MARGHERA MULTI.FACES: a relational and inclusive future for Porto Marghera

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Alice Braggion Alessandro Carabini thinkgenerative@gmail.com

Tesi di Laurea Magistrale in Architettura per la Sostenibilità discussa a Venezia presso la Facoltà di Architettura dell’Università IUAV, in data 29/03/2012 con votazione 110/110 e lode Relatore: prof. Giuseppe Longhi In copertina: “Marghera Multi.Faces” Finito di stampare: il giorno 26 marzo 2012 da Iris srl, via L.Da Vinci,

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marghera multi.faces Un futuro relazionale e inclusivo per Porto Marghera

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Alice Braggion.Alessandro Carabini


2.1 Verso una cultura informale, relazionale e ospitale

2.1.1 La Via della Seta: una nuova dimensione Euro-asiatica 2.1.2 Europa 2020: una crescita smart, sostenibile e inclusiva 2.1.3 Comprendere l’inclusione sociale 2.1.4 Una piattaforma in Italia per l’accoglienza: Porto-Marghera

THINK GENERATIVE VERSO UN FUTURO THINK INCLUSIVE! INCLUSIVO

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1 UN CAMBIAMENTO PARADIGMATICO

1.1 L’uomo e la macchina: evoluzione dell’approccio al progetto d’architettura (di G. Longhi)

1.1.1 Luigi Moretti 1.1.2 I Metabolici 1.1.3 C.Price e gli Archigram 1.1.4 Superstudio e Archizoom 1.1.5 J.Jacobs 1.1.6 C. Alexander 1.1.7 Frei Otto 1.1.8 P.Virilio 1.1.9 B.Tschumi 1.1.10 W.J.Mitchell 1.1.11 N.Negroponte

1.2 Dalla forma al processo: genealogia dell’architettura contemporanea

3 misurarare

L’INCLUSIONE

3.1 Misurare l’inclusione sociale: metodo e

indicatori per misurare l’inclusione sociale

3.1.1 Definire l’inclusione sociale nella città: individuazione di parametri spaziali 3.1.2 Definizione sintetica dei parametri spaziali e applicazione su progetti esemplari a. B. Tschumi: Parc de La Villette b. FOA: Yokohama Port Terminal, Yokohama c. V. Guallart: Sociopolis d. J.Mayer: Metropol parasol, Siviglia e. V. Guallart: Hyperhabitat, Venezia f. M. Gausa: Barcellona Multiramblas g. Sanaa, Rolex learning center, Losanna h. BIG: Superkillen, Copenhagen


6.1 Il network infrastrutturale relazionale 4.1 City Abacus: le forze guida della progettazione urbana in Europa (di G.Longhi)

4.1.1 Dodici interviste sul futuro delle nostre città 4.1.2 Definizione degli scopi e delle linee-guida del progetto inclusivo 4.1.3 Linee-guida del progetto Marghera Multi.Faces

LINEE GUIDA PER IL PROGETTO INCLUSIVO

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6.1.1 Idea e processo di generazione del network 6.1.2 Il network inclusivo di Mestre 2050 6.1.3 Un programma per moltiplicare le relazioni

6.2 Spazi relazionali per l’inclusione sociale

MARGHERA MULTI.FACES

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5 MARGHERA 2050:

SCENARI EVOLUTIVI

5.1 Dinamiche di cambiamento del complesso

6.2.1 Idea contemporanea di spazio collettivo: lo spazio condiviso 6.2.2 Il network inclusivo di Marghera 2050 6.2.3 Nuovi spazi per il lavoro condiviso 6.2.4 Social Innovation Lab 6.2.5 Sharing Infrastructure

eco-sistema lagunare

5.1.1 Immaginare un futuro per Porto Marghera 5.1.2 Le linee di sviluppo del territorio 5.1.3 Il cambiamento climatico e l’innalzamento delle acque 5.1.4 Guadagnare terra: le bonifiche a PortoMarghera 5.1.5 Un nuovo clima, un nuovo ambiente: flora e fauna 5.1.6 Marghera iperconnessa: u-service e nuovi tools digitali 5.1.7 Nuovi scenari demografici: chi sono i nuovi? 5.1.8 Nuovi scenari di accessibilità e mobilità 5.1.9 Evoluzione funzionale dell’area industriale 5.1.10 I luoghi dell’inclusione sociale a Mestre

7 bibliografia sitografia



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marghera multi.faces un futuro relazionale e inclusivo per porto marghera

Marghera Multi.Faces è il progetto di un network infrastrutturale relazionale pensato per aumentare l’inclusione sociale, in cui le diversità delle genti, delle culture e delle tradizioni si moltiplicano, amplificando la ricchezza del tessuto sociale. Un progetto per dare accoglienza ai nuovi, trasformando un luogo storicamente esclusivo in una piattaforma modello di integrazione e coesione sociale, attraverso la densificazione, contaminazione e continua ricombinazione dei differenti usi, attività, spazi collettivi di condivisione e collaborazione. Un programma aperto e dinamico per rigenerare un’area in dismissione legata ad un forte passato industriale per riallacciarla a logiche contemporanee di produzione, fondate sulla centralità delle risorse umane, sulla conoscenza e sulla creatività diffusa e socialmente iperconnessa in rete. Il progetto corrisponde a un’idea di città iper-relazionale costruita sugli spazi collettivi condivisi, simile per densità al tessuto dei centri storici, dove si realizza la massima concentrazione degli scambi e degli “incroci” in presenza di un tessuto denso ma attraversabile.

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Il concetto di network, adottato nel progetto come vera e propria morfologia, deriva oggi da diversi spunti provenienti da differenti discipline. Dai frattali del matematico Mandelbrot alle strutture rizomatiche dei sistemi biologici, dalle reti sociali del web alle megalopoli del XXI secolo, il concetto di network si è trasversalmente diffuso sempre più per descrivere sistemi altamente complessi quali sono appunto le città, ecosistemi economici sociali ed ambientali. Così la topografia classica della città come rappresentazione fisica di strade, grattacieli e case viene sostituita dai complessi flussi immateriali celati al suo interno, non visibili in maniera canonica. Cambiano radicalmente le modalità di percepire e rappresentare la città, fusione di reti reali e virtuali. La consapevolezza di una realtà più complessa, instabile e molteplice, dovuta alla simultaneità, dinamicità e diversificazione dei sistemi, ha determinato un cambio di logica negli ultimi decenni sotto la spinta di diverse discipline ed avanzamenti in ogni campo del sapere e della ricerca. E le forti trasformazioni a cui stiamo assistendo, che coinvolgono ache discipline come architettura ed urbanistica, sono il risultato di tale manifestazione più aperta dei processi, e richiedono la necessità di concepire nuove logiche trasversali, di relazione e di interazione, tra termini e livelli diversi di realtà Marghera Multi.Faces in un certo senso vuole essere la rappresentazione fisica di questo sistema non lineare fatto di corridoi e nodi, capillarmente diffuso nel territorio ed iperconnesso tramite diversi livelli di network sovrapposti per articolare complessi e cangianti programmi funzionali, attività ed usi. Una grande infrastruttura integrata orizzontale come somma di microscopici, molteplici e differenti episodi tra loro collegati e iperconnessi attraverso spazi fluidi incredibilmente relazionali, la cui vocazione è quella di superare la tradizionale staticita dell’oggetto divenendo un vero e proprio “intorno relazionale, capace di generare un campo di forze fra tensioni ed informazioni, vocazioni e sollecitazioni (globali e glocali). Una nuova “concezione integrata” che, opportunamente declinata, potrebbe diventare un vero argomento strutturante per un possibile sistema multi e inter-scalare, più flessibile e ponderato, lontano dai vecchi modelli compositi della antica pianificazione, così pieni di “tracciati” regolatori e di “vuoti” residuali (o possibilisti). Si tratterebbe di un nuovo ordine combinatorio, in grado di infiltrarsi negli sviluppi “caotici” delle attuali strutture urbane e di ricomporle generando spazi di relazione più versatili – meno impositivi – in sintonia con le di-

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namiche sregolate che si vanno producendo; non contrapponendo più spazio naturale a spazio artificiale, bensì facendoli coabitare in nuovi dispositivi, sensibili alla definizione di possibili movimenti di transizione.” (cit. Gausa) Nella società contemporanea, grazie soprattutto alla rivoluzione apportata dalle tecnologie digitali, è cambiato radicalmente il nostro rapporto con lo spazio fisico. Sono cambiate le modalità ed è aumentata esponenzialmente l’intensità d’uso. La divisione classica della giornata nelle 8 ore, casa-lavoro-tempo libero caratterizzata da una scarsa interazione tra momenti attività e funzioni, non sussiste più nel mondo dei social network e dell’internet of things. Oggi lo spazio-tempo moderno si è caricato di una dimensione ulteriore, l’informazione, che a tutti i livelli contamina ogni cosa ibridando gli spazi e gli stili di vita. Succede che durante le ore lavorative chatto con gli amici, e da casa rispondo alle mail di lavoro. E così facendo il tempo libero nella giornata di una persona si dilata, e se si somma a quello di tante altre persone si genera quel surplus cognitivo che accelera il processo creativo e la conoscenza. Il tempo diventa fluido e gli spazi fisici relazionali e quelli immateriali del web, spazi di condivisione e collaborazione, sono i luoghi del surplus cognitivo, le pietre miliari della nostra società iperconnessa. Alla potenza delle nuove reti tecnologiche deve corrispondere un rafforzamento delle reti di relazione nella direzione della loro apertura. Il web e i social network ci hanno mostrato l’incredibile potenziale creativo e innovativo del valore collaborativo e partecipativo. Ora, consapevoli dalle esperienze di questi luoghi virtuali, è necessario tornare a ripensare i luoghi fisici, le infrastrutture materiali delle nostre città partendo da quegli spazi fisici, collettivi e pubblici, in cui si realizza il surplus cognitivo ed in cui aumenta la creatività e la produttività. Per questo motivo il concept ideativo del progetto è quello di generare spazi ad alta intensità di relazione in grado di permettere un maggior grado di inclusione, integrazione e coesione sociale. La nostra attenzione si è quindi focalizzata su quelle tipologie di spazi che hanno insito questo potenziale sociale, luoghi ibridi generalmente subordinati e limitati dagli spazi chiusi privati dell’individulità. Spazi fluidi e dinamici, informali, integrati ed aperti, luoghi dell’inaspettato, dell’instabile e caotico, luoghi di una modernità debole e diffusa come contraltare agli spazi chiusi, rigidi, lineari del passato. Abbiamo indagato tali


spazi a diverse scale e individuato nei corridoi del nostro network, la spina dorsale degli spazi condivisi di inclusione sociale, luoghi attraversabili ad alta densità come organismi integrati dove si realizza un’unica funzione indifferenziata, o meglio vi è un’esplosione di usi ed attività tali da esaltare il valore della diversità e delle differenze. Il nostro network infrastrutturale è quindi il punto di convergenza della prima fase di mappatura critica dell’inclusione sociale su Mestre, dello studio iniziale delle risorse (naturali, immateriali, fisiche...), delle considerazioni legate alla natura relazionale ed inclusiva come statuto e vision del progetto, ed infine della strategia e del programma per trasformare Porto Marghera in una piattaforma transnazionale modello di accoglienza ed inclusione sociale per contrastare fenomeni sempre più frequenti di intolleranza, chiusura e ghettizzazione da una parte. Dall’altra la volontà / necessità di rigenerare un’area così storicamente pregna di significato e vitale per la crescita del Veneto e dell’Italia nel dopoguerra, secondo logiche produttive compatibili alle economie ed ai mercati odierni nella convinzione che qualsiasi progettualità che non presupponga una riflessione sugli organismi di produzione è sempre inadeguata. Obiettivi entrambi che confluiscono in una visione rinnovata del paradigma progettuale che identifica nelle risorse umane il nucleo di ogni discorso. Per aumentare la redditività del sistema è necessario incrementarne il potenziale creativo ed innovativo, il che è diretta conseguenza di diversi fattori tra cui teniamo a sottolineare il valore della diversità, delle differenze, e quindi dello scambio e del confronto. E ciò è conseguenza della capacità dei luoghi di generare partecipazione, condivisione, sentimenti collettivi, collaborazione. In questo processo di creazione di identità collettive multiple assume fondamentale rilievo il programma, che per Marghera Multi.Faces prende le mosse dall’individuazione di alcune funzioni chiave manifesto delle sei categorie a cui appartengono. Come logica conseguenza, in seguito alle riflessioni di carattere economico strettamente connesse con il patrimonio culturale industriale esistente in un ottica di continuità, abbiamo approfondito e studiato le implicazioni degli spazi condivisi e collaborativi rispetto al tema del lavoro declinato secondo le logiche economiche contemporanee di produzione.

sociale ne io

inc lu s

I

INNOVAZIONE CREATIVITA’

Le relazioni della comunità permettono ai membri di scambiare idee, di collaborare facilmente, di trovare servizi e accedere alla conoscenza, azioni che altrimenti sarebbero state difficoltose. La comunità è ciò che guida l’innovazione e permette un’ esponenziale crescita della creatività.

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C C

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COMUNITA’ INCLUSIONE

Lo spazio fisico fornisce le condizioni per la comunità, infatti essa si sviluppa a mano a mano che le persone si sentono bene in uno spazio, sono felici di viverci e di sviluppare delle relazioni con altre persone. In questo modo si costruisce il network di relazioni e si rafforza il capitale umano.

SPAZIO FISICO

Lo spazio fisico è il container per ciò che accade.

Diagramma sintetico del nuovo modello relazionale e inclusivo.

Modello di una configurazione tipo, in cui vengono esaltati gli spazi collettivi condivisi, mostrando situazioni relazionali differenti.

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ativitĂ ? cre


L’uomo e la macchina di G.Longhi evoluzione dell’approccio al progetto d’architettura

La conferenza Computer Graphics in Architecture and Design alla Yale School of Art and Architecture nel 1968 segna l’avvio di una fase importante della progettazione moderna, contrassegnata dal passaggio da un’idea di architettura basata sulla supremazia del rapporto manufatto-impianti ingombranti e passivi della prima e seconda rivoluzione industriale, la “machine à habiter di Le Corbusier”, a un’architettura basata sul rapporto fra architettura e computer1, gli impianti miniaturizzati e interattivi della rivoluzione informatica. Lo scopo di questa nuova generazione di architetti e tecnologi è quello di avviare processi di progettazione egualitari2, tesi a superare il ruolo di sovraimposizione del ruolo del progettista sulla gente, ossia a superare il “genious role” dell’architetto3 e la standardizzazione formale dell’International style, a favore di processi di progettazione consapevoli guidati dai cittadini. Sostiene Gordon Pask in “La rilevanza architettonica della cibernetica”4: “ribaltiamo il paradigma di progettazione, mettendo al centro l’interazione tra l’ambiente e le persone che lo abitano al posto della consueta interazione tra il progettista e il sistema fisico che disegna.” Con questo filone inizia anche una nuova dimensione dell’architettura tesa alla dematerializzazione, per dirla con Negroponte, contrassegnata dal rapporto fra atomi e bit. Inizia così il declino della visione “vittoriana” dell’architettura5, basata esclusivamente sul prelievo di materia, a favore di un dialogo progettuale che sfrutta le opportunità delle nuove tecnologie, come le nano e le biotecnologie, che nascevano proprio in quegli anni. Il risultato è l’avvio, all’inizio degli anni ’70, di una moderna architettura, sostenibile, in quanto tesa alla crescita delle risorse umane, grazie all’”intelligenza aumentata” dalla disponibilità delle nuove macchine e alla diminuzione del livello di carico degli interventi sulla terra, grazie alla dematerializzazione.

Il nuovo processo progettuale è in continuità con il pensiero del movimento metabolico6: riguardo al ruolo dell’architetto, infatti, sostiene Kisho Kurokawa “…..non deve proporre modelli ideali per la società, ma ideare infrastrutture spaziali che gli stessi cittadini devono rendere operative” e riguardo al dualismo tra realizzazioni fisiche e disponibilità di risorse naturali, dove lo stesso movimento inizia il superamento del modello lineare di progettazione, tipico del pensiero occidentale, a favore della simbiosi fra i due elementi, tipico del pensiero orientale. Una simbiosi confermata da Christoper Alexander, secondo cui la città è data dall’interdipendenza tra le parti fisse che costituiscono la morfologia urbana e le parti variabili costituite dalle risorse umane, la biodiversità (specie quella animale), i beni di consumo che vi circolano, gli effetti del funzionamento degli impianti. Il suo sviluppo non è dato dal procedere per grandi blocchi, quindi sull’idea di sostituzione, ma sulla crescita graduale, quindi sull’idea di riqualificazione. Il rinnovo dell’architettura grazie alla cibernetica ha coinvolto, a partire dalla metà degli anni ’60, un vasto campo disciplinare, comprendente matematici, ingegneri, architetti, psicologi, educatori; per quanto riguarda la progettazione, urbanistica ed architettonica, assumo quattro’autori guida’, il cui lavoro è in grado di esemplificare la complessità della rete interdisciplinare che si è sviluppata grazie alla disponibilità dei computer7 prima e delle reti informatiche poi.

1 La conferenza di Yale è parte di una serie di conferenze e pubblicazioni avviate a partire dalla seconda metà degli anni ’60, fra cui: Architecture and the Computer al Boston Architectural Center nel 1964, Computer Graphics in Architecture and Design alla Yale School of Art and Architecture nel 1968 e il numero doppio del Design Quarterly, “Design and the Computer” nel 1966. 2 Vedi “Being Nicholas” in Wired 3.11 del 1955. Intervista di Thomas Brass in occasione del 10° anniversario del Media Lab. 3 Secondo la definizione di Christopher Alexander.

Vista dall’alto della Olivetti Programma 101, il primo computer da tavolo, 1964.

“A noi interessa semplicemente introdurre e promuovere un’intelligenza della macchina che stimoli una progettazione per una vita migliore e consenta tutta una serie di metodi autoevolutivi”, Nicholas Negroponte, 1969. 15


4 Gordon Pask, The architectural relevance of cybernetics, in Architectural Design,settembre 1969. 5 Questa definizione è molto diffusa nel mondo anglosassone e definisce l’architettura e la pianificazione delle diverse epoche industriali, si veda ad esempio Rachel Amstrong, TED fellow, nell’intervento Creating Carbon Negative Architecture. 6 L’origine del movimento metabolico risale alla conferenza mondiale di architettura e disegno industriale tenutasi a Tokyo nel 1960. 7 Questo argomento è brillantemente trattato nella tesi di dottorato di Molly Wright Steenson “Artificial intelligence, Architectural intelligence: the Computer and Computation in Architecture, 1960-1980”, Princeton University vedi: www.girlwonder.com. 8 Notes on the Synthesis of Form, op. cit.

Modello “World”, Jay Forrester Comportamento base che mostra il modo in cui industrializzazione e popolazione vengono soppressi dalla caduta delle risorse naturali

Gli scienziati in questione sono l’ing. Jay Forrester (a cui si devono i modelli World Dynamics e Urban Dynamics) e tre architetti: Christopher Alexander (fondatore del Center for Environmental Structure all’University of California, Berkley, e autore di importanti pubblicazioni fra cui “A pattern language”), Cedric Price (progettista di Fun Palace, Potteries Think Belt, Generator e Magnetic city), Nicolas Negroponte (fondatore dei laboratori “The architectural machine” e “Media Lab” al MIT ), che hanno intuito in anticipo le utilità sociali delle nuove tecnologie. Secondo Christopher Alexander la tecnologia avrebbe sorpreso e sfidato la supremazia del progettista, grazie alla possibilità di decodificare e ricomporre gli alfabeti progettuali, rendendo possibile ad ogni cittadino maneggiare agevolmente la loro complessità. Secondo Negroponte grazie ai nuovi processi non sarà più l’architetto con la somma delle sue esperienze storiche e culturali ad imporre il progetto all’utente, ma sarà quest’ultimo, supportato dai nuovi strumenti e macchine che assurgono a mente collettiva, a condurre il progetto. La nuova fase dell’architettura è dunque condizionata da una serie di elementi: la disponibilità di nuove macchine, l’interpretazione delle loro potenzialità, l’elaborazione di nuovi modelli interpretativi, la volontà attiva dei cittadini di gestire in autonomia le loro scelte, senza più l’assistenza di operatori ‘istituzionali’. Questi sono gli ingredienti di una visione ‘generativa’ del progetto, ossia di un progetto che non soddisfa bisogni pregressi in un luogo grazie ad operatori istituzionalmente e gerarchicamente predefiniti, ma sviluppa creativamente processi destinati ad implementare la felicità dei cittadini, consapevoli e responsabili delle loro scelte. Fra i primi a sfruttare i nuovi modelli di organizzazione del progetto grazie ai grandi computer, che proprio in quegli anni (1969-1972) iniziavano ad esprimere le loro potenzialità in termini di supporto all’elaborazione di modelli complessi ed interattivi vi è Jay Forrester. Inizia così la fine del progetto inteso come sistema di pensiero lineare, a favore del progetto inteso come sistema complesso, dominato dal feedback fra diversi agenti.

“Urban dynamics ci mostra la follia del tradizionale modo di pensare sia la città che il mondo. I sistemi umani sono troppo complicati per essere gestiti in modo intuitivo. Il tradizionale pensiero causa-effetto non serve. Feedback e scarti temporali sconfiggono le politiche più convenzionali basate sulla linearità”, Jay Forrester 16

Il risultato è la proposta di modelli dinamici che Forrester applica a scale spaziali assai diverse: da Urban Dynamics, applicato al contesto urbano, in occasione del piano per il centro storico di Boston, a World Dynamics, applicato a livello planetario per il Club di Roma in occasione della Conferenza sullo sviluppo umano di Stoccolma del 1972, con lo scopo di valutare la dinamica delle risorse del pianeta. Se Jay Forrester propone una notevole evoluzione del progetto, grazie al supporto alle decisioni fornito da una modellistica evoluta, contribuendo, da una parte all’aumento del valore aggiunto del servizio offerto dal progettista e, dall’altra, alla consapevolezza delle scelte della Pubblica Amministrazione, Christopher Alexander partendo dalla constatazione del drammatico impoverimento del paesaggio causato dagli architetti tradizionali, a causa di un linguaggio brutale e frammentato, del tutto scollegato dalle esigenze dell’uomo e della natura, propone l’elaborazione di un alfabeto progettuale (il pattern langage) che può essere usato da ogni cittadino al fine di generare un sistema infinito di opzioni progettuali, frutto della ricombinazione degli elementi di progetto operata dalla cultura di ogni singolo cittadino. La filosofia di Alexander si distingue in modo sostanziale dai modelli ingegneristici di progettazione, finalizzati principalmente alla standardizzazione e ripetizione di codici di programmazione; il suo cuore è l’enunciazione del processo progettuale “da un punto di vista umano”, inserendo un sistema ampio di elementi che ne vanno a costituire l’ecologia: il benessere umano, l’economia, lo stato della tecnologia, il clima politico, senza porre alcun limite agli elementi utili per descrivere le proprietà di un problema. In un buon progetto8 ci deve essere una basilare corrispondenza fra struttura del problema e struttura della soluzione: un buon progetto procede attraverso la scrittura degli scopi, la scomposizione delle sue componenti, l’analisi delle interazioni, la ricomposizione della struttura. Grazie al nuovo linguaggio computerizzato il progetto procede per fasi, è soggetto a frequenti interazioni e protopizzazioni, si sviluppa in modo collaborativo e partecipativo, grazie a gruppi di lavoro integrati che possono procedere anche in modo decentrato, genera processi di condivisione all’interno e fra comunità. Diventa così chiaro che un progetto non è la sola soddisfazione di un sistema di requisiti tecnici, ma è il risultato dell’equilibrio fra forze endogene ed esogene al sistema e non del rispetto di un set arbitrario di requisiti definiti a priori.


Secondo la definizione di Alexander, Pattern Language segnò la nascita dei sistemi di architettura generativa. In termine di comunicazione i pattern, grazie ai sistemi computerizzati, vanno letti come la base di programmi scritti nei linguaggi Java o C++, e vanno a formare un modello: • sintetico, perché ciascun pattern è indipendente e ha senso all’interno di un sistema; • generativo, perché ciascun elemento, appartenente a un campo omogeneo, può generare domande multiple; • equilibrato, perché permette di raggiungere l’equilibrio tra parti opposte; • astratto, dal locale e specifico al generale rispetto a un contesto; • aperto, a diversi livelli di dettaglio; • componibile, perché i pattern sono composti da altri pattern e così via. La sistemizzazione del progetto secondo il linguaggio dei modelli computerizzati è un passaggio importante nella storia della progettazione, perché la conoscenza, storicamente depositata in modo esclusivo nella testa dei progettisti e dei tecnici, si trasforma in modello di sapere condiviso. Fra i grandi interpreti empirici delle nuove opportuntità offerte dalla cibernetica e dall’informatica all’architettura e all’urbanistaca è Cedric Price9, il quale propone un’architettura dell’improvvisazione, che, grazie alle sollecitazioni degli utenti, è in grado di adattarsi alla costante evoluzione dei programmi grazie all’apprendimento, all’anticipazione, alla capacità di adattamento. Le proposte progettuali di Price nascono dalla sua sensibilità alle profonde trasformazioni sociali e territoriali iniziate nella seconda metà degli anni ’60, che andavano concretizzandosi in profondi processi di deindustrializzazione e disoccupazione. L’esito è la proposta di soluzioni progettuali basate su provvisorietà, improvvisazione e interattività, altamente adattabili alla volatilità delle condizioni economiche e sociali, rispetto al tempo e allo spazio. Nel tempo dell’incertezza e dell’instabilità il lavoro di Price rappresenta un nuovo approccio alla progettazione, basato sul riconoscimento del valore dell’improvvisazione, quindi senza fine nel processo di costruzione, riassemblaggio, smantellamento. Price intuì che le nuove modalità di sviluppo richiedevano un’architettura temporanea ed agile, capace di adattarsi non solo agli inevitabili cambiamenti, ma di favorire ed anticipare le trasformazioni sociali. Nicholas Negroponte, fondatore di Architecture Machine Group prima (1968) e del MIT Media Lab

poi (1985), sviluppa il suo pensiero sull’architettura ispirandosi a modelli classici per rinnovarli radicalmente. La sua idea di “Architecture machine” si riallaccia idealmente alla “Machine à habiter” di Le Corbusier – in quanto a legittimazione della macchina come componente fondamentale del progetto di architettura; mentre dal punto di vista organizzativo il suo modello di riferimento è il Bauhaus, per la presenza di competenze disciplinari diverse, la cui intelligenza è aumentata dalla disponibilità delle nuove macchine. Negroponte vede nella tecnologia, alla pari di Alexander e Price, uno strumento per sviluppare un’ipotesi di architettura ‘spontanea’, in cui non è l’architetto con la somma delle sue esperienze storiche e culturali ad imporre il progetto all’utente, ma è quest’ultimo, supportato dagli strumenti dell’intelligenza artificiale, a condurre il progetto, grazie alle nuove macchine che assurgono a mente collettiva in grado di riconoscere la morfologia, le norme di gestione dello spazio e risolvere il dato estetico sulla base di una funzionalità che è culturale, di costume ed urbanistica. Sviluppa così un metodo di lavoro e di progettazione che fa un particolare uso della macchina, in modo che questa non si ponga sul piano dello scimmiottamentoemulazione del pensiero dell’uomo, ma fornisca la sua “assistenza” e la sua bravura nel campo informatico. ArcMac, nell’idea di Negroponte10, avrebbe dovuto trasformare il processo di progettazione in un dialogo destinato ad alterare le tradizionali dinamiche uomo-macchina. L’intelligenza per Negroponte non è dunque una qualità passiva, ma attiva, espressa dai comportamenti e accresciuta nel tempo. Negroponte inoltre intuisce che i processi computerizzati non si sarebbero limitati ad aiutarci nella progettazione, ma, nella loro evoluzione da strumenti ad ambienti, si sarebbero fusi nella parte fisica delle costruzioni. Questo avrebbe aperto una serie di strategie progettuali: 1. i nuovi materiali da costruzione saranno finalizzati alla realizzazione di forme del passato riattualizzate11; 2. i nuovi materiali simuleranno i processi presenti in natura, grazie alla loro capacità di assemblarsi e disassemblarsi continuamente; 3. gli edifici saranno associati a processi di robotizzazione, per cui si qualificheranno non solo per le loro caratteristiche fisiche - livello tecnologico, processi di industrializzazione, livelli di automazione - ma anche per alcune proprietà soggettive, come livello di autonomia e desiderio.

L’intelligenza accresciuta. Dato che la mente è una scacchiera in cui sono messi in gioco centinaia di miliardi di pezzi. Neppure in una vita che durasse quanto l’universo s’arrviverebbe a giocarne tutte le partite possibili. (da Cibernetica e Fantasmi, Italo Calvino)

9 Hans Ulrich Olbrist (a cura di), Re:CP Cedric Price, LetteraVentidue, Siracusa, 2011. 10 Come direttore di Architecture Machine Group al MIT, fondato nel 1968, ha sviluppato una teoria, pubblicata in due volumi: The Architecture Machine del 1970 (dedicato “alla prima macchina in grado di riconoscere il gesto”) e Soft Architecture Machines del 1975, e una serie di strumenti per la progettazione assistita da computer e programmi a partire dal 1970. 11 Curiosamente di fronte alle nuove opportunità tecnologiche il Negroponte che canfuta vivacemente il ruolo di sovraimposizione dell’architetto, quando cita esempi di architettura fa spesso riferimento ad autori conservatori come Bob Krier.

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12 Fra le loro principali opere si veda: Kenneth Boulding, The economics of the coming spaceship earth, paper presentato al Sixth Resources for the Future Forum on Environmental Quality in a Growing Economy in Washington, D.C.,8.3.1966 Nicolas Georgescu Roengen, Energia e miti economici, Conferenza alla Yale University, 8.11,1972. 13 In questa Conferenza alla Yale University, op. cit., Roengen ricorda: “..tutte le specie diverse da quella umana usano solo strumenti endosomatici - come Alfred Lotka propose di chiamare quegli strumenti gambe, artigli, ali, ecc.) che appartengono all’organismo dell’individuo sin dalla nascita. Solo l’uomo è giunto, nel tempo, ad usare un bastone, che non gli appartiene alla nascita, ma estende il suo braccio endosomatico e ne accresce il potere. In quel momento, l’evoluzione umana trascese i suoi limiti biologici per includere anche (e primariamente) l’evoluzione di strumenti esosomatici, cioè di strumenti prodotti dall’uomo ma non appartenenti al suo organismo. È per questo che l’uomo può volare o nuotare sott’acqua anche se il suo corpo non ha ali, né pinne, né branchie.” 14 Ricorda sempre Roengen in Energia e.. op. cit. che “gli strumenti esosomatici sono stati abbondantemente usati dall’uomo per alimentare il conflitto sociale irriducibile che lo caratterizza, mediante la costruzione di macchine da guerra.” 15 Nicolas Georgescu Roengen, Energia e miti economici, op. cit. 16 UNEP-International Resource Panel, Decoupling natural Resource Use and Environmental Impacts from Economic Growth, A Report of the Working Group on Decoupling to the International Resource Panel. 17 Robert Solow, A Contribution to the Theory of Economic Growth, Quarterly Journal of Economics.

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Di conseguenza la loro rappresentazione sarà sia materiale, legata alla loro fisicità, sia astratta, legata alla loro capacità di sviluppare processi casuali. Con quest’ultima osservazione si apre l’orizzonte della fusione materiale e immateriale, ossia della connessione di atomi e bit che Negroponte svilupperà nel programma di ricerca City of news (1975) e nel libro “Being digital: atoms and bits” (1995). Con questi ultimi contributi la morfologia degli oggetti, delle architetture e della città si definisce composta da materia – atomi – e risorse immateriali – bit. Così come nella precedente era delle macchine i progettisti pianificavano seguendo le regole della meccanica, secondo la metafora della catena di lavoro, nel tempo attuale, le reti globali di computer, le attività “time-shared”, le attività associative su internet definiscono un ambiente paragonabile a una membrana di spazi virtuali e attività. Di conseguenza Negroponte sostiene che il modello organico di sviluppo della città dovrebbe essere in grado di rappresentare, oltre che il suo sviluppo fisico, anche la vita generata dal web, riuscendo così a connettere operativamente la relazione fra atomi e bit, fra rappresentazione/progettazione fisica della città e rappresentazione dei sistemi cognitivi espressi dai suoi cittadini. Con la fusione dei processi computerizzati negli oggetti (alla pari degli edifici e delle infrastrutture), grazie alla rapida espansione dei processi di miniaturizzazione, ha inizio un passaggio importante, probabilmente fondamentale, nell’evoluzione del progetto, in quanto la storia del rapporto architettura-cibernetica, che è stata fin qui sintetizzata, si incrocia con la storia moderna del rapporto energia-economia, che ha inizialmente, nel decennio che va dalla metà degli anni ’60 alla metà degli anni ’70, tra suoi principali esponenti Kenneth Boulding, Nicolas Georgescu Roengen ed Hermann Daly 12, che daranno vita alla scuola della ecoeconomia e del movimento della decrescita. Infatti, il risultato della sintesi del sistema di pensiero architettura-cibernetica-energia-economiainnovazione tecnologica, e il passaggio: • dalla continuità uomo-macchina, che ha segnato il connubbio fra cibernetica e progettazione, innovativa ma pur sempre coerente con la storia dell’uomo generatore di esomacchine, ossia di macchine esterne al corpo umano 13, che vengono prodotte con il prelievo dello stock di materia di cui dispone la terra; • a una nuova generazione di endomacchine, ossia macchine così microscopiche da essere incorporate nel corpo umano. Si va profilando un orizzonte scientifico, e, quin-

di, anche progettuale, segnato dalla fine della dipendenza dalle esomacchine e con questa da una visione del futuro senza prelievo delle riserve di materia di cui è costituita la terra e dall’utilizzo di materiali che simulano quelli presenti in natura, aperto a una nuova capacità di sfruttare i flussi di energia e di informazioni e, si spera con meno aggressività14. Grazie a questa visione si apre l’opportunità di rivedere radicalmente l’impostazione del progetto attraverso una revisione delle categorie che lo compongono. Seguendo l’impostazione di Roengen15 si può definire scopo del progetto la realizzazione di esomacchine alle diverse scale (dalle infrastrutture urbane agli edifici ai singoli oggetti che accompagnano la nostra vita quotidiana) secondo una logica biologica ed economica, manipolando le tre fonti di bassa entropia che, insieme, costituiscono la dote dell’umanità - l’energia libera ricevuta dal sole, l’energia libera terrestre e lo stock di materie prime nascoste nelle viscere della terra. Se questi sono gli elementi, a partire dagli anni ’70 inizia un processo scientifico che segna il passaggio da una supremazia di una logica economica disattenta alle regole biologiche (che ha portato ad un impoverimento delle risorse naturali, con un livello di prelievo superiore alla capacità di carico della terra), a un modello di sviluppo in cui la crescita economica è accompagnata alla riduzione del consumo di risorse naturali16. Questo implica l’adozione di un modello olistico di sviluppo, centrato sull’innovazione. Si creano così sinergie fra le teorie dell’uso sostenibile (o responsabile come direbbe Roengen) delle risorse con le teorie dello sviluppo economico, elaborate a partire dagli anni ’50 da Robert Solow 17, e successivamente da Robert Lucas in sinergia con il pensiero di Jane Jacobs18 sull’economia della città, per finire con Paul Romer19 . Essi spiegano come lo sviluppo sia generato da processi innovativi risultato dell’interazione di quattro forze guida: idee, istituzioni, popolazione, capitale umano (espresso da istruzione, ricerca e sviluppo). Infatti, secondo Solow il principale fattore della crescita economica è il fattore esogeno progresso tecnologico, un’intuizione che viene completata da Lucas e Jacobs, i quali sottolineano il ruolo della città (e, in particolare, della sua dimensione e dinamicità), perché in essa si concentra il capitale umano, generatore del progresso tecnologico. Un concetto su cui insiste anche Paul Romer il quale sostiene che lo sviluppo è in relazione a un bene illimitatamente disponibile, costituito dalle idee.


Grazie al progresso tecnologico, la riduzione del consumo di risorse naturali si articola in tre momenti: 1_ minimizzare e possibilmente azzeramento del consumo e del deterioramento dello stock di risorse della terra, 2_contenimento dello sfruttamento dei flussi di energia prodotti dalla terra, 3_sfruttamento del flusso di energia solare, 4_sfruttamento dei flussi di informazione. Questi elementi definiscono un nuovo modello di sviluppo che, a partire dal 1972, anno della Convenzione di Stoccolma, si esprime attraverso Convenzioni, ossia atti di indirizzo globali che configurano un’agenda di sviluppo a lungo momento. 1_ minimizzazione e possibilmente azzeramento del consumo e del deterioramento dello stock di risorse della terra; esso passa attraverso una politica di: • “0Carbon- 0waste”, ossia annullamento delle esternalità negative, • ottimizzazione del ciclo di vita dei prodotti, con particolare attenzione ai processi produttivi ‘brevi’ grazie alle nuove macchine che permettono di trasformare rapidamente le idee in oggetti tridimensionali, • sviluppo dei processi di incorporazione grazie alle micro20 e nanotecnologie, • sviluppo di materiali che simulano il comportamento delle risorse naturali, grazie al progresso delle biotecnologie21, • sostegno alla creatività, materia prima inesauribile in natura, dalle seguenti caratteristiche: - è un bene non rivale, in quanto il suo sviluppo non genera congestione e non è soggetto a esaurimento, - sviluppa nuove tecnologie, che aiutano a demolire lo spettro dei ritorni decrescenti, - è inscindibile dagli effetti di scala, e quindi conferma il ruolo fondamentale della concentrazione urbana e con esso la lettura positiva del fenomeno delle megalopoli e della globalizzazione, - si basa su modelli organizzativi (anche della città) fondati non sulla competizione ma sulla simmetria delle relazioni, quindi sulla collaborazione;

3_sfruttamento del flusso di energia solare e utilizzo di diverse fonti rinnovabili; grazie a politiche di realizzazione di: edifici che producono energia, quartieri energeticamente autossuficienti, sistemi di mobilità autosufficienti; 4_sfruttamento dei flussi di informazione; grazie all’evoluzione delle infrastrutture di telecomunicazione si è passati rapidamente da ARPAnet al web fino alla nuvola, in una visione dello sviluppo che vede la dimensione degli atomi cedere rapidamente il passo a quella dei bit22. Con il risultato di vedere le tradizionali morfologie e tipologie euclidee cedere il passo a morfologie neuronali, generative, in cui la dimensione cognitiva ha un ruolo sempre più dominante. In questo scenario le relazioni ‘smart’ gestite direttamente fra cittadini mettono in crisi le storiche organizzazioni gerarchiche, con problemi non indifferenti sul piano della governance, in quanto l’adattabilità delle strutture ‘elettive’ al sistema di relazioni smart è forse la sfida più rilevante che stiamo vivendo ai giorni nostri.

18 David Nowlan, Jane Jacobs among the economists, in Max Allen (ed), Ideas that matter: the world of Jane Jacobs, The Ginger Press, 1997. 19 Paul Romer, Increasing returns and long-run growth, in: The Journal of political economy, Vol. 94, Issue 5, Oct 1986. 20 Questo ciclo ha inizio nel 1959 con la Conferenza tenuta da Richard Feynman il 29.12.1959 al meeting annuale dell’ American Physical Society al California Institute of Technology (Caltech). 21 Cui ha contribuito in modo determinante il programma Human Genome realizzato a partire dal 1990. 22 Si veda Giornale IUAV 84/2010 “Atoms&Bits: le opportunità della nuova via della seta”, responsabile scientifico Giuseppe Longhi.

Tutto questo conferma che la gestione dei flussi di informazione, la cui intelligenza è potenzialmente accresciuta grazie all’evoluzione dei sistemi ‘intelligenti’ è una questione centrale per lo sviluppo della nostra città e società.

Il “World Model” è una base iniziale per analizzare gli effetti dei cambiamento di popolazione e crescita economica nei prossimi 50 anni. Jay Forrester

2_contenimento dello sfruttamento dei flussi di energia prodotti dalla terra; passa attraverso la sostituzione del prelievo di materia con materiali biologici, con politiche di ottimizzazione del funzionamento degli ecosistemi, con lo studio del valore economico degli elementi dell’ecosistema, con politiche di incremento della biodiversità, politiche di foodprint e misura del carico degli interventi;

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Luigi Moretti:

tra ricerca operativa e architettura parametrica La storia italiana rispetto all’evoluzione dell’ architettura e degli strumenti al servizio del progettista, in particolare quelli elettronici, è una storia particolare ed interessante, una storia di sporadici episodi, non casuali ma liberi e svincolati dalle principali traiettorie di ricerca. Una storia fatta di personalità brillanti ed intuitive, in qualche modo delle voci innovative purtroppo rimaste inascoltate ed incomprese. Una di queste è sicuramente Luigi Moretti, grande architetto romano del Novecento, sperimentatore e pioniere di un metodo scientifico e operativo da applicare all’ideazione dell’architettura. Difficile comprendere come possa nascere l’innovazione in contesti apparentemente distanti dalle principali vie di trasmissione e comunicazione delle informazioni e del sapere, ma è certo che nell’Italia del secondo dopoguerra, accanto al fervore della ricostruzione si verranno a formare alcune delle menti più brillanti, intraprendenti e geniali dell’epoca. Il germe dell’intuizione in Moretti è ravvisabile fin dalle sue prime ricerche nel campo dell’architettura, in quegli schizzi indagatori in cui il giovane architetto si sforzava di comprendere e di appropriarsi di quei valori percettivi universali che incorporano riferimenti alla realtà obiettivi e quindi in grado di dare un carattere di oggettività all’architettura aumentandone la comprensibilità. Tale volontà troverà poi terreno fertile e conferma nei metodi scientifici della Ricerca Operativa. Infatti Moretti, che non ha mai nascosto la sua passione per la matematica, entra in contatto con questo strumento scientifico sviluppato durante gli anni del conflitto mondiale dagli Alleati come supporto al processo decisionale. In sostanza si trattava di un metodo logico-matematico che permetteva di individuare la soluzione migliore a problemi complessi con tante variabili, e che partiva dal presupposto che il confronto positivo tra esperti provenienti da saperi differenti facilitasse l’individuazione della soluzione migliore. Moretti vide così nella Ricerca Operativa il tramite per dotare quelle che erano forme scaturite dalla pura e semplice intuizione, di un apparato logicomatematico solido in grado di confermarne la validità.

L’architetto romano comprese che tale strumento non era semplicemente un alleato capace di giustificare e verificare la corretta determinazione di forma e funzione in un tutt’uno razionale, ma soprattutto poteva intervenire sin da principio guidando l’architetto durante il processo morfogenetico.

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Modello dello stadio per il tennis e grafico della curva di “equiappetibilità visiva”, allestimento della “Mostra di Architettura Parametrica e di Ricerca Matematica e Operativa nell’Urbanistica”, a cura dell’IRMOU, XII Triennale di Milano, 1960.

L’architetto romano comprese che tale strumento non era semplicemente un alleato capace di giustificare e verificare la corretta determinazione di forma e funzione in un tutt’uno razionale, ma soprattutto poteva intervenire sin da principio guidando l’architetto durante il processo morfogenetico. Ed in questa finalità era implicita una connotazione etica, che Moretti avvertiva come impegno sociale: depurare l’architettura dal pressapochismo formalistico e liberarla dal gusto arbitrario e discutibile del progettista, e ciò significa non solo immaginare un’arte libera e razionale al servizio dell’uomo, ma credere in un ideale nobile e sociale. Un mondo ideale e democratico in cui il ruolo dell’architetto necessariamente si trasforma, come cambia il gesto impositivo di una disciplina rigida. La nuova architettura si fonderà sull’ascolto e sulla collaborazione con altre discipline scientifiche, e nel 1957 nasce l’IRMOU, e definisce questo nuovo universo progettuale parametrico, un “metodo di progettazione secondo parametri logico-matematici, fisici, elettronici, bio-

logici, psicologici, sociologici, economici, proposto dall’architetto Luigi Moretti..nell’ambito dell’Istituto Nazionale di Ricerca Matematica e Operativa per l’Urbanistica”. Nel 1960, l’IRMOU esporrà i risultati delle sue ricerche nell’ambito della XII Triennale di Milano. Nella memoria resteranno i progetti per lo stadio per il nuoto, per lo stadio del tennis, e per una sala cinematografica. Moretti in questi anni si servirà della collaborazione di esponenti di tutto rilievo tra cui vale la pena ricordare il matematico Bruno De Finetti. Alcune ricerche iniziate all’interno dell’IRMOU continueranno in ambiti di ricerca urbana, distanti dalle prime intuizioni architettoniche di Moretti, anche in seguito alla disaggregazione di un ente di ricerca sperimentale ed assolutamente innovativo per l’epoca (si serviva dei calcolatori IBM per elaborare i suoi modelli) sorto purtroppo in circostanze e con modalità particolari (“all’italiana”) che forse hanno contribuito a renderlo un episodio inascoltato della storia italiana del secolo scorso.

L’approccio Metabolico come superamento del Moderno

Nell’ordine: Tokyo plan, 1960-61, Kenzo Tange; City in the Air, 1962, Arata Isozaki ; Nakagin Capsule Tower, 1972, Kisho Kurokawa.

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Nel secondo dopoguerra il Giappone si trovò ad affrontare l’emergenza della ricostruzione, e questa situazione ardita in cui versava il paese non fu un ostacolo bensì fu un motivo di grande ispirazione per un gruppo di architetti, artisti, designer per pianificare e pensare una visione nuova di sviluppo e di futuro. Sebbene avessero differenti personalità, questi architetti visionari emersero in un contesto di rapida crescita economica, aumento della popolazione ed espansione delle città, lavorando strettamente interconnessi. Inaugurarono così una nuova stagione per l’architettura e gettarono le basi di un nuovo approccio olistico tipicamente orientale oramai consolidato che segna la fine dell’egemonia culturale architettonica occidentale. I protagonisti di questa svolta, guidati dal maestro e professor Kenzo Tange si riunivano proprio nel Tange Laboratory dell’Università di Tokyo, ed erano gli architetti Kisho Kurokawa, Kiyonori Kikutake, Fumihiko Maki, Arata Isozaki e Otaka Masato, i designer Awazu Kiyoshi e Ekuan Kenji, e il critico Kawazoe Noboru. E fu proprio quest’ultimo, che dei Metabolici era la voce, che organizzò nel 1960 la World Design Conference, e pubblicò nello stesso anno quello che fu il manifesto del gruppo: “METABOLISM/1960 - Proposals for a

New Urbanism”. Supportati da una burocrazia super creativa e da uno stato attivista, dopo 15 anni di incubazione, questi architetti sorpresero il mondo con una nuova architettura, “Metabolica”, che proponeva una trasformazione radicale di tutto il territorio. Così i giornali, la televisione e tutti i media presentarono questi architetti come eroi: pensatori e fautori di una nuova modernità attraverso il duro lavoro, la disciplina e l’integrazione di tutte le forme di creatività; si fecero portatori dei valori di un paese che seppe così rialzarsi dalle macerie della guerra e tornare a splendere. E quando la crisi petrolifera degli anni Settanta segnò l’inizio del declino dell’Occidente, questi architetti giapponesi si diffusero contaminando tutto il mondo, diffondendo e definendo i principi di un’estetica post-occidentale intesa come superamento dell’impostazione statica classica di progetto figlia della rivoluzione industriale, a favore di un’impostazione metabolica, tesa a limitare i prelievi di materia e ad eliminare i rifiuti “naturalizzando” il ciclo di vita prendendo ad esempio i modelli biologici. Dal movimento metabolico erediteremo progetti fondamentali per la storia del pensiero urbano: il piano per Tokyo di K. Tange (1961) e Cluster on


the air di A. Isozaki (1962), affascinanti contributi al mito della concentrazione, ai quali si aggiunge la Capsule Tower di K. Kurokawa (1972) un edificio emblematico per dematerializzazione, basso costo e significato sociale: il successo è dimostrato dalla longevità di questi metodi di costruzione, visto che la struttura è ancora in uso oggi e non è stata sostituita neanche una capsula. Ma il messaggio fondamentale di cui si fa portatrice è il monito a rivedere le regole di progetto in relazione alla scarsità delle risorse disponibili; essa traduce in architettura il concetto di entropia e le parole di Kenneth Boulding del 1966 sul limite delle risorse parafrasando la metafora della navicella spaziale. Oggi il nuovo processo progettuale è in continuità con gli orientamenti del movimento metabolico e afferma il superamento e la crisi del sistema lineare di progettazione, tipico del pensiero occidentale, a favore dell’approccio olistico aperto e dinamico ispirato dalla cultura scintoista che stravolge il ruolo stesso dell’architetto che come scrisse Kisho Kurokawa “…..non deve proporre modelli ideali per la società, ma ideare infrastrutture spaziali che gli stessi cittadini devono rendere operative”.

