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For Roma M a g a z i n e

F l e m i n g

Direttore Editoriale FABRIZIO COSCIONE f.coscione@flemingroma.it Direttore Responsabile GIACOMO AIROLDI Art Director DORIANO ZUNINO d.zunino@flemingroma.it Grafica Livia Pierini grafica@flemingroma.it Segretario di redazione Silvestro Bellobono segreteriaredazione@flemingroma.it Amministrazione Elisabetta Rinaldo amministrazione@flemingroma.it Relazioni Esterne marketing@flemingroma.it Segreteria info@flemingroma.it Pubblicità advertising@flemingroma.it Distribuzione distribuzione@flemingroma.it Stampa: Printer Group Italia s.r.l. Foto Olycom

Lady Lucrezia FLEMING PRESS EDITORE 2 For Magazine

Hanno collaborato: Pina Bevilacqua, Paolo Brasioli, Paola Comin, Jill Cooper, Jessica Di Paolo, Dina D'Isa, Sara Donati, Linda Esposito, Roberta Ferrari, Michela Garosi, Marco Gastoldi, Agostino Madonna, Bruno Oliviero, Antonio Osti, Giovanni Pignatiello, Marco Pomarici, Lucilla Quaglia, Daniele Radini Tedeschi, Marina Ripa di Meana, Ivan Rota, Alfonso Stani, Donatella Vilonna. FLEMING PRESS Fabrizio Coscione Amministratore unico Fleming Press Srl Via Montello, 18 - 04011 Aprilia (LT) Tel. 06 92708712 Fax 06 92708714 info@flemingpress.it www.4mag.it Anno XIX - n. 191 - Febbraio 2012 Reg. al Tribunale di Latina - n. 7/11 del 13/05/2011

editoriale

Così uguali, così diverse. Stiamo parlando di Marina Ripa di Meana, che tiene sul nostro magazine una seguitissima rubrica di lettere, e di sua figlia Lucrezia, la cover di questo mese. Il loro rapporto è fatto di tanti alti (eccole nella foto fare shopping insieme) e bassi, forse più bassi che alti. Come dimostra l’intervista da non perdere in cui, come al solito, Marina parla senza peli sulla lingua. Non lesina complimenti sulle doti di “ballerina” della figlia, vera sorpresa dello show di Milly Carlucci, ma poi fa partire quattro o cinque bordate… da squassare qualsiasi rapporto. Ma non preoccupatevi, resteranno amiche-nemiche anche dopo questo round combattuto sulle pagine del nostro giornale: si assomigliano troppo per litigare davvero, ma anche per andare d’accordo a lungo. Da leggere e da guardare lo speciale moda: vi portiamo sulle passerelle degli stilisti più glamour per le collezioni uomo e donna. E ai party più esclusivi in compagnia di Madonna, Demi Moore, Tom Cruise… Non vi basta? E allora fate quattro chiacchiere con Valeria Marini, Nadia Bengala, Tiberio Timperi, Isabella Orsini. Di tutto, di più! L’editore e il direttore


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SOMMARIO

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Isole dove perdersi (per sempre?) con le nostre Donnavventura

3 / Marco Pomarici Quale humanitas? 4 / Di' la tua 5 / Tradizioni 6 / Bellezze C'era una volta… 10 / Confessioni Il mestiere di padre 12 / Arte Capolavori del Guggenheim 16 / L’uomo del mese James Ferragamo 17 / La donna del mese Angelina Jolie

41 / Speciale Moda 42 / Uomini & Donne 58 / Il fascino del leone 60 / Tra storia e nuovi talenti 62 / Madonna, quanta gente che c'è stasera! 65 / Divi d'oro 68 / Double feature 70 / Il salotto L'Italia dell'ex Miss Italia 72 / Intervista Non sono bello… piaccio! 74 / Personaggi La seduzione del marketing

18 / Cover Donne contro

78 / Cinema

24 / Reportage Stare qui ha il sapore dell'eternità

88 / Consigli & Sconsigli di Dina D'Isa

34 / Sorprese Chi c'è nel letto di Melissa?

90 / Curiosità Anche le pecore scendono in piazza

38 / Rotazioni

92 / Arte Il caro Guercino

40 / Cara Marina di Marina Ripa di Meana

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Febbraio 2012

In questo numero, da pagina 41, Speciale Moda 95 / Una lettura per lasciar traccia… di Donatella Vilonna 96 / Teatro Un ciclone nella danza 98 / Intervista Le Radici di Enzo 99 / In forma con Jill Cooper 100 / Rubrica di Luiss Life 101 / Storie Delitti di 500 anni fa 102 / Scatti di Bruno Oliviero 104 / Yachting L'emozione delle onde 110 / Auto Il ruggito del giaguaro 114 / Teatro di Pina Bevilacqua 116 / Sport di Pina Bevilacqua 136 / Roma peoples & stars & events


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Parola a Marco Pomarici Presidente Assemblea Capitolina

quale humanitas? Care amiche, cari amici, il terribile episodio, verificatosi di recente, che ha visto la morte di un giovane padre cinese e di sua figlia, la piccola Joy, ha vibrato un colpo durissimo non solo a Roma ma all’intera società civile. La modalità di questo duplice omicidio è indice di una brutalità che non arretra nemmeno di fronte ad una vita di pochi mesi. Sicuramente uno di quegli episodi che segnano un “prima e un dopo”, uno di quegli episodi nei confronti del quale si prende una posizione, uno di quegli episodi su cui è impossibile non avviare una riflessione. Come è ovvio che sia in questi casi l’emotività ha probabilmente prevalso a caldo, quando ancora non erano noti gli sviluppi investigativi e la straordinaria risposta di inquirenti, Polizia e Carabinieri, che hanno stretto il cerchio attorno ai due assassini in tempi rapidissimi. È d’obbligo quindi ribadire la nostra fiducia e il nostro ringraziamento verso di loro. La sicurezza, la tutela della legalità e dei diritti, la certezza della pena non può prescindere dalle capacità di magistrati e forze dell’ordine, ed è fuori di dubbio che qui a Roma operano persone di livello assoluto, meritevoli di tutto il nostro apprezzamento. La loro qualità, la gravità dell’assassinio e, più in generale, del contesto cittadino degli ultimi mesi non meritano e non giustificano la scelta di regolare conti politici in sospeso. Sento di fare questo richiamo non certo per entrare nel merito delle scelte di partiti o di singoli esponenti, che

non spetta a me né giudicare né stigmatizzare. Ma è di fronte alle emergenze, sociali e criminali, che si è sempre compattato l’intero corpo politico-istituzionale del nostro Paese. Qualsiasi strategia di contrasto non può prescindere dal buon senso e dalla collaborazione tra le parti politiche, che hanno il dovere improrogabile di garantire sicurezza e legalità nella nostra città. Al di là delle responsabilità presunte o accertate, è lecito forse ora chiedersi se esiste davvero un residuo di humanitas in una società che risulta abbrutita e gravemente degradata nei rapporti sociali, dove la violenza è non solo omicidi e aggressioni, ma anche “bullismo”, “intolleranza”, liti tra automobilisti che spesso degenerano in assassinii. Gli ultimi fatti di cronaca ci hanno ricordato che non esistono distinzioni di età, città, classi sociali e nazionalità. Al riguardo, si è spesso dibattuto sulla responsabilità di fiction come Il capo dei capi e Romanzo criminale. Io non credo che la libera espressione artistica di due prodotti, tra l’altro ben confezionati, possa influire su questo malcostume dilagante, di fronte al quale non ci dobbiamo arrendere. Mi rattrista apprendere, però, che spesso i giovani ricercano un po’ di sé proprio in personaggi come il Libanese, Dandy, il Freddo, inconsapevoli a volte che esistono biografie ben più interessanti e rispettabili, solo che spesso rimangono nell’ombra. Sta a noi portarle alla luce.

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For di' magazine la tua di Silvestro Bellobono

NON TOCCATE LA SCUOLA! Una serie di delibere, relative al processo di accorpamento scolastico di Roma Capitale, ha gettato nel caos studenti e genitori delle zone Camilluccia-FarnesinaPonte Milvio e Corso Francia-Fleming. Ora sembra tornata la chiarezza. Ma… Pericolo scampato, almeno per ora, per un numero considerevole di studenti dei territori di Roma Nord, incluso il quartiere Fleming, i cui istituti sono finiti nel mirino del processo di riorganizzazione della rete scolastica. Infatti, con la delibera 361, del 2 novembre 2011, la Giunta di Roma Capitale aveva stabilito la soppressione, tra gli altri, del Circolo Didattico Merelli e della Scuola Media Statale Petrassi, e il successivo riaccorpamento dei sei plessi, che attualmente compongono le due scuole, in due istituti comprensivi, ovvero strutture che ospitano al loro interno entrambi gli ordini di studio della scuola dell’obbligo: da una parte l’Istituto Merelli, comprendente Malvano, Maratona e Zandonai, dall’altra l’istituto Ferrante Aporti, comprendente Nitti, Serra e Mengotti. Ma con la successiva delibera 392, emanata il 7 dicembre, lo stesso organo capitolino rimetteva tutto in discussione, decretando una modifica sostanziale alla composizione dei due nuovi istituti comprensivi: ora il Merelli comprende Malvano, Maratona e Mengotti, mentre il Ferrante Aporti risulta composto da Serra, Nitti e Zandonai. Mentre la prima versione si rifaceva ad una opportuna logica geografica (un istituto gravitante sull’area

Camilluccia-Farnesina-Ponte Milvio e l’altro su Corso Francia-Fleming), invece in questa seconda soluzione, con l’inversione dei plessi Zandonai e Mengotti, i due istituti avrebbero fatto capo a territori che si intersecano tra loro. Evidenti e legittimi i dubbi e le preoccupazioni dei cittadini che, nell’accompagnare i figli a scuola all’inizio del prossimo anno scolastico, avrebbero potuto incontrare disagi notevoli. Soprattutto gli studenti della Zandonai, che secondo la delibera 392, avrebbero dovuto frequentare le medie alla Nitti, mentre, fino ad oggi, data la vicinanza tra le due scuole, si riversavano in massa sulla Maratona. Prevedibili le polemiche, dato che non esistono collegamenti con mezzi pubblici diretti tra le zone Camilluccia e Farnesina, principale bacino di utenza della Zandonai, con via Nitti e che non è pensabile che bambini di 11-12 anni avrebbero dovuto percorrere due, o più, chilometri a piedi per recarsi a scuola, attraversando il trafficatissimo Corso di Francia, la cui congestione sarebbe aumenta ancor di più con tutti quei genitori che avessero deciso di accompagnare i figli con i mezzi privati. Ecco allora un ennesimo, e più saggio, rimescolamento delle carte. Con la recente delibera 263, infatti, la Giunta Regionale del Lazio ha ripristinato la composizione dei due istituti scolastici comprensivi nelle aree di Vigna Clara-Collina Fleming, così come era stato deciso in origine, e cioè: da una parte Maratona, Malvano e Zandonai, dall’altra Nitti, Serra e Mengotti. Questa misura dovrà comunque essere valutata in prima istanza dalla Commissione XIV “Scuola, diritto allo studio, formazione professionale e università” della Regione Lazio e in seconda dall’intero Consiglio Regionale. Perciò, la parola fine non è ancora stata scritta, nonostante le rassicurazioni di alcuni politici degli opposti schieramenti, convinti che la delibera 263 non subirà ulteriori modifiche. Il disorientamento di studenti, genitori e dirigenti scolastici permane.

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tradizioni di Paola Comin

un luogo del cuore

Situato in una zona importante, tra gli studi della Rai e il Tribunale di Roma, il bar "Vanni", meta privilegiata degli artisti moderni, con una gestione tramandata di padre in figlio, può vantare tra i suoi clienti persino Papa Giovanni Paolo II e Carlo d’Inghilterra Avevo poco più di diciotto anni, nel 1968, quando entrai per la prima volta da “Vanni”, accompagnata da Fabrizio, il mio “ragazzo” di cinque anni più grande, che frequentava la sezione del Partito Socialista Italiano di via Montezebio. Il bar “Vanni” mi sembrò subito un posto favoloso, non perché fosse moderno, elegante e molto ben arredato, all’avanguardia per quegli ultimi anni ’60, non perché avesse personale educatissimo e disponibile, forse più semplicemente perché mangiai la pizzetta rossa più buona che potessi immaginare: soffice, gustosa, filante di mozzarella e saporita di fresco pomodoro. E per l’appetito di quell’età una pizzetta così buona contava e conta ancora tanto. Ed era esattamente come quella che si assapora ancora oggi. Però una rarità per l’epoca, dove i bar o i caffè di Roma (eccetto qualche rara e costosissima eccezione), a parte gli espressi e i cappuccini, erano riservati ai turisti, o meglio, ai “pellegrini” destinati a sorbire e pagare le più modeste preparazioni. Ebbene, quella prima sera non potevo certo immaginare che sarei tornata da “Vanni” con Paolo, il mio primo bambino, figlio di quel ragazzo che sposai, giovanissima, con amore ed entusiasmo nel ’70 e che continuò poi una lodevole carriera politica. Non supponevo che, dopo il matrimonio, lo avrei aspettato di ritorno dallo Stadio Olimpico dove andava a seguire la Lazio, soffrendo o gioendo con Paolo Vanni, mentre “Papà Lenzini” mio testimone di nozze e, soprattutto patron della Lazio dello scudetto del ’72, aveva gli uffici sopra al locale. Non potevo immaginare che sarei tornata innumerevoli volte, dopo la fine di quel primo giovanile matrimonio, con amici, corteggiatori, fidanzati. Non potevo supporre che avrei portato Francesca, la mia desideratissima seconda figlia oggi ventenne, nata dall’unione con il mio amato attuale marito, anche lei da bambina, e ancor oggi, innamorata di quel locale dove tutto era buono, dal gelato ai bignè, dalle pizzette ai tramezzini, dove si poteva mangiare prendendo un vassoio con quello che si preferiva. E, inoltre, c’era quella sensazionale novità d’oltreoceano: il “frozen yogurt”… Sono quarantaquattro anni che frequento “Vanni”, sono prima cresciuta, poi maturata, ora sarebbe il caso di dire che stia invecchiando, con tanti

di loro. Il meraviglioso Paolo Vanni non c’è più, strappato troppo presto alla famiglia e ai suoi tanti amici, tutti clienti assidui, ma c’è sempre sua moglie, letterata, storica, che pur mantenendo i suoi impegni di studiosa, tutti i pomeriggi passa sempre elegante e gentile nel locale di famiglia. C’è la fantastica Carmelina, vestale fedele, precisa e onnipresente, ci sono la direttrice Anna, bella, radiosa, simpatica, colloquiale ma sempre attenta alle esigenze di tutti e il gentile, paziente, premuroso Sergio. E poi c’è il mio amico Lorenzo Vanni, giovane, brillante, entusiasta, convinto difensore, sostenuto dalla bellissima moglie Margherita, del grande patrimonio storico che il locale fondato da suo nonno, sviluppato da suo padre, sia il testimone indiscusso di oltre quarant’anni della nostra storia. Perché ormai nell’immaginario collettivo italiano, “Viale Mazzini” è sinonimo di Rai, di televisione, di informazione, di spettacolo, di politica, di quella “ottava arte” che riempie, condiziona, influenza tutta la nostra vita. E “Vanni” con i tavolini del suo caffè, sempre occupati da artisti e dirigenti, da manager, produttori e registi, avvocati e professionisti (i tribunali sono vicinissimi) con i suoi ristoranti adatti a tutti i tempi e a tutte le possibilità, situato e stretto a metà tra il famoso “Cavallo”, il Teatro delle Vittorie, piazza Cavour e piazzale Clodio, ne è testimone e sacerdote, giudice e pronubo, servo e padrone. Se tra la fine dell’800 e metà del ’900 la vita artistica romana ruotava intorno al Caffè Greco di via Condotti, ritrovo dei nostri massimi artisti contemporanei, oggi il vero riferimento per il mondo dello spettacolo, del giornalismo e di molta politica è questo locale, per tanti aspetti unico. “Ci vediamo da Vanni” è il titolo di una splendida pubblicazione voluta ed edita con tanto amore da Lorenzo Vanni, aiutato nel trovare ricordi dall’appassionato giornalista e scrittore Antonello Sarno, dove si possono ammirare splendide insospettabili foto che testimoniano come da Vanni ci siano passati tutti, ma proprio tutti, compreso il nostro indimenticabile Papa Giovanni Paolo II. Ed allora io, che ho la succursale del mio ufficio in uno dei tavoli di questo locale, vorrei che il sogno di Lorenzo non rimanesse un’utopia: realizziamo tra via Montezebio e via Coldilana, negli inutilizzati vialetti trascurati e bui, un polo che possa essere luogo espositivo, centro di incontri, archivio storico dello spettacolo televisivo, che ricordi gli artisti, i programmi e i tanti episodi che hanno fatto grande la Rai e testimoni tutto quello che questa azienda significa e quello che ha significato. Un grande centro che sia momento di interesse, curiosità, cultura e informazione. Alla portata di tutti, al servizio di tutti, così come “Vanni” lo è stato e continua ad esserlo da quasi mezzo secolo!

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A 14 anni la Orsini si è iscritta alla scuola del Teatro Di Sacco, a Perugia, che ha frequentato fino a 17 anni e mezzo. Gli spettacoli di fine anno sono stati anche il debutto per il concittadino Filippo Timi, attore attualmente lanciatissimo. Dopo la maturità classica, Isabella ha iniziato a studiare recitazione.

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bellezze di Ivan Rota

C’era una volta… Come in una splendida favola, la bella attrice incontra il principe azzurro e lo sposa. Ma Isabella Orsini, adesso che la figlia Altea sta crescendo, ha ricominciato a leggere copioni. Il suo ritorno, ci dice, deve essere con qualcosa di importante

La sua vita sembra davvero una favola: Isabella Orsini, attrice bella e defilata, dopo varie esperienze nella fiction, ha incontrato il suo principe azzurro. E non è un modo di dire, si tratta di un vero principe, discendente da una delle più nobili casate. Ovvero Edouard de La Ligne La Tremouille con tanto di castelli in Francia e in Belgio: la di lui zia, Patrizia d’Aramberg è la compagna di Jean Pierre Enthoven che anni orsono ebbe una relazione con Carla Bruni. L’attuale prèmière dame concupì poi Raphael Enthoven figlio di Jean Pierre, scatenando uno scandalo interna-

zionale. E da lui ebbe un figlio. Ma torniamo a parlare di Isabella: tutti la ricordano ancora come protagonista, con Gabriel Garko, della fiction dallo straordinario successo Il sangue e la rosa, un romanzone a tinte fosche tra amori, tresche e omicidi. «Ho ricordi vividi della mia infanzia trascorsa a Perugia: l’amore immenso per i miei genitori, le corse nei campi. Sono sempre stata una bambina buona e diligente. Sono sempre stata appoggiata dai miei anche quando decisi di trasferirmi a Los Angeles per studiare recitazione: un periodo sensazionale ricco di esperienze

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Sono sempre stata appoggiata dai miei genitori, anche quando decisi di trasferirmi a Los Angeles per studiare recitazione.

nuove che mi sono state molto utili. Tornata a Roma, mi sono ritrovata subito sul set in Bagnomaria di e con Giorgio Panariello: una piccola parte, ma una grande soddisfazione». Nel film c’era anche una quasi debuttante Manuela Arcuri che incontrerà di nuovo nella fiction Imperia, la grande cortigiana. Al cinema la ricordiamo anche in Intrigo a Cuba e in Ricordati di me. Per la televisione recita, tra l’altro, in Il bello delle donne e in L'onore e il rispetto. Il produttore Alberto Tarallo crede in lei e le affida nel 2008 il ruolo da protagonista in Il sangue e la rosa. Da quel momento la carriera di Isabella si interrompe per sua volontà: si innamora del principe, si sposa con festeggiamenti da regina nel

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castello di famiglia in Belgio, ma non disdegna di tornare dalla famiglia a Perugia. Rimane incinta e si ritira a Parigi in attesa del lieto evento: nasce così la deliziosa Altea, un amore di bambina che vuole accudire personalmente. «Aspetto che Altea cresca: nel frattempo leggo copioni con tranquillità cercando una cosa importante per il mio ritorno. Torno spesso a Roma nel mio appartamento con terrazzo che mi dà tanta tranquillità. Qui dipingo, è la mia seconda attività: ho già fatto diverse mostre, ho esposto anche a Miami. Ho poche amiche: una delle più care è Violante Placido, una donna eccezionale e un’attrice fantastica».

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Lasciata Perugia, l’attrice ha girovagato per il mondo: Vienna, New York, Los Angeles, Parigi e infine Roma. Ma ha ancora la valigia in mano pronta per ripartire.

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For magazine confessioni Tiberio Timperi (47 anni) ha un figlio di 7 anni, Daniele, avuto dall’ex moglie Orsola Gazzaniga. Roberta Ferrari, che ha intervistato Timperi per noi, conduce A casa dei campioni, che va in onda ogni domenica all'interno di Unomattina in famiglia.

di Roberta Ferrari

Il mestiere di padre Tiberio Timperi, uno scrittore prestato alla televisione? Forse. Intanto non perdete il libro Nei tuoi occhi di bambino e seguitelo a Unomattina in famiglia. E leggetevi questa intervista, fatta da una che lo conosce molto bene 10 For Magazine


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È da poco uscito il libro di Tiberio Timperi Nei tuoi occhi di bambino (Longanesi editore), un’occasione per parlare a tutto tondo con un protagonista del mondo dello spettacolo, del quale, lavorando con lui ormai da diversi anni, apprezzo la preparazione e la professionalità. Timperi è giornalista, conduttore, scrittore, autore e ha anche fatto la radio: nella Tv di questi ultimi anni, in cui molto spesso c’è chi si improvvisa presentatore di trasmissioni, mi sembra giusto dare risalto a chi ha sempre svolto il proprio lavoro con serietà e impegno. Cominciamo dal Timperi scrittore: di cosa parla il tuo nuovo libro? «Si tratta di un romanzo. È la storia di Leonardo, un padre separato che vuol essere padre a tutti gli effetti di suo figlio Matteo. Il racconto parte da quando il bambino ha 2 anni, per ripercorrere poi diversi periodi della sua vita, fino ad arrivare agli attuali 8 anni. Viene descritta la quotidiana corsa di Leonardo contro gli ostacoli che gli impediscono di godere della crescita del figlio e, al tempo stesso, come Matteo vede suo padre. Ciò che ho voluto mettere in risalto è l’arretratezza culturale che continua ad esserci, che limita la pari dignità sociale prevista nell’articolo 3 della Costituzione. Un padre ha il diritto di vedere il proprio figlio quanto la madre». Timperi sostiene che c’è tuttora una cultura che vede il figlio affidato sempre alla madre, che non ci si rende conto come, invece, attualmente ci sono padri che vogliono vivere totalmente il loro ruolo di genitore. Credo non si debba generalizzare, ma il conduttore è dell'idea che, fosse anche per un solo padre che desidera vivere appieno suo figlio, sia giusto battersi perché gli sia concesso questo diritto. Egli sottolinea che non c’è nulla di autobiografico in questo romanzo anche se, senz’altro, è un argomento che lo coinvolge molto emotivamente, poiché anche lui è genitore separato e padre di Daniele di 8 anni, un figlio che ama più della sua vita e vorrebbe vedere il più possibile. Veniamo al Timperi conduttore: penso siano in pochissimi a poter vantare tanta fedeltà allo stesso programma. Conduci Mattina in famiglia, da quest’anno promosso su Raiuno (con il titolo Unomattina in famiglia). Come fai a trovare sempre nuovi stimoli ed entusiasmo in un programma che ormai potresti condurre a occhi chiusi? «Molta parte del merito va al grande team di autori che non dà mai nulla per scontato, poi gli ottimi ascolti e l’amore da parte del pubblico ti gratificano». Ci sarà un programma che vorrai condurre… «Se anche ci fosse non lo direi, sono a disposizione dell’azienda e delle opportunità che mi vengono offerte, come ad esempio quella di sostituire temporaneamente la neomamma Veronica Maja in Verdetto finale, sempre su Raiuno. Comunque mi piacerebbe un programma a metà tra informazione e intrattenimento». Ti piacerebbe la prima serata? «Non mi interessa la fascia oraria, non ci sono regole fisse». Come vedi la Tv di oggi, ti soddisfa?

Timperi, ogni sabato e domenica, conduce con Miriam Leone, Unomattina in famiglia.

«Ci sono molti più canali rispetto agli anni passati, perciò molte più opportunità per tutti». Che effetto fa l’esplosione di carriere improvvisate agli occhi di chi, come te, è un professionista con tanti anni di gavetta alle spalle? «I concorrenti dei reality, perché di loro stiamo parlando, vanno di moda visto che costano poco. Certamente sono un sostenitore della vera gavetta!». Timperi giornalista: sei stato per tanti anni al Tg4. Nostalgia di quel genere d’informazione? «Ciò che mi manca è la vita di redazione, il Tg4 era agli inizi e abbiamo vissuto momenti e situazioni molto coinvolgenti. Senz’altro non mi manca il suo direttore Emilio Fede». Quando registri in studio, sei molto sensibile ai brani che vengono abbinati ai servizi montati. La tua passione per la musica e per la radio si avverte. «Sì è vero. La radio è una mia grande passione, così come la musica. Ho fatto radio per diversi anni e mi piacerebbe ancora farla perché ha un fascino davvero particolare».

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For magazine ARTE di Silvestro Bellobono Mark Rothko, Untitled, olio su tela (71,3 x 92 cm),1942.

Capolavori del Guggenheim L’arte americana, dall’Espressionismo astratto alla Pop Art fino al Fotorealismo, rivive attraverso un’eccezionale rassegna di opere, specchio fedele di un periodo storico-artistico (1945-1980) fatto di significativi cambiamenti 12 For Magazine


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Robert Morris, Untitled (Brown Felt), feltro (dimensioni variabili), 1973.

Il Palazzo delle Esposizioni di Roma, fino al 6 maggio 2012, ospiterà la straordinaria mostra Il Guggenheim. L’avanguardia americana 1945– 1980, a cura di Lauren Hinkson, assistente curatrice alle Collezioni del Solomon R. Guggenheim Museum. Si tratta di una retrospettiva unica che permette al pubblico di osservare gli snodi fondamentali dello sviluppo dell’arte americana, in un’epoca di enormi trasformazioni nella storia degli Stati Uniti: un lungo periodo caratterizzato da prosperità economica, rivolgimenti politici e conflitti internazionali, oltre che da notevoli cambiamenti dal punto di vista culturale. In esposizione sessanta capolavori provenienti dalla collezione permanente del museo newyorkese e più

di cinquanta artisti da ammirare, tra i quali Jackson Pollock, Willem de Kooning, Mark Rothko, Arshile Gorky, Alexander Calder, Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg, Andy Warhol. Il percorso espositivo prende avvio dagli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra mondiale, quando gli Usa iniziano a divenire il centro globale dell’arte moderna, con l’affermazione dell’Espressionismo astratto che cattura l’attenzione internazionale su una cerchia di artisti attivi a New York. A partire da quel momento, si assiste ad una eccezionale proliferazione delle correnti artistiche più diverse: dall’irriverente entusiasmo della Pop Art per l’immaginario popolare fino alle meditazioni intellettualistiche

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Mark Rothko, Untitled, olio su tela (121 x 90 cm), 1947.

Robert Rauschenberg, Untitled (part.), olio, stampa serigrafica, metallo e plastica su tela (401 x 610 cm), 1963.

sul significato dell’immagine che caratterizzano l’Arte concettuale negli anni Sessanta; dall’estetica scarnificata del Minimalismo alle sgargianti iconografie del Fotorealismo negli anni Settanta. Benché molto differenti, tali movimenti furono

accomunati da uno spirito indagatore verso la natura profonda, il senso e le finalità dell’arte. Durante questa importante epoca postbellica fu decisivo il ruolo di Peggy Guggenheim, figura di rilievo per eccellenza, la mecenate di tantissimi celebri nomi, la quale, nel lontano 1943, inaugurò nella sua galleria newyorkese la prima mostra dedicata a Jackson Pollock. Da lì in poi la Grande Mela divenne il principale centro artistico a livello internazionale, meta dei più grandi artisti e motore di una intensa crescita culturale, grazie anche al benessere economico di quel periodo. Nell’analisi di quegli anni cruciali per la storia dell’arte americana, la mostra illustra anche l’influente azione svolta dal Solomon R. Guggenheim Museum nel dar forma a quegli sviluppi, grazie al costante sostegno offerto agli artisti

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Jackson Pollock, Untitled (Green Silver), smalto e alluminio dipinti su carta e trasferiti su tela (269 x 207 cm), ca. 1949.

emergenti. I dipinti, le sculture, le fotografie e le installazioni esposte, provenienti anche dalla Peggy Guggenheim Collection di Venezia e dal Guggenheim Museum di Bilbao, rappresentano gli interessi specifici dei singoli curatori, collezionisti e studiosi che hanno promosso l’arte contemporanea del loro tempo, lasciando la propria impronta sull’istituzione. L’esposizione di questi capolavori rispecchia l’evoluzione stessa della rete museale globale del Guggenheim, capace di trasformarsi da vetrina dedicata alla pittura astratta europea a punto di riferimento internazionale per l’arte moderna e contemporanea. Un progresso artistico sottolineato soprattutto dalla presenza di opere basilari come quelle di Jackson Pollock (Untitled, 1949 circa, e Number 18, 1950), Arshile Gorky (Untitled, 1944), Willem de Kooning (Composition, 1955) e Andy Warhol (Orange Disaster #5, 1963). Willem de Kooning, Composition, olio, smalto e carboncino su tela (201 x 175,6 cm), 1955.

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UOMO DEL MESE di Ivan Rota

James Ferragamo Un uomo così bello non può che essere circondato da donne altrettanto avvenenti: ecco infatti intorno a lui due delle più affascinanti attrici del momento, ovvero Ashley Greene, nel cast della saga di Twilight, e Freida Pinto, lanciata da The Millionaire. James Ferragamo ha tutto per piacere, protagonista del jet set, bello come il sole, imprenditore d’assalto: è corteggiatissimo e tante donne lo vorrebbero. Lui, però, rimane sempre molto nascosto, partecipa solo alle sfilate della griffe di famiglia e a pochi esclusivi party. Lo vorremmo vedere più spesso. Un appello: James, concediti un po’ di più.

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DONNA DEL MESE

Angelina Jolie Alla cerimonia per i New York Film Critics Circle Awards 2011, tenutasi a New York, l’attrice americana Angelina Jolie si è presentata in forma smagliante con un total look Salvatore Ferragamo. Angelina ha scelto una camicia in seta color bianco perlato, abbinata ad una gonna in pelle nera, e un paio di décolleté in pelle nera con tacco a stiletto in metallo: chapeau! La star, nella semplicità del suo abbigliamento, è elegantissima. A capo di una numerosa famiglia, con il suo compagno Brad Pitt, si dice spesso di lei che si sia rifatta le labbra. Per capire che non è vero basterebbe vedere Scherzi del cuore (1998), uno dei primi film interpretati: le labbra sono identiche e lei è bellissima. Allora come ora.

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Lucrezia Lante della Rovere (45 anni) con la madre Marina Ripa di Meana. Qui sorridenti, ma Marina ammonisce: Lucrezia è una donna estremamente lunatica, i rapporti con lei durano poco.

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cover di Silvestro Bellobono

Donne contro Lucrezia Lante della Rovere è stata la vera sorpresa di Ballando con le stelle. Un concentrato di eleganza e sex appeal. Ma mentre lei danza, mamma Marina gliene canta quattro. Per esempio? «Non sa tenere i rapporti con gli altri, non solo con me, ma anche con i suoi uomini e persino con le figlie, che l’hanno abbandonata presto»

In poche puntate ha già conquistato il pubblico e, soprattutto, la giuria di Ballando con le stelle, il seguitissimo spettacolo del sabato sera targato Raiuno, giunto alla sua ottava edizione. Nel suo passato artistico (e si spera nell’immediato futuro) una carriera da attrice di cinema, teatro e Tv, che le ha permesso di lavorare con registi come Mario Monicelli (in Speriamo che sia femmina, 1986), Pupi Avati (in Storia di ragazzi e di ragazze, 1989) e Luigi Magni (ne La carbonara, 2000). Nella sua storia personale figurano il legame sentimentale con l’imprenditore romano Giovanni Malagò, da cui ha avuto due figlie gemelle, Ludovica e Vittoria, alcune relazioni importanti con uomini celebri e di successo, come l’attore Luca Barbareschi e il regista Gianpaolo Tescari,

e una serie di flirt più o meno brevi che hanno contribuito alla sua fama di “mangiauomini”. Esperienze forti, come ha sottolineato più volte lei stessa. Senza naturalmente dimenticare le sue “ingombranti” origini familiari: nobili dal lato paterno (vanta anche due Papi in famiglia) e alto-borghesi dal lato materno (se poi si considera che la mamma è Marina Ripa di Meana l’onere diventa ancora più gravoso). Tutto questo è Lucrezia Lante della Rovere. Bellezza, eleganza, talento suffragati da tanta passione, sensualità, timidezza ed esuberanza. È lei la sorpresa indiscussa del talent per vip condotto da Milly Carlucci, in cui la rossa attrice si è messa in gioco, mostrando la sua versatilità artistica anche in uno show, lei che finora in televisione era stata protagonista

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Lucrezia Lante Della Rovere e Simone Di Pasquale (34 anni) si scatenano in un appassionato passo di danza. Il noto ballerino, che vinse la prima edizione di Ballando con le stelle (2005) in coppia con la showgirl Hoara Borselli, è stato protagonista della tournée teatrale La Febbre del Sabato Sera, nel ruolo di Tony Manero.

sì, ma solo di fiction (di grande successo come, solo per citare le ultime, Donna detective e Tutti pazzi per amore 3). In coppia con il suo “maestro” Simone Di Pasquale, storico ballerino della trasmissione, Lucrezia si esibisce ogni sabato sera, tra un giro di valzer e un passo di charleston, guadagnandosi i complimenti dei giurati e le alte percentuali di televoto degli spettatori da casa. Ovviamente mettendo in risalto il suo amore per la danza e giocando, da vera femme fatale, con la sua innata carica erotica, alla quale non sembra certo indifferente il buon Di Pasquale. Che sia l’inizio di una nuova liaison? Per saperne di più sull’"universo Lucrezia" abbiamo scelto di far-

ci raccontare qualcosa da chi meglio di tutti la conosce, la ama, la critica: ovvero sua madre Marina Ripa di Meana, la cui rubrica di lettere è un appuntamento irrinunciabile per tutti i lettori del nostro magazine. Il loro rapporto, da sempre piuttosto turbolento, si è trasformato in una perenne rivalità. Marina e Lucrezia, così vicine e così lontane, affascinanti, estrose, vivaci. E soprattutto entrambe senza peli sulla lingua, quando l’una parla dell’altra, e viceversa. Basta leggere le parole della nostra “collaboratrice”. Come sono al momento i rapporti con sua figlia? Lucrezia ha dichiarato di recente che sono buoni.

