostro amato presidente Napolitano, mio concittadino e da sempre grande appassionato di teatro. Lo ringrazio anche per questo». Nel suo curriculum non manca nulla: cinema, teatro, Tv, musica. Attraverso quale di questi linguaggi artistici riesce ad esprimere meglio se stessa? «Musica, teatro e cinema sono le tre diverse espressioni della stessa anima, perché è importante comunicare emozioni con gli occhi, con la voce, con le parole». Da Squitieri a Tornatore, passando per Moretti, Loy, Bertolucci, Lizzani e tanti altri: quale regista italiano le ha lasciato il ricordo migliore? «Di sicuro Nanny Loy, compianto e mai dimenticato amico, con il quale ho praticamente debuttato al cinema con Mi manda Picone. E poi Gianfranco Mingozzi, altro regista del cuore, che seppe scegliermi quando ancora facevo solo teatro, e Giuseppe Tornatore che mi ha voluto fermamente e con affetto con lui in Baarìa. E tutti gli altri dai quali ho imparato tanto, da Lizzani a Ricky Tognazzi e Bertolucci, fino agli ultimi con cui ho lavorato, inclusa Susanna Nicchiarelli, regista di un film non ancora uscito in cui io interpreto una brigatista». Continuando a parlare di grandi registi, come è stata l’esperienza sul set di To Rome with Love, il nuovo film di Woody Allen girato nella Capitale? «Lavorare con Woody Allen è un sogno realizzato, una giornata su un set internazionale con un maestro gentile, dolce, attento. Per me è stato un omaggio doveroso, anche se per pochi secondi, a chi mi ha fatto l’onore di volermi nel suo film “italiano”». E invece a proposito di Poker Generation di Gianluca Mingotto, altra pellicola a cui ha preso parte, cosa ci racconta? «È stato divertente, con un cast giovanissimo, dal regista agli attori, e su un set sicilia77 For Magazine


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La canzone Assaje, suo maggiore successo musicale, fu scritta da Pino Daniele e inclusa nel film Mi manda Picone di Nanni Loy.

no, almeno per quel che mi ha riguardato, animato da un’atmosfera allegra e rilassata». Veniamo al teatro: dal 15 al 27 maggio sarà in scena al Teatro Eliseo con Per la strada, spettacolo di prosa, musica e danza da lei scritto e diretto: come nasce l’idea di questo progetto e che significato gli attribuisce? «Per la strada, in originale Mmiez a’via, è l’ultimo nato dei miei recital-spettacoli musicali, dove la musica si fa teatro, fra parole e danza. E questa volta la musica è quella degli autori attuali, amici di sempre, come Pino Daniele, Enzo Gragnaniello, Lino Cannavacciuolo e molti altri. Qua e là c’è qualche citazione della

tradizione, è una piccola favola, un racconto di vita, in un solo respiro musicale, che non si ferma mai e accompagna parole, canzoni e danza. In scena con me ci sono sette valenti musicisti e quattro danzatori, con la collaborazione di Bruno Garofalo alle scene e alle luci». Si emoziona sempre quando sale su un palcoscenico teatrale? «L’emozione è la paura, ogni sera, di non riuscire a superare la prova, è mettersi in gioco con corpo e cuore sul palco per arrivare a comunicare la verità che l’artista ha il privilegio e la responsabilità di rispettare».

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Secondo lei il teatro italiano dovrebbe essere più… «Il teatro è da sempre un rito che deve conoscere e rispettare le regole. Conoscenza e rigore sono le parole chiave, perché solo così si può arrivare poi alla libertà della comunicazione, a volte all’improvvisazione, insomma a vivere un pezzo di vita insieme. Almeno questo dovrebbe essere sempre, ma, come ogni cosa, ultimamente il nostro teatro è cambiato, e a volte mi ci ritrovo con fatica». C’è un grande musicista con cui le piacerebbe, o le sarebbe piaciuto, duettare? «Mi piacerebbe cantare con Pino Daniele, nella mia lingua napoletana, e con Andrea Bocelli, mescolando classico e interpretazione, oppure essere diretta dal grande Riccardo Muti, cantando canzoni classiche napoletane, dall’amico Ennio Morricone o da Nicola Piovani, e duettare con le brave interpreti di fado e di samba brasiliano, o sulle note di un flamenco o di un blues. La musica nel sud del mondo si somiglia, batte con lo stesso ritmo». Quali caratteristiche considera i suoi punti di forza, nel lavoro come nella vita? «La forza è la capacità del cuore di riconoscersi senza bugie, è la speranza di un mondo migliore, è la fede. Ma i punti di forza sono anche i sogni che guidano la vita». Ha mai avuto un modello femminile di riferimento? «Mia madre, la mia unica dea». Alle ragazze di oggi consiglia di tentare la via dello spettacolo, magari partecipando ad un talent show, oppure di iscriversi all’Università? «La tecnica e lo studio servono, ma senza il talento e la fortuna come si fa? Il pericolo dei talent in Tv è la fretta di creare e distruggere oggetti di consumo immediato, ma possono anche riservare buone sorprese. Certo la competizione è fortissima, e l’immagine di questi tempi gioca un ruolo fondamentale, tuttavia non ci sono ricette esclusive per l’arte». Che giudizio si è fatta di Luigi de Magistris, sindaco della sua Napoli, in questo primo anno del suo mandato? «Mi sembra di notare in questi ultimi tempi un miglioramento nella vita della città, anche se non vivo a Napoli, e quindi la mia è forse un’osservazione superficiale. Siamo un popolo difficile da guidare e amministrare, ci vuole tempo, determinazione e polso fermo. Questa è una città unica e meravigliosa, e a volte le nostre stesse bellezze diventano i peggiori difetti». Cosa pensa del movimento trasversale “Se non ora quando?” che si batte per difendere i diritti delle donne? «Le donne sono sempre state un pianeta magico. Anche in passato, e forse soprattutto allora, nonostante sofferenze, umiliazioni e ingiustizie, esse hanno sempre saputo dov’era la verità, da che parte stavano bene e male, giusto e sbagliato. Le donne conoscono la compassione e il sacrificio, sono madri anche dei propri uomini. Perciò è opportuno rivendicarne i diritti. Viva le donne!». C’è un progetto che le sta a cuore e che le piacerebbe realizzare al più presto? «Tutto ciò che ha a che fare con la musica, che è libertà».

La Sastri è reduce dall’ottima affermazione del monologo La casa di Ninetta, racconto autobiografico ispirato alla vita della madre, portato in tournée nei teatri di tutta Italia.

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For unamagazine lettura per lasciar traccia… di Donatella Vilonna

UN SEGRETO IN UNA BUSTA “Nel corso degli anni il rifiuto della verità si era esteso a tutto il resto. Aveva aderito ai pensieri come una seconda pelle, diventando il mio modo di abitare la vita senza viverla” Fai bei sogni è l’ultimo romanzo (autobiografico) di Massimo Gramellini, giornalista (di La Stampa) e scrittore torinese. È la storia di un segreto e di una verità racchiusi e custoditi in una busta per quarant’anni. Un filo della vita, che diventa il romanzo di un bambino di nove anni, divenuto poi adulto, attraverso cui impara ad affrontare il dolore e la sofferenza più grande: la perdita della mamma. Una verità scomoda, difficile, talmente incomprensibile che viene svelata a Massimo in età adulta, quasi per sbaglio, con lo stupore di chi era convinto che sapesse. Il libro racconta un evento dinamico che percorre la vita del protagonista nella sua incessante lotta contro il senso di abbandono, solitudine e inadeguatezza. È un percorso di volontà, teso a sconfiggere il tormento di quel mostro interiore, sempre più insidioso, che il protagonista definisce Belfagor. “Mi trascinavo senza guida in uno spazio indistinto e cominciavo ad avvertire una sensazione che non mi avrebbe più risparmiato: un demone sovrappeso mi incatenava alla terra. Un mostro molle e spugnoso che si alimentava delle mie paure: sfiducia, rifiuto, abbandono”. Gli eventi si susseguono con vicende commoventi, ironiche, a tratti divertenti. Il Grande Toro, sua squadra del cuore, era diventato un fattore di svago e gioia, l’unico canale di comunicazione e di emotività da condividere con il padre. “Con il Toro vinsi addirittura lo scudetto. Successe una domenica di maggio e io ero lì, in compagnia di altri settantamila, quando il nostro Graziani scarabocchiò la palla sulle scarpe di un difensore del Cesena”. Si tratta di un romanzo dedicato a quelli che nella vita hanno perso qualcosa, un amore, un lavoro, un tesoro. E rifiutandosi di accettare la realtà, finiscono per smarrire se stessi, proprio come il protagonista di questa vicenda. “In fondo la mia vita è la storia dei tentativi che ho fatto di tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo”. Perché il cielo lo spaventava, gli faceva paura, e anche la terra. Un racconto sulla verità e sul timore di conoscerla, cercando di rimuoverla. “Nel corso degli anni il rifiuto della verità si era esteso a tutto il resto. Aveva aderito ai pensieri come una seconda pelle, diventando il mio modo di abitare la vita senza viverla. Succede a noi che ospitiamo Belfagor nello stomaco. Pur di non fare i conti con la realtà preferiamo convivere con la finzione, spacciando per autentiche le ricostruzioni ritoccate o distorte su cui basiamo la nostra visione del mondo”. Massimo aveva resistito quarant’anni prima di scoprire il segreto

nascosto in una busta, la morte della mamma. Ma il suo intuito, quella parte atrofizzata del cervello che è collegata col cuore, conosceva la verità, forse l’aveva sempre saputo. “Eppure avevo fatto finta di crederci, nonostante il mio intuito conoscesse la verità al punto di estrarmela dalle viscere durante la stesura del romanzetto”. A volte si preferisce ignorare la verità per non soffrire, per non star male. Per non guarire. L’unica maniera per riuscire a far pace con se stessi, ad evolvere e diventare adulti è il perdono. “Ho chiuso gli occhi e ho visto la mamma entrare nella stanza di un bimbo addormentato. Si è seduta sul bordo del letto e mi ha guardato a lungo in silenzio. Ha disteso la mano in una carezza, ma l’ha richiamata subito indietro per non svegliarmi. Mi ha rimboccato le coperte, si è chinata su di me e ha sussurrato qualcosa. Fai bei sogni, piccolino”.

