For Roma Novembre 2011
F l e m i n g
M a g a z i n e
anno XVIII - n° 188 - copia omaggio - www.4mag.it Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, Latina Aut. N.149/06
Natale con i tuoi Capodanno con me Difficile resistere all’invito di Dana Ferrara
For Roma
FLEMING PRESS EDITORE
Direttore Editoriale FABRIZIO COSCIONE f.coscione@flemingroma.it Direttore Responsabile GIACOMO AIROLDI Art Director DORIANO ZUNINO d.zunino@flemingroma.it Grafica Livia Pierini grafica@flemingroma.it Segretario di redazione Silvestro Bellobono segreteriaredazione@flemingroma.it Amministrazione Elisabetta Rinaldo amministrazione@flemingroma.it Relazioni Esterne Sabrina Orlacchio s.orlacchio@flemingroma.it Segreteria info@flemingroma.it Pubblicità advertising@flemingroma.it Distribuzione distribuzione@flemingroma.it Stampa: Printer Group Italia s.r.l. Foto Mondanità, Fabio Alfano, Olycom Hanno collaborato: Francesca Airoldi, Elda Bertoli, Pina Bevilacqua, Paolo Brasioli, Giuseppe Cacciaguerra, Jill Cooper, Jessica Di Paolo, Dina D'Isa, Sara Donati, Jack Idloria, Tommaso Gandino, Marco Gastoldi, Agostino Madonna, Bruno Oliviero, Giovanni Pignatiello, Marco Pomarici, Lucilla Quaglia, Daniele Radini Tedeschi, Marina Ripa di Meana, Ivan Rota, Donatella Vilonna. FLEMING PRESS Fabrizio Coscione Amministratore unico Fleming Press Srl Via Montello, 18 - 04011 Aprilia (LT) Tel. 06 92708712 Fax 06 92708714 info@flemingpress.it www.4mag.it Anno XVIII - n. 189 - Dicembre 2011 Reg. al Tribunale di Latina - n. 7/11 del 13/05/2011
editoriale
Si chiude un anno difficile. E le previsioni per il 2012 non sono così rosee. E allora? Nel farvi i nostri più affettuosi auguri di buon Natale vi invitiamo a sognare, almeno sotto l’albero o la notte di Capodanno, una rossa Ferrari e una barca che vi portino dove vorrete. A Madrid? Perché no, scopritela attraverso i racconti di Ernst Hemingway. Ma se invece continuate a preferire le nostre città, Roma e Milano, allora guardate un po’ che cosa vi consiglia il criticatutto Edoardo Raspelli. Compreso il menu giusto per le feste in famiglia. Pranzi e cene in cui potete tranquillamente trasgredire, perché poi tornerete rapidamente in forma seguendo le indicazioni di Jill Cooper. State sereni, andate a teatro, al cinema, a vedere una mostra d’arte, sempre seguendo i nostri suggerimenti. E aspettate… il prossimo numero di questo giornale. Che non vi deluderà. Augurissimi e che il 2012 vi regali tutto quello che desiderate. L’editore e il direttore
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SOMMARIO
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Capire Madrid grazie a un grande scrittore: Hemingway.
Dicembre 2011
In copertina, Dana Ferrara
6 / Marco Pomarici Un Natale di solidarietà
50 / Sorprese Esercizi di stile
88 / Sorprese Non arrendersi mai
8 / Di' la tua
52 / Top model I segreti di Bianca
90 / Yachting Un sogno senza confini
54 / Double feature
98 / Auto La rossa che fa sognare
10 / Tendenze Danzare sul green 10 / Intervista Braccia (non) tolte all'agricoltura 16 / L’uomo del mese Robert Pattinson 17 / La donna del mese Catherine Zeta-Jones 18 / Cover I sogni di Dana 26 / Star Un Benvenuto da record 29 / Cara Marina di Marina Ripa di Meana 30 / Reportage Capire Madrid 42 / Cose di moda Night & day 48 / Per voi uomini Quando arriva il grande freddo
56 / Rotazioni 58 / Superparty A cena con Sir Elton John 60 / Gossip È sempre tempo di Bagaglino 62 / Intervista Nata per ballare 64 / Cinema 76 / Consigli & Sconsigli di Dina D'Isa 78 / Trionfi Quando il musical fa boom! 84 / Ritorni I miei primi trent'anni 86 / Arte Il Colle racconta
102 / Motori Giorni di tuono 104 / Rubrica di Luiss Life 105 / In forma con Jill Cooper 106 / Una lettura per lasciar traccia… di Donatella Vilonna 107 / L'angolo del benessese di Elda Bertoli 108 / Intervista Un uomo DOP 112 / Scatti di Bruno Oliviero 114 / Sport di Pina Bevilacqua 128 / Roma peoples & stars & events 156 / Speciale Cortina
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For magazine Parola a Marco Pomarici Presidente Assemblea Capitolina
un natale di solidarietà Care amiche, cari amici, con l’avvento delle nuove tecnologie ogni cittadino del mondo è in grado di conoscere le disuguaglianze e le sofferenze che colpiscono il genere umano, e, grazie al contributo di nuovi media, di aiutarlo. Con l’arrivo del Natale, purtroppo, si allarga la forbice tra noi privilegiati e i tanti che non possono permettersi delle feste sulla soglia del decoro. Proprio in questo periodo si sente maggiormente la necessità di non chiudere gli occhi di fronte al dolore dell’altro, consapevoli che questo impegno procurerà beneficio anche a noi stessi. Sempre più realtà si indirizzano in questo senso, dai singoli cittadini, alle numerose organizzazioni no profit, fino alle grandi multinazionali che dedicano spazio e tempo alla responsabilità, sposando iniziative a sostegno di diverse cause sociali. Per quanto mi riguarda ho sempre cercato di dedicare una grandissima fetta del mio impegno politico ad attività di beneficenza, poiché sono intimamente convinto che aiutando il prossimo si possa migliorare la proprio di vita, il proprio lavoro, la propria comunità. Anche quest’anno abbiamo celebrato la X edizione di “Natale Azzurro”, un evento che mi sta particolarmente a cuore, che è nato e cresciuto parallelamente alla mia persona e mi ha sempre regalato enormi soddisfazioni da ogni punto di vista. In passato abbiamo devoluto la raccolta fondi a realtà come la Protezione Civile di Roma, l’associazione per le vittime del Terrorismo e la
Onlus Peter Pan. Ho sempre avuto la fortuna di avere con me il sostegno di personalità del mondo dello spettacolo come Enrico Brignano e Maurizio Battista, che negli anni passati hanno messo a disposizione il loro talento artistico in favore di questa giusta causa. Questa edizione è stata caratterizzata dalla disponibilità di artisti quali Pippo Franco, Barbara De Rossi, Maurizio Mattioli, Franco Califano che, nella suggestiva cornice dell’Auditorium della Conciliazione, hanno divertito il pubblico con una irresistibile celebrazione della romanità attraverso sonetti, monologhi, canzoni. Le offerte libere del pubblico sono andate a sostegno di una associazione di bambini con la sindrome di Down. I partecipanti, ormai fidelizzati, anche quest’anno non hanno deluso le mie aspettative, contraddistinguendosi per uno spiccato senza civico di cui, grazie a “Natale Azzurro”, sono testimone. Prima di farvi i migliori auguri per un felice 2012, permettetemi una riflessione a margine. In un periodo particolare come quello che sta attraversando l’Italia, in cui lo scetticismo verso il futuro occupa e preoccupa i pensieri di molti, l’arrivo di questo governo tecnico, formato da personalità di altissimo profilo, sembra essere una soluzione. Ma non dimentichiamoci che tutti i governi tecnici nascono solo ed esclusivamente per traghettare i paesi in difficoltà verso un sistema politico legittimato dalla sovranità popolare, che rimane il cardine della democrazia
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pubbliredazionale
G for Glam
Professionisti nel Look Maker Giorgio Martilotti, da 17 anni fa il parrucchiere e truccatore, per dodici anni ha lavorato all’estero Francoforte, Londra e Madrid dopo l’esperienza fuori sede rientra in Italia ed ora ha aperto il suo primo salone nel quartiere Prati dove lavora con Antonio Strigado, bravissimo collaboratore ed amico. È conosciuto per le sue collaborazioni con la “RAI” e con le grandi passerelle di “Armani”, “Dolce e Gabbana” e “Fendi”, per gli eventi teatrali come “Rugantino” o lo spettacolo della bravissima Loretta Goggi. G for Glam è aperto dal lunedì al sabato dalle 9.00 alle 19.00. Il giovedì prolunga la sua apertura ed offre alle clienti un happy hour favoloso. A prezzi abbordabili avrete un servizio di altissimo livello, con prodotti di ottima qualità. Champagne, musica e bellezza sono le armi
vincenti del salone di Giorgio Martilotti. “L’importante non è farsi notare ma farsi ricordare” Con questa frase che apre l’accesso su uno dei più famosi social network, G for Glam, si indentifica come punto di riferimento dove eleganza, glamour e ricerca del nuovo e del bello sono i fattori di riuscita di un’attività consolidata che si trova in uno dei quartieri piu chic e storici di Roma. Al G for Glam troverete professionisti nel look maker e prodotti utilizzati e consigliati in base alle esigenze di ogni persona con una vasta gamma di alta qualità, parliamo di Kemon, Aldo Coppola e Satush.
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G for Glam Via Giovanni Nicotera, 11 00195 Roma (zona prati) Tel 06/64520961 dal lunedì al sabato dalle 9:00 alle 19:00 (orario continuato) Potete trovare anche la pagina su facebook: G for Glam
For di' magazine la tua di Silvestro Bellobono
NO, IL CEMENTo NO! Il via libera all’Accordo di Programma rende effettiva la preannunciata edificazione in via Città di Castello, distruggendo il sogno del Parco di Collina Fleming e con esso l’ultimo angolo di verde nella zona. Ma i cittadini non ci stanno C’è forte preoccupazione tra i residenti di Collina Fleming. Infatti, è stato firmato di recente l’Accordo di Programma per la cementificazione definitiva dell’area in via Città di Castello. A sottoscrivere in calce questo progetto sono i nomi più illustri dell’amministrazione cittadina e regionale: il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e la governatrice del Lazio, Renata Polverini, che hanno ignorato completamente le proteste legittime e le numerose manifestazioni degli abitanti locali, i quali si erano già mobilitati in passato per raccogliere 2.600 firme, contrarie a nuove costruzioni nel loro quartiere, fatte pervenire direttamente al primo cittadino della Capitale. La superficie naturale che si estende in via Città di Castello è l’ultima porzione di oasi alberata del quartiere Fleming, già di per sé abbandonata all’incuria e al degrado, sommersa da erbacce e sterpaglie, invasa dalla spazzatura non raccolta. Tuttavia, rimane pur sempre
un polmone verde dove si ritrovano a giocare i ragazzi del posto, e che i residenti si preoccupano di ripulire personalmente muniti di tagliaerba, scope e buste per l’immondizia. Il desiderio dei cittadini sarebbe quello di vedere riqualificata con decoro questa zona, e in tal senso si battono da anni con tenacia affinché venga realizzato il cosiddetto Parco di Collina Fleming, con l’obiettivo di tutelate questo ambiente e la salute di coloro che abitano nel quartiere. Invece, per le istituzioni e per gli interessi dei costruttori edili è arrivato il momento di una “bella” colata di cemento. «Il Comune e la Regione stanno scippando gli abitanti del Fleming dell’ultima e unica area destinata a verde pubblico dal precedente Piano Regolatore Generale, che imponeva il divieto assoluto di edificabilità», dichiara stizzito e amareggiato Giovanni Landini, presidente del Comitato Vivere Collina Fleming. Secondo la legge vigente esistono per Roma degli standard urbanistici che prevedono per ogni abitante almeno 18 mq di verde pubblico: i residenti del Fleming, territorio ad elevata densità abitativa, ne sono praticamente sprovvisti, fatta eccezione per lo spazio in via Città di Castello, che ora dovrebbe sparire di colpo per fare posto a quattro palazzine, un teatro e un parcheggio, per un totale di 39mila metri cubi. «L’ultima speranza – prosegue Landini – è riposta nel Tar del Lazio, presso il quale i cittadini, a loro spese, hanno presentato ricorso in relazione a palesi ed evidenti falsità e omissioni risultanti nella delibera che nel 2003 approvò il progetto». L’augurio è che almeno i giudici abbiano a cuore l’ambiente e la natura
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For magazine TENDENDE di Lucilla Quaglia
DANZARE SUL GREEN Le star di Ballando con le stelle, capitanate da Simone Di Pasquale, hanno dato lezioni ai soci del Golf Marco Simone Ballando ballando ci si ritrova sul green. Al Golf Marco Simone di Roma si è consumata poco tempo fa un’importante giornata, intitolata Swing & Swing, che ha dato vita a un interessante connubio tra golf e ballo. La star del programma Tv Ballando con le stelle Simone Di Pasquale, assieme ai ballerini della sua scuola – Daniela Ayala, Agnese Junkure, Victoria Martin, Giada Giacomoni, Ilaria Segoni, Davide Di Nezza, Fabrizio Graziani e Simone Pigliacelli – ha svelato i segreti del ballo ai numerosi aspiranti dancer del club e preso le prime lezioni di golf. Fortemente voluto da Lavinia Biagiotti Cigna e Simone Di Pasquale, che si appresta ad estendere la sua palestra di “personal dancer” al Golf Marco Simone, l’appuntamento è stato molto articolato: il ballerino ha infatti introdotto il suo staff agli oltre cinquecento soci del club in due fasi. Nella mattinata lezioni sul green per golfisti e non solo – al campo pratica erano presenti anche i ballerini per i loro primi tiri – e nel pomeriggio via alle lezioni di ballo nei saloni del club, questa volta con soci, neofiti, curiosi e i maestri di golf del Marco Simone, ovvero Gianluca e Stefano Pietrobono e Fabrizio Cecchetti. Hanno inoltre raggiunto lo splendido campo sulla Palombarese molti allievi di Di Pasquale, ovvero soci di altri circoli storici della Capitale come Antico Tiro a Volo, Canottieri Aniene e Tennis Club Parioli, ma anche Natalia Titova con il suo Massimiliano Rosolino e la piccola Sofia, Stefano e Annalisa di Filippo, Nicola Pietrangeli, Samanta Togni, la vice presidente di AltaRoma Valeria Mangani con il marito Adolfo Panfili e il giornalista Alberto Luca Recchi. Quindi una giornata all’insegna di forti scambi sociali, ma anche un’imperdibile occasione per prendere lezioni gratuite di golf in uno dei campi più belli della Città Eterna, il Golf Marco Simone, che con il ballo intende creare occasioni innovative per i soci, ma anche per chi si avvicina solo ora al mondo di sacca e bastoni. Già top dancer internazionale, per anni ai primi posti delle classifiche mondiali e star televisiva, Simone Di Pasquale ha creato una nuova formula di intrattenimento basata sul ballo, esclusiva e coinvolgente, adatta per tutte le età. Il “personal dancer” è una
proposta di percorsi specifici che, attraverso lezioni di gruppo e individuali, mira ad avvicinare le persone al ballo, migliorando il loro rapporto con il corpo e le loro potenzialità comunicative. Il tutto consentendo ai vari allievi di esibirsi in una coreografia finale e, per chi lo desiderasse, di partecipare a uno show in compagnia dei loro maestri.
I ballerini di Ballando con le stelle
Francesco Iovene, Simone Di Pasquale, Lavinia Biagiotti, Alberto Luca Recchi e Nicola Pietrangeli
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pubbliredazionale
presenta
DEDICATA UV smalto semipermanente Per unghie perfette ed eleganti per le occasioni importanti Clarissa Nails ha creato Dedicata, una linea di smalti semipermanenti, ispirate alle festività più note. E per festeggiare tutte le festività natalizie all’insegna della bellezza più glamour che ci sia, ecco gli smalti Dedicata Natale, una tonalità di rosso scuro, intenso e seducente, per essere eleganti e in sintonia con le magiche atmosfere natalizie. Capodanno un colore mauve, di estrema raffinatezza, ispirato ai frizzanti brindisi delle feste per accompagnare qualsiasi colore di abito. Epifania un viola scuro prugnato, che ricorda l’abbigliamento di una Befana-strega, accattivante e divertente. Questi smalti fanno parte della collezione Clarissa Nails Dedica, 20 proposte colore, applicabili sia su unghie naturali che su quelle ricostruite. Molto più brillanti e resistenti di uno smalto tradizionale. Molto più facili da applicare e da rimuovere di un normale gel. Pochi semplici passi per unghie impeccabili: questi smalti UV Soak Off restano perfetti per almeno 15 giorni, resistendo agli shock e al contatto frequente con l’acqua. E allora, addio a smalti scheggiati o spellati. Con la nuova linea Clarissa Nails Dedicata UV Smalto unghie sempre perfette e protagoniste delle più belle occasioni. E per scoprire i nuovi colori moda per la prossima estate e tutti i segreti per una perfetta applicazione di questi smalti semipermanenti, ti aspettiamo al prossimo Clarissa Day, il 26 febbraio 2012, presso lo show room in Via di Scorticabove – Roma. Le nostre tecniche saranno a tua disposizione per mostrarti anche tutte le nuove tendenze di nail art. 11 For Magazine
Per informazioni sui prodotti e sul Clarissa day: www.clarissanails.it info@clarissanails.it
For INTERVISTA magazine di Tommaso Gandino
Braccia (non) tolte all’agricoltura iate di punta della Vita in diretta. Camilla Nata oggi è una delle inv
Come è stato il passaggio da Sky a cronista d’assalto de La vita in diretta? «È stato lo sbocco spontaneo di una persona che crede intensamente nel suo lavoro. Mi spiego: a Sky, dove tuttora conduco Agrilinea News, insieme al collega Angelini, mi occupo tecnicamente di temi agricoli. In Rai, invece, il tema di colore e di costume prevale sull’aspetto più tecnico. Diciamo che a Festa Italiana con Caterina Balivo e nel programma A casa di Paola con la Perego siamo stati più attenti al lato umano delle vicende». L’impostazione del servizio è determinata dai tempi di durata? «I tempi di durata condizionano sempre un servizio, ma non è detto che il condizionamento sia sempre da intendere nella sua accezione negativa. A volte i tempi ridotti insegnano ad essere sintetici». È un mestiere che si impara veramente sul campo? «L’esperienza sul campo aiuta a crescere professionalmente e, da giornalista… agricola, aggiungo che bisogna saper stare con i piedi per terra e non perdere il senso della realtà delle cose». Qual è stata la sua arma vincente contro le prime imperfezioni nei servizi? «La capacità di guardare, osservare con gli occhi curiosi di un bambino e saper correggere gli errori eventuali con la coscienza dell’adulto». Secondo lei conta di più la bellezza, l’intelligenza, la classe o il carattere per fare il suo lavoro? «Chi decide di puntare tutto sulla bellezza rischia di inciampare presto. La bellezza, è vero, attira, ma attrae tutti, indiscrimina-
Ma il primo amore non si scorda
mai…
tamente. Dunque, anche un certo tipo di uomini; parlo così perché… non esistono direttori di rete donna! Purtroppo. Quindi, meglio contare sulla classe, se c’è, ma quella è innata. Oppure tirare fuori il carattere, che ti aiuta ad essere determinata. E questo si forma col tempo».
Qual è l’impresa Tv di cui va più fiera? «L’intervista all’allora Commissario Europeo all’Agricoltura Franz Fishler, durante una diretta Sky. All’ultimo momento ci siamo ritrovati senza l’interprete e, quindi, la sottoscritta ha dovuto tradurre simultaneamente».
Una persona che ha ammirato o ammira particolarmente in Tv? «Uno che ho ammirato è stato Corrado, per la sua umanità. Una che ammiro è Cristina Parodi, per il senso della misura che mette nel suo lavoro di giornalista».
L’incontro che ha cambiato la sua vita? «Quello con Pier Paolo, il mio fidanzato. E non è una battuta. L’amore, infatti, mi dà forza e mi stimola nel lavoro. È nell’amore che trovo l’energia per affrontare al meglio le responsabilità che appartengono alla mia professionalità di giornalista».
Come si sopravvive nello spietato mondo della Tv? «…Non ti curar di loro, ma guarda e passa». Il suo motto prima di andare in onda? «Un vero e proprio motto non ce l’ho. Ma sono abituata a rispettare il pubblico e a ricordarmi che dall’altra parte dello schermo può sempre esserci un bambino in ascolto. Dunque, evitare violenze e volgarità». Qual è stato il servizio Tv più complicato da realizzare? «Non occupandomi di cronaca nera, direi nessuno. Anche se, certe proteste dei Cobas del latte, riprese in diretta durante i blocchi stradali, non sono state certo facili».
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Foto ©Renato Vettorato
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• Via Flaminia, 648 Tel. 06.33220817
• Via F. S. Nitti, 36/42 Tel. 06.3293255 • Via Somalia, 86/88 Tel. 06.86212258 • Via Val D’Ossola, 56/62 Tel. 06.8183332 • Viale Jonio, 363/365/367 Tel. 06.8180846
• Corso Sempione, 29 Tel. 06.86899290 13 For Magazine
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UOMO DEL MESE di Ivan Rota
Robert Pattinson In occasione della partecipazione al programma televisivo Late Show With David Letterman, a New York, Robert Pattinson è più bello che mai e con uno stile tutto suo. Adorato dalle ragazzine, sta attualmente promuovendo il nuovo episodio del film Twilight: Breaking Dawn, uscito anche nelle sale italiane. L’attore è anche diventato un’icona gay dopo aver girato Little Ashes, film che narra l’amore tra Salvador Dalí e Federico García Lorca, in una pellicola mai distribuita in Italia. Robert, inoltre, a detta di molti, è un amante provetto. Cosa volete di più? Bello, bravo, ricco, famoso e focoso… 16 For Magazine
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DONNA DEL MESE
Catherine Zeta-Jones Vincitrice dell’Academy Award, dello Screen Actors Guild Award e del Tony Award, Catherine ZetaJones ha partecipato alla serata benefica “A Fine Romance”, tributo a Hollywood e Broadway organizzata a Culver City, in California. Per impreziosire il suo abito couture di Elie Saab, Mrs. Zeta-Jones ha scelto di indossare gioielli Van Cleef & Arpels. L’attrice brilla di luce propria, ma con i gioielli ancora di più: niente da dire sul suo abbigliamento, infatti è elegantissima. Inoltre, la stimiamo molto perché, durante la malattia del marito Michael Douglas, le è stata amorevolmente vicina. Una donna tutta d’un pezzo.
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cover di Silvestro Bellobono
I sogni di Dana Bella, sexy, lanciatissima nel mondo dello spettacolo e piena di ambizioni da realizzare. Non solo nel lavoro‌ 19 For Magazine
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La moda è un mondo magico che mi ha sempre affascinata, ma il mio più grande sogno è fare l'attrice
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Esotica come la fredda eleganza di Praga, genuina come il lussureggiante agro pontino: Dana Ferrara, di origine ceche ma nata e cresciuta a Latina, è un concentrato di bellezza dell’Est e passionalità italiana. Modella per i grandi stilisti, poi volto degli spot pubblicitari e della televisione, animalista convinta e pet fashion designer, con un bel po’ di sogni nel cassetto… Ci racconti i suoi esordi come modella, quando, ancora giovanissima, ha partecipato a Miss Italia. «Ho iniziato ufficialmente la mia carriera di modella con il concorso di Miss Italia, quando avevo 17 anni, in virtù dei titoli vinti partecipando a Fotomodella dell’anno e Miss Lazio nel 1999. Però io sfilavo da già prima, dalla tenera età di 12 anni. Poi, dopo le esperienze importanti nei concorsi nazionali, ho ottenuto contratti con molte aziende e ho intrapreso il mio percorso professionale». Ha collaborato con i più grandi stilisti come Gucci, Prada, Balestra e Fürstenberg. Che cosa pensa del mondo della moda? «Io sono affascinata da tutto ciò che ruota intorno al settore della moda, è un ambiente magico che mi ha catturata sin da piccola». Ma ora intende fare solo la stilista? Ci parli della sua collezione presentata durante il “Pet Fashion Show” di Milano. «Tutto ha avuto origine dalla mia enorme passione per Hara, la mia cagnolina, un magnifico esemplare di chihuahua, che ho adottato alcuni anni fa mentre lavoravo come soubrette al Bagaglino. L’ho presa in Ungheria mentre ero andata a fare
visita a mia sorella, c’era un allevamento solo di chihuahua e me ne sono innamorata. È lì che è cominciato il mio amore per gli animali, io sono una convinta animalista. Dal quel momento in poi Hara viene sempre con me ovunque io vada, inclusi i miei viaggi di lavoro in giro per il mondo, dagli Stati Uniti all’India. Anni fa sono stata tra le prime a disegnare e a far indossare al mio cagnolino abitini e completi adatti alle sue esigenze. La mia linea di accessori e vestiti-gioiello per i nostri amici a quattro zampe, presentata di recente al “Pet Fashion Show”, nasce da questa smisurata passione». Si ritiene soddisfatta di questa esperienza da designer? «Assolutamente sì. E ho intenzione di realizzarne un’altra il prima possibile a Roma. Inoltre, dopo questa collezione, ho aperto un sito on line dove si vendono i miei prodotti per i nostri fedeli amici. Devo dire che il sito sta andando bene e le richieste sono tantissime». Torniamo allo spettacolo: lei ha realizzato tanti spot pubblicitari e partecipato a diversi programmi Tv come Libero, Tele fai da te del Bagaglino, I nastri d’argento. Che idea si è fatta della televisione? «La Tv mi piace, mi appassiona e mi diverte. Ho preso parte a diversi programmi e da ognuno ho tratto aspetti positivi per la mia carriera». Cosa ne pensa dei reality show, visto che ha partecipato a Vero amore di Maria De Filippi e Uno due tre… stalla! di Barbara D’Urso? «L’esperienza a Uno due tre… stalla! è un mix di luci e ombre. Per certi versi è stata bruttissima perché litigavo con quasi tutti, e lì ho capito che i reality non fanno per me, perché io devo avere i miei spazi, la convivenza con gli altri inquilini è difficilissima. Poi la trasmissione, ambientata in una vera fattoria, ha subito molte modifiche in corso d’opera, sono finita nella squadra delle “vallette” e, anche se tra donne non c’era molta collaborazione, ho legato abbastanza con Nancy Comel22 For Magazine
li, l’ex soubrette di Mike Bongiorno ne La ruota della fortuna. Alla fine sono stata anche una delle vincitrici di categoria, sebbene la vittoria assoluta sia andata a Imma Di Ninni. Comunque ho deciso che non prenderò mai più parte ad un reality show!». Tra tutti i personaggi della Tv e, in generale, dello spettacolo che lei ha incontrato quali considera i più importanti per la sua carriera? «In Italia direi di sicuro Paola Cortellesi, conosciuta ai tempi di Libero. Fra noi c’è stata subito una complicità tra donne che per me è molto importante, abbiamo lavorato benissimo, pur avendo ruoli molti diversi all’interno del programma. Poi Pier Francesco Pingitore che mi ha voluta al Bagaglino, mi sono trovata ottimamente con lui e mi ha insegnato tanto. Ovviamente reputo notevole anche l’incontro con Valeria Marini, che mi piace e ammiro moltissimo perché secondo me sa gestire sapientemente il suo personaggio, cosa non facile, soprattutto quando bisogna stare al passo coi tempi e con le mode che cambiano. Fuori dall’Italia, invece, è stato fondamentale il mio incontro con la star americana Nicolas Cage, che ho conosciuto circa dieci anni fa, mi ha dato e mi ha insegnato tanto. In quel periodo io mi trovavo negli Stati Uniti per studiare inglese e dizione. Dopo che ci hanno presentati, tra me e Nicolas si è instaurato subito un buon rapporto di amicizia, che purtroppo col tempo si è deteriorato, anche perché poi lui si è sposato, vive negli Usa e io in Italia, ci siamo un po’ persi e non ci vediamo da parecchio. Lui è un attore strepitoso e di successo». Che valore dà alle sue esperienze di attrice fino ad ora e qual è il suo ultimo lavoro cinematografico? «Ho recitato in India, a Bollywood, accanto ad attori indiani molto noti ed è stata una cosa straordinaria che vorrei ripetere, benché avessi un piccolo ruolo. Quella è un’industria alquanto particolare, la pellicola si intitola The rain, più che un film classico è un musical. Invece, di recente, ho preso parte da protagonista al film
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Dana Ferrara, attrice ed imprenditrice, ha presentato al Just Cavalli di Milano, il Pet Fashion Show. Protagonisti indiscussi della serata i bellissimi a quattro zampe che hanno indossato e sfilato con i lussuosi abitini e accessori della nuova collezione Dana Ferrara, una linea di vestitigioiello per i fedeli accompagnatori, adatta anche alle piÚ eleganti serate di gala. Completamente naturali, in modo da rispettare la cute dei nostri piccoli amici. Una linea di moda studiata appositamente per i chihuaua, nata dalla passione per la moda e dall’amore di Dana per Hara, splendido esemplare adottato sette anni fa.