I Metabolici si diffusero in tutto il mondo, diffondendo e definendo i principi di un’estetica post-occidentale intesa come superamento dell’impostazione statica classica di progetto figlia della rivoluzione industriale, a favore di un’impostazione metabolica, tesa a limitare i prelievi di materia e ad eliminare i rifiuti “naturalizzando” il ciclo di vita prendendo ad esempio i modelli biologici.

Cedric Price e gli Archigram: Architettura senza Architettura Un architetto non troppo noto e studiato, di cui non è stato scritto e pubblicato molto, dovuto anche alle poche realizzazioni portate a compimento, è Cedric Price. Fatto che sorprende non poco se si pensa all’influenza che ha esercitato su generazioni di architetti principalmente attraverso i suoi progetti rimasti sfortunatamente sulla carta, ma anche attraverso scritti, conversazioni e l’insegnamento. Eppure l’influenza ed il seguito enorme che ha conosciuto questa mente incredibilmente creativa ed anticipatrice rispetto al proprio tempo, è inversamente proporzionale alla popolarità e alle realizzazioni architettoniche. Il Fun Palace, piuttosto che le Potteries Thinkbelt o il Generator, furono

modelli pratici e teorici dei più noti Centre Pompidou di R.Rogers e R. Piano, dei progetti visionari degli Archigram, così come ne conservano traccia alcuni tra i più importanti architetti del panorama mondiale dei nostri tempi come Norman Foster, Bernard Tschumi, Rem Koolhaas, Arata Isozaki ed altri, che in modi differenti ne hanno saputo interpretare i dettami e cogliere la portata di quel pensiero rivoluzionario. Nel 1960 Price concepisce quello che sarebbe diventato il suo progetto più celebre, e basta osservare i suoi disegni per comprenderne il motivo. In quelle viste del Fun Palace illuminato di notte, o nelle prospettive interne l’architetto afferma

Disegno e immagine, Fun Palace, 1960, Cedric Price.

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Plug-in City, 1964; Walking City, 1964; Archigram.

in modo estremamente preciso e potente una concezione nuova dell’architettura cambiata nel suo paradigma dagli avanzamenti prodotti dalla tecnica e dalle tecnologie a cui corrisponde una visione provocantemente rinnovata della società. Price importò nel progetto le più avanzate teorie sulla cibernetica e si servì della collaborazione di uno dei massimi esperti del campo, Gordon Pask, e trasse inoltre i principi d’avanguardia del teatro. L’idea era quella di costruire un laboratorio del divertimento totale, con strutture per la danza, la musica, il teatro, e perfino gli spettacoli pirotecnici. Tutto ciò era pensato come “appeso”, rimovibile e riconfigurabile all’interno di una megastruttura nozione di spazio e tempo. In quest’edificio dalla pianta libera, le cui sezioni diagrammatiche ne esaltano il programma, l’ambiente era totalmente e fisicamente al servizio delle esigenze dell’utente che ne possedeva il controllo attraverso l’impiego di nuove tecnologie.

Un edificio altamente interattivo al cui interno si generavano relazioni informali secondo logiche non lineari e non imposte a priori tramite l’arbitraria scelta del progettista. I disegni ed i diagrammi preparatori a riguardo sono significativi ed anticipatori di concetti a noi oggi familiari. Chi forse più di tutti ha subito l’influsso di Price sono gli Archigram, il gruppo inglese che dominò l’avanguardia architettonica negli anni Sessanta ed i primi anni Settanta. Lo studio che fu celebre per i suoi scenari giocosi, per le visioni di ispirazione pop di un futuro in cui la tecnologia regola la vita, fu fondato nel 1961 da un gruppo di giovani architetti londinesi; Warren Chalk, Peter Cook, Dennis Crompton, David Greene, Ron Herron e Michael Webb. Il nome Archigram doveva evocare un messaggio o una comunicazione astratta: telegramma, aerogramma, ecc. ed era quindi l’unione delle parole architettura e telegramma, ed inizialmente fu il nome della rivista attraverso il quale esprimersi a una sola voce. Solo in seguito al successo che stavano riscuotendo decisero di assumerlo come nome del gruppo. Ciò che contraddistinse gli Archigram da altri megastrutturalisti fu la piena assunzione della cultura popolare della società di massa e dei nuovi bisogni legati alla standardizzazione, alla produzione seriale, all’impiego di nuovi materiali e nuove tecnologie come quella elettronica e spaziale. “Plug in city” è la città delle connessioni, dell’intercambiabilità delle parti basata sul concetto di dinamicità e movimento. Una megastruttura che non ospitava edifici, ma “intelaiature” in cui potevano essere inseriti elementi standardizzati. “Instant city” è una sorta di modulo sociale, che, all’interno di un enorme dirigibile, approda nei luoghi depressi e comincia ad attivare una serie di funzioni ludico-culturali. “Walking city” è un enorme scarafaggio, dotato di braccia telescopiche attraverso le quali poteva connettersi con altri suoi “fratelli”, che, nel progetto, apparivano in movimento sopra l’acqua in direzione di Manhattan. Se certamente negli anni ’60 progetti del genere potevano apparire rivoluzionari nel senso di un’impossibilità d’attuazione, rivendendoli oggi sembrano corrispondere esattamente alle idee di molti architetti contemporanei con la differenza di una maggiore facilità a realizzarli e da qui la loro attualità.

Un’architettura non tettonica e potenzialmente immateriale: Cedric Price e gli Archigram rifiutavano l’idea di un’architettura per architetti, ma volevano intervenire nello spazio quotidiano, confrontandosi con i problemi della vita di tutti i giorni, volevano soddisfare il bisogno umano, ottimizzando la tecnologia e l’economia disponibile a loro uso e consumo. 24


Superstudio e Archizoom:

La citta’come territorio della sperimentazione L’Architettura Radicale è un atteggiamento di neoavanguardia, che si sviluppa in Italia nel corso degli anni Sessanta e Settanta in sintonia con analoghi dibattiti internazionali volti al totale cambiamento della disciplina progettuale, si parla di atteggiamento e non di movimento, perché l’architettura radicale non presentava caratteri omogenei ben definiti ed era intenzionalmente poliedrica e interdisciplinare. In questo periodo sia in Italia che in ambito internazionale si costituiscono gruppi di giovani architetti che mettono in discussione la progettazione secondo i canoni del Movimento Moderno, poiché non ritengono che corrisponda all’evoluzione della realtà sociale, e sognano linguaggi per esprimere in architettura la propria contemporaneità. Essi infatti avvertono la loro professione come distante dai veloci cambiamenti dovuti ai consumi e ai mezzi di comunicazione di massa, e incapace di reagire a queste trasformazioni. Pur nella diversità di strumenti operativi, hanno in comune il rifiuto dello spazio architettonico tradizionalmente progettato e costruito, creatore di disuguaglianze, sostituito da una multi disciplina aperta ai contributi dell’antropologia, delle arti visive, della comunicazione e delle tecnologie. Essi si interrogano sugli obiettivi dell’architettura che dovrebbe contribuire all’edificazione di spazi fisici e mentali anticonformisti, seguendo i cambiamenti dell’esistenza di ognuno. Per raggiungere tale scopo avviano una fase di analisi del rapporto tra individuo e società dei consumi, servendosi di scritti, progetti utopici e provocatori, disegni, performance, installazioni, foto e video e oggetti di antidesign. Le elaborazioni del movimento funk americano, le megastrutture dei Metabolisti giapponesi, il manifesto dell’Architettura Assoluta degli austriaci Hollein e Pichler, gli utopici progettifumetti degli inglesi Archigram, sono l’humus internazionale che trova corrispondenza in Italia nell’Architettura Radicale. I poli di aggregazione italiani di questo movimento sono numerosi ma sviluppano interdipendenti e complementari indirizzi di ricerca, e da questa ondata di creatività e di pensiero radicale sono maggiormente interessate Firenze e Milano. A Firenze nascono i gruppi Archizoom Associati e Superstudio, inizialmente collegati alla facoltà di Architettura, e affiancati da personalità come

Monumento Continuo, 1970 Superstudio.

Gianni Pettena e Ettore Sottsass, in quegli anni direttore artistico dell’azienda Poltronova. A Milano invece si sviluppa maggiormente l’azione divulgativa dell’Architettura Radicale tramite Franco Raggi e le riviste «Domus» e «Casabella», diretta da Alessandro Mendini dal 1970 al 1976. «La Superarchitettura è l’architettura della superproduzione, del superconsumo, della superinduzione al consumo, del supermarket, del superman, della benzina super. La superarchitettura accetta la logica della produzione e del consumo e vi esercita un’azione demistificante». Questo concetto sta alla base di una delle proposte più radicali, elaborata dagli Archizoom per No-Stop City (1970), in cui sviluppano uno spazio senza limiti, neutro, privo di centri urbani e periferie, abitabile in qualsiasi punto grazie alla luce artificiale, all’aria condizionata, agli abiti industriali e ai moduli abitativi, gli Armadi Abitabili. Il risultato è una critica all’espansione illimitata dei meccanismi della società, ma è anche l’auspicio per la definitiva liberazione dell’individuo da tutti gli elementi costrittivi, come le forme architettoniche imposte. Lo sviluppo della No-Stop City ci indica l’estremo sviluppo dell’urbanizzazione e tutte le problematiche connesse, come l’inquinamento globale, e contemporaneamente fa nascere il desidero di ritornare ad un grado zero di esistenza, senza architetture, senza stili e forme.

“L’uso della terra avviene per mezzo di griglie di servizi e comunicazioni. Le città ne costituiscono i nodi. La griglia è un sistema continuo ma non omogeneo…..Il paesaggio diviene progressivamente artificiale ed omogeneo….Verso la scomparsa delle membrane divisorie internoesterno… Supersuperficie: un modello di un attitudine mentale….Non ci sarà più bisogno di città o castelli, non ci sarà più scopo per strade o per piazze, ogni punto sarà uguale all’altro. Il viaggio tra A e B potrà essere lungo o corto, in ogni modo sarà una migrazione costante….”

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No-Stop City, 1970, Archizoom.

L’architettura radicale è una critica all’espansione illimitata dei meccanismi della società, ma è anche l’auspicio per la definitiva liberazione dell’individuo da tutti gli elementi costrittivi, come le forme architettoniche imposte.

Le ultime due tappe che vengono affrontate dagli esponenti del movimento radicale italiano saranno la mostra “Italy: the New Domestic Landscape” nel 1972 al MoMA di New York e la scuola-laboratorio Global Tools, nel 1973, che segnano il riconoscimento internazionale, ma anche l’inizio dei percorsi individuali dei suoi componenti. E’ noto che queste esperienze hanno avuto maggiore successo in altri paesi visto che, a causa dei loro contenuti politici e ideologici o forse a causa della loro pericolosa posizione antiaccademica, i radicali italiani non riuscirono, in casa, ad abbattere i pregiudizi di una critica ostile. Ma nonostante questo, a distanza di alcuni decenni, l’eredità del movimento radicale italiano risulta evidente in due differenti sviluppi: per gli oggetti di design nell’esaltazione delle componenti ludiche, eclettiche, tattili e antropologiche che prevalgono sulle qualità funzionali; per gli sviluppi architettonici nei tributi riconosciuti loro dalla generazione di architetti come Arata Isozaki, Rem Koolhaas, Bernard Tschumi.

Vita e morte delle grandi citta’ di j.jacobs Uscito nel 1961 come risposta al pensiero urbanistico ortodosso del secondo dopoguerra con la volontà ampiamente dichiarata dall’autrice di metterne in gioco l’intero statuto ideologico evidentemente inadeguato rispetto agli avanzamenti compiuti nelle diverse sfere del pensiero e della tecnica, conserva ancora la freschezza e la forza dirompente nelle sue più genuine intuizioni sulla città, e oggi a distanza di mezzo secolo, continua ad affermare la propria attualità. La Jacobs denuncia un’epoca segnata dalla crisi degli impianti urbani metropolitani, dall’esplosione della città nel territorio attraverso un’intensa suburbanizzazione allo stesso tempo causa ed effetto della diffusione dell’automobile, ma anche figlia di un ortodosso e anacronistico apparato amministrativo e decisionale in materia urbana. Un sistema di pensiero conservativo ed inerte, immune al proprio tempo e barricato dietro la dogmatica stratificazione di equivoci il cui risultato è l’assoluta incapacità di leggere e di operare nel campo che gli compete, la città. Per la Jacobs, le città giardino di Ebenezer Howard, la ville radiouse di Le Corbusier e l’Expo di Chicago del 1893 che da origine alla City Beautiful sono ormai episodi acquisiti, superati ed archiviati.

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Risposte specifiche e particolari alle condizioni di quelle epoche passate, tra le cui principali problematiche delle città vi erano quelle di ordine igienico. Viene quasi da sé la posizione “decentralista” di Howard, per quanto in realtà è il prodotto di una concezione paternalistica, statica ed impositiva, in cui non era ammessa l’irrazionalità e la “fluidità della nuova società industriale e metropolitana con la sua vasta circolazione di potere, di persone e di denaro” sul quale non avrebbe potuto avere il controllo. Lo stesso Le Corbusier, nelle sue viste così attraenti “di una semplicità, un’armonia e una chiarezza abbaglianti” che “dicevano tutto in un lampo, come un buon cartellone pubblicitario”, non fa altro che perseguire un’utopia sociale che coadiuva l’ordine e la razionalità della civiltà della macchina con l’idea della città giardino in un mix tanto irrealizzabile quanto miope. Cavalcando questi episodi, generazioni di urbanisti ed architetti urbani si sono via via distaccati dalla natura reale della città, ignorandone l’effettivo modo di funzionare. Certamente la posizione rivoluzionaria e reazionaria della Jacobs, alle cui parole corrisponde una “lotta” sul campo come cittadina informata e partecipe, potrebbe bastare a spiegare il clamore.


Come potrebbe spiegare il successo editoriale, la sua semplicità di linguaggio e di contenuti, a volte verrebbe da pensare “banali”, e quindi la facilità di avvicinarsi alle grandi masse. Ma tutto ciò non è sufficiente per spiegare l’influenza e l’interesse che i suoi testi hanno avuto ed ancora riscuotono tra gli architetti e gli urbanisti. Probabilmente le sue intuizioni molto devono alla sua estraneità a quel mondo tanto criticato, e a cui si accosta in modo tanto deciso quanto inusuale. Jane Jacobs infatti prima di tutto è una cittadina, un abitante della città che ne indaga il funzionamento reale nella vita di tutti i giorni, con una visione dal basso, dall’interno di quel complesso organismo di cui non ha la pretesa di fissare una definizione, ma di riconoscerne i processi e i principi necessari per rifondare una disciplina. Così nella prima parte la Jacobs analizza le fondamentali funzioni sociali della città che generano il comportamento dei cittadini e viceversa, e che danno vita a quelle reti di rapporti e di relazioni informali che sono l’insostituibile capitale sociale di una città, risorse cruciali del funzionamento di una società. Poi l’attenzione dell’autrice si riversa nel tentativo di comprensione del complesso ordine economico che si cela sotto l’apparente disordine della città. E qui troviamo le più feconde e brillanti intuizioni: la supremazia della creatività e dell’agglomerazione

Le scienze urbane devono rifondarsi secondo principi simili a quelli che regolano le scienze biologiche, ragionando in termini di processi, l’unico modo possibile per esaltare e generare “la meravigliosa capacità innata di conoscere, comunicare inventare e provvedere ciò che occorre per far fronte alle proprie difficoltà”. che implicano il ruolo centrale della città come fattore primario di innovazione e cambiamento economico: “le grandi città sono per loro natura generatrici di diversità e prolifiche incubatrici di nuove iniziative e idee di ogni genere; esse sono inoltre le naturali sedi economiche di un’immensa e svariata moltitudine di piccole aziende”. Idee che verranno riprese ed amplificate nel 1969 in “L’Economia delle città”. L’autrice poi prova ad individuare delle condizioni complementari necessarie per generare la diversità urbana, motore che consente e stimola la formazione di diversità economica e sociale. Al di là del carattere forse semplicistico ed ingenuo con cui sono stati definiti i “rimedi” della Jacobs, la straordinaria forza dei suoi assunti risiede nel suo riconoscere la città come un organismo incredibilmente complesso e non riducibile semplicisticamente in modo generalista.

Il modello simmetrico e relazionale per le nostre citta’ intuito da c.alexander C. Alexander è uno dei principali artefici dell’idea di intelligenza accresciuta dei cittadini, che rende superflui i rapporti gerarchici a favore della realizzazione di una società perfettamente simmetrica, un pensiero legato alla struttura della città ma soprattutto ad un modello innovativo di organizzazione sociale in cui lo scopo principale è la capacità di generare relazioni attive e aumentare la sinergia tra atomi e bits, con un aumento esponenziale della seconda componente immateriale. Alexander ha iniziato la sua carriera come teorico del design e pioniere della metodologia di progetto computer-aided , infatti il suo libro “Note sulla sintesi della forma” è un classico nel campo. Attraverso l’utilizzo di queste nuove tecnologie ha sentito la necessità di cercare un metodo per gestire consistenti quantità di dati complessi e ha identificato la soluzione in patterns che si trovano ripetutamente nell’ambiente costruito, e che com-

binati tra loro formano dei sistemi o “linguaggi”. Questi linguaggi erano già facilmente osservabili in metodologie di progettazione tradizionali, e implicitamente rimandano alla sua convinzione che alla gente comune potesse essere insegnato come progettare edifici belli e efficienti, come già avevano saputo fare nel corso della storia. In “City is not a tree”, Alexander critica lo schema ad albero che aveva governato la pianificazione urbana di quegli anni, uno schema dove ogni parte interagisce col tutto attraverso una gerarchia di tipo piramidale, costituita da sottoinsiemi che, raccolti in gruppi, sono collegati in unità di ordine via via più grande. In opposizione a questo diagramma deterministico alla base delle città “artificiali”, Alexander propone il modello della città “naturale”, quella sedimentata nel tempo e strutturata come un “semi-lattice”, una struttura aperta, dove le parti sono collegate in maniera incrociata

Diagrammi della struttura ad albero e a semi-lattice, 1966, C.Alexander.

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da diversi ordini di relazioni, e gli elementi di scala minore possono interagire tra loro senza sottostare ad un’inflessibile gerarchia. Questo modello esalta e facilita le connessioni plurime e informali, livelli di relazione tra ordini di grandezza diversi e interferenze significative tra le parti. Al centro della sua teoria vi è quindi l’idea che il buon design non è una questione di elementi funzionanti correttamente in un sistema meccanicistico, ma piuttosto di regioni spaziali che si amplificano reciprocamente in una totalità più grande. Questo significa che non si può considerare l’ambiente suddividendolo, ma è

L’idea di intelligenza accresciuta dei cittadini rende superflui i rapporti gerarchici a favore della realizzazione di una società perfettamente simmetrica, un modello innovativo di organizzazione sociale in cui lo scopo principale è la capacità di generare relazioni.

necessario vederlo come un insieme di unità, che si sostengono e amplificano l’un l’altra in una totalità complessa e interdipendente. Si può essere molto precisi e descrittivi rispetto a queste unità, ma non si può mai evitare di guardare alla totalità ad ogni passo del cammino. Attraverso i suoi scritti, si coglie l’intuizione di Alexander che intende il progetto come la relazione operativa fra un numero elevato di variabili che non possono essere gestite intuitivamente, e si pone quindi la necessità di un modello evoluto e controllabile dalle regole della matematica e della cibernetica, basato sull’interdipendenza e il valore dei feedback. La progettazione generativa ha queste potenzialità e porta una sostanziale modifica del ruolo dell’architetto, da sovra-impositore ad accompagnatore,e prefigura così un mestiere diverso in cui l’architetto-accompagnatore segue il progetto in tutto il suo ciclo di vita, e non intrattiene più un rapporto episodico con il progetto come in passato.

Frei Otto e il processo di Form-finding Parasols: diagrammi e studi sulla forma, 1978, Frei Otto. A pagina seguente: Stadio olimpico di Monaco, 1972, Frei Otto.

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Il form-finding è stato introdotto sperimentalmente negli anni 50 dal genio di Frei Otto e consiste in un metodo progettuale che esplora la tendenza del materiale ad auto-organizzarsi in relazione all’azione di particolari influenze esterne e alle caratteristiche intrinseche della materia stessa. Frei Otto per primo ha applicato lo studio sulla forma della materia e sulle sue intrinseche prestazioni strutturali attraverso esperimenti, per lo più mono-parametrici, sul comportamento di un dato materiale. L’analisi, ad esempio, delle minimal surfaces attraverso gli esperimenti condotti sulle bolle di sapone avevano lo scopo di capire come il materiale fosse in grado di auto-organizzarsi descrivendo la minima superficie strutturalmente efficiente. I risultati di questi esperimenti si sono poi tradotti nella realizzazione di opere quali la copertura dello stadio di Monaco di Baviera in cui lo studio delle net structures ha informato il processo di progettazione e costruzione di questa magnifica tensostruttura. Tuttavia, ciò che la ricerca sul form finding ha introdotto nell’orizzonte della cultura architettonica rappresenta ancora oggi un campo di ricerca tutto da esplorare. Concepire la forma della materia come elemento intrinsecamente dinamico implica un drammatico slittamento del design ar-

chitettonico dalla produzione di oggetti statici, alla generazione di un material organization che sia in grado di rispondere dinamicamente alla complessità dell’ambiente circostante. In altre parole, introdurre criteri di valutazione diversi dalla pura analisi formale-strutturale porta a un complesso form finding process in cui lo studio su come la forma e la struttura dell’edificio siano intrinsecamente interconnessi non è altro che il punto di partenza. Studiare, infatti, la complessa relazione tra material form, uomo e ambiente attraverso la messa a punto di un set up multiparametrico che includa altre variabili all’interno del sistema (spazio, struttura, materiale), permette di testare contemporaneamente quelle potenzialità che venivano lasciate latenti nell’applicazione tradizionale della tecnica di form finding. Esperimenti multi parametrici comportano, in questo senso, lo studio di molteplici forze agenti sul sistema, includendo una serie di studi analitici in grado di incorporare diverse voci al loro interno: analisi spaziali, strutturali, sul materiale o sulle caratteristiche abitative di un determinato ambiente -assieme alle loro ripercussioni socialidiventano così aspetti della ricerca che vengono perseguiti simultaneamente. Una ricerca di form finding strutturale e materiale può, ad esempio,


portare a desiderabili soluzioni spaziali che non erano state anticipate e, eventualmente, provocare dinamiche di interazione tra uomo e habitat inaspettate ed emergenti. Tale approccio consente la messa a punto di un set di strumenti operativi che, in una simile logica inclusiva, produce una nuova nozione di efficienza: là dove la performance del tradizionale unitbased design veniva ottimizzata sulla base di una specifica esigenza e solo su quella; in un set-up multi parametrico ogni risultato è la negoziazione verso la miglior performance globale possibile.

Esperimenti multi parametrici comportano lo studio di molteplici forze agenti sul sistema, includendo una serie di studi analitici in grado di incorporare diverse voci al loro interno: analisi spaziali, strutturali, sul materiale o sulle caratteristiche abitative di un determinato ambiente, assieme alle loro ripercussioni sociali, diventano così aspetti della ricerca che vengono perseguiti simultaneamente.

Paul Virilio e la nuova dimensione della citta’ Paul Virilio è uno dei più importanti e stimolanti teorici della cultura del panorama contemporaneo, rinomato filosofo ed urbanista sebbene negli ultimi decenni si è dedicato maggiormente al pensiero e alla scrittura. Diversamente da pensatori postmoderni come Lyotard e Baudrillard, l’ipermodernismo di Virilio non si articola come divergenza dal moderno, ma come analisi critica del moderno attraverso una catastrofica percezione della tecnologia. Per queste ed altre ragioni egli si definisce critico dell’arte della tecnologia, e la sua posizione teorica e la sua sensibilità culturale riguardo la tecnologia rimane perciò oltre il regno della teoria culturale. Il suo lavoro indaga gli spazi pubblici e lo sviluppo della tecnologia in relazione al potere ed alla velocità, per cui ha coniato il “dromologia”. E velocità è la parola chiave del suo pensiero: la realtà non è più definita dalle grandezze del tempo e dello spazio, ma in un mondo virtuale, in cui la tecnolo-

gia permette l’esistenza del paradosso di essere ovunque nello stesso istante pur essendo da nessuna parte. La perdita del luogo, della città, della nazione a discapito della globalizzazione implica anche la perdita dei diritti e della democrazia, poiché questi sono contrari all’immediata ed istantanea natura delle informazioni. “Lo Spazio critico” uscito nel 1984 è una illuminante riflessione sulla nuova dimensione non più fisica ma immateriale delle metropoli postmoderne, sui nuovi significati che vengono ad assumere in conseguenza degli avanzamenti tecnologici, e sullo stato di crisi generalizzato che questi portano ed implicano. Nell’epoca in cui la velocità del progresso tecnologico e scientifico è sfuggita inesorabilmente a qualsiasi controllo politico, ecco che allora l’incidente, anzi la catastrofe, è diventata inevitabile. E a questo paradigma non sfugge certamente la città contemporanea, che Virilio definisce “la più grande catastrofe del ventesimo

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secolo”. Ed è proprio in queste “città atrofizzate che si credono il centro del mondo” che Virilio individua lo “spazio critico” della cosiddetta mondializzazione economica, dove la crescente velocità dei mezzi di comunicazione ha vanificato la vecchia idea della sovranità territoriale. Nell’osservare la continua accelerazione delle reti e dei mezzi di comunicazione, Virilio arriva così a parlare esplicitamente di un “crepuscolo dei luoghi”, perché è soprattutto la crescente velocità degli spostamenti che ha divorato i luoghi, le coordinate territoriali e ogni altro riferimento di posizione: “l’immediatezza dell’ubiquità conduce all’utopia dell’interfaccia unica. Dopo aver abolito le distanze spaziali e temporali, la distanza velocità abolisce la nozione di dimensione fisica”.

La perdita del luogo, della città, della nazione a discapito della globalizzazione implica anche la perdita dei diritti e della democrazia, poiché questi sono contrari all’immediata ed istantanea natura delle informazioni.

L’antico agglomerato soccombe alle nuove logiche delle telecomunicazioni, insieme alla geometria con cui l’architetto organizzava ed ordinava lo spazio. Il procedimento materiale costituito da elementi fisici viene sostituito da uno immateriale “le cui rappresentazioni, le cui immagini, i cui messaggi, non possiedono alcuna localizzazione, alcuna stabilità, poiché sono i vettori di un’espressione momentanea, istantanea, con tutte le conseguenze che ci comporta in termini di manipolazione del senso e di interpretazioni sbagliate”. Lo statuto di crisi è in Virilio quindi radicato nelle fondamenta della modernità; entra in crisi quella struttura di organizzazione sostanziale ed omogenea dello spazio, a vantaggio di una lettura frammentata ed eterogenea dello stesso, in cui “le parti, le frazioni, tornano ad essere essenziali, atomizzazione, disintegrazione delle figure, dei punti di riferimento visibili che favoriscono tutte le trasmigrazioni, tutte le trasfigurazioni, ma a danno della topografia urbana, così come accaduto per i paesaggi e per il suolo in seguito alla meccanizzazione del lavoro agricolo”.

Bernard Tschumi e il Parc de la Villette

L’architettura non è definita dal suo contenitore formale, ma piuttosto dalla combinazione di spazi, movimenti ed eventi. 30

Bernard Tschumi è ad oggi uno dei massimi esponenti dello “starsystem” architettonico, oltre che brillante teorico ed accademico. Anche se fino agli anni Novanta aveva costruito quasi nulla, si è guadagnato l’attenzione del mondo vincendo il concorso per il più importante parco del XX secolo, i 125 acri del Parc de la Villette a Parigi. Nel concorso del 1983 Tschumi ha riversato le sue teorie sull’architettura che stava sviluppando dagli anni ’70 in ambito accademico e attraverso scritti e installazioni in gallerie che si focalizzavano sulla disgiunzione della società contemporanea tra l’uso, la forma e i valori sociali, rendendo qualsiasi rapporto tra i tre impossibile ed obsoleto. Infatti i suoi primi lavori riconoscono che gli edifici rispondono ed intensificano le attività che avvengono al proprio interno e che gli eventi alterano e creativamente estendono le strutture che li contengono. Perciò l’architettura non è definita dal suo contenitore formale, ma piuttosto dalla combinazione di spazi, movimenti ed eventi. Tale logica viene espressa chiaramente a Parigi, in cui il bando di progetto diviene il punto di partenza per un nuovo parco culturale incentrato sulle attività piuttosto che sulla natura, in cui le proprie


strutture come giardini, ponti ed edifici siano al servizio della vita sociale e culturale che il parco deve generare. Così il parco viene considerato come un’infrastruttura al servizio dei cittadini che la rendono viva ed operativa, che la trasformano e riconfigurano continuamente a seconda dei differenti eventi che vengono ospitati. Centrale è quindi la flessibilità d’uso strettamente connessa al programma che definisce e scandisce la vita culturale. Il disegno del parco è dato dalla sovrapposizione di tre diversi sistemi: gli eventi puntuali delle follies, la griglia data dalle linee dei percorsi principali ed i piani delle aree sportive. Questo network formato dalla sovrapposizione forzata di tre sistemi non interconnessi ignora i principi base di composizione, gerarchia e ordine ereditati come consuetudine dalla storia. Ogni follie è formalmente il risultato della decostruzione di un cubo, e non ha nulla a che vedere con considerazioni funzionali. A differenza di molti altri architetti postmoderni, il processo di decostruzione del linguaggio non avviene solamente a livello formale, ma ad un livello più profondo connettendo il proprio lavoro a pensatori francesi come Derrida, Bataille, Foucault e Baudrillard.

Diagramma e immagine (pagina precedente), Parco de la Villette, 1991, Parigi, Bernard Tschumi.

William Mitchell:

Ripensare,Reinventare le nostre citta’ William J. Mitchell, guida del gruppo di ricerca “Smart Cities” al MIT Media Lab e professore d’architettura e “media art & science”, era un professore di formazione ma un visionario della città per vocazione. E’ stato uno dei primi a vedere e prevedere l’applicazione del computer e dei nuovi strumenti digitali alla progettazione architettonica e il suo lavoro ha cambiato profondamente il modo in cui gli architetti si avvicinano al progetto. Mitchell ha inaugurato l’era del computer-aided design e il suo interesse si è evoluto ben oltre gli edifici, fino ai problemi sociali e tecnici presentati dalle città nell’era digitale, città che ritiene riconfigurabili per promuovere l’efficienza, la sostenibilità e l’equità sociale. La nozione principale da cui sono scaturite le sue migliori idee è che le relazioni tra gli esseri umani e il loro ambiente sociale sono state sottoposte ad una trasformazione fondamentale in un’era di informazioni digitali, con possibilità illimitate per creare nuove connessioni e per condividere dati e informazioni.

Stiamo assistendo ad un’incessante implementazione degli strumenti e ad un’incalzante trasformazione dei processi, che cambiano i paradigmi e ampliano esponenzialmente gli spazi della progettazione. La rete crea opportunità e forme nuove di partecipazione e inclusione, il fattore cruciale diventa l’accessibilità al cyberspazio e come sostenuto da Mitchell, esserne esclusi significa diventare “eremiti digitali”. Mitchell con il suo testo “City of Bits” ci pone davanti ad un tema tanto affascinante quanto complesso: l’architettura dello spazio digitale come nuova frontiera della progettazione e della ricerca. La de-materializzazione e il prevalere di bits e software rispetto ad atomi e hardware sono definite da Mitchell come una tendenza prevalente, ma leggendo questo testo oggi, a distanza di breve tempo, possiamo sostenere come questa tendenza si sia ormai affermata e stia rivoluzionando le città e la vita dei suoi abitanti. I nuovi environments digitali sono penetrati nella nostra vita addirittura

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in maniera più pervasiva di quanto anticipato da Mitchell e aprono sempre nuovi interrogativi e nuove sfide agli architetti del XXI secolo. La rete, essendo un ambiente globale e anti-spaziale, nega le regole di prossimità, crea una de-spazializzazione delle interazioni e distrugge la chiave del codice geografico. Oggi si entra e si esce da un luogo stabilendo o interrompendo collegamenti logici ed elettronici. La rete non è in nessun luogo particolare, ma è dappertutto. Secondo Mitchell, la città necessita un ripensamento, necessita di essere riconcepita, la città è assorbita da uno spazio nuovo, infinitamente più

La rete crea opportunità e forme nuove di partecipazione e inclusione, il fattore cruciale diventa l’accessibilità al cyberspazio e come sostenuto da Mitchell, esserne esclusi significa diventare “eremiti digitali”.

grande, lo spazio virtuale che diventa ricercato e monetizzabile, spostando l’azione economica, sociale e culturale nel cyberspazio. Mitchell scrive “..l’abitare assumerà un nuovo significato – un significato che non ha tanto a che fare con il parcheggiare le vostre ossa in uno spazio definito architettonicamente, quanto piuttosto con il collegare il vostro sistema nervoso a organi elettronici che si trovano in prossimità. La vostra stanza e la vostra casa diventeranno parte di voi e voi diventerete parte di esse.” Vengono ridefinite le configurazioni dei nostri corpi, grazie ad un’intelligenza accresciuta e una dotazione tecnologica costantemente implementabile, e cambia il rapporto con lo spazio e con il tempo della città. La città, dice Mitchell, si sta evolvendo e si sta evolvendo in un organismo sensibile, o per usare una metafora meccanica, in un robot molto sofisticato, in grado di rispondere ai bisogni umani e ambientali. Tutto ciò, a distanza di pochissimi anni, è avvenuto. E anche molto di più.

Nicholas Negroponte:

Essere Digitali,una profezia che si avvera Nicholas Negroponte, fondatore di Architecture Machine Group (1968) e del MIT Media Lab (1985), sviluppa il suo pensiero sull’architettura legittimando la macchina come componente fondamentale del progetto e considerando il progettista dotato di un’intelligenza accresciuta tramite queste nuove tecnologie a disposizione. Dalle sue stesse parole comprendiamo il suo pensiero: “A noi interessa semplicemente introdurre e promuovere un’ intelligenza della macchina che stimoli una progettazione per una vita migliore e consenta tutta una serie di metodi autoevolutivi”, (1969). Egli vede nelle nuove tecnologie digitali, come Alexander e Price, uno strumento per sviluppare un’ipotesi di architettura ‘spontanea’, in cui non è l’architetto ad imporre il progetto all’utente, ma è quest’ultimo, supportato dagli strumenti dell’intelligenza artificiale, a condurre il progetto, grazie alle nuove macchine che assurgono a mente collettiva in grado di riconoscere la morfologia, le norme di gestione dello spazio e risolvere il dato estetico sulla base di una funzionalità che è culturale, di costume ed urbanistica. Inoltre egli intuisce che i processi computerizzati non si sarebbero limitati ad aiutarci nella proget-

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tazione, ma, nella loro evoluzione da strumenti ad ambienti, si sarebbero fusi nella parte fisica delle costruzioni, introducendo il concetto di atomi e bits, che costituiscono la morfologia degli oggetti, delle architetture e della città. In particolare con il suo libro “Being digital: atoms and bits” (1995), Negroponte apre l’orizzonte della fusione di materiale e immateriale, ossia della connessione di atomi e bit, e concettualmente segna un passaggio fondamentale nella trasformazione della progettazione moderna, da scienza lineare a scienza generativa, basata sull’opportunità di generare e moltiplicare le relazioni e supportare processi creativi, al servizio dell’uomo. Chiaramente le premesse di Negroponte, sono divenute oggi la nostra realtà, ma il percorso non è stato privo di ostacoli, sia a livello culturale, sia tecnologico. Il bit, la più piccola parte dell’informazione digitale, così come l’atomo lo è per la materia, è la chiave del processo di cambiamento epocale attraverso cui Negroponte ci accompagna nel suo libro, i nuovi problemi che affronta sono legati a tematiche nuove, come la velocità di trasmissione dei dati e l’ottimizzazione dei sistemi, che dipendono dalla dinamicità insita nel bit, concepito come flusso e movimento,


non come semplice rappresentazione statica dell’informazione. Dal 1992 al 1998, Negroponte scrisse un articolo di fondo ogni mese nella rivista Wired Usa, e in un’epoca in cui i browser di Internet non erano ancora molto diffusi, ciò ha avuto un ruolo chiave nel diffondere le idee del web tra il pubblico. I suoi articoli anticipavano quelli che saranno i temi sviluppati successivamente al Media Lab e si occupano principalmente di sapere e creatività, elevando il computer da macchina a strumento essenziale nel rivoluzionare il mondo della conoscenza e dell’educazione. Anche attraverso la rivista, Negroponte si avvicinò alla società rendendo il contenuto del suo lavoro accessibile a tutti e promuovendo l’uso del computer, come mezzo per interagire e sviluppare la creatività, diffondendolo come parte dell’esperienza quotidiana. Immagine “One Laptop per Child”, MIT Media Lab, Nicholas Negroponte.

Essere digitali era una profezia, oggi è realtà. 33


SPAZIO E TEMPO CLASSICO <AS>: ASSOLUTO FISSO META-FISICO E FISICO ESSENZIALE UNICO ANALOGICO RITUALE SIMBOLICO ARMONICO EVOCATORE RELAZIONE GERARCHICA CONTINUO COMPATTO UNIFORME ESATTO PREVEDIBILE NORMA PROTO-LOGICO FORMALE FIGURATIVO SOLENNE CERIMONIALE PURO CODICE CONTROLLO PIANO (2D) COMPOSIZIONE (REGOLAZIONE)

SPAZIO-TEMPO

SPAZIO-TEMPO-INFORMAZIONE

MODERNO <RE>: RELATIVO

CONTEMPORANEO <IN>: INTERATTIVO (SIMULTANEO E MULTIPLO)

STABILE FISICO - REALE MATERIALE DIVISO MECCANICO FUNZIONALE DOGMATICO AUTONOMO ASSENTE RELAZIONE POSIZIONALE DISCONTINUO FRAMMENTATO VARIABILE PRECISO MISURABILE TIPO TIPO-LOGICO ASTRATTO STRUTTURALE SEVERO OGGETTIVO PURISTA

DINAMICO REALE - VIRTUALE INFORMAZIONALE DIVERSO DIGITALE OPERATIVO OPPORTUNISTA (CONTINGENTE) CONDIVISO REATTIVO RELAZIONE TATTICA INTERMITTENTE FRATTALE EVOLUTIVO COMBINATORIO DIFFERENZIALE GENE TOPO-LOGICO MISTO INFRASTRUTTURALE CASUALE DISINIBITO MISTO

RELAZIONE ORDINE VOLUME (3D) POSIZIONE (CO-RELAZIONE)

COMBINAZIONE SINERGIA PAESAGGIO (4D) DISPOSIZIONE (DECISIONE-COMBINAZIONE) NUOVI DISPOSITIVI: OLTRE I LINK - FORME ESTROVERSE

Schema proposto da M.Gausa in “Tiempo dinamico - orden <in>formal: trayectorias <in>disciplinadas”, Quaderni 222, 1999.


dalla forma al processo: genealogia dell’architettura contemporanea

Parametri strutturali, costruttivi, economici, ambientali e sociali che un tempo erano di interesse minore o comunque erano momenti statici e distaccati rispetto al processo progettuale vero e proprio, acquisiscono nuovo vigore e divengono importanti e centrali come forze guida ed input strutturali fin dalle fasi iniziali. Questo avanzamento culturale non è però affatto universale. Molte sono ancora le aree della cultura architettonica profondamente radicate nella concezione postmoderna che privilegia l’appariscenza della superficie; tuttavia, vi è un cambiamento significativo non solo in città che come Londra, New York, Rotterdam e Los Angeles rappresentano punti di riferimento per un dibattito contemporaneo, ma anche in altre città in cui vengono costruiti progetti innovativi. La logica strutturale che caratterizza edifici come lo Yokohama Terminal Port di FOA, il Water Cube realizzato in occasione delle Olimpiadi di Pechino insieme allo stadio olimpico di Herzog & De Meuron, gli uffici della sede CCTV sempre a Pechino, oppure molti recenti edifici di Dubai ed altre città di tutto il mondo, suggeriscono che questo è un fenomeno globale. Tutti progetti che attraverso grafici, diagrammi e altri tipi di analisi descrivono tale logica. E ciò che ne consegue è quindi l’espressione materiale delle conseguenze di questa ricerca, in cui le problematiche stilistiche restano marginali. Così, quando Foreign Office Architects presenta i propri lavori, spesso inizia contrapponendosi a Frank Gehry. I loro lavori possono sembrare simili per le curve sensuali e la forma scultorea, ma a distinguerli è un modo molto diverso di pensare. Gehry è un architetto poetico nell’antico e romantico senso del termine. Egli concepisce i suoi edifici come sculture. Il punto di partenza è sempre un gesto profondamente poetico, e il know-how tecnologico interviene in un secondo momento come

Foreign Office Architects, Yokohama International Port Terminal,Yokohama, Japan, 2000-2002.

“Nella progettazione architettonica contemporanea siamo di fronte ad un significativo cambiamento di logica, un nuovo paradigma di pensiero che cerca di affermare il superamento della cultura della “superficie” e delle sue derive postmoderne. Paradigma che individua il proprio valore fondante nella sostanza della performance, a discapito dell’apparenza e della questione stilistica: un’architettura che si discosta da preoccupazioni puramente visive verso un’architettura giustificata dal processo complesso che la genera.” N. Leach 35


Nell’ordine: Frank O.Gehry, Guggenheim Museum, Bilbao, 1991-1997, vista e schizzi; Foreign Office Architects, Yokohama International Port Terminal,Yokohama, Japan, 2000-2002, modello strutturale e vista interna.

mezzo per compiere quel gesto. Come tale, Gehry appartiene ad una tradizione postmoderna che considera l’architettura principalmente in termini scenografici, mentre FOA con il suo crescente interesse per la questione morfogenetica del formfinding, mostra una differenza sostanziale in termini di approccio e di metodo. Parole come “eleganza”, “bellezza”, “apparenza” vengono sistematicamente sostituite da termini come “processo”, “parametro”, “logica” e “performance” sebbene paradossalmente il prodotto finale è ineccepibilmente bello ed attraente a discapito delle premesse. Perciò molti architetti contemporanei che operano all’interno del nuovo paradigma morfogenetico possono essere considerati come “controllori” di un processo, facilitando l’emergere di approcci di tipo bottom-up di individuazione della forma. Potremmo intravedere in tale cambiamento un interesse per il processo morfogenetico. Utilizzato inizialmente nel campo delle scienze biologiche, il termine si riferisce alla logica della generazione della forma e creazione di pattern in un organismo attraverso processi di crescita e di differenziazione. Secondo questo accostamento la forma risultante deve scaturire da considerazioni sui principi performanti per essere generata all’interno di una logica di formazione dei materiali. Tuttavia, la logica della morfogenesi in architettura non è limitata alle questioni di metodologia di progettazione: ha una ricaduta anche in campo etico. Se riusciamo ad individuare forme che operano in modo più efficiente da un punto di vista strutturale, allora possiamo utilizzare un minor numero di materiali. Allo stesso modo, se siamo in grado di escogitare forme dalle prestazioni più efficienti in termini di consumo energetico, consumeremo meno energia negli impianti dei nostri edifici. In entrambi i casi la progettazione morfogenetica ci aiuterà a preservare le risorse del mondo, riducendo il prelievo di materia ed aumentando l’efficienza dell’impiego, impregnando quindi il lavoro dell’architetto di quella matrice etica più che mai necessaria all’inizio del XXI secolo. Come tale, questa può essere assunta non solo come una critica di quell’approccio che mira all’appariscenza superficiale propria del Postmodernismo, ma anche come un argomento etico in termini di sviluppo sostenibile e responsabile. Una delle principali fonti di ispirazione per la ricerca morfogenetica in architettura oggi è la disciplina della biologia. La natura opera largamente tramite una logica di ottimizzazione, e può quindi offrire lezioni importanti per gli architetti.

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La biomimetica , cioè lo studio di ciò che possiamo imparare replicando i meccanismi naturali, è perciò emersa come un importante campo di ricerca. Non è semplicemente il fatto che la natura possa essere impiegata come modello nella creazione di prodotti quanto piuttosto, la natura stessa possa dispensarci lezioni preziose circa l’efficienza di alcune organizzazioni strutturali. In seguito alle prime sperimentazioni di Gaudí, Frei Otto è diventato un maestro nell’osservare il comportamento di alcune strutture in natura, e riapplicare i loro principi attraverso modelli analoghi. Così le ragnatele dei ragni e le bolle di sapone possono condurci in profondità nello studio del comportamento delle forme nelle strutture leggere. Queste osservazioni ricadono oggi sotto l’etichetta di “material computation”, ovvero calcolo della materia. Tali osservazioni ci offrono forme analogiche di calcolo che, nonostante l’apparente parvenza rudimentale del processo di modellazione, sono in realtà un mezzo molto sofisticato di comprensione delle prestazioni strutturali. Descriverle come una forma di calcolo non è per sminuire il ruolo del calcolo digitale, ma piuttosto è un modo per riconoscere che il calcolo è ovunque in natura. Ma è altrettanto importante riconoscere che il calcolo digitale ha i suoi limiti. Riduce necessariamente il mondo ad un insieme limitato di dati che possono essere simulati digitalmente, ma non è mai in grado di replicare la complessità di un sistema come una bolla di sapone il cui calcolo strutturale interno comporta un equilibrio complesso tra l’organizzazione delle superfici altamente complesse del materiale e la differenza di pressione atmosferica. Un certo numero di architetti contemporanei hanno riesaminato le opere di Gaudí e Otto, e trovato in loro fonti di ispirazione per la nuova ricerca sui processi morfogenetici, spesso accostando le lezioni dei loro esperimenti analogici con tecniche digitali più contemporanee. Mark Goulthorpe dello studio dECOi descrive il suo lavoro come una forma di prassi ‘post-Gaudiana ‘, mentre Mark Burry, come consulente architettonico per il completamento della Sagrada Familia di Barcellona, sta esplorando tecniche digitali per impossessarsi della logica altamente sofisticata di comprensione delle forze naturali di Gaudí. Nel frattempo, Lars Spuybroek dei NOX ha effettuato una serie di analoghe sperimentazioni ispirato dal lavoro di Frei Otto come punto di partenza per alcuni innovativi lavori di design, che dipendono anche dai più recenti avanzamenti dei software nell’ambito del regno digitale. Questi lavori sono il testimone di quella svolta in architettura, di quel


rinnovato interesse nei principi di performance strutturale. Sono vari i fattori che hanno determinato il ribaltamento culturale che stiamo testimoniando, ma certamente la spinta più importante viene dagli sviluppi nei settori scientifici dell’informatica e della cibernetica che hanno messo a disposizione del dibattito culturale e sociale un’enorme portata di innovazioni ed assunti teorici scardinando le basi di molte discipline. Ed il computer è oggi il simbolo della terza grande rivoluzione, quella elettronica. Come abbiamo visto in precedenza già dagli anni Sessanta con vari personaggi chiave si hanno le prime sperimentazioni e si gettano le basi di un nuovo pensiero e metodo aperto e generativo per operare in un mondo dinamico e complesso. Ma si tratta di episodi che per quanto innovativi, creativi ed influenti restano per lo più ai margini e non vengono recepiti ed assorbiti dalla pratica comune e dall’accademia tradizionalista. E così il computer entra negli studi di architettura per decenni, ma viene relegato al solo scopo funzionale di migliorare l’efficienza lavorativa ed interpretato in modo tipicamente conservatore come mero strumento, e nel caso specifico impiegato come sistema di disegno assistito (CAD). Ciò che distingue questo nuovo paradigma digitale dai primi impieghi del computer in ambito architettonico è il fatto che reinterpreta il computer non semplicemente come un sofisticato strumento di disegn, ma

anche come un dispositivo che potrebbe diventare parte del processo di progettazione stesso. Con questo intravediamo un cambiamento nella natura stessa dell’architetto impositore del proprio gusto e delle “proprie forme” verso un architetto che si limita a controllare i processi generativi, in cui il risultato finale non è un prodotto della sua sola immaginazione, ma delle capacità generative dei programmi informatici. In tale slittamento di ruolo non viene meno l’immaginazione e la creatività dell’architetto, piuttosto vi è un’estensione dell’immaginazione e della creatività in molteplici processi. Il computer emerge quindi non solo come un dispositivo artificiale esterno che amplia la gamma dell’immaginazione architettonica, ma anche come strumento di ottimizzazione che offre un mezzo più rigoroso di ricerca delle opzioni possibili di ciò che potrebbe essere descritta come la logica pseudo-computazionale che domina spesso la consuetudine contemporanea. Per cui sempre più incessantemente la svolta “processuale” nella cultura architettonica a cui stiamo assistendo viene esplorata attraverso le nuove tecniche digitali. Queste si estendono dalla manipolazione e dall’uso di programmi che generano forme da sistemi lineari ad automi cellulari (CA), algoritmi genetici e sistemi multi-agente, che sono stati utilizzati da progettisti innovatori per creare una nuova generazione di forme, all’uso del computer per capire, provare e valutare le strutture già progettate.