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Fai bei sogni di Massimo Gramellini Longanesi, euro 14,90


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storie di Maurizio Cabona

Quei goal segnati coi libri Qualche settimana fa si è spento Carlo Petrini. Giocò per Roma, Milan, Genoa e Torino. Una vita turbolenta la sua. Che ha cercato di riscattare raccontandoci l’altra faccia del mondo del calcio Per la morte, nel suo letto, di Carlo Petrini a 64 anni non c’è stato lutto condiviso, come c’era stato, due giorni prima, per la morte in diretta di Piermario Morosini, analoga a quella di un altro calciatore, Renato Curi nel 1977. Ma anche a quella del ciclista Tommy Simpson sul Mont Ventoux nel 1967. Petrini non è stato vittima immediata del doping, come Simpson, ma per decenni ne ha scontato le conseguenze, che gli hanno tolto ogni inibizione prima davanti all’illecito sportivo, poi all’illecito tout court: il ravvedimento derivò più dalla disperazione che dalla maturazione. Ma le divergenti storie di Petrini e Morosini pongono in prospettiva lo spettacolo calcistico. Spettacolo, perché negli stadi, più che competere, si recita la competizione. Al di là dell’ipocrisia - il calciatore non può scommettere, ma sulla maglia ha il logo di chi scommesse raccoglie -, restano i costi umani del raggiro enfatizzato dalla Tv. Una presenza in Nazionale, una Coppa dei campioni vinta col Milan, ma quasi senza che lui giocasse, Petrini è uno dei rari ad aver raccontato anche le miserie del calcio. L’ha fatto in Nel fango del dio pallone (Kaos, 2000), formidabile autobiografia all’origine del documentario di Gian Claudio Guiducci, già produttore di Novembre, l’unico film sulla rivolta anti-inglese a Trieste nel 1953. Guiducci seguì Petrini dopo la scoperta della malattia che l’avrebbe portato alla morte. Da Nel fango del dio pallone, trasse Centravanti nato, così intitolato perché in quel ruolo Petrini aveva giocato (Genoa, Lecce, Milan, Torino, Varese, Roma, Verona, Cesena, Ternana, Bologna) tra serie B (che oggi si chiama, guarda caso, Bwin) e serie A dal 1968 fino al 1980, anno del primo scandalo del calcio-scommesse. Petrini aveva trentadue anni quando la sua carriera si spezzò. Abituato a viver bene, ma a caro prezzo per il fisico (doping e medicine a gogò), si trovò uomo qualsiasi e s’improvvisò usuraio per conto terzi. Quando si mise in proprio fu uno dei rari casi di usuraio andato fallito. L’ex attaccante del Genoa fuggì dunque da Genova, dove s’era fatto una numerosa famiglia con una ragazza di buona famiglia, già legata a Marcello Lippi, difensore della Sampdoria. Si nascose in Normandia fino al dramma del 1995, quando il figlio Diego, diciannovenne, calciatore nella squadra giovanile della Sampdoria, morì senza rivedere il padre, che temeva per la sua di vita, in caso di ritorno a Genova... La vile vicenda finì sulle prime pagine. Passati altri anni, finché, confidando nell’oblio dei creditori, Petrini tornò dalla madre nella natia Monticiano (Siena). Era ormai un cinquantenne che molte donne avevano amato, ma senza essere ricambiate. Se scriveva, era perché era già poco in salute e poche desiderano un gigolo malato. Ma solo chi cade può risorgere. Ed ecco Nel fango del dio pallone, di cui la stampa s’accorse solo quando lo recensì il Giornale, dissolvendo l’ancor diffusa illusione che il calcio professionistico fosse affare di

galantuomini. Alla lunga perfino la magistratura capì, scoprendo, grazie a Petrini, una serie di piste verso falso in bilancio (allora era reato), falsificazione di documenti, spaccio di droga, truffa, aggiotaggio (certi club erano e sono quotati in Borsa). Nel 2005, in vista dei Mondiali, i farisei di Eupalla tentarono di placare i malumori dell’Uefa per una corruzione dilagata non solo in Italia. Qui si designò nel Genoa il capro espiatorio ideale, né troppo grande, né troppo piccolo. Ma già l’anno dopo l’omertà sulla spartizione dell’egemonia nei campionati crollava. Della Juventus s’è saputo. Per gli altri occorre attendere. Tutto ciò fu merito indiretto di Petrini, che nella sua ultima vita, quella da pentito, riaprì anche il caso di Donato Bergamini, del Cosenza, scrivendo Il calciatore suicidato (Kaos). Così perfino la magistratura capì che Bergamini era stato ucciso perché sapeva troppo di un traffico di droga che coinvolgeva la sua società e che non s’era gettato sotto un camion per amore.

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For magazine URBANI ITINERARI di Marco Gastoldi

“Maroquinaris Zoologicae” è il bestiario realizzato da Billie Achilleos, designer inglese, presentato nello store Louis Vuitton di via Montenapoleone a Milano in occasione della Design Week e del centenario della maison francese. Presenti decine di animali fantastici elaborati a partire da piccoli accessori di pelletteria.

Come in una fiaba Una settimana nella Milano del design e del mobile può diventare un’avventura surreale, da gustare e da vivere tra animaletti griffati, camerette per bimbi e materassi da provare 82 For Magazine


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La scenografa Elena Borghi e l’archittetto Patrizia Carlini per l’azienda Sapsa Bedding hanno realizzato un allestimento ispirato alla favola della “Principessa sul Pisello” in occasione del Salone del Mobile di Rho Fiera.

Un po’ di confetti ed una manciata di spumiglie, qualche ricamo e una pioggia di cristalli, polvere di stelle (meglio se di cipria) e petali di fiore (meglio se rose ed orchidee) e…bibbidi, bobbidi, boo! Se le favole più emozionanti iniziano il racconto con “C’era una volta un regno incantato…”, l’estate che bussa alle porte del nostro reame parte da “C’era una volta… Milano!”. La Signora Dalloway (dall’omonimo romanzo di Virginia Woolf del 1925) è già uscita a comprare dei fiori e, parlando di floreale, anche la più cattiva delle regine, Miranda Priestley (Meryl Streep ne Il Diavolo veste Prada), avrà da ricredersi a proposito di “avanguardia pura”: perché il trend incantato dei primi giorni afosi profuma di fiore, e potrebbe assomigliare ad una fiaba scritta… rosa su bianco! E chi, in fondo, non ha mai desiderato essere un principe o una principessa? Soffice come una piuma, delicata come un petalo e squisita come una nuvola di panna montata, la candida collezione Louis Vuitton ci racconta di tante principesse: arrivate a bordo di un magico carosello dai cavalli bianchi, svelano la sensualità romantica attraverso un’ode gentile e vapo-

rosa intrecciata di tulle e organza fiorita di bianco e rosa pastello. Un surreale e incantevole benvenuto nel flagship store di via Montenapoleone, che per inaugurare la Milano Design Week di aprile e celebrare il 100° anniversario della maison francese, ha ospitato un’immaginaria arca popolata di curiose creature animali. “Maroquinaris Zoologicare” è la simpatica invasione di animaletti realizzati con gli accessori di piccola pelletteria dall’artista contemporaneo Billie Achilleos. Fra i più buffi e spiritosi ecco il riccio, la civetta, gli uccellini ed il topolino, e se ancora credete che attraverso un bacio possa trasformarsi in un incantevole principe, non fatevi scappare…il ranocchio! Per la gioia dei più piccoli, ecco invece romanticismo e ricercatezza che trasformano l’ambiente notte in una fiaba da vivere ad occhi aperti. L’azienda “My Doll”, che dal 1996 produce bambole realizzate a mano, ha presentato al Salone del Mobile nella Fiera di Rho una nuova linea di camerette “da favola”; una gamma completa realizzata in legno naturale dalle tonalità morbide e tenui completata da trapunte a tema e lenzuola ricamate. Del resto, non si inizia a credere

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L’azienda My Doll, produttrice delle famose bambole dal 1996, ha realizzato per i più piccoli una serie di camerette dalla filosofia romantica ed eco-friendly. Un mondo a misura di bambino completo di scrivanie, sedie, lettini ed altri complementi d’arredo.

nell’incanto delle fiabe proprio da bambini? Per le “belle addormentate” più esigenti ecco invece i nuovi ed innovativi materassi presentati da Sapsa Bedding all’interno di un allestimento simbolo del dormire sano. La scenografia, curata dalle esperte Elena Borghi e Patrizia Carlini, era ispirata alla favola de La principessa sul pisello che raccontava della delicata e sensibile protagonista che riusciva a percepire la presenza del legume sotto a venti materassi e altrettanti cuscini. E dopo una notte di sonno profondo, dove recarsi al momento del risveglio? La scelta non può che cadere su “Orticola”, la grande mostra e mercato di fiori e flora organizzata da Orticola di Lombardia con il patrocinio del Comune di Milano. Nei giorni dell’11, 12 e 13 maggio ecco 10mila metri quadri nei Giardini Pubblici Indro Montanelli di via Palestro: ci saranno le rose, simbolo di questa 17esima edizione, con la collezione delle storiche coltivate in Cote d’Azur o le meravigliose americane che compongono una raccolta di oltre 60 esemplari. È consigliabile presentarsi all’iniziativa in carrozza, o meglio, a bordo di una Fiat 500! Un modello esclusivo in 84 For Magazine


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Nello Spazio Gaussian Blur di via Tortona 37, in occasione del Fuori Salone, ecco l’installazione luminosa e turchina Bombay Twist realizzata dai creativi Moritz Waldemeyer e Florian Dussopt per l’azienda Bombay Sapphire.

perfetta linea con il flower-power è stato firmato dalla stilista Teresa Missoni in occasione del Country Club Belleuve di Ginevra: tante coloratissime orchidee per la carrozzeria esterna e velluto fucsia e turchese per i rivestimenti interni fanno invidia anche alla più pretenziosa Cenerentola. Con un mezzo di simile prestigio non si corre il rischio di ritrovarsi a bordo di una zucca allo scoccare della mezzanotte, perché il gran ballo continua fino a notte fonda. Bombay Sapphire, in occasione del Fuorisalone in Zona Tortona, ha aperto le magiche porte dello Spazio Gaussian Blur: sei metri di luci turchine per comporre l’installazione-scultura Bombay Twist realizzata da Moritz Waldemeyer e Florian Dussopt. Una lounge celebrativa diventata un luogo d’incontro per la community dell’imagination e gli innovativi del design dove creare nuove tendenze ed informazioni adatte a veri regali della creatività. E se proprio desiderate seguire passo per passo la trama della celebre favola, Max Kibarden offre la calzatura adatta per essere persa: una cascata di cristalli e pietre preziose disegnate dal visionario russo del “lusso senza tempo”

milanese d’adozione e prossimo direttore creativo dello storico brand Bruno Magli. Non temete, il futuristico sandalo rosa confetto e bianco swarovski sarà prontamente recuperato da un principe, accolto non più in sella ad un abile destriero ma al volante della vettura più funzionale, tecnologica, sportiva e sensoriale del regno. Dalla collaborazione fra Alcanatara e Porsche è nata durante il Fuorisalone di Superstudio Più la Cayenne S Hybrid, matrimonio perfetto fra la prestigiosa casa automobilistica tedesca e la qualità dei dettagli interni disegnati da Giulio Cappellini. Tutti a bordo, la fuga verso una dimora incantata si fa sempre più veloce: attraverso i complementi d’arredo firmati Lee Broom, designer inglese protagonista della personale esposizione negli spazi di Ventura-Lambrate, anche la più modesta delle abitazioni assomiglierà ad uno sfarzoso castello. Perchè, si sa, il finale rimane sempre lo stesso: “…e vissero tutti felici e contenti”.

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MUSICA di Antonio Osti

Baciami ancora!