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di Claudio Fracasso Operazione vacanza, che uscirà nelle sale il marzo prossimo e sfoggia un cast eccezionale: Jerry Calà, Massimo Ceccherini, Valeria Marini, Enzo Salvi, Maurizio Mattioli. È stato bellissimo, mi sono sentita magnificamente sul set, dove tutti erano gentili con me. Inoltre, Calà e Ceccherini sono il massimo del divertimento. Il mio ruolo è quello di una bellona tedesca, sposata con un uomo bruttissimo e noioso, ma che vuole divertirsi e di conseguenza lo tradisce con tutti. Il villaggio turistico sul Mar Ionio, teatro delle riprese, era meraviglioso. Il film è in pratica la versione cinematografica di una vecchia miniserie televisiva con Jerry Calà, intitolata Professione vacanze, che qualche anno fa ebbe grande successo sulle reti Mediaset. Durante il periodo delle riprese ero super impegnata: facevo continuamente avanti e indietro in aereo tra il set e Milano, dove c’era il “Pet Fashion Show”. Tanto stress fisico ma grandi soddisfazioni professionali, mi sembrava di essere in famiglia, pertanto la ritengo un’ottima esperienza». Fare l’attrice è il suo sogno nel cassetto? Pensa a Hollywood? Quali sono le star con le quali le piacerebbe recitare? «Sì, confesso che essere un’attrice è il mio più grande sogno. Il cinema mi è sempre piaciuto e, pur avendo fatto tanta Tv, io amo di più il ruolo di attrice perché, a differenza della moda, mi permette di impersonare ruoli sempre nuovi e diversi. A chi non piacerebbe lavorare a Hollywood? Naturalmente per me l’ambizione massima sarebbe un film con Nicolas Cage. Mentre per il resto adoro il cineasta spagnolo Pedro Almodóvar e i nostri registi Avati, Tornatore e Sorrentino, con i quali sarebbe un onore collaborare. Tra le donne invece mi piacerebbe recitare accanto a Sophia Loren e Anita Ekberg, un monumento cinematografico vivente e, soprattutto, una leggenda femminile di felliniana memoria». Quali sono i suoi progetti cinematografici per il futuro? «Non posso dirti molto, ci sono ancora delle trattative in corso. Diciamo solo che
ho in programma un film italiano importante per il prossimo anno». Lei nel 2008 ha posato per il calendario di Matrix. Come è il suo rapporto con il nudo davanti alla macchina fotografica o alla telecamera? «Io vivo benissimo con il mio corpo. Quella del calendario è un’iniziativa che quasi tutte le donne dello spettacolo devono fare, è come se fosse una tappa di passaggio in questo ambito, sia per apparire in copertina sia per ottenere visibilità. Nulla da eccepire sui miei nudi artistici, mi sono trovata a mio agio sul set davanti all’obiettivo del fotografo Dario Plozzer». Cosa fa per mantenersi così in forma? «Purtroppo ho dovuto smettere di fare equitazione in seguito ad una brutta caduta da cavallo. Non faccio né palestra né seguo corsi di fitness. Finora Madre Natura è stata dalla mia parte quindi mi reputo fortunata da questo punto di vista. Però, a breve, vorrei iniziare a prendere lezioni di pilates, ci sto pensando da un po’ e mi incuriosisce molto». Veniamo alla vita privata. In amore si sente realizzata? È innamorata in questo momento? «Attualmente sto vivendo una storia bellissima che cerco di tenere segreta, tengo molto alla mia privacy. Ho una relazione che dura da quattro mesi e mi auguro che possa andare avanti ancora a lungo. Per ora la vivo in pieno senza pensare troppo al futuro». Con gli uomini lei preferisce sedurre o essere sedotta? Cosa cerca di più in un uomo? «Dipende delle situazioni e dal contesto specifico. Mi piace sedurre, ma so bene che è difficile per un uomo riuscire a sedurmi, finora ce l’hanno fatta in pochi. Quello che guardo in un uomo è il talento, mi colpisce il fascino, cerco di più un rapporto mentale e intellettuale. Il mio uomo ideale deve avere grande cultura, deve sapermi insegnare sempre qualcosa di nuovo e di interessante». La sua bellezza dai tratti cromatici nor24 For Magazine
dici fa trasparire le sue origini ceche. Che ci racconta in proposito? È stata a Praga? Le piace come città? «Io sono italianissima, come anche mia madre. Invece era la mia bisnonna materna ad essere cecoslovacca. Io mi sento italiana e ne vado orgogliosa. Certo che sono stata a Praga. È una città bellissima, romantica, elegante. Ero andata a trovare amici e parenti e sono rimasta incantata da certi luoghi della Repubblica Ceca». Eppure lei è nata e risiede a Latina, la città pontina che ha dato i natali o ha cresciuto molti personaggi importanti dello spettacolo come Tiziano Ferro, Elena Santarelli, Manuela Arcuri. Qual è il rapporto con la sua città? «Ci sono cresciuta e ci vivo tuttora, benché spesso per lavoro mi trovi a Roma e a Milano. Latina è una città intrigante, può apparire austera e mussoliniana soprattutto nell’architettura, ma ci si vive benissimo. Mio nonno era di origini campane, si è spostato nel capoluogo pontino e ha avviato la sua attività coltivando una grossa piantagione di kiwi. Quanto al fatto dei talenti nati in questa città credo che sia solo un caso, i grandi artisti possono nascere ovunque». Com’è Dana Ferrara nella vita di tutti i giorni, una volta spenti i riflettori dello showbiz? «Una donna completamente normale, che fa la spesa al supermarket, che esce con gli amici per andare al cinema e a teatro, che è fortemente attaccata alla famiglia. Sono una ragazza che crede molto nei valori familiari e nelle virtù genuine, che ho imparato da mia madre». C’è qualche obiettivo, come donna intendo, che vorrebbe raggiungere al più presto? «Avere un figlio. Non dico a breve, ma tra qualche anno sicuramente, e di certo accanto all’uomo giusto. Quella di avere un bambino è l’ambizione umana più grande di ogni donna. Ed è anche la mia».
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STAR di Pina Bevilacqua
Un “Benvenuto”da record Questo il titolo del singolo contenuto nel nuovo album di Laura Pausini, tornata sulla ribalta musicale dopo una pausa durata due anni per dedicarsi alla famiglia
«Sono passati due anni, mi sembra impossibile, per me sono volati, ma non ho mai smesso di amare questo lavoro, che considero una grandissima fortuna». Così Laura Pausini spiega la sua assenza dalla scena musicale. «Molti mi bloccavano per strada, mi facevano gli auguri, mi chiedevano se era in arrivo un figlio, ma non mi sono fermata per questo. Mi sono fermata per fare la figlia… non per fare una figlia! E sono ben contenta di averla fatta e di aver dedicato il mio tempo alla mia famiglia e alle cose più care che ho». Ma ora Laura, diventata zia dei gemellini Cecilia e Matteo un anno fa, è pronta per un’altra sfida, con il nuovo album Inedito, anticipato dal singolo Benvenuto. Che in
poche ore ha conquistato il primo posto della classifica iTunes relativa ai singoli più venduti in Italia. Stessa sorte per la versione spagnola del brano, Bienvenido, che sta spopolando in Sudamerica e scalando le classifiche di mezzo mondo. Un brano interamente firmato dalla Pausini, sia per il testo, scritto con la collaborazione del cantautore milanese Niccolò Agliardi, sia per la musica, composta con il compagno/chitarrista Paolo Carta, con cui ne ha curato anche la produzione artistica. Un inno alla speranza e all’ottimismo, un invito al cambiamento, una sorta di “yes you can”. Ma anche un richiamo agli aspetti essenziali, alle emozioni, alla bellezza delle cose semplici. Una canzone dedicata 27 For Magazine
«alle persone autentiche, a chi cerca coraggio, a chi ha paura, a chi non ce l’ha. L'importante è essere veri», ha dichiarato l’artista, all’ultimo ciak del videoclip. Un video da record, che in pochi giorni ha totalizzato un milione e trecentomila visualizzazioni su YouTube. La clip, in cui Laura sfodera un inedito mood hippy, è opera di Gaetano Morbioli, al suo ventesimo shooting con la Pausini, ed è stata girata ad Amsterdam, a fine luglio. «Abbiamo ricostruito una situazione che evoca in qualche modo i grandi raduni di un tempo, una sorta di Woodstock di oggi», racconta il filmaker. Che per l’alto numero di curiosi e paparazzi, circa un centinaio, accorsi sul luogo delle riprese, tanto da richiedere
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l’intervento delle autorità olandesi, ha dovuto lavorare circondato da lenzuola per proteggere l’inquadratura. «È un album completo dal punto di vista musicale, perché ci sono molte differenze tra ogni canzone. È influenzato dal rock, ma anche da ballate e melodie con la musica di orchestre italiane e inglesi», racconta Laura parlando del suo ultimo disco. Inedito perché nato senza alcuna pressione, nella privacy della propria casa, e non negli aeroporti e nelle camere d’albergo come tutti gli altri. Tra i 14 brani, tutti originali, un duetto con Gianna Nannini nella title track e uno con l’unica sorella, Silvia, nella canzone a lei dedicata, Nel primo sguardo. Un omaggio anche a mamma Gianna, Tutto non fa te. E un assolo di chitarra di Ivano Fossati in Troppo tempo. Ora il tour, con la sua storica band, capitanata da Paolo Carta, alle chitarre e alla direzione musicale, più due new entry: Monica Hill ai cori e Nicola Oliva alle chitarre. Con undici concerti evento a Milano e a Roma. Una tournée che, a due anni dall’ultimo tour mondiale sold out in tutte le tappe, toccherà le grandi capitali e le venue più prestigiose della scena live internazionale, come la Royal Albert Hall. Di Laura si sa tutto, ma ripercorrendo il suo percorso si possono intuire sin dall’inizio i segni del destino. Nata a Faenza, in provincia di Ravenna, da una maestra d’asilo e un cantante di pianobar, affianca papà Fabrizio in numerose serate lungo tutta la riviera romagnola fin da piccolissima. Nel 1987, a soli 13 anni, registra I sogni di Laura, un demo per pubblicizzare le esibizioni del duo. Con otto cover e cinque inediti, composti dalla figlia, ma firmati dal padre per questioni legali. Nel 1992 la Pausini vince un concorso canoro televisivo che dovrebbe portarla dritta dritta al Festival di Sanremo. Ma, poi, dal Festival non verrà convocata. Ci arriva l’anno dopo ed è boom, grazie alla vittoria tra le Nuove Proposte, col pezzo La solitudine, e il successivo album Laura Pausini (che include anche Non c’è, Perché non torna più), capace solo in Italia di vendere 400.000 copie. Un disco registrato in fretta e furia, soprattutto di notte, per permettere alla giovane cantante di conseguire il diploma all’Istituto d’Arte. Prima che il mondo della musica si impossessi definitivamente di lei. Nella sua carriera, costruita su quella possente voce da mezzosoprano, che ha qualcosa di Milva, Barbra Streisand, Mariah Carey, Celine Dion, su quello stile che, pur incrociando vari generi, dal rock al soul alla musica latina, resta inconfondibile, è riuscita a vendere oltre 70 milioni di dischi. Innumerevoli riconoscimenti, compresi un Grammy Award, per Escucha (Miglior album pop latino del 2006), e tre Latin Grammy Awards (nella categoria Miglior album pop femminile), conseguiti per Escucha (2005), Yo canto (2007) e Primavera anticipada (2009). Inoltre, nel 2006 riceve il titolo di Commendatore della Repubblica Italiana. Il 2 giugno 2007 lo storico concerto di San Siro: tutto esaurito, 70.000 biglietti venduti, il primo live di una donna nel mitico stadio milanese. Laura Pausini (37 anni) è da sempre impegnata in numerose iniziative di solidarietà sociale: nel 2009 sostiene le popolazioni vittime del terremoto in Abruzzo partecipando al brano Domani 21/04/09 e organizza il concerto Amiche per l’Abruzzo, insieme a Fiorella Mannoia (nella foto qui sopra), Gianna Nannini, Elisa e Giorgia.
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CARA MARINA di Marina Ripa di Meana
scrivi a: marina@marinaripadimeana.it
Cara Marina, ci siamo. Tra due mesi finalmente mi sposo. Sono felicissima, se non fosse che mia suocera, esponente di una famiglia in vista della città, sta lavorando alacremente per organizzare una cerimonia degna di uno sposalizio reale. Come faccio a spiegarle, senza offenderla, che desidero una cerimonia quanto più semplice e raccolta possibile? Il mio fidanzato se ne lava le mani, dicendo che sono cose da donne… Michela, Foligno Cara Michela, non mi sembra un problema così difficile: se sua suocera ha realmente questi “desideri di grandezza” sarà sicuramente intenzionata a mettere lei le mani al portafogli. Se è così l’accontenti, celebrando prima una piccola cerimonia privata per pochi intimi, e dopo qualche giorno la festa per tutti i conoscenti, “la grande imbarcata”. Se invece si tratta di una suocera furbetta che vuole rifilare a lei la tegola, faccia subito presente che né lei né la sua famiglia potete spendere soldi in feste, per mille motivi: «Non li abbiamo, non è il momento, preferiamo un bel viaggio ecc.». Auguri, Marina
forma: mi vorrebbe meno appariscente e più dimessa nel vestire. Rivendica il diritto di avere una mamma e non una sorella maggiore. Ma è mai possibile che questi giovani siano più tradizionalisti e conservatori di noi adulti? Angela, Foligno Carissima Angela, ricevo continuamente lettere di figli che lamentano di avere dei genitori troppo giovanilisti, e anche il contrario: madri, in particolare, che si amareggiano per avere figlie troppo competitive nei loro confronti. E poi altri che denunciano una contrapposizione generazionale eccessiva, insomma mi arrivano “doglianze” su tutto e sul contrario di tutto. Quello che posso dire è che risulta certamente più facile trovare la formula della quadratura del cerchio che riuscire a praticare bene, con il consenso degli interessati, il “mestiere di genitore.” Conclusione: faccia quello che più si sente di fare, dia fondo alle voci di dentro e al suo istinto positivo. Proceda e “non ti curar di loro” quando cavillano. Marina
Cara Marina, sono una giovane signora 45enne felicemente sposata e con una figlia ventenne. Da sempre sportiva e salutista, a detta di tutti il mio fisico dimostra una diecina di anni di meno. Qual è il problema? Mia figlia mal tollera una mamma giovane e in 29 For Magazine
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REPORTAGE di Francesca Airoldi e Giuseppe Cacciaguerra
capire Madrid Due turisti indiscreti, con la passione della fotografia, per cogliere gli aspetti più nascosti e meno conosciuti della capitale spagnola. Senza dimenticare i luoghi classici, quelli da cartolina. Testimone d’eccezione (con alcune frasi significative), Ernst Hemingway, che ha vissuto in questa città negli anni Venti e l’ ha descritta nei suoi romanzi
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Pranzammo da Botin, al piano di sopra. È uno dei migliori ristoranti al mondo. Mangiammo porchetta arrosto e bevemmo rioja alta. Brett mangiò poco. Non mangiava mai molto. Io mangiai moltissimo e bevvi tre bottiglie di rioja alta. «Come ti senti, Jake?», domandò Brett. «Dio mio! Quanto hai mangiato». «Mi sento benissimo. Vuoi un dessert?». -«No, santo cielo». Brett stava fumando. «Ti piace mangiare, eh?», disse. «Sì», dissi. «Mi piacciono tante cose». «Cosa ti piace fare?». «Oh», dissi. «Mi piace fare tante cose. Non vuoi un dessert?». «Me lo hai già chiesto una volta», disse Brett. «Sì», dissi. « È vero. Prendiamo un’altra bottiglia di rioja alta». «È buonissima». «Tu però non ne hai bevuto molta», dissi. «Sì, invece. Sei tu che non hai visto». «Ordiniamone due bottiglie», dissi. Le bottiglie arrivarono. Ne versai un poco nel mio bicchiere, poi un bicchiere per Brett, poi riempii il mio. Toccammo i bicchieri. «Cin-cin!», disse Brett. Svuotai il mio bicchiere e me ne versai un altro. Brett mi mise una mano sul braccio. «Non ubriacarti, Jake», disse. «Non ne hai bisogno». «Come lo sai?». «Non
farlo», disse. «Starai benissimo». «Non mi sto ubriacando», dissi. «Sto solo bevendo un po’ di vino. Mi piace bere il vino». «Non ubriacarti», disse lei. «Non ubriacarti», Jake. «Vuoi fare un giro?», dissi. «Vuoi fare un giro per la città?». «D’accordo», disse Brett. «Non ho visto Madrid. Dovrei vedere Madrid». «Prima finisco questo», dissi. Scendemmo e attraversammo la sala da pranzo del pianterreno per uscire in strada. Un cameriere andò a cercarci un taxi. Era una giornata calda e luminosa. In cima alla strada c'era una piazzetta con alberi e erba, dov’erano posteggiati dei taxi. Uno di essi arrivò con il cameriere sul predellino. Gli diedi una mancia, dissi al taxista dove andare e salii accanto a Brett. Il taxista s’avviò su per la strada. Io mi appoggiai allo schienale. Brett mi si avvicinò. Sedevamo stretti l’uno contro l’altra. La cinsi con un braccio e lei s’appoggiò a me, comodamente. La giornata era assai calda e luminosa, e le case erano di un bianco abbagliante. Voltammo sulla Gran Via.
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Siamo alle ultime righe del romanzo di Ernst Hemingway. I due protagonisti Jake e Brett cenano al Restaurante Sobrino de Botin (calle de Los Cuchilleros 17), dove il grande scrittore (e giramondo) americano passava intere giornate. C’è ancora e il consiglio è di ordinare il maialino al latte. Altri luoghi hemingwayani? Calle de la Victoria dove comprava i biglietti per la corrida. La Gran Via, che considerava la risposta madrilena a Manhattan. La Venencia: durante la guerra era il ritrovo dei Repubblicani, posto ideale per Hemingway a caccia di notizie. È rimasta com’era compreso il cartello che prega di non sputare per terra (calle de Echegaray 7). Matadero Madrid: è l'antico mattatoio, del 1928. Hemingway racconta che i matadores venivano qui per esercitarsi nell'uccisione dei tori. Ora è il Centro de Creación Contemporánea per arte, teatro, concerti e mostre (paseo de la Chopera 14). Palace Hotel: ora è un hotel Westin, ma la cupola della lobby e il bar non sono cambiati (plaza de las Cortes 7). Cerveceria Alemana: la birreria preferita dallo scrittore (anche questa citata in Fiesta). Il tavolo in marmo appena entrati sulla destra era il suo (plaza Santa Ana 6). Museo Chicote: è uguale al 1931, con gli arredi dell'architetto razionalista Luis Gutiérrez Soto. Oltre ad Hemingway, ci passarono Ava Gardner, Gary Cooper e Orson Welles (Gran Vía 12). Infine, non dimenticate il luogo migliore per trovare l'ispirazione: il Museo del Prado. Fate come Hemingway: guardate i quadri di Goya per ore…
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Madrid è il luogo dove s’impara a capire. Madrid uccide la Spagna
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Madrid è una città di montagna e ha un clima montano. Ha quell’alto cielo spagnuolo terso che fa parer sentimentale il cielo italiano. Il caldo e il freddo vanno e vengono rapidamente
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Madrid è un luogo strano. Non credo che piaccia la prima volta che ci si va. Non ha nulla di quello che ci si può aspettare dalla Spagna. È moderna più che pittoresca senza costumi, praticamente senza cappelli di Cordoba, eccetto sulle teste degli imbroglioni, senza castagnette e senza mistificazioni disgustose come le caverne degli zingari a Granada. Non c' è in città nessun sito di color locale per i turisti. E pure, a conoscerla, è la città più spagnuola di tutte, la migliore, in cui vivere, la gente più simpatica, il clima più bello in qualunque mese dell'anno e, mentre le altre grandi città simboleggiano tutte la provincia in cui si trovano, sono in sostanza andaluse, catalane, basche, aragonesi, e comunque provinciali, soltanto Madrid può darvi l’essenza
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Un consiglio: continuate il vostro viaggio letterario inziato con Hemingway, facendovi trasportare nella Madrid del XVII secolo dal capitano Diego Alatriste, protagonista di numerosi romanzi di Arturo PĂŠrez-Reverte. E che Viggo Mortensen ha impersonato al cinema nel film Il destino di un guerriero.
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Non si può lasciare la capitale spagnola senza aver visto il mitico Estadio Santiago Bernabeu, vero e proprio tempio del calcio dove gioca il Real Madrid (Bernabeu fu uno storico presidente del club). C’è anche il museo, con tutti i trofei vinti dal Real e altri cimeli come (sopra) la maglia di Karl-Heinz Rummenigge quando giocava nell’Inter 40 For Magazine
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For magazine COSE DI MODA di Marco Gastoldi
Night & Day
Un vestito per le feste? Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Modelli sexy, sontuosi, sbarazzini: per la cena importante o per un cocktail tra amici
Sceglie di tradire il significato del suo nome per rimanere fedele alla tendenza di stagione, Stella McCartney. L'affievolirsi della luce diurna che lascia tempo al buio della notte diventa significativa quando la donna, avvolta dall'abito in blu navy o dalla giacca/smoking simboli del look McCartney, si cambia per diventare
protagonista dell'esplosione di pois ricamati su abiti di purissimo pizzo. Dal vortice polka dots straripa una collezione scultorea che gioca con ogni seducente sagoma a disposizione della figura femminile, colorandosi attraverso una tavolozza minima intervallata da brillanti flash oro/argento.
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Fasce di tessuto, giacche dai tagli forti e simmetrici e mantelli futuristici sono l’espressione dell’inverno attuale di Gareth Pugh. Il designer dal minimalismo d’avanguardia ci ha portato per questa stagione verso nuove frontiere fashion, rendendo protagoniste della passerella delle sacerdotesse quasi aliene.
Colore principale della collezione rimane il nero, ma Pugh vuole sempre stupire: ecco comparire inserti metallici placcati d’oro che illuminano la figura in ogni parte del corpo. Un processo di esplorazione di una tinta cromatica utilizzata con abilità, rigore, eleganza formale e soprattutto femminilità innovativa.
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Abiti glitterati e cappelli oversize ispirati ai pionieri del selvaggio West sono i capi trend proposti per l’inverno di Diane Von Furstenberg. La combinazione dei colori principali dello show è rosso/oro intervallata da lampi di fucsia, blu e turchese. Giacche biker ed abiti dal decolletè mozzafiato sono stati decorati da stampe e decora-
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zioni occidentali, fra cui non mancano certamente le scintillanti forme stellate. A catturare l’attenzione è la luminosità della polvere glitterata che cosparge la maggior parte dei capi, in netto contrasto con il nero cappello ispirato al leggendario Zorro.
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Cerchi, anelli, punti: le forme tonde sono la fantasia dominante della collezione autunno/inverno di Marc Jacobs. Pizzi, abiti e camicie vittoriane
tinteggiati di bordeaux, argento e verde sono stati presi d’assalto da un esercito di pois dalle piÚ svariate dimensioni. Le forme sono eleganti e
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classiche, ma non mancano le ispirazioni preppy: una collezione soprattutto intelligente che
attraverso forme e simbolismi si può collocare in ogni guardaroba di una donna del XXI secolo.
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For PERmagazine VOI UOMINI di Sara Donati
Quando arriva il grande freddo
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La collezione Woolrich uomo per l’autunno inverno 2011 trae ispirazione dalla spedizione antartica della marina americana che ebbe luogo dal 1939 al 1941, guidata dall’Ammiraglio Richard Evelyn Bryd. La spedizione fu sponsorizzata dal governo americano e Woolrich fu il marchio fornitore ufficiale di lane, includendo termoco-
perte, camicie, pantaloni e cappotti. Proprio ispirata alla personalità del grande esploratore nasce una “capsule collection” che qui vediamo e il cui materiale chiave è un tessuto a base cotone detto Byrd Cloth, un tipo di “American Ventile” naturalmente water repellent e wind proof per la sua speciale filatura e tessitura.
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For SORPRESE magazine di Sara Donati
Esercizi di stile
Vi portiamo sul set di un film divertente e di successo e a una sfiltata in caserma: da guardare e da leggere sorseggiando l’ultima novità in fatto di cocktail! È stato lo stilista Carlo Pignatelli a vestire Fabio De Luigi e Alessandro Siani (nella foto sotto), protagonisti della commedia dell’anno La peggiore settimana della mia vita, un racconto dolce amaro dedicato ai giorni che precedono il matrimonio per la regia di Alessandro Genovesi. Lo stilista conferma ancora una volta lo stretto rapporto che lega il suo stile al mondo del cinema, sua grande passione. I capi indossati dai due attori, infatti, nel più autentico stile di Carlo Pignatelli, sono un mix perfetto tra tradizionalità e modernità, in grado di unire canoni stilistici classici a mood contemporanei.
A proposito di moda: brio e glamour saranno il leitmotiv delle feste natalizie grazie ai nuovi cocktail firmati Perrier. L’acqua Perrier, originale e unica nella sua frizzantezza, si fonde a ingredienti ricercati e accattivanti per dei cocktail dall’aspetto sensuale e dal gusto inimitabile che saranno i protagonisti indiscussi delle feste. Per esempio il Magic Terrier, insolito e affascinante, poiché vede la presenza dello zucchero filato rosa che, dal luna park al bicchiere, si lascia travolgere dall’effervescenza di Perrier sciogliendosi in un morbido abbraccio e facendo diventare rosa le bollicine che avranno un dolce e delicato sapore. Un drink suggestivo che darà un tocco di magia in più al Natale.
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Forze Armate e moda per la “Sfilata Tricolore” che si è tenuta nella Caserma XXIV Maggio di Milano, l’ex Panificio delle Forze Armate che forniva il pane ai soldati della Lombardia, un gioiello di archeologia industriale nel centro di Milano. Alla presenza delle autorità militari, della Milano imprenditoriale, della moda e dello spettacolo (da vedere Cristiano Malgioglio e Ivana Spagna!) hanno sfilato per la prima volta insieme l’Aeronautica Militare con i modelli di Cristiano di Thiene, l’Esercito Italiano con capi disegnati dall’Officina della Moda e la Marina Militare che ha proposto Marina Militare Sportswear di ICCAB Firenze.
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ForTOP magazine MODEL di Ivan Rota
I segreti di Bianca
Tutto quello che volevate sapere e nessuno vi ha detto della Balti. Che, quando scende dalla passerella‌ 52 For Magazine
For magazine
Le top model italiane famose nel mondo sono sempre poche e da molto non avevamo una new entry. Dai tempi, non lontani comunque, di Maria Carla Boscono e di Eva Riccobono che sfilano ancora oggi. Maria Carla si è dedicata al teatro, Eva al cinema: l'abbiamo vista al fianco di Carlo Verdone. Ora è il turno di Bianca Balti, bellezza particolare, un po’ prussiana nei lineamenti, altera, anche se poi si scopre che è simpaticissima; abbiamo visto anche lei al cinema in Go Go's Tales di Abel Ferrara, al fianco di Asia Argento, e in diverse pubblicità di una compagnia telefonica. Nonostante la giovane età, ha già una figlia, Matilde, di quattro anni, avuta dal fotografo romano Christian Lucidi dal quale si è separata per vivere poi una liason con Gianluca Pacini. Manda la figlia ad una scuola steineriana, dal rigoroso metodo didattico, mostra le foto della bambina agli amici con orgoglio. A parte la apparizioni pubbliche, è abbastanza defilata: lo scorso agosto in Sardegna, dopo aver partecipato alla festa di compleanno di Fawaz Gruosi, di cui è testimonial per il marchio di gioielli De Grisogono, si è eclissata nella grande casa bianca di Francesco Mele, musicista di Olbia che la top si ostinava a definire un amico, ma Bianca non sa mentire e gli occhi esprimevano altro. Allegra, spensierata, educata: questo dicono di lei colleghe e colleghi; solo la sua “erre” risulta un pochino snob, ma non guasta. Tra i suoi amici, numerosi stylist che la seguono durante i servizi di moda: uno su tutti è il suo pupillo, ovvero Antonio Frana che lo è stato, guarda caso, anche di Eva Riccobono. Bianca, una delle poche italiane che ha sfilato per Victoria's Secret, è stata lanciata dalla campagna pubblicitaria di Dolce e Gabbana, alla quale ne sono poi seguite innumerevoli altre (le foto di queste pagine sono della campagna Stefanel). Nel 2008 altro colpaccio: diventa il volto di St. John, sostituendo Angelina Jolie, insieme ad altre due top come Caroline Wimberg e Hilary Rhoda. Anche Lodi, sua cittadina natale, l’ha premiata, come personaggio eccellente, nella festa del Santo Patrono Bassiano. Protagonista poi anche per Cesare Paciotti ed Ermanno Scervino: elencare tutto quello che ha fatto sarebbe come scrivere l'elenco del telefono, quindi preferiamo ricordare le sue uscite (verbali) per niente politically correct. Ne dice di ogni tipo con una naturalezza che destabilizza l'interlocutore: come quella volta che disse che il mestiere di modella è da deficiente. Oppure come quando esclamò di volere «il culo di Belen». Ma ci fa o ci è? Ci è, ci è, naturale e a volte inconsapevole.
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For magazine double feature di Ivan Rota
Sharon Stone è stata fotografata per le vie di Los Angeles con un paio di stivali Ferragamo in cavallino maculato e tacco sfumato. Abbinati al nero sarebbero stati perfetti, ma questa mise tra il coloniale e il militare proprio non ci piace. E pensare che l’abbiamo sempre adorata. Un consiglio, Sharon: meglio un jeans con una tshirt bianca. Anche la borsa è fuori luogo.
Simona Ventura indossa total look Salvatore Ferragamo durante la quinta edizione della trasmissione X-Factor: la conduttrice ha deciso di essere elegante e, quando ci si mette, ci riesce. Eccola qui con un abitino optical e scarpe in tinta. Capelli freschi di parrucchiere, un po’ fané. Ci piace molto e le facciamo tanti auguri per questa edizione del programma in onda su Sky.
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Alla conferenza stampa per il film La Kryptonite nella borsa, l’attrice Cristiana Capotondi ha indossato un total look Salvatore Ferragamo: una tuta blu notte smanicata, abbinata ad una cintura in pelle marrone con dettaglio in metallo oro, e sandali incrociati in pelle marrone. Un piccolo neo: i pantaloni troppo lunghi finiscono quasi sotto le scarpe. Forse per nascondere le zeppe?
“Caruccia” direbbe una nostra cara amica: sì, ha tutto, ma sicuramente le manca qualcosa per essere una star e, infatti il suo film Se sei così, ti dico sì è stato un superflop. Personaggio nato a uso e consumo del gossip, Belen Rodriguez è carina anche in questa versione quasi elegante, in ogni caso morigerata: basta però con quegli occhi da cerbiatto, con fidanzato, sorella, genitori e l’Argentina…
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in via Montenapoleone a Milano, nell'esclusiva boutique Montblanc, Estèe Lauder ha presentato la sua nuova Linea Make-up dalle tonalità delicate e raffinate, che hanno trovato un perfetto abbinamento con i colori della Collezione Gioielli Cabochon, presentata in anteprima da Montblanc: raffinata colonna sonora,
Sade in primis, cialde con fois gras e sablèe a forma di stella, inoltre un delizioso cadeaux consegnato a tutti gli ospiti: oltre ad Orna Nofarber Schezen, Beppe Modenese, Piero Pinto, Marta Marzotto e Giselle Donadoni (nella foto a sinistra). Tutti travolti dall’entusiasmo di Sabina Negri.
ROTAZIONI
Sabina Negri
For
di Ivan Rota
Dopo Benicio Del Toro, una donna torna ad essere protagonista della tredicesima edizione del Calendario Campari: Milla Jovovich è ritratta in dodici scatti, quasi surreali, dal fotografo Dimitri Daniloff, con abiti teatrali di Yann Weber e Stéphane Rolland. Per la presentazione festa in grande stile per oltre duemila ospiti nel quartier generale della Campari, vicino a Milano, tra proiezioni luminose e un giardino incantato: almeno trecento persone sono rimaste a bocca asciutta, causa overbooking. Cena raffinata, performance di mimi e ballerini, ricordando Flowers di Lindsay Kemp, quindi dj set e balli sino a notte inoltrata. Un’Asia Argento dallo sguardo perso si aggirava per il salone al braccio dello stilista Francesco Scognamiglio, mentre il di lei marito Michele Civetta se ne stava nel dehors. Cristiana Capotondi si complimentava con Victoria Cabello per Quelli che il Calcio, mentre Francesco Facchinetti, dopo essere arrivato alquanto mogio, si è poi rallegrato dopo alcuni cocktail. Ammirato Sergio Muniz, così come Ivan Olita, Paola Maugeri con giacca da clown e molte signore milanesi, tra cui Gabriella Dompè e Alessandra Repini, per niente stupite dalle sensuali performance dei ballerini. Milla Jovovich ha presentato la serata, con tanto di microfono in mano, annunciatrice improvvisata, ma molto efficace. •
• Che cosa lega, o ha legato, a parte l’attrazione, Manuela Arcuri e il cuoco Simone Rugiati, visto, per poco, a L’Isola dei Famosi e ora in tv come presentatore di Cuochi e Fiamme? È la stessa cosa che legava l’attrice a Francesco Coco, suo grande amore. Ora pare che Rugiati sia già stato ripudiato: sarebbe un po’ troppo farfallone. In tutti i sensi… • È uno dei nuovi cuochi italiani più stimati: si tratta di Andrea Mainardi, adone dal capello biondo e orecchino malandrino. Molte star internazionali lo adorano: tra queste Gwyneth Paltrow in primis. Per lei ha cucinato i gamberi volanti: grazie ad un gas innocuo, restano sospesi nell’aria, sopra il piatto. Da vedere! • Ma che cosa ci fa Teodora Rutigliano, un tempo (bel) volto di Retequattro, costantemente in giro per il mondo? Da Hong Kong agli States, per la ragazza non c’è più tregua. Si dice che, tra le varie cose, si occupi di cucina e, per imparare, segue corsi in diversi paesi. • Sempre più viscontiano il ristorante di Filippo La Mantia, a Roma: rinnovato e con l’aggiunta di nuovi complementi
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A Nonsolomoda, dopo Valeria Bilello, ã arrivata Samya Abbary. Nata in Marocco, si ã affermata giovanissima, in Italia, come modella, calcando le passerelle dei piõ noti stilisti. In Tv i suoi trascorsi non sono fulgidi: prima un reality mai partito (La Tribù), poi un programma che alzi la mano chi se lo ricorda: Glam. Decisamente meglio Nonsolomoda, programma storico di Canale 5, che tra le conduttrici ha avuto anche Afef.