Nell’ordine: A.Gaudi, Parco Guell, Barcellona. Fotografia originale del modello sospeso per la Colonia Guell a cui Gaudì lavorò per oltre 10 anni.

PTW Architects e ARUP, Water Cube, Beijing National Aquatics Center, Beijing, 2004-2007, modello strutturale ispirato alle molecole d’acqua.

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tazione digitale, passando da un periodo in cui erano associati alla fantascienza e alla realtà virtuale negli anni ‘90, ad un periodo in cui cominciarono ad essere utilizzati all’interno del regno della tettonica digitale per comprendere i comportamenti dei materiali negli anni 2000, fino al momento in cui essi sono diventati quasi indispensabili per la produzione di edifici complessi in questi anni.

Nox Architects, Water pavillion and interactive museum, Neeltje jans island, Olanda,1997.

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Quindi come vediamo, la progettazione contemporanea è in uno stato di rapida evoluzione, influenzata anche da altri fondamentali avanzamenti scientifici e tecnologici, e recentemente sono emerse due distinte e potenti sensibilità progettuali nell’utilizzo generativa dello strumento digitale applicato all’architettura, quella parametrica e algoritmica. Cresciute inizialmente da ricercatori architettonici e programmatori , queste metodologie stanno ora guadagnando consenso professionale e accettazione accademica. Insieme, queste due tecniche stanno aprendo un nuovo campo di possibilità per la pratica architettonica. Sin dalla fine degli anni ‘90, questi progressi sono coincisi con l’emergere di una serie di unità di ricerca digitale all’interno degli studi di architettura, come lo Specialist Modelling Group di Foster and Partners, il Gehry Technologies di Gehry Partners, la Advanced Geometry Unit di Arup e il CODE di Zaha Hadid Architects. Queste unità interne di ricerca digitale sono state sviluppate in ambito commerciale come un mezzo per assicurare che i complessi edifici odierni siano progettati e costruiti in modo efficiente, nei tempi e nei budget prestabiliti. Siamo quindi in grado di distinguere un’evoluzione nell’ambito dello sviluppo di strumenti di proget-

Questo interesse per la produzione digitale ha anche indotto un profondo cambiamento nelle speculazioni teoriche. Quello cui stiamo assistendo è l’ascesa di una nuovo branca teorica, che coinvolge la scienza, la tecnologia e il comportamento dei materiali. Come tale, si può rilevare un calo di interesse nelle teorie e nelle filosofie letterarie, e un aumento di interesse verso il pensiero scientifico e nelle filosofie intrise dal pensiero scientifico e la comprensione dei processi materiali. Per cui se da un lato il lavoro di Jacques Derrida sta perdendo in popolarità, quello di Gilles Deleuze sta diventando sempre più diffuso. E grazie al lavoro di osservatori secondari su Deleuze, come Manuel DeLanda, la rilevanza della filosofia materiale deleuziana è stato importata negli ambienti architettonici. DeLanda ha coniato un nuovo termine per questo paradigma teorico emergente: ‘nuovo materialismo’. Dopo che i domini della scienza e della tecnologia, sono stati per tanto tempo trascurati a scapito della storia e della teoria, e ora vengono riconosciuti e recuperati come apporto rilevante e ricco nella ricerca intellettuale. Ma le filosofie materialistiche non solo hanno catturato la fantasia dei teorici dell’architettura. Così, pure, il pensiero scientifico si è cominciato a diffondere nello studio d’architettura, dalle prime osservazioni di D’Arcy Thompson sulla crescita e la forma, alle teorie più recenti, come quella dell’emergenza, resa popolare da Steven Johnson, e il discorso di Stephen Wolfram “A New Kind of Science”, i quali affrontano la complessità che emerge da un semplice insieme di regole iniziali. Se poi aggiungiamo a questi l’interesse crescente nella metodologia di calcolo, le possibilità dello scripting, la modellazione parametrica e le tecniche generative basate sulle performance come i sistemi multi-agente o gli algoritmi genetici, possiamo cominciare a definire un importante cambiamento che già si intravvede in alcune scuole di architettura progressiste e che sta iniziando a diffondersi nella cultura architettonica prevalente. Questo è un paradigma che si concentra meno su problemi formali ed estetici, e di più sul comporta-


mento dei materiali e l’intelligenza del design. Si tratta di un paradigma in cui le prestazioni, strutturali e ambientali, stanno diventando sempre più importanti, e ingegneri strutturali come Cecil Balmond e Hanif Kara sono diventati i nuovi ‘filosofi della materia’. Sicuramente ciò che il mondo del calcolo promette non è semplicemente un nuovo stile, ma un modo radicalmente nuovo di approcciare la progettazione, in cui dotiamo i sistemi emergenti ed in evoluzione delle nuove tecniche di calcolo, e in cui generiamo i sistemi e li proviamo in tempo reale, in modo che il diagramma diviene la realtà e la realtà il diagramma. La forma deve essere considerata irrilevante in questo nuovo orizzonte. Invece dovremmo concentrarci su processi di progettazione più intelligenti e logici. E la logica dovrebbe essere la nuova forma.

Nell’ordine: Toyo Ito e Cecil Balmond (Arup), Serpentine Gallery, 2002. Cecil Balmond, Mostra alla Tokyo opera city art gallery, 2010.

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verso una cultura informale,relazionale e ospitale Cosa vuol dire per noi Babele? Cosa può darci il racconto della torre e della confusione delle lingue in termini di senso e di spiegazione? Emblema della confusione, del caos e della incomunicabilità, il racconto biblico arriva sino a noi denso di significati, di una simbologia, che ne fanno uno strumento di lettura della società odierna e della condizione dell’uomo contemporaneo. Come espresso nel meraviglioso testo “Babele”di Paul Zumthor, attraverso la vicenda biblica possiamo avviare una lettura della storia occidentale, una interpretazione delle vicende umane, segnate sia dalla volontà di dominio e di scontro, che dalla volontà di apertura verso l’altro e di comprensione della diversità. L’ethos occidentale appare contrassegnato dal rapporto spesso conflittuale con l’altro, ma anche dall’esigenza di avviare un contatto. Ripensare il mito di Babele, può servire, allora, a capire il senso dei nostri comportamenti individuali e sociali, può spingere a recuperare atteggiamenti mentali improntati al rispetto e al confronto. Il brano della torre di Babele emana una rete di significati e di riferimenti allusivi che riguardano le reciproche relazioni tra gli esseri umani, il difficile rapporto con la trascendenza, con il linguaggio, con le opere dello spirito, con il potere e con la intersoggettività. Babele diventa quindi metafora del disordine estremo, della incapacità di comunicare con gli altri che diventano diversi, estranei. Babele attraversa i tempi, nel Medioevo, offre una spiegazione plausibile al plurilinguismo, avvia lo studio delle parlate volgari emerse dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente; nei secoli XVII e XVIII offre lo spunto per vagheggiare il ritorno ad una lingua universale, capace di indicare il reale in modo immediato e senza equivoci. Ma, ormai, la lingua invischiata nel particolare, preclude questa possibilità.

In questo racconto viene infranto il sogno di vivere in una comunanza di intenti e di voleri, basata sulla comprensione linguistica, e l’uomo viene condannato all’orizzontalità, alla terrestrità, alla imperscrutabilità del divenire, alla particolarità dei punti di vista, delle conoscenze e dei saperi. Babele diviene anche parametro di giudizio sul presente, a livello etico - politico la diversità linguistica ha portato allo scontro, alla incomprensione e alla incomunicabilità, ma essa può dar vita anche allo scambio, alla ricerca del dialogo, alla tensione conoscitiva verso la diversità culturale, religiosa, ideologica.

Icona e Torre, Nicolò D’Alessandro, 2008.

Ripensare il mito di Babele, può servire, allora, a capire il senso dei nostri comportamenti individuali e sociali, può spingere a recuperare atteggiamenti mentali improntati al rispetto e al confronto.

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Nei nostri Paesi l’esistenza singola e comunitaria è sempre più segnata da dinamismi sociali nuovi quali: l’internazionalizzazione della imprenditoria e la globalizzazione del mercato; un forte incremento dello sviluppo scientifico e tecnologico, caratterizzato dall’informatica e dalla telematica; una nuova ed acuta coscienza dei diritti umani, soggettivi, comunitari, ecologici; il pluralismo e il multiculturalismo dei modi di vita; la secolarizzazione diffusa e le nuove forme di religiosità. Le trasformazioni in atto comportano forti riflessi sulla società e sulla città di cui, pertanto, si richiedono incisive innovazioni. Uno degli ambiti più complessi, ma anche maggiormente interessante, è costituito certamente dalla condizione multiculturale degli stati dell’Europa e del mondo intero, che trae origine e si alimenta della pluralità di lingue, di religioni, di classi sociali e di provenienza etnica e nazionale: la sfida consiste nel cercare di coniugare in maniera armonica la ricchezza delle diversità esistenti nella nostre società con i valori dell’eguaglianza e della coesione sociale. Per giungere a questo traguardo, con il suo discorso all’inaugurazione dell’anno accademico 201011, Kishore Mahbubani sembra indicarci la strada sottolineando come il cammino per arrivare ad una società più inclusiva, soprattutto verso l’Oriente, sia in salita, nonostante l’Europa sia già dotata di alcuni doni che dovrà saper sfruttare. Nel 2011 “l’Europa può ispirare l’Asia?”, Kishore Mahbubani risponde principalmente a questa domanda, sottolineando come molti possano essere i punti di incontro tra le diverse culture e quanto sia necessario aumentare le occasioni di scambio e relazione tra di esse, a favore di una società più aperta e relazionale. L’Europa è stata il continente di maggiore successo sulla Terra, eppure oggi, c’è più pessimismo che ottimismo in Europa. Per questo bisogna sollevare lo spirito europeo, ricordando i grandi doni che l’Europa ha elargito all’umanità: cultura della pace, della compassione e della cooperazione; ma anche gli errori che oggi la rendono debole: cultura dell’insularità, della prepotenza e della chiusura. K.Mahbubani sostiene che stiamo entrando in una nuova era della storia del mondo, e che questa nuova era sarà caratterizzata fondamentalmente da due cambiamenti, il primo è la fine dell’era della supremazia occidentale nella storia mondiale e il secondo punto è il ritorno sulla scena dell’Asia. Si tratta di un ritorno poiché se si guarda indietro negli ultimi 2000 anni, per 1800 anni le maggiori

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economie sono state localizzate in Asia, in particolare l’India e la Cina. E quando Goldman Sachs prevede che, entro il 2050, l’economia numero uno al mondo sarà la Cina, seguita da India e Giappone, il “secolo asiatico” sembra inevitabile. Ovviamente non è dato sapere che cosa accadrà in questo nuovo momento storico ma K.Mahbubani crede che l’Asia dovrà far tesoro e sfruttare i grandi doni che l’Europa ha dato al mondo. Allora qual è il primo dono che l’Europa ha dato al mondo? E’ quello che chiama la cultura della pace. In Europa, molti europei danno per scontata la pace che abbiamo nei nostri paesi, che è effettivamente la più grande conquista dell’umanità, ma in altri continenti la realtà è ben diversa e non vi è la sicurezza di non avere guerre, come per esempio anche tra Cina e Giappone. Il secondo dono viene descritto come la cultura della compassione, una cultura in cui non ci si prende cura solo delle persone nelle posizioni più alte nella scala sociale, ma anche degli esclusi e degli emarginati. Questo tipo di cultura caratterizza le politiche di tutti gli Stati Europei e per questo motivo, i livelli di ineguaglianza qui sono molto più bassi rispetto agli Stati Uniti, questo dato è molto importante perché se non ci si occupa delle persone infondo alla piramide sociale, se non si dà loro l’opportunità di crescere, non si avrà mai una società meritocratica e orizzontale. E’ assolutamente necessario che nel 2012 siano garantiti servizi, accesso all’educazione, alla sanità a tutti indistintamente; questo è particolarmente rilevante per un continente come l’Asia che ha il 55% della popolazione mondiale e una delle percentuali maggiori per la povertà. Non si tratta soltanto della necessità di avviare un processo che porti alla cultura della compassione verso le persone, ma anche verso l’ambiente, visto che ci troviamo ad affrontare una sfida enorme, il cambiamento climatico e il dovere di ridurre le emissioni di gas serra. Bisogna ricordare che al momento di siglare il Protocollo di Kyoto, tutti gli stati Europei lo hanno ratificato, mentre gli Stati Uniti no, e questo un altro esempio di come possiamo ispirare l’Asia, secondo K.Mahbubani. Il terzo dono è la cultura della cooperazione, e questo per molti versi potrebbe essere considerato il dono più importante non solo per l’Asia ma per il mondo intero, soprattutto nell’era della globalizzazione in cui ci troviamo a vivere. Prima della moderna e recente globalizzazione, quando le persone vivevano in 192 nazioni separate era come se vivessero in 192 barche e l’unico obiettivo era che le barche non si urtassero, si trattava di un ordine multilaterale, ma oggi non viviamo


in 192 barche differenti, ma in 192 cabine della stessa barca, il problema di oggi è che ognuno è talmente preso dal prendersi cura della propria cabina che nessuno si preoccupa della barca. E’ necessario cominciare a cambiare la prospettiva chiusa e lineare, verso una cultura più cooperativa e aperta che permetterà di affrontare con successo le grandi sfide globali che ci aspettano, come il cambiamento climatico e la crisi finanziaria. K. Mahbubani ricorda infine anche gli esempi negativi che provengono dall’Europa e che in qualche modo dovremmo rivedere, poiché i prossimi 50 anni saranno differenti dai precedenti, anche il nostro continente dovrà adattarsi e cambiare, ecco tre modi per cominciare. La prima cosa è la cultura dell’insularità, ci stiamo infatti muovendo da un mondo dominato dalla civiltà occidentale ad uno multi civilizzato e multiculturale, e dobbiamo imparare a comprendere profondamente le altre culture, in particolare risolvendo la grande spaccatura tra l’Occidente e l’Islam. L’Italia si trova a pochi chilometri dal Nord Africa, ma stiamo spendendo più energie per trovare accordi del nord Europa piuttosto che con questa civiltà così prossima.

Il secondo punto su cui lavorare è la cultura dell’arroganza che caratterizza l’Europa, molti asiatici sono turbati dai consigli che ricevono dagli intellettuali occidentali su come dovrebbe essere riformata o migliorata la loro società , molti asiatici sono perplessi che questi intellettuali continuino a impartire lezioni quando tutte le economie europee sono in crisi, mentre l’India è cresciuta dell’89% quest’anno, la Cina sta raggiungendo l’8-9% e Singapore addirittura il 15%. Infine il terzo e ultimo punto è la cultura dell’ignoranza, infatti nel XXI secolo è importante sviluppare una profonda conoscenza e comprensione delle società asiatiche, è necessario iniziare a studiarne le lingue, che sono finestre sulle altre culture. Se noi Europei comprenderemo l’importanza dell’Asia, porremo più attenzione verso le istituzioni che costruiscono ponti tra Europa e Asia e supereremo l’ignoranza che molti hanno verso questa società.

Schema della Via della Seta, che mette in luce le relazioni positive che si possono creare tra Oriente e Occidente.


la via della seta: una nuova dimensione euroasiatica

Foto e rappresentazione storica della Via della Seta.

Una nuova prospettiva di dialogo e di sviluppo si sta delineando negli ultimi anni tra Oriente ed Occidente, viene proposto infatti un avanzamento rispetto alla visuale prevalentemente occidentale grazie alla ricerca di un ponte capace di connettere le esperienze europee ed asiatiche. Questo ponte si materializza con la realizzazione della “Nuova Via della Seta”. È un progetto che mira a creare una serie di piattaforme di scambio e di ricerca, nuove relazioni e possibilità di sviluppo tra molti dei Paesi che si affacciavano storicamente su questa rotta commerciale, e Venezia deve essere uno dei nodi attrattori di questo sistema. E’ necessario e, mai come ora, urgente stabilire un dialogo con i Paesi orientali in quanto sono e saranno in futuro i trainatori economici, sociali e creativi in moltissimi settori, ed è molto importante che si ripristinino questi scambi per incentivare la coesione sociale e lo sviluppo mondiale. I progetti e le iniziative che mirano a questo obbiettivo sono molti. Yang Guoqing, vice-ministro del General Administration of the Civil Aviation of China, ha proposto di creare un “ponte” sospeso in aria tra i Paesi Orientale, dell’ Asia centrale e dell’ Europa: ci sono infatti 44 aeroporti, nove dei quali garantiscono viaggi internazionali. Vari esperti e funzionari hanno esposto, in un convegno internazionale tenutosi a Urumq, alcune proposte sulla ricomposizione della Nuova Via della Seta. Il tema è quindi di grande attualità e costituirà uno dei futuri obbiettivi a livello internazionale. Una rete di connessioni più fitta e strutturata comporterebbe miglioramenti in moltissimi settori e contribuirebbe all’ emancipazione e allo sviluppo di molti Paesi oggi in declino o non ancora competitivi. Nuove opportunità gioverebbero anche al Vecchio Continente e a città che, come Venezia, chiuse e stagnanti, vivono del passato ma non hanno grandi prospettive per il futuro.

La nuova via della seta è una grande opportunità perché avvia la possibilità di nuovi processi di integrazione euro-asiatica, e nasce nel momento in cui le forze guida che hanno segnato la supremazia dell’ Europa moderna, a partire dal XVII secolo - la politica, la scienza e la cultura - sono in forte crisi. 46

Con l’avvio della politica del ‘ponte’ fra Europa ed Asia, inaugurata dal governo cinese all’inizio degli anni ’90 e resa operativa grazie ai finanziamenti alle infrastrutture ferroviarie e di TLC dell’Unione Europea, inizia probabilmente una nuova epoca nei rapporti culturali fra le tante culture che compongono il continente euroasiatico. Questo stimola una riflessione sui valori delle culture orientali ed occidentali, in un mondo ormai globalizzato. Occorre ricordare, a questo proposito, che l’atteggiamento occidentale è stato quello di imposizione dei propri modelli, per cui la conoscenza delle realtà orientali e lo scambio attivo di esperienze fra i due mondi è un atteggiamento culturale recente e riguarda ancora èlites limitate. L’approccio al tema è di conseguenza improntato alla modestia ed è articolato in due momenti: il primo propone una riflessione sull’impatto che avrà il nuovo sistema di relazioni euroasiatico sull’Europa, il secondo valuta le forze guida che segneranno i rapporti futuri all’interno del continente euroasiatico. Nel 1988 l’UNESCO approva il progetto “The integral research of the Silk Road - the road of a dialogue”, della durata di 10 anni. Questo progetto consiste in un dettagliato studio della storia dell’antica via, della formazione e sviluppo dei contatti fra le culture orientali ed occidentali, lo sviluppo delle relazioni fra le nazioni che popolano il continente euroasiatico. Nel 1992 la Cina sostituisce il concetto di Silk Road come strada che collega stati e regioni con quello di ‘ponte’: il ponte del continente euroasiatico, destinato a connettere il continente per ferrovia. Nasce così l’ipotesi della “nuova via della seta” destinata a collegare la città di Lianyungang nella Repubblica Popolare Cinese con Rotterdam (Olanda). Essa è lunga circa 11.000 km, attraversa la Repubblica popolare cinese per oltre 4.000 kilometri, coinvolgendo 400 milioni di persone e regioni ricche di materie prime ed energia. Si può osservare che la connessione fra l’Europa e la Repubblica popolare cinese è da sempre operativa, grazie alla Transiberiana, ma la strategia cinese è di rafforzare il percorso più a sud per coinvolgere un ampio bacino di popolazione, composto, oltre che dalle regioni della Repubblica popolare cinese stessa, dalle nazioni emergenti dell’Asia centrale,


80 N

70 N

Arctic Circle

60 N

Moscow

Rotterdam B cF

Frankfurt Numberg

50 N

C Lyon

A Milan Turin

Trieste Verona Mestre

Budapest

Atyrau

Odessa

D

Rijeka

B

A

Sofia

D

Bari

Roma

Barcelona

Beyneu

Novorossiysk Bucharest

Firenze

Varna

Skopje

Poti Istanbul Samsun

Tirana

Napoli

40 N

Valencia

Aktyubinsk

E

Ljubljana

Genova

Toulouse Marseille

Zhytomyr Krakow Lvov Kiev

Vienna

Bratislava

Cagliari Izmir

Palermo Reggio C.

Ankara

Bishkek

Baku

Turkmenbasy

Urumqi

Bukara

BEIJING Samarkand Kashi

Dushambe

Ashgabat

Tunis

Tehran Nircosia

Druzhba

Tashkent Batumi

Antalya

Creta

Almaty

Tbilisi

Merci Algiers

Aktogay

Aralsk

Aqtau

Kabul

Beirut

Lanzhou

Pusan Xian

Islamabad

Zhengzhou

Tel Aviv

Lianyungang

Tripoli Alexandria

Shanghai

Port Said

Banghazi 30 N

Ningbo

Tropic of Cancer

Yantian Jiddah Hong Kong

20 N

10 N

Colombo

Singapore

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dall’India, dalla Turchia, dalle Nazioni balcaniche, dall’Europa mediterranea e continentale. Nel 1993 quest’idea diviene realtà grazie all’ Unione Europea, la quale finanzia due programmi: la rete ferroviaria TRACECA (Transport Corridor Europe - Caucasus - Asia) e la rete di telecomunicazioni TAE (Trans-Asia-Europe). Il programma TRACECA è destinato a collegare per ferrovia Lyanyungan (China) con St.Petersburg e Rotterdam, il programma TAE (Trans-Asia-Europe) ha come obiettivo la realizzazione di una rete digitale a 20 Mb, che corre parallela alla rete ferroviaria, che collega Shanghai con Frankfurt e le centinaia di città che si trovano su questo percorso. Nel 2010 un consorzio coreano riapre la via della seta per mare, grazie al collegamento fra Busan (Corea del Sud) – Shangai - Hong Kong - Singapore - Colombo - Alessandria – Venezia. Con questo sistema d’interventi, realizzati grazie al forte supporto finanziario dell’UE, diviene operativo lo scambio ad alta capacità di culture, merci e persone all’interno del continente euroasiatico, grazie alla disponibilità di nuove infrastrutture fisiche ed immateriali. È ugualmente chiaro che con la proposta cinese del “nuovo ponte” riprende attualità la riflessione sul sistema di relazioni, storiche e futuribili, che

hanno dominato e domineranno lo spazio del continente euroasiatico, nel quale l’Europa altro non è che il prolungamento occidentale dell’Asia. Comunque questa rete di relazioni tra Oriente e Occidente sarà possibile se cambierà lo storico comportamento occidentale di imporre i propri modelli culturali e di chiusura verso altre posizioni intellettuali. Lo sviluppo che ha avuto nella storia il continente europeo non è legato a uno specifico spazio geografico o della comunità, ma è un processo basato sulla “condivisione” delle regole e sullo scambio reciproco delle conoscenze. Questo atteggiamento è stato per secoli il punto di forza della Repubblica di Venezia e ciò che l’ha sempre distinta dai mercati del Nord Europa che hanno invece lavorato con una filosofia di imposizione (filosofia che ha creato il colonialismo, ed è riassunta dall’economista Joan Robinson, che criticamente ha detto: “Ciò che è bene per gli inglesi è bene per il mondo.”). La nuova via della seta è una grande opportunità perché avvia la possibilità di nuovi processi di integrazione euro-asiatica, senza dimenticare tuttavia che nasce nel momento in cui le forze guida che hanno segnato la supremazia dell’ Europa moderna, a partire dal diciassettesimo secolo - la politica, la scienza e la cultura - sono in forte crisi.

LEGENDA:

Traceca: stazioni/città Traceca: perc.primario Traceca: perc.secondario TAE: nodi/città TAE: percorso 100Mb Corridoio D: stazioni/città Corridoio D: percorso Snodi corridoi europei

Mappa dei percorsi della Via della Seta nel corso della storia. www.vod/blogsite.org

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140 E

130 E

120 E

110 E

100 E

90 E

80 E

70 E

60 E

50 E

40 E

30 E

20 E

10 E

10 W

0

Equator


La Nuova Via della Seta, da un lato dà continuità alla zona euro-asiatica, dall’altro ci obbliga a prendere in considerazione una situazione insolita in cui l’Europa perde la sua centralità spaziale e temporale. Questa possibilità può essere esplorata solo pensando al futuro e elaborando nuovi scenari. Le forze di guida di questi scenari sono: • la crescita della popolazione: storicamente le rivoluzioni hanno sempre avuto come forza guida il capitale umano e, come è noto, ci troviamo di fronte ad una crescita esponenziale della stessa, grazie alle esplosioni demografiche cinesi ed indiane; • il pensiero olistico di sviluppo del sistema, che è il modo di pensare orientale e avrà la supremazia su quello lineare occidentale, diventando il filo conduttore del nuovo pensiero scientifico; • la scarsità delle risorse naturali e la tendenza alla massimizzazione del metabolismo(“fare di più con meno”); • lo sviluppo tecnologico e le nuove telecomunicazioni, che tendono ad incrementare le relazioni immateriali, sostituendole in maniera crescente a quelle fisiche, un processo illustrato da Nicolas Negroponte in “Bits and Atoms”; • le nuove forme di urbanità e i nuovi modelli di sviluppo, l’India e la Cina, con le loro megalopoli ci insegnano che il modello urbano europeo, pensato per spazi ristretti, altamente gerarchizzati e ispirati a forme ‘forti’ di socialità è messo fortemente in discussione e deve essere ripensato in base ad alcune forze emergenti. Stiamo assistendo alla contemporanea presenza di molteplici fenomeni: dalla crisi degli ordini urbani, e, quindi, dei sistemi morfologici, a nuovi fenomeni, come quelli prodotti dalla disponibilità di nuovi strumenti di comunicazione, che confondono la prossimità generata dalle relazioni virtuali con l’urbanità. Questi fenomeni contribuiscono a generare nuove forme di urbanizzazione, sostenibili e ubique, tese cioè alla massima attenzione per le risorse da consegnare alle generazioni future e globalmente connesse.

Lo sviluppo di modelli solidali legati appunto all’idea di ponte, che ispira la realizzazione della nuova via della seta, dice chiaramente che lo spirito di competizione fra territori e città, fortemente propugnata dalla cultura anglosassone, va superata a favore dell’integrazione e della coesione sociale, e questi sono gli obbiettivi basilari e condivisi dal nostro progetto per Porto Marghera, una piattaforma per l’accoglienza e il dialogo tra occidentali e orientali, capace di richiamare creatività e sapere dall’Oriente ma anche di accogliere e includere i flussi di persone e gli immigrati, provenienti dagli altri stati europei e extraeuropei. La sperimentazione di soluzioni condivise, l’aumento della coesione sociale, una ricucitura del tessuto urbano dell’ex-area industriale prima con la città e poi con il sistema internazionale di dialogo della Via della Seta sono gli scopi per elaborare uno scenario di una Venezia possibile. I nuovi sistemi di relazioni che si propongono di essere inclusivi e generativi sono legati ad un tipo di approccio collaborativo, teso a dare accesso alle scelte ad ogni portatore di interesse. Questo approccio è nato con la Convenzione di Rio del 1992 e ha aumentato le sue potenzialità grazie all’evoluzione dei supporti tecnologici interattivi, oggi è sintetizzabile nello slogan “Chiediamoci innanzitutto cosa possiamo fare assieme”. La realizzazione di reti euroasiatiche di TLC sempre più efficienti permette di accedere in tempo reale a sistemi di conoscenza sempre più efficienti e a ridurre le asimmetrie. La possibilità di dialogare in tempo reale riduce la distanza fra chi detiene il sapere e quelli che un tempo ne erano fruitori passivi; questo modifica le relazioni fra uomini ma anche il significato degli spazi urbani, che diventano catalizzatori di nuove relazioni, che con il nostro progetto vorremmo riuscire ad interpretare. La realizzazione di una società sempre più orizzontale, grazie alla destrutturazione dei sistemi di relazione e il dilatarsi delle opportunità collaborative, sollecitala sperimentazione di nuovi ruoli per i pubblici rappresentanti che sono chiamati ad esprimere contemporaneamente capacità di leadership e di facilitatori. Grazie alle nuove vie della seta (materiali ed immateriali), anche il concetto di Atoms&Bits fa un

La creazione di queste nuove rotte della Via della Seta riporta l’attenzione mondiale su Venezia in quanto importante punto d’arrivo dell’itinerario che si sviluppa lungo le rive da Busan all’Europa. Per questo motivo è indispensabile la creazione di una piattaforma inclusiva di dialogo e accoglienza nella città lagunare. 48


Grazie alle nuove vie della seta (materiali ed immateriali), anche il concetto di Atoms&Bits fa un salto di qualità, collegandosi ad una macro infrastruttura che obbliga a: • una profonda revisione della concezione di Europa nata con la rivoluzione industriale, proiettando in una dimensione euroasiatica le relazioni dell’UE. Questo implica la rivalutazione degli spazi europei in base alle nuove opportunità offerte ai paesi bacanici e mediterranei; • confrontarci con le nuove morfologie delle megalopoli, che mettono in discussione le consolidate teorie e prassi delle città e metropoli europee; • rivedere la logistica urbana europea per far fronte alle nuove dimensioni delle relazioni (materiali ed immateriali) imposte dalla realtà asiatica. Se la nuova via della seta è il grande sistema di corridoi destinati a strutturare l’Euro-Asia, si tratta di definire i nodi capaci di gestire i grandi incontri di culture, merci, persone attivati dai nuovi percorsi. Emerge il segnale che solo con l’accoglienza e l’apertura al confronto si potranno rinnovare i declinanti contesti europei e in primo luogo l’Italia.

La creazione di queste nuove rotte della Via della Seta riporta l’attenzione mondiale su Venezia in quanto importante punto d’arrivo dell’itinerario che si sviluppa lungo le rive da Busan all’Europa. Per questo motivo sarebbe indispensabile la creazione di una piattaforma inclusiva di dialogo e accoglienza nella città lagunare. Tale opportunità pensiamo sia la chiave di svolta per la riqualificazione di Porto Marghera proponendo per quest’ultima un sistema informale e capillare di spazi, capaci di rispondere attivamente al tema dell’inclusione sociale, con luoghi di apprendimento e accoglienza, e al tema della ricerca e della creatività, creando luoghi per l’impresa e l’avanzamento tecnologico. Il punto di partenza della nostra ricerca e del nostro progetto sono quindi le risorse umane, che come abbiamo già detto sono il motore di ogni trasformazione e lo potrebbero essere anche per Porto Marghera, con la volontà di interpretare e dare risposta ai profondi cambiamenti legati alla costruzione del nuovo spazio euroasiatico. Linea del tempo dei principali avvenimenti legati alla creazione della Nuova Via della Seta. www.vod/blogsite.org


europa 2020: una crescita smart,sostenibile e inclusiva “La crisi è un campanello d’allarme, il momento in cui ci si rende conto che mantenere lo status quo ci condannerebbe a un graduale declino, relegandoci a un ruolo di secondo piano nel nuovo ordine mondiale. È giunto il momento della verità per l’Europa. È il momento di essere audaci e ambiziosi.” J.M.D.Barroso

Il nostro progetto per Porto Marghera si inserisce in un processo di trasformazione messo in atto dall’Unione Europea con la strategia 2020, e si propone per una radicale evoluzione della governance, del sistema dei saperi, del suo assetto fisico e, in particolar modo, del suo sistema relazionale, avviando un percorso di riqualificazione urbana che sarà “smart – sostenibile – inclusivo”. Nel documento dell’Unione Europea “EUROPA 2020: una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”, José Manuel Barroso introduce i nuovi obiettivi e le nuove linee guida per gli Stati dell’Unione Europea, sostenendo che il 2010 deve segnare una svolta e un nuovo inizio per un’Europa che deve uscire rafforzarzata dalla crisi economica e finanziaria in cui versa. Le parole qui a lato sono più che mai attuali oggi, ad un anno di distanza l’Unione Europea si trova ad affrontare con grande difficoltà una crisi che sta investendo l’economia e la politica di molti paesi, primo fra tutti l’Italia.

Un’agenda Europea SOCIETA’del digitale

Una nuova politica L'Unione dell' DIGITALE industriale Innovazione

CRESCITA COMPETITIVITA’ SOSTENIBILE

Diagramma che riassume i contenuti delle linee guida e le iniziative ad esse legate di “Europa 2020”.

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CRESCITA INTELLIGENTE

INNOVAZIONE LOTTA AL CAMBIAMENTO ISTRUZIONE ENERGIA EUROPA 2020 CLIMATICO PULITA FORMAZIONE Un'Europa Youth on efficiente the move nelle risorse OCCUPAZIONE COMPETENZE LOTTA’ ALLA CRESCITA Un'agenda per POVERTA’ INCLUSIVA competenze e Piattaforma lavoro europea contro la povertà


Questo programma si propone però di guardare avanti, nonostante la priorità a breve termine sia quella di superrare con successo la crisi attuale, è necessario guardare oltre il breve termine per conseguire un futuro sostenibile. Gli obiettivi della strategia 2020 sono infatti: più posti di lavoro e una vita migliore, per dimostrare che l’Europa è capace di promuovere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, trovare il modo di creare nuovi posti di lavoro e offrire un orientamento alle nostre società. L’Europa vanta molti punti di forza: possiamo contare sul talento e sulla creatività dei nostri cittadini, su una solida base industriale, su un terziario dinamico, su un settore agricolo prospero e di alta qualità, su una forte tradizione marittima, sul nostro mercato unico e sulla moneta comune, così come sulla nostra posizione come primo blocco commerciale del mondo e principale destinataria degli investimenti esteri diretti. Ma possiamo contare anche, ad esempio, sui nostri forti valori e sulle nostre solide istituzioni democratiche, sulla nostra considerazione per la coesione e la solidarietà economica, sociale e territoriale, sul nostro rispetto dell’ambiente, sulla nostra diversità culturale e sul rispetto della parità fra i sessi. Molti degli Stati membri figurano tra le economie più innovative e sviluppate del mondo, ma per ottenere i migliori risultati l’Europa deve agire in modo collettivo, in quanto Unione. La Commissione propone per il 2020 cinque obiettivi misurabili dell’UE, che guideranno il processo e verranno tradotti in obiettivi nazionali. Tali obiettivi, che riguardano l’occupazione, la ricerca e l’innovazione, il cambiamento climatico e l’energia, l’istruzione e la lotta contro la povertà, e rappresentano la direzione da seguire e ci consentiranno di valutare la nostra riuscita. Europa 2020 dà un quadro dell’economia di mercato sociale europea per il XXI secolo e presenta tre priorità che si rafforzano a vicenda: – CRESCITA INTELLIGENTE: sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione, legata all’”intelligenza accresciuta” dei cittadini e delle organizzazioni pubbliche e private che compongono la comunità, grazie alla disponibilità di strumenti telematici sempre più evoluti, strumenti che dovrebbero garantire la formazione di una società perfettamente simmetrica e orizzontale; – CRESCITA SOSTENIBILE: promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva, ossia che a una crescita positiva di popolazione e/o di reddito l’impatto ambientale può essere costante se

l’intensità d’uso delle risorse è decrescente; – CRESCITA INCLUSIVA: promuovere un’ economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale, attraverso modelli smart di pianificazione, fisici e sociali, che non hanno nulla in comune con i tradizionali modelli dell’epoca industriale basati sulla delimitazione di spazi fisici e sociali, ma sono generativi, ossia attivano una catena infinita di relazioni e coinvolgono un sistema infinito di spazi.

E’ TEMPO DI UN’EUROPA PIU’ INCLUSIVA L’Europa è un progetto politico e sociale, non è mai stata e non potrà mai essere esclusivamente un mercato. Essa è e deve rimanere un progetto per la pace, la democrazia, la prosperità e la solidarietà tra le nazioni e i cittadini. Ma il futuro del modello sociale europeo si trova ormai al centro di un’agguerrita battaglia politica. Alcuni sostengono che l’Europa, sebbene più ricca di quanto non sia mai stata, non possa permettersi elevati standard sociali e che le nazioni, a causa della pressione incessante della globalizzazione, debbano competere l’una con l’altra in modo da offrire imposte sempre più basse e il minor numero possibile di diritti per i lavoratori. Il trattato di Lisbona del 2000 sulla riforma dell’ UE ha significativamente accresciuto la dimensione sociale dell’Unione, impegnandola a realizzare gli obiettivi dell’economia sociale di mercato, della piena occupazione e del progresso sociale, di un elevato livello di protezione sociale e dell’eliminazione della povertà. Il trattato comprende una clausola sociale, ai sensi della quale tutte le politiche dell’UE debbono tener conto del relativo impatto sociale. Il trattato, inoltre, integra la Carta europea dei diritti fondamentali, che ha carattere giuridico vincolante, elimina i numerosi veti nazionali che finora hanno bloccato il progresso sociale e impone alla UE, così come agli Stati membri, l’obbligo di tutelare i servizi pubblici. E’ necessaria quindi la realizzazione di azioni di lotta alla povertà e all’esclusione che interessino l’insieme delle politiche, le linee guida definite dall’Unione Europea nel 2010 interessano questi campi: - accesso all’occupazione, - protezione sociale e accesso ai servizi essenziali, - politiche in materia di istruzione e di gioventù, - inclusione sociale e lotta alla discriminazione, - migrazione e integrazione degli immigrati.

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o r u i n z d i z creativita o m a R n me e t e L s un a q A o ls l u Z g ti INCLUSIONE SOCIALE t o oi n n na aperto i v l a c l e c e molti e t o o t l l accogliere l e e t r t a n condivisione v z o a Sintesi sil significato di inclusione sociale e temi connessi.


comprendere l’inclusione sociale La “lotta contro la povertà e l’esclusione sociale” rappresenta per l’Unione Europea l’impegno principale che si è arricchito, con l’adozione a Lisbona e con il rafforzamento nel Consiglio di primavera del marzo 2005, di una strategia che intende fare dell’Europa la società più competitiva del mondo fondata sulla conoscenza, con maggiori posti di lavoro e di migliore qualità, una maggiore coesione sociale, mediante politiche capaci di declinare le esigenze della concorrenza, dell’occupazione, del progresso sociale e della sostenibilità ambientale. Uno dei tre pilastri sui quali si fonda la strategia ricordata è quello di una politica sociale di investimento sulle persone in grado di combattere l’esclusione sociale, pari per dignità ed importanza allo sviluppo economico, alla competitività ed alla crescita dell’occupazione. L’inclusione sociale può essere definita come la situazione in cui, in riferimento a una serie di aspetti multidimensionali (che definiscono l’opportunità sostanziale degli individui di vivere secondo i propri valori e le proprie scelte e di migliorare le proprie condizioni), tutti gli individui e i gruppi godono degli standard essenziali, le disparità tra le persone e i gruppi sono socialmente accettabili e il processo attraverso il quale vengono raggiunti questi risultati è partecipativo ed equo. Il termine “inclusione sociale” non si presta ad interpretazioni univoche, per questo è opportuno convenire su una sua definizione, che si è concretizzata nell’assumere l’obiettivo di favorire una migliore e piena integrazione della persona nel contesto sociale ed economico nel quale si svolge la sua esistenza. E’ necessario stabilire la differenza di significato tra il termine integrazione, che significa integrare le diversità omologandole a modelli esistenti, e il termine inclusione, che significa accettare le diversità dando loro piena cittadinanza. A livello pratico, per inclusione sociale si intende la promozione di pari opportunità per l’accesso all’istruzione, alla formazione, all’occupazione, ai servizi collettivi, all’assistenza sanitaria con un attenzione specifica verso categorie particolarmente svantaggiate. Il termine inclusione sociale, di derivazione francese, si riferisce all’ambito delle politiche per l’occupazione) che nascono attorno

p d a i r m t e me s un e c o ls q i g ti u p LUSIONE SOCIALE t i n i a a v l o e

9

O

1992

Trattato sull’Unione Europea di Maastricht

2000

Agenda di Lisbona

alle problematiche connesse alla povertà, all’emarginazione e, più di recente, ai problemi posti dalla società multietnica. Il termine entra poi a pieno nel diritto del lavoro attraverso lo sviluppo dell’Europa sociale, che ha arricchito sensibilmente la strumentazione dell’Unione europea in materia. Chi esclude gli esclusi? ATTIVA: discriminazione o diritti non rinforzati. PASSIVA: limitazione dell’accesso a risorse e opportunità legata all’organizzazione e al funzionamento delle istituzioni e sistemi sociali. La Commissione Europea individua 4 aree legate ai grandi cambiamenti in atto: mercato del lavoro, sviluppo della società della conoscenza, struttura socio-demografica, polarizzazione geografica dello sviluppo. AUTOESCLUSIONE: comportamenti e valori antisociali e/o patologici.

Schema riassuntivo delle principali categorie a rischio esclusione sociale.

Per potere risiedere in Italia i cittadini extracomunitari devono essere muniti del permesso di soggiorno rilasciato per motivi di lavoro, o anche per motivi di studio, formazione, motivi religiosi e sanitari. Nel nostro paese molti dei cittadini immigrati non sono regolari.

Il Ministero del Lavoro ed il Ministero della Giustizia hanno siglato un protocollo d'intesa, in cui è prevista la realizzazione di iniziative rivolte al reinserimento sociale della popolazione detenuta attraverso l'attività lavorativa e percorsi di socialità.

CITTADINI EXTRA-COMUNITARI

DETENUTI EX-DETENUTI

CHI? DISABILI

La legge n. 68/99 sul diritto al lavoro dei disabili introduce la disciplina del collocamento mirato, cioè individualizzato, in rapporto alla concreta capacità lavorativa del soggetto disabile. I beneficiari della legge sono coloro che presentano una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%, le persone invalide del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33%, non vedenti o sordomuti, gli invalidi di guerra, gli invalidi civili di guerra e per servizio.

TOSSICODIPENDENTI EX TOSSICODIPENDENTI

Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali finanzia annualmente, grazie al Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga (l. n. 45/99), progetti di durata triennale presentati dalle Amministrazioni Centrali e finalizzati a promuovere azioni in vari settori, tra cui quelli della prevenzione, dell'accompagnamento al lavoro, della formazione professionale.

Integrare le diversità, omologandole a modelli esistenti, o includerle, dando loro piena cittadinanza? 2001

2010

Consiglio europeo di Laeken

2002

2005

Consiglio Europeo Strategia di

Anno Europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale

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p d a i r m t R e me e e c L s un q i A o ls u p Z g ti INCLUSIONE SOCIALE t o oi n i n na a v l a c o e l e e t t o La mancanza di cosa esclude gli esclusi? RISORSE E REDDITO: esclusione sociale come conseguenza della povertà. OCCUPAZIONE:lavoro come mezzo per l’ integrazione sociale, effetti cumulativi. CAPABILITY: esclusione sociale come mancanza delle funzioni di base (buona salute, istruzione, condizioni abitative…) e della libertà di scegliere e agire.

Linea del tempo delle principali convenzioni e conferenze sul tema dell’inclusione sociale.

Nella nostra Carta costituzionale non si usa il termine Inclusione ma si pone grande attenzione alla “questione sociale” e le vie indicate per il suo superamento sono la partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese che si realizza attraverso le formazioni sociali: cioè, attraverso l’esercizio di diritti. È infatti essenziale la piena accessibilità ai servizi e alle opportunità create dalla crescita economica, è essenziale ai fini della sostenibilità dello sviluppo, in un ottica di lungo periodo, che vede le persone (uomini e donne) al centro delle scelte di policy, non solo come destinatari di interventi o fruitori di servizi, ma soprattutto come agenti attivi dello sviluppo e della vita sociale, da cui dipende la capacità effettiva di un territorio di generare opportunità e benessere. La riduzione del disagio e la promozione dell’inclusione sociale sono dunque da considerarsi aspetti integranti dei processi di

sviluppo economico territoriale. E’ importante a questo proposito individuare i target di popolazione più a rischio di esclusione sociale, identificando l’esclusione con povertà relativa, isolamento sociale, non autosufficienza. Parlando di rischio di esclusione si introduce un concetto dinamico, non si considerano solo le condizioni oggettive (disabilità, vecchiaia, ecc.), ma anche le condizioni che possono accrescere il rischio di essere esclusi (come ad esempio la perdita del lavoro, l’essere a capo di famiglie monoparentali, l’avere solo lavori temporanei, avere bassi titoli di studio, essere immigrati,ecc.). Poiché non ci sono solo condizioni soggettive all’origine dell’esclusione (un handicap, una dipendenza, un debito con la giustizia, il rifiuto di determinati lavori) ma anche culture e contesti che generano esclusione sociale, è necessario che si realizzi la filiera dell’integrazione: economica, sociale e politica mediante politiche di inclusione. Se si introduce il concetto di rischio di esclusione, si devono considerare anche politiche preventive che riducano questo rischio, rafforzando la posizione sociale degli individui sulla base di un approccio che consideri tutta la vita (life-course perspective) e che quindi parta dalle politiche per l’infanzia. Dunque non solo politiche di redistribuzione del reddito, ma anche politiche dei servizi, politiche dell’istruzione e formazione, politiche di

INC US O 1985

Convenzione di Schengen

1992

2000

Trattato sull’Unione Europea di Maastricht

Agenda di Lisbona

1989

Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori

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1997

Trattato di Amsterdam


Per potere risiedere in Italia i cittadini extracomunitari devono essere muniti Il Ministero del Lavoro ed il Ministedel permesso di soggiorno rilasciato ro della Giustizia hanno siglato un sostegno all’accesso e al mantenimento di lavori In primo luogo è opportuno sottolineare che le per motivi di lavoro, o anche per motivi protocollo d'intesa, in cui è prevista di buona qualità, politiche di sostegno alla partepolitiche di sviluppo determinate oggi a livello eudi studio, formazione, motivi religiosi e la realizzazione di iniziative rivolte al cipazione alla vita attiva degli anziani, politiche ropeo fanno riferimento a due specifici processi sanitari. Nel dinostro paese molti dei reinserimento sociale della popolaculturali, abitative, sanitarie, ecc. azione, fortemente integrati tra loro. Si tratta, da non sono regolari. cittadini immigrati zione detenuta attraverso l'attività un lato, della strategia di Lisbona, orientata alla lavorativa e percorsi di socialità. Il tema dell’inclusione sociale ha importanti riferidefinizione di strategie di sviluppo dell’Unione vermenti e spazi d’azione all’interno di un insieme di so crescita, competitività, occupazione; dall’altro, politiche comunitarie che insistono sui temi dello della politica di coesione relativa agli interventi CITTADINI sviluppo, dell’occupazione, della coesione DETENUTI sociale. strutturali con cui l’Europa intende assicurare uno EXTRA-COMUNITARI Le politiche di sviluppo definite o inEX-DETENUTI via di defisviluppo armonioso delle persone e dei territori. nizione a livello comunitario e nazionale offrono L’integrazione dei due processi politici deve essere numerosi elementi utili alla costruzione di politiche tenuta presente al momento dell’individuazione e di inclusione a favore del segmento della popolaziselezione degli interventi, per impostare correttaTOSSICODIPENDENTI DISABILI one immigrata. mente priorità di lavoro considerando che, come EX TOSSICODIPENDENTI più volte sostenuto dalle Istituzioni comunitarie, i fondi di coesione devono essere utilizzati per sosIL QUADRO DELLE POLITICHE tenere la strategia di Lisbona. La legge n. 68/99 sul diritto al lavoro dei Il Consiglio europeo di IlLisbona deldel marzo 2000 DIdisabili SVILUPPO Ministero lavoro e delle politiche introduce la disciplina del collocamento ha definito l’inclusione sociale come uno degli sociali finanzia annualmente, grazie al mirato, cioè individualizzato, in rapporto alla In concreta primo luogo è opportuno sottolineare che le obiettivi primari della strategia per la crescita e la Fondo nazionale di intervento per la lotta capacità lavorativa del soggetto politiche di Isviluppo determinate oggi a livello competitività. Allo scopo raggiungere questo alladidroga (l. n. 45/99), progetti di durata disabile. beneficiari della legge sono coloroeuropeo fanno riferimento a due specifici processi di obiettivo, la politica sociale europea dispone triennale presentati dallediAmministrazioni che presentano una riduzione della capacità azione, fortemente integrati tra loro.le Sipersone tratta, da alcuni strumenti legislativi e finanziari chea promuovere sono Centrali e finalizzati azioni in lavorativa superiore al 45%, uninvalide lato, della Lisbona, stati recentemente presi considerazione variinsettori, tra cui quelliper della prevenzione, del strategia lavoro condi un grado diorientata invaliditàalla definizione sviluppoo sordomuti, dell’Unionegliverun’ulteriore revisione al dell'accompagnamento fine di poterli semplificare, al lavoro, della superioredialstrategie 33%, nondivedenti so invalidi crescita, occupazione; dall’altro, razionalizzare e strutturare su due ambiti prinformazione professionale. di competitività, guerra, gli invalidi civili di guerra e della cipali, il settore dell’occupazione e della politica per politica servizio.di coesione relativa agli interventi strutturali con cui l’Europa intende assicurare uno sociale. sviluppo armonioso delle persone e dei territori. Come ulteriore rafforzamento della politica sociale

CHI?