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«Si vede che quel giorno, quando ha dichiarato questa cosa, le girava bene. Infatti, Lucrezia è una donna estremamente lunatica, i rapporti buoni con lei durano poco. Un sabato sera abbiamo fatto una riunione qui a casa mia con un gruppo di tre generazioni di suoi fan, mentre lei era in video che ballava. Ma già l’indomani ha trovato il modo di mandare insulti sia a me e Carlo sia a nostro figlio Andrea. È una donna che non sa tenere i rapporti con gli altri, non solo con me, ma anche con i suoi uomini e persino con le figlie, che l’hanno abbandonata presto. Gli uomini che ha frequentato si sono tutti organizzati diversamente, e adesso sono accompagnati o sposati con altre donne. Lei ora è rimasta da sola con un cane, e spero che un giorno non butti dalla finestra anche lui!». C’è qualcosa che lei si rimprovera? «Mi rimprovero di essere stata una donna che ha pensato soprattutto a tirare la carretta da sola, io ho fatto più il padre che la madre, e forse la mia colpa più grande è di non averle dato un’educazione sentimentale». E invece rimprovera qualcosa a Lucrezia?

«Il suo carattere. Più che un rimprovero è una costante preoccupazione per me, perché adesso è sola e ha fatto piazza pulita di tutti i suoi rapporti». Lei desiderava per sua figlia una carriera nel mondo dello spettacolo oppure la vedeva meglio come avvocato, medico o altro? «Non pensavo per lei ad una carriera particolare. Secondo me per tutti gli esseri umani è importante sapersi esprimere, e in tal senso io ho cercato sempre di incoraggiarla». Cosa pensa della partecipazione di Lucrezia a Ballando con le stelle? È vero che la televota ogni sabato? «Penso che abbia fatto bene a partecipare. All’inizio l’ho molto incoraggiata perché lei era piuttosto dubbiosa, e inoltre è sempre stata un po’ snob nei confronti della Tv. Infatti, avrebbe preferito farcela nel cinema, ma la sua carriera cinematografica purtroppo non è stata finora fortunata. Ritengo che prendere parte ad una trasmissione nazional-popolare come quella di Milly Carlucci sia stata una buona decisione. Lucrezia è bellissima, elegante e ha sempre avuto la passione per il ballo. Ho cominciato a televotarla

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da casa, creando un gruppo di persone, amici e conoscenti, per sostenerla. Ma poi mi sono scoraggiata quando, dopo averla seguita e attesa fino alle 3 di notte, ho ricevuto solo insulti. E quindi adesso non mi occupo più della trasmissione e il sabato sera preferisco fare altro». Le piacerebbe prendere parte a qualche trasmissione Tv insieme con sua figlia, magari in uno spazio tutto vostro? «Questa domanda mi è stata posta più volte nel corso degli anni. Un programma insieme è sempre stato un mio grande desiderio, ma non lo è per lei! Lucrezia è ossessionata dal pensiero che io possa starle vicino pubblicamente per cinque minuti. Mi considera una persona da visitare ogni tanto privatamente, in casa e per pochi minuti, poiché è terrorizzata dal fatto che i fotografi possano vederci insieme». È ancora contrariata per la partecipazione di Lucrezia lo scorso anno alla manifestazione delle donne “Se non ora quando?”, che lei le sconsigliò pubblicamente? «Trovavo, e trovo tuttora, ridicola quella manifestazione, fuori dal tempo. La discriminazione tra donne per bene ed escort è anacronistica. Nella vita non c’è bisogno di scendere in piazza per prendere le distanze da quello che non piace. E per questi motivi sconsigliavo a mia figlia di aderire. Ma, detto ciò, ognuno è libero di fare e pensare quello che più gli piace». Invece, come vanno le cose tra lei e le sue nipoti Ludovica e Vittoria? «Credo che le ragazze all’inizio abbiano avuto delle difficoltà a causa del carattere della mamma, ed è per questo che a 16 anni hanno scelto di andare a vivere col padre, da cui hanno avuto una buonissima educazione e, soprattutto, sono state ricoperte di affetto. È proprio per via di questa educazione ricevuta che ora hanno un rapporto ottimo e affettuoso con me. Per fortuna non hanno la lunaticità della madre». E dell’attuale partner di sua figlia cosa pensa? «Penso che non esiste più, perché è un altro che ha frullato dalla finestra. Oggi mi risulta che Lucrezia sia single». Lei crede che i figli d’arte siano privilegiati nel successo pubblico, ma svantaggiati dal punto di vista privato? «Sì, partono sicuramente avvantaggiati dal nome, però quasi sempre i “figli di” vivono come un eterno complesso questo fatto. Quindi alla fine è più uno svantaggio, perché li porta a vivere male il rapporto con i genitori, sui quali a loro volta fanno pesare il problema».

A soli 22 anni, l’attrice diventa madre di due gemelle, nate dalla relazione con Giovanni Malagò, realizzando il desiderio di avere quella famiglia che, dato il divorzio tra i suoi genitori, non aveva mai avuto.

C’è qualcosa, come mamma, che ancora non ha detto a sua figlia? «Negli anni ho provato a dirle tante cose. Una cosa che le direi ora è che riflettesse e facesse parlare anche gli altri, invece di zittirli dopo la seconda parola. Dovrebbe ascoltare gli altri, e non

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Sul rapporto tormentato con Luca Barbareschi, Lucrezia ha dichiarato: «Lui è quello che volevo a trent’anni. L’instabilità. Un rapporto rocambolesco. Una storia bella e morbosa, esaltata dal fatto di lavorare insieme. Ma arriva il giorno che ti devi staccare per camminare con le tue gambe».

parlo solo di me, ma anche di altre persone intelligenti che forse potrebbero darle dei buoni consigli». Quale augurio vuole rivolgere a Lucrezia? «Le auguro di riflettere bene e di trovare una sua dimensione di vita, con un compagno che la rassereni, perché, nonostante

tutto quello che molte donne moderne asseriscono, restare da sole negli anni è molto difficile. Le auguro col cuore di trovare finalmente un ottimo compagno, così come l’ho trovato io con Carlo».

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Uno scorcio di un tramonto a Le Morne, regione nell’estremità sud occidentale di Mauritius.

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REPORTAGE di Michela Garosi

Stare qui ha il sapore dell’eternità Ritroviamo le nostre splendide Donnavventura tra mari incontaminati e isole da favola: Mauritius e Rodrigues. Quasi quasi viene voglia di restare, per sempre. Ma ci sono altri luoghi da sogno che ci aspettano, raccontati dai diari di viaggio delle nostre inviate specialissime

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Cavalcata in una piantagione di ananas nel cuore verde di Mauritius.

Ninfee giganti al Botanical Garden di Pamplemousse, nella parte settentrionale dell’isola.

Donnavventura nel suo nuovo viaggio, saluta il Madagascar, l’isola rossa, per approdare nell’isola fiorita: Mauritius. Prima tappa a l’Eglise di NotreDame Auxiliatrice a Cap Malheureux, una chiesetta su un mare cristallino con piccole spiagge riparate, come quella di Bain Boeuf. Prima di scoprire l’isola, una nuova esperienza per il team: si passa dalla guida dei pick up a quella degli scooter subacquei, alla scoperta dei fondali marini di Mauritius. Le nuove attività, tuttavia, non sono finite: le Donnavventura scoprono la pesca d’altura a Le Morne e non si lasciano neppure sfuggire l’occasione di scoprire questa incantevole isola con una passeggiata a

cavallo, su percorsi suggestivi attraverso zone di fitta vegetazione, canna da zucchero ed enormi distese uniformi di piantagioni di ananas, una delle colture più importanti dell’isola. Fare colazione con diverse specie di testuggini, dalle aldabra, di enormi dimensioni, alle raggiate, per Chiara è una nuova occasione di racconto. Innumerevoli sono le mansioni da svolgere dalle Donnavventura. Non c'è mai tregua, ma a Blue Bay non è possibile non concedersi un meritato e indimenticabile relax. Questa volta è il turno per le due veterane Ana e Chiara, che si lasciano coccolare con diverse tecniche di massaggio.

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Veduta di un tramonto a Trou aux Biches, florida localitĂ turistica sulla costa.

Chiara, donnavventura veterana, che si fa massaggiare in una spa del luogo.

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La donnavventura Stefania che fotografa un suggestivo panorama a Le Morne.

Un esemplare di uccello cardinale, molto diffuso a Mauritius.

Le ragazze che giocano in acqua in uno dei pochi momenti di svago.

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Un’immagine dell’isola aux Bénitiers vista dall’alto.

Elegante relax: una lezione di golf per le donnnavventura a Le Morne.

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Una suggestiva ripresa dall’elicottero del panorama di Le Morne Peninsula.

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Il team al completo impegnato con la pesca d’altura a largo di Mauritius.

Parata ufficiale in occasione dell’anniversario della Rodrigues Regional Assembly.

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Le ragazze danzano con alle spalle un mozzafiato tramonto sul mare. Donnavventura va in onda ogni domenica su Rete 4 alle 14,00.

In seguito il clima non è particolarmente propizio per il team che lascia una Mauritius grigia per l’isola di Rodrigues battuta dalla pioggia. Qui le Donnavventura visitano la città di Port Mathurin, la capitale, centro amministrativo, commerciale e industriale dell’isola, che fa parte delle cosiddette Vanilla Islands, insieme a Mauritius, Réunion, Madagascar, Seychelles, Comores e Mayotte, prossime a far nascere una sorta di consorzio per implementare l’afflusso turistico in questi territori. Nonostante il tempo, una nota di colore arriva da un appuntamento importante per l’isola, davvero travolgente per il clima festoso che crea. Si tratta del 9° anniversario dell’istituzione dell’assemblea regionale di Rodrigues, “Rodrigues Regional Assembly”. Il giorno successivo il tempo sembra essere un po’ più clemente: il mare è calmo e appare perfetto per navigare a vela con un’imbarcazione locale. Il team, così, raggiunge la piccola isola di Cocos, ad ovest di Rodrigues, su

cui l’accesso è severamente regolamentato. In questo luogo, infatti, vivono e vengono a riprodursi numerose specie di uccelli marini. In particolare, gli alberi, i cespugli e persino il terreno circostante brulicano di noddies, che i locali chiamano malaine, una specie di gabbiano dal piumaggio grigio scuro, con la testa di un colore grigio più chiaro, oppure bianco. Giunge, infine, l’ultimo giorno ed è la volta del trasferimento da Cotton Bay a Blue Bay: il tempo di sistemare tutti i bagagli e pronti via per un nuovo volo, dopo una breve sosta a Maurice. Per Stefania è arrivata l’ora di ammirarla dal cielo, sorvolandola a bordo dell’elicottero della polizia, per raccogliere le più belle immagini e raccontare questi ultimi attimi dell’isola fiorita. Ma altre isole da sogno aspettano le Donnavventura. E noi che le seguiamo.

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Chiara a fianco di una tartaruga gigante di aldabra.

Un esemplare di noddie col suo piccolo sull’isola di Cocos.

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Melissa Satta (26 anni) è appassionata di social network: sul suo blog posta foto personali e video con sessioni di fitness. Inoltre su Twitter ha piÚ di 170 mila followers.

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sorprese di Silvestro Bellobono

Chi c’è nel letto di Melissa? Non il campione del Milan Kevin Prince Boateng, suo attuale fidanzato, ma Omar Fantini. Che è il suo telepartner in una situation comedy tutta da vedere

Un passato da velina, che l’ha lanciata nel dorato mondo dello spettacolo, un presente da attrice in una sitcom di successo. Nel mezzo tante relazioni sentimentali – ha un debole per i calciatori – che hanno calamitato su di lei gli obiettivi dei paparazzi e l’attenzione dei professionisti del gossip. Del resto una storia durata cinque anni con l’ex bomber azzurro Christian Vieri non passa certo inosservata, anche per la singolare rottura che ha fatto tanto scalpore: mentre lei era a New York, lui ha diramato un comunicato stampa in cui annunciava la separazione e poi

si è rifiutato di parlarle (atteggiamento tipico di Bobo, che non a caso all’Atletico Madrid chiamavano “el muto”). Ma anche il suo attuale legame si presta molto al pettegolezzo da rotocalco rosa: dallo scorso autunno Melissa frequenta il centrocampista del Milan Kevin Prince Boateng, al quale si dice molto affezionata perché la fa stare bene e la rende felice. Ma la passione per il calcio, o meglio per chi lo pratica, non è l’unico interesse sportivo della showgirl, che riguardo alle sue attività per il benessere del corpo ha dichiarato: «Mi alleno mol-

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Alcune immagini del set di Amici@Letto, la sitcom in cui Melissa Satta e Omar Fantini (39 anni) sono due single che fanno sesso senza legami sentimentali. La fiction, creata appositamente per la fanpage FB di Comedy Central, va anche in onda sull'omonimo network (canale 122 di Sky).

to in palestra. Faccio kick boxing, pilates e lunghe sedute di tapis roulant. Sono cintura marrone di karate, ho anche vinto la medaglia di bronzo ai nazionali. I miei allenamenti durano un’ora intensa, due o tre volte alla settimana. Poi faccio anche tennis e vado a cavallo. Ma non con regolarità». Di sicuro tutto questo movimento giova alla sua straordinaria silhouette, anche perché, a suo dire, non segue alcuna dieta particolare («Non ne ho mai fatta una in vita mia. Mangio di tutto, pure pasta, pane e porcherie dei fast food»). Mentre la bellezza è senza dubbio un dono di Madre Natura, oltre che un passe-partout indispensabile che le ha permesso di salire sul bancone di Striscia la Notizia (dove ha debuttato nel 2005) e da lì spiccare il volo nello showbiz. Anche se la Satta non ha mai nascosto il desiderio, dopo aver conseguito la maturità classica, di completare gli studi universitari in Relazioni Pubbliche, regalando così una soddisfazione in più ai suoi genitori, che continuano a rinfacciarle questa lacuna, e ai quali afferma di «non aver creato mai alcun tipo di problema, sono sempre stata una figlia piuttosto indipendente, ho fatto sempre il mio dovere

a scuola, dove ero anche un po’ secchiona». Al momento, però, il lavoro le ruba molto tempo ed energie. È una vita sempre di corsa quella di Melissa, che per motivi professionali si sposta frequentemente da Milano a Roma, da Napoli a Firenze. Testimonial di diversi brand (per esempio Peugeot 207 Sweet Years), ospite d’onore a sfilate e presentazioni (c’è sempre alle “prime” delle collezioni di Cesare Paciotti), la showgirl è stata recentemente la madrina d’eccezione della Brancamenta Night Winter Edition, una grande festa di musica e divertimento organizzata da dieci locali milanesi per celebrare il liquore alla menta più famoso al mondo. Ma la Satta in questo periodo pensa soprattutto alla Tv. «È quello che mi piace fare di più, con l’auspicio di ritagliarmi sempre più spazio in questo settore, fino a ritrovarmi in scena, un giorno, anche da sola». E, infatti, dopo la positiva esperienza accanto ad Alfonso Signorini nella seconda edizione di Kalispéra!, ecco spalancarsi per lei le porte della situation comedy Amici@Letto, che la vede protagonista. Nato come esperimento visibile su Facebook, il progetto è diventato subito un cult, triplicando in pochi giorni

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Vita da ex velina: la Satta madrina di Brancamenta Night (a sinistra con Simona Salvemini) e ospite delle sfilate di Cesare Paciotti (con lei a destra).

i “mi piace” dei fan sulla pagina del popolare social network, così da approdare anche in Tv su Comedy Central (canale 122 di Sky). Assieme all’ex velina c’è Omar Fantini. La storia verte su due coinquilini che non hanno una relazione, ma praticano il sesso tra amici. Lei è una modella bellissima, appena rientrata in Italia da Boston (dove Melissa è nata veramente). Lui è un single impenitente trasferitosi da poco a Milano. I due si trovano a condividere l’appartamento, l’affitto e il letto, provando ad evitare le complicazioni romantiche. È chiaro il riferimento ai film hollywoodiani che di recente hanno approfondito questo tema, su tutti Amici, amanti e… con Ashton Kutcher e Natalie Portman, e Amici di letto con Justin Timberlake e Mila Kunis. Di questa sitcom Melissa pensa che sia «un progetto carino e divertente. Ci abbiamo messo tanto impegno. E abbiamo deciso di coinvolgere il pubblico, che potrà interagire con noi attraverso dei videoblog». Per lanciare il programma nel modo migliore la Satta non ha esitato a reclamizzarlo con astuzia rilasciando a Vanity Fair alcuni

piccanti commenti intimi, relativi non solo al fatto che il sesso è determinante nella sua vita, ma anche che lo fa dalle sette alle dieci volte alla settimana, aggiungendo inoltre di non amare i preliminari e di preferire la posizione “da sopra”. Nessuna inibizione dunque nel parlare della sua vita sessuale (cosa che ha fornito tanto materiale alle malelingue), senza ipocrisie e falsi moralismi. Come del resto non ha problemi a rivelare le sue ambizioni di donna, facendo sapere che per ora non pensa al matrimonio («Non esageriamo, con Boateng stiamo insieme da pochi mesi»), ma riconoscendo che nel suo futuro «sicuramente una famiglia ci sarà. È una cosa che voglio, anche se adesso è troppo presto, visto che sono ancora molto giovane e non è il momento di fare figli!».

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Enrico Ricciardi con Francesca Lukasik

All’Hollywood di Milano il fotografo Enrico Ricciardi ha presentato il calendario De Nardi 2012 (che realizza ormai dal 1997). Per questa edizione Ricciardi, ha deciso di ispirarsi a 12 attrici del mitico periodo degli anni ’70 nel quale furono girati molti film del filone sexy, recentemente rivalutati grazie anche a Quentin Tarantino. Per rendere omaggio ad attrici del calibro di Edwige Fenech, Gloria Guida, Laura Antonelli, Barbara Bouchet, Ricciardi ha scelto le bellissime Marina Saia, Francesca Lukasik, Bruna Ndiaye, Alice Bellotto, Laura Drzewicka, Arianna Espen Grimoldi, Silvia Martisova, Surobhi Serafinelli, Aurora Marchesani, LadyDiabolika, Ilaria Seaofsin e Anna Grigorenko.

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di Ivan Rota

Una delle pietre miliari della storia della televisione italiana, la pubblicità di Carosello del famoso Digestivo Antonetto, è tornato in video dopo 30 anni grazie ad un bellissimo spot. Interprete è il grande trasformista Arturo Brachetti che, per la prima volta nella sua carriera, presta il volto alla pubblicità. Brachetti ha studiato, con la sua solita ironia, un numero di trasformismo che rappresenta i “pericoli della cattiva digestione” e che inizia con l’artista che prende vita dall’immagine unica e divertente creata da Armando Testa nel 1960, che rese questo digestivo un’icona della comunicazione italiana. Non un semplice commercial, ma una performance artistica capace di ricordarci con il sorriso che il “Digestivo Antonetto agisce presto”! • Incendio a casa di Carlo Vanzina a Cortina (dopo il Madoff dei Parioli ancora un brutto colpo per il regista dei cinepanettoni). La centralissima casa Vanzina di Corso Italia è in realtà di Cecilia Colussi, che ha affittato ai Vanzina, ma si è preoccupata molto e da Saint Moritz chiamava i vicini per constatare i danni reali alla sua proprietà. Tuttavia, alla fine solo un grande spavento per la Vanzina Family, messa in salvo dai vigili del fuoco. Arturo Brachetti

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Una Cortina molto familiare e meno glamour del solito: Marta Marzotto se n’è andata a Punta del Este, Sandra Carraro a Roma, Daniela Santanchè a Courmayeur. Invece, Paolo Mieli ha portato i figli a sciare a Col di Gallina. Fiorello c’era ma si è nascosto. Guido Barilla si è allenato indefessamente per la Dobbiaco-Cortina, 30 kilometri di sci di fondo. Sempre a Cortina, il nuovo chicchissimo resort Rosapetra ha rifiutato Fabrizio Corona e Belen dicendo che erano pieni. Pochi i frisson mondani. Doppi festeggiamenti invece per il principe scapolo Hubertus Von Hohenlohe, figlio di Ira Furstenberg, che ha esposto le sue fotografie da Icon Gallery. •

Ornella Vanoni

Enrico Cisnetto e la moglie Iole fanno strategia di coppia e con la rassegna “Cortina InConTra” mettono in vetrina i poteri forti e vanitosi. E riaprono l’Audi Palace per il decennale della kermesse con tanto di libro celebrativo. Un’incontenibile Ornella Vanoni che racconta di aver fatto la pipì nella villa di un ricco signore (chi sarà mai?). «Che fai? – le chiede lui – proprio sull’azalea di mio nonno?». E lei: «Con tutte le vitamine che prendo starà sicuramente meglio». Sempre la Vanoni racconta del suo amore con Gino Paoli: «Mi dissero che lui era frocio, e a lui dissero di me che ero lesbica e portavo sfiga. Per mesi abbiamo fatto lunghissime passeggiate, convinti l’uno dell’omosessualità dell’altro. Poi un giorno abbiamo fatto outing al contrario». E con il sesso adesso come va? Vanoni risponde senza peli sulla lingua : «Mi sono autoinfibulata», dice indicando le pudenda. Sempre per la rassegna “Cortina InConTra”, al Miramonti, appuntamento con “Come pesci nella Rete” di Januaria Piromallo e Marika Borrelli, animatrici del dibattito “Se gli antichi avessero avuto Internet…”. Iole Cisnetto, nelle veci di padrona di casa, sostiene che Cleopatra, in realtà non particolarmente attraente, fu in grado di precorrere di millen-

ni i meccanismi di marketing riuscendo a divenire un’icona immortale della bellezza femminile. Ahi, ahi se la sentisse la Santanchè che di Cleopatra si sente l’erede! La Piromallo afferma invece che i social network con i loro followers sono una marcia in più, sempre che si sappia guidare. • Il regista francese Michel Hazanavicius, 45 anni e la moglie-musa Bérénice Bejo, 35 anni, attrice argentina, entrambi nominati ai Golden Globe per il film The artist, sono stati tra i protagonisti del Capodanno di Capri Hollywood, ma in versione assolutamente familiare. Dopo aver ricevuto il premio per il film dell’anno dal Festival prodotto da Pascal Vicedomini, l’affiatatissima coppia, insieme ai quattro figli (i primi due frutto di una precedente unione del regista) con età dai 14 anni ai tre mesi, ha preferito alle mondanità le lunghe passeggiate con carrozzino al seguito alla scoperta delle bellezze dell’isola, come l’eremo di Cetrella e la trecentesca Certosa di San Giacomo. Il raffinato regista francese è infatti un amante non solo del cinema, ma anche dell’arte italiana. •

neo del grande Paoli che è stato un regalo per tutti gli ospiti di Capri Hollywood che hanno festeggiato accompagnati dalla band di Fabrizio Fierro. Si è concesso una esibizione a sorpresa anche Enzo Gragnaniello, mentre la bella Kelly Broke scatenata ballava sui tavoli. Con Pascal Vicedomini hanno festeggiato anche Marina Cicogna, presidentessa dell’Istituto Capri nel Mondo e colonna del festival, i registi americani Lee Daniels e Abel Ferarra, Dori Ghezzi, Tony Renis, Miss Italia Stefania Bivone con Patrizia Mirigliani. Influenzato il regista Emanuele Crialese, che con Terraferma è stato scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar, ha festeggiato con Lina Wertmueller ed altri ospiti al relais dell’Hotel La Palma, dove è stato risvegliato al mattino dai violini del Teatro di San Carlo che gli hanno dedicato un concerto di musiche da film.

Dopo aver festeggiato il 68esimo compleanno con tanto di torta a sorpresa, il premio Oscar Sir Ben Kingsley (tra i protagonisti del prossimo film di Martin Scorsese, Hugo, nei panni di George Melies), ha cenato la sera di capodanno al ristorante Villaverde, ma si è mantenuto leggero in omaggio alla sua splendida forma fisica: di buon mattino l’attore, che interpretò in maniera indimenticabile Ghandi, era già a spasso per l’isola sotto un sole estivo, arrampicandosi da Tragara all’Arco naturale, dopo aver visitato alla Certosa di San Giacomo la mostra dedicata a Marylin Monroe e Grace Kelly dall’artista B.Zarro. Meglio di lui ha fatto un altro premio Oscar, l’attrice americana Melissa Leo (la famiglia è di origine salernitana) che ha festeggiato il 2012 con un tuffo nelle acque gelide di Marina Piccola, all’Arsenale. • E Sapore di mare è stata la canzone che Gino Paoli, quest’anno presidente del Festival caprese, ha dedicato alla splendida modella e attrice romena Madalina Ghenea, seguita da un altro suo grande successo, Una lunga storia d'amore cantandole il verso “Quando ti ho vista arrivare bella cosi come sei”, impressione condivisa da tutti gli ospiti della manifestazione incantati dalle grazie della madrina-Madalina. Un concerto estempora-

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Madalina Ghenea


ForCARA magazine MARINA di Marina Ripa di Meana

scrivi a: marina@marinaripadimeana.it

Cara Marina, sono un trentacinquenne separato dalla moglie e sto vivendo il dramma di incontrare troppo poco mio figlio. Il bambino è stato affidato a lei e io posso vederlo solo nel fine settimana, come ha deciso il giudice. Ma la mia ex moglie qualche volta ne approfitta e non mi consente nemmeno l’incontro. Io avevo e ho tuttora uno straordinario rapporto con lui e ci manchiamo. Mi domando perché i figli non vengano mai affidati ai papà. Capisco che il mio è un po’ piccolino (quattro anni) e ha ancora bisogno della mamma, ma anche del padre, e non solo il sabato e la domenica. Carlo, Perugia Carissimo Carlo, come donna che ha vissuto questa vicenda (mi sono separata dal mio primo marito quando mia figlia Lucrezia aveva appena un anno e mezzo) non posso condividere più di tanto il tuo punto di vista. E questo perché sono assolutamente convinta che i piccoli abbiano più bisogno della mamma che del papà. Sono d’accordo con te però sul fatto che la mamma non deve impedire le visite nei giorni deputati, ma soprattutto sono convinta che per l’equilibrio del bambino non si debba procedere a forza di dispetti o ricatti tra i genitori. Capisco la tua amarezza per non avere sempre con te tuo figlio, ma penso che sia importante più che la quantità di tempo che gli dedichi la qualità, perciò la serenità e l’armonia. È questo rapporto che ti consiglio di instaurare con la tua ex, e vedrai che gli anni passeranno in modo quasi sereno. Il tuo bambino si farà adulto, e sarà presto in grado di scegliere a chi riferirsi, e perciò anche con chi passare sinceramente la maggior parte del suo tempo libero. Cari saluti, Marina

Cara Marina, ti vedo sempre in televisione con una stupenda capigliatura rossa. Immagino, visto il tuo incarnato con lentiggini, che tu debba essere una rossa autentica. È così? Anche a me piacerebbe riuscire ad avere un bel colore simile, invece quando mi rivolgo anche a dei bravi professionisti mi sbagliano la nuance: troppo chiara o troppo scura, e mi fanno un colore che non dura molto e sbiadisce subito. Come posso fare? Lucia, Todi Carissima Lucia, in effetti nasco ramata rossiccia, ma ti confesso che oggi, dietro il mio colore, c’è la mano di un guru del look, un famoso personaggio noto per le sue seguitissime rubriche su molti giornali e periodici nazionali. È un grande sotto tutti gli aspetti, sia per la estrosa personalità, sia per l’impeccabile professionalità. Lavora da più di 40 anni, e potrebbe permettersi di delegare tutto ai suoi assistenti. Invece è sempre lì ad occuparsi delle sue clienti, con le quali stabilisce un rapporto speciale di amicizia e umanità. Questo grande personaggio è Michel. Lavora in un salone di Roma arredato in modo personale e sofisticato. Una capigliatura forgiata dalle sue mani è riconoscibile non solo per il taglio, ma anche per la particolarità del colore, il “rosso Michel” che è la giusta tonalità tra il fulvo e il rame. Dopo aver provato fammi sapere se ho ragione. Accetto scommesse. Tua, Marina

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In passerella Sul Red Carpet Uomini da baciare Donne da conquistare Vip da guardare Star da sognare

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For magazine COSE DI MODA di Ivan Rota e Sara Donati

Uomini & donne

Sono già in rampa di lancio le collezioni per la prossima stagione. All’uomo retrò e metropolitano risponde l’eleganza femminile affidata a splendide borse ed accessori

ENRICO COVERI Giovani attori, artisti e personaggi dello spettacolo hanno assistito alla sfilata di Enrico Coveri Uomo-Donna al Superstudio 13, in via Bugatti, a Milano. Ospiti di Francesco Martini Coveri alcuni dei giovani attori italiani che lo scorso anno sfilarono per Coveri: Giorgia Wurth, in uscita

con il film di Fausto Brizzi Come è bello far l’amore, Alessandro Borghi e Ivan Bacchi. Ad applaudire Francesco gli amici Paola Iezzi, Max Laudadio, Miriana Trevisan, Alessandro Cecchi Paone, insieme ai famosi artisti Marco Lodola, Antonio Recalcati e Massimo Sansavini che negli anni hanno collaborato con la Maison. Paola Iezzi ha eseguito un pezzo musicale inedito come regalo all’amico Francesco Coveri.

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MASSIMO REBECCHI Suggestioni british anni Ottanta e funzionalità in linea con la rivoluzione hi-tech per l’uomo della prossima stagione. L’inverno di Massimo Rebecchi si tinge di atmosfere eighties: un viaggio nella campagna british anni Ottanta per un uomo che, tuttavia, ha fatto delle novità tecnologiche targate Terzo Millennio una parte integrante della propria vita e del proprio stile. La nuova Smart Fly Jacket, che è stata presentata alla 81°edizione di Pitti Uomo, alla Fortezza da Basso di Firenze, è espressione di questo connubio: si tratta di una giacca tre quarti con quattro tasche, trae ispirazione dai modella da caccia, in cotone spalmato, oleata, anti-vento e anti-pioggia. A differenziarla dai grandi cult anni ’80 è l’interno: un gilet staccabile attrezzato con tasche in grado di contenere smartphone, tablet, pendrive e tutti gli altri strumenti di lavoro del manager contemporaneo, che prende il posto della borsa. Leggerezza e comfort si incontrano in quello che si propone come un capo chiave del guardaroba maschile: funzionale, hi-tech, casual chic, complici cuciture sartoriali e ricercate. L’intreccio di stili senza tempo è il fil rouge che lega tutta la collezione agli anni 2012/13: il mood anni Ottanta rivive negli shetland follati, nelle giacche check dalle nuances tipicamente british, nei foderati con agnello ecologico e nei pantaloni di velluto a coste larghe. L’anima della City si rispecchia nei completi flanellati che giocano su texture dagli aspetti mouliné ed effetti grisaglia dai toni nuvolati. Un trionfo di grigi, ai quali si affiancano marroni e toni cammellati: colori d’autunno che da sempre sono un biglietto da visita dell’eleganza maschile. Più dinamici gli interni: check e fantasie regimental che strizzano l’occhio ai simboli della nobiltà britannica. Massimo Rebecchi reinterpreta un capo iconico come la giacca “Trend” in modo innovativo: diventa un pezzo dall’appeal “city-chic”, urbano e rigoroso al contempo; lontano dalle convenzioni del menswear, espressione di una nuova tendenza contemporanea che oppone alla tradizione sartoriale tout court una silhouette decostruita e un mix di materiali diversi, decontestualizzati, che spaziano dal nylon tecnico alla lana cotta infeltrita. Il nuovo tailored si concentra sui dettagli: bordature e cuciture supercurate.

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SPECIALE MODA

ETON Eton, la griffe svedese di alta camiceria, presenta il gentleman metropolitano del nuovo millennio. Protagonista di una collezione caratterizzata da un’eleganza eclettica, cosmopolita ma dall’attitudine casual. La parola chiave è l’eleganza che non può prescindere dalla versatilità e da uno charme retrò contemporaneo, sportivo e curato, sfrontato e intensamente moderno. Il look perfetto dell’uomo metropolitano che unisce il bon ton a un mood più sportivo. Che seduce con stile e all’eleganza più impeccabile sa unire l’energia e la grinta di un look informale. La camicia di Eton, accessorio unico e prezioso, dalla sartorialità irreprensibile, si slega da ogni formalità per acquisire quell’allure personale e inedita adatta a esigenze multiformi e fuori dagli schemi comuni: è la Green Ribbon, la camicia contemporanea e trasversale, sofisticatamente carismatica. Proposta nei tessuti inediti e più sporty – dal denim al jacquard, dalla flanella al twill – in una gamma di colori intensi (blu, grigio, nero), ha i dettagli esclusivi che ne fanno un plus irrinunciabile: dal botton down nascosto ai bottoni in corno proposti per alcuni modelli, fino alle stampe casual sviluppate per questa collezione, come i rigati, i quadretti, le figure sofisticate. E una nuova qualità di patchwork, confezionata con una tecnologica tessitura a doppio laser. Tutti i tessuti sono realizzati ad hoc per andare oltre le esigenze degli

storici clienti di Eton, da David Beckham a Keanu Reeves fino ai Reali di Svezia. Ma anche accessori personalizzati e una vasta scelta di colletti, per declinare un pezzo senza tempo come la camicia in un ventaglio di proposte diverse. Eton è oggi espressione di un’esperienza artigianale di lungo corso, cominciata nel 1928, che ancora oggi coltiva l’ambizione di assecondare le aspettative della clientela, mantenendo la qualità del prodotto sempre in primissimo piano. Proprio l’alta qualità e il design unico hanno reso le camicie Eton celebri a livello mondiale. I tessuti prevedono i migliori filati disponibili, rinomati per aspetto e performance straordinarie. L’atteggiamento della società, aperto e orientato verso l’innovazione, è la spinta che porta Eton ad esplorare nuove metodologie per lo sviluppo del design, della lavorazione, della tecnologia e del business. Il marchio svedese conta oggi a livello mondiale 800 rivenditori ed è distribuito nei migliori department store del mondo: Neiman Marcus e Saks Fifth Avenue in Nord America, Harvey Nichols e Harrods in Gran Bretagna, Tsum in Russia e KaDeWe in Germania sono tra questi.

