For Roma fleming edizione settembre 2012

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For Roma M a g a z i n e

F l e m i n g Direttore Editoriale FABRIZIO COSCIONE f.coscione@flemingroma.it Direttore Responsabile GIACOMO AIROLDI Art Director DORIANO ZUNINO d.zunino@flemingroma.it Grafica Livia Pierini grafica@flemingroma.it Segretario di redazione Silvestro Bellobono segreteriaredazione@flemingroma.it Amministrazione Elisabetta Rinaldo amministrazione@flemingroma.it Relazioni Esterne marketing@flemingroma.it Segreteria info@flemingroma.it

Irina Shayk

Dalla Russia con furore

Pubblicità advertising@flemingroma.it Distribuzione distribuzione@flemingroma.it Stampa: Arti Grafiche Celori s.r.l. Hanno collaborato: Elda Bertoli, Pina Bevilacqua, Nolberto Bovosselli, Paolo Brasioli, Paola Comin, Jill Cooper, Cristina Cordsen, Jessica Di Paolo, Sara Donati, Dina D'Isa, Tommaso Gandino, Marco Gastoldi, Enrico Govoni, Agostino Madonna, Demetrio Moreni, Bruno Oliviero, Antonio Osti, Sestilia Pellicano, Giovanni Pignatiello, Valentina Polidori, Marco Pomarici, Lucilla Quaglia, Daniele Radini Tedeschi, Marina Ripa di Meana, Ivan Rota, Donatella Vilonna. FLEMING PRESS Fabrizio Coscione Amministratore unico Fleming Press Srl Via Montello, 18 - 04011 Aprilia (LT) Tel. 06 92708712 Fax 06 92708714 info@flemingpress.it www.4mag.it Anno XIX - n. 197 - Settembre 2012 Reg. al Tribunale di Latina - n. 7/11 del 13/05/2011

FLEMING PRESS EDITORE

editoriale

Non sappiamo se per voi l’estate sia stata sobria (come vorrebbero i commenti dei giornali, tutti uguali, e il governo Monti) o, invece, piena di divertimenti e trasgressioni. Intanto, vi regaliamo alcune immagini, secondo noi significative, di questi mesi appena passati. Personaggi, luoghi e tendenze di una stagione che gli italiani continuano a celebrare con riti che anche la crisi non ha cambiato di molto. Basta guardare i modelli del mitico motoscafo Riva: ieri come oggi lo stile è sempre in onda! Nostalgia canaglia quella che ci assale guardando le vetture firmate Bertone, o l’epopea delle star del rock che indossano un paio di occhiali Ray-Ban. Ma è davvero tutto così cambiato? Lanciando uno sguardo alle collezioni di moda del prossimo autunno, c’è qualcosa di nuovo… anzi d’antico in passerella e nella prossima stagione teatrale (e cinematografica) i veri big sono sempre gli stessi. E la bellezza italiana continua a trionfare: Bianca Balti (sopra) è la top model del momento, gli stilisti e i più grandi fotografi del mondo fanno a gara per averla. Perché? Basta guardarla! Ma anche la nostra cover non scherza: Irina Shayk contro Bianca Balti, Russia contro Italia. Un bel match. Giacomo Airoldi


For magazine RUBRICA di Luiss Life

I NOMADI EUROPEI Noi Europei abitiamo gli Stati tra i più antichi del Pianeta: siamo sviluppati, secolarizzati, «democratizzati», «capitalizzati », liberali, liberisti e politicizzati. Siamo ricchi, prosperosi, civilizzati, acculturati. Inoltre siamo «vecchi», quindi saggi ed esperti, scomodiamo il passato per ideare il futuro, amiamo le nostre tradizioni, la nostra storia e ce ne vantiamo non tanto quanto altri, forse meno legittimati di noi. Del resto, gli stessi Stati Uniti non sono stato altro, per anni, che una vetrina con la migliore «merce» europea, le menti più illuminate provenienti dal Vecchio Continente che trovavano nella «iperdemocrazia» statunitense un podio sul quale arrampicarsi e dal quale issare trofei e sparare giudizi da «figliol prodigo». Tuttavia, inutile ribadire che né noi né tantomeno i nostri illustri cugini rappresentiamo più il centro del Mondo, semmai lo fossimo stati, motivo per cui i funzionari europei non fanno altro che ripetere che l’imperativo europeo del Ventesimo Secolo é unire le forze di cui si dispone per sfidare i Giganti asiatici e quelli nordamericani, per resister loro così da rimandare di qualche decennio l’estinzione del termine «europeo». Ma secondo voi, sono davvero sufficienti i Trattati Europei, le Istituzioni e la diatriba franco-tedesca «crescita vs rigore»? Ad esempio: credete sia realistico immaginare per il futuro una federazione o confederazione o un’utopica «mega-Europa» quando invece oggi i cittadini che abitano a pochi chilometri di distanza trovano difficoltà a comunicare per la diversità delle lingue o non hanno mai lavorato insieme ad un altro cittadino europeo proveniente da un altro Stato membro, ma al massimo con un extra-comunitario? O che non hanno mai letto o studiato un libro che non sia della propria lingua madre? Ovviamente, il processo diretto alla realizzazione della «mega-Europa», ove tutti i suoi cittadini siano in grado di comunicare perfettamente, di lavorare o di condurre gli studi ovunque tra le mura comunitarie, sarebbe un processo lungo che richiederebbe tempo e sudore. Ma proviamo a immaginarlo, perlomeno durante il tempo necessario alla lettura di questo articolo. Anzitutto la maggioranza, e non la minoranza come invece accade oggi, delle unioni matrimoniali, tra eterosessuali e non, sarebbe formata da coniugi provenienti da Sati membri diversi, sulla cui carta d’identità la cittadinanza dichiarata sarebbe «europea» e nient’altro. I rispettivi figli, dunque già bilingue, sarebbero poi spinti dagli stessi genitori a condurre gli studi fin dall’età adolescenziale in un altro Stato membro, per acquisire nozioni, esperienza, senso di responsabilità e, tassello fondamentale, di appartenza all’identità europea. I vari gradi dell’istruzione si associerebbero così a vari gradi di senso di cittadinanza europea, ove ognuno di questi venga raggiunto in un istituto di formazione di lingua e nazionalità (ormai inesistente) diverse: liceo a Lione, diploma triennale ad Amburgo, diploma di master a Roma e dottorato a Madrid. Le suddette generazioni di «nomadi europei», in giro per l’Europa a studiare, conoscere e socializzare con altri giovani europei fin dalla tenera età, a loro volta sceglierebbero nella migliore delle ipotesi di stabilirsi a lavorare in uno a caso tra gli Stati membri, dove vi conosceranno il partner da sposare con il quale genereranno una nuova prole di «nomadi», assetata di Europa e di futuro. E così via: gli istituti europei di alta formazione accoglierebbero «davvero» i migliori studenti provenienti da tutti gli Stati membri, forgiando le menti che renderanno al Vecchio Continente il ruolo sottrattogli temporaneamente dalle Tigri Asiatiche: quello di «locomotiva del Mondo», se non dal punto di vista industriale, perlomeno da quello dell’intellighenzia. E le ingenti risorse necessarie per assicurare ai propri figli una «educazione nomade»? Semplice: gli Stati, supportati obbligatoriamente

dalle aziende europee dai maggiori fatturati, secondo le quali saranno tenute dalla legge ad investire oggi per ritrovarsi, in un futuro prossimo, le sedie dei loro uffici occupate da personale competente, poliglotta ed «europeizzato», capace di tener testa a un manager cinese durante una contrattazione, di rintracciare abilmente conti «off-shore» illegali a Singapore o di condurre la retorica di un Segretario di Sato statunitense fino alla sua negazione dinnanzi a un’assemblea mondiale sbigottita. L’opzione di studio all’estero, prevista oggi talvolta da borse di studio private o pubbliche, diverrà così un «diritto allo studio in Europa», oggetto di previdenza sociale, fiore all’occhiello dei nuovi Welfare europei, da adottare secondo il super efficace modello scandinavo da tutti gli Stati membri in luogo del fallimentare modello euro-mediterraneo. Nascerebbe in questo modo il «popolo europeo», destinatario di una cultura millenaria tout court: economica, politica, sociale, sportiva, artistica, punto di incontro geografico e ideale tra l’ «occidentalismo» estremo del fu Impero Atlantico e le odierne culture ancestrali farcite di «capitalismo statalizzato a briglia sciolta» dell’Estremo-Oriente. Una «nuova-antica civiltà» mediatrice, moderata, moderatrice e lungimirante, posta nel mezzo dei due estremi in contesa, che finirebbe per diventare visionaria, illuminata e illuminante per le altre. Un’Europa che sia «testa» e non «cuore»: gli impianti industriali verrebbero completamente trasferiti in territori extra-comunitari per far spazio ai soli palazzi rigonfi di menti al lavoro, e non braccia. La costruzione dell’Europa, di una «vera» Europa necessita, come la storia di tante nazioni ci insegna, di una «rivoluzione» la quale, come quasi sempre avviene, per essere creatrice di qualcosa di nuovo ha bisogno di essere innescata «dal basso» e non «calata dall’alto» attraverso le Istituzioni, le direttive comunitarie e i regolamenti. Per far sì che ciò avvenga, ogni cittadino degli Stati membri deve essere «educato» ad essere prima di tutto «europeo», invogliato a scoprire il suo Continente, a migliorarlo, a studiarlo e ad amarlo. Ma per comprenderlo ed amarlo, bisogna prima di tutto percorrerlo, lasciando perdere gli studi e i sogni d’Oltreoceano. Non è poi tanto grande come sembra: del resto, noi Europei, siamo tutti uguali.

See you Giovanni Pignatiello giovipigna@gmail.com

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Parola a Marco Pomarici Presidente Assemblea Capitolina

LO SPETTACOLO DELLE OLIMPIADI Care amiche, cari amici, i Giochi Olimpici di Londra 2012 sono terminati da poco realizzando il sogno di vedere i nostri migliori atleti salire sul podio della trentesima Olimpiade. Perché lo sport, lo sappiamo, è sì competizione agonistica, ma anche personale e ci sono conquiste che valgono più di una medaglia in quanto sono ori al valore delle idee. Com’è accaduto per le donne saudite che, per la prima volta nella storia delle Olimpiadi moderne, hanno conquistato un posto al fianco dei loro colleghi uomini, sancendo il primato assoluto della presenza femminile in 116 anni di competizioni. Quelli di Londra sono stati, infatti, i primi Giochi a vantare la presenza di donne in tutte le squadre olimpiche. Un riscatto d’orgoglio sportivo che a passo di storia racconta anche così di grandi mutamenti epocali. Come a Helsinki nel 1952, quando la delegazione sovietica, in piena guerra fredda, per allentare le tensioni con la Casa Bianca, partecipa per la prima volta alle Olimpiadi. O proprio come a Roma, nell’Olimpiade del 1960, in cui memorabile rimane la vittoria di Abebe Bikila che corre, in notturna, per 42 km e 195 metri e sotto l’Arco di Costantino taglia il traguardo a piedi scalzi divenendo

col primo oro africano – e il nuovo record mondiale nella maratona – il simbolo della liberazione dell’Africa dal colonialismo europeo. Fierezza olimpica che non poté essere l’orgoglio degli undici atleti israeliani che la notte tra il 5 e il 6 settembre furono trucidati durante i Giochi del 1972 a Monaco da un commando di terroristi dell’organizzazione palestinese Settembre Nero e per i quali ipocritamente il Cio (Comitato Olimpico Internazionale) ha deciso di negare quest’anno, a quarant’anni dal massacro, un minuto di silenzio in memoria delle vittime, permettendo che l’idea della rivalità sportiva venga meno a principi come il rispetto, la lealtà e la tolleranza. Certo è che i protagonisti indiscussi di questo gioco fatto di speranze e spettacolo sono stati sempre loro, i titani dello sport, che si sono sfidati fino all’ultimo respiro per conquistarsi l’anelato oro olimpico. I Giochi Olimpici hanno rappresentato per l’Europa un prezioso momento di coesione tra le Nazioni e i popoli; ma per l’Italia sono stati certamente un’occasione straordinaria per gareggiare con fierezza, regalando a noi italiani il sogno e l’orgoglio dell’oro olimpico. Quindi, sempre Forza Azzurri!

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For magazine tradizioni di Paola Comin

Non dimenticate chi siamo

Troppo spesso noi italiani non ci rendiamo conto del glorioso passato che abbiamo alle spalle, soprattutto quello di Roma, e non conosciamo abbastanza la nostra storia e l’inestimabile valore del nostro patrimonio architettonico, artistico, culturale. E, purtroppo, tali disattenzioni cominciano proprio dalle istituzioni

“Tu regere imperio populos, Romane, memento” (“Romano, ricorda che col tuo comando reggerai i popoli”). Mi ha sempre affascinato questo verso di Virgilio che nell’Eneide cantava la nascita e la grandezza di Roma e che oggi domina l’Aula Giulio Cesare del Campidoglio, cuore della Capitale, testimone della sua gloria e sede del Consiglio Comunale cittadino. E se si scende dal Palazzo Senatorio verso via dei Fori Imperiali si potranno osservare le tavole di marmo poste sotto il Palatino, le quali raccontano come il puntino che rappresenta il villaggio che era Roma nel 753 a.C. sia diventato il dominatore di tutte le terre conosciute nel breve giro di un millennio. Roma ha portato civiltà nel nord dell’Europa, dalla Germania alla Britannia, nel Nord Africa e nel Medio Oriente. I suoi accampamenti militari, i “castra”, furono le basi dove vennero edificate tante città europee, compresa la splendida Parigi, la Lutetia Parisorum, nata intorno ad un “castrum” abbandonato dopo la conquista della Gallia. Cosa è rimasto di quella grandezza? Quanto i giovani italiani sono consapevoli della nostra storia, che ha dominato il mondo, portato civiltà e che ancora oggi è prima per arte e cultura? È vero, la grandiosità e l’estensione dell’Impero Romano sono stati anche la sua fine. La nostra piccola penisola si è trovata ad essere, dopo la caduta degli imperi d’Occidiente e d’Oriente, terra di conquista, ambita (come oggi) per la sua posizione geografica, e quindi al centro di scorribande tra popoli dell’Europa del nord e dell’Africa mediterranea. Ma, dopo secoli, riconosciamolo: se siamo il Paese più affascinante del mondo è anche e soprattutto perché siamo stati divisi in tanti piccoli staterelli, governati da signori stranieri ma illuminati che, dai tempi dei Comuni e delle Signorie per arrivare ai Granducati e ai vari Regni (Papi compresi), hanno voluto primeggiare facendo dei loro possedimenti perle di arte, di cultura, di ricchezza monumentale, in questo agevolati da una natura che muta nel breve raggio di pochi chilometri. E nessun Paese al mondo, pur meraviglioso, è capace di variare aspetto geografico, architettonico, artistico, culturale, dialettale, persino gastronomico in tanto breve spazio.

Perché non siamo consapevoli di questo? Perché non ne siamo quindi fieri? Perché noi romani siamo in pochi a conoscere i Mercati Traianei, il primo autentico centro commerciale della storia? Quanti di noi hanno visto le botteghe costruite in un emicerchio su due piani, dove i nostri antenati entravano e potevano trovare tutto quello che i mercanti dell’epoca potevano offrire? Nel 2011, durante il Festival del Cinema di Berlino, ho avuto il privilegio di essere invitata, insieme con Christian De Sica, ad una colazione presso l’Ambasciata d’Italia in Germania dall’ambasciatore Michele Valensise e dalla sua splendida consorte Elena Di Meo che, essendosi occupata di arte e cultura, sostiene tanto e promuove i nostri giovani artisti. Sono stata ovviamente impressionata dal fascino del grande edificio che ospita la nostra Ambasciata, dono nel 1939 di Hitler a Mussolini (che mai poté visitarlo), danneggiato dai bombardamenti e ristrutturato con attenzione, pur lasciandolo testimone dell’orrore della guerra con il suo bunker, memoria storica dell’umana follia. Ma quel che più mi ha colpito sono state le parole del nostro ambasciatore che raccontava come in Germania, fin dalle prime avvisaglie della crisi economica che avrebbe colpito l’Europa, furono tagliate tutte le spese dei vari Dicasteri, ma addirittura aumentate quelle che riguardavano la cultura e lo spettacolo. Perché se al tuo popolo devi chiedere dei sacrifici, gli devi almeno garantire il sapere e il divertimento. Eppure gli imperatori romani raccolsero il suggerimento di Giovenale che raccomandava “panem et circenses” (cibo e divertimento). E noi? Siamo sicuri che se gli italiani fossero a conoscenza della grandezza delle loro origini, se sapessero che siamo il primo Paese al mondo per patrimonio archeologico, storico, artistico si comporterebbero con tanto disinteresse e perfino villanamente nei confronti delle nostre incomprese inestimabili ricchezze? Cosa hanno fatto i nostri ministri della Cultura e dello Spettacolo? Cosa sono stati costretti a tagliare gli assessori regionali, provinciali, comunali? Hanno eliminato festival, rassegne, manifestazioni culturali. E così l’Italia si è ritrovata ancor più impoverita, priva di conoscenza, di riferimenti, di stimoli, di nuove idee scaturite da quelle antiche. Non posso che ricordare la frase che Alberto Sordi, sfortunato capitano italiano in Africa nel 1941, interprete del bellissimo film I due nemici rivolse al flemmatico ma altezzoso e superiore comandante inglese David Niven: «Si ricordi che quando i suoi antenati stavano sugli alberi e si dipingevano la faccia, i miei frequentavano le terme e costruivano le fogne». Perché noi ce lo siamo dimenticato?

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il metodo

Brazil System nel “dimagrimento distrettuale”

Perdere peso solo in alcune zone del corpo, dove sono presenti adiposità e cellulite. Un metodo rivoluzionario, creato e perfezionato dalla Dottoressa Leda Moro. Brazil System è un programma esclusivo per perdere volumi e peso solo in alcune zone del corpo, infallibile sulle adiposità localizzate e sulla cellulite, senza intervento chirurgico. Inventato dalla Dottoressa Leda Moro agli inizi degli anni 2000, si è ormai diffuso in tutta Italia. Questo metodo di dimagrimento distrettuale è essenzialmente una sequenza di strategie mirate a perdere peso e volume selettivamente in alcuni distretti corporei in cui il grasso è maggiormente concentrato (cosce e glutei nell’habitus ginoide, addome e fianchi nell’habitus androide), in modo soft ed ambulatoriale, consentendo di raggiungere risultati simili alla chirurgia plastica estetica, ma senza bisturi. Il paziente, uomo o donna, che deve perdere da 3 a 10 kg in alcune zone del corpo, segue una dieta “oloproteica ciclica” di 2 settimane per perdere da 5 a 7 chili risparmiando la massa magra, ed alcune terapie ambulatoriali fondamentali per distruggere il grasso e rassodare i tessuti in tempi brevi. In una sola seduta settimanale, grazie alle terapie scelte dal medico in modo sinergico e assolutamente personalizzato, si raggiungono risultati infallibili. Dieci anni di esperienza, casistiche numerosissime, l’uso di tecniche scientifiche ed avallate dalla Medicina Estetica ufficiale, rendono questo metodo vincente ed assolutamente sicuro per il paziente che vuole “dimagrire distrettualmente” rispettando salute e benessere, ed ottenendo risultati importanti e duraturi senza chirurgia. Per informazioni: www.brazilsystem.com

Le terapie del metodo Brazil System CARBOSSITERAPIA: microiniezioni di anidride carbonica per debellare la panniculopatia (cellulite) in modo definitivo, sicuro e senza effetti collaterali. LIPOCAVITAZIONE ULTRASONICA: ultrasuoni ad elevata frequenza (40-50khz) che distruggono l’adipocita con implosione, per combattere gli accumuli adiposi più consolidati CRIOLIPOLISI di ultima generazione dagli USA: attraverso il congelamento distrettuale del grasso si induce “apoptosi” (morte cellulare progressiva) delle cellule adipose, determinandone una deplezione del 40% entro 30 giorni. RADIOFREQUENZA MULTIPOLARE: consente di “rassodare” i tessuti in tempi brevi, con uno shock termico che induce “effetto lifting” per riproduzione di collagene, elastina, fibroblasti. CLM- STONE GLUTEI: il condizionamento neuronale, nuovo presidio riabilitativo, per sollevare i glutei del 30% in poche sessioni.

Dott.ssa Leda Moro Medico chirurgo, Specialista in Cardiologia, Medicina e Chirurgia estetica Tel. 06.66154318

Zone: Parioli - Gianicolense - Nuovo Salario


ForEVENTI magazine di Lucilla Quaglia

È sempre tempo di solidarietà

Giuseppe Casale e Claudia Monti.

Foto di Riccardo D’Achille

Un party per riflettere. Che l’estate non sia solo un periodo di puro svago lo abbiamo constatato recentemente nella splendida cornice del Circolo Antico Tiro a Volo, dove è andato in scena un elegante dinner-buffet a bordo piscina per sostenere Antea: ovvero la Onlus che si occupa da venticinque anni di cure palliative assistendo gratuitamente, 24 ore su 24, a domicilio e in Hospice, pazienti in fase avanzata di malattia. «Attraverso le cure palliative – spiega la presidente Claudia Monti – garantiamo dignità e qualità di vita fino all’ultimo istante a persone che per noi non rappresentano solo portatori di infermità». Una metodologia che il dottor Giuseppe Casale, coordinatore sanitario e scientifico Antea, ha spiegato in dettaglio agli interessatissimi ospiti, molto colpiti dallo spot della Onlus, con Luca Argentero protagonista, proiettato poco prima di cena. Impegno ma anche arte con l’esibizione dei ballerini Simone Di Pasquale e Daniela Ayala, che abbiamo ammirato in Ballando con le stelle, e la declamazione delle poesie della poetessa Rosaria Fiorentino, socia del club ospitante, a cura del talentuoso attore di teatro Fabrizio Milano. Davvero apprezzato l’intrattenimento musicale e canoro di Michele Lotrec e Cinzia Brigliadori, con la partecipazione dell’ex gieffina Daniela Martani. Accolti dal presidente del club Michele Anastasio Pugliese e dall’avvocato Fabio Liparota, deus ex machina della manifestazione, hanno risposto all’invito centoventi invitati, tra cui l’amministratore delegato di Medusa Film Giampaolo Letta con la consorte Rossana in lungo verde, il presidente Eur Spa Pierluigi Borghini, il presidente della Banca Credito Cooperativo Roma Francesco Liberati, il vice direttore generale Area Centro Sud Santader Fabio Piccioli e l’assessore regionale alla Cultura Fabiana Santini. Scambio di saluti lungo i suggestivi lampioni del giardino, dove troneggia la bella piscina, tra il presidente di Sviluppo Lazio Massimiliano Maselli, la manager Pina Bevilacqua, la conduttrice Hoara Borselli in dolce attesa – avvolta in un corto abito nero – e la cantante Elena Bonelli in partenza per la Corea del Sud con il concerto “Roma celebra Napoli”. Al buffet a base di risotto agli agrumi e pompelmo rosa chiacchierano l’onorevole Sandra Cioffi Fedi, con preziosi orecchini di brillanti e coralli, accompagnata dalla bionda blasonata figlia, lady Francesca Pezzarossa Cronk, arrivata appositamente da Londra e appassionata di ricette salutiste. E ancora il maestro Isabella Ambrosini con il marito Riccardo Maggi e la vice presidente del "Premio Simpatia" Laura Pertica con il compagno Piero Magnini. Ricca riffa di beneficenza con in palio creme di bellezza e la maglia del calciatore della Roma Daniele De Rossi.

Foto di Riccardo D’Achille

Importante iniziativa sociale al Circolo Antico Tiro a Volo a sostegno di Antea, la Onlus che si occupa di cure palliative gratuite per pazienti in fase avanzata di malattia. Molti gli ospiti presenti e riffa finale con in palio la maglia di Daniele De Rossi

Giuseppe Casale, Fabiana Santini, Massimiliano Maselli e Fabio Liparota.

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double feature di Ivan Rota

Ecco in anteprima la nuova versione casual di Gabriella Dompè: imprenditrice e mamma, dopo la separazione è tornata single e ha accettato di moderare il programma Mamme in carriera sul canale di Sky “Easy Baby”. Per lei è una novità, per noi è un piacere vederla in questa nuova veste.

Grandiosa serata benefica a Londra in favore della fondazione patrocinata dalla cantante inglese Cheryl Cole che aiuta i giovani nell'istruzione, formazione e avviamento al lavoro. Nonostante una trasparenza di troppo, chapeau a Cheryl, soprattutto per le sue continue azioni umanitarie, ma anche per la sua bellezza. 8 For Magazine


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Per un giorno Nespresso ha “preso casa” a Milano per presentare l’ultima nata: “U”, la nuova macchina da caffè di design. Tra gli ospiti anche la giovane attrice di origini venezuelane Valeria Solarino, sorridente, bella, telentuosa e soprattutto elegante: qui lo dimostra con un semplice abbinamento bianco e nero.

Potrà sembrare un po’ esagerata, eppure la cantante Gwen Stefani ha scelto di indossare un aggressivo total look stampa animalier della sfilata Blumarine Autunno/Inverno 2012/13. Sembra una pantera che si aggira per le vie del centro. Gli occhiali neri, le scarpe e i capelli biondo platino completano l’opera, ma rientra tutto nel suo stile. 9 For Magazine


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IMMAGINI di Enrico Govoni

Un’estate fa Personaggi, luoghi e tendenze di una stagione tutta italiana, sempre uguale, sempre diversa. Nonostante la crisi

Il rito dell’aperitivo al Papeete Beach di Milano Marittima: una tribÚ che si diverte!

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Il nostro Ivan Rota, Micol Sabbadini, Nori Corbucci, Umberta Gussalli Beretta, Marta Marzotto e Rossana Orlandi.

Vita (quasi) smeralda nonostante il calo di turisti e di barche: i “costacei” la ritengono l'estate più “chic” degli ultimi anni grazie a nuove situazioni, serate tranquille e personaggi solitamente defilati. Arzilla come non mai, Lina Wertmuller ha scelto la tanto amata Sardegna per spegnere le ottantaquattro candeline: la serata è iniziata con la telefonata di auguri di Sofia Loren dal Messico e quelli di Trudy Styler prima che rientrasse in Toscana dal marito Sting che la sera prima, nella villa sarda del magnate russo Usamov, aveva cantato per il compleanno della sorella di Putin. In Sardegna Lina ha girato il suo film di maggior successo, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, e al Colonna Beach Resort di Porto Cervo è stata festeggiata dagli amici Pascal Vicedomini e Massimo Leonardelli che hanno annunciato che, dal prossimo anno, nascerà il “Sardinia Film Festival”. Durante la serata hanno cantato Edoardo Bennato, Enzo Gragnaniello, Piero Gallo e Amii Stewart. Esilarante l'esibizione di Patrizia Pellegrino in Cumme se fà di Roberto Murolo: «Bisogna chiamare l'esorcista», si bisbigliava. L’idea di una mostra cinematografica è piaciuta molto a Lauren Barrack, moglie di Tom Barrack che ha da poco rilevato la casa di produzione Miramax. Lauren è attivissima in Costa Smeralda. Al pontile dell'Hotel Cala di Volpe di Porto Cervo ha presentato il libro fotografico che celebra, come molti altri simili, i 50 anni della Costa: c’erano tutti i vacanzieri storici, da Carlo Giovanelli a Flavio Briatore, da Sandra Carraro a Reem Debs. Un’orchestrina ha intonato successi degli anni Sessanta sotto un tramonto “infuocato” anche da troppo prosecco. Molto chic il cocktail organizzato da Rossana Orlandi, punto di riferimento mondiale del design, con la mecenate Umberta Gussalli Beretta, alla Promenade du Port, per la mostra fotografica di Micol Sabbadini. Gli scatti, sorta di collage di immagini corrispondenti a emozioni quotidiane, sono stati ammirati da Marta Marzotto, Nori Corbucci, Geronimo La Russa, Nathalie Dompè e Roy Capasso, Susy Gandini, Paolo ed Esmeralda Merloni. Scatenato dj set di Nicola Winspeare, in arte Nicki Dj: al posto della consolle un importante tavolo di design. Micol ha offerto poi una cena al Finger’s e un concerto di Martin Solveig al Pepero. Fantastica la cena per il compleanno di Fawaz Gruosi al Billionaire: lusso, spettacoli di ogni tipo, migliaia di palloncini bianchi e ospiti da tutto il mondo per festeggiare il patron di “de Grisogono”. Dress code della serata: oro, bianco e un tocco di verde. (I.R.)

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Claudia Galanti e Irina Shayk tra gli ospiti del patron di "de Grisogono" Fawaz Gruosi (sotto) che ha festeggiato al Billionaire il suo compleanno.

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Kris & Kris analcoliche Ma quante ne sanno le bellissime e sempre in movimento Kris&Kris. Un’estate di gran lavoro la loro: in versione alcolica (champagne!) eccole a Porto Cervo per un party eccezionale al Billionaire. In occasione del tour Dom Perignon che ha toccato i club piÚ prestigiosi

d’Italia, nello storico locale della Costa Smeralda si sono esibite in uno spettacolare dj set indossando gli stupendi abiti di Puglisi (lo stilista che attualmente veste Madonna) e facendo letteralmente impazzire i tantissimi ospiti, che, tra brindisi di Dom Perignon

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Kris & Kris alcoliche Rosè, hanno ballato fino a mattina. A Milano, invece, le famose dj di Radio 105, hanno sposato la tendenza del bere analcolico partecipando con la loro musica alla prima serata Mix Art 0% Alcool 100% Creatività. A sposare la tendenza dei cocktail “amici della bellezza” Perrier, colosso mondiale delle acque minerali divenuta

con gli anni una vera e propria leggenda, e Sanpellegrino, azienda di riferimento in Italia nel settore delle bibite analcoliche, che hanno creato i soft drink ideali per mantenersi in forma e combattere il caldo con qualcosa che è al contempo gustoso e glamour. Comunque, in entrambe le versioni, con Kis&Kris si balla!

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Mario Biondi

Per il suo tour estivo “Jazz Set-The Italian Jazz Players”, Mario Biondi (vestito dallo stilista Carlo Pignatelli, che ha un particolare feeling con il mondo musicale) ha saputo ricreare la magica atmosfera degli storici jazz club, proponendo i suoi principali successi in un tributo alla musica afroamericana, particolarmente apprezzato dal pubblico. Grande successo anche per Laura Pausini, vera e propria regina di questa estate in musica, con un finale “casalingo”: il 15 settembre grande raduno con i suoi fan e il 22 il concerto per l’Emilia. Ma, sempre questa estate, per sette settimane tra Milano e Roma, Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio sono tornati sul set per le riprese del nuovo film I 2 soliti idioti (dopo il successo del primo film con 11 milioni di euro di incasso), che sarà nelle sale il 21 dicembre. Il produttore Pietro Valsecchi ha sottolineato: «Questo è il film che spariglierà il cinema a Natale». I 2 soliti idioti si presenta come un vero e proprio sequel e riparte da quel “…continua” del primo film: protagonisti i personaggi più amati dal pubblico, Ruggero De Ceglie e il figlio Gianluca, che ritroviamo in fuga dalla gang dei Russi. Ma in un anno tante cose sono cambiate e la crisi si è abbattuta anche sull’impero del Wurstel… A Milano è stata grande protagonista anche la danza con Raffaele Paganini in uno spettacolo che ha saputo fondere le note e le scene di Un americano a Parigi e Bolero.

Laura Pausini

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A Milano un grandissimo Raffaele Paganini per Un americano a Parigi e Bolero.

Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli tentano di bissare il successo di I soliti idioti.

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Joe T Vannelli

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Andrea Lehotska

“Supalova goes to Ibiza”, la one-night di Joe T Vannelli, è “andata in onda” ogni venerdì al Sankeys, locale proclamato nel 2010 miglior club al mondo nella classifica specializzata della rivista di culto DjMag. Con la sua performance Vannelli ha festeggiato nel migliore dei modi i suoi quasi vent’anni di presenza ad Ibiza, dove ha suonato in tutti i migliori club e dove è stato il primo dj italiano ad aggiudicarsi i Dj Awards (nel 1999), gli Oscar della dance e del clubbing. Dalle Olimpiadi alle spiagge italiane è stata beach volley mania! Così la Duck Farm Chieri Torino ha schierato una squadra che si è comportata molto bene nei vari tornei. Per il campionato di volley in partenza tra poco, invece, la nuova stella della Duck Farm sarà la campionessa Francesca Piccinini, giocatrice simbolo della pallavolo italiana nel mondo. Chi è stata la reginetta del gossip estivo? A parte i soliti nomi, ecco spuntare Andrea Lehotska, ospite fissa del Papeete Beach e di tutte le feste della costa romagnola. Sposata, fidanzata o single? Ah, saperlo… Infine, la telecoppia dell’estate è stata senz’altro quella formata dai giornalisti Filippo Facci e Natasha Lusenti (a fianco) che hanno condotto su La7 In onda estate. Hanno ballato una sola estate?

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Forcover magazine di Antonio Osti

Irinissima

Irina Shayk ha 26 anni ed è nata a Emanzelinsk, che lei stessa definisce «un microscopico villaggio russo». Misure: 87-58-88 per 178 centimetri d’altezza.