2001

2010

Consiglio europeo di Laeken

2002

2005

Anno Europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale

Consiglio Europeo Strategia di di Barcellona Lisbona ridefinita

2004

Consiglio Europeo di Bruxelles e European Civic Citizenship & Inclusion Index

PIANO NAZIONALE D’AZIONE SULL’ INCLUSIONE SOCIALE

AGENDA SOCIALE EUROPEA

EUROPA 2020

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WHO?

WHAT?

HOW?

Soggetti pubblici e privati che gestiscono le politiche sociali + Province

PIANO PROVINCIALE SULL’ INCLUSIONE SOCIALE

Strategia operativa di zona.

Regione + tavolo tecnico Province

PIANO REGIONALE D’AZIONE SULL’ INCLUSIONE SOCIALE

Contenuti programmatici, Scelte di bilancio, Nuove misure da adottare, Iniziative legislative, Buone pratiche meritevoli.

LIVELLO NAZIONALE

Governo + Regioni + Parti Sociali

PIANO NAZIONALE D’AZIONE SULL’ INCLUSIONE SOCIALE

Linee guida Nazionali, Richiamo alla strategia Europea.

LIVELLO EUROPEO

Comunità Europea + Governi + Regioni

AGENDA PER LA POLITICA SOCIALE

Strategia Europea comune, Coordinamento e sinergie con altri settori e processi, Individuazione di obiettivi, indicatori, tipologie di piani, Sistemi di monitoraggio.

LIVELLO LOCALE

Competenze di europea, il Consiglio europeo ha deciso di adottare, governance sul tema come per la Strategia europea per l’occupazione, dell’inclusione sociale. Competenze di Governance sul tema dell’inclusione sociale.

un metodo aperto di coordinamento che prevede, per ogni Stato membro, l’elaborazione di un Piano di azione nazionale (PAN) annuale per l’occupazione e biennale per l’inclusione sociale nel quale si indichino gli obiettivi di riduzione della povertà e controllo delle disuguaglianze. Tali obiettivi, pur essendo fissati in autonomia da ogni Stato membro, devono essere coerenti con un insieme di linee guida indicate dall’Unione. Infatti i processi di inclusione sociale sono processi sempre in itinere, e i traguardi raggiunti non sono mai da considerarsi definitivi, ma tappe di un percorso che le istituzioni a tutti i livelli devono svolgere con costante impegno con la cooperazione stretta di tutti gli altri attori a cominciare dalle formazioni sociali e dal mondo produttivo. La lotta

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contro l’esclusione sociale, in favore di una piena soggettività di individui e famiglie deve rappresentare non solo un impegno etico ma un pre-requisito essenziale per lo sviluppo dell’Unione nel contesto della crescente competitività internazionale. Il Piano nazionale d’azione sull’inclusione sociale (NAP) per gli anni 2003- 2005 mette in evidenza che l’Italia, in coerenza con le Conclusioni del Consiglio europeo di Lisbona, intende rafforzare l’integrazione tra politica sociale, politiche del lavoro e politiche macro-economiche, in un quadro di sviluppo economico e sociale bilanciato e sostenibile. Secondo tale ottica i temi di inclusione ed esclusione sociale diventano un problema trasversale che si ripercuote su diversi settori della vita pubblica e privata e non più solo su particolari categorie di soggetti.


ICA

industriale Innovazione

Strategia operativa di zona.

Un forte impulso alla promozione di politiche volte

Contenuti programmatici, a raggiungere l’obiettivo dell’inclusione sociale Scelte di bilancio, come leva per anticipare e gestire i cambiamenti Nuove misure da adottare, viene offerto dall’Agenda sociale europea 2005Iniziative legislative, 2010. L’obiettivo dell’Agenda sociale è infatti quello Buone pratiche meritevoli.

CRESCITA COMPETITIVITA’ SOSTENIBILE

CRESCITA INTELLIGENTE

INNOVAZIONE LOTTA AL CAMBIAMENTO ISTRUZIONE ENERGIA della conoscenza attraverso i processi/politiche EUROPA 2020 CLIMATICO PULITA FORMAZIONE di “modernizzazione sociale”. Con riferimento alle Un'Europa Youth on politiche per l’occupazione, il contenuto del rilanefficiente the move nelle risorse“Crescita e Occupazione al cio relativo all’obiettivo OCCUPAZIONE COMPETENZE servizio della coesione sociale” mette in ALLA relazione LOTTA’ CRESCITA alcuni aspetti fondamentali di unaPOVERTA’ impostazione Un'agenda per INCLUSIVA futura di interventi a competenze favore dell’inclusione sociale. e Piattaforma europea contro la lavoro povertàsociale sono presenti anche in “La povertà e l’emarginazione

di investire ancora di più e in modo più efficace sul capitale umano, sia in rapporto alla crescita Linee guida Nazionali, dell’occupazione sia in rapporto all’adeguamento Richiamo alla strategia Europea. e sviluppo dei sistemi produttivi. Per raggiungere tali obiettivi diventa indispensabile ridurre i divari Europa. La povertà e l’esclusione di un individuo contribuische caratterizzano il nostro Paese, tanto i divari cono alla povertà della società intera. Di conseguenza, la territoriali quanto quelli di genere. Viene proposto l’utilizzo del metodo di coordinaforza dell’Europa risiede nel potenziale dei singoli indivimento aperto, già in atto su scala europea: tale dui”. (Lisbona, 2000) Strategia Europea metodocomune, adotta procedure basate sulla definizione Coordinamento e sinergie di macro-obiettivi comuni, sull’identificazione di con altri settori e processi, 114 Milioni di persone a indicatori di misura (statici e dinamici), di obiettivi Individuazione di obiettivi, rischio povertà ed operativi e tempi di realizzazione. indicatori, tipologie di piani, esclusione sociale. Fonte: EU-SILC (2010) Gli orientamenti comunitari chiedono uno sforzo Sistemi di monitoraggio. nella direzione della costruzione di un processo di governo locale delle politiche che coinvolga, nell’ assunzione di responsabilità, nell’ individuazione delle strategie, nella scelta delle priorità, tutti gli attori economici, politici e di partenariato sociale presenti sul territorio. A maggior ragione, tale coinvolgimento degli attori sociali ed economici diventa a rischio di povertà indispensabile nella promozione delle politiche di (80 mil) pari opportunità. severa depravazione A fronte dei mutamenti dei grandi scenari legati all’allargamento (aumento dei divari di sviluppo materiale (40 mil) dei territori), agli effetti della globalizzazione e delle nuove tecnologie, le politiche di coesione hanno riformato il loro modello di intervento secondo il principio della concentrazione geografica vivono conuna bassa e tematica dell’azione verso 3 nuovi obiettivi della intensità lavorativa politica strutturale orientati alla convergenza dei (34 mil) territori europei, allo sviluppo di condizioni di maggiore competitività, alla cooperazione territoriale. La strategia di Lisbona rivisitata nel 2005 imposta un nuovo programma di lavoro a livello europeo 114 Milioni di persone a rischio 2010: ANNO EUROPEO DELLApovertà LOTTA ed esclusione sociale e nazionale sui temi dello sviluppo economico e ALLA POVERTA’ E ALL’ ESCLUSIONE delle politiche del lavoro. Le priorità verso crescita e occupazione vengono ri-orientate, puntando SOCIALE Source: EU-SILC (2010) – Income reference year 2010 principalmente su conoscenza, innovazione e valorizzazione del capitale umano. “La povertà e l’emarginazione sociale sono preLa strategia di rilancio si articola in 4 Assi di cui senti anche in Europa. La povertà e l’esclusione di “Innovazione e Conoscenza” e “Crescita e Ocun individuo contribuiscono alla povertà della socupazione al servizio della coesione sociale” precietà intera. Di conseguenza, la forza dell’Europa sentano impatti potenziali importanti sul tema della risiede nel potenziale dei singoli individui”. futura inclusione sociale. Sui temi di innovazione Sono questi gli assunti che, nel mese di marzo e conoscenza, infatti, significativi elementi devono del 2000 a Lisbona, in occasione dell’avvio della essere tenuti presente al momento della selezione strategia per la crescita e l’occupazione, hanno degli interventi da effettuare al fine di garantire convinto i leader dell’Unione Europea ad imprimla partecipazione e l’accesso ovvero l’inclusione ere una svolta decisiva alla lotta contro la povertà di tutti i cittadini nel nuovo contesto della società entro il 2010.

48.7

12.1

6.7 2.3 12.8

18.8

12.5

57


Successivamente, il 22 ottobre 2008 Parlamento e LA RELAZIONE TRA FELICITA’ E PIL il Consiglio dell’Unione Europea con la Decisione n. 1098/2008/Ce hanno designato il 2010 Anno Per misurare la povertà e l’esclusione sociale, non europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sempre il PIL è una buona misura del reddito delle sullaatbase dell’Agenda sociale 2005–2010 famiglie. Ad esempio, quando la crescita del PIL poverty or exclusion and overlap between the three sociale components: risk of poverty (AROP), severe material deprivation dellaby Commissione households with zero or very low work intensity (LWI); country, 2009 Europea. see corresponding data in table A2 pro capite va ad esclusivo beneficio di una ridotta - - quadro strategico sulle “Priorità Con il Documento parte della popolazione o quando un’ampia fetta e orientamenti per –le attività dell’Anno Europeo della ricchezza viene trasferita in un’altra regione 00 Francia:18.4% 11 155 000 Germania:20% 16 206 500 Finlandia:16.9% 2010, la Commissione Europea ha dato attuazione 886o500 paese, la maggior parte delle famiglie nella realla Decisione, chiamando ciascuno Stato memgione interessata non vedrà alcun aumento del bro ad elaborare il proprio Programma Nazionale, proprio reddito. da sottoporre alla valutazione ed all’approvazione Tuttavia, ciò che realmente conta per il benessere della Commissione Europea. dei cittadini non è la quantità di beni e servizi proIl Programma elaborato dal 2 647dotti 000 Italia:24.7% 14 835 000 Paesi Bassi:15.1% Nazionale 2 483 500 dell’Italia, Portogallo:24.9% 500 in una data economia, ma l’entità delle enMinistero del lavoro e delle politiche sociali pretrate che essi hanno a disposizione. vede l’aggiornamento della strategia di lotta alla A questo riguardo, il PIL è una misura assolutapovertà nel contesto dell’attuale situazione ecomente imperfetta perché i paesi differiscono tra nomico-sociale del Paese e del nuovo indirizzo loro in termini di servizi gratuiti e questa differenza delle politiche sociali del Governo. Il Rapporto si ripercuote sulle possibilità di consumo degli indi000 Regno Unito:22% 13 412 000 Svezia:15.9% 1 4582008-2010 500 Irlanda:25.7% 000 Strategico Nazionale contro la povertà 1 150vidui. Allo stesso tempo, il PIL non registra il valore e il Libro Bianco sul futuro del modello sociale dei beni e dei servizi “privati” prodotti dalle famiglie hanno posto l’accento sulle leve della partecipazianche se questi contribuiscono al tenore di vita. one sociale, della responsabilità diffusa di tutta la Il PIL non riflette una migliore qualità dei beni e comunità nella prevenzione e nel contrasto alla dei servizi, anche se nella realtà possono esserci Persone a rischio di povertà, dell’attivazione dei processi di inclusione rapidi miglioramenti in settori quali le tecnologie povertà o esclusione attiva. dell’informazione, i servizi sanitari o l’istruzione sociale e sovrapposizione delle 3 categorie: In questa cornice si inserisce la progettazione nache hanno implicazioni dirette sulla qualità della zionale dell’Anno Europeo nella consapevolezza vita. Un ambiente gradevole, sicuro, salubre e LWI della necessità di uno sforzo integrato e di lungo non inquinato, buone relazioni di vicinato, acqua AROP periodo che prevede il coinvolgimento di tutti i livcorrente potabile e fiducia reciproca sono “beni SMI elli di governance: gli operatori delle politiche di comuni” che contribuiscono ampiamente ad una LWI= people living in housettore, gli attori economici e la società civile. buona qualità di vita. sehold with zero or very low work intensity AROP= at risk of poverty SMI= severe material depravation Table A1: People at risk of poverty or exclusion and overlap between the three components: at risk of poverty (AROP), severe material deprivation (SMD) and people living in households with zero or very low work intensity (LWI); by country, 2009 see corresponding data in table A2 Fonte: EU-SILC (2010) - – Danimarca:17.4% 952 000 Francia:18.4% 11 155 000 Germania:20% 16 206 500 Finlandia:16.9% 886 500

Grecia:27.6%

3 007 000

Italia:24.7%

14 835 000

Paesi Bassi:15.1%

2 483 500

Portogallo:24.9%

2 647 500

Spagna:23.4%

10 652 000

Regno Unito:22%

13 412 000

Svezia:15.9%

1 458 500

Irlanda:25.7%

1 150 000

58 Source: EU-SILC(2009)


Canarias

Guyane

Guadeloupe Martinique

Réunion

Açores

Madeira

PIL e felicità Più ricco non sempre significa più felice. Nel 2010 i tre Stati membri con il punteggio più alto sulla scala della felicità erano i tre paesi scandinavi. Agli ultimi tre posti figuravano Bulgaria, Lettonia e Portogallo, ma attenzione a non trarre conclusioni affrettate. Malta è un caso estremo: appena al 18° posto in termini di PIL pro capite, si attesta in 7ª posizione per quanto riguarda l’indice di felicità, mentre l’Austria è al 4° posto per quanto riguarda il PIL, ma soltanto in 19a posizione sulla scala della felicità. Come indicato in figura, l’aumento del PIL pro capite contribuisce fortemente alla felicità nelle regioni in cui il livello di sviluppo è meno pronunciato; man mano che il PIL pro capite aumenta, tuttavia, la correlazione con il grado di felicità si attenua.

0

500 Km

Rapporto tra felicità e PIL pro capite, 2010 160

PIL pro capite

140

NL

120

AT

BE UK FR

DE

ES 100 IT annua Variazione percentuale media CY

<0

60

PT HU

0-1

40

LV

FI

CZ

UE27 = 1,8 Fonti: Eurostat, DG REGIO

MT

SK LT

3-4 >4

<0 <1 0-1 0-1

2-3 2-3 3-4 3-4

2-3

5

Crescita del PIL pro capite in termini reali, 2000-2010 Fonte: EU-SILC (2010) Variazione percentuale Variazione percentuale media annua media annua

1-2 1-2

PL

RO

1 - 2BG

20

EE

SE DK

SI

GR

80

0

RAPPORTO FELICITA’-PIL

LU IE

6

7 8 Indice di felicità

9

10

>4 >4

59

© EuroGeographics Association for the administrative boundaries


una piattaforma IN ITALIA per l’accoglienzA: PORTO MARGHERA Il progetto per Porto Marghera si propone come una piattaforma per l’accoglienza in Italia, unica nel suo genere, potrebbe stimolare la crescita di un sistema di piattaforme in tutta la penisola italiana. Si propone inoltre di diventare un punto di riferimento per espandere la cultura della relazione e dell’accettazione del diverso. Il dialogo sarà rivolto, principalmente, alla categoria degli immigrati, che in numero sempre maggiore arrivano sul nostro territorio e non trovano strutture fisiche appropriate e aperte, e ancor meno un tessuto relazionale disponibile all’ascolto e all’inclusione.

11,0% Stranieri 10.000 10,2% 10,0%

2010

2009

2008

2007

2006

-10.00012,0%20.000

2005

2004

Eurostat

Germania

Germania

Danimarca

Danimarca

Austria

Portogallo

Austria

Portogallo

Grecia

Grecia

Belgio

Spagna

Belgio

Spagna

fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati 2010 Eurostat

% sulla popolazione

Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati 0 fonte:30.000

Francia

Francia

Italia

Svezia

Paesi Bassi

Grecia

Austria

Belgio

Francia

Italia

Regno Unito

Spagna

Germania

a

a giulia

adige

60

2009

Stranieri 10.000 dei residenti 40.000 per regione (31/12/2010)

2003

7,5%

Regno Unito

Italia

Svezia

Paesi Bassi

Austria

Grecia

Belgio

Francia

Italia

Spagna

Regno Unito

Germania

Regno Unito

Germania

Danimarca

Germania

Portogallo

Danimarca

Austria

Portogallo

Spagna

Grecia

Grecia

Austria

Belgio

Spagna

Francia

Belgio

Regno Unito

Svezia

Paesi Bassi

Austria

Grecia

Belgio

Francia

Italia

Francia

Italia

Regno Unito

Svezia

Paesi Bassi

Grecia

Austria

Belgio

Italia

Incidenza della popolazione straniera residente sul totale

liguria ITALIA valle d’aosta abruzzo calabria sicilia campania molise basilicata puglia sardegna

Regno Unito

Francia

La società italiana è sempre più una società multiculturale (dove convivono ormai persone provenienti da numerose diverse nazioni), ed il fenomeno migratorio si pone come elemento di grande rilevanza per dimensioni, crescita e struttura generazionale. La lunga e difficile fase di crisi che caratterizza le economie occidentali a partire dall’autunno del 2008 non ha affatto determinato l’arresto dei flussi migratori Sud-Nord ed Est-Ovest. La popolazione immigrata è quindi cresciuta in pressoché tutti i Paesi europei. Secondo i dati Eurostat, al 1 gennaio 2010 eranopresenti in Europa 32,4 milioni di stranieri regolari, % sul totale della Saldo migratorio in alcuni stati Europei (2008-2010) ne Europea (gennaio Lo2010) scopo del nostro progetto si identifica quindi con un im- pari al 6,5% della popolazione totale. Di essi, 12,3 fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati milioni, ovvero poco più di 1 su 3 (38%), risultavaEurostat Immigrazione su dati pegno, quello di esaltare la nostra capacità di essere inclu- no cittadini di un altro Stato membro dell’Unione. sivi e non esclusivi, rassicuranti e non arroganti, creativi e I 20 milioni di cittadini stranieri provenienti da 500.000 12,0% coinvolgenti, ossia in grado di accogliere, capire, esportare Paesi non comunitari si dividono così: 7,3 mild incidenza % sul totale della Saldo migratorio in alcuni stati Europei (2008-2010) 10,5% ioni provengono da altri Paesi europei; 4,7 ml. 400.000 aesi dell’Unione Europea (gennaio 2010) le culture più diverse. fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati dall’Africa e 4,1 ml. dall’Asia, infine 3,8 ml. proven9,0% Eurostat orio Regionale Immigrazione su dati 300.000 gono dall’America. 7,5% Oltre il 75% dei cittadini stranieri presenti nel ter200.000 6,0% 500.000 12,0% ritorio dell’Unione Europea risulta concentrato in 4,5% 10,5%100.000 cinque Stati: Germania, dove troviamo il gruppo 400.000 3,0% Saldo migratorio in(oltre alcuni stati Europei (2008-2010) 9,0% Popolazione straniera ed incidenza % sul totale della più numeroso 7 milioni), quindi Spagna (5,6 0 300.000 popolazione in alcuni Paesi dell’Unione Europea (gennaio 2010) milioni), Regno Unito (4,3 milioni), Italia (4,2 mil1,5% 7,5% fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati Eurostate infine Francia (3,7 milioni). Una conferma fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati ioni) -100.000 200.000 0,0% Saldo migratorio in6,0% alcuni Eurostat della rilevanza dell’Italia come Paese di destinazistati Europei (2008-2010) 4,5% 500.000 one di flussi migratori cospicui emerge dall’esame 8.000.000 100.000 12,0% 2008 2008 3,0% del saldo migratorio relativo agli anni 2008-2010, 7.000.000 10,5% 0 400.000 Saldo migratorio in alcuni stati Europei (2008-2010) 2009 Popolazione straniera ed incidenza % sul totale della 2009 1,5% caratterizzati largamente da un contesto econom6.000.000 popolazione in alcuni Paesi dell’Unione Europea (gennaio9,0% 2010) 2010 -100.000 2010 ico recessivo: nel 2010 l’Italia con Immigrazione un valore pari 300.000 fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale su dati 0,0% 5.000.000 fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati 7,5% Eurostat a 311.000 unità è l’unico Paese dell’area mediterEurostat 200.000 4.000.000 6,0% ranea con un saldo consistente. 2008 500.000 12,0% Al 31 dicembre 3.000.000 8.000.000 4,5% 2010 gli stranieri residenti in Italia 100.000 2009 7.000.000 10,5% risultavano secondo i primi dati provvisori resi Veneto: variazione della popolazione residente per nazionalità (2003-2010) 2.000.000 3,0% 400.000 niera residente sul totale 0 e2010) 2010 disponibili dall’Istat- pari a 4.562.000, 326.000 in 6.000.000 9,0% 1.000.000 1,5% Popolazione straniera fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati 300.000 più rispetto all’anno precedente. Eurostat 7,5% -100.000 onale Immigrazione su datied incidenza % sul totale 0 5.000.000 0,0% della popolazione in alcuni L’incidenza della popolazione straniera sulla pop200.000 4.000.000 6,0% Paesi dell’Unione Europea 60.000 olazione complessiva è salita dal 7,1% del 2009 (gennaio 2010) 3.000.000 4,5% 2008 del 2010. Il dato disaggregato per regione Veneto: variazione della popolazione residente per nazionalità (2003-2010) al 7,5% 100.000 olazione straniera residente sul totale 50.000 2.000.000 3,0% consente 2009 di confrontare l’evoluzione del fenomeno stranieri Stranieri ione (31/12/2010) fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati 0 migratorio nei vari contesti locali: il tasso medio Eurostat 1.000.000 1,5% % sulla popolazione 2010 40.000 % sulla popolazione ervatorio Regionale Immigrazione su dati 7,5% annuo di crescita più elevato è quello del Veneto, -100.000 0 0,0% fonte: 60.000 30.000 a pari merito con le Marche (16,7%). Le regioni Elaborazione Osservatorio con i tassi di crescita più bassi sono Sicilia e Regionale Immigrazione 20.000 50.000 2008 % Sardegna. su dati Eurostat Veneto: variazione della popolazione residente per nazionalità (2003-2010)

Incidenza della popolazione straniera residente sul totale

60.000 50.000

Veneto: variazione della popolazione residente per nazionalità (2003-2010)


Pae Pae

Regn Reg

GG

dei residenti per regione (31/12/2010)

2008 2008 2009

Stranieri Stranieri

2009 fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati Eurostat 2010 2010

% % sulla sulla popolazione popolazione

Venezia Venezia Padova Padova

Venezia

Verona

2010 2009

2005 2005

2003 2003

2009

2008

2008

2007

2007

2006 2006

2005 2009 2009

2001

2004 2008 2008

2003

2006 2006

Vicenza Belluno Treviso Treviso Stranieri per nascita Verona Italiani Treviso Rovigo Verona Italiani a seguito acquisizione di cittadinanza

2004 2004

friuli venezia giulia liguria Grecia ITALIA Austriad’aosta valle abruzzo Portogallo calabria sicilia Danimarca campania molise Germania basilicata puglia sardegna

Rovigo Rovigo

Vicenza Vicenza

2007 2007 1991

Belluno Belluno

2001 2001

1991 1991

emilia-romagna emilia-romagna Svezia umbria umbria lombardia lombardia veneto veneto toscana toscana marche marche lazio lazio trentino trentinoalto altoadige adige piemonte piemonte friuli friulivenezia veneziagiulia giulia liguria liguria emilia-romagna ITALIA ITALIA umbria valle valled’aosta d’aosta Italia abruzzo abruzzo lombardia calabria calabria veneto Regno Unito sicilia sicilia toscana campania campania marche Francia molise molise basilicata basilicata lazio puglia puglia Belgio alto adige trentino sardegna sardegna piemonte Spagna

Paesi Bassi

Austria

Grecia

Belgio

Francia

Italia

Regno Unito

Spagna

emilia-romagna umbria lombardia veneto toscana marche lazio trentino alto adige piemonte friuli venezia giulia liguria ITALIA valle d’aosta abruzzo calabria sicilia campania molise basilicata puglia sardegna

Germania

In quanto ad totale incidenza e straniera ed incidenza % sul delladegli stranieri sulla popSaldo migratorio in alcuni stati Europei (2008-2010) 12,0% olazione regionale il Veneto si cole in alcuni Paesi dell’Unione Europeacomplessiva, (gennaio 2010) fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati loca al 4° posto con il 10,2%; lo precedono l’Emilia 11,0% Eurostat zione Osservatorio Regionale dati raggiunge il valore RomagnaImmigrazione dove talesuquota 10,2% 10,0% massimo tra le regioni italiane (11,4%), l’Umbria Veneto: Veneto: variazione variazione della della popolazione popolazione Incidenza popolazione (11,0%) e la Lombardia (10,7%). In tuttedella le regioni Incidenza della popolazione straniera straniera residente residente sul sul totale totale 9,0% 500.000 dei residenti per regione (31/12/2010) 12,0% del Centro-Nord, ad eccezione Valle d’Aosta, deidella residenti per regione (31/12/2010) fonte: Elaborazione Elaborazione Osservatorio Osservatorio Regionale Regionale fonte: si registra un’incidenza della popolazione strani8,0% 7,5% Eurostat Eurostat 10,5% fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati 400.000 Immigrazione su dati fonte: Elaborazione era superiore a quella della media italiana. Osservatorio Regionale Eurostat 7,0% I cittadini stranieri residenti inEurostat Veneto al 31 dicem9,0% 60.000 bre 2010 risultano, secondo 12,0% i dati provvisori rilas60.000 300.000 6,0% 12,0% circa 7,5% ciati dall’Istat, oltre mezzo milione, 25.000 in 11,0% 5,0% 11,0%dell’anno precepiù rispetto alla medesima data 50.000 10,2% 200.000 50.000 10,2% 6,0% dente. Al netto degli stranieri 10,0% (ma al lordo delle ac10,0% 4,0% quisizioni di cittadinanza), la 9,0% popolazione veneta 4,5% 9,0% 40.000 100.000 40.000 di cittadinanza italiana negli ultimi vent’anni sareb3,0% 8,0% 7,5% 8,0% 7,5% be cresciuta complessivamente in misura 3,0%assai 2,0% 0 30.000 7,0% da 4,355. modesta (meno del 2%), passando 30.000 7,0% 1,5% L’incidenza degli stranieri sulla popolazione resi6,0% 1,0% 6,0% dente risulta ovviamente in forte e continua cresci20.000 -100.000 20.000 5,0% 0,0% 5,0% 0,0% ta, avendo raggiunto a fine 2010 il 10,2%. 4,0% 4,0% è stata fino al La componente non comunitaria 10.000 10.000 della popolaIncidenza 3,0% 2006 quella dominante e a maggior 3,0% crescita, gizione straniera residente 2008 ungendo a rappresentare il 95% della popolazione 2,0% sul totale dei residenti per 2,0% 0 regione0(31/12/2010) straniera presente in Veneto. Nel 2007 l’ingresso 2009 1,0% eri 1,0% della Romania e della Bulgaria nell’Unione euVeneto: variazione della 0,0% crescita dei -10.000 0,0% ropea ha determinato una fortissima la popolazione 2010 -10.000 popolazione residente per cittadini stranieri comunitari: attualmente rapprenazionalità (2003-2010) sentano circa un quarto della popolazione stranistranieri Stranieri Stranieri era complessiva. La composizione per genere italiani per per nascita nascita Italiani Italiani per nascita evidenzia il proseguire lento e continuo della femitaliani a acquisizio Italiani seguito acquisizione di minilizzazione della popolazione straniera. Tale Italiani aper seguito acquisizione di cittad cittad ne di cittadinanza Popolazione straniera residenteresidente per provincia (1991-2009) dinamica ha portato ad un riequilibrio tra i sessi, Veneto: variazione della popolazione per nazionalità (2003-2010) za della popolazione straniera residente sul totale la netta prevalenza maschile tipica delle fasi fonte: denti per regione dopo (31/12/2010) fonte: Osservatorio Regionale Immigrazione su dati fonte: Elaborazione Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su Elaborazione dati iniziali dei processi migratori. Osservatorio Eurostat Regionale Immigrazione Analizzando la composizione per genere a se Eurostat Popolazione straniera residente per provincia (1991-2009) aborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati Popolazione straniera residente per provincia (1991-2009) su dati Eurostat onda dei diversi paesi di origine, si registra comunque la permanenza difonte: forti disomogeneità: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati 60.000 Eurostat di genere è a tale scala il processo di riequilibrio Eurostat 120.000 ancora assai parziale. 50.000 10,2% Veneto.Popolazione Le acquisizioni di cittadinanza italiana da parte 110.000 Veneto.Popolazione straniera straniera residente residente 120.000 della popolazione straniera120.000 evidenziano una lenta 100.000 Confronto 2006 e 2009. Confronto 2006 e 2009. 110.000 90.000 tendenza alla crescita. Nel 110.000 2010 possono essere 40.000 100.000 100.000 fonte: 80.000 stimate attorno alle 63.000 per l’Italia e a 8.500 fonte: Elaborazione Elaborazione Osservatorio Osservatorio Regionale Regionale Imm Imm 7,5% 90.000 90.000 Eurostat per il Veneto. L’incidenza delle acquisizioni di citEurostat 70.000 80.000 30.000 80.000 tadinanza in Veneto sul totale70.000 nazionale è sempre 60.000 70.000 60.000 risultata consistente ed è tuttora superiore al 13%. 50.000 60.000 20.000 50.000 straniera in Data la rilevanza della presenza 50.000 40.000 Europa 40.000 Europa centro centro 40.000europei, il tema Italia come in quasi tutti i Paesi 30.000 30.000 orientale 50,3% 50,3% 30.000 10.000 orientale dell’acquisizione della cittadinanza del paese ospi20.000 20.000 20.000 per le politiche tante è una delle questioni centrali 10.000 10.000 10.000della distribuzidi accoglienza. I caratteri territoriali 00 00 one degli stranieri nel territorio veneto sono ormai noti: le massime concentrazioni si hanno nelle -10.000 aree urbane e pedemontane.

2006

Unione 61Unione

Europea Europea 4,7% 4,7%


Popolazione straniera residente per provincia (1991-2009)

Popolazione straniera Belluno residente per provincia (1991-2009), Eurostat.

Vicenza Belluno

Vicenza

Rovigo

Treviso Rovigo

Treviso

Venezia

Verona Venezia

Verona

Padova

Padova

ROMANIA

MAROCCO

ALBANIA

MOLDAVIA

CINA

SERBIA

Veneto.Popolazione straniera residente per con Veneto.Popolazione s A livello provinciale non sono ancora disponibili i 2006 e 2009.diConfronto dati relativiConfronto al 2011, anche la provincia Treviso, 2006 e 200 oltre a quella di Verona, dovrebbe comunque aver superato lefonte: 100.000 unità, pureOsservatorio Vicenza dovrebbe Elaborazione Regionale Immigrazion fonte: Elaborazione Osser essersi avvicinata Eurostatassai a tale ammontare. Eurostat L’incidenza degli stranieri è ovunque in crescita: a fine 2010 il livello più basso risultava a Belluno Americ (6,2%) mentre quello più alto a Treviso (11,2%). Il grafico a lato riporta i dati analitici dell’ultimo biEuropa centro Europa centro lancio demografico annuo disponibile, relativo al orientale 50,3% per ciascuna 2009. Essa consente di apprezzare, orientale 50,3% realtà provinciale, l’incidenza dei flussi generati dalla popolazione straniera. Il cambiamento più importante nella composizione della popolazione immigrata tra la vigilia dell’allargamento dell’Unione Europea (2006) e la fine del 2009 è la crescita della quota degli immigrati europei: essa era pari al 52% a fine 2006, risulta del 55% a fine 2009. In particolare con l’ingresso di Romania e Bulgaria tra i Paesi comunitari, i cittadini della Ue residenti in Italia, pari al Unione Altri P 4,7% degli stranieri totali a fine 2006, sono aumenEuropea tati fino a rappresentare un quinto del totale (25%). 4,7% Europ La componente maggioritaria tra gli stranieri rimane, comunque, anche dopo lo spostamento dei rumeni tra i comunitari, quella dei cittadini provenienti dall’Europa Centro-orientale: a fine 2009 risultano pari al 31%. L’impatto dell’allargamento è stato dunque consistente: nel triennio 2007-2009 gli stranieri residenti in Veneto sono aumentati di 130.000 unità: il 40% di questo incremento è da attribuirsi ai Paesi neocomunitari.

MACEDONIA BANGLADESH

Veneto.Popolazione straniera residente per genere e continente di provenienza (2010)

62

fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati Eurostat

2006

2009

2008

2007

2006 2009

2001 2008

1991 2007

120.000 110.000 100.000 90.000 80.000 70.000 60.000 50.000 40.000 30.000 20.000 10.000 0

2006

2001

120.000 110.000 100.000 90.000 80.000 70.000 60.000 50.000 40.000 30.000 20.000 10.000 0

1991

fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati Eurostat Eurostat

INDIA

UCRAINA

= 1.000 persone femmine = 1.000 persone maschi

GHANA

N


Veneto.Popolazione straniera residente per continente di provenienza Confronto 2006 e 2009.

2010

2009

2008

2007

2006

2005

2004

0.000

2003

0

fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati Eurostat

Veneto.Popolazione La graduatoria dei principali Paesi di origine negli America 4,8% straniera residente per ultimi anni non risulta modificata se non per la continente di provenienza Italiani per nascita riduzione amministrativa della Serbia, a seguito Confronto 2006 e 2009. Italiani a seguito acquisizione di cittadinanza Europa centro Europa centro dello ‘scorporo’ del Montenegro e del Kosovo e Africa 23,4%ALBANIA orientale 30,9% orientale 50,3% per il superamento, da parte di India e Ucraina, CINA MOLDAVIA ROMANIA MAROCCO del Ghana. Tra i primi 10 Paesi di origine degli imVeneto.Popolazione straniera residente per genere e continent migrati, dal 2008 figura un solo paese africano (il Marocco) mentre sono presenti tre Paesi asiatici fonte: Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati (Cina, Bangladesh, India). Eurostat Rispetto all’Italia, i gruppi nazionali di immigrati Vicenza luno Unione particolarmente concentrati in Veneto sono: i Asia 16,7% Europea 24,8% Treviso bosniaci, i croati, i moldavi, i serbo-montenegrini, vigo eto.Popolazione straniera residente per continente di provenienza i ghanesi, i nigeriani e dei bengalesi. Viceversa fronto 2006 e 2009. Verona nezia Unione Altri Paesi risultano poco concentrati in Veneto gli albanesi, 8.000.000 Europea 4,7% Europei 0,1% dova gli ucraini, i tunisini, i polacchi : Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su datie i filippin. Si tratta stat di dati che riflettono chiaramente la rilevanza della 7.000.000 prossimità geografica del Veneto ai paesi dell’ex America 4% America 4,8% Jugoslavia. La rilevazione dell’Istat offre un quadro sulla preEuropa centro Europa centro 6.000.000 senza straniera nella nostraAfrica regione decisamente Africa 23,4% 23,4% orientale 30,9% rientale 50,3% orientato alla crescita e scarsamente influenzato dai contraccolpi della congiuntura economica 5.000.000 negativa. In base a questi dati non risulta si siano registrati consistenti fenomeni di rientro di cittadini stranieri nei Paesi di origine così come non si sono 4.000.000 del tutto arrestati i nuovi ingressi. Unione Asia 16,9% Asia 16,7% Nel 2010 gli stranieri residenti in Veneto sfiorano le Europea 24,8% 480mila unità medio annue, pari al 10% della pop3.000.000 Altri PaesiNIGERIA complessiva, una quotaMACEDONIA di circa treBANGLADESH punti UCRAINA CINA SERBIA GHANA SRI LANKA BOSNIA SENEGAL NIA MOLDAVIAolazione INDIA Unione Altri Paesi Europei 0,1% percentuali al di sopra del valore Europea 4,7% Europei 0,1% medio nazionale. Veneto.Popolazione straL’opportunità di una piattaforma (2010) per l’accoglienza niera residente per genere esidente per genere e continente di provenienza 2.000.000 = 1.000 persone femmine e continente di provenienci sembra perciò auspicabile per tutto il territorio za (2010), Eurostat onale Immigrazione su dati = 1.000 persone maschi regionale e nazionale.

AINA

2006

2009

2008

2007

2006

2001

1991

Stranieri

2009

2006

1.000.000

10%

0

8.000.000

Ven

fonte

7.000.000 6.000.000 5.000.000 4.000.000 3.000.000 GHANA

NIGERIA

2.000.000 1.000.000

SRI LANKA

BOSNIA

SENEGAL

TUNISIA

BRASILE

CROAZIA

POLONIA

25% 10%

FILIPPINE

ALTRO

63



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Logo utilizzato per la ricerca condotta nel 2004 dal British Council: “European Civic Citizenship and Inclusion Index“


Misurare l’inclusione sociale metodo e indicatori per misurare l’inclusione sociale

Le linee guida per uno sviluppo “Sostenibile, Intelligente ed Inclusivo” dettate dall’Unione Europea all’interno del programma Europa 2020 sono chiare, ben definite e supportate, come visto in precedenza da statistiche e dati che comparano ed analizzano la situazione degli stati membri e dipingono la necessità di un impegno comune ed uno sforzo importante per affrontare il momento di crisi non solo economica attuale. L’Europa ha bisogno di consolidarsi come entità unita e coesa, proteggendo e valorizzando da un lato la sua grande ricchezza data dalla diversità e multiculturalità, ma dall’altro trasformando la forte interdipendenza dei suoi stati membri in un unico spirito identitario europeo. E’ in questo quadro che assumono rilievo le politiche sociali di inclusione ed integrazione dopo anni, specialmente gli ultimi, in cui con lo spostamento a destra del controllo politico, l’Europa ha visto ridursi le iniziative di rilievo nell’ambito della politica sociale. Oggi ci troviamo di fronte a una crisi sociale. Proprio nel momento in cui l’Europa sta generando una ricchezza senza precedenti, crescono incessantemente le pressioni sui cittadini: • aumentano l’insicurezza e la disuguaglianza economica; • la globalizzazione, le riforme economiche e il crescente potere dei mercati finanziari generano maggiori pressioni concorrenziali; • sempre più cittadini europei devono far fronte a situazioni di lavoro precario; • sempre più lavoratori immigrati vengono impiegati in condizioni abusive; • in numerosi settori occupazionali i livelli salariali reali sono bloccati o in calo; • i diritti dell’infanzia vengono violati in tutt’Europa. Troppi bambini abbandonano la scuola, ricevono un’istruzione di scarsa qualità o subiscono abusi;

• moltissimi giovani hanno difficoltà a trovare lavoro e passano da un impiego all’altro senza ottenere un vero e proprio contratto di lavoro; • troppi cittadini vivono ai margini della società o addirittura in condizioni di povertà. Non possiamo continuare così: l’Europa non è stata creata per assistere al costante aumento della disuguaglianza, dell’insicurezza, dell’esclusione e dei contrasti sociali, eppure è proprio ciò che sta accadendo. L’Unione europea e gli Stati membri devono offrire un modello migliore di società; devono riconsiderare i presupposti delle politiche elaborate negli ultimi anni, valutare ingegnosamente il corredo di politiche esistenti e adottare misure atte a invertire le tendenze sociali disgreganti che stanno erodendo i valori su cui l’Europa è stata fondata.

DA LAEKEN AD OGGI I parametri che descrivono l’inclusione sociale sono molteplici, e sono cambiati negli ultimi anni dalle disposizioni di Laeken ad oggi dovuto soprattutto alla difficoltà di declinare ed adattare gli stessi parametri in paesi differenti socialmente, economicamente e culturalmente. Approvati nel dicembre del 2001 dal Consiglio europeo di Laeken, i cosiddetti indicatori di Laeken consistevano di 18 indicatori statistici comuni relativi all’inclusione sociale, in grado di consentire un monitoraggio comparativo sullo stato di avanzamento degli Stati membri verso gli obiettivi stabiliti di concerto dall’UE. Gli Indicatori sociali, così come erano stati elaborati dal Comitato per la protezione sociale, si suddividevano in tre livelli. Posta la natura pluridimensionale del fenomeno dell’esclusione sociale, essi

2010, Anno Europeo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale

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Indicatori di Laeken Primari Tasso di rischio di povertà in base ad età e sesso; Tasso di rischio di povertà in base alle attività più frequenti e al sesso; Tasso di rischio di povertà in base al tipo di nucleo familiare; Tasso di rischio di povertà in base allo stato di possesso dell’alloggio; Soglia di rischio di povertà; Disuguaglianza nella distribuzione delle quote di quintili di reddito; Tasso di rischio di povertà persistente in base al sesso; Scarto relativo nel tasso di rischio di povertà; Coesione regionale; Tasso di disoccupazione di lunga durata; Persone che vivono in nuclei familiari senza occupazione; Giovani che abbandonano la scuola prematuramente e non proseguono i loro studi o una qualunque formazione; Speranza di vita alla nascita; Percezione del proprio stato di salute in base al livello di reddito;

Secondari Dispersione attorno alla soglia di rischio di povertà; Tasso di rischio di povertà ancorato ad un determinato momento; Tasso di rischio di povertà prima dei trasferimenti sociali in base al sesso; Disuguaglianza nella distribuzione dei redditi; Tasso di rischio di povertà persistente in base al sesso; Tasso di disoccupazione di lunga durata; Tasso di disoccupazione di lunghissima durata; Persone a basso livello di istruzione.

analizzavano la povertà finanziaria, l’occupazione, la sanità e l’istruzione. Gli Indicatori primari consistevano di un gruppo ristretto di indicatori guida relativi agli ambiti ritenuti maggiormente responsabili dell’esclusione sociale; Gli Indicatori secondari avevano una funzione di supporto agli indicatori primari e descrivevano altre dimensioni del problema. Un terzo livello consisteva di indicatori che gli stessi Stati membri decidevano autonomamente di includere nei rispettivi piani di azione nazionali per l’inclusione sociale, volti a precisare le specificità di settori particolari. Tali indicatori, tuttavia, non erano armonizzati a livello comunitario. È piuttosto evidente che gli indicatori primari sono prevalentemente incentrati sul reddito e sull’occupazione, mentre gli indicatori secondari mettono soprattutto in risalto le diverse dimensioni dei primi. L’indicatore generale più importante è stato definito come la percentuale degli individui che vivono in nuclei familiari nei quali il reddito totale familiare è inferiore al 60 % del reddito mediano nazionale equivalente. Gli altri elementi considerati sono: occupazione (e disoccupazione di lunga durata), persone che vivono in nuclei familiari senza occupazione; persone a basso livello di istruzione, e alcuni elementi relativi alla salute (speranza di vita alla nascita e percezione del proprio stato di salute (OMS) come negativo o molto negativo). Nel giugno del 2006, il Comitato per la protezione sociale ha adottato una nuova serie di indicatori comuni per il monitoraggio dei processi di protezione sociale e di inclusione sociale. Tali indicatori saranno impiegati nel contesto del monitoraggio dei risultati ottenuti in rapporto agli obiettivi globali, in base all’analisi contenuta nel prospetto comune delle Relazioni nazionali sulla protezione sociale e l’inclusione sociale e alla “parte 1” del documento di supporto alla Relazione congiunta sulla protezione sociale e l’inclusione sociale. Il sotto-gruppo Indicatori (SGI) del CPS ha definito di comune accordo 4 gruppi di indicatori: 1. indicatori generali 2. portafoglio razionalizzato inclusione sociale 3. portafoglio razionalizzato pensioni 4. portafoglio sanità (elenco incompleto) Questi gruppi di indicatori sono ripartiti tra indicatori primari e indicatori secondari sia a livello comunitario che a livello nazionale:

1. Indicatori comunitari condivisi, che contribuiranno ad una valutazione comparativa dei progressi compiuti dagli Stati membri nella realizzazione degli obiettivi comuni. 2. Indicatori nazionali condivisi, basati su definizioni e assunti generalmente condivisi, in grado di fornire informazioni fondamentali ai fini della valutazione dei progressi registrati dagli Stati membri in rapporto ad alcuni obiettivi, ma che non consentono una comparazione diretta e trasversale tra i paesi, o non forniscono un’interpretazione chiara e riconosciuta. 3. Informazioni sul contesto: ogni gruppo dovrà essere valutato alla luce delle informazioni chiave relative al contesto, e tramite riferimenti alle tendenze passate e, laddove fosse rilevante, future.

RAPPORTO 2010 Gli anni europei designati dal 2005 al 2010 sono stati allineati all’agenda sociale. Dopo l’anno europeo per la mobilità dei lavoratori (2006), uguali opportunità per tutti (2007), dialogo interculturale (2008), e creatività e innovazione (2009), il 2010 è stato designato come l’anno Europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Gli obiettivi dell’iniziativa seguono 4 principali forza guida: - un riconoscimento dei diritti per tutte le persone e specialmente per quelle in situazione di povertà ed esclusione sociale, per vivere dignitosamente e prender parte nella società; - una condivisa responsabilità e partecipazione, sia collettiva che individuale nella lotta alla povertà e ell’esclusione sociale; - promuovere la coesione, enfatizzando i benefici per tutta la società nello sradicare la povertà e in una maggiore inclusione sociale; - stabilire un impegno per azioni concrete a tutti i livelli di governance. Il documento che consegue all’iniziativa è “Combating poverty and social exclusion. A statistical portrait of the European Union 2010”, e getta uno sguardo sulla situazione europea secondo 4 macroaree di diseguaglianze, povertà, esclusione sociale e protezione sociale.


povertà minorile

Incidenza del rischio di povertà e soglia di povertà corrispondente

persone a rischio povertà

povertà nel lavoro

povertà deprivazione materiale

povertà tra gli anziani

Tasso di deprivazione materiale “severa”

disparità di reddito disparità di impiego disparità di consumo

disuguaglianze disparità tra le minoranze

disparità di genere

esclusione dal mercato del lavoro esclusione dall’informazione e dai social networks

Incidenza delle persone in famiglie a intensità di lavoro nulla o molto bassa

esclusione dall’alloggio

esclusione sociale esclusione dall’istruzione esclusione dalla sanità

spese di protezione sociale

Incidenza del rischio di povertà o esclusione

ricevute di protezione sociale

protezione sociale

Effetto dei trasferimenti sociali sulla popolazione a rischio di povertà

Schema degli Indicatori utilizzati nel rapporto Eurostat, e analisi significative per l’anno 2010

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Abaco di progetti inclusivi esemplari analizzati.


definire l’inclusione sociale nella citta’: individuazione di parametri spaziali e applicazioni su progetti Abbiamo quindi studiato ed approfondito gli indicatori che vengono impiegati nell’analisi dell’inclusione sociale e delle tematiche inerenti, insieme allo studio delle interconnesse dinamiche demografiche, migratorie, legate al tema dell’accoglienza e della tolleranza. Questa importante base statistica prima di tutto ci aiuta a mettere a fuoco il quadro di riferimento in cui intendiamo inserirci, esplicando trends e principi guida su cui fondare la progettazione, oltre a fornirci indicazioni di metodo per una analisi su microscala da applicare al nostro contesto pre e post operazione progettuale come strumento di verifica finale. Il passo successivo consiste nel passare da indicatori “sociologici quantitativi” impiegati come visto nelle indagini precedenti, ad indicatori più strettamente correlati alle qualità spaziali di una città: in altre parole si tratta di “spazializzare”, ovvero tradurre in modo urbano ed architettonico, i parametri che definiscono l’inclusione sociale e l’accoglienza. Questo è per noi un passaggio critico e determinante poichè in base al tipo di parametri scelti conseguono traiettorie di ricerca e scelte progettuali differenti. L’individuazione dei dieci parametri-linee guida è stata in primis ovviamente condizionata dalla volontà di restare il più possibile fedeli ai principi e alle occasioni emerse nello studio di svariati documenti su inclusione sociale e accoglienza. Documenti che più volte contenevano e asserivano in modo più o meno esplicito suggerimenti ed indicazioni per operare nello spazio delle città. In secondo luogo abbiamo trovato importanti tangenze e conferme in progetti architettonici esemplari, internazionalmente riconosciuti come modelli rispetto al campo di interesse che stiamo delineando. Lo studio di tali progetti, presentati ed analizzati più avanti, è stato fondamentale per avere immediatamente una ricaduta fisica e spaziale su cui fondare il racconto, ed un prezioso aiuto per definire i parametri. Infatti dall’analisi dei modelli sono scaturiti indicatori che, in apparenza, sembrano essere meno connessi al tema e meno ovvi, ma che invece hanno un influenza assolutamente im-

portante. La scelta dei progetti, di cui qui ne verranno approfonditi gli otto di maggior rilievo, è stata effettuata nel modo più eterogeneo possibile, ricercando progetti di scale differenti, dal dispositivo al piano urbano, scaturiti in contesti culturalmente e socialmente diversi e portati a termine da architetti con diverso background culturale. Infine, ma non ultimo per importanza, determinanti sono state le ricerche presentate nel capitolo 1, che costituiscono la nostra base ed il nostro metodo di lavoro, focalizzato all’individuazione del processo logico. Tali ricerche e tali testi, come ad esempio la Jacobs, puttosto che Alexander, Viriliio o Mitchell, rappresentano dei capisaldi con le loro brillanti intuizioni, e sono per noi la chiave di lettura del mondo contemporaneo, prima che dell’architettura. I parametri scaturiscono quindi dall’intreccio e dall’intersezione di due approcci, inclusivo e generativo, e dalla sovrapposizione di progetti esemplari, utili sia ad individuare e confermare i parametri che a verificarli e testarli infine.

