For Roma Eur

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For Roma Gennaio 2012

M a g a z i n e

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anno I - n째 1 - copia omaggio - www.4mag.it Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, Latina Aut. N.149/06

Rettondini

Il ritorno di Francesca

For Milano

FLEMING PRESS EDITORE


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editoriale

Più che con effetti speciali, in questo 2012 appena iniziato abbiamo voluto stupirvi con l’ultimo nato tra i nostri magazine: For Roma Eur (che si aggiunge a Fleming For Roma e For Milano). Per inaugurare come si deve il nuovo anno vi invitiamo a scoprire Venezia attraverso i mille scrittori che vi hanno soggiornato e che l’hanno descritta in tutte le maniere. Noi ve la proponiamo in versione assolata e persa nella nebbia, comunque bella. In cover c’è una riscoperta, Francesca Rettondini che ci racconta i suoi progetti lontanti dalla tivù. Poi, come sempre, vi accompagniamo al cinema, a teatro, a vedere una mostra, ad ascoltare un po’ di musica. Senza dimenticare che una bella auto e una barca da favola servono almeno a sognare. E sognare non costa niente, a meno che nel frattempo il governo Monti non abbia tassato anche i sogni. Non si sa mai. L’editore e il direttore


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SOMMARIO

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Tra calli e canali, incontri magici a Venezia. Con scrittori di ogni epoca

Gennaio 2012

Da pagina 81 For Roma Eur

3 / Marco Pomarici Salviamo i consiglieri comunali

40 / Cose di moda Passerella per sei

81 / For Roma Eur

4 / Yachting Il lusso incontra il mare

46 / Double feature

82 / Question time - Il territorio Lo sportello del cittadino all'Eur

10 / Auto Il SUV per tutti

48 / Protagonisti 50 / Sorprese La sfortuna ci vede benissimo

14 / Teatro Rinaldo in campo

56 / Cinema

16 / L’uomo del mese Elio

68 / Consigli & Sconsigli di Dina D'Isa

17 / La donna del mese Giulia Bevilacqua

70 / Storie Gialloparma

18 / Cover Francesca secondo me

85 / Missing Scomparsa Laura Baglioni 86 / Enoteca Cinti 88 / Bruno Mestichella 90 / Francesco Russello 92 / Domenico Ricciardi

76 / Teatro Il più grande spettacolo dopo il… tip tap

22 / Reportage Perdersi a Venezia

79 / Cara Marina di Marina Ripa di Meana

36/ Intervista Non mi manca nulla

80 / Una lettura per lasciar traccia… di Donatella Vilonna

94 / Sartoria Meschino 96 / Laboratorio Memorie della storia 98 / Chick-post 101 / Roma peoples & stars & events 113 / Speciale Cortina

38 / Rotazioni

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Parola a Marco Pomarici Presidente Assemblea Capitolina

SALVIAMO I CONSIGLIERI MUNICIPALI Care amiche, cari amici, innanzitutto ben trovati dopo le vacanze natalizie. Vorrei utilizzare questa prima rubrica del 2012 per raccontarvi chi sono e cosa fanno i consiglieri municipali delle grandi città italiane. Una categoria della quale si è sentito molto parlare ultimamente, soprattutto a Roma, ma che non tutti conoscono. Ad accendere il faro su di loro è stata la proposta del Governo di tagliare i loro rimborsi. Il consigliere municipale si occupa in maniera più capillare dei problemi del cittadino, arrivando dove non sempre i consiglieri comunali riescono ad arrivare, non per inerzia, ma semplicemente per la vastità, l’alta densità e l’eterogeneità del territorio. Non dimentichiamo che Roma ha Municipi che contano anche 200 mila cittadini, è una città in continua espansione ed evoluzione, e ha quindi bisogno di una macchina ben oliata che la amministri. Io stesso ho iniziato la mia carriera politica nel 2001 come consigliere del XVII Municipio dove sono rimasto fino al 2006, ricoprendo la carica di assessore con delega alla Polizia Municipale. Con l’ausilio degli altri consiglieri ho cercato in tutti i modi di stare al fianco dei cittadini, lasciando il mio numero di cellulare e cercando di diventare un punto di riferimento per le loro esigenze. Tagliare un rimborso che si aggira intorno ai 600 euro mensili non solo non comporta un risparmio importante per le casse dello Stato, ma soprattutto

svilisce il loro operato: basti pensare che per risparmiare 20.000 euro al mese si mette a repentaglio l’esistenza di un intero Municipio. E allora mi chiedo: i cittadini sono disposti a correre questo rischio? Nel porci questa domanda in Campidoglio abbiamo votato un ordine del giorno che impegnava il sindaco Alemanno a farsi portavoce presso il Governo delle esigenze dei Municipi. Tutto questo ha portato a recepire da parte di Palazzo Chigi un emendamento che salva i compensi dei presidenti e i gettoni dei consiglieri per i Comuni con più di 250 mila abitanti. Questo episodio è stato l’esempio di un lavoro di concertazione ben riuscito, un lavoro che ha visto ugualmente coinvolti Municipi, Circoscrizioni, Assemblea Capitolina e Giunta Alemanno, oltre ad un accordo unanime di tutte le forze politiche sia di destra sia di sinistra. Tagliare le risorse all’ente territoriale più vicino ai cittadini va contro lo spirito del principio di sussidiarietà, tanto apprezzato e inseguito dalla politica europea e italiana. Il raggiungimento di questo risultato è importantissimo per me, come per tutti i consiglieri municipali che ogni giorno combattono per sostenere la Capitale e ogni altra grande città italiana. Mi auguro che il nostro operato venga sempre salvaguardato, oggi come domani, per assicurare ad ognuno di noi una vita più democratica.

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Key Largo 34, prodotto da Sessa Marine

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For magazine YACHTING di Silvestro Bellobono

Il lusso incontra il mare La bellezza e l’eleganza si possono trovare nei più piccoli dettagli di un’imbarcazione unica. È questo il caso di Beyond the Clouds, Ginevra Velvet 35, Hodgdon Limo Tender e Key Largo 34, i quattro gioielli nautici che vi proponiamo questo mese

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For magazine Lunghezza m. 30.20 Larghezza m. 7.15 Pescaggio m. 1.80 Dislocamento ton. 15.20 1500 MTU HP Diesel x 2 Velocità: 18.00 nodi in crociera 5500 litri di acqua 22000 litri di carburante

BENETTI BEYOND THE CLOUDS

Lussuoso ed elegante, è ideale per crociere nel Mediterraneo. Spazioso in coperta tanto da offrire 4 ampie suite per 8 ospiti, ma abbastanza manovrabile per l’attracco in piccoli porti Beyond the Clouds è un raffinato Benetti Tradition 30, lungo appunto 30,20 metri per 7,15 di larghezza, prodotto dalla Floating Life, la holding svizzera specializzata nel campo della gestione e vendita di mega yacht. Dotata di una motorizzazione 1500 MTU HP Diesel x 2, capace di navigare alla velocità di 18 nodi in crociera, questa imbarcazione fornisce ogni comfort: strumentazione completa, aria condizionata in ogni ambiente, generatori Kohler, dissalatore Idromar, Tv Lcd, impianto stereo, nuovo tender Walker Bay da 4,30 metri. Gli interni sono estremamente eleganti e curati, muniti di ampie zone living. Il ponte principale dispone di un vasto salone con comodo divano a L, coffee table e frigo bar. A prua, separata da un raffinato mobile in ciliegio, trova posto la zona pranzo con tavolo per 8 persone. La cucina principale è interamente attrezzata con forno elettrico multifunzione, piano cottura 4 fuochi, ice maker, lavastoviglie, lavatrice e

Il Beyond The Clouds spicca per le sue grandi doti di ospitalità: è dotato infatti di 4 cabine, 4 bagni e 8 posti letto confortevoli e di ampie dimensioni.

passavivande. Sul ponte superiore è situata la plancia di comando dotata di strumentazione completa, e da cui si ha accesso all’ampissimo Fly Bridge. La suite armatoriale si trova a prua: accurata e luminosa, con letto matrimoniale King size, armadi e cassettiere, vasca idromassaggio e box doccia. Il ponte inferiore accoglie la cabina vip matrimoniale, la cabina armadio, una toilette; la seconda cabina ospiti dispone invece di letto alla francese; la terza cabina doppia per gli ospiti ha letti separati. Ogni vano è provvisto di aria condizionata; tutti i servizi sono rifiniti in marmo, mosaici e legno. Per quanto riguarda gli esterni, il pozzetto dispone di comode sedute e tavolo da pranzo per 10 persone, ma il Fly Bridge è l’area conviviale per eccellenza: offre angolo bar completo di sgabelli, voluminoso divano a C con tavolini, tavolo da pranzo rotondo per 8 persone e barbecue. Sul terzo ponte si estende una grande zona prendisole con cuscini per rilassarsi nella più completa privacy.

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For magazine Luca Dini, assieme a Roberto Zappelli, è responsabile del design tecnico dello scafo. Il noto disegner firma sia gli esterni sia gli interni di Velvet 35.

Confortevole e super accessoriato, dagli interni raffinati, moderni, curatissimi, che ben si sposano con l’estetica complessiva dello scafo, capace di ospitare fino a 8 persone Il gruppo svizzero Floating Life cresce e lancia sul mercato mondiale dei superyacht il modello Ginevra, 35 metri a motore di Tecnomar Velvet. Il marchio Tecnomar ha una storia importante nel settore: per molto tempo si è trattato di barche velocissime, con prestazioni adrenaliniche, che hanno consentito a questo cantiere di maturare una notevole esperienza in ogni ambito della costruzione, delle trasmissioni, delle carene prestazionali, tutto all’insegna dell’hi-tech. Poi la svolta, nelle dimensioni dei suoi natanti, elevati al rango dei 24 metri, e nello sviluppo di nuovi stilemi estetici, meno estremi ma sempre sportivi. Ecco allora un nuovo step nella crescita dell’azienda, rappresentato da questa nuova ammiraglia, una imponente 35 metri chiamata Ginevra, splendido Velvet 35 dotato di 4 cabine per 8 ospiti, equipaggio composto da 4 membri. Gli interni dal design contemporaneo sono curati in ogni dettaglio, garantiscono spaziose zone conviviali e un’ottima abitabilità, che si coniuga perfettamente con il massimo del comfort e con l’offerta di ogni optional. L’ampio salone è arredato con morbidi divani, poltrone e coffee table. La zona pranzo si affianca ad una cucina provvista di elettrodomestici moderni e funzionali. La zona notte accoglie 4 larghe cabine per gli ospiti: la confortevole suite armatoriale con letto matrimoniale; le due ariose cabine doppie con letti separati; la cabina vip con letto matrimoniale. La privacy è garantita, poiché ogni cabina ha servizio en suite con box doccia e accesso diretto, oltre ad essere tutte dotate di Tv Lcd Sat e impianto stereo. Gli spazi esterni sono piuttosto estesi, prevedono comodi prendisole a

GINEVRA VELVET 35 prua. Il pozzetto accoglie un elegante dinette con tavolo da pranzo e soffici cuscinerie prendisole. Plancetta di poppa che facilità la scesa a mare. Il Velvet 35 segue a tutti gli effetti l’impostazione “coupé” adottata da molti yacht di grandi dimensioni, interpretando il concetto con l’assunzione di linee sinuose del sopra coperta.

La modernità del mobilio è una delle peculiarità di questa barca, che presenta soluzioni d’arredo attente anche all’illuminazione. Un esempio lo si ha nel disegno delle cabine e dell’ampio salone.

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10,5 metri di lunghezza per 2,97 di larghezza, propulsore 1 X Volvo D6-370, velocità massima 34 nodi: questi alcuni dati del performante tender disegnato da Michael Peters.

HODGDON LIMO TENDER

Una barca come questa non si trova tanto facilmente: 10.5 m di lunghezza, 34 nodi di velocità massima. Il “piccolino”dell’azienda nel Maine non ha nulla da invidiare ai fratelli più grandi, nemmeno l’impianto Tv HD Sbarca in Europa Hodgdon Yachts, il cantiere americano specializzato in super yachts totalmente custom e con lavorazioni eseguite a mano. E lo fa presentando il suo Limo Tender, che appare come la versione “in piccolo” dell’Hodgdon Yacht Custum. La linea, disegnata da Michael Peters, è dedicata a chi alla passione per il mare unisce quella per il lusso e la comodità. Il 10.5 metri Hodgdon Limo Tender rappresenta bene tutte le caratteristiche della linea e sintetizza al meglio i 200 anni di storia del cantiere di BoothBay Harbor, nel Maine, e le 5 generazioni di armatori della famiglia Hodgdon, una delle più longeve costruttrici di barche negli Stati Uniti.

Il cantiere americano vanta tra i suoi clienti il famoso regista Steven Spilberg, al quale sono stati consegnati due fantastici Limo Tender usati sul suo megayacht da 86 metri “Seven Seas”.

Quest’ultimo tender può trasportare fino a 12 persone comodamente rilassate su lussuose poltrone in pelle, mentre la sala è attrezzata con un impianto televisivo in alta definizione, oltre naturalmente all’apparato di climatizzazione. Per le belle giornate si può inoltre approfittare della possibilità di viaggiare all’aperto grazie al sistema idraulico che permette di chiudere l’hardtop. Le facoltà di personalizzare la barca in base ai propri gusti sono tantissime: si possono scegliere i colori, il trattamento del ponte, l’uso della pelle o del tessuto. Limo Tender soddisfa le esigenze dei proprietari di super yacht, abituati al comfort delle loro imbarcazioni, ma anche gli equipaggi stessi che sono soliti guidare e viaggiare con standard altrettanto elevati. Il designer Michael Peters, a proposito del suo gioiellino ha dichiarato: «È la prova che i regali importanti si presentano nelle piccole confezioni».

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For magazine Lunghezza FT: 9,99 m Larghezza: 3,30 m Motorizzazione: 700 hp / 515 Kw Persone: 8 Serbatoio acqua dolce: 220 l Serbatoio carburante: 1200 l Serbatoio acque nere: 95

KEY LARGO 34 Full optional, concreto, elegante e pratico, concepito per gli amanti del mare, del sole e delle sensazioni forti. Esempio tipico del design italiano Con il lancio di questo nuovo modello il gruppo Sessa Marine, insieme al suo designer Christian Grande, dimostra ulteriormente la sua capacità di concepire un prodotto capace di coniugare bellezza estetica e piacere di vita con tanta concretezza e affidabilità tecnica. Il Key Largo 34 è il frutto di un grande lavoro da parte dello staff di ingegneri Sessa, un progetto sapientemente pianificato con l’obiettivo di rimanere sempre all’avanguardia e fare delle proprie imbarcazioni il top del settore. Il KL 34 rivela nelle sue forme morbide e vellutate ma, allo stesso tempo, decise e incisive, la sua natura di fuoriserie, per la qualità dei materiali e dei componenti così come per le soluzioni innovative volte a soddisfare le esigenze di tutti. Key Largo offre un’organizzazione del ponte estremamente completa e dotata di: un grande prendisole a prua equipaggiato con impianto audio; una confortevole zona relax-cocktail a poppa, munita di un mobile cucina in teak con lavello, grill, ice-maker e tavolo sdoppiabile; una passerella elettrica a poppa per accedere facilmente alla banchina. Motorizzato con 2 Yamaha V6 F300 per la versione fuoribordo, il KL 34

L’arredamento interno, fatto di grandi contrasti tra noce canaletto, laccature lucide e rivestimenti in pelle, rende ancora più accattivante il design, ma anche funzionale in virtù di un’immensa plancia di poppa e un enorme prendisole.

vanta un range di velocità compreso tra i 40 e i 45 nodi, oltre alla tenuta in mare in sicurezza e ad una guidabilità unica. Infatti, Sessa ha studiato per questo yacht una postazione di pilotaggio decisamente innovativa, simile all’abitacolo di un pilota di un aereo da caccia, grazie alla console che permette una lettura rapida e intuitiva delle informazioni. Completano il tutto un design deciso, arredi interni ergonomici, spazi confortevoli. Il risultato finale è un 34 piedi sorprendente: un’altezza in cabina di 1,90 m; un grande salone convertibile in cabina armatoriale; un angolo cucina con microonde e frigo capiente, una seconda cuccetta doppia divisibile in due letti separati, per un totale di 4 posti letto.

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For magazine AUTO di Silvestro Bellobono

Il SUV per tutti Elegante, sportiva e maneggevole: la nuovissima Range Rover Evoque spicca per l’originale design. Scoprirne tutti i segreti è un vero piacere. Ma guidarla in strada lo è ancora di più 10 For Magazine


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Sbarcato da poco sul mercato, il nuovo Suv prodotto dalla casa britannica Land Rover ha già conquistato tutti: Range Rover Evoque è la più piccola, leggera e compatta della sua categoria, con uno spirito totalmente rinnovato e ancor più entusiasmante. In virtù della felice combinazione di maneggevolezza dinamica e raffinata progettazione, e grazie alle dimensioni compatte e alla tecnologia d’avanguardia, questa vettura consente prestazioni vivaci con i consumi più contenuti della media. La Evoque rappresenta un prodigioso balzo in avanti nell’evoluzione Range Rover, soprattutto dal punto di vista del disegn, deciso e ricercato, con soluzioni innovative e fantasiose, che non si ritrovano in nessun altro veicolo di queste dimensioni. Sorprendente anche la varietà di modelli che la rende disponibile in due versioni diverse: quella coupé a tre porte, un compatto crossover di qualità superiore, e quella a cinque porte con linee eleganti da coupé, ma con un profilo più pratico che si adatta facilmente a diversi stili di vita. Inoltre, è possibile avere questa seconda versione in tre differenti allestimenti con varie opzioni e tecnologie: Pure, l’espressione più pura della concept car Lrx; Prestige, il massimo lusso Range Rover; Dynamic, una rivisitazione sportiva del design classico. Altrettanto variegata è la gamma di colorazioni per la carrozzeria esterna, da scegliere con il tetto nella stessa cromia o in contrasto con il tetto bianco o nero, con cerchi in lega dai disegni più disparati e con una dotazione di accessori degna delle sue sorelle più grandi Range Rover. Dal punto di vista del propulsore, questo nuovo

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La Range Rover Evoque impiega ausili tecnologici innovativi tra cui il Terrain Response, che regola motore, trasmissione e sistemi elettronici, usufruendo di 4 impostazioni: guida generica, erba/ghiaia/ neve, fango, sabbia.


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L’abitacolo di questo Suv è arricchito dall’illuminazione Led degli interni che può essere regolata secondo il gusto personale con una scelta di cinque colori e diversi livelli di luminosità.

I sedili sono avvolti in pelle Oxford ritoccata a mano, con cuciture doppie. Le rifiniture in metallo sottolineano la qualità superiore degli interni.

Suv “cittadino” viene proposto, in Italia ed Europa, con due motorizzazioni: le versioni diesel presentano il recentissimo turbodiesel da 2,2 litri, in grado di erogare 150 o 190 cavalli, con prestazioni reattive e notevole raffinatezza, molto silenzioso, risponde in modo preciso all’acceleratore; invece, quello a benzina Si4 è un motore leggero da 2,0 litri, realizzato in alluminio e dotato di tecnologia d’iniezione di ultimissima generazione,

turbo avanzato e doppia fasatura variabile, indipendente degli alberi a camme per abbassare i consumi di carburante e le emissioni di CO2 fino al 20% rispetto ai motori tradizionali con capacità maggiori. Disponibile, per il modello, un cambio automatico sequenziale a sei marce in luogo di quello tradizionale standard manuale a sei velocità. Trasmissione: trazione anteriore o integrale permanente con ripartitore di tipo Haldex. Per ridurre il peso e migliorare l’efficienza dei consumi, la Range Rover Evoque utilizza materiali leggeri all’avanguardia e maggiormente sostenibili, componenti realizzati in alluminio, magnesio e titanio che riducono il suo impatto ambientale. Anche il servosterzo elettrico (EPAS) aiuta a rendere quest’auto più eco-sostenibile riducendo i consumi di carburante ed eliminando l’energia sprecata dal servosterzo tradizionale. La personalità marcata le permette di distinguersi dalla massa: non solo per le infinite possibilità di personalizzazione, ma anche per le forme lineari e affascinanti. Infatti, è possibile configurare gli interni scegliendo fra sedici diverse combinazioni, inserti in alluminio o legno e imperiale a contrasto, mentre l’allestimento prevede di serie o in opzione l’impianto audio Sorround Meridian da 825 watt, il display tattile a doppia visualizzazione e la Tv per gli occupanti posteriori. L’infinita gamma di esclusivi accessori è volta a rispecchiare la personalità di tutti gli acquirenti, garantendo standard di eccellenza nell’equipaggiamento originale allestito sul veicolo. Proprio gli interni presentano l’atmosfera tipica dei modelli del brand inglese: salendo a bordo (il pavimento è molto alto da terra) si notano immediatamente la plancia dal design squadrato, reso più morbido da rivestimenti in pelle ed elementi in alluminio arricchibili con adesivi a motivo floreale. La consolle centrale è voluminosa e super accessoriata. Di certo lo spazio non manca: i sedili sono ampi e confortevoli, anche nel poggiatesta dei passeggeri posteriori. Molto capiente il portabagagli. Per la guidabilità è fondamentale la tecnologia nell’interazione tra pilota e veicolo. Il touch screen da 8 pollici a colori ad alta definizione è facile da usare, con grafica straordinariamente semplice. È compresa la connessione Bluetooth vivavoce, per telefonini compatibili al sistema telefonico integrato del veicolo, e lo streaming audio per l’ascolto di musica da un dispositivo portatile Bluetooth, iPod, Mp3. Fiore all’occhiello della sicurezza su strada è il sistema Adaptive Dynamics con il dispositivo MagneRideTM, che controlla i movimenti del veicolo 1000 volte al secondo, reagendo agli input da parte del guidatore e alle sollecitazioni del terreno, riducendo il rollio al minimo e consentendo una guida equilibrata e fluida. Poiché Range Rover Evoque è un prodotto glamour che fa sognare, la presentazione italiana è avvenuta a Cinecittà, il tempio del cinema roma-

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La sicurezza durante la guida notturna è assicurata dagli opzionali fari adattivi allo Xeno, che forniscono un’illuminazione supplementare nelle curve strette e possono essere completati con i fari automatici abbaglianti/ anabbaglianti.

no, dove è stato allestito un circuito suggestivo e, al contempo, impegnativo. I prezzi variano da 35.695 a 41.745 euro a seconda della tipologia (5 porte o coupé 3 porte) e in base ai modelli (Pure, Prestige, Dynamic).

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4,35 metri di lunghezza per 1,96 di larghezza, la versione a cinque porte della nuova Range Rover è disponibile in tre diversi modelli: Pure, Prestige e Dynamic.


For magazine teatro di Pina Bevilacqua

rinaldo in cAMPO: AL SISTINA QUEL BIRBA DI DRAGONERA Rivive, a distanza di 50 anni dall’originale, la celebre commedia musicale di Garinei e Giovannini, portata al successo dall’estro e dalle musiche di Domenico Modugno Per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, fino al 22 gennaio sarà in scena al Teatro Sistina, Rinaldo in Campo. Una storia divertente e, allo stesso tempo, commovente, ambientata

nella Sicilia del 1860, dopo lo sbarco dei Mille. L’epopea di Rinaldo Dragonera, un brigante che vive nella zona di Catania e che, come Robin Hood, ruba ai ricchi per dare ai poveri. Ma gli opposti si attraggono e così di lui si innamora la bella e giovane Angelica, una nobildonna che appoggia la causa garibaldina. E soprattutto che lo cambierà. Così Rinaldo smetterà di rubare, realizzando, finalmente, che il furto è sempre e comunque un furto. Piuttosto si unirà a Garibaldi per liberare la Sicilia dai Borboni. Insomma, la forza dei grandi sentimenti, come l’amore e il senso patrio, che cambia la Storia e le storie, piccole e grandi. La commedia musicale, scritta da Garinei e Giovannini, con musiche di Domenico Modugno, debuttò 50 anni fa, esattamente il 13 settembre 1961, proprio in occasione dei 100 anni dell’unificazione italiana. A Torino, perché è da lì

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Serena Autieri (35 anni) e Fabio Troiano (37 anni). La Autieri nel 2003 ha presentato il Festival di Sanremo assieme a Pippo Baudo e Claudia Gerini.