Britney Spears sarà uno dei giudici della versione americana di X-Factor, con un cachet da 15 milioni di dollari. Intanto Madonna le lancia messaggi d’amore. Tra bad girl ci si intende!

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Britney Spears sul palco di Toronto durante il tour Femme Fatale, uno degli show più divertenti della pop star di Kentwood, Louisiana. Il bacio con Madonna fece scandalo nel 2003 e le due cantanti se lo scambiarono agli Mtv Video Music Awards. A proposito di Madonna: ha in programma tre concerti negli stadi italiani (12 giugno a Roma, 14 giugno a Milano, 16 giugno a Firenze).

Madonna ha scritto su Twitter a Britney Spears per proporle un nuovo bacio saffico dopo la performance del 2003 delle due cantanti sul palco degli Mtv Video Music Awards. «Per favore torna sul palco e baciami di nuovo. Mi manchi!», ha detto Madonna e la Spears ha risposto con un telegrafico: «Allettante...». La conversazione sul social network tra le due star è proseguita con la domanda di Madonna:

«Mi farai lavorare per questo?» e Britney ha ribattuto con «Perché, certo!». Intanto, ha in ballo il contratto per fare la giudice della versione americana di X-Factor (in onda su Fox), voluta fortemente dal cantante Simon Cowell (che dovrebbe essere l’unico confermato dalla precedente edizione): «Sono affascinato da Britney», ha dichiarato durante un'intervista radiofonica, «È una delle star più popolari

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Britney ha venduto più di cento milioni di dischi in tutto il mondo. Le sue hits? Boys, Toxic, Hold it against me. Al momento è fidanzata con Jason Trawick che le fa anche da manager.

al mondo oggi, è sensuale, i suoi brani scalano le classifiche e riesce ancora a stupire». Il compenso per Britney si aggira intorno ai quindici milioni di dollari. Mica male, visto che Britney Spears ha appena venduto la sua favolosa villa di Beverly Hills, trovando un acquirente nonostante l’attuale crisi che incombe sul settore immobiliare mondiale. La casa, immessa inizialmente sul mercato ad un prezzo

di 3 milioni di dollari, è stata venduta per ben 4,25 milioni di dollari, visto che gli acquirenti erano più d’uno. Sembra intanto che la bella cantante americana sia andata a vivere in un appartamento preso in affitto per il prezzo di 250 mila dollari al mese situato nei pressi di Los Angeles. Finalmente un po’ di notizie buone per la rock star.

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Fortendenze magazine di Tiberio Torti

Dita Von Teese, la regina del burlesque, accentua ancor di più le sue forme abbondanti con un abbigliamento sexy e retrò. È la testimonial della Perrier (eccola nello spot).

il bello delle curve

Basta modelle filiformi, per gli uomini torna di moda la donna formosa. Icone sensuali e sexy come Dita Von Teese e Monica Bellucci vengono preferite alle bellezze più esili stile Victoria Beckham e Kate Moss Addio donne troppo magre o mascoline. Oggi l’81% dei maschi italiani preferisce le donne formose, che rappresentano il giusto mix tra complicità e seduzione. Ritenute più femminili (65%) e seducenti (52%) rispetto alle “colleghe” filiformi, le donne formose sono le più apprezzate da-

gli uomini. Lo sanno bene in America, dove la “curvy revolution” domina Hollywood e la cantante Christina Aguilera si dice felicemente fidanzata e perfettamente a suo agio con qualche chiletto in più. Le più desiderate dai maschi? Seno prosperoso, fianchi generosi e pelle morbida sono

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le caratteristiche che accomunano Dita Von Teese (69%), musa di Perrier (l’acqua con le bollicine), la diva internazionale del cinema Monica Bellucci (63%) e la ballerina Rossella Brescia (59%). È quanto emerge da un’indagine condotta da Found!, la prima agenzia in Italia di mood marketing communication, realizzata mediante la metodologia WOA (Web Opinion Analysis) attraverso un monitoraggio on line sui principali social network – Facebook, Twitter, YouTube – blog e community interattive, coinvolgendo circa 1200 utenti-uomini tra i 25 e i 55 anni per capire quali caratteristiche deve avere il loro partner ideale. «Con questa indagine abbiamo voluto scoprire qual è oggi il mood della bellezza femminile secondo gli uomini», afferma Saro Trovato, mood maker e fondatore di Found!, che continua: «Basta eccesso di mascolinità nel gentil sesso. I maschi italiani oggi vogliono le donne “burrose”, che piacciono e seducono con la loro femminilità. Lui cerca la donna giocosa e provocante, che lo faccia sentire maschio, naturale e che si faccia guardare, stile Kim Basinger nel film 9 settimane e mezzo». «Mentre le donne tendono a scegliere un modello fisico filiforme», sottolinea Chiara Simonelli, docente di Psicologia dello sviluppo sessuale presso l’Università La Sapienza di Roma, «gli uomini gradiscono invece una donna più femminile, con un po’ di fianchi ed un seno più florido, che sappia essere ironica e intelligente, senza essere aggressiva. La tipologia mediterranea risulta essere la più interessante agli occhi dell’uomo». Che le donne formose abbiano una marcia in più è dimostrato anche da un recente studio condotto dalle Università di Pittsburgh e Santa Barbara su un campione di circa 16000 donne. Secondo i ricercatori dei due atenei le donne “a clessidra”, cioè quelle che hanno la vita stretta ma i fianchi ovali, sarebbero molto più intelligenti e più desiderate dagli uomini rispetto alle colleghe filiformi. Secondo lo studio, a determinare questo primato sarebbe proprio l’accumulo di acidi grassi (Omega 3) sui fianchi e sulle cosce. Che tipo di donne cercano oggi gli uomini? Essi desiderano al loro fianco una vera “femme”, che esprima femminilità già dal proprio aspetto fisico (65%). Il maschio sogna una donna complice, che sappia sedurlo sia con la mente che con il corpo (54%), giocosa (47%), provocante ma accessibile (44%). «Cerco una ragazza che sappia conquistarmi sia a livello fisico ma soprattutto mentale» e «Voglio una compagna che non faccia troppo la diva e che esprima la propria femminilità nel modo giusto» sono alcune delle principali richieste degli uomini in rete. I maschi italiani vogliono quindi accanto a sé una “femme fatale” che non sia troppo snob, una donna bella ma possibile, conscia della propria bellezza e in grado di non mettere a disagio il proprio lui: a pensarla in questo modo è il 67%

Beyoncé è tra le donne più desiderate, secondo il sondaggio che commentiamo in queste pagine. Sul palco esibisce curve da pin up.

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Monica Bellucci ha detto: «Non ho mai voluto essere magrissima, anzi ho sempre combattuto contro questo canone di bellezza che, personalmente, non capisco. Forse è proprio la trasgressione di certi dettami a renderti più interessante… Comunque, io non sono perfetta, sono furba».

degli uomini. Cosa non piace in una donna? Il sembrare troppo timida (65%) o troppo audace (59%). Gli uomini cercano, infatti, il giusto mix tra giocosità e provocazione. Ritenere che le donne «siano troppo insicure e indecise» o che «eccedano nell’aggressività e nella provocazione» sono le maggiori accuse rivolte dagli uomini all’altra metà del cielo. L’aria mascolina (54%) o troppo da diva (44%), un carattere troppo spigoloso (51%) o aggressivo (58%) contribuiscono a rendere le donne meno desiderate agli occhi degli uomini. Altri appunti da fare al gentil sesso? La mancanza di personalità (51%), il voler eccedere con la stravaganza (47%), pensare più al lavoro e meno alla vita di coppia (37%). All’uomo, dunque, piace la donna formosa ma naturale, giocosa ma affidabile. In che modo, secondo gli italiani, il gentil sesso riesce a trasmettere la propria femminilità? L’atteggiamento da diva (16%) non funziona più. Secondo gli uomini conta molto l’aspetto fisico (64%), il carattere

dolce (56%) e l’ironia (48%). Gli uomini sul web rigettano gli standard socioculturali legati alla bellezza femminile. C’è chi afferma «l’ideale di donna che c’è in Tv non corrisponde il più delle volte alla realtà», oppure altri dichiarano che «il canone estetico di alcune top model e attrici non rappresenta i miei gusti reali». Quali sono i particolari estetici che seducono e trasmettono femminilità? Per 8 uomini su 10 (81%) sono soprattutto i fianchi generosi a risvegliare i loro sensi. Seguono il seno prosperoso (67%) e la pelle morbida (52%). Tornano quindi di moda i prototipi di bellezza del passato alla Marilyn Monroe e la donna mediterranea dalle curve generose, ben rappresentata un tempo dalla nostra Sophia Loren. Ogni uomo ha il proprio ideale di bellezza, ma alcune caratteristiche fisiche balzano subito all’occhio. Quali sono? Oltre ad un viso curato (52%) e alla pelle liscia (45%) sono le curve (68%) la vera arma di seduzione che fa perdere la testa agli italiani. Quel che è certo è che la tipica co-

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senza aver mai voluto dimagrire, ho realizzato tutti i miei sogni sia come modella che come attrice». Al terzo posto troviamo la bellezza tutta mediterranea di Rossella Brescia (59%), la famosa ballerina e presentatrice radio-televisiva, nonché volto di Nestlé Fitness. Al quarto posto troviamo la prima rappresentante delle “curvy hollywoodiane”, l’attrice Scarlett Johansson (56%) la quale ha conquistato in poco tempo registi del calibro di Woody Allen ed è diventata testimonial di importanti marchi di moda senza, parole sue, aver mai seguito diete o essere mai andata in palestra. Al quinto posto il sogno proibito di molti italiani: la showgirl e modella argentina Belen Rodriguez (51%). A concludere la ‘top 15’ sono Alena Seredova (24%), Chiara Gugole (22%), testimonial della campagna internazionale dell’azienda vinicola veronese Pasqua Vigneti e Cantine, e la modella Kate Moss (18%).

Le più desiderate

Rossella Brescia, cioè come si può essere brave ballerine con un seno importante! Anche in passerella c’è grande attenzione per le taglie forti. Che un divertente libro appena uscito (Curvy, di Daniela Fedi e Lucia Serlenga, Mondadori) esalta.

stituzione della donna mediterranea torna a rappresentare il sogno proibito. Gli uomini, dunque, si sciolgono di fronte alle donne formose, dalle curve intriganti e seducenti, in cui ritrovano qualcosa di più femminile e sensuale, spesso lontano dai canoni di bellezza del mondo della moda e dei media. Una tendenza confermata anche dalla top five dei sex symbol femminili. Al primo posto troviamo la testimonial di Perrier Dita Von Teese (69%), vera e propria paladina delle donne in carne, tanto da aver creato di recente una linea di lingerie dal nome “Von Follies”, pensata per valorizzare le forme audaci delle donne con qualche chiletto in più. Al secondo posto le curve mozzafiato di Monica Bellucci (63%), la quale ha di recente affermato «ero alta e con le curve, e

1 - Dita Von Teese

69%

2 - Monica Bellucci

63%

3 - Rossella Brescia

59%

4 - Scarlett Johansson

56%

5 - Belen Rodriguez

51%

6 - Melissa Satta

46%

7 - Kate Winslet

43%

8 - Beyoncé Knowles

39%

9 - Milly Carlucci

34%

10 - Irina Shayk

31%

11 - Violante Placido

29%

12 - Tessa Gelisio

26%

13 - Alena Seredova

24%

14 - Chiara Gugole

22%

15 – Kate Moss

18%

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For magazine ARTE di Demetrio Moreni Andy Warhol, Self Portrait, 1986.