DEFINIZIONE DEI PARAMETRI I dieci parametri individuati sono i seguenti: Attrattivo, Connettività, Creatività, Dinamismo, Diversità Culturale, Equità, Glocale, Informa(ziona) le, Programma, Tolleranza. Ognuno viene accompagnato da una descrizione più approfondita rispetto al significato, e da una più breve e sintetica espressa come “capacità” più funzionale per l’analisi. ATTRATTIVO In matematica, un attrattore è un insieme verso il quale evolve un sistema dinamico dopo un tempo sufficientemente lungo. Perché tale insieme possa essere definito attrattore, le traiettorie che arrivano ad essere sufficientemente vicine ad esso devono rimanere vicine anche se leggermente perturbate. La descrizione degli attrattori dei sistemi dinamici

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caotici è stata uno dei successi della teoria del caos. Un attrattore si definisce come qualcosa con cui qualcos’altro si destabilizza. L’essenza di un attrattore è che ogni punto che inizia a muoversi in sue vicinanze si avvicina sempre più a lui. Attrattivo va di pari passo con generatore e moltiplicatore di diversità e tolleranza. Nel nostro caso l’attrattività di un luogo identifica quindi una delle condizioni primarie affinche si possa generare inclusione e coesione sociale, nonchè accoglienza. CONNETTIVITA’ L’idea di scambio e di movimento nella metropoli di oggi deriva dalla combinazione efficace dei diversi canali di comunicazione e linguaggio, concepiti principalmente come circuiti orientatori dei flussi. Infrastrutture di trasporto, canali di trasmissione informatica, linee di telecomunicazione, segnalano in questo sistema, l’importanza delle reti, e pertanto dei flussi (materiali e di informatizioni) ad essi associati, non solo come mere implicazioni tecniche, ma come un principio strutturante di questo nuovo spazio finalizzato alla moltiplicazione degli scambi, anche se non più necessariamente omogeneo e isotropo. Reti infrastrutturali, ma anche reti di connessione (telematica, informatica, finanziaria) come nuovi corridoi immateriali da cui inizia un’altro possibile territorio, già stabilito. Un territorio diffuso, definitio dalle connessioni tra gli utenti, lontano dai tradizionali parametri materiali o spaziali. Uno spazio virtuale, che tuttavia, sarebbe anche reale in termini di produzione/organizzazione e nel quale un’adeguata connettività permetterebbe di “stare lontani essendo più vicini”. La connettività quindi come condizione necessaria per mettere in comunicazione le persone, sia virtualmente che fisicamente. CREATIVITA’ Tra le tante definizioni di creatività che sono state coniate intendiamo riproporre quella fornita dal matematico Henri Poincaré in “Scienza e Metodo”, poiché, fondata sulla profonda conoscenza delle regole e sulla necessità di superarle o ridefinirle continuamente, ed individua nella diversità un fattore determinante. Diversità che risulta necessaria nelle città per generare quanto più menti e classi creative, e perciò sviluppo. «Un risultato nuovo ha valore, se ne ha, nel caso in cui stabilendo un legame tra elementi noti da tempo, ma fino ad allora sparsi e in apparenza estranei gli uni agli altri, mette ordine, immediatamente, là dove sembrava regnare il disordine [...] Inventare consiste proprio nel non costruire

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le combinazioni inutili e nel costruire unicamente quelle utili, che sono un’esigua minoranza. Inventare è discernere, è scegliere [...] fra tutte le combinazioni che si potranno scegliere, le più feconde saranno quelle formate da elementi tratti da settori molto distanti. Non intendo dire che per inventare sia sufficiente mettere insieme oggetti quanto più possibile disparati: la maggior parte delle combinazioni che si formerebbero in tal modo sarebbero del tutto sterili. Ma alcune di queste, assai rare, sono le più feconde di tutte» DINAMISMO Il nostro ambiente definisce uno spazio cangiante di movimenti eccitati ed eventi collegati, caratterizzati dal continuo variare degli scenari e delle configurazioni ad essi associate. Quelle di un tempo mutevole e fluttuante, in sviluppo, che traduce la propria natura attiva, vivace e irrequieta, che talvolta manifesta questa capacità di cambiamento implicita nelle potenzialità della mobilità e dello scambio. La costante disposizione intermedia tra il possibile e il reale, tra il virtuale e l’attuale, come principio comune alla natura di base dell’essere, espressione fondamentale della mobilità, della variazione e della transitorietà. Questo aspetto mutevole e vacillatorio, del nostro ambiente si riferisce implicitamente a una condizione di instabilità; quella di una struttura in continuo stato transitorio in accordo con la propria natura variabile e attiva e con i parametri di mutabilità e di trasformazione latente ad essa associati. Questa predisposizione all’instabilità dei luoghi e degli spazi diventa una prerogativa fondamentale che deve essere implementata al fine di moltiplicare le occasioni e le possibilità di incontro e di scambio culturale nella città. Quanto più un luogo è in grado di cambiare configurazione, tanto più saranno dinamiche e aperte le strutture sociali che qui vi si creeranno. DIVERSITA’ CULTURALE Questo è un momento di diversità, che proclama la costante simultaneità degli eventi individuali in strutture globali: questa condizione di “multi”, plurale, che collega il locale e il globale, il particolare con il generale, il generale con l’individuale, evidenziando l’incidenza, ed emergenza, del singolo nel collettivo, non già come “parte di un tutto”, ma come specificità “interconnessa con il tutto”. Combinazione e intreccio, coesistenza e simultaneità. Relazione e discontinuità. In questo senso assumiamo le parole di José Jimenez tratte da “La vida como azar”. Nel processo della modernità, i discorsi si sono fatti tras-


nella nostra epoca ci sono le condizioni per assumere creativamente questa frammentazione al fine di ottenere una universalità antropologica che integri la pluralità, la differenza e la discontinuità. EQUITA’ L’equità sociale si applica ai diritti e ai doveri dell’uomo considerati in termini di giustizia. L’uguaglianza sociale è quindi una situazione per cui tutti gli individui all’interno di società o gruppi specifici isolati debbano avere lo stesso stato di rispettabilità sociale. Minimalmente comprende la parità di diritti umani e individuali secondo la legge. Esempi sono la sicurezza, il diritto di voto, la libertà di parola e di riunione, e dei diritti di proprietà. Tuttavia, essa comprende anche l’accesso all’istruzione, l’assistenza sanitaria e altri basilari diritti sociali. Essa comprende anche pari opportunità e obblighi.Genere sessuale, orientamento sessuale, età, origine, casta o classe, reddito e proprietà, lingua, religione, convinzioni, opinioni, salute o disabilità non devono tradursi in una disparità di trattamento. Equità sociale è sinonimo di democrazia, è un concetto assolutamente orizzontale che nella nostra società globalizzata dove l’accesso alle informazione è sempre più diffuso deve diventare una priorità. E gli spazi della città sono il terreno giusto per “realizzarla”. GLOCALE Globale e locale simultaneamente. Fenomeno, dispositivo o informazione in grado di risuonare con il locale e trasferirlo al globale. Capacità quindi di essere sistema e luogo nello stesso tempo; logica astratta e risultato singolare. Glocale è un qualsiasi evento che risponde al particolare e lo connette al generale; ciò che è di un territorio e di molti o tutti i territori allo stesso tempo: generico e specifico. Astratto e concreto. Interessante quindi, che l’identità non è solo sostanziale, ma, soprattutto relazionale, applicata ad una possibile architettura intesa, a sua volta, come dispositivo glocale: in grado di generare croci e incroci, ricorsività e risonanza, conbinazione e trasferimento multiscalari. Suscettibile perciò di favorire, per ogni situazione concreta, una mappa locale dello scenario globale. INFORMA(ZIONA)LE Oggi possiamo affermare che allo spazio classico e allo spazio-tempo moderno è seguito uno spazio-tempo informazionale, relazionato con l’incidenza nella forma dello spazio di scambio di informazioni simultanee, che provoca maggiore instabilità e indeterminazione nella nostra comp-

rensione dell’universo (maggiore informalità) ma, allo stesso tempo, permette di assimilarlo ad un grande catalizzatore di impulsi e stimoli in costante interazione. Noi siamo interessati a questa doppia caratteristica informazionale e informale per via di quei messaggi correlati e combinati che assume. Reattività davanti allo stimolo dell’informazione combinata e sovrapposta. Assenza di forma. Non obbedienza a codici o comportamenti preordinati, predeterminati. Sono proprietà che ci parlano di un ordine informale le cui caratteristiche essenziali evidenziano in modo esplicito l’incidenza interna nella forma dell’informazione, della condizione incerta , eterogenea e paradossale degli scenari in cui si attua. PROGRAMMA Comporre oggi significa creare e costruire programmi, assemblando attività, usi e funzioni. Il programma non è equivalente alla funzione. E’ di più, perché non è univoco ne diretto. E’ meno perché è definito da azioni e attività, e non dalle convenzioni. E’ anche mutevole, trasformabile nel tempo. Dobbiamo definire i programmi e per poi dimenticarli, o trasformarli. L’architettura è dinamica, non genera solo estetica e forma ma anche e soprattutto attività ed eventi. Deve quindi essere capace di favorire il crearsi di luoghi più inquieti e attivi, flessibili, plurali e relazionali, catalizzatori di possibilità, cultura, creatività, informazioni e comportamenti. La forza e la coerenza del programma determinano il successo dell’architettura. TOLLERANZA La tolleranza è un termine sociologico e culturale relativo alla capacità collettiva ed individuale di vivere pacificamente con coloro che credono e agiscono in maniera diversa dalla propria. L’intolleranza è al contrario il tentativo di eliminare tutte le differenze, conducendo ad un pensiero e ad uno stile di vita unici. Le città sono luoghi di civiltà, di scambio e di crescita, di tolleranza e accoglienza, specialmente in una società globale. Qui avviene il miracolo del vivere assieme e del condividere. Le città sono network di differenze culturali e sociali, e tolleranza è sinonimo di apertura. Aperto è non chiuso, non concluso, non confinato. Aperto è indeterminato ed incompleto. Aperto significa alterabile, contaminabile, disposto allo scambio. Tanto più flessibile quanto più indisciplinato. Tanto più dinamico quanto più informale ed estroverso.

Per l’approfondimento di alcune definizioni qui presentate si rimanda al “Diccionario Metapolis de Arquitectura Avanzada”, a cura di Manuel Gausa

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definizione di parametri spaziali e applicazioni su progetti esemplari Attrattivo_Capacità di imporsi come nodo culturale e sociale, ed attrarre persone e creatività. Tolleranza_Capacità del sistema di aprirsi verso l’esterno, permettere scambi e confronti, e creare habitat ospitali in cui accogliere i nuovi ed i diversi. Connettività_Capacità di creare connessioni materiali ed immateriali, tra le parti ed il tutto, e tra l’interno e l’esterno del sistema. Creatività_Capacità di far scaturire idee ed innovazione da habitat attivi e dinamici. Dinamismo_Capacità del sistema di saper cambiare configurazione nel tempo per adattarsi alle diverse condizioni. Diversità culturale_Capacità di generare e mantenere vive simultaneamente differenze culturali e sociali individuali in una struttura globale collettiva. Equità_Capacità del sistema di essere governato da logiche democratiche, eque, per una giustizia delle risorse fisiche, naturali, ed energetiche. Glocale_Capacità di essere sistema e luogo allo stesso tempo. Capacità di generare incroci ed intersezioni, ricorsività e risonanza, combinazione e trasposizione multi scalare. Informa(ziona)le_Capacità di favorire il formarsi di spazi e momenti più “inquieti”, “accidentali”, “imprevedibili” ed incredibilmente sociali e relazionali. Programma_Capacità di generare spazi attivi e funzionali in cui definire le molteplici attività coordinate nel tempo, secondo linee guida ed obiettivi chiari. Nella pagina a destra vi è una mappa che riprende i dieci parametri dell’inclusione sociale e ne inquadra il campo d’azione attraverso un network di parole. Invece nelle pagine seguenti vengono analizzati gli otto progetti significativi, comparati tramite un misuratore che impiega come indicatori critici i parametri dell’inclusione sopra argomentati.

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I valori che definiscono il misuratore di ogni progetto sono stati individuati tramite una matrice di comparazione, cercando di confrontare in modo flessibile ogni progetto su valori paragonabili, tenendo conto della diversa scala, e del diverso contesto, ma senza alcuna pretesa di scientificità, data la difficoltà ed arbitrarietà dell’operazione.


spazi collettivi

architettura avanzata

arco di sviluppo accoglienza

relazioni

creatività

caos

multi

individualità

i nuovi

ibrido

funzioni

simultaneità

ambito

idee

energia

dinamismo

informazione

Creatività relazioni

interazione

futuro

partecipazione

Equità

programma risorse condivisione

ordine

giustizia

informazione

sistema aperto

opportunità

naturalezza traiettoria

attività

ordine

accoppiamento

risonanza

forma

Attrattivo nuclei limite

dimensione autosomiglianza

luoghi

incertezza multifunzionalità strategia

autosomiglianza

Glocale ambito

spostamento

transcalarità

ricorsività

localismo

generativo

casualità

ibrido genetica

personificazione

emissione

creatività sistema aperto

informa(zio)nale

programma

spazio inquieto

Dinamismo

diversità culturale

accoglienza transcalarità

fattori

condivisione

non forma cambiamento climatico

transfers

digitale

virtuale

tropismo

futuro

integrazione agenda

estroversione

multi

olistico

i nuovi olistico

fattori

partecipazione

Tolleranza

agenda

energia

futuro

collaborazione

coesione

coesione

generativo

integrazione

opportunità

differenze

plural

sistema aperto

variazione

collaborazione

accoglienza

futuro

spazi collettivi

interazione

dinamismo

ordine

coesione

learning

ibrido

Connettività

digitale

informazione energia

learning

relazioni

network caos

plural

network

scambio

Informa(zio)nale

multi layer

caos

generativo

informale

digitale

risorse

digitale

integrazione

dinamismo

relazioni attività

ubiquità network

instabile

interattività

transfers

interattività

sistema aperto

informale

complessità

uso

network

spazi collettivi

mixed-use

telecomunicazioni condivisione

ibrido

localismo reattivo

network

luoghi

mixed-use

interazione

complessità

plural

complessità

multi

Programma

strategia

Diversità culturale

globalizzazione

eventi

plural

network

globalizzazione informa(zio)nale

simultaneità

relazioni dinamismo

influsso

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Parc de la Villette Bernard Tschumi, Parigi, 1982-1998

Il progetto parigino segna una svolta non solo nella progettazione dei parchi: con la sovrapposizione di tre griglie differenti non solo crea una decostruzione del linguaggio, ma anche un paesaggio complesso e variegato, flessibile nelle sue strutture pronte a modificarsi per accogliere eventi di diversa natura. Centrale è il programma che determina la vita del parco, che oggi rapprasenta un’attrazione per la città richiamando turisti e cittadini con le sue manifestazioni culturali e sportive e d’intrattenimento che vi si alternano negli spazi pubblici collettivi e nelle folies. Un parco come un enorme edificio discontinuo, come un’unica struttura in cui si sovrappongono e si articolano le caratteristiche del luogo con nuove molteplici attività.

Sovrapposizione di layer differenti: gli eventi-flies attrattori e generatori come simbolo della decostruzione del linguaggio, gli spazi verdi e gli edifici. Diversità culturale

Informa(zio)nale Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

Yokohama Port Terminal FOA, Yokohama, 1995-2002

Il progetto dei FOA non è un semplice terminal portuale ma è una infrastruttura connessa alla città retrostante di cui rappresenta l’estensione. Per aumentare ed incorporare l’urbanità al suo interno è’ studiato in modo da rompere la linearità convenzionale dei moli attraverso flussi di circolazione non lineari che generano ininterrotti spazi multi direzionali: complessità esplicitata anche in copertura dove i flussi danno vita alle sinuose curve di un parco urbano. Il terminal rappresenta una forte innovazione nel modo di pensare strutture ricettive di questo tipo, aumenta la flessibilità rispetto alle navi ed ai flussi interni integrando le funzioni dell’accoglienza con quelle urbane.

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Diagramma di circolazione attraverso le funzioni, dei flussi e delle zone verdi che costruiscono il paesaggio sulla copertura. Diversità culturale

Informa(zio)nale Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

PIAZZA

BANCO TURISTI

USCITA/ENTRATA AL TERMINAL

USCITA/ENTRATA AI NEGOZI/RISTORANTI

CHECK IN NAZIONALE

CITTA’

USCITA/ENTRATA ALLA HALL RISTORANTI NEGOZI MOSTRE IMMIGRAZIONE

SALA PASSEGGERI INTERNAZIONALI MOLO NAVI

TRAGHETTI

Dinamismo

ENTRATA

PARCHEGGIO AUTOMOBILI

Attrattivo

Equità

HALL

DIAGRAMMA DI CIRCOLAZIONE

Connettività


Sociopolis

Guallart & Others, Valencia, 2002-2010

Schema delle aggregazioni e degli spazi condivisi, dall’alloggio alla città. Diversità culturale

Informa(zio)nale Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

Sociopolis esplora la possibilità di creare habitat condivisi per incoraggiare forte coesione sociale e stimolare interazione tra i suoi abitanti attravero nuove tipologie insediative che riflettano le nuove condizioni della famiglia, i nuovi stili di vita della società del nostro tempo in un contesto di alta qualità ed integrazione ambientale. Il programma del progetto mira ad accogliere ed integrare gruppi sociali a rischio esclusione tramite spazi collettivi ibridi ad alta interazione e mixità funzionale, e la creazione di zone verdi e spazi “rurubani” in cui vi è la fusione del paesaggio agricolo della tradizione araba a Valencia con il programma insediativo della città, verso un’urbanizzazione non lineare in contrasto con quella diffusa.

Metropol Parasol Jurgen Meyer, Siviglia, 2004-2011

Diagramma d’intensità dei nodi attrattori dislocati nella piazza. Diversità culturale

Informa(zio)nale Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

Il progetto dell’architetto tedesco si impone nella città come un’attrazione contemporanea fortissima, che rafforza l’immagine culturale di Siviglia, è animato da un programma con diverse attività che spaziano dal museo archeologico, ai negozi bar e ristoranti. Il Parasol diviene simbolo ed essenza di uno spazio urbano unico per riattivare la piazza: un’infrastruttura innovativa, e altamente sviluppata per attirare turisti e cittadini, generando coesione sociale ed interazione. Uno spazio complesso, aperto e su più livelli che con il suo programma variegato, ed il carattere dirompente ed attrattivo integra la città medievale con quella contemporanea gettando le basi di uno sviluppo dinamico per la cultura ed il commercio.

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Hyperhabitat

Guallart & IAAC Venezia, 2008

Hyperhabitat riprogramma il mondo portando l’idea multiscalare di habitat all’estremo attraverso le tecnologie digitali. E’ un modello per defiinire il mondo fisico in termini compatibili con il mondo digitale utilizzando i principi della rete e del network per rappresentare una struttura multiscalare per connettere e mettere in relazione ogni oggetto materiale dotandolo di un’identità digitale. In tal modo il mondo può essere riconfigurato implementando la capacità creativa e relazionale degli utenti e del sistema stesso. Locale e globale vengono a fondersi nell’era digitale, mentre le connessioni potenzialmente infinite ed in real time enunciano la capacità generativa ed inclusiva di sistemi iperconnessi, l’abilità di trasportare informazioni della materia.

Schema di funzionamento delle connessioni tra il network degli oggetti. Diversità culturale

Informa(zio)nale Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

Barcelona Mar Multi-Ramblas Manuel Gausa, Barcelona, 2009

Multiramblas è una ricerca il cui scopo è ripensare innanzitutto il ruolo della Rambla come punto d’attrazione turistica, e come spazio dal ruolo urbano fortemente identitario, rafforzarlo ed estenderlo. L’obiettivo di Barcellona non è solo quello di consolidarsi come attrattore turistico ma anche come ambiente generativo e creativo, non solo importatore di visitatori ma anche esportatore di conoscenza. Ciò è raggiungibile con un potenziamento della qualità urbana globale, implementando il carattere costiero, in un territorio intelligente motore di sviluppo. Una trama interattiva, capace di tenere insieme ramblas, spiagge e spazi pubblici in una grande realtà collettiva di nodi attrattori-generatori.

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Un nuovo concetto urbano: criteri di riprogrammazione delle parti della città strategiche. B

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H

17

21 18

G

19

J

9

C D

A

Diversità culturale

15 12

10

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Rolex Learning Center SANAA, Losanna 2004-2010

Diagramma delle funzioni e dei movimenti liberi e nonlineari interni. Diversità culturale

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L’edificio della Sejima funziona come laboratorio d’apprendimento, biblioteca e hub internazionale della cultura dell’Università EPFL, aperto a studenti e non. Attraverso i suoi spazi fluidi distribuiti attorno a corti, e con un movimento continuo e dolce dei solai determina una logica non lineare e un modo innovativo di interazione tra le persone. Questi spazi continui tra interno ed esterno e fortemente attrattivi e flessibili sono pensati come un unico grande open space fluido e percorribile in cui viene favorito lo scambio e il confronto tra persone, situazioni, e funzioni differenti secondo un programma variegato e ricco. Un grande network di servizi, informazioni e spazi sociali.

Superkilen

BIG, Copenhagen 2007-2012

Concept di progetto: eliminare le barriere fisiche e mischiare le diversità culturali. Diversità culturale

Informa(zio)nale Programma

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Il progetto parigino segna una svolta non solo nella progettazione dei parchi: con la sovrapposizione di tre griglie differenti non solo crea una decostruzione del linguaggio, ma anche un paesaggio complesso e variegato, flessibile nelle sue strutture pronte a modificarsi per accogliere eventi di diversa natura. Centrale è il programma che determina la vita del parco, che oggi rapprasenta un’attrazione per la città richiamando turisti e cittadini con le sue manifestazioni culturali e sportive e d’intrattenimento che vi si alternano negli spazi pubblici collettivi e nelle folies. Un parco come un enorme edificio discontinuo, come un’unica struttura in cui si sovrappongono e si articolano le caratteristiche del luogo con nuove molteplici attività.

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ISBN 978-0-615-28586-3

9 780615 285863

49 CITIES

WORKac

Immagine di copertina del libro “49 Cities” dei Work Ac, Storefront Books.


City Abacus di G.Longhi le forze guida della progettazione urbana in Europa

Quali sono le forze guida della progettazione urbana in Europa? Il tentativo di definirle è affidato alla riflessione emergente dalla lettura di 12 interviste ad esperti di una vasta gamma di discipline ed interessi effettuate in occasione del progetto europeo ReUrbA1, dedicato alla rigenerazione urbana e promosso dai comuni anseatici. Il progetto, che mostra attenzione prevalente alla situazione nord europea, propone quattro strategie: 1. orientamento dall’offerta alla domanda, comprendendo gli stili di vita (ossia gli strumenti di piano proposti dalla pubblica amministrazione devono saper esprimere il sistema di preferenze dei cittadini e coinvolgere una vasta gamma di portatori d’interesse); 2. dal governo alla governance (ossia dal prodotto piano o progetto al processo di pianificazione o progettazione); 3. dalla demolizione alla creativa trasformazione 4. dal budget alla creazione di valore (ossia dall’attenzione esclusiva dei valori finanziari alla loro integrazione con i diversi aspetti della responsabilità sociale). In questo abaco raccolgo le parole guida che emergono dalle interviste, che vanno a formare un discorso imperniato su tre questioni centrali: l’evoluzione della struttura urbana, first the people, ossia l’assoluta supremazia della riqualificazione delle risorse umane rispetto alla storica centralità delle risorse fisiche, ed il passaggio gestionale/organizzativo dal governo alla governance. Gli intervistati sono: - Arnold Reijndorp, sociologo urbano, The city as creative emancipation machine. - Alain de Botton, filosofo, The city as cure for loneliness. - Tracy Metz, giornalista, The public city. - Wolfgang Kil, architetto e critico, The shrinking city.

- Rudy Stroink, direttore di impresa di costruzioni, The city of private initiative. - Peter Hall, geografo, The polycentric mega-city. - Alexander Kan, direttore of the Social and Economic Council of Netherlands, The city of unplanned energy. - Hardt-Waltherr Hämer, pianificatore,The cautious city. - Alan Simpson, esperto sostenibilità del Partito Laburista, The city that doesn’t steal from its children. - Reinier de Graaf, partner OMA, The city as predictor of the future. - Danuta Hubner, Commissario europeo per la città, The European City as Driver of Change. - Charles Landry, Fondatore del gruppo Comedia, The intercultural city and City-making. - Joost Schrijnen, Direttore di Space and Mobility della South Holland Provincial Authority, The City Is Worth Investing In!.

www.stipo.info

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www.reurba.org

Emergono due principali forze guida per la rigenerazione: la creatività e l’emancipazione. L’apertura alla diversità è un fattore strategico; un sistema chiuso, poco aperto alla diversità perde la capacità di rinnovarsi. Ogni città è complessa, formata da molte culture, a cui bisogna sempre essere aperti. Apertura alla diversità per realizzare un sistema urbano creativo e collaborativo con l’esterno, non competitivo. Diversità finalizzata alla costruzione di una città socialmente sostenibile, eticamente finalizzata al miglioramento della comunità, sia interna che globale. 83


LA STRUTTURA URBANA EUROPEA

2 Wolfgang Kil 3 Peter Hall 4 Reinier De Graaf 5 Peter Hall 6 Wolfgang Kil 7 A.R. Kan 8 A.R. Kan 9 Wolfgang Kil 10 Charles Landry 11 Arnold Rejindorp 12 Alain de Botton 13 Danuta Hubner 14 Alain de Botton 15

Arnold Rejindorp

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I ragionamenti sulla trasformazione della città europea sembrano influenzati dal pensiero di Jane Jacobs : “La città non è la somma dell’evoluzione umana; la città è la precondizione di questa evoluzione. In altre parole: i più grandi progressi sono generati dall’impianto urbano….Occorre un programma economico-sociale e una struttura della comunità per dar forma alla città. ….Il progetto ha senso a condizione di aver compreso il funzionamento della città”. La struttura del cambiamento: entro i prossimi 20 anni assisteremo a cambiamenti strutturali nella città europea a seguito dei processi di globalizzazione dell’economia2. Oggi le aree urbane forti assumono la struttura di megalopoli policentriche in una visione europea che, secondo Peter Hall3, si ferma a Parigi ed esclude quindi la megalopoli policentrica padana ed il sistema mediterraneo. La lettura che fa P. Hall è fisica e funzionale, in quest’ultima dimensione comprende le relazioni materiali ed immateriali. Motore della megalopoli sono le attività di servizio. Gli intervistati denunciano diverse situazioni di declino: causate dalla diminuzione e invecchiamento della popolazione4, legate a una base di servizi debole, situate nella corona delle città più forti5, la crescita del divario fra aree ricche e povere6, che da luogo a un patchwork di splendore e povertà, in talune aree urbane la dimensione della popolazione diminuisce fino a far mancare alla città la massa critica che ne permette la sopravvivenza, in quanto la città è l’esito di un complesso sistema di interazioni, queste sono più difficili da raggiungere nelle new towns7, la molteplicità di enti intermedi è segno della difficoltà di organizzarsi alla giusta scala8. Le politiche messe in atto per contrastare il declino sono nevrotiche, una specie di panico teso alla ricerca di soluzioni ‘facili’, che puntano per lo più al potenziamento del settore della conoscenza (università) e del turismo - tempo libero, ma ahimè non tutte le città sono come Venezia. Occorrono nuove politiche di piano per sostituire le attuali basate sulla crescita9. Emergono due principali forze guida per la rigenerazione: la creatività e l’emancipazione. L’apertura alla diversità10 è un fattore strategico; un sistema chiuso, poco aperto alla diversità perde la capacità di rinnovarsi. Ogni città è complessa, formata da molte culture, a cui bisogna sempre essere aperti. Apertura alla diversità per realizzare un sistema urbano creativo e collaborativo con

l’esterno, non competitivo. Diversità finalizzata alla costruzione di una città socialmente sostenibile, eticamente finalizzata al miglioramento della comunità, sia interna che globale. Bisogna andare oltre, coniugare la città creativa con la città come macchina che produce emancipazione11. Il problema è quali reti di relazioni sono ancora connesse alla città fisica, in un processo dove la rete di relazioni dei residenti diventa sempre più ampia, gli anziani hanno difficoltà a collegarsi ai nuovi linguaggi, i professionisti creativi e gli immigrati lasciano la loro ‘impronta’ sul territorio espellendo gli abitanti locali poco istruiti. Il problema diventa come connettere la città creativa con quella dell’emancipazione. Quest’ultima dimensione è poco trattata. Dovremmo prestare più attenzione alla città dei residenti, sulla diversità delle aggregazioni, dove molti sono soli. Occorre guardare all’ambiente residenziale come insieme, distinguendolo per stili di vita e servizi. Il ruolo dell’architettura e della pianificazione è creare sinergie fra le diverse dimensioni della città12: la città connessa, per la quale occorre limitare il rischio di perdita di connettività, la città per vivere, che beneficia dell’armonia fra trasporti e architettura, la città come centro di conoscenza, tesa al dialogo fra diversità. La città come enorme biblioteca, dove al posto dei libri sono i cittadini. In questa città è sempre più ampio il confine per la possibilità di risiedere fuori dal centro grazie ai nuovi mezzi di telecomunicazione e dove quest’ultimi diventano un surrogato sempre più competitivo dello spazio fisico. Ma l’incontro faccia a faccia resta importante. Occorre inoltre prestare attenzione: alle politiche emergenti dalle Carte o Convenzioni europee, a garantire un’alta ecoefficienza al sistema urbano, a considerare criticamente l’opzione dell’aumento della densità e prestare sempre attenzione al ruolo della città come sensore dell’efficacia delle politiche centrali: “la città come sensore del futuro”.

FIRST PEOPLE I cittadini prima degli investimenti fisici13; la questione non è “perché è importante investire nella città?” ma “perché è importante investire nella gente14. Si è investito troppo nei luoghi e troppo poco sulla gente15. Occorre tenere presente l’esperienza di Berlino: dopo la caduta del muro sono stati fatti imponenti investimenti nella riqualificazione fisica, ma la città non decolla.


La città connessa, per la quale occorre limitare il rischio di perdita di connettività, la città per vivere, che beneficia dell’armonia fra trasporti e architettura, la città come centro di conoscenza, tesa al dialogo fra diversità. La sfida per la città è confrontarsi con la nuova geografia16: economica, sociale, demografica, caratterizzata dalla moltitudine delle etnie. Altre sfide riguardano il sistema delle preferenze, degli stili di vita, della questione dell’uniformità delle abitudini, le opportunità e le difficoltà per le giovani coppie. Un’altra sfida è il mix culturale generato dai flussi immigratori. Le città hanno un alto saggio di crescita naturale, anche se siamo abituati a pensare siano in punto di morte. La capacità di integrazione degli immigrati non è omogenea, comunque l’iniezione di diversità sarà un vantaggio. Negli ultimi venti anni si sono privilegiati gli investimenti in trasporti e residenze, occorre riequilibrarli con investimenti per l’economia e le infrastrutture sociali, rispetto a questo bisogna rivalutare il ruolo dell’educazione17. La gente arriva in città povera, si evolve socialmente e la lascia per trasferirsi nei sobborghi (o per emigrare nei paesi di origine). Questo movimento della classe medio-bassa è logico, ma rappresenta una perdita per la città18, perché questa nella sua permanenza ha fondato piccole imprese, erogato servizi…Sono abili e investono nella città. Quando la lasciano il loro capitale sociale, in termini di educazione e lavoro, va perso, assieme a prossimità, sapere ed esperienze. Questo è uno scandalo perché parte della classe media desidera risiedere in città con buoni servizi e buone scuole. La creatività è un ottimo ingrediente, ma va cucinato. Occorre elaborare stategie culturali in sinergia con la vocazione degli spazi urbani, una sinergia che porta a vedere la città come un’impresa collettiva19.

DAL GOVERNO ALLA GOVERNANCE I funzionari pubblici si vedono come il Re Sole, questo è il problema20. E’ finito il tempo di controllare tutto con il piano21, ma è buona cosa fissare gli obiettivi attraverso un piano, anche se questi probabilmente non si realizzeranno. Il problema dei piani è che azzerano le iterazioni umane (planning versus human interactions), e queste sono fondamentali. Non si può pensare la città come insieme di grattacieli, occorre qualcosa in cui la gente si identifichi. L’Olanda nel secondo dopoguerra ha adottato un

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generare mix

sistema di pianificazione fortemente centralizzato, e gli investimenti hanno avuto un ritorno molto basso. Le imprese hanno dovuto adattarsi a questa impostazione perché non avevano alternativa22, con il risultato di una caduta verticale della creatività e l’esplosione della tecnocrazia. Il Governo è divenuto un mostro a molte teste, monopolista di una città dove tutto è rigidamente regolato. Dobbiamo puntare a un giusto equilibrio fra sogno e implementazione pratica. Smettiamola di essere burocratici e siamo più creativi! Ci sarà una rivoluzione nei prossimi cinque anni, la si potrà evitare rivoltando il sistema. I privati sono così forti da intimidire la parte pubblica23….. Le decisioni non sono prese né da politici né da pianificatori, ma dalla borsa24. Attualmente il cambiamento non è guidato dai leaders politici, ma la pressione reale è esercitata dalle comunità e dai movimenti sociali che sono penalizzati dal decadere della qualità della vita. I pianificatori raramente sono consapevoli di quanto stanno facendo; benché siano convinti di creare ordine dal caos la loro forza guida è il controllo25. La pianificazione olandese si è basata sui valori della comunità, ma le città non sono per la collettività. Le città sono basate su conflitti, adattabilità e dinamismo. Occorre convincersi che la città oggi segue questi principi. L’idea del controllo della città è un mito26, occorre imparare a sviluppare processi strategici per raggiungere risultati di qualità. Le città stanno collassando sotto il peso della pianificazione pubblica indifferente alla realtà. Possono continuare a fare

16 Peter Hall 17 J. Shrjinen 18 Arnold Reijndorp 19 Charles Landry 20 Rudy Stroink 21 Alexander Rinooy Kan 22 Rudy Stroink 23 Alain de Botton 24 Wolfang Kil 25 Arnold Rejindorps 26

Rudy Stroink

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piani per ogni cosa ma nulla è stabile. Tutta la città è temporanea; come sosteneva Jane jacobs: “ci saranno sempre nodi, piazze dove si concentrano le funzioni. In questa visione la città è un sistema di luoghi interessanti”. Il Governo dovrebbe indicare le strategie per raggiungere risultati di qualità e stimolare le iniziative private27. Alla città servono ampie coalizioni per sviluppare nuove forme di qualità, spetta alle autorità pubbliche monitorare i risultati. Lo sviluppo urbano deve essere immaginativo e creativo per produrre nuove idee nei molteplici campi che lo interessano. Secondo Rudy Stroink il ruolo del Pubblico è “definire gli obiettivi, stimolare l’aggregazione di portatori di interessi, coinvolgere la gente visualizzando e descrivendo la qualità, avviare strutture regionali, definire la qualità (culturale, sociale ed economica) che si vuole ottenere e monitorare con severità i risultati”. In un momento di crisi sono improponibili piani orientati all’aumento del valore . Quali saranno i nuovi attori, le nuove strutture urbane, il nuovo senso della città? Soggetti creativi proporranno nuovi modelli di vita anziché piani di sviluppo fondiario. Un esempio sperimentato a Lipsia con il piano sviluppato in sinergia con idee artistiche. Pianificare è in parte una forma di osservazione e in parte una forma di documentazione-classificazione, seguita da proposte continuamente correggibili nei punti strategici29.

27 Joost Shrjinen 28 Wolfang Kil 29 De Graaf 30 Charles Landry 31 Alain De Botton 32

Reijndorp

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L’implementazione di un piano complessivo appartiene ormai al mondo della fiction perché nella gran parte dei casi segue ancora il principio della crescita. Tradizionalmente le città sono costruite per i poveri, quindi è utile concentrare residenza e lavoro. In Europa ogni paese ha le sue regole di pianificazione, elaborare regole comuni sarebbe virtuoso, specie per le conurbazioni transfrontaliere. Lo sviluppo della città è un’arte30 e non un prodotto della sola cultura tecnica, proprio a causa della sua complessità. Progettare significa equilibrio fra ordine e caos, avviare un processo senza inizio e senza fine. Progettare è un processo e non un risultato. Progettare è lavorare sia sulle singole connessioni, sia sull’intero. La cultura della città ha così tanti aspetti che sono compromessi dai politici che tentano di operare casualmente sui singoli elementi o connessioni. La rigenerazione urbana deve andare oltre l’esclusivamente fisico31, deve essere anche psicologica che culturale, e si deve investire molto su questi aspetti. Il processo di coinvolgimento della gente non è spontaneo, ma deve essere supportato per sviluppare i talenti della comunità. Il principio è aiutare il dinamismo sociale32 sviluppando nuove forme di collaborazione fra abitanti, scuole, associazioni sportive ed educative. Il ruolo del pubblico è diffondere i servizi urbani e soprattutto riorganizzare l’educazione per trasformare la città in una macchina di emancipazione.

Il processo di coinvolgimento della gente non è spontaneo, ma deve essere supportato per sviluppare i talenti della comunità. Il principio è aiutare il dinamismo sociale sviluppando nuove forme di collaborazione fra abitanti, scuole, associazioni sportive ed educative. Il ruolo del pubblico è diffondere i servizi urbani e soprattutto riorganizzare l’educazione per trasformare la città in una macchina di emancipazione.


THE POLYCENTRIC MEGA-CITY What is the future of the cities? - The Polycentric Metropolis. - Success of a global city resulted in the development of all sorts of satellite cities that are linked to it. - New economic, social, demographic geography, with an ethnic component. - Relevance of culture, multicultural society.

Why is it important to invest into cities? - Cities offer major advantages. - Understand the real underlying potential of each city. - Diversity will prove to be an advantage.

What changes should we make in our investment policies? - Investments on social infrastructures. - Take a good look at the cultural component. - A section of the people is excluded. - Mixing in a kind of clash of cultures is positive.

Sir Peter Hall Geografo.

THE CITY AS A CURE OF LONELINESS What is the future of the cities? - City as a knowledge centre= “Cities are enormous libraries filled not with books but with people.” - Connected city= cities are meant to bring people together. - Lively city = easy communication+ good architecture. - Commercial city.

Why is it important to invest into cities? - Internet, the telephone and ordinary mail can’t replace the city, because these channels can only do certain things. Meeting people face-to-face is, and will remain, important. - Urban regeneration must go beyond the purely physical.

What changes should we make in our investment policies? - The things people value are disappearing from the city centres. - How to make economically prosperous cities cheaper when cities becoming cheaper is generally a sign of decline? - A good public life requires attention. Investing in people!!!

Why is it important to invest into cities? - In crisis, every city has to find its own way. - New kind of values. - Need of new planning approaches to replace our current development and growth models.

What changes should we make in our investment policies? - Each city should have its own attractive features for residents and visitors. - Need of trained experts in the political field with a solid understanding of what is going on. - Use of existing housing better.

Why is it important to invest into cities? - Caution rules the day. We need to look for the tricky balance between dreams and practical implementation. Let’s stop being careful and start getting exciting! - Understand to talk about quality: economic, social and cultural. - Everything is temporary: Cities will never be completed, however hard we work on them.

What changes should we make in our investment policies? - Need of a programme first: an economic, social and community structure to give shape to the city. - Importance of understanding how the city grows. - More flexible approach and more private initiative. - Dialogue with the market.

Alain de Botton Filosofo.

THE SHRINKING CITY What is the future of the cities? - The gap between richer, expanding cities and shrinking areas is continually increasing. - Phenomenon of shrinking cities. - More enormous, unpredictable, changes in the next 10 to 20 years.

Wolfgang Kil

Architetto e critico.

THE CITY OF PRIVATE INITIATIVE What is the future of the cities? - The City of Private Initiative. As an experiment, we should try leaving most things - or even everything - to the market. - Provide the conditions, make adjustments and demand quality. - Private initiative results in better cities.

Rudy Stroink

Direttore di impresa di costruzioni.

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THE CITY IS WORTH INVESTING IN!

Joost Schrijnen

Direttore di Space and Mobility della South Holland Provincial Authority.

What is the future of the cities? - Realignment of the concept of the city. - The dynamics of urban identity: strange chemistry between the physical appearance of cities and cultural life. - Take history with us to the future, but give it a new look.

Why is it important to invest into cities? - Investments in space: investments in buildings and infrastructure are important, because good housing, good schools and good outside spaces are important for all layers of the population. - Importance of continued investment in cities, in people. - City never stops developing.

What changes should we make in our investment policies? - Integral approach: living, working and mobility are once again being seen as a whole. - The city needs smart coalitions for which completely new skills have to be developed. - Development must be highly imaginative and creative.

THE CITY THAT DOESN’T STEAL FROM ITS CHILDREN

Alan Simpson

Esperto sostenibilità del Partito Laburista.

What is the future of the cities? - Every new home should have to supply at least ten per cent of its own energy, have a water reuse system and be equipped with a recycling system. - Visions to make our cities sustainable. - Climate change as a creative resource.

Why is it important to invest into cities? - People are not only the earth’s biggest consumers, we have become parasites who make life impossible for the next generation. - To plan and build for a different future. - Urban regeneration has to be sustainable.

What changes should we make in our investment policies? - Make choices about the way we live. If we don’t, urban life will become problematic or unmanageable. - Take ownership of their own energy supply, think up self-sustaining and creative solutions for dealing with energy flows.

THE EUROPEAN CITY AS A DRIVER OF CHANGE

Danuta Hübner

What is the future of the cities? - Cities as vital for shaping the future of Europe. - Development of a sharing attiutude: sharing with others, networking, opening yourselves to others, wanting to work with them.

Commissario europeo per la città.

Why is it important to invest into cities? - Urban development = People. - Urban development = Stimulus. - Urban development = Smart Coalitions. - Urban development = Future. - Cities as drivers for change and growth. - We’ve to organise the city differently.

What changes should we make in our investment policies? - Strong regions need strong cities, strong cities need strong regions. - Investments on urban development, not only physical, but social, cultural and economic too. - People before physical investments.

Why is it important to invest into cities? - The idea that cities are prospering if the population is increasing could prove to be incorrect. - People want intensity in the city, to feel the experience.

What changes should we make in our investment policies? - The public sector will have to get to grips with the private sector, or rather join forces with it, to give shape to public space. - Government can’t do everything itself, transferring responsibilities to lower levels of government.

THE PUBLIC CITY

Tracy Metz Giornalista.

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What is the future of the cities? - Opposition to random demolition in urban renewal districts: demolition destroys entire social networks that can be preserved with creative transformations. - Creative densification is a more intensive and more expensive process but, in the end, it leads to better results.


THE CITY AS PREDICTOR OF THE FUTURE What is the future of the cities? - The City as Predictor of the Future: cities are, as it were, territorial avant gardes showing how we have to tackle things. - Planning is a question of looking, classifying and adjusting. - International cooperation: spatial design should be an issue at the level of the EU.

Why is it important to invest into cities? - The city is ‘the battlefield’ where all today’s important issues are fought out. - Combat certain inequality in society. - Places that shrink fastest can pioneer smart integration, with minorities becoming majorities.

What changes should we make in our investment policies? - Governments can talk about integration all they like, but the city is where integration has to happen. - The market needs some correction: the government can provide it by participating in projects.

Reinier de Graaf Partner OMA.

THE CITY AS A CREATIVE EMANCIPATION MACHINE What is the future of the cities? - The City as Creative Emancipation Machine: Above all, they should be linking the creative city to the city as an emancipation machine. - Supporting people’s talents. - Cities actually need to be based on conflict, adaptability and dynamism.

Why is it important to invest into cities? - Finding creative, innovative and sustainable solutions to problem in the city. - The quality of the city as a place to live needs to improve.

What changes should we make in our investment policies? - Administrators must think about the impact of urban facilities in a much more strategic way, and consider the wishes of the groups they want to bind to the city. - Social dynamism as guiding principle. - More strategic approach.

Arnold Reijndorp Sociologo urbano.

THE CAUTIOUS CITY What is the future of the cities? - The Cautious City - Renewal instead of demolition and rebuilding = source of inspiration for a completely different approach to large-scale renewal.

Why is it important to invest into cities? - If we stopped investing in cities altogether, they become ghost towns. - Our opportunities are to be found in development, culture and in our intelligence. It would be a historical mistake not to use these assets.

What changes should we make in our investment policies? - Listening to the poor people. - Help the residents to find solutions, not to solve the problems for them.

Hardt-Waltherr Hämer Pianificatore.

THE CITY OF UNPLANNED ENERGY What is the future of the cities? - The city as a creative workshop: government has another task alongside investment: providing facilities for creative industry. - Human dimension is important. - Importance of culture.

Why is it important to invest into cities? - Economic and cultural opportunities are definitely in the urban area. - The problem with many “new” cities is their sterility.

What changes should we make in our investment policies? - Control and organise everything with urban planning. - Meticulous maintenance. - Right balance between housing, jobs and shops. - Both public and private investments are important in the urban area.

Alexander Rinnooy Kan

Direttore Social and Economic Council of Netherlands.

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definizione degli scopi e delle linee-guida per il progetto inclusivo Cosa significa “Politica per l’inclusione sociale”? “Strategia di lungo periodo, fattibile e mobilitante, territoriale, volta a migliorare l’inclusione sociale in una serie di risultati multidimensionali, attraverso la fornitura di bene e serizi pubblici, prima garantendo a tutti standard essenziali socialmente condivisi e poi migliorando il benessere di coloro che sono meno avvantaggiati”. (Fabrizio Barca, Ministro Coesione Territoriale) Abbiamo individuato lo scopo principale del nostro progetto in un aumento esponenziale dell’inclusione sociale, in particolare rispetto alla popolazione immigrata, ma più in generale verso la popolazione tutta. Gli obiettivi particolari li abbiamo definiti tramite i seguenti punti: • Rendere trasversale la conoscenza, • Dare priorità all’iterazione, • Celebrare la complessità, • Far parlare il territorio, • Lavorare a scale diverse, • Ripensare l’identità, • Promuovere l’innovazione, • Difendere la diversità, • Connettere la discontinuità, • Creare reti, articolare i luoghi, • Generare mix, promuovere la trasversalità, • Promuovere un nuovo contatto naturale, • Moltiplicare la realtà (fisica e virtuale), • Ripensare ad un modello di sviluppo equo e responsabile, • Aumentare la qualità degli stili di vita. Questi punti sono gli obiettivi particolari, rispetto all’obiettivo più generale dell’aumento dell’inclusione e ora li andremo a specificare. Rendere trasversale la conoscenza: il territorio non è occasione di profitto ma di ricerca. Anticipare il futuro richiede trasversalità, multidisciplinarietà e visioni. Il progetto si basa su una metodologia interattiva nel considerare nuovi scenari per il futuro. Dare priorità all’iterazione: Un sistema interat-

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come scambio di discipline, scale, culture, adattamenti. Il progetto di conseguenza favorisce mobilità, comunicazione e scambi a tutti i livelli per favorire una dinamica graduale – e non lineare – dei processi. Questo implica lavorare con logiche aperte capaci di considerare più sistemi, strutture, mezzi. Celebrare la complessità: una realtà complessa è una realtà multipla, simultanea, a molte facce, che richiede una interpretazione a molti layer della realtà sociale e territoriale. Far parlare il territorio: un territorio può essere interrogato, non solo descritto, analizzato dal punto di vista dell’azione. Interrogare il territorio è estrarre il suo potenziale e le sue forze latenti. Lavorare a scale diverse: la scala non è una misura ma un sistema di relazioni. La dimensione “multi scala” supera la tradizionale dimensione “amministrativa” (regione-provincia-città,ecc.), in una proiezione locale globale. Ripensare le identità: identità è identificazione, azione differenziale, capacità di esprimere significati. Ricerca di possibili singole referenze in un ambiente plurimo, non univoco ma aperto a molteplici significati: cosmopolitano. Promuovere l’innovazione: innovare è reinformare, applicare nuove informazioni capaci di rigenerare il sistema. Il progresso dal punto di vista sociale, culturale e tecnologico deve essere accompagnato da una definizione più qualitativa – e culturalmente motivata – dello spazio e degli habitat. Difendere la diversità: accettare la diversità dell’ambiente è dare priorità all’eterogeneità rispetto all’omogeneità, all’irregolarità rispetto alla regolarità, alla discontinuità rispetto alla continuità. Connettere la discontinuità: equilibrare il territorio non è renderlo omogeneo: occorre disegnare una molteplice geografia di luoghi. Creare reti, articolare luoghi: creare reti non è creare reticoli. Lavorare con “meshes” irregolari di connessione non è lavorare con griglie isotropiche. Accettare la diversità dell’ ambiente è dare priorità all’eterogeneità rispetto all’omogeneità, all’irregolarità rispetto alla regolarità, alla discontinuità rispetto alla continuità. Generare mix, favorire la trasversalità: promuovere la commistione è favorire la mescolanza, lo


scambio, le trasversalità. Favorire l’ibridazione sociale e promuovere diversità di ambienti, legando esperienze, popolazione locale e turistica, favorendo nuovi modelli di scambio. Promuovere un nuovo contratto naturale: la vecchia visione dell’urbano nella pianificazione è superata da una nuova sensibilità aperta a interazioni creative con la natura. Ambienti piuttosto che oggetti. La natura non come antinomia dell’architettura, ma un approccio materiale di una nuova epica sostenibile. Moltiplicare la realtà: l’ambiente è visto non come continuità rispetto al passato, né come rifiuto dell’oggi, né come entità formale. Lavorare in una multidimensione perché gli edifici possano creare paesaggio e gli spazi privati possano generare superfici pubbliche. Aumentare la qualità degli stili di vita: una visione sensibile ai potenziali della realtà e, nello stesso tempo, aperta ai benefici di creazioni e scambi positivi tende a muoversi fra il reale e il possibile, favorendo più spontanee relazioni con la realtà. Dopo aver definito gli scopi del nostro progetto, abbiamo cercato di definire gli ambiti di azione e abbiamo individuato 6 temi su cui lavorare: 1- La città per emancipare: LAVORO La discriminazione sociale negli ambienti lavorativi, costruita su problemi specifici per ciascuna tipologia di target (ad es. immigrati, detenuti, tossicodipendenti, portatori di handicap), amplia ulteriormente la distanza tra questi gruppi e la realtà che li circonda. Intervenire sulla marginalità e favorire l’integrazione lavorativa significa, quindi, rispondere alla multidimensionalità dei problemi che determinano la condizione di svantaggiato.