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Contesa da stilisti e marchi di gioielli e accessori, la Shayk pensa al cinema. E scaccia i rumors che vogliono in crisi la sua love story con il campione del Real Madrid Cristiano Ronaldo. E poi, se anche resterà sola, ha già chi la saprà consolare…

Il tormentone di fine estate: Cristiano Ronaldo e Irina Shayk sono ancora fidanzati? Lui che vince con il suo Real Madrid contro i rivali storici del Barcellona segnando due gol, ma non esulta. Lei che festeggia in Costa Smeralda il compleanno dell’amico Fawaz Gruosi, il famoso gioielliere fondatore della De Grisogono (in queste pagine e in copertina Irina indossa gioielli proprio di questa maison), mentre corrono voci sui presunti tradimenti del campione. Lui e lei che insieme assistono al sorteggio dei gironi di Champions League sorridenti e apparentemente sereni. E allora? Lei continua a dichiararsi innamorata. E che nessuna nube è all’orizzonte. Intanto si gode il successo da strapagata top model, testimonial di un sacco di marchi e ospite d’onore alle feste più esclusive. Con un pensiero fisso al cinema. E poi, se anche decidesse di piantare Ronaldo le resterebbero Cesare (il suo cagnolino) e Aliska e Myska (due gattini).

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For magazine appuntamenti di Ivan Rota Pierce Brosnan (59 anni) a Venezia per presentare il film Love is all you need di Susanne Bier.

Venezia val bene un red carpet Alla 69esima Mostra Internazionale del Cinema le star, o presunte tali, hanno fatto di tutto per apparire e lasciarsi fotografare: dagli abiti audaci ai pettegolezzi più “scomodi”, dall'affascinante Pierce Brosnan a Zac Efron che flirta con tutte, dal tacco birichino di Claudia Gerini a Valeria Marini che trova sempre un modo per far parlare di sé 22 For Magazine


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Si è aperta con un red carpet non proprio elegante la 69esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia: di tutto, di più. «Dov’è finito il buon gusto?» si chiedeva Kate Hudson dopo la proiezione di The reluctant fundamentalist, il polpettone di Mira Nair di cui è protagonista e che ha inaugurato la kermesse. E se lo dice la Hudson, la cui mamma Goldie Hawn è una delle donne notoriamente peggio vestite, siamo messi male. Tutti alla ricerca degli inviti per i party alla Palazzina Grassi, che ora tutti chiamano Palazzina G., hotel progettato da Philippe Starck: tutte le star di Venezia ci sono passate, ma, rispetto allo scorso anno, quando Madonna folleggiava, l’atmosfera è un poco più allo sbando, tanto che Ray Liotta, attore che tutti ricordano in Quei bravi ragazzi si chiedeva: «Ma qui chi fa gli inviti?». Stessa location: all’ambitissima festa di un noto magazine, i commensali, dopo la cena, scappano per la bolgia e, guidati da Marta Brivio Sforza, si rifugiano sulla terrazza dell’Hotel Bauer. Disponibilissimo con le fan che, però, si lamentavano del fatto fosse tanto piccolo di statura e con la gamba corta, Zac Efron le ha accontentate in quasi tutte le loro richieste, a parte quella di una ragazza che gli chiedeva un autografo con inchiostro indelebile. Il giovane attore, maniacalmente salutista, ha voluto incontrare l’imprenditrice Gabriella Dompè, conosciuta a Los Angeles quest’estate: i due hanno fatto amicizia in un salone di bellezza e, a Venezia, Zac ha fatto colazione con alcuni amici e Gabriella. Ennesimo party, starring Franca Sozzani, cercando di far diventare un must la linea di occhiali di Lapo Elkann: champagne a cascate sulla barca M/S Dionea, ospite la solita “compagnia di giro”, da Beppe Fiorello a Ginevra Elkann, da Renzo Rosso a Livia Firth, moglie del Premio Oscar Colin Firth, che si è messa in testa di realizzare i red carpet solo con tessuti ecologici. «Vabbe’», direbbero I Soliti Idioti... Le persone la amano indistintamente e lei ricambia: l’entusiasmo scatenato dall’arrivo di Claudia Gerini al Lido non ha pari con quello delle star straniere. Centinaia di autografi firmati e l’attrice che parlava con tutti e si faceva fotografare. Peccato che all’imbarcadero le sia rimasto conficcato a terra un tacco che poi si è rotto. Nel giro di cinque minuti è arrivato un nuovo paio di scarpe. Ecco uno degli sms che hanno rovinato le vacanze agli uffici stampa degli stilisti: «Ciao, se vuoi vestire due attrici, in questo caso Valentina Cervi e Isabella Ragonese, per un red carpet e per la serata al Museo Peggy Guggenheim, il costo è di 3,500 euro». Ebbene sì, molti attori ricevono soldi per essere vestiti e poi, solitamente, l’abito viene loro regalato. Nessuna risposta da Laetitia Casta sulla presunta fine della sua relazione con Stefano Accorsi: ma allora perché hanno trascorso le vacanze separati e lei, sino a pochi giorni fa, era così triste? L’attrice francese ha solo detto che questo non vuol dire niente e che si vedono “quasi” tutti i giorni. In ogni caso, lei ha flirtato pesantemente con Zac Efron: si

Kasia Smutniak (in abito Armani Privé), madrina del festival: sul red carpet ha sfoggiato studs, anelli e bracciale Bulgari.

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sono scambiati il numero di cellulare e sono fuggiti da una festa per una romantica passeggiata tra le calli. Eccola di nuovo, più bella che mai, Randy Ingerman ha conquistato il festival, e non solo: dopo aver cenato a casa di amici si è recata alla festa in onore di Cesare Paciotti. Qui, inguainata in un abito che quasi le impediva di camminare, ha fatto girare la testa ad Adriano Giannini, figlio di Giancarlo: tutta la sera insieme, travolti da un insolito destino nel grigio mare di Venezia… La più sobria e la più brava? Winona Ryder, in tubino nero e protagonista del potente The iceman, dopo i guai avuti con la giustizia a causa della sua cleptomania, pare rinata. Il meno sobrio? Il regista Michael Cimino, a Venezia per presentare la versione restaurata di I cancelli del cielo, sembra Meryl Streep da giovane con un tocco di Gianna Nannini. E pensare che ha 73 anni: cosa non fa la chirurgia estetica e (forse) un cambio di sesso! Riccardo Scamarcio, arrivato con Valeria Golino, per il progetto “Emergency” a sostegno del centro maternità Anabah in Afghanistan di Jaeger Le Coultre, ha scatenato l’interesse dell’artista Marina Abramovic, visivamente inquietante, un incrocio tra Crudelia De Mon e Marilyn Manson. Marina, ha chiesto a Giada Colagrande, compagna di Willem Dafoe, se Riccardo non sia perfetto per il suo prossimo film. Un’altra Marina, ovvero Ripa di Meana, ha voluto stupire esibendo un cappello con le corna, ma ormai è un vecchio gioco. Grande scandalo per Spring breakers, interpretato, tra gli altri, da Selena Gomez e Vanessa Hudgens, due star Disney tanto amate dai bambini che, però, non potranno vedere il nuovo film dei loro idoli. Il perché è subito spiegato: la pellicola narra di quattro studentesse in vacanza, alla deriva verso l’abietto, tra sole, sesso e alcool. È diretto da Harmony Korine, il più estremo dei registi americani. Immancabile Valeria Marini che, dalla prima alla Scala ai vari festival, non si risparmia un red carpet. Effettivamente è molto dimagrita, nonostante si ostini a indossare abiti che la ingrossano. Non parla del suo ventilato matrimonio, in quel di Roma, a dicembre. Bella, diligente, elegante, ma fredda e senza sangue: così il parere dei più su Kasia Smutniak, madrina della kermesse. Tanto amata da giornali e stilisti, e poco dalla gente comune. A Venezia era anche un po’ scocciata per un ventilato conflitto d’interessi: Domenico Procacci, suo compagno e produttore, presentava alcuni film alla Mostra. Ma questa è una cattiveria… Ufficialmente Ben Affleck non è arrivato al Lido in quanto impegnato sul set: invece l’attore, dopo aver visto il film To the wonder, di cui è protagonista, non lo ha capito e pare si sia rifiutato di accompagnarlo. Nell’opera del grande Terrence Malick c’è anche una rediviva Romina Mondello, ex di Raoul Bova, che ha pronunciato la battuta di culto di questa Mostra del Cinema, poche parole che hanno fatto ridere tutti: «Io sono l’esperimento di me stessa».

Vanessa Hudgens (in Blumarine) è nel cast di Spring breakers di Harmony Korine, accanto a Selena Gomez e James Franco.

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L’attrice e top model francese Laetitia Casta (in Dolce&Gabbana), giunta in Laguna per far parte della giuria della Mostra.

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UOMO DEL MESE di Ivan Rota

Shawn Yue Shawn Yue, anche se il suo nome per esteso è Shawn Yue Man-Lok, è un idolo in Cina: canta ed è una star del cinema di Hong Kong. Bello ed elegante come un modello, è amatissimo dalle donne. Ha lavorato come testimonial per diversi brand internazionali, prima di diventare attore. Ora si dedica anche alla musica e ha recitato in due videoclip della pop star giapponese Ayumi Hamasaki. Sul suo look, niente da dire. Splendido.

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DONNA DEL MESE

Giorgia Wurth Alla 42esima edizione del Giffoni Film Festival (vincitori per le varie categorie Famous Five, Victor and the secret of crocodile mansion, Frisson des collines, A bottle in the Gaza sea e Barbie) c’era anche un ospite d’eccezione: Giorgia Wurth. Ecco un’immagine dell’emergente attrice, icona della stilista e imprenditrice Anna Molinari. Qui, semplice ed elegante, è stata ammirata anche dai più piccoli che le dicevano “Sei una fata!”. La Wurth, grande amore del regista Fausto Brizzi, si differenzia da tante sue colleghe per la simpatia unita alla bellezza altera.

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For magazine PERSONAGGI di Nolberto Bovosselli

Vogue Germania, settembre 2010. Photo: Vincent Peters © 2010, Edizioni Condè Nast.

Una favola favolosa

Bianca Balti è nata a Lodi il 19 marzo 1984. Ha un fratello più grande e uno più piccolo ai quali è molto legata. Nel 2006 sposa il fotografo Christian Lucidi (da cui si separerà), dal quale nel 2007 ha avuto la piccola Matilde. Al momento è fidanzata con il musicista Francesco Mele.

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Prosegue inarrestabile l’ascesa della modella italiana più famosa nel mondo. Bianca Balti non si accontenta e, dopo aver spodestato illustri colleghe come testimonial di marchi prestigiosi (Belen ne sa qualcosa), si è concessa anche il lusso di una mostra fotografica “ad personam” che ha celebrato la sua bellezza

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Dolce&Gabbana, Jewellery. Photo: Giampaolo Sgura.

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La top model, nel corso della sua già lunga carriera, è apparsa sulle copertine di Vogue, L’Officiel, Marie Claire, Harper’s Bazaar, Playboy ed Elle. È una delle mannequin preferite da Dolce&Gabbana, Missoni e Victoria’s Secret, che nel 2005 la scelse per un catalogo.

«Dipende tutto dalla fisicità, se ce l’hai bene. Se non sei nata col fisico, studia e fatti una cultura». Consiglio forte e chiaro per tutte le ragazze che volessero fare le modelle firmato B.B., una davvero bella che ce l’ha fatta. No, non stiamo parlando di Brigitte Bardot, ma di un fenomeno tutto italiano che, come la sexy icona francese degli anni ’50-’60, ha già fatto del suo nome un “brand industriale” popolare, amato e fonte di business: Bianca Balti. Sicuramente il paragone, dettato soprattutto da quelle iniziali, è arduo; tuttavia la modella-attrice, nata a Lodi 28 anni fa, ha capito immediatamente come sfruttare le qualità che Madre Natura le ha donato in abbondanza. E ha compreso altrettanto rapidamente come trasformarle in una professione profumatamente ricompensata e gestirle al meglio. «Tutte le modelle che arrivano in alto sono delle grandi bu-

siness women», ha dichiarato candidamente la ragazza, che però, con molta onestà, non dimentica una componente fondamentale nel percorso artistico di tutte le star: la fortuna. Lei è arrivata in cima perché ne ha avuta tanta «e quella non si può spiegare, è fortuna e basta. Sono fortunata ad essere nata come sono, anche se fino al liceo per la magrezza mi sentivo il brutto anatroccolo»; ma poi, enfatizzando una sua virtù, ha ricordato anche che «sono stata attenta a non bruciare le tappe. Il primo anno mi hanno proposto un contratto con una casa cosmetica e ho detto no. Mi offrivano così tanti soldi che mi sarei potuta comprare una casa, ma l’ho fatto per mirare più in alto. Dici di no dieci volte e magari un solo sì, ma deve essere quello giusto». Saggia e in gamba, non solo bella. E a quanto dice davvero oculata nelle scelte.

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Vogue Giappone, marzo 2012. Photo: Giampaolo Sgura, © 2012 Condè Nast Publications Japan.

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In un’intervista su Grazia, alla domanda se fosse cambiato il rapporto con il suo corpo durante la gravidanza, la Balti ha risposto: «Più che altro è cambiato proprio il corpo! Prima ero più soda, non avevo le smagliature… Dovrei fare esercizio fisico, ma sono pigra. Non vado in palestra, mi annoio. E mangio, ma cerco di non esagerare. Se mangio non ingrasso. Basta guardare mia madre e mia figlia, siamo magrissime di costituzione».

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Vogue Italia, novembre 2005. Photo: Ellen Von Unwerth © 2005, Condè Nast Publication Italy.

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Tra le esperienze cinematografiche della top model c’è la partecipazione al film di Abel Ferrara Go Go Tales (2007), in cui interpreta il ruolo di una spogliarellista. Nella pellicola, ambientata in un locale di lap-dance, recitano anche Asia Argento e Riccardo Scamarcio.

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Vanity Fair, marzo 2011. Photo: Signe Vilstrup, Edizioni Condè Nast.

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Le sue vere amiche sono principalmente le compagne del liceo, e rare sono le relazioni autentiche nel mondo della moda. «Sembra brutto, lo so – ha ammesso lei stessa – ma io non ho tempo, quindi i miei amici sono quelli che non hanno bisogno della mia presenza, ma del mio cuore. E poi mi piace stare da sola».

Proprio quelle scelte che ha imparato a prendere da sola sin da giovanissima, dopo un’infanzia da lei definita “perfetta” nella provincia lombarda («la mia è la “famiglia del Mulino Bianco”») che l’ha spinta ad uscire dagli schemi per vivere un periodo da adolescente ribelle e punk (abitava in una casa occupata). È proprio in questa fase che la Dea Bendata l’ha baciata e lanciata nel firmamento della moda: il suo attuale agente ne intuì a prima vista il talento, nascosto dietro al viso smunto, alle espressioni acqua e sapone, a quella “erre” pronunciata in modo un po’ snob. Invece che il solito e sofferto lavoretto post-diploma per lei, senza fare alcuna gavetta, arrivò subito un contratto in esclusiva per la campagna pubblicitaria internazionale di Dolce&Gabbana, i quali la scelsero personalmente, e un catalogo per Valentino. Era il 2005 quando le più grandi maison e i più affermati stilisti si accorsero di lei: cover, pubblicità, sfilate, servizi fotografici, cataloghi, calendari. Come quello Pirelli 2011, voluta espressamente dal celebre designer-fotografo Karl Lagerfeld, e dove naturalmente apparve nuda, in tutta la sua bellezza e sensualità. Dopotutto cosa

vuoi che sia per una che già aveva posato per la copertina di Playboy! La Balti è diventata in brevissimo tempo “il volto” di numerosi marchi, non solo nel fashion system, togliendosi anche la soddisfazione di dare il benservito a colleghe più note e dai nomi apparentemente più altisonanti del suo. Infatti, come testimonial viene scelta, tra gli altri, da St. John al posto di Angelina Jolie, dalla casa di biancheria Intimissimi in luogo della modella russa Irina Shayk, e, soprattutto, nel 2011 sostituisce Belen Rodriguez come figura di punta della Tim, con tanto di spot Tv in cui esordisce nei panni di Monna Lisa. In una vecchia intervista su Vanity Fair, la dolce Bianca, riferendosi alla showgirl argentina, ha affermato in modo piuttosto esplicito di invidiare il suo “lato B”: «Fisicamente vorrei essere lei. La guardo e penso che vorrei quel corpo tonico, vorrei quel culo. E anche il suo viso è stupendo: il mio è decisamente più asimmetrico». È difficile crederle, eppure da brava ragazza di provincia solare e spontanea, sembra sincera anche quando tesse le lodi di una potenziale rivale. Così come non appare affatto un commento di circostanza

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L’Officiel, settembre 2011. Photo: Marcin Tyszka, Les Edition.

quando, ricordando l’atmosfera creatasi sul set della pubblicità accanto a Neri Marcorè e Marco Marzocca, la top model, con il suo spiccato sense of humour, ha sottolineato: «Con loro ho riso molto. Abbiamo passato le giornate a fare scherzi al mio agente». Come tutti i personaggi terribilmente popolari e con impegni di lavoro nei quattro angoli del pianeta, anche la Balti è costretta a rinunciare a qualcosa. «Si viaggia tanto e sono gli affetti a farne le spese. Stare lontana da mia figlia di 5 anni mi costa». Già, la figlia, la piccola Matilde, nata dal matrimonio con il fotografo romano Christian Lucidi, dal quale si è separata dopo appena un anno («Avevo 20 anni quando l’ho incontrato e mi sono sposata dopo sei mesi. Non ci conoscevamo. Probabilmente avrei dovuto evitare il matrimonio. Però Matilde non sarebbe mai nata»). Si reputa una mamma «severa ma anche tenera» (la bambina è iscritta ad una scuola steineriana, che fa del rigore didattico il suo pregio), anche perché era un suo desiderio essere una madre giovane («Le donne pensano troppo prima di avere figli. Se ci pensi non è mai il momento giusto»). Appena le è possibile porta la piccola in viaggio con sé, oppure la lascia alle amorevoli cure della nonna materna, sognando per lei un futuro da medico. E magari regalandole fratellini e sorelline, ma non ora perché è ancora presto. In fondo, come evidenzia lei stessa, «ho 28 anni ma mi sembra di aver già vissuto moltissimo… ». Nel suo ambiente si cresce in fretta, si fanno tante esperienze, si ha un peso di responsabilità enorme. Ma poi non c’è da meravigliarsi se, oltre all’avvenenza fisica, alla fama mondiale e alle mille professioni svolte, c’è anche un museo che le dedica una mostra personale tutta per lei. Esattamente come è accaduto di recente ai Mercati Traianei di Roma, dove l’artista lodigiana è stata protagonista di un’esposizione, curata da Stefano Dominella e promossa dall’assessore ai Grandi Eventi Rosella Sensi, intitolata Bianca Balti. Immagini di una favola di moda. Si è trattato di un’elegante galleria di scatti raffiguranti la modella, ambasciatrice e simbolo della bellezza Made in Italy, e al contempo di un’occasione per ripercorrere le tappe della sua sfolgorante carriera; immagini firmate da famosi fotografi del calibro di Ellen Von Unwerth, Camilla Akrans, Txema Yeste, Settimio Benedusi, Miles Aldridge, Patrick Demarchelier, e ovviamente il già citato Karl Lagerfeld, che colgono un solo istante del fascino, dell’ironia, della carica erotica, della semplicità di questa donna e lo rendono immortale. Del resto, «dipende tutto dalla fisicità, se ce l’hai bene», altrimenti guardi, ammiri e sogni Bianca Balti! A partire dal 2012, la modella è stata scelta dal leader mondiale della bellezza, L’Oréal, come nuova testimonial internazionale, al fianco di star della musica e del cinema come Beyoncé, Gwen Stefani, Jennifer Lopez, Andie MacDowell e Jane Fonda.

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CARA MARINA di Marina Ripa di Meana

scrivi a: marina@marinaripadimeana.it

Cara Marina, vivo con un certo disagio il fidanzamento della mia migliore amica. Lei, ragazza in gamba e intelligentissima, si è innamorata di un bravo e onesto ragazzo, ma molto diverso per formazione e cultura da lei. Risultato: situazioni tragicomiche in società, con lui che si addormenta a teatro o che improvvisa discettazioni improbabili al cineforum distruggendo la filmografia di Kieslowskj in quattro e quattr’otto. I nostri amici si divertono di fronte a queste scene fantozziane, io mi sento a disagio per lei, vorrei parlarle, ma temo di fare la figura della snob.

Cara Marina, ho un’azienda nel settore alimentare. Ho finalmente trovato un commercialista molto bravo e fidato. Si tratta di un professionista veramente capace, direi eccezionale da tutti i punti di vista. Ha solo un difetto: soffre di un’alitosi che fa scappare anche le zanzare. È veramente un problema, perché quando mi parla per preparare insieme la denuncia dei redditi, confondo le entrate con le uscite, gli incassi con i guadagni. È diventata una situazione pericolosa soprattutto per il mio patrimonio. Non vorrei offenderlo dicendoglielo, ma come posso fare?

Luisa, Foligno

Ada, Scheggino

Cara Luisa, farebbe un grave sbaglio se volesse intervenire in questa nuova coppia. D’altronde “tra moglie e marito non mettere il dito”. Tanto più tra fidanzati. Neanche dopo tre anni, se dovessero lasciarsi…. non si sa mai! E poi chi le dice che essere un po’ primitivi o non sapere niente della cinematografia di Kieslowskj sia veramente così rovinoso per la sua amica? Le assicuro che conosco persone coltissime che leggono venti libri al mese, come il mio caro amico Giampiero Mughini, che non vorrei per compagno di vita per tutto l’oro del mondo. Cari saluti, Marina

Gentile Ada, penso che lei non debba avere assolutamente alcuna remora. In modo molto gentile, potrà cominciare offrendogli al suo arrivo pastiglie alla clorofilla, quelle che si comprano in farmacia per l’indomani di chi ha mangiato lumache all’aglio e prezzemolo, e anche acqua fresca e frizzante in caraffa. Se anche in questo modo non dovesse esservi alcun miglioramento, dovrà dargli il nome di un bravo dentista, o magari accompagnarlo lei stessa, per sbiancare la chiostra dei denti e arieggiare le capsule. È importante che tornino i conti. Auguri, Marina

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For magazine VIAGGI di Sara Donati Foto di Francesca Airoldi e Giuseppe Cacciaguerra

Nonsolomusica Salisburgo è tutta da vedere e da gustare. Non solo per il celebre Festival, ma per i suoi storici monumenti e palazzi. Tra laghi e castelli, chiese e fortezze la cittĂ di Mozart vi aspetta: non vi deluderĂ

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Salisburgo è situata in una posizione di singolare bellezza sul fiume Salzach, affluente dell’Inn. Il grande Amadeus Mozart vi nacque il 27 gennaio 1756 al terzo piano della casa che si trova nella Getreidegasse 9 (oggi è la via principale dello shopping dalle artistiche insegne e dalle caratteristiche botteghe).

Nella città di Mozart si è appena concluso il famoso Festival che anche quest’anno ha riscosso un grande successo. E ha persino riempito pagine gustose di gossip. Come dimostra questo titolo della Stampa: “Salisburgo, scandalo sexy al festival mozartiano”. E, già che ci siamo, rubiamo anche il sommario al pezzo del quotidiano di Torino: “Tempesta dopo la pubblicazione di una serie di foto porno soft della fidanzata brasiliana del sovrintende Alexander Pereira, 39 anni più giovane di lui”. D’altra parte, come

sottolineato anche da Sette (l’inserto del venerdì del Corriere della Sera) questa edizione puntava proprio sull’incontro tra glamour e cultura, mischiando sapientemente ugole e bacchette d’oro con gala dinner da favola, concerti e opere con il debutto in società di un gruppo di giovani coppie in costumi tipici (come da tradizione asburgica). Un Festival tutto da gustare: sei settimane di programmazione con 232 manifestazioni in 14 luoghi differenti, con nomi stellari

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La fortezza Hohensalzburg, costruita nel 1077 su una collina di 542 metri, domina tutta la città. Ampliata nel periodo rinascimentale è raggiungibile con una funicolare.

(tra i quali, per ricordare solo i “nostri”, Claudio Abbado, Cecilia Bartoli, Riccardo Muti). Già, direte voi, ma ormai è tutto finito. Non preoccupatevi Salisburgo vale una visita anche a Festival finito (intanto potete già prenotarvi per la prossima estate), adesso che è quasi autunno o a Natale. La città è magnifica e i dintorni pure. Da non perdere: Schloss Mirabell (Mirabellplatz) con i suoi giardini e la serra; naturalmente la casa dove abitava Mozart (Makartplatz 8, dove la famiglia Mozart viveva e riceveva gli amici

musicisti); la casa natale del grande musicista (Getreidegasse, museo già nel 1880, oggi raccoglie strumenti e manoscritti); Festspielhaus (Hofstallgasse), il teatro dove si tengono ogni anno molte rappresentazioni del Festival; Franziskanerkirche, la Chiesa dei Francescani (Franziskanergasse); St. Peter Kirche (vicino alla Domplatz), alle sue spalle si trova il piccolo cimitero con le croci in ferro battuto e le catacombe a ridosso della montagna dove sono sepolti anche il musicista Joseph Haydn e la sorella di

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A Salisburgo è stato girato nel 1965 il film americano Tutti insieme appassionatamente (The Sound of Music), premiato con 5 Oscar e diventato poi di culto, con Julie Andrews e Christopher Plummer. Tra i set principali il convento di Nonnberg, il palazzo e il giardino Mirabell, il cimitero di St. Peter e la Felsenreitschule.

Mozart. E ancora: Dom, il Duomo (Domplatz), splendida chiesa barocca; Residenz (Domplatz/Residenzplatz), la residenza degli arcivescovi della città che conserva ancora oggi tesori e opere d'arte del clero salisburghese; Festung Hohensalzburg, la fortezza che domina la città, raggiungibile con la Festungsbahn (la funicolare) o a piedi, salendo lungo le caratteristiche vie. È una vera città nelle città, con musei, un ristorante e una taverna per la degustazione di vini e proprio dalla Fortezza si gode uno dei

panorami più belli su Salisburgo e sulle altre alture intorno. Di fronte alla Fortezza, dall'altra parte del fiume, Kapuzinerberg la cui cima si raggiunge facilmente dalla Linzergasse, percorrendo un primo tratto di scalini che conduce a un grazioso convento di frati cappuccini e si prosegue poi attraverso i suggestivi sentieri di un boschetto, in mezzo al quale si erge anche la casa del famoso scrittore austriaco Stephan Zweig. Anche i dintorni di Salisburgo sono pieni di belle sorprese (e bei

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laghetti) come il Castello di Hellbrunn. Fatto costruire dal vescovo Markus Sittikus nel 1600, il Castello si trova a Hellbrunn, frazione di Salisburgo ricchissima d'acqua. Nello splendido giardino barocco si trovano moltissime curiositĂ che non mancheranno di stupire grandi e piccoli, tra cui gli spettacolari giochi d'acqua. Poi, accanto all'aeroporto di Salisburgo, Hangar-7, il complesso futuristico fatto costruire dal patron della Red Bull, composto da due torri circolari in vetro antiriflesso (per non abbagliare i

piloti degli aerei sulle piste) che racchiude un museo di aerei ed elicotteri, tutti con i colori Red Bull, un bar avveniristico "sospeso" in mezzo alla torre in cui mandarsi messaggi da una postazione all'altra e un ristorante panoramico. Salisburgo, insomma si divide tra tradizione e modernitĂ , per non deludere anche il turista piĂš esigente.

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For magazine COSE DI MODA di Marco Gastoldi

L’autunno è già qui Uno sguardo agli abiti da mettere tra qualche settimana. Le firme internazionali giocano con i contrasti: Oriente e Occidente, tradizionalità sartoriali e tessuti high-tech, linee geometriche e fantasie cromatiche irregolari

Dries van Noten

Oriente contro Occidente, maschile contro femminile: il gioco delle opposizioni e contrasti è da diverso tempo alla base dell’estetica di Dries van Noten. Anche per

il prossimo autunno la collezione rivela riferimenti all’arte sottili e sofisticati: il risultato dell’immagine è una visione serena, orchestrata da un’abile maestria pacata e naturale. L’ispirazione è rivolta 42 For Magazine

ai costumi e tessuti dell’Oriente, ispirandosi agli archivi del Victoria and Albert Museum, trasformando stampe antiche cinesi, giapponesi e tibetane in motivi esplosivi e astratti. Luminosi e infuocati


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colori usati a contrasti rivestono forme nitide di navy e nero, salmone e smeraldo, magenta e antracite, bianco immacolato e petrolio. Le lunghezze arrivano fino al ginocchio o addirittura

alla caviglia, le giacche tuxedo e i coat dal taglio maschile sono portati su pantaloni stratificati, cosĂŹ come gli abiti-tunica sono abbinati a pantaloni affusolati. Le camicie in cotone candido si op43 For Magazine

pongono ai pantaloni patchwork e le gonne sono lunghe, ampie e piegate. Una visione della grazia quasi imperiale e ben composta, che conferma uno stile moderno dagli splendidi colori.


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Thierry Mugler

Nicola Formichetti e Roman Kremer hanno unito classicitĂ e tradizionalitĂ sartoriali nei tagli e nella silhouette morbida delle uniformi dei marines. Il risultato? I look ci portano ad immaginare dei nuovi

Clark Kent e Bruce Wayne delle città metropolitane, accessoriati con giacche dai tessuti high-tech e con tanto di mantello. L’utilizzo del bordeaux e dei tessuti a contrasto sigilla proprio nella collezione invernale degli stilisti francesi il vero trend di sta-

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gione. I tessuti variano dalla pelle al cotone laccato, dalla seta pesante al sintetico come plastica e gomma. Molte sagome trovano la loro ispirazione negli anni ’70 e ’80, quando Thierry Mugler diventava popolare e conosciuto, mescolandosi all’este-

tica futuristica di corte giacche dai rivestimenti in plastica. La fonte d’ispirazione rimane sempre la sartorialità, e la collezione riesce ad essere indossabile, formale ma fresca allo stesso tempo.

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For magazine di Ivan Rota

BLUMARINE

La nuova campagna pubblicitaria Blumarine autunno-inverno 2012-13 ha come protagonista la bellezza iconica di Cara Delevingne, la modella inglese che incarna alla perfezione i canoni del fascino moderno. Inez van Lamsweerde and Vinoodh Matadin hanno realizzato gli scatti fotografici a New York, utilizzando un background monocromatico che rende protagonisti assoluti i capi, illuminati dall’effetto sparkling dei ricami iridescenti o dalle texture extralucide. Una visione estremamente sofisticata e femminile della collezione Blumarine, che viene cosÏ interpretata in chiave seducente ed accattivante. 46 For Magazine


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BLUGIRL

Per l’autunno-inverno 2012-13 di Blugirl, il fotografo Michelangelo Di Battista ha immortalato la modella americana Jessica Miller. Gli scatti fotografici sono stati realizzati all’interno dei Rita Studios di Parigi, utilizzando un gioco di luci e chiaroscuri tali da creare un’atmosfera soft e delicata, ma al tempo stesso elegante ed ironica, perfetta per il mood della nuova collezione. Per lo scatto dedicato ad una delle borse, la “Secret Bag”, must have della stagione, Jessica Miller diventa misteriosa e accattivante, valorizzando la sua bellezza magnetica. 47 For Magazine


For magazine COME UNA STAR di Valentina Polidori

VALERIA SOLARINO:

LA BELLEZZA SI VESTE DEL COLORE DELL’OCEANO

Attrice espressiva e intensa, la protagonista di Viola di mare è anche una donna di grande fascino. Se poi indossa abiti dalla scollatura profondissima… L’ascesa verso l’olimpo cinematografico italiano della luminosa Valeria Solarino è stata rapida e premiante. In pochi anni, e non moltissimi film, si è fatta conoscere per la sua carica espressiva ed emotiva, mettendo un po’ di sé in ogni ruolo interpretato. Nata in Venezuela da un mix tutto italiano fra Nord e Sud (padre siciliano, mamma piemontese), viene notata dal celebre regista Mimmo Calopresti, ed è lì che comincia la sua scalata al successo. Dotata di una bellezza naturale, non costruita, mai artefatta, si dimostra poliedrica e provvista di una vis recitativa non comune. Qualità riconosciutele anche al Nice Film Festival del 2009, in cui viene premiata per la sua ineguagliabile interpretazione di Angela nel film Viola di mare. La compagna dello sceneggiatore e regista toscano Giovanni Veronesi sfoggia sempre uno stile minimal, essenziale, mai sopra le righe. Tranne nelle occasioni ufficiali, in cui il suo fisico statuario le concede molteplici possibilità di sorprendenti outfit. Eccola nella foto accanto in una mise preziosa e lineare al contempo. L’attrice, sorridente, indossa qui un abito bluette firmato Pucci, dalla linea singolare e accattivante, con spalline strette e profonda scollatura sul davanti, capace di esaltare le sue spalle larghe, consentendole di indossare un tipo di vestito concesso solamente a coloro che non abbiano un corpo botticelliano. In vita, poi, l’abito si stringe delicatamente quasi a formare un nodo, per riallargarsi con morbidezza sui fianchi. La lunghezza è irregolare, al ginocchio sul davanti e con strascico sul di dietro, per garantire movimento al tessuto (un tulle impalpabile, impreziosito da eleganti ricami ton sur ton) e per valorizzare le gambe tornite e abbronzate. Gambe rese ancora più belle da un sandalo stringato, dal tacco vertiginoso, in camoscio blu notte. Anche il trucco riprende i colori del mare, incorniciando lo sguardo della meravigliosa Valeria di un colore azzurro cielo, mentre si mantiene neutro nel gloss lucido e nel blush delicato, entrambi atti a conferire un aspetto bonne mine alla giovane attrice. Le unghie, corte ed arrotondate, si tingono di un nude che si sposa meravigliosamente con la pelle dorata dal sole. Nessun gioiello per la raggiante artista: non un orologio, non un bracciale, non una collana che le possano sottrarre il ruolo principale di star sul red carpet. Perché, sì, un diamante è per sempre, ma anche un’eleganza leggiadra e raffinata come quella di Valeria Solarino sembra essere destinata a durare in eterno.