Rodolfo Laganà (54 anni) ha iniziato la sua carriera nel laboratorio teatrale di Gigi Proietti, con il quale nel 2002 ha girato il film Febbre da cavallo - La mandrakata.

che, con Cavour e Vittorio Emanuele II, il processo di unità nazionale era partito. Registrando il record di incassi tanto che, all’epoca, si parlò del «più grosso successo teatrale di tutti i tempi in Italia». Questa nuova edizione di Rinaldo in Campo, prodotta dal Sistina, tiene conto dei cambiamenti avvenuti in Sicilia nell’ultimo cinquantennio, adeguandovisi, ma senza ritoccare minimamente «gli antichi sapori». Come ha spiegato il regista, Massimo Romeo Piparo, che ha firmato la commedia insieme a Roberto Croce, per le coreografie, e ad Emanuele Friello, per gli arrangiamenti musicali. Nel ruolo di Angelica, che fu di Delia Scala, ritroviamo Serena Autieri, che torna al Sistina dopo il grande successo di Vacanze Romane. Al suo fianco, nei panni di Rinaldo, indossati al debutto dallo stesso Modugno e, nella seconda edizione del 1987 da Massimo Ranieri, c’è Fabio Troiano,

star indiscussa (il Tenente Daniele Ghirelli detto “Ghiro”) della fortunata serie Tv R.I.S. – Delitti imperfetti. Sul palco anche Rodolfo Laganà che, dopo 25 anni, riporta in vita Chiericuzzo, impersonato nel ’61 da Paolo Panelli. E poi Gianni Ferreri, il celebre Giuseppe Ingargiola di Distretto di Polizia, che interpreta il Viceré. Straordinarie le musiche di Modugno, che ne firmò anche i testi, insieme a Garinei e Giovannini. Tra queste, il celebre brano Tre briganti e tre somari, cantato sul palco e nel disco con i grandi comici siciliani Franco Franchi (Facciesantu) e Ciccio Ingrassia (Prorunaso); Duetto sì e no cantato con Delia Scala; Notte chiara, l’unico brano non originale dello spettacolo. In realtà, si tratta di una vecchia canzone del monumentale cantautore siciliano, Datimi un paiu d’ali (1955), all’epoca passata inosservata, e che, dopo Rinaldo in campo, è diventata prepotentemente una hit.

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UOMO DEL MESE di Ivan Rota

Elio Carlo Pignatelli conferma il suo link con il mondo dello spettacolo e firma l’esclusivo look di Elio nella nuova stagione di X-Factor, il fortunato programma in onda adesso su Sky. Irriverente, ironico, geniale: questo è lo stile dell’artista-mattatore delle Storie Tese che, per il secondo anno consecutivo, ha il compito di giudicare le performance dei cantanti del futuro. Carlo Pignatelli ha curato personalmente e studiato ad hoc gli abiti di Elio: in sintonia con il mood del personaggio e per enfatizzarne il carattere eclettico, le mise dello stilista torinese sono sempre contraddistinte dall’eleganza e dalla sartorialità della maison.

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DONNA DEL MESE

Giulia Bevilacqua Giulia Bevilacqua in total look Stefanel al premio “Migliore personalità europea 2011”, tenutosi in Campidoglio a Roma: carina, a parte i tronchetti ai piedi. L’attrice, però, non sembra più lei: è molto più bella acqua e sapone. Giulia, diventata popolare nel ruolo della poliziotta Anna Gori in Distretto di Polizia, ha lavorato anche con Ale e Franz. L’abbiamo appena vista nella fiction di Canale 5 Il delitto di via Poma. A noi piace perché è spontanea, allegra, disinvolta ed è veramente un’attrice estemporanea. Auguri a Giulia per un film importante: Pedro Almodovar l’ha notata…

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La Rettondini (39 anni) esordisce in Tv nel 1993 con la soap opera Passioni. TornerĂ a questo genere televisivo nel 2006 entrando nel cast di Centovetrine.

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cover di Alfonso Stani

Francesca

secondo me

Conflitto d’interessi in questa intervista? Sì, visto che a fare le domande alla Rettondini è il cugino (che viene addirittura ingaggiato per un programma Tv). Però, ci svela un sacco di segreti e tante novità. Con una divertente incursione nella politica italiana 19 For Magazine


Francesca in che momento sei della tua vita? «Ho fatto un giro di boa drastico, ma non definitivo. Ultimamente l’ambiente dello spettacolo mi ha un po’ delusa. Come sono abituata da sempre, mi sono ancora una volta rimboccata le maniche e ho trovato strade alternative che sappiano darmi soddisfazioni nuove». Ho sentito dire che stai avvicinandoti al mondo della moda. Parlamene. «Sì, ho creato la mia prima linea di borse e accessori. Le ho imposto un nome semplice che mi corrisponde, ossia “Re”. Che sono le iniziali del mio cognome». A cosa ti sei ispirata? «L’ispirazione è costante. Tutto quello che vedo lo proietto sulle mie creazioni. Forme, colori materiali, qualsiasi cosa che abbia una forma per me è quella perfetta per una nuova borsa». Quando uscirà questa collezione? «Tra pochi giorni, con la collezione autunno inverno 2012/13». Possiamo dire che la moda italiana ha una nuova stilista? «Più che altro spero di gettare le basi per il mio futuro».

So che stai per tornare in Tv con un nuovo talent. «Sì, sono due mesi che provino concorrenti attraversando l’Italia in lungo e in largo per trovare il perfetto consulente d’immagine. Il programma si chiama Professione Look Maker e il più fortunato vincerà un salone già allestito del valore di centomila euro. Dovrà avere il massimo dell’esperienza nel campo della consulenza d’immagine, capelli, look, trucco e quant’altro. In studio ci avvarremo di una giuria, di tutor specializzati che daranno il responso definitivo! Tra loro Aldo de Luca (Il Messaggero), Nino Lettieri (per l’alta moda) e Carlo Bay, famosissimo hairstylist internazionale. Ci manca, però, un opinionista che non ha peli sulla lingua, perché non vieni tu? Saresti perfetto». Quanto tempo ho per pensarci? «È già scaduto!». Ok ci sarò. Cambiamo argomento. La tua passione per il cinema? «Beh non si è sopita, anzi, forse ci saranno presto novità». Quindi, un periodo positivo per te? «Speriamo che finalmente il mio angelo si sia svegliato. E che posi il suo sguardo su di me… sarebbe ora».

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L’ambiente dello spettacolo mi ha delusa. Mi sono rimboccata le maniche e ho trovato strade alternative.

A proposito: tu sei molto mistica e profonda, cosa ti attrae di questa dimensione? «Spesso mi sono trovata a dover combattere con le avversità del mondo, la cattiveria della gente, la falsità, l’indifferenza. Tutto questo mi ha fatto avvicinare a quello che per me è il mondo del silenzio, dell’introspezione e conseguentemente l’aldilà, gli angeli e la fede». Forse tutto questo è nato durante la malattia di Alberto Castagna? «Tu lo sai bene, in quel periodo c’eri. Sai bene tutto il dolore e la sofferenza. Sarei voluta morire insieme a lui pur di non doverlo vedere così. Forse per necessità, come spesso accade, ci si attacca a qualcosa di più grande come la fede. Noi siamo così inutili e insignificanti al cospetto di Dio. D’altronde anche tu hai pregato e sperato tanto, eri il suo più fidato amico in quel periodo». Dopo il tuo più grande amore sei riuscita a costruirti una vita sentimentale soddisfacente? «Be', subito è stato un susseguirsi di flirt disastrosi, volevo trovare a tutti costi una persona da amare, ma inevitabilmente incappavo in uomini superficiali, approfittatori, insomma profondamente sbagliati». Francesca se dovessi esprimerti in questo momento storico sul nostro Paese, a chi ti appoggeresti politicamente? «Vorrei come presidente del Consiglio Charlie Chaplin, in coppia con Sabina Guzzanti. Sarebbero sicuramente più credibili di molti altri». Concordo. Adoro entrambi e concludo facendo a te una proposta: Francesca Rettondini, con la sua collezione di borse, scarpe tacco dodici centimetri e tailleur mozzafiato perché non si propone in Parlamento? «Preferisco coltivare azalee a Villa Borghese».

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REPORTAGE di Francesca Airoldi e Giuseppe Cacciaguerra

perdersi a

Tra calli e canali (col sole o quando cala la nebbia), fotografati dai nostri ormai consueti turisti non per caso. E con Patty Pravo che incontra Ezra Pound. Ma, a saper ascoltar bene, si sentono anche i racconti di Thomas Mann, Jean Giono, Gabriele D’Annunzio, Riccardo Bacchelli, Vincenzo Cardarelli‌

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venezia

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Venezia è senza dubbio l’unico luogo al mondo in cui si possono sempre rinnovare tutti i propri desideri. Solo qui il mare ha questo forte odore che fa dimenticare tutte le realizzazioni e di nuovo le fa desiderare (…) qui non ci sono suicidi. Chi venisse qui con l’intenzione di togliersi la vita dovrebbe farlo subito la sera stessa; il giorno dopo sarebbe già troppo tardi. Jean Giono (1952)

«Un giorno di manca scolastica, incontrai Ezra Pound. Ovviamente non sapevo chi fosse. Era con una signora, sua moglie. Vedevo che mi sorridevano. Lei mi venne incontro e disse: “Ciao, vuoi un gelato?”. Risposi di sì, e da quel momento il gelato divenne un’abitudine quasi quotidiana. Ezra Pound non parlava mai; aveva già iniziato il suo personale silenzio con il mondo, quindi i nostri incontri erano vagamente surreali. Facevamo prima una passeggiata; lui era lungo, con i capelli tutti bianchi. Poi, prendevo il gelato. Quando gli amici dei nonni seppero che mangiavo il gelato con lui, la prima cosa che mi chiesero fu: “Ma parla?”. Risposi: “No, però comunica”». È la veneziana Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo, che parla. Un gelato con Pound in laguna… con l’uomo che per aver appoggiato il fascismo venne prima richiuso in una gabbia nel campo di Pisa e poi (negli Stati Uniti) dichiarato pazzo. Un grande poeta, che volle ritornare in Italia e che a Venezia morì in casa di Olga Rudge in Calle Querini 252. Fu sepolto nel settore evangelico del cimitero, sull’isola di San Michele. Diventa difficile scrivere di Venezia, quando i più grandi l’hanno descritta e omaggiata. Ernst Hemingway, che nello scorso numero del nostro gior-

nale ci ha accompagnato a conoscere Madrid, la visitò nella primavera del 1949 e tra il marzo e maggio 1954. Alloggiò sempre all’Hotel Gritti Palace e frequentò l’Harry’s Bar in Calle Vallaresso nelle vicinanze di Piazza San Marco (la storia d’amore con Adriana Ivancich è raccontata nel romanzo Di là dal fiume e tra gli alberi). Aldo Palazzeschi ambientò a Venezia il romanzo Il Doge, Alberto Moravia (che vi ha ambientato uno dei racconti de La cosa) possedeva una casa nei pressi della Chiesa della Salute e Giuseppe Berto ci ha regalato il libro Anonimo veneziano (da cui è stato tratto il l’omonimo film con Tony Musante e Florinda Bolkan, colonna sonora indimenticabile di Stelvio Cipriani). Sempre celebrata? Quasi. Voci fuori dal coro Julien Green: «Con tutta la buona volontà non sono riuscito ad affezionarmi a questa città che non viene lasciata morire e il cui corpo vivente marcisce nell’acqua putrida (…) la sua bellezza ha qualcosa che mi fa orrore. Ha un volto sul quale i segni della putrefazione si profilano sempre più grandi e numerosi, e l’amore che le si porta mi è sempre sembrato necrofilo. Ai miei occhi non c’è nulla di tanto deprimente come la luce del sole su queste antiche pietre».

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Sul libro del destino era dunque scritto alla mia pagina che il 28 settembre 1786, alle cinque di sera secondo la nostra ora, entrando dal Brenta nella laguna, avrei visto per la prima volta Venezia, e subito dopo avrei toccato e visitato questa meravigliosa città insulare, questa repubblica di castori. Così, a Dio piacendo, Venezia non è più una mera parola, il nome vuoto che per me, nemico giurato delle vacue sonorità, fu tante volte motivo d’angoscia. Johann Wolfgang Goethe (1786)

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Ma della luce di Venezia e dell’incanto dei suoi mattini, dello splendore del mare al Lido, del sole la sera dietro le cupole della Salute, del Redentore, di San Giorgio Maggiore… di tutto ciò e delle notti, delle calde notti in cui risuona sempre da qualche parte un canto o una musica di corno o di chitarre, di tutto ciò taccio, per metà in deliquio e per metà geloso. Arnold Zweig (settembre 1913)

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Capii perché così tante storie ambientate a Venezia sono gialli. È facile che gli ombrosi canali minori e i passaggi labirintici, dove persino gli iniziati perdono la strada, evochino umori sinistri. Riflessi, specchi e maschere suggeriscono che le cose non sono come sembrano. Giardini nascosti, finestre con le imposte chiuse e voci non viste parlano di segreti e rendono possibile l’occulto. Gli archi in stile moresco ricordano che in fondo l’insondabile mente orientale ha avuto la sua parte in tutto ciò. John Berendt (da Dove cadono gli angeli-Venezia e altri misteri)

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Già di settembre imbrunano a Venezia i crepuscoli precoci e di gramaglie vestono le pietre. Dardeggia il sole l’ultimo suo raggio sugli ori dei mosaici ed accende fuochi di paglia, effimera bellezza. E cheta, dietro le Procuratìe, sorge intanto la luna. Vincenzo Cardarelli, Settembre a Venezia

Una volta sola ci siamo crogiolati nella luce del sole in Piazza San Marco, un giorno dopo il nostro arrivo avvenuto sotto una pioggia torrenziale. Da allora, nebbia senza fine. Marie von Ebner-Eschenbach (autunno 1907)

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Se entrate dalla parte di San Marco attraverso una quantità prodigiosa di bastimenti di ogni genere, di vascelli da guerra, di vascelli mercantili, di fregate, di galere, di barche, di battelli, di gondole, sbarcate su una riva chiamata la Piazzetta, dove si vedono da una parte il Palazzo e la Chiesa Ducale che annunciano lo splendore della repubblica, e, dall’altra, la piazza San Marco circondata da portici innalzati secondo i disegni del Palladio e del Sansovino. Si va per le vie della Merceria fino al ponte di Rialto; si cammina su pietre quadrate di marmo d’Istria, dentellate a colpi di scalpello in modo che non vi si possa sdrucciolare, si passa per una località che rappresenta una fiera perpetua, e si arriva a quale ponte, che, con un solo arco di novanta piedi di larghezza, attraversa il Canal Grande, assicura con la sua elevatezza il passaggio alle barche e ai battelli durante l’alta marea, offre tre diverse vie ai passeggeri e sostiene sulla sua incurvatura ventiquattro botteghe con le abitazioni e coi tetti coperti di piombo. Carlo Goldoni, Memorie 1784-1787

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Prima di capire esattamente come, scoprii che stavamo scivolando per una strada, una strada davvero spettrale. Su entrambi i lati le case si levavano dall’acqua, e la nera barca scivolava sotto le finestre (…) Tutt’intorno regnava un profondo silenzio. Charles Dickens (1844)

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Chi nel mettere piede per la prima volta, o dopo una lunga assenza su una gondola veneziana, non ha dovuto reprimere un brivido fugace, un senso di segreto disagio o di avversione? Giunto a noi immutato dai tempi delle ballate, nero come nere al mondo sono soltanto le bare, lo strano legno evoca alla nostra mente tacite, delittuose avventure nel mormorio notturno delle acque; e soprattutto evoca la morte stessa, il feretro, il corteo tetro, il silenzio dell’ultimo viaggio. Thomas Mann (1912)

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(...) questa pura Città d’arte aspira a una suprema condizione di bellezza, che è per lei un annuale ritorno come per la selva il dar fuori. Ella tende a rivelar sé medesima in una piena armonia… Gabriele D’Annunzio, Il fuoco, 1900

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Venezia: ma, prima di Venezia, Fusina, poiché di là arrivavo: i chiari e smaglianti argenti nebulosi della laguna piena d’ali di gabbiani adriatici, belli nella vigoria del volo possente e leggiero in una limpida mattina invernale dall’aria senza vento, immota. Resta vero adesso come allora, che chi voglia davvero arrivare a Venezia, ha da evitare la triviale comodità degli approdi ferroviari ed automobilistici; ha da prendere la via del canal di Brenta e dell’umile imbarco di Fusina: e vedrà sorger Venezia dall’acqua e nell’aria in una nebbia lontana d’argento nitido e fosco; le vedrà, la nebbia e la città, inazzurrare e indorare, l’aria farsi di rosa e d’arancio e di rosso, dei colori della città unica, mentre già di chiariscono i bianchi antichi dei marmi, i grigi stupendi della pietra, e squilla al sole la palla d’oro e di verderame, brividisce di verde l’acqua del canal di Giudecca e del principio del Canal Grande, che s’aprono all’occhio; e di là dal Palazzo dei Dogi, san Marco si palesa in un’aureola, in un’iride preziosa che se ne fonde nell’aria incantata e melodiosa. Sull’acqua del Bacino, fra san Giorgio dei Greci e le Rive, una brezza c’è sempre a darle un riso di vita, quasi che pur l’aria sia innamorata della luce di Venezia. Riccardo Bacchelli (da Italia per terra e per mare)

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Passammo… o scivolammo… o volteggiammo attraverso stradine e viuzze; avanzavamo rasenti i muri e gli angoli: tra le pareti in pietra e il bordo della barca non si sarebbe potuta infilare una mano. Gerhart Hauptmann (gennaio 1897)

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La posizione dell’antica città delle meraviglie romane sempre una delle apparizioni più venerabili e toccanti, ma anche più esotiche e avventurose per il viaggiatore… Friedrich von Matthisson (giugno 1796)


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Sempre bella la Sua Maestà Venezia, forse troppo bella per questo presente plebeo che non le si addice affatto. Una regina che per denaro deve mostrarsi a curiosi che posseggono denaro, ma nessun rispetto per le antiche maestà. Otto Julius Bierbaum 1902

A mezzanotte passai per vie solitarie…, per anguste vie di pietra, morte… attraverso piazze piccole, quadrate, morte, con tre fontane di marmo antico e all’improvviso La morte a Venezia una chiesa grigia dalle forme graziose e carezzevoli. E una volta, passando, attraverso un varco stretto vidi il ponte dei sospiri librarsi nella notte. A. Kerr (1920)


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Di sera con i loro alti camini svasati cui il sole reca i colori rosa più vivi, i rossi più chiari sopra le case sembra fiorire tutto un giardino, con tanta varietà di sfumature che lo diresti, coltivato sulla città, il giardino d’un appassionato di tulipani di Delft o di Haarlem. E poi, l’estrema vicinanza delle abitazioni faceva d’ogni crocicchio la cornice dalla quale sogguardava fantasticando una cuoca, o una ragazza che, seduta, si faceva pettinare da una vecchia dal profilo, indovinato nell’ombra, di strega, tramutando in una esposizione di cento quadri olandesi giustapposti ogni povera casa silenziosa e contigua alle altre a causa dell’estrema strettezza di quelle calli. Compresse le une contro le altre, quelle calli dividevano in ogni direzione con le loro scanalature, il settore di Venezia compreso fra un canale e la laguna, come se si fosse cristallizzato seguendo quelle forme innumerevoli, tenui e minuziose». Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto, La fuggitiva

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Forintervista magazine di Silvestro Bellobono

Per sette stagioni la Orlando (45 anni) ha preso parte a I fatti vostri su Rai2. Dal 1998 al 2003 ha condotto Il lotto alle otto e tre edizioni di Theleton. Nel weekend è ospite fissa del programma Unomattina in famiglia.

Non mi manca nulla

E come darle torto? Brillante e sensuale, dagli esordi in Tv all’ultimo singolo musicale, dalle sue passioni più grandi alla vita privata: viaggio intorno al pianeta Stefania Orlando. Salite a bordo Ha da poco presentato il suo nuovo brano A Troia (la “A” indica una direzione, è poco carino pronunciarlo in romanesco), ogni weekend la vediamo a Unomattina in famiglia: Stefania Orlando si dice gratificata dalla sua vita e dalla carriera. Cominciata un po’ per caso…

soprattutto per la mia timidezza. Poi fui accolta bene da quel gruppo, si creò un bel rapporto con lo staff. Col tempo mi sono appassionata a questo mestiere, anche perché ho scoperto la bellezza del rapporto tra me e il pubblico».

Quando ha scoperto la sua passione per il mondo dello spettacolo? «Direi proprio per caso, nel periodo in cui lavoravo come agente immobiliare. Dopo una trattativa ebbi la proposta per un provino, addirittura con il grande Corrado. Successivamente fui scelta per il programma Sì o no? condotto da Claudio Lippi. Confesso che all’inizio ero un po’ perplessa,

È vero che suo padre desiderava per lei una carriera da avvocato? «Sì è così, lo voleva lui ma anche io. Alla fine però penso di essere andata incontro alle sue aspirazioni ugualmente, dato che lui da ragazzo cantava in un gruppo. E poi di avvocato c’è già mio fratello».

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Dopo la conduzione di tante trasmissioni che giudizio dà della Tv italiana? «Indubbiamente la Tv evolve, sia in positivo sia in negativo. In Italia ci si è equiparati agli standard europei, ricorrendo tantissimo ai format e poco agli autori, che da un lato può essere un concetto giusto, ma dall’altro sarebbe sempre meglio ideare trasmissioni italiane. Valgano da esempio alcuni programmi che hanno un boom notevole all’inizio e poi, dopo due-tre edizioni, crollano vertiginosamente. Penso che negli ultimi anni la nostra Tv si sia imbruttita, oggi abbondano i reality show che non brillano certo per i contenuti. Non voglio fare la bigotta, ma io vengo dalla collaborazione con autori come Corrado e Michele Guardì, quindi da un modello di Tv molto sobrio e nazional-popolare». C’è un programma che le piacerebbe condurre? «Certamente un talk show dove affrontare svariati argomenti. E poi vorrei presentare un programma musicale». Veniamo appunto alla musica. Come nasce Stefania Orlando cantante? «È il mio sogno realizzato. Sin da bambina cantavo davanti allo specchio i brani di Renato Zero, sono da sempre una “sorcina”, e già allora mi vedevo bene come rockstar. Da un po’ di tempo ho potuto approfondire questa mia grande passione a livello professionale. Mi sono buttata sulla musica, approfittando anche di un piccolo periodo di allontanamento dalla Tv, reinventandomi musicista. Oggi mi ritengo soddisfatta di questa scelta perché provo un’enorme felicità quando mi esibisco sul palco. Al contempo ho ripreso a lavorare in televisione, occupandomi dello spazio musicale a Unomattina in famiglia». C’è stata un’evoluzione nel suo percorso musicale? «Sì, poiché sono passata dalle canzoni allegre e spensierate degli esordi a pezzi di maggior spessore. All’inizio, provenendo dalla Tv, i discografici mi suggerirono di proporre un sound leggero, un po’ nello stile delle più famose canzoni di Raffaella Carrà. Oggi, invece, partecipo anche io alla stesura dei testi e affronto temi più seri, come le difficoltà odierne dei giovani, la mancanza di meritocrazia o la mercificazione del corpo, purtroppo presente nella nostra società. Cerco di mettere questo nelle mie canzoni, come nel mio ultimo singolo A Troia, dove la città omerica diventa metafora della corruzione moderna. Il pezzo è cliccatissimo su internet. Diciamo che ho avuto una svolta rock, sebbene si tratti di un rock particolare, un po’ indie e autoprodotto. Mi sento gratificata da questa esperienza perché ho fatto felice soprattutto me stessa». Quale critica le ha dato più fastidio? «Se criticano in modo costruttivo il mio lavoro lo accetto, fa parte del gioco e posso capire le opinioni negative quando scrivo una brutta canzone. Invece non accetto proprio le critiche offensive alla mia persona, si tratta di insulti gratuiti che non giustifico affatto. Io sono sempre favorevole alla libertà d’espressione, ma ci devono essere dei limiti che non superino il buon gusto e l’educazione». Dal punto di vista personale la sua ambizione più grande qual è? «Di poter continuare a fare il mio lavoro, a migliorarmi, a scrivere buone canzoni e condurre buone trasmissioni. Magari riscuotendo dei successi, non lo nego, perché fa sempre piacere essere apprezzati». Ritiene che attualmente nella sua vita manchi qualcosa oppure è felice così? «Sto bene così. Anche dal punto di vista sentimentale ho una relazione stabile con Simone Gianlorenzi, compagno e collega, in quanto è musicista anche lui. Per quanto riguarda i figli non sento questa esigenza perché non averne è una mia scelta, di cui forse mi pentirò tra venti anni. Ma ora non ho questo istinto materno, mi sento una donna completa,

consapevole e felice. Non mi manca nulla». Cosa pensa della sua città natale, Roma? Le piace? Ci vive? «Ci vivo perché la amo in tutte le sue infinite sfaccettature, inclusi i suoi difetti». Quali sono le sue più grandi paure? «Le malattie. Non mi fa paura tutto il resto, nemmeno la morte, ma la sofferenza che una malattia comporta mi spaventa. Invece, per altre cose della vita credo che se si ha in se stessi il migliore alleato tutti i problemi si superano». Che aspettative ha per questo 2012? «Mi auguro che possa portare tanta speranza a tutti, oltre alla risoluzione dei principali problemi della quotidianità, e mi riferisco soprattutto ai giovani in cerca di un lavoro».