3- La città per imparare: ISTRUZIONE Le politiche dell’educazione e della formazione con lo scopo di realizzare un’educazione per tutti, e in questo senso inclusiva, assicurando l’accesso di tutti al sistema di istruzione e di formazione, e politiche dell’educazione interculturale. 4- La città per incontrare: SPAZI PUBBLICI Nuove forme di spazio collettivo, nuove forme di relazioni, nuove opportunità sociali ed economiche. Favorire l’ibridazione sociale e promuovere diversità di ambienti, legando esperienze, popolazione locale e turistica, favorendo nuovi modelli di scambio. 5- La città per conoscere: ARTE E CULTURA La conoscenza diventa patrimonio di tutti, tramite la rete e la capillarità di spazi nella città per le arti e lo spettacolo. La diversità inietta nuove forme culturali che arrichiscono la società e la vita dell’area veneziana. 6- La città per vivere: SVAGO E COMMERCIO Il momento del free time dedicato allo svago e il momento del commercio, in cui si fruiscono spazi e servizi spesso passivamente, diventano oggetto di attenta progettazione. Questi momenti si propongono di diventare stimolanti nell’incontro con l’altro e di creare una costante dinamicità di usi e relazioni negli spazi della città.

2- La città per accogliere ACCOGLIENZA Importanza della capacità di prendere parte alla vita pubblica (mediante il ricorso alle conoscenze di base sulla democrazia), di avvalersi dei diritti e delle responsabilità e di influire sulle decisioni politiche. La competenza interculturale suppone di imparare a vivere e ad apprendere insieme, di beneficiare di una partecipazione eguale e di rispettare la diversità culturale, così come di migliorare la propria identità culturale entro progetti comuni.

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definizione degli scopi e delle linee-guida per il progetto inclusivo

ACCOGLIENZA

1. Ripensare l’identità 2. Garantire a tutti l’accesso alle tecnologie dell’informazione 3. Generare mix, promuovere la trasversalità 4. Protezione sociale e accesso equo ai servizi 5. Difendere la diversità

6. Miglioramento dei servizi di base per le popolazioni urbane 7. Sostenere cittadinanza attiva, pari opportunità e coesione 8. Costruire interventi mirati alle differenze sociali e culturali 9. Beneficiare di una partecipazione socio-politica egualitaria

ARTE|CULTURA

1. Far parlare il territorio 2. Rendere trasversale la conoscenza 3. Sviluppare le competenze per la società della conoscenza 4. Favorire la creazione di spazi artistici aperti e informali 5. Creazione di un network tra musei, gallerie, teatri...

6. Sviluppare un indirizzo culturale basato sulla partecipazione 7. Ottimizzazione del calendario dell’offerta culturale 8. Ampliare la capacità di attrarre investimenti e capitali 9. Attrarre e produrre creatività

LAVORO

1. Promuovere l’innovazione 2. Ripensare ad un modello di sviluppo equo e responsabile 3. Accesso equo all’occupazione 4. Conciliazione tra ambiti di vita lavorativa e personale 5. Inserimento lavorativo di gruppi svantaggiati

6. Incoraggiare gli studi scientifici e tecnici 7. Sfruttare sostenibilmente le risorse disponibili 8. Sviluppare lo spirito imprenditoriale 9. Rafforzare la cooperazione Europea

SVAGO

1. Disegnare una molteplice geografia dei luoghi 2. Favorire più spontanee relazioni e scambi positivi 3. Favorire l’ibridazione delle funzioni 4. Aumentare la flessibilità degli spazi 5. Creare mercati liberi ed equo solidali

6. Rafforzare i legami tra mondo del lavoro, ricerca e società 7. Aumentare la mobilità e gli scambi 8. Aumentare la qualità degli stili di vita 9. Moltiplicare la dinamicità con usi, funzioni, attività ed eventi

SPAZI PUBBLICI

1. Celebrare la complessità 2. Dare priorità all’interazione 3. Educare i cittadini alla vita collettiva e al rispetto degli spazi 4. Aumentare la quantità e la qualità degli spazi pubblici 5. Sensibilizzare tutti all’importanza dello spazio collettivo

6. Promozione di luoghi di identità collettiva 7. Permettere l’incontro e lo scambio culturale 8. Creare reti, articolare luoghi 9. Connettere la discontinuità

ISTRUZIONE

Le linee-guida per il progetto vogliono essere la sintesi delle nostre riflessioni rispetto al tema dell’inclusione sociale, rispetto alla ricerca sull’architettura generativa e sugli scenari della città del futuro. Dopo aver formulato gli scopi e gli obiettivi del nostro progetto, le linee-guida diventano le azioni da tradurre sul territorio e che trasformeranno Porto Marghera in un luogo di accoglienza e inclusione. Abbiamo elaborato le linee guida, attraverso 6 macro categorie, che vanno ad identificare i sei aspetti su cui lavorare per avere una città aperta alla diversità, inclusiva e relazionale,ma anche equa e sostenibile, questi temi ritorneranno nelle analisi sul grado di inclusione attuale presente sul territorio, e si manifesteranno nel progetto.

1. Migliorare la qualità e l’efficacia dei sistemi di istruzione 2. Favorire il plurilinguismo 3. Garantire un’istruzione accessibile a tutti 4. Aprire l’istruzione e la formazione al mondo esterno 5. Migliorare l’istruzione e la formazione degli insegnanti

6. Creare un ambiente aperto all’apprendimento 7. Accrescere l’attrattività dello studio 8. Creare comunità di apprendimento democratiche 9. Processi di apprendimento a livelli formale e informale

93



5


Porto Marghera Venezia


DINAMICHE DI CAMBIAMENTO DEL COMPLESSO ECOSISTEMA LAGUNARE Sviluppare un progetto su una superficie come quella di Porto Marghera significa inventare una parte di città. Nel capitolo precedente abbiamo definito gli scopi e le linee guida del progetto: aumentare l’inclusione sociale e l’incontro, attraverso lo scambio creativo di culture. Le scelte morfologiche che guideranno il nostro progetto discenderanno primariamente da un’analisi del livello attuale di inclusione sociale nella città di Mestre e del tipo di strutture presenti, e in secondo luogo, dalla struttura e le aspirazioni delle risorse umane. L’articolazione spaziale della futura città non procederà per logiche lineari, ma caotiche, secondo una trama molto simile alla costruzione delle mappe mentali. Inoltre, è indispensabile per l’ideazione di un progetto responsabile l’analisi delle risorse per scoprire quali punti di forza e di debolezza caratterizzano l’area su cui si interviene e di conseguenza quali obbiettivi porsi. Le risorse possono essere limitate o illimitate in base alla loro disponibilità quantitativa e qualitativa nel tempo e si distinguono in: • risorse naturali : esse sono costituite dalle terre agricole, i boschi, i minerali, le riserve ambientali, i parchi, il patrimonio edificato storico e i vari fenomeni naturali correlati, nello specifico, si tratta del cambiamento climatico e innalzamento del livello del mare; • risorse fisiche: comprendono le aree urbane (intese come beni naturali il cui valore è correlato a quello dei beni prodotti), e in particolare edifici e infrastrutture, impianti, macchinari e attrezzature; • risorse immateriali: riguardano le potenzialità offerte dalla banda larga e tutte le possibilità di applicazione, anche nel campo architettonico, dei nuovi strumenti digitali e delle piattaforme. • risorse umane, legate alle dinamiche sociali e creative: costituite dal capitale sociale e legate a

temi quali l’educazione, il lavoro, le istituzioni, le strutture sociali come le associazioni, e la comprensione delle dinamiche innescate dall’incontro di persone e culture. Infine, la governance e gli scenari di sviluppo derivanti da essa, quale risorsa per la pianificazione ed il territorio. Il progetto avrà quindi una morfologia che sarà il frutto dell’interrelazione tra gli scenari evolutivi rispetto a queste cinque macro-categorie di risorse. In particolare, la morfologia delle risorse naturali costituisce sempre la base di un progetto sostenibile, la cui missione principale è l’aumento della biodiversità, e nel nostro caso è largamente condizionata dalle previsioni di innalzamento del livello del mare e di cambiamento climatico a causa dell’effetto serra; previsioni che ispirano diverse filosofie di progetto che vanno dall’adeguamento ai nuovi assetti fino alla previsione di sistemi attivi di contrasto. La morfologia delle risorse fisiche, dopo aver perso la supremazia progettuale maturata nell’epoca industriale a favore delle risorse naturali, deve confrontarsi con la gestione di flussi sempre più complessi. Da qui un assetto articolato, dinamico e complesso, e una rete di variegati percorsi secondo una logica di procedere trasversale, ed interattiva come il funzionamento della mente umana. Infine, alla definizione del progetto, parteciperà in maniera preponderante la morfologia delle risorse immateriali, dettata dalle nuove potenzialità offerte dalle risorse naturali, come l’aria ed il vento, e dalle nuove tecnologie di comunicazione. La sinergia fra queste risorse dà l’opportunità di integrare la rivoluzione digitale con la rivoluzione verde, aprendo nuove prospettive al progetto, che si pone come risposta al tema dell’accoglienza dei nuovi e alla necessità di una società più orizzontale e aperta.

A fianco: Immagine satellitare della Laguna di Venezia.

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IMMAGINARE UN FUTURO PER PORTOMARGHERA Immaginare un futuro nuovo per Venezia, che la ri-collochi nel panorama internazionale, esaudendo la missione della conferenza di Lisbona, e nel nuovo sistema continentale che sarà conseguente all’apertura della Nuova Via della Seta (programma TRACECA_Transport Corridor Europe - Caucasus-Asia e TAE_Trans-Asia-Europe),è lo start-up del nostro progetto. La soddisfazione dell’obbiettivo comunitario di realizzare ambienti urbani socialmente inclusivi e tecnologicamente avanzati e la possibilità di divenire un hub fondamentale lungo la Via della Seta, che via ferrovia, mare e digitale collegherà oriente ed occidente, diventa un’incredibile opportunità per la rinascita di Venezia, parte attiva della nuova dimensione euro-asiatica in quanto “nodo” , anche storicamente, capace di gestire i grandi incontri di culture, merci e uomini che si andranno a sviluppare. Per accogliere con slancio quest’occasione unica per Venezia ma anche per il territorio alle sue spalle, è necessario che la città faccia un salto di qualità, aumentando la sua integrazione con la tumultuosa avanzata della progettualità orientale invece di contrastarla, e si apra, attraverso una cultura inclusiva, esponenzialmente più creativa e generativa, alla creazione di un tessuto urbano fatto di relazioni nuove e approcci innovativi.

e Marghera). Un waterfront con molte dimensioni, funzioni e polarità, con due polarità evidenti e strategiche come l’area portuale industriale di Marghera e l’aeroporto di Tessera. In tutto il mondo le città d’acqua si stanno misurando con le politiche di riqualificazione urbana e paesaggistica dei loro waterfront e stanno facendo i conti con progetti di riconversione portuale-industriale. Appare chiaro quindi come il futuro del waterfront della “metropoli” veneziana passi attraverso un fondamentale ripensamento dell’area di Porto Marghera. La zona portuale ed industriale di Porto Marghera e le colmate a sud di essa sono frutto di una intuizione che ancora oggi, a circa cent’anni dalla sua fondazione non cessa di creare dibattito circa la sua attualità e il suo futuro, un’area storicamente strategica per la Grande Venezia dove si continua ad esprimere una pressione progettuale continua e persistente. La zona portuale ed industriale rimane ancora oggi caratterizzata da uno scenario di sviluppo futuro delineato dalle destinazioni d’uso prefigurate fin dalla fine degli anni Novanta. Per circa un decennio le trasformazioni sono state guidate dalla Variante urbanistica per Porto Marghera (VPRG).

Foto di Porto Marghera, dal Ponte della Libertà direzione Venezia.

Il sistema territoriale interessato da questa dinamicità è una striscia di terra lunga circa trenta chilometri che corre sul bordo dell’acqua da Porto Marghera a Tessera: il waterfront di Venezia, la città che rappresenta una delle maggiori risorse del nostro territorio. Questo waterfront sorge in un ecosistema unico al mondo e contiene in sé un’enorme complessità, comprendendo una vasta area portuale industriale e, all’estremità opposta, il terzo aeroporto italiano, e infine una fascia urbana che mette in comunicazione la terraferma con il centro storico, attraverso Via Torino, le aree del Vega e del Parco di San Giuliano che gli interventi di rigenerazione ambientale hanno già riconsegnato alla città. La presenza della laguna e della città antica dividono un primo waterfront (il litorale a mare) dal secondo waterfront (la gronda lagunare, a Mestre

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La parte di waterfront che riguarda Porto Marghera è la più critica, ma anche la più interessante dal punto di vista strategico. Non vanno considerati solo gli aspetti legati alle produzioni chimiche. Porto Marghera, oggi più di ieri, si delinea come un grande cantiere di trasformazioni urbane sempre più integrato, nella prospettiva, con le parti e le funzioni di Marghera e Mestre. Porto Marghera è transitata attraverso la crescita della funzione petrolchimica dal dopoguerra agli anni ’70 (culmine occupazionale con oltre 30.000 addetti di cui metà nel settore chimico), fino al progressivo declino delle partecipazioni statali nel corso degli anni ’80. La globalizzazione economica e la crescente sensibilità ai temi ambientali, nel corso degli anni ’90, hanno determinato logiche di disimpegno produttivo nell’area, con delocalizzazione di impianti in paesi extraeuropei. La presenza di Porto Marghera, con il suo patrimonio di ettari ed infrastrutture strategiche, si inserisce oggi in un territorio caratterizzato da un eccessivo consumo di territorio, squilibrio ambientale, degrado paesaggistico e con evidenti disagi generati dall’urgenza di affrontare con serietà e puntualità il tema del rischio industriale. Potrebbe apparire “immobile” nella sua incapacità di trasformarsi radicalmente e complessivamente. Ma Marghera è cambiata e il percorso di trasformazione dell’area continua ancora oggi, misurandosi con le necessità di progettare ed attuare interventi urbanistici in un ambito (Sito di Interesse Nazionale) fortemente compromesso dal punto di vista ambientale e con necessità di bonificare falde e terreni secondo criteri in parte ancora da definire e, comunque, in continua evoluzione. La sua dinamicità si sviluppa sia dal punto di vista di alcune maggiori trasformazioni fisiche (Vega ed isola portuale) sia per trasformazioni funzionali che meno hanno segnato la percezione visiva dall’esterno.

I principali strumenti guida dell’amministrazione per la lenta riqualificazione urbanistica e funzionale in atto a Marghera sono la VPRG Porto Marghera del 1999 e il Piano Regolatore Portuale del 2000. Negli anni ’90, dal punto di vista urbanistico, Comune e Regione hanno assunto la potestà dell’area, rispetto alle precedenti competenze accentrate a livello statale e del consorzio di sviluppo per l’area. In questa logica, la VPRG per Porto Marghera (delibera G.R.V. n. 350 del 9 febbraio 1999) – si configura come il primo atto di pianificazione locale sull’area. L’Amministrazione Comunale ha deciso di utilizzare una VPRG per consentire il rilancio dell’area industriale di Porto Marghera. L’obiettivo principale è la ristrutturazione e riqualificazione produttiva e ambientale del polo industriale. Il Piano Regolatore Portuale individua invece la delimitazione e il disegno dell’ambito, e dell’assetto complessivo del porto, ivi comprese le aree destinate alla produzione industriale, all’attività cantieristica e alle infrastrutture stradali e ferroviarie. Infine, lo stato attuale relativo alle svariate proposte progettuali lascia intravedere la possibilità di una ampia zona di ri-collegamento alla città (I zona industriale e la fascia tra via F.lli Bandiera e via Elettricità), la ricerca di cicli produttivi compatibili con l’ambiente circostante e un’attività portuale strategicamente interessata allo sviluppo della crocieristica e dei servizi logistici. La volontà di comprendere la collocazione dell’area di Porto Marghera nel complesso panorama del waterfront e rispetto alle linee guide fornite dagli enti preposti alla governance di questo territorio, ci sembra assolutamente necessaria per poter sviluppare una proposta progettuale in questo ambito estremamente interessante.

L’insieme dei progetti di trasformazione in corso di valutazione o di attuazione, che riguardano l’ambito di Porto Marghera e il waterfront in cui l’area è inserita, sono riassunti nelle parti seguenti. Il quadro evidenzia diverse complessità ma anche una tensione progettuale che testimonia la natura strategica di questa parte di territorio. 100


18 16 1317 14 9

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6 Nella pagina accanto: localizzazione dei principali progetti in corso di valutazione o realizzazione per Venezia.


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Diversità culturale Creatività Accoglienza

Glocale Programma Informa(zio)nale

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Equità Accoglienza Creatività Connettività

5 Glocale Creatività Attrattivo Equità VEGA 1-2-3-4 Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo 9Connettività Attrattivo Equità

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Accoglienza Diversità culturale Dinamismo

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Glocale Creatività Equità Attrattivo Programma Accoglienza Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività Attrattivo Equità Programma Accoglienza Glocale Creatività

Il nuovo terminal container, capace di accogliere Dinamismo Connettività 1.000.000 TEU all’anno, servirà primariamente i 9 Programma Accoglienza 10 mercati dell’Europa Centrale e Orientale nei traffici Informa(zio)nale Diversità culturale Diversità culturale Informa(zio)nale con Accanto al terminal sorgerà 13 il Far East.Glocale 14 anche Creatività Programma Accoglienza un Distripark per la lavorazione Accoglienza e la distribuzioneProgramma Diversità culturale Informa(zio)nale Informa(zio)nale Diversità culturaledelle merci. Aumenterà i volumi di traffico del Porto Attrattivo Equità Glocale di Venezia e fungerà da catalizzatore per l’avvio Creatività Programma Accoglienza Programma Accoglienza Glocale Creatività riconversione di Porto Marghera. DinamismodellaConnettività Attrattivo Glocale

Glocale Attrattivo

CreativitàEquità

Vega1 è una realtà operativa con 200 aziende e Dinamismo Connettività Connettività 10 2000 tecnici addetti, 70.000 MqDinamismo di edifici, tutti oc-Attrattivo Attrattivo Equità Equità cupati, aree verdi, parcheggi e tutti servizi tecnoDiversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività Dinamismo logici moderni. Vega 2, 3 e 4 pronte per lo sviluppo, 14Connettività 15 Programma Accoglienza sono le prossime tappe dello sviluppo dell’area; la Informa(zio)nale Diversità culturale 3 gran Diversità culturale per parte dell’area industriale è 4pronta la ri19Informa(zio)nale 18 Creatività conversione inGlocale parco tecnologico-scientifico, conProgramma Programma Accoglienza Accoglienza servizi alla città e un’area residenziale. Informa(zio)nale Diversità culturaleInforma(zio)nale Informa(zio)nale Diversità culturale Informa(zio)nale Diversità culturalenuovi Diversità culturale Attrattivo Glocale Accoglienza Programma Accoglienza Programma Creatività

Programma Programma Glocale

Programma Glocale

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L’areaConnettività Pili fa parte della penisola a sud del Ponte Translagunare. Si prevede il risanamento di tuttaGlocale Attrattivo Glocale Glocale Creatività Glocale CreativitàEquità Attrattivo l’area barenicola e lo sviluppo di un polo di attivDinamismo Connettività 15 definisce uno degli ingressi Dinamismo Connettività ità che principali del Attrattivo Attrattivo Attrattivo Attrattivo Equità Equità Equità parco e che, data la suaEquità strategica posizione, deve Diversità culturale Informa(zio)nale anche svolgere due impportanti funzioni: di porta Dinamismo Connettività Dinamismo Connettività Dinamismo Connettività Connettività Dinamismo 19 Accoglienza per l’eccessoProgramma della laguna e di catalizzatore nel Informa(zio)nale di rinnovo della zonaDiversità industriale. Diversità culturaleprocesso culturale Informa(zio)nale

Creatività Accoglienza

Accoglien

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Equ

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Accoglien Accoglienza

Dinamismo

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Accoglienza

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Equ Equità

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Per essere più competitivo Diversità nel panorama portuale culturale Informa(zio)nale Informa(zio)nale Attrattivodi Venezia sta progettando una europeo il Porto Equità Glocale Creatività Programma Accoglienza Programma Accoglienza Creatività piattaforma d’altura a circa 8 miglia al largo della Glocale Dinamismo Connettività Dinamismo Connettività 15 Glocale bocca di porto di Malamocco, in un’area dove i Creatività Attrattivo Attrattivo Equità Glocale Creatività Equità CreativitàEquità Attrattivo fondali hanno una profondità naturale di 20 m, cheGlocale Diversità culturale Informa(zio)nale 19 principalmente petrolio, rinfuse e containDinamismo tratterà Connettività Dinamismo Connettività Dinamismo Connettività Attrattivo Equità Programma Accoglienza Attrattivo Attrattivo alle grandi Equità Equità er. Permetterà navi di toccare il porto Diversità culturale Informa(zio)nale Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività senza scavare ulteriormente i canali lagunari. Dinamismo Connettività Dinamismo Connettività Accoglienza Creatività

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Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività

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5 AREA PILI-SAN GIULIANO 10

Il nuovo Terminal delle Autostrade del Mare, realInforma(zio)nale Diversità culturale Informa(zio)nale izzato entro il 2013 a Fusina, potrà servire fino a Programma Accoglienza Programma 1200 traghetti. Servirà il traffico rotabile, traghetti che trasportano i camion (Ro-Ro) e traghetti che Glocale Creatività possono portare anche auto e passeggeri (Ro- Glocale Pax). Prevede la realizzazione di una piattaforma Attrattivo Attrattivo di infrastrutture Equità logistica dotata viarie e ferroviarie e diConnettività nuovi fabbricati e magazzini per 36 ettari. Dinamismo Connettività

Il Informa(zio)nale Vallone Moranzani è un’area di circa 500 ettari Diversità culturale Informa(zio)nale 8(di cui 200 di nuovi parchi urbani), pesantemente 9 Programma Accoglienza Accoglienza degradata per la presenza di discariche tossicheProgramma Diversità culturale Informa(zio)nale Diversità culturale Informa(zio)nale e di grave dissesto idrogeologico. L’area ospiterà Glocale Creatività Accoglienza Programma Accoglienza il parco di Malcontenta, per restituirla all’uso pub-Programma Glocale Creatività blico e realizzare una fascia verde, un corridoio ecologicoAttrattivo cheGlocale separerà la Equità zona industriale di PortoAttrattivo Equità Glocale Creatività Creatività Marghera dal centro abitato di Malcontenta. Dinamismo Connettività

Diversità culturale Informa(zio)nale Glocale Creatività Attrattivo Equità Programma Accoglienza Informa(zio)nale Diversità culturaleInforma(zio)nale Diversità culturale Dinamismo Connettività Attrattivo Equità Programma Programma Accoglienza Accoglienza Equità Glocale Creatività Creatività Accoglienza Accoglienza Dinamismo Connettività Creatività Creatività Equità

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Diversità culturale

3 DISTRIPARK+ TERMINAL

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1 Informa(zio)nale

Diversità culturale

Progetto di progressiva espansione dell’isola delle Creatività Tresse, che grazie all’ampliamento della discarica, sarà utilizzata per il conferimento dei fanghi dragaEquità ti da altri siti in vasche di contenimento, a seconda Dinamismo del loro stato la co2 1 di contaminazione. E’ prevista pertura superficiale dell’isola con argilla e terra, in Informa(zio)nale Diversitàda culturale culturale modo permettere che la vegetazioneDiversità ricresca e6 la sistemazione delle sponde con pietrame. Programma Accoglienza Accoglienza

Glocale

Attrattivo

Programma

Glocale

Attrattivo

nale

Glocale

Attrattivo

à

Programma

Glocale

Attrattivo

à

à

Glocale

Attrattivo

Diversità culturale Dinamismo

7Informa(zio)nale Connettività

Programma Informa(zio)nale

Programma Glocale

Accoglienza Creatività

Informa(zio)nale

Glocale Attrattivo Programma

Creatività Equità Accoglienza

4

Dinamismo Equità

Connettività

Attrattivo Glocale

Creatività

Dinamismo Informa(zio)nale Connettività Diversità culturale

8

Accoglienza Equità

9 FORTE MARGHERA12

Informa(zio)nale Connettività

Diversità culturale Dinamismo

Glocale Glocale

10

Glocale

Creatività Accoglienza

Programma Accoglienza Inserito in un processoProgramma di recupero ambientale che Glocale Creatività Diversità culturale Informa(zio)nale ha restituito alla città una zona di assoluto pregio Attrattivo Equità Programma Accoglienza di forte ambientale, che versava in gravi situazioni Glocale Glocale Creatività Creatività Attrattivo Equità degrado. Dinamismo Nell’area Connettivitàparco sono state realizzate Dinamismo Connettività aree attrezzate e percorsi ciclo pedonali. Glocale Attrattivo Creatività Attrattivo Equità Equità

Creatività AccoglienzaDiversità culturale

6

Glocale Programma Informa(zio)nale

Programma Accoglienza Attrattivo Equità Glocale Creatività Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività Glocale Creatività Programma Accoglienza Attrattivo Equità

12 sono presenti attività ricreative POLO NAUTICO S.GIULIANO Nell’area parco ed Attrattivo Equità Equità Dinamismo 14 Connettività Attrattivo 13 Glocale Creatività alcuni impiantiInforma(zio)nale sportivi, tra cui, in punta San GiDiversità culturale Dinamismo Informa(zio)nale Connettività Dinamismo Connettività Informa(zio)nale Diversità culturale Diversità culturale uliano, una serie attività facenti capo ad associazi16 17 Programma Accoglienza 18 Programma Attrattivo oni nautiche, che incentivano pratiche di fruizione Equità Accoglienza Programma Accoglienza Informa(zio)nale lagunare: velaDiversità Diversità culturale culturale Informa(zio)nale sostenibile dell’ambiente al terzo, Dinamismo Connettività Diversità culturale Informa(zio)nale Glocale vela, voga, canoa, ecc.Programma Il Polo nautico è destinato Creatività Accoglienza Programma Accoglienza Glocale Glocale Creatività Creatività Programma Accoglienza a riunire in un unico edificio tutte le attività sportive 11 di Punta San Giuliano. Attrattivo Equità Connettività

Dinamismo

Glocale

Creatività

11

Connettività

Glocale Attrattivo

Creatività Equità

Connettività

12 PIANO CAMPALTO

Il Piano Integrato di Campalto e la Variante UrAttrattivo Attrattivo banistica prevedono il ridisegno del quartiere di Dinamismo Connettività gronda nei 17 prossimi anni. I residenti che Dinamismo si pre- Connettività 18 vede di insediare sono circa 2.000, con annessi Diversità culturale Informa(zio)nale servizi commerciali e verde per circa Diversità 30 ettari. La Informa(zio)nale culturale Accoglienza barena di Campalto Programma appare destinata a diventare Programma Accoglienza un sito di interesse turistico e naturalistico, oggi Glocale Creatività poco conosciuto. Dinamismo Equità

Attrattivo Dinamismo

Connettività

Glocale

Attrattivo

Equità Dinamismo

Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività

Connettività

Creatività

Equità

Attrattivo Glocale

Equità Creatività

Connettività

Dinamismo Creatività Diversità culturale

19Connettività

Glocale

16

4

Equità

Connettività

Attrattivo

Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività Programma

A

Cr

A

Cr

Attrattivo Informa(zio)nale Connettività Programma

Accoglienza

Informa(zio)nale

Diversità culturale

12

Accoglienza Creatività

1

Creatività Equità Accoglienza

Glocale Attrattivo Programma Informa(zio)nale Connettività

Diversità culturale Dinamismo Equità Creatività Accoglienza

Programma Glocale Informa(zio)nale

Diversità culturale

5

Attrattivo Glocale Programma Informa(zio)nale Connettività

9

Equità Creatività Accoglienza

Attrattivo Glocale Programma

Equità Accoglienza Creatività

13

2

Diversità culturale Dinamismo Equità Accoglienza Creatività

C

A

A Cre

Cr

Informa(zio)nale Connettività

Diversità culturale Dinamismo

Attrattivo Glocale Programma

Informa(zio)nale Connettività

17

Attrattivo Programma Glocale

Diversità culturale Informa(zio)nale Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività Accoglienza Equità Creatività Accoglienza

6

Programma Attrattivo Glocale Programma

Diversità culturale Dinamismo

10

CreativitàEquità Creatività Accoglienza

Informa(zio)nale Connettività Glocale Attrattivo Glocale Programma Informa(zio)nale Connettività Attrattivo Attrattivo Glocale Programma

Diversità culturale Dinamismo

14

Equità Equità Creatività Accoglienza

18

Equità Creatività Accoglienza

7

Diversità culturale Dinamismo

Informa(zio)nale Connettività

11

Accoglienza Creatività Equità

Diversità culturale Dinamismo Creatività Equità Accoglienza Diversità culturale Dinamismo Equità Creatività Accoglienza

Programma Glocale Attrattivo

C A

Informa(zio)nale Connettività

15

Glocale Attrattivo Programma

Connettività 19 Attrattivo

Cr

Informa(zio)nale

C

Informa(zio)nale Connettività Attrattivo Glocale Programma

Equità Accoglienza Creatività Dinamismo

12 Connettività

Attrattivo Glocale

Equità Creatività

Accoglienza Equità

Informa(zio)nale Connettività

16

Programma Attrattivo

Cre

Informa(zio)nale Attrattivo Glocale Programma

Equità Creatività Accoglienza

A

Informa(zio)nale Connettività Glocale Programma

Creatività Accoglienza

C

Connettività Attrattivo Glocale

Equità Creatività Dinamismo Equità Diversità culturale Dinamismo Accoglienza

C

Attrattivo Programma Glocale

Glocale Programma

Diversità culturale Dinamismo

Crea Cre

Attrattivo Glocale Programma

Informa(zio)nale Connettività

Diversità culturale Dinamismo Equità Accoglienza Creatività

C Acc A

Informa(zio)nale Connettività Connettività

Diversità culturale Dinamismo Dinamismo

Dinamismo Glocale

Accoglienza

Attrattivo Glocale

Connettività

Creatività

Equità

Equità Creatività

Diversità culturale

Attrattivo Programma Dinamismo

Glocale Programma

Diversità culturale Dinamismo

Informa(zio)nale

Equità Accoglienza

Creatività Accoglienza

Diversità culturale Dinamismo

Programma Attrattivo

Accoglienza Equità

Programma Informa(zio)nale

Diversità culturale Dinamismo

Attrattivo Programma

Informa(zio)nale

Diversità culturale

8

8 UNA PORTA PER VENEZIA 11 Diversità culturale

Accoglienza

Diversità culturale Dinamismo

Programma Informa(zio)nale

Accoglienza Diversità culturale

Creatività Creatività

Informa(zio)nale

Equità

Programma

Attrattivo

Equità

7

Dinamismo

Connettività Connettività DiversitàDinamismo culturale Informa(zio)nale DiversitàDinamismo culturale Informa(zio)nale 11 di natura recuperati sul PARCO SAN GIULIANO Circa 100 ettari fronte la-12 Programma Accoglienza 13 Attrattivo Equità Attrattivo Programma Accoglienza Programma Accoglienza sulla città Equità guna, affaccio naturale della terraferma Diversità culturale Informa(zio)nale Diversità culturale Informa(zio)nale 16 antica, uno dei parchi più grandi a livello europeo. Dinamismo Connettività Informa(zio)nale Diversità culturale 17 Dinamismo Connettività

Dinamismo

nale

11

Diversità culturale

Connettività

Il complesso di Forte Glocale Marghera occupa un’area Programma Programma Accoglienza Glocale Glocale Creatività Creativitàposta tra terradi oltre 48 ettari, canali compresi, Programma Accoglienza Diversità culturale Informa(zio)nale Diversità culturale Informa(zio)nale ferma e laguna, lungo le vie di comunicazione che 1 Attrattivo Equità 16 Attrattivo Programma Accoglienza Programma Glocale Accoglienza Glocale Creatività Creatività Attrattivo Equità Equità portano a Venezia. Costruito per difendere la città Glocale Creatività Dinamismo ,è Connettività Diversità culturale Informa(zio)nale lagunare statoriutilizzato come base logistica Informa(zio)nale Diversità culturale Dinamismo Connettività Dinamismo Connettività Glocale Glocale Attrattivo Creatività Equità Creatività Equità per poi abbandonarela Attrattivo funzione militare. Oggi rapProgramma Accoglienza Attrattivo Equità Programma Accoglienza presenta un importante patrimonio storico e una Dinamismo Dinamismo Connettività 7 Connettività 8 grande opportunità di sviluppo socialeEquità e culturale. Attrattivo Equità Dinamismo 9 Connettività Attrattivo

Dinamismo

nale

Accoglienza

Informa(zio)nale

Creatività Accoglienza

Diversità culturale

Programma

Informa(zio)nale

Glocale

3

Dinamismo

Sarà il luogo di incontroGlocale e di scambio per chi giProgramma Accoglienza Glocale Creatività unge dal mare, dalla terraferma e dal centro di Venezia. Verrà realizzata una Creatività nuova struttura Glocale Attrattivo Attrattivo Equità Equità multifunzionale, con uffici, negozi, un albergo e un 2 Connettività Dinamismo Dinamismo 3 Connettività grande garage a servizio del porto e dei veneziani. Attrattivo Equità Il complesso sarà a servizio dell’interscambio da e Diversità culturale Informa(zio)nale per la città e il porto, e ingloberà la stazione inter- Connettività Dinamismo Diversità culturale Informa(zio)nale 6 7 Programma Accoglienzamedia del People Mover. Diversità culturale

Attrattivo

Equità

Informa(zio)nale

Glocale

Programma

Creatività

Connettività

Creatività

rogramma

Creatività

Accoglienza

Diversità culturale

ale

Informa(zio)nale

Diversità culturale

Connettività

Diversità culturale

Programma

7 ISOLA DELLE TRESSE

Attrattivo

3

Dinamismo

Informa(zio)nale

6

Accoglienza

Equità

Connettività

Diversità culturale

Programma

Accoglienza

Attrattivo

2 Dinamismo

17Connettività

Attrattivo

103 Informa(zio)nale Connettività

Programma

A


a

ma e

ale

o

a

ma e

ale

a

o

e

a

a

e

e

a

e

a

e

e

a

e

Equità Accoglienza

5

Attrattivo Programma Informa(zio)nale Connettività

Diversità culturale Dinamismo

9

Accoglienza Creatività

Creatività Equità Accoglienza

Glocale Attrattivo Programma

Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività

2

Attrattivo Glocale Programma Informa(zio)nale Connettività

Diversità culturale Dinamismo

6

Equità Creatività Accoglienza

Attrattivo Glocale Programma

Diversità culturale Dinamismo

10

Equità Creatività Accoglienza

Informa(zio)nale Connettività Attrattivo Glocale Programma Informa(zio)nale Connettività

Diversità culturale Dinamismo

14 Attrattivo Programma Glocale 3 Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività 18 Attrattivo Glocale

Accoglienza Equità Creatività

Creatività Equità Accoglienza

Programma

Diversità culturale Informa(zio)nale Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività

7

Equità Accoglienza Accoglienza Creatività

Attrattivo Programma Programma Glocale

11

Diversità culturale Dinamismo Creatività Creatività Equità Accoglienza

Informa(zio)nale Connettività Glocale Glocale Attrattivo Programma Informa(zio)nale

Diversità culturale Dinamismo

Connettività 15 Attrattivo Attrattivo

Equità Equità Creatività Accoglienza

Glocale Programma

Informa(zio)nale Diversità culturale Connettività Dinamismo Dinamismo Connettività

19

Equità Accoglienza Creatività

8

Diversità culturale Dinamismo

Attrattivo Programma Glocale

Informa(zio)nale Connettività Glocale Attrattivo Programma

Creatività Equità Accoglienza Diversità culturale Dinamismo

Informa(zio)nale

12 ConnettivitàProgramma Attrattivo Glocale

Equità Accoglienza Creatività

Diversità culturale Dinamismo Creatività Equità Accoglienza Diversità culturale Dinamismo Equità Creatività Accoglienza Diversità culturale Dinamismo

16

Glocale Attrattivo Programma

Informa(zio)nale Connettività Attrattivo Glocale Programma Informa(zio)nale Connettività Attrattivo Programma Glocale

Dinamismo Creatività Equità

13

Diversità culturale Dinamismo Equità Accoglienza Diversità culturale Dinamismo

Informa(zio)nale Connettività

Creatività Accoglienza

Glocale Programma

Equità Creatività

Attrattivo Glocale Dinamismo

Connettività Attrattivo

Equità Dinamismo Diversità culturale

Connettività 18

Attrattivo

Equità

104

Connettività

Glocale

Glocale

Creatività

15 Equità

14

Attrattivo

Dinamismo Connettività Attrattivo Equità Programma Accoglienza Diversità culturale Informa(zio)nale Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività

8

Accoglienza Accoglienza Creatività

Programma Programma Glocale

12

Diversità culturale Informa(zio)nale Glocale Creatività Glocale Creatività Attrattivo Equità Programma Accoglienza Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività Attrattivo Equità Attrattivo Equità Programma Accoglienza Glocale Creatività Dinamismo Connettività Dinamismo Connettività

Diversità culturale

Attrattivo Glocale

Equità Creatività

Attrattivo

Equità

Attrattivo Attrattivo Glocale Programma Connettività Connettività

Equità Equità Creatività Accoglienza Dinamismo Dinamismo

15 MASTERPLAN AEROPORTO Glocale Attrattivo

Creatività Equità

9

Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività Attrattivo Equità Programma Accoglienza Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività

13

Accoglienza Creatività

Creatività

Programma Glocale

16

Creatività Equità Equità

Dinamismo

Accoglienza

Connettività Attrattivo Programma Glocale Connettività

14Connettività

Glocale Attrattivo

Creatività

Diversità culturale

Glocale

Programma Attrattivo

Equità Dinamismo

Equità

Equità Creatività

Equità

Connettività

19

Glocale

Attrattivo

Connettività

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

19

Connettività

Programma

Dinamismo

Dinamismo

Creatività

Equità

Equità

D

Accoglienz

Creatività

Equit

D

Accoglienza

Creatività

Equità

Programma

Connettività

Il Informa(zio)nale progetto Venice Gateway (caratterizzato dalla Diversità culturale Informa(zio)nale Glocaledall’architetto Frank O. Gehry) Porta disegnata Programma Accoglienza riguarda la riqualificazione dell’area a destinazi-Programma one alberghiera, Attrattivo con un volume destinato a terEquità Glocale Creatività minal acqueo a servizio dei passeggeri che utiliz- Glocale Creatività Dinamismo Connettività zano la darsena aeroportuale per raggiungere il Attrattivo centro storico di Venezia. Equità E’ prevista inoltre la Attrattivo Equità ridefinizione della darsena aeroportuale. Dinamismo Connettività Connettività

Informa(zio)nale Il bosco di Mestre oggi ammonta complessivaProgramma mente a 225 ettari; nel Piano regolatore vigente, è rappresentato con un’estensione di circa 1.300 ettari. Si trattaGlocale anche in questo caso di un vasto programma di riqualificazione ambientale e ridisegno del paesaggio, che investirà anche i corsi Attrattivo d’acqua e conterrà percorsi pedonali e ciclabili e Dinamismo un centro Connettività visitatori.

Diversità culturale

Creatività

19

Accoglienza Diversità culturale

Diversità culturale

Accoglienza

Accoglienza

Diversità culturale

Creatività Accoglienza

Informa(zio)nale

Programma

Accoglienza

Glocale

Programma

L’insieme progetto, nell’area Informa(zio)nale adiacente Informa(zio)nale del Attrattivo all’aeroporto, denominata “Quadrante Tessera”, si Glocale Programma Accoglienza Programma su 2 milioni diCreatività mq., compreso un enorme Glocale Dinamismo sviluppa Connettività polmone verde. Gli elementi principali sono: il nuoGlocale Creatività Equità vo stadio,Attrattivo ilGlocale nuovo Casinò, attività ricettive, direzi-Attrattivo onali, espositive e ricreative.Le funzioni vengono 15 Dinamismo Connettività Dinamismo Connettività Attrattivo inserite inAttrattivo un parco comprendente una buona Equità Diversità culturale Informa(zio)nale parte dell’ambito fluviale del fiume Dese.

Dinamismo Accoglienza

Programma

Informa(zio)nale

Accoglienza

Creatività

Creatività Accoglienza

Informa(zio)nale Connettività

18

18

Diversità culturale Equità

Attrattivo

17 VENICE GATEWAY

Programma Glocale

Accoglienza Creatività

Master Plan per lo sviluppo del Marco Polo fino al 2030, conAttrattivo l’intento di farne un polo intermodale, Equità Glocale Glocale Creatività Equità Creatività punto di riferimento per tutto il nord-est. Accessi-Attrattivo Dinamismo bile Connettività 10 tramite diversi mezzi di trasporto,grazie alla Dinamismo Connettività Attrattivo Attrattivo Equità pianificazione puntuale diEquità un nodo a servizio di un Diversità culturale Informa(zio)nale vasto bacino di traffico, dotato di tutte le modalità Dinamismo Connettività Dinamismo Connettività 14 Accoglienza 15 gradi trasporto,Programma e servizi di livello internazionale, all’individuazione di aree ottimali. Informa(zio)nale Diversità culturale zie Informa(zio)nale

Informa(zio)nale 17 Glocale Creatività Attrattivo Accoglienza Programma QUADRANTE Informa(zio)naleTESSERA

Diversità culturale

Equità Accoglienza Diversità culturale Dinamismo Equità Accoglienza Creatività Dinamismo

Glocale Attrattivo

Creatività Equità

Collegamento di accesso diretto a Venezia con Dinamismo5 Connettività Dinamismo Connettività sistema di trasporto a via guidata. Partendo dalla Attrattivo Attrattivo Equità Equità fermata Aeroporto, consiste in una linea sotterInforma(zio)nale Diversità culturale Informa(zio)nale Diversità culturale Dinamismo Connettività Dinamismo ranea Connettività a singola via di corsa utilizzata alternativaAccoglienza Programma Accoglienza 9mente neiProgramma 10 entro due sensi di marcia. Realizzato Informa(zio)nale Diversità culturale una galleria circolare di diametro interno 5,80 m Informa(zio)nale Diversità culturale di Glocale Creatività 13 14 è destiGlocale Creatività lunga 8,3 km, il sistema, con sei fermate, Programma Accoglienza Programma Accoglienza nato a trasporto passeggeriDiversità e merci leggere. culturale Informa(zio)nale Diversità culturale Informa(zio)nale

18 BOSCO DI MESTRE Glocale

Creatività

Dinamismo

15 Glocale Attrattivo SUBLAGUNARE Informa(zio)nale Diversità4culturale 19

Creatività Equità

Dinamismo

Programma

Accoglienza

Div

Programma

Accoglienza

Informa(zio)nale La Regione si sta impegnando da tempo su più Dinamismo Connettività Dinamismo Connettività Programma Accoglienza 4 fronti, a livello nazionale e internazionale, affinché Glocale Programma Accoglienza Creatività 5 siano progettate, inserite nella programmazione Diversità culturale Informa(zio)nale Diversità culturale 7 Informa(zio)nale Diversità culturale Informa(zio)nale 8 nazionale e realizzate Glocale nuove importanti linee ad Creatività Attrattivo Glocale Equità Creatività 9 Programma Accoglienza Programma Accoglienza alta capacità e alta velocità Programma Accoglienza inserite nel Corridoio Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività Diversità culturale Informa(zio)nale Informa(zio)nale Diversità culturale paneuropeo V (Lisbona-Lione -Torino-VeneziaAttrattivo Equità Attrattivo Equità Programma Accoglienza Trieste/Koper-Lubiana-Budapest -Lvov) e l’asse Glocale Glocale Creatività Creatività Programma Accoglienza Programma Accoglienza Glocale Creatività Dinamismo Connettività Dinamismoferroviario Connettività europeo Adriatico - Baltico.

Diversità culturale

Informa(zio)nale

Informa(zio)nale

Connettività

Creatività

Attrattivo Equità Programma Accoglienza Diversità culturale Informa(zio)nale Dinamismo Connettività

Diversità culturale Dinamismo

Attrattivo Programma

Diversità culturale

Attrattivo

Programma

Accoglienza

13 LINEA3 AV-AC

Informa(zio)nale Connettività

17

Informa(zio)nale

Dinamismo Glocale

14 Informa(zio)nale

Connettività Glocale Attrattivo

Diversità culturale Equità

Connettività

10

Diversità culturale

Informa(zio)nale Connettività

Accoglienza Equità Creatività

Connettività Attrattivo Programma

Creatività

Informa(zio)nale

13

Dinamismo

Dinamismo

Programma Glocale

Diversità culturale

Equità Accoglienza Creatività

Equità Accoglienza

D

Accoglienza

Creatività

Equità


le linee di sviluppo del territorio

la visione

Città degli abitanti: plurale, solidale, sostenibile Venezia CittàMetropolitana qualità lavoro culture

le linee strategiche

ionale che consenta il governo dell’intera realtà metropolitana e non solo di una porzione di essa, come è l’attuale comune di Venezia. Esse dipendono inoltre dalla realizzazione di alcune condizioni strutturali e infrastrutturali che eliminino i più vistosi vincoli al conseguimento di un assetto del territorio equilibrato in tutte le sue parti e adeguatamente attrezzato, in termini di abitazioni, servizi, luoghi per la produzione, per lo svago e sistemi per la mobilità. In tutti i casi, ogni strategia ed ogni azione concreta che verrà attivata dovranno essere compatibili, oltre che, ove possibile, finalizzate al rafforzamento della pluralità sociale, della solidarietà civile e della sostenibilità ambientale che sono assunte come le condizioni rispetto alle quali misurare il raggiungimento degli obiettivi dichiarati. Pluralità, solidarietà e sostenibilità sono così nello stesso tempo, condizioni rispetto a cui misurare le politiche di sviluppo e linee strategiche a sé stanti che necessitano di un articolato sistema di azioni positive per il loro conseguimento.

le condizioni strutturali

L’obiettivo generale che si pone l’ultimo Piano strategico di Venezia, per il periodo 2010-2020, è quello di costruire in un futuro vicino e misurabile una città caratterizzata dall’alta qualità della vita dei suoi abitanti, nei suoi aspetti relazionali, lavorativi e culturali, e dall’alta qualità dei suoi assetti fisici e ambientali. Le strategie individuate sono volte a creare le condizioni perchè la città diventi un luogo in cui sia possibile produrre e riprodurre risorse materiali e culturali, invertendo così un lungo ciclo improntato al consumo delle risorse accumulate nel tempo. In questo modo Venezia si offrirà come luogo di vita attraente per una popolazione caratterizzata dalla mobilità e dalla complessità sociale e si collocherà con forti possibilità di successo all’interno della competizione globale, proponendosi come città capace di dare contributi positivi, in particolare politici e culturali, alla comunità internazionale. Tali strategie volte ad una politica di sviluppo, dipendono dalla realizzazione di un quadro istituz-

Città internazionale Città della cultura

Assetti fisici e funzionali della città contemporanea

Città delle acque

Città Metropolitana

Città del turismo Città della formazione superiore, della ricerca e dell’innovazione Città nodo di eccellenza della logistica Città della produzione e dei servizi

La visione, le condizioni strutturali e le linee strategiche del Piano di Venezia, per il periodo 2010-2020.