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PROTAGONISTI di Tommaso Gandino

in cucina PER VOI Prima attore, opinionista e conduttore Tv, poi ristoratore di succe

sso: Moreno Amantini ha trovato nel suo nuovo locale una fonte di ispirazione inattesa

Di fronte al fenomeno, sempre più diffuso, della cucina spettacolo come alimenta l’amore per la vera arte culinaria? «Realizzando piatti semplici e gustosi, mantenendo alta la qualità dei prodotti e il servizio». Qual è la sua filosofia in quella Tv che lei ha frequentato per molto tempo? È la stessa anche nella sua vita di oggi? «La mia vita privata è molto lontana da quella pubblica. Forse è anche per questo che ho deciso di allontanarmi, almeno per il momento, dal piccolo schermo. La genuinità e la professionalità di una volta non sono oggi qualità richieste nel mondo dello spettacolo». In questa sua ultima avventura dove ha trovato l’ispirazione? «Volevo continuare a lavorare a contatto con il pubblico, e ora, anche senza telecamere, posso dire di aver trovato nel mio locale un’ottima fonte di ispirazione e creatività. Il mio show ora lo faccio dietro al bancone!». Quanto è importante la passione nel suo mestiere? «È fondamentale come in tutti i mestieri. Trovo che svegliarsi la mattina e poter fare quello che ti piace sia già una vittoria».

L’elemento essenziale che non deve mai mancare per lei è…? «Nel mio lavoro sicuramente qualità, igiene ed educazione. Nella vita di tutti i giorni la semplicità, l’onestà e la voglia di poter aiutare gli altri». È mai ansioso quando ospita persone importanti? «Tutti i giorni. Ogni ospite, anche non vip, è unico e merita tutte le attenzioni del caso. Per quanto riguarda il vecchio Moreno, invece, durante il mio trentesimo compleanno: oltre 500 invitati tra imprenditori, attori e personaggi dello showbiz». E se potesse preparare un piatto per un personaggio dello spettacolo? «Sicuramente qualcosa di dolce. Gli farei assaggiare il mio fantastico cheesecake con glassa di fragole o il mio rotolo alla cioccolata! Nel mondo dello spettacolo ci vuole dolcezza, anche perché negli ultimi tempi si devono mandare giù troppi bocconi amari». Come giudica se stesso? «Sono fin troppo severo. Fa parte della mia formazione. Studio recitazione fin dall’età di 10 anni e, per chi come me è abituato alle tavole del palcoscenico, sa che si può, anzi, si deve sempre migliorare». Qual è la giusta combinazione per un aperitivo unico? «Un bel mix tra dolce e salato per quanto concerne il food. Per il drink va molto a gusto personale. Io non amo i cocktail, sono più per un bel bicchiere di vino. Bianco, fruttato e bello ghiacciato d’estate. Rosso e corposo d’inverno. L’unico cocktail che mi concedo è un classico spritz!».

PASSIONE E FANTASIA IN TAVOLA Chef presso il prestigioso ristorante “Vanni”, a due passi da Viale

Mazzini, Salvatore Saladino ci insegna come abbinare i sapori in modo semplice e creativo nutriti a colazione come un re (pasto ricco), a pranzo come un borghese (pasto abbondante), a cena come un frate (pasto a base di verdure)». Cosa è indispensabile in cucina? «Di sicuro la qualità delle materie prime, ma per esaltarne le peculiarità è necessaria la professionalità e soprattutto la passione di chi prepara il piatto». Dove trova l’ispirazione? «In me stesso, nel colore e nel sapore dei prodotti che abbino di volta in volta».

Come definisce la sua cucina? «È ispirata alla tradizione dei piatti rivisitati in chiave moderna, con metodi di cottura di nuova concezione». Come si combinano i sapori della pietanze? «I sapori non devono essere né alleggeriti né trasformati, ma abbinati tra loro in modo semplice e creativo».

Un piatto eccellente che cosa deve avere? «Prodotti di prima qualità, pochi ingredienti ben amalgamati».

Lei è contrario a scatolame e cibi precotti? «Questi due alimenti vanno bene per chi è in casa e non ha tempo di cucinare, ma non per i professionisti della ristorazione».

Per gustare un piatto è necessario mangiare con moderazione? «Non solo mangiare con moderazione, ma sempre in un clima il più possibile sereno e rilassato. C’è un antico detto popolare che dice:

Qual è l’ingrediente di cui non può fare a meno? «A tavola non deve mancare l’olio al peperoncino».

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Luca Argentero ha rinunciato a molti programmi televisivi perché, con la moglie Myriam Catania, ha fondato Inside, una piccola casa di produzione che sta realizzando il suo primo lungometraggio. L’attore, in dialetto romanesco, dice: «Speramo de nun fà dù film in uno: er primo e l’ultimo».

Gérard Depardieu ha confessato all’amica Isabella Rossellini che gli piacerebbe interpretare una nuova versione di Tre Sorelle di Cechov proprio con lei e Fanny Ardant. L’attrice si è resa disponibile: non vede l’ora di partecipare alla performance di Gérard “en travesti”.

Myriam Catania e Luca Argentero

ROTAZIONI di Ivan Rota

Luca Bombassei

Sulla terrazza della sua residenza veneziana alla Giudecca, nel Palazzo dei Tre Oci che si affaccia sul Bacino di San Marco, l’architetto Luca Bombassei ha festeggiato come ogni anno con un centinaio di ospiti la Festa del Redentore. La tradizionale ricorrenza, che risale alla seconda metà del 1500, è fortemente sentita dai veneziani, ma anche da un pubblico internazionale che arriva in laguna per assistere all’eccezionale spettacolo dei tradizionali fuochi pirotecnici. A festeggiare con Bombassei sono intervenuti ospiti italiani e internazionali del mondo dell’arte, del design e dell’architettura, tra i quali Caroline Bourgeois, Jean-Marc Bustamante, Diego Grandi, Jack Palomba, Mery Rosin, Giacinto di Pietrantonio, Matteo Cibic, Yuri Ancarani, Anita Sieff, Elia Mangia, Amedeo Peyron. La cena esclusiva ha mantenuto la tradizione del menù veneziano storico del Redentore, preparato dalla Contessa veneziana Enrica Rocca. Gli ospiti hanno vissuto l’emozione di raggiungere l’unica residenza di Venezia collocata sopra un museo: prima di arrivare all’ultimo piano che ospita la casa di Luca Bombassei, hanno attraversato le sale della mostra fotografica Elliott Erwitt, Personal Best. Realizzato dall’artista Mario De Maria tra il 1911 e il 1913, Palazzo Tre Oci è una splendida testimonianza dell’architettura veneziana di inizio Novecento. La casa, dopo un accurato e filologico restauro ad opera della Fondazione di Venezia, che l’acquistò nel 2000, torna nel 2011 ad essere un centro pulsante di studio e produzione culturale, sede del nuovo Centro di Ricerca per la Fotografia Contemporanea.

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È stata una grande festa quella al Billionaire, a Porto Cervo: grandi ospiti come la top model Irina Shayk, che si doveva sposare a luglio con il calciatore Cristiano Ronaldo a Madeira, ma il matrimonio è saltato, o come Bryan Brown, attore che abbiamo visto al fianco di Nico-

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le Kidman in Australia. Il tema della festa era “Bianco, oro e un tocco di verde”. Ricchi premi, danze sino all’alba e cotillons per tutti.

Irina Shayk

Audrey Hepburn fu l’antesignana della sua riscoperta: il filo di perle, abbinato al tubino nero indossato in Colazione da Tiffany, diventò un must che, in tempi “low profile” come i nostri, viene prepotentemente riscoperto. Ora si fanno abiti in perle, come il bikini milionario realizzato da Nimei. La perla ha da sempre simboleggiato l’anima che si avvicina alla perfezione: oggi la esibiscono star del calibro di Helen Mirren, Paz Vega e Angelina Jolie, signore che “infestano” le notti romane come la marchesa Dani del Secco d’Aragona, ma anche giovani come Carolina Crescentini e Gaia Bermani Amaral. Jennifer Lawrence ne ha una collezione, Charlotte Casiraghi centellina l’esposizione di perle per non confrontarsi con nonna Grace Kelly. Victoria Beckham le porta anche in casa, così come il marito David che le ha incastonate in due orecchini. Madonna le adora, Lady Gaga anche, unica cosa che hanno in comune, Katy Perry ha solo perle di bagnoschiuma rilassanti. Non solo bianche, ma anche perle nere di Tahiti: ne sono fan Daphne Guinness, Gloria Thurn und Taxis e Scarlett Johansson. David Guetta ha regalato tre fili di perle a Fergie. E se a elogiarle sono due icone evergreen di stile come Inès de la Fressange e Antonia Dell’Atte, allora possiamo essere certi: la perla, discreta e femminile, è tornata di moda.

Il caldo a St. Moritz ha invogliato lo “struscio” e le passeggiate in Val Roseg, dove si è visto Roberto Formigoni, o in riva al lago dove sono stati avvistati, romanticamente mano nella mano, Simona Ventura con il suo Gerò Carraro, ma anche l’attrice Marion Cotillard e il regista francese Gaspar Noé. Raffinata cena a casa di Cecilia Rossi Colussi: piatti tipici per Sonia Raule e Franco Tatò, Alessandra Repini, Elio e Mercedes Catania, Mailj Zegna, Paolo ed Esmeralda Merloni. Molto chic il ricevimento a casa di Amedeo Clavarino al Maloja. Poi tutti al Salastrains per le classiche colazioni. I De Benedetti, i Sabbadini e Leonardo Del Vecchio confabulano al Chesa Veglia: presenti anche Francesca Bazoli e l’a.d. delle Generali Paolo Zagnone. Sempre più negozi aprono: assalto a Tom Ford e a Jimmy Choo, che ha creato una

• Lorenzo Jovanotti ha una particolare stima per Emilio Fede, contraccambiata dall’ex direttore del Tg4: pensate che il cantante ha dichiarato che, se avesse avuto un altro destino, gli sarebbe piaciuto fare l’inviato proprio per Fede. • Cristiano Malgioglio si è recato da un reumatologo perché aveva un incredibile dolore al polso e non se ne spiegava il motivo. La diagnosi è stata questa: il cantante manda troppi sms con il cellulare e questo gli aveva procurato una forte infiammazione. Ora, a Cristiano, sono state prescritte solo chiamate vocali. • Chi è la signora dei salotti milanesi che chiamano “falchetto”? Sua abitudine è appostarsi, senza essere vista, per carpire gossip e segreti. La scorsa estate, a Forte dei Marmi, si nascose in un boschetto, ma fu scoperta. Da allora, quando la vedono in giro, stanno tutti molto attenti.

James Franco

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linea di scarpe esclusiva, in edizione limitata, in omaggio alla località montana. Opening della casa di Carlo e Irene Micheli, per un lunch con Paola Formenti, Franco e Umberta Gussalli Beretta. Cena al Palace per Dora Invernizzi. Tutti parlavano di due meravigliose dimore in vendita al Suvretta: una appartiene ai De Benedetti, l’altra ai Mantero. • Le voci sulla presunta “gayezza” di James Franco, l’attore che ha presentato la serata degli Oscar 2011, si fanno sempre più insistenti: ora, Franco mostra una particolare attenzione per il bellissimo Jon Prescott, con il quale divide il set del film Maladies: i due sono inseparabili.


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Alla 69esima Mostra Internazionale D’arte Cinematografica, il Premio Kinéo Anniversary festeggia 10 anni di fede nel cinema. Al già annunciato vincitore della nuova edizione del Premio Speciale Kinéo “Rai Divisione Commerciale”, per il Miglior film italiano nel mondo, Cesare deve morire, di Paolo e Vittorio Taviani, in trionfo al Festival di Berlino, ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento, si aggiunge il vincitore del “Premio Pubblico & Critica” del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici e Kinéo, Gianni Amelio, per Il primo uomo. Ultimo capolavoro del regista tratto da un romanzo postumo di Albert Camus e premiato anche dalla critica internazionale al Festival di Toronto, racconta l’infanzia dello scrittore nell’Algeria degli anni ’20, con una riflessione introspettiva che coinvolge anche il proprio passato. Dopo il successo delle passate stagioni il Premio Kinéo “Diamanti al Cinema Italiano” assegna il trofeo (una torre di luce col diamante incastonato nella base) ad artisti e opere filmiche, selezionate secondo un criterio di qualità e successo commerciale. Tra i premiati sottoposti al giudizio del pubblico ci sono le commedie più divertenti dell’anno, Posti in piedi in Paradiso di Carlo Verdone, Scialla! opera prima di Francesco Bruni, il campione d’incassi Benvenuti al Nord e film di grande lignaggio come This Must be the Place di Paolo Sorrentino, Terraferma di Emanuele Crialese, Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana. Grandi nomi, bei film ma, per festeggiare un decennio di vicinanza al nostro cinema, anche una bella festa. Mediaset Premium, presente a Venezia con il proprio salotto ed il magazine quotidiano Red Carpet, ha reso onore ai vincitori Premio Kinéo “Diamanti al Cinema Italiano” con un grande party, che ha concluso la serata in onore dei premiati. • Che cosa fanno le celebrities quando non lavorano? Molte impegnano il tempo in passioni, manie, collezioni, esperimenti, anche paranormali, e stranezze che difficilmente riuscireste ad immaginare. Posto d’onore in un’ipotetica classifica spetta a Johnny Depp: nessuno infatti si aspetterebbe dall’icona dark di Tim Burton che collezioni Barbie e Ken da ormai vent’anni. Lo segue a ruota Elizabeth Hurley che, dopo numerose delusioni amorose, fa la contadina nella sua fattoria “bio” e

Nicole Kidman

ogni mattina munge le mucche. A farle compagnia Nicole Kidman che coltiva venti tipi di insalata con un occhio di riguardo per la lattuga. Madonna adora lavorare a maglia, così come Russell Crowe: il Gladiatore propende per l’uncinetto. Claudia Schiffer colleziona insetti, oltre a piatti e bicchieri che li raffigurano, mentre Joseph Gordon-Levitt, star da Sundance Festival, ha fatto mettere le ruote al suo pianoforte a coda e se lo porta al parco dove suona romanze. Meryl Streep e George Clooney tentano di vedersi almeno una volta a

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settimana per un’insolita gara: vince chi beve più gin. Nicolas Cage colleziona moto d’epoca, preferibilmente rosse, mentre Violante Placido, sua partner nell’ultimo Ghost Rider, ha una passione per i kimono vintage, anche per bambini: ne ha già regalati tre alla piccola Altea, che non ha nemmeno tre anni, figlia dell’amica Isabella Orsini. Posto d’onore anche per Nancy Brilli che, oltre a collezionare vasi da notte, si diletta in casa come idraulico, falegname e imbianchino: una vera maniaca del “fai da te”. Carlo Verdone, ipocondriaco


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cronico, possiede una quantità smisurata di medicinali, mentre Dario Argento, se ci concentra, ha il potere di far saltare la luce: parola di Maurizio Costanzo, suo vicino di casa. Se Ilaria Spada ridipinge continuamente le pareti, Rosita Celentano porta a spasso i suoi adorati cani con il passeggino e Filippa Lagerback alleva pulcini in casa. Stephanie di Monaco prepara ciambelloni, la sorella Carolina ha una serie infinita di uova di Fabergé. Carla Bruni ha numerose reliquie di Serge Gainsbourg. Manuela Arcuri ama preparare ravioli con mamma Nella; la sua conterranea Elena Santarelli inventa discutibili ricette. Miriam Leone tiene nel borsellino le vibrisse perse dal suo amato gatto. Curiosa la mania di Simona Ventura: compra quantità eccessive di sushi e poi lo surgela. Poteva mancare Lady Gaga? No, nel tempo libero prepara marmellate che poi la mamma serve nel suo ristorante Joanne Trattoria. Cristiano Malgioglio, cugino di Lady Germanotta, ogni giorno acquista una t-shirt che poi fa personalizzare: l’ultima con il viso di Vladimir Luxuria. Se Melissa Satta e Laura Chiatti, a detta loro, passano il tempo a far l’amore, Kate Middleton, per rilassarsi, preferisce andare a funghi con la sorella Pippa. Infine ci sono un’attrice decisamente agèe e una bionda conduttrice da prima serata che hanno in casa un’intera stanza per le loro collezioni di parrucche e ne cercano sempre di nuove. E chi è lo scrittore che, nel molto tempo a disposizione, si diletta, ormai da due anni, nel mandare agli amici mms molto “eloquenti”? Chi li riceve li conserva molto bene...

Importante successo per la cena di discussione del “Piano Merito” promossa dal Forum della Meritocrazia all’Hotel dei Cavalieri di Milano. All’evento, moderato dal presidente del Forum Arturo Artom, sono intervenuti giovani manager, imprenditori, liberi professionisti, studenti e rappresentanti del mondo sociale milanese. La discussione è stata soprattutto l’occasione per avere il prezioso contributo di uno dei più

• La bellissima Isabelle Adriani si è rotta il menisco: l’attrice, recatasi al provino per il film di Pupi Avati, si è sentita dire dal regista: «Ma come puoi farcela, visto che devi fare anche una corsa in bicicletta?». E lei candidamente ha risposto: «Possiamo girare quella scena per ultima». • La conduttrice all’amico stilista, che sta ristrutturando casa, ha dato tutti i suoi fornitori: dall’impresa edile al tappezziere. Ora la casa dello stilista è messa a nuovo da tempo, ma lui non paga nessuno. Solo che ora i fornitori si rivolgono a lei che non sa più cosa fare. L’imprenditore si è eclissato.

Daniela Javarone con il marito Mario e Arturo Artom.

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importanti manager italiani: Nani Beccalli Falco, presidente e a.d. di General Electric Europe e North Asia. L’ingegner Beccalli Falco ha condiviso e discusso con i partecipanti le proposte che andranno ad animare il “Libro Bianco della Meritocrazia”, il documento che sarà presentato dal Forum al Governo a fine settembre.


ForCINEMA magazine di Silvestro Bellobono Brad Pitt (49 anni il prossimo 18 dicembre) è il killer Jackie Cogan che, nella sua prima apparizione nel film, entra in scena sulle note del brano The man comes around (2002) di Johnny Cash.

cogan killing them softly L’affascinante sicario Brad Pitt, tra boss mafiosi e delinquenti di strada, va a caccia dei colpevoli di una rapina commessa nel posto sbagliato. Gangster movie acuto e riflessivo, ambientato all’epoca della crisi sullo sfondo dell’America di Obama 54 For Magazine


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Ray Liotta (57 anni) è protagonista di una delle scene più violente del film, quando è vittima di un pestaggio tra i più impressionanti mai visti sul grande schermo, che, insieme ad altre sequenze, testimonia le notevoli capacità tecniche del regista. Il film si avvale di un’ottima fotografia plumbea e notturna.

“L’America non è un paese, è un business. Quindi pagami e basta”. Questa frase eloquente sintetizza al meglio la filosofia di Jackie Cogan (Brad Pitt), killer di professione ma con la vocazione del consulente d’affari, considerato che svolge la sua attività in modo rapido e senza correre troppi rischi. E soprattutto stando ben attento a non sporcarsi le mani di sangue, se non quando le circostanze estreme lo richiedono, poiché in certi casi preferisce addirittura affidarsi ad un altro sicario suo amico, Mickey (James Gandolfini). Cogan lavora senza offrire ai suoi “clienti” la possibilità di piangere, avere paura, chiedere il perdono o la grazia, ma limitandosi ad “ucciderli dolcemente” (da qui il sottotitolo) da lontano. La vicenda inizia quando due giovani delinquenti eroinomani, Russell e Franky, vengono assoldati per compiere una rapina durante una partita di poker clandestina, seguendo un modus operandi simile a quello di un vecchio colpo messo a segno anni prima da Markie Trattman (Ray Liotta), ovvero l’uomo che ora gestisce la casa da gioco e che di conseguenza sarebbe il primo sospettato. Ma i boss locali sanno bene che non può

essere stato di nuovo Markie il responsabile. Ed è qui che entra in scena Cogan, che viene incaricato dalla mafia di fare luce sulla storia, ristabilendo i rapporti di potere e punendo senza pietà i veri colpevoli. Letta così la trama è quella del più classico gangster movie, a metà strada tra gli scorsesiani Quei bravi ragazzi (da cui eredita Ray Liotta) e Casinò, con un tocco del televisivo I Soprano (notare James Gandolfini) e un vago riferimento a Sleepers di Barry Levinson, se non altro per la presenza di Brad Pitt nei panni del malavitoso. Ma se ne potrebbero citare altri cento di film riconducibili a questo genere, del quale Cogan - Killing Them Softly segue fedelmente i canoni. Tuttavia, la pellicola di Andrew Dominik contestualizza i temi tipici di una crime story al periodo attuale, in particolare con continui riferimenti alla società americana contemporanea, alla recessione globale, al collasso delle banche e alla crisi economica che colpisce anche i guadagni dei killer. Infatti, la sceneggiatura (dello stesso Dominik), tratta dal romanzo Cogan’s Trade di George V. Higgins, pubblicato nel 1974, sposta i fatti e l’azione al 2008, in un momento storico preciso: i giorni della campagna elettorale per la

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Tra i migliori caratteristi di Hollywood, Richard Jenkins (65 anni) interpreta l’autista che fa da tramite con Cogan. L’attore dell’Illinois nel 2009 ha ricevuto una nomination agli Oscar come miglior interprete protagonista per L’ospite inatteso. In Tv ha riscosso molto successo con la serie Six Feet Under.

presidenza degli Stati Uniti, con la dura contesa tra Barack Obama e John McCain, e poi il successivo passaggio di consegne tra George W. Bush e il nuovo inquilino afroamericano della Casa Bianca. Insomma, si tratta di un periodo particolarmente difficile a livello finanziario per gli Usa e per il mondo intero. I discorsi dei leader politici si ritrovano spesso presenti sullo sfondo, attraverso Tv o radio, della vicenda narrata, apparentemente in modo casuale. Ma non è così. E i bei dialoghi dei protagonisti rendono pienamente l’idea che il regista ci tiene a veicolare: tutta l’economia, compresa quella mafiosa, è in affanno e anche il crimine organizzato, così come il sistema bancario, ruota intorno a debiti, interessi da pagare e spese da sostenere. Perciò, il messaggio di fondo, riassunto nello slogan di quella frase “L’America è un business”, tende ad equiparare sullo stesso livello governanti, banchieri e criminali, poiché tutti gestiscono società private a scopo di lucro, senza alcuna differenza tra una bisca in Lousiana, la Lehman Brothers o il Congresso degli Stati

Uniti. Condito di una violenza e di uno humour nero che a tratti richiamano esplicitamente le opere di Quentin Tarantino e dei fratelli Coen, il film vanta un cast “all men” di prima grandezza, da Ray Liotta a Sam Shepard, da James Gandolfini a Richard Jenkins, senza dimenticare qualche giovane innesto di belle speranze (Scoot McNairy, Ben Mendelsohn) e ovviamente la carismatica star: Brad Pitt (alla sua seconda collaborazione con Dominik dopo L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford, 2007), sembra a suo agio negli abiti (sempre cool se indossati da lui) del cacciatore di taglie e freddo omicida che cerca di sopravvivere in tempi di carestia. Un ruolo da duro ma con cervello a cui il compagno di Angelina Jolie ha ormai abituato il suo pubblico, e che chiude un simbolico trittico da “uomo tutto d’un pezzo” che recentemente lo ha visto brillare in performance come The Tree of Life e L’arte di vincere.

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James Gandolfini (51 anni, a sinistra) e Scoot McNairy (41 anni, a destra). Seppur in ruoli minori dimostrano le loro doti, soprattutto il primo, celebre per il suo Tony Soprano nella serie Tv omonima. Il film inizialmente doveva durare 150 minuti, ma la produzione ha preferito apportare dei tagli sostanziosi per esigenze di mercato.

SCHEDA DEL FILM: REGIA: Andrew Dominik SCENEGGIATURA: Andrew Dominik CAST: Brad Pitt, Ray Liotta, James Gandolfini, Richard Jenkins, Scoot McNairy, Ben Mendelsohn, Trevor Long, Max Casella, Sam Shepard GENERE: Thriller, Poliziesco DURATA: 104' DISTRIBUITO DA: Eagle Pictures USCITA: 21 settembre 2012

Ben Mendelsohn e Scoot McNairy sono stati scelti dal regista neozelandese per le parti dei due criminali tossicodipendenti che danno il lĂ alla storia.

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MAGIC MIKE Un famoso spogliarellista, idolo delle donne nel club dove si esibisce, dà consigli a un giovane collega in carriera. Balli hot e striptease da urlo per i sex symbol Channing Tatum e Matthew McConaughey. Ma oltre agli addominali c’è di più

Matthew McConaughey (43 anni) in una delle tante sequenze di spogliarello del film. L’attore texano, che fa sempre sfoggio del suo fisico, nel 2008 è diventato testimonial della campagna pubblicitaria del profumo The One di Dolce&Gabbana.

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Channing Tatum (32 anni) ha dichiarato: «Per il film mi sono ispirato ad aspetti di molte persone che ho incontrato nel mio passato di stripper, ma a nessuno in particolare», rivelando poi che sta già pensando al sequel di Magic Mike e ad una nuova sceneggiatura.

Non v’è dubbio che Steven Soderbergh sia uno dei cineasti più brillanti e ricchi di idee in quel di Hollywood. La sua ultima fatica cinematografica lo dimostra in pieno, sia per l’accoglienza trionfale al box office americano, anche grazie al passaparola tra ragazze e donne di tutte le età, sia per i sottotesti contenuti in questa commedia apparentemente leggera e di puro intrattenimento. La filmografia del regista di Atlanta ricorda, per certi aspetti, i due grandi filoni (i temi del “fanciullino” e quelli dell’adulto) della produzione di un altro grande Steven, ossia Spielberg: da un lato la voglia matta di divertirsi con pellicole scanzonate tra la comedy e la satira sociale (si pensi a Sesso, bugie e videotape, Out of Sight e soprattutto la trilogia di Ocean’s), dall’altro la volontà di denunciare problemi reali o di trattare argomenti impegnativi (si veda in tal senso Erin Brockovich, Traffic, i due atti di Che, Contagion). A metà strada tra queste due macro categorie si colloca Magic Mike: se è vero che i toni goliardici di spogliarelli, balli provocanti, dialoghi allusivi e una dose massiccia di pettorali, bicipiti e addominali scolpiti e sudati divertono il pubblico

femminile, è altrettanto vero che nelle contraddizioni dei personaggi, in particolare degli stripper mostrati fuori dal palco, emerge il desiderio di indagare i valori della società americana malata di esibizionismo e culto dell’apparire. È compito dello spettatore, poi, farsi una sua opinione tra questa ambivalenza che Soderbergh esibisce senza moralismi né pregiudizi. Mike Martingano, per le fan “Magic Mike” (Channing Tatum), è uno spogliarellista di professione affascinante e di successo che lavora presso il night club Xquisite, gestito con sapiente senso degli affari dall’ex stripper Dallas (Matthew McConaughey). Tra uno show e l’altro, Mike prende in simpatia il giovane principiante Adam The Kid (Alex Pettyfer), al quale insegna non solo i trucchi del mestiere e l’arte di sedurre le donne, ma anche un po’ di filosofia spicciola per non restare in mutande anche sul palcoscenico della vita. E nel frattempo si prende una cotta per Brooke (Cody Horn), sorella del suo allievo. Tuttavia l’uomo, pur soddisfatto dai bei guadagni che il suo lavoro gli procura, percepisce il

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Alex Pettyfer e Matthew McConaughey. Il promettente attore inglese, nato nell’Hertfordshire nel 1990, era già apparso in Stormbreaker (2006) e Beastly (2011).

clima di corruzione morale in cui vive e che lo amareggia a tal punto da desiderare di scappare via da tutto e rifarsi una vita altrove. Lo spunto iniziale del film trae ispirazione dalle esperienze autentiche di Channing Tatum, l’attore protagonista che prima di dedicarsi al cinema ha lavorato per un breve periodo, quando aveva 19 anni, come attrazione principale in uno strip club di Tampa, in Florida. Per lui non è stato difficile riprodurre danze piccanti e acrobazie spericolate prima di mettersi a nudo davanti alla telecamera di Soderbergh. Alla buona prova di Tatum, decisamente a suo agio sulla scena anche in virtù di un fisico scultoreo, si aggiunge quella convincente del sempre aitante Matthew McConaughey nel ruolo del cinico e carismatico proprietario del night (che non perde ovviamente l’occasione di mostrarsi senza maglietta).

SCHEDA DEL FILM REGIA: Steven Soderbergh SCENEGGIATURA: Reid Carolin CAST: Channing Tatum, Matthew McConaughey, Alex Pettyfer, Olivia Munn, Cody Horn, Adam Rodriguez, Joe Manganiello, Matt Bomer, Riley Keough GENERE: Commedia, Musicale DURATA: 110' DISTRIBUITO DA: Lucky Red USCITA: 21 settembre 2012

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l’era glaciale 4

continenti alla deriva Ritorna la serie d’animazione più amata nel mondo e dagli incassi record. Stavolta Manny, Diego e Sid se la vedranno contro i pirati. Alle voci storiche di Claudio Bisio e Pino Insegno si aggiungono ora Filippo Timi e Francesco Pannofino

Il bradipo Sid con tutta la famiglia al seguito. La Twentieth Century Fox sta pensando già al quinto film della serie, in cui probabilmente ci sarà molto spazio per lo scoiattolo Scrat e la sua irraggiungibile ghianda.

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Anche se il nome non è mai pronunciato durante alcuna pellicola, Scrat è la contrazione delle parole inglesi “squirrel” (scoiattolo) e “rat” (topo). Nei film e nei due cortometraggi, Scrat è “doppiato” dal suo autore Chris Wedge, che si limita a prestare la voce per squittii, grugniti e urla del simpatico animaletto.

Uno, due, tre e quattro: si riparte per la quarta avventura preistorica in compagnia del mammuth Manny, della tigre Diego e del bradipo Sid, il simpatico terzetto di eroi che, insieme con le famiglie, i vecchi amici e i nuovi nemici, si trova ad affrontare un cataclisma mondiale, provocato (e non è la prima volta) da Scrat, lo scoiattolo primordiale alla perenne ricerca della sua inafferrabile ghianda. L’intrepido trio si ritroverà nel bel mezzo della deriva dei continenti, diviso dal proprio gruppo e costretto, suo malgrado, a confrontarsi con una temibile banda di pirati guidati dal pericoloso orango Capitan Sbudella. Una serie interminabile di peripezie, incontri sorprendenti, prove di coraggio e nuovi amori (come quello di Diego per la bellissima tigre pirata Shira) metterà a dura prova la compagnia, che ricorrerà a tutta la propria inventiva (incluso l’utilizzo di un iceberg come zattera) per cavarsela al meglio e tirasi fuori dai guai. Più che la trama in sé o le travolgenti sequenze action, esaltate dalla tecnica del 3D, colpisce la capacità del team di autori (stavolta in regia ci sono Steve Martino e Mike Thurmeier al posto degli storici Chris Wedge e Carlos Saldanha) di rinnovare le gag e l’ironia carica di citazioni, appoggiandosi molto all’innata e collaudata simpatia dei tre protagonisti. Anzi, tre e mezzo, considerate le piccole dimensioni fisiche ma la grande rilevanza scenica di Scrat, che sebbene ricopra un ruolo secondario è sempre l’apripista delle storie, nonché il personaggio più popolare dell’intera saga d’animazione (e non a caso protagonista dei due corti Gone Nutty e Una ghianda è per sempre). Al successo facilmente

prevedibile della pellicola contribuisce, poi, il ricco cast di doppiatori. In lingua originale prestano la propria voce ai personaggi attori famosi come Jennifer Lopez, Queen Latifah, John Leguizamo e Seann William Scott. Anche nel doppiaggio italiano si è puntato ancora forte sulle voci note. «Non potrei più fare a meno di quel gaffeur di Sid il bradipo. Mi diverto talmente che se non lo faccio mi manca», ha dichiarato Claudio Bisio, ormai veterano della squadra dei doppiatori nostrani. Sui motivi della longevità de L’era glaciale, sempre Bisio ha spiegato: «Credo che sia una serie nutrita di cose, ad esempio i temi fortissimi della famiglia e dell’amicizia, il legame tra esseri che più diversi non si potrebbe, e poi c’é l’emozione dei disegni e l’avventura. I ragazzi come mio figlio, che sono cresciuti film dopo film, hanno sempre qualcosa da imparare. Inoltre, la storia come quella del mondo è infinita e inesauribile. Potrebbero arrivare fino ad oggi con gli esodati». Altro prestavoce storico dietro i denti a sciabola dell’ex cattivo Diego è Pino Insegno: «Il film ha una drammaturgia perfetta e riesce ad abbracciare tutto il pubblico – ha affermato l’attore romano –. Io sono il primo fan di queste avventure che di base hanno un elemento portante, l’unione e la forza nella diversità delle razze». Alle voci presenti anche negli altri capitoli, tra le quali Roberta Lanfranchi (Ellie), Francesco Pezzulli (Crash) e Lee Ryan (Eddie), si sono aggiunte nel nuovo lungometraggio due new entry dalle timbriche inconfondibili: quella di Filippo Timi, all’esordio come interprete

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Il terzo capitolo della saga in Italia ha guadagnato 34 milioni di euro, mentre nel mondo è arrivato quasi ad un miliardo di dollari. Il primo e il secondo avevano incassato rispettivamente 500 e 700 milioni di dollari in totale e 60 milioni di euro solo da noi.

vocale di Manny (precedentemente doppiato da Leo Gullotta), che ha detto di sentirsi un po’ un mammuth, aggiungendo che «è stato un lavoro entusiasmante, ma anche veramente difficile e non perché balbetto»; e quella di Francesco Pannofino, che nel film canta e balla: «Sono uno scimmione cattivo, Capitan Sbudella, vanitoso, convinto di essere bello e intelligente – ha raccontato il doppiatore ligure –. Lui prende in ostaggio tutti e mette in pericolo i nostri eroi, ma farà una brutta fine e non credo tornerà più sulla scena. La sceneggiatura e la grafica sono eccezionali e poi utilizzano le gag, sbalorditive e ripetitive come quelle della ghianda».