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Amato con Sebastiano Somma

Gaetano Amato, volto storico della prima serie Tv La Squadra, scelto da Woody Allen per un ruolo nell’ultimo lavoro del regista americano, e apparso nel film Basilicata coast to coast, a gennaio su Mediaset sarà co-protagonista con Roul Bova della quarta serie della

fiction Ultimo. Grande talento anche per la scrittura (al suo terzo libro dopo che il primo ha vinto il Premio Bancarella) ha pubblicato recentemente il romanzo-thriller Gioco Segreto. Ecco le foto della presentazione.

ROTAZIONI di Ivan Rota

Esclusivo. C’è un’altra donna dietro la crisi tra Demi Moore e Ashton Kutcher: l’ex toy-boy si è da tempo invaghito di Fernanda Niven, nipote nell’indimenticabile attore David Niven e proprietaria di relais di lusso. Proprio durante un soggiorno è scattata la scintilla: l’attore ha iniziato a farle una corte serrata, ma lei non ha mai ceduto. Nonostante il mancato tradimento, la compagna, che ha già avviato le pratiche di divorzio, lo ha saputo e non lo ha perdonato. Inoltre, Tallulah Belle, figlia di Demi Moore e di Bruce Willis, ha partecipato al ballo delle debuttanti, al Crillon a Parigi, scortata dal padre Bruce in compagnia di Andie McDowell con la figlia Margaret Qualley. Tra le ventiquattro debuttanti Charlotte de Bourbon-Parme, Marie-Sarah Carcassone e Oriane Piccard. I fondi raccolti sono stati destinati alla Feed Foundation, impegnata contro la malnutrizione, associazione creata da Lauren Bush. E Demi continua a dimagrire: la fine del matrimonio la consuma. • Per la prima volta non si parla solo dei suoi scandali, ma anche degli esordi: ecco un’inedita Kate Moss in A Biography, il libro scritto da Nicolas Drummond che contiene anche le foto grazie alle quali entrò nel mondo della moda, superando il suo primo provino, foto scattate dall’amico David Ross. Presentazione della biografia a casa dello scrittore e della moglie

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L'autore con Sergio Alessi

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Roberta Palao, nell’esclusivissimo quartiere di Charlie Siem

Belgravia, alla presenza di Allegra Hicks e di altri numerosi invitati come il principe Francesco Ruspoli, Carla Maria Orsi Carbone, Drusiana Sforza, Alain Cartier, Lord e Lady Chelsea.

La già mondana Courmayeur di recente lo è diventata ancora di più con l’apertura di un nuovo disco privè. A completare l’operazione, un ristò e dodici suite de luxe che per chi vuole trattenersi a dormire. Per l’inaugurazione grande festa con la presentazione della linea Italia Indipendent creata da Lapo Elkann che è stato l’anfitrione dell’opening. Sono già stati progettati da Lapo degli occhiali in tinta con le tonalità del locale. Molti i vip presenti: da Alba Parietti e Giuseppe Lanza di Scalea, Umberto e Suni Veronesi, Gabriella e Rosyana Dompé, Ennio e Carlo Capasa. Intorno alla chiesa dei Santi Pantaleone e Valentino e lungo via Roma si avvistano altre persone famose, ma in incognito: qui riescono a stare tranquilli. Tra questi Vincent Perez, Susanne Bier e Daniela Santanchè che tradisce spesso la sua amata Cortina. Tutti concordi su di un fatto: la vista da Punta Helbronner è impareggiabile. Facile incontrare Maria De Filippi e Beppe Grillo, proprietario almeno sino a un po’ di tempo fa di una casa in piazzetta.

innaffiato da Franciacorta Brut Lo Sparviere, bollicine prodotte da Franco e Umberta Beretta. La padrona di casa, elegantissima in rosa di Dior, ha ricevuto gli invitati e li ha omaggiati con il dvd del restauro dell’Imago Pietatis, opera esposta al Museo Poldi Pezzoli, restauro da lei finanziato. Tra preziose argenterie e abbigliamento da caccia, ecco all’entrata un albero di Natale con le

corna al posto dei rami. Tra gli ospiti, solo cento fortunati, la frizzante Gabriella Dompè, Marta Marzotto, Carlo e Irene Micheli, Marta Brivio Sforza, Arturo Artom, Davide Oldani, Paolo e Sabrina Kessisoglu, Elio e Mercedes Catania, Lucio e Chicca Stanca, Ivan Olita, Paola Manfrin, Fabio Novembre, Bob Krieger.

Carlo Cracco con Umberta Gusalli Beretta

Alla Beretta Gallery, in via Durini, a Milano, Franco e Umberta Gusalli Beretta hanno invitato cento amici per gli auguri di Natale. Addobbi di Tearose, cucina a cura di Carlo Cracco e, in esclusiva per l’Italia, il concerto del violinista Charlie Siem che si è esibito anche al compleanno dell’amica Lady Gaga e per i Reali inglesi: bello e virtuoso, ha eseguito arie di Paganini ed è stato riempito di complimenti dalle signore presenti. Un’intera sala allestita con trionfi di dolci. Due “isole”, una con cibo vegetariano, l’altra con selvaggina e verdure. Tutto

Caterina Balivo (a sinistra) e Gabriella Dompè.

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Paolo Kessisoglu con la moglie Sabrina


For magazine COSE DI MODA di Marco Gastoldi

Passerella per sei

Ecco gli stilisti che abbiamo scelto per voi questo mese. Sfilano l’energia, il glamour, la luce, la trasgressione. Per il trionfo della femminilità!

Penne, frange, lacci e fronzoli: un gioco poetico con elementi familiari ha consentito alla stilista belga Ann Demeulemeester di raggiungere le vette della seduzione attraverso ciò che sa elaborare nel modo migliore. Una collezione quasi completamente nera per una mitologica creatura ricca di vita e pas-

sione. Cinture totalmente piumate che attraversano giacche di velluto, cuciture in pelle allargate sulla vita e chevron-stripes hanno contribuito a donare alla donna il ruolo di un’energica amazzone-guerriera, avvolta da pellicce di pecora, artigli da rapace e criniere di cavallo.

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Un vero e proprio tributo ad ogni tipologia di donna esistente quello di Vivienne Westwood per la collezione dell’attuale inverno all’insegna della forza, del potere e della vittoria. L’abile utilizzo di ogni tipologia di tessuto, le calde tonalità cromatiche dai lampi dorati e le originalissime forme hanno

reso, anche per questa stagione, un pret-a-porter unico e singolare. Fra i capi proposti ecco un abito a forma di uovo color pesca ornato con un fiocco, un vestito di maglia decorato con gioielli dall’ispirazione indiana e il tradizionale finale Westwood che presenta una sposa.

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Tessuti Pvc e dettagli in pura seta per un tocco di fluido futurismo dalle accattivanti tinte accese. Una linea di abiti forte e potente quella di Christopher Kane per l’attuale autunno/ inverno: una scala cromatica fondamentalmente scura dove

spiccano i particolari blu perlato, rosso incendio e crema per aggiungere un pizzico di glamour. Un trionfo di raffinatezza ed eleganza semplici e pulite, senza mai cadere nel minimal: un mood divertente e inaspettato da indossare ogni giorno.

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Forme squadrate d’ispirazione sartoriale dei primi anni ’90 sono il filo conduttore dell’inverno Lanvin. Ecco comparire, per coprirsi dal freddo, i cappelli a testa larga, le giacche corte e le mantelle in pura lana. I colori spaziano dal black&white al rosa fiorito su un mini-abito rea-

lizzato in seta stropicciata, rendendolo arioso e gonfio. Una collezione piena di ottimismo, come dichiara Alber Elbaz (direttore creativo): una vera e propria progressione dalle tenebre che inizia con forme rigide e lineari per concludersi con sensuali colori e silhouette.

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Uno spirito dedicato alla natura quello di Antonio Marras per Kenzo. Colori dalle tonalità autunnali del marrone, ocra, bronzo, melanzana e bordeaux si ispirano alle fioriture morenti tipiche dell’autunno. Cardigan in cashmere, gilet di pelliccia e cappotti parka militari hanno aggiunto un

peso invernale alla collezione, riferendosi alle tre tipologie di donna offerte abitualmente dallo stilista. Tra forme e tessuti naturali e fioriti, pizzi Chantilly, abiti schiumosi e fluttuanti ecco un tributo alle terre del Messico.

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Esplosione ed energia unite a glamour e luce: è glam-rock la collezione firmata Balmain. Jeans e giacche metalliche uniti a stivali, gioielli e cinture importanti hanno portato vigore e seduzione, lasciando però posto anche ai colpi di scena: un abito maschile azzurro unito ad una serie di

camicie con pettorina, pantaloni in maglia con bretelle e gonne scintillanti. Trionfo di bianco, nero, oro e azzurro pallido unito al sopravvento dei dettagli: impossibile non rimanere impressionati dalle sfarzose trame decorative e dalla luminositĂ di ogni piĂš piccolo particolare.

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For magazine double feature di Ivan Rota

Sarah Jessica Parker In occasione della prima del film Harry Potter and the Deathly Hallows, tenutasi all’Avery Fisher Hall a New York, l’attrice americana Sarah Jessica Parker ha indossato un blazer color blu notte con revers a lancia e tasche frontali. E sin qui va bene. Ma l’abito che ci azzecca?

Giorgia Wurth Alla conferenza stampa del film Cinque si è presentata con un delizioso abito Bluegirl: l’attrice, che ha anche interpretato Ilona Staller nell’inguardabile fiction Moana, sulla vita della pornostar Moana Pozzi, appare disinvolta in questo simil-pelle che la rende eterea. Quasi angelica.

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Emmy Rossum L’attrice americana è stata fotografata mentre passeggiava per le vie di Los Angeles, con un paio di sandali in pelle nera, allacciati alla caviglia, con dettaglio in metallo-oro, e con una mise da “casalinga disperata”…

Annalisa Scarrone Ecco una reduce della decima edizione di Amici di Maria De Filippi che ha rivoluzionato il suo look: da ragazzina in tuta a signora dal look dark. Molto bella, ma ci ricorda un poco Morticia Addams e pare uscita da un film di Tim Burton.

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For magazine PROTAGONISTI di Tommaso Gandino

La sfida della moda Eleganza e tradizione nel segno nel cuore della Capitale, raccon

del design : Fabio Neri, direttore

ta come stile e qualità si possan

Quando nasce la sua passione per la moda e quando capisce che diventerà la sua vita? «Fin da piccolo mi interessavo alle riviste di moda seguendola con attenzione». Com’è riuscito ad arrivare da solo in un ambiente chiuso e difficile? «Con la passione, la voglia di confrontarsi con gli altri e l’amore che ho per questo lavoro. Le amicizie mi hanno aiutato molto in questo settore». Quando ha cominciato a pensare alla moda come a una professione? «Ho conosciuto molti stilisti, personaggi dello spettacolo, vip, calciatori, politici, veline, modelle, liberi professionisti ecc. Mi intriga la voglia di poterli vestire, di renderli eleganti e chic per ogni tipo ti situazione. Mi piace trasmettere alla donna la sensualità, consigliarle l’oggetto misterioso che la rende sexy. Lo stesso vale per l’uomo. Devo molto alla mia amicizia con Stefano Gabbana». Se dovesse indicare il vero punto di svolta della sua carriera quale sarebbe? «Per il mio lavoro ho un amore particolare, la passione che con-

di un atelier

o rinnovare nel tempo

tinua e si alimenta giorno dopo giorno seguendo la moda costantemente». È vero che vive soprattutto per il suo lavoro? «Vorrei dedicare più tempo alla mia famiglia». C’è stato un momento in cui ha temuto di non farcela? «No, amo le sfide, sono una persona positiva e i miei sacrifici stanno dando riscontri ottimi». Per il suo lavoro lo stile è una necessità? «Sì, deve essere così». La sua principale qualità professionale? «Amo osservare, e studiare la filosofia dei luoghi in particolare, amo quei negozi fatti come cattedrali, belli e ampi da lasciarti senza fiato». Oggi a molte donne piace essere chic, senza griffe. Cosa ne pensa? «Sì, la tendenza è quella di essere alla moda, e di spendere poco». Le piacerebbe andare a fare qualcosa di buono all’estero? «Anche in Italia ci sono molte opportunità, ma se mi capitasse ci penserei di sicuro». (nella foto sopra Fabio Neri con Elena Ossola).

TI ORGANIZZO UN EVENTO? Da anni si occupa di pubbliche relazioni, kermesse, promozioni

Laura Melidoni par te da un’intu Per Laura Melidoni un’idea vincente è determinate per un evento di successo. Ci spiega lei stessa il perché. Lei organizza con successo da anni eventi nella Capitale… Quando ha iniziato? «Ho cominciato nel 1987 insieme ad Alessandra del Drago, poi mi sono occupata di molti locali che hanno fatto storia a Roma. Erano anni in cui la vita notturna capitolina era piena di personaggi straordinari. Nei locali dove lavoravo venivano Pelè, Maradona, Bruce Willis, David Bowie, i Duran Duran, Marvin Hagler».

e lanci pubblicitari.

izione e arriva al successo

Tra promozioni, operazioni di marketing e lanci pubblicitari qual è la cosa che le riesce meglio? «A me diverte ideare e seguire gli eventi. È una cosa che mi riesce naturale e una volta che un evento è pensato bene tutto diventa più facile, anche i rapporti con la stampa». Quanto si mette in gioco per un impegno commerciale? «Io credo di mettercela tutta, devo dire che i clienti sono rimasti sempre soddisfatti, anche perché io accetto di fare un lavoro solo se penso di poter offrire un buon risultato».

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È un lavoro che la rende orgogliosa? «Sì, dopo tanti anni sono contenta di fare un lavoro che mi piace. Riuscire in qualcosa che migliora la qualità della vita della gente mi rende veramente felice. Penso a quando ero la responsabile delle pubbliche relazioni della AS Roma nell’anno dello scudetto. Lì la felicità fu la mia e quella di centinaia di migliaia di persone che gioirono per quella vittoria straordinaria».

quel momento è triste, la soddisfazione è doppia».

Quali sono le caratteristiche vincenti di tutto ciò che lei promuove? «Una buona idea è sempre vincente. Certo una buona idea da sola non basta. Ci vuole impegno, costanza e anche un po’ di fortuna».

Per il suo futuro immediato quali nuovi impegni sta preparando? «Adesso mi sto occupando di Elle, un lavoro che mi prende e mi diverte molto. Ci sono altri progetti, ma non ne voglio ancora parlare per scaramanzia e per non favorire la concorrenza».

In un evento invece che cosa va evitato assolutamente? «La noia e le banalità. E poi bisogna essere sempre pronti a rimettersi in discussione. Mai innamorarsi di una cosa e non capire che si deve e si può cambiare in corsa».

Il sogno che non ha ancora realizzato? «Nessuno. Io penso di essere fortunata, ho una bellissima famiglia e faccio un lavoro che mi appassiona».

Il bon ton non è fatto per la gente triste? «Diciamo che ad un evento è sempre meglio avere gente allegra. Poi, se uno riesce a rendere felice una persona, che magari in

(Laura Melidoni nella foto con Ilary Blasi).

Se le sue amicizie finissero domani potrebbe iniziare una nuova vita? «Per me l’amicizia è sacra e quindi non credo che potrò perdere le mie amicizie. Nel lavoro ho cambiato tante volte, ma le amicizie non le ho mai perse».

L’ARTIGIANO DEL CIBO Vito Grossano, chef di un ristorante vegetariano in via Margutta, parla della sua passione per l’arte culinaria. Sempre orgoglioso

In cucina quanto è indispensabile la materia prima? «Quando hai un’ottima materia prima ti basta poco per essere sicuro che un piatto abbia successo».

di essere italiano

«Che rivaluta il piatto senza sconvolgerlo».

Dove trova l’ispirazione? «Dai ricordi dei sapori della cucina tradizionale di mia madre».

Gli chef alleggeriscono i sapori della pietanze. Questo è anche il suo l’obiettivo? «Ovviamente. Al ristorante spesso il cliente è abituale e fa piacere sentirsi dire che il pasto gustato era ottimo e leggero».

Un piatto eccellente che cosa deve avere? «Come dicevo prima una materia prima eccellente e deve rispettare la stagionalità, con ingredienti leggeri che non coprano il sapore principale».

Un episodio tra i fornelli che le è sembrato un segno del destino? «Quando mia madre mi chiedeva di aiutarla in cucina e ancora non pensavo di diventare un cuoco».

Qual è la giusta combinazione per un piatto unico? «Passione, semplicità, conoscenza dei principi nutritivi e della loro salvaguardia durante la preparazione».

Quando si trova all’estero è orgoglioso, per la sua cucina, di essere italiano? «È cosa certa che noi italiani, specie meridionali, siamo orgogliosi, abbiamo l’abitudine del mangiar bene nel dna e parliamo solo del cibo. Viva gli italiani uniti».

L’arte culinaria è il risultato di un mix tra il prodotto e la professionalità? «Certamente, è il frutto di anni di esperienza professionale e conoscenza dei prodotti e delle nuove tecniche di cottura, conservazione e presentazione». La sua cucina invece è il risultato di un giusto equilibrio tra la tradizione e la nuova concezione gastronomica…

Secondo lei un italiano, un inglese e un americano affrontano l’alimentazione in maniera diversa? «Dieci anni fa sicuramente l’alimentazione anglosassone era considerata squilibrata, ma oggi anche loro si stanno allineando a seguire una dieta corretta».

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For SORPRESE magazine di Silvestro Bellobono

La sfortuna ci vede benissimo

Quindi meglio non sfidarla. Anzi, bisogna cercare di allontanarla con riti scaramantici, spesso molto bizzarri. Almeno così pensa la maggior parte dei personaggi famosi intervistati da Gian Maria Aliberti Gerbotto nel suo libro Il metodo antisfiga-Le scaramanzie dei vip. Ma c’è anche chi non crede a queste superstizioni Quanto sono superstiziosi gli italiani? Tantissimo. A giudicare dall’ultima fatica letteraria di Gian Maria Aliberti Gerbotto, che ha stilato un vademecum dettagliato sui riti contro la sfortuna a cui ricorrono le celebrità nostrane. Il metodo antisfiga-Le scaramanzie dei vip, pubblicato dalla Aliberti editore (ma non sono parenti), si apre con una prefazione di Lino Banfi, attore protagonista di Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, ma tutt’altro che scaramantico, per proseguire poi con le avvertenze del Cicap (Comitato per il controllo sul paranormale) di Piero Angela, fino a concludersi con le parole del cardinale Ersilio Tonini, secondo il quale «la religione ha origine dalla meraviglia, la scaramanzia dalla paura».

Ho un gesto scaramantico molto semplice che ripeto spesso: facendo le corna con le mani, tocco tre volte prima ferro e poi le mie parti basse. Prima d’andare in onda con un programma importante lo ripeto addirittura tre volte di seguito. Max Giusti

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For magazine

Porto sempre nel portafoglio un baffo del mio gatto. Preciso che lui li perde, non glieli strappo. Tutto è iniziato per caso ai tempi del liceo quando mi sono ritrovata un suo baffo tra gli appunti e un compito in classe mi andò benissimo! Miriam Leone

Eppure di questa “paura” irrazionale e spesso immotivata sono vittime tante persone, che si aggrappano a qualsiasi metodo per difendersi dalla iella o semplicemente per ricevere, non si sa bene da chi o da cosa, un po’ di buoni

Il mio portafortuna è un fiocchettino rosso di raso, ma non so da dove arrivi: me lo diede mia mamma o mia nonna. E quando mio figlio era piccolo sotto la sua culla mettevo sempre santini, immagini di Padre Pio, cose del genere… Martina Colombari

auspici per la loro vita e il loro lavoro. «Non è vero, ma ci credo», diceva Eduardo De Filippo. E questo sembra essere il motto di vip, attori, conduttori e sportivi, in particolare calciatori e motociclisti. Soprattutto nel mondo dello spettacolo, come fa notare Eva Grimaldi, «la scaramanzia è una sana abitudine che, volente o nolente, ti porti appresso da quando inizi a bazzicare in questo ambiente». «Le mie sono tutte scaramanzie che ho imparato a teatro e che prima, da ragazzo, non avevo», conferma Gigi Proietti: 51 For Magazine


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con superiorità ai sempliciotti dello scongiuro e, in fatto di superstizione, si dichiarano “non credenti!”. O, meglio ancora, ricorrono a battute sarcastiche come quella di Luciano De Crescenzo: «Io non credo assolutamente alla sca-

«Oggi che ho quarantacinque anni di carriera sulle spalle, le seguo tutte: la scala, il sale, il viola, lo specchio… Il mio camerino è pieno d’amuleti, dal ferro di cavallo al corno con sopra pulcinella con la gobba». Tuttavia, leggendo il libro emerge anche una pattuglia consistente e “agguerrita” di chi, andando un po’ controcorrente, non teme minimamente la malasorte e tutte le piccole-grandi nevrosi che comporta. Si tratta di coloro che potremmo definire gli “scettici”, i quali, per ostentare la loro razionalità, o forse solo per scherzo, guardano

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Quand’ero piccola non potevo separarmi dalla collanina della nonna. Era il mio portafortuna, un ciondolo del mio segno zodiacale: ero schiava di quel feticcio! Milly Carlucci

Nel talk show Artù, abbiamo tenuto in studio l’albero di Natale, con appese le facce di tutti i membri dello studio, ben oltre le festività, perché s’era messa in giro la voce che portasse bene. Gene Gnocchi


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La scaramanzia, quando colpisce la reputazione delle persone, diventa terribile. Penso alle illazioni sulla povera Mia Martini. Quando presentai il Festival di Sanremo lei era in gara: fu un trionfo d’audience. Mia Martini mi portò fortuna Alba Parietti

ramanzia perché sono ingegnere. Credo invece nel caso, una specie di sorteggio che avviene nelle cose d’ogni giorno». Magari, in segreto, anche lo scettico fa le corna al passaggio di un carro funebre vuoto, però non ha riti o gesti per ingraziarsi il fato. «Non me ne frega assolutamente nulla di gatti neri, scale, sale…Non sono scaramantico. Tutto questo non mi appartiene proprio», esclama il duro Claudio Amendola. Più piccato il giudizio di Daniele Capezzone: «Io non sono affatto superstizioso, ma ho grande solidarietà per chi lo è, perché soffre due volte: la prima quando teme che un avvenimento si verifichi, la seconda quando poi si verifica davvero». Una sorta di mosca bianca nel super scaramantico ambiente della Tv è Carlo Conti, che perdona anche il suo pubblico vestito di viola in quanto dice di non credere a «queste sciocchezze». E come lui anche Maddalena Corvaglia, «la partenopea un po’ anomala» Roberta Capua, la nordica finlandese Anna Falchi, e Lorena Bianchetti che arriva a dire: «La scaramanzia è la religione dei deboli, e io non voglio esserne dipendente». Ci sono poi i coraggiosi che sfidano apertamente la sorte. «Passo continuamente sotto le scale aperte che trovo sulla mia strada», rivela serafica Eleonora Giorgi. Ma c’è chi è andato oltre. Dopo il grave incidente automobilistico in gara, che gli costò l’amputazione di entrambe le gambe, il pilota Alex Zanardi ricorda: «Un anno e mezzo dopo sono tornato in Germania, su quella pista, per completare simbolicamente i giri che mi mancavano. Quando mi chiamarono per l’esibizione l’orologio segnava le ore 13, 13 minuti e 13 secondi. Mi vennero i brividi, ma poi trovai la cosa ridicola e partii lo stesso, completando il mio percorso tra gli applausi del pubblico». Giorgio Bocca e Oliviero Toscani diffidano totalmente dalle azioni propiziatorie o da quelle contro il malaugurio. Il fotografo è convinto che «la sfiga te la crei da solo, piangendoti addosso, perché è

pensando alle malattie che poi ci si ammala». Invece per Dario Fo, che se ne infischia dei colori in scena e dei giorni giusti per il debutto, «bisognerebbe mettere in giro la voce che crederci porta male! Ma forse anche il non esserlo è una forma di scaramanzia». Sprezzante dei cattivi auspici, in questo caso autoprovocati, Paolo Villaggio nel 2001 arrivò addirittura a inventarsi il giorno della sua morte: «A distanza di anni mi chiedono perché non sono morto. Tutti delusi! Nella mia vita non ho mai avuto la minima tentazione di comportarmi in modo scaramantico, significherebbe essere schiavo, sempre condizionato». Per il resto, però, dagli aneddoti raccolti da Aliberti Gerbotto viene fuori un florilegio di gesti superstiziosi, ai limiti del paradosso, compiuti da quei personaggi che ci credo-