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Felix Gonzales-Torres, Untitled (Blue Cross),1990.

“Dietro l’angolo” del collezionismo Il programma del Macro dedicato alla passione per le raccolte di capolavori si apre con l’interessante mostra Going Around the Corner, che presenta opere di proprietà della nobile famiglia Berlingieri, incluso un quadro di Andy Warhol 95 For Magazine


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Vanessa Beecroft, vb26 performance, 1997.

Jake e Dinos Chapman, One Day You Will No Longer Be Loved XI, 2008.

Per tutti gli amanti dell’arte che ancora non l’avessero visitata c’è tempo fino al 10 giugno prossimo per ammirare la collezione Berlingieri, esposta nella mostra Going Around the Corner, presente all’interno della Sala Bianca del Macro, il Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Situata nell’ala nuova del complesso museale, l’esposizione fa parte del programma “Collezionismi”, di cui rappresenta il primo appuntamento assoluto, dedicato all’indagine e alla riflessione sul valore del collezionismo pubblico e privato, ponendo un particolare accento sulla figura e sulla personalità del collezionista contemporaneo.

Iniziata verso la metà degli anni Sessanta, questa raccolta proviene da una eccezionale selezione di opere appartenenti al marchese romano Annibale Berlingieri, e successivamente alla figlia Lidia Berlingieri Leopardi, che ne ha ereditato i beni e la vocazione per l’arte. «Così come per mio padre, collezionare per me è un’autentica passione – ha dichiarato la nobildonna –, non ho mai acquistato niente pensando a un investimento». Gran parte dei pezzi della collezione Berlingieri Leopardi sono conservati nella tenuta di famiglia in Basilicata, nella casa di Roma e in quella nelle Marche, dove ha sede l’azienda vini-

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Felix Gonzales-Torres, Untitled (Rue St Denis), 1992.

Maurizio Cattelan, Spermini, 1997.

cola. «Mio padre – ha spiegato la figlia dello storico collezionista – si appassionò di Minimal Art americana verso la fine degli anni ’90 e mi diede l’incarico di cercare nuovi lavori. A New York, nella galleria Sonnabend, fui colpita da una fotografia di Hiroshi Sugimoto, che trovai straordinaria. È stata la prima opera che comprai. Non era un lavoro Minimal, ma era comunque un’immagine molto pura. Quando si cresce tra la Minimal Art è difficile discostarsene: è totalmente coinvolgente». La raccolta al Macro, infatti, si caratterizza proprio per un forte tratto minimalista e concettuale, arrivando col tempo ad includere lavori che conservano ancora oggi una marcata impronta visivo-analitica. Tema portante della mostra è il ritratto, a cui è dedicata la sezione iniziale, mentre la parte centrale del percorso espositivo è incentrata sulla “psicologia” della percezione e sui fragili meccanismi della relazione tra spettatore e opera; nell’ultima sezione, infine, si analizzano temi più rassicuranti, che hanno

come soggetto lo sguardo del pubblico. In tutto sono visibili circa trenta opere, a partire dall’installazione che dà il nome all’intera mostra, Going Around the Corner Piece With Live and Taped Monitors, realizzata nel 1970 da Bruce Nauman. Sono presenti anche due importanti lavori dell’artista cubano Felix Gonzalez-Torres: Untitled (Blue Cross) del 1990 e Untitled (Rue St. Denis) del 1992. Il percorso prosegue con le creazioni, tra le altre, di Maurizio Cattelan (Spermini, 1997), Candice Breitz (Becoming Jennifer, 2003), Joseph Kosuth (One and Three Radios, 1965), Thomas Ruff (mdpn33, 2003), Maurizio Mochetti (Palle, 1988), Vanessa Beecroft (vb11 performance, 1996, vb26 performance, 1997), Hiroshi Sugimoto (rappresentato da ben tre opere: Baltic Sea Rugen, 1996; Sea of Japan Rebun Island, 1996; Hydon Orpheum Sydney, 1997). Ciliegina sulla torta è il celebre capolavoro di Andy Warhol, Selfportrait, dipinto dal visionario artista statunitense nel 1986, un anno prima della sua scomparsa.

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For magazine IN MOSTRA di Nolberto Bovosselli

Adriana Benetti (a sinistra), resa celebre dal film Quattro passi fra le nuvole (1942) con Gino Cervi. Una giovanissima Alida Valli (a destra), definita dal produttore americano David O. Selznick, (quello di Via col vento) la “Ingrid Bergman italiana�.

Il tocco magico Quello di Arturo Ghergo, maestro della fotografia italiana dagli anni Trenta agli anni Cinquanta, a cui Roma dedica una rassegna di splendidi ritratti per celebrare la bellezza e il glamour delle star nostrane

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Massimo Girotti, primo esempio di divo italiano. Indimenticabile la sua interpretazione in Ossessione (1943) di Luchino Visconti.

Giannalisa Feltrinelli (moglie del banchiere Carlo) con le figlie Ludina e Benedetta.

C’è stato un tempo, prima dei tag su Facebook e dei “cinguettii” su Twitter, ma soprattutto prima di Photoshop, in cui le donne e gli uomini che ambivano alla celebrità avevano bisogno, per essere definitivamente consacrati come “divi”, di finire immortalati dall’obiettivo di un grande fotografo. C’è stato un tempo, in un’Italia che passava da un conflitto mondiale all’altro, dalle miserie della ricostruzione alla Dolce Vita, in cui la bellezza impressa sul negativo di una pellicola fotografica poteva essere catturata da un unico grande artista: Arturo Ghergo. Trasferitosi a Roma nel 1929 per aprire uno studio in via dei Condotti, il talento marchigiano, nel volgere di poco tempo, diviene il ritrattista più in voga dell’alta società, delle stelle del cinema

e dello spettacolo, soprattutto degli attori di Cinecittà. Per circa trent’anni, Ghergo viene considerato dai suoi stessi contemporanei come il maggiore fotografo italiano, il solo in grado di trasmettere, attraverso i suoi scatti innovativi e sensuali, immagini di assoluta bellezza ed eleganza dei tanti personaggi famosi da lui immortalati. L’elenco è lunghissimo, e include esponenti di primo piano, alcuni autorevolissimi: giovani modelle dai nomi prestigiosi come Marella Caracciolo (futura signora Agnelli), Mary Colonna, José del Drago che, in qualità di testimonial d’eccezione, indossavano gli abiti delle più famose case di moda del periodo (Fontana, Gabriella Sport, Galitzine, Gattinoni); attrici bellissime e in ascesa del calibro di Sophia Loren,

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Due modelle di sangue blu fotografate da Ghergo: la contessa Consuelo Crespi (in abito Galitzine) e la principessa Domitilla Ruspoli Salviati.

Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Alida Valli, Silvana Pampanini, Ingrid Bergman; attori importanti quali Massimo Girotti, Amedeo Nazzari, Vittorio Gassman; politici di potere come Galeazzo Ciano, Luigi Einaudi, Alcide De Gasperi e Giulio Andreotti; uomini e donne dell’aristocrazia come il duca Marco Visconti, la principessa Domitilla Ruspoli, la contessa Consuelo Crespi; personalità di spicco quali Papa Pio XII, Pietro Badoglio, Gianni Agnelli, i fratelli Bulgari. Tutti questi nomi altisonanti si trovano ritratti nelle 250 immagini che è possibile ammirare, fino all’8 luglio, al Palazzo delle Esposizioni nella mostra Arturo Ghergo. Fotografie, 1930-1959. La straordinaria rassegna, curata dalla figlia Cristina Ghergo e da Claudio Domini, ripercorre l’intera produzione dell’artista, dagli esordi alla maturità, con scatti esclusivamente in bianco e nero, fino all’avvento del colore alle soglie degli anni

Sessanta, quando la sua opera si interrompe per la prematura morte a soli 58 anni. Come ha sottolineato il professor Emmanuele F.M. Emanuele, presidente dell’Azienda Speciale Palaexpo, la mostra vuole «rendere omaggio a uno dei fotografi italiani più raffinati del XX secolo e alla sua straordinaria carriera». Dopo aver appreso i rudimenti della tecnica fotografica nello studio del fratello Ermanno, Arturo Ghergo, nonostante i pochi mezzi economici di cui disponeva, riuscì ad inventare quasi dal nulla un suo stile, che lo rese rinomato e apprezzato a tal punto che fu coniata l’espressione “tocco Ghergo”, per indicare la paziente ricerca di quell’attimo di fermo immagine capace di proporre i suoi modelli come ancora più splendidi. Prima di lui, in Italia non esisteva un vero e proprio ordine fotografico volto a promuovere il fascino delle star. Infatti, la cosiddetta “glamour photography”, poi evoluta

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Rossana Martini, la prima Miss Italia (1946). Si aggiudicò lo scettro dopo una lotta ricca di polemiche con Silvana Pampanini.

Mariella Lotti, amatissima attrice di film in costume negli anni ’40.

in “fashion photography” (fotografia di moda), era nata a Hollywood negli anni Venti, allo scopo di comunicare il divismo degli attori attraverso la stampa dei rotocalchi che offrivano nuovi modelli estetici. Essa si basava su pose scultoree, gesti sensuali, espressioni plastiche, abiti eleganti, contrasti di luce che miravano ad esaltare le virtù delle celebrità. Questo modo di concepire la fotografia arrivò in Italia solo negli anni Trenta, in piena epoca fascista: Arturo Ghergo, da grande pioniere, fu il primo ad ispirarsi alla glamour photography, personalizzandola con la sua tecnica e le sue qualità che, durante il Ventennio e poi nel secondo dopoguerra, gli permisero di stare al passo con le riviste internazionali come Vogue o Harpers’s Bazaar. Lo studio Ghergo diventò il maggiore promotore di questa via nazionale al glamour e alla moda nella fotografia, contribuendo a

creare nuovi modelli femminili, più moderni ed evoluti rispetto ai cliché classici della donna madre e moglie dell’Italia conservatrice. Nell’ultima parte della sua vita, a metà degli anni Cinquanta, Arturo Ghergo decide di dedicarsi con grande passione anche alla pittura, di cui purtroppo restano pochi ma apprezzabili esempi. A tal proposito, l’esposizione di Roma, per la prima volta grazie a otto dipinti, presenta anche la produzione pittorica del maestro maceratese, influenzata principalmente dal cubismo picassiano e dall’esperienza futurista, completando così il percorso di un artista che, con il suo gusto estetico, ha saputo raccontare visivamente i protagonisti e, in generale, un’intera epoca fondamentale per la storia del nostro Paese.