SCHEDA DEL FILM REGIA: Steve Martino, Mike Thurmeier SCENEGGIATURA: Michael Berg, Jason Fuchs, Mike Reiss CAST: (Doppiatori italiani) Filippo Timi, Claudio Bisio, Pino Insegno, Roberta Lanfranchi, Francesco Pezzulli, Lee Ryan, Isabelle Adriani, Francesco Pannofino, Monica Ward GENERE: Animazione, Commedia DURATA: 94' DISTRIBUITO DA: 20th Century Fox USCITA: 28 settembre 2012

In questo episodio Sid incontra la bisbetica nonnina, una protagonista del viaggio dopo che si trova alla deriva insieme con Manny e i suoi amici.

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For magazine CONSIGLI & SCONSIGLI di Dina D’Isa

Il Film da non perdere

LA CONGIURA DELLA PIETRA NERA

Michelle Yeoh (50 anni). L’attrice cinese è molto popolare anche in Occidente grazie ai suoi ruoli in La Tigre e il Dragone e Memorie di una geisha.

Ancora un bel film che si ispira alla danza delle arti marziali firmato dal maestro John Woo. La setta di assassini della Pietra Oscura cerca i resti del principe indiano Bodhi, spazzando via chiunque si metta tra loro e la reliquia. Durante una missione, la killer Drizzle trova l’ultimo frammento di Bodhi e lo porta via con sé: per sfuggire alla vendetta della setta si sottopone poi ad un intervento estetico che le cambia i connotati. La reliquia è capace di regalare un potere immenso a chi la possiede. Gli ingredienti ci sono tutti per far rivivere, ancora una volta, l’epopea del wu xia pian, il genere che fu bandito dalla Cina di Mao, ma che sopravvisse grazie alla libera enclave di Hong Kong per ritornare di successo nella Cina odierna. È un genere cinematografico prettamente cinese, secondo molti paragonabile all’occidentale “cappa e spada”. Nel wu xia pian si racconta di personaggi mitici ed eroi epici della tradizione cinese, di cavalieri erranti e spadaccini volanti. Per un film del genere non c’era niente di meglio che la mano preziosa di Woo, icona del cinema d’azione di Hong Kong e amato a Hollywood. Accanto a lui appare anche la firma di un

co-regista, il taiwanese Chao-Bin Su, già messo alla prova dalla brillante commedia d’esordio Better than sex. Ma lo zampino di Woo si apprezza soprattutto nelle riflessioni molto acute e sottili fatte sulla confusione di identità e sulla guerra dei sessi, là dove la bellissima Michelle Yeoh sfoggia il ruolo classico dell’eroina, prima feroce killer e poi pentita pronta a tornare sulla retta via. Le scene d’azione sono spettacolari, mentre spicca la bravura di Wang Xueqi, protagonista di un’interpretazione superba e sospesa tra il ruolo dell’invincibile e quello tragico, che lo costringe a una lotta estenuante per salvare la propria vita.

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For magazine Il Film da evitare

LA LEGGENDA DEL CACCIATORE DI VAMPIRI

Benjamin Walker (30 anni) nei panni del presidente Lincoln e Dominic Cooper (34 anni) in quelli del vampiro buono Henry Sturgess.

C’è troppa carne al fuoco in questo film che racconta la storia fantastica di un grande presidente americano. Prima di sventolare con orgoglio la bandiera della democrazia statunitense, il giovane Abraham Lincoln vede la madre morire per opera di una creatura della notte. Ossessionato dall’idea della vendetta, Lincoln (Benjamin Walker) capisce che i suoi veri nemici sono i vampiri, che popolano ogni angolo della società, e decide quindi di combatterli. Questa lo spunto iniziale del secondo film hollywoodiano del visionario Timur Bekmambetov, che miscela i generi e finalmente riesuma nel suo blockbuster i vampiri cattivi, assassini e con i canini aguzzi. Non manca l’action adrenalinico, soprattutto nelle scene di duello, mescolato con maestria all’affresco storico che vanta una deriva epica. Ancora una volta il regista russo, ormai nell’olimpo hollywoodiano e con alle spalle Tim Burton in veste di produttore, sfoggia una straordinaria energia, ma alla fine si perde troppo in mille rivoli e in milioni di trovate che non giovano al suo carisma. Non a caso, Bekmambetov aveva già

dimostrato nel precedente e spettacolare Wanted con Angelina Jolie di saper gestire i grandi budget hollywoodiani, senza però sacrificare il suo personalissimo stile, sospeso tra il fumetto e il cinema d’azione. Ma francamente che c’entra Lincoln con i vampiri? Inoltre, mentre il futuro presidente, all’età di 16 anni, combatte contro un feroce succhiasangue, viene salvato proprio da un altro vampiro di nome Henry Sturgess (Dominic Cooper) con il quale stringe una bella amicizia. Insomma troppi, davvero troppi elementi in un calderone esageratamente fantastico. Da vedere solo per gli appassionati del genere.

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For magazine LEGGENDE di Marco Gastoldi

Quando il rock mette gli occhiali Ray-Ban e musica, Ray-Ban e Hollywood: tutte le star, prima o poi, si sono fatte fotografare indossandoli. Nati settantacinque anni fa, non passano mai di moda e meglio di qualunque altra cosa rappresentano il sogno americano (anche se adesso sono targati Italia)

Da sinistra, Tom Cruise, Jennifer Aniston e Michael Jackson.

Rochester, capoluogo della Contea di Monroe, stato di New York. John Arthur MacCready, luogotenente appassionato di viaggi in pallone aerostatico, è di ritorno da una traversata dell’Atlantico che gli causa danni alla vista per l’assenza di un’adeguata protezione agli occhi. Bausch & Lomb, azienda d’ottica americana nata nel 1853, riceve l’incarico per realizzare un paio di occhiali altamente protettivi, eleganti e panoramici, adatti agli aviatori: il 7 maggio 1937, dopo un anno di progettazione,

il brevetto viene finalmente depositato. Gli occhiali erano costituiti da una montatura leggerissima di soli 150 grammi in lega placcata d’oro e da due lenti verdi in vetro minerale per filtrare i raggi infrarossi e ultravioletti. Da allora, il design a goccia creato per seguire perfettamente l’incavo dell’occhio che “bandisce i raggi” – da “Bannish Rays” – può vantare 75 anni di forme, dimensioni, colori e modelli che hanno segnato la storia dell’ottica e non solo: anche quella del rock. A ricordare lo stretto lega66 For Magazine

me fra Ray-Ban e mondo della musica ci ha pensato la raccolta di fotografie della mostra Never Hide Noise. An History Of Rock’n’Roll, inaugurata lo scorso 23 maggio alla Carrozzeria di via Tortona 32, per opera di Photographia, la prima galleria milanese specializzata in fotografia d’autore sul mondo del rock, jazz, pop e cinema. L’iniziativa celebra il 75° anniversario del marchio divenuto italiano (è stato acquistato nel 1999 da Luxottica) ed è un omaggio alle grandi icone del rock’n’roll e ai celebri fotografi


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The Who al The Marquee Club, Londra, 1967. Foto di Ray Stevenson.

che li hanno seguiti sopra e dietro il palcoscenico: il percorso dedica sei fotografie ad ogni decennio, rappresentative di alcuni dei più grandi e famosi protagonisti della storia della musica passata e contemporanea che hanno indossato i celebri occhiali nei vari modelli. Il rock’n’roll è una storia di ribellione, dolore, libertà e autoaffermazione. È una rivoluzione sonora che ha attraversato cinque decenni, cambiando il volto della nostra società. Una forma di cultura musicale che pone le radici nel blues elettrico nato negli Stati Uniti ed esportato in Gran Bretagna, trasformandosi in un grido di battaglia per la gioventù del Secondo Dopoguerra. Era il 1965 quando gli Who raggiunsero un successo planetario con l’album My Generation, il cui brano omonimo è diventato il primo inno

generazionale. Qualche anno prima era toccato ai Beatles di I Want to Hold your Hand fotografati da Terry Spencer, i Rolling Stones di Satisfaction ripresi da Philip Townsend, e Bob Dylan che stringe gli occhiali sulla copertina di Highway 61 Revisited. Infine, nel 1969, lo scatto “made in UK” di Ray Stevenson immortalava il Duca con gli occhi di diverso colore, David Bowie, che si preparava per trasformarsi nell’extra-galattico Ziggy Stardust. Il decennio successivo si apre con i divi hollywoodiani Jack Nicholson e Robert Redford, che lanciarono il modello Wayfarer, primo dell’era delle montature in plastica, dal design rivoluzionario rispetto all’occhiale metallico del passato, destinato a diventare insieme agli Aviator, il modello più venduto nella storia dei sunglasses. Erano gli anni dei Sex

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Rolling Stone. Foto di Philip Townsend.

Pistols, icone della prima ondata punk il cui singolo del 1977 God Save the Queen, pubblicato durante il giubileo d’argento della regina d’Inghilterra, venne considerato una presa di posizione contro la monarchia e il nazionalismo inglesi. Erano gli anni dei Pink Floyd che nel 1973 pubblicavano il capolavoro The Dark Side of the Moon, il terzo album più venduto di tutti i tempi con circa 45 milioni di copie in tutto il mondo e rimasto nella classifica Billboard 200 – dall’omonima rivista musicale americana – per circa quattordici anni, immortalati nello stesso anno da Storm Thorgerson. Che siano scatti di strepitose esibizioni sul palco o di momenti di relax, ogni fotografia trasmette carica ed impeto, come la suadente Debbie Harry (Blondie) fotografata a New York da Allan Ballard nel 1978. Qualche anno più tardi tocca a Joe Strummer dei Clash non separarsi mai dai Ray-Ban Wayfarer durante le esibizioni. Il successo per quella band arrivò all’inizio degli anni ’80 con l’album London Calling, una pietra miliare attraverso canzoni come Train in Vain, Spanish Bombs, Clampdown David Bowie, Londra, 1969. Foto di Ray Stevenson. 68 For Magazine


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Sex Pistols, Londra, 1976. Foto di Ray Stevenson.

Pink Floyd, Londra, 1973. Foto di Storm Thorgerson. 69 For Magazine


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The Clash (Joe Strummer), Vigorelli, Milano, 1981. Foto di Janette Backman. A destra, Bruce Springseeng, Meadowlands Arena, New Jersey, 1984, fotografato da Steve Repport.

Nirvana (Kurt Kobain), al Festival di Reading, Gran Bretagna, 1991. Foto di Ed Sirrs. 70 For Magazine


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Green Day, al Madison Square Garden, New York, 1994. Foto di Catherine McGann.

e Revolution Rock. Negli stessi anni Bruce Springsteen si godeva il successo dell’album Born in the U.S.A., scritto come esplorazione del lato più oscuro del sogno americano e percepito invece come un vigoroso inno patriottico, la cui copertina a stelle e strisce rimane fra le più celebri degli anni Ottanta. Il 1990 si apre con una fotografia dei Nirvana scattata da Ed Sirrs durante il Festival di Reading in Inghilterra. Il gruppo statunitense raggiungeva il grande successo nel 1991 con l’album Nevermind, che, attraverso il singolo Smells Like Teen Spirit trasmesso frequentemente su Mtv, vendeva 400.000 copie alla settimana solo negli Stati Uniti. Nel frattempo il gruppo musicale pop-punk formatosi a Berkeley chiamato Green Day raggiungeva la notorietà con l’album Dookie, che nel 1995 riceveva un Grammy Award come “Miglior album alternativo”. Più vicini ai giorni nostri, i Green Day ci riportano agli anni Duemila con il successo planetario di American Idiot, qualche anno prima dell’uscita di Back To Black, secondo album nonché disco di debutto internazionale della sfortunata Amy Winehouse. Ma i Ray-Ban li possiedono proprio tutti e li ha indossati davvero chiunque. L’occhiale più famoso del mondo rimane l’espressione del sogno americano, un sogno per tutti, non solo per le rockstar e i divi hollywoodiani.

Amy Winehouse, Londra, 2006. Foto di Jill Furmanovsky. 71 For Magazine


For magazine YACHTING di Sestilia Pellicano

Sull’onda dei ricordi Nel 1962 nasceva nei cantieri Riva sul Lago d’Iseo il motoscafo più famoso al mondo, l’Aquarama. La Costa Azzurra ha festeggiato i 50 anni di questo mito, icona della Dolce Vita, e il 170° anniversario dell’azienda. Oltre alla presentazione del nuovo Riva 63’ Virtus

Il profilo armonioso e le linee filanti del nuovo 63’ Virtus sono sottolineate dalle ampie finestrature laterali “a freccia”, che assicurano grande luminosità sottocoperta. La particolarità dello scafo, il teak della coperta e del pozzetto, insieme ai numerosi dettagli in acciaio inossidabile, contribuiscono a rendere la barca moderna e grintosa.

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Il 63’ Virtus, ammiraglia degli open Riva, offre classe, raffinatezza e pulizia delle forme, per un’imbarcazione che reinterpreta il concetto di open, frutto della collaborazione tra l’Officina Italiana Design, studio di progettazione esclusivo per Riva, l’Advanced Yacht Technology, centro di ricerca e progettazione navale, e il team di architetti del Centro Stile Ferrettigroup. Dal 2000 il cantiere Riva è entrato a far parte del Gruppo Ferretti.

“Be beautiful such as your Aquarama”. Come dire: Sii bello come il tuo Aquarama… se ci riesci! Questo il tema di una delle competizioni del “Riva Trophy” che ha entusiasmato gli amanti della nautica, e non solo, dal 29 giugno al 1° luglio scorso a Montecarlo. La Costa Azzurra e il Gruppo Ferretti celebrano i 170 anni dei Cantieri Riva, orgoglio del Lago d’Iseo e della nautica italiana, e festeggiano il 50° compleanno del motoscafo divenuto simbolo stesso del nome Riva nel mondo. Tra serate di gala e parata degli Aquarama, l’evento ha riunito armatori provenienti da ogni parte del pianeta. E nella scia d’acqua lasciata da questi gioielli in mogano rivive il mito della Dolce Vita, che senza

questo motoscafo sarebbe stata di certo meno dolce. Erano i felici anni ’60 (o forse ci appaiono particolarmente felici ai nostri giorni?) e l’Aquarama viene lanciato con lo slogan “Sole, mare e gioia di vivere”. L’idea per lo studio di questo modello nacque dal Tritone Aperto, tanto che il prototipo fatto costruire da Carlo Riva, per sé e la sua famiglia, è indicato con questo nome sul registro di produzione, numero di serie 214. In seguito, venne ribattezzato “Lipicar” dalle iniziali delle tre figlie dello stesso Carlo Riva: Lia, Pia e Carla. Già il prototipo riscosse grande successo: tra i primi a collaudarlo ufficialmente, l’allora presidente della Fiat, l’Avvocato Gianni Agnelli che, si sa, amava le barche

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All’esterno, gli ambienti spaziosi consentono di vivere la barca all’insegna della convivialità: basta osservare i due ampi prendisole, uno a prua e uno a poppa, e il sedile di guida composto da un divano a tre posti, che permette all’armatore di condividere con i propri ospiti il piacere della navigazione.

Il parabrezza di dimensioni importanti, a doppia curvatura, contribuisce a garantire maggior comfort durante la navigazione. La dotazione tecnologica di bordo è all’avanguardia e le elevate performance sono assicurate da due motori Man 12V da 1360 mhp, 1000 kw a 2300 giri/min, con una velocità massima di 40 nodi e una velocità di crociera di 35. Grande attenzione è stata posta anche nella progettazione dell’albero segnali, funzionale e di grande design.

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Nella celebre foto di Anthony Holder si può apprezzare l’Aquarama in navigazione con famiglia a bordo. Imbarcazione amata da principi e vip di tutto il mondo, è stata anche tra i protagonisti dei festeggiamenti in occasione del matrimonio reale del principe Alberto di Monaco con Charlene Wittstock lo scorso anno, quando il cantante Jean Michel Jarre ha raggiunto il palco, posto scenograficamente al centro del porto del Principato, a bordo di un Aquarama Special del ’72.

così come amava andare “a manetta”. Rispetto al Tritone, Aquarama presenta una carena a “V” più pronunciata, per una migliore navigabilità, e modifiche allo specchio di poppa che rendono più agevole la discesa e la salita in acqua. Nel complesso, maggiore comfort a bordo, anche se ciò che lo rende unico è la cura estetica e il design degli accessori, con quegli inconfondibili “occhi di coccodrillo”,

come furono soprannominate le prese d’aria incorporate sul musone di prua, o la gamma dei colori pastello che sono ancora, dopo 50 anni, una delle icone del lifestyle italiano a cinque stelle. Presentato al 3° Salone Internazionale della Nautica di Milano (Salone che sarà poi sostituito da quello di Genova), costava 10 milioni e 800 mila lire e nel primo anno di produzione ne

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Sembra un quadro più che una foto, in cui tutti i particolari sono attentamente studiati: cruscotto e timone in primo piano e, sulla prua, una ragazza sexy nell’inconfondibile look anni ’60. La tonalità di celeste del timone e del rivestimento in pelle delle poltrone è ripresa nei fiori del vestito della modella. Se il binomio donne-motori non è originale, almeno in questo caso è fatto con stile… L’Aquarama è già oggetto del desiderio!

furono venduti 21 esemplari. Già nel ’63 escono i primi tre modelli in versione Super, allungata da 8,02 a 8,25 metri. I lavori di perfezionamento continueranno ininterrottamente, con la versione Special in produzione dal 1972 al 1996. Ma la leggenda dell’Aquarama vive ormai di vita propria. Un capolavoro di carpenteria e di scuola cantieristica d’altissimo livello, divenuto, sin dall’inizio, vero e proprio oggetto

di culto. Da Portofino a Capri, da Ischia alla Costa Azzurra, dove va in scena la Dolce Vita c’è sempre un Aquarama in primo piano. Il nome è dovuto al grande parabrezza avvolgente, che ricordava gli schermi del Cinerama in voga in quegli anni. E tra i principali protagonisti della storia dell’Aquarama, aristocratici come l’Aga Khan, “cumenda” danarosi e tanti divi del cinema: da Dino De Laurentiis,

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Eleganza e stile al di là del tempo per questa giovane coppia, che ci piace pensare in fuga romantica nell’azzurro dell’acqua. È dell’agosto 1951 il primo disegno del Sebino, l’entrobordo di 4,93 metri che segna l’inizio della costruzione in serie auspicata da Carlo Riva per ottimizzare i costi di produzione. Nato nel 1842 a Sarnico, sul Lago d’Iseo, per mano del maestro d’ascia Pietro Riva, il cantiere passa di mano in mano, di padre in figlio, apportando alcune importanti innovazioni tecniche. Ma è solo negli anni Cinquanta che Carlo Riva focalizza la produzione sulla nautica da diporto, facendone un marchio di lusso.

armatore del “Tritone”, a Jane Fonda con Roger Vadim, da Liz Taylor con Richard Burton a Brigitte Bardot, armatrice di più di un Riva (che pare chiedesse ogni volta uno sconto speciale perché con la sua notorietà faceva pubblicità al marchio), fino all’attore hollywoodiano Rex Harrison, che aveva una villa a Portofino. Per arrivare ai nostri giorni, quando il nostro è stato protagonista di film famosi assieme a George Clooney, Brad Pitt, Julia Roberts e Catherine Zeta-Jones. A contribuire al mito di quella che è stata eletta “la barca più bella del mondo” dai lettori della prestigiosa rivista Boat International, fu di certo il Super Aquarama “Zoom” che risultò primo tra

i runabouts, e secondo in assoluto, nella Maratona dell’Offshore, 2700 miglia e 14 tappe da Londra a Montecarlo, dove l’equipaggio (Rossi, Mazzolini e Andenna) fu premiato dalla Principessa Grace di Monaco il 24 giugno del 1972. L’eleganza dell’Aquarama sembra non conoscere rivali e ogni dettaglio, fino alla più piccola vite (come amano dire in Riva), è oggetto di una tale attenzione che arriva a essere pura dedizione. Ora arriva l’ultimo nato, il nuovo Riva 63’ Virtus: classe e grinta tipiche del cantiere.

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Riva e il mondo del cinema, amore a prima vista! Sia nella realtà, dalla celebre coppia Jane Fonda e Roger Vadim, due miti della Dolce Vita in Costa Azzurra, a Brigitte Bardot, armatrice di diversi Aquarama, sia nella finzione scenica: basti pensare a Vittorio Gassman in Mambo (1954), che solca il Canal Grande a bordo di uno dei celebri motoscafi. In questa foto, un Tritone, immediato precursore dell'Aquarama, al National Motor Boat Show di New York nel 1957.

Leggerezza e grazia femminile sull’Ariston, motoscafo degli anni ’50 prodotto prima dell’Aquarama: mogano lucente, capote cabriolet semi-automatica e schienale di prua ribaltabile. Le nuance della tappezzeria anticipano la celebre “palette” di colori pastello degli accessori, tra gli intramontabili particolari di stile dell’Aquarama.

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ForINQUIETE magazine di Silvestro Bellobono Metis Di Meo (25 anni) inizia a lavorare come fotomodella e volto per le pubblicità. Debutta in Tv come intervistatrice di personaggi di cultura, sport e spettacolo a Domenica In 2005-06, nella fascia pomeridiana condotta da Massimo Giletti.

Voglio rivoluzionare la Tv Al momento lavora come inviata per Unomattina, quest’estate ha seguito per la Rai le Olimpiadi, è autrice e conduttrice sempre alla ricerca di progetti stimolanti: Metis Di Meo è una vera forza della natura. E il piccolo schermo è il suo palco ideale Per la sua carriera quale momento considera un trampolino di lancio e quale obiettivo sarebbe un punto di arrivo? «All’inizio il trampolino è stato il primissimo programma televisivo. Provenivo da tanta gavetta e avevo presentato ogni tipo di serata in giro per l’Italia fra live, concorsi, sfilate. A 16 anni mi capitò di fare un programma musicale, e da allora ho iniziato ad avere dimestichezza con la telecamera. A 18 anni, appena conseguita la maturità classica, fui presa per Domenica In, dove intervistavo grandi personaggi come Giulio Andreotti. Ma in assoluto il vero trampolino è stato Ballando con le stelle, una trasmissione che mi ha aperto nuove opportunità. Da lì in poi il mio obiettivo è stato seguire il mondo dei ragazzi. Sono sempre alla ricerca di nuovi progetti stimolanti, creativi, entusiasmanti che mi diano la possibilità di crescere. Punti di arrivo non ce ne sono. Diciamo che cerco uno spazio di maggiore visibilità, dove portare uno dei tanti progetti che scrivo, magari dedicato ad un pubblico giovane, che per noia e disgusto tende a non guardare più la Tv. Insomma preferirei essere la nuova Piero Angela, forse

più ironica, che ritrovarmi a Sanremo!». Quanto si è divertita a Ballando con le stelle? «Moltissimo! Dopo aver condotto programmi per gli italiani nel mondo sono tornata in Italia ed è arrivata questa inaspettata proposta. È stato un orgoglio per me essere scelta da Milly Carlucci! Ballando con le stelle mi ha donato un enorme bagaglio artistico. Quell’anno il programma è stato premiato dai telespettatori e dalla critica: questo mi ha dato la possibilità di essere notata dal grande pubblico e di avere sempre proposte lavorative più interessanti e importanti». Conduttrice, autrice, intervistatrice, attrice: c’è un ambito specifico in cui punta a conseguire la “laurea magistrale”? «Ho iniziato sin da bambina recitando a teatro. Il mio cuore è rimasto sul palcoscenico, dove ero nata grazie a due genitori artisti, mio padre attore e produttore, mia madre ballerina di danza classica e attrice. Ho avuto

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diverse esperienze fra pubblicità, fiction, corti e film. Ma solo nella Tv ho trovato un approccio diverso, autonomia, creatività e divertimento. Da allora non ho mai smesso di essere una conduttrice, ho solo imparato ad essere autrice di me stessa, perché non c’è maggior soddisfazione che essere il volto e la mente delle proprie idee». Usi un aggettivo per definire rispettivamente Paolo Bonolis, Pippo Baudo e Vittorio Sgarbi, tre grandi personaggi con cui ha lavorato. «Paolo Bonolis è stato il mio primo maestro, professionale e professionista, grande capacità dialettica, inventiva e ironia. Pippo Baudo è la televisione italiana vivente! Enciclopedico, imponente sul palco, ha la doppia capacità di fare team e di rimanere protagonista. Lavorare con Vittorio Sgarbi è stata un’esperienza surreale, un flusso incessante di pensieri che fa di lui un fantastico oratore». Ama le sfide nel suo mestiere? «La maggior parte dei programmi sui quali ho lavorato sono sfide assolute. Sono gli stimoli della vita, l’energia e la libertà della creatività verso il cambiamento. Non mi soffermo a vedere se gli altri hanno fatto meglio o peggio, mi dedico al mio». Ha mai detto “no” a qualche proposta professionale troppo audace? «Assolutamente sì! Da giovanissima ho rifiutato qualsiasi pubblicità o servizio fotografico che fosse in déshabillé, anche se ai tempi erano molto ben pagati. Nei primi anni ho rifiutato ogni sorta di reality e programmi che rischiavano di intaccare l’immagine pulita e di conduttrice che voglio mantenere». Dopo la conduzione di Social King, programma di Rai 2 dedicato al web, come è cambiato il suo rapporto con i social network? «Sono una buona precorritrice nel settore, ho iniziato presto con My Space, Facebook, Linkedin, Twitter, mettendo il mio materiale in rete per poi condividerlo con gli amici, ma alla fine il web stesso è diventato un altro mondo. Con Social King la maggior parte dei protagonisti della rete sono diventati volti reali, talenti e amici. Ora fruisco continuamente del web durante la giornata, ma in modo migliore». Qual è il suo film preferito? «Domanda impossibile, sono una cultrice del cinema in tutte le sue forme e versioni, iniziando da Cabiria e Metropolis, Ben Hur e Casablanca. Adoro Aladin, Gli Aristogatti, Cenerentola. Sono cresciuta con Totò, Sordi e Manfredi, mentre sognavo i miti americani de Il Padrino, C’era una volta in America, Amadeus». Quali cantanti ci sono nella playlist del suo mp3? «Ascolto quasi ogni genere di musica a seconda dell’umore: blues, rock, soul, pop, funky, metal, fusion e classica. Mi scateno con Elvis, gli Abba, Madonna, Micheal Jackson, Beatles, Pink Floyd, Queen, Black Eyed Peace, Beyoncé, Blink 182, Maroon 5, U2». L’ultimo libro che ha letto è…? «Di solito leggo più libri in contemporanea. Sul comodino ci sono una bibbia, un libro sulle meraviglie dei patrimoni Unesco, Smettila di incasinarti? di Roberto Re». Lei era a Londra per seguire le recenti Olimpiadi per la Rai: il cosiddetto “spirito olimpico” ha influito anche sul suo lavoro? «Nonostante lavorassi da dieci anni questa è stata la mia prima manifestazione sportiva, quindi l’ho fatta con il massimo della curiosità. Ho scoperto un mondo nuovo, pieno di energia positiva, freschezza e grinta. Sono tornata con una grande carica e cercherò di mantenerla a tutti i costi!».

Nelle sue esperienze da attrice la Di Meo ha preso parte alle fiction Tv Don Matteo, Ho sposato uno sbirro, Caterina e le sue figlie. Mentre al cinema è apparsa in Maschi contro femmine (2010) e Femmine contro maschi (2011) di Fausto Brizzi.

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ForMUSICA magazine di Nolberto Bovosselli

Generazione

Formatasi nel 1977, la band degli Stadio al momento è composta da Giovanni Pezzoli (batteria), Andrea Fornili (chitarra), Gaetano Curreri (voce e tastiere), Roberto Drovandi (basso). Dopo due ultimi posti al Festival di Sanremo, il gruppo si riscatta arrivando quinto nel 1999 con Lo zaino, scritta da Vasco Rossi.

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di fenomeni Gli Stadio festeggiano i trent’anni di carriera con un album lanciatissimo, un nuovo singolo di successo (con la partecipazione di Noemi) e l’apprezzata colonna sonora dell’ultimo film di Carlo Verdone. A novembre il “Friendly Gala” all’Auditorium Conciliazione di Roma «Penso che osservare le donne sia come osservare il mondo, attraverso i loro gesti, il loro modo di raccontare le cose, di capire, di reagire si può raccontare il mondo. Io credo che questa sia un po’ la caratteristica che unisce tutte le canzoni degli Stadio». Con questa frase, che campeggia in bella mostra sul sito ufficiale, Gaetano Curreri, cantante e leader storico della band, sintetizza l’idea di musica che accompagna lui e il suo gruppo da tanti anni. Ben 30 dal loro album d’esordio, Stadio, pubblicato nel 1982, e contenente il folgorante singolo Grande figlio di puttana, scritto con Lucio Dalla agli inizi di una collaborazione che, tra alti e bassi, è durata diverso tempo. Un anniversario così importante cade proprio in uno dei periodi più prolifici e soddisfacenti per il quartetto musicale (oltre a Curreri gli attuali componenti sono Giovanni Pezzoli, Roberto Drovandi, Andrea Fornili). A partire dall’ottima accoglienza ricevuta per il loro quattordicesimo disco in studio, Diamanti&Caramelle, rilasciato nel settembre scorso e trainato dai primi tre singoli: Gaetano e Giacinto, un omaggio dedicato a due campioni del calcio come Scirea e Facchetti («i Beatles del calcio» secondo Curreri); la title track Diamanti e caramelle (il cui concept è così spiegato: «Stiamo vivendo un’epoca dove si confondono i valori, che siano diamanti o caramelle»); Poi ti lascerò dormire, ballata romantica sulle illusioni e sulle sconfitte in amore. Un momento fortunato sancito recentemente dall’ingresso nella Top Ten della classifica “Nielsen Music Control”, basata sulle canzoni più gettonate nelle radio italiane, che a rotazione trasmettono La promessa, quarto singolo in cui gli Stadio duettano con Noemi in un inno 83 For Magazine


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Gaetano e Giacinto, brano dedicato ai compianti calciatori Gaetano Scirea e Giacinto Facchetti, non è il solo omaggio ai campioni dello sport: la canzone del 2000 Doma il mare, il mare doma celebra Diego Armando Maradona, mentre nel 2007 Curreri, insieme ad altri, ha scritto ...E mi alzo sui pedali in memoria di Marco Pantani.

al sentimento “universale”, esaltato dall’unione tra la voce di Curreri e la timbrica particolare dell’ex concorrente di XFactor. Quest’ultimo lavoro della band emiliana, nato ancora una volta dalla collaborazione storica con Saverio Grandi e arrangiato da Nicolò Fragile, propone in tutto 11 brani che sono un concentrato di quel pop rock d’autore sul quale Curreri & Co. hanno costruito la loro carriera. «Con questo disco – ha dichiarato il cantautore di Forlì – abbiamo voluto tirar fuori la poesia che c’è nella vita di ciascuno e nel rapporto a due, non c’interessava la cronaca di questi tempi. Vorremmo che la gente fosse felice ascoltando le nuove canzoni». Il “Diamanti&Caramelle Tour”, iniziato lo scorso autunno, è ancora in corso nelle arene e nei palazzetti italiani, e si concluderà il prossimo 24 novembre all’Auditorium Conciliazione

di Roma, con la grande festa “Stadio 30 anni – Friendly Gala”: un evento eccezionale per celebrare la band insieme con i fan e i colleghi di una vita. Un’occasione per rivedere magari sul palco anche Vasco Rossi, amico per la pelle di Curreri fin dal 1979, quando quest’ultimo produsse e suonò nel secondo disco del Blasco (Non siamo mica gli americani, contenente la mitica Abachiara). Una collaborazione e un’intesa, artistica e umana, durata nel corso degli anni sino ad oggi: Vasco ha scritto alcuni testi per gli Stadio, Curreri ha composto diverse musiche per Rossi, tra cui Rewind, inoltre hanno anche lavorato insieme per altri artisti (su tutti Patty Pravo - E dimmi che non vuoi morire, e Irene Grandi - Prima di partire per un lungo viaggio). Ma la musica degli Stadio è sempre andata anche oltre un

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La passione di Curreri per la musica dei Beatles e l'ammirazione per Paul McCartney sono celebrate in un brano indimenticabile del 1984: Chiedi chi erano i Beatles, poesia sulla vita che passa con il mito dei Fab Four sullo sfondo. Il testo fu composto dallo scrittore e poeta Roberto Roversi.

disco o lo spettacolo live di un concerto, arrivando puntuale nelle sale cinematografiche a sottolineare la colonna sonora dei film di un loro grande ammiratore: Carlo Verdone. I pezzi Grande figlio di puttana e Chi te l’ha detto? hanno regalato grande popolarità al gruppo anche perché inclusi nelle musiche di Borotalco (1982), pellicola cult del regista-attore romano. Seguiti da un’altra celebre hit: Acqua e sapone, per l’omonimo film del 1983. Il buon feeling col cinema è continuato e quest’anno ha portato la band a ricevere le nomi-

nation per due autorevoli premi – David di Donatello e Ciak d’Oro –, grazie alle musiche composte (assieme all’ex tastierista Fabio Liberatori) per la colonna sonora di Posti in piedi in Paradiso, sempre di Verdone, e per la canzone originale in esso contenuta, Thérèse, interpretata e scritta con Angelica Ponti Caronìa. “Generazione di fenomeni, siamo noi”, cantava Curreri nel 1991. Forse adesso è il caso di credergli.