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GHERARDINI La Pretiosa, borsa firmata da Gherardini, è un modello unico, un accessorio elegante e contemporaneo che affonda le proprie radici nell’arte del Rinascimento. Il nome è espressione del grande valore di questa borsa, modellata su un disegno di Leonardo Da Vinci risalente al Quattrocento. È stata pensata come omaggio sia a Firenze, città in cui la maison Gherardini è stata fondata oltre 126 anni fa, sia a Leonardo, che del ritratto di Lisa Gherardini ha fatto uno dei dipinti più famosi e studiati del mondo: La Gioconda. Le linee della Pretiosa riprendono quelle del disegno di Da Vinci. Il modello vanta una costruzione a filetto e fianchi a soffietto. Gherardini ha scelto di dare vita a questa borsa con materiali di pregio quali vitello ricamato in tinta e intrecci di fettuccia di pelle. La lavorazione è rigorosamente a mano, a testimonianza del grande valore dell’artigianalità Made in Italy, che da sempre contraddistingue le creazioni Gherardini. A rendere ancor più unica questa borsa è un reggi maniglia in ottone sbalzato, fatto a mano, che riprende lo schizzo originale del grande pittore, e diventa un elemento chiave dell’estetica e della funzionalità. Il modello è stato svelato di recente a Firenze presso l’Accademia della Arti del Disegno. «Pretiosa, nella sua attualità di tecnica ed estetica, materializza un’idea filologica e provocatoria, realizzata insieme al Museo Ideale Leonardo Da Vinci, e la traspone da oggetto a evocazione poetica di un Nuovo Rinascimento», ha affermato Alessandro Vezzosi, curatore della mostra e direttore del museo stesso, in occasione della presentazione della borsa. La Pretiosa sarà venduta in limited edition (soli 99 esemplari), corredata da un documento di garanzia e da un libro che racconta la bellezza dell’arte di Leonardo unita alla passione con cui Gherardini dà vita alle proprie creazioni. Inoltre avrà una testimonial d’eccezione: Maria Grazia Cucinotta.

Una splendida Eniko Mihalik, baciata dal sole, mostra tutta la sua bellezza ed il suo fascino in una location da favola ad Ibiza. È lei il nuovo volto per la campagna primavera/estate 2012 di Gherardini. Per gli scatti è stato confermato Nico Bustos, che collabora ormai da tre stagioni con la casa fiorentina. Il noto fotografo spagnolo interpreta l’essenza della donna Gherardini, sofisticata e glamour, che raggiunge la sua dimora estiva. Domina la luce negli spazi esterni dove si svolge l’intero shooting. Il vento caldo e un cielo mozzafiato fanno da cornice a lei, protagonista assoluta dell’estate. Eleganza, raffinatezza e senso dello stile sono il denominatore comune che caratterizza gli scatti. Il focus rimane sulle borse nei colori vibranti che animano il guardaroba estivo. Cinque gli scatti che mostrano come protagonista la Lisa Bag, proveniente dall’archivio storico di Gherardini; gli altri scatti presentano, oltre a una modernissima sacca in softy vernice in giallo, anche tante borse abbinate a foulard ed a scarpe super trendy con tacchi mozzafiato, sofisticati infradito e zeppe chic.

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SPECIALE MODA

ELISABETTA FRANCHI

BLUGIRL Blugirl regala un sogno a tutte le innamorate per la festa di San Valentino, una romantic edition destinata a conquistare il cuore del mondo femminile: la Love Bag. Si tratta di una borsa divertente, pratica e funzionale, realizzata in vernice di diversi colori (rosso, grigio, blu, nero e beige), tutta profilata di bianco, pensata per le giovani donne che amano vivere con ironia e spensieratezza. Due catene in metallo dorato e due grandi cuori, di diverso colore e griffati Blugirl, sono i principali motivi ornamentali della borsa, disponibile in due versioni: rettangolare e trapezoidale. Il 14 febbraio diventa così una data ancor più attesa per tutte le fan del marchio Blugirl che potranno sperare di ricevere la Love Bag, sinonimo di amore per l’eccellenza.

«Scegli l’eco-pelliccia. Ama il loro cuore non la loro pelliccia»: se la faux fur è stata il pezzo forte della collezione autunno-inverno di Elisabetta Franchi, l’impegno a favore degli animali continua anche nella prossima stagione, quella primaverile. La stilista, ha deciso non solo di creare un capo ad hoc, ma di esporsi in prima persona, mettendosi a nudo e lanciando la t-shirt “Naked Truth” che invita ad amare gli animali rinunciando ad indossare le pellicce. Dopo il grande successo riscosso dal progetto “Love Dogs” – lanciato da Elisabetta Franchi nell’estate 2010 come testimonianza del grande amore che la stilista nutre per i cani e allo stesso tempo, come presa di posizione su un tema urgente e drammatico come l’abbandono e il maltrattamento degli animali – la designer torna a sottolineare con la sua creatività una tematica all’ordine del giorno, che nel mondo della moda non viene affrontata molto spesso. La t-shirt bianca è impreziosita e resa unica da una foto in black&white che ritrae la stessa designer nuda, con due dei suoi cani e dalla scritta fucsia che rappresenta un monito a favore delle pellicce ecologiche: la nuda verità, appunto. Le t-shirt saranno vendute nei negozi monomarca Elisabetta Franchi e nei multibrand che distribuiscono la griffe. L’autunno-inverno 2011-12 ha segnato l’ingresso della filosofia green nelle collezioni di Elisabetta Franchi che ha voluto fare della pelliccia ecologica – utilizzata sia per creare capispalla chic e caldi sia per impreziosire gli accessori – il proprio perno. Non è tutto: il look book 2011-12 e le shopping bag sono stati realizzati con carta certificata FSC, che assicura il rimboscamento delle foreste. La responsabilità verso l’ambiente e il mondo animale diventa chic con Elisabetta Franchi.

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Joshua Fenu e Alfredo Mariani

Lo stilista Joshua Fenu con il modello Steve Claricia

Ayda Yespica, Stefano Ricucci e Joshua Fenu

Il modello Thiago Macedo e David Lyoen

MAISON ROUGE È tornato con un evento straordinario per l’apertura della Milan Men’s Fashion Week 2012 by Joshua Fenu E.Y.E.W.E.A.R. new collection fall/winter 2012, con una grande esclusiva internazionale: “Face Off”; inoltre, con la performance internazionale e anteprima mondiale del nuovo videoclip degli artisti Rj featuring Pitbull & Tamer - U know it ain’t love - special guest Aida Yespica - e con uno straordinario concerto live dell’artista americano durante la serata. Ad impreziosire l’evento, lo splendido show targato Maison Rouge ( by Claudio Rizzelli Communication & Joshua Fenu), con le performance acrobatiche di artisti del

Cirque Du Soleil, ballerini, trasformisti, modelle, per un party straordinario e sensuale con scenografie mozzafiato (by Ordo Hig tech for events) e la musica dei migliori dj internazionali, come Giusy Dee with Alexandra Singer e la consulenza artistica di Antonio Napolitano. Tra gli invitati molti volti noti che hanno già presenziato agli scorsi eventi dello stilista: Pittbull, il rapper Rj, lo stilista Joshua Fenu, Aida Yespica, Cristiano Angelucci, Bruno Cabrerizo, Daniele Santoianni, Devin Del Santo, Alessandra Moschillo, Stefano Viti, Maristelle Garcia, Stefano Ricucci, Steve Claricia, Alfredo Mariani, Davide Lyone, Francesco Mogol, Giacomo Urtis, Wester Molteni, Aleb Belli, Ferragamo, Raffaella Zardo.

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SPECIALE MODA

Alberta Ferretti con Martina Colombari

Audrey Marnay

ALBERTA FERRETTI Di recente Alberta Ferretti ha presentato a Milano con una doppia sfilata la pre collezione autunno inverno 2012-13 e una capsule demi couture. La sfilata, che si è tenuta nei saloni della sede milanese della stilista, si è svolta in due tempi: nel primo è stata presentata la pre collezione autunno inverno 2012-2013; nel secondo, invece, è andata in scena una collezione demi-couture ad etichetta Alberta Ferretti limi-

ted edition fatta di abiti speciali, per una collezione ponte tra il ready to wear e la couture, interpretata da un cast di giovani fashion icons e IT girls riconosciute a livello internazionale tra le donne Best Dressed del momento. Tra queste: la fashion editor inglese Julia Sarr Jamois, la modella inglese figlia di Annie Lennox, Tali Lennox, la giornalista e modella anglo inglese figlia di Bob Geldof, Peaches Geldof, la giovane modella americana Sarah Margaret Qualley, figlia di Andie MacDowell, la IT girl inglese nipote di Daphne Guinness, Mary Charteris, la blogger

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Solange Knowles

Chiara Ferragni

Oroma Elewa, Amber Le Bon modella e figlia di Simon Le Bon, la blogger americana Hanneli Mustaparta, la blogger norvegese Hedvig Opshaug, l’attrice francese Anais Demoustier, la blogger e fotografa inglese Candice Lake, la designer di gioielli Zani Gugelmann, la modella francese Audrey Marnay e l’attrice Mylene Jampanoi. L’idea di presentare l’etichetta Alberta Ferretti limited edition è nata dal successo della sfilata “special event” presentata lo scorso gennaio a Pitti Immagine ed anche quest’anno Alberta Ferretti ha deciso di

rinnovare il sodalizio con la Jordan River Foundation. «Ho voluto dare un segnale di forza e di energia decidendo di presentare con una sfilata la pre collezione autunno inverno e una collezione demi couture da dedicare alle donne, facendo sfilare delle giovani donne speciali alle quali mi unisce un’affinità di stile e di valori, e ancora una volta saremo legati ad un’associazione benefica».

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SPECIALE MODA

Carlo Pignatelli con Ana Laura Ribas

Lo stilista Carlo Pignatelli con Rossano Rubicondi

Raffella Zardo

CARLO PIGNATELLI Volti noti del mondo dello spettacolo e della televisione si sono dati appuntamento di recente in viale Pasubio, a Milano, per l’opening in grande stile del secondo monomarca Carlo Pignatelli. Ugo Conti, Rossano Rubicondi, Ramona Badescu, Ana Laura Ribas e Raffaella Zardo:

grandi amici dello stilista torinese che hanno dato un tocco glamour alla notte meneghina in uno spazio dal concept scenografico e sofisticato, totalmente dedicato agli accessori maschili e femminili. Questa inaugurazione segue il debutto, avvenuto nel pomeriggio della stessa giornata, della nuova linea tailored dello stilista.

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La splendida cornice della Reggia di Venaria di Torino ha ospitato la XVII edizione del Gran Ballo “Vienna sul Lago”, un appuntamento dedicato alla solidarietà e alla cultura che si rinnova ogni anno con il fine di raccogliere fondi per progetti di solidarietà. Protagoniste sono state le venti giovanissime ragazze provenienti da tutta Italia, accompagnate dai cadetti dell’Accademia Navale di Livorno. Bellissime ed eleganti, le ragazze hanno indossato le creazioni di Carlo Pignatelli, che ha realizzato per loro un meraviglioso abito in organza leggera, con bustier drappeggiato e scollo a cuore, stretto in vita da una cintura color rubino e impreziosito da un’ampia gonna a balze in organza e tulle bordate in raso. Come principesse contemporanee, le giovanissime debuttanti hanno completato il look con lunghi guanti color avorio e uno scintillante collier gioiello in pendant con la tinta della cintura.

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For magazine di Marco Gastoldi

Un viaggio incantato attraverso le suggestioni dell’Arabia e dei fondali dell’Oceano Indiano ed uno stile magico che ci riporta a sognare il romanticismo delle ispirazioni orientali. La collezione dello stilista Roccobarocco per la prossima primavera/estate mostra abiti e colori paragonabili a mirabilianti tele impreziosite da pietre e decorazioni. Il look dell’attesa calda stagione propone tessuti morbidi ed impalpabili realizzati in chiffon che lasciano intravedere le forme dei corpi, camicie

leggerissime impreziosite da pizzi e stampe animalier, pantaloni skinny e gonne lunghe in pelle scamosciata e traforata. Rosso, giallo e fucsia alternati da verdi e turchesi sono le delicate ma frizzanti tinte che dipingono le fantasie di abiti, borse a mano e sandali vertiginosi per acquietarsi durante la sera trasformandosi nei ben piĂš classici minidress e tubini che attingono alla base cromatica del bianco e nero.

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SPECIALE MODA

Omaggio ai miti naturalistici della vità e civiltà ispirazione di diverse religioni, esploratori, scrittori ed avventurieri per la nuova collezione estiva “Atlantis” firmata Sergei Grinko. Idealistiche ed efficaci rappresentazioni di tutte le specie di fauna e flora degli abissi marini sono state dipinte a mano sulla seta, che diventa protagonista indiscussa della creatività dello stilista. La donna si propone come una vera e propria dominatrice delle profondità blu, ricoperta da voluminose e fluttuanti vesti dalle for-

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me geometrice ma sensuali. Tutte le varianti del turchese, blu, verde e grigio chiaro sono impreziosite da cristalli e spruzzi di resina, rendendo ancora più realistico e scenografico il desiderio tridimensionale, punto chiave di tutte le collezioni del designer. Protagonisti, insieme alla seta, sono gli umidi velluti e gli chiffon trasparenti che, accompagnati dai grandi accessori, restituiscono un tributo e sembrano essi stessi creati dall’acqua marina.

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Ambientata in una divertente “macchina da giochi”, la collezione di Prada per la prossima primavera si mostra ironica e straordinariamente senza tempo. Cappotti realizzati in lana scura con motivi floreali abbinati a gonne che scendono fino a metà polpaccio conferiscono alla silhouette femminile un carattere di quotidianità sempre elegante. In netto contrasto invece i top a fascia in cotone e pizzo dall’ispirazione anni ’90

“tongue in cheek” e le giacche in seta pesante che lasciano intravedere la vita, aggiungendo un tocco osè per un perfetto mood anni ’50. Protagoniste della prossima primavera Prada saranno di nuovo le borse: dalle simpatiche e stravaganti raffigurazioni di macchine vintage e fiamme alle pochette decorate con fiocchi stilizzati fino alle forme piramidali decorate con dettagli in oro o cristalli Swarovski.

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Focalizzata sulle tonalità chiare e lisce della panna, del bianco e del marrone, Kris Van Assche mostra una collezione primaverile esclusivamente sartoriale Dior Homme. Ad attirare l’attenzione sono le comfortevoli giacche: il meccanismo di chiusura non si serve più dei classici bottoni, ma di pulsanti/portachiavi

“rubati” dalle uniformi militari ufficiali. Diversi look si completano attraverso cappelli in feltro nero dai dettagli in pelle marrone che donano un impulso cowboy. Curiosi e timidamente diversi dall’atmosfera della collezione risultano i due look total black, la sezione di grigi e blu e la bianca giacca che scende fino alle ginocchia.

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Tutto risulta equilibrato e mai eccessivo, in un dialogo perfetto fra vita reale e patrimonio creativo dell’atelier. Uno stile che si orienta verso l’algido allure aristocratico ed orgoglioso ma allo stesso tempo disinvolto.


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SPECIALE MODA

Dedicata all’abbigliamento sportivo in nylon e ad un black&white sartoriale ed eccentrico, la primavera/estate della Maison firmata Martin Margiela mostra un progetto estetico dalla bellezza sofisticata e stellare. Tonalità monocromatiche, camicie paisley in bianco e nero e strisce di colore applicate a vesti e pantaloni si schiariscono in seguito mostrando

tonalità di maglieria puramente verdi e blu. Una macchia di colore appare su un capo blu elettrico accompagnato da un poncho realizzato in nylon rosso che sostituisce l’impermeabile proclamando l’ispirazione sportychic. L’unica innovativa provocazione? Un maglioncino trasparente che lascia intravedere la cravatta oppure talvolta la nuda carne.

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Grigio, nero, marrone, beige alternato al giallo, arancione, rosso e rosa shocking si riversano su cotone, maglia, pelle e jersey nella festosa collezione primaverile John Richmond. Le giacche appaiono destrutturate e si presentano con ricami contrastati oppure tono su tono proponendo un ventaglio di scelte per il giorno oppure la sera. In pelle marrone oppure apparentemente usurate vicino al collo, sono le protagoniste eccezio-

nali del progetto Richmond. Camicie fluo e maglie stampate svelano il richiamo alle terre del Giappone ed ai “tatoo yakuzaâ€?, mentre abiti gessati regalano un tocco piĂš casual ed estivo. L’interesse si sposta successivamente verso i mocassini tinteggiati di rosa in contrasto a maglioni scuri o neri che uniti ai dettagli aggressivi e particolari arricchiscono i tessuti offrendo come incredibile risultato un incanto dalla filosofia reggae.

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For magazine di Lucilla Quaglia

Il fascino del leone

È nata Les Bhamarà, griffe di Couture e Haute Couture che si avvale della collaborazione di grandi esperte del Made in Italy

Il fascino dell’esotico in un nome che evoca forza ma anche bellezza. Les Bhamarà, traduzione swahili di “Leone”, è un brand che si ispira alle tinte della donna africana, che guarda al futuro e alle realtà

di nuovi mondi. Un’attenzione al nuovo che però non abbandona il passato. La tradizione e il rilancio dell’Alta sartoria italiana, la ricerca e la cultura dell’eccellenza, unite 58 For Magazine

alla volontà di non disperdere preziose ed elevatissime capacità manifatturiere, hanno dato vita a questa griffe. L’atelier della maison, diretto da Elisabetta Dessy (primatista italiana olimpio-


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nica di nuoto e indossatrice per le maggiori firme di alta moda) crea capi davvero unici, utilizzando organze, chiffon, georgette in seta pura, pizzi chantilly tessuti a mano, ricami in cristalli swarovski e pietre preziose mirabilmente cuciti, esclusivamente a mano, da talentuose sarte che hanno lavorato presso i più grandi stilisti italiani.

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Inestimabili professionalità del Made in Italy realizzano abiti di alta moda per il giorno, da cocktail per la sera, da cerimonia e da sposa. Sono questi gli artisti e i creatori di abiti di raffinata qualità, unici, irripetibili e preziosi, il cui fine è valorizzare lo charme e la bellezza di ogni donna.

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For magazine SFILATE di Linda Esposito

Tra storia e nuovi talenti

Anche quest’anno si è rinnovato l’appuntamento con l’alta moda nella Capitale. Tradizione e innovazione con un occhio all’attualità e persino alla politica con un abito dedicato al premier Monti!

Fausto Sarli

Roma si conferma la capitale mondiale dell’alta moda e importante punto di riferimento per le storiche maison, italiane e internazionali, e per i nuovi talenti. Anche quest’anno infatti la kermesse invernale di AltaRoma AltaModa si è contraddistinta per la grande partecipazione di addetti ai lavori e per un calendario ricco di eventi diversi tra di loro e tutti ugualmente suggestivi. Svariate le location coinvolte, da piazza San Lorenzo in Lucina a Palazzo Ruspoli, da Palazzo Altemps allo scenografico allestimento presso il Complesso Monumentale Santo Spirito in Sassia, dove hanno sfilato le creazioni

Raffaella Curiel

dei più grandi atelier. Un’edizione che si è aperta con le realizzazioni di tredici giovani creativi, inseriti nel progetto “Room Service” che, come affermato da Silvia Venturini Fendi, presidente di AltaRoma, «hanno proposto le loro creazioni alla vecchia maniera, come si faceva un tempo». Capi di abbigliamento su materiali pregiati per indumenti di nicchia, dalle linee inedite, in tessuti naturali, tutti realizzati in Italia per servizi dedicati di “made to order” e “made to measure”, offerti da nuovi micro-atelier, di cui cinque romani. A scandire appieno i ritmi e i colori della moda ci pensa-

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Giada Curti

no i grandi maestri del settore, con proposte innovative, sperimentali e sempre attente alle tematiche sociali e all’attualità. Con un pizzico di psicologia e analisi introspettiva del mondo femminile. Da Sarli ecco le donne girasole, esotiche come fiori di loto, sottili come giunchi e scolpite da abiti architettonici e tuniche sari che riportano ai colori e agli stili dell’antica Persia, dell’Impero Ottomano e dell’India dei marajà. Tailleur con pantaloni bianco candido dal taglio perfetto e a sigaretta, che sembrano pennellati addosso, giacche scolpite con colori luminosi che hanno


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Gianni Molaro

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Gattinoni, "Monti Dress".

i bagliori del sole: giallo, rosso, arancio, oro e bianco. Un forte contrasto cromatico, omaggio alle arti decorative dei palazzi mediorientali. Raffaella Curiel trasferisce invece le sfumature dei dipinti rinascimentali del ’500 nella sua nuova collezione di alta moda. Verde erba, giallo di Siena, terracotta, rosso vermiglio, blu cobalto, bianco gesso per una grande ricerca e cura dei dettagli, con uno stile che ripercorre la moda degli anni ’40 fino ai nostri giorni. Sfilano quindi tailleur dalle costruzioni decise e dalle spalle segnate, addolcite da gonne al ginocchio ariose e aggraziate, mentre per la sera abiti lunghi e statuari, pepli e sirene, ricami e piume di marabou, drappeggi e volute che scolpiscono la silhouette. Attenzione ai temi sociali nella sfilata di Giada Curti, con una collezione che omaggia il corsetto, e vuole trasmettere un messaggio sociale simboleggiato da una protesi per il seno portata su un vassoio dalla modella durante il defilé. Il messaggio sembra essere: “Attente alla protesi al seno, potete valorizzare il décolleté con un bel bustier”. Il pubblico avrà capito di cosa si tratta? Chiuso il discorso seno, sale in passerella la collezione Midnight in Rome, con mise da sera in cui predominano tutte le gradazioni del bianco, dall’avorio al ghiaccio, con linee morbide. Una sola citazione degli anni ’50 con le culotte che esaltano le gambe in accostamenti di pizzi valenciennes e ricami. La collezione termina con un personale omaggio al corpetto, rivisitato per evidenziare il décolleté.

Introspezione psicologica invece nelle creazioni dello stilista Gianni Molaro sulle crisi delle donne (isterica, di pianto, di nervi, mistica, economica, d’amore), rappresentate da diciassette abiti che snocciolano tutti gli argomenti in grado di gettare l’universo femminile in difficoltà. Gattinoni fa sfilare la ripresa dell’Euro con il “Monti Dress”, un abito “dedicato al presidente del Consiglio, protagonista della rinascita dell’economia italiana non ancora realizzata ma in gestazione'”, e fatto indossare da una modella al suo ottavo mese. Una grazia eterea avvolta da un vestito meraviglioso contraddistinto dalla stampa multicolore dei vari tagli di banconote, in una magia di tonalità capace di creare quasi un’atmosfera fatata per affrontare un tema amaro del nostro Paese. Oltre al cambiamento politico-economico dell’Italia, Guillermo Mariotto, stilista della maison romana, presenta nella nuova collezione intitolata “Cosmo Rinascimento”, una moda caratterizzata da abiti linge-couture, soavi, leggiadri, romantici, che si rifanno ai colori e ai dettagli dell’arte rinascimentale. Per terminare con un omaggio ai Maya e ai messaggi profetici del loro calendario grazie ad un abito-simbolo trasparente e intagliato a mano, munito di un corsetto costruito con ricami come fosse tessuto.

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(Photo di Luca Sorrentino e Raffaele Soccio)


For magazine SUPERPARTY

Madonna e Demi Moore

Dimitri Lazinska

Madonna, quanta gente che c’è stasera! Una serata speciale a Hollywood ha anticipato la notte dei Golden Globe. Celebrità ad ogni angolo, a chiacchierare, a bere un cocktail. Noi c’eravamo 62 For Magazine


SPECIALE MODA

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Jason Bateman e Chris Paul

Tom Cruise e Cameron Diaz

Robert De Niro e Sean Penn

Grey Goose Vodka e CAA (Creative Artists Agency) hanno organizzato un eccezionale party pre Golden Globe, al Soho House Club West Hollywood. Tra gli ospiti: Madonna, Demi Moore, Leonardo Di Caprio, Tom Cruise, Eva Mendes, Robert De Niro, Robert Downey Jr, Steven Tyler, Tilda Swinton, Gerald Butler, Bradley Cooper, Helen Mirren, Salma Hayek, Jeremy Irons,

Alexander Skarsgard, Lisa Kudrow, Julianne Moore, Nick Nolte, Benicio Del Toro, Jason Statham, Michael Fassbender, Jamie Foxx, Jason Bateman, Bill Maher, Sean Penn e Harvey Weinstein. La serata è iniziata con l’arrivo a braccetto di Tom Cruise e Cameron Diaz che insieme sono entrati nel club, e a seguire tutte le altre celebrità. Ovun-

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SPECIALE MODA

Steven Taylor

Ashton Kutcher con Jamie Foxx

Robert Downey Jr con la moglie, Susan Levin in dolce attesa

que si guardasse si potevano ammirare grandi star di Hollywood, che per l’occasione hanno brindato con i cocktail studiati e serviti dal brand ambassador Dimitri Lazinska. Tutti sono andati in estasi per l’arrivo di Madonna, perfetta dalla testa ai piedi, elegantissima in rosso, che si è diretta subito in terrazza dove ha incontrato l’amica Demi Moore e scambiato

quattro chiacchiere con Orlando Bloom. Sean Combs (Puff Daddy) non ha staccato gli occhi un attimo da Cameron Diaz (vestita Lanvin), mentre Leonardo Di Caprio ha fumato tutta la sera sigarette elettroniche, sfuggendo poi agli sguardi dei fotografi.

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SUPERSTAR di Ivan Rota e Pina Bevilacqua

Divi d’oro

Sul tappeto rosso dei Golden Globe, hanno sfilato i più famosi e premiati attori del mondo. Abiti da sogno per le donne e completi eleganti e ricercati per gli uomini. Ma non tutti hanno fatto la scelta giusta Galleria di star (non poteva essere altrimenti) per la 69esima edizione dei Golden Globe Awards, svoltasi al Beverly Hilton Hotel a Los Angeles. I Golden Globe, assegnati dalla HFPA (Hollywood Foreign Press Association), oltre a riunire e premiare le migliori performance e i migliori prodotti del panorama televisivo e cinematografico statunitense, sono un utile strumento per capiore che cosa accadrà nella serata più attesa dell’anno, quella degli Oscar (l’84esima, che si terrà sempre a Los Angeles il 26 febbraio e sarà presentata anche quest’anno da Billy Crystal). Sul Red Carpet, l’eleganza l’ha fatta da padrona. Tranne in qualche caso. Brad Pitt (nomination miglior attore per il film Moneyball) in smoking tre pezzi nero, con giacca a un bottone e revers a lancia in raso nero.
 Gerard Butler (uno degli attori che ha presentato le nomination durante la cerimonia) in total look Salvatore Ferragamo: smoking tre pezzi blu notte, con giacca a un bottone e revers a lancia in gros grain ton sur ton, abbinato ad un paio di scarpe stringate in vernice nera.
 Jake Gyllenhaal (anche lui presentatore) in smoking a doppiopetto nero, con dettagli in gros grain, abbinato ad un paio di scarpe stringate in pelle nera.
 Meryl Streep (vincitrice per l’interpretazione di Margaret Thatcher in The Iron Lady) con scarpe spuntate in raso nero e clutch, munite di cristalli Swarovski neri: è l’unica cosa bella che indossa… Jodie Foster (tra le nomination della miglior attrice in una commedia per il film Carnage) era in minaudière double face in karung mercurio, abito firmato Giorgio Armani; Andrea Riseborough (interprete di W.E. di Madonna) in pochette Ferragamo e abito Vivienne Westwood; 
Kate Beckinsale in minaudière specchiata argento e abito Roberto Cavalli; Jane Fonda in scarpe spuntate in raso nero, con punta drappeggiata, e minaudière con cristalli Swarovski neri. Gioielli da milioni di dollari quelli sfoggiati dalle lady del cinema: Freida Pinto, una delle protagoniste più glamour della manifestazione, ha indossato uno spettacolare girocollo in diamante gialli taglio a goccia. Bérénice Bejo, nominate tra le migliori attrici e appartenente al cast di The

Brad Pitt e Angelina Jolie

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SPECIALE MODA

Jake Gyllenhaal

Gerard Butler

Artist, ha messo in mostra un paio di orecchini chandelier in diamanti gialli taglio briolette e un bracciale in oro bianco con diamante gialli. Stacy Keibler, nuova compagna di George Clooney, ha esibito un paio di orecchini in platino con diamanti. L’attrice Andie MacDowell, infine, si è… accontentata di orecchini in oro giallo con zaffiri multicolor e un bracciale in platino con diamanti.

Ancora un po’ di gossip, grazie a Twitter, l’ultima mania di divi e non. Infatti, proprio durante la cerimonia sono state le star stesse a comunicare gli aggiornamenti sulle loro posizioni o particolari avvenimenti. Di Caprio, per esempio, ha informato i suoi fan che avrebbe avuto una giornata molto intensa. Simpatica sul palco la gag di George Clooney, che nel presentare il film dell’amico Brad Pitt (Moneyball) ha imitato il povero Pitt,

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Meryl Streep


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Kate Beckinsale

Jane Fonda

Andy MacDowell

Freida Pinto

Bérénice Bejo

infortunatosi al ginocchio, entrando in scena con un bastone. Provocatoria come sempre Madonna, che alle frecciatine del presentatore Ricky Gervais sulla sua famosa canzone Like a Virgin ha risposto a tono dando delle femminuccia a Jervis. La premiazione per la miglior comedy Tv è andata a Modern Family con il divertente siparietto (premeditato) con la protagonista Sofia

Vergara che ha accettato il premio parlando in spagnolo, sulla scia dei due presentatori Salma Hayek e Antonio Banderas. Woody Allen non era presente alla cerimonia, che se la sia presa perché il premio alla miglior regia è andato a Martin Scorsese? Evan Rachel Wood in un abito lustrini e piume sembrava appena uscita da The Black Swan. Qualcuno poteva anche av-

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visarla che il film era in concorso lo scorso anno. Ashton Kutcher ha invece diffuso un video di preparazione alla cerimonia mentre era intento a radersi il volto. Chissà cosa si inventeranno attori, registi e attrici per la cerimonia degli Oscar. Se avete qualche idea, suggeritegliela su Twitter!


For magazine double feature di Ivan Rota

Nicole Kidman in stile sirena rifatta. L’attrice australiana, che siamo ormai abituati a vedere in versione “superbotox”, con la fronte spianatissima e senza più una ruga, appare quasi umana in questo look scelto per la serata di gala dei Bafta: Brits to Watch. Anche se è comunque “spianata”. Meno bionica del solito, ma la strada è ancora lunga…

Ma guardate com’è sobria Eva Longoria, pantacollant a parte. Pare anche più alta. La “casalinga disperata” è ritratta con il fidanzato Eduardo Cruz. Il nome vi dice qualcosa? È il fratello di Penelope Cruz, che non vede di buon occhio questa relazione. Più volte ha cercato di convincere il fratello che Eva non è la donna per lui, ma non c’è niente da fare. 68 For Magazine


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Eva Mendes con quella bocca può dire ciò che vuole. Bella è bella, con molte curve, e anche molto simpatica. È ritenuta una delle donne più sexy di Hollywood. Solitamente il suo look è un po’ esagerato, ma questa volta è stata tranquilla. Complimenti a questa “cattiva ragazza”.

No, non ci siamo, cara Rosie HuntingtonWhiteley. Lo hanno già detto in molti. Qui non è questione di look, molto personale, ma appropriato: qui è la magrezza ad essere esagerata. Rosie è sempre stata filiforme, ma ultimamente lo è troppo, sull’orlo dell’anoressia. Non è un buon messaggio per le ragazze. Che qualcuno l’aiuti. 69 For Magazine


ForILmagazine SALOTTO di Alfonso Stani

Tra i film per il cinema interpretati dalla Bangala figurano Pierino torna a scuola, 1990, di Mariano Laurenti e Gli inaffidabili, 1997, di Jerry Calà. Invece in Tv ha preso parte alla fiction Le ragazze di Miss Italia, 2002, di Dino Risi.

L’Italia dell’ex Miss Italia Nadia Bengala ha raccolto nella sua vita tante soddisfazioni, professionali e personali. Una su tutte: sua figlia Diana. Ripercorriamo con lei la carriera e gli amori di una reginetta di bellezza. Con uno sguardo sull’attualità e su questo nostro strano Paese

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Ciao Nadia, ti trovo raggiante e con un fisico fenomenale, considerando che ti avvicini ad una età importante, che non sveliamo. Ripercorriamo la tua carriera partendo dalla vittoria del titolo di Miss Italia 1988. «Mi ricordo quell’esperienza con grande emozione, fu la prima edizione di Miss Italia presentata da Fabrizio Frizzi in diretta Rai e la prima Miss che fu votata dal pubblico da casa. Mi ricordo che ero molto felice perché immaginavo che da quel momento la mia vita sarebbe totalmente cambiata. E fu così». Cosa esattamente è cambiato? «Tutto! Però ero totalmente confusa per ciò che mi stava accadendo: interviste, proposte di contratti pubblicitari, di moda, di cinema e tutto quello che una giovane ragazza può desiderare nel mondo dello spettacolo. Purtroppo, tutte queste proposte ho dovuto accantonarle per quell’anno perché ero sotto contratto con l’organizzazione di Miss Italia preseduta da Enzo Mirigliani». Quindi qual è stato il primo lavoro importante? «Inizialmente presi la decisione, prima di entrare a fare parte del mondo dello spettacolo, di frequentare per tre anni L’Accademia di Arte Drammatica con buoni successi, diplomandomi come attrice di prosa. Successivamente ho iniziato con il teatro, per poi accostarmi anche al cinema, ma la mia grande passione l’ho realizzata in Tv conducendo programmi di moda, musica e intrattenimento». Mi risulta che ti sia affacciata anche al mondo della politica… «Sì, per gioco, ma è servito più ad altri che a me. Quindi mi sono sentita usata e dopo poco lasciai perdere». In questo momento politico quali preoccupazioni hai per il futuro della nostra Italia? «Come al solito gli italiani sono presi in giro dalla classe politica, di conseguenza sono molto preoccupata. Sicuramente si dovrebbe sprecare meno denaro, utilizzandolo per i servizi pubblici e non per quelli personali, perché a rimetterci è sempre la classe medio-bassa». Un altro momento importante della tua vita è stato la nascita di tua figlia Diana, il cui nome è l’anagramma del tuo. «Esatto, Diana è arrivata in un momento inaspettato della mia vita, ma quando ho scoperto di aspettare una figlia ho subito deciso di portare avanti la gravidanza. Infatti ne sono stata felice: Diana è la gioia della mia vita, abbiamo un buon rapporto, ovviamente considerando i piccoli contrasti che ci sono tra madre e figlia, specie ora che ha un’età molto particolare, sedici anni, quando le teenager si mettono a confronto con le loro mamme». Ti piacerebbe se tua figlia entrasse a far parte del mondo dello spettacolo? «Ho cercato di insegnare a mia figlia i valori importanti della vita senza influenzare mai le sue scelte e tanto meno i suoi studi. Non credo che a Diana interessi, studia lingue, le piace molto, perciò in seguito si vedrà». Parlami degli uomini importanti della tua vita? «Innanzitutto mio padre, che purtroppo Nadia con il compagno Alessandro Stocchi al Bagaglino - Salone Margherita.