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For magazine teatro di Nolberto Bovosselli

Tra le numerose esperienze artistiche di Lillo e Greg c’è anche la partecipazione al Festival di Sanremo 2011 insieme a Max Pezzali, con una versione swing molto apprezzata del brano Il mio secondo tempo.

Ridere a tempo di rock Con Lillo e Greg ci si diverte e si ascolta buona musica. Accade nella commedia Chi erano i Jolly Rockers?, dove scopriamo il segreto di una misteriosa band che iniziò a suonare nel 1950. E che ancora oggi… 102 For Magazine


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Lo spettacolo teatrale, presentato dalla Ab Management, era stato inizialmente previsto per il mese di aprile, ma ha subito uno slittamento per motivi di salute di Lillo. Tra i Blues Brothers e Il ritratto di Dorian Gray. Può essere questa, in estrema sintesi, la bizzarra alchimia alla base del nuovo spettacolo teatrale di Lillo e Greg, il duo comico romano che dal 17 al 27 maggio sarà in scena al Teatro Ambra Jovinelli con la commedia musicale Chi erano i Jolly Rockers?, da loro scritta e interpretata. Lillo e Greg (al secolo Pasquale Petrolo e Claudio Gregori) fanno ormai coppia fissa dal lontano 1986, quando lavoravano come autori alla casa editrice di fumetti Acme. Da quel momento in poi, la loro ascesa nel mondo dello spettacolo italiano è stata inarrestabile: radio, musica, cinema, tanta Tv sui principali network, dalla Rai a Mediaset passando per Mtv e La7, dove al momento sono impegnati nel nuovo programma satirico di Serena Dandini The show must go off. Ma, soprattutto, nel loro curriculum ci sono numerose esperienze teatrali, alcune delle quali (Twenty Quarantino, 1997, e The Blues Brothers - Il plagio, 2005) hanno come tema portante la musica, gran-

de passione della coppia di comici. I quali, in veste di cantanti-musicisti, già nel 1991 fondarono il gruppo rock demenziale Latte & i Suoi Derivati. Anche in questa inedita rappresentazione il rock ’n’ roll la fa da padrone, a partire dal titolo che rievoca i Jolly Rockers, la band nata nel 1982 per mano di Greg, assieme al chitarrista Max Forestieri. La vicenda è ambientata in Tennessee, nel sud-est degli Stati Uniti, e prende avvio all’inizio degli anni Cinquanta, quando un gruppo di amici decide di mettere su un complesso con l’ambizione di ottenere fama e ricchezza. Purtroppo i ragazzi falliscono immediatamente il loro obiettivo, ma non si perdono d’animo, continuano a suonare e ci riprovano negli anni Sessanta, e poi nel decennio seguente, e poi ancora insistono ostinatamente nel corso del tempo sino al giorno d’oggi. Fin qui nulla di eccezionale, se non fosse per un piccolo quanto inquietante dettaglio non proprio indifferente: i membri del gruppo, nonostante il trascorrere di oltre cinquant’anni, non invecchiano mai. Il motivo di questo fenomeno sembra riconducibile ad un episodio poco chiaro avvenuto in passato, quando di notte ad un incrocio, la band aveva incontrato il misterioso Dr. Phenex, un strano uomo che, in una sorta di patto diabolico, aveva offerto loro il successo in cambio dell’anima. Ma qualcosa non torna. Agli sketch esilaranti e alle parti recitate sul palco si aggiungono degli inserti filmati, costituiti da finte interviste, che donano allo spettacolo la forma di docu-teatro, cioè sequenze da documentario infilate nella pièce teatrale, dove l’umorismo dirompente, metafisico, nonsense del duo comico regna indiscusso. Non mancano i riferimenti alle leggende del Blues, ai riti voodoo del profondo sud più esoterico, al rock duro visto a quei tempi come la musica del diavolo. Proprio perché le note hanno un ruolo cruciale nella storia, ad accompagnare Lillo e Greg nelle loro performance non poteva mancare il complesso musicale romano The Blues Willis, che da anni fa da spalla ai due. Il gruppo è guidato dai frontman Greg e Max Paiella (attore-imitatore noto per le apparizioni a Parla con me), si è formato nel 1997 con l’idea di ricreare le atmosfere dei gangster movie, ha preso parte e partecipa tuttora a diverse trasmissioni televisive. Chi erano i Jolly Rockers?, con il suo mix di umorismo sottile ed energica musica dal vivo, vuole essere un doveroso omaggio non solo al rock ‘n’ roll americano, ma anche alla capacità tutta italiana di sorridere delle proprie sventure.

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For magazine AUTO di Demetrio Moreni

La “vipera” torna

La nuova Viper SRT conferma la volontà del Gruppo Fiat Chrysler, guidato da Sergio Marchionne, di presidiare il mercato americano delle supercar con un’offerta sempre più articolata.

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a mordere la strada Dopo uno stop di due anni, Chrysler (con lo zampino di Fiat e Ferrari) rilancia la sportiva Viper, ma con il nuovo brand SRT. L’aggressiva supercar è spinta da un propulsore V10 da 640 Cv Il recente New York International Auto Show 2012 è stato lo sfondo perfetto per una eccezionale presentazione, che ha visto il ritorno in grande stile del Gruppo Chrysler con uno dei suoi modelli più apprezzati negli Stati Uniti e non solo: la Viper. A differenza del modello precedente, che portava il marchio Dodge, la nuova “Vipera” torna alla luce grazie alla gestione Fiat e alla preziosa collaborazione con Ferrari e Maserati, i cui tecnici specializzati si sono recati a Detroit per seguire da vicino i lavori di restyling. Tuttavia, l’azienda americana ha subito precisato che questo nuovo modello non presenta componenti derivanti dalle due case sportive di Modena, sebbene un pizzico di tricolore si ritrovi nei freni Brembo e negli pneumatici Pirelli. Inoltre, il ritorno della Viper, uscita dalla produzione due anni fa per le difficoltà legate alla crisi economica, è stato suggellato dal lancio di un marchio creato ad hoc: SRT, ovvero Street and Racing Technology, un brand specifico riservato alle vetture di elevate prestazioni. Lo stesso Ralph Gilles, presidente e Ceo di SRT, ha dichiarato: «La nostra supercar, costruita a mano a Detroit, è ritornata ed è pronta per recitare un ruolo di spicco nel mondo delle auto ad alte prestazioni». E pensare che di questo gioiello sembravano essersi perse le tracce, dopo che per tutti gli anni Novanta e Duemila è stata la muscle car più amata dagli appassionati di fuoriserie sportive. Nata nel 1992, con un design muscoloso e aggressivo ispirato alla AC Cobra degli anni Sessanta e un propulsore dalle straordinarie dimensioni: 8 litri, dieci cilindri di derivazione Dodge Truck. Dopo vent’anni, dagli stabilimenti di Conner Avenue, riaperti per l’occasione con l’assunzione di altri 150 operai, esce la nuova supercar che non ha perso nulla della sua esuberanza, sia nelle linee esterne, robuste e graffianti, sia nelle smisurate proporzioni del motore. Infatti, dal punto di vista stilistico non cambia molto rispetto alla vecchia Dodge Viper: alcuni miglioramenti hanno riguardato il tetto con la doppia gobba, i nuovi pacchetti fari sia nella parte posteriore sia in quella anteriore dell’auto, le prese d’aria sul cofano motore. Sotto al quale romba un gigantesco V10 da 8.4 litri, in grado di erogare una potenza di 640 Cv e 814 Nm di coppia massima, che viene trasferita alla trasmissione da un cambio

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For magazine Sulle prestazioni dell’auto, nonostante l’incremento di potenza si limiti a soli 40 Cv, interviene l’alleggerimento della struttura, ottenuto tramite l’uso di fibra di carbonio e alluminio.

Viper SRT In questo nuovo modello Chrysler ha esaltato l’architettura originale, con motore anteriore in linea e trazione posteriore, grazie ad una struttura molto più rigida e a una notevole riduzione del peso (- 46kg ). 106 For Magazine


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Sulla Viper l’elettronica gestisce le sospensioni e la dinamica di guida. L’abitacolo è più tecnologico, grazie all’impianto U Connect con schermo da 8,4". I possenti cerchi in lega montano di serie un’eccellenza italiana: i Pirelli PZero Corsa. Invece i freni sono Brembo 335 x 32 con pinze a quattro pistoni.

manuale Tremec TR6060 a sei marce, con rapporti più ravvicinati per offrire un maggiore piacere di guida. Una menzione speciale meritano il collettore d’aspirazione in materiali compositi, i pistoni forgiati, le valvole di scarico raffreddate al sodio e il volano in alluminio. Tanti sforzi sono poi stati compiuti per alleggerire il peso, con l’adozione di un combinato di alluminio e fibra di carbonio per la carrozzeria, con una scocca ridotta e soprattutto irrigidita del 50%, grazie anche alle travi incrociate in alluminio e magnesio per rinforzare il vano dove alloggia il propulsore. Così facendo la vettura ha un peso inferiore ai 15 quintali (con freni, gomme e componenti varie), per un rapporto peso-potenza da fare invidia alle più violente sportive del pianeta: 2,33 kg/cv. Il design esterno della SRT Viper presenta un look chiaramente ispirato alla prima versione del 1992, dal carattere elegante e battagliero allo stesso tempo. Lo stile evoluto si avvale di un muso frontale con gruppi ottici bi-xenon, mentre nel posteriore si possono notare alcuni riferimenti alla Maserati Gran Turismo, con una coda sportiva grazie al grande spoiler e ai fari full Led. Gli interni sono di maggiore qualità rispetto al modello precedente, uscito di produzione nel 2009, poiché hanno subito un netto

miglioramento, potendo disporre di materiali di fattura e tecnologia avanzate: sedili Sabelt, rivestimenti in pelle, strumentazione digitale, accenti metallizzati e un display da 8,4 pollici posto sulla consolle touchscreen, per accedere a sistemi di infotainment e applicazioni, così da rendere l’abitacolo più moderno e multimediale. La nuova Viper è disponibile in due versioni: normale e GTS, identiche nell’aspetto ma diverse dal punto di vista degli optional, in quanto il modello GTS ha sospensioni regolabili elettronicamente e altri comfort aggiuntivi. La casa automobilistica americana ha avuto una brillante idea, pubblicitaria e remunerativa: il primo esemplare della SRT Viper verrà messo all’asta anziché venduto tramite concessionario come tutti gli altri. Il ricavato di quest’asta, che si terrà ad Orange County il prossimo mese di giugno, sarà interamente donato in beneficenza all’Austin Hatcher Foundation For Pediatric Cancer, un istituto che cura i bambini malati di cancro. Quanto al prezzo ufficiale della vettura non ci sono ancora indicazioni in merito, ma di sicuro debutterà già quest’estate nelle concessionarie americane, e potrebbe essere commercializzata anche in Europa nei primi mesi del 2013.