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For magazine ARTE di Nolberto Bovosselli

Luigi Montanarini, Trinità dei Monti, 1946, olio su tela.

Una Roma così non s’era mai vista In mostra, presso la Galleria d’Arte Moderna, cento capolavori delle collezioni Bnl che celebrano la Città Eterna con una serie di monumenti e di splendide vedute in formato cartolina, realizzate dai più grandi pittori del Novecento italiano

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Giuseppe Capogrossi, Ponti sul Tevere, 1946, olio su tavola.

Panorami cittadini inediti, scorci suggestivi su monumenti e luoghi storici, profili, vie e angoli straordinari che trasudano gloria passata e rievocano tempi memorabili, vissuti da milioni di abitanti e turisti che ogni giorno, ogni anno, nel corso dei secoli sono transitati nel più maestoso museo a cielo aperto del mondo. 100 sguardi su Roma - dalla Collezione d’Arte di Bnl Gruppo Bnp Paribas è la mostra-omaggio che, attraverso le opere di grandi maestri della pittura italiana, celebra il mito artistico e culturale della Capitale. “Che tu non possa vedere nulla più grande della città di Roma”, diceva Orazio. Sicuramente è quello che pensano anche i visitatori dell’esposizione, inaugurata in estate e ammirabile fino al 28 ottobre, presso la Galleria d’Arte Moderna.

Sono esattamente 104 le opere appartenenti alle due preziosissime collezioni di Bnl. La prima, denominata Cinquanta pittori per Roma, si fonda su un corpus di 54 dipinti formato cartolina (detto anche “quadrotto”), voluti dallo scrittore e sceneggiatore cinematografico, nonché intellettuale di spicco, Cesare Zavattini che, tra il 1946 e il 1948, commissionò a 51 artisti, celebri ed esordienti, questi ritratti finalizzati a rendere onore alla Città Eterna, in tutti i suoi molteplici aspetti. L’unico parametro da rispettare per ciascun artista era il formato identico: 20 cm di altezza per 26 cm di larghezza, con lo stesso compenso uguale per tutti di 8.000 lire. All’inizio, nel 1946, furono coinvolti in questo progetto creativo in miniatura i maggiori pittori italiani dell’epoca, come

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Renato Guttuso, Piazza del Popolo, 1946, olio su cartoncino telato.

Giorgio de Chirico e suo fratello Andrea (in arte Savinio), Renato Guttuso, Filippo De Pisis, Antonio Corpora, Giovanni Stradone, Antonello Trombadori, Afro Basaldella, Mario Mafai, Gino Severini, Giuseppe Capogrossi. L’intera selezione, avente come tema portante “Aspetti della città di Roma”, era destinata al produttore cinematografico Ferruccio Caramelli. In virtù del successo riscosso dall’iniziativa, nel 1948 venne organizzata una seconda parte di questo progetto. Fu indetto il concorso Premio di pittura Roma, con il vincolo dello stesso formato e del medesimo soggetto dei quadri del ’46, mettendo in palio 100.000 lire per il vincitore e la possibilità che le prime tre opere sarebbero entrate a far parte della raccolta Cinquanta pittori per Roma. Si spiega così la presenza in essa di due dipinti di Stradone (che

vinse con il suo Colosseo), Arnoldo Ciarrocchi e Arnaldo Bartoli. La Bnl ha acquistato l’intera serie nel 1983 e, in nome di quello spirito iniziale, ha impreziosito il nucleo originario con una nuova sequenza di vedute romane che risale a poco più di una decina di anni fa. È questa la seconda collezione, intitolata Cinquanta pittori per Roma nel 2000, commissionata da Bnl Gruppo Bnp Paribas in occasione del Giubileo ad artisti contemporanei, per celebrare sia la bellezza della Capitale sia l’iniziativa di Zavattini. Si tratta di 50 opere delle stesse dimensioni, che intendono raccontare la città in un moderno e significativo confronto. Tra i cinquanta artisti, affermati ed emergenti, si trovano, tra gli altri, Ugo Attardi, Titina Maselli e Arnoldo Ciarrocchi che, insieme con Renzo Vespi-

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Giosetta Fioroni, Piazza del Popolo, 2000, olio su tela.

gnani, hanno avuto l’onore di partecipare ad entrambe le collezioni, a 50 anni di distanza l’una dall’altra. La straordinaria esposizione è promossa da Roma Capitale e dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali. «Questa mostra – ha dichiarato durante la presentazione il sovraintendente ai Beni Culturali Umberto Broccoli – arricchisce l’offerta della Galleria: un luogo in espansione che già di per sé è ricchissimo e ha avuto un gradimento enorme da parte dei visitatori. Le due collezioni trovano qui la loro giusta collocazione». Per sottolineare l’interesse nell’ambito artistico contemporaneo da parte dall’istituto bancario, il presidente Luigi Abete ha ricordato: «Bnl da sempre cerca di dedicare un’attenzione particolare nei

confronti dell’arte, un’esperienza e un impegno che si sono consolidati negli anni. Le due collezioni hanno per oggetto la città di Roma e descrivono tutta la cultura pittorica del secolo. Ci fa piacere proporle al pubblico in un luogo molto importante e utile come la Galleria d’Arte Moderna. Per Bnl questa iniziativa rappresenta l’inizio delle celebrazioni dei 100 anni della banca, che cadranno l’anno prossimo».

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For magazine MITI di Demetrio Moreni

Lo stilista delle fuoriserie

La Bertone Birusa (nata nel 2003, una Grant Turismo che ricorda le vecchie coupé italiane). Il nome deriva da “biross”, l’aggettivo in stretto dialetto piemontese che si usa in riferimento a una persona molto brillante e dalle mille risorse. 90 For Magazine


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La storica carrozzeria Bertone festeggia nel 2012 un secolo dalla sua fondazione con una memorabile mostra al Museo dell’Automobile di Torino. Esposti 25 modelli leggendari che rappresentano la punta di diamante del Made in Italy nel mondo

Nuccio 91 For Magazine

Spirito imprenditoriale, magistrale artigianalità, bellezza ed eleganza dei prodotti, sogni ed emozioni regalate ai clienti, esempi di costume sociale, storia dell’automobile e di un Paese intero: tutto questo è Bertone, una delle firme più illustri del Made in Italy nel settore automobilistico, che quest’anno compie un secolo di vita. Celebrato nel modo che si conviene solo ai “grandi”: fino al 14 ottobre, presso il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, sarà possibile visitare la mostra Cento anni di car design, dedicata a tutti i capolavori realizzati dall’azienda fondata nel 1912 da Giovanni Bertone, il primo dei “carrozzieri-stilisti” piemontesi (Pininfarina e Giugiaro sarebbero arrivati solo qualche anno dopo). L’esposizione, patrocinata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dalla Regione Piemonte, dalla Provincia e, naturalmente, dalla città della Mole, è stata inaugurata con i dovuti onori alla presenza del sindaco torinese Piero Fassino, del designer Giorgetto Giugiaro e, soprattutto, della signora Lilli Bertone, che oggi dirige il Gruppo ereditato dal marito Nuccio, figlio di Giovanni e grande innovatore del brand di famiglia. «Se oggi siamo qui a festeggiare il centenario è perché ho promesso a mio marito che avremmo raggiunto questo traguardo. Ma non sarà certo una giornata di nostalgia o di commemorazione», ha dichiarato con decisione la signora Lilli, che poi, riferendosi alle vetture esposte nel museo ha aggiunto: «Questi anni sono stati un’avventura entusiasmante, e che continua ancora. La mostra raccoglie, in sintesi, il nostro percorso ideale attraverso i decenni, dalle prime carrozze di mio suocero fino a questo primo scorcio di nuovo millennio». Che per la Bertone si è aperto con il prototipo


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L’Alfa Romeo Giulietta Sprint, auto storica prodotta negli anni ’50. Dopo la cessione nel 2009 della carrozzeria di Grugliasco al gruppo Fiat, la Bertone realizza i ricavi per il 90% nell’automobile e per il 10% in settori come Transport, energia, architettura, Ict.

La mitica Fiat 500 Barchetta, esemplare unico del 1947 realizzata da Nuccio Bertone per uso agonistico personale. 92 For Magazine


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La Miura, modello sportivo portato sul mercato dalla Lamborghini tra il 1966 e il 1973. Il design Bertone riscosse enorme successo al Salone di Torino del 1965, anche se la vettura fu presentata ufficialmente l’anno dopo al Salone di Ginevra.

Esemplare di Fiat Dino Coupè (1969), così chiamata perché montava un motore della serie “Dino”, quella nata da un progetto del 1956 di Alfredo, detto Dino, figlio prematuramente scomparso di Enzo Ferrari. 93 For Magazine


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A sinistra la Lancia Stratos HF prodotta dal 1973 al 1976, su disegno di Marcello Gandini per Bertone. A destra la Fiat X1/9, il cui prototipo fu concepito da Bertone nel 1969, voluta da Gianni Agnelli che nel 1972 ne decretò l'entrata in produzione.

La Chevrolet Corvair Testudo (1963), esempio di stile e di ingegneria della Bertone. Rispetto ad altre vetture a motore posteriore, come le Porsche o le Alpine-Renault, la Testudo aveva un profilo molto equilibrato, tanto da far credere che il motore fosse davanti. della Nuccio, presentato quest’anno ai Saloni internazionali di Ginevra e Pechino (e ai nostri lettori nel numero scorso) con l’obiettivo di conquistare i mercati del lusso, grazie ad un esemplare avveniristico e unico, disegnato da Mike Robinson, del valore faraonico di circa 2 milioni di euro. Oltre alla neonata Nuccio, che rappresenta il futuro, il pubblico potrà ammirare una gamma eccezionale di modelli del passato glorioso, in una sorta di viaggio mitico nella storia dell’azienda, attraverso le automobili più belle e significative, autentici emblemi del car design italiano nel mondo. Infatti, tra le venticinque vetture esposte figurano la storica Alfa

Romeo Giulietta Sprint (1954), la sportivissima Lamborghini Miura (1966), due classici raffinati come la Barchetta (1947) e la Dino Coupé (1969), la Lancia Stratos HF (1972), da sempre fiore all’occhiello del gruppo torinese, e la Fiat X1/9 (1972). Alle vetture prodotte in serie si affiancano, poi, i pezzi esclusivi che rappresentano ancora oggi l’espressione più avanzata dell’innovazione tecnologica: la Chevrolet Corvair Testudo (1963), l’Alfa Romeo Carabo (1968), la futuristica Zer (1994), prima auto elettrica al mondo a battere il record di velocità su pista, superando il “muro” dei 303 km/h. Si arriva, infine, alle produzioni dell’ultimo decennio come la

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Nel 1994 Bertone presenta la Zer (Zero Emission Record), che si richiama in chiave futuristica all’Abarth 750 Record. La Zer consegue il primato mondiale di velocità sull’ora (199,822 km percorsi in 60 minuti) e supera il muro dei 300 km/h.

Bertone Jaguar B99, esposta al Salone di Ginevra 2011. Alla celebrazione del primo secolo di storia dell’azienda, Giorgetto Giugiaro ha dichiarato: «Io, come designer, esisto solo grazie a Nuccio Bertone. Senza di lui, avrei fatto il pittore, era la tradizione di famiglia». Birusa del 2003 e la Jaguar B99 del 2011, dotata di motorizzazione ibrida, che testimoniano eloquentemente come nel corso degli anni siano cambiati i concept delle quattro ruote, senza tuttavia intaccare lo stile della Bertone, una fabbrica radicata nel passato ma aperta al continuo cambiamento, che con coraggio ha saputo reinventarsi accettando e superando le difficili sfide dei mercati globalizzati e delle crisi economiche. E pensare che tutto era cominciato quando, dalla natia Mondovì, l’ex carradore (costruttore e riparatore di carrozze) Giovanni “Bertunot” (così soprannominato da Vincenzo Lancia) si era trasferito a Torino per aprire una piccola bottega, che a breve sarebbe diventata quell’atelier Bertone,

famoso nella realizzazione di scocche per rivestire i veicoli di lusso di altre case automobilistiche. Nel corso degli anni, i costruttori più importanti del mondo hanno affidato a questa società la messa in pratica di vetture all’avanguardia per stile, tecnologia e prestazioni. Dal 2009, con la cessione delle officine di Grugliasco alla Fiat, il Gruppo Bertone si è ristrutturato come azienda a ciclo completo nel settore dell’automotive, con sede a Caprie, focalizzandosi sul design e sull’engineering, ma proseguendo la costruzione su commissione di sontuose fuoriserie prodotte con l’arte antica del “carrozziere”.

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For magazine BELLEZZE di Silvestro Bellobono

Foto di Pino Polesi.

Liliana Pintilei (35 anni) è nata in Romania, ma dal 1996 è cittadina italiana. Tra le numerose esperienze in Tv anche la partecipazione alla prima edizione di Ciak... si canta! (Rai Uno, 2009) negli sketch comici di Nino Frassica.

Bambola… ma senza un euro

Parafrasando il titolo dello spettacolo di Pippo Franco al Teatro Salone Margherita, nel quale lei è stata protagonista, vi raccontiamo qualcosa di più su Liliana Pintilei. Che però, quando si parla dei suoi prossimi impegni, gioca a fare la misteriosa 96 For Magazine


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Nata a Bucarest e trasferitasi in Italia nel 1996, Liliana Pintilei ha un passato da fotomodella e indossatrice. A Roma comincia a studiare recitazione e dizione; subito arrivano per lei i servizi fotografici per importanti magazine e i primi lavori in Tv, tra i quali una serie di partecipazioni a celebri trasmissioni di Rai e Mediaset (I raccomandati, Ciao Darwin 4, L’Italia sul Due, Telethon, Buona Domenica). Da ultimo la bella esperienza teatrale al Bagaglino. Di cui ci dice che… Ci confidi il ricordo migliore legato al suo ruolo da soubrette nella commedia di Pippo Franco Bambole, non c’è un euro al Salone Margherita. «È un pensiero legato al grande affiatamento che si è magicamente creato con il team di lavoro. Non per nulla ho invitato l’intero cast anche alla mia festa di compleanno. Sinceramente mi auguro di nuovo di poter lavorare presto con tutti loro». “Per colpa di chi” è nata la sua passione per il mondo dello spettacolo? «Ho avuto i primi contatti con il settore dello showbiz facendo la valletta per un programma televisivo su Rai Uno, I raccomandati, condotto dal bravissimo Carlo Conti, e da lì è cominciata la mia passione». Iniziare come modella e fotomodella le è stato d’aiuto? «Sì, è stato di grande importanza perché mi ha facilitata a superare la mia timidezza e la mia insicurezza, oltre che a creare la mia immagine». Senza pensarci troppo ci dica tre programmi Tv che le piacerebbe condurre. «Di sicuro Scherzi a parte, Zelig e I raccomandati». Sta ricevendo proposte importanti dal mondo del cinema? «A essere sincera sì, ma al momento non ne posso parlare. Mi dispiace».

Foto di Pino Polesi.

Qual è il suo rapporto con lo sport? Lo pratica al di là degli impegni lavorativi? «Amo fare sport fin da quando ero una ragazzina, ma ultimamente, a causa degli impegni professionali sempre più numerosi e pressanti, ho davvero poco tempo a disposizione per andare in palestra. Tuttavia, per restare in forma, non esito a farmi fare un bel massaggio o un trattamento al corpo e al viso, il tutto senza dimenticare un salutare bagno termale. Adoro prendermi cura di me stessa e del mio corpo». Il complimento più bello che ha ricevuto? «Quando qualcuno mi ha detto che più passa il tempo e più divento bella». E la critica che maggiormente le ha dato fastidio? «Quella di scendere giù dal cavallo perché sono troppo alta!». Nel lavoro, come nella vita, quanto conta per lei essere ironici e autoironici? «È fondamentale per vivere bene, non solo sul fronte prettamente lavorativo». Ha mai fatto una follia per amore? «Ne ho fatte davvero tante, dal momento che quando sono innamorata perdo letteralmente la testa». Ce ne può raccontare qualcuna? «Una che amo ricordare è quando da ragazzina mi ero messa in testa di saltare dal terzo piano fino a terra per raggiungere il mio fidanzatino. Fortunatamente mi hanno fermata in tempo!».

Attualmente la showgirl è impegnata nel sociale come testimonial di Cifa Onlus per l’adozione internazionale di bambini e la tutela dei diritti dell’infanzia.

Lei è favorevole o contraria alla chirurgia estetica? «Sono favorevole, ma entro certi limiti». Se potesse partire all’istante per un viaggio dove andrebbe e perché? «A Cape Town in Sudafrica. Proprio qualche giorno fa, parlando con alcuni cari amici che spesso sono stati in questo paese, mi è nata la curiosità di andarci. E chissà che non riesca a realizzare lì un mio bel progetto? Che però al momento non vi svelo. Ve lo dirò la prossima volta».

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For magazine PROVOCAZIONI di Marco Gastoldi

Il fascino indiscreto

Corrado Bonomi, Piccoli uomini - Benito, 2002, collezione privata.

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del kitsch Una mostra a Milano ne ha celebrato il trionfo. Difficile, oggi, tenersi lontano da tutto ciò che è trash e di cattivo gusto. Alto e basso, popolare e colto si mischiano continuamente col rischio di non riconoscere più l’orribile e il pacchiano. O addirittura di farli diventare eleganti

Alla fine degli anni ’60, Andy Warhol aveva previsto che in futuro tutti avrebbero potuto essere famosi per almeno quindici minuti. Più di cinquant’anni dopo, in questa folle età dei media, tutti ricercano l’apparire e la televisione è lo specchio di questa vera e propria mania. Il genio della serigrafia aveva proprio ragione: difficile uscire dalla trappola dei reality-show che conquistano interi palinsesti televisivi. Ne parlano i giornali, la radio e addirittura i telegiornali: la vecchia tivù ha lasciato il posto ad una nuova era, dove educazione e informazione cedono il testimone a risate e schiamazzi, a tutto ciò che noi comunemente cataloghiamo come “trash”. L’origine del “brutto televisivo” ha tuttavia le sue radici nell’avvento delle televisioni private: l’assioma “trash”, impropriamente utilizzato oggi per etichettare un programma come volgare o privo di contenuto, nasce alla fine degli anni ’70. Emittenti secondarie rivoluzionarono l’analogico italiano mettendo in scena televenditori, cialtroni e cartomanti. Era l’epoca dei primi imprenditori che trasformavano cantina o ripostiglio in studio televisivo, cercando di emulare un modello più alto, ma inevitabilmente gettandosi nella voragine del pessimo gusto. Gli anni ’80 trasformarono le principali emittenti televisive in un’esplosione di colore: dall’abbigliamento alle scenografie, si intravedeva la discendenza nobile del “trash”, proveniente dalla vera e propria estetica e cultura del cattivo gusto. Il vero antenato dell’orribile e del pacchiano risale alla seconda metà dell’Ottocento, quando i turisti americani approdati a Monaco tenevano a battesimo la mostruosa creatura destinata a sopravvivere per quasi duecento anni fino ad oggi. Volendo acquistare un quadro a poco prezzo, ne chiede-

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© Salvator Dalì, Gala-Salvator Dalì Foundation, by SIAE 2012.

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Salvator Dalì, Leda atomica, litografia, 1949, collezione Gabriele Mazzotta.

Enrico Baj, La Moscova, collage su tavola, 2002, Archivio Baj, Vergiate.

vano prima uno schizzo (sketch): da questo momento in poi, il termine kitsch indicava la paccottiglia per acquirenti desiderosi di facili ed economiche esperienze estetiche. Che cosa è accaduto quando per qualcuno la paccottiglia non è più stata tale? La cultura “alta” definisce kitsch le statuette della Madonna fosforescenti, gli accendini degli ambulanti cinesi, le copie artificiali delle capitali europee made in Las Vegas ed inevitabilmente il proliferarsi dei nanetti da giardino. Ci sono coloro che nel kitsch si compiacciono e lo trovano molto più appagante di un’esperienza culturale tradizionale: Fellini girò La dolce vita in una ricostruzione di via Veneto a Cinecittà, preferendola alla location originale. Il kitsch e i suoi sostenitori trovano il cattivo gusto come qualcosa che provoca una reazione passionale ed emotiva, ma non contemplativa; in comune con il “trash” ed il “camp”, anche il kitsch tende all’imitazione a buon mercato per un livello alto ma pur sempre borghese: l’antagonista dell’eleganza è diventato oggi il nemico/amico dello stesso buon gusto. La degradazione dell’opera d’arte attraverso la ripetizione seriale e multipla arriva quindi da Monaco nel 1860 circa. Fare del vecchio il nuovo, lavorare di copia: applicato in origine al mobilio, il procedimento si diffonde negli ambienti artistici definito dall’aggettivo dispregiativo diventando d’uso corrente nella letteratura critica tedesca fra il 1920 ed il 1940. È kitsch una copia a buon mercato, realizzata con materiali e tecniche di qualità mediocre e discutibile. È kitsch la riduzione

musicale di un’opera classica composta per accogliere il gusto di un pubblico più vasto. È kitsch la letteratura da quattro soldi sfornata a migliaia di copie che si fonda su personaggi e situazioni stereotipate regalando una facile distrazione senza troppa concentrazione. Il pessimo gusto è la patologia dell’estetica della società dei consumi di massa, che attraverso il meccanismo del mercato cerca di soddisfare i bisogni estetici del maggior numero di persone servendosi della riproduzione multipla avvantaggiata dalla tecnologia. Prima era il turno dei souvenirs dei pellegrinaggi religiosi realizzati in materia plastica dai colori vivaci, oggi tocca alle grandi catene dell’abbigliamento low-cost e dai tragici angoli di mercato e bancarella che fanno della loro fortuna la ben nota formula: “C’è di meglio ma costa di più/costa un po’ meno, è un po’ meno buono, tuttavia non troppo cattivo ed in ogni caso accettabile”. Se nello stesso anno a Parigi nasceva l’impressionismo, nei primi anni del Novecento il movimento artistico scompariva senza lasciare tracce troppo visibili, eccetto qualche ninfea firmata Monet, forse contraffatta a sua volta: il kitsch sopravvive e persevera fino ad oggi, conquistando insieme ai più nobili animi umani anche l’intera età della tecnologia. Una grande giostra da luna park composta da tazzine rosa su cui è possibile sedersi a coppie con al centro un’enorme caffettiera azzurra. Intorno, contenuti in ampie feritoie bianche, sono esposti numerosi piccoli/grandi oggetti: orologi a cucù, statuette di gesso, occhiali e automobiline, segnatempo, equini in porcellana, portafoto arabescati,

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© Alberto Savinio, by SIAE 2012.

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Alberto Savinio, Penelope, olio su tela, 1933, collezione privata.

Rutgerg (Rudy) van der Velde, Darling Bye Bye, 2012.

composizioni di velieri e conchiglie, portalampade, cappelli e scarpe. La Triennale di Milano, durante i mesi che hanno contraddistinto l’estate di città, si è trasformata nel Regno del kitsch ed il sovrano indiscusso del reame del cattivo gusto è il centenario Gillo Dorfles. Laureato in medicina, specializzato in psichiatria, agli inizi del XX secolo, nel bel mezzo delle contestazioni studentesche del ’68, quarantaquattro anni fa pubblicava la fortunata antologia divenuta cult Il Kitsch, antologia del cattivo gusto edita da Mazzotta, dove col contributo degli studi di Greenberg e Broch – che del kitsch avevano scritto negli anni Trenta – sottolineava gli aspetti dell’allora neo culto del pacchiano che negli anni successivi avrebbe contraddistinto la cultura di massa. «Finalmente un’esposizione divertente e giocosa, non come la maggior parte di quelle d’arte contemporanea, spesso noiose ed incomprensibili», ha dichiarato l’ormai celeberrimo critico d’arte che ritrova nelle perfette cianfrusaglie di pessimo gusto «un rimedio al delirio dell’arte contemporanea» che ha conquistato il mondo. Prima di lui, Umberto Eco ne aveva già scritto in un capitolo di Apocalittici e integrati del 1964, ma è senza dubbio Dorfles che ha costruito intorno al kitsch un tema preponderante: la mostra dal titolo Kitsch, oggi il Kitsch è un omaggio al culto «dell’operazione apparentemente artistica che surroga una mancante forza creativa attraverso sollecitazioni della fantasia per particolari contenuti (politici, erotici, sentimentali, religiosi)». Madonne di plastica con aureole di stelle di luce intermittenti, eserciti di

nani da giardino, divani maculati e semplici esempi di kitsch scadente e a poco pezzo accoglievano all’ingresso dell’esposizione terminata all’inizio del mese di settembre. Nelle altre stanze ecco invece il kitsch con sigillo d’autore, creato sfruttando parodia ed ironia: la Leda Atomica di Dalì, seduta su un trono ed avvolta da un cigno; gli assemblages di Baj, dove stoffe e bottoni animavano innaturali fisionomie; gli altarini ed i teschi psichedelici di van der Velde; le tele di Savino e le mutande di cotone stampate con le parti intime del David di Michelangelo; la poltrona a farfalla di Carla Tolomeo e le danzatrici di flamenco in plastica come la tour Eiffel dorata o la torre di Pisa fra peluche e babbi natale. Nella stagione delle prime due avanguardie, il kitsch è stato utilizzato come caratteristica ed elemento da inserire all’interno di composizioni surreali e sofisticate. Provocatoria, maliziosa, popolare: come altro definire un’opera kitsch? Basta pensare a quella firmata da Marcel Duchamp stampando una cartolina della Gioconda, cui sono aggiunti baffi da uomo e il cui titolo L.H.O.O.Q., pronunciando le lettere in francese, è dissacrante. Grazie a questa sua forza il Kitsch, dal Novecento a oggi, è stato capace di entrare nei musei e conquistare la cultura di massa. Il viaggio nel kitsch cominciava in Triennale con «autori, i quali volutamente usano citazioni Kitsch»: Adriana Bisi Fabbri con Salomè di fronte (passo di danza) e Salomè a tergo (mossa di danza) del 1911, che rappresenta il personaggio biblico con rotondità paradossalmente eccessive; per non parlare del raffinato Alberto Savinio, fratello del più

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Rutgerg (Rudy) van der Velde, I Am Free - I Feel Free (Cream - Fresh Cream 1966), 2012.

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Leonard Streckfus, Napoleon noir, collage a tecnica mista su tavola, 2009, collezione Luigi Sansone.

Luigi Ontani, Er ciclopercurione, acquarello, collage su cartoncino, 1990, Galleria Proposte d'Arte, Legnano.

noto Giorgio De Chirico, che con Penelope, una tela del 1933, rivive con ironia il mito classico. Si passa poi a Gianfilippo Usellini che con la sua Donna con la coda del 1970, riporta con ironico paradosso a una primitiva condizione animale. Successivamente, il gusto per il dozzinale è diventato il tema centrale di molte esperienze più recenti. «Il kitsch è cominciato con la produzione in serie che ha avvilito l’oggetto e la copia artigianale. Si è espanso nel secolo scorso e ha poi trovato vari artisti che ne hanno dato un’evoluzione positiva conquistando territori che prima non possedeva», spiega Dorfles. Spiccano Luigi Ontani, Corrado Bonini, Mario Molinari e anche il gruppo Cracking Art, che già a Milano fece diverse mostre pubbliche, con il suo omaggio ironico a Dalì. Ampio spazio era dedicato all’artista olandese, naturalizzato italiano Rutger (Rudy) van der Velde, grafico pubblicitario e illustratore, che potrebbe definirsi come un giocoliere dell’arte. La sua I am free - I feel free, una gabbietta in tutto e per tutto simile a quella di Titti con dentro un piccolo uomo-automa e, al di là delle sbarre, una libellula libera, ci ricorda che il kitsch di rado è fine a se stesso e spesso è solo la metafora di qualcos’altro. Nella collezione della Triennale, curata da Aldo Colonetti, Franco Origioni, Luigi Sansone e Anna Steiner, ritornavano alcuni tratti del decorativismo, dell’eccessivo cromatismo, del barocco e del pretenzioso slancio ludico. Tutto ciò non era solo una mostra d’arte, ma

anche l’epilogo sociologico emerso nell’ultima parte dell’esposizione, che vedeva una piazza ospitare una carrellata di oggetti impregnati di kitsch senza una possibile via d’uscita. Ad inaugurare il finale ecco il pianeta di Elio Fiorucci, che attraverso manette con piume di struzzo, piatti a forma di cuore, maniglie rococò, scarpe in PVC e calze a pois, portagioie ed occhiali luccicanti delineava il cattivo gusto fra moda e quotidianità. Tutto concorreva a raccontare il nitido ritratto della corruzione estetica propria della nostra epoca: il kitsch, da fenomeno marginale e localizzato, è diventato diffusivo ed invasivo. Ha contagiato non solo l’arte, ma anche design e architettura, moda e costume, pubblicità e televisione diventando parte della nostra esistenza e non più del solo nostro stile. Al profondo è stato sostituito il superficiale, al tradizionale il nuovo, al vero il falso: celebrando il declino dell’unicità, il non autentico trionfa sull’irripetibile. Attraverso il comportamento tipicamente kitsch si acquisisce qualcosa di già esistente e lo si riproduce privandolo di ogni valenza culturale mescolando colto con popolare, alto con basso. Il kitsch è persuasivo e pervasivo, un evento pericoloso che rimane una minaccia sempre in agguato e «la sua essenza consiste nell’essere malizioso quando invece la vera arte non lo è», sottolinea sempre Dorfles. Che aggiunge: «Il kitsch è necessario conoscerlo, anche frequentarlo e, perché no, qualche volta utilizzarlo, senza farsi mai prendere la mano. Il cattivo gusto è sempre in agguato».

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For magazine INTERVISTA di Tommaso Gandino

La bellezza non è tutto Da Miss Italia 2010 (con annessi pettegolezzi su di lei) al sogno di un futuro da presentatrice in Tv: agli occhi scuri di Alessia Mancini è difficile nascondere qualcosa. L’aspetto fisico è importante, ma per una showgirl non basta perché… Qual è il suo ideale di femminilità? «Per me non esiste. Ogni donna è femminile a suo modo».

artisti e il fatto di essere messi al centro dell’attenzione ci piace. Certo il troppo, come in tutte le cose, non va mai bene».

Per lavorare nel mondo dello spettacolo è necessaria una componente di esibizionismo? «Credo che un pizzico di esibizionismo sia fondamentale, siamo

C’è qualcosa che cancellerebbe dalla sua carriera? «Essendo giovane al momento non cancellerei nulla!».

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La solidarietà femminile nel suo mondo esiste davvero? «Sì, ci si aiuta, ma ci sono poche eccezioni. In questo ambiente, purtroppo, avverti molto di più la competizione tra donne». La sua bellezza è stata provvidenziale per la carriera? Lei è consapevole della sua carica sensuale? «Be’ sì, avendo iniziato la mia carriera da modella, l’avvenenza fisica è stata essenziale. Sinceramente non mi sento sensuale, sono sempre stata un po’ un maschiaccio!». Che cos’è per lei la bellezza? Un punto di forza, una fatica, un’opportunità? «Credo sia un mix di queste tre cose. Un punto di forza perché oggigiorno l’aspetto è molto importante, non solo per la tv. Una fatica perché, anche se Madre Natura ti ha aiutato, bisogna cercare di mantenere al meglio quello che si ha avuto, con un’ alimentazione corretta, tanta palestra, ecc. Un’opportunità perché una bella presenza ti può aiutare al primo impatto, ma poi ci vuole il cervello». Le donne più belle hanno sempre delle fragilità in più? «Non sempre, dipende. Sicuramente sono vittime di tanta invidia fin da adolescenti». Quali momenti di Miss Italia ricorda con maggiore incisività? «È stata una bella esperienza, dove ho avuto modo di farmi conoscere dal pubblico, arrivai in finale con la fascia di Miss Lazio 2010, poi però una giornalista mi disse che ero una trans, notizia non vera, che purtroppo mi penalizzò molto sul risultato finale del concorso. Ero una delle probabili vincitrici, invece arrivai tredicesima, comunque un buon risultato». Le decisioni le prende col cuore o col cervello? «Con entrambi, ma forse con il cuore un po’ di più». Per conquistare un uomo si è mai mostrata inconquistabile? «Per il momento no. Tuttavia, mai dire mai». Secondo lei la seduzione non è controllata da chi la esercita e non è visibile a chi la subisce? «La seduzione può essere controllata, è una dote, chi ne possiede di più, chi meno, chi non ce l’ha affatto. Chi la subisce, secondo me, quasi sempre se ne rende conto». In cima alla lista dei suoi desideri che cosa c’è? «Godere di una buona salute, per me e per i miei cari, avere una bella famiglia e affermarmi nel mondo dello spettacolo». Nessun progetto personale? «Sto studiando per diventare una buona presentatrice». Qual è oggi, per le donne, il traguardo più importante da raggiungere? «Credo che per tutte sia l’indipendenza economica».