105


il cambiamento climatico e l’ innalzamento delle acque L’elaborazione di uno progetto al 2050 per Porto Marghera è strettamente legato alle dinamiche di cambiamento che riguardano le risorse naturali, in particolare rispetto al tema del cambiamento climatico, che è all’origine, fra l’altro, dell’innalzamento del livello del mare. Al 2050 dobbiamo perciò immaginare degli scenari evolutivi che tratteranno di: • qualità dell’acqua a disposizione; • variazioni delle biodiversità terrestre e marina; • variazioni di vento, sole, clima e pioggia; • desertificazione e cambiamento delle colture. La crescita relativa del livello del mare, causata dal cambiamento climatico, costituisce il fattore più importante per la definizione geomorfologica delle future superfici di Porto Marghera, oltre che, naturalmente, del centro storico di Venezia. Attualmente queste superfici emergono solo per 90 cm dal medio mare; nell’ultimo secolo l’innalzamento del livello dell’acqua è stato di 25 cm, determinato dalla sussistenza delle terre (12 cm) e dall’innalzamento del livello dell’acqua (13 cm), causando un aumento di sette volte del fenomeno dell’acqua alta. Per ovviare a questa situazione si è progettato il sistema di barriere mobili Mo.S.E, oggi in fase di realizzazione. Foto di Piazza San Marco, Venezia in una giornata di “Acqua Alta”.

106

Attualmente un insieme di centri di ricerca (CNR, Institute of Marine Sciences, National Research Council, Department of Mathematical Methods and Models for Scientific Applications, University of Padova, Università Ca’ Foscari di Venezia) propongono tre scenari di innalzamento del livello delle acque in laguna, basati su: - trend di crescita storico del livello del mare, - previsioni del trend di crescita a medio termine del livello del mare basate sull’elaborazione dell’IPCC, - previsioni del livello di subsidenza. Gli scenari, basati su alcune delle proiezioni dell’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change) nella sua relazione “Climate Change 1995”, risultano così articolati: • un primo scenario, che può essere definito ottimistico, prevede costante il livello dell’acqua e perdita altimetrica per sola subsidenza naturale pari a 4 cm; • un secondo scenario, che può essere definito realistico, con una crescita del livello marino atteso al 2100 pari a 16-20 cm, • un terzo scenario, pessimistico, che prevede, entro il 2100 un innalzamento dell’ordine dei 50 cm più la subsidenza naturale. Nei prossimi cento anni, quindi, si prevede un aumento del livello medio del mare compreso tra i 4 e i 53 centimetri. Questo innalzamento dipenderà dalla quantità di immissioni in atmosfera di gas serra, dal progressivo scioglimento dei ghiacciai, dalla naturale espansione degli oceani, dovuta al fatto che l’acqua aumenta di volume quando aumenta di temperatura. Un significativo cambiamento morfologico modificherebbe l’ambiente naturale ed urbano che compongono la laguna, le sue coste, le sue spiagge, modificando le risorse strategiche a disposizione della popolazione: l’acqua potabile, le risorse ittiche e quelle agro alimentari. Tutti i modelli matematici attualmente disponibili prevedono un generale riscaldamento dei bassi strati dell’atmosfera e della superficie terrestre in un intervallo compreso fra 1,5 e 5,8 °C e contemporaneamente un raffreddamento degli strati più alti dell’atmosfera.


ange

mento del livello all’aumentodelle erà sostanzialterritorio.

SCENARI IPCC DI RISCALDAMENTO NEL XXI SECOLO:

I tempi in cui tale cambiamento avverrà sono ancora incerti ed incerta è anche la distribuzione che tale aumento assumerà a scala subcontinentale. Dal rapporto IPCC risulta un aumento della temperatura media annuale nell’area della pianura padana di 2-3 gradi, questo comporta che da clima temperato subcontinentale si passerà ad un clima temperato caldo con temperature medie annuali dai 15 ai 17 gradi.

Il bacino scolante nella Laguna di Venezia, comprendente circa 1 milione di abitanti, è localizzato su una pianura alluvionale a bassa pendenza, estesa per circa 1˙850 km2 ed incisa da un’intricata rete idrografica di fiumi, canali e scoli. Il 40% della sua superficie è costituita da territori di bonifica che giacciono sotto il livello del mare, sono drenati artificialmente e presentano variabili caratteristiche idrologiche. L’innalzamento delle acque è il primo fattore che nel tempo influenzerà la qualità e la disponibilità di acqua nella zona di Mestre, perché l’acqua salata della laguna raggiungerà un livello superiore rispetto a quello di falda. Con una maggiore comprensione di questi legami, sarà possibile valutare le relazioni anche in senso antiorario, cioè valutare possibili percorsi di sviluppo per ridurre il rischio di impatti futuri. E’ quindi necessario abituarsi al cambiamento ed introdurre scenari alternativi nel nostro progetto. Esplorare le infinite possibilita del futuro non può che essere portatore di innovazione, l’immutabilita come l’elemento fondativo del progetto va abbandonata a favore di un approccio piu olistico e creativo.

Il cambiamento climatico: livello delle acque, clima, qualità delle acque, biodiversità colture, biodiversità marina, nuovi ambienti.

la temperatura mente gli aspetti erà da un clima b-tropicale.

http://vod.blogsite.org

Climate Change

cqua salata del mettere le falde a disponibilità e

LIVELLO ACQUE: aumento del livello del mare, correlato all’aumentodelle temperature, modificherà sostanzialmente la morfologia del territorio.

URE: l’ introdupiù affini con il ranno numerosi biodiversità che

CLIMA: l’aumento della temperatura modificherà sostanzialmente gli aspetti climatici attuali, si passerà da un clima mediterraneo a uno sub-tropicale. QUALITA’ ACQUE: l’acqua salata del mare andrà a compromettere le falde acquifere, diminuendo la disponibilità e la qualità dell’acqua.

NA: l’ecosistema e modificazioni ecie prevarranno erare gli equilibri

estremizzazione ererà una nuova risorsa naturale gior interazione.

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BIODIVERSITA’ COLTURE: l’ introduzione di nuove colture più affini con il nuovo clima apporteranno numerosi cambiamenti sia sulla biodiversità che sullo stile di vita. BIODIVERSITA’ MARINA: l’ecosistema marino subirà delle modificazioni sostanziali, alcune specie prevarranno su altre andando ad alterare gli equilibri ora esistenti. Weather

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NUOVI AMBIENTI : l’ estremizzazione dei fattori climatici genererà una nuova morfologia dove la risorsa naturale sarà l’elemento di maggior interazione. http://vod.blosite.org

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Cambiamento climatico Tutti i modelli matematici attualmente disponibili prevedono un generale riscaldamento dei bassi strati dell’atmosfera e della superficie terrestre in un intervallo compreso fra 1,5 e 5,8°C e contemporaneamente un raffreddamento degli strati più alti dell’atmosfera. I tempi in cui tale cambiamento avverrà sono ancora incerti ed incerta è anche la distribuzione che tale aumento assumerà a scala subcontinentale. Dal rapporto IPCC risulta un http://vod.blosite.org aumento della temperatura media annuale nella area della pianura Padana di 2-3 gradi, questo comporta che da clima temperato subcontinentale si passa ad un clima temperato caldo con temperature medie annuali da 15 a 17 gradi. Sea Rise

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Innalzamento del livello del mare Nei prossimi cento anni si prevede un aumento del livello medio del mare compreso tra i 4 e gli 53 centimetri, a causa delle immissioni in atmosfera di gas serra. Questo innalzamento dipenderà sia dal progressivo scioglimento dei ghiacciai, sia dalla naturale espansione degli oceani, dovuta al fatto che l’acqua aumenta di volume quando aumenta di temperatura. Un significativo cambiamento morfologico modificherebbe il territorio e l’aspetto di molte città, coste, spiagge, mettendo a rischio le risorse strategiche per le popolazioni costiere come l’approvigionamento all’acqua potabile, le risorse ittiche e quelle agro alimentari.

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Cambiamento della qualità e disponibilità dell’ acqua Il bacino scolante nella Laguna di Venezia (circa 1 milione di abitanti) è localizzato su una pianura alluvionale a bassa pendenza, estesa per circa 1.850 km2 ed incisa da un’intricata rete idrografica di fiumi, canali e scoli. Il 40% della sua superficie è costituito da territori di bonifica che giacciono sotto il livello del mare, sono drenati artificialmente e presentano variabili caratteristiche idrologiche. L’innalzamento delle acque è il primo fattore che nel tempo influenzerà la qualità e la disponibilità di acqua nella zona di Mestre, perchè l’acqua salata della laguna raggiungerà un livello superiore rispetto a quello2100di + 0.25 m falda. + 0.50 m +1

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Cambiamento colturale e della biodiversità terrestre Il cambiamento climatico probabilmente porterà un slittamento delle fascie climatiche, favorendo in graduale passaggio da un clima mediterraneo a uno subtropicale, con consegunte cambiamento Salinità acqua di falda delle biodiversità e delle colture.23% 28% 33% Le coltivazioni hanno una adattabilità climatica 38% 43% molto limitata poichè necessitano di particolari Salinità acqua di falda carratteristiche organolettiche 22% del terreno. Esse 18% vedranno ridursi i terreni a loro14%favorevoli e, per 10% quelle più delicate (ciliegio, radicchio, asparago, 6% fagiolo, ecc...), questo significherà lasciare il passo a nuove colture (ulivi, fichi d’India, nespole, melograni, cardo, ecc...) più adattabili al cambiamento. +1

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Cambiamento dei fondali e della biodiversità marina L’ambiente lagunare è il prodotto di una serie di terre emerse, fondali sommersi, canali e barene che costituiscono un habitat essenziale per molte specie di uccelli acquatici, per piccoli mammiferi e invertebrati. Un innalzamento del livello del mare anche relativamente modesto, avrebbe come effetto l’immediata sommersione delle zone a pelo d’acqua con conseguete alterazione dell’attuale delicato sistema biotico. Ogni variazione sulla dinamica e la distribuzione delle alghe ha ripercussioni significative sugli animali eterotrofi e sul ciclo del fitoplancton. Ben 3 specie endemiche tutelate dalla direttiva habitat stanno subendo significativi rischi. Sea Rise Rise Sea

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Nuovi ambienti L’aumento del livello del mare, correlato all’ aumento delle temperature, modificherà sostanzialemnte la morfologia del territorio. Si passerà appunto da un clima mediterraneo ad uno subtropicale e vi saranno enormi cambiamenti sulla biodiversità delle colture e su quella marina, nonchè un cambiamento degli stili di vita. L’estremizzazione degli attori cliamatici genererà ambienti nuovi, dove la risorsa naturale sarà l’elemento di maggior interazione e di maggior interesse per interagire con il territorio.

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guadagnare terra: le bonifiche a portomarghera La bonifica costituisce uno strumento indispensabile di tutela delle risorse ambientali e della difesa della salute umana, di valorizzazione del territorio e del suo sviluppo socioeconomico. In Italia, secondo fonti di informazione risalenti al 1995 il numero di aree inquinate è decisamente superiore a 11˙000 (prevalentemente smaltimenti abusivi di rifiuti, dato che, il censimento delle aree industriali dimesse e carente). L’area industriale di Porto Marghera è nata su un’area barenale imbonita mediante riporto di materiali di origine industriale cominciato nei primi anni ’20 e poi protratto fino agli anni ’70. Ulteriore fonte di contaminazione è costituita dal riempimento delle depressioni topografiche del terreno, in alcuni casi dei veri e propri bacini, mediante versamenti di reflui e fanghi industriali. Tale pratica è terminata all’inizio degli anni Ottanta. Della storia di Marghera, delle colmate realizzate, degli scarti di produzione ammassati sulla gronda oggi si fa un bilancio. Si tratta di una storia produttiva complessa che ha generato e genera, oltre al lavoro per migliaia di persone, anche esternalità negative. La necessità di sanare tali esternalità ha richiesto interventi legislativi e finanziari ingenti soprattutto a partire dalla fine degli anni Novanta. Bonifiche effettuate, o solo progetti, bloccati dai costi elevati; accordi ed intese si sono susseguiti nell’ultimo decennio a partire da una pianificazione degli interventi piuttosto complessa, che prima di tutto ha dovuto fare i conti con una scarsa conoscenza strutturata del suolo di Marghera e dintorni, della sua storia produttiva. Le procedure di bonifica (i relativi criteri e costi) costituiscono il nodo attuale di tutte le trasformazioni previste nell’area. Ciò non ha impedito una elevata pressione progettuale e nuove iniziative imprenditoriali che, in generale, tendono alla riconversione produttiva, all’utilizzo marginale degli spazi ed alla compravendita di parti dell’area industriale di Marghera. Le aree sottoposte, negli ultimi 15 anni, a diversi progetti di riqualificazione e trasformazione sono riportate nella figura a fianco. La legislazione prevede uno stanziamento di risorse pubbliche, poiché la bonifica dei siti inquinati si pone come questione centrale, sia rispetto

Situazione dei siti amministrativi e della bonifica,2009 perimetrazione zona industriale(ex VPRG) perimetrazione SIN Venezia-PortoMarghera(2001) monitoraggio la Chimica monitoraggio ex Accordo ex per laAccordo Chimica e altreper indagini piano di investigazione presentato piano di investigazione presentato piano di investigazione approvato piano di investigazione approvato piano di caratterizzazione presentato piano di caratterizzazione presentato piano di caratterizzazione approvato piano di caratterizzazione approvato progetto di bonifica progetto di presentato bonifica presentato progetto di bonifica progetto di approvato bonifica approvato progetto di bonifica progetto di realizzato bonifica realizzato progetto di messa in sicurezza presentato progetto messa inpermanente sicurezza presentato progetto di messa in sicurezza approvato progetto messa inpermanente sicurezza approvato progetto di messa in sicurezza realizzato progetto messa inpermanente sicurezza realizzato discariche post DPR 915/82 DPR 915/82 discariche post perimetrazione zona industriale (ex VPRG)

perimetrazione SIN Venezia-Porto-Marghera (2001)

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alle esigenze di tutela della salute ed ambientale, sia rispetto alle esigenze di valorizzazione del territorio ai fini dello sviluppo. I suoli e la falda sono inevitabilmente segnati dai circa 100 anni di storia produttiva dell’area: un forte vincolo per qualsiasi trasformazione. Ci sono molti metodi di bonifica ognuno dei quali prevede tempi e costi diversi. Negli ultimi anni si e diffuso il metodo di contenimento dei terreni inquinati all’interno di sarcofagi di calcestruzzo. Questa tecnica e stata impiegata in molte zone di Porto Marghera ma implica alcuni rischi: per esempio non esiste una mappatura dei siti nei quali sono state interrate queste casse e non e chiaro il loro comportamento nel tempo, la durata del calcestruzzo, nè eventuali metodi di dimissione o recupero di tali strutture. Si usa poi concentrare il terreno in dune che vengono ricoperte con un tessuto filtrante e tramite un costante lavaggio, da parte dell’acqua e dell’aria, è possibile ottenere buoni risultati anche in pochi anni; questi sono però trattamenti di tipo chimico e fisico spesso molto costosi. A Porto Marghera è l’ENI l’ente incaricato della bonifica dei siti, l’obiettivo del progetto è la riduzione dei quantitativi di materiale da asportare e la bonifica mediante trattamento dei terreni con tecniche in situ.

Schema di funzionamento della fitorimediazione e le sue varie azioni.

fitovolatilizzazione

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fitodegradazione

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LA FITORIMEDIAZIONE

Le nuove tecniche di risanamento ambientale che noi proponiamo per Porto Marghera, sono frutto di anni di studi su tecnologie biologiche di risanamento, biorimediazione e fitorimediazione, che possono fornire risultati accettabili con un minore impatto ambientale, anche se a volte con tempi più lunghi. Il fitorimedio è una tecnica di bonifica che vede le piante come principali attrici nel risanamento di matrici contaminate, questa tecnologia sfrutta le capacità di alcune specie, sia erbacee che arboree, di interagire con gli inquinanti presenti nel suolo o nelle acque. Il processo di “rimedio” può essere svolto, a seconda dei casi, mediante l’attuazione di differenti processi che si possono così riassumere: 1. fitoestrazione: consiste nella rimozione degli inquinanti dal substrato con accumulo nella biomassa delle piante; 2. fitodegradazione: degradazione dei contaminanti mediante l’azione combinata di piante e microrganismi ad esse associati; 3. rizofiltrazione: riduzione di materiale tossico dalle acque sotterranee attraverso l’azione radicale; 4. fitostabilizzazione: riduzione della biodisponibilità degli inquinanti presenti nel suolo con l’ausilio delle piante per prevenire la dispersione dei contaminanti attraverso il vento, la lisciviazione e la dispersione nel suolo; 5. fitovolatilizzazione: rimozione delle sostanze inquinanti dal terreno e successivo rilascio in atmosfera dopo la degradazione. I vantaggi sociali ed ambientali dell’impiego di questa tecnologia sono molteplici, e sono legati ai bassi costi di gestione del sistema che si basa su un processo “solar driven” che trae cioè dal sole la principale fonte di energia e rende grande la differenza tra i costi di questi interventi rispetto a quelli basati su tecnologie tradizionali. Dal punto di vista ambientale c’è il grande vantaggio di operare “in situ” con tecnologie che limitano la movimentazione di terra e di conseguenza la produzione di polveri prevenendo in questo modo fenomeni di dispersione di sostanze contaminanti; inoltre con l’affermarsi della vegetazione si realizza una efficace messa in sicurezza del sito garantendo un controllo dei fenomeni di erosione e di percolazione di contaminanti causati da acque meteoriche.


un nuovo clima,un nuovo ambiente: flora e fauna

Cambiamento colturale e della biodiversità terrestre Il cambiamento climatico probabilmente porteraà ad uno slittamento delle fasce climatiche, favorendo il graduale passaggio da un clima mediterraneo ad uno subtropicale, con conseguente cambiamento delle biodiversità e delle colture. Le coltivazioni hanno un’adattabilita climatica molto limitata poichè necessitano di particolari caratteristiche organolettiche del terreno. Esse vedranno ridursi i terreni a loro favorevoli e, per quelle piu delicate (ciliegio, radicchio, asparago, fagiolo, ecc...), questo significherà lasciare il passo a nuove colture (ulivi, fichi d’India, ecc...) piu adattabili al cambiamento.

Cambiamento dei fondali e della biodiversità marina L’ambiente lagunare è il prodotto complesso di un sistema di terre emerse, fondali, canali e barene che costituiscono un habitat essenziale per molte specie di uccelli acquatici, varietà ittiche, piccoli mammiferi e invertebrati. Un innalzamento del livello del mare, anche relativamente modesto, avrebbe come effetto l’immediata immersione delle zone a pelo d’acqua con conseguente alterazione dell’attuale delicato sistema biotico. Ogni variazione sulla dinamica e la distribuzione delle alghe ha ripercussioni significative sugli animali eterotrofi e sul ciclo del fitoplancton. Ad oggi ben 3 specie endemiche tutelate dalla direttiva habitat stanno subendo significativi rischi.

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marghera iperconnessa u-service e nuovi tools digitali

Schema delle possibilità offerte dal nuovo u-network . L’idea di piattaforma soppianta i tradizionali metodi di organizzazione.

Le risorse immateriali oggi hanno acquisito un ruolo predominante nel metabolismo delle risorse da prendere in considerazione per l’ideazione progettuale, esse hanno un alto livello di produttività grazie allo sviluppo delle tecnologie e dei servizi di telecomunicazione e stanno avviando, a livello spaziale, importanti processi di dematerializzazione. A partire dagli ultimi 20 anni stiamo assistendo alla sostituzione degli spazi fisici con gli spazi virtuali e a livelli crescenti di integrazione fra i due momenti. Queste potenzialità stanno influendo notevolmente sulle caratteristice dei progetti territoriali e di edificio, infatti assistiamo a: 1. l’evoluzione dei processi di inclusione grazie alla crescita dei social networks che affiancano gli storici spazi di coesione; 2. rapidi processi di sostituzione dei materiali che vedono aumentare esponenzialmente la loro produttività grazie all’incorporazione di processi elettronici; 3. evoluzione dei servizi che in modo crescente vengono erogati nello spazio virtuale e con processi avanzati di digitalizzazione.

lle funzioni alla piattaforma

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TLC ultra veloce Mobilità ubiqua

Opportunità

Nuovo paradigma

comunicazioni universali

Ubiquitos Network programma nuove tecnologie nuovi livelli di sicurezza

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Piattaforma creativa

Azioni Piattaforma Sociale

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Questo porta a inserire direttamente nelle case o nel corpo umano dei servizi che tradizionalmente erano erogati in strutture fisiche (es: servizi ospedalieri, didattici, di pubblica utilità, commerciali, per il tempolibero, ecc..); 4. la nascita dell’ubiquitous city (U-city) che con il presupposto delle nuove reti di trasmissione a 100 MB e della loro integrazione senza limite è in grado di sviluppare nuove morfologie virtuali capaci di connettere a livello globale ogni contesto urbano. La base cartografica del progetto si arricchisce di una dimensione, la nuvola, che sintetizza la presenza ed il ruolo delle relazioni immateriali. La nuvola gestisce e coadiuva una molteplicità di funzioni che un tempo si esprimevano solo fisicamente: dalla piazza al social network, dalla biblioteca al web, dagli uffici pubblici e privati ai servizi telematici, dall’ospedale alla telemedicina, ecc… Tutto questo avvia processi di dematerializzazione che influenzano primariamente la forma della città; inoltre le nuove tecnologie richiedono aggiornamento culturale, con l’esigenza di sviluppare i centri e le forme del sapere, che noi proponiamo fortemente nel nostro progetto. Esse riducono l’assimetria di relazioni fra cittadini e detentori dei saperi (tecnici, medici, politici, ecc…) con il risultato di evolvere le storiche strutture di relazione top down verso nuove strutture collaborative. Anche le relazioni standardizzate stanno trasferendosi sulla rete, per cui le relazioni fisiche saranno ad alto valore aggiunto ed esigeranno spazi di modesta dimensione unitaria e di alta qualità, capaci di essere utilizzati da utenti diversi nell’arco di una giornata, promuovendo l’adocraticità. Le tecnologie immateriali, oltre ad avere importanti effetti sull’organizzazione sociale, grazie alla dematerializzazione contribuiscono alla diminuzione del livello di carico degli interventi, generando benefici effetti quali l’abbassamento dell’impronta ecologica e del livello delle esternalità negative in termini di emissioni e inquinamento. Si avvia così la sinergia fra rivoluzione digitale e rivoluzione verde, aprendo il campo al pieno sfruttamento di una visione biologica del progetto e dei futuri insediamenti, per cui i materiali non saranno più prodotti per sottrazione di materia dalla natura, ma con l’ausilio di nano-bio tecnologie.


ato dal Personal Work Assistent

la banda larga e tutte le co, dei nuovi strumenti a tramite l’internet of essa oni in maniera esponennità legate all’istruzione, ioramento della qualità diffusa specialmente in A) escindibili nella società

aree connessione aree di connessione wifi wi-fi biblioteche biblioteche connesse connesse connessioni future connessioni future

ente tant, rato

tte le menti net of onenione, ualità nte in cietà

Mappatura delle co

aree di connessione wifi

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connessioni future

24 ore di connessioni. La giornata tipo di Marghera iperconnessa h. 7:00 Inizia la giornata connettendosi con la scuola di Yoga con il Personal Education Assistant

h. 21:30 Controllo giornaliero programmato dell’energia consumata in casa con il tablet tramite il Personal Energy Assistant

h. 8:00 Arrivo al Centro di Lavoro Intelligente guidato dal Personal Travel Assistant (PTA)

Cittadino-Centralità Città Intelligente Servizi Quotidiani

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h. 18:30 Controllo di routine dello stato di salute con il Personal Health Assistant

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h. 16:00 Connessione ai corsi doposcuola per condividere la social agenda conla famiglia tramite il Personal Education Assistant

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h. 9:00 Accesso all’ufficio intelligente tramite il Personal Work Assistant, passaporto digitale incorporato

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h. 13:30 Dopo pranzo, meeting allo Smart Work Center hub supportato dal Personal Work Assistent

Le risorse immateriali riguardano le potenzialità offerte dalla banda larga e tutte le possibilità di applicazione, anche nel campo architettonico, dei nuovi strumenti digitali e delle piattaforme. La nuova Marghera iperconnessa tramite l’internet of things moltiplicherà le possibilità di accesso alle informazioni in maniera esponenziale producendo conoscenza e aprendo a nuove opportunità legate all’istruzione,

Schema della giornata tipo di un abitante di Marghera iperconnessa. (Rielaborazione di Busan U-Life, Cisco)

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Il progetto si propone di sperimentare il concetto di ubiquità reso possibile dalla completa interconnessione di tutti i supporti telematici. Una rete ad alta capacità collegherà tutti gli edifici ed infrastrutture, un’unica rete integrerà sia il traffico domestico che dei servizi pubblici (scuola, sanità, pubblica amministrazione). Il progetto deve quindi prevedere due articolazioni: la definizione della rete e lo sviluppo dei nuovi servizi: tele medicina, tele lavoro, istruzione, controllo del flusso di traffico, - sistemi per la distribuzione di merci, gestione del car sharing, ecc. Nel 2050 la rete wireless sarà diffusa ovunque, e non sarà più gestita da compagnie private, ma dalle città. La rete diventa quindi uno strumento d’uso quotidiano, che avrà come suoi fruitori persone di tutte le fasce di età. Questa digitalizzazione eviterà eccessivi spostamenti di persone da un luogo all’altro. Molti edifici pubblici come archivi, università e biblioteche non serviranno più, il sapere sarà “nelle nostre tasche”. Si potrà lavorare a casa, o ogni giorno in un luogo diverso. A livello urbanistico assistiamo ad un processo di dematerializzazione, che la nostra idea progettuale terrà in considerazione lavorando con una densità più bassa del centro storico di Mestre. Semplici operazioni, come andare in posta, da fisiche diventeranno virtuali. stazione multimediale sistemi di mobilità

1984 numero utenti internet = 1˙000 1992 numero utenti internet = 1˙000˙000 2008 numero utenti internet = 1˙000˙000˙000 2025 numero utenti internet = 6˙000˙000˙000 2050 numero utenti internet= n°abitanti al mondo

In futuro la rete dovrà essere diffusa in modo equo a tutti gli individui del mondo, questo anche in un’ottica di combattere l’esclusione sociale. I nuovi poveri saranno coloro che non ne avranno accesso, e che per questo saranno esclusi dal sistema comunicativo di informazione globale. La sfida sarà quindi quella di aumentare la capacità e la qualità della rete in modo da rispondere alla richiesta, le persone connesse saranno sempre di più e con loro crescerà anche il sapere della rete.

impianti di riposo celle a combustibile

sistemi di previsione

sistemi di rilevamento

segnali variabili

measuring equipment

marghera u-life

telecomunicazioni

centro dati servizio di management

Marghera Ubiquitous Life: nuovi elementi di gestione e controllo nella città. (Rielaborazione di Songdo U-City, KPF)

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sistemi intelligenti di costruzione

servizio digitale di controllo telefono di emergenza

CCTV


nuovi scenari demografici: chi sono i nuovi? Motore del progetto sostenibile è la coesione sociale ed il suo incremento. Le risorse umane e le dinamiche da esse innescate diventano quindi lo start per qualsiasi azione o vision si voglia attuare sul territorio. Nel 2065 la popolazione residente in Italia attesa è pari a 61,3 milioni, cumulando gli eventi demografici relativi al periodo 2011-2065, l’evoluzione della popolazione attesa nello scenario centrale è il risultato congiunto di una dinamica naturale negativa per 11,5 milioni (28,5 milioni di nascite contro 40 milioni di decessi) e di una dinamica migratoria positiva per 12 milioni (17,9 milioni di ingressi contro 5,9 milioni di uscite). Sulla base delle ipotesi concernenti i movimenti migratori con l’estero e sulla base di un comportamento riproduttivo superiore a quello della popolazione di cittadinanza italiana, si prevede che l’ammontare della popolazione residente straniera possa aumentare considerevolmente nell’arco di previsione: da 4,6 milioni nel 2011 a 14,1 milioni nel 2065, con una forbice compresa tra i 12,6 ed i 15,5 milioni. Contestualmente, nel periodo 20112065 l’incidenza della popolazione straniera sul totale passerà dall’attuale 7,5% a valori compresi tra il 22% e il 24% nel 2065, a seconda delle ipotesi. La popolazione straniera residente è stata, negli anni recenti, protagonista di dinamiche demografiche molto sostenute sul territorio nazionale. La presenza di fattori esogeni al Paese nella determinazione e nella composizione dei flussi migratori internazionali, ma anche la regolamentazione dell’immigrazione e le modalità di integrazione, nonché l’elevato comportamento riproduttivo delle cittadine straniere e la vivace mobilità interna alla costante ricerca di opportunità di lavoro migliori, hanno fatto aumentare la dimensione complessiva della popolazione immigrata regolare. Tali fattori, benché associabili a significativi livelli d’incertezza, dovrebbero estendere la loro azione anche negli anni a venire, incrementando ulteriormente il grado di multi-etnicità del Paese. Dai 4,6 milioni d’individui rilevati nel 2011, si perverrà a 7,3 milioni nel 2020 e a 9,5 milioni nel 2030. Nel lungo termine si attendono 12,7 milioni di residenti entro il 2040 e 14,1 milioni entro il 2065. Rispetto a quest’ultimo dato i margini d’incertezza

finali sono dell’ordine del milione e mezzo in più o in meno a seconda delle ipotesi. Margini, dunque, importanti, ma che non riducono la portata del fenomeno legato alla crescita e alla progressiva integrazione degli stranieri sul territorio. Si prevede, inoltre, che nel corso del periodo di previsione potrebbero acquisire la cittadinanza italiana, sottraendosi così al conteggio della popolazione straniera, circa 7,6 milioni d’individui.

www.dati.istat.it

Diverse destinazioni da cui arriveranno i Nuovi alla piattaforma di Marghera.

Nel periodo 2011-2065 l’incidenza della popolazione straniera sul totale passerà dall’attuale 7,5% a valori compresi tra il 22% e il 24% nel 2065.

cina pakistan ucraina marocco

india

giappone

albania

romania filippine moldavia

singapore senegal

indonesia

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L’immigrazione in provincia di Venezia è un fenomeno che nel corso degli ultimi anni si è consolidato a una velocità particolarmente accentuata, dopo anni di crescita più contenuta e inferiore a quella media nazionale e, soprattutto, regionale. In particolare, il Veneto ha tradizionalmente costituito uno dei grandi poli di attrazione, tanto che alla fine del 2010 risultava la seconda regione per numero di stranieri residenti, dietro soltanto alla Lombardia. Sono gli anni dell’ultima regolarizzazione che ha NIGERIA SRI LANKA SENEGAL BRASILE comportato, perBOSNIA lo più per effettoTUNISIA di emersione delCROAZIA POLONIA FIL fenomeno, un aumento del numero di stranieri residenti in tutta la penisola, ma che in provincia di Venezia è stato particolarmente consistente. A fine 2003 l’incidenza della popolazione straniera in provincia ha superato per la prima volta la media nazionale (4,2% contro 4,1%). Da allora il peso degli immigrati sul totale della popolazione è sempre stato superiore a quello nazionale con un divario che va aumentando nel tempo. Negli ultimi anni la crescita dell’immigrazione in provincia è percentualmente superiore a quella regionale. La ripartizione per continenti di provenienza evidenzia una netta e crescente europeizzazione delle presenze straniere.degliInfatti già sul neltotale 1993 Incidenza percentuale stranierise residenti della popolazione 3.000.000 per quartieri del Comunedall’Europa di Venezia (2001-2010) Altri Paesi gli immigrati provenienti rappresentaA destra: Matrimoni Europei 0,1% vano il 51,4% degli stranieri residenti in provincia, celebrati nel comune di 2.000.000 al 31 dicembre 2007 costituivano ben il 61,1% del venezia per residenza 25% degli sposi (2010). totale, a scapito soprattutto di africani e americani; Uno all'estero 1.000.000 11 10 Fonte:elaborazione 11 10nel 1993 rappresentavano il 19% i primi, che de- 8 14,8% 6 6 10% 8 9 COSES 2010 9 12 12 gli stranieri 10 10 totali, nel 2007 hanno visto contrarsi Uno in Italia 0 la loro quota al 14%. 5Ancora più significativa 13è la 1 5 Veneto:previsioni demo13 6,8% 1 UCRAINA NIGERIA TUNISIA FILIPPINE ALTR CINA SERBIA MACEDONIA BANGLADESH GHANA SRI LANKA BOSNIA SENEGAL BRASILE CROAZIA POLONIA ALBANIA MOLDAVIA INDIA CCO perdita di rilevanza degli americani, passati in 15 2 2 grafiche anno 2011-2065 Veneto.Previsioni demografiche anni 2011-2065 (scenario medio) (scenario medio) (2010) anni dal 12,7% al 4,7% del totale. e straniera residente per genere e continente di provenienza = 1.000 persone femmine Uno in Veneto fonte: www.dati.istat.it 3 Fonte: www.dati.istat.it All’opposto cresce, invece, il peso relativo degli 3 >12 servatorio Regionale Immigrazione su dati = 1.000 persone maschi 14,1% Entrambi a Ve 11-12 Cittadinanza straniera asiatici che, se nel 1993 costituivano il 16,4%, 15 cittadinanza straniera 9-10 64,2% 7-8 stranianni dopo rappresentano il 20,1% degli Cittadinanza totale cittadinanza totale 5-6 eri residenti in provincia. Analizzando3-4 i tassi Matrimoni celebrati nel comune di Venezia per residenza degli sposi – 2010 1-2 d’incremento 4si nota che è proprio il numero di4 8.000.000 Fonte: elaborazione COSES 2009 su dati Comune di Venezia (Servizio Statistica e Ricerca) asiatici a crescere più velocemente (e in modo 7.000.000 costante) al punto che, nel corso del 2006, il totale 11 11 10 6 6 degli immigrati asiatici ha superato quello di 10afri8 8 12 10 9 12 10 9 cani e americani messi assieme. 6.000.000 a 23,4% 5 Il 14% degli stranieri presenti in provincia nel1310ha 1 5 13 1 2 5.000.000 un titolo universitario, il 29% ha terminato la scu-2 ola secondaria mentre il 43% si è fermato a quella 3 3 4.000.000 dell’obbligo; il 15% non possiede alcun titolo for16,9% male. 3.000.000 Per quanto riguarda la condizione professionale, il 90% degli immigrati maggiorenni presenti ap4 2.000.000 partiene alla4 popolazione attiva, solo il 10% non 25% fa parte di questo aggregato perché è studente, 1.000.000 casalinga o in altra condizione di inattività. Quasi 2 QUARTIERI 10% immigrati su 10 stanno cercando lavoro. 1 S.Marco-Castello-S.Elena-Cannaregio, 2 Dorsoduro-S.Polo-S.Croce-Giudecca, 3 Lido-

La collocazione territoriale della popolazione straniera, comunque in crescita ovunque, proseguirebbe ad avvantaggiare soprattutto le regioni del Centro-nord. Nel Nord-ovest la popolazione straniera raggiungerebbe i 5,1 milioni d’individui entro il 2065, ossia un ammontare corrispondente al 36% della popolazione straniera complessivamente residente sul territorio nazionale. Il Nord-est e il Centro seguirebbero con, rispettivamente, 3,7 e 3,6 milioni di residenti e una UCRAINA CINA SERBIA MACEDONIA BANGLADESH GHANA ALBANIA MOLDAVIA MANIA INDIA MAROCCO copertura territoriale del 26% per entrambe. Il Sud eto.Popolazione straniera residente per genere e continente di provenienza e le Isole(2010) avrebbero, rispettivamente, 1,2 e 0,5 mil= 1.000 persone femmine ioni di residenti, per una= 1.000 copertura territoriale del : Elaborazione Osservatorio Regionale Immigrazione su dati persone maschi stat 9% e del 4%. Si delinea, attraverso questi scenari forniti dall’ Istat, un futuro in cui saremo proiettati in una so8.000.000 cietà più multietnica, che sente quindi il bisogno di creare degli spazi di apertura e condivisione 7.000.000 con i nuovi, stimolando la nascita di percorsi di merica 4% conoscenza e inclusione. In questa prospettiva, 6.000.000 abbiamo posto, quale scopo principale di un proAfrica 23,4% getto a Porto Marghera, la volontà di creare una 5.000.000 piattaforma per l’accoglienza che offra gli spazi e i servizi necessari all’integrazione di queste per4.000.000 sone nella città, e che nel 2065 rappresenteranno Asia 16,9% un quarto della popolazione del nostro paese.

0

Veneto.Previsioni demografiche anni 2011-2065 (scenario medio)

118

fonte: www.dati.istat.it

Cittadinanza straniera Cittadinanza totale

Alberoni, 4 Pellestrina-S.Pietro in Volta, 5 Murano-S.Erasmo, 6 Burano-Mazzorbo-Torcell Campalto, 9 Carpenedo-Bissuola, 10 Mestre Centro, 11 Cipressina-Zelarino-Trivignano, 1 Gazzera, 13 Marghera-Catene-Malcontenta. Fonte: elaborazione COSES 2010 su dati del Comune di Venezia


Incidenza percentuale degli stranieri residenti sul totale della popolazione per quartieri del Comune di Venezia (2001-2010) Incidenza percentuale degli stranieri residenti sul totale della popolazione per quartieri del Comune di Venezia (2001-2010)

11 10 11 12 10 9

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>12 >1211-12 9-10 11-12 9-107-8 7-8 5-6 5-6 3-4 3-4 1-2 1-2

4

11 10

11 10

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2

3

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6

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Incidenza percentuale degli stranieri residenti sul totale della popolazione per quartieri del Comune di Venezia (2001-2010). Fonte:elaborazione COSES 2010 su dati forniti dal Comune di Venezia.

3

4

QUARTIERI QUARTIERI 11S.Marco-Castello-S.Elena-Cannaregio, 2 Dorsoduro-S.Polo-S.Croce-Giudecca, 3 Lido-MalamoccoS.Marco-Castello-S.Elena-Cannaregio, 2 Dorsoduro-S.Polo-S.Croce-Giudecca, 3 Lido-MalamoccoAlberoni, 4 Pellestrina-S.Pietro in Volta, 5 Murano-S.Erasmo, 6 Burano-Mazzorbo-Torcello, 8 FavaroAlberoni, 4 Pellestrina-S.Pietro in Volta, 5 Murano-S.Erasmo, 6 Burano-Mazzorbo-Torcello, 8 FavaroCampalto, 9 Carpenedo-Bissuola, 10 Mestre Centro, 11 Cipressina-Zelarino-Trivignano, 12 ChirignagoCampalto, 9 Carpenedo-Bissuola, 10 Mestre Centro, 11 Cipressina-Zelarino-Trivignano, 12 ChirignagoGazzera, 13 Marghera-Catene-Malcontenta. Gazzera, 13 Marghera-Catene-Malcontenta. Fonte: elaborazione COSES 2010 su dati del Comune di Venezia

Fonte: elaborazione COSES 2010 su dati del Comune di Venezia

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nuovi scenari di accessibilita’ e mobilita’ per porto-marghera

Connessioni di Venezia a livello nazionale e internazionale.

La città del futuro avrà sempre maggiormente bisogno di adeguarsi a modelli di mobilità sostenibile, che non siano dipendenti dalla benzina e dai combustibili fossili, e che assicurino gli spostamenti di persone e merci senza compromettere l’ambiente e le sue risorse in via di esaurimento. Immaginiamo che nel 2050 l’uso del mezzo di trasporto privato sia escluso, e quindi proponiamo per questo progetto un sistema di trasporto interamente pubblico. Le connessioni livello internazionale sono garantite attualmente da più sistemi che si intersecano e permettono di raggiungere qualunque parte del mondo. Il servizio autostradale permette a Venezia di inserirsi all’interno della tratta che collega la zona Orientale e Occidentale d’Europa. In progetto inoltre c’è anche l’ampliamento di queste arterie, soprattutto dell’A4 che dovrebbe rispondere nei

prossimi anni alle richieste del trasporto su gomma. Le linee ferroviarie permettono inoltre, grazie all’alta velocità, di raggiungere in poche ore le maggiori città italiane e degli stati confinanti. I collegamenti più lunghi sono invece garantiti dal servizio aereo. L’aeroporto Marco Polo di Tessera e il Sant’Angelo di Treviso hanno superato il milione di passeggeri nel 2009 offrendo collegamenti verso tutti i paesi Europei e moltissime città extra continentali. Il trasporto a scala regionale si basa invece e soprattutto sul mezzo privato. Da alcuni anni si è sviluppato però un servizio di metropolitana leggera che ha l’obbiettivo di aumentare il numero delle fermate lungo le tradizionali tratte ferroviarie in modo da assorbire tutte le utenze che quotidianamentecompiono spostamenti di media o piccola distanza. A scala locale, infine, gli spostamenti tra Venezia e

Oderzo

direzione VIENNA-LUBLJANA

A4

Castelfranco Veneto

direzione TRIESTE

TREVISO San Donà di Piave

Camposampiero

Scorzè

Quarto d’Altino

Mogliano Veneto

Jesolo

MESTRE

Vigonza

A4

direzione MILANO

Mira

PADOVA

VENEZIA

Cavallino-Treporti CROAZIA

Lido

direzione MONACO-BERLINO PARIGI-LIONE

Chioggia Sottomarina

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Porto Marghera

GRECIA


la terraferma possono avvenire vai mare o via terra. Il Ponte della Libertà è l’unica connessione che permette il trasporto su gomma. I sistemi di trasporto che ne usufruiscono sono, oltre a mezzi privati, i bus che offrono un servizio pubblico abbastanza veloce e capillare, quindi sfruttato soprattutto nelle tratte intercomunali. Tutte le linee ferroviarie arrivano nell’isola e costituiscono un collegamento privilegiato tra la terraferma e il centro storico. Tra Mestre e Porto Marghera invece il servizio è garantito dal tram. Molto usati sono anche i trasporti via acqua: i vaporetti toccano quasi tutti i punti del comune. In progetto c’è anche la sublagunare che dovrebbe velocizzare sostanzialmente lo spostamento tra Venezia e Tessera. Pochissimo spazio è dato a pedoni e ciclisti. Per il nostro progetto proponiamo un sistema di mobilità caratterizzato dalla attraversabilità e dalla capillarità, in particolare pensiamo di integrare l’attuale circuito del tram all’interno del nostro sistema infrastrutturale. Il tram sarà poi affiancato da un sistema innovativo di pod-cars, una

rete ciclabile e una pedonabilità pressochè totale dell’intero sistema che punta ad una forte permeabilità dei piani terra. La rete infrastrutturale si snoda all’interno del network principale, in cui sono localizzati i servizi collettivi che quindi sono sempre velocemente raggiungibili, con mezzi differenti. La rete risulta composta da più fasce, quella del tram, quella dedicata alle pod-car e quella ciclabile. Si ottiene un nuovo concetto di strada, che è sia connessione fisica veloce tra gli spazi collettivi, sia connessione capillare, lenta, a contatto con la natura in bici e a piedi. Questo permette di ottenere una buona accessibilità all’area, una grande efficienza negli spostamenti e una riduzione dell’inquinamento, visto che si predilige il trasporto pubblico. Viene prevista anche una vasta reteTram di trasporto via acqua, per le connessioniSublagunare rapide da costa a costa. Sono stati previsti in particolareSFMR due Fermate SFMR darsene, una in prossimità della stazione di MesLinee vaporetti tre e una a sud dell’area di progetto Pista per ciclabile incentivare il trasporto via acqua. Bike Sharing

Ciclostazioni

TERMIN

Connessioni di Venezia a livello locale. Tram Sublagunare SFMR Fermate SFMR Linee vaporetti Percorsi ciclabili Bike Sharing Ciclostazioni

AEROPORTO MARCO POLO

MESTRE STAZIONE

UNIVERSITA’

VEGA Porto Marghera

TERMINAL FUSINA

121


evoluzione funzionale di portomarghera Porto Marghera è un’area portuale industriale di circa 2.000 ettari, con circa 14.000 addetti e oltre 700 aziende. Nella quale arrivano circa 5.000 navi all’anno e con alcune di esse oltre 300.000 Teu (Container) all’anno. Nel porto si muovono merci per oltre 30 milioni di tonnellate, i crocieristi superano il milione, e con traghetti e aliscafi punta a superare la quota di 1.800.000 passeggeri per il 200921. A Marghera tra 1965 e 2008 i lavoratori sono calati da 33 mila a 14 mila. La grande impresa (oltre i 500 addetti) scompare e resta memoria (da 15 a 2 unità). La parte di waterfront che riguarda Porto Marghera è la più critica, ma anche la più interessante dal punto di vista strategico. Non vanno considerati solo gli aspetti legati alle produzioni chimiche, pur centrali per definire le prospettive di rilancio e di rigenerazione di una larga parte dell’area. Porto Marghera, oggi più di ieri, si delinea come un grande cantiere di trasformazioni urbane sempre più integrato, nella prospettiva, con le parti e le funzioni di Marghera e Mestre. Allo stesso tempo teso a valorizzare la propria dotazione infrastrutturale secondo la definizione di una piattaforma logistica, in corso di definizione, a servizio dell’intera regione. Foto di Porto Marghera, 2012, fotografata da Stefano Banzizza.

122

Porto Marghera è transitata attraverso la crescita della funzione petrolchimica dal dopoguerra agli anni ’70 (culmine occupazionale con oltre 30.000 addetti di cui metà nel settore chimico), fino al progressivo declino delle partecipazioni statali nel corso degli anni ’80. La globalizzazione economica e la crescente sensibilità ai temi ambientali, nel corso degli anni ’90, hanno determinato logiche di disimpegno produttivo nell’area, con delocalizzazione di impianti in paesi extraeuropei. Dal confronto tra le due situazioni storiche proposte negli schemi diagrammatici a fianco, risulta evidente la contrazione nell’utilizzo di aree per le funzioni industriali, l’espansione della funzione portuale e logistica (che oggi, in prospettiva, potrebbe ulteriormente allargarsi), la presenza di aree dismesse che sono oggetto in ogni caso di progetti di riutilizzo rallentati - nella maggior parte dei casi - dalla complessità delle procedure burocratiche, dai costi e dalle disposizioni in materia di bonifica o da logiche di attesa legate a convenienze immobiliari. La presenza di Porto Marghera, con il suo patrimonio di ettari ed infrastrutture strategiche, si inserisce oggi in un territorio caratterizzato da un forte squilibrio ambientale, abbinato ad un evidente degrado paesaggistico, che obbliga ad affrontare con urgenza, serietà e puntualità il tema del rischio industriale. Le sue dimensioni sono assolutamente significative: - area di industrie e attività commerciali e terziarie: ettari 1.447 - canali e specchi acquei: ettari 343 - strade e ferrovia: ettari 77 - aree demaniali: ettari 38 - aree di servitù: ettari 104 Per un totale di circa 2.000 ettari, ben lungi dall’essere considerabile area “dismessa”. Potrebbe apparire “immobile” nella sua incapacità di trasformarsi radicalmente e complessivamente. Ma Marghera è cambiata e il percorso di trasformazione dell’area continua ancora oggi, misurandosi con le necessità di progettare ed attuare interventi urbanistici in un ambito fortemente compromesso dal punto di vista ambientale e con necessità di bonificare falde e terreni.


AREA COMMERCIALE E INDUSTRIALE

museo

Schema funzionale di Porto Marghera,1974.

Bioetan

DISTRETTO PRO

Po

alluminio alimentare trasporti e logistica trasporti e logistica tessile tessile petrolifero petrolifero minerali non metalliferi minerali non metalifferi metallurgia/siderurgia metallurgia/siderurgia meccanica meccanica energia/acqua/gas energia/acqua/gas chimica chimica cantieristica cantieristica aree dismesse aree dismesse trattamento rifiuti bonifiche trattamento rifiuti e tecnologia altri settori altri settori alluminio

alimentare

MARG CITTA

AREA SPORTIVA

AREA COMMERCIALE E INDUSTRIALE

museo

Schema funzionale di Porto Marghera,2011.