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no davvero, gli “ultrascaramantici”. Si va da chi indossa sempre gli stessi abiti fortunati come Fabrizio Frizzi («Ho presentato tutte le prime puntate di Europa Europa su Rai 1 con le stesse mutande… ma lavate»), ed Enrico Ruggeri («Da qualche anno ai miei concerti indosso sempre gli stessi jeans neri elasticizzati. Ne ho comprati la bellezza di dieci paia»), a chi invece teme i colori e alcuni li evita come la peste: mai il verde per Paola Perego, sempre qualcosa di rosso per Valentina Vezzali e Cesara Buonamici, al bando il viola per tutti gli artisti terrorizzati dalle disgrazie che si dice siano da esso portate. C’è poi chi crede fermamente che il gatto nero, specie quando attraversa la strada, porti tanta sventura. «Sono stato più di un’ora e mezza parcheggiato sul ciglio d’una piazzola sperduta nella campagna ginevrina, ad aspettare che passasse qualcuno e

Sono scaramantica solo nei vestiti. Da due anni ho una maglietta rosa che non posso proprio indossare. L’ ho messa una volta sola durante un allenamento di danza e in quell’occasione mi sono fatta un male terribile al polpaccio Rossella Brescia

si portasse via la sfiga con sé», racconta Emanuele Filiberto di Savoia. «A dicembre del ’93, a Cellino San Marco vedevo sempre cinque gatti neri che, dal tetto della casa di fronte, puntavano fissi la mia – spiega amareggiato Al Bano –. Le provai tutte per cacciarli via, ma non ci fu niente da fare. Pochi giorni dopo, all’inizio del ’94, scoprii che s’era consumata la tragedia di mia figlia Ylenia». Ci sono poi un’infinità di false credenze legate ai numeri, iellati o ben auguranti, come il 13 e il 17, agli amuleti portafortuna come i cornetti di corallo (ne hanno uno sempre con sé Pamela Prati e Alessandro Cecchi Paone) e i feticci (tartarughe per Maurizio Costanzo, braccialetto del liceo per Martina Stella, un bullone per Luca Bizzarri!), e infine al modo di porgere il sale (per Vittorio Sgarbi deve essere poggiato sul tavolo e non passato di mano in mano), di portarselo sempre in tasca (come fanno Iva Zanicchi, Kledi Kadiu e Monica Leofreddi) o gettarlo a terra (Isabella Ferrari ne mette un bicchiere in ogni angolo della casa). Sono classici scacciaguai toccare ferro o legno, fare le doppie corna, per i maschietti la tipica grattatina alla parti basse, con la variante di Federica Pellegrini che, prima delle gare, in mancanza di altro, si tocca il seno. Tra i rituali più in voga contro la scalogna ce n’è uno esclusivo del mondo del teatro: ripetere tre volte in coro la parola “merda”. Una volta, durante una sua esperienza teatrale, lo ha gridato persino l’astrofisica Margherita Hack, che però, da donna di scienza, definisce le scaramanzie figlie dell’ignoranza. Di parere all’incirca simile sono gli “scaramantici laici”, ovvero quelli che non ci credono, in virtù della loro fede religiosa, eppure… «Da buon cristiano mi vergogno solo a pensarlo, ma c’è davvero chi porta male», dice ironico Franco Zeffirelli, riferendosi ai cosiddetti “portasfiga” più o meno consapevoli di questo “potere”. «Persino un duro come Benito Mussolini diceva di temere più uno iettatore

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Mia nonna Agatina toglieva il malocchio. Le comari facevano la fila per sottoporle i casi più strani. E io, oggi, come potrei dire che non ci credo? L’ ho visto con i miei occhi. Non sono scaramantica… Di più! Da buona meridionale Maria Grazia Cucinotta

che un antifascista», ricorda il quasi-scaramantico Roberto Gervaso. Della stessa scuola “non ci credo ma…” sono Amanda Sandrelli, Vittorio Feltri, Beppe Braida, Gabriel Garko che afferma: «Non mi ritengo un fanatico, ma se trovo una scala evito di passarci sotto». C’è poi chi, nel dubbio, mischia sacro e profano, come Paolo Brosio e Massimo Dapporto che tengono il cornetto rosso accanto al santino di Padre Pio. Al di là di tutte queste convinzioni, assurde o credibili, il libro porterà di sicuro bene a qualcuno: infatti, il ricavato dei diritti d’autore sarà interamente devoluto a beneficio della Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro.

Scopri l’autore Gian Maria Aliberti Gerbotto, giornalista e scrittore, è nato a Saluzzo nel 1972. Recentemente nominato Cavaliere al merito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, insegna nei Master in giornalismo dell’Università degli Studi del Piemonte orientale. Nella sua carriera ha già pubblicato più di duemila articoli e ha intervistato centinaia di personaggi noti, tra cui premi Nobel, premi Oscar, scrittori, economisti, personaggi del mondo dello spettacolo, cantanti, attori e sportivi. Nel 2000 ha pubblicato un libro di interviste indiscrete; nel 2006 Visti da vicino;

nel 2007 Il Vippaio a favore della ricerca sul cancro e nel 2009 Strano Amore pro Anlaids. I suoi testi sono stati presentati nei più seguiti programmi televisivi Rai e Mediaset, di cui è stato ospite (Unomattina, La vita in diretta, Mattino 5, Quelli che il calcio, vari telegiornali e nei programmi di Maurizio Costanzo). Vive a Castellar, in provincia di Cuneo, nel castello di proprietà della sua famiglia. Il metodo antisfiga-Le scaramanzie dei vip di Gian Maria Aliberti Gerbotto Aliberti editore, euro 15,00

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ForCINEMA magazine di Silvestro Bellobono

E ORA DOVE ANDIAMO? Cosa sono disposte a fare cinque donne per distogliere gli uomini del villaggio dai pregiudizi religiosi e dalla violenza insensata della guerra? La regista Nadine Labaki ci offre la sua chiave di lettura 56 For Magazine


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Nadine Labaki (37 anni) è regista e interprete del film. Nel 2007 ha diretto Caramel, presentato a Cannes e divenuto un successo internazionale.

Libano. Ai giorni nostri. Sulla strada che porta al cimitero del villaggio, una processione di donne vestite a lutto, sotto il sole pomeridiano, stringe al petto le foto dei loro mariti, padri o figli. Tra di esse ci sono anche Takla, Amale, Yvonne, Afaf e Saydeh. Alcune indossano il velo, altre portano un crocifisso, ma tutte condividono lo stesso dolore della perdita, conseguenza di una guerra funesta e inutile. Giunto all’ingresso del cimitero, il corteo si divide su due file: da una parte i musulmani, dall’altra i cristiani. Comincia così E ora dove andiamo?, secondo lungometraggio della regista libanese (qui anche sceneggiatrice e attrice) Nadine Labaki, che racconta la storia di un gruppo di donne pronte a tutto per proteggere la loro comunità, minacciata dall’isolamento, dalle mine, dalle forze esterne che cercano di distruggerla dall’interno. Le cinque protagoniste ricorrono a ogni mezzo, anche quello più grossolano, come far piangere sangue a una statua della Madonna o far arrivare in paese delle ballerine europee da avanspettacolo affinché i maschi ne siano attratti, e quindi persuasi ad abbandonare le armi. Ma, nonostante tutto, la tensione sale e ogni tentativo di pacificazione sembra inutile. Fino a che punto sapranno spingersi le cinque amiche? Presentata al Festival di Cannes 2011 nella sezione “Un certain regard”, questa pellicola ruota con leggerezza intorno ad un tema molto caro all’autrice: la convivenza tra esseri umani che professano una religione diversa. Nadine Labaki spazia dalla commedia al dramma, concedendosi anche qualche inserto di musical. Le finalità più profonde del film le spiega lei stessa.

Qual è l’argomento centrale di E ora dove andiamo? «La storia si svolge presso un villaggio sperduto nelle montagne, in cui donne cristiane e musulmane uniscono le forze, attraverso vari espedienti, per fermare i loro uomini che cercano di uccidersi vicendevolmente». Messa così sembrerebbe un dramma di quelli seri, quando invece all’interno del film ci sono molti momenti divertenti. «L’ironia si utilizza per affrontare le sfortune della vita, è una strategia di sopravvivenza, un modo per trovare la forza per riprendersi. Per me rappresenta una necessità. Desideravo che il film fosse una commedia più che un dramma, e che riuscisse a provocare più risate che commozione». Mentre sembra chiaro che questa guerra si stia svolgendo in Libano, il nome del paese non viene mai apertamente pronunciato. Perché questa scelta? «Secondo me, la guerra tra due fedi è un po’ una legge universale. Potrebbe benissimo accadere tra Sciiti e Sunniti, tra bianchi e neri, tra due famiglie o due villaggi. È un concetto che sta alla base di qualsiasi guerra civile, in cui la gente di uno stesso paese si uccide, nonostante siano vicini di casa o addirittura amici». Ha preso ispirazione da una storia vera? «Affatto. Alla base del film vi è un’esperienza personale. Ho scoperto

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Il film è interpretato in larga parte da attori non professionisti, reclutati per le strade di un villaggio in Libano, dove è ambientato. Inoltre, è stato girato integralmente in lingua araba.

di aspettare un bambino il giorno che a Beirut si passò nuovamente in uno stato di guerra e quindi, blocchi stradali, aeroporto chiuso, combattimenti armati. A quel punto mi sono chiesta: se io avessi un figlio, cosa farei per distrarlo dal fatto di prendere in mano un’arma e riversarsi sulle strade? È così che è nato il soggetto per il film». L’idea che le donne possano essere portatrici di pace è un sogno o una realtà? «Una fantasia, indubbiamente. La guerra è un male che infliggiamo a noi stessi per niente, per cose per le quali non vale la pena uccidersi. È stata proprio l’esperienza della maternità a farmi concepire questa assurdità in modo più forte e l’ossessione materna di proteggere i propri figli».

Nel film sono presenti molte scene in cui si canta e si balla. Come mai? «È una cosa che mi porto dietro dall’infanzia, quando ero solita guardare musical come Grease o i cartoni animati come Biancaneve o Cenerentola. Il film non è proprio una commedia musicale, ma, visto che non volevo fare un film politicizzato, i brani cantati e i balli mi hanno permesso di dargli un tocco fiabesco». Il suo personaggio è innamorato di un uomo appartenente ad un’altra comunità religiosa. È forse un modo di rappresentare l’impossibilità di questo amore? «Anche nelle loro teste i due esternano i loro sentimenti in modo ristretto. Oggi ci piace pensare di aver superato tutti questi discorsi,

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Where do we go now? (titolo inglese della pellicola) ha vinto il premio come miglior film al Festival di Toronto, oltre alla partecipazione a Cannes 2011.

ma in Libano un matrimonio tra due giovani ragazzi provenienti da due comunità diverse è tuttora un problema, per la famiglia, per la società, per la stessa coppia coinvolta nella relazione». Come nasce il titolo del film? «Dall’ultima battuta. Proprio quando pensi che i personaggi abbiano raggiunto qualcosa, risolto una situazione e trovato una soluzione, improvvisamente tutto sembra nuovamente andare in frantumi. Ma cosa succederà dopo? Cosa ci aspetta adesso? E ora dove andiamo? Non ho la risposta a questa domanda».

SCHEDA DEL FILM REGIA: Nadine Labaki SCENEGGIATURA: Nadine Labaki, Jihad Hojeily, Rodney Al Haddad CAST: Nadine Labaki, Claude Msawbaa, Leyla Hakim, Antoinette ElNoufaily, Petra Saghbini, Ali Haidar, Kevin Abboud, Mostafa Al Sakka GENERE: Commedia, Drammatico DURATA: 100' DISTRIBUITO DA: Eagle Pictures

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Maggie Gyllenhaal (34 anni, nominata all’Oscar nel 2010 per Crazy Heart) ha dichiarato di essersi innamorata subito della sceneggiatura, definita «assolutamente brillante, romantica e leggera».

HYSTERIA A volte può bastare un lampo di genio, come l’intuizione di un giovane medico, per scoprire il segreto della felicità femminile e realizzare una “vibrante” invenzione

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Hugh Dancy (36 anni, qui con Felicity Jones, 28 anni), dopo un breve fidanzamento, si è sposato nel 2009 con la collega Claire Danes, conosciuta sul set di Un amore senza tempo.

Nella Londra vittoriana di fine Ottocento, il giovane e brillante medico Mortimer Granville (Hugh Dancy) va a lavorare presso lo studio di Robert Darlrymple (Jonathan Pryce), specialista in malattie femminili come l’isteria, ovvero una forma di nevrosi tipica delle donne, caratterizzata da vari disturbi psichici e da sintomi sensoriali e motori come eccitabilità, irritabilità, ansia, depressione, frigidità. Quello che il dottorino ignora è che il professor Darlrymple pratica una bizzarra forma di cura “manuale” per le sue pazienti isteriche, consistente in un “massaggio” delle parti intime. Il vecchio medico, che nel suo studio ha sempre la fila di signore londinesi per i “soddisfacenti” esiti del suo trattamento, trova in Granville un assistente ideale, oltre che un buon partito per sua figlia Emily (Felicity Jones). Tuttavia Darlrymple ha anche un’altra figlia, Charlotte (Maggie Gyllenhaal), dal carattere intransigente e idealista, suffragetta e convinta sostenitrice della parità tra i sessi. Un banale incidente alla mano e l’amicizia con Edmond (Rupert Everett), un inventore progressista ossessionato dalla “nuova” scienza dell’elettricità, cambieranno radicalmente la vita di Mortimer, portandolo ad una sensazionale idea: uno stimolatore elettrico di piacere, ovvero il vibratore. Anche se il tema può sembrare pruriginoso, Hysteria è in realtà una commedia romantica ed esilarante, una satira di costume

realizzata con tocco leggero, mai volgare, nonostante alcune gag o dialoghi abbastanza espliciti, volti comunque a far sorridere di gusto. Non manca ovviamente l’analisi dell’eterna lotta tra sessi, ben resa dallo scoppiettante rapporto tra un uomo di scienza prudente, contenuto, tradizionalista, e una donna ribelle, emancipata, socialmente illuminata. Da questo loro conflitto apparente nascono i momenti migliori del film che, nel suo messaggio di fondo, conferma quanto gli opposti siano sempre fortemente capaci di attrarsi, specie quando lei comincerà ad insegnare a lui come realmente funzionano le donne e cosa davvero le rende felici. Il tutto concentrato intorno ad un oggetto piuttosto ingombrante e potenzialmente molto imbarazzante, non solo per l’Inghilterra puritana e bigotta della Regina Vittoria, ma anche per la società contemporanea, sempre moralista e bacchettona quando si parla di argomenti scomodi come la sessualità nelle quattro mura domestiche. Non tutti sanno, infatti, che il vibratore è stato uno dei primi congegni elettrici nella storia ad essere brevettato, naturalmente con un fondamento clinico ben radicato. Il suo inventore, il vero Joseph Mortimer Granville, lo aveva concepito, in realtà, come strumento per la cura dei muscoli indolenziti in fisiatria, e rifiutava categoricamente di vedere associato il proprio nome a quello di uno strumento di piacere intimo.

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Rupert Everett (a destra) interpreta il ruolo di un appassionato di congegni elettrici. Sarà lui, dopo aver inventato un piumino meccanico, a dare al dottor Granville l’idea del vibratore.

Da questo punto di vista Hysteria si colloca in quel filone, tra la comedy e il dramma, tanto in voga di recente che lega medicina e sessualità: si pensi al romantico Amore & altri rimedi, incentrato sulla rivoluzionaria scoperta del Viagra, e al più intenso A Dangerous Method, basato sull’applicazione della psicanalisi freudiana alle turbe di natura sessuale e non solo. Girata a Londra e in Lussemburgo, la pellicola di Tanya Wexler (alla sua prima opera importante) è interpretata da un cast di tutto rispetto, che vede nella parte della primadonna Maggie Gyllenhaal, talentuosa ma forse meno nota sorella del divo Jake Gyllenhaal, apparsa in diversi film di successo (soprattutto Secretary, nomination al Golden Globe, piuttosto ardito visto che parlava di una relazione sadomaso, ma anche Donnie Darko, World Trade Center, Il cavaliere oscuro) e nei panni dell’impacciato protagonista maschile Hugh Dancy, attore britannico parecchio a suo agio nelle commedie spensierate (come dimostrano le sue partecipazioni in Il club di Jane Austen e I Love Shopping). Al loro fianco due veterani di Hollywood (benché entrambi inglesi) come Jonathan Pryce e Rupert Everett, in ruoli da caratteristi

cui spetta l’umorismo più dissacrante e macchiettistico del film: convenzionale e compassato il primo, eternamente dandy wildiano il secondo. Il risultato finale è quello di un prodotto che intrattiene e diverte, perché desta curiosità e qualche risatina sincera. La Wexler, senza prendersi troppo sul serio, confeziona una commedia in costume nel più tradizionale stile british, mantenendosi bene in equilibrio tra irriverente anticonformismo e romanticismo rassicurante.

SCHEDA DEL FILM REGIA: Tanya Wexler SCENEGGIATURA: Jonah Lisa Dyer, Stephen Dyer CAST: Maggie Gyllenhaal, Hugh Dancy, Jonathan Pryce, Rupert Everett, Ashley Jensen, Sheridan Smith, Felicity Jones, Kate Linder GENERE: Commedia rosa DURATA: 110' DISTRIBUITO DA: Bim

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Simon Bird, James Buckley, Blake Harrison e Joe Thomas sono anche i protagonisti di The Inbetweeners, la serie Tv originale, prodotta e ambientata in Inghilterra da cui è tratto il film.

FINAMENTE MAGGIORENNI Quattro ragazzi inglesi, imbranati e bruttini, a zonzo per l’isola di Creta in cerca di piaceri e riscatto, in una commedia sexy che suona come la risposta british ad American Pie 63 For Magazine


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In patria la commedia ha incassato 72 milioni di dollari. I realizzatori hanno scelto come sfondo la popolare meta turistica Malia, nel Mar Egeo, anche se la maggior parte del film è stata girata nella città di Magaluf, a Majorca.

Dal team della nota serie Tv inglese da cui è tratto, vincitrice dei premi BAFTA e Comedy Award, arriva in sala Finamente maggiorenni. È la storia di quattro ragazzi, amici per la pelle e perdenti nella vita, che decidono di andare in vacanza a Malia, Creta, senza genitori, senza professori, senza soldi e, soprattutto, con scarse possibilità di successo con le ragazze. Da sempre vittime di un mondo fatto di umiliazioni e derisioni, Will, Jay, Simon e Neil partiranno alla ricerca di gioie facili, sesso sfrenato e tanto divertimento, guidati esclusivamente dai loro ormoni e da parecchia voglia di riscatto, tipica degli adolescenti “sfigati”. I quattro diciottenni, infatti, nel loro liceo non sono affatto popolari presso l’universo femminile a causa dei loro comportamenti surreali e goffi. Approfittando della sospensione estiva delle lezioni, decidono di lasciare l’Inghilterra e volare sull’isola miditerranea dove, tra mille equivoci e peripezie varie, proveranno a perdere la verginità e a conquistare le donne incontrate sul posto. Riusciranno nella loro “impresa” oppure torneranno a casa più depressi di prima? Pieno di gag comiche e di momenti esilaranti, il film, prodotto da Christopher Young, è stato scritto dagli sceneggiatori Damon Beesley e Iain Morris, tutti e tre facenti parte sin dall’inizio del progetto televisivo. La regia è stata affidata a Ben Palmer, già autore degli episodi della sitcom, che in Tv hanno la durata massima di 25 minuti ciascuno. Palmer è un veterano dei prodotti seriali, avendo preso parte in passato al telefilm comico Bo Selecta per Channel 4, dove ha fatto da regista per tutte le tre stagioni. The Inbetweeners (questo il titolo originale della commedia) sono interpreti dagli attori fissi del serial, ovvero Simon Bird (Will), James Buckley (Jay), Blake Harrison (Neil) e Joe Thomas (Simon). Concepiti come un unico nucleo sociale, i quattro personaggi possiedono, tuttavia, caratteristiche ben definite all’interno del gruppo: Neil è sempre al centro dell’attenzione, è un po’ il leader; Will è l’outsider, che ogni volta vede le cose da una prospettiva totalmente diversa; Jay è il chiacchierone della compagnia, ma anche il più sincero; infine, c’è Simon, l’imbranato e ingenuo per eccellenza, che naturalmente rappresenta la cerniera della comitiva. Come hanno raccontato gli autori, ci sono molte esperienze che segnano

la vita dei teenager, dal primo anno scolastico alla prima volta al pub, dal primo bacio con una ragazza alle delusioni sentimentali che spesso ne conseguono. Ma nulla di tutto ciò è paragonabile all’esperienza di totale libertà donata da una gradita e incasinata vacanza senza i genitori. «Le vacanze dei ragazzi a volte possono essere orribili – spiega lo sceneggiatore Iain Morris –. Se non ti diverti ti guardi intorno pensando che tutti gli altri si stanno divertendo come pazzi tranne te. E questo peggiora la situazione». Da qui l’idea di cominciare il film con la fine della scuola e di proiettare i quattro protagonisti in un viaggio all’estero che, considerati i loro profili caratteriali, avrebbe offerto tanto materiale da cui trarre spunti e occasioni interessanti, comiche, spensierate e talvolta ridicole. «Pensi che troverai il Nirvana, donne incredibili, drink a go-go e tanto sesso, sogni ad occhi aperti tutto il divertimento che ti aspetta, ma in realtà, quando arrivi sul posto, la situazione è terrificante», fa notare con ironia Damon Beesley, co-scrittore della pellicola. Una delle sequenze più importanti nel film è girata su una barca, dove si svolge una festa, da cui Simon dovrà buttarsi in mare aperto: l’attore Joe Thomas ha recitato l’intera scena senza alcuna controfigura, a differenza degli altri interpreti che si sono tirati indietro per motivi di salute o di sicurezza.

SCHEDA DEL FILM REGIA: Ben Palmer SCENEGGIATURA: Damon Beesley, Ian Morris CAST: Simon Bird, James Buckley, Blake Harrison, Joe Thomas, Emily Head, Belinda Stewart-Wilson, Laura Haddock, Sam Creed, Lydia Rose Bewley GENERE: Commedia DURATA: 97' DISTRIBUITO DA: Eagle Pictures

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Elizabeth Olsen (22 anni) interpreta Martha, di cui l’attrice racconta: «È il genere di personaggio che mi auguro molti più cineasti creeranno per giovani donne. Martha non è uno stereotipo, e le sue lotte sono molto reali».

LA FUGA DI MARTHA Tra abusi del passato e paranoie del presente una giovane donna, scappata da una comunità religiosa, cerca di ritrovare se stessa. Una storia che mette in guardia contro i pericoli delle sette 65 For Magazine


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John Hawkes (52 anni) ha ricevuto nel 2011 una candidatura all’Oscar per il drammatico ruolo dello zio della protagonista in Un gelido inverno, accanto ad un’altra giovane star: Jennifer Lawrence.

Il regista Sean Durkin è co-fondatore assieme ad Antonio Campos di Borderline Films, società di produzione newyorkese. Durkin è stato candidato all’Independent Spirit Award 2009 per la migliore prima produzione con il film Afterschool.