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d’arredo, preziosi lampadari in primis, è ancora più frequentato. In un’intervista, Isabella Rossellini ha dichiarato che, quando non è in Italia, vorrebbe farsi spedire la pasta al pesto di limone, uno dei piatti forti usciti dalla mente di La Mantia. L’attrice la adora. • Chi è la conduttrice che si sveglia presto al mattino e che, stanca dei tradimenti del marito, ha deciso di dare un appuntamento fuori Milano ad un tipo conosciuto su Facebook? Lui è un ballerino cubano che per molti anni ha fatto Markette. • Chi è il grande sarto che, dopo un’esibizione canora alla festa di un’amica, non riusciva più a chiudere la bocca, forse a causa del botox? Lo hanno soccorso due amici che, premendogli le mascelle, lo hanno “richiuso”. • La Maleducaxxxion, programma condotto dall’ex Iena Elena Di Cioccio (figlia d’arte, il papà è Franz Di Cioccio, batterista e voce di una rock band storica, la PFM), andato in onda su La7D è diventato un caso. Si parlava di sesso in modo molto esplicito, ne dibattevano molto apertamente quaranta donne e quattro uomini. La conduttrice ha confessato molto candidamente di essersi scoperta... una bigotta! • Tranquille donne di campagna, anzi, in campagna: parafrasiamo il film cult di Claudio De Molinis per presentare questa allegra scampagnata, in navetta, di donne da jet set: Umberta Gussalli Beretta ha invitato alcune delle sue più care amiche, ovvero Silvia Urso Falck, Tammy Mancuso, Esmeralda Merloni, Marta Brivio Sforza e Cecilia Rossi Colussi, per una degustazione nel regno di Davide Oldani, il ristò d’O, a Cornaredo. Assente giustificata Gabriella Dompè che era impegnata nei preparativi per il compleanntti o della figlia Rosyana. Mitica colazione a base di cipolla caramellata con grana, marron glacé, bottarga, buccia di lime e riso, poi nasello e caviale vegetale d’O. Il tutto gustato con la posata che fa da cucchiaio, coltello e forchetta. Oldani ha proposto alle signore in trasferta di partecipare ogni sabato al suo show cooking per insegnare loro la preparazione dei piatti. Il gruppo
ha ammirato alle pareti le foto, in bianco e nero, di Davide con Gualtiero Marchesi e Carlo Cracco; Umberta ha parlato della sua cena di Natale, il 5 dicembre, con il concerto del bellissimo Charlie Siem, attualmente il violinista più quotato al mondo. Sono poi ripartite per Milano esclamando: «Più che una colazione, un’esperienza catartica».
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Forsuperparty magazine di Jack Idloria
A cena con Sir Elton John A Londra serata di gala per raccogliere fondi a favore della fondazione benefica della rockstar. Era esclusiva, anzi esclusivissima. Ma anche qui noi c’eravamo. E vi raccontiamo persino il menu
Sir Elton John con il marito David Furnish
Grey Goose Vodka, in partnership con la Elton John AIDS Foundation, per il quinto anno consecutivo ha organizzato il Grey Goose Winter Ball per raccogliere fondi a favore della fondazione benefica di Sir Elton John; questa eccezionale serata organizzata dalla coppia Furnish-John e Grey Goose si è tenuta al Battersea Park di Londra. Il tema di quest’anno è stato The Architecture of Taste e tutti gli invitati hanno preso parte a questa spettacolare serata che ha offerto il meglio in fatto di cibo, cocktail, moda e arte grazie allo chef Paco Roncero, lo shoe-designer Christian Louboutin, lo stilista Jonathan Saunders e l’artista Marc Quinn. Per rendere al meglio questo tema, lo chef Paco Roncero e il suo staff di elBulli, rinomato ristorante stellato della Catalogna, hanno accolto gli ospiti con deliziosi canapes tra cui delle crocchette liquide di jamon iberico, olive sferificate, torta di spugna al sesamo nero e un esclusivo sorbetto a base di Grey Goose Le Citron, litchi e anice ottenuto grazie al trattamento con l’azoto liquido; il tutto chiaramente innaffiato da ottimi drink firmati dal Grey Goose UK Ambassador Joe McCanta, che in tandem con ciascuno dei personaggi coinvolti nella serata ha studiato cocktail a loro dedicati. Al termine del welcome cocktail si è aperto un sipario che ha svelato il Crazy Luxor bar, realizzato da Louboutin in egyptian-style e dal color rosso pantone 186 c proprio come le sue stiletto. Sopra al banco una sensuale modella nei panni di Cleopatra si muoveva sinuosa con un enorme ventaglio dalle piume rosse, facendo bella mostra della sua scarpe Louboutin. Il tutto mentre gli ospiti raggiungevano il proprio tavolo, invitati da Paco Roncero a prendere posto per la cena in una sala di oltre 60 tavoli avvolti nel buio e illuminati solo da faretti, in una scenografia luminosa proiettata tutto intorno, che cambiava ad ogni portata. La prima non poteva che essere un omaggio alla Spagna, terra di Roncero; per l’appetizer gli ospiti erano seduti in un’immaginaria Pla-
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For magazine
Christian Louboutin Bar
A sinistra Sir Elton John con Dame Shirley Bassey. A destra Tali Lennox.
za Mayor di Madrid, avvolti dal suono di una ballata spagnola e dagli uccellini che cantavano. La cena, servita da splendidi camerieri e cameriere vestiti per l’occasione da creazioni di Jonathan Saunders, ha visto un susseguirsi di portate deliziose e riceracte, partendo da una mousse di parmigiano e dadini di mele, un carpaccio di funghi con vinaigrette di tartufo, mandorle sbriciolate e foie-gras, zuppa di aragosta con olio d’oliva e pompelmo rosa, e infine un gelato con zucchero filato aromatizzato al gusto di Grey Goose con creme alla rosa e alla violetta. Prima di iniziare l’asta, la cantante lirica russa Maria Maksakova ha intonato un’aria che ha incantato tutti gli ospiti. L’asta è stata frenetica e coinvolgente, e ha permesso di raccogliere più di 500,000 sterline donate all’associazione per costruire case in Cambogia per le famiglie con bambini affetti da virus HIV. I lotti in asta prevedevano: il banco bar di Christian Louboutin e il servizio per un party privato con un barman dedicato Grey Goose, oltre ad un magnifico paio di scarpe dello stilista; un abito da cocktail firmato Jonathan Saunders che per la serata è stato indossato dalla modella Liberty Ross, fitting privato con lo stilista e posto in prima fila con un amico alla sua prossima sfilata; una cena a Madrid ospiti di Paco Roncero con jer privato da Londra; una serata per assistere al concerto sinfonico di George Michael a Londra con pernottamento all’Hotel Park Lane e la possibilità di conoscere il cantante; pernottamento a Montecarlo per conoscere Rafael Nadal e vederlo giocare
dalla tribuna vip, per ripartire poi per New York ospiti del Plaza Hotel e vedere la finale degli US Open; la splendida collezione di opere Iris dell’artista inglese Marc Quinn. A fine asta Sir Elton John ha introdotto con entusiasmo il gruppo Plan B e sin dalla prima nota tutti li ospiti si sono alzati e si sono dati alle danze. Chi c’era? Naturalmente Sir Elton John e David Furnish. Poi Paco Roncero, Jonathan Saunders, Boris Backer e sua moglie Lilly, Tamara Eccleston con il fidanzato Omar Kyhami, Tali Lennox figlia di Annie Lennox, la modella Liberty Ross, Hofit Golan con John Carew, calciatore norvegese del West Ham, Olivia Inge, il gioielliere Theo Fennel e sua moglie Louise, Maria Maksakova, Joe Jonas, Jenni Falconer, Giles Deacon (british fashion designer), Dinos Chapman, il gruppo pop, Blue Alexandra Burke (vincitrice di X-Factor UK e ora giudice del programma), lo chef Marcus Wareing e il cantante Alfie Boe. E Shirley Bassey, famosa in tutto il mondo grazie alle interpretazioni nelle title-track di vari film della serie di James Bond tra cui Missione Goldfinger (1964), Una cascata di diamanti (1971) e Moonraker (1979). In Italia ha partecipato al Festival di Sanremo 1968 con la canzone La vita cantata in coppia con Elio Gandolfi. Insomma un parterre internazionale per un vero superparty!
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For magazine GOSSIP di Ivan Rota
Carlo Conti e Giorgio Panariello con le ballerine de L'Eredità.
È sempre tempo di Bagaglino Anche senza Pierfrancesco Pingitore il celebre teatro romano è più vivo che mai. E i vip fanno ancora la fila per gustare lo spettacolo. Noi c’eravamo e vi raccontiamo che… Non lo fate sapere a Pierfrancesco Pingitore, ma un parterre così non si vedeva da tempo, né al Salone Margherita-Il Bagaglino né in altri teatri romani. Il Bagaglino, dunque, è più vivo che mai, anche dopo l'uscita di scena di Pingitore, ed è pronto ad affrontare una stagione di successi. È stato un trionfo il debutto nel delizioso teatro liberty di via Due Macelli, di proprietà di Ros Pol e dei figli Roberto
e Sabrina Foscarini, dello spettacolo musicale Noi che, gli anni migliori. In scena, a farci rivedere le atmosfere non solo musicali dagli anni ’60 a oggi, Lucio Caizzi, Gabriele Greco, Massimo Di Vincenzo e le due bellissime showgirl Elena Ossola e Angela Tuccia, la bionda e la mora che fino alla scorsa stagione lavoravano a I migliori anni di Carlo Conti. Proprio da un’idea di Carlo Conti, sulla scia del
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For magazine
arrivare al Bagaglino mano nella mano un’altra coppia di storici ex: Maurizio Micheli e Benedicta Boccoli. «Non ci siamo rimessi insieme, siamo ottimi amici», ha sussurrato Benedicta. Ma non sembrava troppo convinta neanche lei. Fotografatissimi, i bellissimi coniugi Brigitta Boccoli e Stefano Nones, figlio di Moira Orfei, sempre più innamorati. Grandi applausi da parte del pubblico (molti spettattori sono dovuti restare in piedi) sono andati alle guest-star dello spettacolo: i cantanti evergreen Gianni Nazzaro, Wilma Goich e Dino. Nelle prime file, ecco anche la bellissima Sofia Bruscoli, l’attrice Antonella Troise con la mamma Adelaide Foglia Manzillo, Barbara Bouchet, Emy Bergamo (Rosetta nel Rugantino con Enrico Brignano), Enrico Paolantoni al braccio di Emanuela Tittocchia, Francesca Nunzi, Rosanna Banfi col marito Fabio Leoni, il regista Enrico Maria Lamanna e Alessandro Capone, il produttore Tv della Toro Producion Pasquale Romano con lo storico autore del Grande Fratello Andrea Palazzi, Sylvie Lubamba con l’amica Mara Keplero. E ancora, l’attore Marco Leonardi, l'immancabile Don Santino Spartà, Renato Balestra, l’hair stylist delle dive Roberto Carminati e le stiliste di lingerie Pati&Jo, due bellissime ragazze polacche che sembrano due top model: loro hanno importato a Roma la moda londinese del “Bra Fitting”, ovvero la nuova filosofia del reggiseno, che deve calzare a pennello come… un uomo, dunque non si può sbagliare nella scelta! Cartellino timbrato anche per Maria Monsè, la cantante Giò Di Sarno, Nuccio Pirazzoli, Liliana Pintilei (che è la vedette dello spettacolo di Pippo Franco Bambole non c’è un euro, in scena al Bagaglino dal 7 dicembre), il dentista dei Vip Roly Kornblit col pierre Emilio Sturla Furnò, e la coppia paparazzatissima Gegia (al secolo Francesca Antonaci) che si è presentata col bel tronista 50enne di Uomini e donne Antonio Iorio. Vincenzo Bocciarelli ha presentato la nuova amica, l’attrice Ira Fronten, a Carlo Micolano e Riccardo Modesti.
Benedicta Boccoli con l'ex (?) compagno Maurizio Micheli.
Brigitta Boccoli con il marito Stefano Nones. Da sinistra: Carlo Conti, Sofia Bruscoli, Massimo Giletti e Giorgio Panariello.
successo del suo programma televisivo, è nata questa commedia musicale, prodotta da Stefano Baldrini e messa in scena da Cinzia Berni, attrice e moglie di Marco Pietrangeli. Arrivato ovviamente col padre Nicola Pietrangeli al braccio di Rita Forte. Ad applaudire Lucio Caizzi non poteva mancare Carlo Conti (che alla fine ha dato anche qualche consiglio tecnico all’amico), arrivato con Giorgio Panariello e Massimo Giletti. Il trio delle meraviglie si è seduto in prima fila e ha catturato tutti gli sguardi, i saluti e i complimenti degli altri presenti. I tre amici, zuzzerelloni come sempre, non hanno lesinato battutine e commenti. Giletti ha lasciato anche intendere che Conti si stia riavvicinando alla sua ex Roberta Morise, che lo affianca ancora a I migliori anni. Più in disparte si è tenuto Sergio Assisi, che con Caizzi ha lavorato nel serial di Raiuno Capri. Sergio, impegnatissimo con le fiction, vuole tornare anche al cinema: sta scrivendo un film ambientato nella sua Napoli, di cui curerà anche la regia artistica. Ancora deluso e ferito per la fine della sua lunga storia d’amore con Gabriella Pession, Sergio ha finito per scherzarci sopra, mandando saluti e baci al suo ex grande amore tramite la telecamera de La vita in diretta. Che anche per loro ci sia un ritorno di fiamma dietro l’angolo? È quello che hanno sperato tutti, paparazzi compresi, vedendo
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ForINTERVISTA magazine di Silvestro Bellobono
Nata per ballare Nei panni di assistente dei coreografi ad Amici di Maria De Filippi ha ottenuto un’enorme popolarità. Sin da piccola Maria Zaffino aveva il ritmo nel sangue. Oggi la vita, per lei, è più… Chiara! Da anni balla e si esibisce in Tv: Maria Zaffino ci parla della sua professione e delle difficoltà per arrivare in cima. Ma anche del suo amore per la figlia Chiara e della vita privata. Con un sogno da realizzare: scrivere un libro autobiografico. Come nasce la sua passione per la danza e quando ha capito che sarebbe diventata una ballerina professionista? «Nasce fin da piccola guardando in Tv i balletti di Lorella Cuccarini e Heather Parisi: le adoro da sempre. Ancora oggi sono convinta che volessi fare la ballerina già da quando ero nella pancia di mia madre». Quanto è difficile per un talento emergere nel mondo dello spettacolo? «È un percorso difficilissimo, una strada davvero dura, soprattutto ai miei tempi. Oggi si possono avere più possibilità perché esistono i reality show per farsi conoscere. L’importante è saper sfruttare al meglio le occasioni e capire che bisogna metterci amore, passione e sacrificio. Più si va avanti e più bisogna essere capaci di dare al nostro pubblico qualcosa che vada anche oltre noi stessi». La regola numero uno per un buon ballerino è … «L’umiltà, prima di tutto. E poi capire i propri limiti e non mollare mai nei momenti difficili perché possono essere tanti, ma bisogna crederci sempre». Se non fosse diventata una danzatrice di successo quale altra professione avrebbe intrapreso? «Sicuramente l’estetista. Sono sempre stata affascinata dal mondo dell’estetica». Lei ha collaborato con tanti coreografi illustri: chi lei ha insegnato di più? «Senza dubbio ho imparato moltissimo da tutti, anche perché ho avuto l’opportunità di lavorare davvero con i migliori coreografi della Tv. Ma nel cuore porto sempre Maura Paparo e Garrison, anche a livello umano». Quanto è importante per lei sentire la fiducia dei suoi colleghi? «È importantissimo. Considerato che, purtroppo è inutile nasconderlo, nel mondo dello spettacolo ci può essere molta invidia. Però ancora oggi mi piacerebbe capire chi è stato e chi anche ora è davvero sincero». La partecipazione ad Amici di Maria De Filippi le ha regalato una grande popolarità: come definisce questa esperienza? «Semplicemente unica».
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Foto Fashion editor e stylist Marco Scorza/foto esposito/Caravaggio. Total look Pianura studio.
Qual è il suo rapporto con la De Filippi? «Un rapporto normale, con molta stima. Le devo tantissimo e ancora oggi la ringrazio sinceramente». Il consiglio più frequente che ha dato ai giovani protagonisti di Amici? «Rimanere con i piedi per terra, perché da un momento all’altro tutto può finire». Dopo i successi nei teatri italiani con diversi spettacoli e tour ha qualche altro progetto futuro? «I progetti sono molti, ma sono anche difficili da realizzare. Presto vorrei avere la mia scuola per insegnare il mestiere ad altre persone che credono in questo lavoro». Quanto conta la presenza di sua figlia anche per gli aspetti della sua carriera? «Mia figlia Chiara è la mia vita! E se ho ottenuto così tanto lo devo anche a lei, oltre che a mia madre. Al mondo si può essere sia donne in carriera sia mamme». Le piace fare la mamma e la donna di casa? E tra i fornelli come se la cava? «Sono i miei hobby preferiti: amo pulire la casa e perdermi davanti ai fornelli. Mi fa sentire una donna completa e un’ottima mamma. Tutti i miei amici lo possono confermare».
È vero che sogna di scrivere un libro? Come mai? «Sarebbe un modo per farmi conoscere più profondamente. E poi da un libro si possono imparare tante cose e trarre anche dei consigli fondamentali, perché si può leggere tutto il percorso che un artista ha fatto, con tutti i momenti belli e brutti». Dal punto di vista sentimentale si ritiene soddisfatta in questo momento? «Direi soddisfattissima. L’uomo che ho accanto è tutto ciò che ho sempre desiderato, soprattutto perché condividiamo tantissimi valori che, purtroppo, oggi giorno si sono fortemente persi». A cosa è disposta a rinunciare e, di contro, a cosa non rinuncerebbe mai? «Potrei rinunciare alla Nutella, se devo tenermi in forma, anche se è molto difficile starle lontano, soprattutto la notte. Invece non rinuncerei mai al sorriso e alla voglia di essere positiva verso la vita, perché spesso è già abbastanza amara e dura. Per me è importante essere sempre positivi, per noi stessi e soprattutto per chi ci sta accanto, ci ama e ci ammira veramente. Penso per esempio a tutti i miei fan, che ringrazio di cuore perché credono in me e mi sostengono ogni giorno. I miei più sentiti ringraziamenti vanno a tutti loro, alle mie “100% fan di Maria Zaffino” in particolare».
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ForCINEMA magazine di Silvestro Bellobono
ARTHUR E LA GUERRA DEI DUE MONDI Riuscirà l’intrepido Arthur, con i suoi piccoli amici, ad avere la meglio sul malvagio Maltazard? Conoscendo Luc Besson, il papà della saga, c’è da scommettere che ne vedremo delle belle
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Mia Farrows (66 anni), ha recitato in oltre 50 film (di cui più di dieci con l’ex compagno Woody Allen) e vinto numerosi premi. È anche nota per il suo grande impegno umanitario come ambasciatrice dell’UNICEF.
Per confondersi tra gli umani, il malefico Maltazard indossa i panni di Mandrake il Mago, un personaggio dei fumetti molto popolare negli anni ’50-’60, creato da Lee Falk e disegnato da Phil Davis.
Arthur e la Vendetta di Maltazard e Arthur e la Guerra dei Due Mondi sono una storia sola divisa in due episodi girati contemporaneamente, in modo tale che i cambiamenti in Freddy Highmore (Arthur), dovuti alla sua crescita, non avrebbero stravolto il suo aspetto.
Terzo, e forse ultimo, capitolo della avventure di Arthur, tratto dai romanzi (che però sono quattro) di Luc Besson, nati da un’idea Céline Garcia, di cui il regista francese ha curato adattamento e direzione cinematografica. Infatti, Arthur e la guerra dei due mondi è l’episodio conclusivo della trilogia iniziata nel 2006 con Arthur e il popolo dei Minimei e proseguita nel 2009 con Arthur e la vendetta di Maltazard. In questo film è proprio il malefico Maltazard a minacciare il mondo degli
umani con i suoi diabolici piani, anche perché ora che è diventato Mega Maltazard, un colosso alto ben 2 metri e quaranta incredibilmente forte e potente, non solo ha gioco facile sul popolo dei Minimei ma, grazie al potere del raggio di luna, è riuscito a raggiungere la Terra, celandosi sotto gli abiti di M il Malvagio. Come se non bastasse il portale di passaggio tra mondi è stato disattivato, rendendo impossibile per Arthur tornare normale e lasciandolo intrappolato in un corpo dall’insignificante statura di
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Freddy Highmore (19 anni) è l’enfant prodige del cinema britannico. Ha già lavorato accanto a grossi nomi di Hollywood come Russell Crowe, Johnny Depp e Robin Williams.
2 millimetri. Assieme ai suoi amici Selenia e Betameche, tutti in versione Minimei, Arthur proverà a fermare il suo folle nemico, facendo affidamento su tutta la sua astuzia e fantasia per trovare, tra gli oggetti del nonno, una fiala magica in grado di far crescere chi la beve. E naturalmente per impedire una guerra tra i due mondi e riportare l’armonia. Ma non sarà facile, perché oltre a M dovrà guardarsi le spalle anche da suo figlio Darkos, spietato doppiogiochista pericoloso quanto il padre. Anche questa pellicola si basa sulla tecnica mista (attori in live action e animazione 3D), provando a fare breccia non solo tra i bambini, ma anche in un pubblico più adulto attratto dai fantasy moderni (su tutti Il Signore degli Anelli) e dalle storie di eroi adolescenti in stile Steven Spielberg. Del resto, a Besson venne l’idea dei romanzi nel 1999, quando dopo aver visto una foto su un libro di Garcia, pensò di affrontare alcune problematiche legate ai bambini dando vita alle storie del piccolo Arthur. Secondo lo stesso autore «il film era un modo per parlare con i miei figli attraverso il personaggio».
Per l’intera saga il regista ha lavorato con il medesimo team di fedeli collaboratori: lo scenografo Hugues Tissander, il direttore della fotografia Thierry Arbogast, la costumista Olivier Beriot, i giovani artisti di animazione formati da Pierre Buffin e la BUF Compagnie, con il suo impianto di effetti speciali conosciuto in tutto il mondo (basti pensare a film come Fight Club, Matrix, Batman Begins). Nella trilogia di Arthur si è sempre voluto dare priorità al realismo dei personaggi in 3D, così che ora, nel terzo film, può sembrare più naturale vederli in un contesto di live-action. Proprio l’interazione tra le due tecniche di ripresa è stata la parte più complessa dell’opera, e alla fine è esattamente questa combinazione che rende l’ultimo episodio uno spettacolo di effetti speciali, piuttosto che un film d’animazione. Tra i motivi di maggior divertimento c’è senza dubbio il doppiaggio in lingua inglese, che vede protagoniste alcune icone musicali del pop e del rock. Se il primo capitolo poteva fregiarsi delle voci di Madonna e David Bowie, in questo ultimo atto a prestare le proprie corde vocali
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Nelle versione americana del film, la voce della principessa Selenia è di Selena Gomez, attrice e cantante appena ventenne, nota al pubblico dei teenagers per il ruolo da protagonista nella serie Tv I maghi di Waverly.
sono Iggy Pop (Darkos), Lou Reed (Maltazard), Will I Am dei Black Eyed Peas (Snow) e Selena Gomez (Selenia). Non è un caso che con il suo elmo appuntito e le imbottiture armate sulle spalle, Darkos assomiglia proprio ad un’icona punk, perfettamente in linea con il suo doppiatore, l’Iguana del Rock Iggy Pop. Per le stesse ragioni anche Maltazard è stato doppiato da un’altra leggenda del rock, Lou Reed, cantante dei Velvet Underground soprannominato “il principe della notte”. Invece, fra gli attori in carne e ossa una menzione speciale va non solo al giovane talento del protagonista Freddie Highmore (già visto in Neverland e La fabbrica di cioccolato), ma anche alla rediviva Mia Farrow, ex musa di Woody Allen e indimenticabile star di Rosemary's Baby (1968), che nel film interpreta per la terza volta la nonna di Arthur. Quanto a Luc Besson è indispensabile una considerazione finale. Appena si fa il suo nome vengono subito in mente due film: Nikita (1990) e Léon (1994). Sono i suoi capolavori, non solo perché si tratta di due ottimi prodotti, ma anche perché sono state pellicole capaci di “sfondare” nel mercato americano, lasciando un segno tangibile e una sorta di manifesto per tutti gli imitatori che hanno tratto spunto dalle storie di questi due killer dalla profonda umanità. Besson è un cineasta completo (regista, sceneggiatore, produttore e scrittore) con una grande ambizione:
competere con i colossi dell’industria cinematografica statunitense sul loro stesso terreno. E ovviamente sconfiggerli. Con le avventure di Arthur ha lanciato la sfida anche sull’insidioso fronte dell’animazione, dominato dalle major made in Usa. Staremo a vedere gli incassi italiani di Natale a chi daranno ragione.
SCHEDA DEL FILM REGIA: Luc Besson SCENEGGIATURA: Luc Besson CAST: Freddie Highmore, Mia Farrow, Richard Davis, Penelope Ann Balfour, Robert Stanton, Iggy Pop, Lou Reed, Will I Am, Selena Gomez, David Gasman GENERE: Fantastico DURATA: 101' DISTRIBUITO DA: Moviemax USCITA: 23 dicembre.
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l'ora nera Dalla Russia con terrore: quello provocato dallo sbarco sulla Piazza Rossa di alieni bellicosi e con intenti distruttivi. Li fronteggerĂ una pattuglia di ragazzi americani in vacanza a Mosca decisi a salvare la Terra 68 For Magazine
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Un bozzetto di scena ritrae il protagonista in una sequenza action in cui “arrostisce” un alieno. Nel film l’attacco degli invasori alla Terra si manifesta in modo molto violento e la suspense è introdotta da fasci di luce misteriosi e letali.
Cinque studenti americani sono loro malgrado coinvolti in un evento epocale: un devastante attacco extraterrestre, che mira a distruggere il pianeta Terra. Fin qui nulla di nuovo, anzi. Ma stavolta a fare la differenza è la location in cui le vicende sono ambientate: non l’abusata New York e nemmeno la tipica cittadina della provincia americana, bensì la fredda e inospitale Russia. La nazione che, in clima di guerra fredda, era metaforicamente considerata la patria degli “alieni comunisti” pronti a minacciare la democrazia liberale americana, diventa questa volta vittima prescelta dell’invasione da un altro pianeta. Terribili entità aliene, da principio invisibili agli esseri umani, si impadroniscono di Mosca e di altre città dell’ex Unione Sovietica, con l’obiettivo di conquistare il nostro mondo, assorbirne tutta l’energia e distruggere così ogni forma di vita esistente. I ragazzi, inizialmente turisti in vacanza nei luoghi moscoviti più affascinati, devono unire le loro forze con quelle dei cittadini russi e provare con ogni mezzo a fronteggiare gli invasori, ostacolandone i folli piani di dominio. L’obiettivo numero uno è restare vivi. Ma l’invisibilità del nemico ultraterreno sarà il problema più grande da affrontare. Il regista Chris Gorak si era già occupato di scenari apocalittici nel suo precedente lavoro Right at Your Door (2006). Questa volta decide di andare oltre cimentandosi con l’argomento
fantascientifico per eccellenza. E lo fa anche grazie al sostegno del collega Timur Bekmambetov (già autore nel 2008 dell’apprezzato Wanted - Scegli il tuo destino con Angelina Jolie), che qui veste gli abiti del produttore. Bekmambetov, cineasta russo di origini kazake, ha una notevole esperienza nel campo della computer graphics e del cinema fantastico; la sua presenza è stata determinante per il film, considerato che da autoctono conosceva alla perfezione i luoghi più significativi del centro di Mosca e delle sterminate periferie: alcuni di questi spazi, tra cui popolari monumenti e altre località simbolo della capitale, hanno fatto da sfondo alle fantascientifiche avventure della pellicola. Il suo impegno e quello altrettanto fondamentale del co-produttore americano Tom Jacobson rendono L’ora nera il frutto di una singolare co-produzione tra le due superpotenze. Fino a qualche anno fa del tutto impensabile. In particolare se si considera che il film riprende certi principi di fantapolitica che il cinema americano aveva ben messo in luce nel sottovalutato Alba rossa, opera di John Milius del 1984 con Patrick Swayze, in cui un manipolo di ragazzi del Colorado combatte con partigianeria contro le truppe sovietiche che hanno invaso gli Usa. Solo che oggi al posto dell’Armata Rossa ci sono gli extraterrestri. Le riprese di L’ora nera sono state realizzate con un budget di
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circa 40 milioni di dollari, e uno degli elementi portanti del film è sicuramente l’utilizzo della tecnica 3D, che mira a coinvolgere ed elettrizzare il pubblico con effetti visivi sorprendenti. Le fascinose atmosfere moscovite vengono esaltate da movimenti di macchina e sequenze degne dei migliori disaster-movie che, grazie alla tridimensionalità, sono un autentico spettacolo per gli occhi. Il cast anglosassone, a cui poi si unisce un gruppo di attori russi poco noti al grande pubblico, è composto da giovani promesse del firmamento hollywoodiano, come Olivia Thirlby (Juno, Amici, amanti e…), Max Minghella (figlio del compianto regista Anthony Minghella e bravo interprete di Syriana, Agora, The Social Network), e Rachael Taylor (Transformers, Sex List - Omicidio a tre). Ma la star indiscussa è l’eclettico Emile Hirsch, già stimato protagonista di Alpha Dog e del suggestivo Into the Wild di Sean Penn, che in questa pellicola si cala nei panni dell’adrenalinico eroe pronto a tutto per salvare il mondo. Sin dai tempi della fantascienza anni Cinquanta, le invasioni aliene sono uno dei temi letterari più frequenti e più amati dal cinema. Tutto ebbe inizio alla radio nel 1938, quando il genio di Orson Welles, adattando il celebre romanzo di H.G. Wells La
guerra dei mondi, si prese gioco di tutti, per scherzo, seminando panico e psicosi tra le massa, convinte che i marziani fossero davvero sbarcati sulla Terra. Nei successivi settant’anni e oltre Hollywood ha attinto a piene mani da questo genere, spaziando in lungo e in largo, producendo tanti capolavori, ma anche tante fantozziane “boiate pazzesche”. Senza scomodare i grandi classici e il solito Steven Spielberg, e passando per i due opposti stili degli anni ’90, quello retorico di Independence Day (Roland Emmerich) e quello spiritoso di Mars Attacks! (Tim Burton), si può arrivare direttamente alla filmografia più recente di questi ultimi anni. Gli epigoni di Alien e Predator, spesso in simbiosi, District 9, Cloverfield, a suo modo la saga di Transformers, Skyline e Super 8 si possono inscrivere tra quei moderni prodotti di scifi in cui l’incontro tra umani ed extraterrestri genera talvolta situazioni di contrasto, spesso conflitto, quasi sempre disastro e devastazione. Si può inserire in questo contesto anche L’ora nera, che promette di tenere incollati alle poltrone della sala anche gli spettatori italiani, storicamente attratti da tutto ciò che ruota nei paraggi di E.T., X-Files e dintorni.
Mosca si è rivelata un set a cielo aperto molto suggestivo e intrigante, rendendo più originale l’atmosfera del film. La produzione è stata costretta a uno stop di tre settimane per alcuni incendi che hanno colpito la zona e per il fumo intenso.