Come conduttrice Tv ha presentato, nel giugno 2011, la sfilata di moda “Mesagne moda in show” insieme a Beppe Convertini, nella città di Mesagne.

ho perso da poco con grande dolore. Era una persona straordinaria, tipico uomo del Sud, siciliano, che mi ha trasmesso i veri valori della vita: onestà, altruismo, lealtà e rispetto per gli altri. Avevamo un magnifico rapporto fatto di amore e complicità, non che non lo abbia avuto anche con mia madre, ma per me lui era un uomo speciale. L’unico difetto di mio padre è che essendo un uomo bellissimo era molto corteggiato, e di conseguenza amava tanto le donne... E mi fermo qui, poiché è ciò che non gradirei affatto nel mio uomo». Attualmente chi c’è al tuo fianco? «Non il padre di mia figlia, ma un compagno di amore e di vita, Alessandro, con il quale ho una relazione che va avanti da cinque anni. Viviamo insieme, lui con Diana ha un ottimo rapporto, considerando che ha altri quattro figli, nati dalla sua precedente relazione. Posso solamente dire che per me è un buon padre, è molto comprensivo sia con i suoi figli sia con Diana, alla quale dà sempre consigli giusti al momento giusto». Voltiamo pagina. Ora in cosa sei professionalmente impegnata? «Ho appena terminato di girare un interessante cortometraggio sul sociale, che tratta un argomento molto attuale e importante, ossia la prevenzione del tumore al seno. Trovo che questo sia un momento delicato, soprattutto dopo l’inchiesta sulle protesi al silicone in Francia, infatti il consiglio che do a tutte le donne è quello di prevenire anziché curare». Per concludere qual è il tuo commento sull’accaduto della nave Costa Crociere affondata all’isola del Giglio. «Penso soltanto che se il comandante Schettino, lasciamo perdere l'appellativo che meriterebbe, non avesse peccato di presunzione e superficialità non sarebbe mai accaduto tutto ciò, e non ci sarebbero state vittime. Quindi secondo me è giusto che paghi stando in carcere e non agli arresti domiciliari».

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ForINTERVISTA magazine di Silvestro Bellobono

Non sono bello… piaccio!

Questo il titolo dello spettacolo musicale con cui Jerry Calà ha festeggiato i 40 anni di carriera e che porta in tour per l’Italia. Dagli inizi con I Gatti di Vicolo Miracoli al nuovo film Operazione vacanze, l’attore ripercorre le tappe salienti della sua vita

L’eterno ragazzo ha smesso di andare “a vivere da solo”: ora si dedica alla famiglia senza però perdere di vista le sue passioni artistiche. E lo fa portando in scena lo spettacolo della sua vita. Con un felice ricordo del passato… Lei inizia la sua carriera come cabarettista: quanto è difficile far ridere il pubblico? «Far ridere la gente è paradossalmente più difficile che farla piangere. I comici sono gli attori più completi perché sanno cavarsela bene anche nei ruoli drammatici, come dimostrano tanti attori brillanti che sono passati da un genere all’altro. Far ridere è un’arte che non si impara, poiché la vis comica bisogna averla dentro, e solo in seguito la si può affinare e farla diventare un lavoro». Che ricordi ha del periodo in cui faceva parte de I Gatti di Vicolo

Miracoli? «Quelli di un tempo bellissimo. È vero che gli inizi sono sempre difficili, ma è altrettanto vero che sono anche spensierati perché non si ha nulla da perdere. In più va aggiunto il fatto che io facevo parte di un gruppo: tra me, Umberto Smaila, Nini Salerno e Franco Oppini c’era molta complicità, e ciò era utile perché ci permetteva di affrontare meglio i momenti difficili. Inoltre eravamo amici per davvero, a tal punto da vivere anche insieme per un certo periodo». Rimpiange qualcosa di quegli anni? «La giovinezza, come fanno un po’ tutti quando ripensano al tempo che passa. Ricordo quelle esperienze con grande gioia, tenerezza e nostalgia. E oggi quando ci rincontriamo è sempre una festa». E invece di cosa è più soddisfatto?

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For magazine

«Di come ci siamo guadagnati il successo. Prima era molto più difficile di oggi: noi siamo nati nel 1971, abbiamo iniziato nei piccoli locali per approdare poi al Derby di Milano, ma solo nel 1976 siamo arrivati in Tv. La mia soddisfazione è legata anche a tutta quella gente che cominciava a riconoscermi per strada e a ripetere i miei “tormentoni”». Lei che ha fatto la vera gavetta cosa pensa del successo facile di oggi grazie ai reality show e ai talent in Tv? «Beati quelli che cominciano ora! Oggi il debutto avviene subito in Tv, ed è direttamente lì che nascono i personaggi. Tuttavia questo è un po’ limitante, perché lo spazio che si ha a disposizione dura quei 4-5 minuti di esibizione: ma poi si è in grado di reggere uno spettacolo intero e, soprattutto, di durare a lungo nel tempo? La televisione odierna bada solo al successo delle trasmissioni in sé, e non certo a quello degli artisti che vengono usati e triturati».

oggi viene apprezzato perché il mio pubblico è trasversale, giovane e di tutte le età». Alcuni suoi film di successo (Sapore di mare, Bar dello sport, Vacanze in America, Fratelli d’Italia) sono dei veri cult riproposti da anni in Tv. Lei se li riguarda? «Sì, li riguardo con piacere e li faccio vedere a mio figlio. Fa un certo effetto rivedere le cose che si facevano allora. Oggi quei film sono ben visti anche dalla critica». Tra tutti i più grandi attori con cui ha lavorato chi ricorda con maggiore affetto? «Chi mi ha insegnato l’abc del cinema è stato Bud Spencer durante le riprese di Bomber. Lui mi ha spiegato sia la tecnica recitativa sia come farsi rispettare nell’ambiente del cinema». Come nasce la sua carriera di intrattenitore e performer musicale in spettacoli dal vivo? «Nasce così, un po’ per caso e un po’ per scelta, nel senso che dopo i successi cinematografici ho avuto un periodo fisiologico di pausa. Allora è venuta fuori questa idea dei live e, avendo la fortuna di aver fatto tanta gavetta, ho ritirato fuori il mio vecchio mestiere di cabarettista e ho cominciato ad esibirmi in serate da solo. Inizialmente non è stato facile, specie per me che ero abituato a lavorare in gruppo, ma pian piano tutto è andato bene. L’estate scorsa ho festeggiato i miei 40 anni di carriera con un grande spettacolo intitolato Non sono bello… piaccio!, portato in scena al Teatro Romano di Verona: accompagnato da un’orchestra ho raccontato i momenti più belli della mia carriera attraverso canzoni, monologhi e intrattenimento del pubblico». Si emoziona ancora quando si esibisce negli storici locali della bella vita? «Sì, l’emozione deve esserci sempre perché dà la carica giusta. Io lavoro nei luoghi dei vip, ma viene a vedermi anche un pubblico di famiglie e di giovani, ragazzi fra i 15 e i 35 anni. Il successo del mio locale Vita Smeralda è dovuto al fatto che è accessibile alla gente comune, tante mamme e papà con i bambini al seguito».

Con Operazione vacanze Calà (qui sopra in una scena) prova a bissare il successo della fortunata serie Tv Professione vacanze, a cui il film si ispira.

Le piacerebbe condurre un programma one man show, stile Fiorello? Ha mai avuto proposte simili? «In Tv è difficilissimo realizzare quello che si vuole e si sa fare. Il piccolo schermo è in mano agli autori e ai funzionari che credono di sapere tutto e hanno il vizio di controllare ogni cosa, ripetendo spesso la frase “in Tv questo non funziona”. Io ho fatto le mie esperienze televisive, ma non mi hanno lasciato libero di fare ciò che volevo. In realtà i miei spettacoli nei teatri e nei locali sono degli one man show, dove praticamente da solo intrattengo il pubblico per due ore circa, ma gli autori televisivi non vengono a vederli e non hanno idea che potrebbero funzionare anche davanti ad una telecamera. Ci vuole tempo per far capire loro chi è un artista e chi no. Come accadde a noi con I Gatti: è stato necessario l’intuito di Enzo Trapani con Non Stop per poter esprimere tutte le nostre potenzialità». Come spiega il successo al cinema del suo personaggio, l’eterno ragazzo squattrinato e sciupafemmine dall’animo gentile? «È entrato subito nel cuore della gente, era il classico ragazzotto italiano degli anni Ottanta, non bello ma simpatico e furbetto. Eppure ancora

Nei prossimi mesi cosa l’aspetta? «A parte le serate e la mia tournée celebrativa che proseguono, sto preparando l’uscita di un nuovo film che segna un po’ il mio grande ritorno al cinema. Si intitola Operazione vacanze, con la regia di Claudio Fragasso, ed è ispirato alla miniserie Tv Professione vacanze. Il film è stato girato lo scorso autunno e uscirà in sala ad aprile. Io sono il capo villaggio di questa località turistica in Basilicata, sul Mar Ionio, ed ho intorno a me un cast eccezionale: Massimo Ceccherini, Enzo Salvi, Maurizio Mattioli, Valeria Marini, Dana Ferrara. E poi Umberto Smaila che firma la colonna sonora». Come è stata l’esperienza sul set? «Divertentissima. Anche grazie al lavoro del regista Claudio Fragasso, che oltre all’aspetto comico ha aggiunto al film un po’ di azione e una trama accurata. Ci siamo trovati tutti talmente bene che è in cantiere un sequel con lo stesso cast». Dopo 40 anni di carriera se si guarda indietro cosa vede? «Un sacco di roba! E confesso che ogni tanto mi spavento. Sia psicologicamente sia fisicamente sto bene con i miei 60 anni, ma se mi metto a pensare alle cose che ho fatto nella mia carriera mi accorgo che sono davvero tante. E provo solo gioia e bei ricordi di grandi esperienze. Mi piace questo lavoro e continuerò a farlo. Anche se ora mi sto dedicando molto anche alla mia famiglia, con il giusto equilibrio tra professione e vita privata».

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La linea di moda di Valeria Marini si chiama Seduzioni Diamonds. Lei, specialista nello stupire, ha detto: «Il mio film erotico cult è Histoire d’O con Corinne Clery. In una delle mie collezioni ho rielaborato la sua vestaglietta da indossare senza intimo e da slacciare con un solo gesto per spogliarsi con un colpo di mano. Modello: “Apri e gusta”».

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PERSONAGGI di Antonio Osti

La seduzione del marketing Valeria Marini, l’ultima diva dopo la Loren e la Lollo, come l’ha definita Franco Zeffirelli, lancia un nuovo calendario. Senza dimenticare L’isola dei famosi, la sua linea di moda e un sacco di altre cose. Perché lei è un’industria e sa come monetizzare ogni cosa del dorato mondo dello spettacolo. Altro che svampita!

Sento il bisogno di allontanarmi dalla realtà, evadere, io amo molto il mio Paese, ma in questo momento scappare su un’isola deserta non fa male. È un qualcosa che ti libera di molti stress e schiavitù. Non ho paura di niente, tirerò fuori la tempra sarda che ho ereditato da mia madre: nonostante il mio glamour ho un’anima selvaggia». Così parlò Valeria Marini, alla vigilia della sua seconda partenza per L’isola dei famosi. Non prima di aver lanciato un nuovo calendario, dodici scatti con le immagini dei più importanti fotografi che hanno ritratto Valeria. L'artista Alex Turco ha reinterpretato queste immagini e ha poi realizzato dodici quadri che saranno venduti durante le mostre internazionali di Turco. Dodici immagini di storia dello spettacolo italiano viste attraverso gli occhi di uno dei maggiori artisti contemporanei. Dal manifesto del film di Bigas Luna, Bambola, alla copertina di Playboy. Da un fermo immagine del suo indimenticabile film con Alberto Sordi, Incontri proibiti, ai vari scatti in cui è stata musa tra gli

altri, di Helmut Newton, David Lachapelle, Valeria Marini ha scelto le fotografie che potessero raccontare al meglio questi suoi anni vissuti sempre sulla cresta dell’onda. Il calendario è stato presentato a Milano proprio alla vigilia della partenza per L’isola dei famosi e Valeria ha salutato tra applausi e bollicine made in Italy, i suoi più cari amici, volti noti del mondo della spettacolo e della moda: Ramona Badescu, il Presidente della Camera della moda Mario Boselli, Cristina Chiabotto, Elenoire Casalegno, Cecilia Capriotti, Elio Fiorucci, Claudia Peroni, Rossano Rubicondi, Sara Tommasi, Raffaella Zardo, Antonio Zequila e l’imprenditore Gianni Cottone, suo eterno fidanzato-sfidanzato. Tutti i proventi della vendita del calendario e dei quadri saranno devoluti all'Associazione Malattie Reumatiche Infantili, di cui Valeria Marini è madrina e testimonial. A proposito di calendari, sentiamo che ne dice proprio Valeria (nel suo libro Lezioni intime): «Non posare, ma studia le tue posizioni più fotogeniche. Questa

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Valeria tra le sue modelle alla fine di una sfilata Seduzioni Diamonds. Un classico delle sue collezioni sono il tanga gioiello e le sottovesti-abito.

Valeria Marini vista dal disegnatore Milo Manara, con il cappello di Federico Fellini, che è stato un grande ammiratore della showgirl.

lezione l’ho imparata facendo i calendari, dei quali sono stata una pioniera. Il primo, con ritratti del grande Marco Glaviano, me lo ha proposto la IP nel ’95. All’epoca non mi ero ancora resa conto che simili pubblicazioni sarebbero diventate molto importanti nel percorso di un personaggio. Se una volta il calendario era considerato roba da camionisti, oggi, quando è realizzato da un mago dell’obiettivo, è come un ritratto d’autore che conferma il tuo successo. Un punto d’arrivo anziché di partenza, come fu invece per Marilyn. Il mio mito americano posò senza veli per il paginone di Playboy. Già allora aveva colto in pieno il potenziale mediatico di questo strumento e la forza delle immagini. Anch’io ho un legame strettissimo con l’obiettivo. Che sia di una macchina fotografica o di una telecamera, poco importa: lo cavalco con un rapporto quasi fisico. Lo considero uno strumento di piacere col quale fare l’amore. Adoro sedurlo, provocarlo, sfidarlo. E “lui” mi manda quasi in trance. Ma il gioco lo conduce sempre la sottoscritta, anzi, riesco a passare dalla parte di questo attrezzo lungo e miracoloso, vedendo come mi sente e come mi ritrarrà immaginando perfettamente l’istantanea fatta e finita. E non sto parlando solo degli scatti ufficiali. Anche quando poso con i fan per le loro foto ricordo, cerco sempre l’inquadratura migliore, mettendoli e mettendomi in posa. Non tollero l’idea che possa circolare un mio ritratto brutto. Quando guardo le mie fotografie mi devono rappresentare, altrimenti non mi riconosco. Per la migliore riuscita di un’immagine è determinante la luce. Mai mettersi all’ombra: cerca sempre il sole. I raggi ti devono colpire in pieno per-

ché sono vita e fanno risplendere. Hai mai visto una stella buia? Quanto alle pose, vanno identificate accuratamente per mettere in risalto le parti migliori del corpo e i tratti della personalità, nascondendo gli eventuali difetti. Quando poso senza veli, invece, offro sempre al primo piano il profilo del mio fianco: la parte più sexy che anche nuda non mostra nulla. Lavorare spogliata non m’imbarazza, soprattutto se dietro l’obiettivo c’è un maestro come Helmut Newton. Nel ’96 mi ha ritratta per il secondo calendario IP. È stato l’unico che mi ha “fatta nera”, nel senso che mi ha immortalata con una parrucca di capelli corvini. Ero un po’ contrariata per questo fuori programma nella mia storia di “Stella Bionda”, ma ancora una volta mi sono lasciata guidare dal talento del grande maestro. E con immessa soddisfazione, quest’opera che veniva regalata con un pieno di benzina, ha segnato il record di 3 milioni di copie. Ma il vero capolavoro ritengo che sia stato il calendario di David Lachapelle allegato a Chi. È stata l’opera che ha saputo rappresentare al meglio tutte le mie fantasie… Più che una raccolta di ritratti d’autore, lo considero un film sul mio immaginario erotico in 12 fotogrammi». E i fotografi, che dicono di lei? Marco Glaviano: «Ho lavorato con Valeria Marini quando ha scattato il primo calendario IP. Mi ha colpito per la fermezza con la quale aveva saputo crearsi un personaggio che non c’era, credendoci e sostenendolo in ogni modo. A differenza di tante altre donne, sempre ossessionate dalla linea, prima di posare mi disse: “Non farmi troppo magra, agli italiani piaccio generosa e curvilinea”». Fantastica Valeria!

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In sequenza i dodici scatti che formano il calendario.

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ForCINEMA magazine di Silvestro Bellobono

STAR WARS: EPISODIO I LA MINACCIA FANTASMA 3D Torna nei cinema, questa volta in una nuova versione rimasterizzata e tridimensionale, la più grande saga di fantascienza, ideata da George Lucas “tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana…” 78 For Magazine


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Una curiosità che riguarda lo scozzese McGregor: lo zio, Denis Lawson, anch’egli attore, aveva partecipato ai capitoli iniziali di Guerre stellari, nel ruolo del pilota Wedge Antilles.

Provaci ancora George! Potrebbe essere questo lo slogan più adatto rivolto al genio di Lucas, il visionario cineasta statunitense capace di incassare con l’intera filmografia di Guerre Stellari – sei film dal 1977 al 2005 – qualcosa come 2.183 bilioni di dollari. Senza considerare i guadagni provenienti da edizioni speciali, home video, merchandising, videogame e diritti d’immagine sui personaggi. Il progetto è ambizioso, e dunque in pieno stile “stellare” a cui il papà della fantascienza moderna ha abituato il suo pubblico: l’idea, infatti, è quella di rieditare in 3D l’intera saga secondo un piano che prevede l’uscita di un titolo all’anno, rigorosamente in ordine cronologico, dall’episodio uno all’episodio sei, così da restituire ancora oggi linfa ed entusiasmo agli spettatori delle nuove e vecchie generazioni, che potranno gustare un’altra volta l’epopea completa, ma aggiornata con le nuove tecnologie digitali. Si riparte, perciò, da Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma, ovvero il primo capitolo in ordine narrativo in cui si raccontano gli inizi della trama, ma il quarto film ad essere prodotto, per l’esattezza nel 1999, rappresentando così una sorta di prequel ai tre atti della prima trilogia usciti in sala tra il 1977 e il 1983. A supervisionare la conversione in 3D della pellicola è la stessa Industrial Light & Magic, la nota azienda di effetti speciali, con il contributo della Lucasfilm, entrambe di proprietà del regista. Con le spade laser pronte ad essere impugnate si ricomincia il viaggio spaziale, agli albori della storia, accompagnati dal giovane padawan Obi-Wan Kenobi (Ewan McGregor) e dal suo maestro, il Cavaliere Jedi Qui-Gon Jinn (Liam Neeson) che vengono mandati sul

pianeta Naboo per mediare una disputa tra la Repubblica Galattica e la corrotta Federazione del commercio. Ma la mediazione fallisce e i due eroi vengono incaricati di proteggere la regina del pianeta, Padmé Amidala (Natalie Portman). A causa di un guasto tecnico all’astronave, il gruppo è costretto ad un atterraggio di emergenza sul pianeta desertico Tatooine, dove vive il piccolo Anakin Skywalker (Jake Lloyd), uno schiavo di nove anni, che Qui-Gon crede essere il prescelto, ovvero colui che secondo un’antica profezia Jedi porterà equilibrio nella Forza. Dopo aver vinto la libertà del ragazzo in una gara di “sgusci”, Anakin lascia il pianeta e si unisce alla compagnia, che viene attaccata da Darth Maul (Ray Park), un guerriero Sith, ovvero un Jedi passato al Lato Oscuro. Durante la battaglia tra Naboo e la Gilda del commercio, Qui-Gon viene ucciso nello scontro con Darth Maul, che verrà in seguito sconfitto da Obi-Wan. L’allievo promette al maestro morente di addestrare Anakin affinché diventi un Jedi. Pochi giorni dopo, Obi-Wan e Anakin vengono accolti come eroi su Naboo, onorati da Amidala e dal nuovo cancelliere della Repubblica, Palpatine. Fatte le debite proporzioni, una lotta tra il Bene e il Male si scatena ogni volta che George Lucas rimette mano al suo capolavoro. Infatti, la serie di space opera si appresta a tornare nei cinema dopo il dibattito sorto tra i moltissimi appassionati che si dichiarano soddisfatti e i supporter più agguerriti che continuano ad avanzare obiezioni relativamente alle prime modifiche digitali per le versioni Dvd, ritenute superflue o dannose ad alcuni effetti dei film originali,

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Nell’immaginario di Star Wars, il combattimento con spada laser è tipico di Jedi e Sith, che scelgono lo stile migliore: mentre Qui-Gon Jinn cerca una maggior potenza nei fendenti, Obi-Wan Kenobi è un gran utilizzatore della forma di resistenza Soresu.

Ewan McGregor (41 anni), veste i panni del giovane padawan (cioè allievo di un maestro Jedi) Obi-Wan Kenobi. Nella prima trilogia di George Lucas, lo stesso personaggio, ma più anziano, era stato interpretato da Alec Guinness.

Natalie Portman (30 anni), israeliana naturalizzata statunitense, ha trionfato all’ultima edizione degli Academy Awards portandosi a casa l’Oscar come migliore attrice per il suo ruolo intenso ne Il cigno nero. Nella saga stellare interpreta la regina Amidala.

che risulterebbero ormai obsoleti rispetto al nuovo rifacimento rimasterizzato in altissima definizione Blu-Ray. Ecco allora presentarsi di nuovo la “faida intergalattica” tra i fan conservatori, secondo i quali di questa ennesima riproposizione non se ne sentiva affatto il bisogno, poiché ha il sapore di una mera trovata commerciale, e i fan progressisti, ovvero quelli che sono in trepidazione alla sola idea di poter rivedere l’imperitura saga sul maxischermo di un cinema, in qualità HD e in formato 3D. Non è dato sapere chi trionferà, quel che conta è “che la Forza sia con loro!”.

SCHEDA DEL FILM REGIA: George Lucas SCENEGGIATURA: George Lucas CAST: Liam Neeson, Ewan McGregor, Natalie Portman, Jake Lloyd, Ian McDiarmid, Pernilla August, Oliver Ford Davies, Hugh Quarshie, Terence Stamp, Ray Park, Samuel L. Jackson, Sofia Coppola GENERE: Fantascienza DURATA: 135' DISTRIBUITO DA: 20th Century Fox

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PRIMA DI DARTH VADER Con Star Wars: The Old Republic la saga creata da George Lucas diventa un videogioco Massive Multiplayer Online. Spettacolarità e coinvolgimento sono garantiti

Negli ultimi mesi se ne è parlato tantissimo. Dopo l’annuncio della closed beta c’è stato un susseguirsi di indiscrezioni, ipotesi e pareri. Ancor prima del lancio ufficiale ha conquistato 95 premi di settore. Queste premesse lasciano intendere che non si sta parlando di un videogame qualsiasi, ma di Star Wars: The Old Republic. Uscito sul mercato in tutto il mondo poche settimane fa, il videogioco ispirato alla celeberrima saga fantascientifica inventata da George Lucas è un MMORPG, ovvero un genere che grazie a una connessione continua alla rete permette l’interazione, in contemporanea, di migliaia e migliaia di giocatori in un universo virtuale persistente. Sviluppato dallo studio BioWare di Electronic Arts e prodotto da LucasArts, questo gioco è ambientato 3.500 anni prima dei fatti narrati nelle due trilogie cinematografiche di Guerre stellari, e 300 anni dopo i fatti successi in un’epoca che i giocatori di Star Wars: Knights of the Old Republic conoscono bene. Come tutti i Massive Multiplayer Online anche questo è un videogame in costante divenire: di sicuro c’è un inizio, ma la fine non esiste. Si cerca quindi di trovare una conclusione artificiale che in molti casi coincide con l’end game. Inoltre, per la prima volta in questo genere, la storia è l’elemento centrale: migliaia di anni prima dell’ascesa al potere dell’Imperatore Galattico e di Darth Vader, la galassia si trova nel bel mezzo di una guerra. La Repubblica e i Sith se le danno di santa ragione: dopo un periodo di calma e di pace, i Sith raggruppano le loro forze e sferrano un imponente attacco. In seguito a battaglie sanguinose i Jedi riescono ad ottenere una tregua temporanea e a ritirarsi sul loro pianeta natale Tython; i Sith invece schiavizzano colonie e portano sul loro pianeta natale Korriban nuovi potenziali adepti. Ed è qui che entra in gioco la passione e l’esperienza di ogni fan della saga, oltre che di ogni videogiocatore che si rispetti. Il primo passo infatti è quello di decidere

se stare dalla parte del Bene, alleandosi con la Repubblica, oppure se cedere al Lato Oscuro, sostenendo l’Impero Sith. È possibile scegliere di interpretare uno degli otto personaggi iconici che popolano l’universo di Star Wars: Jedi Knight (Cavaliere Jedi, come Luke Skywalker e ObiWan Kenobi), Jedi Consular (Console, come Mace Windu), Smuggler (ovvero Contrabbandiere, come il mitico Han Solo), Trooper (Soldato), Bounty Hunter (Cacciatore di taglie), Imperial Agent (Agente Imperiale), Sith Inquisitor (Inquisitore Sith) e Sith Warrior (Guerriero Sith). Dopo di che, sono le azioni di ciascun giocatore a determinare il percorso della Forza, così che ognuno vede la propria personalissima saga di Star Wars svolgersi sulla base delle scelte che compie. Chiunque può impersonare il proprio eroe attraverso la galassia, condividendo l’esperienza con milioni di altri fruitori sparsi in tutto il mondo. Le scelte personali dei videogiocatori sono determinanti per gli esiti finali. Infatti, i membri delle due fazioni principali, la Repubblica Galattica e l’Impero Sith, hanno vari codici etici. Ogni fazione ha classi diverse con storie e antefatti differenti, influenzabili dalle scelte morali del giocatore. Queste scelte aprono e chiudono i bivi della storia e agiscono sui personaggi non giocanti che seguono il giocatore. Ogni classe ha una storia diversa, ma è comunque integrata nell’arco storico generale del gioco. È infine possibile visitare dozzine di pianeti diversi, tra i quali Tython, Korriban, Voss, Tatooine e Coruscant. Star Wars: The Old Republic cerca di riprodurre interamente l’esperienza cinematografica di Star Wars: dall’inizio di ogni capitolo con il cielo stellato alle musiche leggendarie di John Williams, fino all’aria epica che si respira in ogni battaglia. Si tratta in assoluto del videogioco firmato Lucas più spettacolare e apprezzato da critica e pubblico.

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For magazine Carlo Verdone (61 anni), Marco Giallini (49 anni) e Pierfrancesco Favino (42 anni). Oltre a loro, un ruolo da protagonista è affidato alla musica: autori della colonna sonora originale sono Fabio Liberatori e il leader degli Stadio Gaetano Curreri.

Posti in piedi in Paradiso La crisi economica incalzante sbatte sulla soglia della miseria anche i padri divorziati. Verdone, col suo solito humour malinconico, mette in scena la disastrosa convivenza di tre uomini afflitti da questa situazione che “è una tragedia” 82 For Magazine


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Il 17 gennaio 2009, giorno del suo 30esimo compleanno, Micaela Ramazzotti si è sposata con il regista Paolo Virzì e il 1º marzo 2010 è nato il loro primo figlio Jacopo.

I padri separati sono i nuovi poveri. Parola di Carlo Verdone, che nel presentare la sua ultima fatica cinematografica ha dichiarato: «Ho scelto un tema difficile per una commedia, quello di una vera emergenza sociale, fatta di mariti separati e divorziati che vedono gran parte del loro stipendio andare a sostegno delle loro mogli e figli, creando così un’ulteriore categoria di poveri. Insomma per chi si ritrova a vivere con 400 o 500 euro è una vera tragedia». La vicenda di tre padri separati che versano in gravi difficoltà economiche è, infatti, al centro di Posti in piedi in Paradiso, la nuova commedia diretta e interpretata dal cineasta romano che torna dietro la macchina da presa a un anno di distanza dal successo di Io, loro e Lara. La storia è quella di Ulisse (Carlo Verdone), Fulvio (Pierfrancesco Favino) e Domenico (Marco Giallini), tutti con matrimoni falliti alle spalle, anche per colpa loro, con promettenti carriere stroncate da errori o sfortuna, che hanno a che fare con ex mogli tiranne e sui quali aleggia lo spettro della povertà. I tre uomini vivono situazioni parallele, accomunate dalle stesse difficoltà morali ed economiche. Hanno problemi ad incontrare i propri figli instaurando con loro veri rapporti paterni, ma soprattutto devono ingegnarsi ogni giorno per trovare i soldi e pagare gli alimenti. Dopo un incontro casuale, durante la ricerca di una casa

in affitto, i tre “disgraziati” decidono di andare a vivere insieme per dividere le spese di un appartamento. Inizia così la loro convivenza forzata che dà lo spunto per un’autentica amicizia. Quando una sera Domenico si sente male, gli altri chiamano il pronto intervento: si presenta Gloria (Micaela Ramazzotti), una cardiologa mollata poco prima dal fidanzato. Tra lei e Ulisse nasce fin da subito una particolare sintonia. Anche Fulvio ha un incontro folgorante con Gaia (Nadir Caselli), una starlette tanto bella quanto superficiale. Dopo una serie di guai e di avventure tragicomiche, i tre amici dovranno fare i conti con le proprie responsabilità per espiare le proprie colpe e guadagnarsi uno spiraglio di Paradiso. Come sostiene ancora il regista «il film ha un finale malinconico, ma anche aperto alla speranza, perché alla fine saranno i figli in qualche modo a salvare quei padri che sono molto spesso meno maturi di loro». Nel consueto stile a cui Verdone ha abituato il suo pubblico, la pellicola dispensa risate e uno sguardo amaro sull’attualità, focalizzandosi su quell’universo maschile talvolta trascurato dalle cronache; senza puntare il dito né contro alcune sentenze dei giudici spesso spietate, né contro le donne-mogli, offre una sponda d’appoggio a tutti quei mariti divorziati che, pur avendo torto, si ritrovano da un giorno all’altro, e con troppa

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Pierfrancesco Favino e Marco Giallini hanno lavorato insieme anche nel film A.C.A.B. di Stefano Sollima, dove interpretano due poliziotti del reparto mobile.

disinvoltura, senza casa, senza soldi, senza figli. Come altri suoi film del passato, anche questo nasce dalla realtà, dall’analisi di chi osserva ciò che lo circonda, estrapolando alcuni messaggi e rivisitandoli in chiave ironica, miscelando con abilità temi drammatici e spunti comici. A firmare la sceneggiatura di Posti in piedi in Paradiso, insieme con Pasquale Plastino e Maruska Albertazzi, è lo stesso Verdone, che invece sul set ha scelto di farsi affiancare da un cast notevole: il versatile Pierfrancesco Favino (applaudito per la sua recente prova in A.C.A.B.), Marco Giallini (La bellezza del somaro, L’amico di famiglia), Micaela Ramazzotti (La prima cosa bella del marito Paolo Virzì, Il cuore grande delle ragazze di Pupi Avati) e Nicoletta Romanoff (Ricordati di me). In un cameo c’è anche l’esordio cinematografico dell’imitatrice televisiva Gabriella Germani. Da qualche anno, ormai, la definizione impegnativa di “Woody Allen del cinema italiano” calza tranquillamente a Verdone: simpatico, nevrotico, ipocondriaco, ma anche profondo nel suo umorismo e sempre puntuale nel fotografare la realtà. Proprio

per questo, come fa sempre più spesso il grande maestro newyorkese, anche il buon Carlo potrebbe sfilare i panni “stropicciati” dell’attore per indossare esclusivamente quelli eleganti del regista, anche perché, non va dimenticato, ha avuto un padre cinematografico del calibro di Sergio Leone.

SCHEDA DEL FILM REGIA: Carlo Verdone SCENEGGIATURA: Carlo Verdone, Pasquale Plastino, Maruska Albertazzi CAST: Carlo Verdone, Marco Giallini, Pierfrancesco Favino, Diane Fleri, Micaela Ramazzotti, Nicoletta Romanoff, Nadir Caselli, Maria Luisa De Crescenzo, Valentina D’Agostino, Gabriella Germani GENERE: Commedia DURATA: 115' DISTRIBUITO DA: Filmauro

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For magazine Michael Fassbender (34 anni) e Gina Carano (30 anni). L’attore tedesco è una delle star del momento: tutti i registi lo vogliono, da Quentin Tarantino a David Cronenberg fino a Ridley Scott con il quale ha girato il fanta-horror Prometheus.

Knockout Resa dei conti Steven Soderbergh ritorna con uno spettacolare action movie incentrato sulla storia di Mallory, un’agente speciale sotto copertura incastrata da qualcuno del suo stesso reparto e decisa a farsi giustizia a tutti i costi. Con l’aiuto di alcuni amici 85 For Magazine


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Antonio Banderas (51 anni) non ha avuto problemi a “imbruttire” il suo look per esigenze di copione. Il film ha avuto un budget attorno ai 25 milioni di dollari.

Michael Douglas (68 anni) e Steven Soderbergh avevano già collaborato in Traffic, pellicola del 2001 che vinse ben 4 Oscar, tra cui il premio al miglior regista.