Alessia Mancini questa estate ha partecipato al programma Veline.

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ForTEATRO magazine di Sestilia Pellicano Teresa Mannino è all’Ambra Jovinelli con Terrybilmente divagante, per la regia di Marco Rampoldi, dall’8 al 13 novembre.

Palcoscenico, che passione! Provocazioni stravaganti e un salotto per amici, statue che raccontano la vita di Roma e musical intramontabili, senza dimenticare i classici del ’900 e l’impegno civile e politico: le più interessanti proposte dei cartelloni d’autunno scelte per voi 106 For Magazine


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D’Orazio, apre il 9 ottobre la stagione in abbonamento del Sistina; le musiche sono di Roby Facchinetti e la celebre mascherina sarà indossata da Michel Altieri, già protagonista di La Bella e la Bestia a Milano e di Dracula a Broadway. La storia dell’eroe dal cuore grande e dalla spada veloce, che affascina da sempre grandi e piccoli, è raccontata con un testo inedito e una leggerezza tipica della commedia musicale italiana. Spettacolari le coreografie, arricchite da sorprendenti effetti speciali, mentre per i combattimenti al filo di spada il cast si è allenato con un maestro d’armi d’eccezione, il pluripremiato campione del mondo Stefano Pantano. «... Noi siamo quelli che nel ’63, senza saperlo, hanno inventato il cabaret! … Siamo qua con le valigie che son piene di canzoni, di colori e di emozioni… Siamo qui con voi perché la vita è bella e noi siamo sempre in giro in cerca dell’ombrella…». Sì, avete indovinato, sono proprio Cochi e Renato, che debuttano al Sistina dal 23 ottobre in Quelli del Cabaret! Segnaliamo con piacere questo rimettersi in gioco da parte di una delle coppie comiche più conosciute e amate del panorama italiano, ormai un pezzetto della nostra storia. Ed è invece la storia di Roma la protagonista di Campo de’ Fiori, raccontata dalla statua parlante di Giordano Bruno, impersonato da Rodolfo Laganà: sono anni che sta lì, fermo, al centro di una delle più belle piazze di Roma, e da questo punto privilegiato racconta la vita che gli è passata addosso. A volte la canta, altre volte l’affida a chi passa di lì: turisti e camerieri, netturbini e pubblico in sala. In realtà, questo Giordano Bruno è vivo e anche innamorato di una fioraia, che tutti chiamano Principessa, anche lei lì da tanto tempo… E i due raccontano di lanzichenecchi e preti, scienziati

Gabriele Lavia firma per il secondo anno la stagione del Teatro Argentina di Roma. In alto, Lucia e Gabriele Lavia in Tutto per bene. Foto di Serafino Amato.

Dall’11 ottobre al 4 novembre la sala dell’Ambra Jovinelli si trasformerà in un bordello tutto speciale, una “Casa Chiusa dell’Arte”, per Dignità autonome di prostituzione, progetto provocatorio che vuol essere una riflessione sulla dignità del lavoro di attore, e allo stesso tempo una sfida giocosa e sorprendente per avvicinare il pubblico al mestiere più antico del mondo. E così gli attori come prostitute, in vestaglia o giacca da camera, si lasciano scegliere, e pagare, dai propri clienti, che in cambio ottengono la “Pillola del Piacere Teatrale”: balletti, monologhi o installazioni di circa 15 minuti, per divertire lo spettatore, emozionarlo o farlo riflettere, in una dimensione che è prima di tutto magia e sogno. Questo spettacolo nello spettacolo è firmato da Luciano Melchionna, dal format di Betta Cianchini e dello stesso Melchionna. Perché se è vero che la gente ha voglia di ridere, è soprattutto per esorcizzare le paure quotidiane o rivivere le nevrosi e i vizi dell’essere umano con emozionante complicità, dicono all’Ambra Jovinelli, dove hanno svolto una sorta di referendum con i questionari di fine stagione, misurando il livello di gradimento degli spettatori e traendone le dovute conclusioni. Ed è la nuova comicità, acuta e graffiante, di Teresa Mannino che vi invitiamo a non perdere, sempre all’Ambra Jovinelli, dall’8 al 13 novembre. Questa palermitana doc, sfiziosa come un arancino ricco di ragù e mozzarella, chiacchiera e racconta di mondi contrapposti con la stessa immediatezza che avrebbe in un salotto tra amici, sempre in bilico tra il Nord operoso e il Sud filosofico, tra l’operosità femminile e l’infantil-materialismo maschile, e guarda gli uomini col sorriso ironico di chi comprende, sì, ma fino a un certo punto… W Zorro il Musical, il nuovo spettacolo nato dalla penna di Stefano

Dopo cinque stagioni e più di un milione di spettatori, Massimo Ranieri torna al Sistina con Canto perché non so nuotare da… 500 repliche! Qui, in Viviani Varietà in scena al Teatro Argentina. Foto di Gianluca Moggi.

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Leggerezza e divertimento nella rilettura di Sogno di una notte di mezza estate di Gioele Dix e Nicola Fano. All’Ambra Jovinelli dal 29 novembre al 9 dicembre.

e prostitute, Belli e Garibaldi ma anche Pascarella e Trilussa, Giolitti, Mussolini e tanti altri, fino ad Aldo Fabrizi e Alberto Sordi; raccontano Roma che si è trasformata, giorno dopo giorno, sotto i loro occhi, con le parole che ormai hanno significati differenti, a volte contrari tra loro. Lo spettacolo è costruito proprio su questo confronto-scontro tra passato e futuro, con una serie d’intrecci d’amore che coinvolgono i personaggi, fino al colpo di scena finale con la Principessa che continua a rifiutare Giordano… Sempre al Sistina, dal 6 al 25 novembre, con musiche e canzoni di Nicola Fano. Al Teatro Argentina, diretto per il secondo anno da Gabriele Lavia, la prestigiosa vetrina di Romaeuropa Festival 2012 accoglie eccellenze del teatro e della danza internazionale: si apre con Desh, grande successo del coreografo britannico Akram Khan; tra gli altri, segnaliamo la prima assoluta di Soprattutto l’anguria, con la regia di Massimiliano Civica, il 13 e 14 ottobre, e l’artista sudafricano William Kentridge, in scena con la danzatrice Dada Masilo in Refuse the hour, dal 15 al 18 novembre. Tra gli appuntamenti imperdibili della stagione, La Divina Commedia del regista lituano Eimuntas Nekrosius, grande omaggio del maestro alla cultura del nostro Paese, dal 9 all’11 novembre. Sempre all’Argentina, per gli amanti del teatro del ’900 Servo di scena di Ronald Howard, con la regia di Franco Branciaroli, che ne è anche protagoni-

sta (dal 20 novembre al 2 dicembre), al quale segue il grande classico goldoniano Arlecchino servitore di due padroni, nella storica regia di Giorgio Strehler messo in scena da Ferruccio Solari. Michele Placido, dopo l’impegno del tour estivo da Verona a Reggio Calabria alla Versiliana, approda con il Re Lear al Teatro Quirino, dal 16 ottobre, il cui cartellone prosegue con un’altra grande opera di Shakespeare, Otello, con traduzione, adattamento e regia di Nanni Garella. All’insegna dell’impegno civile e politico la stagione del Teatro Vittoria, come ha sottolineato durante la presentazione la direttrice artistica Viviana Toniolo. Si parte con una retrospettiva su Ascanio Celestini con ben tre spettacoli, Pro Patria, La fila indiana e Fabbrica, per tutto il mese di ottobre, per proseguire con appuntamenti speciali che vedranno rispettivamente il debutto di Don Gallo in Esistenza, soffio che ha fame (il 30 ottobre) e del magistrato Giuseppe Ayala in Chi ha paura muore ogni giorno, tratto dall’omonimo romanzo, un omaggio a Falcone e Borsellino nel 20° anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio, in scena dal 2 al 4 novembre. Ancora spazio all’impegno e alla musica con Moni Ovadia in Senza confini. Ebrei e zingari, appassionante contributo alla battaglia contro ogni razzismo, dal 20 novembre al 2 dicembre.

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IN FORMA con Jill Cooper

NON SMETTETE MAI DI ALLENARVI Prima, durante e dopo le vacanze è sempre bene mantenersi in attività e fare tanto sport. Anche divertendosi, ovunque voi siate. Persino salire le scale del proprio condominio è uno degli esercizi più efficaci per il nostro corpo Le vacanze estive, quei mitici giorni pieni di relax e momenti di puro svago, stanno per finire. Tuttavia, a chi deve ancora partire o a chi è tornato in città, suggerisco di utilizzare questi giorni per dedicarsi a qualcosa di insolito e fuori della routine. Magari si potrebbe cominciare con dei nuovi allenamenti, un corso di sub o una lezione di surf. I nuovi impegni possono non solo arricchirvi, ma tenervi in forma lasciandovi dei bei ricordi. Ecco qualche consiglio per allenarvi in modo divertente e innovativo, ovunque voi siate. Al mare: a. Con maschera e boccale. Tracciare una linea parallela con la spiaggia di almeno 100 metri e nuotare senza sosta avanti e indietro almeno una volta al giorno. b. Fare un torneo doppio di racchettoni con almeno quattro squadre. La competizione aumenta l’intensità dell’allenamento. c. Usare un secchiello per allenare i vostri muscoli dorsali e il girovita. Lanciare il secchiello di fronte al corpo e trainarlo verso se stessi, a seguire roteare il busto e lanciare la sabbia dietro di sé. Ripetere anche dall’altro lato. In montagna: a. Praticare Hiking Pole usando due racchette tipo quelle da sci per fare dei percorsi in quota. L’altitudine vi terrà più freschi e l’aria più rarefatta farà lavorare maggiormente il sistema cardiovascolare. Potreste anche alternare momenti di “scatto” con momenti di riposo per fare un lavoro ad intervalli. Così sarete molto più forti sulle discipline aerobiche. b. Imparare a fare una scalata di rocce: tonifica il corpo. c. Mountain bike con pranzo a sacco: perché non unire l’utile al dilettevole? In piscina: a. Acquagym fai da te! Tracciate un cerchio correndo nell’acqua e magari con una bella musica ritmata per tenere alta l’intensità. Dopo 5 minuti eseguite skip – jumping jack e addominali. b. Usare un piccolo materassino per sorreggere solo le gambe, dalle ginocchia fino a piedi, e tenersi a galla pagaiando. c. Usare un tubo galleggiante per tenersi in superficie e sforbiciare con le gambe tese, contraendo i glutei. In città: a. Procurasi una bici, girare nel centro pedalando piuttosto che guidando l’auto. Scoprirete che a volte è più veloce perché si può passare per parchi, ville e nelle zone a traffico limitato. b. Cercare una manifestazione sportiva all’aperto. Al calare del sole, anziché fare subito un aperitivo, fate un “aperisport”!

c. Dimenticatevi degli ascensori e fate le scale: del palazzo, dell’ufficio, delle piazze pubbliche. Salire le scale è uno degli allenamenti più efficaci in assoluto. Buon allenamento da Jill Cooper

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For DAmagazine LEGGERE di Giacomo Airoldi Nadine Monfils è belga e vive a Parigi, a Montmartre (con il marito e un vivacissimo cagnolino). Le vacanze di un serial killer (Giano, euro 12) è il suo primo libro pubblicato in Italia, ma ha già scritto più di quaranta romanzi. Ha anche diretto un film tratto da una sua popolare serie poliziesca e ne sta preparando un altro.

Per qualche brivido in più

Un horror tutto da ridere (e da gustare) e le indagini di un nuovo commissario: due libri da non perdere. Perché? Li consiglia il direttore di For Roma! Capita, per meriti pregressi, di presentare libri (soprattutto gialli) e di conoscere scrittori o scrittrici. Così, quando l’ottimo Seba Pezzani mi ha chiesto di partecipare a Piacenza all’altrettanto ottimo Festival musicaleletterario “Dal Mississippi al Po” (di cui Pezzani è il vero e proprio deus ex machina) ho detto subito sì e, insieme, abbiamo deciso che avrei presentato il libro di un’autrice belga che però vive a Parigi, pubblicata per la prima volta in Italia. Mi sono un po’ preoccupato quando l’imaginifico Pezzani, nel programma del Festival, ha inserito queste fatidiche righe di presentazione: «In viaggio con un serial killer. Provate a immaginare di

caricare su una vecchia roulotte cane, figli sfaccendati, moglie insoddisfatta e suocera petulante, ninfomane e sballata di erba e di imbattervi in uno spietato assassino in una stazione di servizio. Se lo fate con il sorriso sulle labbra, significa che potreste essere un personaggio di una storia stralunata di Nadine Monfils, scrittrice e cineasta di razza e fine umorista. Chi meglio di Giacomo Airoldi potrebbe tenerle testa?». Mi sono immediatamente chiesto perché ero io l’uomo giusto secondo Seba. Forse perché mi sono quasi sempre occupato di nani e ballerine nei vari giornali per cui ho scritto? E di Veline visto che lavoro anche a Striscia la notizia?

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In effetti, già dalla prima pagina del romanzo di Nadine Monfils, Le vacanze di un serial killer (Giano, euro 12), scopriamo che i due figli di questa strampalata e incredibile famiglia, vera protagonista della storia, si chiamano Steven e Lourdes in onore di Steven Seagal, idolo della madre Josette Destrooper, e della figlia di Madonna, il cui nome sempre Josette ha scovato su Voici, il suo settimanale preferito. Mi piacciono i film d’azione, ho diretto persino un giornale di gossip, ho visto per ragioni professionali un paio di concerti di Madonna (che non mi dispiace affatto… persino fisicamente), quindi doveva essere questo il motivo per cui mi toccava tener testa a Nadine. Per fortuna (a detta di chi c’era) me la sono cavata egregiamente. L’autrice è giornalista, scrittrice, regista di film, i suoi libri hanno avuto anche adattamenti teatrali. Ha scritto più di quaranta romanzi e il suo commissario Léon è già un cult. Ed è una vivacissima signora piena di idee e di cose da fare, oltre che una divertente intrattenitrice. Ora, che avete appena finito le vostre vacanze, gustatevi quelle di questa incredibile famiglia, così annunciate nel libro proprio da Steven e Lourdes: «Partenza per le vacanze: una catastrofe. Azione!». Che poi è la cosa che succede spesso a parecchi di noi (anche se al ritorno i racconti sono ben diversi). Un altro motivo per cui ve lo consiglio è che per un po’ di sesso, direi per un bel po’ di sesso, non dovete aspettare pagina 115 come nel best seller dell’estate, Cinquanta sfumature di grigio. E scusate se è poco. Poi scoprirete che cosa sono le boulettes sauce lapin (ve lo dico già: specialità della zona di Liegi, polpette di carne di coniglio con salsa a base di pere; si mangiano con le patate fritte; una delizia, sentenzia una nota del libro). C’è anche un biglietto milionario della lotteria e, per uno che gioca disperatamente al Superenalotto come me (per smettere finalmente di lavorare!), fa sempre piacere scoprire qualcuno che vince davvero! Altro non vi racconto per non rovinarvi la sorpresa, come si usa dire in questi casi. Però, tenete presente che, oltre ai componenti della famiglia Destrooper, ci sono travestiti, assassini, ladri, prostitute… Avviso ai naviganti, anzi ai lettori: Nadine Monfils è belga come Simenon, ma non pensate di trovare qualcosa che assomigli al commissario Maigret. Soprattutto perché i cattivi qui la fanno franca. Vi dicevo che, sempre per meriti pregressi, capita che mi arrivino segnalazioni da amici scrittori. In particolare, prima dell’estate, le due Borgia’s sister, cioè Elena e Michela Martignoni (che i nostri lettori più attenti già conoscono), mi hanno inviato una mail intrigante in cui mi parlavano di «un nuovo poliziesco edito da Corbaccio che lancia uno scrittore ghost, Emilio Martini, su cui c'è riserbo totale. I libri sono veloci e divertenti, iniziano lenti, e poi ti fanno entrare in un mondo. Il commissario scrive racconti tosti e fuori di mela e intanto risolve i suoi casi a cavallo tra Milano e la Liguria. Lo ameranno molto tutti quelli che hanno passato le vacanze tra le focacce e il pesto. Riconosceranno i gozzi, i caruggi... e anche alcune milanesità». Sono diventato grande a focacce e pesto (estati ad Alassio, quanti bei ricordi!), quindi è stato facile risvegliare la mia curiosità. Poi, quando mi è arrivato il libro, il “ghost” Emilio Martini ha accluso un simpatico biglietto con un haiku di Yosa Buson (Giappone, 1700): «Pioggia di primavera, colui che non può scrivere come diventa triste!» (che spiega una volta per tutte, e senza tante parole, perché sono diventato giornalista). Mi sono immediatamente immerso nella prima indagine (La regina del catrame, Corbaccio, euro 8,90) del commissario (per la precisione vicequestore aggiunto) Gigi Berté. Che è stato traferito a Lungariva «dopo i casini che aveva combinato a Milano». Che continua a rimpiangere Milano, la città dove è nato e cresciuto… anche se le sue origini “terrone” sono manifeste: «Pelle scura, occhi carbone profondi e inquietanti, capelli lughi, tanti, crespi e appena brizzolati, raccolti in una coda che gli scende lungo le scapole». Sembra tutto tranquillo a Lungariva, compresa la pensione Aurora dove Berté preferisce alloggiare invece di cercarsi una casa, forse a causa, meglio dire grazie alla proprietaria Marzia Penza, «viso fantastico, da modella americana, e taglia 50. Per non parlare della misura del reggiseno… La quinta o la sesta». La signora Marzia ama la lirica e ha il marito sempre per mare... Dicevano tutto tranquillo, finché il sovrintendente Parodi non entra senza bussare nell’ufficio

Ecco l’identikit del commissario protagonista di La regina del catrame (Corbaccio, euro 8,90). Nome: Gigi. Cognome: Berté. Origine: calabrese. Residenza: Milano. Domicilio: Lungariva, Liguria. Altezza: 1 metro e 85. Occhi: neri. Capelli: brizzolati, raccolti in una coda. Età: 42 anni. Professione: vicequestore di polizia. Passione dichiarata: donne magre e stronze. Passione nascosta: scrivere racconti gialli.

di Berté e gli dice: «Dottore! E stata trovata una donna uccisa a sassate sulla riva dei bagni Medusa». Il primo omicidio da quando il commissario è arrivato a Lungariva… Vale davvero la pena seguire Berté nelle indagini, con il contorno delle sue passioni (legge molto e scrive racconti gialli e surreali) e con l’immancabile risoluzione del caso. Ma preparatevi ad altri omicidi: il commissario Berté torna in scena (e in libreria) a ottobre (Farfalla nera) e a novembre (Chiodo fisso). Tra le note della casa editrice che accompagnano questa nuova serie di gialli, si dice anche: «Dietro lo pseudonimo di Gigi Berté si nasconde un vicequestore in carne e… coda., che opera in un commissariato italiano. Per ovvie ragioni di riservatezza, Gigi non ha potuto esporsi con il suo vero nome. Anche dietro il nome de plume Emilio Martini si cela qualcuno in carta e penna, che conosce bene il commissario e che preferisce restare nell’ombra». Il mistero s’infittisce. O forse no. Emilio Martini è… ve lo dico la prossima volta!

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For unamagazine lettura per lasciar traccia… di Donatella Vilonna

tredici storie di vita “Le luci sono tutte spente, che si vede meglio. Perché ognuno è dentro un sogno o dentro qualcun altro. Dentro il suo guaio. Ognuno è comunque dentro qualcosa” Il rumore dei baci a vuoto è l’ultimo romanzo di Luciano Ligabue. E lui, Ligabue, è dentro questi tredici racconti con la tenerezza e lo sguardo di un autore che accompagna con grande sensibilità e particolare attenzione, personaggi curiosi e indimenticabili. C’è l’intelligenza del dettaglio. C’è l’amore nelle sue varie sfumature, quello dei giovani amanti, delle coppie abituate e annoiate, quelle che non si stancheranno mai. C’è l’amore che unisce e c’è l’amore che separa. L’amore verso i figli, verso i genitori, verso gli amici. Si susseguono come i giorni, inaspettati e pieni di speranza. Tredici racconti scritti da Ligabue nel corso degli ultimi anni, storie che suscitano la nostra complicità e il nostro entusiasmo. Una penna capace di trasmettere emozioni con la bellezza delle sue parole che penetrano dritte allo stomaco, lasciano traccia, prendono vita. Un cane regalato e che rischia di incrinare un matrimonio che fa fatica a stare su. Matto Bedini? Esisterà davvero o saranno le solite chiacchiere di paese? Di sicuro esistono i due ragazzini che decidono di scoprire finalmente la verità. Un figlio che scrive, anni dopo, una lettera al chirurgo che operò il padre. Una lettera che un chirurgo forse aprirà, o forse no. Che forse gli farà aprire gli occhi su una storia di quotidiana disumanità. Un’azienda che sta morendo, anche se ha ancora qualcosa da dire, e un fiume che sta morendo, anche se ha ancora qualcosa da dire. Una vacanza nell’estate più strana fin qui e una in pieno inverno, e la scoperta che il passato riesce a ferire nonostante i patti e le promesse, ma forse non mortalmente. Un comico all’apice del successo che compie una scelta difficile da capire. Un rapimento per errore che forse non è tanto per errore. Una moglie già anziana che si è portata dentro tutta la vita un incredibile segreto e adesso lo svela. O forse no. E quale verde aspetterà il giovane medico per oltrepassare il semaforo davanti al quale la sua vita sembra essersi tranquillamente assestata? E sarà davvero morto quel gatto tirato sotto la sera in cui un papà decide che non vuole più parlare a suo figlio attraverso lo specchietto retrovisore? E quello scontrino pescato tra i rifiuti, e se... una delle prossime cinque macchine fosse una golf... Ma questa casa, comunque, non la vendo. C’è sempre una speranza dentro ogni esistenza. C’è speranza e futuro, nei finali aperti che lasciano immaginare tante soluzioni possibili. Il rumore dei baci a vuoto è un libro che trova il suo miglior compimento proprio nell’ultimo racconto, in cui emerge una sensibilità maggiore, un coinvolgimento reale e totale. Un uomo, un figlio, i propri genitori sempre felici e innamorati. La malinconia e la tristezza di scoprire che un amore così lui non lo vivrà mai. “E resto qui a fare la guardia. E se anche le stelle non sono ancora cadute vedrete che nei prossimi tre minuti ne sfrecceranno almeno un paio ma, se anche così non fosse, tutto sommato possono stare pure ferme se vogliono. Che siamo più sicuri. Perché a conti fatti, mamma e papà, volevo dirvi che me lo merito questo mondo. E addirittura, forse, lui merita me.”

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Il rumore dei baci a vuoto di Luciano Ligabue Einaudi, euro 15


L’ANGOLO DEL BENESSERE

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di Elda Bertoli

BELLE SENZA SOFFRIRE Il professor Maurizio Valeriani ci parla di alcuni rimedi di medicina estetica poco invasivi, che riducono traumatismo e complicazioni, donando effetti più duraturi nel tempo e immediatamente visibili. Tra questi le tecniche di chirurgia “last minute”

La bella stagione che sta volgendo al termine è di sicuro il periodo durante il quale il desiderio di vedersi belli e attraenti è certamente al primo posto. Per restare in piena forma più a lungo un valido aiuto può giungere dalla medicina estetica, con un ventaglio di proposte poco invasive, che sarebbe meglio affrontare d’inverno, ma che in alcuni casi possono funzionare anche come rimedi “last minute”. Diverse sono le proposte secondo il professor Maurizio Valeriani, primario di chirurgia plastica all’Ospedale San Filippo Neri di Roma e docente presso l’Università La Sapienza. L’ultimo filler per eliminare le rughe è un tipo di ialuronico con diversa densità per ogni parte del volto, talvolta con lidocaina, stessa sostanza anestetica utilizzata in odontoiatria. È un prodotto che annulla o riduce in modo sensibile il dolore della puntura, insostenibile per la maggior parte delle donne. Tutti i filler di ultima generazione, sostiene Maurizio Valeriani, sono sempre più duraturi e fisiologici. Interessante è anche la correzione del cosiddetto “codice a barre”, cioè delle antiestetiche rughette verticali perilabiali che possono essere trattate con acido ialuronico a bassa densità. Anche in questo caso si raccomanda l’utilizzo di sole so-

stanze riassorbibili che evitino complicanze come edemi, rossori e nei casi più seri anche allergie. Sempre per donare al viso un aspetto più tonico e giovane vengono in soccorso anche i laser, in particolare quello frazionale che cancella imperfezioni come cicatrici di acne e macchie, senza vaporizzare la pelle. Il segreto consiste nel produrre, attraverso un manipolo a fibre ottiche e a una lente, migliaia di infinitesimali buchini al di sotto degli strati superficiali dell’epidermide che restano intatti senza ustionarsi. La guarigione delle lesioni è rapidissima e la pelle trattata rimane arrossata solo per brevissimo tempo. Il trattamento può essere fatto anche d’estate ed è adatto inoltre a mani, collo e décolleté. L’ultima novità in fatto di laser è rappresentata dall’applicazione di onde di radiofrequenza bipolare o di radiofrequenza applicata in maniera frazionale che, stimolando la condensazione dei tessuti e la sintesi di nuovo collagene, permette di ottenere una maggiore retrazione dei tessuti cutanei e sottocutanei interessati dalla perdita di elasticità e tonicità. La chirurgia last minute prevede invece l’utilizzo dei fili di sospensione che costituiscono una tecnica veramente nuova per ringiovanire viso e collo, e rappresentano 113 For Magazine

una vera alternativa al lifting nei pazienti che presentano cedimenti dei tessuti. L’effetto tiraggio, immediatamente visibile, viene ottenuto con un traumatismo ridotto e dura per qualche anno, anche in relazione all’età della paziente e all’elasticità dei tessuti. Inoltre, aggiunge Valeriani, i fili riassorbibili hanno anche un effetto rivitalizzante sia per il viso sia per il collo. L’intervento viene eseguito ambulatoriamente e in anestesia locale, con un tempo brevissimo di convalescenza. Uno dei rimedi da non dimenticare contro la scarsa tonicità dei tessuti è rappresentato da un buon uso della cosmesi, che enfatizza soprattutto il risultato dei trattamenti sopra descritti e lo migliora notevolmente nel tempo. Oggi si è passati dalla cosmesi quasi empirica ai cosmeceutici, cioè all’utilizzo di prodotti farmaceutici sicuri quali le vitamine e gli antiossidanti naturali. Importantissime poi sono le creme solari: ai normali filtri chimici e fisici che limitano le radiazioni solari nocive si associa anche l’uso di integratori antiossidanti, che riducono la liberazione dei radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento cutaneo.


ForSCATTI magazine di Bruno Oliviero

Atleta, acrobata, contorsionista sul cerchio aereo, Ilaria si allena oltre tre ore al giorno sin dalla tenera età. Questa bellissima ragazza ha 18 anni e un futuro luminoso davanti a sé. Infatti, è richiestissima per campagne pubblicitarie, foto di moda e spot promozionali. Nata a Cassino, è alta 1,73 cm e le sue misure sono 86-59-85. Il suo desiderio è continuare la carriera di atleta e contemporaneamente diventare una top model. Con questo talento, questo fisico e la frizzante simpatia potrà sicuramente realizzare i suoi sogni! Come difetto si riconosce la timidezza, mentre tra i pregi cita la sincerità e l’umiltà. Non ama la gente furba. In amore si sente una preda. 114 For Magazine


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Ilaria Seghesio 115 For Magazine


For magazine EMERGENTI di Silvestro Bellobono

Una donna in carriera Modella, ragazza immagine, attrice di cinema: la bella Loredana Conte è pronta a qualsiasi sacrificio per centrare i suoi obiettivi. E sogna Sanremo in coppia con Belen 116 For Magazine


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Tutti gli uomini di Loredana Conte: vorrebbe lavorare con Woody Allen e Gabriele Muccino e, tra i campioni, le piacciono Gianluigi Buffon e Valentino Rossi.

Come e perché ha iniziato a dedicarsi alla moda? «Casualmente, avevo 12 anni e, mentre andavo a fare la spesa con mia madre, un manager napoletano mi osservò e disse che voleva inserirmi nell’ambiente iniziando con i concorsi di bellezza: dal primo non ebbi grossi risultati, ma fui richiesta successivamente da varie agenzie pubblicitarie e da lì è iniziato tutto. Ero piccola e q uesto mondo dorato non m’interessava. Inoltre, fino a 23 anni ho giocato a pallavolo da professionista, in serie C a Sorrento. Ma i guadagni nella moda erano sempre più alti, mi piaceva essere riconosciuta per strada e quindi mi sentivo una “graziata dal Signore”. Così ho continuato». Per una modella quanto sono stressanti i carichi di lavoro? «Innanzitutto bisogna essere fortunate nel nascere già con una buona dose di bellezza, cosa necessaria per iniziare questa carriera. Ma ancora più importante è mantenere e migliorare questa bellezza. Una modella professionista deve stare attenta all’alimentazione, andare in palestra, bere moltissimo, curare ogni parte del suo corpo. Chi svolge questa professione la ama, e quindi qualsiasi sacrificio è ricompensato». Ci può raccontare una sua giornata tipo quando lavora? «Dipende dalla tipologia di lavoro. Ma in tutti i casi quel che conta è andare su un set fotografico, pubblicitario o cinematografico ben riposata. In modo che il viso sia molto rilassato e la mente sia concentrata. Perciò, colazione leggera, sessione di trucco e parrucchiere. Invece, dopo il lavoro, se non sono troppo stanca, preferisco vedere le mie amiche più care, magari per una serata sushi e cinema». In quale aspetto del suo mestiere vorrebbe migliorare? «Non si finisce mai di migliorare. Certo la perfezione è difficile ottenerla, ma m’impegno per avvicinarmi ad essa».

In qualità di premiatrice sportiva ha incontrato tanti campioni: chi l’ha colpita di più? «Valentino Rossi per la sua simpatia e Gianluigi Buffon per la riservatezza». Da attrice di cinema il suo desiderio più grande è… «Lavorare con Giancarlo Giannini, Vincenzo Salemme, Carlo Verdone. E avere la possibilità di diventare brava almeno la metà di Virna Lisi». Ci dica un regista hollywoodiano e uno italiano per i quali le piacerebbe recitare. «Woody Allen e Gabriele Muccino». Cosa detesta di più del mondo dello spettacolo? «Quando non si dà spazio alla meritocrazia». Se le chiedessero di presentare il Festival di Sanremo in coppia con un’altra valletta chi vorrebbe al suo fianco e perché? «Belen Rodriguez. Essendo anch’io di origine argentina mi piacerebbe essere affiancata da lei, perché oltre ad essere molto bella è anche dinamica e solare: due qualità che purtroppo le colleghe italiane hanno perso. Odio la monotonia e con lei sarei sicura di avere il triplo della visibilità». Nel tempo libero qual è la sua passione più grande? «Leggere. Soprattutto testi in lingua spagnola». Tra il successo nella carriera e il successo nella vita privata cosa sceglie? «L’importante è essere felici. Se si è sereni si possono ottenere entrambe le situazioni. Un buon compagno in amore non ostacolerebbe mai i miei sogni e mi aiuterebbe ad alimentare le mie ambizioni».

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Forsport magazine di Pina Bevilacqua

La Coppa dei Canottieri è nata nel lontano 1965, quando, sul campetto "di casa" con tanto di illuminazione per le partite notturne, il CCT Lazio organizzò la prima edizione.