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Emile Hirsch a soli 26 anni ha giĂ un curriculum invidiabile: ha recitato da protagonista in pellicole di Sean Penn, Ang Lee, Catherine Hardwicke, Gus Van Sant, Nick Cassavetes e persino dei fratelli Wachowski (quelli di Matrix).
SCHEDA DEL FILM REGIA: Chris Gorak SCENEGGIATURA: Jon Spaihts, Leslie Bohem, M.T. Ahern CAST: Emile Hirsch, Olivia Thirlby, Rachael Taylor, Joel Kinnaman, Max Minghella, Dato Bakhtadze, Yuriy Kutsenko, Artur Smolyaninov, Pyotr Fyodorov, Nikolay Efremov GENERE: Fantascienza, Thriller DISTRIBUITO DA: 20th Century Fox USCITA: 20 gennaio 2012
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ForCINEMA magazine di Silvestro Bellobono
ALVIN SUPERSTAR 3 SI SALVI CHI PUÒ Avventure da sballo per i Chipmunk nel terzo capitolo dedicato agli scoiattoli più simpatici di Hollywood. Dopo un viaggio in crociera piuttosto agitato si ritroveranno naufraghi su un’isola deserta. Ma è veramente così o, al contrario, c’è qualcuno? 72 For Magazine
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Le avventure di Alvin Superstar sono ispirate ai personaggi di Alvin and the Chipmunks, protagonisti di una serie di dischi e di cartoni animati fra gli anni Sessanta e gli anni Novanta.
A seguito del successo dei primi due episodi, Alvin Superstar (2007) e Alvin Superstar 2 (2009) tornano sul grande schermo, questa volta in formato 3D, le avventure dei Chipmunk. In questa terza vicenda, i tre scoiattoli americani canterini porteranno scompiglio e allegria a bordo di una lussuosa nave da crociera insieme al loro “papà” umano Dave (Jason Lee). Ma non faranno tutto da soli: infatti accanto agli scatenati Alvin, Theodore e Simon ci saranno anche le Chipette, il gruppo musicale di scoiattoline tutto pepe, formato da Brittany, Janette ed Eleonore, entrate in scena già nel secondo episodio, e di cui i nostri tre eroi sono perdutamente innamorati. Il viaggio riserverà alla rumorosa compagnia molte sorprese e anche tanti guai. Dopo aver movimentato la crociera, i Chipmunk saranno vittime di un naufragio che li bloccherà su un’isola apparentemente deserta, dove cercheranno riparo e accoglienza. E infatti ci sarà qualcuno ad aspettarli. In cabina di regia, dopo le precedenti direzioni di Tim Hill e Betty
Thomas, è seduto uno specialista del genere: Mike Mitchell, già autore di Shrek e vissero felici e contenti, quarto capitolo della saga sull’orco verde più politicamente scorretto del cinema, di cui Mitchell aveva curato anche il soggetto, lo storyboard e l’animazione del secondo e del terzo atto. Non solo. Il regista, che nasce come illustratore e disegnatore della Dreamworks, si era già cimentato con prodotti d’animazione di notevole successo: nel 2008 era stato consulente creativo di Kung Fu Panda, mentre nel 2009 aveva doppiato e disegnato i protagonisti di Mostri contro Alieni. Nel suo curriculum anche collaborazioni eccellenti come assistente di David Lynch, Tim Burton e Spike Jonze. Questo nuovo film su Alvin & Co. rappresenta una sfida impegnativa per Mitchell, almeno dal punto di vista del box office, considerato che le due pellicole precedenti hanno incassato rispettivamente 361 e 443 milioni di dollari nel mondo. Punto di forza della trilogia resta comunque la tecnica mista tra animazione in 2D o 3D e le performance live-action degli attori reali.
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Brittany, Janette ed Eleonore, ovvero le Chipette, sono un gruppo musicale di Tamias al femminile, che nel secondo episodio si iscrive alla stessa scuola dei Chipmunk. Il videogioco Alvin and the Chipmunks, ispirato ai film, è presente sul mercato per le piattaforme Wii, Nintendo DS, PlayStation 2 e PC.
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Non tutti sanno che Jason Lee (41 anni), il “papà” umano dei Chipmunk, prima di diventare attore era un abile skater professionista. Oltre che per il cinema è famoso anche per la serie Tv My Name Is Earl, andata in onda dal 2005 al 2009.
Tra di essi si distingue ovviamente Jason Lee, che interpreta il ruolo di Dave Seville, all’inizio musicista fallito e ora uomo di successo, che adotta i tre fratellini scoiattoli e si affeziona enormemente a loro. Nonostante i numerosi imbarazzi e danni che gli procurano. Lee viene considerato da sempre un attore del cinema indipendente, soprattutto in virtù dei suoi tanti lavori con Kevin Smith, regista indie e autore di cult di nicchia come Generazione X, In cerca di Amy, Dogma, Jersey Girl e Clerks II, naturalmente tutte pellicole a cui lo stesso Lee ha preso parte. Chipmunk è il nome inglese originale dei tamia, un genere di scoiattoli striati originario del Nord America. Prima di Alvin e della sua band era stata la Disney a portare in scena le vicende di altri due scoiattoli striati molto famosi presso il pubblico dei bambini e non solo: Cip & Ciop. Uno degli elementi più divertenti di Alvin Superstar 3 è certamente la colonna sonora, che include alcune delle canzoni e degli artisti più famosi del pop moderno, quali Trouble di Coldplay, S.O.S. di Rihanna, Survivor delle Destiny’s Child prima che la band si
sciogliesse, e soprattutto Lady Gaga, con i brani Born this way e Bad Romance. Quest’ultima canzone, eseguita in un gustosissimo siparietto tra Chipmunk e Chipette, rappresenta una delle sequenze più esilaranti di tutto il film.
SCHEDA DEL FILM REGIA: Mike Mitchel SCENEGGIATURA: Jonathan Aibel, Glenn Berger CAST: Jason Lee, Matthew Gray Gubler, Amy Poehler, Jesse McCartney, Andy Buckley, Tucker Albrizzi, Lauren Gottlieb, Luisa D’Oliveira GENERE: Animazione, Commedia, Family DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox USCITA: 3 gennaio 2012
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For magazine CONSIGLI & SCONSIGLI di Dina D’Isa
Il Film da non perdere
SHERLOCK HOLMES - GIOCO DI OMBRE
Jude Law (39 anni) e Robert Downey Jr. (46 anni) per la seconda volta insieme nel film di Guy Ritchie.
Guy Ritchie ci riprova e fa ancora una volta centro con il sequel Sherlock Holmes – Gioco di ombre. Forte soprattutto del primo film, con la sceneggiatura tratta dal fumetto, scritto appositamente da Lionel Wigram e ispirata ai romanzi dell’autore scozzese Sir Arthur Conan Doyle: la pellicola aveva incassato 209.028.679 dollari negli Stati Uniti e 523.029.864 dollari in tutto il mondo. Tutto inizia in una gelida mattina di novembre, tra le locomotive a vapore di un antico deposito di treni, dove Sherlock Holmes (Robert Downey Jr.) si è cacciato in una trappola. Con il volto insanguinato, cerca di sfuggire alle pallottole di un’arma da fuoco ottocentesca: al suo fianco c’è il fedele amico dottor Watson (Jude Law), insieme a una zingara (Noomi Rapace) armata di fucile. Tra le altre new entry spiccano Stephen Fry nel ruolo di Mycroft Holmes (il fratello di Sherlock) e Jared Harris che interpreta il professor Moriarty, il nemico acerrimo di Holmes. La storia si dipana dalla morte del principe erede al trono d’Austria: le prove raccolte dall’ispettore Lestrade confermerebbero la tesi del suicidio, ma Sherlock Holmes crede si tratti invece di un
assassinio progettato da Moriarty. Assieme al fratello, Mycroft Holmes, la zingara Sim e il dottor Watson, Holmes cercherà di scoprire chi potrebbe essere la prossima vittima del diabolico piano. Per farlo, attraverseranno Inghilterra, Francia, Germania e Svizzera: un giro attorno al mondo per tentare di fermare Moriarty. In questo sequel, ambientato nel 1891, a un anno di distanza dagli eventi del primo capitolo, Holmes continua la ricerca di Moriarty, mentre Watson è ancora innamorato di Mary Morstan (Kelly Reilly), la futura moglie e torna anche Rachel McAdams nel ruolo di Irene Adler. Rispetto al primo episodio qui aumenta la suspense e il livello della paura: se nel precedente film Holmes metteva nei guai Watson, stavolta sarà Watson a togliere dai guai Holmes e saranno guai molto più seri di quanto si possa immaginare. Il film, dal 16 dicembre nei cinema, si svolge in un’alternanza di scene avvincenti, dove spicca la prova di Jared Harris, nei panni del professor Moriarty, che si riconferma l’icona della nemesi di Holmes nelle opere di Conan Doyle, capace di controllare i criminali londinesi da dietro le quinte.
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For magazine Il Film da evitare
(S)EX LIST
Chris Evans (30 anni) e Anna Faris (35 anni). Il film è tratto da un romanzo di Karyn Bosnak.
Ecco un esempio di comicità assolutamente prevedibile che conduce all’effetto contrario della risata. Con (S)ex List ci si annoia e, nel migliore dei casi, ci si addormenta in poltrona. Si parte da una sorta di vademecum statistico tutto americano, secondo cui prima di incontrare l’uomo giusto una donna deve andare a letto almeno con 10 uomini e mezzo. Perciò, come nel caso di Ally Darling (la sexy bruttina Anna Faris), che a ventinove anni ha già consumato 19 relazioni erotico-sentimentali e inoltre è single, la disperazione comincia a farsi strada e a divorare i buoni pensieri. E guarda caso, Ally ha pure una sorella minore che sta preparando la cerimonia per il suo matrimonio. Ma la sfortuna (raccontata in maniera davvero idiota) si acuisce grazie ad una madre ipercritica che le fa pressing psicologico per sapere chi accompagnerà la povera zitella allegra alla cerimonia e, per giunta, lo chiederà la mattina dopo l’addio al nubilato, quando la povera Ally è stata appena licenziata dal suo capo, che si aggiunge alla lista dei suoi amanti, diventando il ventesimo amore da dimenticare. Ad Ally non resta che un’ultima chance, quella di rintracciare tutti
i suoi ex, per scovare se tra di loro si nasconda l’uomo giusto. Ed ecco che il sesso usa e getta assume d’improvviso i contorni di una sdolcinata commedia romantica con l’innamoramento e happy end rosa shocking: trovata del tutto ridicola, scontata e per niente credibile del regista Mark Mylod, al suo film d’esordio, dopo il quale gli auguriamo di non bissare l’esperienza cinematografica. La storia si sa come va a finire, già dopo i titoli di testa. Quando poi la Faris riesce miracolosamente a portarsi a casa il bel vicino, Colin (un magnifico e in questo film sprecato Chris Evans), lo seduce con un’avventura occasionale e alla fine lo fa persino innamorare, beh, allora sì, viene voglia di alzarsi dalla poltrona. Ma se fuori piove non resta che cercare di dormire e sognare una vecchia comedy americana, di quelle classiche e intramontabili. L’unica vera protagonista del film, da guardare con ammirazione, è una Boston senza veli: lei sì che seduce davvero!
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For magazine TRIONFI di Marco Gastoldi
Quando il musical fa boom!
Priscilla, la regina del deserto è diventato un film cult. Ma anche un successo teatrale planetario. Che adesso è sbarcato in Italia 78 For Magazine
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Priscilla, la regina del deserto racconta la storia di Tick (Antonello Angiolillo), Bernadette (Simone Leonardi) e Adam (Adam Ranù), eccentrici artisti che, grazie ad un ingaggio, decidono di lasciare la noia e i problemi della loro vita a Sidney e portare il loro spettacolo di Drag Queen nell’entroterra australiano.
Bernadette Bassenger, Mitzi Del Bra e Felicia sono i nomi artistici di Ralph, Anthony Belrose “Tick” ed Adam Whitely, due drag queen ed un transessuale che sono soliti esibirsi nei gay bar di Sidney, Australia. In seguito alla scomparsa del compagno di Bernadette, i tre inseparabili protagonisti decidono di partire alla volta di Alice Springs, dove la moglie di Tick, dalla quale si era separato, ha per loro organizzato una tournèe. Il mezzo di trasporto scelto per attraversare il deserto non è altro che un vecchio bus che, dipinto di lavanda, verrà ribattezzato “Priscilla, la regina del deserto”. Nel 1994 Priscilla, la regina del deserto era un semplice mezzo di fortuna tutt’altro che adatto per un tale viaggio. Nello stesso anno diventava anche il titolo di una produzione cinematografica di Stephan Elliott dal budget di soli 5000 dollari. Nel 1995 vinceva un premio Oscar per i migliori costumi di scena. Oggi, Priscilla, la regina del deserto, è un simbolo, un culto, un ricordo, un messaggio, che termina nel cuore di milioni di spettatori dei più prestigiosi teatri di tutto il mondo: è un viaggio in musical. Lo spettacolo debutta per la prima volta in assoluto a Sidney nell’ottobre 2006, conquistando le platee di tutta l’Australia, diventando il musical
di più grande successo di tutti i tempi. Due anni dopo, al Palace Theatre di Londra, emoziona anche il gelido, per luogo comune, spirito inglese. Durante il mese di febbraio di quest’anno l’incanto travolge anche Toronto ed infine, a marzo, il bus rosa arriva a Times Square e diventa il colpo di fulmine di maggior successo di sempre a Broadway nonché un must see per tutta New York. Dal 14 dicembre, il gruppo Mas Music, Arts & Show di Milano ha lo scintillante piacere di annunciare l’arrivo del musical anche in Italia e ne ha affidato la realizzazione al team di creativi che hanno portato Priscilla in tutto il mondo: la gloriosa opera teatrale è ora in scena al Teatro Ciak di Milano. Alla conferenza stampa dello scorso 16 novembre, fra i diversi relatori, erano presenti Daniele Luppino, co-produttore a Broadway e produttore in Italia, Garry McQuinn, nullabor production producer, Dean Bryant, direttore e regista australiano ed ovviamente lo splendido cast al completo. «Questo show è stato nella mia vita per sei anni», dice Garry McQuinn, nullabor production producer dedllo show, «e c’è voluto diverso tempo per progettare un palco che facesse vivere il musical e che riuscisse a sostenere il peso di Priscilla». Il teatro milanese è stato infatti rinnovato per diventare il Priscilla Palace grazie
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ad un significativo intervento di restyling che ha coinvolto sia lo spazio interno sia l’esterno della struttura. Le considerevoli dimensioni di Priscilla (dal peso di 6 tonnellate e dalle dimensioni di 7 metri) fanno si che il bus occupi gran parte del palcoscenico a ridosso del pubblico, ma ciò diventa il perfetto escamotage per un pieno coinvolgimento spaziale ed emozionale. «Dovevamo trovare una persona davvero folle per portare la rappresentazione a Milano», continua McQuinn, «e Daniele Luppino (co-produttore a Broadway e produttore in Italia, ndr), ha deciso di compiere questo passo. Un musical di così grandi dimensioni non si è mai visto in Italia e siamo orgogliosi di essere qui». Non stupitevi se i manifesti pubbicitari dell’evento hanno riempito da diverso tempo i più privilegiati spazi della nostra città: per la comunicazione è stata adottata la vera e propria mentalità “alla Broadway”. Il fenomeno rappresenta uno spettacolo internazionale sganciato da ogni tradizione e oltre ai video e alle fotografie sono stati creati i diversi pacchetti composti da musical ed albergo. «Abbiamo cercato di superare un limite culturale del pubblico italiano. Attraverso le formule di soggiorno e spettacolo speriamo di avvicinare ad una nuova mentalità il nord ed il centro Italia», spiega Daniele Luppino. “Go west, life is peacefur there; go west, lots of open air; go west to begin life new; go west, this is what we’ll do”: sono le parole di una delle colonne sonore scritta da Henri Belolo, Jacques Morali e Victor
Willis. Gli interpreti protagonisti della rappresentazione riproducono un momento della storia a bordo del provvisorio bus Priscilla. A colpire il pubblico non sono i riflessi di qualche lustrino qua e la, e nemmeno i tacchi alti indossati dai danzatori in semplice tenuta sportiva; impresso negli spettatori rimane invece il bagliore visibile dai loro occhi e la passione verso quel prezioso messaggio di cui il musical si rende portavoce. “Insieme faremo come vorremo, insieme ce ne andremo un giorno, insieme con la tua mano nella mia, insieme questo è ciò che faremo”: continua così il brano, si rivela in questo modo l’anima comunicativa dello spettacolo. Priscilla vuole stupire con i 495 costumi di scena, lasciare a bocca aperta con i 65 cambi-parrucca, abbagliarci con i 200 metri di luci che creano il Sydney Harbour Bridge. La regina del deserto vuole anche brillare con il chilogrammo di glitter, i 60 rossetti e le 30 fantasie make-up diverse che vengono utilizzati ogni mese. Anche se, soprattutto, Priscilla vuole insegnare, farci immedesimare, rivivere e ritrovare. Attraverso la presentazione di un mondo esplosivo e vitale, il musical vuole raccontare dei forti valori dell’amicizia, della famiglia, dell’amore e della vita. «La storia di Priscilla è la storia di una situazione dove qualcuno non si sente parte della società in cui vive. Riguarda non solo omosessuali e drag queen, ma tutti coloro che si sentono esclusi o emarginati. La discussione al riguardo dei matrimoni omosessuali rende Priscilla pertinente per questo attimo storico ed invita ad essere accettati per ciò che si è
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Il musical racconta la travolgente avventura “on the road” di tre amici che, a bordo di un vecchio bus rosa (soprannominato Priscilla), viaggiano attraverso lo sconfinato deserto australiano alla ricerca di amicizia e amore, finendo per trovare più di quanto avessero mai sognato… molto più di uno spettacolo li aspetta infatti ad Alice Springs!
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davvero», commenta Luppino. Ogni ambito della rappresentazione si intreccia così per divertire, comunicare, trasmettere e stupire. «Non è stato necessario seguire il linguaggio adottato nell’ambito del cinema ed i testi delle colonne sonore rimangono in lingua inglese. Tutte le canzoni sono conosciute ed il significato letterale non aggiungerebbe nulla allo spettacolo. Ciò che conta davvero è la magica atmosfera e l’emozione comunicata», precisa McQuinn. Attraverso l’imponente scenografia, gli insoliti e sgargianti abiti di scena, il travolgente sound musicale e l’importanza significativa dei valori comunicati, Priscilla diventa un’anima intrattenitiva che supera ogni stravaganza e pregiudizio raccontando, anche nei momenti più scuri e cupi, una storia unica e coinvolgente. Ed è proprio tramite l’incanto ed il luccichio di un simile racconto fatto di persone così particolari come protagonisti che Priscilla trionfa sull’emarginazione ed il pregiudizio di allora e di sempre. Bernadette, Mitzi e Felicia non sono altro che semplici persone, e forse, ciò che significa davvero Priscilla, non vive un pizzico anche in ognuno di noi?
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Nelle settimane successive l’attentato dell’11 settembre, The Adventures of Priscilla, Queen of the Desert è stato uno dei film più trasmessi. Grazie al suo messaggio di tolleranza, la sua capacità di trasmettere positività, Priscilla è stato inserito nel palinsesto televisivo di più di 56 Paesi del mondo.
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For magazine RITORNI di Silvestro Bellobono
I miei primi trent’anni Fiordaliso fa le cose in grande: taglia un traguardo importante nella sua carriera e ci regala un cofanetto di inediti. Che sarà d’aiuto a tutte le donne… Dopo alcuni anni di silenzio musicale (nel frattempo si è dedicata al teatro) ritorna con un progetto speciale Fiordaliso che festeggia i suoi trent’anni di carriera. E lo fa in maniera Sponsorizzata… Lei è cresciuta accanto ad un papà musicista. Quanto ha influito sulle sue scelte artistiche? «Mio padre era un batterista, la sera dopo il lavoro suonava con la sua orchestra di liscio, è stato il primo a credere in me, ma anche il primo a “massacrarmi” sul palco urlandomi di cantare con il cuore, con grinta». Qual è la definizione di musica che predilige? E cosa rappresenta per lei? «La musica è sicuramente la mia grande passione, la mia vita e la amo, ho un debole per la musica soul, ma ascolto un po’ di tutto, tranne l’hard rock». Nel suo mestiere le piace mettersi in gioco e rischiare? «Sì! Se c’è una persona che accetta le sfide e si mette in gioco quella sono io di sicuro». Come e quando nasce il suo nuovo album? E quanto si ritiene soddisfatta di questo lavoro? «Sponsorizzata è nato per caso, parlando col mio staff. A febbraio stavo realizzando dei provini di canzoni inedite e nello stesso tempo si avvicinava un anniversario importante: i miei primi trent’anni di carriera. Volevo un modo originale per festeggiarli, e mi è venuta l’idea di realizzare un live più l’album nuovo, pubblicarli in un digipack e devolvere i fondi ad Armonia, che mi aveva scelta come testimonial per la sua campagna di prevenzione per il cancro al seno. Per poter fare ciò ho chiesto il sostegno di due grandi sponsor, Pool Pharma e Finnerman, che mi hanno appoggiata: abbiamo pubblicato un progetto unico in Italia con un cofanetto composto da un cd di inediti, un cd + dvd live e lo metteremo in vendita a soli 9,90 euro». Tra tutti i grandi artisti con cui ha collaborato chi le ha lasciato il ricordo migliore? «Nella musica moltissimi. Zucchero e Vasco che hanno scritto per me delle bellissime canzoni e con cui abbiamo fatto assieme la gavetta, ma quella vera. Più recentemente: Marisa Laurito, Fioretta Mari, Emanuela Aureli e Manuela Metri con le quali ho condiviso il successo straordinario di Menopause the Musical. E poi Laura Pausini con il progetto Amiche per l'Abruzzo, grazie al quale siamo diventate amiche davvero. Insomma, l’elenco sarebbe lunghissimo, viste le tante bellissime collaborazioni avute in tutti questi anni».
A quale delle sue canzoni è più legata? E perché? «Fatti miei è la mia preferita. Perché sono io!». Quanto ritiene fondamentale la sua famiglia per i successi della sua vita professionale? «Tanto, il fatto di avere una famiglia molto unita e due figli che amo moltissimo mi ha aiutata a rimanere sempre aggrappata alla realtà, direi che è stato fondamentale». Nell’era dei talent show secondo lei il Festival di Sanremo è ancora una vetrina importante? «Lo è sempre, non a caso i vincitori dei talent li ritroviamo spesso sul palco dell’Ariston, ma il Festival di Sanremo è cambiato, ultimamente è più uno show televisivo. Diciamo che si è adeguato alla televisione di oggi, anche se le belle canzoni forse sono un po’ penalizzate». Cosa vorrebbe dire ai giovani che intraprendono questa professione? «Di crederci e coltivarla, ma non come primo lavoro, almeno per ora. Siamo in un periodo di profonda incertezza, quindi se avete un lavoro tenetevelo e nel tempo libero coltivate la vostra passione. È esttamente ciò che hanno fatto tre ragazzi giovani, autori di tre canzoni del mio album di inediti, scelti proprio perché hanno saputo comunicarmi, nei bellissimi brani che ho selezionato, la passione che hanno per la musica, pur facendo mestieri diversi. Su nove pezzi ben cinque sono proprio di ragazzi che mi hanno contattata via web inviandomi i loro provini». Se si guarda indietro di cosa si pente e, invece, cosa rifarebbe altre cento volte? «Io rifarei tutto, non mi sono mai pentita delle scelte fatte, posso essere abbastanza soddisfatta della mia vita e della mia carriera, che mi ha dato tante scale da salire, ma anche tante belle soddisfazioni». Oltre alla musica lei ha maturato esperienze anche in altri settori artistici: ce n’è uno che predilige? «Facendo una classifica, direi che l’ordine è questo: musica, teatro, televisione». Ha qualche sassolino nella scarpa che si vuole togliere? «Ma no, sono serena». Tra i suoi attuali amici c’è qualcuno che le era già accanto prima del suo successo? «Sì, sono molto fortunata poiché ho amici fidati e di lunga data. Inoltre ho tanti amici nuovi e numerosi fan che mi seguono sempre».
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For magazine
Foto Debora Palazzo, Hair Stilist Sergio Valente.
Ci parli del suo impegno sociale per Armonia, l’Associazione per la lotta contro i tumori al seno di cui lei è testimonial. «Lo scorso anno tramite un mio amico, il dottor Scarpanti, ho conosciuto Giorgio Macellari, primario di senologia dell’ospedale di Piacenza, che mi ha raccontato dell’associazione e del loro impegno. Mi ha chiesto di diventare la loro testimonial ed è con molto orgoglio che ho deciso di accettare e di donare a loro tutti i proventi del disco. È importante fare informazione perché la soglia del rischio per i tumori al seno si è abbassata moltissimo. Oggi le ragazze di 30 anni devono iniziare a controllarsi.
È importantissimo farlo. Le statistiche dicono che su 100 bambine che nascono oggi il 10% è a rischio tumore al seno. È una cosa angosciante, penso alla mia nipotina nata 2 mesi fa». Come donna qual è il complimento più bello che le è stato fatto? «Mi dicono spesso che sono una donna forte, molte signore e ragazze mi fermano per la strada e mi ringraziano per le mie battaglie a favore di tutte le donne».
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For magazine ARTE di Silvestro Bellobono
IL COLLE RACCONTA Il Quirinale. Dall’Unità d’Italia ai nostri giorni è la mostra dall’alto valore culturale che, attraverso fotografie, documenti e immagini, illustra 150 anni del nostro Paese, racchiusi nelle stanze della Casa di tutti gli italiani
Promossa dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica Italiana e organizzata in collaborazione con l’Associazione Civita, la mostra Il Quirinale. Dall’Unità d’Italia ai nostri giorni è il significativo apporto che l’istituzione più alta del nostro Stato intende dare alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità nazionale. L’evento viene ospitato dal 30 novembre 2011 al 17 marzo 2012, al Palazzo del Quirinale, tra il Cortile d’Onore e le sale del Piano Nobile, ed è curato da Paola Carucci e Louis Godart, con l’allestimento del maestro Luca Ronconi. L’esposizione ha come obiettivo quello di illustrare il patrimonio artistico, la politica di costante acquisizione di opere d’arte da parte dei sovrani di casa Savoia, e il successivo impegno dei Presidenti della Repubblica indirizzato allo studio, al restauro, alla scoperta, alla gestione di edifici, giardini e tesori d’arte custoditi nel Palazzo. Ma c’è anche una seconda finalità: dal punto di vista storico-istituzionale, la riflessione parte dal ruolo svolto dai Savoia (e dalle consorti dei sovrani, in particolare dalla regina Margherita) e arriva ad approfondire l’attività dei Presidenti della Repubblica. Proprio per questo motivo saranno visibili materiali e opere del Quirinale – quadri, libri e oggetti d’arte –, documenti di archivio e quotidiani, con largo uso di fotografie, registrazioni sonore e riprese cinematografiche e televisive. Il tema centrale della mostra è costituito dalla funzione di rappresentanza dell’Unità nazionale (articolo 87 della Carta costituzionale) che, dallo Statuto Albertino prima e dalla Costituzione repubblicana poi, è stato attribuito al Capo dello Stato, e naturalmente dal
Hitler e Mussolini escono dal Quirinale, 4 maggio 1938.
modo in cui tale incarico è stato ricoperto e interpretato dalle diverse personalità “salite al Colle”. Come è giusto che sia il 150° anniversario dello Stato italiano rappresenta la migliore occasione per questo approfondimento storico, politico e istituzionale, rivolto ad un ampio pubblico, ma soprattutto ai giovani e alle scuole, che potranno ammirare
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For magazine
La piazza e il Palazzo del Quirinale visti dalle Scuderie. Foto Giovanni Ricci Novara, Parigi
Pasquale Di Criscito, Ritratto della regina Margherita, 1878, olio su tela, Palazzo del Quirinale.
Atelier di Nicolas Karcher, disegno di Bronzino, Convito di Giuseppe con i fratelli, 1550-1553, arazzo, Palazzo del Quirinale.
il materiale iconografico e i documenti provenienti dall’Archivio Centrale dello Stato, dall’Istituto Luce, dalle Teche Rai e da altri archivi, musei e istituzioni. Ma su tutto dominano le fonti documentali conservate presso il Palazzo del Quirinale, il luogo
simbolico eletto a “Casa degli italiani”: edificato dai papi nel 1583, è diventato nel 1870 residenza dei sovrani d’Italia e dal 1 gennaio 1948 è sede della Presidenza della Repubblica.
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For SORPRESE magazine
Febbraio. Mary Ballatori e Valentina Vidal
Non arrendersi mai “Donne che vincono” non è il solito calendario, ma dodici scatti di Tiziana Luxardo per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tutela della salute delle donne sul luogo di lavoro. Insolite anche le protagoniste 88 For Magazine
For magazine
Il calendario foto-biografico “Donne che Vincono”, voluto da ANMIL, INAIL e Miss Italia per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tutela della salute delle donne sul luogo di lavoro, si è avvalso della forza delle straordinarie immagini scattate da un grande nome della fotografia italiana: Tiziana Luxardo. Dodici donne che nella vita hanno vinto grazie alla loro tenacia e alla loro determinazione. Donne che sono state duramente colpite da un incidente sul lavoro e che improvvisamente hanno dovuto riprogettare totalmente la loro vita e i loro sogni, ma al contempo sono riuscite a preservare la loro femminilità e il loro ruolo all’interno della famiglia. I loro nomi: Irene Licitra, Mery Ballatori, Monica Di Martino, Roberta Figini, Siria Piccinini, Maria Pia La Torre, Monica Baroni, Daniela Pimpinelli, Saadia Halloum, Marcella Budello, Annunziata Tiberi, Elisa Pistonesi. Accanto a loro altre dodici giovani donne che hanno raggiunto il sogno di diventare Miss nel Concorso più prestigioso del nostro Paese. Due mondi che si incontrano e si uniscono con il comune obiettivo, tutto al femminile, di raccontare, attraverso immagini e storie, una dura realtà che può colpire chiunque e in qualsiasi attività lavorativa.
Le Miss (edizione 2011): Stefania Bivone (Miss Italia 2011), Irene Cioni (Miss Wella Professional, Valentina Vidal (Miss Benessere Specchiasol), Alessia Cervelli (Miss Miluna), Valentina Cammarota (Miss Curve d’Italia Elena Mirò), Mara Dall’Armellina (Miss Cinema Veribel), Maria Ludovica Perissinotto (Miss Eleganza Si è Lei), Eleonora Pierella (Miss Simpatia Esselunga), Michela Albiani (Miss Ragazza in Gambissima), Ilaria Rocchetti Miss Rocchetta Bellezza), Sophia Sergio (Miss Peugeot), Dalila Pasquariello (Miss Deborah Milano). «Per contrastare il fenomeno degli infortuni sul lavoro servono volontà, determinazione e impegno allargati e condivisi», ha dichiarato il Presidente dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro Franco Bettoni, «ma per far conoscere i risvolti nella vita di una donna all’indomani di un infortunio sul lavoro, dove al danno si aggiungono fattori di discriminazione che influiscono nella sfera sociale e lavorativa, è determinante avvalersi di sinergie straordinarie». Tiziana Luxardo ha aggiunto: «Ho trovato la bellezza dove nessuno la va a cercare e ho accettato l’invito di ANMIL a realizzare il calendario, coinvolgendo Miss Italia nel progetto perché amo ancora mettermi in gioco e vincere nuove scommesse». «Le ragazze di Miss Italia», ha spiegato Patrizia Mirigliani, organizzatrice del concorso di bellezza, «sono consapevoli che non è sufficiente una fotografia a rincuorare una madre, una sorella ferita, ma tutte insieme abbiamo la forza di pretendere il diritto a prevenire i pericoli che si annidano nei posti di lavoro».