Piccole figlie di Nikita crescono. Basta scorgere un poco la trama del nuovo film di Steven Soderbergh per capire che i riferimenti al capolavoro di Luc Besson con Anne Parillaud, datato 1990, abbondano. La donna killer di professione e spietata arma letale affascina Hollywood quanto, e forse più, di una sensuale femme fatale sui tacchi a spillo. La scelta della protagonista è già un eloquente biglietto da visita: Gina Carano è una campionessa di arti marziali miste, al suo esordio nel mondo del cinema. Mallory Kane (la Carano appunto) è una spia americana addestrata per uccidere, un super soldato delle forze speciali impegnate nelle “operazioni in nero”. Dopo essere stata ingaggiata da alcuni colleghi viene tradita da un commilitone della sua squadra ed è costretta a darsi alla fuga. Il suo obiettivo diventa un’ossessione: cercare riscatto facendosi giustizia da sola e scoprire chi l’ha incastrata, addossandole la responsabilità di un’operazione militare andata male e da cui è scaturito un omicidio. Ad aiutarla nel suo piano di vendetta ci sono: Aaron (Channing Tatum), un uomo dei “black ops” che le fa la corte e che cerca di rintracciarla, dopo la sua sparizione;

Scott (Michael Angarano), un adolescente che diventa senza volerlo il partner di Mallory dopo averla aiutata in una situazione difficile; Rodrigo (Antonio Banderas) è invece il capo di un’unità europea simile a quella di cui faceva parte la ragazza. Ma soprattutto il soldato Kane può avvalersi del sostegno di Kenneth (Ewan McGregor), il proprietario di una compagnia di mercenari, che la metterà in guardia dalle macchinazioni del subdolo Coblenz (Michael Douglas). Tra inseguimenti, sparatorie e combattimenti corpo a corpo a suon di colpi di arti marziali l’intrigo tende a risolversi, dipanando l’ingarbugliata matassa solo nel finale, quando ci sarà la vera resa dei conti. La solida sceneggiatura del lungometraggio è stata scritta da Lem Dobbs, già autore dello screenplay di Dark City (1998) e The Score (2001), che aveva collaborato precedentemente col regista di Atlanta (ma di origini svedesi), scrivendo per lui L’inglese (1999). Le musiche sono di David Holmes, in passato abile compositore delle colonne sonore dei film di Ocean’s. Come al solito il direttore della fotografia è Peter Andrews, ovvero lo pseudonimo dietro cui si cela lo stesso

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Lo scozzese Ewan McGregor (41 anni). Gran parte del film è stata girata però a Dublino, in Irlanda. Alcune riprese sono state effettuate a Blessington, nella contea di Wicklow, e a Los Alamos nel Nuovo Messico.

Gina Carano è un’esperta lottatrice di arti marziali, in particolare di muay thai. È grazie a queste doti che è stata scelta come protagonista della pellicola.

Steven Soderbergh. Il quale anche in Knockout ha radunato intorno a sé la consueta banda di amici, nomi illustri per un cast d’eccezione che va dal premio Oscar Michael Douglas (Wall Street e sequel, Traffic sempre di Soderbergh) ai nuovi talenti Michael Fassbender (Bastardi senza gloria) e Channing Tatum (Step Up, Dear John), passando per giovani veterani come Ewan McGregor (Trainspotting, Moulin Rouge!, nuova trilogia di Star Wars) e Antonio Banderas (acclamato nel recente La pelle che abito di Pedro Almodóvar). Il film scorre piacevole e avvincente, col ritmo incalzante tipico delle spy story ricche di azione e adrenalinica suspense. Il piatto forte, considerato il curriculum della protagonista, è rappresentato naturalmente dalle sequenze di lotta a mani nude. Piccola curiosità: in una di queste scene, durante una colluttazione, Ewan McGregor ha involontariamente sferrato un pugno contro Gina Carano; successivamente l’attore ha dichiarato: «Dovevo colpirla tre volte, e lei avrebbe dovuto abbassarsi, ma non l’ha fatto, e così l’ho colpita alla testa. La cosa bella è che dopo essersi rialzata è stata lei a chiedermi se fosse tutto ok! E stavo bene, alla fine, a parte la

mano». Un bizzarro episodio reale che giustifica in pieno una frase della finzione cinematografica pronunciata proprio da McGregor nel film e indirizzata al personaggio della Carano: «Se pensi a lei come a una donna ti sbagli…».

SCHEDA DEL FILM REGIA: Steven Soderbergh SCENEGGIATURA: Lem Dobbs CAST: Gina Carano, Michael Douglas, Antonio Banderas, Channing Tatum, Ewan McGregor, Michael Fassbender, Bill Paxton, Mathieu Kassovitz, Michael Angarano GENERE: Azione, Thriller DURATA: 91' DISTRIBUITO DA: Moviemax

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For magazine CONSIGLI & SCONSIGLI di Dina D’Isa

Il Film da non perdere

la talpa

Benedict Cumberbatch (35 anni) e Gary Oldman (54 anni). Il film è tratto da un romanzo di John Le Carré.

George Smiley è un agente segreto inglese in pensione che viene richiamato al lavoro, in pieno periodo di guerra fredda, e il suo ultimo compito sarà proprio quello di scovare una talpa sovietica nel Circus, il più alto grado del British Intelligence Services. Nel 1979 la BBC produceva la miniserie Tv in sette episodi Tinker, Tailor, Soldier, Spy, diretta da John Irvin. Oggi Tomas Alfredson porta per la prima volta sul grande schermo il romanzo La talpa di John Le Carré da cui fu tratta la miniserie con Alec Guinness protagonista. In un clima glaciale e inquietante, spiccano le geometrie retrò degli interni e le linee degli edifici, in un mondo segreto che cova violenza e inganni. Tra soffiate, manipolazioni e tripli giochi, la pellicola di genere si affida al classico dei classici. La talpa è una spy story studiata, razionale e senza adrenalina, una sorta di sofisticata partita a scacchi che si lascia vedere senza cadere nella trappola della ripetitività. Così, nel quartier generale dello MI6, si nasconde un alleato dei sovietici da

scovare a tutti i costi, persino facendo pagare con la pelle a innocenti e non la riuscita della missione. Gary Oldman torna protagonista assoluto nei panni di George Smiley, una figura che sta all’opposto dei vari James Bond: quello che si ispira alla penna di Le Carré è un antieroe con tanto tempo a disposizione per osservare e pensare prima di agire, grazie a due armi infallibili: la calma e la mente con cui scruta i suoi interlocutori. La prova dell’attore britannico è impeccabile, soprattutto quando è avvalorata dalla presenza di un bravo Colin Firth: entrambi persi in un triangolo amoroso, in un conflitto tra il soldato al servizio di Sua Maestà e il dolore del tradimento. La nostalgia diventa così l’altro grande tema del film, anche perché all’epoca della guerra fredda ogni certezza era infettata dal dubbio e la morale era un banale ricordo. Tutti i personaggi rimpiangono paradossalmente la Seconda Guerra Mondiale, quando ogni schieramento era chiarissimo.

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For magazine Il Film da evitare

non aver paura del buio

Bailee Madison (12 anni) e Katie Holmes (33 anni). La piccola Madison è già stata protagonista di Un ponte per Terabithia.

Dopo aver compiuto un tremendo omicidio, un uomo viene inghiottito da una fornace. Un secolo dopo, la piccola Sally è in volo per raggiungere il padre Alex e la sua giovane fidanzata Kim, che hanno da poco concluso proprio il restauro di quella vecchia casa dove abiteranno temporaneamente in prospettiva di una futura vendita. Lì, la bambina scopre uno scantinato in cui, senza volerlo, libera una terribile forza pronta a trascinarla nell’oscurità. Remake di un horror televisivo diretto nel 1973 da John Newland, Non avere paura del buio segna l’esordio nel lungometraggio di Troy Nixey, comic book artist divenuto pupillo del produttore e sceneggiatore Guillermo Del Toro. Al contrario del film originario, protagonista non è più un adulto, ma una bambina introversa in un difficile momento di passaggio. Ad una prima impressione, la pellicola sembra creare la giusta suspense, ma invece, dopo pochi minuti, lo spettatore è destinato alla noia. Per gli appassionati del genere non resta che la delu-

sione e persino quel gusto del macabro appare solo un accenno senza mistero. Non solo, agli occhi della piccola protagonista quelle forze oscure, rimaste recluse per decenni e che tornano assetate di corpi, hanno un aspetto quasi ridicolo e, a dispetto del titolo, non fanno paura per niente. Al film manca proprio la sua anima migliore, quell'autentico amore per il mostruoso che deve oscurare le favole horror. Qui non bastano gli gnomi che tanto piacciono a Del Toro e nemmeno l’intrattenimento viene soddisfatto. Meglio allora affidarsi a una simpatica parodia come Succhiami, che è già nelle sale. Almeno lì si ride.

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For curiositĂ magazine di Silvestro Bellobono

Anche le pecore scendono in piazza Milano, centro storico, un giorno qualsiasi: un gregge conquista la ribalta, e gli onori della cronaca mondiale, per girare una scena del film documentario L’Ultimo Pastore di Marco Bonfanti. Stupore e addirittura commozione tra il pubblico 90 For Magazine


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Il regista Marco Bonfanti (31 anni) e il pastore Renato Zucchelli, protagonista del film. Zucchelli è una delle dieci persone al mondo che ancora parla il "gai", una lingua pre-medievale utilizzata dai pastori.

La notizia è di quelle forti, e talmente curiosa che in poche ore ha fatto il giro del mondo e, ovviamente, del web con tanto di immagini e fotografie. Per raccontarla non serve troppa enfasi, basta la fredda cronaca. All’alba di una grigia giornata autunnale, e fino alle ore 11 circa del mattino, 700 pecore hanno invaso la centralissima Piazza del Duomo a Milano. Per protestare? Magari rivendicando i loro diritti ovini e accusando il governo dell’ennesimo balzello sulle tasse della lana pecorina. Naturalmente niente di tutto ciò. Il numeroso gregge è stato condotto nella storica piazza del capoluogo lombardo per girare le scene finali del film L’Ultimo Pastore, l’opera d’esordio di Marco Bonfanti, giovane regista già autore dei due apprezzati cortometraggi Le parole di Stockhausen e Ordalìa. La docu-fiction, prodotta da Anna Godano, Franco Bocca Gelsi e Paolo Pelizza, è un progetto totalmente indipendente, realizzato senza finanziamenti pubblici, ma solo grazie al sostegno di sponsor privati. Un motivo di soddisfazione in più per aver ottenuto dal Comune l’autorizzazione a filmare una simile sequenza con tanti figuranti docili e pazienti, ma sorpresi dall’insolita location in cui pascolare. L’intento della pellicola è quello di raccontare, in modo evocativo e delicato, la storia romanzata del pastore nomade Renato Zucchelli, il quale incarna, nella finzione ma soprattutto nella realtà, la figura dell’ultimo superstite di quest’antico mestiere, che egli esercita ancora per scelta e per passione, spostandosi nel territorio metropolitano sempre più vittima dell’industrializzazione e della cementificazione. Un novello “ragazzo della via Gluck” che, con orgoglio e dignità, ancora si batte per la conservazione di spazi verdi per sé e per il suo gregge, e che nell’arco temporale del film viene seguito nel suo singolare viaggio, attraverso tante difficoltà da affrontare e mille avventure da vivere, per riuscire a centrare il suo scopo: raggiungere alcuni bambini delle scuole elementari cittadine che non hanno mai visto delle pecore dal vivo e ignorano cosa sia un pastore.

Momento clou del lungometraggio è l’epilogo sotto la Madonnina. L’invasione dei 700 esemplari ovini ha scatenato la curiosità, mista a meraviglia, di cittadini, turisti e soprattutto bambini, venutisi a trovare al cospetto di questa apparizione surreale, e per certi aspetti suggestiva, documentata da avidi scatti fotografici di macchine digitali e cellulari. Del resto, specie per la compassata Milano, scene simili non si vedono certo tutti i giorni. A tal punto che, con grande clamore, la stampa mondiale ha riportato la notizia: ne hanno parlato giornali argentini, giapponesi, spagnoli e addirittura l’importante Washington Post. E così Bonfanti e il simpatico Zucchelli hanno ottenuto un minimo (se non qualcosa di più) di attenzione attorno al problema della sparizione di una realtà bucolica, fatta di tradizioni, semplicità e purezza, spazzati via dall’incalzare del progresso. La produttrice Anna Godano, nel ringraziare la Lombardia Film Commission, che ha offerto il suo contributo nel delicato compito di ottenere i permessi del sindaco Giuliano Pisapia, ha dichiarato: «Mi sono stupita nel vedere la commozione negli occhi della gente, inclusi i vigili urbani, di fronte alle immagini dell’indimenticabile scena finale, forse perché in alcuni è tornato alla memoria un mondo antico andato perduto per sempre». Il film non ha ancora una data di uscita definita, ma la produzione sta concordando con i distributori quando possa essere strategicamente il periodo migliore. Tuttavia, dovrebbe arrivare nelle sale entro l’anno.

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For magazine ARTE di Silvestro Bellobono Erminia e Tancredi, 1618, Cento, Collezione privata

il caro guercino Sapeva farsi pagare bene. E amministrava i suoi averi con grande oculatezza. I suoi dipinti, relativi alla giovinezza a Cento e agli anni al servizio di papa Ludovisi, inaugurano i nuovi spazi espositivi di Palazzo Barberini

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Cleopatra davanti a Ottaviano Augusto, 1640, Roma, Pinacoteca Capitolina

Si chiama Guercino 1591-1666. Capolavori da Cento e da Roma la mostra pittorica che la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini dedica, fino al 29 aprile, a uno dei più grandi maestri del Seicento: Giovanni Francesco Barbieri. Detto il Guercino a causa dello strabismo dell’occhio destro, l’artista, nato nel 1591 a Cento, in provincia di Ferrara, è stato allievo di Ludovico Carracci e ha lavorato nella Capitale dal 1621 e al 1623. L’esposizione è composta da opere conservate nei musei e nelle collezioni di Cento e di Roma, nonché nel Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno: si tratta di un insieme di dipinti risalenti alla giovinezza del pittore, trascorsa nel suo paese di origine, e al periodo romano in cui fu attivo al servizio di Alessandro Ludovisi, ovvero papa Gregorio XV. In tutto sono presenti trentasei capolavori che riguardano l’intero arco cronologico del suo lungo percorso artistico, dando ampio spazio alla sua evoluzione pittorica, dai primi lavori, influenzati da alcune personalità dell’arte ferrarese, come Ippolito Scarsella (15511620) e Carlo Bononi (1569-1632), fino alle opere legate più strettamente allo stile di Ludovico Carracci, il più anziano

esponente della famiglia dei Carracci, cugino di Annibale, e amante di una pittura religiosa finalizzata alla moralizzazione e alla devozione. Fu proprio il pittore di Bologna a intravedere nel giovane Guercino un talento innato, tale da considerarlo una sorta di continuatore della sua arte, specie per il modo di far rivivere l’intensità nell’azzurro dei cieli con una forza originale e innovativa. Alcuni effetti temporaleschi presenti nei quadri del Guercino non si erano mai visti prima: basta osservare lo Sposalizio mistico di Santa Caterina alla presenza di San Carlo Borromeo, del 1614-15, oppure dipinti dell’età adulta come La Madonna della Ghiara con San Pietro, San Carlo Borromeo, un angelo e donatore e I santi Bernardino da Siena e Francesco d’Assisi con la Madonna di Loreto, entrambi realizzati nel 1618 e conservati nella Pinacoteca Civica di Cento. Nel complesso, tutte le opere in mostra ripercorrono la fortunata carriera di Francesco Barbieri, permettendo di ammirare sia il lavoro di bottega sia le variazioni del suo stile, in un miglioramento costante e proficuo vissuto con una sapiente gestione del successo e dei guadagni. Si narra,

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Sibilla, 1620 ca., Cento, Fondazione Cassa di Risparmio

infatti, che tra la caparra e il saldo per una sua opera egli facesse trascorrere almeno un anno, che i prezzi fossero piuttosto salati (100 ducatoni per la figura intera, 50 per la mezza figura) e che i suoi conti fossero sempre in ordine. Non solo i collezionisti romani, ma anche quelli stranieri apprezzavano e compravano le sue opere. Per soddisfare il gusto della corte papale e di Roma, il Guercino cambiò anche il suo tocco, coniugando armoniosamente caravaggismo e suggestioni classiciste. Capolavori assoluti degli anni romani sono la decorazione del Casino Ludovisi, edificio con giardino nella zona del Pincio, e probabilmente prima opera realizzata dall’artista nella Città Eterna; e poi l’imponente pala raffigurante Santa

Petronilla sepolta e accolta in cielo, conservata oggi nella Pinacoteca Capitolina, di cui in mostra si espone il “ricordo” di piccolo formato. Questa esposizione è dedicata a sir Denis Mahon, il grande storico dell’arte scomparso la scorsa primavera. Infatti, si deve a lui il recupero della pittura del Seicento italiano, da Caravaggio a Guercino appunto. Inoltre, come ha sottolineato la direttrice di Palazzo Barberini, Anna Lo Bianco, commentando il restauro definitivo di alcuni ambienti del museo (ben 1.000 metri quadrati di spazi monumentali), Guercino 1591-1666. Capolavori da Cento e da Roma si addice perfettamente agli obiettivi di valorizzazione delle collezioni Barberini.

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una lettura per lasciar traccia… di Donatella Vilonna

Ritratto di un antieroe “Posso mettermi in tasca trenta milioni di euro, con questo affare. È una cifra che permette a un uomo di sistemarsi per tutta la vita” Tre atti e due tempi è l’ultimo romanzo di Giorgio Faletti. Un libro ricco di intensità e di suspense dove emerge la corruzione del calcio e della società, la responsabilità individuale, la qualità dell’amore e dei sentimenti in ogni momento della vita, il conflitto tra genitori e figli. Il protagonista è Silvano Masoero, detto Silver, una piccola leggenda. Ha più di sassant’anni, è un ex pugile e un pregiudicato. “Ho una partita da giocare e la devo giocare bene, perché io sono l'unico che può permettersi di perdere”. Si tratta di un thriller che toglie il fiato. È un susseguirsi di colpi di scena. Su ogni pagina i personaggi e le vicende prendono forma e acquistano originalità. Roberto, detto Il Grinta, il figlio di Silver, è un calciatore d’eccellenza, simbolo della squadra, un punto di riferimento per suoi compagni e per i tifosi, grazie alla sua determinazione e l’impegno costante. “Quando sei un pregiudicato, non è mai facile instaurare un buon rapporto con un figlio”. Quando è tornato a casa dopo un lungo periodo, in prestito a un’altra squadra, il loro rapporto sembrava migliorare con il passare dei giorni. “Si è sistemato nella sua vecchia camera e ogni sera, quando andavo a dormire, ero contento di quella presenza. Finché non ho scoperto il biglietto e non l'ho visto con quell’uomo”. Silver fa i conti con i fantasmi del suo passato, ed è proprio la sua condizione di pregiudicato e il suo percorso di vita, che lo spinge a voler impedire a quei ragazzi di rovinarsi il futuro. “Guardo l’ora sul cruscotto. In questo momento, all'Hotel Martone, poco fuori città, sulla strada verso Torino, i giocatori in ritiro stanno pranzando”. Il mister, Sandro Di Risio, riunisce la squadra in quell’albergo la sera prima della partita, dopo un breve allenamento di riscaldamento nel pomeriggio. Dopo il pranzo viene dichiarata la formazione e un’ora dopo, tutti salgono sul pullman della società e raggiungono lo stadio. Silver ripensa a quel biglietto accusatorio, che torna incalzante nella sua mente. "La quota definitiva potrebbe essere a 10. Ne parliamo martedì dopo l'allenamento al piazzale del cimitero, così mi dici con quanto ci sei. L.”. È sempre banale il modo in cui si scoprono certe cose. “Posso mettermi in tasca trenta milioni di euro, con questo affare. È una cifra che permette a un uomo di sistemarsi per tutta la vita”.

Silver decide di rivelare al mister, ciò che stava accadendo, e del fatto che alcuni giocatori si sono messi d’accordo per vendere la partita. Era un incontro decisivo per quella serie. Ma, in uno strano clima di eventi che si susseguono e si confondono, il mister sparisce. Inspiegabile risulta la sua assenza dalla panchina e dal campo, come risulta inspiegata l’esclusione dalla formazione titolare de Il Grinta che, a parere di molti, potrebbe dare una grande impronta alla gara. “Finalmente tutti i calciatori sono al loro posto. L’arbitro fischia, un giocatore tocca la palla e da ogni parte dello stadio, nessuna esclusa, si alza un boato. La partita è cominciata”.

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Tre atti e due tempi di Giorgio Faletti Einaudi Stile Libero, euro 12,00


For magazine teatro di Silvestro Bellobono

Elena D’Amario (21 anni) è nata a Pescara, vive a Francavilla al Mare con la famiglia. Di sé dice che cambierebbe la sua impulsività, l’eccessiva autocritica e che vorrebbe credere di più in sé stessa.

Un ciclone nella danza

Fondata e portata al successo mondiale dall’estro del coreografo David Parsons, la compagnia di ballo, che fa dell’energia e del sex appeal i suoi punti di forza, da quest’anno può contare anche sul talento di Elena D’Amario, ex ballerina di Amici Ha debuttato al Teatro Nuovo di Milano il tour 2012 della Parsons Dance Company, la compagnia di danza americana creata dall’eclettico David Parsons, icona internazionale della Post modern dance. Il gruppo teatrale presenta una raccolta delle più belle coreografie dell’artista statunitense, tra le quali spiccano Hand Dance, Swing Shift, Caught, Nascimento. Questi

brani classici saranno affiancati da Round my world, ultima creazione che viene eseguita in prima europea. Dagli anni Ottanta David Parsons, intrattiene il pubblico di tutto il mondo con una danza piena di energia e positività, acrobatica e comunicativa al tempo stesso. Cresciuto a Kansas City grazie agli insegnamenti di Cliff Kirwin e Paul

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Il New York Times ha scritto: «Vedere uno spettacolo della Parsons Dance è come guardare qualcuno che canta sotto la doccia: sono ad un tempo intrepidi, liberi, divertenti».

Chambers, nel 1978 David Parsons è entrato a far parte della compagnia di Paul Taylor. La lezione del maestro è stata essenziale per il suo sviluppo creativo, ma Parsons è riuscito ben presto a conquistare un suo stile, una personale mescolanza di fisicità, umorismo e tecnologia, cui hanno contribuito anche le esperienze con Pilobolus, Momix e White Oak Dance Project, fondato da Mikhail Baryshnikov. Il desiderio di sperimentazione tra danza, musica e luci hanno spinto Parsons a dare vita ad una propria compagnia, improntata all’idea che un lavoro di valore debba in ogni modo essere comunicabile, accessibile al pubblico. La Parsons Dance Company, da lui fondata nel 1987, insieme con il light designer Howell Binkley, è tra le poche compagnie che, oltre ad essersi affermate sulla scena internazionale con successo sempre rinnovato, siano riuscite a lasciare un segno nell’immaginario teatrale collettivo, creando coreografie divenute veri e propri cult della danza mondiale. Come direttore artistico David Parsons ha creato più di 70 coreografie, alcune delle quali commissionate da grandi nomi quali Jacob Pillow Dance Festival, Festival di Spoleto, Umbria Jazz Festival, Krannert Center for the Performing Arts, National Arts Centre di Ottawa, Het Muziektheater e l’American Dance Festival. Sin dagli esordi, l’alta preparazione atletica degli interpreti e la grande capacità del fondatore di dare anima alla tecnica sono state gli elementi distintivi della compagnia. Come ha scritto il New York Times: «I ballerini vengono scelti per il loro virtuosismo, energia e sex appeal, attaccano il pubblico come un ciclone, una vera forza della natura». Le creazioni di Parsons, prima fra tutte la celeberrima Caught del 1982, portano il segno di una straordinaria teatralità e di un lavoro fisico che si trasforma in virtuosismo e leggerezza. È una danza solare, che diverte in quanto espressione di gioia, capace di trasmettere emozioni semplici e dirette, quindi estremamente accessibile al grande pubblico. Le performance del gruppo teatrale sono esaltate con fantasia e immaginazione dal light designer Howell Binkley, mentre tra le collaborazioni eccellenti figura Luca

Missoni che ha firmato i costumi di molti pezzi. La compagnia vanta un vasto repertorio di coreografie originali. Le musiche spaziano da Rossini e Mozart al jazz di Phil Woods e Miles Davis, dal leggendario musicista brasiliano Milton Nascimento a Robert Fripp, chitarrista e fondatore dello storico gruppo rock inglese King Crimson, dalla popolare musica della Dave Matthews Band alle celeberrime hit degli Earth, Wind & Fire. Il corpo di danza è composta da undici ballerini fissi, tra i quali Eric Bourne, Sarah Braverman, Melissa Ullom, Steven Vaughn, Christina Ilisije, Jason Macdonald e Ian Spring. Inoltre, questa nuova tournée vede la partecipazione di una ballerina italiana: Elena D’Amario, ex concorrente di Amici di Maria De Filippi, edizione 9. Proprio grazie al programma Tv, la D’Amario, dopo aver frequentato a New York uno stage, ha vinto una borsa di studio presso la compagnia di Parsons, nella quale è entrata ufficialmente ad agosto 2011. La ballerina pescarese, eclettica e carismatica, era stata fortemente voluta nel talent show di Canale 5 da Steve La Chance, ma in questa sua esperienza ha sempre ricevuto stima e affetto da tutto il corpo docente di ballo. La D’Amario è rimasta molto legata al programma che l’ha lanciata e alle persone che ci lavorano. Di recente ha dichiarato: «Quando sono andata a trovarli, sono rimasta sorpresa vedendo che nel loro studio avevano incorniciato una pagina del New York Times in cui c’era una mia foto. Mi sono commossa, non mi sembrava vero». L’artista ventunenne ha anche aggiunto che tornerebbe in Italia solo se a chiamarla fosse la De Fillippi: «Lo farei soltanto per Maria. Tornare a ballare in quello studio sarebbe speciale e potrebbe accadere molto prima di quanto si possa immaginare». Lo spettacolo The Best of Parsons Dance, dopo Milano è destinato a toccare nel suo lungo tour alcune delle maggiori città italiane fra cui Genova, Torino, Bologna, Cagliari, Palermo e Roma, dove fino al 18 febbraio è in scena all’Auditorium della Conciliazione.

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Forintervista magazine di Silvestro Bellobono

LE RADICI DI ENZO Viaggio nell’“altra” Napoli attraverso le parole e le sonorità di Gragnaniello, protagonista di un docu-film musicale che racconta la magia e il mistero della sua città Dopo il suo ultimo album, intitolato Radice, il musicista, cantante e autore partenopeo Enzo Gragnaniello accompagna, con le sue performance melodiche, un percorso di immagini nelle zone più storiche e mitologiche di Napoli, riprese nel film Radici. Un’occasione per parlarci anche di sé.

ed esoterica, da vedere con gli occhi chiusi».

Quando ha capito che fare il musicista sarebbe stato il suo mestiere? «Quando sono cominciate ad arrivare le proposte dei primi produttori interessati a lavorare con me».

Che idea si è fatto della Napoli di Luigi de Magistris? «È una città in fase sperimentale, che sta cercando di entrare in una nuova epoca senza però perdere di vista le proprie radici culturali e artistiche».

Quali emozioni prova quando porta sul palco le canzoni della sua terra? «Sono tante e diverse, e mi fa molto piacere sapere che le mie canzoni riescono ad entrare nel cuore delle persone».

Se non fosse stato di Napoli in quale altra città italiana le sarebbe piaciuto nascere? «In Italia ci sono tanti luoghi bellissimi, forse a Palermo».

Lei ritiene che la musica napoletana sia in una fase evolutiva, più pop e meno melodica? «La vera musica napoletana è sacra, non ha niente a che vedere con il pop o altri generi».

Qual è stato il suo rapporto con il regista? «Carlo è riuscito ad andare oltre il personaggio, e a quel punto tra noi c’è stato subito feeling».

Come affronta le sconfitte, artistiche e della vita? «Con serenità, perché la vita vuole giocare con noi e noi giochiamo con lei». In futuro tornerà ad esibirsi sul palco del Festival di Sanremo? «Sì, magari come ospite».

Tra le sue collaborazioni con artisti illustri quale ricorda con maggiore affetto e perché? «Quella con Mia Martini, perché lei, nel periodo in cui ha collaborato con me, si è riscattata e liberata dalle malelingue che le giravano intorno. Stare sul palco con lei era ogni volta una magia». È soddisfatto di come è stato accolto il suo ultimo album Radice? «Sì molto, questo disco sta andando davvero forte anche all’estero». Le piace l’appellativo di “poeta” rivolto a lei? «Tutte le volte che mi chiamano così mi viene da ridere, però sicuramente mi fa piacere». I suoi brani si chiudono spesso con un messaggio di speranza. Lei pensa che in questo periodo storico la speranza sia un sentimento in cui credere? «Certo, la speranza non deve mancare mai». Come è nata l’idea del docu-film Radici, il progetto cine-musicale che la vede coinvolto? «Ha avuto origine da un’intuizione del regista, Carlo Luglio, dalla sua volontà di far conoscere alcuni lati di me ancora ignoti e anche di rappresentare, attraverso di me, una Napoli, “di sotto”, più magica

Enzo Gragnaniello (57 anni) ha vinto per ben tre volte (1986, 1990 e 1999) il prestigioso Premio Tenco, assegnato alla migliore canzone dialettale.

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IN FORMA con Jill Cooper

la bellezza è nella tua mente Per stare bene fisicamente è importante allenare non solo il corpo, ma anche la psiche con una serie di esercizi che ci preparano sia alle critiche sia ad accettare noi stessi Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? Che schiavitù! Sii bello per te stesso per primo, e pian piano vedrai i fianchi snellire, la pancia più piatta e il volto più solare. Perché? Perché non stai chiedendo più allo specchio se sei in forma, lo stai dicendo a prescindere da tutto. Decidendo ora, nel presente, che sei già fantastico e in forma tutto sarà più facile e semplice, compreso ottenere dei risultati nel futuro prossimo. Potrebbe sembrare rovesciata come logica: «Ma come? Mi devo amare brutta come sono oggi per diventare bella?». Sì, questa è un’altra chiave per aprire una nuova porta dentro di te. Come in uno dei quei film di illuminazione trascendentale tipo Alice nel Paese delle Meraviglie che con un semplice spostamento della sua attenzione trova la chiave e la strada giusta per vincere le sue sfide e paure. Sembra un processo complicato, lo so, ma non lo è quando cominci a praticarlo. Vedrai che sembrerà quasi magico! Cominciamo a combattere contro il tuo critico interiore, che definisce il tuo lato difensivo: 1. Prima di partire pensa 2 o 3 secondi prima di pronunciare le tue parole. Questo ti aiuterà a vedere i meccanismi dietro a quella definizione soggettiva, anziché oggettiva, di chi pensi di essere (ma non è sempre quello che gli altri vedono in te). 2. Scrivere su un diario i pensieri ricorrenti, non solo le critiche, ma anche i complimenti che appaiono più di due volte al giorno. Mettere anche l’ora e luogo dove ti assillano. 3. Alla fine di ogni giorno traccia un filo tra pensieri affini tipo: “stupida” e “incapace” andrebbero elencate insieme. Annota anche in quali situazioni accadono. 4. Imparare a bloccare una parola offensiva a costo di morderti la lingua. Vedrai che molti noteranno la tua esitazione e proveranno a farti pronunciare quella parola o osservazione comunque, ma tu rifiuta di dirlo! Ricorda che loro all’inizio del tuo percorso stanno ancora interagendo con la tua vecchia proiezione di te. 5. Se è necessario spiegare una cosa che a te non piace di te stessa scegli delle parole neutre. Questo è molto importante come esercizio perché ti permette di far uscire il commento senza procurarti grandi danni. Qualunque parte del tuo corpo che non ti piace potrebbe essere descritta diversamente. Per esempio: «Ah, che brutte queste…», potrebbe diventare, «Queste… mi lasciano tanto spazio per il miglioramento!». L’elenco di critiche può essere lunghissimo, ma in ogni frangente è importante, specialmente all’inizio del percorso, non pronunciare quei pensieri negativi ad alta voce. 6. Attenta, anche al tono della voce nel pronunciare le nuove frasi neutre. Stai “ingannando” il tuo cervello (corpo mentale) per produrre un nuovo senso nel tuo spirito e nuove emozioni. Ripeti dopo di me: «Il mio

corpo è solo una semplice macchina!». 7. Dopo che riesci a domare la tua lingua, dovrai prestare la tua attenzione per ascoltare le chiacchiere mentali diffuse. Quelle parole non dette, ma che fungono come sotto corrente al tuo processo mentale. Prima che diventi un’abitudine, come qualsiasi allenamento devi applicarti un po’ di più. Se stai osservando tutto il tuo mondo con un occhio critico, sarà molto difficile che non sia anche critica con te stessa. 8. Allunga il divieto di critiche anche al mondo che ti circonda. Cerca il positivo e il bello in ogni individuo che incontri. Vedrai che il brusio mentale di sottofondo pian piano comincerà a fissarsi sempre di più sulle cose belle. 9. Non spettegolare. Sono profondamente convinta che persino una pessimista avida possa diventare ottimista sfegatata se si applica giornalmente a questi esercizi. La cosa più divertente è che, una volta iniziato il percorso, dopo poche settimane, questo diventa un vero gioco, ascoltare il proprio processo mentale e riprogrammarlo.