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For magazine APPUNTAMENTI di Sara Donati

Quando sfilano… le ruote Torna il Roma Motor Show: nato nel 1947 ha saputo rinnovarsi, restando al passo con i tempi. Non solo auto in una manifestazione che riesce a coniugare passione, sport ed eleganza È la vetrina romana dell’auto e del motore e ha una lunga storia alle spalle. Era, infatti, il 23 giugno del 1947 quando Michele Favìa del Core, fondatore della rivista Motor, la più vecchia pubblicazione motoristica italiana, inaugurò “Il Concorso Internazionale di Eleganza della Carrozzeria”, trampolino di lancio per firme oggi di grande successo come Pininfarina, Vi-

gnale, Touring, Bertone e tante ancora, in una cornice, quella del Pincio, che ha visto passare tra i tanti personaggi del mondo dello spettacolo Isa Barzizza, Renato Rascel, Marcello Mastroianni, Nino Manfredi, Philippe Leroy, Paolo Panelli. Col tempo la presenza delle vetture esposte dalle Case automobilistiche è diventata sempre più considerevole, così nel 1958

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Il Roma Motor Show si tiene il 25 e 26 maggio allo Stadio Paolo Rosi (ex delle Aquile, comunemente chiamato dell’Acqua Acetosa). Molte le iniziative per questa 57esima edizione. L’ingresso è gratuito.

non poté che trasformarsi in “Rassegna Internazionale dell’Automobile”. Quando poi, nel 1969, subentrò nell’organizzazione Corinna Favìa del Core, ancor oggi saldamente al timone, la mostra per stare al passo dei tempi venne rinnovata. Dal 1972 non fu più riservata solo alle automobili e il nome cambiò in “Motor Show”, in modo da ricordare anche la testata della rivista organizzatrice. Nonostante tutte queste trasformazioni, il Roma Motor Show ha saputo mantenere quel concetto di “Mostra Internazionale di Eleganza delle Automobili e dei Veicoli a Motore” che ancora oggi le appartiene. In questa edizione, la numero cinquantasette, oltre alla consueta esposizione della produzione motoristica nazionale e internazionale, sono in programma diverse altre iniziative: oltre al collaudato percorso di sicurezza stradale “Rosso, Giallo, Verde” dedicato ai bambini, da segnalare la “Green Zone”, un’area dove saranno esposte vetture elettriche o ibride che il pubblico potrà provare su un circuito all’interno dello stadio, l’Area 4x4, dove si svolgeranno esibizioni mozzafiato di veicoli off-road

e uno spazio dedicato al modellismo radiocomandato con gare drift. Molte altre le sorprese: dalla parata inaugurale dei mezzi speciali dei Corpi dello Stato, al “Concorso di eleganza della Carrozzeria” riservato alle vetture d’epoca, alla sfilata Ferrari con l’elezione di Miss Roma Motor Show, al gran finale con una tappa del campionato Elaborare/Emma. Ma il Roma Motor Show è anche moto, quad, veicoli alternativi ed elaborati: una passerella alla quale l’appassionato difficilmente sa resistere. Questi mezzi danno mostra di sé con una quantità incredibile di vetture e di professionisti. Uno degli eventi più attesi è la Sfilata di Moda abbinata alle più belle automobili della produzione internazionale. Sulla passerella del Roma Motor Show non sfilano soltanto le auto migliori del mercato automobilistico mondiale ma, binomio ormai consolidato negli anni e sempre di grande attrattiva, la moda accompagna le vetture in quella che è una delle sfilate più attese della manifestazione.

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For magazine DEL BENESSERE L’ANGOLO di Elda Bertoli

IL FUMO È NEMICO DELLA BELLEZZA Oltre alle numerose patologie legate all’abuso di sigarette, il tabacco provoca danni alla pelle ed è responsabile dell'invecchiamento precoce. Un rimedio per smettere: tante vitamine C, A, E

Bellezza e giovinezza si conservano e si ritrovano non solo grazie ai sempre più efficaci rimedi della medicina estetica e della chirurgia plastica. La salute e il benessere psicofisico di ognuno di noi si mantengono solo se siamo in grado di osservare le regole di uno stile di vita corretto che contempli una sana e bilanciata alimentazione, un’attività fisica dolce e costante, unitamente ad una vigile attenzione nei confronti dell’uso di alcool e fumo. I danni che proprio quest’ultimo è in grado di provocare sono davvero molti, e proprio in una rubrica come questa non si poteva non dedicare un capitolo ad uno dei nemici numero uno della bellezza e della salute della pelle e non solo. I deterioramenti fisici provocati dal fumo sono tantissimi, spiega la dottoressa Giorgia Gencarelli, specialista in pneumologia presso l’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, e non coinvolgono solo i polmoni, ma tutti gli organi interni, primo fra tutti l’apparato cardiovascolare. Sono più di ventisette le patologie riconosciute negli Stati Uniti che vengono diagnosticate a causa dell’uso e abuso da fumo di sigaretta: broncospasma, enfisema polmonare, bronchite cronica, tumore. Il fumo, inoltre, aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, è spesso responsabi-

le di infertilità maschile, di menopause precoci, di aborti e crescita di neonati sottopeso. Fumare tanto e fumare poco: è spesso questo il dilemma, ma secondo la dottoressa Gencarelli non vale molto. Il fumo è dannoso comunque ed è uno dei veri e sicuri responsabili dell’invecchiamento precoce della pelle. A poco valgono creme e unguenti miracolosi se non si riduce o non si smette totalmente di fumare. L’elasticità e il turgore dell’epidermide, spiega Giorgia Gencarelli, vengono messi a dura prova perché le componenti stesse del tabacco sono assorbite per via sistemica e diminuiscono il flusso sanguigno a livello dei capillari e delle arteriole, determinando un’ischemia del derma e alterando quindi l’integrità cutanea. La pelle perde il colorito naturale e diventa grigiastra, mentre le fibre elastiche si modificano perdendo tono e turgore. È a questo punto che il viso appare più stanco ed invecchiato. Ne vale la pena? La formazione precoce di rughe, continua Gencarelli, è pertanto più che normale, soprattutto quelle che si dispongono in forma radiale intorno alla bocca, ma anche quelle intorno agli occhi, poiché il fumare provoca spesso lacrimazione ed irritazione alla zona oculare. 110 For Magazine

Smettere di fumare non è sempre così facile. Ci vuole un grande forza di volontà, unitamente alla consapevolezza e allo sforzo di comprendere che comunque fare a meno del fumo vuol dire stare meglio, vedersi più sani e più belli. La moderna medicina ha messo a punto vari rimedi per aiutare i fumatori a staccarsi da questo vizio dannoso. Oggi, spiega ancora la Gencarelli, esistono dei farmaci che si legano ai recettori della nicotina e, agendo come antagonisti della stessa, alleviano i sintomi del desiderio di fumare. Si tratta comunque di rimedi che vanno utilizzati e somministrati con cautela, e per adesso solo nei centri antifumo delle Aziende Ospedaliere. Per il resto, rimangono validissimi gli aiuti che provengono dall’uso di integratori vitaminici, soprattutto da quelli a base di vitamina C, A, E, le antiossidanti per eccellenza che, prese in dosi giuste e non eccessive, sono un vero e proprio elisir di giovinezza, in quanto combattono i radicali liberi che spesso aumentano in maniera spropositata nei soggetti fumatori. Anche lo sport e qualsiasi altra forma di attività fisica, conclude la dottoressa Gencarelli, sono benefici per contrastare i danni da fumo, oltre ad una vita serena e senza troppi stress.


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milano

people & stars & event

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Foreventi magazine OPERE DI CARITÀ È stata presentata da poco a Cascia (Perugia) La Fondazione Santa Rita da Cascia, onlus. «Avevamo fortemente bisogno di uno strumento che fosse interamente a servizio delle opere di carità che noi, monache agostiniane di vita contemplativa, portiamo avanti sulle orme di Santa Rita». A parlare è Suor Maria Natalina Todeschini, Badessa del Monastero Santa Rita da Cascia, per annunciare questa iniziativa sociale. La visione di questa Fondazione può essere riassunta così: uno sviluppo umano e sociale fondato sul dialogo, così come Santa Rita insegna. «È ciò che desideriamo vedere nel futuro», spiega la Madre. Per riuscirci, la missione della Fondazione sarà sostenere progetti aderenti ai bisogni di chi è più debole, favorendo la riduzione delle diseguaglianze sociali con la partecipazione responsabile e costruttiva di tutti gli attori coinvolti.

DECANTANDO, SEDIMENTANDO E RICREANDO

Anne Sophie Ginevra

Il teatro si unisce all’opera pittorica con la mostra di pittura Ritratti di vita della Baronessa Maria Lucia Soares. Di recente è stato possibile ammirare le opere dell’artista nel Salone di accoglienza del Teatro San Babila. Il curatore della mostra è stato Franco Longhi che ha scelto di esporre i 18 capolavori più particolari. La pittura della Baronessa Soares ha trovato nell’alcantara il supporto ideale, singolare ed esclusivo della più comune tela per la realizzazione della sua sintesi pittorica. Questo ha fatto di lei un’artista poliedrica ed affermata nel panorama artistico mondiale. Alberto Figliola scrive di lei: «È un’artista che, senza rinunciare all’esplorazione della realtà, anche quella di amare parvenze, non smette mai il vestito dell’allegria né cessa di celebrare la festa dei giorni». Per l’occasione, numerose personalità del mondo artistico si sono presentati al San Babila.

Calze a righe e tacchi rossi

LA CURIOSITÀ CHE STIMOLA LA MANO CREATIVA Il creativo Raimondo Rossi è protagonista dell’antologica a lui dedicata dal titolo Concerto, una mostra di pittura, in programma fino al 16 giugno, presso lo Spazio Rossari. In esposizione oltre trenta opere tra ceramiche, olii e pastelli, incisioni a puntasecca, acquerelli, sculture in bronzo e disegni a china, scelte nello studio dell’artista da Gaetano Fermani. Esse testimoniano l’estrema versatilità della pratica artistica di Rossi, sempre pronto a spaziare tra gli infiniti campi della cultura con curiosità, umiltà e passione; il titolo della mostra esprime proprio la volontà poetica di mettere l’accento sia sull’insieme armonico delle tecniche di espressione artistica utilizzate sia sugli interessi musicali dell’artista. I lavori presenti a Milano sono stati realizzati tutti tra il 2000 e il 2012 con qualche “intrusione” negli anni ’90.