UN GOAL PER LA LEGGENDA Alla 48esima Coppa Canottieri trionfa il Tennis Club Belle Arti, che si aggiunge alla lista della blasonate compagini capitoline vincitrici dello storico torneo Grandi emozioni nella mitica Fossa del Circolo Canottieri Lazio, a spalti gremiti, per la 48a edizione della Coppa Canottieri. Il torneo di calcio a 5 più amato di Roma, conosciuto come il “Wimbledon del calcetto”. Che dal lontano 1965 ha lanciato fior di atleti inseriti nelle migliori formazioni regionali e nazionali. Che ha visto giocare campioni come Nicola Pietrangeli, Amedeo Amadei, Bob Lovati, Juan Carlos Morrone, Luigi Martini, Giorgio Chinaglia, Franco Cordova, Luciano Spinosi, Ezio Sella, Zibi Boniek, Franco Nanni, Stefano Torrisi

e tanti altri. Quest’anno, nelle tradizionali quattro categorie degli Assoluti, Over 40, Over 50 e Over 60, si sono dati battaglia, con la classica formula (stagione regolare, play-off dai quarti di finale, finali), ben 9 tra i sodalizi più importanti della Capitale. Infatti, in campo, tra virtuosismi, sfottò, fair play e voglia di vincere, per un mesetto, fino alla grande festa finale, c’erano: il Circolo Tennis Oasi di Pace, che per la 1° volta ha giocato la Coppa; il Centro Sportivo Villa Flaminia, forte di Franco Nanni, vincitore dello scudetto di serie A di cal118 For Magazine

di calcio a 5

cio con la Lazio di Tommaso Maestrelli nel 1973-74, e il Tennis Club Belle Arti, che, invece, non partecipavano alla Canottieri da 30 anni; l’Antico Tiro a Volo di Capitan Centro, che ha schierato nelle sue fila Medros, bomber di razza; il Ferratella Sporting Club; il Futbolclub, con Massimo Perazza, che ha giocato in tutte le categorie Over, realizzando reti decisive; il Circolo Montecitorio, che ha portato in campo i fratelli Ivano e Giovanni Roma; il Due Ponti e, naturalmente, il CC Lazio, con Leandro Leonardi, che ha disputato oltre 20 edizio-


For magazine Nella 48esima edizione della Coppa Canottieri il TC Belle Arti ha vinto gli Assoluti battendo in finale il Tiro a Volo con un perentorio 7-2.

ni della Coppa Canottieri, stavolta al via con il figlio Giuseppe. L’amatissima Coppa, destinata al circolo che ha ottenuto il miglior risultato complessivo in tutte le categorie, è andata al TC Belle Arti, che ha vinto gli Assoluti, superando in semifinale il CT Oasi di Pace (5-2) e in finale, con un inequivocabile 7-2, il Tiro a Volo (a sua volta vittorioso in play off sul Futbol 10-8). Gli Over 50 sono andati proprio allo squadrone dell’Antico Tiro a Volo, in una infuocata ed ennesima finale contro il Futbolclub, risoltasi in favore del primo per 7-5. In semifinale le due compagini avevano rispettivamente avuto la meglio su CC Lazio (4-2) e Cs Villa Flaminia (6-3, di cui ben 4 reti firmate da Antonello Sestito/Futbol). Il Futbolclub si è rifatto aggiudicandosi gli Over 60, dopo l’affermazione conclusiva (3-0) sul Villa Flaminia. Negli Over 40 successo di quest’ultimo, dopo il 4-2 dato alla

formazione di casa. Ai play off il Villa Flaminia aveva battuto il Montecitorio (6-2), il CC Lazio l’Antico Tiro a Volo (7-4). Miglior giocatore Finale Over 60 Gialli (Futbolclub), Over 50 Sestito (Futbolclub), Over 40 Biscetti (Villa Flaminia) e per gli Assoluti Pane (Belle Arti). Marcatori Over 60 ex aequo Mosconi (Antico Tiro a Volo) e Perazza con 4 reti, Over 50 Medros con ben 20 gol, Over 40 Roma con 13 e per gli Assoluti ex aequo Bresin (Futbolclub) e Midulla (Belle Arti) con 7 reti. L’anno scorso le cose erano andate molto diversamente. Con il CT Eur che aveva sfiorato il 3° titolo Over 60 consecutivo, “sgambettato” dal TC Parioli all’ultimo atto. Con l’Aniene vittorioso nella categoria Over 50 grazie a una doppietta del suo presidente Giovanni Malagò. Un Aniene andato in finale pure nella Over 40 e nella Assoluti. Perse poi entrambe, rispettivamente contro il CC 119 For Magazine

Roma e il CC Lazio. Nella 46a edizione, la vittoria, sempre per 5 reti a 4, nella categoria Assoluti e Over 40 era andata alla formazione di casa, vincitrice sul CT Eur e sul CC Aniene. Che si erano rispettivamente accaparrate quelle Over 60 e Over 40, battendo sempre il Tevere Remo (7-4 e 2-1). Nel glorioso albo d’Oro i nomi dei fondamentali sodalizi capitolini, TC Parioli (1965, 1968, 1971 e 1972, 1975 e 1976, 1978, 1990), TC Fleming (1966 e 1967, 1969), CC Roma (1970), CC Lazio (1973 e 1974, 1977, 1999 e 2000, 2003 e 2004, 2007 e 2008, 2010), CT Belle Arti (1980 e 1981), CC Aniene (1983 e 1984, 1986, 1992, 1995 e 1996, 1998, 2001, 2005, 2011), RCC Tevere Remo (1985, 1993, 2002), CC Roma (1989, 1991, 2006), CT Eur (1994), Sporting Eur (1997). E l’indimenticabile storico “grande slam” del Canottieri Roma, che nella 42° edizione conquistò tutte e tre le categorie


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For magazine Gonzalez e Morleo contro il Bondeno.

CROCI E DELIZIE etichettati Football americano, hockey, pallanuoto, pallamano: ingiustamente

come “sport minori” sono invece amatissimi nella Capitale. Tra alti e bassi È l’attività sportiva più seguita negli Stati Uniti, ma con la palla ovale non si scherza nemmeno in Italia (la grande popolarità degli anni ’80, il recente risveglio fino agli attuali 7.000 tesserati, il riconoscimento di “disciplina associata” dal Coni nel 2010). Soprattutto a Roma. Del resto, le 4 squadre che si diedero battaglia nel 1° campionato italiano del 1980, Gladiatori Roma, Lupi

Roma, Diavoli Milano e Tori Torino, erano, in realtà, tutte romane. E questa eredità non si è persa, come ha dimostrato l’attesa stracittadina tra le due illustri compagini capitoline di football americano, che ha deciso il massimo campionato. L’Italian Bowl a Torino, dove i Barbari Roma Nord si sono laureati campioni d’Italia per la 4° volta in 5 anni, dopo gli scudetti conqui-

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stati nel 2008, 2009 e 2010. Un sofferto big match, l’ennesima sfida contro i fratelli capitolini del Grizzlies. Il miglior attacco e la miglior difesa del campionato, tanto da riuscire, finalmente, a sconfiggere, durante la regular season, i mitici Barbari (in assoluto alla loro 1° sconfitta in un derby). In effetti i Grizzlies sono cresciuti a dismisura. Mancando, probabilmente cau-


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For magazine ACEA Hockey San Saba under 18 F con la Coppa.

sa la giovane età e l’inesperienza del suo roster, proprio nell’appuntamento decisivo. Conclusosi 28-13 per gli avversari. Sono partiti forte i Barbari, capaci di andare subito a meta con il solito incontenibile Di Giorgio. Per ribadire non solo la supremazia cittadina, ma pure il primato nazionale, e cancellare quelle due sconfitte subite quest’anno, incredibilmente, in campionato. Per rendere giustizia a un’encomiabile stagione funestata da numerosi infortuni, che hanno falcidiato una squadra obbligata a reinventarsi di domenica in dome-

nica, con giocatori costretti a sacrificarsi nel doppio ruolo. Come nelle insidiose trasferte di semifinale contro i temibili Sharks e gli imbattuti Giaguari, rispettivamente poi stravinte a Palermo e Torino, per 0 a 7 e 0 a 23. Tricolore anche per le San Saba Under 18. Sul sintetico dell’Acquacetosa, le romane (che in una amichevole hanno recentemente superato le statunitensi del Washington College, in tour europeo, per 6 a 1) hanno bissato il successo dell’anno scorso “stirando” le venete del CSP San Giorgio 3-0. 124 For Magazine

Un cammino entusiasmante quello delle rossoblu, con 8 reti segnate in tre partite ed una sola subita. Un cammino iniziato proprio con le cuneesi del Lorenzoni Bra, una sfida must che ha segnato decenni di hockey cittadino. Peccato per la gloriosa squadra maggiore. Uscita dalla Coppa Italia (una specie di rivincita tra le migliori squadre del campionato) nel quarto di finale, dopo la sconfitta subita dal Cus Pisa (2-0). Risultata solo 3° in questo campionato con la Lorenzoni già da tempo campione e l’HF Roma retrocessa. In ultimo le


For magazine L'ACEA Hockey San Saba con le statunitensi del Washington College.

gloriose sansabine (9 scudetti prato, 6 indoor, 7 Coppe Italia) hanno pareggiato 1-1 con le cagliaritane dell’Amsicora. Delusione pure dalla Coppa Italia maschile (vinta dal solito Bra). Ad aprire le danze al Giulio Onesti dell’Acquacetosa proprio il derby tra la gloriosa De Sisti Roma (7 scudetti prato, 8 indoor, 2 Coppe Italia, 2 Coppe Campioni prato e 1 indoor, 2 Coppe Coppe) e l’ASD Tevere EUR, conclusosi in campionato pari e a favore dei teverini e al Final Eight 1-0, sempre per questi ultimi. Arrivati poi quarti. Quinti, invece, i giallorossi. Quest’anno perseguitati dagli infortuni e risultati quarti nel campionato indoor, in Coppa Campioni e anche nel campionato prato, dove primeggiavano da due anni. Soddisfazioni pure per il movimento pallanuotistico capitolino. La S.S. Lazio Pallanuoto, dopo un anno di purgatorio, è tornata in A1. I biancocelesti, costretti a una continua rincorsa del sogno promozione, non hanno mai mollato e hanno chiuso i conti proprio nell’ultima occasione utile. In

gara 1 della finale playoff del campionato A2, la Lazio ha battuto, al Foro Italico, 119, la Telimar Palermo. Ma poi ha fallito il primo match point promozione, uscendo sconfitta ai rigori dai siciliani in trasferta. La promozione nella massima serie (decisa al meglio delle 3 gare) è, dunque, passata dalla finalissima casalinga contro i palermitani. Sconfitti 12-6 in gara 3. Anche la Roma Vis Nova ha raggiunto i play off, ma dopo aver perso in gara 1 contro il Brescia in trasferta (7-10), il sette giallorosso ha perso pure la gara 2, in casa (11-8), contro i lombardi, vedendo definitivamente sfumare i suoi legittimi sogni di finale e di gloria. L’A.S. Roma Pallanuoto 2007, dopo un campionato comunque da ricordare nonostante si sia affacciata solamente quest’anno, per la 1° volta, nella pallanuoto che conta, non è riuscita nemmeno ad accedere ai play off. Fermata, nel penultimo turno della stagione regolare, proprio dalla capolista biancoceleste. In un Foro Italico gremito in ogni ordine di posto per 125 For Magazine

l’ennesimo derby stagionale, la Lazio si è, infatti, imposta sui cugini della Roma 2007, anche se 9 a 10. Belle novità pure dalla pallamano. L’aspirazione di transitare nella massima serie della S.S. Lazio, appena promossa in A1 e già piazzatasi al 5° posto, è diventata realtà. Il doppio salto laziale di categoria in soli due anni è stato possibile grazie alla rivoluzione della Federazione, che ha disposto dalla prossima stagione l’accorpamento dell’A1 con l’Elite (cioè la massima serie) nella nuova e unica “Serie A - Prima Divisione Nazionale”. Una formula che dovrebbe vedere la partecipazione di 36 squadre, suddivise in 3 gironi da 12 compagini ciascuno. Al termine della stagione regolare, con match di andata e ritorno, le squadre classificate al primo e secondo posto di ogni girone, più le due migliori terze, prenderanno parte ai play off scudetto. Che si giocheranno con la consueta formula di quarti, semifinali e finali al meglio delle 3 gare. Si parte il 22 settembre.


For magazine Federica Pellegrini

GIOVANI TALENTI CRESCONO in erba In piscina, che si tratti di nuoto o tuffi, grandi successi per gli atleti delle compagini capitoline. Ottimi risultati anche da veterani come i fratelli Marconi Ai 39esimi Europei Juniores di Anversa (Belgio), l’evento internazionale giovanile più prestigioso della stagione, dove l’Italia, rappresentata da 13 atlete e 17 atleti, ha conquistato ben 7 titoli, 4 argenti, 3 bronzi, 2 primati europei e 3 record nazionali di categoria, i nostri ragazzi si sono fatti onore. Oro e record europeo (7’19”56) per la staffetta 4x200 stile libero con Andrea Mitchell D’Arrigo (Aurelia Nuoto Unicusano) e Damiano Corapi (Larus Nuoto) in 1° e 3° frazione. Ancora oro per la 4x100 mista con in 1° frazione Fabio Laugeni (Larus Nuoto). Anche argento nei 100 dorso. Argento nei 200 dorso per Luca Mencarini (Aniene), a soli 21” dall’inglese vincitore. Per la 4x200 SL con Miriana Durante (Aniene) in 2° frazione. A Torrevieja (Spagna), doppio successo per entrambi gli anienini convocati alla 18esima Coppa Comen, prestigioso appuntamento dedicato ai Ragazzi dei Paesi mediterranei, quest’anno dominato dall’Italia, che ha addirittura doppiato la padrona di casa, 2° classificata. Infatti, oro per Alessandro Broglia nei 100 SL e per la

4x100 SL che lo vedeva in 1° frazione. Oro anche per Carlo Troiano nei 100 rana e per la 4x100 MX che lo aveva in 2° posizione. Nel Campionato a squadre Ragazzi trionfo dell’Aurelia Nuoto (12013 punti). Nel Campionato in acque libere, sulla distanza dei 5 km, a Bracciano, tricolore per Rachele Bruni (Esercito/Forum Sport Center, 1h01'32"3) e bronzo per gli anienini Giorgia Consiglio (1h01'35"0) e Federico Vanelli (56'08"9). Sui 25 km, a Crotone, ancora Aniene, con l’argento di Federico Pirani (5h22'35"80) e il bronzo di Camilla Frediani (6h10'31"80). Per i tuffi c’è innanzitutto da sottolineare il grande successo del 2° “Trofeo Niccolò Campo - Roma per Bimbingamba”, la gara internazionale giovanile, organizzata allo Stadio del Nuoto del Foro italico dai fratelli/campioni Nicola, Tommaso e Maria Marconi, per sostenere il progetto di Alex Zanardi in favore dei piccoli amputati. A Bergamo l’Aniene si è aggiudicato (85 punti) il Trofeo Esordienti C2, seguito dalla Lazio Nuoto (70 p) e dalla Carlo Dibiasi (68 p), mentre nella classifica dell’Attività pre126 For Magazine

paratoria si è posizionato 3° (58 p), dopo la Lazio (76 p). Al Foro Italico, il circolo del presidente Malagò si è anche aggiudicato (242 p) il Trofeo Azzurri d’Italia, dedicato a Esordienti C1, Ragazzi e Junior; 3° la Carlo Dibiasi (205 p). Che, invece, ha conquistato la classifica stagionale di società. Agli Europei Giovanili di Graz (Austria), vinti dagli azzurrini (4 ori, 2 argenti, 1 bronzo), argento tramp. 1m per Giacomo Ciammarughi (Aniene), già campione italiano Ragazzi tramp. 1 e 3m. Ai Campionati Assoluti Estivi, con ben 47 atleti nella splendida piscina comunale di Cosenza, doppio oro per Michele Benedetti (M. Militare/SS Lazio) nel tramp. 1 e 3m e argento nel tramp. 3m sincro. Dove si sono imposti Nicola (M.Militare/SS Lazio) e Tommaso Marconi (M.Militare/Trieste Tuffi). Argento per Brenda Spaziani (FF AA/ Aniene), nella piatt., e Andreas Billi (Carabinieri/Dibiasi), nel tramp. 1m. Bronzo per Flavia Pallotta (Carlo Dibiasi) nella piatt. e nel sincro 3m per Malvina Catalano (CC Aniene), campionessa italiana Ragazze tramp.


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SIAMO A CAVALLO! Ancora vittorie e belle prestazioni per il polo romano, che vanta suoi rappresentanti in ogni torneo nazionale. I giovani campioni fanno ben sperare per Il polo continua ad essere una delle eccellenze sportive della Capitale. Tanti i “poleri” nostrani che si fanno onore sui campi di mezzo mondo, mentre non c’è partita o torneo in Italia in cui non ci sia, e sempre ai massimi livelli, un atleta capitolino. Nel Campionato Italiano 2012 medaglia d’argento per l’S.S. Lazio Polo. Il team del Ginevra Polo Club di Riano, con l’argentino Francisco Zaefferer e gli italo-argentini Sebastian Bernardez e Oscar Carona in forza, condotto dal grande player romano Luca D’Orazio, reduce da tante vittorie internazionali e capitano della nostra Nazionale agli Europei 2010, oltre che Vip member del CC Lazio, è giunto imbattuto in finale. Al Villa a Sesta Polo Club di

Arezzo, con la formula “tutti contro tutti” a punti, si è laureata Campione d’Italia 2012 la squadra più giovane del torneo. L’Argentario Polo Club, dell’Ambrosiano Polo Club Milano, capitanato dal coordinatore federale per le attività giovanili Polo Carlos Bertola (più volte in Nazionale), che, insieme al figlio Matias Bertola (17 anni), il cognato Giacomo Galantino (19 anni) e il nipote Tomas Bertola (15 anni), si è aggiudicato tutte e 4 le partite disputate, con un margine di almeno 3 gol di scarto sugli avversari. Nulla hanno potuto i campioni in carica de La Mimosa, capitanati dall’imprenditrice milanese Stefania Annunziata, una delle poliste italiane più titolate, che aveva in squadra il figlio Edo128 For Magazine

il futuro

ardo Ferrari (22 anni), giovane promessa del polo nostrano, e Ginevra D’Orazio, la bella e brava figlia di Luca, già una realtà del movimento italiano. Contro la giovane furia dell’Argentario nulla ha potuto neanche il team di casa, capitanato dall’attore romano Roberto Ciufoli (Roma PC), forte di Vittorio Cutinelli, altro top polo player capitolino, dell’Acquedotto Romano Polo Club. Ottima la performance di un’altra giovanissima squadra, questa volta tutta romana. Il Fashion Polo Team del Roma Polo Club, capitanato dalla 16enne Irene Gianni, con Giordano Magini (13 anni, il più giovane partecipante del torneo, già nazionale juniores), Boris Bignoli (19 anni, già più volte in Nazionale) e il plurimedagliato


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Il Campionato italiano 2012, nelle finali disputate al Villa a Sesta Polo Club di Arezzo, è andato alla squadra più giovane del torneo, l'Argentario Polo Club, che ha sbaragliato la concorrenza aggiudicandosi tutte e quattro le partite giocate.

Goffredo Cutinelli (27 anni, campione europeo 2005, oro ai Playoff Europei dei Mondiali 2011, bronzo ai Mondiali 2011, argento alla Edzra World Cup–Calcutta 2011) in squadra, ha chiuso al 4° posto. Una dimostrazione che anche il nostro polo giovanile sta avendo uno sviluppo importante. Il Fashion Team, sempre al comando della Gianni, forte di Boris Bignoli, Vittorio e Goffredo Cutinelli, ha pure vinto una finale del prestigioso torneo internazionale Polo Summer Cup, all’Argentario. Battendo 5½-5 Le Piazze Toscane, team capitanato da Roberto Marraffa, sempre del Roma Polo Club. Come Silvestre Fanelli e Stefano Pisa di Monterosa, componenti della squadra. Come Antonio Matella, capitano di un altro team in lizza, Las Tortugas.

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UNA CASCATA DI VITTORIE di Canoa Momento magico per il remo capitolino che, aspettando i Mondiali sul Tevere, conquista medaglie preziose. Sugli scudi Tirrenia Todaro e Aniene Il 23° Festival dei Giovani è andato al Canottieri Varese (743 punti), ma in classifica al 4° posto c’era il Tevere Remo (546) e al 7° l’Aniene (466). Bene anche nelle sfide regionali, dove il Lazio ha fatto un argento e, soprattutto, un oro nel quattro di coppia Cadetti grazie anche al nostro Eduardo Nardone (CC Roma). A Vergiate (Varese), per il principale evento federale giovanile,

ben 1484 atleti (in rappresentanza di 124 società) e 297 gare. Per i nostri ancora a segno, nel singolo Allievi B e 7,20 Allievi B, Lorenzo Landi (CC Aniene) e Federica Barbini (Tevere Remo). Nel singolo 7,20 Allievi B1 oro bis dalla Barbini e argento da Marco Piergiovanni, sempre Tevere. Nel singolo 7,20 Allievi B2, oro per Giulio Acernese (Roma) e Federico Cicirelli (Tevere),

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argento per Lorenzo Selci (Tevere) e Ginevra Di Mario (Aniene), bronzo per Matteo Albanesi (Roma). Nel singolo 7,20 Allievi C, oro dai teverini Ottavia Ravoni, Francesco Marone, Giuseppe Franco e Tommaso Braghetti, da Luca Donati (Tirrenia Todaro), argento da Elisabetta Marruccia (Roma), Lorenzo Tedeschi (Tirrenia), Lorenzo Landi (Aniene), Marco Biraschi (Te-


For magazine Nel 23esimo Festival dei Giovani ottimi piazzamenti per il Tevere Remo (classificatosi al 4° posto con 546 punti) e per l'Aniene (giunto 7° con 466 punti).

vere), bronzo dagli anienini Giulio Finizzi, Antonio Schettino, Nicolò De Sangro e Sofia Serafini, da Riccardo Del Gaudio, Fabrizio Rocco e Giorgio Tavazza del Tevere. Nel singolo 7,20 Cadetti, oro per Costantin Pamphili (Aniene) e Simone Germani (Tevere), argento per Eduardo Nardone (Roma), Alberto Di Rosa e Thomas Di Donato (Tevere), bronzo per Amal Chirigui (Roma), Filippo Destro Castaniti (Tevere), Luca Armani e Matteo Sandrelli (Aniene). Oro per il Tevere (Lorenzo Selci, Federico Cicirelli) e argento per il Roma (Matteo Albanesi, Giulio Acernese) nel doppio Allievi B2. Oro per

il Tirrenia (Lorenzo Tedeschi, Luca Donati), il Tevere (Greta Primo, Ottavia Ravoni), l’Aniene (Sofia Serafini, Eugenia Masotta) e argento per questi ultimi (Riccardo Del Gaudio, Pierpaolo Moro/Antonio Schettino, Giulio Finizzi) nel doppio Allievi C. Oro dal Roma (Eduardo Nardone, Marco Mastrangelo) e bronzo dall’Aniene (Gianfranco Astaldi, Luca Vignali) nel doppio Cadetti. Oro dal Tevere (Tommaso Braghetti, Giuseppe Franco, Francesco Marone, Giorgio Tavazza) nel quattro di coppia Allievi C. Argento dall’Aniene (Claudio Brannetti) nel singolo Allievi. Bronzo nel singolo Al131 For Magazine

lieve C da Roma (Elisabetta Marruccia) e Aniene (Giordana Marsili). Nel singolo 7,20 Allievi B1 dal Tevere (Marco Piergiovanni). Nel singolo Cadetti dal Tirrenia (Francesco Antonetti). Nel doppio Allievi B1 dall’Aniene (Leonardo Foddis, Edoardo Polimanti). Nel quattro di coppia Cadetti da Aniene (Luca Armani, Matteo Sandrelli, Jacopo Migliaccio, Antonio Martinelli) e Tevere (Edoardo Mearelli, Filippo Destro Castaniti, Simone Germani, Alberto Di Rosa). A ennesima dimostrazione che il vivaio canottieri della nostra città è ottimo e abbondante.


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Grandi soddisfazioni ai Mondiali Under 23 di Trakai (Lituania), dove nel quattro di coppia leggero, Leone Maria Barbaro & Co. hanno vinto l’oro sconfiggendo Francia e Germania, e contribuendo al successo generale dell’Italia (arrivata seconda nel medagliere con tre ori, due argenti e un bronzo).

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For magazine Sara Errani e Roberta Vinci

GIOCO, PARTITA, INCONTRO Buone notizie dai settori giovanili del tennis capitolino. Mentre tra i professionisti spicca la vittoria a Parigi (e 11° titolo in coppia) del duo Sara Errani-Rob erta Vinci Ormai i nostri atleti sono costantemente nell’élite del tennis italiano. Nel girone di ferro della A1 2012 maschile spiccano le corazzate del CC Aniene e TC Parioli. Quest’ultimo anche nell’unico girone dell’A1 femminile, con il Club Nomentano Roma. Oltre che nella serie B femminile e nella C maschile, grazie alle recenti promozioni. La 2° ai danni del Villa Aurelia, sconfitto dai biancoverdi per 4 a 0. Scudetto Over 50 maschile a squadre per il Canottieri Roma (detentore pure del titolo regionale Over 55); 2° posto in classifica per l’SC Ferratella. Scudetto Over 45 maschile a squadre per il Tennis Parioli (detentore pure del titolo regionale); 4° posto in classifica per il Canottieri Lazio, sconfitto in semifinale (2-1) proprio dal circolo di Monte Antenne. Ancora buone notizie dal settore giovanile del Parioli. Neo campione regionale maschile Under 14, dopo aver battuto in semifinale il Ferratella (2-0) e in finale l’Atlas Rai (2-1). Vice campione regionale Under 14 femminile e Under 12 maschile e femminile, dopo essere stato rispettivamente sconfitto (sempre in trasferta) da Sporting Eur (2-1), Corte dei Conti (2-1) e Sporting Club Flaminio (2-0). Qualificati ai prossimi campionati (individuali) nazionali anche le Under 11 Alice Amendola, Lavinia Lancellotti (scontratesi nella finale dell’Under 14 organizzato dallo Sporting Club Flaminio, con la Lancellotti vittoriosa sull’Amendola 7-6 7-5), Irene Lauro, gli Under 12 Enrico Cerroni, Amedeo Centofanti, Gabriella Gilardoni. Al di là dei risultati olimpici, che, data l’importanza, meritano un discor-

so a parte, negli ultimi grandi appuntamenti del tennis mondiale le stelle della nostra racchetta non hanno brillato come avrebbero potuto. Comunque, sempre le donne ad aver portato le maggiori soddisfazioni. A cominciare dalla Coppia d’oro composta da Sara Errani e dalla nostra Roberta Vinci (TC Parioli), che all’Open di Francia ha collezionato il suo 11° titolo (Parigi, Foro Italico, Madrid, Monterrey, Acapulco e Barcellona nel 2012, Hobart, Pattaya City e Palermo nel 2011 e nel 2010 Marbella e Barcellona), il 1° in un Grande Slam. Battendo le russe Maria Kirilenko e Nadia Petrova (4-6 6-4 6-2, recuperando pure un set di svantaggio nell’ultima partita), successivamente ancora sconfitte dalle azzurre nella finale dell’Open di ‘s-Hertogenbosch, in Olanda, al super tie-break. A Parigi “Sarita” ci ha fatto letteralmente sognare sfiorando l’incredibile impresa riuscita a Francesca Schiavone nel 2010 (6 le finali parigine raggiunte dai maschietti, 1 da De Stefani, 4 da Pietrangeli e 1 da Panatta, seguite da 3 affermazioni, 2 di Pietrangeli, nel 1959 e nel 1960, e 1 di Panatta, nel 1976). Fermata solo in finale (6-3 6-2) e da Maria Sharapova. A Wimbledon (3° Slam della stagione) è stata la Vinci (al Roland Garros out al 1° turno, e non al 3° come l’anno scorso) a raccogliere il miglior risultato individuale in uno Slam, raggiungendo gli ottavi. Out agli ottavi anche nel doppio misto, in coppia con Daniele Bracciali, mentre con la Errani, interrompendo una striscia positiva di 25 vittorie consecutive, è stata bloccata ai quar-

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ti, dalle ceche Andrea Hlavackova e Lucie Hradecka. Giustiziere in semifinale pure dell’altro titolato duo azzurro Francesca Schiavone (Polisportiva Palocco)/Flavia Pennetta (Aniene), che a Parigi si era fermato al 3° turno. Delusione per la Pennetta, ancora alle prese con l’infortunio. Sconfitta sull’erba dell’All England Club (6-4 6-3) dalla rampante 20enne italo-argentina Camilla Giorgio, al 1° turno. Sull’erba per eccellenza la Schiavone è stata, invece, battuta agli ottavi, in 3 set e da una grande ‘terraiola’ come la ceca Petra Kvitova, non a caso vincitrice l’anno scorso. Niente di tutto questo al Roland Garros, dove entrambe le signore del tennis azzurro si erano arrese al 3° turno. La 1° alla statunitense Lepchenko, al termine di una maratona di oltre 3 ore (3-6 6-3 8-6), che ha cancellato le 2 precedenti finali consecutive sulla mitica terra rossa della Ville Lumière. La 2° ha capitolato sotto i colpi della tedesca Kerber, sempre in 3 set (4-6 6-3 6-2). Peccato, un po’ per tutto e per tutti, ma di colpe vere e proprie se ne possono contare poche. Per esempio, davvero sfortunati i sorteggi di Wimbledon, specie in campo maschile. E così, eliminati al 1° turno Potito Starace (Aniene) e Simone Bolelli (Aniene), che all’esordio londinese hanno beccato rispettivamente Novak Djokovic e Rafael Nadal (anche se, così, Bolelli può almeno vantare di essere stato l’unico giocatore del torneo ad aver strappato il servizio a Nadal!).


For magazine Fabio Liparota e Giuseppe Casale al Circolo Antico Tiro a Volo per l'evento Antea.

TANTI AUGURI A… Storici : Nel 2012 si festeggiano compleanni importanti per diversi Circoli 140 anni del Tevere Remo, 120 dell’Aniene, 100 del Canottieri Roma Ci sono certi anniversari tondi tondi che vanno celebrati. Come i 140 del Reale Circolo Canottieri Tevere Remo, tre sedi (Lungotevere in Augusta, via dei Campi Sportivi, Anzio), 800 soci, il più antico sodalizio di Roma e uno dei più storici d’Italia. Formalmente la Società Ginnastica dei Canottieri del Tevere nacque il 1° gennaio 1872, con lo scopo di diffondere la ginnastica, il canottaggio e, più generale, la pratica dello sport nella Capitale. L’autorizzazione comunale a costruire la sede sociale arrivò dopo aver soccorso con le proprie barche i romani colpiti dalla grande alluvione del 1870. Da allora ne è passata di acqua dal mitico galleggiante San Giorgio, per scrivere la storia del glorioso sodalizio teverino (nominato l’anno scorso 1° circolo d’Italia per l’attività remiera dalla FIC) e della Città Eterna, che continua a vivere il suo fiume grazie ai suoi appassionati club. Davvero grandi festeggiamenti per questo centoquarantenario, tutti meritati. E culminati nella tradizionale cerimonia di inizio estate di Lungotevere in Augusta, con

tanto di fuochi artificiali e un buffet lungo quasi 50 metri. Inoltre, quest’anno sono 120 le candeline per il blasonatissimo Aniene. Festeggiate in un’esclusiva serata di gala, iniziata al tramonto, con l’aperitivo sulla terrazza panoramica del circolo, e terminata a tarda notte, a suon di dance music ’70-’80, a bordo piscina. Un grande party, presenti alcune stelle dello sconfinato firmamento sportivo giallo celeste, a cominciare dalla grande Federica Pellegrini. Perché il circolo del presidente Malagò (che recentemente ha ufficializzato la sua candidatura alla presidenza del Coni) è la società italiana non militare che ha portato più atleti alle Olimpiadi. Ben 24 (19 olimpici e 5 paralimpici), mentre a Pechino gli atleti Aniene erano 17. Una storia tutta in salita, dunque, partita quel 5 giugno del 1892. Un’epoca spensierata, segnata da tante imprese atletiche, pure sul fiume di Roma. Poi il periodo d’oro del canottaggio, dagli anni ’20 fino allo scoppio della Seconda Guerra mondiale, gli incredibili 134 For Magazine

traguardi degli anni ’60 nei vari sport acquatici, i successi olimpici. Con l’Aniene sempre più protagonista. Degno del suo compleanno con i fiocchi. Posticipato di quasi due mesi in segno di rispetto per le vittime del terremoto in Emilia. I nostri bei circoli hanno un cuore pari al loro prestigio. Ed eccoli amabilmente gareggiare, con feste e iniziative varie pure nella solidarietà. Al Canottieri Roma, che quest’anno festeggia il centenario, bella serata in favore della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, vice presieduta da Matteo Marzotto. Con lo spettacolo “I Giochi degli Eroi: Omero, Virgilio, Borges”, in cui l’attore e socio Massimiliano Finazzer Flory ha interloquito con le danzatrici d’acqua de Le Cirque de l’Eau, in omaggio alle Olimpiadi. All’Antico Tiro a Volo ennesima riuscitissima charity. Stavolta per Antea, che assiste gratuitamente i malati terminali. Con cena squisita e tombola finale.


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I PAPI DELLA MEMORIA Al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, fino all’8 dicembre, sarà possibile ammirare la mostra di pittura I Papi della memoria. La storia di alcuni grandi Pontefici che hanno segnato il cammino della Chiesa e dell’Umanità. L’esposizione, organizzata dal Centro Europeo per il Turismo e dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico-Artistico ed Etnoantropologico della città di Roma, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e i Musei Vaticani, propone una riflessione sui modi in cui si è manifestato il messaggio universale della Chiesa, rivolto a Roma e al mondo, nel campo della fede e dell’arte, della politica e della cultura. Dall’urbanistica alla passione per l’antico, dal collezionismo alla committenza di opere grandiose, la rassegna presenta una selezione di capolavori d’arte e documenti storici, che prende avvio dal primo Giubileo (1300, Bonifacio VIII) e si conclude con l’ultimo Anno Santo.

UNA MOSTRA PER DUE Cortina d’Ampezzo e Riccione, due località simbolo del turismo Made in Italy, unite sotto il segno dell’arte. Quella di un grande maestro italiano, Filippo de Pisis, a cui la Regina delle Dolomiti e la Perla Verde dell’Adriatico hanno dedicato la loro estate culturale, grazie alla mostra di pittura Focus on… Filippo de Pisis, da poco conclusasi. In esposizione una selezione di opere raffiguranti la riviera romagnola, ospitate al Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi, a Villa Franceschi, alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Riccione, e altre che ritraggono la stessa Cortina. Questa mostra antologica su de Pisis (1896-1956) ha esposto, tra gli altri, alcuni lavori del maestro come Fiori con pipa (1937), Natura morta con pesci (1939), Uomo con pipa (1942). Una particolare unione “mare e monti” nata dalla passione dell’artista che trascorreva le vacanze estive nelle due località. Filippo de Pisis, Ragazzo sulla spiaggia, 1927 (part.).