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For magazine RUBRICA di Luiss Life

COGLI AL VOLO L’OCCASIONE In Italia i giovani hanno poca inventiva. Sono affamati, certo, ma davvero poco furbi. E per giovani intendo gli universitari, i laureandi, i neolaureati, i laureati disoccupati. Zero idee, tanta fumosa ambizione e sogni di portafogli imbottiti, di supercar appena immatricolate e di ariosi appartamenti in centro città, figli del tempo che vivono. Sono hungry, davvero poco foolish, per niente furbi. Furbizia non in quanto “furfanteria”, con accezione negativa, bensì come “scaltrezza”, astuzia in buona fede, competizione costruttiva. Non esiste “servizio a domicilio” nel mondo del lavoro, bisogna essere la propria agenzia di collocamento, non delegarne il compito agli annoiati uffici delle human resource. Bisogna ideare una risorsa, non ottenerla dal fornitore; essere la notizia, non ricercarla; creare un lavoro, non inventarlo. Ma la furbizia cui mi riferisco non riguarda solo la pura creatività, virtù di cui non tutti sono dotati e comunque davvero difficile da concretizzare. Mi riferisco anche, e soprattutto, a quel tipo di astuzia istantanea simile alla famosa “arte di arrangiarsi” per la quale, a detta del maestro Federico Salvatore, i napoletani avrebbero addirittura inventato una cattedra. Cogliere al volo un’occasione, calcolare i costi e i benefici in modo rapido, essere geniali in una frazione di secondo: si tratta di tralasciare le pratiche burocratiche e puntare dritto al cuore della questione. Vogliamo la fama? Otteniamola! Impegniamoci e la raggiungeremo. Desideriamo particolarmente un incarico? Spendiamoci in tutti i modi a scoprire come avvicinare coloro i quali possono fornirci ciò che bramiamo, senza timori né sciocche deferenze. L’informazione è un bene primario, molto più dell’esperienza curriculare e del libretto universitario. La pazienza, talvolta artificiale e diplomatica, è un’arma a doppio taglio. Può aiutarci a non sconfinare nell’arroganza verso i superiori nel far presente le nostre richieste e i nostri obiettivi, ma se utilizzata oltremodo può rappresentare indice (falso o vero) di scarso attaccamento alla causa, oppure di indifferenza. Gli obiettivi che ci proponiamo? Da rivelarsi in casi limite, ma cercare di farlo il meno possibile e conservarli gelosamente: potrebbero essere travisati, imitati o ostacolati. Una parola vale una moneta, il silenzio ne vale due. Perseguire e, peggio ancora, ottenere i traguardi prefissatisi è un compito davvero arduo, minacciato da un eventuale esito negativo tale da poter lasciare un fastidioso (o doloroso) amaro in bocca. Dato che le delusioni sono commisurate alle relative aspettative, bisogna rincorrere queste ultime, ma avere sempre pronto un asso nella manica, un piano B, un’alternativa da cacciar fuori al momento opportuno per non rimanere con le mani in mano. Tutto questo sembra scontato, ma scontato non è. Molte persone scivolano inesorabilmente nello sconforto quando non riescono, per cause endogene o esogene, a varcare la linea d’arrivo. Cosa fanno allora? Perdono la fiducia, il male peggiore per l’aspirante professionista o l’ambizioso studente. D’altronde, visto che è proprio la società, di oggi e di ieri, che ce lo impartisce, cerchiamo l’oro anche a prescindere dai canali bu-

rocratici e pseudo-meritocratici vigenti. Avviciniamoci all’obiettivo, accarezziamolo, mostriamo lui di cosa siamo capaci, ostentiamo le nostre reali qualità, accendiamo il riflettore sulle nostre peculiarità personali, psicologiche, culturali, sociali, professionali. Insomma: mettiamoci in mostra. La timidezza ci rende oggettivi, ma è di soggettività che abbiamo bisogno, e le due non camminano a braccetto. Speculiamo sulla nostra immagine, siamo i primi investitori di noi stessi, “quotiamoci in borsa” e cominciamo noi per primi ad acquistare titoli. Le leggi finanziarie classiche sono chiare e intramontabili (o quasi): l’effetto a catena non sarà sicuro, ma probabile. Anche altri “compreranno i titoli” con sopra stampato il nostro volto ed allora verrà la parte più complessa e difficile: non tradire le aspettative. Non siamo mai, ahimè, al riparo dalle aspettative altrui per quanto la nostra vita possa essere un saggio perpetuo di attività negoziale e dinamica o ergersi in una maniera eremitica suggeritaci dallo snobismo. Siamo sotto l’occhio di un Grande Fratello che ci scruta instancabilmente. Non concediamogli la soddisfazione di vederci ondeggiare verso il basso come una foglia secca in autunno, dopo una gloriosa permanenza sui rami alti, che hanno una curiosa assonanza con i famosi “piani alti”. Quindi rimboccatevi le maniche, come ha fatto il governo Monti e i professionisti-professori seduti a gambe incrociate attorno all’ex commissario Ue, e fate un po’ voi.

See you Giovanni Pignatiello giovipigna@gmail.com

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storie

Delitti di 500 anni fa Nel libro di Franco Forte Il segno dell’untore, la prima indagine del notaio criminale Niccolò Taverna che deve trovare i responsabili di un brutale omicidio e di un furto sacrilego mentre a Milano l’epidemia di peste è al suo culmine Milano, anno del Signore 1576. Sono giorni oscuri quelli che sommergono la capitale del Ducato. La peste bubbonica è al suo culmine, il Lazzaretto Maggiore rigurgita di ammalati, i monatti stentano a raccogliere i morti. L’aria è un miasma opaco per il fumo dei roghi accesi ovunque. In questo scenario spettrale Niccolò Taverna, Notaio Criminale, viene chiamato a risolvere due casi: un furto sacrilego in Duomo e un brutale omicidio. Chi ha assassinato il Commissario Inquisitoriale Bernardino da Savona? E perché? E chi ha rubato il candelabro di Benvenuto Cellini dal Duomo? La figura del Notaio Criminale che si muove nel suggestivo scenario della Milano del 1500, dominata dalla Corona di Spagna e minacciata dalle continue epidemie di peste, è alla base del romanzo Il segno dell’untore di Franco Forte (Mondadori), che ha per protagonista il giovane magistrato Niccolò Taverna nella capitale del Ducato nel 1576. Investigatore astuto, intelligente, grande osservatore di particolari che sfuggono a inquirenti e criminali, Niccolò Taverna si trova a dover risolvere difficili casi di omicidio in un clima di tensione tra il Governatore della città, il potere clericale, rappresentato dalla figura dell’arcivescovo Carlo Borromeo, e la Santa Inquisizione spagnola, che vede nell’arcigna figura di Guaraldo Giussani il suo nume tutelare. Nel primo romanzo delle indagini di Niccolò Taverna, questo straordinario personaggio che sfrutta tecniche investigative a volte sorprendentemente moderne, per quanto perfettamente calate nel contesto storico in cui si muove (e ben documentate

dall’autore) si muove in un mondo ricostruito alla perfezione dall’autore, facendo compiere al lettore un vero e proprio salto all’indietro nel tempo di quasi 500 anni, in una Milano in cui, sullo sfondo del Duomo ancora in costruzione, delle colonne di fumo che si sollevavano dai fopponi, le fosse comuni in cui si bruciavano i morti di peste, dei conflitti di potere tra Stato e Chiesa, la criminalità dilaga incontrastata e stupri, furti e omicidi

sono pratiche all’ordine del giorno. Quella che Niccolò deve seguire è un’indagine incalzante, con lo spettro incombente della Santa Inquisizione che incombe ovunque, per risolvere un caso di omicidio che potrebbe dimostrarsi molto pericoloso. Lo stesso arcivescovo Carlo Borromeo pare implicato, così come le più alte cariche della Corona di Spagna e della Santa Sede. Per non parlare dell’ordine degli Umiliati, che il Borromeo ha cancellato e che già una volta ha cercato di uccidere l’arcivescovo di Milano. Sfruttando le sue straordinarie capacità investigative e le tecniche d’indagine dell’epoca, il Notaio Criminale Niccolò Taverna cerca di venire a capo di questi due intricati casi, che rischiano di compromettere la sua carriera e la sua stessa incolumità. Pur sostenuto da un intuito eccezionale, è costretto a combattere contro troppi nemici, tutti troppo potenti: pericolosi assassini, la Santa Inquisizione, la peste, i cui artigli ghermiscono proprio chi Niccolò ha di più caro. Per il più abile Notaio Criminale di Milano la sfida è aperta e la posta in gioco è alta: la propria carriera e la propria incolumità. Oltre all’amore per una fanciulla nei cui occhi ha l’impressione di annegare.

Franco Forte (49 anni) è giornalista, traduttore, sceneggiatore, editor delle collane edicola Mondadori. Ha collaborato con Mediaset alle serie RIS – Delitti imperfetti e Distretto di polizia. È direttore della rivista Writers Magazine Italia.

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For magazine SCATTI di Bruno Oliviero

È giovane e bella. Rachele Mura è una vera artista: ha studiato recitazione, ha posato per moltissimi servizi fotografici di moda e pubblicità, ha partecipato a numerose trasmissioni televisive, lo scorso anno era inviata a San Siro per Quelli che il calcio. In Tv ha condotto anche un programma tutto suo su Sky dal titolo Verissima, in cui era inviata e intervistatrice. Ha 25 anni, vive a Roma, ma conosce perfettamente inglese, francese e tedesco. Insomma, la bellissima Rachele finalmente si sta godendo un po’ di meritato successo, dopo tanto studio e molto lavoro. Verissima, in cui era inviata e intervistatrice. Ha 25 anni, vive a Roma, ma conosce perfettamente inglese, francese e tedesco. Insomma, la bellissima Rachele finalmente si sta godendo un po’ di meritato successo, dopo tanto studio e molto lavoro. 102 For Magazine


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Rachele Mura 103 For Magazine


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Lungo 25,15 metri e largo 6,4, il 78 Cruiser è stato realizzato con una serie di rifiniture, volute per soddisfare i gusti degli armatori del Vecchio Continente.

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For magazine YACHTING di Silvestro Bellobono

L’emozione delle onde Esistono modelli capaci di coniugare l’eleganza classica alle prestazioni moderne e alla flessibilità di utilizzo, per una navigazione entusiasmante e sicura

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«Portiamo avanti la missione di mixare gli ingredienti della classicità con i nuovi elementi che la tecnologia ci fornisce», dichiara Alberto Perrone da Zara, ceo di Vicem Yachts.

VICEM 78 CRUISER Un esemplare di bellezza ed eleganza senza tempo che rielabora in chiave moderna gli elementi classici dei motoryacht, realizzato da un team di 14 designer Fiore all’occhiello del cantiere turco Vicem Yachts, caratterizzato da costruzioni in legni pregiati, è il Vicem 78 Cruiser che, come gli altri modelli dell’azienda, unisce stile contemporaneo, sguardo al passato e ampie possibilità di personalizzazione. Questo 78 piedi è, infatti, l’essenza di tre concetti fondamentali: linee classiche senza tempo, costruzione eseguita a mano, orientamento alla customizzazione. Il 25 metri è il risultato di un lavoro di team di 14 persone, tutte impiegate nella divisione design, che hanno ben presente il gusto degli armatori europei. Lo yacht può accogliere a bordo 12 persone e 3 dell’equipaggio, poiché il layout del ponte inferiore prevede una cabina armatoriale centrale, una cabina vip di prua e due cabine ospiti delle quali una con letto matrimoniale e una con due letti gemelli. Ampi gli spazi a bordo: confortevoli aree prendisole suddivise in spiaggetta di poppa, flybridge comprensivo di Jacuzzi da 6 posti, tavolo per 8 persone, zona a prua dotata di cuscineria e divanetto. Sul ponte principale la zona poppiera è riservata al tavolo ovale per 6 ospiti, mentre all’interno il salone prevede

La robustezza e la silenziosità dell’imbarcazione sono legate alla costruzione interamente a mano, eseguita da circa 300 operai e maestri d’ascia.

tre ambienti per il relax e la sala da pranzo. Completa il tutto un grande ambiente per la cucina. Le rifiniture interne sono lussuose, pur all’insegna della sobrietà, puntando sui colori neutri, con pelle e mogano. Infatti, Vicem Yacht usa il sistema di costruzione “cold molded”, basato sulla combinazione di laminato di mogano e resina epossidica con una specifica formulazione, utilizzata per scafo, ponti e strutture principali. Vicem 78 è spinto da due motori principali Man Common Rail V8 da 900 cavalli che garantiscono una velocità massima di 21 nodi (16 quella di crociera), mentre l’autonomia a velocità costante di 10 nodi è di circa 1200 miglia nautiche. Il prodotto finale è un’imbarcazione robusta, costruita completamente a mano nei cantieri turchi, isolata dall’umidità e dal rumore, indirizzata a soddisfare una clientela il più possibile internazionale.

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For magazine Il Benaco 909, che prende il nome dall’antica definizione del Lago di Garda, viene stratificato a mano, i particolari curati nel minimo dettaglio, la lavorazione dei legni e delle pelli tipica di un’artigianalità tradizionale.

FRAUSCHER 909 BENACO

Design ed ecologia uniti dall’eleganza si fondono in questa imbarcazione, che sa trasformarsi in una raffinata “night lounger” per una romantica serata a bordo Dall’idea del cantiere austriaco di creare una barca moderna, tecnologicamente avanzata ma dalle linee eleganti e attenta all’ambiente, nasce il Frauscher 909 Benaco. Questo modello vuole essere la perfetta sintesi tra tecnologia e tradizione. Lo stile richiama le imbarcazioni degli anni Trenta, con dotazioni all’avanguardia e prestazioni di altissimo livello. Ed oggi anche con un “cuore verde” grazie alla motorizzazione ibrida diesel-elettrica Steyr. Il progetto è il frutto di un lavoro a più mani dove, oltre all’esperienza dello storico cantiere contribuiscono il supporto con lo studio di design Arge.Ateliers, la capacità progettuale del tedesco Georg Nissen e i suggerimenti dell’importatore italiano, il Cantiere Nautico Feltrinelli, società che fa parte della storia della nautica della nostra Penisola. Questa collaborazione virtuosa si riconosce nel prodotto finale. Il 909 Benaco è un day cruiser cabinato di 9 metri. Lo scafo ha una prua dritta con angolo di 70°, dead rise di poppa di 23°

e vacuum in carena per aspirazione forzata che permette una navigazione fluida e piacevole anche alla velocità massima di oltre 40 nodi. Per la motorizzazione può montare ben quattro soluzioni alternative, tra le quali quella ibrida veramente innovativa, spinta da due Steyr Hybrid da 250 cavalli. Per chi invece vuole più adrenalina ecco i due Volvo Penta 5.7 GXi da 320 cavalli ciascuno, due Volkswagen TDI V6 da 265 oppure V8 da 350 cv. L’elegante ammiraglia del cantiere austriaco è stata progettata tutt’intorno alla grande vivibilità esterna: lo spazioso pozzetto, allestito con due sedili regolabili in altezza e girevoli, pavimentazione in teak e un comodo divano a poppa, viene completato dal mobile bar e frigorifero, oltre ad un tavolo pieghevole e rimovibile. Il generoso prendisole di poppa, facilmente superabile grazie ai comodi passaggi laterali che nascondono la capottina ad azionamento elettroidraulico, conduce alla zona bagno con ampia plancetta a gradoni, doccia e scaletta per la risalita. Le essenze per il mobilio e gli inserti sono in legno di ebano di Macassar. E se una splendida giornata sull’acqua dovesse mai convertirsi in una romantica serata, 909 Benaco sa trasformarsi in una raffinata “night lounger”, offrendo la possibilità di rifugiarsi nella luminosa cabina elegante e minimalista, arredata con mobili in ebano Macassar e dinette a V, trasformabile in cuccetta doppia.

Le dotazioni sono tecnologicamente avanzate: particolari disegni decorano i tessuti, mentre bande di luci indirette corrono dietro gli schienali del divano.

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For magazine Lunghezza fuoritutto: mt 8.43 Larghezza: mt 3.18 Pescaggio alle eliche: mt 0.9 Capacità serbatoio carburante: lt 300 Capacità serbatoio acqua: lt 80 Categoria CE: B Dislocamento a pieno carico: t 1500 circa Motori a benzina: 1 x 320 Mercruiser dts 6.2

Per vivere l’emozione Jaguar in mare ecco il maxitender familiare dalla silhouette sportiva, equilibrata e potente che ricorda le auto del marchio britannico Da oggi è possibile scegliere il lusso e la sportività Jaguar anche per navigare. Nasce, infatti, il RIB Jaguar XT8, un’imbarcazione di 8 metri capace di offrire, sempre in grande sicurezza e con il massimo comfort, l’emozione della velocità sul mare, proprio come ognuna delle vetture dalla casa automobilistica inglese. Prodotto da Sacs Marine, concepito e progettato da Christian Grande DesignWorks, il nuovo modello si distingue per equilibrio, sobrietà di linea e materiali, nonché per la discreta eleganza mutuata dal marchio icona del Made in England. L’affidamento del progetto a Christian Grande genera un’ulteriore evoluzione del concetto di RIB: il designer parmigiano riesce bene a rifarsi alle forme e allo stile automobilistici, in questo caso quelli delle sportive inglesi, per trasferirle su un battello dai toni sobri e dalle finiture accurate. I colori del brand del giaguaro disegnano la livrea del suo primo tender nautico: la collezione cromatica disponibile si caratterizza per la ricerca di equilibrio e delicatezza, e si accoppia a particolari in acciaio cromato arricchiti da pelle e impunture a vista. Il raffinato cruscotto, le eleganti sellerie, il battitacco, le prese d’aria dinamiche d’acciaio, la sigla a poppa e soprattutto la mascherina sul frontale della consolle richiamano alcune delle principali caratteristiche delle vetture. Con i suoi 8 metri di lunghezza, XT8 è il gommone che va oltre il gommone, poiché offre tutto ciò che si può desiderare a bordo per trascorrere

RIB JAGUAR XT8 splendide giornate in mare o al lago: aree prendisole, living, tendalino a scomparsa e bar con frigo. Il modello racchiude in sé i geni di maxitender ben più dimensionati, da cui discende e dei quali ripropone molte dotazioni, inclusa la postazione di guida “verticalizzata” in una consolle dichiaratamente altisonante, che si raccorda alla coperta con forme dolci culminanti nella coda spiovente. In definitiva, un maxitender ridimensionato e rivisto, talmente curato e nobile che ben si adatterebbe a qualsiasi grande yacht di lusso, e talmente fruibile da essere desiderabile anche dalle famiglie più attente allo stile e all’eleganza.

La mascherina dalla consolle e le prese d’aria laterali sono cloni del marchio del giaguaro, e denotano il carattere sportivo, ma elegante, del gommone Sacs.

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For magazine Il grande fly del Marhaba ha una superficie di 55 metri quadri, di cui ben 22 coperti da un T-Top che protegge l’ampio tavolo da pranzo e la timoneria. Il salone sul ponte principale è un open space largo e luminoso.

COMMUTER 108' MARHABA

Perfetto connubio di sicurezza e adattabilità alle condizioni di mare impegnativo, questa barca larga e spaziosa è l’ideale per lunghe navigazioni in compagnia Il Commuter 108' Marhaba nasce per offrire la possibilità di durevoli e confortevoli navigazioni, a consumi ridotti. Lo yacht è privo di eccessi ma dotato di fascino e raffinatezza. La costruzione interamente in lega di alluminio permette di affrontare il mare in qualsiasi condizione meteorologica. La Floating Life, azienda svizzera di yacht charter, ha concepito la sua prestigiosa imbarcazione 33 metri, realizzata dal cantiere Ocea, per tutti gli amanti delle emozioni straordinarie che un natante simili può offrire. La perfetta interpretazione delle tendenze attuali dell’andare per mare, con tanta tecnologia al servizio dell’economicità di esercizio, è ben espressa da questo commuter, affidato alla matita della studio francese Joubert-Nivelt, che ha saputo trasferire in esso i concetti di essenzialità e funzionalità. Le caratteristiche del Marhaba sono di per sé un sontuoso biglietto da visita. I volumi interni beneficiano delle linee verticali della tuga e della grande luminosità donata dalle numerose finestrature. Quattro le cabine (una armatoriale, una vip e due ospiti) che, ad esclusione di quella armatoriale munita di letto matrimoniale, hanno tutti letti singoli, per un totale di 8 persone, ideali per lunghe giornate di crociera. La cucina è dotata di tutti i più agevoli comfort: frigo, microonde, freeezer e ovviamente una comoda e spaziosa zona pranzo. Gli spazi esterni si suddividono in tre aree ben distinte e diversamente utilizzabili dai suoi ospiti, garantendo così una discreta privacy sia in porto che in mare. A poppa, sul ponte principale, il tradizionale pozzetto e arredato con un tavolo ovale; da

La plancia di comando interna è semplice ma funzionale. Ben riparato sotto le finestrature c’è un comodo divanetto.

qui partono sulle murate ampi passavanti che portano alla zona di prua dove si trova un divanetto ben riparato sotto le finestrature della plancia e protetto dalla murata, oltre la quale si trova un ampio prendisole. Dal punto di vista tecnico, la scelta di depotenziare i due motori diesel Caterpillar è stata fatta per permettere una navigazione long range 24 ore su 24, con consumi paragonabili a quelli di un gommone: solo 60 litri all’ora, e con grande autonomia. La costruzione in lega di alluminio alleggerisce il peso, solo 125 tonnellate, che associato ad una carena con una lunghezza al galleggiamento massima (il dritto di prua è praticamente verticale) permette al Marhaba di percorrere oltre 4 mila miglia a 10 nodi, con un consumo di poco superiore a 22 mila litri di carburante. La velocità massima della barca è di 15 nodi, mentre quella di crociera è attorno ai 12.

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For magazine AUTO di Silvestro Bellobono

Il ruggito del giaguaro La C-X16 rappresenta il concept che darà l’imprinting alla prossima generazione di auto sportive targate Jaguar: velocità massima di 300 km/h e interni ispirati al mondo dell’aeronautica. Un sogno? No, una piacevole realtà 110 For Magazine


For magazine La scocca della C-X16 è costruita in alluminio con tecniche derivate dall’industria aerospaziale. Una combinazione unica di leggerezza e resistenza che si traduce in maggiore agilità e minori spazi di frenata.

Presentata ufficialmente durante l’ultimo Salone di Francoforte, la Jaguar C-X16 è la nuova creatura prodotta dalla casa automobilistica inglese, specializzata nel settore delle auto sportive e di lusso. Questo modello rappresenta, appunto, la visione più sportiva di Jaguar per il XXI secolo, accentuando le celebri qualità di design sensuale, agilità animale e prestazioni esaltanti, e combinandole con dispositivi che gettano le basi per le auto sostenibili del futuro. Infatti, la propulsione della C-X16 è affidata ad un efficiente sistema ibrido sperimentale: il motore a combustione interna è un V6 turbo di 3.0 litri di cilindrata, capace di erogare 380 CV e 450 Nm di coppia massima; questa unità è poi affiancata da un motore elettrico ausiliario, integrato nella scatola del cambio, da 95 CV e 235 Nm di coppia che subentrano tramite un comando posto sul volante. Questo metodo riduce il consumo di carburante, migliora l’accelerazione

e abbassa le emissioni complessive di CO2, offrendo così la possibilità di guidare la C-X16 come veicolo elettrico a zero emissioni di scarico, fino a velocità di 80 km/h. Impressionanti, invece, le performance del V6: la nuova Jaguar scatta da ferma a 100 km/h in 4,4 secondi e tocca una velocità di punta di ben 300 km/h. Ottima anche la ripresa che fa segnare 2,1 secondi per allungare dagli 80 ai 120 km/h. Il cambio è un automatico a 8 rapporti montato in un telaio d’alluminio leggero. Per ridurre ulteriormente le emissioni e i consumi, la C-X16 incorpora il sistema Intelligent Start/Stop che è in grado di spegnere il motore in appena 300 millisecondi dopo che la vettura si è fermata, e utilizza un motorino di avviamento a due solenoidi (TSS) che è capace di riavviare il motore nel tempo impiegato dal guidatore per spostare il piede dal freno all’acceleratore. Questo meccanismo offre riavviamenti più rapidi e prestazioni ininter-

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La C-X16 incorpora un sistema touch-screen di nuova generazione con comando tattile, con tasti di collegamento rapido a funzioni di menù di primo livello.

Questo modello monta un sistema di recupero dell’energia cinetica analogo a quello usato in F1, che consente di catturare l’energia dell’auto in movimento quando si frena e poi usarla in accelerazione.

rotte, ed è la prima volta che viene usato con un motore sovralimentato. Inoltre, l’automobile utilizza un sistema di recupero dell’energia cinetica (KERS) tipico dell’esigente ambiente della Formula Uno: la batteria viene ricaricata prevalentemente per mezzo di un dispositivo elettroidraulico di recupero dell’energia frenante sull’asse posteriore. Dal punto di vista estetico si tratta di una vettura coupé compatta a trazione posteriore con un carattere da sportiva vera, grazie ad un’architet-

tura in alluminio forte e ad una perfetta distribuzione dei pesi 50:50. La Jaguar C-X16 è lunga 4,45 metri, larga 2,05 e alta 1,30. Il passo misura 262 cm e la massa complessiva è pari a 1.600 kg, ripartiti equamente tra avantreno e retrotreno in modo da dare stabilità al veicolo. La nuova “giaguarina” ristabilisce gli equilibri con alcune finezze come il cofano a conchiglia munito di spigoli esterni che si arrampicano fino ai parafanghi anteriori, oppure come il portellone che si apre di lato, l’abitacolo rastremato e spostato sulla coda, i fari a lametta sulla coda. La carrozzeria in alluminio aderisce strettamente al telaio. Tirando le linee caratteristiche principali dal punto focale formato dalla griglia anteriore, e spingendo le ruote quanto più possibile negli angoli, il veicolo assume un atteggiamento teso, pronto all’azione, e quindi inconfondibile marchio di fabbrica Jaguar. Di pregevole fattura anche gli interni, sportivi e classici al tempo stesso, caratterizzati da pelle in micro-tessuto scamosciato, alluminio anodizzato tornito, fibra di carbonio e cromature scure. Il sensazionale abitacolo è chiaramente incentrato sul guidatore e sottolinea la sua configurazione “uno più uno”, creando volutamente uno spazio quanto più possibile personale. Il potenziale emotivo della vettura è sottolineato dalla scelta di un rosso vermiglio come principale colore dell’abitacolo e dei rivestimenti. Questo design degli interni trae ispirazione dall’ergonomia aeronautica per alcuni dei suoi elementi, come ad esempio la leva del cambio a joystick e i gruppi di interruttori a levetta che ricordano anche le classiche Jaguar da corsa. Seguendo questa concezione, il cruscotto è stato avvolto intorno al guidatore per offrire la migliore visibilità anteriore, consentendo di posizionare la vettura con assoluta precisione nelle curve. La C-X16 incarna l’evoluzione della filosofia stilistica Jaguar del passato, e definisce gli impegni per le innovative ed entusiasmanti auto sportive del futuro. La chiarezza delle linee e la purezza degli intenti rappresentano ciò che la Casa del giaguaro sa fare meglio.

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Ian Callum, designer di Jaguar Cars ha dichiarato: «Con la linea C-X16 abbiamo creato una vettura che è l’essenza stessa della futura Jaguar».

La nuova Jaguar vanta un sistema di ventilazione intelligente, governato da complessi algoritmi incorporati nel sofisticato climatizzatore per modificare rapidamente la temperatura nell’abitacolo.

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For magazine teatro di Pina Bevilacqua

Roger Daltrey (68 anni) ha dichiarato: «Tommy è l’album che rappresenta un punto di svolta per la storia degli Who. In esso la band ha trovato la sua identità, sfruttando le conoscenze che avevamo in ambito jazz e blues, per farla funzionare in chiave rock».

Roger Daltrey porta Tommy in Italia Il leggendario cantante degli Who è il protagonista assoluto dell’opera musicale tratta dall’omonimo disco. Uno show teatrale super rock “fedele ed elettrizzante” che toccherà anche Roma e Milano 114 For Magazine


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In tour insieme a Roger Daltrey ci saranno: Frank Simes (chitarra), Scott Deavours (batteria), Jon Button (basso), Loren Gold (tastiere) e Simon Townshend (chitarra).

Tommy e Roger Daltrey dal vivo. Un evento. Anzi, due. Daltrey, voce e icona di The Who, mito del rock consacrato dal Festival di Woodstock (1969), passato quasi indenne attraverso una vita eccessiva, in tutti i sensi. L’“Albino Maledetto”, l’amico/rivale bianco di Jimi Hendrix, arriva in Italia con Tommy. La leggendaria opera rock della memorabile band inglese (oltre 100 milioni di dischi venduti in 47 anni di carriera). La storia di un ragazzo sordo, muto e cieco che diventa il capo di un movimento messianico. Portata sul grande schermo, nel 1975, dal regista Ken Russell (scomparso il 28 novembre 2011), con grandissimo successo e Daltrey protagonista. Un doppio album, uscito nel 1969 ed entrato nella Grammy Hall of Fame nel 1998, che fino ad ora ha venduto oltre 20 milioni di copie nel mondo. Un monumento discografico che segna un punto di svolta per la storia della band e per quella del rock.

Sul palco Roger Daltrey con la sua inconfondibile voce e un grande gruppo alle spalle (Simon, fratello del leggendario chitarrista di The Who, Pete Townshend, e Frank Simes alla chitarra, Scott Deavours alla batteria, Jon Button al basso, Loren Gold alle tastiere), eseguirà integralmente l’opera, proponendo dall’inizio alla fine, come nessuno ha mai fatto prima, tutti i brani dell’album: Pinball Wizard, The Acid Queen, I’m Free, See Me, Feel Me, We’re Not Gonna Take It. L’effetto è un’intensità da brividi, poetica energia. Tra le date del suo tour italiano la rock opera sarà in scena il 21 e 23 marzo all’Auditorium Conciliazione di Roma, il 24 marzo al Teatro Smeraldo di Milano. «Una rilettura fedele ed elettrizzante di un album seminale». Così L’Independent ha commentato l’anteprima dello spettacolo, rappresentato nel marzo scorso alla Royal Albert Hall di Londra, per beneficenza, tra entusiastici giudizi di pubblico e di critica. «Uno show per il pubblico dei nostri giorni, visto da una prospettiva differente», lo ha definito lo stesso Daltrey, alludendo anche ai visual di grande impatto, cromatico ed emotivo, che accompagnano la musica. In scena, oltre alla versione maestosa ed eccezionale di Tommy, anche una selezione degli storici brani degli Who e della sterminata produzione discografica personale di Daltrey. Una full immersion nel grande rock.

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Forsport magazine di Pina Bevilacqua

Salvatore Cimmino

TRIONFI IN ACQUA

È supremazia capitolina nelle più importanti competizioni nazionali di nuoto. Intanto si prepara l’ennesima grande impresa in mare del paralimpico Salvatore Cimmino Campioni d’Italia al quadrato! L’Aurelia Nuoto, con 11.692 punti, ha vinto lo scudetto A2 maschile. Mentre nel torneo femminile si è imposta, con 11.116 punti, la Larus Nuoto. Seguita dal Forum Sport Center, con 11.092. E non finisce qui… Si è conclusa la fase preliminare del Campionato Nazionale a squadre di Nuoto -Coppa Caduti di Brema, la competizione che ogni anno assegna lo scudetto invernale e noi, come sempre, tra le 8 squadre finaliste, maschili e femminili, che disputeranno la finale il 14 aprile, a Novara (in vasca da 50 metri), ci siamo. Con un bel tris. E non c’era nulla di scontato, visto che quest’anno sono scese in vasca ben 221 squadre rosa e 218 azzurre, in rappresentanza di 17 Comitati Regionali FIN. Prima in entrambe le classifiche la corazzata Aniene. Che l’anno scorso si confermò campione d’Italia. Al Polo Natatorio di Ostia, infatti, la squadra del presidente Malagò riuscì a bissare lo storico successo dell’anno prima, quando, per la prima volta nella storia della competizione in vasca corta (25

metri), riuscì ad imporsi in entrambi i tabelloni. Tra i finalisti della Coppa Brema 2012 anche gli atleti della gloriosa Larus Nuoto, classificatisi 3°, con 12.291 punti, e le nuotatrici dell’insidiosa Aurelia Nuoto, risultate 7° in qualificazione, con 11.280 punti. Intanto, all’Aniene c’è grande attesa per la prossima grande impresa di Salvatore Cimmino, l’atleta diversamente abile che sta conquistando i mari dell’intero pianeta, per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulle difficoltà che ogni giorno devono affrontare le persone disabili. Facendo cose che una persona normodotata non riuscirebbe a fare, dimostrando concretamente che la disabilità è solo un problema mentale. Il 47enne paralimpico, amputato della gamba destra per una malattia, a 15 anni, è reduce dall’ennesima incredibile tappa del suo tour “A nuoto nei mari del globo, per un mondo senza barriere e senza frontiere”, in Nuova Zelanda. Dove ha attraversato a nuoto lo Stretto di Cook (30 km di insidie e mare aperto a 0 gradi) in 8 ore e 18 minuti! E già il recordman italia-

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no della traversata della Manica, che ha iniziato a nuotare a 40 anni, lancia una nuova sfida, al mare e ai pregiudizi. Dal 23 al 30 aprile, l’Oscar Pistorius italiano attraverserà il Lago di Kivu (30 km e tanti rischi, anche per la presenza di gas), nella Repubblica Democratica del Congo. Stavolta con l'obiettivo concreto di migliorare le condizioni del Centro giovani disabili di Goma (nato negli anni Sessanta, come risposta evangelica ad una situazione dura, quella delle persone disabili considerate come rifiuti, oppure come creature possedute dagli spiriti, dunque un peso per la società). «Salvatore non potrà partecipare alle Olimpiadi, ma sono sicuro che potrebbe certamente vincerle», commenta orgoglioso il presidente Malagò.


Photo: Audi Polo Gold Cup Circuit

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ATTENTI A QUEI DUE!

Luca e Ginevra D’Orazio, padre e figlia, si apprestano ad affrontare da protagonisti

la Polo Gold Cup tenendo alti i colori della Capitale. Dove questo sport va fortissimo Conto alla rovescia per il più blasonato circuito polistico nostrano. Dove i capitolini la faranno certamente da padroni. Sta infatti per partire la Audi Polo Gold Cup. Entrata nel Guinnes dei primati per aver organizzato un trittico di tornei che abbraccia l’intera gamma di possibilità di gioco di questa disciplina (neve, sabbia e erba), nonché la prima partita tutta al femminile sulla neve (l’anno scorso, a Cortina). Anche quest’anno, tre location esclusive degne dello “sport dei re”, e gran finale sull’erba, dal 19 al 23 giugno, proprio al prestigioso Roma Polo Club, il più storico polo-pitch d’Italia. Prima il torneo sulla sabbia di Forte dei Marmi, in aprile. Ma, come sempre, si parte da Cortina. Dal 19 al 25 febbraio, si gioca sul lago ghiacciato di Misurina (Auronzo di Cadore), in uno dei paesaggi più celebrati delle Dolomiti Ampezzane, dichiarate dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità. Un’emozionante sfida (da 17 a 19 l’handicap complessivo per team) tutti contro tutti in alta quota, di altissimo livello internaziona-

le, tanto da non essere più seconda, nemmeno al leggendario torneo di St. Moritz. Il Cortina Winter Polo è un top event nato 23 anni fa dalla passione del patron dell’Hotel de La Poste e di alcuni romani. Per la prossima edizione del torneo, la prima a confermare l’iscrizione è stata la squadra portacolori del title-sponsor, una corazza che vedrà nel ruolo di capitani due grandi capitolini del polo, gloriosi veterani della Coppa, in cui hanno trionfato svariate volte, da eterni rivali oppure da invincibile accoppiata, a seconda dei casi. Il bel Rommy Gianni, nipote dell'ex presidente giallorosso Anacleto, talvolta protagonista anche delle cronache mondane. E Luca D’Orazio, che nel 2008, 2009 e 2010 era andato sempre in finale, uscendo però sempre battuto. E che l’anno scorso ha, invece, finalmente, spezzato l’incantesimo, aggiudicandosi la Polo Gold Cup 2011, dopo aver vinto sulla neve di Cortina, la sabbia di Forte e sull’erba di casa, al mitico Roma Polo, in finale. D’Orazio, polo player, allevatore, socio del CC Lazio e pa-

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pà di Ginevra. A soli 20 anni, la più promettente giocatrice italiana. Bella, brava e decisa. «Il polo è uno sport che ti spinge al limite del coraggio e delle possibilità fisiche. E noi donne ci spingiamo anche oltre quel limite», ha dichiarato la D’Orazio, che saprà certamente scrivere il suo nome d’arte nella storia di uno sport ormai sempre più al femminile. E in quella della Polo Gold Cup, dove, malgrado la giovane età, si è già fatta onore nelle passate edizioni (anche in competizione con la squadra del padre). E dove, sicuramente, la ritroveremo anche quest’anno. Così come probabilmente ritroveremo Stefano Ottaviani, un altro capitano coraggioso capitolino. Perché Roma vanta una grande tradizione anche in questa antichissima disciplina (la prima partita di cui si ha notizia si giocò nel 600 a.C., fra turcomanni e persiani). Come dimostrano i circa 250 iscritti al Roma Polo Club. Di cui ben una cinquantina in attività agonistica.