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For magazine Pittura UN NUOVO VOLTO DELLA POP ART ITALIANA Loretta Antognozzi si afferma nel panorama internazionale come artista versatile. Nelle sue prime mostre di pittura spazia attraverso i diversi i generi nati nel Seicento, passando dai registri della pittura di paesaggio a quelli della natura morta. Ma non è solo nell’arte figurativa classica che la sua mano eccelle. L’artista successivamente si cimenta anche nella pittura astratta, come se volesse emanciparsi da quegli schemi rigidi e canonici. Attualmente la sua personalità risulta riconoscibile in un genere dai colori brillanti, dalle linee semplici. Traendo spunto dalla quotidianità riflette sull’evoluzione culturale, mutuando nei quadri stereotipi sociali e cliché di un’epoca moderna ormai alla deriva. Quei paesaggi connotati da figure amene lasciano spazio a grattacieli alienanti, privi di tracce umane. La vivacità delle tele si fa quasi inquietante. Nulla rimane dell’uomo se non una vespa, una targa, un’automobile. Daniele Radini Tedeschi IL SOLE MI COSTRINSE AD ABBANDONARE IL GIARDINO Il giardino è un luogo magico, in cui l’uomo crea un punto d’incontro e di perfetta armonia con la natura. Il giardino per essere scoperto deve essere attraversato ed esplorato, perché è celato nel suo recinto che ne determina la forma. Questo genere di approccio è la chiave per comprendere la mostra di pittura Il sole mi costrinse ad abbandonare il giardino di Alessandro Roma, ospitata presso lo spazio milanese Brand New Gallery fino al 24 maggio. Le opere suggeriscono allo spettatore una predisposizione mentale attraverso cui calarsi nelle forme che si intersecano, in un collage di ricordi e nelle suggestioni che prendono vita sulla superficie scultorea e pittorica. I grandi quadri, insieme alle sculture ed ai collage, costituiscono un percorso onirico negli spazi della galleria. Le opere evocano luoghi ad un primo sguardo indefiniti, ma, se scrutate attentamente, permettono di scorgere alberi, sentieri e accenni di figure.

Avvertivo un movimento tra le foglie, 2011

Il sole mi costrinse ad abbandonare il giardino, 2011.

CRUEL: LA SATIRA DIVENTA FASHION Si è svolta di recente, presso l’Otzium Cafè di via Tortona, la mostra di pittura di Cruel, uno dei principali vignettisti italiani, che racconta tramite le sue vignette gli avvenimenti che hanno segnato e segnano i giorni nostri. Il mondo in poche parole e qualche tratto di matita. L’Italia, infatti, vanta una grande tradizione di personaggi che attraverso l’ironia cercano di rendere più leggero l’annoso carico di problemi della quotidianità. Il sarcasmo, secondo molti, è un qualcosa presente in tutti gli uomini, una sorta di dono intrinseco che presto, però, sarà possibile indossare. Infatti, il risultato del connubio tra satira e moda è la nascita di t-shirt in edizione limitata (corredate da un pack molto particolare studiato ad hoc dallo studio Double – Ei), la cui produzione è più di un indumento fashion. Indossare una “maglietta” di Cruel (Ennio F.) significa portare in giro un pensiero.

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For magazine Pittura & Scultura L’UOMO CHE SI INCHINA DI FRONTE AL MISTERO La mostra di pittura, in occasione del nuovo appuntamento di MuDi Contemporanea, proposta da Arnoldo Mosca Mondadori, al Museo Diocesano fino al 20 maggio, presenta tredici opere realizzate dall’artista modenese Daniela Alfarano con la tecnica del disegno a grafite su tavola. Il tema centrale di Precis – Preghiera è caratterizzato dall’atto della devozione e da soggetti in diretto rapporto con il sacro ed il raccoglimento spirituale. L’artista porta al centro della propria ricerca l’uomo ancora capace di inchinarsi di fronte al mistero, aprendo scenari di riflessione sul rito di raccoglimento che contiene profondissime emozioni e verità. In un tempo, com’è quello attuale, in cui la preghiera sembra non costituire più un elemento fondamentale della vita quotidiana, si incontrano così giovani mani e volti pieni di rughe; il rosario, filo conduttore dell’esposizione, stimola la meditazione sull’uomo e sul senso della vita. UNO SGUARDO SULLA CONDIZIONE UMANA Riapre l’Hangar Bicocca, fino al 10 giugno, con la prima esposizione italiana NON NON NON della coppia di artisti Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi. Nelle sezioni dello spazio museale ci sono una mostra di pittura, composta da un gruppo di acquerelli e disegni provenienti dal corpus dei due artisti, e poi una rassegna di sette film amatoriali, provenienti da diversi paesi europei. Si tratta di una retrospettiva di comprensione sulla condizione umana attraverso la collezione, catalogazione e manipolazione di centinaia di pellicole, dipinti e installazioni del XX secolo. Coppia nel lavoro e nella vita, Gianikian e Ricci Lucchi, architetto di origini armene lui, pittrice italiana lei, hanno uno sguardo profondamente attuale. Si servono di materiale d’archivio – film etnografici, coloniali, di propaganda – che analizzano e rifilmano con la “Camera Analitica” di loro invenzione, ribaltandone il significato e il senso comunicativo.

I cineasti, 1990. INTORNO AL CORPO Ultrabody. 208 opere tra Arte e Design è una mostra di sculture, oggetti e arredi dedicata all’influenza che il corpo umano ha esercitato nella creatività contemporanea, spaziando tra l’arte e il design, ma anche fra architettura, arredamento, arti applicate, moda e gioielli. Il Castello Sforzesco ospiterà fino al prossimo 17 giugno una selezione di lavori realizzati dai più significativi protagonisti della scena internazionale delle arti visive che, a partire dal corpo, coinvolgeranno l’antropologia, la sociologia, il costume, la società, la tecnologia e l’estetica del nostro tempo. Il percorso espositivo di Ultrabody è organizzato in tre grandi gruppi tematici corrispondenti ai tre ambienti delle Sale Viscontee del Castello: “Alludere al Corpo”, “Assecondare il corpo”, “Superare il Corpo”. L’immagine grafica è affidata a Leonardo Sonnoli, noto graphic designer che ha appositamente studiato un nuovo font.

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Ritratto by Pino Guidolotti


For magazine Design & Cinema NON SOLO CANDELE È in corso, al Museo Poldi Pezzoli, la mostra di design Fare Lume. Candele tra arte e design. Una riflessione storico-critica sulla candela, tema di grande valenza simbolica e di evidente suggestione. In un’epoca d’innovazioni tecnologiche eccezionali, la candela in realtà non ha mai smesso di attrarre per la sua caratteristica unica di fare magicamente luce attraverso il fuoco. In mostra circa cinquanta opere, tra candele, candelieri e opere d’arte contemporanea progettate da noti designer e realizzate con molteplici tecniche, dalla pittura all’installazione. Dalle sale della casa museo milanese, Fare Lume diventa la copertina del quinto numero di Inventario, libro-rivista che esplora le migliori produzioni della creatività internazionale, attraverso un racconto sul progetto condotto da molteplici punti di vista. Sonia Pedrazzini, Le Morandine.

Ora-Ito, Arborescence. DIAZ - NON PULIRE QUESTO SANGUE G8, Genova, luglio 2001. Amnesty International parla della più grave sospensione dei diritti democratici dopo la Seconda Guerra mondiale. Il perché lo sappiamo più o meno tutti. Quello che è successo in quell’estate non può essere dimenticato facilmente, anche se si tende sempre a far credere che agli italiani scivola tutto addosso, che si possono risolvere le cose solo nascondendo la verità. Con il film Diaz - Non pulire questo sangue, il regista Daniele Vicari dimostra di non fa parte di questa categoria. Un’impresa ardua la sua: riportare in primissimo piano l’atrocità e la violenza spropositata dei poliziotti. Si tratta di un’impresa perché, come afferma lo stesso Vicari: «Fino a che punto posso spingermi nella rappresentazione di quella violenza? Che democrazia è quella che mi spoglia, mi violenta, mi priva di identità e di diritti?». Nel cast del film ci sono Elio Germano e Claudio Santamaria. Jessica Di Paolo

Elio Germano in una scena del film.

L’OPERA ISPIRATA DAL POEMA DI GEORGE CRABBE Dopo il grande successo di Death in Venice della scorsa stagione è la volta dello spettacolo teatrale Peter Grimes, l’opera più popolare di Benjamin Britten, ispirata al poema The Borough di George Crabbe. Vista solo due volte a Milano (nel 1975 e nel 2000), sarà in scena fino al 7 giugno al Teatro alla Scala. Con una nuova produzione firmata dal regista inglese Richard Jones, di cui il pubblico ricorda la straordinaria Ledi Makbet Mcenskogo uezda di Dmitrij Šostakovic. Nel cast John Graham-Hall, che vestirà i panni dell’impetuoso pescatore Peter Grimes, in questa misteriosa vicenda ambientata in un piccolo villaggio sulla costa orientale dell’Inghilterra, nella prima metà dell’800. John Graham-Hall era già stato lo straordinario protagonista di Death in Venice. Accanto a lui Susan Gritton e Christopher Purves. Il giovanissimo Robin Ticciati, Principal Conductor della Scottish Chamber Orchestra, dirige per la prima volta un’opera alla Scala.

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For magazine Musica LA PINA: “LA QUEEN DEL DRIVE-TIME” Prendere un appuntamento con Orsola Branzi, meglio conosciuta come La Pina, è facile come indovinare la combinazione vincente del Superenalotto. La incontriamo a Roma, nella splendida cornice dello Spazio 900, durante uno strepitoso party con un dj set firmato LMFAO, condotto dalla nota speaker e arricchito da uno show che porta sul palco giovani campioni della street dance italiana. «Amo questo genere di manifestazioni, mi fanno sentire viva. Sono un habitué di questi eventi. Poco tempo fa sono volata in Giappone per il contest mondiale di breakdance Red Bull Bc One ed è stato fantastico…», così inizia la nostra chiacchierata con l’emblema del panorama radiofonico per i fedelissimi di Radio Deejay. La Pina non è semplicemente la rapper italiana per antonomasia. Oggi è diventata una vera e propria icona gay, una trendsetter qualificata, una scrittrice, un’intenditrice di cucina orientale, una dottoressa “stranamore” e un’appassionata di viaggi. Insomma una tuttologa. Pina hai oltre 271.000 fan su Facebook. Che effetto fa essere così seguita? «Talvolta non ci credo neanche io. Questo seguito mi stimola ad andare avanti e mi fa divertire come una pazza. Non sono semplicemente fan o curiosi, sono ragazzi e ragazze, signore e signori che si “attovagliano”, come direbbe D’Agostino, a commentare con me L’isola dei famosi piuttosto che il Festival di Sanremo. Durante la diretta del mio programma in radio Pinocchio, su Radio Deejay, spesso mi ritrovo a leggere i loro commenti, assieme al mio compagno d’avventure Diego Passoni e ne vengono fuori di tutti i colori. Talmente tanto divertenti che abbiamo deciso di racchiuderli in un libro dal titolo Ciao che fate?». Per anni hai sempre affermato di essere molto distante dalla Tv e che la radio sarebbe stata sempre il tuo pane quotidiano. Oggi conduci più programmi televisivi. Come mai questo cambiamento? «Continuo a lavorare quotidianamente a Radio Deejay e mi diverto a sperimentare nuovi format su Deejay Tv. Prima con Nientology, un gameshow basato sul nulla, e poi con Queen Size, dove mi diverto ad intervistare, sdraiata su un letto XXL, ospiti di varia natura: da Nicoletta Orsomando al direttore Maria Latella». Come mai hai accantonato la musica? «Non ho accantonato la musica, anzi. Ho sicuramente meno tempo, ma scrivo tantissimo. Ho collaborato con Alessandra Amoroso e sto preparando il mio prossimo disco che spero possa uscire il prima possibile». Cosa nei pensi dei talent show? «Mi piacciono. Sono una fan di Amici e di XFactor. Una volta s’inviavano le musicassette alle case discografiche, oggi, invece, per essere “ascoltati” ci si rivolge direttamente a Maria De Filippi. I tempi cambiano ma non ci vedo necessariamente del marcio». Sei famosa al grande pubblico anche per i

tuoi tatuaggi. Ti sei mai pentita? «Mai. I tatuaggi sono la mia pelle. Diffido da chi li cancella». La Pina a riflettori spenti che donna è? «Una geisha del 2012. La mia immagine da tigre della Malesia non rispecchia la realtà. Sono una donna molto sensibile. La sera se posso scegliere tra una serata fuori o una serata a casa, sappiate che sceglierei tutta la vita la seconda opzione. Film, cibo cinese take away e tante coccole con la mia dolce metà (La Pina convive con il rapper napoletano Emiliano Pepe, ndr)». Non ti piace cucinare? «Scherzi. Adoro cucinare. Amo il cibo al vapore, una cucina light fatta di verdure e il riso integrale in quanto è decisamente più naturale». Sei un ambientalista convinta? «Non sono una fanatica. Ma ci tengo a rispettare il regalo che la vita ci ha offerto». Ti piace molto viaggiare. C’è stato un viaggio che ti ha cambiata? «Ho girato il mondo in lungo e in largo: da Miami alla Lapponia. Ho visto terre incontaminate e città ipercaotiche. Il Giappone però è la nazione che più amo in assoluto. Tutto va velocissimo, ma tu non te ne accorgi».