Luglio. Monica Baroni ed Eleonora Perella
A sinistra: Patrizia Mirigliani, Franco Bettoni e Tiziana Luxardo. A destra: Miss Italia ed Elisa Pistonesi, donna infortunata che ha posato con lei nello scatto di dicembre.
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For magazine
Vicem 75 Flybridge
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For magazine YACHTING di Silvestro Bellobono
UN SOGNO SENZA CONFINI Le ultime barche, nate dal genio creativo di Linssen, Sessa e Vicem, sono delle vere e proprie “case galleggianti” extralusso, costruite con materiali pregiati e dotate di tutti i comfort per far volare la fantasia, e non solo, sulle onde più suggestive ed esotiche
91 For Magazine
For magazine Due le opzioni a disposizione per quanto riguarda il propulsore: un motore MO126K25-D a 6 cilindri e 120 hp di potenza, o due MO94K33 a 4 cilindri e 90 hp.
RANGE CRUISER 430 SEDAN VARIOTOP
Nel nuovo gioiello della Linssen bastano pochi secondi per aprire la capote sopra il salone e trasformare lo yacht in uno spettacolare open, spazioso e accogliente, munito di divano a L, cabina matrimoniale con bagno e ampie finestre luminose Linssen Yachts ha presentato la nuova linea Range Cruiser battezzando il 430 Sedan Variotop, che prosegue il formidabile sviluppo della gamma prodotta dal cantiere olandese. Firmato dalla designer Anne Elsinga, quest’ultimo modello si contraddistingue soprattutto per la grande cura dei dettagli e lo splendido uso degli spazi, capaci di regalare a questo yacht lungo 13.90 metri e largo 4.35 l’eccezionale sensazione di trovarsi di fronte a un natante di dimensioni superiori. Appena si è a bordo a colpire lo sguardo è un’ampia porta a doppia anta che permette di accedere dal pozzetto al salone, dotato di divano a L, tavolino e di una comodissima postazione di guida, progettata per navigare sempre nel massimo comfort, con qualunque condizione climatica. Linssen ha infatti previsto l’innovativo sistema VarioTop®, che
Nell’area sottocoperta troviamo un ampio tavolo con doppio divanetto, mentre a destra c’è la cucina pratica e funzionale.
consente di sfruttare al meglio quest’area della barca: infatti, con la semplice pressione dello switch presente sul cruscotto, la capote sopra al salone si apre e chiude in pochi secondi, trasformando la barca in un vero e proprio open. Lasciato il ponte principale, basta scendere tre gradini per raggiungere la zona sottocoperta, alta ben 1.97 metri e con luminosità garantita, in dinette come nel salone, da ampie finestrature laterali. Avanzando si accede poi alla zona notte: a sinistra è situata la cabina dedicata agli ospiti, munita di due letti singoli, mentre a prua è collocata la cabina armatoriale con un grande letto matrimoniale e ha accesso diretto al bagno. Per quanto riguarda le prestazioni il Range Cruiser 430 Sedan Variotop è spinto da motori diesel progettati dall’austriaca Steyr, presenti anche su alcune imbarcazioni militari, in grado di fornire alte performance, robustezza, silenziosità e bassi consumi.
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Spazio, comoditĂ , eleganza sono ben sintetizzati nella postazione di guida, pensata per poter timonare sempre nelle migliori condizioni di agio e sicurezza.
Il 430 Sedan Variotop è particolarmente spazioso: 13.90 metri di lunghezza per 4.35 di larghezza, con un pescaggio di 1.20/1.22 metri e 19,5 tonnellate di dislocamento.
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For magazine Dopo aver ricevuto lo Yacht Trophy di Cannes il vice presidente Sessa Marine, Riccardo Radice, ha dichiarato: «Questo riconoscimento premia uno sforzo strategico indispensabile alla ricerca di barche capaci di soddisfare clienti sempre più evoluti e preparati».
L’ultimo nato in casa Sessa Marine si aggiudica lo Yacht Trophy 2011 con il modello C54 nella categoria “Miglior design per sport yacht fino a 24 metri”. L’imbarcazione eccelle per comfort, luminosità, colori e linee esterne, originalità Grande successo per la Family Company Sessa Marine che di recente ha concluso la sua partecipazione alla 34esima edizione del Festival de la Plaisance di Cannes con la vittoria del premio allo yacht col miglior design. Del resto l’obiettivo del cantiere era chiaro fin dall’inizio: portare su un 54 piedi le prestazioni e lo stile caratteristici della propria ammiraglia C68, unendo le qualità di un open sportivo e performante
SESSA C54 a quelle di uno yacht elegante e confortevole. C54 nasce con al suo interno le linee fondamentali di un design incisivo ed esplosivo, dalle colorazioni beige metallizzato nelle parti calde e bianco per le parti fredde. Doppi oblò sono posti sulle murate e una grande vetrata a centro barca, in corrispondenza della cabina armatore, riprende il concetto dei tratti di successo del C68. È così che questa nuova imbarcazione presenta, tutte insieme, prestazioni eccellenti: 3 cabine, di cui una master a centro barca, dotata di locale toilette “wellness on board style”; una seduta spa posta nel bagno armatore che dà la sensazione di vivere in una barca di categoria superiore; una cucina posta al ponte inferiore, dove il main salon si arricchisce di un bar con cave à vin. A donare originalità provvedono la ricercatezza di stile e la maggior fruizione degli spazi esterni, che fanno della barca un walk-around. Infine la crew cabin, altamente rifinita a poppa, si adatta a trasformarsi in una vera e propria cabina ospiti aggiuntiva. Anche stavolta Sessa Marine ha portato in alto il valore dell’eccellenza italiana a livello internazionale.
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Il raffinatissimo tavolo da 8 posti a sedere è uno dei servizi piÚ confortevoli a bordo di Sessa C54.
La barca ospita anche una doccia dotata di cromoterapia e un bagno separato in apposita area.
C54 permette facilmente di accedere alla zona poppiera esterna verso l’immenso prendisole. Anche a prua la barca è dotata di una zona sole altrettanto ampia dove rilassarsi e godersi un meritato riposo.
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For magazine Fondata nel 1991 Vicem Yachts è da anni leader nella costruzione di lobate boat downeast style, totalmente customizzate e realizzate a mano. Il 75 Fly è lungo 24,50 metri.
VICEM 75 FLY Extralusso a bordo di questo yacht: completamente in legno di mogano il 75 Fly può ospitare fino a 12 persone in cabine spaziosissime e comode. Al suo interno mosaici di serie, una cucina griffata con ampio tavolo, un bar e un barbecue Semplice da timonare questo yacht può viaggiare oltre i 30 nodi di velocità massima, senza vibrazioni durante la crociera.
Ecco a voi 75 Flybridge, ovvero l’ennesimo modello vincente di Vicem Yachts. Si tratta di un 24 metri realizzato interamente in mogano proveniente da foreste “controllate” del Sud America, costruito totalmente a mano secondo il metodo “cold molded west epoxy system”.
Un’imbarcazione da oltre 30 nodi di velocità massima che, in virtù dei pregevoli materiali con cui è costruita, è molto più solida, esente da vibrazioni durante la crociera, e con un maggior isolamento termico, da rumori ed umidità. Un metodo di costruzione millenario ripreso
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L’intera imbarcazione è costruita in listelli di mogano sovrapposti con diverse angolature e incollati a freddo con resine epossidiche.
A bordo del 75 Fly le cabine ospiti sono: 1 Vip cabin, 1 Master e 2 Guest.
dallo storico cantiere navale turco. La Vintage Line, a cui il 75 Fly appartiene, spicca su tutti per la sua linea caratterizzata da un design classico e senza tempo, dove la sostanza e la sobrietà sono i caratteri base. In particolare questa barca, dotata di doppia motorizzazione Man da 1.550 hp totali, può ospitare 12 persone a bordo, alloggiate in quattro spaziose cabine con un’altezza interna di 2,20 metri. La master – di generose dimensioni e posta a centro barca – come ogni altra cabina è arricchita da mosaici Bisazza di serie e comodissimi
box doccia separati. La Vip cabin è posta a prua mentre le 2 guest cabin con 2 letti separati si trovano accanto ad un’area cucina incredibilmente attrezzata e marcata Miele, Gagghenau e SubZero. Il fly è dotato di bar e barbecue e di un grande tavolo con 8 posti a sedere. Mobili e pareti sono costruite totalmente in Anigre massello, un legno appartenente alla famiglia del mogano, caldo e luminoso, mentre la pavimentazione di tutto lo yacht è in Iroko.
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For magazine AUTO di Silvestro Bellobono
LA ROSSA CHE FA SOGNARE
La Ferrari 458 Spider è il fiore all’occhiello dell’eccellenza italiana. Prestazioni ultrasportive a 320 all’ora per un favoloso viaggio a cielo aperto. Chi non vorrebbe guidarla? 98 For Magazine
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Questa splendida 2 posti lunga 4,57 metri, larga 1,93 e alta 1,21, consuma relativamente poco: 11,8 litri per 100 km nel ciclo combinato. Nel look esterno le pinne sagomate rappresentano anche un elemento strutturale fungendo da roll-bar.
Presentata trionfalmente durante l’ultimo Salone Internazionale dell’Auto di Francoforte ha fatto il suo ingresso ufficiale tra i modelli in grado di far sognare tutti la nuova Ferrari 458 Spider. L’ennesima perla uscita da Maranello altro non è che la versione cabriolet della 458 Italia, con la medesima linea ultrasportiva, tant’è che a capote chiusa le differenze appaiono inavvertibili. Ma questa Spider conserva la stessa filosofia di fondo della gemella coupé. Dal Cavallino fanno sapere che «anche questo modello rende omaggio alle bellezze architettoniche e paesaggistiche del Paese». Ma scopriamola nel dettaglio. 99 For Magazine
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I sedili Racing sono comodi e rivestiti in pelle, muniti di fianchetti regolabili per non far scivolare il copro dell’automobilista.
La 458 Spider ha un motore V8 da 570 Cv a 9000 giri (Engine of the Year 2011), 540 Nm di coppia a 6000 giri, tettuccio rigido in alluminio che si ripiega in soli 14 secondi, design Pininfarina, prestazioni straordinarie (in pista arriva a 320 km l’ora), spirito d’innovazione tecnologico. Il motore è qualcosa di formidabile: l’otto cilindri a V, montato in posizione posteriore-centrale longitudinale, ha una cilindrata di 4.499 cc, iniezione diretta di benzina, potenza specifica: 127 cv/litro. Il propulsore sale e scende di giri in modo impressionante, in accelerazione passa da 0 a 100 in 3,4 secondi netti. Il cambio a doppia frizione con 7 marce è velocissimo, senza essere mai aspro, così da agevolare un rombo sonoro profondo e coinvolgente. Tutto ciò a fronte di consumi relativamente bassi per una vettura di questo livello: 11,8 litri per 100 km nel ciclo combinato. I piloti più esigenti potranno anche scegliere la versione Hele, con Start&Stop e sistemi ecologici a basso impatto ambientale per quel che attiene alle emissioni. Guidarla è un piacere senza pari. Dal punto di vista estetico, le peculiarità che contraddistinguono la 458 Italia dalla nuova Ferrari 458 Spider sono due sostegni incorporati in una concavità che si apre e si chiude a seconda delle condizioni del tettuccio rigido pieghevole. Infatti, il tetto, completamente in alluminio, pesa 25 chili in meno rispetto a quello tradizionale, ed è stato pensato per occupare poco spazio nel momento in cui viene ripiegato, a tutto vantaggio del design e dell’aerodinamica. Alzandosi e abbassandosi armonicamente in 14 secondi esatti consente a questo gioiello di trasformarsi rapidamente in un coupé, fondendosi in un unicum con il lunotto in vetro, regolabile elettricamente in altezza. Anche il comfort è garantito: la 458 Spider possiede due posti molto accoglienti, rivestiti in pelle morbida e con fianchetti regolabili per non far scivolare il copro del pilota dal sedile. Dietro agli schienali è stata posizionata una panchetta in grado di contenere anche una borsa da golf. Un ulteriore spazio per i bagagli si trova sotto il cofano anteriore. Nel complesso lo stile è quello inimitabile della Ferrari, riprogettato in chiave sportiva, del tutto simile a quello della 458
La panchettina dietro i sedili rende agevole ospitare bagagli di dimensioni moderate, come ad esempio piccole valige o borse sportive.
Italia. Ma è quando si scopre che diventa una Spider da favola. Suggestivo anche il luogo scelto per i test drive su strada, di fronte agli occhi di circa 200 giornalisti provenienti da tutto il mondo: l’Appennino Tosco-Emiliano, da Matilde di Canossa, in provincia di Reggio Emilia, a Lerici (La Spezia), passando per il mitico tragitto della crono scalata Parma-Poggio di Berceto, dove nel lontano 1919 Enzo Ferrari debuttò come pilota. Un doveroso omaggio al “Drake” che di sicuro avrebbe gradito mettersi al volante di questo bolide elegante. Proprio la guidabilità è una delle caratteristiche migliori della 458. Lo sterzo è decisamente agevole per spessore e circonferenza, smussato nella parte bassa. Selezionando il manettino, collocato sulla destra, è possibile scegliere lo stile di guida desiderato, anche in funzione delle condizioni esterne e del tipo di strada: motore, cambio, sospensioni, aderenza e reazioni della meccanica si adeguano all’opzione predefinita. Le traiettorie si impostano con esattezza e si correggono al millimetro. L’impianto frenante Brembo e le gomme Pirelli garantiscono una potenzialità della frenata da 100 km/h a 0 in soli 32 metri, offrendo una percezione di sicurezza in ogni situazione, persino nelle condizioni più insidiose di curve laterali e di difficile aderenza dovuta alla pioggia e al manto stradale scivoloso. Infatti, per quanto riguarda la tenuta, i meccanici Ferrari hanno lavorato molto sulla messa a punto delle sospensioni, che sono in grado di “leggere” la strada, prive di reazioni secche e brusche anche nei dislivelli dell’asfalto. La casa automobilistica di Maranello prevede di produrre tra i 1.500 e i 2.000 esemplari. Già lanciata in Italia, arriverà negli Stati Uniti a gennaio dove la lista d’attesa è già lunghissima. La 458 Spider è un sogno da 226.800 euro, con la storia Ferrari come valore aggiunto.
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For magazine
Il comfort di guida è garantito dallo spazio a disposizione: al volante può sistemarsi senza fatica anche un pilota oversize.
Il cofano posteriore non lascia più vedere il motore, dovendo ospitare le nuove prese d’aria. La potenza massima sprigionata dal propulsore è 570 CV (425 kW) a 9.000 giri/min.
La tenuta nelle curve più insidiose e il ridottissimo valore di rollio sono merito dei più sofisticati controlli elettronici Ferrari: dalle sospensioni SCM con nuovo software di gestione alla trasmissione F1 a doppia frizione, fino al differenziale E-Diff3.
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Giorni di tuono
Max Papis è stato l'apripista del Rally di Monza con la Toyota Camry, protagonista del campionato Nascar. Sì proprio quello dove corrono i bolidi portati sullo schermo dal film con Tom Cruise
Dagli Stati Uniti è arrivato finalmente il consenso della Nascar all'operazione, così Max Papis ha potuto fare da apripista al Rally di Monza in programma dal 25 al 27 novembre. Il pilota italiano, che dal 1996 corre con successo negli Stati Uniti, è stato grande protagonista con una Toyota Camry della Nascar Sprint Cup. Il comasco, che è testimonial di D.A.D.D., ha aderito con entusiasmo alla campagna sociale “Drivers against drug and drunk”, il progetto sociale ideato nel 2007 dalla Creo MSC del
nisseno Gaetano Migliore, per sensibilizzare i giovani, dai 13 ai 35 anni di età, sui rischi della guida sotto l’effetto di droghe e alcol. Max Papis torna in patria con la precisa intenzione di essere un ambasciatore delle corse Stock Car americane, in un teatro come quello monzese che rappresenta l'essenza della velocità. Il lombardo, che al di là dell’Oceano ha vinto due 24 Ore di Daytona, due Petit Le Mans e una 12 Ore di Sebring, dalla fine del 2008 è uno dei piloti più
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apprezati della Truck Series Camping World, con una Toyota Tundra del team Geico-Germain Racing. A Monza ha dato spettacolo con la Toyota Camry, un bolide da circa 900 Cv caratterizzato da un telaio in traliccio di tubi e con un motore V8 di 5860 cc che è capace di girare sugli speedway ad una media di 360 km/h. Per la prima volta in Italia vedremo, quindi, l’emblema delle corse americane: «Ero emozionato all’idea di tornare sulla pista di Monza con una Nascar», ha raccontato Papis «perché è la pista dove ho mosso i primi passi della mia carriera quando avevo solo 17 anni ed è il tracciato dove ho ottenuto il mio migliore risultato con una Formula 1: è accaduto nel 1995 quando con la Footwork-Hart ho concluso al settimo posto». Ma come è nata l’idea di essere al Rally di Monza? «È il richiamo di casa», ammette Max, «il non volere dimenticare le mie origini, portando a conoscenza del competente pubblico italiano una vettura del tutto inconsueta per i nostri mercati. La Toyota Camry è quella che ho usato l’anno scorso con il team Geico-Germain Racing nella Sprint Cup della Nascar, vale a dire la serie americana più importante». L’iniziativa del pilota lombardo, che è pienamente supportata da D.A.D.D., è stata aiutata direttamente dalla Nascar: al seguito di Papis nell'avventura del Rally di Monza c’erano un paio di troupe televisive americane (ESPN e Speed TV) che l’hanno seguito in tutto il week end, così come le telecamere di Sportitalia (il canale che tarsmette sia sul satellite sia sul digitale le corse Nascar). La Toyota Camry è stata preparata con un assetto studiato per i circuiti stradali: «A seguire la macchina c’erano due telaisti e due motoristi del Joe Gibbs Racing», aggiunge Papis. «Non è stato facile farla girare nei tornanti allestiti lungo le strade dell'autodromo, ma non ero preoccupato perché volevo dare spettacolo utilizzando la mostruosa potenza a disposizione». Operazione riuscita, in corsa e fuori: lo slogan “Io guido, non bevo” ha ritrovato un partner molto qualificato nel conduttore comasco che ha avuto il pieno supporto delle autorità della Nascar, ben felici di promuovere il loro campionato in un ambiente come Monza, che è l’emblema della velocità.
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For magazine RUBRICA di Luiss Life
BARCAMP ALL'ITALIANA ItaliaCamp era poco più di un progetto fino a un paio di anni fa, perlomeno nella mente dei suoi ideatori. Oggi è una realtà, una splendida realtà. Mutuato dall’analoga esperienza statunitense BarCamp, dove il concetto della “non conferenza collaborativa” incarna appieno lo spirito dell’iniziativa (gli spettatori non “vanno al cinema” ma contribuiscono a “creare” il contenuto) e utilizzando un metodo espositivo del tutto singolare, l’Associazione che oggi trova promotori e supporto in tutta la Penisola è una mosca bianca nell’interminabile amalgama di convegni e conferenze, cui a una pars destruens quasi mai ne corrisponde un’analoga costruens. La lampadina di prendere in prestito dai colleghi d’oltreoceano quest’idea rivoluzionaria si è accesa per alcuni giovani studenti della LUISS Guido Carli, i quali hanno poi deciso di renderla operativa costituendosi in associazione nel giugno 2009. Da allora non si sono più fermati. Hanno raccolto progressivamente l’adesione di studenti, ricercatori, imprenditori, liberi professionisti, riuscendo a organizzare di lì a poco un BarCamp targato LUISS, presieduto dall’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, insieme ad altre 1200 persone tra pezzi da novanta e futuri pezzi da novanta. L’anno dopo sono riusciti a presentare i loro progetti di punta dinnanzi ai ministri del Consiglio in carica, riscuotendo interesse ed entusiasmo, ricevendo il patrocinio del Consiglio stesso e addirittura il Premio di Alta Rappresentanza della Presidenza della Repubblica. I temi al centro dei dibattiti non sono semplicemente fumosi: l’economia sostenibile ne è il principale leitmotiv, unito alla ricerca di iniziative creative che inventino soluzioni o nuovi problemi da affrontare, in un’ottica di crescita e di protezione dell’ambiente. Tant’è che NEOS (nuovo) è stato il tema del concorso nell’ambito del progetto “La tua idea per il Paese”, particolarmente sostenuto dagli addetti ai lavori e dagli operatori economici. Roma, Lecce, Bruxelles e Milano sono stati i palcoscenici dove le “unconferences” di questi innovatori hanno attirato studenti, manager e curiosi. Le idee premiate si limitavano al numero di 10 per ogni BarCamp, entro limiti tematici quali scienza, tecnologia, impresa, energia, ambiente, infrastrutture, finanza, mercati, istituzioni, Pubblica Amministrazione. Delle 40 idee finaliste ne è stata fatta un’ulteriore selezione da parte del Comitato Strategico dell’Associazione, che ha il compito di porre solo 10 intuizioni finali all’attenzione dei possibili finanziatori, i cosiddetti “Italia Units”. Il seguito è concreto, dunque: alla pars destruens (“innovare è distruggere”, mi pare d’aver sentito dire) segue effettivamente una pars costruens: l’argent, detto alla francese, di colui che finanzia l’intuizione, per fare dell’idea un progetto, e del progetto un prodotto o un servizio. L’obiettivo è tangibile. Al pari delle colleghe statunitensi e internazionali, le “unconferences” italiane prevedono una collaborazione proficua da parte di tutti: staff, ricercatori, promotori, studenti, esponenti dell’imprenditoria italiana, personalità istituzionali e docenti universitari, nell’ottica della realizzazione dell’idea stessa di creare-presentare-discutere-innovare”. ItaliaCamp si propone
di realizzare una rete, un network dai tanti centri nevralgici che si incontrano, interagiscono e si completano a vicenda, col fine ultimo di proporre e rintracciare un interesse concreto da parte di chi tiene per le redini la macchina economica e istituzionale italiana. Un progetto di edificante collaborazione tra le varie realizzazioni sparse per la Penisola, che darebbe una direzione più chiara e visibile: l’unione fa la forza. L’11 novembre 2011 ha avuto luogo la premiazione delle 11 idee vincitrici per il progetto “La tua idea per il Paese” presso i palazzi della Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla presenza del suo presidente e maggiore sostenitore Pier Luigi Celli, amministratore delegato della LUISS, quella del presidente onorario Gianni Letta, sottosegretario uscente alla Presidenza del Consiglio, quella dell’attuale sottosegretario Antonio Catricalà ed infine dinnanzi ai vari Ceo di Sisal, Ferrovie dello Stato, Intesa San Paolo, Rcs Mediagroup, Poste Italiane ecc. Studenti, professionisti e curiosi hanno completato il quadro della platea. Un evento degno delle più rosee aspettative di Tim O’Really, editore statunitense e ideatore dei FooCamp: spazi di dialogo simili ai BarCamp cui la partecipazione è però riservata agli invitati. ItaliaCamp, dal canto suo, apre invece le porte a tutti, per dare sfoggio di ciò che ha saputo costruire in così pochi anni. L’idea adesso è realtà.
See you Giovanni Pignatiello giovipigna@gmail.com
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IN FORMA con Jill Cooper
a natale mangia tutto! ma… Durante le festività si può fare qualche strappo alla regola ma con giudizio, scegliendo i giorni esatti di stravizi e senza ansie. Basterà poco per tornare in forma Arrivano le feste e con esse di sicuro qualche sgarro a tavola. Fallo! Sì, hai capito bene: fallo, ma fallo bene! È Natale perbacco! Credo fermamente che sia importante togliersi qualche sfizio ogni tanto, specialmente durante le vacanze, per dare un segno vero e proprio di riposo al corpo. Ma prima di prendermi troppo alla lettera, per evitare accumuli di grasso in eccesso, sappi che c’è il trucco e sta nel come farlo. Durante le feste è fondamentale che anche la mente si rilassi: basta con l’ansia perenne della dieta! Neanche gli sportivi professionisti stanno sempre a stecchetto. Questo non significa, però, che ogni giorno delle feste di Natale deve essere passato tra dolci, frutta secca e panettoni. Se vuoi vivere serenamente le vacanze natalizie tira fuori un bella agenda e decidi volutamente, prima delle feste, quali saranno i tuoi giorni di sfogo totale. Il cenone della vigilia di Natale e la sera di San Silvestro saranno probabilmente più leggeri degli altri pasti in quanto a base di pesce. Potresti dedicarti un giorno libero proprio a Natale stesso, o il giorno delle tombolate tra amici e pasticcini a Santo Stefano. Ma, una volta deciso, non angosciarti con i sensi di colpa per aver mangiato a dismisura. La serenità della tua decisione rende anche il benessere del corpo più equilibrato e longevo. Un altro suggerimento importante è di fare uno strappo alla regola solo ed esclusivamente con i cibi che ti soddisfano al mille per mille. Invece di comprare un panettone commerciale è meglio prenderne uno di pasticceria fatto a regola d’arte. Torrone? Ordinalo a un artigiano di Catania, una squisitezza! Insomma, se devi farlo, fallo bene, o no? Il gioco deve valere la candela. Poi non dimenticare di allenarti, magari prima dei pasti, o nei ritagli di tempo che sicuramente avrai, considerando che sei in vacanza. Mezz’ora di corsa, una lezione in palestra, un bel dvd di allenamento, qualunque cosa che ti faccia muovere almeno 30 minuti al giorno va bene. Anche una sana camminata post-pranzo aiuta a digerire. Tenta di mangiare qualcosa di fresco e molto colorato prima di ingozzarti con i cibi proibiti. Carote, rafano, insalate e verdure crude lanciano al corpo il segnale di aumentare i livelli di tolleranza inte-
stinale, aiutandoti ad evitare fastidiosi sensi di pesantezza dopo il pasto. Per ultimo, sappi che con molta probabilità uscirai dalle feste con qualche chiletto in più. Non temere, né avvilirti per questo motivo. La vita regolare del dopo feste ti rimetterà in riga prima di quanto potresti immaginare. Per vivere bene cerca l’equilibrio tra i momenti di movimento e quelli di puro godimento, e non inseguire la perfezione rigida in tutto, perché solo così il resto diventa un gioco da ragazzi. Tanti Auguri dalla Tua Personal Jill.
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For unamagazine lettura per lasciar traccia… di Donatella Vilonna
RITRATTI IN PAROLE “Jasper Gwyn diceva che tutti siamo qualche pagina di un libro, ma di un libro che nessuno ha mai scritto e che invano cerchiamo negli scaffali della nostra mente. Mi disse che quello che cercava di fare era scrivere quel libro per la gente che andava da lui. Le pagine giuste. Era sicuro di poterci riuscire” Alessandro Baricco, scrittore torinese, è già in vetta alle classifiche con il suo ultimo romanzo Mr Gwyn. Jasper Gwyn è uno scrittore sulla cresta dell’onda, riconosciuto dal pubblico e rispettato da gran parte della critica. Vive a Londra. Ha un particolare talento nei suoi racconti, ha la capacità di immedesimarsi nelle persone e ricostruire generosamente i loro sentimenti. “Sembrava conoscere le parole che ognuno avrebbe detto, e pensare in anticipo i pensieri di ciascuno”. È un artista unico, maestro di dettagli e di sottrazioni. All’età di 43 anni decide di smettere di scrivere.“Jasper Gwyn ebbe d’un tratto la limpida sensazione che quanto faceva ogni giorno per guadagnarsi da vivere non era più adatto a lui”. Mr Gwyn scrive un articolo per il Guardian in cui elenca una lista di cinquantadue cose che si ripromette di non fare mai più. E l’ultima è proprio: scrivere libri. “La sua brillante carriera era già finita”. Tom, il suo agente e amico, rimane sconcertato da quell’articolo. Jasper pensa che il giorno in cui ha smesso di fare lo scrittore sia il più brutto, che non avrebbe più avuto alcuna ragione di lavorare con Tom, e che non l’avrebbe più inseguito con le sue innumerevoli telefonate. Si era affezionato. “Tom non era solo il suo agente, era l’uomo che l’aveva scoperto, dodici anni prima”. Con il passare del tempo prevale in Jasper una forma di inquietudine, di disagio, mai provata prima, gli manca il gesto di scrivere e “la quotidiana cura con cui mettere in ordine pensieri nella forma rettilinea di una frase. Non se l’aspettava, e questo lo fece riflettere”. Pensa allora di escogitare un modo per poter continuare a vivere di scrittura, tenendo sempre fede alla promessa fatta di smettere coi libri. Gli viene in mente che avrebbe potuto fare il copista, fare cioè ritratti di persone attraverso l’utilizzo di parole, combinare con elegante purezza la tecnica pittorica e quella narrativa. Jasper decide così di “scrivere” dei ritratti. Scrivere un pezzo di una storia, una scena, come fosse un frammento di un libro. In questo percorso di riscoperta e riconquista della propria vita, lo accompagna Rebecca la stagista del suo agente, la prima a posare nuda per lui. “Quel che vorrei è che lei venisse lì, quattro ore al giorno per una trentina di giorni, dalle quattro del pomeriggio alle otto di sera. Senza mai saltare un giorno, neanche la domenica”. E sarà proprio lei che, diventata sua assistente e sua complice, si farà
carico di raccogliere e ricomporre i pezzi di un puzzle, che l’avrebbe condotta sulle tracce del mistero di Mr Gwyn. “Jasper Gwyn diceva che tutti siamo qualche pagina di un libro, ma di un libro che nessuno ha mai scritto e che invano cerchiamo negli scaffali della nostra mente. Mi disse che quello che cercava di fare era scrivere quel libro per la gente che andava da lui. Le pagine giuste. Era sicuro di poterci riuscire”. Rebecca con tenacia e devozione ricompone l’enigma per arrivare a una ardita e luminosa realtà. “L’ho fatto volentieri, io ci sono stata nella luce delle sue lampadine. È una luce che è molto difficile dimenticare”.