For magazine Max Biaggi

BRIVIDI SU DUE RUOTE

ai nastri Si accendono i motori in vista del mondiale Superbike 2012 che vedrà di partenza ben tre centauri romani: Max Biaggi, Davide Giugliano e Michel Fabrizio Parte il mondiale Superbike 2012 e tra i 24 centauri iscritti, di cui 8 italiani (Marco Melandri, già vice-campione del mondo MotoGP 2005, iridato 250cc nel 2008, che ha debuttato in WSBK l’anno scorso e che è appena passato alla Bmw, Ayrton Badovini, Lorenzo Zanetti, Raffaele De Rosa, Niccolò Canepa…), ben tre romani. Innanzitutto, l’inossidabile Max Biaggi, che, ancora su Aprilia (il contratto scade al termine del campionato), dovrà insidiare Carlos Checa (rimasto fedele alla Ducati e al numero 7), per strappargli il titolo che lo spagnolo, a sua volta, gli ha strappato l’anno scorso. “Il Corsaro”, 41 anni, 2 figli, 5 titoli iridati,

che nel 2005 è stato licenziato dalla Honda e non è riuscito a trovare una moto per l’anno successivo, che in WSBK è tornato a vincere sin dalla prima stagione (memorabile la sua vittoria in gara 1 a Losail, nel 2007, con la Suzuki, dopo un anno intero di stop), risultando, alla fine, 3°, ora ancora al top, dopo una stagione tormentata da infortuni (ultimo la frattura del metatarso, che gli ha impedito di correre a Imola) giustamente non vuole sentir parlare di ritiro, ha ancora voglia di vincere («È una sfida con me stesso. Amo il Max che non si accontenta mai!»). Romano anche Davide Giugliano, il 22enne vincitore del campionato Super118 For Magazine

stock 2011 (riservato a moto derivate dalle serie 600/1000, che si affianca al mondiale Supersport, riservato alle derivate di serie 600, e al mondiale Superbike, la top class delle derivate di serie 1000). Ora promosso nella classe regina, al fianco del campione Carlos Checa, il rider capitolino, che abbiamo già visto in sella nell’ultima gara di SBK, a Portimão, ha disputato una stagione 2011 pressoché perfetta (4 vittorie e 3 secondi posti su 10 round disputati), laureandosi campione Superstock con una gara d’anticipo. E riportando al successo la Ducati, dopo le vittorie del 2007, 2008, 2009 e la battuta d’arresto del 2010, a favore della


For magazine Carlos Checa

Marco Melandri

BMW. Romano anche Michel Fabrizio, nato a Frascati, nell’84, ma da sempre residente a Roma e cresciuto sportivamente a Vallelunga. “The wizard” (il mago), dopo varie stagioni in Motomondiale e Supersport, nel 2006 è passato alla Superbike, giungendo

3° nel mondiale 2009. Romano persino il patron della manifestazione, l’imprenditore Maurizio Flammini, ingegnere meccanico, ex pilota di Formula 1 e presidente di Federlazio, già patron del campionato Superstars (riservato alle auto top delle prin119 For Magazine

cipali case automobilistiche), nonché promotore del GP di F1 a Roma.


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Photo: Giorgio Perottino/deepbluemedia.eu.

Tommaso Marconi

tuffi mozzafiato

e gli atleti capitolini, Gran debutto nelle prime prove stagionali per tutti i big. Bene anch su tutti Brenda Spaziani e Malvina Catalano Gonzaga (CC Aniene) L’importante stagione 2012 dei tuffi è partita a Bolzano, con il tradizionale Trofeo di Natale, valido come prima qualifica alla Coppa del Mondo (Londra, 20- 26 febbraio), quest’anno ancora più importante perché distribuirà i pass olimpici. In acqua quasi 100 atleti e tutti i big, da Tania Cagnotto a Noemi Batki, entrambe già qualificate per l’Olimpiade. Bene i nostri alla piscina Karl Dibiasi. Doppietta pesante per Malvina Catalano Gonzaga (CC Aniene), oro nel trampolino 1 metro (261,10 punti) e 3m (291,85) Ragazze. Per Giacomo Ciammarughi (CC Aniene), argento nei 3m (368,45) e bronzo nel trampolino 1m (309,05) Ragazzi. Per Maria Marconi (GS Fiamme Gialle/SS Lazio Nuoto), argento nel trampolino 1m (268,10) e bronzo nei 3m (287,85) Senior. Terzo oro capitolino da Brenda Spaziani (CC Aniene-Fiamme Azzurre), nella piattaforma Senior (268,20). Ai Campionati Assoluti indoor di Torino, prova di selezione per la Coppa del Mondo, i Campionati Europei e il Fina Diving Grand Prix, presenti oltre

60 atleti di 17 società, è andata anche meglio. Alla piscina Monumentale del capoluogo piemontese, bella prova di Francesco Dell’Uomo (Fiamme Oro Roma), oro nella piattaforma (415.65) e nella piattaforma sincro (393.54), in coppia con Maicol Verzotto (Fiamme Oro Roma), a sua volta 2° nella piattaforma (396.65). Per Dell’Uomo, poi, un bronzo nei 3m (399.80) e un 5° posto nei 3m sincro, insieme ad Andrea Chiarabini (Fiamme Oro Roma). Quest’ultimo pure 3° nella piattaforma (369.50). Doppietta per Michele Benedetti (M. Militare/ SS Lazio Nuoto), già bronzo nel team event del prestigioso 4 Nazioni di Rostock, in coppia con la Batki, e, poco dopo, alla Monumentale di Torino, oro nei 3m (458.35) e argento nei 3m sincro (379.98), in coppia con Tommaso Rinaldi (M. Militare/Trieste). Bis pure per Maria Marconi (Fiamme Gialle/ SS Lazio Nuoto), oro nel trampolino 1m (274.55) e argento (266.65) nei 3m. Tricolore anche per i suoi fratelli, Nicola (M. Militare/ SS Lazio Nuoto) e Tommaso (M. Militare/Trieste) Marconi, nei 3m sincro (393.72).

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Argento per Brenda Spaziani (Fiamme Azzurre/ CC Aniene) nella piattaforma (252.85) e per Malvina Catalano Gonzaga (CC Aniene) nei 3m sincro (229.95), in coppia con Francesca Zagaglini (Blu 2006). Bene ancora Annapaola Tocchio (Fiamme Oro Roma), 4° nella piattaforma, dove Francesca Ercoli (Fiamme Oro Roma) e Diletta Piave (CC Aniene) hanno fatto, rispettivamente, il 7° e l’8° posto. E quinta nel trampolino 1m e 3m. Bene anche Emanuele Marini (SS Lazio Nuoto), 4° nei 3m, 6° nel trampolino 1m e, in coppia con Gabriele Auber (Trieste Tuffi), nel sincro 3m. Specialità in cui è risultato 7°, insieme a David Schmid (Bolzano Nuoto), Maicol Scuttari (Fiamme Oro Roma), anche quinto nella piattaforma. Nona nel sincro 3m la coppia tutta Aniene Giacomo Ciammarughi/Lorenzo Marsaglia. Intanto, il mondo dei tuffi piange Matteo Marchetti, atleta del “Progetto Giovani” della Federazione e promessa del Canottieri Aniene.


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Brenda Spaziani

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Nel 2011 il CC Aniene è risultato primo nella classifica Junior e Master (rispettivamente con 1079 e 691 punti).

PRIME VOGATE Riparte sul Tevere la stagione del remo capitolino, che ha mandato in archivio un 2011 ricco di successi e soddisfazioni per le sue compagini. Chi ben comin cia… La giornata non era un granché, ma molti si sono dati appuntamento lo stesso per la tradizionale uscita in barca del 1° gennaio. Incrociamo quelli del Canottieri Lazio, del Tirrenia Todaro. Saluti, auguri, maglie pesanti. Tutti a chiedersi: «Tu che hai mangiato… che ora hai fatto ieri sera?». Perché i bagordi della sera prima si fanno sentire. Tutti a ripetersi: «Ne vale la pena!». E certo. Scivolare sulle acque del Tevere, con quei tipici colori elettrici, sfumati, delle giornate indecise, non ha prezzo, vale qualsiasi sacrificio. Tutti a ‘promettersi’: «Chi ben comincia è alla metà dell’opera», mentre inevitabilmente si va con la mente a tutto il resto del mondo, che si sta svegliando con molta calma. Ma c’è un non so che di magico in quello sfilare lento e appassionato per le rive del nostro fiume il 1° giorno dell’anno, che lo rende un richiamo irresistibile. È come un rituale che non si può mancare, per propiziare le battaglie

che verranno, che dovranno piegarsi all’insaziabile remo capitolino, come quelle andate. È come se si giurasse forza e si prendesse coraggio ad ogni remata, proprio su quel fiume che ne ha viste tante, e tante ne vedrà. Chiamato a testimone. Il 2011 è andato in archivio, con una bella affermazione nel Gran Fondo, proprio in casa. La Coppa Italia l’ha vinta la Corgeno (2377 punti), ma tallonata in classifica generale dall’Aniene (2226); 8° il Tevere Remo (761), 11° il Tirrenia Todaro (544), 15° il Tiber Rowing (435), 39° il Canottieri Lazio (200), 48° il Canottieri Roma (155,5), 51° il Salaria (134), 77° The Core (71,5), 95° il Circolo del Ministero degli Esteri di Roma (28,5), 96° il Dopolavoro Ferroviario di Roma (26,5). Primo nella classifica Junior e Master è risultato l’Aniene (rispettivamente con 1079 e 691 punti), anche 2° nella classifica generale femminile (977,5). Terzo tra gli Junior il Tirrenia

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Todaro e tra i Master il Tiber Rowing. Poi l’anno si è chiuso con la tradizionale Coppa di Natale, quest’anno organizzata dal Circolo Canottieri Salaria. Vogatori agguerriti da tutta la regione a raccolta. Oltre 60 le gare, compresi i doppi padre/figlio, padre/figlia. Alla fine ha vinto il Tirrenia Todaro (562 punti). Secondo il Tevere Remo (422). Terzo l’Aniene (322). Per i capitolini è andata come doveva andare, cioè benissimo. Infatti, anche 5° il Canottieri Lazio (156), 6° il circolo della Marina Militare (128), 7° quello del Ministero degli Esteri (112). Decimi i padroni di casa del Salaria (54), 11° il Tiber Rowing (40), 12° The Core (36), 13° il Salvo D’Acquisto (32), 15° il Dopolavoro Ferroviario di Roma (24).


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Yana Kochneva

LEMON BOWL MEMORABILE

nile internazionale. Successi importanti per i tennisti capitolini nel classico torneo giova Stagione da incorniciare per il Tennis Club Parioli Francesco Bessire (Parioli) e Deborah Cruciani (Tennis Garden) Under 18, Gian Marco Moroni (Parioli) Under 16, Riccardo Balzerani (Salaria Tennis) Under 14. Un bel poker d’assi al 28° Lemon Bowl, il tradizionale torneo giovanile internazionale che si svolge a Roma durante le festività natalizie, con in campo tutte le categorie, dall’U8 all’U18. Quest’anno circa 2.000 i tennisti, tra italiani, croati, sloveni, maltesi, serbi, russi e perfino canadesi e statunitensi. Del resto, dal Lemon sono passati calibri come Jankovic, Ljubicic, Myskina, Ancic, Tipsarevic, Kournikova, Pescosolido, Santangelo e, nel 2006, pure Gianluigi Quinzi, il golden boy del tennis nostrano. Alle finali, il 6 gennaio, la Befana è stata generosa con la meritevole Capitale, riempiendole la calza di doni. Infatti, dominio giallorosso assoluto nell’Under 18, con la bella prestazione della Cruciani, che, dopo aver aveva superato in semifinale (75 63)Valentina Tommasi (Flaminio SC), ha avuto la meglio (46 76 61) sulla pugliese Natasha Piludu (tds n.1). In finale, Bessire, dal canto suo, ha asfaltato (62 60) il napoletano Umberto Prezioso, dopo essersi lasciato alle

spalle, in semifinale (26 61 60), Giovanni Grieco (CC Roma) e, ai quarti (75 36 61), Tommaso Evangelisti (Salaria Tennis), con due grandi partite. Moroni, solo 13 anni, ma un tennis forte e deciso, che all’esordio aveva battuto (60 61) Roberto Fabbiano (San Giorgio Jonico CT), fratello del campione di circolo Thomas, ha conquistato l’U16 grazie alla vittoria in semifinale (64 75), sullo spagnolo Bernabè Zapata Miralles (tds n.1): l’altro finalista, il toscano Samuele Galli, è dovuto correre a giocare la Coppa d’Inverno, a Tirrenia (Pisa). «Abbiamo deciso di salire di categoria per confrontarci con i più grandi, decisione che ci conforta per il futuro, perché Gian Marco sta andando benissimo», ha sottolineato il tecnico biancoverde che lo segue, Roberto Meneschincheri. Soddisfazioni anche dal reatino Riccardo Balzerani, in forza al Salaria, che ha portato a casa la coppa piena di limoni Under 14 vincendo (61 61) il campano Daniele Iamunno. Bene anche i pariolini Matteo Santopadre (figlio di Vincenzo), Flavio Cobolli (figlio di Stefano), all’esordio vittorioso (63 63) su Tommaso di Francesco (Nomenta-

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no), e Virginia Giustini, che hanno tutti raggiunto le semifinali, rispettivamente nella categoria Under 8, Under 10 e Under 14, per, poi, essere tutti battuti dai rispettivi vincitori del torneo, Peter Buldorini (61 75), Lorenzo Musetti (36 76 74) e Yana Kochneva. Come se non bastasse, il torneo Under 16 femminile è stato vinto dalla croata Ena Kajevic, allenata da Stefano Pescosolido al Villa Pamphili, superando (61 62), in poco più di un’ora, Giulia Cascapera (Tc Bisenzio, tds n.1), che in campo aveva già ceduto un solo gioco. «Il Lemon Bowl è una stupenda manifestazione che seguo ormai dal 1986, da quando accompagnavo mia figlia», ha commentato il direttore sportivo biancoverde Zibi Boniek. «Il TC Parioli continua la sua politica rivolta ai giovani, incrementando i suoi sforzi e i suoi obiettivi rivolti al vivaio», continua il grande campione, ora accompagnatore del nipote, il piccolo Santopadre. «È stata una stagione davvero straordinaria». Già, grande annata per il Tennis Club Parioli, che, dopo aver conquistato il prestigiosissimo Collare d’oro del Coni, ha vinto, per la


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Gian Marco Moroni

19° volta e per il 2° anno consecutivo, il Trofeo FIT. L’ambito riconoscimento che la Federtennis assegna, da 28 anni, al circolo che nell’anno ha ottenuto il miglior piazzamento in tutte le categorie, dagli assoluti alle giovanili. «Siamo il club di tennis più prestigioso in Italia, Campioni d’Europa Centenary Tennis Club, unico circolo ad avere in serie A1 le squadre maschili e femminili, con la squadra femminile Campione d’Italia, le vittorie dei Campionati Italiani Under 12 e Over 40», commenta orgoglioso il presidente Maurizio Romeo, tra l’altro neo eletto nella governance dell’autorevole Club dei Circoli Centenari. Decisamente un anno di grandi successi per il glorioso sodalizio di Monte Antenne, in verità sempre protagonista nei suoi 105 anni di storia. L’unico circolo in Italia ad aver vinto 19 titoli tricolori (11 maschili, 6 femminili, 2 misti), per esempio. L’erba dove sono cresciute leggende della racchetta come Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta. Dove ora crescono l’ungherese Greta Arn (WTA 92), la 28enne tarantina Roberta Vinci (WTA 25), 14 titoli WTA (6

in singolare e 8 in doppio) e 19 ITF (9 in singolare e 10 in doppio), che nel 2011 ha raggiunto la vetta a Barcellona, S-Hertogenbosch e Budapest, il 3° turno a Wimbledon e i quarti al master di Toronto, agguantando la 18° posizione della classifica mondiale (suo best ranking) e diventando la prima tennista italiana capace di vincere 3 tornei WTA su superfici diverse nella stessa annata. E che ha lasciato gli Australian Open al 2° turno, sconfitta (64 62) dalla cinese Jie Zheng. Al Parioli ancora campioni come Stefano Pescosolido, Filippo Volandri, e giovani leve come Moroni, Bessire, Thomas Fabbiano. Che si è appena imposto nel torneo ITF di Antalya (Turchia), battendo in finale (62 61) il tedesco Stefan Seifert (tds n.1) e conquistando, così, l’8° titolo in carriera.

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Deborah Cruciani


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Lo Stadio Olimpico ospiterà il Golden Gala di atletica e la finale della Coppa Italia di calcio.

ROMA 2012: UN ANNO DI SPORT

Calendario denso di appuntamenti prestigiosi per la Capitale: rugb y, calcio,

atletica, tennis, beach volley. Con un occhio alla candidatura per le Olimpiadi 2020 È tempo di speranze e propositi anche per lo sport capitolino. Che parte dai nostri gloriosissimi circoli, un inestimabile patrimonio di valori umani e sportivi che innerva la città, dal centro alla periferia, mai a sufficienza onorato e sfruttato. Una fonte inesauribile di medaglie, primati, successi olimpici, ma anche di piccoli grandi risultati, firmati da gente che, a tutte le età, fa ancora sacrifici per una sana passione, punto e basta. A sfatare il luogo comune che vuole il romano pigro, uno che al massimo va, in macchina, allo stadio. A ricordare che se “tutte le strade portano a Roma”, anche tutti gli sport, visto che i nostri primeggiano un po’ in tutto, anche nelle discipline meno praticate o più giovani. A sottolineare che la nostra bella città è e sarà sempre più degna calamita degli eventi sportivi che contano, a tutto beneficio della sua immagine e della sua economia. Il calendario 2012 è già pieno zeppo di ap-

puntamenti. Innanzitutto, torna nella Capitale il grande rugby del Sei Nazioni, stavolta allo Stadio Olimpico (non succedeva dal ‘96, Italia-Galles, 22-31), il tempio del calcio italiano, a cui la palla ovale ultimamente sta dando un bel po’ di fastidio. Si comincia a febbraio con Italia-Inghilterra, già venduti 52mila biglietti, di cui 6.500 prenotati da oltremanica. Si bissa il 17 marzo, con Italia-Scozia. Appena il giorno dopo, scatta la 18° Maratona di Roma (42,195 km), tra le più importanti al mondo per aspetto tecnico, organizzativo e per partecipazione (12.611 gli arrivati del 2011). Dal 7 al 13 maggio, i Mondiali di Pentathlon, la disciplina olimpica per eccellenza. Dal 12 al 20, al mitico Foro Italico, i 69° Internazionali d’Italia di tennis, con tutte le star mondiali della racchetta. Il 20 maggio, anche la finale della Coppa Italia di calcio, naturalmente all’Olimpico. Sempre Olimpico e pubblico delle grandi occasioni il 31 maggio, per

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il tradizionale meeting di atletica leggere del Golden Gala. Ci sarà anche il tre volte campione olimpico e due volte campione mondiale (nonché triplo primatista del mondo nelle specialità dello sprint, 100, 200 e 4x100 metri) Usain Bolt. Il giamaicano correrà i 100 metri, e probabilmente vincerà, come l’anno scorso. Dall’8 al 10 giugno, ultima chiamata per le qualificazioni olimpiche di volley maschile, in contemporanea a Roma e a Berlino. Di scena nella Capitale anche il Beach Volley World Tour (dal 12 al 17 giugno), il Derby italiano di trotto (14 ottobre), gli Internazionali d’Italia di badminton (dall’11 al 14 dicembre). E molto, molto di più. Il tutto con le dita incrociate per la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2020. Tra Tokyo, Madrid, Istanbul, Baku e Doha, i bookmaker continuano a dare la nostra città per favorita. A maggio la preselezione. Il 7 settembre 2013, la scelta.


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Usain Bolt, primatista del mondo nello sprint (100, 200 e 4x100 metri) parteciperĂ per la seconda volta consecutiva al Golden Gala di Roma, il 31 maggio. Il giamaicano correrĂ i 100 metri, la gara che lo scorso anno vinse con il tempo di 9,91.

Il torneo Sei Nazioni torna allo Stadio Olimpico per ospitare i grandi match di rugby: si prevede una enorme affluenza di pubblico, con circa 50 mila spettatori a partita.

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Tevere Remo Under 10

CALCIOTTO CHE PASSIONE!

Malgrado il gelo e il freddo invernale continuano le sfide del “mini -calcio”,

sia tra i giovanissimi sia tra gli adulti, impegnati nella 2° Stanleybet Cup al Tennis Parioli Tutti pazzi per calcetto e calciotto, anche i più piccoli. E il freddo polare di questi giorni non blocca l’entusiasmo o i tornei. Che si moltiplicano nella Capitale. Grandi emozioni al Tevere Remo per il triangolare di futsal tra le squadre Under 10 del Parioli, dell’Aniene e, naturalmente, dei padroni di casa. Partite incrociate, con tempi di 15 minuti ciascuno, che hanno entusiasmato i piccoli atleti e i loro appassionatissimi sostenitori. Alla fine, ha vinto la rappresentanza di Monte Antenne, che ha avuto la meglio su entrambe le compagini avversarie. Ma ha vinto, soprattutto, la sportività dimostrata dai questi giovanissimi atleti, che anche in questo hanno fatto onore ai loro rispettivi circoli di appartenenza. Intanto, entra nel vivo la 2° Stanleybet Cup, il torneo di calciotto organizzato dal Tennis Parioli e riservato ai Circoli Storici della Capitale. In campo, nell’avveniristico impianto del

circolo biancoverde, infatti, oltre ai padroni di casa, il CC Aniene, il CC Lazio, il CC Roma, l’RCC Tevere Remo, la Tirrenia Todaro, il CT Eur e lo Sporting Eur. Proprio come, poche settimane prima, per la 1° Coppa di Natale, il torneo di calcio a 5 natalizio organizzato sempre dal Parioli e ideato dal suo direttore sportivo Zibi Boniek. Vinto dall’SC Eur. Mentre nella categoria Assoluti si è imposto il circolo di casa, che ha superato in finale (2-1) lo Sporting Eur. Nella Over 60, il Tevere Remo, che ha stirato (6-0) il CC Lazio. Tra gli Over 50, il CC Aniene, che ha superato (4-2) il CT Eur. Tra gli Over 40, lo Sporting Eur, che ha steso (5-1) il Tevere Remo. La Stanleybet è articolata in 2 gironi, A e B, ciascuno composto da 4 squadre. Si gioca “all’italiana”, cioè con partite di sola andata, le ultime 2 classificate di ciascun girone eliminate, le prime 2 direttamente in semifinale, le 2° e le 3° classificate al play-off (andata/ritorno). Ad una

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giornata dalla conclusione della prima fase, i primi verdetti dal girone A. Con la Tirrenia Todaro (in precedenza stesa dal Lazio, per 13-2, e vinta dal Parioli, 4-2) battuta anche dal CC Roma (che viene da due pareggi, lo 0-0 contro il Parioli e l’1-1 del derby contro il Lazio) ed eliminata. Con il TC Parioli fermato dal CC Lazio e, risultando 3° nella classifica di girone, spedito al play off. Nel girone B molto ancora da decidere. Con la capolista Tevere Remo (precedentemente vittoriosa sull’SC Eur, per 2-3, e sul CC Aniene, 3-0) che dovrà vedersela con il CT Eur (reduce da una vittoria sull’Aniene, per 2-3, e una sconfitta nel derby con l’SC Eur, per 0-1), 2° in classifica, con 3 punti. Tre punti in classifica pure per lo Sporting Eur, che dovrà, invece, affrontare il CC Aniene, già eliminato.


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Il beach volley diventa sport olimpico nel 1996 con i Giochi di Atlanta.

BEACH VOLLEY-MANIA

Nella Capitale è tempo di Winter Tour con il campionato indoor che vedrà fronteggiarsi atleti provenienti da tutta Italia, per uno sport sempre più amato A Roma imperversa il Beach Volley Winter Tour Lazio, primo campionato regionale italiano di beach volley, organizzato dal Comitato Federale Laziale, per promuovere ulteriormente lo sport in una regione che è già tra le prime a praticarlo. Dieci tappe, 2x2 maschile e femminile, negli impianti al coperto capitolini, per eleggere a fine marzo i campionissimi. Diversi i beacher provenienti dal resto d’Italia. Tra i pretendenti al titolo varie star, come i romani Luca Colaberardino e Andrea Lupo, i fratelli romani Fabrizio ed Emiliano Manni, i fratelli trentini Fabrizio e Tiziano Andreatta, il ronciglionese tre volte campione italiano Gianni Mascagna, in coppia con un altro campione italiano, il capitolino Andrea Tomatis. Tra entusiasmo e colpi di scena, arrivano i primi responsi, pressoché favorevoli ai preferiti, ma è troppo presto per tirare le somme. L’unica certezza è che a Roma è davvero beach volley-mania. Del resto, non si è ancora spenta l’eco dell’8° FIVB World Championship ‘sulla sabbia’ del Foro Italico. Un mondiale dai grandi numeri

(25 mila i mq di sabbia trasportati nel tempio del tennis italiano per allestire i 5 campi, a disposizione di ben 96 coppie di top beacher, equamente divise tra maschili e femminili, provenienti da 34 Paesi, impegnate in 208 sfide, seguite da 46 Tv, 200 giornalisti, una media di oltre 7.000 spettatori al giorno, più di 10 mila persone ad assistere alle finali, un record assoluto per questa disciplina, sia a livello nazionale che straniero). Un evento sul quale non tutti avrebbero scommesso (come spesso accade dalle nostre parti), ma che, dopo, ha letteralmente infiammato Roma con schemi e schiacciate. Aspettiamo il bis il prossimo giugno, quando farà tappa nella Capitale lo spettacolare circus del World Tour. A Roma sarà di nuovo mania per questo sport già così praticato, ma sostanzialmente ancora tutto da scoprire. Una variante del gioco della pallavolo, che si gioca tra coppie e non tra squadre di 6 elementi, su campi più piccoli (8m x 16m invece di 9m x 18m) e senza la possibilità di effettuare cambi. Una disciplina nata poco meno di un secolo fa, a

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Santa Monica (California). Comparsa in Europa un decennio più tardi. Congelata temporaneamente nella sua ascesa dalla seconda guerra mondiale, ma risorta poi più forte di prima. Negli anni '60, il tentativo di creare un torneo professionistico a Santa Monica. L’esperimento fallisce, ma il torneo, con un montepremi di 30.000 franchi, si tiene in Francia, dove ormai la pallavolo da spiaggia, tanto amata dai Kennedy, i Beatles e Marylin Monroe, è già una celebrità. In Italia il beach volley comincia a diffondersi negli anni '80. Nel 1996, diventa talmente popolare nel mondo da meritarsi il riconoscimento olimpico (Atlanta 1996). Ad Atene 2004 risulterà uno degli sport più teleseguiti, ricevendo la definitiva consacrazione.


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A VELE SPIEGATE Si riparte. Senza cullarsi sugli allori della stagione passata, che per il Tp52 Aniene 1ª Classe è stata trionfale. All’orizzonte ci sono le Olimpiadi di Londra La Federazione Italiana Vela ha comunicato i nomi degli atleti che difenderanno i colori azzurri nelle classi olimpiche (470 maschile, 470 femminile, RS:X maschile, RS:X femminile, Laser Radial, Laser Standard e Finn) ai Giochi di Londra. Ebbene, 3 su 9 sono ‘targati’ Aniene. Stiamo parlando della grande Alessandra Sensini (RS:X femminile), alla sua sesta olimpiade, e della coppia d’oro del 470 Giulia Conti Giovanna Micol. Inizia, dunque, alla grande la stagione per i nostri velisti. Anche per Vasco Vascotto, protagonista di sfide avvincenti sui campi di regata di tutto il mondo (18 titoli Mondiali, 10 Europei, 23 italiani, 8 medaglie al valore sportivo, l’America’s Cup nel 2007), con grandi obiettivi e la tessera dell’Aniene in tasca.

Il mitico tattico triestino, come tutti gli altri big della vela, è andato a scaldare i motori in Florida, alla Quantum Key West Regatta. Quest’anno 12 le categorie in gara, dai piccoli Melges 24 ai Farr40, ai Tp52, ai MiniMaxi. E 112 imbarcazioni iscritte. Grande assente Nerone, il Farr40 (il monotipo per eccellenza) armato da Massimo Mezzaroma, che solo l’anno scorso si è aggiudicato il Campionato Australiano, la 2° tappa del Circuito Europeo. E Vascotto, membro storico del suo equipaggio, ha partecipato all’imperdibile appuntamento delle Isole Keys con la tedesca GER 40. Portando a casa un 2° e 3° posto di manche e la 2° piazza in classifica generale. Inarrestabile anche la marcia del Tp52 130 For Magazine

Aniene 1ª Classe, che si lascia alla spalle una stagione ricca di successi (1° al Campionato Italiano ORC e alla Veleziana del centenario, 2° in categoria "0" e 12° in classifica generale alla 43° Barcolana, la Auckland italiana, a Trieste), per aprirne un’altra all’altezza della situazione. Cioè all’altezza di un Tp52, una barca molto veloce, molto sensibile, praticamente una Formula 1 del mare, che la passione del circolo di Malagò ha trasformato in un vero e proprio concentrato di tecnologia, lungo 15,85m e largo 4,42 m. Infatti, al 23° Campionato Invernale che si sta svolgendo a Riva di Traiano, in preparazione del Campionato Italiano ORC (a fine agosto, proprio nelle acque di Riva di Traiano, grazie all’organizzazione del lo-


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Il team al completo del Tp52 Aniene 1a Classe

cale circolo nautico e del Canottieri Aniene), dopo la 3° prova, 1ª Classe, timonata da Alessandro Maria Rinaldi, con la solita formula velisti-pro e soci Aniene, continua a dominare la categoria Regata. Mantenendo saldamente la testa della classifica overall ORC (standard basato sulla misurazione di uno stazzatore ufficiale), davanti a Zigo Zago di Marco Emili (socio del Riva di Traiano) e Rosmarine 2 di Riccardo Acernese. Nonché il 2° posto nella classifica overall IRC (standard basato sulla misurazione autonoma della barca), ‘stretta’ tra 2 Swan 45, ovvero Talj, del romano Vittorio Ruggiero, con il tattico capitolino Luigi Ravioli (e anche il padre 80enne dell’armatore) a bordo, e Ulika, di Andrea Masi. Nella categoria Crociera, successo per White Pearl di Roberto Bonafede, ancora 1° nella classifica overall, davanti a Vulcain di Giorgio Nardi e Twins del romano Francesco Sette. Tra le Gran Crociera, vittoria a Brezza di Smacchi/ Ghigo/Tombolino, che rimane in testa alla classifica overall di classe, davanti a Yemanja II di Ranieri Ricci e al romano Kermit, di Marcello Bernabucci.

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Il fiorentino Andrea Lalli (Fiamme Gialle) ha vinto la prima edizione di We Run Rome (maratona 10 km).di Atlanta.

FORTISSIMAMENTE RUNNERS

Per passione e per beneficenza la Capitale è stata protagonista di due corse podistiche dove la solidarietà verso i bambini contava più delle vittorie sportive Roma va sempre più di corsa, specie quando si tratta di beneficenza. E così, grande successo per la 36° Corsa del Giocattolo, la tradizionale 5 km non competitiva della Befana, organizzata dal CRAL della Direzione Generale dell’INPS e patrocinata dalle più alte istituzioni capitoline. Una classicissima del podismo romano, con partenza ed arrivo sulla Terrazza del Pincio e sviluppo all’interno di Villa Borghese. Una festa per tutti, uomini, donne, bambini, addirittura amici a quattro zampe. Una gara di solidarietà per raccogliere giocattoli che andranno ai bambini degli istituti italiani e stranieri, tramite la Caritas, la Croce Rossa Italiana, la Comunità di Sant’Egidio. Quest’anno, più di 1.000 gli atleti al via ed oltre 10.000 i giocattoli raccolti. In campo maschile, splendido assolo del giovane Luca Parisi (OSO di Ostia), che ha bissato il successo di 2 anni fa, raggiungendo il traguardo in 15’10”, davanti all’argentino romanizzato Tobias Gramajo (15’31”) e a Lu-

ca Desideri (Forhans Team di Roma, 15’38”). Tra le donne, protagonista assoluta Agnese Ananasso, anche lei già vincitrice nel 2010. Che ha completato il percorso in 18’12”. Alle sue spalle, Maria Rita Spinelli (18’23”) e l’azzurra di pentathlon Alessia Pieretti (18’40”). Undicesima la cantante ipovedente, nonché eccellente podista, Annalisa Minetti, che ha corso i 5 km, al fianco del mezzofondista romano Andrea Giocondi, in 20’23”. Per i piccoli, primi al traguardo Paolo Nizza e Ludovica Velva. Infine, 4° vittoria per Joint, il meticcio talmente aficionado della manifestazione da diventarne la mascotte. Pienone anche per la 1° edizione di We Run Rome, la 10 km organizzata dalla Fidal Lazio, il 31 dicembre, proprio come la mitica S. Silvestro, che non si corre più da 22 anni. In 4.000 per il via al Circo Massimo, di cui la metà iscritti alla gara non competitiva. Tanti i turisti. E circa 300 i bambini, delle scuole di atletica della Regione. Parte dei proven-

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ti devoluti all’associazione “Alessia e i suoi Angeli”. È stata una gran bella gara, piena di saliscendi, che ha attraversato il centro storico, illuminato da uno splendido sole e dall’atmosfera natalizia. All’arrivo in via dei Cerchi, tra gli uomini l’ha spuntata il mezzofondista fiorentino delle Fiamme Gialle Andrea Lalli, in 29’28”. Dietro il keniano calabresizzato Bii Kiprono, che ha chiuso in 29’33”, e il padovano Ruggero Pertile, che è arrivato in 29’54”. Grandi nomi anche in campo femminile. Sul podio sono finite proprie le favorite, cioè tre delle magnifiche quattro della maratona azzurra, che si sono date battaglia tra loro. Alla fine, 1° la piemontese Valeria Straneo, in 32’31”, 2° la palermitana Anna Incerti (che si è augurata che la We Run Rome «possa diventare un appuntamento fisso per il podismo italiano»), in 32’56”, 3° la tarantina Rosaria Console, in 34”51.