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A proposito di shopping: sei un’appassionata di moda e tendenze, giusto? «La radio e la moda sono la mia vita. Gestisco un blog su internet dove parlo di tendenze e curiosità. Do consigli, dritte e suggerimenti a tutte le amiche che hanno la mia stessa passione. Attualmente ho creato con Bastard la mia prima collezione “RagazzaLadra” in vendita nel BastardStore di Milano e in vari negozi ricercati della Capitale». Consigli per l’estate? «Nude look, colori fluo, tute e tacchi assassini. Accessori vistosi e smalto rosso fuoco». Sei una nota icona gay. Come vivi questo “titolo”? «Oggi sono tutte icone gay. Dalla Carrà alla Orlando. Il tono di biondo in realtà è lo stesso. Io, scherzi a parte, partecipo sempre alle loro manifestazioni, da quelle più “scanzonate” a quelle più serie. Io sono circondata da gay, non li vado a cercare e loro non cercano la sottoscritta. Sono comunque felicissima così». Pina l’amore esiste? «Altroché se esiste. Ma la cosa più difficile è decidere di volerlo». Alessio Poeta


For magazine Teatro & Eventi NULLA PUÒ PROTEGGERE L’ANIMA Al Teatro Piccolo è in corso la rappresentazione teatrale Romeo and Juliet. La più grande storia di amore di tutti i tempi nella visione di Mauro Bigonzetti e Fabrizio Plessi. Uno spettacolo simbolico più che narrativo nel quale, al di là dei personaggi e dell’ambientazione, sono i sentimenti a determinarne la struttura portante, insinuandosi sino a colpire a fondo la nostra sensibilità occidentale. La lettura che Arteballetto dà della storia di Romeo e Giulietta è contemporanea e si sviluppa in flashback, dalla morte dei due amanti, indietro fino al nascere del loro amore e all’incontro-scontro tra i giovani delle fazioni opposte. Le scenografie sono moderne e ipertecnologiche, i costumi sono creati da Fabrizio Plessi: i danzatori indossano caschi da motociclisti, ginocchiere, para gomiti. Come a dire che, anche se possiamo avere degli airbag per proteggere il corpo dagli urti violenti, non possiamo avere nulla per proteggere l’anima. CHE FINE HA FATTO IL NOSTRO CUORE?

Bruce Springsteen

Qualche giorno fa Bruce Springsteen è stato protagonista di una delle migliori interpretazioni della sua vita. E per uno che da decenni è considerato il miglior performer della musica rock di ogni tempo, vuol dire certamente qualcosa. Di fatto, quel giorno ad Austin (Texas) non ha cantato: in sostanza si è trattato di cinquanta minuti circa di discorso vero, vivo e pregnante. Viviamo in un mondo post autentico, come ha asserito lui stesso, dove ogni cosa non rispecchia più il motivo reale per cui era nata. La straordinarietà di quanto detto in quei minuti da Bruce è stata nella capacità di sollevare tutto il mistero insito nel rock, nel cuore di questa musica, che si ricollega direttamente a quello di ogni uomo: «Bob Dylan ci ha dato le parole per capire il nostro cuore», ha detto ad un certo punto. E cosa vuol dire questo? Vuol dire capire che esso rispecchia tutta l’ansia, tutto il desiderio, tutto il bisogno di felicità che è racchiuso in ogni esperienza umana. Bisogna recuperare quei personaggi,

APOGEO DELL’AMORE CARNALE Il Twelve, lo storico locale di viale Sabotino, ha ospitato da poco un evento dove i “sensi” sono stati rapiti: Assaggi Per-Versi, un’avvolgente serata incentrata su una rassegna gastronomica con degustazione dei dolcetti Shabby Cupcakes, insolita “non pasticceria” milanese, e poi tanta arte, musica e design. Una sofisticata ouverture ad accompagnare Planète Amoureuse, il progetto poetico/artistico nato dalla mente creativa di Indira Fassioni: scrittrice di poesie ormai da diversi anni, ha coinvolto nel suo progetto sul corpo e l’amore carnale anche altri artisti, capaci di esprimere in forme diverse, quali la pittura o la fotografia, le sue parole. Dj set della serata di WestBanhof. Alle pareti le poesie del progetto, arricchite con le illustrazioni di Alessia Rubagotti in arte L’alì, artista bresciana da sempre legata al mondo dell’arte e della moda, come forme di comunicazione e di condivisione di realtà differenti.

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quei fatti, quei dischi che esprimevano un’unità del cuore, prima che tutto si frammentasse in una miriade di personalismi fini a se stessi, o creati a tavolino dal marketing imperante. Un elogio della musica, un invito a crederci per i giovani musicisti. Un momento di pura magia che non richiede altre parole se non di immergersi ancora di più in questo alone, in tale momento che resterà scolpito nel ‘cuore’ di tanti di noi, nati per correre. Agostino Madonna


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Nephenta

Locale storico della Milano by night, situato nel cuore della città, nelle vicinanze di piazza del Duomo, e contraddistinto da una caratteristica porta nera che introduce in un ambiente elegante dove prevalgono le tonalità soft. Da oltre trent’anni è un punto di incontro della jeunesse dorèe cittadina e internazionale: indossatrici, fotomodelle, personaggi dello sport e dell’alta imprenditoria, tanta gente che cerca un luogo classico, ma non vecchio, dove divertirsi. Inoltre, la discoteca fa ballare con la sua musica dai ritmi moderni e coinvolgenti. Fotografie di Andrea Somavilla.

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La fama internazionale guadagnata in 20 anni d’intrattenimento ha permesso alla discoteca Hollywood di diventare il luogo dove celebrare qualsiasi evento dello spettacolo, sport e moda della nostra città. Si è svolta da poco nell’innovativa location la prefinale ufficiale di Miss Mondo/Lombardia. Presenti numerosi personaggi e volti noti dello spettacolo e del fashion system: i protagonisti delle sfilate uomo e donna, del cinema internazionale e delle sfide calcistiche rappresentano la clientela fissa della discoteca, punto di riferimento per chi ama classe e avanguardia.

Hollywood

Fotografie di JulitoJavier Villacorta Plasencia.

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The Club

Vero punto di riferimento dell’intrattenimento milanese, che presenta ogni settimana il martedì più trasgressivo della notte italiana: la One night di Fidelio, dedicata ad un pubblico di trend setters e coolhunters. Molte delle sue feste hanno un tema, che unisce clienti e artisti. Di recente non poteva mancare come ospite lo special guest dj Andrea Pellizzari, accompagnato da Luca Monti alle percussioni: un cast d’eccezione che ha fatto scatenare i clienti del The Club, nel segno dell’alta qualità e nel rispetto della migliore tradizione del locale. Photos by Bruno Garreffa

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Il lunedÏ del Just Cavalli, la storica location situata all’interno del Parco Sempione alla base della Torre Branca, come sempre ha ospitato numerosi party di vip e non solo. Fra questi spicca in particolare la recente festa di compleanno della bella Clara Ventura, conduttrice Tv su Sky e presentatrice di eventi mondani, diventata celebre come la magica dea dell’Atalanta.

Just Cavalli

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Limelight

Collocata nel verde dell’ippodromo di S. Siro, Limelight è ad oggi una delle location più ambite e frequentate della scena milanese. Tre zone compongono l’ambiente che si distingue per musica, privé e relax nel mondo notturno della città, offrendo un servizio a 360°, impreziosito da colori, luci, eleganza e raffinatezza. In questa cornice, ecco una serata all’insegna dei volti noti dello spettacolo che rappresentano la ciliegina sulla torta, oltre al sano divertimento e alla musica più in voga del momento. Fotografie di JulitoJavier Villacorta Plasencia.

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Diana Majestic

Da sempre punto di riferimento delle serate milanesi, il locale rinnova lo storico ed immancabile appuntamento con l’aperitivo, declinandolo in nuove formule più accattivanti ed esclusive per coinvolgere sempre più il pubblico attraverso una nuova programmazione all’insegna del glamour e del fashion, con performance live, salti nel passato degli anni ’80 e ’90 e momenti di puro svago e divertimento. Nel mese di maggio al Diana si è svolto il party che ha celebrato l’apertura del giardino: questo è solo uno degli appuntamenti che caratterizzeranno l’estate del locale.

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Pasqua al Papeete Beach di Milano Marittima. Anche quest’anno la discoteca ha aperto i battenti nel fine settimana festivo in compagnia di tanti amici, accorsi per il famoso aperitivo sulla spiaggia del locale piÚ famoso della riviera romagnola. Tra gli ospiti anche tanti personaggi noti del mondo dello spettacolo come: Mara Adriani, Leonardo Tumiotto, Daniele Santoianni con la fidanzata Debora Volpe, Maicol Berti, Silvia Abbate, Sarah Nile, lo sportivo Matteo Tagliarol, Roberta Bonanno e Sara Ventura. Ovviamente non potevano mancare i padroni di casa: Marco Soldini e Ale Piva.

Papeete

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For magazine

È la serata milanese dove i giovani talenti della città sembrano usciti da una factory worholiana. Garanti delle nuove tendenze metropolitane, gli appuntamenti targati Vogue Ambition sono unici nel loro genere. Il più divertente ed allegro ritrovo dove potersi scatenare al ritmo di pop e revival, grazie anche all’animazione coinvolgente e a un pizzico di follia in ogni dress code. Il locale è un luogo dove ogni cosa è possibile, animato dal resident dj Max Martino con ottima musica anni ’80, ’90, dance, pop e italiana nella sala principale; deep, electro, indie, techno e rock nell’Experimental Room. Fotografie di Vogue Ambition Milano

Vogue

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