Martha (Elizabeth Olsen) è una ragazza che vive un periodo di confusione, caratterizzato da una profonda crisi di identità, legata a forti traumi vissuti in passato. Infatti la giovane donna è psicologicamente provata dagli anni trascorsi in una comunità-setta religiosa, guidata dal carismatico Patrick (John Hawkes), e dalla quale ha trovato la forza di allontanarsi, fuggendo lontano. Spaventata e senza meta, cerca ospitalità presso la sorella maggiore Lucy (Sarah Paulson), che non rivedeva da anni, e il cognato Ted (Hugh Dancy), proprietari di una lussuosa casa sul lago nel Connecticut. Ma conforto familiare e tranquillità del nuovo ambiente non bastano. L’equilibrio mentale di Martha è seriamente scosso dalle violenze psicologiche e sessuali che ha dovuto subire. Ricordi inquietanti del passato e visioni di un futuro pericoloso opprimono la sua fragile psiche, gettandola in preda ad ossessioni e misteriosi sensi di colpa, nella perenne convinzione di essere osservata e controllata da Patrick e dai suoi seguaci. Un tunnel dal quale la ragazza dovrà uscire con le sue forze. Anche se… Vincitore nel 2011 del premio per la miglior regia al Sundance Film Festival, e del Prix de la Jeunesse a Cannes, il film di Sean Durkin è una storia di suspense psicologica, ma anche un’attenta analisi di identità, vulnerabilità e legami di famiglia con uno sguardo in chiaroscuro, tra pericoli e voglia di normalità. La pellicola, non certo la prima ad affrontare i problemi religiosi dei gruppi più disparati, oltre agli apprezzamenti per l’intensità e la sofferta partecipazione degli attori, ha suscitato diverse polemiche in patria. Nello Utah, dove la presenza mormone è molto forte, le comunità religiose si sono

dissociate dalla setta in cui resta invischiata la protagonista; tuttavia, il problema negli Stati Uniti è purtroppo attuale, perché tanti giovani emotivamente fragili cercano asilo nelle sette religiose, e quando poi ne escono il loro reinserimento nella vita sociale è quanto mai difficile e travagliato. Al suo debutto cinematografico il regista intraprende un viaggio intimo nel pericolo, in cui lui e una cinepresa indagatrice seguono passo passo il percorso della giovane protagonista. «Ho voluto fare qualcosa imperniato sui personaggi, contemporaneo e naturalistico», spiega Durkin: «Trovo che d’abitudine i culti sono tratteggiati in modo che alla fine risultano caricature di se stessi. Ho perciò fatto tante ricerche, e ho letto un passaggio che mi è letteralmente saltato addosso e mi ha detto “questa è la storia che voglio raccontare”. Trattava di una ragazza che aveva lasciato un gruppo, diventato col tempo sempre più violento. Mi chiedevo come fossero per lei le settimane successive alla sua fuga. Come ci si riadatta alla normale società dopo quello che si è vissuto?». Per il ruolo complicato e intenso di Martha è stata scelta Elizabeth Olsen, sorella minore delle più famose gemelle Mary-Kate e Ashley, stiliste e attrici che hanno creato un patrimonio di milioni di dollari. Lizze, come la chiamano in famiglia, conducendo una vita schiva e poco mondana ha saputo farsi notare da Hollywood solo per le sue qualità recitative, esibendosi in teatro e per il grande e piccolo schermo fin dall’età di quattro anni. Oggi ventiduenne l’attrice ha sbalordito tutta la critica con questa performance carica di pathos e fragilità drammatica. Dopo essere stata scritturata per la parte

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Sarah Paulson (37 anni) e Hugh Dancy (36 anni). La Paulson è nota per le serie televisive quali American Gothic (1995/96) e Studio 60 on the Sunset Strip (2006/07).

la Olsen ha dichiarato: «È stata la prima sceneggiatura a rendermi realmente eccitata appena l’ho letta. Era qualcosa di molto diverso e potevo vedere chiaramente il personaggio. Ho capito la sua psiche e, in un certo verso bizzarro, Martha mi è veramente piaciuta». Alla buona riuscita del film contribuiscono anche la fotografia di Jody Lee Lipes e le due location newyorkesi del tutto opposte: un’isolata fattoria tradizionale di Monticello e una ultramoderna proprietà in riva al lago vicino alla cittadina di Roscoe.

SCHEDA DEL FILM REGIA: Sean Durkin SCENEGGIATURA: Sean Durkin CAST: Elizabeth Olsen, Hugh Dancy, Sarah Paulson, John Hawkes, Brady Corbet, Christopher Abbott, Maria Dizzia, Julia Garner, Louisa Krause GENERE: Drammatico, Thriller DURATA: 101' DISTRIBUITO DA: 20th Century Fox

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For magazine CONSIGLI & SCONSIGLI di Dina D’Isa

LA TOP TEN DEI FILM MIGLIORI DEL 2011 2

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1) Sherlock Holmes: Gioco di ombre di Guy Ritchie, con Robert Downey Jr., Jude Law e Noomi Rapace. Genere: Fantasy-Thriller.

Antonio Banderas, Mark Strong e Taham Rahim. Genere: Drammatico.

2) Le Idi di Marzo di e con George Clooney, Ryan Gosling e Paul Giamatti. Genere: Drammatico.

7) Lo Schaccianoci 3D di Andrei Konchalovsky, con Elle Fanning, Nathan Lane e John Turturro. Genere: Fantastico.

3) Il Gatto con gli stivali 3D di Chris Miller, con la voce di Antonio Banderas. Genere: Animazione.

8) Emotivi anonimi di Jean Pierre Ameris, con Benoit Poelvoorde, Isabelle Carré. Genere: Commedia romantica.

4) The Artist di Michel Hazanavicius, con John Goodman, Missi Pyle, Penelope Ann Miller, Berenice Bejo e Jean Dujardin. Genere: Muto, Romantico.

9) Arthur e la guerra dei due mondi di Luc Besson, con le voci di Freddie Highmore, Mia Farrow, Robert Stanton, Lou Reed e Iggy Pop. Genere: Animazione.

5) Enter the Void di Gaspar Noé, con Nathaniel Brown, Paz de la Huerta, Cyril Roy e Emily Alyn Lind. Genere: Drammatico.

10) Vacanze di Natale a Cortina di Neri Parenti, con Christian De Sica e Sabrina Ferilli. Genere: Commedia.

6) Il Principe del deserto di Jean-Jacques Annaud, con Freida Pinto,

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LA TOP TEN DEI FILM PEGGIORI DEL 2011 1

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1) Sentirsidire – Quello che i genitori non vorrebbero mai di Giuseppe Lazzari, con Francesco Mariottini, Vincenzo Taormina, Luciana Ussi Alzati. Genere: Commedia. 2) Napoletans di Luigi Russo, con Maurizio Casagrande, Giacomo Rizzo, Massimo Ceccherini, Nina Senicar, Andrea Roncato, Maurizio Battista. Genere: Commedia. 3) Real Steel di Shawn Levy, con Hugh Jackman, Evangeline Lilly, Kevin Durand, Hope Davis, Anthony Mackie, Dakota Goyo. Genere: Azione. 4) Bloodline di Edo Tagliavini, con Monica Citarda, Francesca Faiella, Marco Benevento. Genere: Horror. 5) Finalmente la felicità di Leonardo Pieraccioni, con Leonardo Pieraccioni, Ariadna Romero, Thyago Alves, Rocco Papaleo, Shel Shapiro. Genere: Commedia romantica.

6) Cambio vita di David Dobkin, con Ryan Reynolds, Jason Bateman, Leslie Mann, Olivia Wilde. Genere: Commedia sentimentale. 7) Mosse vincenti di Thomas McCarthy, con Paul Giamatti, Joe Tiboni, Tom McCarthy, Melanie Lynskey. Genere: Commedia. 8) Tower Heist: colpo ad alto livello di Brett Ratner, con Eddie Murphy, Ben Stiller, Casey Affleck, Téa Leoni, Matthew Broderick. Genere: Thriller. 9) Il figlio di Babbo Natale di Sarah Smith e Barry Cook, con le voci di Bill Nighy, James McAvoy, Hugh Laurie. Genere: Animazione. 10) Capodanno a New York di Garry Marshall, con Robert De Niro, Zac Efron, Lea Michele, Ashton Kutcher. Genere: Commedia romantica.

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STORIE di Silvestro Bellobono

GIALLOPARMA Katharina Miroslawa: il suo nome evoca una vicenda di cronaca nera di venticinque anni fa. Bella, sexy e condannata come mandante dell’omicidio dell’amante. Una donna splendida che vogliamo farvi raccontare da chi l’ha conosciuta e fotografata, il nostro Bruno Oliviero

Se tutto fosse accaduto oggi, quante puntate di Porta a porta (con plastico e senza), di Matrix e di Quarto grado sarebbero state dedicate alla sua vicenda? Il cocktail è da ascolti pazzeschi persino in prima serata: la ballerina di night, l’amante (ricco e già sposato) assassinato, una polizza sulla vita da un miliardo, l’ex marito e il fratello di lei subito sospettati e poi incriminati. Sì, la storia di Katharina Miroslawa è proprio un bel giallone. Ma non è la vicenda giudiziaria che vogliamo ripercorrere, in fondo si è già conclusa: Katharina è stata condannata in via definitiva come mandante dell’omicidio dell’amante Carlo Mazza (ucciso a Parma nel 1986) a 21 anni e mezzo, stessa pena per il fratello e 24 anni per quello che i giudici hanno considerato l’esecutore, l’ex marito di Katharina, Witold Kielbasinski. Non solo, Katharina (che finì in carcere dopo quasi otto anni di latitanza), ha ottenuto la semilibertà e tra poco sarà libera del tutto. È profondamente cambiata, un’altra donna, ma vuole dimenticare e forse farsi dimenticare (si è sempre dichiarata innocente).

Ha 49 anni, è ancora bella, ma noi ve la ripresentiamo com’era all’epoca dei fatti (in primo grado fu assolta). E ve la facciamo raccontare da chi l’ha fotografata allora. Immagini sexy di una potenziale killer. L’intreccio tra sesso e crimine si mescola negli scatti che Bruno Oliviero realizzò con la Miroslawa una ventina di anni fa. Eppure dalle parole del fotografo, che tanto bene l’ha conosciuta, emerge il ritratto di una ragazza tranquilla e si può apprezzare il lato più umano di una dark lady. Quando anni fa ha fotografato Katharina Miroslawa che tipo di donna le è sembrata? «Indubbiamente era una ragazza bellissima, con degli occhi magnetici, la classica bellezza mediterranea. Mi affascinò moltissimo. Io la vidi per la prima volta in Tv, al Maurizio Costanzo Show, raccontare la sua vicenda. Rimasi incuriosito e decisi di contattarla per realizzare con lei un servizio fotografico».

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Cosa le ha trasmesso il suo sguardo? «Da una parte tanta dolcezza, dall’altra rabbia. E naturalmente molta sensualità».

da, nonostante il suo lavoro di ballerina nei night club e di lap-dancer. Non era di sicuro una ragazza volgare, anzi si mostrava piuttosto umile».

Le appariva a suo agio davanti all’obiettivo della macchina fotografica? «Certo, trasmetteva molta femminilità, che forse era la sua peculiarità maggiore».

Ha percepito in lei un fascino torbido da femme fatale? «Per me era una ragazza splendida ed educata. Non aveva affatto un’indole cattiva. Era tranquilla e lasciava trasparire la sua innocenza». L’ha più sentita o rivista nel corso degli anni? «Certo. Siamo rimasti amici e abbiamo continuato a lavorare insieme. L’ho incontrata anche in quei periodi in

In quegli scatti la sua carica erotica era naturale o artificiale? «Era naturale. Ma Katharina era anche una persona timi-

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Tutte le foto del servizio sono di Bruno Oliviero.

cui era coinvolta con i processi legali. Una volta la vidi a Milano e a bruciapelo, guardandola dritta negli occhi, le chiesi se era colpevole di quel crimine. Lei mi disse di no. Era molto sincera, aveva le lacrime agli occhi». Lei che idea si è fatto di quella triste vicenda criminale? «Io le ho creduto. Quindi sono convinto della sua innocenza. È stato qualcun altro a uccidere Carlo Mazza. Katharina è rimasta coinvolta perché c’era di mezzo quella polizza assicurativa da 1 miliardo di lire intestata a lei. Per proclamare la sua innocenza lei rifiutò anche la metà di quella somma che le venne offerta dall’assicurazione. Personalmente non ho mai creduto alla sua colpevolezza». Ci può raccontare qualche aneddoto del suo legame

con Katharina? «Ogni volta che ci incontravamo lei mi esprimeva tutto il suo piacere di lavorare con me, e ovviamente la cosa era reciproca. Aveva bisogno di sentire fiducia intorno a lei, era lieta dell’amicizia che aveva con me, di qualcuno che le dava ancora credito». Sarebbe interessato a fotografarla di nuovo oggi che, nonostante l’età e gli anni di prigione, è ancora una bella donna? «Assolutamente sì. Se avessi il suo numero di telefono la chiamerei subito. Ben volentieri lavorerei ancora con lei».

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For magazine teatro di Silvestro Bellobono

photo Ralf Brinkhoff

I Tap Dogs sono una compagnia di danza australiana che balla il tip tap in un contesto metropolitano, dando vita ad un musical elettrizzante e coinvolgente.

Il più grande spettacolo dopo il… tip tap Tornano in Italia i Tap Dogs, i prodigiosi ballerini australiani che hanno reinventato l’arte di Fred Astaire con uno stile moderno, frenetico e popolare. La tournée parte da Milano e, tra le tante tappe, toccherà anche Roma 76 For Magazine


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photo Ralf Brinkhoff

L’ideatore e coreografo dei Tap Dogs è Dein Perry, che insieme al suo gruppo iniziò a ballare il tip tap nel garage dietro alla casa della sua insegnante di danza.

Dopo l’incredibile successo riscosso nei più importanti teatri del mondo, i Tap Dogs sbarcano anche in Italia, tornando in scena con un look totalmente originale e innovativo, pronti a coinvolgere e travolgere il pubblico con 80 minuti di puro spettacolo e carica di energia. La formidabile compagnia australiana, definita non a caso “a dance sensation”, ha già conquistato le maggiori platee a livello internazionale, dando vita ad uno show unico nel suo genere, che combina l’armonia e il ritmo contagioso del tip-tap con la forza e la sensualità di ballerini aitanti e vigorosi. Gli elementi di questo successo si ritrovano nei sei irresistibili artisti che formano la compagnia, tutti provenienti da Newcastle, città mineraria a nord di Sidney. Atleti, prima ancora che danzatori, forti e muscolosi diretti dal coreografo Dein Perry, affiancato dal regista Nigel Triffitt e dal compositore Andrew Wilkie. Tutto nasce proprio da un’intuizione di Dein Perry, ideatore e coreografo dei Tap Dogs, che ha trasformato in una professione il suo amore per il tip-tap, da quando lo ballava nel garage della sua insegnante di danza, fino alla grande svolta, avvenuta dopo aver preso parte nel ruolo principale a 42nd Street. Al termine di questa esperienza, Dein decide di inventare uno spettacolo di ballo contempora-

neo capace di rifarsi alla quotidianità degli operai nelle fabbriche di Newcastle. In seguito, avendo maturato anche competenze in qualità di coreografo nel musical del West End Hot Shoe Shuffle, Dein crea lo spettacolo Tap Dogs, di cui gli omonimi ballerini diventano i protagonisti assoluti. È il 1994, l’inizio di un’escalation di successi che porterà il gruppo di artisti ad esibirsi al Festival di Sydney nel 1995, per poi proseguire al Festival di Edimburgo, e infine cimentarsi, dal 1998, in una brillante tournée nei cinque continenti, in 330 diverse città e 37 nazioni, inclusi gli Stati Uniti d’America. Nel 1996 Dein Perry si aggiudica il premio Olivier Award grazie a questo incredibile tour che è stato continuamente riproposto, rinnovato e arricchito, e che, nel corso degli anni, è stato visto e applaudito complessivamente da 11 milioni di spettatori. Tanto da portare i Tap Dogs alla vittoria di 11 premi internazionali e all’onore di aprire la cerimonia dei Giochi Olimpici di Sydney nel 2000. Con questo curriculum notevole, lo spettacolo, dal significativo titolo The hottest show on legs, debutta a Milano, dal 10 al 15 gennaio al Teatro Nuovo, dopo ben quattordici anni di assenza dal nostro Paese. Quest’ultima rappresentazione dello show è stata pensata nel 2010 da Dein Perry per celebrare il 15° anniversario della nascita del-

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photo Ralf Brinkhoff photo Ralf Brinkhoff I sei ragazzi in scena danzano in gruppo, in formazione o da soli, esibendosi sull’acqua, sospesi a mezz’aria con corde elastiche o su pareti mobili.

photo Ralf Brinkhoff

Douglas Mill (in alto) e Adam Garcia (in basso) in un momento dello show che coniuga la forza muscolare, ispirata agli operai di Newcastle, alla passione per il ballo.

la compagnia, una sorta di tributo al successo e alla grande popolarità che la danza ha raggiunto nel mondo. Nella nuova versione, il gruppo di ballerini australiani, in jeans o calzoncini corti, in canottiere o camicie a scacchi annodate in vita, reinterpreta il tip-tap in chiave ancora più adrenalinica, sfoggiando potenza pura e passi di danza eleganti. Ne esce un mix incalzante e vorticoso, dove si fondono tempismo, ritmo e carica erotica. A testa in giù o anche sull’acqua, questi ragazzi con aria da muratori e camionisti sono in grado di eseguire numeri di livello mondiale, ai confini con le acrobazie circensi, utilizzando svariati attrezzi di supporto alle loro coreografie: palloni da basket, elastici e tiranti estensibili, barre d’acciaio, e naturalmente il legno del pavimento sul quale percuotono con una tale energia da farlo risuonare in maniera vibrante. Nel loro girovagare per l’Italia i Tap Dogs si esibiranno in vari teatri, palazzetti e palasport, toccando anche Roma, dal 31 gennaio al 4 febbraio, al Teatro Olimpico, dove già si preannuncia il tutto esaurito per un live elettrizzante, turbinoso, imperdibile che di sicuro farà sobbalzare il pubblico dalla poltrone.

Nel 2000 la compagnia ha partecipato alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi, facendo esibire oltre 1000 ballerini (reclutati da tutte le compagnie del mondo) davanti ad un pubblico di 3.5 miliardi di spettatori Tv.

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CARA MARINA di Marina Ripa di Meana

scrivi a: marina@marinaripadimeana.it

Cara Marina, amo molto gli animali, ma tenerli con me è sempre più difficile. Non si possono portare al ristorante e qualche volta nemmeno nei bar. Negli alberghi è un problema serissimo e, se si va in vacanza, è molto difficile trovare luoghi adeguati dove possano stare bene per una quindicina di giorni. Lei che consigli può darmi? Piergiorgio, Spoleto Caro Piergiorgio, parlarmi delle difficoltà di convivenza con gli animali è come sfondare una porta aperta. Le dirò di più, vivo in una situazione di totale sudditanza nei riguardi dei miei quattro carlini. Loro su di me possono tutto. Rinuncio a qualsiasi albergo dove non posso portarli. Non parliamo poi degli aerei e della mia casa, che non credo profumi proprio di rosa. Senza contare quanto incidono sul bilancio familiare: io dico sempre che per me sono l’unico grande lusso. Ma quanta gioia mi regalano. Tutto questo non ha prezzo, e sono felice di fare per loro i più assurdi sacrifici e tante rinunce. E poi, l’unico luogo dove i nostri animali sono veramente al sicuro è in braccio a ognuno di noi. Cari saluti, Marina

abbastanza giovane ed esuberante, è sempre tra i piedi. Viene a casa mia e vuol decidere tutto, anche i vestiti dei ragazzi. Mio marito è molto subalterno a sua madre, e le dice quasi sempre sì. Non li sopporto più. Che fare? Alessandra, Perugia Cara Alessandra, data la mia irruenza e insofferenza, temo di non essere la persona più adatta a dare questo genere di consigli. Il mio primo suggerimento sarebbe quello di dirle scappi, i giorni che sua suocera viene non si faccia trovare, a costo di inventarsi del sano volontariato, un corso di yoga o, come direbbe Woody Allen, una lezione di buddismo. Tutto, ma non accetti l’invasione barbarica della “socera” e, soprattutto, la mitezza di un marito reso polpetta dalla petulanza della di lui genitrice. Ma voglio, per una volta, essere saggia e consigliarle un comportamento che io di certo non metterei in atto. Ad ogni suggerimento sorrida e, in caso, trasformi il sorriso in una clamorosa risata. Vedrà che sarà talmente disarmante, e forse irritante, che nessuno oserà contraddirla. Buona fortuna, Marina PS: Naturalmente per la buona riuscita di una risata ci vuole una dentatura in ordine.

Cara Marina, le scrivo per raccontarle un problema di vita familiare che magari a lei sembrerà noioso e banale. Ho 35 anni e vivo con un marito e due figli. Il mio problema è che mia suocera, ancora 79 For Magazine


For unamagazine lettura per lasciar traccia… di Donatella Vilonna

la stagione più brutta “È difficile capire la mafia se non si comprende fino in fondo il suo codice culturale. È quella la sua forza: prima dei mitra, prima del perimetro del mandamento, prima della Cupola, vengono le parole” La mafia uccide d’estate è l’autografia politica di Angelino Alfano. All’età di soli 37 anni, viene nominato ministro della Giustizia. “Provai un’emozione grandissima quando Silvio Berlusconi pronunciò il mio nome, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano…”. Un racconto in prima persona, di cosa significa gestire uno dei ministeri sempre più controversi e quanto difficile sia riformare la giustizia in Italia. Alfano descrive le sue sensazioni e circostanze vissute in questi tre anni da ministro, quando per la prima volta ha avuto la grande opportunità di firmare un atto pubblico, proprio il “41 bis” cioè, carcere duro per i mafiosi. “È difficile capire la mafia se non si comprende fino in fondo il suo codice culturale. È quella la sua forza: prima dei mitra, prima del perimetro del mandamento, prima della Cupola, vengono le parole”. Contemporaneamente al suo incarico, riceve diversi inviti a partecipare alle varie manifestazioni di commemorazioni delle vittime della mafia, e proprio in quella circostanza, si rende conto, che mettendo in ordine quelle date: in maggio Giovanni Falcone, in luglio Paolo Borsellino, in agosto Ninni Cassarà, a settembre Carlo Alberto Dalla Chiesa, Angelo Livatino e tanti altri, sono stati tutti uccisi, in anni diversi, sempre curiosamente d’estate. Nasce un sentimento di turbamento, di contrasto e di grande riflessione tra il suo ricordo dell’estate siciliana fatta di mare, spiaggia, gioia, divertimento, luce, tutto in piena contrapposizione con “la maledizione di questi uomini della mafia, di quegli uomini che facevano a pugni con la benedizione di Dio”. Alfano spiega come, attraverso gli strumenti della giustizia, anche la politica ha contribuito a combattere la criminalità organizzata, e ricorda quali azioni il suo Ministero ha intrapreso per rendere efficiente il nostro sistema giudiziario e per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, cercando di non dimenticare mai che ogni detenuto è innanzitutto un persona. “Nella prima metà della legislatura io e il governo di cui facevo parte ci siamo occupati di riformare il processo civile, di introdurre una grande innovazione chiamata mediazione civile, abbiamo lavorato per semplificare i riti della procedura civile italiana e per dar vita al codice antimafia, abbiamo approvato il più grande sistema di contrasto alla criminalità organizzata dai tempi di Giovanni Falcone, abbiamo introdotto il reato di stalking, abbiamo reso enormemente ricco il Fondo unico giustizia con il denaro e i patrimoni sottratti alle mafie, abbiamo avviato un robusto intervento sulle carceri”. Nel suo percorso egli si sofferma sul tentativo di attuare una riforma

costituzionale della giustizia volta a modernizzare il funzionamento e a favorire un armistizio tra politica e magistratura, il cosiddetto Lodo Alfano. Un impegno, quello dell’ex Guardasigilli, che si estende anche in uno scenario internazionale, a partire da due presupposti fondamentali: il sentimento etico che rifiuta l’ingiustizia in ogni sua forma e la consapevolezza di considerare alcuni crimini, particolarmente ripugnanti, perseguibili su scala mondiale. Un libro intenso e ricco di emozioni, un viaggio nella vita di un uomo delle istituzioni, che ha saputo trasmettere con lealtà e coraggio la sua autorevole esperienza di giovane ministro.

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La mafia uccide d’estate di Angelino Alfano Mondadori, euro 18,50


Foto di Barbara Marin

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For magazine Time - il territorio Question di Sam Stoner

Lo sportello del cittadino all’eur

La politica del fare. Bello slogan. Si è consumato a forza di apparire sulla bocca dei nostri politici, ad ogni livello. C’è però chi, queste parole, non le regala alla folla plaudente, ma le traduce in azioni concrete. Ed ecco nascere, nel cuore dell’Eur, lo Sportello del Cittadino. Basta leggere lo slogan per capire esattamente il fine di questo centro servizi dedicato ai residenti del Municipio Roma XII Eur: “Ascoltarti, un tuo diritto un nostro dovere”. Non è un caso che dietro questa utile e significativa iniziativa ci sia il consigliere municipale Pietrangelo Massaro (nella foto accanto), il cui volto, i residenti dell’Eur conosco più che bene. Non perché abituati a vederlo sui manifesti che imbrattano il nostro splendido quartiere, ma perché attivissimo sul territorio. E lo Sportello del Cittadino è l’ennesima conferma di un’attività politica sempre votata al “fare”. Vediamo nel particolare i servizi offerti: - affrontare e risolvere concretamente

i problemi del territorio (strade dissestate, alberi pericolanti, ecc.); - organizzare iniziative socio-culturali e sportive (mostre, visite guidate, ecc.); - fornire consulenza lavorativa e assistenza legale e fiscale. I residenti potranno comunicare problematiche del territorio e promuovere iniziative ogni martedì pomeriggio alle 18.30 recandosi presso la sede dello Sportello del Cittadino, sito a piazzale Konrad Adenauer, 1 (Palazzo degli Uffici). For Roma Eur seguirà da vicino questa interessante iniziativa che arricchisce il nostro quartiere di un importante strumento di dialogo tra istituzioni e residenti. Sportello del Cittadino Sede: piazzale Konrad Adenauer, 1 Consigliere Municipio Roma XII Eur: Pietrangelo Massaro Tel: 3386628935 Mail: pietrangelomassaro@libero.it Scooter. Parcheggi gratis extralusso all’Archivio di Stato Nessuno si è accorto che il colonnato dell’edificio dell’Archivio Centrale dello Stato è diventato un parcheggio per gli scooter. Io me ne sono accorto. E come me anche il travertino macchiato dall’olio di motore e dagli pneumatici e scheggiato dai cavalletti dei pesanti scooter. Chissà cosa direbbero ai Beni Culturali sotto la cui egida è il complesso architettonico dell’Archivio, se vedessero questo sfacelo. Qualcuno si potrebbe chiedere come facciano gli scooter a salire i gradini. Semplice, utilizzano la pedana per disabili. Ci 82 For Magazine

spiace che i Vigili urbani sempre solerti e presenti per fare multe nel piazzale antistante non abbiano mai visto nulla. Come nulla hanno visto in Eur Spa, la società proprietaria dell’edificio. Qualcuno interverrà? Si spera. Ama: segnalazione cassonetti pieni L’Ama ha attivato un nuovo servizio che accoglie le segnalazioni di cassonetti pieni, che sarà possibile indicare mediante sms al numero 3404315588 o al numero Verde 800867035. Sono inoltre operative le squadre di controllo dell’Ama che potranno multare chi sporca o chi intenzionalmente smaltisce male i rifiuti.