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Mr Gwyn di Alessandro Baricco Feltrinelli, euro 11,90
L’ANGOLO DEL BENESSERE
For magazine
di Elda Bertoli
LA GIOVINEZZA È IN TAVOLA Secondo il professor Cestaro la gratificazione del gusto può incidere positivamente sull’organismo, agendo da elisir di lunga vita. Ma attenzione alle diete fai da te! C’è qualcosa di magico nello stare a tavola, un fluido che unisce, che aiuta a comunicare e a condividere emozioni. Al ristorante con gli amici o a casa tutti insieme per la cena. E nelle occasioni importanti che si fa? La festa di compleanno, il banchetto nuziale e, tra non molto, il pranzo di Natale, il cenone di S. Silvestro. Sempre tutti intorno a una bella tavola imbandita a gustare insieme ai cibi il piacere di stare uniti. Si comincia a pregustare il bello e il buono della cucina già quando si fa la spesa, nello scegliere i cibi, nel pensare ai gusti dei commensali. Quasi mai si mangia solo per soddisfare la fame biologica, ma tra gli aspetti positivi della buona tavola si nascondono le insidie di comportamenti che possono indurre disturbi più o meno gravi: mangiare emozionale (o abbuffata compulsiva), sovrappeso, obesità e altro. Facciamo attenzione! Seguire una corretta alimentazione, secondo il professor Benvenuto Cestaro, direttore del Dipartimento di Scienze dell’Alimentazione dell’Università Statale di Milano, è dunque molto importante per la buona salute, a tutte le età, per prevenire possibili problemi, vivere bene e disporre di quella carica energetica indispensabile per affrontare con slancio ed entusiasmo le nostre giornate. Bisogna combattere la monotonia, ma l’alimentazione deve essere va-
ria ed equilibrata e deve contenere tutti i principi nutritivi necessari all’organismo. Carboidrati e proteine vanno bene nella giusta misura, ma soprattutto tanta frutta e verdura per nutrire al meglio il nostro corpo, apportare quanta più acqua possibile, e garantire vitamine e sali minerali. Consideriamo anche l’opportunità di personalizzare la dieta, tenendo conto delle esigenze e abitudini di vita delle persone, del tipo di attività che si svolge e delle implicazioni psicologiche che possono indurre, tendenzialmente, a eccedere nell’assunzione del cibo. Ricordiamo sempre che il nostro benessere psicofisico può iniziare a tavola; inoltre, un sano e corretto uso del cibo può essere davvero un elisir di giovinezza. Non si deve neppure trascurare la soddisfazione del gusto, perché la gratificazione che ne deriva può incidere positivamente sul tono dell’umore e su alcuni parametri biochimici dell’organismo. Su un altro punto c’è ampio consenso: le diete dimagranti drastiche sono inutili, sostiene Cestaro, e spesso anche dannose. Occhio alla bilancia, dunque, ma senza troppa fretta e con un po’ di elasticità. Per soddisfare esigenze e gusti personali, parliamo di alcune diete particolari, quali la dieta zona, la dieta del minestrone, quella vegetariana. I nutrizionisti più aggiornati ci dicono anche che un buon gelato può sostituire 107 For Magazine
un pasto tradizionale. Parliamo poi di micronutrienti e integratori alimentari, che assunti correttamente e nei casi indicati, possono ottimizzare gli apporti nutrizionali e migliorare il metabolismo e le funzioni dell’organismo, o più semplicemente favorire lo stato di benessere se presentano anche un’adeguata componente vegetale. Un cenno particolare merita anche il pesce nella dieta, continua il professor Cestaro, e la funzione degli omega 3, preziosi alleati che tengono sotto controllo il tasso di colesterolo nel sangue. Gli aiuti e i consigli preziosi degli esperti in materia consistono, soprattutto, nelle prescrizioni di diete mirate e personalizzate, che ognuno di noi deve necessariamente farsi indicare da un medico specialista. Teniamo presente che micronutrienti e integratori alimentari devono essere assunti solo se previsti dal medico, che può giudicarne la validità eventuale e scegliere quelli più adatti a noi. Facciamo quindi attenzione alle diete fai da te e ai farmaci presi senza controllo medico. Capsule, gocce e rimedi non prescritti non danno mai risultati buoni. Il discorso vale anche per l’apporto di vitamine e minerali che andrebbero assunti con la dieta, ma che possono essere eventualmente integrati da una precisa e mirata prescrizione medicospecialistica.
ForIntervista magazine di Silvestro Bellobono
Un uomo DOP Dalle sue critiche dipende il successo o meno di molte attivitĂ eno-gastronomiche. Giornalista, scrittore, conduttore Tv, Edoardo Raspelli, che ha festeggiato le 400 puntate di Melaverde, ci regala consigli preziosi per il pranzo di Natale e il cenone di Capodanno con una guida ai migliori alberghi e ristoranti di Roma e Milano 108 For Magazine
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Metaforicamente seduti attorno a una tavola imbandita ci siamo fatti quattro chiacchiere con Edoardo Raspelli, che ama definirsi “un cronista della gastronomia”. Come ci spiega lui stesso. Lei viene spesso definito “il critico gastronomico più severo d’Italia”: si rispecchia in questa definizione oppure le dà fastidio? «Io mi ritengo un cronista della gastronomia, più che un critico. E chiarisco il perché. Ho cominciato a scrivere a 15 anni; a 22 sono stato assunto al Corriere della Sera diretto da Giovanni Spadolini, mi sono occupato di cronaca nera per tutti gli “anni di piombo”, sono stato il primo ad arrivare sul posto quando fu assassinato il commissario Luigi Calabresi, ho seguito tante manifestazioni di protesta dei giovani e degli operai. Poi, nel 1975, il direttore del Corriere dell’Informazione, Cesare Lanza, mi ordinò di occuparmi di gastronomia, ma con l’idea di farmi scrivere anche le stroncature. E così feci. Iniziai a riferire tutto quello che vedevo nei ristoranti, a partire dai difetti: il dito del cameriere nel piatto di pasta, le forchette sporche e incrostate, la poca igiene dei cuochi. In pratica facevo cronaca. E dopo 36 anni lo faccio ancora. Mi misi a raccontare tutto ciò che avveniva nei ristoranti, incluse le cose negative che riportavo nella mia rubrica “Il faccino nero”. E ho stroncato anche i migliori luoghi di ristoro di Roma, Milano e delle altre grandi città». La sua sincerità nei giudizi le ha creato non pochi nemici: si pente di qualche commento troppo “piccante”? «No, non mi pento affatto, perché erano e sono tuttora solo pareri personali. Io pago sempre nei posti dove mangio, quindi posso esprimere liberamente un giudizio. Sono stato corretto in ogni situazione, e infatti i tribunali mi hanno assolto: ho preso venticinque querele, tutte vinte. Più una corona di fiori che mi venne recapitata come messaggio piuttosto chiaro dopo una mia recensione negativa. La catena di fast food McDonald’s mi ha chiesto 25mila dollari di danni, un’altra causa l’ho vinta contro lo zio del nuotatore Massimiliano Rosolino che ha una trattoria a Napoli. La giustizia mi ha sempre dato ragione, il che significa che non sono io a sbagliare ma gli altri ad essere troppo permalosi». Qual è il segreto del suo successo? «In Italia non esiste una rubrica in cui si possa liberamente criticare ristoranti, alberghi, locali. È consentito criticare tutto, dalla politica allo sport, dal calciatore al tennista. Ma non una parola fuori posto sul settore alberghiero e della ristorazione. Io sono l’unico in Italia che lo fa. I miei lettori e il mio pubblico lo hanno capito». Quanto è importante la passione nel suo mestiere? «La passione è tutto. Io adoro fare il cronista: ho solo cambiato il soggetto delle mie cronache. Racconto tutto ciò che c’è intorno, non solo il menù che cambia ogni settimana. Inoltre, dieci anni fa ho avuto un infarto, poi ho rischiato di perdere un rene, in seguito ho dovuto fare un bendaggio gastrico per dimagrire, e ora devo mangiare lentamente, col cucchiaino e aiutarmi con bevande digestive. Insomma, faccio tutto per il mio lavoro». Melaverde è arrivata a festeggiare la puntata numero 400: qual è la prima riflessione che le viene in mente? «Questo programma è nato per caso e ora ci apprestiamo a chiudere in bellezza il 2011. All’inizio lo share della trasmissione su Rete 4 era
Edoardo Raspettli e Ellen Hidding brindano ai successi di Melaverde.
del 2%. Poi ha cominciato a salire di anno in anno, toccando punte del 14%, e oggi si attesta sul 12% con una media totale di 2 milioni di telespettatori a puntata. Spesso battiamo anche i dati Auditel della prima serata di Rete 4. E soprattutto costiamo all’azienda quattro lire. Siamo una piccola squadra, ma molto impegnata e affiatata». Ci spieghi in poche parole perché Melaverde piace tanto al pubblico italiano? «Per la semplicità. Per le storie affascinanti che raccontiamo. Per l’amore che abbiamo rivolto all’agricoltura, alla montagna, all’ambiente». Nel suo stile di conduzione del programma si ispira a qualcuno? «No, non mi rifaccio a nessuno in particolare. Seguo le indicazioni dello staff di Melaverde. Però c’è di bello che mi emoziono ancora: prima di andare in onda mi sale sempre un po’ di paura e di ansia. Poi mi rilasso. Io sono vanitoso, ma non me la tiro. Inoltre sono molto vero, riesco a coinvolgere il pubblico e a trasmettere le mie emozioni. Ad esempio, amo gli animali, e quando ne inquadriamo uno in trasmissione io mi soffermo ad accarezzarlo divertito. Il telespettatore da casa lo percepisce. Infine, Melaverde ha una gag finale a cui io e Ellen Hidding ci prestiamo simpaticamente: è una cosa che diverte e fa sorridere. L’ironia è importante, perché la gente è stufa di programmi inutili e artificiali».
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«Clementine del Golfo di Taranto, arance rosse di Sicilia, uva da tavola di Puglia». Panettoni, pandori, torroni: cosa ci può dire in proposito? «Panettone veneto, torrone di mandorle sempre veneto. Cose semplici, che poi tuttavia si possono guarnire e arricchire ulteriormente». Quali bevande dovrebbero accompagnare tale banchetto? «I vini più buoni non si trovano solo in Italia, una riserva di champagne è sempre meglio dello spumante nostrano, che pure è ottimo. Io adoro i vini bianchi italiani, i rossi piemontesi e toscani, e i vini della Sicilia». C’è un piatto che lei detesta proprio vedere in tavola a Natale? «I salumi industriali e le cose false, come le mozzarelle di latte di cui non è indicata la provenienza».
Per sua stessa ammissione Raspelli (62 anni) ha un debole per il pesce fresco pescato: spigole e orate su tutto.
Lei ha maturato numerose esperienze televisive (Che fai, mangi?, Eat Parade, Fenomeni, Attenti al lupo). C’è un programma che le piacerebbe condurre? «Di sicuro Striscia la Notizia, il Festival di Sanremo, un bel talk show in cui parlare di tutto, non solo di cucina». Ci dia qualche consiglio. Secondo lei quale piatto non può assolutamente mancare sulla tavola imbandita per questo Natale? Lei quale menu suggerisce alle famiglie italiane? «Faccio subito una premessa: il menu di Natale facciamolo in casa. I ristoranti sono un terno al lotto. Invece in famiglia ci si può divertire ad assemblare piatti a proprio piacimento. Io partirei con un antipasto di pesce crudo, e poi magari i gamberi rossi di Sicilia, che io adoro, ma vanno bene anche di altre località del Tirreno. Il primo piatto deve essere legato ai sapori della propria tradizione, cioè dei luoghi in cui si vive oppure dei paesi di origine. Si può anche fare un misto tra le proprie usanze e quelle degli altri. Può andare ugualmente bene un agnolotto di carne alla piemontese o il raviolo della tradizione di Parma. Come secondo piatto consiglio pesce fresco pescato: spigole oppure orate cotte a vapore e condite con maionese fatta in casa e un goccio di olio extravergine. Per chi predilige la carne opterei per tacchino o pollo arrosto. Cose semplici e ruspanti, niente raffinatezze. E, mi raccomando, prodotti italiani a denominazione di origine protetta». E chi volesse qualcosa di sfizioso? «Salmone affumicato o caviale italiano, che è una botta di vita!». Per i formaggi e latticini ha qualche preferenza? «Suggerisco un bel piatto di formaggio Bettellmatt, che è il nome di un alpeggio in Svizzera, ma il prodotto è tipico dell’Alto Piemonte. E poi la mozzarella di bufala, ma che sia autentica bufala». E per i contorni? «Qualunque cosa purché condita con oli italiani: della Toscana, della Puglia, della Liguria. Il nostro Paese è un grande uliveto e un grande vigneto da cui attingere». Che tipo di frutta è bene prediligere in questa occasione?
Ci indichi il piatto più costoso per chi non vuole badare a spese e il piatto più povero per chi deve fare di necessità virtù. «Il più costoso è senza dubbio il salmone iraniano o russo. E anche la vodka russa. Per il più povero direi un buon cotechino precotto acquistato al supermarket». Qual è il regalo culinario più idoneo da portare quando si è ospiti a Natale? «Di certo il piatto tipico della propria terra. Io lo consiglio sempre. Il mio slogan preferito è “terra, territorio e tradizioni”. Non c’è niente di meglio». Cosa è più indicato per una cena romantica a due? «Un bel lettone… ». A questo punto ci dica anche come deve essere il cenone di Capodanno… «Personalmente gradirei mangiare per antipasto gamberi rossi di Sicilia crudi, fettine di carpaccio di spigola, o di pesce spada, capesante al forno, acciughe di Monterosso. Come primo piatto suggerisco tortellini mantovani al burro fuso, che sono un po’ dolciastri, poi tortellini al ragù alla bolognese, o in alternativa lasagne alla bolognese. Per secondo spigola pescata al sale o al forno, cotechino e zampone, spinaci, purè e lenticchie come contorno, oltre ovviamente ad un’insalata mista verde con aceto balsamico di Modena. Come frutta secca direi noci, arachidi e nocciole. Infine, per dolce panettone farcito di uvetta, cassata e cannoli di Sicilia». Qual è il luogo più indicato per trascorrere il veglione di San Silvestro? «Per il 31 dicembre è preferibile stare in casa, nel calore della famiglia, con parenti, amici e bambini. Io adoro i locali, ma c’è tempo tutto l’anno per andarci. Cene e feste familiari sono le migliori». E lei dove passerà le prossime festività? «Di solito, tutti gli anni io sto con mia moglie e i nostri amici, mentre i miei figli, che sono grandicelli, stanno per conto loro. Ma quest’anno, dopo tanti anni, ho deciso di fare un’eccezione e di stare soltanto con la mia famiglia, io, mia moglie e i miei figli in una grande città all’estero: andremo a Barcellona».
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A tavola con Raspelli
Il meglio di Milano
Il meglio di Roma Ci suggerisca il migliore ristorante dove mangiare a Roma. «La Pergola Hotel Cavalieri Hilton, a Monte Mario, grazie alle creazioni del cuoco tedesco Heinz Beck». Quali sono i ristoranti di lusso davvero imperdibili? «Il Mirabelle dell’Hotel Splendide Royal in via di Porta Pinciana, un albergo di lusso con ristorante gestito da un grande ristoratore: Bruno Borghesi». E quelli meno famosi dove però la qualità è ottima? «La buona cucina della trattoria Sora Lella sull’isola Tiberina, gestita da Aldo Trabalza, figlio della famosa Lella Fabrizi». C’è un posto dove si mangia bene e si paga poco? «Tutte le trattorie storiche che privilegiano i prodotti tradizionali. Roma ha la fortuna di avere ancora le trattorie dove si può trovare sempre un piatto di carbonara, di pajata, di amatriciana». Il principale pregio della ristorazione romana? «La varietà. Roma è la capitale della gola, ha una grande cucina che mescola tradizione, territorio, prodotti della campagna, il pesce di Anzio e in generale di tutto il litorale in provincia». E il difetto peggiore? «Il servizio, che è un po’ troppo… alla romana. Purtroppo nella Capitale c’è la “ristorazione dell’obbligo”, cioè ogni pretesto è buono per andare a mangiare fuori, quindi i locali sono molto frequentati e il servizio lascia spesso a desiderare». Parliamo di alberghi: a Roma è opportuno andare a …? «Hotel Cavalieri Hilton, Il Pagliaccio, Agata e Romeo, Hotel De Russie, Hotel Splendide Royal». A Roma quali sono per lei le discoteche più “in” dove festeggiare e divertirsi? «La Cabala all’Hostaria dell’Orso».
Ci suggerisca il migliore ristorante dove mangiare a Milano. «Aimo e Nadia. Ma anche Cracco e Trussardi». Quali sono i ristoranti di lusso davvero imperdibili? «Cracco di sicuro». E quelli meno famosi dove però la qualità è ottima? «A prezzi buoni c’è il Matarel in corso Garibaldi». C’è un posto dove si mangia bene e si paga poco? «Per risparmiare meglio andare negli agriturismi, nelle campagne intorno a Milano. Per esempio alla Cascina Madonnina, che si trova a soli 10 minuti d’auto dalla Fiera di Milano-Rho. Con 25 euro si mangia bene, è un posto ruspante». Il principale pregio della ristorazione milanese? «Milano è la capitale economica d’Italia. Di conseguenza c’è un’abbondante disponibilità di spesa». E il difetto peggiore? «Non ci sono più i luoghi dove mangiare i piatti tipici della tradizione, che però si possono trovare nel resto della Lombardia». Parliamo di alberghi: a Milano è opportuno andare a …? «Hotel Principe di Savoia a due passi dal centro, Bulgari Hotel, Hotel Four Seasons». A Milano quali sono per lei le discoteche più “in” dove festeggiare e divertirsi? «The Beach, The Club, Just Cavalli, Eleven».
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For magazine SCATTI di Bruno Oliviero
MARILù OCCHIOBUONO
È di Caserta questa bellezza mediterranea di 25 anni, nata sotto il segno del sagittario. Marilù ha degli splendidi occhi azzurri, le sue misure sono perfette (90-63-90) ed è alta 1,70 cm. Non cambierebbe nulla di lei e non vuole assomigliare a nessuno, ma desidera semplicemente essere se stessa. Il suo sogno è quello di potersi realizzare nel mondo dello spettacolo e, in tal senso, possiede già un gran pregio: la simpatia. Non si fi-
da molto delle persone, il suo uomo ideale è alto, moro e con gli occhi verdi. Odia le bugie e la sera le piace molto andare a ballare. Marilù sta lavorando in alcuni spot pubblicitari e ha già iniziato a partecipare, con ruoli minori, a due fiction-Tv. Quando le si chiede se è preda o cacciatrice risponde subito senza dubbi: cacciatrice!
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sport di Pina Bevilacqua
BOLIDI A VALLELUNGA Sul prestigioso circuito capitolino si è corsa la Superstars Series, campionato automobilistico voluto da Maurizio Flammini che sogna di portare a Roma la F1 A Vallelunga gran finale al cardiopalma e 28.000 spettatori per la Superstars Series (riservata alle auto top delle principali case) del patron Maurizio Flammini. In palio i titoli della International Series, del Campionato Italiano e della International GTSPRINT Series, incredibilmente ancora tutti da correre. Al via 8 brand. Gli ex F.1 Johnny Herbert (Mercedes), reduce da un podio ottenuto al Mugello, e Gianni Morbidelli (Audi). Michela Cerruti, la 24enne romana che sfreccia con la sua Mercedes. Prima nel weekend inaugurale di Monza. Per il Campionato Internazionale l’ha spuntata Andrea Bertolini (Swiss Team, Maserati), plurititolato FIA GT, cinque successi stagionali nella Superstars (1 Valencia, 2 Donington e 2 SpaFrancorchamps), malgrado il weekend in meno di gare all’attivo. Autore sul tracciato roma-
no di una splendida doppietta (nelle Gare 1 e 2), maturata dopo la pole position nelle qualifiche. Che ha permesso al pilota modenese, alla sua 1° stagione in Superstars, a quasi un anno di distanza dal titolo di Campione del Mondo FIA GT1, di seminare gli inseguitori, Luigi Ferrara (Mercedes) e Alberto Cerqui (BMW), alla vigilia con un vantaggio di 20 e 9 punti. Alla fine 2° e 3° sul podio. Quarto il campione uscente Thomas Biagi (BMW). «Ho passato l’inverno a lavorare duro avendo in mente una sola cosa: dovevo provare a vincere questo campionato. Ci sono riuscito, grazie ad un grande lavoro di squadra», ha commentato Bertolini dopo la vittoria. Nel Campionato Italiano Superstars, Cerqui (Team BMW Italia), il 19enne bresciano rivelazione della stagione, che all’appuntamento capitolino
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si presentava al comando, ha confermato l’ottimo trend di fine stagione, conquistando lo scudetto. Davanti a Max Pigoli (Mercedes) e Ferrara. Quarto Biagi. Quinto Bertolini. Anche il titolo della International GTSPRINT Series si è deciso solo nel round finale. Andando alla coppia Giuseppe Cirò e il venezuelano Gaetano Ardagna Perez (AF Corse, Ferrari), 1° in Gara Uno e 2° nella gara del pomeriggio. Argento per Matteo Cressoni (Ferrari). Bronzo per Niki Cadei-Fabio Mancini (Ferrari). Soddisfatto Flammini, già patron del mondiale Superbike (per moto derivate dalla serie), che, come la Superstars, non conosce crisi. L’imprenditore romano, presidente di Federlazio, ingegnere meccanico ed ex pilota di F1, ha sognato di portare a Roma il Gran Premio di Formula 1. Inutilmente.
For magazine Le giovani della Libertas San Saba
È TEMPO DI DERBY
Doppia stracittadina piena di emozioni per l’hockey prato femminile e maschile.
Ora i campionati outdoor si fermano per lasciare spazio a quelli indoor Il primo vero derby femminile degli ultimi anni conferma che l’hockey prato ormai parla romano. Al CPO dell’Acquacetosa, nella partita di andata di Coppa Italia, è stato scontro tra le campionesse della Libertas San Saba (una delle società sportive più vincenti della Capitale: 9 scudetti prato, 6 indoor, 7 Coppe Italia, 13 Coppe Europa prato, 4 indoor all’attivo), determinate ad archiviare la brutta chiusura del campionato all’aperto con la sfortunata sconfitta di Cagliari, per mano dell’Amsicora (1-0), e l’HF Roma, vogliosa di dimostrarsi più che all’altezza della concittadina illustre, seguita di un solo punto, a metà classifica. Insomma, big match, soprattutto perché preceduto, appena due settimane prima, da un altro derby, stavolta di campionato. Che le rossoblu avevano stravinto (7-1), partendo da subito con il piede giusto (dopo 2 minuti, già sul 2 a 0). Ma in coppa la Libertas, pur attaccando sempre (senza riuscire a segnare, anche per colpa di una traversa presa, un goal annullato, una superba prestazione della portiera avversaria Silvia Micalizzi), fallisce, soccombendo su un contropiede dell’HFR, andato a rete proprio con l’ex Daniela Possali. Perdendo, così, la 2° partita consecutiva per 1 a 0. Ora si va in pausa. Il ritorno di Coppa Italia si giocherà prima dell’inizio della 2° fase del campionato prato. Intanto, la qualificazione olimpica in India,
a febbraio, e il campionato indoor, dove la Libertas tenterà di risalire in A1 (l’anno scorso aveva disertato, per protestare contro la mancanza di impianti dedicati, ed era retrocessa in B!). Derby anche per l’hockey maschile. I campioni della De Sisti Roma (7 scudetti prato, 6 indoor, 2 Coppe Italia, 4 Coppe Europa prato, 1 indoor), che hanno chiuso la 1° parte del campionato all’aperto al 2° posto (insieme al Suelli, Ca), sconfitti dagli eterni rivali del Bra (Cn), capolista imbattuta, chiudono in pareggio il bilancio-andata delle stracittadine. A fine ottobre, l’HC Roma ha, infatti, vinto (4-3), malgrado l’assenza dei due nazionali Pretti e Rossi, contro la Butterfly, svoltando sul finale con le reti di Oscar Gugnoni (58’) e Federico Ardito (66’). Cancellando la sconfitta (2-3) di due settimane prima contro la Tevere Eur, allenata quest’anno dal più famoso campione giallorosso, Gianluca Cirilli. «Una prestazione inguardabile di una squadra irriconoscibile», ha commentato il presidente Enzo Corso. A settembre il 1° derby della stagione, tra Tevere e Butterfly (4° e 7° in classifica), si era chiuso con un pareggio (2 a 2), come spesso succede nelle stracittadine. Adesso anche il campionato outdoor maschile si ferma (tornerà a marzo), per lasciare spazio a quello indoor.
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For magazine I Barbari Roma Nord
FOOTBALL (ITALO)AMERICANO…
o piede Anche se è lo sport a stelle e strisce per eccellenza, da anni ha pres pure nel nostro Paese: le squadre romane dettano legge su qualsiasi campo È l’attività sportiva più popolare e seguita degli Stati Uniti, ma anche a Roma non si scherza. Del resto le 4 squadre che si diedero battaglia nel primo campionato italiano (1980), Gladiatori Roma, Lupi Roma, Diavoli Milano e Tori Torino, erano in realtà tutte romane. E questa eredità non si è persa, come dimostrano le due attese stracittadine disputatesi nella Capitale a pochi giorni di distanza. Il derby tra i Barbari Roma Nord e i Marines Lazio nell’ultima giornata della regular season del campionato College Under 21. Che comunque ha confermato, al di là del risultato, il passaggio di entrambe le formazioni romane ai play off. Un big match per la Roma della palla ovale, che all’andata, malgrado una bella
rimonta dei Barbari, si era risolto a favore dei Marines (14-19). Nella partita di ritorno, i Marines hanno bissato (33-20), forti anche della loro maggiore esperienza (da poco hanno spento le 20 candeline!). Una partita, come da pronostico, combattutissima. I Marines vanno subito in vantaggio sui ragazzi di Schollmeier, reduci dal derby vittorioso (il 2° della stagione) contro la Legio XIII, che li aveva portati al 2° posto in classifica. I Barbari archiviano gli errori, reagiscono e pareggiano. Ma nel terzo quarto di gioco i Marines allungano definitivamente. Assicurandosi un accesso di favore alla seconda fase dei campionati giovanili di football americano. Tutta romana anche la XIV Final Bowl di Flag Fo117 For Magazine
otball, che i Marines hanno vinto contro i Grizzlies (34-27), consacrandosi, per la 3° volta consecutiva, campioni d’Italia senior. Una stagione decisamente indimenticabile per Massimo Fierli & Co, che, in pochi mesi, hanno conquistato Coppa Italia, Campionato e, soprattutto, Champions Bowl, la coppa del Mondo per club di categoria, vinta a Cancun, a maggio, contro Città del Messico (35-13). Il football americano è nato nell’800, negli Usa, dal rugby a 15 (del quale conserva solo il modo di segnare i punti), grazie agli emigrati inglesi che lo importarono nel Nuovo Mondo. La lunga mancanza di regole di gioco definitive nel 1905 portò, addirittura, alla morte di 18 atleti e al ferimento di altri
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I Marines Lazio
150, facendo scoppiare un caso nazionale, del quale si dovette occupare lo stesso presidente Roosevelt. In Italia la prima partita di football si svolse a Bari, tra militari statunitensi, il 23 novembre 1944, davanti a 5.000 spettatori. Nel 1983 la nazionale azzurra vinse il 1° campionato europeo e, nel 1987, ripetendosi in Finlandia, il “Blu Team” diventò “Dream Team”, festeggiato anche dal presidente della Repubblica. Le partite di football americano, articolate in 4 tempi da 15 minuti (con un intervallo di 15 minuti fra il 2° e il 3°), vengono disputate da 2 squadre di 11 giocatori ciascuna, con un numero quasi illimitato di cambi, a causa dei tanti ruoli presenti.
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TUTTI CON LA TESTA NEL PALLONE
ni, Il calcio a 5 è sempre più protagonista tra gli sport preferiti dai roma forte di una lunga tradizione. Più recente invece il grande successo del footvolley A Roma è sempre più calcetto. Del resto, il figlio minore del calcio a 11 (minore in tutti i sensi), fatto di regole semplici, ritmo, velocità, spazi ridotti, costi accessibili e possibilità di giocare in campi coperti, è lo sport più praticato dagli italiani. A riprova di tutto questo, la Capitale ha salutato con grande entusiasmo la 1° edizione del torneo di calcio a 5 Coppa di Natale. Ideato da Zibi Boniek, indimenticabile stella del calcio mondiale ed ex giocatore di Roma e Juventus, nonché direttore sportivo del Tennis Club Parioli. Proprio dove il calcetto è nato, nel piovosissimo inverno del ’48, quando Nicola Pietrangeli ed altri 9 soci, che da giorni non potevano giocare a tennis sui campi infangati, misero da parte le racchette, smontarono la rete del centrale, con 4 giacche di tute ci fecero le porte e tirarono fuori un pallone, tra lo sconcerto dei più anziani, che lessero l’iniziativa quasi come un sacrilegio. La Coppa di Natale prevede 4 categorie: Over 60,
Over 50, Over 40 e Assoluti. Ed è articolata in play off (comprensivi di quarti di finale, semifinali e finali, con andata e ritorno) e finalissime. Vince la squadra con la migliore somma generale di risultati. Quest’anno al via, oltre al TC Parioli, il CC Aniene, il CC Lazio, il CC Roma, l’RCC Tevere Remo, il CT Eur, lo Sporting Club Eur e la Tirrenia Todaro. Insomma, la rosa dei Circoli Storici, sempre pronti a darsi battaglia con simpatia e correttezza. Una tradizione capitolina ormai consolidata e attesa, invece, è la Coppa dei Vincitori, trofeo di calcio a 5 giunto alla 3° edizione e riservato ai vincitori o finalisti, nelle rispettive categorie, dei Tornei CC Aniene (Memorial Bottai), CC Lazio (Coppa dei Canottieri) e Tevere Remo (Torneo Club Circoli Storici). Quest’anno, alla fine, gli splendidi campi dello Sporting Eur hanno visto trionfare il Reale Circolo Canottieri Tevere Remo (Over 60), il Circolo Canottieri Aniene (Over 50) e il Circolo Canottieri Roma (Over 40).
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Bene anche la Lazio Futsal, nata da un gruppo di soci del Canottieri Lazio, attualmente 2° nel campionato A2. Così come la S.S. Lazio FootVolley, generata ancora dalla passione di alcuni tesserati CC Lazio (Leonardi, Pinci, Agostinelli, Gremese, Civita, Angella), che, dopo un titolo italiano e uno europeo, ha conquistato uno storico bronzo ai mondiali di Dubai. Del resto il footvolley, conosciuto pure come calciotennis e con le stesse regole del beach volley, lo sport che ci ha fatto sognare questa estate e che ha stregato star del pallone come Ronaldo, Ronaldinho e Platini, potrebbe essere nato proprio nella Capitale, anche se la sua storia ufficiale parte dalle sabbia di Copacabana, in Brasile, 40 anni fa. Sembra, infatti, che Fulvio Bernardini, indimenticabile capitano e allenatore della Roma, portiere e allenatore della Lazio, nonché CT della nazionale, allenasse i suoi con il “calcio al volo”, molto simile all’attuale footvolley.
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LA CARICA DEI RUNNERS
Mentre a Roma si è rinnovato l’appuntamento con la Corsa dei Sant i,
oltreoceano si è disputata la 42° Maratona di New York Record di partecipanti per la 4° edizione della Corsa dei Santi, mini-maratona che parte e arriva a Piazza San Pietro nel giorno di Ognisanti, dopo aver toccato i posti più belli del centro città. Stavolta ai nastri di partenza c’erano circa 2.700 podisti per la prova competitiva di 10,5 km (l’anno passato erano in 2.000) e oltre 2.000 per quella amatoriale, di circa 3 km. Il dramma del Corno d’Africa, flagellato da carestie e siccità, e quello dei campi profughi della Somalia (dove i missionari salesiani si stanno adoperando per lo scavo di nuovi pozzi d’acqua e la distribuzione di kit alimentari di sopravvivenza) erano i temi umanitari collegati alla gara. Promossa dalla Fondazione don Bosco nel Mondo e finalizzata a favorire presso i giovani il gusto dello sport all’aperto e il rispetto dei suoi contenuti educativi (accettazione della fatica, presa di coscienza dei propri limiti, rispetto degli avversari, lealtà). Presenti anche atleti di spicco come i keniani Erastus Chirchir, Daniel Ngeno, l’algerino Tayeb Filiali, Alberto Montorio e Tiziano De Marco (entrambi Aeronautica Mi-
litare). Come l’azzurra della Forestale Ilaria Di Santo, la giovane atleta dell’Aeronautica Marica Rubino, la capitolina Tiziana Nesta e la polacca-romana Ewa Wojcieszek. Alla partenza anche Emanuele Filiberto di Savoia, con la sua carica di umanità e simpatia. Ben rappresentati i circoli sportivi romani, come il CC Lazio. All’appello dell’ormai classica del 1° novembre con Carlo Ferri (3:06:09), 1665° assoluto, 340° di categoria, e Roberto Montesi (3:49:31), 8716° assoluto e 971° di categoria. Quasi 2.600 gli atleti giunti all’arrivo. Per primo il keniano Ezekiel Meli (Virtus Lucca, 29'26"), che ha bissato il successo del 2009 e preceduto i connazionali Erastus Chirchir (30'34") e Daniel Ngeno (31'17"). Primo italiano Liberato Pellecchia (32'47", Aeronautica Militare), davanti all’aviere Alberto Montorio. Prima donna la ruandese Angeline Nyiransabimana (36'10"), davanti all’italomarocchina Touria Samiri (37'20") e ad Ilaria Di Santo (38'35", Forestale). Un popolo di runners i romani, che, come da tradizione, non si sono fatti mancare la 42°
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Maratona di New York (42 km e 152 mt, Ponte di Verrazzano/Staten Island), da percorrere in 8 ore al massimo. Vinta nella categoria handbike da Alex Zanardi (1:13:58, best assoluto della gara). Al via in 47 mila (record di partecipanti!), provenienti da 23 Paesi, tra cui l’Italia, che, con oltre 3.500 maratoneti, ha schierato la pattuglia più numerosa. Solo un centinaio i capitolini (che l’anno scorso erano oltre 300). Tra questi, Fabiano Rebecchini del Canottieri Roma. Maurizio Olivi (2:55:52), Andrea Azzolini (3:24:40, best personale) e Francesca Smiroldo (3:35:28, alla sua 1° maratona) del Canottieri Aniene. Primo il keniano Geoffrey Mutai (2:05:06), davanti al connazionale Emmanuel Mutai, all’etiope Tesegaye Kobede, e per le donne l’etiope Firehiwot Dado (2:23:15), per tre volte regina della Maratona di Roma, seguita dalla connazionale Buzunesh Deba e dalla keniana Mary Keitany. Al 36° posto la romana Franca Fiacconi (2:07:06), vincitrice a New York nel ’98.