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Josè Maria Cañizares

SI SALVI CHI PUÒ! Risultati eccezionali per i golfisti della Capitale, che dopo aver chiuso alla grande il 2011 promettono bene per la nuova stagione. Su tutti Diana Luna e Andre a Pavan Grande annata per il golf romano. Su tutti brilla la blasonatissima e romanissima Diana Luna, premiata come Atleta dell’Anno 2011 in Campidoglio. La prima italiana della storia ad aver partecipato alla Solheim Cup (la mitica sfida tra Europa e Stati Uniti), nel 2009, l’unica ad aver vinto 2 titoli Open (addirittura consecutivi) nello stesso anno (2009). Impresa ripetuta nella stagione agonistica appena archiviata. Quando Diana, rientrata definitivamente dalla maternità, ha vinto sia il German Open (stabilendo anche il record di 72 buche consecutive senza bogey) sia il Swiss Open (la sua 5° vittoria nel Ladies European Tour), nonché conquistato il 2° posto nell’Open de France, il 4° nel Portugal Open, il 5° nel Deloitte Dutch Open, nel Turkish Open e nell’Open de España Feminino, il 7° nel New Zealand Open. Raggiungendo il 4° posto nella money list, traguardo mai toccato da una golfista italiana. Unico neo stagionale per Luna la mancata convocazione alla Solheim Cup.

Bionda, occhi azzurri, 173 cm. Maturità classica con un anno d’anticipo. La passione per la musica, la letteratura, la moda, l’arredamento, il cinema, la cucina, gli animali (soprattutto la sua gatta Betzy), il tennis, la danza. Tifosa romanista. Testimonial del World Food Programme, l’Agenzia dell’Onu che si batte contro la fame nel mondo. Ben 4 fratelli, l’ultimo dei quali l’ha iniziata al suo sport. Un marito, Fabio Orlandini del Beccuto, professionista e insegnante di golf. Una figlia, la piccola Elena, nata nell’aprile di 2 anni fa. Promette dal 2001 Luna, dopo aver vinto due titoli juniores (1998 e 19999), uno ragazze (1998), uno europeo juniores a squadre (2000). Ottimi risultati anche per Andrea Pavan. Tanti amici e gli studi di economia all’università del Texas. Il debole per la musica, il calcio, le auto, oltre che per la mazza da golf, ovviamente. Che impugna tutti i santi giorni, per non perdere l’allenamento. Con un solo modello negli

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occhi, il sudafricano Ernie Els. Gli inizi ad appena 6 anni. «Se prendi davvero sul serio questo sport, devi essere disposto a fare molti sacrifici, ed impegnarti molto. Vedrai che poi otterrai grandi soddisfazioni», dice sempre. E le soddisfazioni sono arrivate. Il 22enne romano, tesserato per il Parco di Roma, al suo primo anno da pro (proprio come Matteo Manassero, che lo ricorda molto), ha vinto la 25° ed ultima tappa del Challenge Tour, valido per accedere (in base alla money list) al circuito maggiore dell’European Tour. In gara i migliori 45 professionisti della stagione, in rappresentanza di 14 nazioni. In palio 20 pass per l’European 2012. Sull’impegnativo percorso del San Domenico Golf (par 71), a Savelletri di Fasano (Brindisi), Pavan si è imposto con 267 colpi (66 65 65 71), 17 sotto par, dopo un emozionante duello con il 20enne inglese Tommy Fleetwood (268 - 67 61 69 71), che si è risolto all’ultima buca. Il giovane capitolino, che aveva già vinto il Nor-


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I partecipanti e gli organizzatori del 2° European Pro Amateur Memorial Mario Pinzi

wegian Challenge ad agosto, ha così firmato la 9° affermazione stagionale degli ormai gloriosi pro italiani. Dopo quelle di Diana Luna, Nino Bertasio (Cimar Open Samanah - EPD Tour), Cristiano Terragni (Feudo di Asti Open – Alps Tour), Marco Crespi (Open Le Fonti e Flory Van Donck Open – Alps) e Matteo Manassero (Malaysian Open - European Tour). Matteo che ha inaugurato bene il nuovo anno azzurro, vincendo con la formazione continentale il Royal Trophy, la sfida golfistica tra Asia ed Europa. Con i 56.650 euro guadagnati all’Apulia San Domenico Grand Final (che, prevedendo premi sostanziosi, in pratica consentiva a tutti di essere in corsa per la promozione), Pavan si è classificato al 2° posto nell’ordine di merito (prima era al 7°!), con 133.052 euro. Preceduto solo da Fleetwood, con 148.913. Tra i primi 20 nel ranking e, dunque, promosso al massimo circuito continentale anche il lombardo Federico Colombo, giunto in Puglia 11° al traguardo, con 273 punti (72 66 65 70 -11), e al 7° posto nella money list (partiva dal 9°), con 81.834 euro. Promosso, dopo una gara sofferta, pure il piemontese Alessandro Tadini, 19° al traguardo, con 276 colpi (69 66 71 70), e 20° nella money list (partiva dal 17°), con 62.630 euro, appena 801 in più del primo escluso, il francese Anthony Snobeck. Per cui ora l’Italia ha ben 7 giocatori nell’European

Tour, dove già militavano i fratelli torinesi Edoardo e Francesco Molinari, il veronese Matteo Manassero, il toscano Lorenzo Gagli. E dove è appena sbarcato anche un capitolino. Grande successo per il 2° European Pro Amateur Memorial Mario Pinzi, invitational dedicato allo storico promoter golfistico romano di fama internazionale, direttore dell’Olgiata, organizzatore dell’Open d’Italia, scomparso nel 2007. Un uomo caparbio e lungimirante, al quale deve tantissimo il golf, ora in grande ascesa, ma negli anni Ottanta e Novanta non ben identificato sport d’élite. Ai tre giorni di grande sport, tra il CC Castelgandolfo e il GC Le Querce, giocatori provenienti dal Senior Tour, dal Challenge Tour, dall’Alps Tour. Alla fine, nel delizioso skins game inaugurale, per 1 up ha prevalso il team dei senior, formato dal bergamasco Costantino Rocca (che ad ottobre ha vinto il 23° Campionato Seniores, come nel 2010 e 2008), gli spagnoli Manuel Piñero, Josè Maria Cañizares, Emilio Rodriguez, l’inglese Mark Stevenson, sulla formazione degli under 50, composta da Lorenzo Gagli, Alessandro Tadini, il monzese Marco Crespi, il comasco Gregory Molteni, il piemontese Emanuele Canonica. Nella gara individuale, grazie a una bella rimonta e per un solo colpo, primo è giunto Alessandro Tadini, con 139 punti (70-69). Secondo Marco Crespi (68-72), vinci-

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tore della 1° edizione, con 140 colpi. Terzo Gregory Molteni, con 142 (71-70). Quarto l’anagnino Emanuele Lattanzi, con il medesimo score (68 -74). Nella pro-am, successo per la squadra di Gregory Molteni (133 colpi), con i dilettanti Alberto Di Domenico (Querce), Paolo Rossi (Arco di Costantino), Francesco Simon (Arco di Costantino). Ancora 2° Marco Crespi (130 punti), con gli amateurs Marco Bizzarri (CG Perugia), Alberto (Parco di Roma) e Claudio (Castelgandolfo) Alibrandi. Si sa che i golfisti capitolini vanno a fare danni un po’ ovunque. E infatti, per esempio, al 14° Trofeo Agis di Puglia & Basilicata (18 buche stableford), a Metaponto (Matera), successo nella 2° categoria per Enzo Gigliarelli (GC Roma), con 34 punti, seguito da Aldo Micolich (Parco de’ Medici), con 33 colpi. Primo Super Senior Augusto Pace (Parco de’ Medici), con 30 punti. Primo Master Maria Ida Onori (Parco de’ Medici), con 28. Successo di Simone Bettoni (Parco di Roma), con 38 punti, nella 1° categoria della 4° ed ultima prova del 2° Trofeo Space Lab, a Castelgandolfo. Nella 2°, bella affermazione del grandissimo Christian Panucci (Roma, Real Madrid, Inter, Chelsea, Parma), con lo stesso score.


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Riccardo Vaira con Christian Panucci

Cecilia Fiorucci

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roma

people & stars & events

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eventi

12 MESI CON POLIZIA E UNICEF Anche quest’anno torna l’appuntamento con il calendario 2012 della Polizia di Stato, realizzato con l’Unicef per i bambini del Camerun. Presentato presso il Nuovo Museo delle Auto Storiche della Polizia, in via Tommaso Campanella, illustra 12 mesi con scene di attività quotidiana della Polizia di Stato interpretate da noti personaggi del mondo dello spettacolo, del cinema, della cultura, della televisione e dello sport, Hanno prestato i loro volti Lino Banfi e Bruno Vespa, Raul Bova e Paolo Bonolis, Maria Grazia Cucinotta e Luca Laurenti, Bud Spencer e Loris Capirossi, Jury Chechi e Fiona May, Cristina Chiabotto, Enzo Maiorca e Umberto Pellizzari. Accanto a loro gli atleti delle Fiamme Oro, i Nocs e gli operatori delle tante specialità della Polizia di Stato. Il calendario ha uno scopo benefico: il ricavato della vendita sarà destinato a un progetto di solidarietà, quello dell'Unicef nel Camerun, rivolto ai bambini in difficoltà. CARAVAGGIO, LO CHAMPAGNE E IL COTECHINO Durante l’ultimo cenone di Capodanno, sulla lista dei vini campeggiava sardonica l’immagine del Bacco, esposto oggi in una mostra di pittura agli Uffizi, che il Caravaggio dipinse intono al 1596. Non c’era quello di Velazquez, quello del Buonarroti, quello di Dosso Dossi, ma regnava solo il Merisi. Ebbene bisogna constatare quanto questo pittore, vissuto quattrocento anni fa, sia più vicino a noi rispetto ai molti contemporanei che cercano invano di imporsi. Caravaggio è dunque l’erede di Warhol poiché la vera Pop Art non è uno stile ma una posa. La stessa immagine del Bacco che dominava la preziosa carta dei vini e custodiva champagne delle marche più ricercate, è possibile vederla anche sulla logora saracinesca abbassata di una bottega per i vini sfusi. Anche in questo caso si conferma la duplice natura del pittore, in bilico tra il lusso dei palazzi gentilizi e la sporcizia delle bettole e dei postriboli più infimi. Daniele Radini Tedeschi

Caravaggio, Suonatore di liuto, 1595-1596.

Caravaggio, Bacco, 1596-1597.

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For magazine Mostre VEDUTISTI FRANCESI A ROMA Resterà aperta al pubblico fino al 27 maggio 2012, presso il Museo di Roma in Palazzo Braschi, Vedutisti francesi a Roma, una mostra di pittura dedicata agli artisti francesi che operarono a Roma tra la metà del ’700 e i primi anni dell’800. L’esposizione presenta una selezione di oltre 70 opere, acquerelli e incisioni selezionati dalla raccolta grafica del museo, realizzate durante il soggiorno in città di pittori legati alla cerchia dell’Accademia di Francia, la prestigiosa istituzione, creata da Luigi XVI per consentire ai giovani artisti francesi di perfezionarsi nella Città Eterna. Gran parte delle opere presentate provengono da due importanti collezioni: la raccolta di Basile de Lemmerman (Tiflis 1898-Divonne le Bains 1975) e quella di Anna Laetitia Pecci-Blunt (Roma 1885-Marlia1971). Entrambi raffinati collezionisti di opere ne scongiurarono la dispersione donandole a una istituzione pubblica.

Antoine Felix Boisselier, Chiesa e convento di Trinità dei Monti, 1811.

MEMORIE D’INCIAMPO A ROMA Dopo le due edizioni (2010, 2011) in cui sono state posizionate 84 pietre d’inciampo, per la terza volta si è svolto, presso le zone di sette Municipi della Capitale, l’evento di scultura Memorie d’inciampo a Roma, ideato dall’artista tedesco Gunter Demnig. Lo scultore ha installato 72 “Stolpersteine” (pietre d’inciampo) in memoria dei deportati razziali, politici e militari. Un sampietrino speciale ricorderà don Pietro Pappagallo, il sacerdote che durante l’occupazione nazista di Roma dette asilo ai perseguitati di ogni fede e condizione, e poi fu assassinato dai nazisti alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Invece, in via Madonna dei Monti, sono stati installati 20 sampietrini in memoria dei familiari di Giulia Spizzichino, assassinati ad Auschwitz e alle Fosse Ardeatine. L’idea di Demnig risale al 1993 quando l’artista fu invitato a Colonia per una installazione sulla deportazione di cittadini rom e sinti.

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For magazine Design & Cinema RASSEGNA SULL’ARTE VIDEO IN ITALIA Si intitola Singolarità mobili che abitano uno spazio nomade, la rassegna sulle arti visive, in particolare video, in Italia dagli anni Settanta ad oggi a cura del Collettivo Curatoriale Gruntumolani. L’evento, esposto fino all’11 marzo presso la Casa dei Teatri, si distingue per la vocazione multidisciplinare dello spettacolo ed è il frutto della ricerca condotta intorno ai diversi fattori che delineano la nostra identità: il territorio, la lingua, la cultura, le tradizioni. La ricerca video è stata effettuata spaziando attraverso diversi linguaggi artistici, dalle arti visive alla performance, dal teatro all’architettura, dando visibilità anche a lavori meno noti ma di grande valore. Il collettivo Gruntumolani nasce all’interno del Master IED Roma in Curatore Museale di Eventi, unendo esperienze e formazioni differenti in un team di alto profilo. Antonello Matarazzo, VeraZnunt (La rinascita), 2008.

la luce nel piatto È noto che la predisposizione all’acquisto e al consumo di prodotti dipende in notevole misura dalla loro apparenza e di ciò che stiamo osservando. Questa considerazione vale a maggior ragione per le pietanze di pregio che ci vengono offerte e presentate nei ristoranti. Le proprietà di apparenza superficiale degli alimenti, come il loro colore e la lucentezza, possono essere molto evidenziati e influenzati dai livelli di illuminamento e dalle proprietà spettro-cromatiche della fonte luminosa. L’apparenza delle pietanze così come viene percepita dal sistema visivo va ad influenzare complessi fenomeni psicologici che incidono sul nostro stato d’animo e sulle considerazioni che lo rendono più o meno appetitoso. Nel design recente gli spazi destinati alla ristorazione di qualità sono diventati multisensoriali, emozionali, coinvolgenti e la luce ne è indispensabile ingrediente per creare quell’atmosfera. Paolo Brasioli IMMATURI: IL VIAGGIO

Raoul Bova

Qual è il momento più bello, più atteso, più sognato della maturità? Il viaggio post-esame, la fine dell’adolescenza e la prova che dovrebbe rendere un po’ più maturi e preparare al duro mestiere della vita. In questo film, però, i protagonisti del viaggio sono sin troppo maturi, almeno dal punto di vista anagrafico. I personaggi di Raoul Bova, Ricky Memphis, Barbora Bobulova, Ambra Angiolini & Co. sono ormai quarantenni quando decidono di prendersi una settimana di vacanza e organizzare quel viaggio in Grecia che, all’epoca, non erano riusciti a fare. Caratterizzazioni e tematiche sono molto vicine a quelle del primo episodio di Immaturi. Cambia il contesto. L’obiettivo del regista Paolo Genovesi, è descrivere come i personaggi riescano ad affrontare problemi comuni della quotidianità di tutti. Peccato che si scada spesso nei soliti luoghi comuni e nelle scene romantiche già viste troppe volte. Jessica Di Paolo

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Ambra Angiolini


For magazine Cinema & Tv LE IDI DI MARZO: LA CHIARA DISILLUSIONE Durante le primarie del Partito Democratico in Ohio il senatore Mike Morris (George Clooney) si affida al brillante addetto stampa, l’idealista Stephen Meyers (Ryan Gosling), per venire eletto e tentare la scalata alla Casa Bianca: un gioco di ricatti, scandali, colpi bassi e connivenze. Il film Le idi di marzo riprende idealmente la storica congiura contro Giulio Cesare da parte dei fedelissimi e trova nelle macchinazioni politiche un interessante livello di sofisticazione. Tradimenti, ideali, giustizia: tutto acquisisce un senso di demistificazione della verità, che si rivela necessario per avanzare tra menzogne e compromessi, relegando gli idealisti nell’angolo degli sconfitti. Il diavolo veste ciò che gli conviene vestire, i personaggi sono involucri vuoti ormai posseduti dall’alieno mondo degli ultracorpi della politica,

riempiti di materia plasmabile e corruttibile. Non si salva nessuno. In questo thriller politico lo sguardo del regista Clooney non è affatto moralista e strizza l’occhio al cinema impegnato degli anni ’70 (Tutti gli uomini del presidente è il riferimento principale), ma affonda nella melma della politica contemporanea. Questa pellicola è l’alito pesante del post risveglio dal sogno americano; un’opera disillusa e rabbiosa che poggia su una sceneggiatura granitica. Agostino Madonna

DAS CABINET DES DR. CALIGARI LIVE Si è tenuto poco fa, nella location monumentale di Spazionovecento, nel cuore del quartiere Eur, un evento cinematografico e musicale davvero unico: infatti, dopo oltre novant’anni, ha ritrovato una voce inedita e affascinante Das cabinet des Dr. Caligari, il film capolavoro dell’horror espressionista di Robert Wiene, realizzato a Berlino nel 1919, e primo cult-movie della storia della settima arte. A far rivivere il film è la live computer soundtrack firmata da Edison Studio, ensamble di quattro musicisti (Mauro Cardi, Luigi Ceccarelli, Fabio Cifariello Ciardi e Alessandro Cipriani). La musica non è solo una colonna sonora eseguita dal vivo, ma una performance intermediale ed elettronica realizzata in tempo reale, che rielabora la musica insieme ai suoni per gli spazi immaginari del film e alle voci straniate dei personaggi, realizzando una partitura acustica visionaria, immaginifica e terrificante. CALENDARIO 2012 DI ALEXIA MELL Il 2012 sarà un anno condizionato dallo sport, grazie anche, e soprattutto, alle attese Olimpiadi che si svolgeranno a Londra in estate. Ad omaggiare le imprese degli atleti ci ha pensato la showgirl Alexia Mell, con l’uscita, di recente, del suo ultimo Calendario dedicato proprio alla kermesse olimpica. Alexia Mell ha scalato il successo come soubrette televisiva, cantante e attrice, manifestando le sue doti anche in radio e attraverso spot pubblicitari e partecipazioni televisive nelle maggiori reti nazionali. Al suo attivo ha molti calendari, tra cui le edizioni Playgirls 2005 e Playmen 2006 e l’edizione 2008 per il Radiocorriere TV. Le immagini scattate rappresentano un misto di sensualità, sport, arte, e ritraggono la Mell in tutto il suo splendore, intenta a svolgere alcune delle specialità olimpiche più importanti. Sensuale e intrigante, la bella showgirl rumena esprime fascino e carisma.

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For magazine Teatro LO SAI CHE È SUCCESSO? AL TEATRO TIRSO

Franco Oppini

TIMELESS, LA DANZA A FAVORE DELLA RICERCA

Alex Partexano e Daniela Martani

È andato in scena di recente, al Teatro Tirso, lo spettacolo teatrale Lo sai che è successo?, pièce comica capace anche di far riflettere, poiché affronta con ironia i temi della vita, dell’identità e del proprio ruolo nel mondo. Tra gli attori Maxi Gigliucci, Janet De Nardis, Gianni Daddario, Micol Pavoncello, Leonardo Sbragia, Valentina Ghetti e Giuseppe Ragone. L’autore dello spettacolo è il romanziere Giorgio Amato, mentre la regia è curata da Davide Fiandanese. Il ritmo, tra una risata e l’altra, coinvolge e lascia suspense fino agli ultimi minuti della rappresentazione. Alla prima dello spettacolo erano presenti molti volti noti, tra i quali personaggi televisivi e attori, come Sergio Assisi, Franco Oppini, Amedeo Goria, Alex Partexano, Donatella Pompadour, Roberta Beta, Nicola Canonico, Daniela Martani, Massimiliano Martoriati, Saverio Vallone, Alessia Fabiani, Sara Santostasi, Vincenzo Soriano.

La coreografa Marika Vannuzzi

Ha avuto luogo di recente al Teatro Palladium lo spettacolo teatrale Timeless: uno show di danza e recitazione senza precedenti, organizzato dalla onlus White Cloud Opera che si occupa di eventi artistici per la raccolta fondi finalizzati ad aiutare i malati di sclerosi multipla. Dopo il successo della performance di Berlino e Firenze, dove ha fatto registrare il tutto esaurito, lo spettacolo è arrivato nella Capitale. La serata di gala ha avuto il patrocinio di Provincia di Roma, Roma Capitale e dell’Assessorato alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio. Diretto e coreografato da Marika Vannuzzi, Timeless è un atto unico dove la danza rimane il filo conduttore tra tutte le arti visive. Vanta un cast di artisti eccezionali, a partire dalla prima ballerina Elisabetta Carnevale. Numerosi i vip presenti, tra i quali: Francesca Neri, Manuela Arcuri, Isabella Borromeo, Elisabetta Ferracini e Rosanna Cancellieri. NON CI RESTA CHE RIDERE

Elena Barolo

Mauro Masi con la fidanzata Ingrid Muccitelli

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In scena al Bagaglino - Salone Margherita fino al 4 marzo, lo spettacolo teatrale Bambole non c’è un euro, con cui Pippo Franco riscuote successo e simpatie del pubblico. Una risata ci salverà dalla crisi e tutto quello che ci aspetta? Sicuramente no, ma un po’ di buonumore non guasta mai. Uno spettacolo che il comico ha scritto parecchio tempo prima della crisi e dell’arrivo di Mario Monti, che però aggiorna in tempo reale con l’aggiunta di battute e sketch. Lo show è in scena per tre ore con i comici Laura Milani, Simone Tuttobene, Eugenio Corsi, Mimmo Ruggiero, Massimo Di Vincenzo e con le tre nuove showgirl: Veronica Maccarone, la rumena Liliana Pintilei e la cubana Esmeralda Camarena. Tanti i volti noti che arrivano al Bagaglino per applaudire lo spettacolo: Mauro Masi con la biondissima fidanzata Ingrid Muccitelli, Renato Balestra e figlie, Elena Barolo, Rosanna Lambertucci, Amedeo Goria.


For magazine Fotografia & Libri ANTICA CARTOGRAFIA D'ITALIA In occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, il Complesso del Vittoriano ospita fino al 4 marzo, la mostra fotografica Antica Cartografia d’Italia, che propone una raccolta di circa 200 antiche carte geografiche della Penisola e stampe di battaglie del Risorgimento della collezione Gianni Brandozzi, realizzate dal XV al XX secolo. Il lungo percorso che nel 1861 arriva alla concordanza tra Stato e Nazione ci è restituito dalla cartografia storica, che offre un contributo sostanziale per fissare l’immagine del Paese. Oltre alle carte marcatamente propagandistiche, esiste una produzione cartografica dal contenuto politico meno diretto, ma destinata a delineare i caratteri costitutivi dell’identità italiana nei secoli. Il percorso tra le antiche immagini inizia dalle prime affascinanti carte tolemaiche. In particolare sarà esposta la prima carta d’Italia a stampa del 1478.

Aquileia

Monreale

Fori Imperiali

Paestum

RIVELAZIONI DELLA FORMA Esposta fino al 26 febbraio, al Museo dell’Ara Pacis, la mostra fotografica Rivelazioni della Forma. L’Italia delle origini nelle fotografie di Pino Musi per FMR, a cura del Consigliere del Presidente della Repubblica per la Conservazione del Patrimonio Artistico Louis Godart, e promossa da Roma Capitale. Si tratta di 50 fotografie che rappresentano le radici profonde della bellezza del patrimonio artistico italiano. La mostra è tratta dalle immagini di due volumi realizzati dalla Casa Editrice FMR Italia. Bellezza eterna e Italia. Bellezza e Fede. Le foto di Musi sono tutte in bianco/nero ed in grande formato, e si sviluppano intorno all’idea di una sorta di vivificazione per immagini della forma dell’architettura e dei luoghi delle origini della Cristianità nell’Italia antica. Il contrappunto fra natura e reperto, luce e materia suggerisce una nuova idea di bellezza, fuori dallo stereotipo.

TENCO E GLI ALTRI È stato presentato da poco l’ultimo libro di Paolo Logli, intitolato Tenco e gli altri. Logli è sceneggiatore, autore teatrale, scrittore di noir e regista. Conosciuto dalla maggior parte dei lettori per la sua attività di sceneggiatore Tv (artefice di serie di successo quali Il commissario Manara) si propone questa volta di fissare su carta sei suoi celebri monologhi dedicati a note personalità musicali. La particolarità di Tenco e gli altri, come anticipa nella prefazione il giornalista Renato Marengo, è quella di vedere la musica esplodere con decisione, espandersi ed imporsi in primo piano diventando protagonista della scrittura stessa. I monologhi prescelti riguardano storie di musicisti di diverso genere e natura: si parte da Tenco per passare a Giovan Battista Pergolesi, Jimi Hendrix, Joseph Haydn, E. A. Bixio e Giacomo Puccini, tutti apparentemente distanti l’uno dall’altro ma legati al fil rouge della musica.

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For magazine Eventi I GATTI DI HEMINGWAY È diventato subito un piccolo caso editoriale il nuovo libro di Patrizia Tagliamonte, pubblicato recentemente: I gatti di Hemingway e altri mici importanti. Come sottolinea l’autrice, è tipico dei letterati voler ricostruire un’arcadia personale tra le mura domestiche, un locus amoenus fatto di pochi, essenziali oggetti e un unico personaggio principale: il gatto. Questa musa felina occupa spesso un posto privilegiato nella vita di scrittori e scrittrici, e non è un caso che siano noti numerosi esempi di “love affairs” fra le due... categorie, unioni più intense e durature di tanti incontri fra umani: Hemingway e Snowball, Doris Lessing e Yum Yum, Chanlder e Taki, Colette e Saha, Mark Twain e Katalina. Legami fatti di intesa e vicinanza, perché ai gatti va concessa attenzione se si è interessati a capirli davvero, così come si deve concedere attenzione a un libro, per comprenderne a fondo il senso.

Maialino da latte con lenticchie di Castelluccio, verdure amare e senape al caffè.

Tripette di baccalà e i tortelli di burrata.

SAPORI D’INVERNO È tornata di recente al Cristallo Hotel Spa & Golf la rassegna enogastronomica Saporitaliani. La kermesse in quattro mesi di appuntamenti tematici all’insegna del Made in Italy, in cui si potranno assaporare piatti realizzati con estro e creatività dal celebre chef Marco Badalucci. Il Ristorante La Veranda del Cristallo ospiterà la rassegna nelle sue splendide sale, con vista sull’incredibile panorama delle Tofane di Cortina d’Ampezzo. Uno chef rinomato, ingredienti di altissima qualità e ricette della tradizione italiana: un mix perfetto di esperienza, arte, creatività e gusto darà vita a piatti raffinati e appetitosi. Ogni serata approfondirà un particolare sapore, profumo, ingrediente o regione italiana, trasformandosi in un’occasione per conoscere cultura e usanze oltre i confini di Cortina. Primi piatti, formaggi e prosciutti, fumé, agrodolce e altro ancora tra le pietanze in rassegna.

© D G Bandion

QUARTA EDIZIONE MOTODAYS 2012 Si svolgerà dall’8 all’11 marzo, presso la Fiera di Roma, la quarta edizione dell’evento di sport Motodays, Salone Moto e Scooter del CentroSud Italia. Confermati i cinque padiglioni, con un aumento considerevole dell’area espositiva. Negli stand è prevista la presenza di tutte le maggiori Case costruttrici, tra le quali i prestigiosi marchi Honda, Bmw, Yamaha, Suzuki, Kawasaki, ma anche Gruppo Piaggio, Ducati, Ktm, Husqvarna, Royal Enfield e Sym. Atteso l’esordio del “Villaggio dell’Alternativa” con un percorso dedicato ai veicoli elettrici e gestito da Dekra. Tra le aree di maggior successo del 2011 confermate anche “Kromature” dedicata al custom, “Days on the Road” per il turismo, “Motodays Vintage” per l’epoca. Assicurate anche per il 2012 le presenze dei campioni della velocità, di quelli freestyle e stunt, che daranno spettacolo nelle rinnovate aree esterne ancora più vicine al pubblico.

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Art Cafè

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Evento sensazionale all’Art Cafè: il 25 gennaio è sbarcato a Roma uno dei più grandi artisti del panorama musicale mondiale, Bob Sinclar. Nel locale, che affianca sempre al divertimento la qualità delle sue serate, si è esibito per tutta la notte Christophe Le Friant, in arte Bob Sinclar, uno tra i più importanti dj e produttori discografici francesi. La sua fama planetaria si deve a successi come Love Generation, Rock This Party e I Wanna. Lo scorso anno ha lanciato Far l’amore, remix di un brano del ’76 di Raffaella Carrà.

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Babel

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Ospiti d’eccezione e personaggi del jet set internazionale fanno sempre da cornice al successo degli eventi del Babel Club, la discoteca più fashion della Capitale, circondata dallo splendido paesaggio naturale di Villa Borghese. Di recente un violino d’eccezione si è esibito alla consolle: quello di Charlotte Crona, prestigiosa guest star musicale. Evento eccezionale è stato tuttavia la presenza di Bob Sinclar, il dj numero uno al mondo che ha animato l’intera notte con la sua musica coinvolgente.

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Elegante, contemporanea, very chic La Maison è il locale con un concept della notte scintillante. La discoteca romana è un vero e proprio luogo cult dove trascorrere le serate all’insegna di un mood unico e di un’atmosfera sensazionale, che definiscono perfettamente lo stile di questo tempio del divertimento. La clientela abituale è ormai fidelizzata agli appuntamenti fissi che da anni contraddistinguono l’agenda nightlife e le sonorità musicali, caratterizzate da un pizzico di internazionalità, della Maison.

Maison

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Shari Vari

Shari Vari è ad oggi la location di riferimento per le tendenze e i gusti del jet set capitolino, capace di realizzare un binomio perfetto tra musica e cibo, naturalmente insieme alla bella gente che lo frequenta e che dona un sapore internazionale alla discoteca piÚ innovativa della Roma che conta. Rock, house, dance, italo disco, market sono tutti condimenti del piatto piÚ ricco della nostra playhouse. In fin dei conti iniziò tutto per gioco...

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Al Gilda il divertimento, coniugato alla musica e agli eventi, è sempre in primo piano. Intrattenere sulla stessa pista, giovani e meno giovani è il marchio di fabbrica dei dj che animano il locale più chic di Roma. Dal giovedì alla domenica vengono proposti il meglio della house music, dell’hip hop e del RnB. Ma il Gilda è anche sinonimo di feste notturne, come quella con il cast della commedia teatrale Se mi ammazzi…ti uccido con Alessia Fabiani, Donatella Pompadour e Marco Ciriaci.

Gilda

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La Cabala

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Grazie alla musica e all’entertainment garantito da trAmp e Zerogradi, vanno avanti piÚ eccezionali che mai le nottate de La Cabala, il salotto della dolce vita romana capace di trasformarsi in luogo di incontro per ragazzi e ragazze, il posto ideale dove iniziare e concludere il divertimento. Di recente la discoteca ha avuto il piacere di ospitare Avec Moi Style con la serata 2012 opening party, in consolle dj Roberto Quattrino e Luigi Esposito, voice di Lady Janet e Ruggio. Photo di Marco Scichilone

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Open Gate

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Considerato una vera e propria leggenda per aver ospitato nel corso degli anni i più importanti personaggi del jet set mondiale, l’Open Gate è il locale della Capitale in grado di lasciare un segno indelebile nei ricordi dei suoi frequentatori abituali. Anche questo mese le serate della discoteca sono state animate dagli artisti più in voga dell’ambiente. E naturalmente dai clubber più scatenati e in cerca di divertimento allo stato puro, impreziosito dal piano bar o dagli eventi di cabaret che il locale offre. Photo di Giordano Solimando

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Spazio 900 Dopo i fasti del 2011, Spazio 900 e Altravida tornano in pista in grande stile per ospitare, in una delle favolose serate della discoteca, uno degli artisti piĂš celebri degli ultimi anni: Riva Starr. Di recente il grande dj ha impreziosito il locale in zona Eur con il suo sound avvolgente. Nella stessa serata l’intrattenimento è stato affidato anche a Willy dj e a Luca Bernardi, oltre che alla voce di Monsieur Simon che ha scatenato il ritmo e la voglia di ballare del pubblico presente.

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Room 26

Nato da un’idea di un gruppo di imprenditori accomunati da una lunga amicizia, il Room26 spicca nella Capitale per l’ottima fusione tra musica, ballo e intrattenimento artistico nazionale ed internazionale. Per festeggiare il suo terzo B-Day la discoteca ha ospitato di recente un dj set straordinario alla scoperta del sound che Roma sta esportando all’estero: nella purple room le atmosfere electrofunk e deep house proposte da Omino Stanco e Agostino Ticino, per poi passare alla tech house seguendo il groove di Siddharta e Edo Pietrogrande.

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Goa

Nuove entusiasmanti serate quelle che si sono susseguite di recente al Goa, per una miscela esplosiva di musica e intrattenimento coinvolgente. Numerosi e di prestigio gli artisti che hanno animato la storica discoteca. Tra essi spiccano le performance di Anja Schneider, tra i personaggi più conosciuti della scena elettronica di Berlino, Nicolas Jaar, uno dei nomi più caldi dell’electro, Flavia Lazzarini, dj, remixer e producer italiana tra le più apprezzate anche all’estero, e Donato Dozzy, forse il miglior dj di techno ed house ipnotica.

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