Arriva la nuova linea Atac 787 Dallo scorso dicembre è attiva la linea 787. Dopo un lungo periodo di confronto e di ascolto delle proposte della cittadinanza e dei comitati di quartiere, Roma Capitale e il Municipio XII hanno deciso di istituire la linea di trasporto pubblico, che collega il quartiere Torrino Mezzocammino con la metro Eur Magliana.


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MISSING di Simone Stirati

SCOMPARSA LAURA BAGLIONI “Missing” è la sola rubrica giornalistica dedicata alle persone scomparse, oltre alla nota trasmissione televisiva Chi l’ha visto? Questo non vuol essere un merito, ma solo una dovuta precisazione. Riteniamo, infatti, che sia un dovere di ogni testata giornalistica occuparsi di un problema socialmente rilevante, per quanto doloroso e tragico. Per comprendere meglio il fenomeno basta guardare a un dato su tutti: sono 24.111 le persone scomparse da ricercare in Italia, di queste oltre 10.000 sono minori. Tali dati emergono dalla quinta relazione semestrale del Ministero dell’Interno, redatta dal Commissario straordinario per le persone scomparse. Si tratta di cifre sconvolgenti. Grazie alla collaborazione con l’associazione Penelope Italia nella persona di Natalina Orlandi, presidente di Penelope Lazio, presenteremo alcuni casi di scomparsi e rivolgeremo l’attenzione alle leggi da approvare per poter intervenire tempestivamente in caso di scomparsa, e per tutelare e assistere le famiglie degli scomparsi, troppo spesso lasciate a se stesse. Al momento la nostra attenzione si concentra su Laura Baglioni, 32 anni, scomparsa il 12 dicembre scorso, alle ore 12, dal reparto di psichiatria dell’ospedale S. Eugenio, all’Eur. Dopo essersi allontanata dal nosocomio, la giovane è stata vista nei pressi di Ponte Marconi, ed è stata soccorsa prima da un gruppo di nomadi, poi da un passante, un uomo di mezza età che, vedendola riversa a terra, ha chiamato il 118. Però, l’ambulanza, arrivata in pochi minuti, non ha mai caricato Laura. Questo almeno è quanto ricostruito tramite le testimonianze raccolte.

Prima di scomparire la donna indossava una maglia a manica lunga a fiori rosa, fuseaux marroni, scarpe da ginnastica bianche e blu con piccoli lacci celesti, un orologio colorato di plastica. Non ha documenti, né denaro, né cellulare. Se qualcuno la vede è pregato di chiamare il numero 328/0507919. Grazie. Alessandro Baglioni (padre) cell 329/2941450 M.Grazia Baglioni (mamma) cell 329/9848738

PER INFORMAZIONI E SEGNALAZIONI RIVOLGERSI A ASS. TERRITORIALE PENELOPE LAZIO Presidente: Natalina Orlandi Via Stellanello, 9 – 00168 Roma Tel. 347 1045017 e-mail: penelope_lazio@libero.it sito: www.penelopeitalia.org

ASS. PENELOPE NAZIONALE Presidente: Elisa Pozza Tasca Sede Nazionale: Salita De Crescenzi, 30 00186 Roma Tel. 335 7204449 e-mail: info@penelopeitalia.org sito: www.penelopeitalia.org

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COMMISSARIO STRAORDINARIO DEL GOVERNO PER LE PERSONE SCOMPARSE Prefetto Michele Penta Via Urbana, 9 – 00100 Roma e-mail: ufficiocommissario.personescomparse@ interno.it tel. 06/46548389


For interviste magazine di Simone Stirati

enoteca cinti Come vede l’Eur? «Oggi il quartiere, anche se sempre più frenetico, ha mantenuto l’atmosfera di un paese, ci conosciamo tutti. Il solo aspetto negativo è l’abbandono nel quale versa di sera». Lei continua la tradizione di famiglia? «Certamente. Con mio figlio Stefano siamo alla terza generazione. È davvero piacevole condividere questa passione. Perché di questo si tratta. Stefano ha seguito corsi e seminari, ha fatto esperienze di vendita per apprendere la capacità di rapportarsi con i clienti. Oggi segue l’attività con la massima professionalità». Lei è Presidente dell’Associazione Commercianti Viale Europa. «Una carica non semplice, ma che porto avanti con passione». Cosa consiglia come idee-regalo? «Abbiamo tutti i vini rossi e bianchi delle migliori aziende italiane. Un buon assortimento di vini rossi francesi di piccoli produttori e una buona selezione di distillati, soprattutto di rhum». Ma non solo vino… «No, da noi è possibile trovare anche dolci tipici regionali italiani. Ho personalmente selezionato solo produzioni artigianali per offrire ai miei clienti l’eccellenza. Sempre con confezioni eleganti e ricercate». Enoteca Cinti Viale Europa, 21 Roma – Eur Tel.06 59 23300

Abbiamo incontrato Massimo Cinti proprietario dell’Enoteca Cinti, una delle prime attività ad aprire nel prestigioso viale Europa «Ci racconti i suoi esordi. «Tutto ebbe inizio nel lontano 1954, quando mio padre aprì un negozio di vini e oli nel cuore di quello che sarebbe diventato un modello di architettura razionalista unico al mondo, eccellenza urbanistica e secondo Polo turistico di Roma. All’epoca tutto questo era lontano. Viale Europa non era nemmeno asfaltato. C’erano solo un paio di palazzi e la Basilica di Ss Pietro e Paolo. I clienti erano gli operai che nella pausa pranzo arrivavano per un panino e un bicchiere di vino. Poi si vendevano uova sfuse da bere, incartate nel giornale, e vino e marsala sciolti. Ricordo i pochi tavoli nei quali si giocava a carte e si consumava la spuma. Tutto questo è stato fissato su pellicola. Sì, perché l’Eur attirò da subito il cinema, come dimostrano oltre cinquanta anni di film nel Pentagono. In una scena del film Nel blu dipinto di blu, Domenico Modugno e Giovanna Ralli cantano camminando su viale Europa. Passano proprio davanti al negozio. Si vede mio padre affacciarsi sulla porta insieme a mia madre che ha me in braccio. Una scena nella quale è fissata un epoca storica e alla quale sono molto legato. Il ritmo della vita era diverso, i rapporti umani erano diversi». Quando divenne l’Enoteca Cinti? «Nel 1983 lo trasformai in Cantina. Ci fu l’inevitabile perdita dei vecchi clienti. Cambiarono i prezzi per importare la qualità. Un passo decisivo che oggi ci ha portato ad essere il punto di riferimento del quartiere. Ci sono continuamente clienti nuovi». Come sono i prezzi? «Partono da cinque euro per arrivare a cinquemila, sempre con la massima attenzione alla qualità. Chi entra da noi riesce a trovare sempre ciò che desidera, sia per se stesso sia per fare un regalo».

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bruno mestichella Un’attività che si tramanda di padre in figlio. «Sì, oggi conduco l’attività insieme ai miei due figli, felice di aver trasmesso loro questa mia passione». Oggi però ci sono due punti vendita. «Sì, il negozio storico in viale Europa e la nuova attività nel centro commerciale “I Granai”. Questo non sarebbe stato possibile senza il prezioso apporto dei miei figli». Quale il suo rapporto con l’Eur? «Un rapporto ottimo. Anche se abito in un’altra zona, l’attività mi porta a vivere il quartiere, non a caso sono anche socio del CT Eur, lo storico Circolo del tennis del Pentagono». Mestichella è da sempre sinonimo di qualità ed eccellenza nel settore dell’abbigliamento maschile. «Tutto questo è frutto di attento lavoro di selezione che ci ha portato a trattare le migliori aziende italiane ed estere. Non solo, confezioniamo anche abiti sartoriali., camicie su misura, scarpe artigianali, secondo la migliore tradizione italiana».

Azienda familiare di alta moda specializzata nel cashmere, con una sartoria interna che collabora con marchi prestigiosi: Bruno Mestichella ci parla della sua impresa

Nell’abbigliamento da uomo c’è stato un cambiamento negli anni? «Certamente, anche se rimane un must l’abito classico per il professionista durante le giornate lavorative, il fine settimana viene vissuto con abiti casual. Non solo, l’utilizzo dello scooter nel muoversi in città, anche da parte di imprenditori, ha portato a sostituire il cappotto con il più pratico giaccone. In generale, c’è una maggiore attenzione all’abbigliamento casual». Cosa non dovrebbe mai mancare nel guardaroba maschile? «Un assortimento minimo di cravatte, un blazer e almeno un abito grigio e uno blu».

Quando comincia la sua attività? «Professionalmente Mestichella nasce nel 1959, anno nel quale ho iniziato a lavorare come commesso in uno dei più antichi e prestigiosi negozi del Centro Storico di Roma: il cappellaio dei politici e dell’alta aristocrazia, “Pietro Radiconcini”. Un’esperienza lavorativa che mi ha permesso di apprendere i segreti del mestiere, ossia la complessa arte del rapporto con il pubblico in una giusta commistione di gentilezza e competenza. Poi mi sono trasferito in un altro storico negozio di Roma, “Remo Argenti”, che ho diretto per dieci anni. Un’esperienza nuova, di tipo manageriale, grazie alla quale ho appreso i meccanismi della corretta gestione di un’azienda».

Viale Europa, la via dello shopping. Come la vede nel futuro? «Ritengo che per avere successo e conquistare nuove fette di mercato i commercianti debbano fare corpo unico, per questo in passato mi sono proposto come presidente dell’Associazione commercianti viale Europa, che tutt’ora presiedo promuovendo varie iniziative e collegandomi continuamente con le istituzioni come il Comune di Roma e il Municipio XII Eur. Per un futuro importante mi auguro che almeno parte delle opere in corso di realizzazione, come l’Acquario, il nuovo Centro Congressi, l’apertura del Palazzo della Civiltà, il complesso delle torri, siano ultimate al più presto».

Quando si sposta all’Eur? «L’Eur rappresenta un importante punto di svolta professionale. Nel 1975, infatti, decisi di propormi in prima persona come imprenditore, inaugurando l’attuale negozio presente nel centro del quartiere. Sono molte le soddisfazioni, costellate da importanti riconoscimenti come il titolo di Cavaliere del Commercio e di Cavaliere della Repubblica».

Bruno Mestichella Sartoria per uomo Largo Apollinaire, 16/18 Roma Eur Tel. 06 59 20 635

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francesco russello Imprenditore di razza, con un fiuto particolare per gli affari, Francesco Russello racconta i suoi esordi e svela alcuni segreti del suo successo Le sue attività sono molto diversificate, come mai? «Perché oggi il mondo degli affari è in continua evoluzione, ciò che andava bene venti anni fa è già preistoria, bisogna gestire l’azienda in modo manageriale prestando attenzione al mondo dell’informazione, al mercato e a fattori strategici che non possono essere lasciati al caso; così come pure alle nuove mode e tendenze, cercando di capire quali sono i meccanismi che fanno girare gli ingranaggi del business».

www.royalrussel.it

Mai fermarsi, allora. «Certo. È una necessità più che una scelta. Le innovazioni hanno uno vita molto più breve. Prima le innovazioni che si apportavano alla propria impresa diventavano durature nel tempo, oggi, invece, l’azienda ha bisogno di innovare continuamente perché il mercato è diventato molto più flessibile e quindi deve essere più duttile alla domanda dell’utente finale. Le aziende centenarie, quelle tramandate di padre in figlio, sono destinate a sparire. Bisogna essere pronti a cambiare attività». Ci parli del suo percorso. «Dopo 15 anni nel gruppo Buffetti mi sono spostato in un settore totalmente diverso, con successo. Il mio business oggi è costituito da una serie di attività che vanno dalle transazioni immobiliari al gruppo di ristorazione, fino all’abbigliamento. Questo perché non esistono attività settoriali, non bisogna mai adagiarsi su quello che il mercato ci offre in quel momento. Sarà molto importante per il futuro della nostra economia riuscire a capire con attenzione l’andamento dei mercati e trovare soluzioni che calzino a misura».

www.latavernadelporto.it

Con quale attività è presente all’Eur e come vive il quartiere? «All’Eur sono presente con un dei miei locali, il ristorante La taverna del porto. Ho notato nel quartiere un risveglio e una voglia di “fare” molto più forte. Vedi i nuovi progetti in corso d’opera. Ma soprattutto in ambito commerciale con l’ausilio dell’Eur Spa si è creato un dinamismo dell’entourage molto forte, testimoniato da nuove attività commerciali, dai luoghi di incontro, dalle discoteche, dalle attività di somministrazione e dai centri benessere, generando un’attenzione crescente non solo nel quartiere ma anche a Roma Nord». Prospettive per il futuro? «Sono fiducioso nelle istituzioni affinché possano portare una boccata di ossigeno e nuove iniziative, augurandoci che verrà una

Immobiliare Point Service - russello.f@virgilio.it

spronata anche dal sistema bancario italiano, altrimenti i nostri sforzi per quanto grandi rischiano di essere vanificati di fronte al ristagnare della nostra classe politica».

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domenico ricciardi È stato uno dei primi professionisti a credere nelle potenzialità dell’Eur. Oggi il suo rapporto con il quartiere è molto stretto. Ma l’Ing. Domenico Ricciardi ha ancora un sogno da realizzare Tarantino di nascita ma romano d’adozione, oltre 30 anni fa ha iniziato la sua attività di progettista e direttore dei lavori, aprendo il suo studio a viale America e da qui il suo forte legame con il quartiere Eur. Oltre a svolgere incarichi prestigiosi in tutta Italia e anche all’estero, nel nostro quartiere è stato progettista e direttore dei lavori all’Eur/Torrino Nord di dieci scuole, delle opere di urbanizzazione, degli spazi verdi, dell’edilizia residenziale e del teatro in via Caterina Troiani di proprietà delle Suore Missionarie d’Egitto. Ha progettato anche la Caserma dell’Arma dei Carabinieri di Viale Oceano Indiano. Circa 20 anni fa ha avuto un’intuizione: alla nostra città manca un acquario e il suo sogno è quello di riportare a Roma lo scettro di “Capitale del Mediterraneo”, quel Mare Nostrum così poco conosciuto e apprezzato, ma così tanto ricco di specie di fauna e flora marine che popolano soprattutto le aree protette. Il suo desiderio è quello di poter contribuire a che tutti, e in particolare i più giovani, imparino a conoscere meglio il Mediterraneo e, soprattutto, a rispettarlo e a proteggerlo. Da qui l’idea di progettare un involucro avveniristico già nella struttura completamente realizzata sotto il livello dell’acqua del laghetto dell’Eur, con un’architettura di impatto ambientale praticamente vicina allo zero. Progetto ambizioso dal punto di vista realizzativo ma, soprattutto, dal punto di vista dello sviluppo e della ricerca scientifica e tecnologica di cui Mediterraneum - Acquario di Roma si fa assoluto portavoce e promotore, anche attraverso l’importante attività istituzionale svolta dal Comitato Scientifico di Expo del Mediterraneo. Grazie all’Ing. Ricciardi, e alla sua tenacia, tutto questo sta prendendo forma e, presumibilmente, l’Acquario aprirà i battenti per l’estate del 2012.

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MEDITERRANEUM – Acquario di Roma per E42

Dal 14 settembre 2011 è aperto al pubblico il parcheggio Lago Eur di

gresso e di 2 piste d’uscita, entrambe su Piazza Terracini ed è aperto 24

Roma, situato nell’omonimo quartiere, adiacente il lago artificiale, sotto

ore su 24. L’ingresso dei veicoli è facilmente raggiungibile da Viale Ameri-

Piazza Umberto Elia Terracini.Il parcheggio multipiano si inserisce nell’ot-

ca svoltando in via E. Majorana, ed è agevolato da un efficace sistema di

tica dello sviluppo del II Polo Turistico di Roma, di cui l’Acquario di Roma

indirizzamento veicolare, costituito da pannelli a messaggio variabile che

rappresenta uno dei progetti di punta. Il parcheggio è stato realizzato

indica all’utenza oltre la direzione lo stato di occupazione del parcheggio.

da Mare Nostrum S.r.l., società concessionaria del Comune di Roma, di

La sicurezza è garantita da un sistema di videosorveglianza e da percor-

cui l’Ing. Ricciardi è presidente, nell’ambito dell’iniziativa che porterà alla

si pedonali interni. Gli accessi veicolari e pedonali al parcheggio sono

costruzione, sotto il lago dell’Eur, dell’Acquario di Roma, cui il parcheg-

controllati dall’impianto gestionale, consentendo l’accesso ai soli utenti

gio sarà direttamente collegato da un comodo passaggio pedonale. Il

del parcheggio. Gli ascensori conducono dai piani interrati direttamente

parcheggio verrà gestito da APCOA Parking Italia S.p.A., azienda leader

alla Piazza e il parcheggio è caratterizzato dalla presenza di ampi spazi

nel settore. L’area di sosta offre un totale di 608 posti auto a servizio di

di manovra e da un ambiente luminoso e gradevole. La tariffa di 1 euro

tutti i cittadini della zona dell’Eur, agevolando in maniera considerevole la

l’ora per le prime 4 ore, con un massimo giornaliero di 4 euro, è tra le

ricerca di posti auto. Il parcheggio sarà utilizzato inoltre da tutti i visitatori

più convenienti della zona e, inoltre, sono state previste diverse forme di

dell’Acquario di Roma i cui lavori termineranno nell’estate del 2012. La

abbonamento a tariffe assai agevolate.

nuova infrastruttura si sviluppa su 4 piani interrati, dispone di 2 piste d’in-

Silvia Cavalsassi - Comunicazione e Ufficio Stampa MEDITERRANEUM - Acquario di Roma Viale America, 93 - Roma Tel. 0699706701 www.acquariodiroma.com - info@acquariodiroma.com

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sartoria meschino tuale crisi economica passi al più presto». Qual è il target dei suoi clienti? «Professionisti, politici, commercianti, a volte impiegati e ragazzi in occasione della laurea. L’abito artigianale fatto a mano è molto apprezzato, sia per la qualità dei tessuti e dei foderami sia per l’indossabilità». Che prezzi ha un abito su misura? «I prezzi vanno dai 1.300 euro in su, dipende dalla qualità dei tessuti. Si possono anche ordinare degli abiti su misura a 750 euro alle sartorie industriali, scegliendone il tessuto. Questione di scelte». Quali sono i tempi di esecuzione? «Bisogna sempre considerare dai 10 ai 15 giorni lavorativi, mai meno per un abito sartoriale».

Per saperne di più sugli abiti artigianali ci siamo fatti quattro chiacchiere con il titolare dell’azienda, Vittorio Meschino Come inizia la sua attività? «Sono figlio d’arte. Il mio apprendistato inizia addirittura da bambino nel laboratorio di mio padre per poi passare in altre sartorie. La mia prima attività in proprio la avvio a 21 anni. Una lunga carriera che mi ha dato e continua a dare grandi soddisfazioni, e che mi ha portato qui all’Eur, nella sartoria in via della Tecnica». Questa crisi si fa sentire? «Per quanto riguarda la mia attività non più di tanto, anche se spero che a livello generale l’at-

E i tessuti? «La qualità dei tessuti è fondamentale. Ce ne sono di tutte le firme e marche, dalla lana alla vigogna fino al cashmere». Perché portare un abito su misura? «Perché viene realizzato con attenzione per i particolari e per gli abbinamenti sulla base dei gusti e dei desideri del cliente. Per la soddisfazione di vestire un abito di sicuro valore, sempre alla moda, confezionato con tessuti nobili, disegnato, tagliato e cucito seguendo la conformazione fisica, le esigenze e l’estro dei clienti con una costante e minuziosa cura dei dettagli, delle fodere e dei bottoni che rendono unico un abito fatto a mano». Sartoria Maschino Viale della Tecnica, 221 Roma - Eur Tel. 06 59 18 726

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Forlaboratorio magazine di Carlo Di Giuseppantonio

Eur - Memorie della storia Russa Cristiana, la Rivista di architettura “Kapitel” e il Dipartimento di San Pietroburgo dell’Unione degli Architetti di Russia, tenutasi a fine Giugno 2011, intitolata: “Monumentalità e Modernità - 2011: Italia, Germania, Russia… Problemi di percezione, interpretazione e conservazione del patrimonio architettonico e artistico del periodo totalitario”. La Conferenza è stata dedicata all’analisi dell’architettura dell’epoca totalitaria del secolo scorso in Italia, Germania e Russia, dove è stato approfondito il tema della conservazione e del restauro degli edifici e dei monumenti di quel periodo, confrontando aspetti storici, politici, ideologici che diedero luogo ad un modo di fare “architettura” ai fini dell’esaltazione dei regimi. Particolarmente interessante è la relazione presentata, per l’originalità del tema, “Paralleli Italiani”, dall’architetta Irina Bembel, tra gli organizzatori della Conferenza, amante e profonda conoscitrice della nostra storia e architettura, che ci onora della sua stima, e che impiegheremo come riferimento per percorrere il periodo storicoartistico che caratterizzò Italia e Germania quali mondi “paralleli”. Sono messi a confronto il pensiero dei due dittatori Stalin e Mussolini che, evoluto in ideologia, ispirerà, anche se in modo differente, la realizzazione di quelle opere tese a rendere imperitura la grandezza dei regimi.

Antonio Sant'Elia, Studio per la centrale elettrica, 1914.