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Gran finale sul green Si è concluso all’Olgiata il Golf Forense Più 2011, la competizione articolata in 4 tappe e aperta ad illustri avvocati, medici e giuristi appassionati di questo sport
Ultima sfida sui green tra bisturi e toghe, per il Golf Forense Più. Un collaudatissimo happening per i professionisti del diritto (avvocati, notai, magistrati, commercialisti), aperto dal 2009 anche ai medici. Una fortunata kermesse, patrocinata dalla Presidenza della Repubblica e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, articolata in 4 tappe (quest’anno Parco di Roma, Marco Simone, Acquasanta, Olgiata) e giunta alla 7° stagione. Grande motore di tutto l’avvocato Nicola Colavita, anche autore della sua formula avvincente (4 palle la migliore Stableford. Correttivo ¾ dell’hcp di gioco). Al Golf Forense si gareggia in coppia, con a bordo almeno un rappresentante delle professioni coinvolte (per le altre coppie c’è la Categoria Amici). Al termine della gara un mondanissimo ‘terzo tempo’, vera e propria novità per il mondo del golf. Che all’Olgiata Club, per l’ultima tappa, è stato memorabile. Ben 280 iscritti all’ultima gara dell’originalissimo circuito, tra cui medici importanti e giuristi illustri, a testimonianza del crescente successo della manifestazione. Sui prestigiosi fairways olgiatini, si sono imposti: nella 1° Cat. Netto, Paolo Morgera/Chiara Mantegazza (Olgiata); nella 2° Cat. Netto, Edoardo Pandolfi/Pierluigi Venneri; nella Lordo, Alessandro Licci/Chiara Bandini (Parco di Roma); nella Ladies, Virginia Votano/Maria Beatrice Andreucci (Olgiata). Premio Eleganza all’avvocato Maria Tersigni. Un riconoscimento anche al notaio Antonello Oliva, ex calciatore del Napoli di Sivori alla fine degli anni ’60. Vera e propria standing ovation per la coppia Riccardo Martino/Marco Morriale (Castelgandolfo/Casalpalocco), che ha trionfato in classifica generale, con 153 punti (39 al Parco di Roma, 40 al Marco Simone,
42 all’Acquasanta e 32 all’Olgiata). Seguita da Cinzia Pallaro/Tatiana Sourmatch, con 151 punti; Mario Zama/Antonella Greco (Marco Simone/Parco di Roma), con 142; Francesco Testa/Fabrizio Avenati (La Rossera Golf Country Club /Marco Simone), con 141; Luca Nicolao/ Giacomo Dussoni (Parco di Roma), con 140; Ernesto Merola/Massimo Barina (Olgiata/Tarquinia), con 139; Alfio Messina/Alessandra Casinelli (Parco di Roma/), con 136 punti. Appuntamento con il Golf Forense alla prossima estate per l’8° edizione.
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Alex Di Giorgio
Verso le Olimpiadi Ottimi risultati per i nuotatori delle compagini capitoline in questo avvio di stagione agonistica, con performance incoraggianti al “Memorial Giorgio Stingi” di Lame zia Si apre la delicata stagione natatoria che porterà alle Olimpiadi di Londra e i primi segnali sulla vivacità del nuoto capitolino fanno ben sperare. Al di là del fatto che, grazie alle medaglie conquistate ai mondiali di Shanghai, Federica Pellegrini (Aniene, 200 e 400 sl a Shanghai 2011, come a Roma 2009), Luca Dotto (Forestale/Larus Roma, 50 sl) e Fabio Scozzoli (Esercito/Imolanuoto, 100 rana) hanno già staccato il biglietto per Londra 2012, così come tutte e tre le staffette maschili e la mista femminile. Bagno di folla e riconoscimenti, come sempre, per Federica Pellegrini, alla sua prima uscita stagionale al IV Meeting di Nuoto “Città di Lamezia memorial Giorgio Stingi” (in ricordo del giovane fondista calabrese scomparso tragicamente nel Settembre del 2008). In Calabria, SuperFede, prima e unica donna a sfondare il muro dei 4’ nei 400 (Roma 2009), a ripetersi nei 200 e 400 in 2 mondiali consecutivi, prima italiana ad aver preso l’oro alle Olimpiadi (Pechino 2008), si è imposta nei 100 (54.68) e 200 (1.56.34), conquistando la targa dedicata a Giorgio Stingi. La fuoriclasse dell’Aniene è tornata per amore ad allenarsi a Roma (con ennesimo cambio di allenatore, adesso è Rossetto tecnico del fidanzato di Fede Filippo Magnini): «Dopo la morte di Alberto Castagnetti, colmare quel vuoto è stato difficile, ma sono contenta di tutte le scelte che ho fatto, che mi hanno sempre dato ragione» Alla competizione lametina (oltre 500 atleti, provenienti da tutta Italia,
in rappresentanza di 39 società sportive, per 1389 presenze gara), riservata alle categorie Esordienti A, Ragazzi, Juniores e Assoluti e valevole per le qualificazioni ai prossimi campionati europei, bella battaglia tra Marco Orsi (Fiamme Oro Roma) e il pluricampione mondiale Pippo Magnini (Larus Roma, bronzo alle Olimpiadi, 2 ori ed un argento ai mondiali, 2 ori mondiali vasca corta, 7 ori europei, 8 ori europei vasca corta, oro ai Giochi del Mediterraneo) nei 100 sl, con il 1° che si è affermato per un solo centesimo (48.70 contro 48.71). A Lamezia Terme (Cz), Orsi si è imposto anche nei 50 sl (3° Michele Santucci, Larus), mentre Magno (1.47.94) ha vinto i 200. Inoltre, doppietta di Fabio Scozzoli (2 argenti mondiali, un oro europeo, più uno in vasca corta), nei 50 e 100 rana (3° Daniele Cremonesi, Forum Sport Center). E nei 50 e 100 dorso (2° Fabio Laugeni, Larus, 3° Matteo Milli, Forum) per Mirco Di Tora (Fiamme Oro Roma) ed Elena Gemo (Aniene). Che ha vinto anche l’argento nei 50 farfalla (bronzo per Chiara Mazzoni, Forum). Infine, bronzo nei 200 misti per Cristiano Giacomuni (Larus). Al primo appuntamento internazionale del calendario natatorio stagionale, il prestigioso Trofeo Nico Sapio (in vasca la pluricampionessa olimpica americana in carica dei 100 dorso Nathalie Coughlin, le temibili olandesi Inge Dekker e Femke Heemskerk, la francese Camille Muffat, reduce dai 2 bronzi mondiali a Shangai nei 200 e 400, d’oro per la Pellegrini), argento
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Elena Gemo
nei 400 per Alex Di Giorgio (3'45''03), neo campione italiano assoluto dei 200 sl e frutto del vivaio Aniene. Davanti a lui solo il vicecampione Mondiale Yannick Agnel (3'42"95). Dietro, Rocco Potenza (3'45"29), giovane talento dell’Aurelia Nuoto Unicusano, alla prima esperienza sulla distanza, che intorno ai 300 mt era in testa e che, alla fine, ha seminato nuotatori del calibro di Samuel Pizzetti e Federico Colbertaldo, arrivati 4° e 5°. Nei 200 misti, argento per l’anienina Giulia De Ascentis. Al 38° Strock-Austrian, meeting internazionale in vasca corta svoltosi a Vienna, oro negli 800 sl per Martina Caramiglioli (Aurelia Nuoto Unicusano, 8'25"67). Argento nei 400 sl per Martina Rita Caramignoli (Aurelia Nuoto Unicusano,4'09"32) e nei 50 sl per Erika Ferraioli (Esercito/Forum SC, 25"17).
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Giulia De Ascentis
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Quando la vela vola
La squadra Tp52 Aniene domina la categoria Regata dimostrando il buon affiatamento raggiunto tra professionisti e grupp o di Il Tp52 Aniene 1ª Classe, con la solita formula velisti-pro e soci del Circolo Canottieri Aniene, ha iniziato con il piede giusto la stagione. Al 2° appuntamento con il 23° Campionato Invernale 2011/2012 - Trofeo Paolo Venanzangeli (il 1° è saltato per le bizze di Eolo!), a Riva di Traiano, con un vento intorno ai 10 nodi e una temperatura di quasi 20 gradi (che hanno accompagnato le 70 imbarcazioni, impegnate nelle classi Regata, Crociera e Gran Crociera), la categoria Regata è stata dominata proprio dal TP52 dell’Aniene. Che, grazie al vantaggio accumulato, ha pure vinto la classifica ORC, davanti a Zigo Zago di Marco Emili e Nautilus Wave dell’armatore romano Pino Stillitano. Mentre nella classifica IRC è arrivato 2°, dietro Talj, Swan 45 del capitolino Vittorio Ruggiero, con il tattico romano Luigi Ravioli a bordo, e davanti a un altro Swan 45, cioè Ulika di Andrea Masi, timonata da Pietro Fiammenghi. Nella categoria Crociera, successo per Twins del romano Francesco Sette, davanti a Blue Shadow di Maurizio Minafra e Vulcain di Giorgio Nardi. Nella categoria Gran Crociera, vittoria di Yemanja II di Ranieri Ricci, che ha preceduto Silmaril di Paolo Bacchelli e il romano Kermit, di Marcello Bernabucci. «È stata la prima volta che il gruppo di soci a bordo si è cimentato nei
soci a bordo
ruoli chiave, come Romano Righetti nel ruolo di Tailer, Matteo Aglietti a prua, Roberto De Felice alla tattica ed io al timone», spiega lo skipper di 1ª Classe Alessandro Maria Rinaldi. «I test con questa barca continueranno anche con l’inserimento di altri soci velisti per formare il nucleo forte del gruppo che affronterà il Campionato Italiano [a fine agosto, proprio nelle acque di Riva di Traiano, grazie all’organizzazione del locale circolo nautico e del Canottieri Aniene, ndr], che dovremo difendere». «L'integrazione con i velisti professionisti capitanati da Giorgio Martin sta procedendo benissimo, siamo quasi al loro livello!», racconta De Felice. «Testare e prendere confidenza con questa imbarcazione è una vera palestra del mare», commenta Righetti. In effetti il TP52 è una barca molto sensibile, molto veloce, praticamente una Formula 1 dell’acqua. Soddisfatto anche Vasco Vascotto (18 titoli Mondiali, 10 Europei, 23 italiani, 8 medaglie al valore sportivo, l’America’s Cup nel 2007), tesserato Aniene. Questa volta tattico dell’Rc44 Peninsula Petroleum, giunto al 3° posto nel Mondiale di Lanzarote, alle Canarie. Un bronzo pesante che corona la stagione di successi del grande anienino.
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For magazine Fabrizio Gherardi
SERVIZI VINCENTI! Non solo il Tennis Parioli sugli scudi. In questo frangente di stagione enormi soddisfazioni se le tolgono anche i campioni del Circolo Canottieri Aniene Un momento particolarmente felice per le racchette capitoline. Al Tennis Parioli si festeggiano gli ultimi grandi risultati. Gli scudetti Under 12 (Andrea Bessire, Michele Fenoaltea, Flavio Lombardo e Filippo Toscano) e Over 40 maschili (Ugo Biagianti, Giorgio Donato e Stefano Pescosolido). Il titolo di campione d’Europa dei Circoli Centenari (capitan Edoardo Mazza, Paolo Agnesi, Ugo Biagianti, Daniela Cigna, Sergio De Bac, Marco Mencaglia, Elisabetta Morici, Fabrizio Pennacchioli, Massimo Ribechi, Stefano Pescosolido, Sandrine Testud), al sodalizio bianco-verde che, pur essendo entrato nel prestigioso Club Centenari del Mondo solo nel 2006, aveva già vinto l’anno scorso e che ora vede pure il suo presidente, Maurizio Romeo, eletto nella governance del Centenary Tennis Club. A Largo De Morpurgo si festeggiano anche gli Over 45, laureatisi vicecampioni d’Italia (Edoardo Mazza, Marco Mencaglia e Massimo Ribechi), e gli Under 14, giunti in finale nazionale (Gian Marco Moroni e Federico Benedetti). Thomas Fabbiano, neo campione regionale, che ha battuto in finale il n.1 uscente Vincenzo Santopadre (6/3 6/2), tesserato Aniene. Al TC Parioli ancora soddisfazione (a testimonianza del suo ottimo vivaio) per Virginia Giustini, fresca campionessa regionale Under 14, e Michele Maria Fenoaltea, neo titolato regionale Under 12, che in semifinale ha sconfitto il pariolino Andrea Bessire e in finale il fratello di circolo Nicola Di Palma (6/2 6/4). Per Martina Caregaro, che si è aggiudicata il torneo di Dubrovnik, in Croazia, cioè il
3° titolo ITF in carriera, il 1° del 2011, e che al torneo ITF di Monastir in Tunisia si è fermata solo in semifinale, per mano della francese Estelle Guisard (4/6 6/3 6/4), vittoriosa al 1° turno sull’altra pariolina in gara, Adriana Lavoretti (6/1 6/0), che aveva superato brillantemente le qualificazioni. Per la promozione nella D1 dei campionati a squadre (Enrico Fenoaltea, Tommaso De Marco, Francesco Meneschincheri, Giovanni Obino, Matteo Venuta, seguiti da capitan Paolo Spezzi, giunti 1° già nella fase a gironi). Per Elisabetta Morici, che al Foro Italico ha conquistato il master nazionale Gran Prix 2011 Lady Over 45, battendo la giocatrice della Lombardia Elena Scola (7/5 7/6). Per Massimo Ribechi, già risultato vice campione d'Italia Over 45 nelle gare a squadre, che ha vinto il master Over 45 di singolare Città di Roma, superando in finale il pariolino Antonio Mazzoccone (6/0 1/6 7/6(2)) e in semifinale un altro compagno di circolo, Massimiliano Gatti (6/3 6/2), sui perfetti campi del Circolo Tennis Eur. Dove la coppia d’oro della Canottieri Lazio, Fabrizio Gherardi e Daniele Della Porta, si è laureata,per la 5° volta consecutiva Campione Regionale di Doppio Over 35. Ottimi responsi pure dalla serie A1. Nel torneo maschile (14 squadre al via), 3° posto e qualificazione ai play-off scudetto per il Tennis Club Parioli (nel girone 1, dietro TC Italia Forte dei Marmi e ST Bassano, quest’ultimo ricco di assi come Seppi, Lorenzi, Arnaboldi, Crugnola), l’anno scorso in semifinale. E per i campioni in carica del Circolo Ca-
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Fabrizio Gherardi e Daniele Della Porta
nottieri Aniene (nel girone 2, dietro TC Castellazzo, che può contare su Brizzi, Golubev, Vanni, Bracciali, e CT Ata Battisti), tra cui star del calibro di Potito Starace, Simone Bolelli, Flavio Cipolla, Vincenzo Santopadre. Da sottolineare l’impresa degli anienini, che nell’ultima giornata della fase a gironi hanno avuto la meglio sull’imbattuta capolista, l’ATA Battisti, imponendosi sui trentini per 4 a 2. Nel campionato A1 femminile (7 squadre, tutte inserite in un unico girone, tra cui il CT Albinea con atlete come Errani, Giovine, Gabba, Spremo al seguito, il TC Mestre con Brianti, Julia ed Evelyn Mayr, Doz, il TC Prato con Camerin, Dentoni, Kustova, Balsamo, Trevisan in forza), il Parioli ha ugualmente tutte le potenzialità per arrivare in finale e, magari, vincere, come 6 anni fa (contro il TC Viterbo, che quest’anno ha deciso di non partecipare). «Merito anche del nuovo regolamento della Federazione Italiana Tennis, che premia i Circoli che hanno negli anni investito sui vivai», spiega il capitano delle parioline Roberto Meneschincheri, vincitore con il circolo bianco-verde degli scudetti 2003, 2004 e 2005. Infatti, grazie alle disposizioni FIT, il TC Parioli, oltre all’ungherese Greta Arn (65° al mondo), a Martina Caregaro e Martina di Giuseppe, può schierare giocatrici che hanno militato per almeno 2 anni nelle
giovanili come Erika Zanchetta, Adriana Lavoretti, Beatrice Lombardo e Nastassja Burnett, l’astro nascente del tennis femminile azzurro (nel 2011, 4 titoli del circuito ITF e uno straordinario salto dal n. 732 WTA al n. 216). O atlete che possono vantare una militanza di almeno 8 anni consecutivi come Roberta Vinci. La 28enne tarantina, a Roma e al Parioli da 11 anni, 14 titoli WTA (6 in singolare e 8 in doppio) e 19 ITF (9 in singolare e 10 in doppio) all’attivo, che quest’anno ha raggiunto la vetta a Barcellona, S-Hertogenbosch e Budapest, il 3° turno a Wimbledon e i quarti al master di Toronto, agguantando la 18esima posizione della classifica mondiale (suo best ranking) e diventando la 1° tennista italiana capace di vincere 3 tornei WTA su superfici diverse nella medesima annata. Stesso discorso per la squadra maschile del Parioli, che nel campionato A1 schiera, sotto la guida dello storico capitano Ugo Biagianti e accanto a giovani leve del circolo come Thomas Fabbiano, Stefano Valenti, Francesco Bessire, giocatori fatti come l’uzbeco Farrouk Dustov, il polacco Jerzy Filip Janowicz, campioni come Stefano Pescosolido e, da quest’anno, Filippo Volandri. Il 30enne livornese professionista dal ’97, n. 73 ATP, che dal 2003 al 2007 è stato n.1 d’Italia, e nel 2006 n. 38 al mondo (suo best ranking).
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Foto C.Cecchin. Canottaggio.org ©
TRIONFI D’ACQUA Il remo capitolino si conferma in gran forma anche sul lago di Varese con ottimi piazzamenti e vittorie esaltanti, come quelle di Aniene-Fiamme Oro e Tiber Rowin g Niccolò Mornati e Lorenzo Carboncini ancora protagonisti alla 6° e penultima regata nazionale di Gran Fondo, sul lago di Varese. In acqua 637 atleti (196 donne, 441 uomini)¸ tra Ragazzi, Junior e Senior (singolo e due senza), Cadetti (quattro di coppia) e Master (quattro di coppia e otto), ben 24 le imbarcazioni Under 14 e una nutrita presenza Master, come ormai si registra in ogni competizione. Il mitico due senza Senior Aniene-Fiamme Oro, bronzo ai Mondiali e vicecampione d’Europa, ha conquista il successo di specialità rifilando oltre 30” proprio agli anienini Giuseppe De Vita e Andrea Palmisano. Doppietta Aniene pure nel due senza Junior, con l’oro di Guglielmo Cavicchioli e Luca Di Francesco, che hanno preceduto al traguardo i fratelli di circolo Carlo Portaccio e Marco Borsotti. E così, ad una regata dalla fine del Campionato (che chiuderà i battenti proprio nella Capitale), il sodalizio giallo-celeste, che ha appena inaugurato un 2° galleggiante (riservato alla sezione canoa e intitolato al socio Roberto Baldinetti), anche bronzo nell’otto Master (Adriana Tavani, Maria Rosaria Ercolani, Sabina Fazioli, Manuela Sponticcia, Veronica Bova, Assia Rosati, Antonella Lanzi, Monica Giorgirossi, Giulia Benigni tim.), è 1° nella classifica Junior maschile, 3° nella classifica Senior maschile e 1° nella classifica femminile totale. A Varese, doppietta pure per il Tiber Rowing, oro (Laura Micocci, Cristina Palazzi, Alessandra Torrini più Roberta Bedin del The Core) e bronzo (Simonetta Campo, Roberta Possenti, Cristi-
na Calò, Laura Patti) nel quattro di coppia Master. Bronzo nel quattro di coppia Under 43 per il CC Salaria (Luca Dell’Elice, Paolo Soda, Simone Stellato più Eric Panzi dell’SC Varese). Sfortunato nel quattro di coppia Over 42 l’equipaggio del Tevere Remo (Emanuele Pangrazi, Pierfrancesco Picone, Luca e Paolo Scuriatti), che ha fallito il podio per soli 2/10 di secondo, guadagnando, però, il 3° posto nella classifica generale. Nel singolo Senior, argento per la grande Erika Bello del CC Lazio. Battuta da Laura Milani (Fiamme Gialle), che 24 ore prima, sempre a Varese, aveva vinto la 12° Coppa Insubria, tradizionale rassegna invernale di fondo dedicata ai singolisti (quest’anno 97, giunti da tutta Italia). Sei km per tutte le categorie, tranne Allievi C e Cadetti, impegnati sui 4 km. Sul percorso più lungo, per i capitolini, 17° Paolo Soda (Salaria), 26° Luca Dell’Elice (Salaria), 59° Umberto Tornar (Tirrenia Todaro), 68° Riccardo Siena, (Tiber Rowing), 69° Domenico Guidoni (Tirrenia Todaro), 71° Bruno Del Fiacco (Salaria), 76° Gaetano Di Domenico (Salaria). Vincitore maschile dell’Insubria Andrea Micheletti (Canottieri Gavirate), che il giorno dopo si è anche affermato, proprio come la Milani, nel singolo Senior. Ottimi piazzamenti per gli atleti del Tevere Remo nella classifica nazionale di remoergometro (la macchina utilizzata dai canottieri per i test e, soprattutto, per gli allenamenti invernali) dopo i test obbligatori di novembre: 1° Ludovica Lucidi, 4° Simone Angeloni, 5°Alessandro Paga-
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Lorenzo Carboncini e Niccolò Mornati vittoriosi nel due senza a Varese.
Foto C.Cecchin. Canottaggio.org ©
ni, (3 atleti che possono tranquillamente aspirare alla maglia azzurra), 30esimi Romagnolo-Rossetti-Padoa, 15° Asia Puglia, 16° Arianna Di Pietro, 20° Leonardo Calabrese. Dopo 5 anni, l’Aniene (Roberto Blanda, Adriano Scardino, Claudio Petrillo, Dario Dentale, Andrea Serventi, Andrea Pignoli, Guglielmo Iannuzzi, Vittorio Coen, Gaetano Iannuzzi tim.) riconquista la Coppa Tevere (regata in otto fuori scalmo sulla distanza di 700 mt.) e sale a 13 vittorie nella classifica storica dell’ambito trofeo capitolino, giunto alla 25° edizione. Nel tratto di fiume vicino al Tirrenia Todaro, in una splendida
giornata di sole, ottimo 2° posto del Canottieri Lazio. Terzo il Tirrenia, campione uscente e organizzatore dell’evento. Sfortunata la prova del Tevere Remo (Bonacini, Cavazza, Martinelli, Celani, Centemero, Cardarelli, Scuriatti, Orefici, Sanna tim.), che ha mancato per 1/10 di secondo la finale per il 1° posto classificandosi poi 4°.
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roma people & stars & events
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CONCORSO INTERNAZIONALE DI MUSICA SACRA
Si è svolta da poco, presso la Basilica SS. XII Apostoli a Roma, la finale dell’undicesima edizione del Concorso Internazionale di Musica Sacra. Vincitori ex aequo della manifestazione canora, che ha visto iscriversi ben 117 cantanti ed esibirsi 13 finalisti, sono stati il soprano armeno Hasmik Torosyan con un inno tradizionale del XV secolo dal titolo Maria Magdalena, interpretato a cappella, e il baritono coreano Na Gunyong, che ha eseguito il brano Est ist genug dall’Elias di Felix Mendelssohn Bartholdy. Il concorso musicale vuole essere un contributo non solo alla scoperta di nuovi talenti stranieri residenti regolarmente nella Capitale, ma ha anche un obiettivo di integrazione artistica del nostro patrimonio nazionale. Soddisfatta la prestigiosa giuria presieduta da Gianni Tangucci, e il comitato d’onore che ha visto presenti in sala gli ambasciatori, presso la Santa Sede e in Italia, di oltre trenta nazioni.
I vincitori
I CAVALIERI USA A ROMA Una visita nella Capitale piena di appuntamenti quella compiuta di recente dell’Associazione che raggruppa negli Usa le personalità che sono state decorate dalla Repubblica Italiana. Per questo evento istituzionale la delegazione dell’American Society of the Italian Legions of Merit (Asilm), una delle più importanti associazioni di italoamericani, guidata dal suo presidente, il noto imprenditore newyorkese Lucio Caputo, ha avuto una serie di prestigiosi incontri internazionali. Infatti, è stata ricevuta al Quirinale dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; nella Sala degli Specchi di Palazzo Giustiniani dal presidente del Senato Renato Schifani; a Montecitorio dal presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini. Il gruppo ha partecipato a vari ricevimenti in suo onore, e ovunque si è sentito lodare per aver contribuito al successo del made in Italy negli States. Tutti i membri Asilm si sono ripromessi di tornare al più presto. Pina Bevilacqua
Il presidente della Camera Fini riceve la delegazione dell’American Society.
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SOLIDARIETÀ E MADE IN ITALY
Si è svolta da poco a Roma la seconda edizione di “Heart&Fashion”, un’iniziativa benefica ideata da Simona Travaglini in favore della Fondazione ASRALES Onlus, che supporta la ricerca della cattedra di reumatologia del policlinico Gemelli dell’Università Cattolica. Una serata all’insegna dell’impegno sociale e della promozione del made in Italy. La sclerodermia è una patologia autoimmune, che colpisce prevalentemente le donne tra i 30 e i 50 anni. La ricerca rappresenta quindi l’unica opportunità per opporsi a questa malattia. Grazie al forte impegno dell’organizzatrice Simona Travaglini, si è dato vita a questo evento di solidarietà, in cui il coinvolgimento della moda è finalizzato alla promozione dell’iniziativa e a concretizzare la raccolta fondi. Jonis Bascir, Valeria Mangani, Simona Travaglini e Valeria Oppenheimer.
GRAN GALA FOOD AND BEVERAGE Grande successo di recente alla Fiera Roma per la nuova expo B2B, dedicata al mondo del food and beverage. L’evento di sensibilizzazione e informazione è stato lanciato al Salone delle Fontane, in una serata organizzata da Donatella Gimigliano. L’iniziativa sociale, presentata dai noti giornalisti Alessandro Cecchi Paone e Raffaella Cesaroni, era dedicata al Global Compact Network Italia, presieduto dal professor Marco Frey. Il GCNI è un’organizzazione che agisce per la realizzazione di attività di promozione e diffusione del “Patto Globale” sul territorio italiano, affinché esso sia meglio conosciuto. L’obiettivo è quello di promuovere lo sviluppo della Piattaforma di Sostenibilità delle Nazioni Unite e il “Patto Globale”, ovvero la condivisione di principi universali relativi a diritti umani, lavoro, ambiente e lotta alla corruzione, lanciato dall’allora Segretario Generale dell’ONU, Kofi Annan.
Alberto Frausin, Alessandro Borghese e signora, Barbara Bouchet, Albino Ivardi Ganapini e Alessandro Circiello.
RAFFAELLO INCONTRA RAFFAELLO Proseguirà fino al 29 gennaio 2012 la mostra di pittura Raffaello incontra Raffaello, accolta alla Galleria Nazionale di Arte Antica in Palazzo Barberini. È una mostra-dossier nata da uno scambio culturale tra l’istituzione romana e il Museo Thyssen Bornemisza, che ha concesso il Ritratto di giovane di Raffaello, un dipinto intenso e intimo. Si è voluta offrire l’opportunità di conoscere questo ritratto, ma anche di poterlo mettere a confronto con la Fornarina. Molte sono infatti le ragioni che legano le due opere, risalenti all’ultima attività di Raffaello. Entrambi i dipinti sono uniti dallo stesso mistero sul soggetto: con la Fornarina siamo di fronte alla donna amata da Raffaello, almeno secondo una leggenda consolidata; sul Ritratto di giovane, rampollo adolescente di una nobile famiglia, sono state fatte varie ipotesi, tra le quali la più verosimile vedrebbe raffigurato Pier Luigi Farnese. Raffaello Sanzio, Fornarina, 1518–1519 circa.
Raffaello Sanzio, Ritratto di giovane, 1516–1517 circa.
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L’ARTE POETICA DI BRUNO FILACCHIONE Il pittore Bruno Filacchione nasce a Bagnoli del Trigno nel 1937. Trasferitosi successivamente a Roma diviene allievo di Capogrossi, Turcato, Rubino. Compie ricerche nei musei, nelle mostre d’arte e sui grandi artisti del passato. Negli anni ’80 vive una breve esperienza nella corrente della Transavanguardia, ma la sua formazione classica si consolida con la conoscenza del maestro Balthus. Vincitore di molti premi nell’Arte Contemporanea, tra i quali il recente Premio Margutta 2011, i suoi quadri sono stati esposti in numerose mostre pittoriche e spesso vengono utilizzati come copertina di volumi scientifici, l’ultimo Itinerari d’Arte Contemporanea. La lezione di Balthus torna rivisitata nelle opere di Filacchione: toni pastello e lolitismo sensuale animano le sue figure di fanciulle maliziose, la gamma coloristica risulta equilibrata e sommessa, i suoi dipinti silenziosi sono dotati di una magnifica atmosfera. Daniele Radini Tedeschi
VITA IN STUDIO DI GONZALO ORQUÍN
Manos Arriba, 2010.
Si tiene fino al 31 dicembre 2011, presso lo Studio Andrea Gobbi di Roma, in via dei Lucani, la mostra di pittura intitolata Vita in studio del pittore spagnolo Gonzalo Orquín (Siviglia, 1982), che presenta qui i risultati della sua più recente ricerca artistica. L’esposizione, curata da Lorenzo Canova e Francesco Paolo Del Re, è una galleria di ritratti di giovani in interni borghesi, e si alterna alla descrizione quasi metafisica di oggetti minuti: i “quadri di meditazione”, sono in realtà tele i cui protagonisti sono assorti in una quotidianità senza eroismo. L’arte di Gonzalo Orquín si schiude agli occhi del pubblico a partire da un luogo di osservazione privilegiato: il suo studio, dal quale egli vede passare il mondo e decantare i colori della commedia umana. Ad accompagnare l’esposizione, un catalogo con un’introduzione di Tomas Sharman e testi critici di Lorenzo Canova e Francesco Paolo Del Re.