L’ARTE METAFISICA DI EUGENIO CENANI Il merito maggiore della produzione artistica di Eugenio Cenani è l’elevazione della nostalgia a principio creatore della narrazione. Infatti, nelle sue mostre di pittura non v’è altro che ricordo, segno e rimembranza. Le figure e le ombre che raramente popolano i suoi quadri sono esseri addormentati o sonnambuli; l’aspetto onirico è la chiave della sua ermeneutica. I toni lunari tingono di mistero e bellezza le facciate di questi palazzi enigmatici, le piazze e le vie sono deserte, non esistono vestigia o tracce dell’uomo. L’intrinseco senso che l’artista nasconde nelle sue opere è una tensione verso la spiritualità, oggi addormentata o sopita, che lascia evidenti tracce di una insigne tradizione: il pittore con le sue creazioni ambisce a mantenere vivo il ricordo di incliti fasti e di sovrumane memorie. Daniele Radini Tedeschi

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For magazine Design, Moda & Teatro luci urbane L’immagine della metropoli notturna, vivacemente scintillante di luci, è un elemento di design urbano che esercita da sempre sui cittadini un’attrazione quasi magica e onirica, fin da quando l’evoluzione della tecnologia dell’illuminazione artificiale ha permesso tali risultati. Passata la prima lunga fase di gestione delle luci delle città, improntata alla pura funzionalità per garantire sicurezza e vivibilità, la messa in scena della vita urbana sta vivendo oggi nuove esperienze. Infatti, la differenziata illuminazione degli edifici e di elementi civici di spicco crea nuovi riferimenti per l’identità urbana notturna, all’interno degli spazi più intimi della città stessa. Le possibilità creative vanno dall’illuminazione diffusa e soft di intere facciate, che rendono percepibili i confini spaziali di una piazza, fino a concetti maggiormente espressivi e talvolta temporanei in occasione di eventi e feste. Paolo Brasioli

In occasione della seconda tappa dell’evento di moda “To Rome with Fashion”, è stato presentato recentemente, presso la discoteca Sofia, un magnifico aperitivo che ha visto la fusione tra moda, arte e divertimento in una location d’eccezione. Un progetto che mira a dare visibilità ai giovani stilisti che si affacciano al mondo della moda nelle sue molteplici sfaccettature artistiche. Spazio dunque a designer emergenti, creatori di magnifici bijou e gioielli che hanno mostrato i loro lavori in un’emozionante sfilata, in cui i loro outfit hanno accompagnato tutta la serata. Aspiranti modelle hanno deliziato il pubblico con un giro in passerella, anche grazie al contributo di make up artist e hair stylist che hanno preparato le modelle all’interno di uno showroom del tutto originale. A ciò si è aggiunto uno shooting fotografico con la presenza dei migliori professionisti del settore.

Foto di Wanda Liliana Pacifico

STILISTI IN ERBA

Foto di Wanda Liliana Pacifico

Piazza Campidoglio, Roma

ALLA RICERCA DI NUOVI ARTISTI Quest’anno, all’interno della manifestazione culturale Estate Romana 2012, ha destato particolare attenzione il progetto C.A.R., Censimento Artistico Romano, che si è articolato in diverse tappe, distribuite nei 19 municipi di Roma Capitale. In una serie di spettacoli teatrali, tra recitazione, musica e arti varie, si è andati alla ricerca di artisti emergenti, sconosciuti o poco noti, ma anche persone comuni con il sogno nel cassetto di esibirsi su un palcoscenico, partecipando gratuitamente agli spettacoli. Roma, infatti, ha un passato glorioso di talenti artistici, figli di una tradizione popolare che va rilanciata. Ecco quindi l’idea di una rassegna incentrata su quello spirito goliardico che da sempre contraddistingue i cittadini dell’Urbe. La manifestazione è stata fortemente voluta dall’onorevole Dino Gasperini, assessore alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale.

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For magazine Cinema UN ITALIANO A HOLLYWOOD Ci sono artisti italiani che, spinti dalla voglia di avventura, lasciano il proprio Paese e si dirigono nel resto del mondo, dove magari il loro talento è riconosciuto e apprezzato meglio. Daniele Favilli è uno di questi artisti. Attore di cinema e Tv, Favilli è noto al grande pubblico per il suo personaggio nella soap opera Un posto al sole. Dopo aver lavorato in Europa approda a Hollywood, dove nel 2008 gira il suo primo film americano, Mob Rules, inedito in Italia, e nel 2011 partecipa al fianco di John Barrowman alla serie cult Torchwood, che gli ha regalato notorietà internazionale. Prossimamente Favilli sarà protagonista di un nuovo film, Swelter, accanto alla super star Jean-Claude Van Damme e ad attori come Alfred Molina e Dermot Mulroney. Di recente però è tornato in Italia per partecipare a “Il Mese Mediceo”, la rassegna teatrale fiorentina creata da Alessandro Riccio, portando in scena lo spettacolo 1478: Congiura.

Daniele Favilli

BIANCANEVE E IL CACCIATORE Dimenticate la classica Biancaneve in attesa del Principe Azzurro che la salverà. La favola racconta questo, ma il regista Rupert Sanders ha stravolto la tradizione creando una nuova protagonista agguerrita e decisa a difendere il suo popolo. Nel film Biancaneve e il cacciatore l’eroina ha il volto di Kristen Stewart, mentre la strega cattiva è interpretata dalla bellissima Charlize Theron, ossessionata dall’eterna giovinezza e decisa ad uccidere la fanciulla per compiere il rito magico che la conserverà eternamente bella. Ad aiutare Biancaneve arrivano il cacciatore (Chris Hemsworth) e William, amico di infanzia della fanciulla (Ian McShane). La protagonista della saga Twilight è perfetta nel ruolo, gentile ma grintosa. Charlize Theron, bella e brava come sempre, ha restituito fedelmente le ossessioni e la brama di potere della Regina Ravenna. Consigliato a chi apprezza i remake dark fantasy delle favole classiche. Jessica Di Paolo

Charlize Theron

OMAGGIO A CESARE ANDREA BIXIO Si è svolta recentemente a Paestum (Salerno), nell’Area Archeologica dei Templi, la XXIV edizione del “Premio Charlot, Premio Internazionale della Comicità”, la manifestazione cinematografica che omaggia attori, non solo di cinema ma anche di teatro e Tv, e che tra i suoi riconoscimenti rende onore anche alla musica, alla radio, al giornalismo. Quest’anno un tributo speciale è stato dedicato alla famiglia Bixio, che, dagli anni ’20 del secolo scorso, ha primeggiato nel campo della canzone e poi delle colonne sonore per film. Esiste infatti un legame tra il Premio Charlot e Cesare Andrea Bixio che, come Charlie Chaplin, ha dovuto affrontare il passaggio epocale dal muto al sonoro. In tale occasione si è celebrato l’80° anniversario di Parlami d’amore Mariù, canzone scritta da Bixio con Ennio Neri nel 1932 e colonna sonora del film Gli uomini che mascalzoni, diretto da Mario Camerini e interpretato da Vittorio De Sica. Da sinistra, Walter Chiari, Cesare Andrea Bixio e Vittorio De Sica.

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For magazine Fotografia TRA ARTE E CULTURA Nel calendario eventi estivi collaterali di AltaRomAltaModa, si è tenuta, presso la Galleria Angelica in via S. Agostino, la mostra fotografica Seychelles glam – Secret Garden – Walking in the Roman Beauties, organizzata con il supporto del Ministero dei Beni Culturali e della Biblioteca Angelica, e con il patrocinio di Roma Capitale e della Provincia di Roma. Lo stilista Michele Miglionico, ispirato dalle bellezze naturali delle Seychelles e dagli scenari artistici di Roma, ha narrato il sogno del set fotografico attraverso le sue creazioni, indossate da Sherlyn Furneau, Miss Seychelles 2012. Si è trattato di un’occasione per celebrare il connubio tra arte e cultura in una integrazione con il glamour dell’alta moda italiana. Il progetto relativo alla promozione del territorio e dell’immagine del popolo creolo, crea un ponte culturale tra il mondo africano e quello occidentale in nome dell’emancipazione della donna.

L’ITALIA VISTA DAL MONDO Resterà esposta fino al prossimo 4 ottobre la mostra fotografica L’Italia vista dal Mondo - La Stampa Estera compie 100 anni, accolta al Museo dell’Ara Pacis. Promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro StoricoSovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale e dall’Associazione Stampa Estera in Italia, l’esposizione di foto e documenti rende omaggio al lavoro dei corrispondenti stranieri. Una ricca rassegna di immagini, pagine dei più importanti giornali internazionali riguardanti la storia italiana, con la politica, la cronaca, il terrorismo, la mafia, ma anche la cultura, l’arte, lo sport. Una galleria di cento ritratti di politici, artisti, studiosi, realizzati dai reporter stranieri ricorderà le principali personalità degli ultimi decenni del Paese. L’Associazione della Stampa Estera in Italia nacque il 17 febbraio 1912: sono più di 5100 i giornalisti esteri passati attraverso di essa dalla fondazione ad oggi.

Roberto Benigni

RICORDANDO LA COMPAGNIA DEI GIOVANI Fino al 23 settembre, alla Casa dei Teatri, presso Villa Doria Pamphilij-Villino Corsini, sarà allestita la mostra fotografica dedicata al più importante gruppo teatrale italiano dal dopoguerra ad oggi, La Compagnia dei Giovani, composta da artisti strepitosi come Giorgio De Lullo, Romolo Valli, Rossella Falk, Anna Maria Guarnieri ed Elsa Albani. Una serie di scatti d’epoca, accompagnati da materiale scenico, libri, locandine, programmi di sala, documenti vari, ripercorrerà la storia dello straordinario sodalizio teatrale, capace di incantare il pubblico di tutto il mondo per circa venti anni (1954-1972). Per la prima volta nel teatro italiano si videro recitare insieme giovani attori in ruoli da protagonisti, diffondendo il messaggio che la forza non era più nel singolo mattatore, ma nella coesione del gruppo. Agli spettacoli della Compagnia dei Giovani parteciparono artisti come Gino Cervi, Tino Buazzelli, Carlo Giuffrè, Paolo Stoppa.

La Compagnia dei Giovani: Giorgio De Lullo, Rossella Falk, Anna Maria Guarnieri, Romolo Valli, Elsa Albani.

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For magazine Fotografia, Libri & Musica Nato a Piacenza, laureato in Ingegneria civile, Fabio Pregnolato eredita la passione per la fotografia dal padre fin da bambino, dilettandosi con una vecchia Olympus a pellicola. Nelle sue mostre di fotografia riesce a cogliere l’anima di ciò che sta davanti al suo obiettivo, che si tratti di una modella, di un paesaggio o di un semplice oggetto. Di recente i suoi scatti hanno riguardato modelle professioniste come Stella Cella, Carmen Onea, Carolina Das, Arianna Espen Grimoldi, già playmate della rivista Playboy italiana, immortalate nella loro forte carica sensuale. «Quando scatto – ha dichiarato Pregnolato – cerco di entrare dentro le persone, capire le loro storie, adattarmi alla loro personalità con coraggio ma con estrema umiltà. Chi ti sta davanti deve diventare una parte di te, deve sapersi fidare perché la sua personalità si esalti e si trasmetta a colui che lo scatto lo guarderà finito».

Foto di Fabio Pregnolato

L’ARMONIA IN UNO SCATTO

UNO SGUARDO DIVERSO SU ROMA Quattro libri raccolti in un cofanetto, presentati di recente al Museo dell’Ara Pacis, per la collana editoriale Romàntìca, il cui titolo allude a due aspetti: i secoli di cultura, arte e storia di una città (Romantìca) e lo sguardo giusto per ammirare i suoi capolavori (Romàntica). Edita da Electa e realizzata da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali, Zètema Progetto Cultura, questa collana propone un viaggio ideale tra monumenti archeologici, ville, parchi storici e raccolte museali che fanno parte del patrimonio della Città Eterna. I quattro volumi si intitolano Cercando tra pietre e parole, Passeggiando nel verde di Roma, Trovando monumenti di storie e Conservando frammenti di memoria. «Passeggiare per Roma significa rivivere il passato», ha ricordato il direttore di collana Umberto Broccoli, trasmettendo l’idea di grandezza e fascino che la città conserva. LA PROTESTA IN NOTE Si può definire il primo vero inno del web italiano. In un momento storico difficile per tutto il Paese la musica prende il sopravvento e unisce le persone. Il singolo musicale L’urlo della Rete Uno vale Uno ha spopolato in radio. La canzone nasce da un’idea di Leonardo Metalli, giornalista e musicista curatore di Tg1 Note, e Raffaello Di Pietro, cantante e autore di grandi brani per artisti come Bocelli, Morandi, Ramazzotti. Si tratta di una ballata tragicomica per raccontare l’Italia che deve risorgere attraverso la rete di internet, che grida forte la sua verità ai cittadini. Questa simpatica taranta del web rappresenta una canzone dedicata a tutti quelli che parlano a loro nome, perché in rete “Uno vale Uno”. «Ci siamo incontrati alla posta di Viale Mazzini con Raffalello – ha raccontato Metalli –, dovevamo pagare varie multe e conti correnti, e lamentandoci della situazione del nostro Paese abbiamo deciso di scrivere questo inno». Leonardo Metalli

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Umberto Broccoli


For magazine Musica

Un eccezionale concerto di musica si è svolto quest’estate presso la Cavea dell’Auditorium Parco della Musica: Patti Smith si è esibita con un live strepitoso, dopo aver già meravigliato il pubblico italiano lo scorso inverno, durante la puntata dei duetti al Festival di Sanremo in coppia con i Marlene Kuntz. Dopo cinque anni dall’ultimo concerto capitolino la Sacerdotessa del Rock, accompagnata dalla sua band, ha dato vita a una serata memorabile: il canto potente si è unito perfettamente al suono degli strumenti, rievocando successi indimenticabili come Redondo Beach, Dancing Barefoot, Because The Night, Gloria e People Have the Power, che hanno mandato in estasi i numerosi fan presenti. In scaletta anche alcuni brani del nuovo album come Banga e This Is the Girl dedicata ad Amy Winehouse. La Smith è una delle personalità più importanti della cultura newyorkese: poetessa, intellettuale, musicista, attivista, scrittrice, femminista.

Foto di Roberto Magno

LA SACERDOTESSA DEL ROCK NELLA CAPITALE

Patti Smith

LUCIO DALLA: LA VITA CHE VERRÀ

Lucio Dalla

Sono passati ormai diversi mesi dalla sua dipartita, ma nel mondo della musica e non solo la ferita resta aperta; e, con il senno del poi, si può finalmente pensare a Lucio Dalla con una riflessione più consapevole. Difficile scrivere quando accadono cose come questa. Difficilissimo non sembrare retorici. Lo si fa sempre con chi muore. E invece Lucio Dalla era davvero bravo e la sua è stata davvero una grande perdita. Qualcuno ha detto che non scriveva più canzoni memorabili da parecchio tempo, c’è chi ha pensato che in fin dei conti era solo un cantautore; ma non dategli ascolto, perché la morte di Dalla ha dato dolore vero, dispiacere autentico alla maggioranza degli italiani. Lucio è stato uno dei più grandi autori della canzone italiana e i suoi brani sono parte di noi. Canzoni che non moriranno mai, perché parlano dei nostri sentimenti, della nostra storia, di vicende piccole e grandi, personali e collettive. La sua storia di artista è stata maiuscola, inno-

vativa, straordinaria. Retorica? Forse, ma tanto vale essere retorici, celebrando l’eccezionale vita di un artista che ha saputo interpretare i sentimenti nazionali in maniera davvero unica; un autore che ha scritto alcune delle più belle pagine della nostra musica popolare; un interprete che ha cantato con divertente originalità melodie avventurose e perfette. Insomma, non c’è bisogno di essere stati dei suoi fan per piangerne la scomparsa. Lucio Dalla era un artista. Definirlo semplicemente “cantautore” sarebbe troppo poco per lui… Agostino Madonnna

GRANDI CONCERTI AL FORO ITALICO La splendida cornice del Centrale Live-Foro Italico ha ospitato quest’estate alcune memorabili serate di musica, con una serie di concerti e di show dal vivo che hanno visto protagoniste star nazionali e straniere molto amate del pubblico di ogni età. A partire dal tour europeo della storica pop band dei Duran Duran, che si è esibita a Roma guidata ancora dalla voce del suo carismatico leader Simon LeBon, sulle note del nuovo album All you need is now. Appuntamento speciale per Gigi D’Alessio, che al Foro Italico ha festeggiato i 20 anni di carriera presentando ai fan il nuovo album Chiaro. In gran forma, il cantante napoletano (12 milioni di dischi venduti) ha ripercorso la sua storia musicale proponendo le tappe più importanti del suo percorso artistico. Ma nell’arena estiva più grande della Capitale c’è stato spazio anche per il teatro di Vincenzo Salemme con il suo spettacolo Il diavolo custode. Duran Duran

Gigi D'Alessio

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For magazine Sport & Eventi Si è svolto di recente, tra il Porto Turistico di Roma e l’isola di Ponza, un evento sportivo nuovo: la prima edizione del Roma Offshore Speed Race, una gara motonautica di offshore d’altura che esalta il valore umano e tecnico, l’esperienza nella navigazione a alte velocità e l’organizzazione del team concorrente. Grandi nomi si sono presentati sulla linea di partenza della competizione: infatti, c’erano, tra gli altri, una Jolly Drive agguerrita, capitanata da Alfredo Zanardo, a bordo con Federico Montanari e Giambattista Gabriele, patron della squadra, il Sea Rex Off Shore Team, blasonato team tedesco, l’OSG Racing, alias Operazione San Gennaro, squadra italo-inglese guidata dal due volte campione mondiale di motonautica P1 Giancarlo Cangiano. Alla fine di una gara emozionante, conclusasi in volata dopo solo 1 ora e 20 minuti, ha vinto l’equipaggio Metamarine con a bordo Marco Pennesi e Murizio Schepici.

LR photo

EMOZIONI TRA LE ONDE

IN CROCIERA CON IL GUSTO Vacanze e alimentazione corretta: sta diventando sempre più un binomio perfetto. È quello che per l’estate 2012 è stato proposto ai clienti con un evento mondano ed enogastronomico unico: la prima “crociera del gusto” a bordo di Navigator of the sea, una delle navi da crociera più grandi, che ha ospitato il professor Giorgio Calabrese, famoso nutrizionista e presidente dell’Onav, Organizzazione nazionale degli assaggiatori di vino. In viaggio tra le isole greche e la Turchia, il professore ha stupito i passeggeri del maestoso transatlantico, parlando di educazione al gusto, dieta mediterranea e buona alimentazione per i bambini. La nave ha ben sette ristoranti, dove trovare qualsiasi specialità culinaria. “Crociera del gusto” significa «cominciare ad educare coloro che pensano di mangiare 24 ore su 24 – ha spiegato l’esperto nutrizionista –, e capire come si può mangiare bene e di qualità».

MEDITARE, UN LAVORO DA UFFICIO? Il lavoro spesso è fonte di stress e nervosismo. Per la nostra salute e benessere sarebbe bello pensare al nostro ufficio come a un’oasi di tranquillità, nella quale lavorare è piacevole e i rapporti umani sono armoniosi. Una ricerca di RJ Davidson e J. Kabat-Zinn (University of Massachusetts Medical Center), del 2003, ha dimostrato l’importanza di un’atmosfera serena sul luogo di lavoro, evidenziando come le società che offrivano corsi di yoga, meditazione e pratiche contemplative avessero lavoratori meno stressati, più soddisfatti e più produttivi. Un altro studio, del 2009, della dottoressa Maryanna Klatt (Ohio State University) ha dimostrato che per alleviare gli stati d’ansia bastano un’ora di yoga di gruppo a settimana e 20 minuti di meditazione al giorno svolti dalla propria scrivania. Anche in Italia si sono riscontrati effetti positivi dovuti alle filosofie orientali (buddismo e yoga) praticati all’interno delle aziende da manager e imprenditori. Cristina Cordsen

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For magazine Feste PARATA DI STELLE Si è svolto di recente, presso la suggestiva location del Just Cavalli di Milano, un evento importante per tutti gli amanti della mondanità: una festa speciale per inaugurare la nuova stagione firmata Star’s Management. In compagnia di amici e personaggi noti del mondo dello spettacolo sono stati celebrati i compleanni di Donadio Russo, ex corteggiatore del programma Tv Uomini e Donne, e del fashion photographer Luca Bortolazzi. Numerosi gli ospiti illustri presenti, tra i quali, Amanda Fox, Zaira Barbagallo, Milly Zivkovic, Ramona Amodeo, Sonia De Ambrogio, Elena Galliano, Jeanine Catalina Facco, Michela Morellato e Paolo Chiparo, titolare dell’agenzia Star’s Management.

Paolo Chiparo

Luca Bortolazzi e Ramona Amodeo

Zaira Barbagallo e Milly Zivkovic

Locale storico che fonda le sue origini nella notte dei tempi, attualmente alla terza generazione. Immerso nel verde del suo giardino, una piccola oasi a nord di Roma dove la passione per la cucina è fra tradizione e innovazione con la prerogativa di accogliere il cliente in un’atmosfera rilassante. Vasta scelta nelle proposte di cucina e pizzeria con forno e griglia a legna, prodotti home-made dal pane, alla pasta ai dolci. Sala per aperitivi e il venerdì musica jazz-live. 143 For Magazine

Il Pincetto vicolo Acqua Paola 4 Tel. 06.3052942 www.pincetto.it


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Red Carpet Nuit

Serate estive piene di relax, gioia di vivere e spensieratezza al Red Carpet Nuit, ovvero la discoteca all’aperto nata da una costola dell’Art Cafè per la bella stagione 2012, situata nel verde di Villa Borghese, nel pieno centro storico della Capitale. Un intrattenimento elegante e originale per accogliere e far divertire il folto popolo della notte, composto da clubber locali e da turisti provenienti da ogni parte del mondo. Ospiti d’eccezione, serate-evento, famosi dj e grande musica house-commerciale da ballare sotto le stelle.

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Central Park

Stagione estiva 2012 memorabile presso una delle discoteche più “in” della Capitale: l’esclusivo Central Park, situato in zona Eur Warner Village, a ridosso del famoso cinema. Il nuovo punto di ritrovo della movida romana ha proposto numerose serate estive davvero indimenticabili, grazie alle sue sale house commerciale e house dance-revival anni ’70-’80, che garantiscono divertimento puro agli scatenati clubber che lo animano. Dj set straordinari orchestrati dai migliori professionisti e con i sound più travolgenti. Fotografie di Andrea Chiodi.

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Il Nice Roma è senza dubbio una delle novità più sorprendenti dell’estate capitolina. Situato a ridosso dello Stadio dei Marmi, il locale ha ospitato sulla sua pista da ballo e nei suoi ampi privè alcune tra le feste e gli eventi più prestigiosi della stagione, come per esempio la serata “Discovering America”, animata dal sound di Fabio Angeli e Dj Loko. L’offerta musicale del Nice soddisfa ogni tipo di pubblico, includendo R’n’B, house, commerciale e revival, impreziosita da un ambiente versatile in cui predominano i ritmi e il divertimento.

Nice

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Nella calda estate del litorale romano il Singita Miracle Beach ha accompagnato le giornate dei sui clienti con una serie di eventi suggestivi, originali, da non perdere. Il beach club piĂš famoso di Fregene al tramonto si trasforma in un magico angolo di paradiso, dove concedersi un aperitivo distesi a terra su teli bianchi e cuscini, ai tavoli oppure sui lettini a baldacchino. Ăˆ il luogo ideale per qualsiasi appuntamento, dai compleanni ai party esclusivi, dai cocktail alla musica dal vivo che anima le serate. Senza dimenticare i live show, come quello di Micah The Violinisit & Ruben Moran che hanno suonato al Singita portando le atmosfere dei locali dove si esibiscono solitamente, quali l’Amnesia e il Sa Trincha di Ibiza.

Singita

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a cost

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È trascorsa all’insegna dei top party più esclusivi e divertenti l’estate 2012 del Sottovento Club, il locale più chic di Porto Cervo, che da oltre trent’anni rappresenta il punto di riferimento per mode, tendenze, stili e, soprattutto, la musica più trendy del momento, scelta da Nello Simioli che cura la componente artistica del club e si occupa di tutti gli eventi mondani. «Abbiamo pensato di riportare la night life della Costa ai fasti degli anni ’80, proponendo una serie di feste ispirate a quei tempi», ha dichiarato Simioli. E infatti così è stato. A cominciare dalle serate revival “Back To Disco” e dall’appuntamento “Feel The Flower” con scenografie anni ’70 e musica a tema. Anche quest’anno tanti ospiti illustri e gemellaggi importanti con altri famosi locali italiani, come l’evento “Sottovento Meets Villa Delle Rose” con party e dj del mitico locale di Riccione.

Sottovento

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Pepero

Protagonista indiscusso del divertimento in Costa Smeralda è stato ancora una volta il Pepero, l’elegante discoteca che si affaccia sulle spiagge più affascinanti della Sardegna. Grazie ad uno stile unico e raffinato, il locale ha accolto la sua numerosa clientela, fatta di vip, sportivi, personaggi dello spettacolo e tanti ragazzi che amano trascorrere la notte scatenandosi sul dancefloor con i generi di musica più attuali e coinvolgenti che la discoteca propone. E quest’estate al Pepero di big della musica ne sono passati tanti, da Bob Sinclar a Martin Solveig, da Patty Pravo a Gigi D’Alessio. Oltre alla sua pista da ballo, il club si compone anche di ristorante e sale per qualsiasi tipo di eventi, feste e cene private. Tra i party più importanti in una sola notte il Pepero ha fatto il pieno di ex Veline con il poker di bellezze Melissa Satta, Maddalena Corvaglia, Costanza Caracciolo ed Elena Barolo.

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Più volte definito “Uno dei migliori locali estivi d‘Europa”, il Phi Beach Club anche quest’anno è stato la meta preferita dei vacanzieri in Costa Smeralda. Anche grazie all’elegante Phi Restaurant, il rinomato ristorante con una posizione incantevole a picco sul mare e un panorama mozzafiato. Pranzi, cene e aperitivi per essere protagonisti tra drink, musica dal vivo, i migliori sound del momento. Tra i grandi eventi del locale nell’estate 2012 vanno segnalate le performance dal vivo direttamente da New York di Cece Rogers e di Veuve Clicquot, il Yellow Mob che ha radunato oltre 3000 persone al tramonto; poi il concerto di Barbara Tucker e la sfilata di moda nella serata “Sunset Fashion & More al Phi Beach”, che ha visto in passerella le creazioni di grandi stilisti. Infine un dj set al beach party con i Supernova.

Phi Beach

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Blues Cafè Lo stile inconfondibile del Blues Cafè ha rallegrato le serate estive di Porto Cervo, confermandosi discobar leader nel settore pre-disco in Costa Smeralda, in una stagione difficile, priva della consueta ondata di turismo. Invece, il locale di Max Correnti e soci ha mantenuto i suoi standard di alto livello grazie alla sua offerta di musica, drink, arte e comunicazione. Le sonorità house e trip pop sono le più ballate, sapientemente miscelate con il meglio della musica internazionale proposta ai clienti più affezionati, che scelgono questo disco pub anche per la ricca offerta day&night. Interamente scavato nella roccia, così da coinvolgere il pubblico fino all’inverosimile, il Blues Cafè è stato teatro di appuntamenti memorabili, come quello dedicato all’“Apericena romana”, a base di specialità culinarie, ottima musica e tanti ospiti.

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Ritual Club

Il mese appena trascorso è stato un’occasione importante per il Ritual Club, che ha festeggiato il suo 42esimo anno d’età con lo speciale avvenimento “Happy Birthday Ritual”, con tanto di champagne, torta e candeline. Il più pittoresco locale della Sardegna, incassato tre le rocce e tutto costruito con pareti di granito, ha regalato emozioni indimenticabili ai suoi affezionati clienti. Come per esempio gli esplosivi live degli special guest dj Satoshi Tomiie e Miss Kittin, che con la loro musica hanno animato la discoteca e fatto ballare il pubblico fino a tarda notte. Oppure come l’esclusivo “Animal Party”, seguito da altrettanti coinvolgenti happening a base di musica anni ’80 e dance anni ’90.

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Tabata Porto Cervo Straordinaria festa questa estate con il “White Gala” per l’inaugurazione del Tabata Porto Cervo: ancora una volta Franco Becchio con la sua esperienza e Barbara Delmastro Meoni con il suo inconfondibile fascino (sono già proprietari del Tabata Sestriere, Le Vele Alassio e Tabata City Torino) hanno fatto le cose in grande stile, riuscendo a creare un ambiente esclusivo, glamour, estremamente elegante e raffinato. Tappeti persiani, tele di celebri pittori che adornano le pareti, arredi pregiati per il privè fanno del locale la perla della Costa Smeralda. Allo splendore della location esterna si aggiunge quello degli interni, che trasmettono “joie de vivre” e una rivisitazione del lusso discreto, ma sempre originale. Il Tabata Porto Cervo è un club capace di creare i trend più seguiti con il suo stile unico che unisce classic e glamour, in un mix appassionante dedicato ad una clientela attenta ed esigente.

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La Capannina La discoteca La Capannina di Franceschi a Forte dei Marmi rientra fra le mete turistiche più amate di tutta Italia, in virtù di una lunga tradizione che affonda le sue radici sino al 1929, anno della sua fondazione per opera di Achille Franceschi. Anche quest’estate il locale ha riservato al suo selezionato ed elegante pubblico una serie di appuntamenti unici, con serate che hanno rievocato i favolosi anni ’60-’70 e tanta buona musica, a cominciare dai live show di Ilaria Della Bidia. Non sono mancati poi i momenti della musica da discoteca con i migliori performer della consolle. Inoltre, evento speciale è stato l’elezione di Miss Capannina 2012: ricchi premi per le partecipanti e giuria d’eccezione composta da volti noti della Tv e del giornalismo.

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For magazine

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no a l i m

m ar

a m i itt

Quest’estate il PinetabyVisionnaire è stato letteralmente preso d’assalto da un pubblico in delirio per gli stellari dj set offerti dal locale più cool della riviera romagnola. A partire dall’incredibile serata con Craig David, il musicista britannico grande interprete dell’R&B e della scena black. Arrivato al Pineta come una vera star è subito salito in consolle per accendere la notte con le sue hit internazionali tra l’entusiasmo della folla. Una notte davvero indimenticabile. Come del resto anche le serate che hanno portato nella discoteca altre icone della musica mondiale: Ben dj con i suoi sound di Ibiza, Brian Cross, le australiane sorelle Nervo, Liv e Mim , il dj svedese Steve Angello.

Pineta

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For magazine

Anche quest’estate il Papeete Beach di Milano Marittima ha fatto il pieno, attirando vip, clubber e telecamere (come quelle di Mediaset) che non hanno voluto perdere il piacere di un week end sulla rinomata spiaggia romagnola. E dopo una giornata di puro svago al Papeete Beach cosa c’è di meglio di una prelibata cena al Villapapeete? La storica dimora ottocentesca, divenuta icona del fashion e degli eventi più cool della stagione, ha ospitato aperitivi, happy hour, serate a base di cucina vegana, un’indimenticabile edizione della “Notte rosa 2012” e gli spettacoli del Circo Orfei. Naturalmente con la presenza di personaggi famosi a non finire, come Veronica Ciardi, Mauro Marin, Davide Silvestri, Maicol Berti, Sarah Nile, Max Bertolani, Jennipher Rodriguez, Matteo Aloisi, Rosy Dilettuso, Roberta Morise, Gigi Garretta.

Villapapeete

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RICCIONE

Villa delle Rose

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È stata un’estate densa di prestigiosi appuntamenti, tra sport, divertimento e mondanità, per la Villa delle Rose e tutti i frequentatori del club sulla Riviera. Alle giornate di sole e mare, trascorse sulle spiagge di Riccione e Cesenatico all’insegna di giochi, relax e aperitivi, fanno sempre seguito ricche cene e serate piene di glamour all’interno del locale romagnolo. Che di recente, al ritmo della più travolgente musica del momento e dei dj più all’avanguardia, ha accolto una parata di stelle: Jennipher Rodriguez, Francesca Cipriani, Marco Stabile, Sarah Nile, Elena Morali, Guendalina Canessa, Miriana Trevisan, Mary Carbone, Andrea Lehotska si sono dati appuntamento per uno dei party più esclusivi della stagione.


For magazine

a z n Po

Covo Nord Est

Per tutti i turisti e gli amanti della bella vita notturna il Covo Nord Est è il ritrovo unico dove incontrarsi e ballare a ritmo di musica housecommerciale e revival anni ’70-’80. Lo storico locale, dotato di una romantica terrazza che si affaccia sul mare di Ponza, anche quest’estate si è contraddistinto per l’atmosfera elegante e al contempo rilassante che offre, per notti all’insegna dell’intrattenimento sobrio e piacevole. Tra questi appuntamenti meritano una menzione speciale le serate che hanno visto protagonisti Dj Lello Mascolo e Marlò di Lady Burlesque (al secolo Maria Loana Gloriani, attrice romana e performer di burlesque). Senza dimenticare il “Fluo Party” animato dal sound di Dj Phill con la special guest Miss Gabry.

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na i t r co zzo

e p m d’a

Ancora una volta, anche d’estate, la “Regina delle Dolomiti”, non si è fatta mancare nulla dal punto di vista del divertimento e della movida vacanziera, naturalmente accolta nel luogo cult della località ampezzana: Lp26. Il locale, noto in tutto il mondo per la sua gastronomia con marchio Dok Dall’Ava a base di salumi e piatti della tradizione, è stato il punto di riferimento preferito per gli eventi di stagione, che hanno richiamato un pubblico di appassionati e di curiosi. Ogni weekend Lp26 si rinnova con party, cene a tema, tanti ospiti e buona musica. Come quella delle serate agostane a ritmo di house e disco anni ’80, curate dai dj Luca Noale, Toney M e Alex Dagai.

LP26

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