L’Eur, comprensorio denominato anche “Il pentagono”, per la forma della sua pianta topografica, è a tutt’oggi un organismo vitale, nel quale convivono due anime: quella dell’E42, monumentale ed artistica, a cui è sovrapposta l’anima civile del quartiere edificato dopo il 1950 ed ancora oggi in trasformazione ed evoluzione. L’Eur storico, fonte inesauribile per il suo elevato contenuto monumentale, architettonico e artistico, è studiato, visitato e ammirato con sempre grande interesse da esperti, studenti e semplici cittadini di ogni paese, che rileggono in esso momenti del passato ancora validi nel mondo attuale. L’ultima occasione è rappresentata dalla Conferenza organizzata dall’Università Statale di San Pietroburgo, con l’Accademia Umanistica

Va notato che il cosiddetto “parallelismo” è antecedente ai due regimi, dato che nei due paesi le correnti artistiche avevano avuto nel Futurismo Italiano una fonte comune, e avevano accolto lo spirito rivoluzionario, antimperialista, antimilitarista e le istanze di modernizzazione dell’arte per l’affermazione di una poetica della modernità. Le figure simbolo del futurismo e dell’architettura italiana e russa (si parla di familiarità nell’avanguardia) che influenzarono in modo notevole la creatività degli architetti, e che operarono poi per i regimi, furono Antonio Sant’Elia (1888-1916) e Yacob Chernikhov (1889-1951). Inizialmente Stalin e Mussolini non influirono sulla scelta stilistica finale, né sulle metodologie di affidamento: per impiegare le forze creative dei due paesi, furono utilizzate gare, in forma di concorso di architettura, come per la progettazione delle due maggiori idee: il Palazzo dei Soviet a Mosca e il Palazzo del Littorio (Palazzo del Fascismo, poi trasformato nel Ministero degli Esteri), a Roma (1934), che però non uscirono dalle fasi del progetto, anche se di grande interesse come le più importanti tappe dello stile totalitario. Mentre dal 1934, con l’affermazione totale di Stalin, ogni forma d’arte fu soppiantata dal “Realismo Socialista”, in Italia Mussolini invece spinse gli artisti a creare uno stile fascista che fosse moderno. Essi, pur non rinunciando al loro estro, contribuirono con entusiasmo a materializzare nelle loro opere i miti fascisti. L’opera edificatoria dei due dittatori corre parallela fino al 1943, anno che segna in Italia il termine delle opere del regime di Mussolini, che aveva preso il potere nel 1922, mentre nel 1928 iniziò la cosiddetta “era di Stalin”. Da quell’anno, infatti, la vicenda della sua persona si identificò con la storia dell’Urss, di cui fu l’onnipotente artefice fino alla sua morte avvenuta nel 1953. Dagli anni ’30 in poi, con il consolidamento dei regimi ogni azione avrà sempre più come principio ispiratore l’esaltazione dell’ideologia, la creazione del mito socialista e fascista e la glorificazione dei due dittatori, che sarà sempre simile: iniziando la grande opera di trasformazione e realizzazione urbanistica ed edilizia con realizzazioni

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completamente diverse nelle modalità e nell’estetica. Tale disegno prevedeva l’attuazione di un grandioso programma di trasformazione e modernizzazione dei due paesi, ed in particolare delle due capitali con demolizioni, veri e propri sventramenti, apertura di ampi spazi, strade e la costruzione di complessi abitativi e di linee di metropolitana. Si deve notare che, nello stesso periodo, differentemente dall’Italia e dalla Russia in cui gli architetti godevano di grandi libertà d’espressione, nella Germania l’architettura fu, per gli interessi personali di Hitler, strettamente legata alla politica, diventando nello stesso tempo reale mezzo propagandistico, ed ebbe in Albert Speer il suo unico referente quale architetto del Reich. In Russia, saranno costruiti molti edifici, singoli o formanti imponenti complessi che saranno presi ad esempio per le realizzazioni successive, ma non si distingueranno per avere elementi estetici esaltanti. In Italia si deve costruire il mito fascista, l’uomo nuovo che rinnova la grandezza di Roma antica. “La nuova romanità fascista divenne il modello per costruire la nuova italianità fascista”(Emilio Gentile, Fascismo di pietra). I richiami alla tradizione classica saranno numerosi (lo sventramento dei Fori inizia nel ’29 per riportare alla luce i grandi reperti), soprattutto a partire dagli anni Trenta, contribuendo alla fissazione di quello stile littorio così caro a Mussolini e alle alte gerarchie fasciste. Da quel momento in poi gli architetti razionalisti lavoreranno in un ambito più ristretto, comunque riusciranno a portare avanti molte realizzazioni in tutt’Italia, da singoli edifici a grandi piani urbanistici (Roma- dal 1931) e l’edificazione di nuove città. Tra i tanti spicca la figura dell’architetto Piacentini che creò un neoclassicismo semplificato, fondendo i movimenti del gruppo Novecento, del Gruppo 7 e gruppo M.I.A.R., creando uno stile originale, con un'impronta spiccatamente eclettica pur nella ricerca della monumentalità tipica delle tendenze estetiche del tempo. Nel 1929 Mussolini lo nominò membro dell'Accademia d’Italia, che raccoglieva i migliori intellettuali italiani. Una storia a parte nel panorama italiano e internazionale è rappresentato dal piano urbanistico dell’E42, redatto sotto la direzione di Piacentini (1938), per la realizzazione dell’Esposizione Universale di Roma, indetta per celebrare il ventennale della rivoluzione fascista. Lo stile dell’E42 doveva ubbidire “a criteri di grandiosità e monumentalità”, conciliare il piano razionale con il principio estetico e, pur nella massima libertà concessa, gli artisti erano esortati a far prevalere, nell’ispirazione e nella costruzione delle opere destinate a durare “il senso di Roma, che è sinonimo di eterno e di universale”(Emilio Gentile) ed essere il primo avvio dell’espansione della città verso il mare. Tutto si presentava grandioso, dalla superficie (473 ettari), alle dimensioni degli edifici e dei parchi, adottando anche soluzioni costruttive tecniche di avanguardia. Nel 1943, però, vennero sospesi i lavori, e gli edifici, gli impianti ed i parchi saranno completati a partire dagli Cinquanta, secondo un nuovo progetto sulla base di quello originario. A distanza di settanta anni, per la particolarità delle loro forme, la purezza delle linee, per i materiali impiegati e per i loro interni sontuosi, solo gli edifici progettati alla fine degli anni ’30 per l’E42 si stagliano e risaltano tra quelli costruiti successivamente. Per noi che abbiamo vissuto a lungo la vita dell’Eur, tre sono gli edifici che amiamo in particolare per il loro impareggiabile livello estetico, costruttivo ed artistico, ricchi di un patrimonio di arredo di grande valore: Palazzo della Civiltà Italiana, Palazzo dei Congressi e Palazzo degli Uffici. Quest’ultimo fu l’unico ad essere completato e funzionante già nel 1939. A questi edifici è nostro proposito dedicare un successivo numero del “Laboratorio”.

Antonio Sant'Elia, La città nuova, 1913.

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ForChick-Post magazine di Cinzia Giorgio

Chick-Book del mese Undicesimo Comandamento di Elena Mearini (Perdisa 2011) Serena è una giovane donna che da sempre stringe la mano a solitudini e sogni infranti. Viene cresciuta da Rinaldo, uno zio che abbandona la carriera di pugile per occuparsi di lei. Allevata in un clima di risentimento ed emozioni contrastanti, Serena accumula il desiderio di espiare il peso di un cuore rimasto vivo, scampato all'urto della vita. Si carica la croce di un marito violento, con l'intenzione di replicare il cammino di Cristo, le stazioni della sua Passione, convinta che per ogni sacra impronta calpestata le verrà data in premio una dose di quell'amore precocemente sottrattole. Cerca di riscattarsi dalla sorte diventando figlia Ho il tuo numero di Sophie Kinsella (Mondadori 2011) Cosa accade se ti scippano il telefonino e tutta la tua vita è lì dentro? Ti senti persa, naturalmente. È quello che capita a Poppy, una scombinata fisioterapista prossima alle nozze con un affascinante docente universitario. Proprio quando il telefono le serve per una faccenda a dir poco urgente! Perché tra le altre cose, nel bel mezzo di una festa con le amiche ha appena perso il suo prezioso anello di fidanzamento, uno smeraldo come non ne ha mai visti nella sua intera esistenza. Poppy è nel panico, e mentre cerca

per eccellenza, un Cristo al femminile, riconosciuto e adorato dal mondo intero. Si accorgerà però che la storia della croce è difettosa, non funziona per tutti allo stesso modo. Autrice di questo intenso romanzo è la giovane Elena Mearini, milanese, classe 1978. Da anni impegnata nel sociale Elena dice: «In Undicesimo Comandamento proseguo l’ispezione della rabbia e dei suoi movimenti. Ne rintraccio un andare opposto rispetto a quello analizzato nel mio primo romanzo, 360 gradi di rabbia. Qui la protagonista accumula torti, subisce violenze, rimorchia una rabbia che esce dall’orbita chiusa del proprio mondo interiore per deviare all’esterno, scoppiare in faccia all’altro».

affannosamente l'anello perduto cosa vede in un cestino dei rifiuti? Un cellulare nuovo di zecca che sembra aspettare proprio lei. È un attimo. Ed è suo. Non può permettersi il lusso di rimanere scollegata, non in questo momento. Ma di chi è quel telefono? E a cosa si riferiscono gli strani messaggi che riceve? Poppy non ha il tempo di farsi troppe domande. Ha un anello da ritrovare, un matrimonio da organizzare e qualche cosuccia in sospeso con i suoi futuri suoceri. Ma non sa che quel telefono e lo sconosciuto con cui si troverà a condividerlo le metteranno a soqquadro la vita... L’Ultima volta che ho visto Parigi di Lynn Sheene (Leggereditore 2011) Claire ha un passato da nascondere: da bambina è cresciuta in una fattoria dell’estrema campagna americana, in assoluta povertà e miseria. Ma ora ha tutto ciò che una donna potrebbe desiderare: denaro, potere e charme. Dopo essersi finta per anni la rampolla di una famiglia aristocratica, la sua identità fittizia viene minacciata da un losco individuo. Claire ha una sola possibilità: fuggire. Lascia New York e vola a Parigi. Le ultime luci illuminano 98 For Magazine

la capitale francese, fra poco nulla sarà più come prima, nulla avrà più un senso dopo l’invasione tedesca. Siamo alle prime battute della Seconda Guerra Mondiale. Un negozio di fiori sugli Champs Élysées, con la sua eleganza ostinata, resisterà agli stravolgimenti della storia, diventando un crocevia di vite, tradimenti, amori e speranze. Ed è qui che Claire si ritroverà a lottare per la propria libertà, e per la prima volta anche per quella di chi le è accanto.


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PREMIO GOFFREDO PETRASSI

Da sinistra, Antonio Caliendo, Alessandra Canale, Adriana Russo, Franco Mariotti e signora.

Si è svolta recentemente, all’Auditorium Parco della Musica, una serata evento dedicata al prestigioso premio culturale “Goffredo Petrassi”, in onore del grande musicista scomparso nel 2003. Giunto alla sua VII edizione, l’evento è stato organizzato da Salvatore Genovese, direttore artistico dell’Associazione Culturale G. Petrassi, nata nel 2004 con lo scopo di promuovere la conoscenza della musica e delle arti per valorizzare giovani artisti, continuando così l’operato del compositore, uomo colto che amava non solo la musica, ma anche la pittura, la scultura, il teatro. Quest’anno, la giuria di qualità presieduta da Ennio Morricone ha assegnato il riconoscimento a grandi artisti, tra i quali, Gigi Proietti, Stefania Sandrelli, Ettore Scola, Kim Rossi Stuart, Luis Bacalov, Vittorio Sgarbi, che hanno ricevuto il premio da personalità della cultura, della politica, del giornalismo. La kermesse è stata presentata da Pippo Franco. PREMIO VIA VITTORIA

Luis Bacalov

È stata celebrata da poco la VI edizione del “Premio Via Vittoria”, ospitata presso il Conservatorio Santa Cecilia. La manifestazione musicale era finalizzata a sostenere i cinque migliori diplomati dell’ultimo anno accademico del Conservatorio e il miglior allievo dei corsi di perfezionamento dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Il premio è ideato e organizzato dalla responsabile eventi della “Nuova Associazione Via Vittoria”, Maria Grazia Virzi, per coniugare la tutela di una delle strade più note della Capitale, culla di attività artigianali e imprenditoriali, con la promozione della cultura e delle arti, declinata nel sostegno ai giovani talenti nel campo della musica. I vincitori hanno ricevuto una borsa di studio. La musicologa Gaia Vazzoler ha introdotto i brani che sono stati eseguiti dai giovani interpreti prima della premiazione. Presente anche il grande pianista e compositore Luis Bacalov.

STELLE DI NATALE AL PLANETARIO Al Planetario e Museo Astronomico di Piazza G. Agnelli si è tenuto di recente un ricco programma di spettacoli di astronomia per bambini e adulti. In occasione delle festività la manifestazione scientifica ha raddoppiato il suo show: non una ma ben due cupole del Planetario ricoperte di astri per ammirare insieme le stelle del Natale. Infatti, accanto al planetario grande, il Dottor Stellarium ha aperto il suo laboratorio ai più piccoli. Nell’atrio del museo ha preso forma la cupola gonfiabile così da essere ammirata dai più giovani spettatori della volta celeste, alla scoperta delle meraviglie dei cieli natalizi, con un evento interattivo dal titolo “Le notti di inverno nel laboratorio del Dottor Stellarium”. In contemporanea gli adulti hanno potuto assistere ad una selezione dei 65 spettacoli della produzione del Planetario sotto la grande cupola, in viaggio tra comete, galassie, nebulose e pianeti.

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“LE RAGIONI DELLA NUOVA POLITICA” Si è celebrata recentemente, presso la Sala Vanvitelli dell’Avvocatura Generale dello Stato, la IX edizione del Premio “Le Ragioni della Nuova Politica”, fondato dall’Associazione culturale “L’Alba del Terzo Millennio” presieduta da Sara Iannone. La manifestazione culturale ha visto tra i suoi premiati anche Paolo Nespoli, l’astronauta italiano che è rimasto per ben sei mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale, e che ha dichiarato di non sentirsi un supereroe ma soltanto una persona che ha realizzato il suo sogno, e ha invitato i giovani a non smettere mai di sognare. La cerimonia, realizzata col contributo della Fondazione Roma Terzo Settore, è stata condotta da Maria Giovanna Elmi, Camilla Nata e Rosanna Vaudetti. Come ogni anno, anche questa edizione ha ricevuto il patrocinio di Senato, Camera, Presidenza del Consiglio, Regione Lazio, Roma Capitale, e la medaglia speciale conferita dal Presidente della Repubblica. Sara Iannone con Paolo Nespoli

Carla Ficoroni e Sara Iannone

APRE IL CENTRO CULTURALE SAN BASILIO ALDO FABRIZI È stato inaugurato di recente a San Basilio uno spazio culturale dalle molte funzioni, un luogo ricreativo e di aggregazione mirato a garantire la partecipazione alla vita sociale fra i cittadini del quartiere. Questa l’idea guida per la realizzazione del Centro Culturale San Basilio Aldo Fabrizi, che si propone di supplire alle carenze di servizi culturali di questa zona urbana. La struttura è stata realizzata dall’Assessorato ai Lavori Pubblici e alle Periferie di Roma Capitale. La gestione è stata affidata a Zètema Progetto Cultura. Il nuovo centro dedicato al grande attore romano Aldo Fabrizi si svolge su due livelli: nella hall al piano terra si trovano i servizi di accoglienza; nell’ala sinistra sono presenti una sala per laboratori didattici; nell’ala destra dell’edificio è stata realizzata una sala polifunzionale per proiezioni di film, spettacoli di prosa, piccole performance musicali, convegni, laboratori teatrali.

Aldo Fabrizi

SOLIDARIETÀ E CENTO ALBERI D’AUTORE Si è svolto anche quest’anno nella Capitale l’evento di beneficenza “Il Natale dei Cento Alberi d’Autore”, ideato dal 1994 da Sergio Valente per raccogliere fondi da devolvere. Il ricavato della manifestazione di solidarietà è andato alla NPS Italia Onlus per la tutela legale dei diritti delle persone sieropositive e dei loro familiari. Tutti gli alberi esposti hanno raccontato un mood e l’ispirazione di ogni singolo espositore. L’albero dell’Associazione Negozi Storici di Eccellenza di Roma ha avuto un significato particolare perché ognuno dei 23 componenti di questa associazione ha la propria storia che va rispettata e ricordata, perché è questa storia che definisce la loro identità. L’Associazione è composta da donne e uomini coraggiosi, eredi di una tradizione prestigiosa, che uniscono le loro forze perché il “made in Rome” possa essere competitivo e avere un futuro degno della sua altissima qualità.

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For magazine Mostre CORTINA WORLD SNOW DAY Per il 22 gennaio è in programma un evento unico al motto “esplorare, divertirsi, sperimentare”. Con questo obiettivo è nato il Fis Word Snow Day, una iniziativa sociale voluta dalla Federazione internazionale sci per insegnare ai bambini ad amare la montagna e l’ambiente, senza dimenticare le norme sulla sicurezza. Si tratta di una giornata mondiale dedicata agli sci, rivolta ai più piccoli e alle loro famiglie, che coinvolge diverse località del mondo, sparse per l’America, l’Asia, l’Europa e l’Australia. Perciò, non poteva certo mancare Cortina D’Ampezzo: e così per un giorno intero Rumerlo, Socrepes, Ronzuos e San Zan, collegate da un servizio navetta gratuito, diventeranno il palcoscenico di un magnifico spettacolo. Un’occasione per riscoprire la montagna, e divertirsi sulla neve, rispettando le norme di sicurezza, in collaborazione con Vigili del Fuoco, Carabinieri, Corpo Forestale e Polizia. IL GESÙ BAMBINO DI PINTORICCHIO Fino al 5 febbraio, ai Musei Capitolini, negli spazi di Palazzo Nuovo, si potrà ammirare la mostra di pittura Il Gesù Bambino di Pintoricchio – Due dipinti a confronto. Grazie a due prestiti speciali della Fondazione Guglielmo Giordano e della Fondazione Sorgente Group, l’esposizione di due dipinti del noto pittore sarà visibile con ingresso gratuito. Si tratta di un paragone che vede il frammento di affresco con la figura del Gesù Bambino benedicente affiancato ad una preziosa tavola raffigurante la Madonna col Bambino benedicente. Due gioielli inestimabili per gli appassionati del delicato e sensibile artista umbro. La tavola raffigurante la Madonna col Bambino benedicente, sottoposta dallo Stato italiano al vincolo di importante interesse dal 1990, fu esposta per la prima volta nel 1945 in occasione della Mostra d’Arte italiana a Palazzo Venezia, memorabile evento organizzato subito dopo la guerra. Pintoricchio, Madonna col Bambino benedicente, 1480 ca.

Pintoricchio, Gesù Bambino benedicente, 1492-1493.

SIMBOLOGIA E MISTERO NELLE OPERE DI ALESSIO SERPETTI Il pittore Alessio Serpetti si ispira a quella tradizione simbolista che portava i più alti rappresentanti a cristallizzare su tela una realtà più intima fatta di sogno e rimembranza. Temi espressi da Serpetti con oggetti, metafore, simboli arcani. Il valore allegorico di cui sono pregne le sue opere è ottenuto grazie alla commistione di elementi teatrali e onirici. Le figure femminili, delineate con tratto delicato e leggero, sono ricorrenti e utili a disvelare il senso nascosto della trama. Nelle sue mostre pittoriche spiccano quadri come Il Silenzio dell’anima, che allude a significati liturgici, mostrando maschere, candele e un calice, segni di dedizione a Dio. Il tema della rovina è invece al centro dell’opera Contemplazione: il volto della donna è in dialogo con la statua, vero e maschera comunicano all’ombra di una decadenza, testimoniata dalle arcate divelte, dai ruderi, dal silenzio della storia. Daniele Radini Tedeschi

Alessio Serpetti, Il silenzio dell'anima.

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Alessio Serpetti, Contemplazione.


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LA TRADIZIONE DEI PRESEPI DI CRACOVIA Fino al 29 gennaio, al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari sarà possibile ammirare una mostra di sculture davvero particolari: i presepi delle collezioni del Museo Storico della Città di Cracovia. Sintesi di stili architettonici che vanno dal gotico al barocco al rococò, questi presepi riproducono le cupole e le torri dei più famosi monumenti della città polacca. Per l’allestimento sono stati utilizzati cassoni nuziali finemente intagliati, in gran parte di origine sarda (fine 800/ inizi 900) della collezione originaria del Museo; per la prima volta verrà esposto un presepe polacco appartenente alle collezioni del Museo, restaurato nel 2007 in occasione del salone del restauro di Ferrara dello stesso anno. Inoltre, l’esposizione include nel suo percorso la Sala dedicata al Ciclo della Vita. La manifestazione ha avuto il patrocinio della Fondazione “Giovanni Paolo II per la Gioventù”. Presepe del Museo Storico di Cracovia.

RIAPRE IL SEPOLCRO DEGLI SCIPIONI È stato riaperto da poco al pubblico il sito archeologico del Sepolcro degli Scipioni, prestigioso complesso dell'età repubblicana, situato nel tratto urbano di via Appia Antica, a poca distanza da Porta San Sebastiano. I lavori, iniziati nel 2008, hanno previsto il consolidamento del banco di tufo nel quale l’edificio è scavato. L’intervento di riqualificazione ha permesso di rendere l’area accessibile al pubblico con un nuovo percorso di visita. Il sito sepolcrale consiste in una serie di gallerie che si incrociano a formare quasi un quadrato di circa 11 metri di lato, scavato nel tufo stesso della collina. Nelle pareti delle gallerie erano ricavate le nicchie destinate a contenere i sarcofagi. La costruzione del monumento funerario risale ai primi decenni del III secolo a.C. e si deve al capostipite, console Lucio Cornelio Scipione Barbato, il cui sarcofago elegantemente decorato è posto sul fondo della galleria centrale.

NELL’ETà DEL FERRO

Carro funerario in forma miniaturizzata.

Ha avuto luogo da pochissimo, presso il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”, la mostra di archeologia intitolata Nell’età del ferro. A cura di Anna De Santis della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, l’esposizione presenta alcuni documenti archeologici, in gran parte di recente scoperta, di notevole importanza per la ricostruzione delle fasi iniziali dello sviluppo del Lazio e di Roma, grazie soprattutto alla loro qualità espressiva. L’obiettivo è di portare questi materiali all’attenzione del pubblico e di farne percepire il significato e la rilevanza storica, che amplia e rende più articolato il quadro del periodo che va dall’emergere dell’identità latina (XI-X sec. a.C.) alla data tradizionale della fondazione di Roma (ca. 750 a.C.). I ritrovamenti più consistenti di questo periodo si distribuiscono sui Colli Albani e nell’area circostante.

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For magazine Cinema MIDNIGHT IN PARIS

Owen Wilson e Rachel McAdams

IL ROCK DI SHERLOCK HOLMES

Impossibile non riconoscere al regista Guy Ritchie il merito di aver preso uno dei personaggi più famosi e averlo completamente reinventato, adattandolo alle esigenze del cinema e del pubblico contemporaneo. Il film Sherlock Holmes - Gioco di ombre porta avanti il lavoro cominciato nel primo episodio, permettendosi però il lusso di allargare i propri orizzonti. Nel primo capitolo è stato obbligo del regista porre le basi cognitive di personaggi e ambientazione, ricollegando questi all’ideale letterario di Arthur Conan Doyle. In questa seconda pellicola Ritchie è visivamente libero di muoversi nei meandri fisici e psicologici di Holmes senza dover continuamente fare riferimento ai suoi tratti caratteristici: addio berretto a falde calate, addio (o quasi) pipa

Woody Allen è tornato. Con un film romantico ambientato nella Parigi odierna. Gil (Owen Wilson) e Inez (Rachel McAdams) sono una giovane coppia americana in cerca di un modo per fuggire dalla monotona quotidianità. Lui, aspirante romanziere, sogna di vivere in epoche passate, mentre lei desidera trasferirsi a Malibù. Una notte Gil viene catapultato indietro nel tempo nella Parigi degli anni ‘20. Ed è qui che la storia comincia. Il regista, con questa commedia, continua il suo tour europeo: dopo Londra e Barcellona approda nella capitale francese trasmettendone tutta l’eleganza con inquadrature della Torre Eiffel, del Louvre, del Moulin Rouge, soffermandosi sui dettagli. Una pellicola intrigante e seducente che incanta lo spettatore conducendolo in un universo parallelo dove poter incontrare Hemingway, Scott Fitzgerald, Buñuel, Picasso e Dalì. L’ottimistico lieto fine fa pensare che Allen abbia abbandonato la malinconia dei precedenti film. Jessica Di Paolo

Rachel McAdams

ricurva e addio Londra. Ma non pensate che per questo ci sia meno tradizione nella storia: questo film porta anzi sullo schermo la nemesi per eccellenza dell’investigatore londinese, il professor Moriarty, interpretato da un impeccabile Jared Harris. Entusiasmante, divertente e ricco di azione, segue la stessa linea stilistica e narrativa del suo predecessore senza rimanere però uguale a se stesso, per uno spettacolo visivo godibile a 360 gradi. L’auspicio è che quest’opera non faccia la fine della saga dei Pirati dei Caraibi: deve rimanere un gioiellino di originalità e destrezza interpretativa. Agostino Madonna

Robert Downey Jr.

PRESENTAZIONE DI A.C.A.B.

Poco tempo fa è stato presentato alla stampa, presso la sede Rai Cinema di Piazza Adriana a Roma, il film di Stefano Sollima A.C.A.B, che uscirà nelle sale cinematografiche il prossimo 27 gennaio. La pellicola narra le vicende di Cobra, Negro e Mazinga, tre agenti del reparto mobile della Polizia, guardato con distacco dai colleghi e con sospetto dai cittadini. I tre poliziotti impareranno sul campo cosa vuol dire essere odiati. A.C.A.B. è infatti l’acronimo di “All Cops Are Bastards” (tutti gli sbirri sono bastardi), motto del movimento skinhead inglese degli anni ‘70, diventato un richiamo universale alla guerriglia urbana. Attraverso le loro storie vengono ripercorsi importanti episodi della cronaca italiana degli anni 2000 in un cortocircuito che si rifletterà nel lavoro e nelle vite private di tutti loro. Nel cast del film figurano Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro, Marco Giallini.

Pierfrancesco Favino

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Filippo Nigro in una scena del film.


For magazine Teatro Appuntamento a londra AL TEATRO PARIOLI Cartellone fitto di rappresentazioni importanti quello del Teatro Parioli Peppino De Filippo. Infatti, proseguirà fino al 22 gennaio lo spettacolo teatrale Appuntamento a Londra di Mario Vargas Llosa, che vede in scena Pamela Villoresi e David Sebasti con la regia di Maurizio Panici. Presentata dall’Associazione Teatrale Pistoiese e Argot Produzioni, l’opera rappresenta una novità assoluta per il teatro, grazie al testo dello scrittore peruviano, premio Nobel per la Letteratura nel 2010, che propone anche qui alcune delle sue suggestioni più care. La storia è un’acuta e profonda riflessione sul tema dell’identità e sulla vita segreta delle persone, e al tempo stesso un’indagine sui valori dell’amicizia e dei sentimenti. Inoltre, sempre nello storico teatro romano, dal 24 al 29 gennaio, la compagnia Balletto di Milano presenta Cenerentola, con coreografie di Giorgio Madia su musiche di Gioacchino Rossini.