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Ragazzo Coi Cardi, 2010
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LUOGHI, FIGURE, NATURE MORTE Dopo un lungo periodo di chiusura ha riaperto da poco la Galleria d’Arte Moderna che, nella sede museale di via Francesco Crispi, ha ospitato la mostra inaugurale Luoghi, figure, nature morte/Opere della Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, a cura di Maria Elisa Tittoni, Maria Catalano, Federica Pirani e Cinzia Virno, aperta al pubblico fino al 15 aprile 2012. Si tratta di una mostra di pittura e scultura composta da circa 140 opere, suddivise in tre sezioni tematiche (la figura, le vedute e visioni di Roma, l’oggetto), rispettivamente distribuite nei tre piani dell’edificio. Tra la serie di dipinti dedicati alla figura emergono il caposaldo di Nino Costa Alla fonte, le opere olio su tela di Scipione, Il Cardinal Decano, e di Giorgio Morandi, Natura morta, l’evocativo Il dubbio di Giacomo Balla. Tra le sculture invece spicca Bambina sulla sedia di Giacomo Manzù.
Scipione, Il Cardinal Decano, 1930.
Giorgio Morandi, Natura morta, 1932.
OSSIDIANA DI MARCO MORICI E IGNAZIO MORTELLARO Ha preso corpo all’interno della galleria CO2 Contemporary Art di Roma la mostra di scultura Marco Morici. Ignazio Mortellaro OSSIDIANA, che di recente ha proposto una selezione di lavori dei due artisti. L’ossessione per la percentuale oscura dell’Universo, che è composto da 4% di materia barionica (i nostri atomi visibili), 22% di materia oscura, 74% di energia oscura, viene qui indagata dagli artisti. Marco Morici e Ignazio Mortellaro collaborano dal 2009, e proprio per lo spazio della galleria hanno concepito un’installazione realizzata a quattro mani: la scultura di un grande scheletro metallico di un animale primordiale che viene attratto da un nucleo di ossidiana, vetro lavico di colore nero, simbolo della percentuale oscura dell’Universo, polo di attrazione magnetica di masse celesti. L’installazione rimanda rispettivamente ai bestiari di Mortellaro e alle foto di Marco Morici.
Marco Morici, Ignazio Mortellaro, 2,8 g/cm3, 2011. Foto di Ignazio Mortellaro.
Ignazio Mortellaro, Senza Titolo #1, 2011.
Ignazio Mortellaro, Senza Titolo #2, 2011.
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L’ARTE DELLA TASSIDERMIA Al Museo Civico di Zoologia di Roma, dal 2 dicembre 2011 al 15 aprile 2012, verrà presentata una interessante mostra scientifica dedicata, come esplicitato nel titolo, a L’Arte della Tassidermia. Si tratta di una speciale tecnica di imbalsamazione per la conservazione di animali morti, adottata per preservare nel tempo l’integrità dell’aspetto di un animale, bloccando i processi di decadimento e di decomposizione a scopo dimostrativo o di studio, prevalentemente per gli interessi degli studiosi e delle scienze zoologiche. Oltre 60 varietà di animali verranno esposte nella Sala della Balena, per riportare a nuova vita, grazie a questa tecnica, lupi, gorilla, uccelli esotici e tanti altri esemplari trovati morti per incidente o bracconaggio. Perché, come recita lo slogan della mostra, “quando un animale muore e niente di esso viene conservato, muore due volte”.
Puma su roccia (Corpo Forestale dello Stato, Servizio CITES)
LA MERAVIGLIOSA AVVENTURA DI ANTONIO FRANCONI
Falco giocoliere (Museo Civico di Zoologia)
Massimo Ranieri nei panni di Antonio Francioni.
Presentato poco fa alla Sala Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica, nell’ambito della sezione eventi speciali del Festival Internazionale del Film di Roma, prossimamente arriverà in sala il film La meravigliosa avventura di Antonio Franconi, scritto e diretto dal regista Luca Verdone. Protagonista indiscusso è Massimo Ranieri, che interpreta con grande energia e ricchezza di sfumature il ruolo di Antonio Franconi. Accanto a lui ci sono Orso Maria Guerrini, Ernesto Mahieux Elisabetta Rocchetti e Sonia Aquino. Quello di Verdone è il primo film italiano che, dopo molti anni, porta sullo schermo il mondo del circo e la figura di un celebre artista, Antonio Franconi, inventore di giochi equestri che ancor oggi sono rappresentati nei circhi di tutto il mondo. Gli storici del circo attribuiscono a lui il rinnovamento degli spettacoli circensi del Settecento e la fondazione del circo moderno.
Massimo Ranieri e Sonia Aquino in una scena del film
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ATTRICI EMERGENTI: ORSETTA BORGHERO Conduttrice, interprete di teatro, cinema e spot Tv: tutto questo e molto altro è Orsetta Borghero, attrice eclettica ed emergente col desiderio di affermarsi nel mondo del cinema. Di recente il sogno si è (quasi) avverato, nel senso che è stata scelta dal noto regista Giuseppe Tornatore per girare una pubblicità televisiva. Di questa esperienza la Borghero ha sottolineato come anche uno spot con il maestro siciliano sia paragonabile ad un set hollywoodiano. «Abbiamo girato per quasi un mese – ha dichiarato Orsetta – tra centinaia di comparse, luci, macchine da presa. Io arrivavo da un percorso accademico e ho sempre pensato che per fare questo lavoro bisognasse studiare. Lavorando con Tornatore ho compreso l’importanza del regista: farebbe recitare anche un pacchetto di fazzoletti. Quando ti spiega come dire una battuta non puoi sbagliare». Nel curriculum della Borghero figura anche la partecipazione al film Il cosmo sul comò (2008) con il trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo.
Franco Zeffirelli
ROMA FILM FESTIVAL OMAGGIA FRANCO ZEFFIRELLI La XVI edizione del Roma Film Festival dedica quest’anno un omaggio al maestro del nostro cinema Franco Zeffirelli. Presso la Casa del Cinema, durante una serata in suo onore gli verrà consegnato il Premio alla Carriera Roma Film Festival 2011. Oltre alle Istituzioni, interverranno tanti prestigiosi ospiti, a partire da Fanny Ardand, diretta da Zeffirelli nel 2002 in Callas Forever, fino ai tanti divi protagonisti dei suoi film e dei suoi spettacoli teatrali, amici e collaboratori tra i quali: Placido Domingo, Carla Fracci, Franco Nero, Vanessa Redgrave, Giancarlo Giannini, Katia Ricciarelli. La lunga festa dedicata al grande regista proseguirà con una retrospettiva cinematografica, alla Sala De Luxe, completa di tutti i suoi film (22 titoli) che inizierà il 19 dicembre per concludersi il 29. Dall’esordio con Camping (1957) al più recente Omaggio a Roma (2009), passando per titoli indimenticabili come La bisbetica domata (1967), Romeo e Giulietta (1968), Gesù di Nazareth (1977), Amleto (1990), Jane Eyre (1996), Un tè con Mussolini (1999), Callas Forever (2002).
Il piccolo Luigi Catani con Valeria Golino e Luca Zingaretti.
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LA KRYPTONITE NELLA BORSA Debutto alla regia per Ivan Cotroneo con il film La kryptonite nella borsa, tratto dal suo romanzo omonimo. Una commedia di formazione che fa riflettere, ironica e drammatica allo stesso tempo. Napoli 1973. Peppino, 9 anni, prova un’ammirazione smisurata per il cugino Gennaro che si crede Superman e rappresenta un punto di riferimento per il bambino, che ha alle spalle una famiglia scombinata e troppo affollata. La mamma (Valeria Golino), abbandonerà il suo ruolo di classica donna napoletana tutta casa e figli quando scoprirà che suo marito (Luca Zingaretti) la tradisce. Da qui la situazione si complica, soprattutto dopo la morte del cugino Superman che sconvolgerà Peppino, il quale si avvicinerà al mondo adulto frequentando gli zii (Cristiana Capotondi e Libero De Rienzo). Questo film descrive una Napoli degli anni ’70 pervasa dalla rivoluzione sessuale e dal boom economico, ma dominata da una visione della famiglia bigotta e lontana. Il finale è significativo e aperto all’immaginazione. Jessica Di Paolo
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A TEATRO CON ALESSIA FABIANI
La Fabiani in una scena di Se mi ammazzi… ti uccido!
In scena al Teatro Tirso de Molina, nel cuore del quartiere Parioli, fino a dicembre, la divertente opera teatrale Se mi ammazzi… ti uccido! con Alessia Fabiani, che ci racconta le sue impressioni. Ci parli di questa commedia. «Mi sono innamorata sin da subito del testo, scritto da Claudio Natili e Carlo Giustini, perché c’è un delicato humour inglese, niente volgarità ma solo battute innocenti. Si tratta di un’opera educata e sobria, che ruota intorno a interessi amorosi e a una grossa eredità. Mi piace molto il mio ruolo, quello della moglie Mirna che sfoggia il suo potere sul marito. C’è un finale a sorpresa che ovviamente non rivelerò». Cosa le ha dato questa esperienza? «Sensazioni positive. È un lavoro bellissimo. In più ho avuto il piacere di recitare con Donatella Pompadur, una persona intelligente e in gamba con la quale mi sono trovata benissimo, e con due ottimi attori come Marco Ciriaci e Angelo Grieco». Quanto è difficile lavorare in teatro in Italia? «È difficilissimo. Il teatro da noi è poco seguito perché è guardato con diffidenza dal pubblico e si crede che sia sempre legato a rappresentazioni lontane nel tempo. Invece è piacevole riscoprire un teatro moderno, fruibile da tutti, anche dai giovani, che non devono spaventarsi. Così come non deve spaventare il prezzo del biglietto. Io sin da bambina sono sempre andata a teatro e questa passione è cresciuta in me facendomi passare dalla platea al palcoscenico».
diverso, come i grandi spettacoli di varietà di una volta, quelli con la Mondaini, la Carrà e le altre che facevano sognare. Oggi non è così. C’è una stasi totale». Cosa ama fare di più fuori dal set? «Sicuramente andare a teatro, al cinema, mi piace leggere i libri e frequentare le mostre d’arte contemporanea, ma anche quella rinascimentale». Quanto conta la spontaneità nel suo mestiere? «È fondamentale. Benché poi servano anche la tecnica e il talento. Io sono sempre stata molto spontanea, forse esagerando, però questa Alessia Fabiani
Lei ha preso parte a tante trasmissioni televisive: pensa che la Tv l’abbia cambiata? «No, affatto. Anzi, ero io che volevo cambiare la Tv, ma non ci sono riuscita. La televisione mi ha dato grande popolarità, ma è stata una fase di passaggio». Quindi se oggi dovesse scegliere tra la Tv e il teatro per cosa opterebbe? «Di sicuro per il teatro. Ma anche per il cinema e la fiction che è una bella esperienza e permette di tenersi sempre in allenamento». Secondo lei perché il pubblico appare stanco degli attuali programmi Tv? «Perché è già stato fatto tutto, e mentre lo spettatore è cambiato col cambiare dei tempi, il mezzo televisivo è rimasto troppo uguale a se stesso. Per me la Tv è lo specchio della realtà: con la perdita di tanti valori sociali si è persa la voglia di immaginare qualcosa di
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peculiarità è parte del mio carattere». Ha mai percepito la sua bellezza come un limite? «Sì, purtroppo a volte è un limite per l’autoaffermazione in tante cose, non solo nel mondo dello spettacolo. Anche a scuola, per esempio, il mio aspetto fisico era causa di invidia da parte delle altre ragazze. Ma io ho imparato a conviverci e, da brava attrice, a recitare il ruolo di chi non era infastidita da ciò». Cosa può dirci della sua vita sentimentale? «Che al momento mi soddisfa pienamente».
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I CERCHI NELL’ACQUA CON ELENA RUSSO
Prossimamente in prime time su Canale 5 torna Elena Russo, con la fiction-Tv I cerchi nell’acqua, in cui interpreta il ruolo delicato della mamma di una ragazza con poteri sensitivi, coinvolta involontariamente nello svolgimento di alcune indagini su un omicidio avvenuto molti anni prima. Nel cast dello sceneggiato, diretto da Umberto Marino, ci sono Alessio Boni, Vanessa Incontrada e Paola Pitagora. Professionalmente parlando, questo è un periodo molto intenso per Elena Russo. Dopo il successo di Sangue Caldo su Canale 5, che ha contribuito ad accrescere la popolarità dell’attrice napoletana, già apparsa in pellicole importanti come Baciami piccina, Ce n’è per tutti e Baaria di Giuseppe Tornatore.
OMBRE DI GUERRA Dal 14 dicembre 2011 al 5 febbraio 2012, prestigiose e storiche immagini della mostra fotografica Ombre di guerra saranno esposte al Museo dell’Ara Pacis. 90 grandi immagini di altrettanti grandi fotografi, ognuna di esse proposta per meditare sul senso della nostra tradizione visiva e sociale, sul significato e la follia di una pratica insensata come la guerra. Queste foto, vere icone del nostro tempo, raccontano le guerre più recenti, dalla Spagna del 1936 al Libano del 2006: settanta anni di storia dell’iconografia del dolore. Si va dal soldato traumatizzato dalle bombe in Vietnam, nello scatto di Don McCullin, alla veglia funebre in Kosovo di Merillon; dalla bandiera americana piantata su Iwo Jima nella Seconda Guerra Mondiale, alle fosse comuni della Bosnia nelle foto di Gilles Press. Ombre di guerra è un progetto Contrasto che nasce su proposta dalla Fondazione Veronesi, volto alla diffusione di una cultura di pace.
Soldati dell’Esercito Sudanese di Liberazione sorpresi da una tempesta di sabbia. Darfur, Sudan, 2004. © Lynsey Addario
FOTOGRAFARE LA STORIA
Ponte Milvio
Fino al 15 gennaio 2012, al Museo di Roma Palazzo Braschi, è ospitata la mostra fotografica denominata Fotografare la storia. Stefano Lecchi e la Repubblica romana del 1849, promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale e dalla Biblioteca di Storia moderna e Contemporanea di Roma. La mostra è curata da Maria Pia Critelli della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma e da Anita Margiotta dell’Archivio Fotografico del Museo di Roma. Per la prima volta il reportage di guerra del fotografo Stefano Lecchi viene presentato nella sua quasi totale interezza, un’occasione unica per vedere le suggestive immagini dell’assedio di Roma del 1849. In esposizione 35 fotografie del 1849 e una serie di 15 istantanee scattate nell’estate 2011 da Marcello Benassai, Andrea Sabbadini e Lorenzo Scaramella negli stessi luoghi e con le stesse inquadrature delle immagini di Lecchi. Le fotografie contemporanee si prestano a un confronto immediato con quelle più antiche.
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PRATI - DELLA VITTORIA. VITA DI QUARTIERE Al Visconti Palace Hotel, a pochi passi da piazza Cavour, è stata esposta di recente la mostra fotografica Prati - Della Vittoria. Vita di quartiere dei fotoreporter Gilberto Maltinti e Lorenzo Monacelli. Prati - Della Vittoria è un quartiere dalla forte identità storica, vicinissimo al centro, amato da personalità dello spettacolo e della politica, pur essendo molto verde e residenziale, è una zona vivace ricca di negozi, locali e attività, situata lungo il Tevere fra Piazza San Pietro e il Foro Italico. In mostra 15 grandi foto (120 cm x 80 cm) in bianco e nero, esposte in occasione del Centenario Prati - Della Vittoria per raccontare i luoghi, i volti e la gente che da sempre vive o lavora nel XVII Municipio. Istantanee in un fotoracconto che offre una particolare lettura delle strade e delle persone che si muovono tra piazza Mazzini, viale delle Milizie, piazza Cavour o il Lungotevere.
Sacro Cuore in Prati di Castello
CENTO VOLTE PRIMAVERA
Veduta di Tel Aviv Foto di Viviana Tagar
Fino all’8 gennaio 2012, nella storica cornice del Museo di Roma in Trastevere, in Piazza Sant’Egidio, sarà possibile ammirare la mostra fotografica dal titolo Cento Volte Primavera. Fotografie di Tel Aviv dal 1909 ad oggi, ideata da Roly Kornblit e curata assieme a Francesca Barbi Marinetti. Si tratta di una selezione di 100 immagini stampate su carta che descrivono la città dalla sua fondazione nel 1909 ad oggi. La mostra vuole essere un racconto della quotidianità epica ed affascinate di Tel Aviv, città moderna e razionale con uno standard di vita da capitale europea, rigogliosa di cultura, arte e commercio. Tel Aviv in ebraico significa “Collina di Primavera” , ed è fra i primi centri ebraici moderni costruiti in Israele. L’esposizione si apre con le fotografie del 1909 di Avraham Soskin (1881-1973), che immortalò i primi insediamenti, e si chiude con le immagini di oggi scattate da Viviana Tagar.
A CORTINA SI RICORDA HEMINGWAY L’Hotel de la Poste di Cortina D’Ampezzo è il cuore delle celebrazioni che ripercorreranno, nei prossimi mesi, la vita e le passioni di Ernest Hemingway nel suo soggiorno presso la “Regina delle Dolomiti”. Nell’ambito di questo evento, l’hotel prediletto dal celebre scrittore americano offre i suoi spazi per ospitare una mostra fotografica, fino a Pasqua, costituita da 15 fotografie straordinarie, alcune delle quali inedite, sul soggiorno ampezzano di Hemingaway, realizzate da Ettore Sottsass, importante architetto e designer italiano, marito di Fernanda Pivano che con lui trascorse le vacanze a Cortina. Non mancheranno anche esperienze enogastronomiche in compagnia del ricordo e dei luoghi dello scrittore che tanto amava la città ampezzana. «To the Poste where we have been very happy»: questa frase è una piccola testimonianza che la dice lunga sul rapporto di Hemingway e sua moglie Mary con il Posta di Cortina.
Cortina 1948, Hotel de la Poste. Un soddisfatto Hemingway giunto al dessert. © Graziano Arici Archives, Venice
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FOTOGRAFIE AL VILLAGGIO SET’
Tano D'Amico, Torino, 1980. Cortei ai Tetti Francesi
Presentato da S.t. foto libreria galleria, negli spazi del Villaggio Set’ all’Auditorium, si è celebrato un progetto espositivo in cui confluiscono alcune mostre fotografiche del passato, e un riallestimento ad hoc delle collezioni più rappresentative della galleria. Nell’Art Gallery Area sono state affiancate foto originali di maestri italiani del Novecento, fra cui Mario Schifano, Ugo Mulas, Tazio Secchiaroli, e lavori di autori emergenti; scatti dedicati ai grandi personaggi della storia del cinema (da Audrey Hepburn a Monica Vitti, da Pier Paolo Pasolini a Marcello Mastroianni) e immagini che raccontano gli universi emergenti della contemporaneità: Cina e India. Oltre al riallestimento delle tre esposizioni fotografiche (Tano D’Amico, Olivier Thebaud, Tin Piernu/Cithra Studio) proposte qualche tempo fa.
Tano D'Amico, Bologna, 1977. Giochi in piazza Maggiore
NUOVO LIBRO DI FRANCESCA ROMANA MASSARO Ha avuto luogo recentemente, presso il Circolo Canottieri Aniene 1982 (Lungotevere dell’Acqua Acetosa), la presentazione del nuovo libro scritto dalla giornalista Francesca Romana Massaro, intitolato Il cinema come nessuno ve l’ha mai raccontato, EmmeBi Edizioni. Un libro nato dalla volontà di raccontare alcuni dei film che hanno fatto la storia del cinema italiano, attraverso i processi che li hanno interessati. Una lettura insolita della settima arte finalizzata a dar voce al lavoro di Gianni Massaro, padre della scrittrice e noto nell’ambiente come l’avvocato del cinema, per aver trattato per anni i processi legati alla censura e ai diritti d’autore. Alla presentazione, moderata dal presidente del Circolo Canottieri Giovanni Malagò, oltre all’autrice e all’editore, Marco Moschitta, erano presenti alcuni ospiti illustri come Aurelio De Laurentiis, Enrica Bonaccorti, Ricky Tognazzi, Simona e Fiamma Izzo, Enrico e Carlo Vanzina.
Francesca Romana Massaro
NOEL GALLAGHER, L’ULTIMO PREDESTINATO Nella storia della musica sono pochi gli artisti in grado di mantenere la propria creatività pulsante con il passare degli anni: Noel Gallagher appartiene a questa categoria. Sono passati oltre due anni dallo scioglimento degli Oasis (la band che lui ha lasciato dopo l’ennesimo litigio con Liam). Il fratello minore nel frattempo ha deciso di continuare con i Beady Eye, mentre ‘the Chief’ ora corre da solo. Un colpo di tosse, un rumore di spartiti che si sistemano, poi una batteria apre la strada ad un’intera orchestra sinfonica. Comincia così, con un tono un po’ epico e drammatico, il nuovo disco Noel Gallagher’s High Flying Birds, pubblicato di recente. E fin dalle prime battute viene da chiedersi se sia davvero iniziata una nuova vita artistica. Le continue liti e controversie interne agli Oasis, non solo per questioni caratteriali ma anche per un differente approccio alla musica (più ‘soft’ quello di Noel, più ‘rabbioso’ quello di Liam) avevano forse offuscato il talento e le
idee del maggiore dei Gallagher, che non era più riuscito ad assicurare al suo gruppo brani degni del passato (basti pensare a Live Forever e Wonderwall). Un occhio attento meritano i testi di questo album. Noel sembra essersi liberato dalla ‘ingombrante’ presenza della sua band e può fare di testa propria: quello che ne viene fuori sono liriche che lo riportano ai livelli dei grandi successi. Dovendo seguire solo le proprie inclinazioni musicali, il talento di Manchester sembra quindi essere tornato a dare il meglio di sé. Per quanto riguarda il sound siamo di fronte a melodie piuttosto tranquille, ad una piacevolezza che scorre via fluida. Un’atmosfera molto gradevole e curata che senza dubbio è uno degli elementi vincenti. Non si può parlare di esordio: si può solo dire “bentornato Noel”… Agostino Madonna
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Noel Gallagher
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Art Cafè
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I È stato inaugurato da pochissimo il privè firmato Zerogradi all’interno dell’Art Cafè, la discoteca più chic della Capitale. Infatti, dopo diverso tempo, Zerogradi torna al “Venerdì dell'Art”, dove tutto nacque tanti anni fa e, per dare al pubblico un assaggio della sua isola felice, quale modo migliore che ospitare tutti nel privè più esclusivo della notte? “Vittoria” è il nome di questo privè, il più elitario del locale, il più ambito dove passare la serata tra tanti amici vecchi e nuovi, il tutto garantito dall’esclusivo door selector che agevolerà unicamente la Famiglia Zerogradi. Perciò via alle danze: caricatevi per una serata che farà parlare di sé.
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Babel
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An
È stato un mese pieno di eventi esclusivi quello del Babel, che di recente ha festeggiato il suo compleanno, e l’inizio della sua quinta stagione, con la bellezza di 30 torte (una per ogni tavolo), accompagnate da champagne per tutti! Le serate poi sono proseguite con l’autentico e inconfondibile balletto Burlesque, impreziosito da trampolieri, giocolieri e fachiri mangiafuoco… Per non parlare degli appuntamenti con le guests più “in” del panorama internazionale, voci del calibro di Wendy Lewis e dj direttamente dalla Costa Smeralda. Che dire: stay tuned per tutta la stagione 2011-2012!
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Maison
Crocevia obbligato della Roma di notte è senza dubbio il Saturday night della Maison, uno tra i locali più “in” della città, fornito di un intrigante salotto bar-disco, che si snoda su tre diversi ambienti capaci di accontentare il pubblico mondano di ogni tipo e gusto. A decorare il tutto lo splendido arredo della Maison, ornata di broccati, lampadari, tendaggi ed esclusivi privè che ne fanno un luogo davvero chic. Anche questo mese, gli appuntamenti firmati Misscat, Tramp, ZeroGradi hanno fatto ballare e rallegrare una ricca community festaiola, sempre più fidelizzata alla storica discoteca. Foto di Marco Scichilone.
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Shari Vari
Dalle spoglie dell’ex Supper Club nasce Shari Vari, quello che ad oggi viene considerato il contenitore del divertimento più internazionale d’Italia. Il nome rappresenta condivisione e varietà, tutto può essere fruito dal cliente in comodità, come una vera è propria playhouse. L’arredamento che evoca una casa familiare racchiude il sapore di un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, ma che in realtà anticipa il futuro di una città che sta cambiando. La programmazione artistica copre tutta la settimana e ha titoli vari come Groovy, Amarcord e Playhouse.
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ristorante e bruschetteria al metro un ristorante raffinato per tutte le occasioni Siamo aperti dal martedĂŹ alla domenica dalle ore 18,00 e offriamo aperitivo, cena e dopocena. Organizziamo anche eventi privati.
Contatti +39.333.111.50.11, +39.06.207.27.46 info@domristorante.it www.domristorante.it
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Proseguono senza sosta e all’insegna della più sana allegria le grandi serate targate Altravida allo Spazio 900. Su tutte in questo mese spicca l’evento d’élite più cool della movida romana, quando lo Spazio 900 ha ospitato Umek, uno dei dj techno più importanti della scena mondiale, in grado di esportare la musica elettronica slovena ovunque. La sua presenza non poteva che impreziosire gli appuntamenti dell’Altravida, ormai famosa per il suo originale live show che permette di creare atmosfere inusuali e che, attraverso l’utilizzo di tecnologie sofisticate, riesce a spostare l’attenzione dello spettatore in ogni punto della discoteca.
Spazio 900
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Goa
Musica d’eccezione, divertimento sfrenato e magiche serate continuano ad allietare il Goa, il locale dalle mille facce della movida romana. Anche questo mese i più grandi artisti internazionali hanno calcato le scene della discoteca. A cominciare dalla serata Ultrabeat del giovedì, animata da Cassy e Silvie Loto, per continuare con i suoni techno di Matt John e l’hip hop di Giancarlino, e infine il sabato chiusura col botto: Sascha Funke (re delle sonorità deep house) e il mitico Claudio Coccoluto. Ma le grandi star e un pubblico scatenato infuocheranno il Goa anche nei weekend successivi.
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A novembre il giovedì targato trAmp e Zerogradi si conferma l’appuntamento più hot per chi ama la compagnia e il divertimento a due passi dal centro di Roma. L’ormai consolidato format a base di musica, svago e belle donne resta l’irrinunciabile evento della nightlife capitolina. Anche questa volta dj set rinomato e pubblico d’eccezione hanno movimentato l’esclusiva discoteca, arredata con comodi divani volti a ricreare l’atmosfera tipica di una casa accogliente, e punto di riferimento per coloro che vogliono divertirsi all’insegna della musica e delle danze. Anche per chi ha fretta e non vuole aspettare il weekend! Foto di Marco Scichilone
La Cabala
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Qual è la quale location migliore per festeggiare in compagnia i grandi eventi della Capitale? Senza dubbio il Gilda, la storica discoteca punto di ritrovo del jet set romano e non solo. Questo mese il mitico locale, in cui a fare gli onori di casa sono la pr sociologa Deborah Bettega e il pr filosofo Angelo Ciccio Nizzo, ha ospitato un parterre speciale: l’intero cast di Noi che…, gli anni migliori, l’esilarante spettacolo in scena al Salone Margherita, con Lucio Caizzi, Gabriele Greco, Massimo Di Vincenzo, le “ereditiere” Elena Ossola e Angela Tuccia, oltre alla partecipazione di cantanti come Gianni Nazzaro, Wilma Goich e Dino.
Gilda
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Room 26
Ormai collocato con pieno merito nella geografia del clubbing internazionale, il Room26 è la discoteca centro di gravità permanete della Roma by night. Il core del locale è l’impiantistica audio, come evoca lo stesso nome riferendosi alla stanza segreta con i 26 finali Crown dell’impianto, e di conseguenza la capacità di emozionare il pubblico coinvolgendolo in un contesto sonoro sorprendente. Tra le performance ospitate di recente nel locale spicca la serata Casanostra Essential, e soprattutto il Room26 On Tour Party, nato dall’esigenza di diffondere le nuove tendenze di aggregazione create dal locale.
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a n i t cor
Si rinnova, con l’apertura della stagione invernale, l’appuntamento con il Cristallino, il discobar gemellato con Porto Cervo e Porto Rotondo, che rappresenta il punto di ritrovo divenuto un must per tutti gli affezionati della Regina delle Dolomiti. Il locale si propone sia come meta privilegiata per aperitivi, buffet, cocktail, pranzi raffinati, sia come tempio del divertimento: infatti, la sera ospita dj set di fama internazionale, musica di alto livello, gradevole privè dove il selezionato pubblico può intrattenersi. Inoltre, al Cristallino si possono gustare ottimi vini e pregiato champagne, nella più tipica e confortevole location di montagna.
Cristallino
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Lp 26
Tra i locali più trendy di Cortina LP26 è pronto per una nuova stagione invernale. Look rinnovato e nuove frizzanti situazioni: colori, luci e spazi ampliati rendono il locale ancora più interessante ed esclusivo. Primo locale in Italia a marchio d’oro Dok Dall’Ava, grazie alla sua pregiata e ricca scelta di prodotti tipici di questa famosa azienda di San Daniele, mescolati ai piatti della tradizione ampezzana. Durante la giornata colazioni, snack e aperitivi. After-dinner? Pre-disco? Chiamatelo come volete, ma sicuramente LP26 anche quest’anno è la location di riferimento della movida cortinese: drinks, musica e tanto divertimento.
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a n i t cor
Hotel Cristallo Affacciato sulla valle di Cortina d’Ampezzo, in una posizione paesaggistica suggestiva, sorge il Cristallo Hotel Spa & Golf, storica struttura a cinque stelle Lusso, capace di offrire una molteplicità di servizi esclusivi e accurati ai suoi clienti. Non solo albergo, ristoranti e bar di primissima scelta, ma anche luogo per il relax con i suoi centri wellness e beauty, per gli eventi e gli incontri di lavoro con la sua sala meeting, e soprattutto per il divertimento, grazie al Monkey, tempio della musica dal vivo, serate jazz e cabaret. Non una semplice discoteca o un wine bar, ma un vero global concept per notti senza fine. Con la riapertura degli impianti sciistici anche il Cristallo ritorna in grande stile. FilmauroŠ Tullio Deorsola
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Vip Club
Il nuovo happening esclusivo in Largo Poste a Cortina è l’aperitivo “Vip Club Aprés Ski”, dove poter ritrovare gli affezionati amici del Vip dopo le entusiasmanti giornate trascorse sulle piste da sci. Si tratta di un’iniziativa nata per creare una nuova location per un aperitivo caratterizzato dall’inconfondibile stile ampezzano: un ambiente caldo ed accogliente che ricorda quello di uno chalet con travi in legno, arredi in ferro battuto, luci soffuse. Il Vip nasce nel 1972, ma è nel 1983, quando i fratelli Vanzina lo scelgono per ambientarvi il primo celebre film Vacanze di Natale, che viene consacrato come il locale più “in” di Cortina. E quest’anno si replica con un sequel. Di nuovo al Vip.
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Bilbò Club
Storico locale, inaugurato fin dal 1970, il Bilbò è considerato il salotto dei vip e del jet set internazionale. Rinnovata nell’arredo e nell’immagine, la discoteca di Cortina d’Ampezzo è la numero uno tra i luoghi capaci di attirare vip e turisti desiderosi di divertirsi al ritmo della miglior musica e dei migliori dj. Infatti, la voglia di relax e la calda atmosfera si fondono alla perfezione con il sound e le melodie più eleganti che costituiscono l’essenza delle notti al Bilbò. Completano il tutto le innovative tecnologie audio, i divani in pelle e la pista in parquet, contornati da specchi e giochi di luce di ogni sorta e colore.
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