Pamela Villoresi e David Sebasti in Appuntamento a Londra. Photo di Emiliano Pona.

SUPERMAGIC 2012 INCANTO Al Teatro Olimpico, fino al 29 gennaio, sarà in scena lo spettacolo teatrale Supermagic 2012 Incanto, l’unico festival italiano sulla magia, giunto alla nona edizione, con la regia di Renato Giordano. La fantasia, il talento, il rischio, lo stupore sono gli ingredienti dell'esclusiva formula magica capace di incantare il pubblico. Un ricco cast di eccezionali artisti e nuovi talenti dell'arte magica per offrire solo il meglio della magia internazionale. Supermagic prende vita ogni anno grazie al lavoro dei migliori prestigiatori e professionisti dello spettacolo, guidati dalla voglia di coinvolgere gli adulti e meravigliare i bambini, con trucchi, effetti speciali, momenti di suspense e alta tensione. Inoltre, quest’anno gli spiriti giungeranno a Supermagic attraverso un esperimento mai effettuato a Roma, dove il medium evocherà la manifestazione delle anime dei più grandi maghi dell’antichità.

LO SCHIACCIANOCI ALL’AUDITORIUM Si è tenuto pochi giorni fa all’Auditorium Conciliazione lo spettacolo teatrale Lo Schiaccianoci, in una nuova elaborazione drammaturgica di Riccardo Reim, per la coreografia di Mario Piazza, e con la direzione artistica di Walter Zappolini del Balletto di Roma. Nel ruolo di Schiaccianoci/ Fata Confetto c’è il famoso ballerino Andrè De La Roche, Josè Perez riveste i panni di Fritz/Principe, mentre Azzura Schena e Claudia Vecchi si alternano nel ruolo di Clara. Nell’opera spesso le situazioni e le psicologie vengono letteralmente ribaltate, lo Schiaccianoci – una sorta di Mr. Hyde – diviene il grumo di tutti gli incubi della piccola Clara, sinistro personaggio capace di assassinare il fratellino Fritz o di trasformarsi in una macabra Fata Confetto, simbolo dell’ingannevole ‘dolcezza’ dei malvagi. Il Balletto di Roma nasce nel 1960 grazie al sodalizio artistico di due icone della danza italiana: Franca Bartolomei e Walter Zappolini.

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For magazine Fotografia LA MACCHINA DELLO STATO Andrà avanti fino al 16 marzo, presso l’Archivio dello Stato, la mostra di fotografie e documenti La macchina dello Stato. Si tratta di una ricognizione sugli interventi dello Stato nei diversi ambiti dell’organismo sociale, sugli ordinamenti che ha stabilito, sui sedimenti organizzativi che ha lasciato, fatta non solo attraverso la storia interna ma anche al di fuori, attraverso i segni e i cambiamenti nella società. Stato unitario, strutture organizzative, uomini e donne della pubblica amministrazione che hanno contribuito a costruire l’Italia fra il 1861 e il 1948: questa esposizione rappresenta il cuore delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità nazionale. Il percorso espositivo si articola su tre filoni e intende essere un sincero omaggio a chi, spesso nell’ombra, ha fatto l’Italia.

IL CUBANO CHE PARLA CON GLI OCCHI La Scuola Romana di Fotografia recentemente ha ospitato con onore la mostra fotografica di Alex Castro, dal titolo Il cubano che parla con gli occhi, con foto inedite del Presidente della Repubblica Cubana Fidel Castro, che è anche suo padre. Con il patrocinio dell’Ambasciata Cubana in Italia e dell’Ambasciata Italiana a Cuba, per la prima volta nella Capitale una prima personale del famoso fotografo cubano, nella quale attraverso il suo obiettivo l’autore fa rivivere l’anima dell’isola caraibica, catturando quello che percepisce lo sguardo: i colori, le sfumature, la tranquilla e la fiera dignità della gente cubana. In mostra, 64 scatti di vario genere, dai paesaggi dell’Avana ai ritratti inediti ed esclusivi di Fidel Castro. «Ho voluto essere io a fotografare il cielo di Cuba: ha colori fantastici, ti sembra quasi di poterlo toccare ed abbracciare», ha concluso il figlio del Lider Maximo. Alex Castro, Curva religiosa, 2010.

EVGEN BAVcAR. IL BUIO È UNO SPAZIO Dal 18 gennaio al 25 marzo, al Museo di Roma in Trastevere, verrà ospitata la mostra di fotografia Evgen Bavcar. Il buio è uno spazio. Una selezione di oltre cinquanta scatti di uno dei più apprezzati autori del mondo della fotografia: Evgen Bavcar. Le immagini dell’artista sloveno non vedente, filosofo e fotografo, sono visioni evocative di spazi, luci, odori e forme dell’infanzia, istantanee di percezioni tattili e sensoriali colte dal suo spregiudicato e poetico occhio interiore. Evgen Bavcar ci permette di “vedere” da un’altra prospettiva. Una fotografia inedita che va al di là di quella tradizionale. Bavcar è cieco dall’età di 12 anni, a seguito di due incidenti consecutivi che gli causarono la perdita progressiva e totale delle vista. Come fotografo d’arte ha ritratto le attrici Hanna Schygulla, Kristin Scott-Thomas e lo scrittore Umberto Eco, oltre a numerosi paesaggi.

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For magazine Libri PRESENTAZIONI… AL FEMMINILE Nelle sale del Caffè Letterario di via Ostiense, pochi giorni fa, sono stati presentati due libri aventi entrambi per tema centrale l’universo femminile. Maria Francesca Mariano, giudice della Corte di Assise, ha illustrato ai presenti il suo romanzo Ha visto e non ha taciuto. Si tratta di due racconti intensi sulla storia di due donne, dall’anima limpida e dai percorsi esistenziali complessi, poste di fronte alla scelta tra fede e magia, tra l’affidamento in un Dio Creatore, presente e vivo, e l’intervento esoterico occulto che tenta di interferire. L’altra opera è quella di Salvatore Scirè, giornalista e commediografo, che ha scritto Donne… maneggiare con cura: un saggio umoristico che cerca di spiegare il mondo femminile in chiave comico-brillante, con un linguaggio pungente e ironico. Una specie di “manuale” in cui si alternano critiche oggettive a improbabili consigli. IL PALAZZO DI VENEZIA E LE SUE COLLEZIONI DI SCULTURA Presso la Sala Altoviti del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, pochi giorni fa ha avuto luogo la presentazione dei libri Roma. Il Palazzo di Venezia e le sue collezioni di scultura, un appuntamento presentato da Rossella Vodret, Soprintendente per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma. Durante la presentazione, patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, sono intervenuti Adriano La Regina dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, Anna Modigliani del Dipartimento di Scienze dei Beni Culturali, Università della Tuscia, Marco Collareta del Dipartimento di Storia delle Arti, Università di Pisa, Rainer Murauer dell’Istituto Storico Austriaco. Presenti naturalmente gli autori dei volumi relativi alle sculture in legno, bronzo, terracotta facenti parte delle collezioni conservate a Palazzo di Venezia.

VIRGINIA AGNELLI MADRE E FARFALLA

Gabriella Mecucci

Marina Ripa di Meana

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Si è svolta da poco, nei locali in via Santa Maria del Pianto, in una location insolita tra vini e formaggi, la presentazione dell’ultima edizione del libro Virginia Agnelli Madre e farfalla, scritto da Marina Ripa di Meana e Gabriella Mecucci. È la sesta edizione, che contiene un capitolo in più di 30 pagine, l’operazione “Sunrise”, con la quale si ottenne la resa anticipata delle armate tedesche in Italia. Anche grazie al contributo di Virginia Bourbon Del Monte Agnelli, madre di Gianni, Susanna e di altri 5 figli, che ebbe una vita drammatica e “scandalosa”. Bellissima, trasgressiva, intelligente, figlia di un principe della nobiltà nera e della travolgente americana Princess Jane. La sua biografia è stata occultata dalla famiglia. Questo libro invece vuole restituire alla storia la figura di una donna affascinante e decisiva nella formazione di Gianni Agnelli, che teneva in camera da letto una sola fotografia: la sua.


For magazine Musica TANTO POI ESCE IL SOLE DI BARBARA D’URSO È stato presentato recentemente, nell'hotel di Piazza della Minerva, il nuovo libro di Barbara d’Urso Tanto poi esce il sole, dall’eloquente sottotitolo Come il dolore mi ha resa più forte. La popolare conduttrice televisiva era già stata autrice l’anno scorso di un altro lavoro letterario, Più forti di prima – Storie di donne dalla tragedia alla rinascita. In questo ultimo volume, invece, la D’Urso si mette a nudo in prima persona, raccontando le sue esperienze di vita e gli eventi più importanti che l’hanno scandita. Come lei stessa afferma nelle prime pagine, però, non si tratta di un’autobiografia: è un libro che racconta dei momenti più bui e dolorosi della sua vita, a partire dall’infanzia. Pagina dopo pagina emerge una forza contagiosa che spinge a reagire anche nelle situazioni più complesse e dolorose. Alla presentazione del libro, oltre all’autrice, è intervenuto anche il giornalista Alfonso Signorini.

Barbara D'Urso

PETE DOHERTY IN CONCERTO ALL’ATLANTICO Durante il suo tour mondiale, Pete Doherty tornerà in Italia per quattro concerti previsti nel mese di febbraio: per la precisione il 9 del mese Doherty sarà in concerto a Roma, all’Atlantico, con un live in acoustic, dal momento che l’ex cantante dei The Libertines e Babyshambles, solista dal 2009, proporrà i suoi ultimi lavori più i classici delle band in cui ha militato in chiave unplugged. Ma non mancheranno certo le novità: il 2012 vedrà infatti anche la pubblicazione del nuovo album da solista del disperato rocker, il seguito di Grace/ Wastelands. Quattro dunque le occasioni per vedere on stage uno degli artisti più chiacchierati e discussi dell’ultimo decennio, che giungerà nel nostro Paese con il nuovo lavoro sottobraccio. E con ormai alle spalle la tormentata relazione con la modella britannica Kate Moss. Pete Doherty

WE ARE PERFECT È uscito di recente We Are Perfect, l’album musicale che celebra in una compilation a suon di canzoni e remix la carriera ventennale di Cristian Marchi, dj produttore che con la sua musica da tempo fa impazzire mezzo mondo. Disponibile su cd e su iTunes, è una carrellata di successi che fanno ballare e al tempo stesso danno emozione. La carriera di Marchi, che ha recentemente fondato la sua casa discografica col fidato musicista produttore Paolo Sandrini, continua spedita. Ma era opportuno fare il punto della situazione anche su cd e non solo tramite i tanti dj set sparsi per l’Italia. Marchi chiama il suo sound “house moderna”, e probabilmente è proprio la definizione più giusta. La radice del ritmo house resta, ad esempio nel suo remix di In The Music 2010 dei Deep Swing, ma su di essa si innestano slogan come in Love, Sex American Express, uno dei suoi più grandi successi e Feel The Love. Cristian Marchi

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Pausini e giorgia in concerto Grande musica al Palalottomatica. L’arrivo del nuovo anno è stato davvero uno show speciale: il concerto di Laura Pausini. La Pausini ha cantato i grandi classici della disco: da Celebration a Le freak, da Self control a Girl just wanna have fun, da Hot Stuff a Ymca e tanti altri ancora. Inoltre, il 21 gennaio sempre al Palazzetto dello Sport, si terrà il concerto di Giorgia. Una data, questa di Roma, che fa parte del tour “Il mio giorno migliore”, e porta lo stesso nome del singolo dell’ultimo album dell’artista capitolina, che ha riscosso un incredibile successo di pubblico e gradimento degli addetti ai lavori. Questo live si preannuncia uno spettacolo scenografico carico di energia ed emozioni, un’occasione unica per ascoltare i grandi successi di Giorgia e le nuove canzoni dell’album. Giorgia

Laura Pausini

SENSE OF WINE

Dal 26 al 29 gennaio, al Palazzo dei Congressi in piazzale J.F. Kennedy, si svolgerà la manifestazione enogastronomica “Sense of Wine”, ideata da Luca Maroni, giunta alla sua settima edizione, e che dal 2005 ad oggi è stata in grado di richiamare oltre 80.000 visitatori. È la più grande kermesse incentrata sul vino e le eccellenze enogastronomiche che si celebra in Italia, concepita ed organizzata da privati. Il fulcro dell’evento verterà su un percorso sensoriale che si svilupperà attraverso la scoperta delle ricchezze del patrimonio enogastronomico italiano di oltre 250 aziende vitivinicole italiane. Un viaggio espositivo innovativo, poiché indicizzato sia per territorio, sia secondo le caratteristiche sensoriali tipiche dei diversi vini. SALONE INTERNAZIONALE DELLA NAUTICA E DEL MARE Si terrà a breve (dal 18 al 26 febbraio) Big Blu Salone Internazionale della Nautica e del Mare, l’appuntamento alla Fiera di Roma per ammirare le imbarcazioni di tutte le classi, dai battelli pneumatici agli yacht di lusso, e regalarsi un viaggio nella cultura del mare. Big Blu, giunto alla sesta edizione, si è conquistato il proprio spazio nel panorama dei saloni nautici, crescendo costantemente in termini di visitatori e di espositori e diventando la più grande manifestazione nautica in Italia, dedicata al mare nel senso più ampio. Il successo è amplificato dall’innovazione della formula espositiva, che spazia dalla cantieristica all’enogastronomia, dall’abbigliamento marittimo alle attrezzature per il turismo, dalla fotografia subacquea alla strumentazione tecnologica. Si conferma quindi una vetrina di grande interesse per gli operatori del settore e per chi sente davvero la passione per il mare.

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For magazine Eventi STARS IN ALTA QUOTA Ha avuto luogo di recente in località Sestriere un evento del mondo dello spettacolo, organizzato dall’agenzia Star’s Management in collaborazione con la discoteca Tabata, intitolato “Stars in alta quota”. Si tratta di una manifestazione che unisce le aziende e i personaggi dello spettacolo in un’atmosfera di relax e vacanza nelle location più esclusive del territorio: appuntamenti ed iniziative che hanno alternato momenti di spettacolo, convivialità, sport e svago. Un’occasione per fare del bene con la raccolta fondi della cooperativa Il Cammino. All’evento hanno partecipato alcune autorità e tanti personaggi del piccolo e grande schermo: Valeria Marini, Lory Del Santo, Jerry Calà, Carmen Russo ed Enzo Paolo Turchi, Dana Ferrara, Tony Sperandeo, Edoardo Raspelli, Sara Tommasi, Beppe Convertini, Flavia Vento, Deborah Salvalaggio. L’evento è stato patrocinato dal Comune di Sestriere.

Giovanna Rigato, Edoardo Raspelli e Silvia Abbate

Jerry Calà

Barbara Meoni

Tony Sperandeo

Lea Veggetti

Daniele Santoianni e Debora Volpe

Leonardo Tumiotto e Vittorio Gucci

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SPEC I A L E CORT I NA

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a n i t cor

Cristallino Indirizzo storico della bella vita ampezzana, il Cristallino è un locale cult per l’aperitivo e il buffet dopo una giornata passata sulle piste da sci. Ma la sera si trasforma in un privilegiato ritrovo per stare in compagnia con dell’ottima musica, grazie anche alla ricca area ristoro per i clubber più affamati. Il locale, infatti, è famoso anche per i suoi sandwich e spuntini notturni davvero imperdibili. Per il cenone di Capodanno si è riempito di star, personaggi noti e figli illustri di politici. Fino a notte inoltrata è rimasto gremito di gente desiderosa di festeggiare il nuovo anno in modo sfarzoso.

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a n i cort

Lp 26

L’avvio dell’attività invernale di LP26 è ripresa all’insegna di una formula in grado di assicurare ristoro, accoglienza, musica e divertimento alla sua clientela esclusiva. Amato dai giovani e affollato a qualsiasi ora della giornata è, infatti, un luogo che offre aperitivi, pranzi a base di salumi e cene con i piatti della tradizione. Serata speciale per il Capodanno: ad animarla tanti ospiti stranieri, soprattutto americani, e facoltose personalità italiane che hanno cenato nei locali riservati. Tra gli ospiti illustri anche il vincitore della decima edizione del Grande Fratello Mauro Marin.

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a n i t cor

Hotel Cristallo Nel cuore di Cortina sorge il Cristallo Hotel Spa & Golf, frequentato da una clientela illustre che sceglie questo hotel per il suo stile peculiare, esibito in 74 camere di cui 22 suite. Per il Capodanno il programma ha previsto una cena di gala nel ristorante “La Veranda del Cristallo” con la musica del trio Smoma che per l’occasione ha presentato la raccolta “Music Collection”. Le danze sono andate avanti fino alle 3.30 di mattina. Alla serata è intervenuta anche Tina Turner che alloggiava nella Presidential Suite, ed erano presenti diverse personalità importanti, inclusi politici provenienti da ogni parte del mondo.

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a n i t cor

Vip Club

Uno dei luoghi più blasonati di Cortina, il Vip Club è il posto più “in” dove si intrattengono i personaggi famosi dello spettacolo, dell’alta società, dell’imprenditoria nazionale e internazionale. Per festeggiare il Capodanno il celebre locale si è messo in ghingheri e ha aperto le porte a tutti gli amanti della dolce vita cortinese, con una cena di gala esclusiva e raffinata in tipico stile Vip. Una notte di emozioni per vivere realmente la mondanità descritta da Vacanze di Natale a Cortina, con ospiti di eccellenza tra cui anche alcuni attori del film che ha in Christian De Sica la sua star indiscussa.

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a n i cort

Bilbò Club

Considerato da molti il locale più elitario d’Italia, luogo d’incontro del jet set, il Bilbò è la discoteca cult dove personaggi famosi e turisti da tutto il mondo rimangono meravigliati per l’eleganza degli arredi e per gli impianti innovativi che offre. Ogni sera alla console si alternano i più esperti dj del territorio coi brani più trendy e le musiche remixate per far ballare il selezionato pubblico. Grande show per la notte di Capodanno con la presenza nel locale di numerosi vip, tra i quali il giornalista Fabio Palazzi. 118 For Magazine


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Una nottata di Capodanno all’insegna del divertimento e dell’umorismo più sfrenati quella dell’Art Cafè, grazie alla presenza del duo comico Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, alias I soliti idioti, reduci dal successo del film, tratto dall’omonimo programma di Mtv, che ha sbancato i botteghini italiani. L’esclusivo locale è teatro di un evento unico con la selezione musicale delle migliori hit commerciali: R’n’B, house, revival, a cura dei migliori dj come Thomas De Lorenzo, Medd Mixx, Giordano Locatelli capaci di offrire all’esigente clientela ritmi danzanti fino alla mattina del giorno seguente.

Art Cafè

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In questo anno di crisi il Babel ha provato ad offrire al suo pubblico un Capodanno in allegria con la presenza nel locale dei simpatici protagonisti de I soliti idioti: la coppia comica Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, con i loro sketch inediti tratti dalla serie Tv, ha allietato i clienti del Babel Club e dell’Art Cafè per uno straordinario veglione. Infatti, anche quest’anno si è rinnovata la partnership fra i due locali della galleria commerciale di Villa Borghese, che continuano a dominare il panorama notturno capitolino. Scenografie, performance e balletti coreografati da Manuela Guastalli, per una notte tipica della dolce vita.

Babel

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Maison

Tramp, Misscat, ZeroGradi e Avantgard continuano ad allietare il pubblico della Maison con serate incredibili, come il sabato organizzato in collaborazione con i Club Haus 80’s di Milano: il nuovo modo di fare clubbing si basa su un’esplosione di attrazioni per una disco night alternativa che trova il suo tema principale nella musica degli indimenticabili anni ’80, amata dai nostalgici e da chi l’ha riscoperta. Dal sound di fine anni ’70 alla prima elettronica, dalla house alla disco italiana, passando per il pop senza limiti. Anche il party di Natale Christmas in Dance e l’ultima notte dell’anno sono firmate dagli stessi gruppi storici. Foto di Giordano Solimando.

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Shari Vari

Un Capodanno imperdibile quello organizzato allo Shari Vari, vissuto molto intensamente perché potrebbe essere l’ultimo per l’intera umanità… Infatti, secondo le profezie dei Maya, sempre più attuali, il 21 dicembre 2012 ci sarà la fine del Mondo. Inoltre, potrebbe esserci il ritorno degli Dei provenienti dal pianeta Nibiru. Perciò il “Nibiru Apocalypse Party” è il modo migliore di passare l’ultimo Capodanno. Il locale di via di Torre Argentina è stato allestito a dovere, ricreando l’ambiente originale della quinta era Maya, iniziata nel 3113 A.C. e che finirà proprio il prossimo 21 dicembre.

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È il “salotto romano” per eccellenza, a due passi da Piazza Navona, affacciata sul Lungotevere. La Cabala non è semplicemente una discoteca, è un mondo a parte, ospitato nella storica “Hostaria dell’Orso” e articolata in tre sezioni: il piano-bar, l’ampio ristorante sul Tevere, e la discoteca all’ultimo piano, arredata con eleganti divani e concepita per chi intende distrarsi in uno spazio lussuoso, piacevole ed esclusivo. Straordinarie la serate disco organizzate da trAmp e Zerogradi all’insegna di musica, divertimento e trasgressione, come la memorabile festa di Capodanno. Photo di Marco Scichilone

La Cabala

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Proseguono la notti magiche del Gilda, il locale “in� meta preferita per feste e serateevento. Di recente i due p.r. della discoteca, la sociologa tv Deborah Bettega e il filosofo Angelo Ciccio Nizzo, hanno ospitato il party di Mara Parmegiani Alfonsi, nota scrittrice, esperta e storica di moda, che ha festeggiato i 7 anni della sua rivista. Presenti molti personaggi noti dell’imprenditoria e dello spettacolo, come la contessa Patrizia De Blank, la designer di gioielli Ilaria Pascali, Leopoldo Mastelloni, Marco Cirilli e tanti altri. Divertimento assicurato con il comico Juri Di Stasio che ha intrattenuto gli ospiti con gag e coinvolgimento del pubblico.

Gilda

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È sempre un must il venerdì targato trAmp. Nella tana nera di via Veneto continua la serata più underground di Roma Nord, un luna park musicale dove si sono esibiti artisti come Shaun Reeves e Kenny Carpenter dagli Usa, Yaya dalla teutonica etichetta Desolat, Riccio dalla Bosconi records, senza dimenticare Andrea Esu e Graziano Della Nebbia. Il tutto colorito dalla Pink Room e dalla Dark Room guidata dal trascinante mix di Dj Trufo. Per Capodanno poi il veglione più esclusivo ha avuto luogo nello storico locale, con la possibilità di gustare tutte le novità di una discoteca che da sempre lascia il segno nelle notti romane.

Open Gate

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Sempre divertimento e musica allo Spazio 900, il progetto ideato da Daniele Aprile e Stefano Spezia che ne hanno fatto un punto di riferimento per la mondanità della Capitale. Tra le serate straordinarie un discorso a parte lo merita quella del Capodanno 2012, organizzato in coppia con Room 26, con l’eccezionale evento “One”: unico biglietto, doppia serata, unico prezzo per un doppio party davvero sensazionale. Altravida, Defmix, Amnesia insieme per dar vita ad uno spettacolo strepitoso fra balli, animazione, musica e dj di altissimo livello. Senza dimenticare i lussuosissimi ed eleganti privè che soddisfano le esigenze di tutti.

Spazio 900

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Room 26

Per il Capodanno il Room26 ha fatto le cose in grande, ospitando la serata “One Nye 2012”, l’appuntamento unico che unisce le location più prestigiose della Capitale – Room26 e Spazio 900 –, sinonimo di innovazione e tecnologia, permettendo con un unico biglietto di spaziare liberamente tra le diverse sale e le differenti atmosfere. Per l’occasione Amnesia di Ibiza, con la special guest Mar-T, più AltrAvidA hanno trasformato i locali contaminandoli di allestimenti e animazioni senza precedenti. Defmix con Hector Romero, Kikko Messina e Paolo Pompei hanno dato vita fino all’alba ad una raffinatissima maratona di House Music.

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Goa

Sono proseguite per tutto il mese le magiche nottate del Goa con un dj set straordinario che ha visto alternarsi alla console artisti del calibro di Maya Jane Coles e Silvie Loto, Raresh e Carola Pisaturo, Chaim e London Fm. Ancora più speciale è stato il Capodanno della discoteca, festeggiato con l’eccezionale serata GoaUltrabeat del 31 dicembre all’Atlantico Live, presentando “Nuovo Mondo 2012” con una straordinaria line-up: Magda, Ben Clock, il live set di Paul Ritch e Dj Red. Durante la serata si sono susseguite anche fantastiche performance teatrali e visual art con Ddg.

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