Bioetan

stazione Mestre

DISTRETTO PRO

darsena diporto AREA CANTIERISTICA fincantieri

MARGHERA CITTA GIARDINO

centro alfabetizzazione

Po

ampliamento fincantieri

PAR TEC

AREA SPORTIVA eNave LOGISTICA Centrale ad alghe E TRASPORTI

agora’

AREA COMMERCIALE E INDUSTRIALE

PORTO COMMERCIALE

darsena museo territorio Interporto di Venezia Greenwood

ampliamento PORTO COMMERCIALE

Bioetanolo alluminio alimentare Pilkington trasporti e logistica tessile tessile Polimeri Europa petrolifero petroliferoPolimeri Europa minerali non metalliferi minerali non metalifferi Vesta metallurgia/siderurgia Produzione CDR metallurgia/siderurgia meccanica meccanica Cent Alcoa Tecnoecology Vesta energia/acqua/gas energia/acqua/gas Combustione CD chimica chimica cantieristica cantieristica VALLONE MORANZANI aree dismesse aree dismesse trattamento rifiuti bonifiche trattamento rifiuti e tecnologia altri settori altri settori alluminio

alimentare

trasporti e logistica DISTRETTO PRODUZIONE SOSTENIBILE

123


Masterplan Marghera 2050, con evidenziate le differenti aree funzionali.

stazione Mestre

darsena diporto AREA CANTIERISTICA fincantieri

MARGHERA CITTA GIARDINO

FORTE MARGHERA

ampliamento vega 1 fincantieri vega 2

centro alfabetizzazione

PARCO SCIENTIFICO TECNOLOGICO vega 3

AREA SPORTIVA

AREA COMMERCIALE E INDUSTRIALE

AREA PILI San Giuliano

vega 4

eNave LOGISTICA Centrale ad alghe E TRASPORTI

agora’

PARCO San Giuliano

PARCO Marghera

PORTO COMMERCIALE

darsena museo territorio Interporto di Venezia

ampliamento PORTO COMMERCIALE

Greenwood Bioetanolo

Pilkington

DISTRETTO PRODUZIONE SOSTENIBILE

Polimeri Europa Polimeri Europa Vesta Produzione CDR Vesta

Tecnoecology

Alcoa

Centrale ad H

Combustione CDR

Enel PIF

VALLONE MORANZANI terminal traghetti terminal Fusina

Tra gli interventi di riconversione di maggiore rilievo il Parco Scientifico Tecnologico, un intervento di riqualificazione in un’area di circa 35 ettari, di cui allo stato attuale risultano attuati 11 ettari. Recentemente approvato il piano per l’ulteriore estensione all’area dismessa dai depositi costieri dell’Agip. La terziarizzazione dell’area è inoltre caratterizzata dagli interventi realizzati nell’area a nord di via F.lli Bandiera-via Elettricità, e all’interno dell’Insula Portuale (Consorzio Multimodale Darsena in attuazione di piano di recupero area ex Agrimont). La sua dinamicità si sviluppa sia dal punto di vista di alcune maggiori trasformazioni fisiche (Vega ed isola portuale) sia per trasformazioni funzionali che meno hanno segnato la percezione visiva dall’esterno (es. ammodernamento impianti). Proprio in ragione della sua “naturale” attesa dismissione e della sua prossimità all’area urbana di Mestre e Marghera ed al waterfront di Venezia,

124

Porto Marghera è oggetto di strategie immobiliari che tuttavia, per la stessa natura delle funzioni oggi insediate, non hanno ancora delineato pienamente i futuri assetti dell’area. Inoltre, un problema molto significativo è legato al fatto che quasi tutti i settori produttivi presenti a Porto Marghera, a cominciare da chimica e siderurgia stanno attraversando un momento critico. Le due funzioni storiche, porto ed industria, appaiono quindi entrambe in evoluzione. La portualità commerciale, in fase di crescita pur nella lieve crisi contingente, rientra nella riorganizzazione della funzione logistica del Veneto ed appare legata all’interesse di operatori logistici internazionali per le aree disponibili e “prossime” al porto commerciale. L’industria manifatturiera, sempre più legata a scelte autonome di imprese globalizzate che hanno propri piani industriali, è ben espressa dalla complessità del futuro della chimica. La peculiarità del porto industriale (in cui lo sbarco


Nuove logiche per la riqualificazione di Porto Marghera, 2050. (Rielaborazione del modello delle politiche di sviluppo di Songdo, KPF)

INFRASTRUTTURA

NUOVA TERRA

tica oli

appalta

investimenti stranieri diretti

p

gestione flussi e capitali

vertita, fatta eccezione per la funzione logistica e portuale, in un distretto multifunzionale e diffuso che risponde a logiche di produzione e d’impresa contemporanee, maggiormente adeguate a modelli di lavoro di net-economy e allo sviluppo delle moderne tecnologie di comunicazione.

i tor

è la prima fase di lavorazione delle merci) ha rappresentato e, per certi aspetti, continua ancora oggi a rappresentare la carta vincente dell’area. In sintesi: • il Porto di Venezia negli ultimi 15 anni ha incrementato i propri traffici; • il settore commerciale è quello che ha registrato il maggiore incremento; • il traffico industriale di merci secche segna delle riduzioni in parte determinate dalla concorrenza dei paesi in via di sviluppo ed in parte determinate dalla non convenienza, per alcune industrie, di mantenere in proprio l’attività di sbarco merci, preferendo, piuttosto, terziarizzare il ciclo; • il traffico petrolifero è ancora oggi importante per il sistema portuale veneziano. Il Porto di Venezia assume un ruolo fondamentale nei traffici internazionali (di persone e merci), grazie alla sua posizione strategica, al vertice dell’Adriatico, nel cuore dell’Europa, tra oriente ed occidente. Lo scalo lagunare, è caratterizzato da traffici differenziati: rinfuse secche, prodotti liquidi e petroliferi, traffico passeggeri ferry e crocieristico. Inoltre, Venezia è al primo posto, fra i porti del sistema alto adriatico, per la movimentazione di containers. Nel masterplan che abbiamo proposto con orizzonte temporale al 2050, abbiamo preso atto di tutti questi fattori che sono determinanti per comprendere la complessa evoluzione, non solo funzionale, in atto su questo delicato territorio tra terra e acqua. un progetto su unaaspetti, superfiLa nostra idea si Sviluppare è concentrata su alcuni cie come quella di Porto Marghera il primo è la valorizzazione del porto, in un’ottica significa inventare una parte di città. di far tornare Venezia tra morfologiche i primi portiche perguideranno il MediLe scelte terraneo, meltin pot di merci persone, culture il nostro progettoe discenderanno primariamenteluogo, da un’analisi del livello attuale e sapere. In secondo abbiamo ritenuto inclusione una sociale nellarispetto città di fosse interessantedi proporre svolta Mestre e del tipo di strutture presenti, e al tema della produzione industriale, una svolta in secondo luogo, dalla struttura e le verso la green economy, produzione aspirazioni verso delle una risorse umane. nuova, legata nonL’articolazione a logiche di accumulazione con spaziale della futura città non procederà per logiche lineari, conseguente depauperamento nell’ambito delle secondo una trama molto risorse prelevate, ma macaotiche, piuttosto a logiche sostenisimile alla costruzione delle mappe bili di produzione tramite riconversione e riciclo, mentali. In questa mappa ciò che Marghera quindi come persono la produzione risulta distretto interessante gli attori e le sostenibile. parti pubbliche e private che entreranno in gioco per la definizione di un Infine, l’area del Petrolchimico, il cui destino semassetto. La morfologia delle bra ormai segnato,nuovo e l’area dell’isola delle Tresse aver perso saranno sottoposterisorse entro fisiche, il 2050 dopo a bonifica, tramitela supremazia progettuale maturata tecniche di fitorimedio, promuovendo la realizzazinell’epoca industriale a favore delle one di un parco verde, parco dideve Porto Marghera, risorseilnaturali, confrontarsi con connesso all’ArealaPili e al Parco di sempre San Giuliano. gestione di flussi più complessi, alloindustriale spostamentomanifatdi grossi Complessivamente, l’exlegati area capitali finanziari e sociali. turiera che si sviluppava lungo Via Fratelli Bandiera e Via dell’Elettricità, viene smantellata e ricon-

capitale intellettuale

MARGHERA MULTI.FACES CULTURA servizi

capitale guadagnato

incentivi economici

design

valore di ritorno

utenti ABITARE

costruzione

125


i luoghi dell’inclusione SOCIALE a mestre e A portomARGHERA

ore 8:00

ore 12:00

ore 16:00

Diagramma della variazione oraria dell’inclusione sociale su Mestre in una giornata tipo.

126

ore 20:00

Compatibilmente con i molteplici aspetti della definizione di inclusione sociale e dei relativi misuratori di criticità, abbiamo effettuato una mappatura sull’intera città di Mestre delle strutture fisiche che hanno rilevanza rispetto al tema (sono state considerate solamente le strutture pubbliche). Queste sono state suddivise rispetto alla propria funzione sociale, e ad ognuna è stato attribuito un valore medio di inclusione in una scala da 0 a 6, attraverso una matrice comparativa determinata dalle dieci voci del misuratore di criticità. I valori ricavati in tal modo ci hanno permesso di rappresentare tridimensionalmente, attraverso la morfologia della bubble, l’inclusione sociale delle strutture fisiche considerate, restituendoci molto di più di una semplice mappatura, bensì una topografia nuova della città, non più fatta unicamente da strade ed edifici, ma formata da un network dinamico di forze culturali, sociali ed economiche interconnesse. Con il software abbiamo quindi fatto interagire la grande mole di dati proveniente dalle analisi sulla città, e le bubble sono il tentativo di rappresentarne la complessità, indicando attraverso altezza ( e gradiente di colore) e raggio di unfluenza l’entità di queste forze sociali che costruiscono e caratterizzano gli spazi delle nostre città. Le bubble sono, per necessità e comodità, mostrate in modo statico e semplificato, considerando cioè i picchi massimi durante una giornata tipo, ben consapevoli della loro perpetua variabilità durante la giornata e durante gli anni. Nei diagrammi a lato, abbiamo descritto le variazioni dei picchi di inclusione nella città di Mestre, durante una giornata tipo, prendendo in considerazione quindi degli orari significativi e distribuiti durante l’arco della giornata e mappando l’inclusione rispetto alle diverse attività e i flussi di persone che si muovono sulla griglia urbana in questi momenti. Nelle pagine successive abbiamo invece sintetizzato i risultati ottenuti rispetto alle 6 categorie (lavoro, istruzione, svago e commercio, accoglienza, spazi pubblici, arte e cultura), e infine abbiamo costruito una bubble totale, che mostrasse i valoriassoluti di inclusione su Mestre.


Mappatura dei luoghi maggiormente inclusivi distinti per funzione nella città di Mestre.

B

R

E

N

D

O

LE

LEGENDA DELLE STRUTTURE FISICHE MAPPATE CENTRI COMMERCIALI CAMPING IMPIANTI SPORTIVI LUDOTECHE CINEMA INCUBATORI D’IMPRESA COOPERATIVE SERVIZI SANITARI SERVIZI AMMINISTRATIVI SERVIZI CULTURALI SERVIZI D’ACCOGLIENZA CENTRI SOCIALI EDUCAZIONE SCOLASTICA BIBLIOTECHE UNIVERSITA’ EDUCAZIONE LINGUISTICA STAZIONI PARCHI GIARDINI PUBBLICI PIAZZE TEATRI MUSEI CENTRI CULTURALI

127


Spazi inclusivi a Mestre e Marghera.


CITTA’ PER INCONTRARE

Le “bubble” misurano l’intensità dell’inclusione delle attività legate agli spazi pubblici, prendenSVAGO do in esame parchi, giardini pubblici, piazze e stazioni; gli spazi collettivi sono i luoghi ed i momenti privilegiati per lo scambio culturale, dove le diversità si moltiplicano e si contaminano in modo imprevisto generando picchi di creatività. Diversità culturale

Misuratori delle attività legate agli Spazi Pubblici PARCHI

GIARDINI PUBBLICI

PIAZZE

STAZIONI

EDUCAZIONE SCOLASTICA

BIBLIOTECHE

EDUCAZIONE LINGUISTICA

UNIVERSITA’

SERVIZI CULTURALI

ACCOGLIENZA

Informa(ziona)le

Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità

Dinamismo

Connettività

IMPRESA Diversità culturale

Informa(ziona)le Programma

Tolleranza

CITTA’ PER IMPARARE

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

SERVIZI Diversità culturale

SERVIZI SANITARI

SERVIZI AMMINISTRATIVI

INCUBATORI D’IMPRESA

COOPERATIVE

SERVIZI SOCIALI

Informa(ziona)le Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

SPAZI PUBBLICI Diversità culturale

Informa(ziona)le Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Equità

Attrattivo

SVAGO Dinamismo

Diversità culturale

ARTE & CULTURA Diversità culturale

PIAZZE

STAZIONI

TEATRI Programma Attrattivo

Equità Dinamismo

Creatività

Connettività

Glocale

Le “bubble” misurano l’intensità dell’inclusione IMPRESA delle attività legate all’istruzione, prendendo in esame scuole, biblioteche, università e cenISTRUZIONE tri linguistici; gli spazi dedicati all’istruzione e all’apprendimento sono fondamentali luoghi capillarmente diffusi di aggregazione e di formazione di persone aperte e tolleranti verso SERVIZI il diverso. Attrattivo

Equità

Dinamismo

Diversità culturale

MUSEI

CENTRI CULTURALI

Informa(ziona)le Glocale

Tolleranza

Misuratori delle attività legate all’Istruzione EDUCAZIONE SCOLASTICA

BIBLIOTECHE

EDUCAZIONE LINGUISTICA

UNIVERSITA’

Connettività

Informa(ziona)le

Programma

Tolleranza

Creatività

GIARDINI PUBBLICI

Programma

Tolleranza

Creatività

PARCHI

Connettività Informa(ziona)le

Diversità culturale

Informa(ziona)le

Dinamismo

Creatività

Glocale

CENTRI COMMERCIALI

CAMPING

IMPIANTI SPORTIVI

LUDOTECHE

SERVIZI CULTURALI

ACCOGLIENZA

CINEMA

Programma Attrattivo

Tolleranza Equità

Connettività

Glocale

Attrattivo

Equità

Dinamismo Diversità culturale

SERVIZI SANITARI

SERVIZI AMMINISTRATIVI

SERVIZI SOCIALI

Connettività Informa(ziona)le

Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

129


CITTA’ PER ACCOGLIERE

PARCHI

GIARDINI PUBBLICI

PIAZZE

STAZIONI

EDUCAZIONE SCOLASTICA

BIBLIOTECHE

EDUCAZIONE LINGUISTICA

UNIVERSITA’

Misuratori delle attività legate ai Servizi Sociali e all’Accoglienza SERVIZI SANITARI

SERVIZI AMMINISTRATIVI

INCUBATORI D’IMPRESA

COOPERATIVE

SERVIZI CULTURALI

ACCOGLIENZA

SERVIZI SOCIALI

Le “bubble” misurano l’intensità dell’inclusione delle attività legate ai servizi sociali e all’ accoglienza, prendendo in esame diversi servizi; si tratta di luoghi abbastanza diffusi sul territorio più o meno formali dedicati, primariamente ma non solo, alle persone socialmente escluse.

CITTA’ PER EMANCIPARE SVAGO Diversità culturale

TEATRI

Tolleranza

Programma

PIAZZE

STAZIONI

EDUCAZIONE SCOLASTICA

BIBLIOTECHE

EDUCAZIONE LINGUISTICA

UNIVERSITA’

SERVIZI CULTURALI

ACCOGLIENZA

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

IMPRESA Diversità culturale Tolleranza

Informa(ziona)le

CAMPING

Programma

IMPIANTI SPORTIVI

LUDOTECHE

CINEMA

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

SERVIZI Diversità culturale

SERVIZI SANITARI

SERVIZI AMMINISTRATIVI

SERVIZI SOCIALI

Informa(ziona)le Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

SPAZI PUBBLICI Diversità culturale

Misuratori delle attività legate al Lavoro INCUBATORI D’IMPRESA

COOPERATIVE

TEATRI

MUSEI

Informa(ziona)le Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

ARTE & CULTURA Diversità culturale

Informa(ziona)le Programma

Tolleranza

130

GIARDINI PUBBLICI

CENTRI CULTURALI

Glocale

Creatività

CENTRI COMMERCIALI

PARCHI

Informa(ziona)le

MUSEI

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

Le “bubble” misurano l’intensità dell’inclusione delle attività legate al lavoro, prendendo in esame inncubatori d’impresa e cooperative; la loro presenza sul territorio è minima, e questo riflette il momento storico. Sono i poli del lavoro, opportunità di incontro per categorie socialmente svantaggiate come giovani ed immigrati.

CENTRI CULTURALI


PARCHI

SVAGO Diversità culturale

GIARDINI PUBBLICI

PIAZZE

STAZIONI

Informa(ziona)le Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

IMPRESA Diversità culturale

CITTA’ PER CONOSCERE EDUCAZIONE SCOLASTICA

BIBLIOTECHE

EDUCAZIONE LINGUISTICA

UNIVERSITA’

SERVIZI SANITARI

SERVIZI AMMINISTRATIVI

SERVIZI CULTURALI

ACCOGLIENZA

INCUBATORI D’IMPRESA

COOPERATIVE

Informa(ziona)le Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

SERVIZI Diversità culturale

SERVIZI SOCIALI

Informa(ziona)le Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

SPAZI PUBBLICI Diversità culturale

Informa(ziona)le Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

Le “bubble” misurano l’intensità dell’inclusione delle attività legate all’arte e alla cultura, prendendo in esame teatri, musei e centri culturali; rappresentano i luoghi dell’incontro delle tradizioni e delle culture, e favoriscono l’incrocio delle diverse identità socio-culturali generando IMPRESA picchi di creatività. PocoISTRUZIONE diffusi e valorizzati. SVAGO ARTE & CULTURA

Diversità culturale

Tolleranza

Informa(ziona)le

Misuratori delle attività legate all’Arte e alla Cultura PARCHI TEATRI

GIARDINI PUBBLICI MUSEI

PIAZZE

STAZIONI

CENTRI CULTURALI

Informa(ziona)le Programma

Diversità culturale

Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità

Equità

Dinamismo

Attrattivo

Connettività

Dinamismo

Connettività

Diversità culturale

Informa(ziona)le

Tolleranza

Diversità culturale

CENTRI COMMERCIALI

BIBLIOTECHE CAMPING

EDUCAZIONE LINGUISTICA IMPIANTI SPORTIVI

UNIVERSITA’ LUDOTECHE

CINEMA

Informa(ziona)le Programma Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Equità

EDUCAZIONE SCOLASTICA

Dinamismo Dinamismo

Connettività

SERVIZI Diversità culturale

CITTA’ PER VIVERE

Attrattivo

Connettività

SERVIZI SANITARI

SERVIZI AMMINISTRATIVI

INCUBATORI D’IMPRESA

COOPERATIVE

TEATRI

MUSEI

SERVIZI CULTURALI

ACCOGLIENZA

SERVIZI SOCIALI

Informa(ziona)le Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

SPAZI PUBBLICI Diversità culturale

Informa(ziona)le Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

ARTE & CULTURA Diversità culturale

CENTRI CULTURALI

Informa(ziona)le Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità Dinamismo

Connettività

Le “bubble” misurano l’intensità dell’inclusione ISTRUZIONE delle attività legate all’svago, prendendo in esame centri commerciali, camping impianti sportivi, ludoteche, cinema; sono luoghi a bassa inclusione sociale, poichè connettono masse di persone particolari, consumatori, in modo formale senza favorire il formarsi dell’incontro imprevisto. Diversità culturale

Misuratori delle attività legate allo Svago e al Commercio CENTRI COMMERCIALI

CAMPING

IMPIANTI SPORTIVI

LUDOTECHE

CINEMA

Informa(ziona)le

Programma

Tolleranza

Glocale

Creatività

Attrattivo

Equità

Dinamismo

Connettività

131


MAPPATURA GENERALE DELL’INCLUSIONE SOCIALE NELLA CITTA’ DI MESTRE

SVAGO SVAGO Diversità Diversità culturale culturale Diversità culturale

Dinamismo Dinamismo Dinamismo

Attrattivo Attrattivo Attrattivo Dinamismo Dinamismo Dinamismo

Connettività Connettività Connettività

SERVIZI SERVIZI Diversità culturale Diversità Diversità culturale culturale

Informa(ziona)le Informa(ziona)le Informa(ziona)le Programma Programma Programma

Tolleranza Tolleranza Tolleranza

Glocale Glocale Glocale

Creatività Creatività Creatività

Dinamismo Dinamismo Dinamismo

Dinamismo Dinamismo

Glocale Glocale

Attrattivo Attrattivo

Equità Equità

Dinamismo Dinamismo Dinamismo

Dinamismo Dinamismo

Connettività Connettività

SPAZI PUBBLICI PUBBLICI SPAZI

CAMPING SERVIZI CULTURALI CAMPING SERVIZI CULTURALI

Connettività Connettività Connettività

ISTRUZIONE ISTRUZIONE

Attrattivo Attrattivo

Equità Equità

CENTRI COMMERCIALI SERVIZI AMMINISTRATIVI CENTRI COMMERCIALI SERVIZI AMMINISTRATIVI

Glocale Glocale Glocale

Diversità culturale Diversità Diversità culturale culturale

Glocale Glocale

MUSEI EDUCAZIONE LINGUISTICA MUSEI EDUCAZIONE LINGUISTICA

Attrattivo Attrattivo Attrattivo Dinamismo Dinamismo Dinamismo

Programma Programma

TEATRI BIBLIOTECHE TEATRI BIBLIOTECHE

Programma Programma Programma

Equità Equità Equità

Informa(ziona)le Informa(ziona)le

Creatività Creatività

EDUCAZIONE SCOLASTICA SCOLASTICA EDUCAZIONE

Informa(ziona)le Informa(ziona)le Informa(ziona)le

Creatività Creatività Creatività

Connettività Connettività

Tolleranza Tolleranza

Connettività Connettività Connettività

Tolleranza Tolleranza Tolleranza

SERVIZI SERVIZI Diversità culturale Diversità culturale

Attrattivo Attrattivo Attrattivo

Equità Equità Equità

ARTE ARTE & & CULTURA CULTURA

Creatività Creatività

Dinamismo Dinamismo

Glocale Glocale Glocale

Diversità Diversità culturale culturale Diversità culturale

Programma Programma

Tolleranza Tolleranza

Programma Programma Programma

Tolleranza Tolleranza Tolleranza

Connettività Connettività

Informa(ziona)le Informa(ziona)le

PARCHI PARCHI

Informa(ziona)le Informa(ziona)le Informa(ziona)le

Creatività Creatività Creatività

IMPRESA IMPRESA Diversità culturale Diversità culturale

Connettività Connettività Connettività

SPAZI SPAZI PUBBLICI PUBBLICI Diversità Diversità culturale culturale Diversità culturale

Attrattivo Attrattivo

Equità Equità

132

Attrattivo Attrattivo Attrattivo

Equità Equità Equità

Glocale Glocale

COOPERATIVE PIAZZE COOPERATIVE PIAZZE

Glocale Glocale Glocale

Equità Equità Equità

Creatività Creatività

INCUBATORI D’IMPRESA GIARDINI PUBBLICI PUBBLICI INCUBATORI D’IMPRESA GIARDINI

Programma Programma Programma

Creatività Creatività Creatività

Programma Programma

SERVIZI SERVIZI AMMINISTRATIVI AMMINISTRATIVI

Informa(ziona)le Informa(ziona)le Informa(ziona)le

Tolleranza Tolleranza Tolleranza

Tolleranza Tolleranza

SERVIZI SERVIZI SANITARI SANITARI

Connettività Connettività Connettività

IMPRESA IMPRESA Diversità Diversità culturale culturale Diversità culturale

Informa(ziona)le Informa(ziona)le

BIBLIOTECHE BIBLIOTECHE

Attrattivo Attrattivo Attrattivo

Equità Equità Equità

SVAGO SVAGO

EDUCAZIONE EDUCAZIONE SCOLASTICA SCOLASTICA

Glocale Glocale Glocale

Creatività Creatività Creatività

Diversità culturale Diversità culturale

GIARDINI GIARDINI PUBBLICI PUBBLICI

Programma Programma Programma

Tolleranza Tolleranza Tolleranza

Misuratori generali delle diverse categorie legate alle attività.

PARCHI PARCHI

Informa(ziona)le Informa(ziona)le Informa(ziona)le

Informa(ziona)le Informa(ziona)le Informa(ziona)le

SERVIZI SANITARI SANITARI SERVIZI

Programma Programma Programma

Tolleranza Tolleranza Tolleranza

Glocale Glocale Glocale

Creatività Creatività Creatività

Attrattivo Attrattivo Attrattivo

Equità Equità Equità Dinamismo Dinamismo Dinamismo

Connettività Connettività Connettività

INCUBATORI D’IMPRESA D’IMPRESA INCUBATORI

COOPERATIVE COOPERATIVE


GRADIENTE DI INTENSITA’ DELL’INCLUSIONE SOCIALE +

-

LEGENDA DELLE STRUTTURE FISICHE MAPPATE CENTRI COMMERCIALI CAMPING IMPIANTI SPORTIVI LUDOTECHE CINEMA INCUBATORI D’IMPRESA COOPERATIVE SERVIZI SANITARI SERVIZI AMMINISTRATIVI SERVIZI CULTURALI SERVIZI D’ACCOGLIENZA CENTRI SOCIALI EDUCAZIONE SCOLASTICA BIBLIOTECHE UNIVERSITA’ EDUCAZIONE LINGUISTICA STAZIONI PARCHI GIARDINI PUBBLICI PIAZZE

133 TEATRI MUSEI CENTRI CULTURALI



6



IL NETWORK RELAZIONALE INFRASTRUTTURALE Il concetto di network, adottato nel progetto come vera e propria morfologia, deriva oggi da diversi spunti provenienti da differenti discipline. Dai frattali del matematico Mandelbrot alle strutture rizomatiche dei sistemi biologici, dalle reti sociali del web alle megalopoli del XXI secolo, il concetto di network si è trasversalmente diffuso sempre più per descrivere sistemi altamente complessi quali sono appunto le città, ecosistemi economici sociali ed ambientali. Così la topografia classica della città come rappresentazione fisica di strade, grattacieli e case viene sostituita dai complessi flussi immateriali celati al suo interno, non visibili in maniera canonica. Cambiano radicalmente le modalità di percepire e rappresentare la città, fusione di reti reali e virtuali. L’idea di scambio e di movimento insito nella metropoli odierna deriva dall’efficace combinazione di diversi canali di comunicazione e di linguaggio progettati principalmente come cortocircuiti per orientare i flussi. L’aspetto formale o episodico cede il passo agli elementi infrastrutturali che costituiscono la dimensione effettiva delle reti sempre più complesse, ma tuttavia organizzate attraverso dei parametri di base della connettività che controllano i vari programmi e i flussi, che in questo modo si fondono e si intercambiano. Quindi il concetto di network o rete è oggi più decisivo rispetto all’idea di linearità.Infrastrutture di trasporto, canali di transizione informatica, telecomunicazioni, segnalano in questo sistema l’importanza della rete e dei flussi non solo come mera conseguenza tecnica, ma come principio strutturante di questo nuovo spazio tendente alla moltiplicazione degli scambi e necessariamente più omogeneo e isotropo. Reti infrastrutturali, ma anche reti di connessioni (telematica, informatica, finanziaria) e nuovi corridoi immateriali da cui inizia a prender forma un altro territorio possibile.

Marghera Multi.Faces in un certo senso vuole essere la rappresentazione fisica di questo sistema non lineare fatto di corridoi e nodi, capillarmente diffuso nel territorio ed iperconnesso tramite diversi livelli di network sovrapposti per articolare complessi e cangianti programmi funzionali, attività ed usi. Una grande infrastruttura orizzontale come somma di microscopici, molteplici e differenti episodi tra loro collegati e iperconnessi attraverso spazi fluidi incredibilmente relazionali. Tre modelli di struttura urbana 1. mononucleare radiale

2. multigerarchica semireticolare Tre modelli di struttura urbana 3. polinucleare reticolare 1. mononucleare radiale Tre modelli di struttura urbana 2. multigerarchica semireticolare 1. mononucleare radiale 3. polinucleare reticolare 2. multigerarchica semireticolare 3. polinucleare reticolare

A fianco: Immagine di Aaron Koblin, (flight traffic patterns) www.aaronkoblin.com Modelli evolutivi di struttura urbana e relazioni sociali. 1. mononucleare radiale 2. multigerarchica semireticolare 3. polinucleare reticolare 1. tradizionale gerarchica 2. multi gerarchica 3. network sociale

137

Tre modelli di relazioni so 1. tradizionale gerarchia s Tre modelli di re 2. multigerarchia sociale 1. tradizionale g 3. network sociale 2. multigerarchi 3. network socia


IDEA E PROCESSO DI GENERAZIONE DEL NETWORK INCLUSIVO A MARGHERA

Esempi in natura di organizzazione tramite teorema di Voronoi. 1. terreno 2. foglia 3. bolla di sapone

1. Applicazione del teorema di Voronoi. 2. Rapporto tra teorema di Voronoi e Delunay.

138

L’analisi dei dati spaziali per la rappresentazione tematica si basa sulla creazione di nuove unità territoriali, per trasformazione di aree esistenti o per ripartizione dello spazio secondo diversi modelli. Per la ri-aggregazione di aree elementari e per la creazione di nuove ripartizioni territoriali esistono famiglie di metodi, che hanno in comune l’obiettivo di riorganizzare lo spazio in base a criteri, che fanno riferimento di volta in volta agli attributi degli oggetti, alla distanza che li separa o ad altre proprietà spaziali. Dall’analisi dei dati spaziali e dell’intensità di inclusione, abbiamo costruito il network tra i punti mappati, scegliendo il modello di ripartizione dello spazio di Voronoi, teorema che incarna la nostra volontà di organizzazione equa del territorio. La distribuzione dei punti può essere utilizzata quindi per ripartire lo spazio secondo il criterio dell’ area di vicinato, esso può essere chiamato in diversi modi: diagramma di Voronoi, poligoni di Dirichlet, o poligoni di Thiessen. Il diagramma di Voronoi ripartisce una regione

in modo che ogni cella contenga un solo punto. La ripartizione disegnata con questo metodo produce una rete di poligoni e assegna a ogni punto un’area di competenza in modo “equo“: ciascun punto all’interno dell’area è più vicino al centro del poligono di appartenenza rispetto a qualunque altro punto dello spazio considerato. Le regioni definite dalla poligonazione di Voronoi sono chiamate anche aree di prossimità, o bacini di attrazione, perché costituiscono un modello per la definizione di bacini di utenza o di aree di influenza di punti di servizi collettivi o di tutte le infrastrutture territoriali di servizio, localizzabili in modo puntuale. Questo tipo di tassellazione, o suddivisione del territorio è la naturale conseguenza della mappatura precedentemente mostrata delle aree e delle strutture fisiche ad alto potenziale inclusivo e relazionale su Mestre, anch’essa frutto di considerazioni sulla prossimità e sul bacino di utenza.


Il nostro network infrastrutturale è quindi il punto GENERATORI di convergenza della prima fase di mappatura spazi pubblici critica dell’inclusione sociale su Mestre, dello studio iniziale delle risorse (naturali, immateriali, NETWORK PRIMARIO sharing infrastructure fisiche...), delle considerazioni legate allaNETWORK natura SECONDARIO housing relazionale ed inclusiva come statuto e vision del progetto, ed infine della strategia e del programma per trasformare Porto Marghera in una piattaforma transnazionale modello di accoglienza ed inclusione sociale per contrastare fenomeni sempre più frequenti di intolleranza, chiusura e ghettizzazione da una parte. Dall’altra la volontà / necessità di rigenerare un’area così storicamente pregna di significato e vitale per la crescita del Veneto e dell’Italia nel dopoguerra, secondo logiche produttive compatibili alle economie ed ai mercati odierni nella convinzione che qualsiasi progettualità che non presupponga una riflessione sugli organismi di produzione è sempre inadeguata. Obiettivi entrambi che confluiscono in una visione rinnovata del paradigma progettuale che identifica nelle risorse umane il nucleo di ogni discorso. Per aumentare la redditività del sistema è necessario incrementarne il potenziale creativo ed innovativo, il che è diretta conseguenza di diversi fattori tra cui teniamo a sottolineare il valore della diversità, delle differenze, e quindi dello scambio e del confronto. E ciò è conseguenza della capacità dei luoghi di generare partecipazione, condivisione, sentimenti collettivi, collaborazione. In questo processo di creazione di identità collettive multiple assume fondamentale rilievo il programma, che per Marghera Multi.Faces prende le mosse dall’individuazione di alcune funzioni chiave manifesto delle sei categorie a cui appartengono. Dopo averle spazializzate rispetto alla città presistente e ad i suoi vincoli (ad esempio rispetto alle aree bonificate o all’innalzamento delle acque) e rispetto alla città futura (vedi evoluzione Masterplan) attraverso il diagramma di Voronoi abbiamo generato diversi ordini di organizzazione urbana che interagiscono con il territorio. Così dai sei nodi si genera la prima “maglia” tramite dimensioni prestabilite che danno vita a vuoti urbani interconnessi di grandezze variabile ma la cui dimensione media è 150 metri di diametro e costruisce il nostro network infrastrutturale. La seconda maglia invece, risultato dei nodi e della prima, ha un tracciato più fitto e genera vuoti urbani più intimi legati alla funzione dell’housing. Infine il tracciato dei percorsi pedonali e ciclabili, ancora più fitto e costruitto riferendosi ai punti precedentemente individuati sempre con lo stesso algoritmo.

+

sharing infrastructure

=

housing

marghera multi.faces

GENERATORI spazi pubblici NETWORK PRIMARIO sharing infrastructure NETWORK SECONDARIO housing

Diagrammi di generazione dei diversi network infrastrutturali

139


il network inclusivo e relazionale di mestre e porto marghera

140


Diagramma del programma dell’area di progetto secondo le sei categorie dell’inclusione.

Il disegno urbano come visto è il risultato di diverse considerazioni e analisi espresse attraverso il teorema di Voronoi. Fondamentale sono gli scopi e quindi il programma funzionale delle molteplici attività che si articolano sull’area. Tutti i discorsi precedenti riguardo a inclusione

accoglienza, creatività, e più in generale riguardo le dinamiche sociali confuiscono nell’individuazione di una serie di attività tutte indifferentemente distribuite nello spazio e nel tempo, che vanno a formare una fitta rete fisica e virtuale sul progetto.

141


MESTRE 2011

Confronto tra le diverse maglie urbanistiche esistenti sul territorio considerato.

MARGHERA 2011

MARGHERA 2050 MULTI.FACES

1 km

1 km

1.

2.

3.

4.

5.

1. mappatura del suolo 2. costruito 3. strade 4. verde e spazi collettivi 5. densità (mq/mq) 6. distribuzione d’uso del suolo.

142

densità

1

0

6. strade. verde e spazi collettivi. costruito.

1.75

marghera multi-faces

21% 5%

18%

6%

11%

48%

74%

71%

2 1.95 mestre

46% MESTRE 2011

1. Mappatura del suolo. 2. Costuito. 3. Strade. 4. Verde e spazi collettivi. 5. Densità (mq/mq). 6. Distribuzione d’uso del suolo.

1.18

marghera

MARGHERA 2011

MARGHERA 2050 MULTI.FACES


un programma per moltiplicare le relazioni livelli contamina ogni cosa ibridando gli spazi e gli stili di vita. Succede che durante le ore lavorative chatto con gli amici, e da casa rispondo alle mail di lavoro. E così facendo il tempo libero nella giornata di una persona si dilata, e se si somma a quello di tante altre persone si genera quel surplus cognitivo che accelera il processo creativo e la conoscenza. Il tempo diventa fluido e gli spazi fisici relazionali e quelli immateriali del web, spazi di condivisione e collaborazione, sono i luoghi del surplus cognitivo, le pietre miliari della nostra società iperconnessa.

Nella società contemporanea, grazie soprattutto alla rivoluzione apportata dalle tecnologie digitali, è cambiato radicalmente il nostro rapporto con lo spazio fisico. Sono cambiate le modalità ed è aumentata esponenzialmente l’intensità d’uso. La divisione classica della giornata nelle 8 ore, casa-lavoro-tempo libero caratterizzata da una scarsa interazione tra momenti attività e funzioni, non sussiste più nel mondo dei social network e dell’internet of things. Oggi lo spazio-tempo moderno si è caricato di una dimensione ulteriore, l’informazione, che a tutti i

Diagrammi che mostrano il passaggio dallo spaziotempo classico, allo spazio-tempo-informazione contemporaneo; Applicazione del concept nel diagramma delle attività no-stop per il progetto

8 ore

8 ore

8 ore tempo libero tempo libero

8 ore

casa casa 8 ore

tempo libero tempo libero

8 ore

lavoro lavoro

SPAZIO-TEMPO

tempo tempo

0

1 0

SPAZIO-TEMPO-INFORMAZIONE 2

1

3 2

4 3

5 4

6 5

7 6

8 7

9 8

10 9

11 10

12 11

13 12

14 13

SURPLUS COGNITIVO

15 14

16 15

17 16

18 17

19 18

20 19

21 20

22 21

23 22

24 ore 23

24 ore

leggere ebook postare sul ebook blog leggere mangiare postare sul blog shopping mangiare fareshopping l’amore

scaricare file fare l’amore aggiornare facebook scaricare file

guardare la tv facebook aggiornare studiare guardare la tv incontrare studiare fareincontrare giardinaggio

dormire fare giardinaggio coktail party dormire fitness coktail party cucinare fitness

ballare cucinare ascoltare ballarela musica

attività attività

lavorare ascoltare la musica rispondere lavoraremail cineforum rispondere mail cineforum

Spazio-Tempo Moderno: Suddivisione statica della giornata nelle 8-8-8 ore, casa tempo libero e lavoro Spazio-Tempo-Informazione Contemporaneo: Interazione e contaminazione delle diverse attività durante la giornata Spazio-Tempo Moderno: Suddivisione statica della giornata nelle 8-8-8 ore, casa tempo libero e lavoro Il tempo diventa fluido e negli spazi fisici e immateriali di condivisione e collaborazione si genera creatività Spazio-Tempo-Informazione Contemporaneo: Interazione e contaminazione delle diverse attività durante la giornata

143

e conoscenza Il tempo diventa fluido e negli spazi fisici e immateriali di condivisione e collaborazione si genera creatività e conoscenza

Surplus Cognitivo: il tempo libero grazie alla tecnologia digitale aumenta esponenzialmente


sSpaccato che mostra i “componenti” del network, esemplificandone alcune attività e funzioni presenti e mostrandone l’intensità di inclusione e relazione

144


145



SPAZI RELAZIONALI PER L’INCLUSIONE SOCIALE A MARGHERA MULTI.FACES 2050 A fianco: Concept del network relazionale tra le risorse umane, forza guida del progetto inclusivo. (Rielaborazione da Fuga_ Officina dell’Architettura)

Alla potenza delle nuove reti tecnologiche deve corrispondere un rafforzamento delle reti di relazione nella direzione della loro apertura. Il web e i social network ci hanno mostrato l’incredibile potenziale creativo e innovativo del valore collaborativo e partecipativo. Ora, consapevoli dalle esperienze di questi luoghi virtuali, è necessario tornare a ripensare i luoghi fisici, le infrastrutture materiali delle nostre città partendo da quegli spazi fisici, collettivi e pubblici, in cui si realizza il surplus cognitivo ed in cui aumenta la creatività e la produttività. Per questo motivo il concept ideativo del progetto è quello di generare spazi ad alta intensità di relazione in grado di permettere un maggior grado di inclusione, integrazione e coesione sociale.

La nostra attenzione si è quindi focalizzata su quelle tipologie di spazi che hanno insito questo potenziale sociale, luoghi ibridi generalmente subordinati e limitati dagli spazi chiusi privati dell’individulità. Spazi fluidi e dinamici, informali, integrati ed aperti, luoghi dell’inaspettato, dell’instabile e caotico, luoghi di una modernità debole e diffusa come contraltare agli spazi chiusi, rigidi, lineari del passato. Abbiamo indagato tali spazi a diverse scale e individuato nei corridoi del nostro network, la spina dorsale degli spazi condivisi di inclusione sociale, luoghi attraversabili ad alta densità come organismi integrati dove si realizza un’unica funzione indifferenziata, o meglio vi è un’esplosione di usi ed attività tali da esaltare il valore della diversità e delle differenze.

Concept di spazi abitativi condivisi transcalari: dalla stanza alla città. (Rielaborazione da Guallart Architects)

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NETWORK INCUSIVO MARGHERA 2050



vista sulla darsena del social innovation lab 150


spazi dell’inclusione all’interno del network

151


nuovi spazi per il lavoro condiviso

Perchè stanno nasc goods

goods

knowledge management

management

production

knowledge

Le strategie for-profit e no-profit si stanno unendo insieme, gli spazi production condivisi e spesso i loro membri sono esempi di come approcci production mission-based e market-based production possono coincidere. management

Nuovi modelli produttivi fondati su sistemi collaborativi non competitivi.

resources + design

resources + design

resources + design

production

resources + design

production

money

Schema sintetico del nuovo paradigma del lavoro condiviso. (Rielaborazione da http://socialinnovation.ca)

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culture

Nell’epoca della globalizzazione, le leggi della concorrenza internazionale costringono il sistema industriale a entrare sul mercato soltanto a condizione di essere in grado di proporre prodotti o servizi, diversi e alternativi a quelli esistenti. Ogni industria attiva sul mercato deve garantirsi la capacità di costruire incessantemente cataloghi e nuovi prodotti per assecondare i continui cambiamenti del gusto e dell’economia. L’innovazione diventa dunque l’energia indispensabile alla sopravvivenza delle imprese nei mercati ad alto livello di concorrenza: la produzione di questa energia non è più limitata oggi alle sole grandi centrali della ricerca tecnologica, ma è anche il risultato di una nuova economia sociale creativa, fatta di microimprenditori e di operatori indipendenti che svolgono ricerca tecnologica ed estetica in territori ad alta densità di informazioni culturali e di scambi umani. Ricerca e innovazione microscopica che non produce capolavori o invenzioni da premio Nobel, ma una spinta continua all’aggiornamento del mercato estetico ed elettronico, attraverso nuovi prodotti, stili, link, software, portali, servizi e imprese innovative. Si tratta di un’energia debole e diffusa, capace di muovere costantemente il mercato mondiale del settore, producendo anche una nuova economia sociale. L’imprenditorialità di massa è uno dei fenomeni più interessanti della fine del XX secolo; essa è il risultato dei processi di trasformazione industriale, iniziati durante gli anni settanta con l’introduzione delle tecnologie elettroniche nei cicli produttivi (robot) e con conseguente progressiva dismissionie di addetti. Questo fenomeno, accompagnato dal trasferimento di molte attività produttive in paesi

money

culture

lontani, economicamente più convenienti e meno sindacalizzati,I problemi ha favorito il formarsi in occidente che affrontiamo sono di una nuovatroppo economia sociale, non più collecomplessi per essere risolti da una sola persona. Gli spazi gata direttamente all’industria, ma costituita daCondivisione significa an condivisi connettono diverse le diverse spes un sistema diffuso di soggetti indipendenti chesostenere organizzazioni e individui dando economiche in comunità, loro la possibilità nuovi di collaborare e di inventano innovazione, prodotti e nuovemiando una notevola qua condiveidere la conoscenza, denaro che può essere in imprese, alimentando un’economia questo permette di sviluppare spesso virtu-nei progetti. soluzionida sistematiche alle diverseturbolento ed ale, caratterizzata un andamento instabile, ma questioni. in grado di creare ricchezza sociale. Questo tipo di imprenditorialità, giovanile e diffusa, richiede la realizzazione di intensi spazi relazionali, cioè di un mix urbano dove si sovrappongono indifferentemente residenza, ricerca scientifica, laboratori, commercio, tempo libero e produzione agricola. A differenza dei vecchi zooning industriali, la new economy non si attua in campus separati ma dentro a contesti di informazioni culturali e critiche, come solo il mercato urbano può offrire. Essa spazio + comunità = innovazione rappresenta un modello che richiede un assetto differente, non necessariamente caotico, ma a uun sistema elastico che muta con il tempo e con le necessità delle relazioni. Corrisponde all’idea di un sistema costruttivo reversibile e attraversabile, perennemente incompleto e imperfetto, ma adatto a contenere uno spazio fatto di reti, di servizi, di relazioni, e quindi sempre disponibile ad una trasformazione nel tempo. ARING SH

+

=

capacità individuale capacità aumentata


Perchè stanno nascendo gli spazi condivisi? Le strategie for-profit e no-profit si stanno unendo insieme, gli spazi condivisi e spesso i loro membri sono esempi di come approcci mission-based e market-based possono coincidere.

social innovation lab

Le nuove tecnologie hanno visto la nascita di molti lavoratori indipendenti che lavorano con molti clienti ma non sono legati alle restrizioni di un unico spazio fisico.

Gli spazi condivisi di lavor un’innovazione sociale, un Il modello di lavoro domin organizzazioni separate la Questo per qualche tempo giusto di produrre, ma ogg strada desiderabile. La na cambiando, e con essa gl ti offrono un incredibile po economico, culturale, soci prossimi anni.

I prezzi degli affitti e per l’acquisto sono aumentati in tutto il mondo, rendendo difficile per piccoli gruppi e individui di trovare spazi di lavoro convenienti.

Perchè stanno nascend

I problemiabbiamo che affrontiamo sono PERCHE’ STANNO NASCENDO SPAZI PER IL Nel nostro progetto quindi deciso di aptroppo complessi per essere risolti CONDIVISO? profondire l’inclusione sociale rispetto al tema del significaLAVORO da una sola persona. Gli spazi Condivisione anche condivisi connettono diverse sostenere le diverse spese lavoro, che avevamo individuato degliin comunità, risparorganizzazioni e individui dando come uno economiche loro la possibilità di collaborare e di miando una notevola quantità di aspetti fondamentali l’ideazione di una città condiveidereper la conoscenza, Le strategie for-profit e no-profit si denaro che può essere investito questo permette di sviluppare Si sta verificando un ritorno dal nei progetti. inclusiva e relazionale. soluzioni sistematiche alle diverse globale locale. Mentre gli anni stanno unendo insieme, glial spazi questioni. ‘90 sono stati la promessa del Uno dei nuclei generatori del nostro network è condivisi e spesso i loro membri lavoro virtuale, il nuovo millenio sta reinforzando l’importanza quello del Social Innovation Lab, che intende il sono esempi di come approcci dello spazio. lavoro in maniera nuova, in linea con una visione mission-based e market-based possono coincidere. nuova e contemporanea, come già visto nel capitolo precedente. Il Social Innovation Lab catalizza e supporta l’innovazione sociale a Venezia e in tutto il mondo, settore attraverso la creazione di spazi di=lavoro condivisi. spazio + comunità innovazione pubblico E’ un incubatore per le imprese emergenti, sviluppa nuovi modelli e nuovi metodi, attingendo al comunità SI potenziale delle risorse umane e delle moderne tecnologie di comunicazione. organizzazioni La società sta affrontando sfide economicche, for-profit ambientali, sociali e culturali senza precedenti, I problemi che affrontiamo sono l’innovazione e l’inclusione sono leINGchiavi per trasAR SH troppo complessi per essere risolti formare queste sfide in opportunità per migliorare = da una sola persona. Gli spazi le nostre comunità+e il nostro pianeta. Condivisione significa anche condivisi connettono diverse sostenere le diverse spese Gli spazi condivisi di lavoro sono essi stessi organizzazioni e individui dando economiche in comunità, risparun’innovazione sociale, un nuovo modo di lacapacità individuale loro la possibilità di collaborare e di miando una notevola quantità di vorare. Il modello dicapacità lavoro dominante ha sempre aumentata condiveidere la conoscenza, denaro che può essere investito visto organizzazioni separate lavorare in luoghi questo permette di sviluppare nei progetti. separati. Questo per qualche tempo è sembrato il soluzioni sistematiche alle diverse modo giusto di produrre, ma oggi non rappresenta questioni. più la strada desiderabile. La natura del lavoro sta cambiando, e con essa gli spazi. Questi cambiaCapire come uno spazio e una comunità menti offrono un incredibile potenziale per un prole condizioni per l’innovazione sociale. gressocreano economico, culturale, sociale e ambientale nei prossimi anni.

organizzazio non-profit

comunità

L’innovazione socia nell’intersezione tra

Le organizzazioni e devono superare le

Il supporto della com favorire questa inno

Ci sono sei parole chiave che catalizzano l’innovazione sociale in uno spazio condiviso.

INNOVAZIONE SOCIALE

MISSION NETWORK

COMUNITA’ SPAZIO

comunità

IDEA

spazio + comunità = innovazione

COLLABORAZIONE INVESTIMENTI FELICITA’

153


SPAZIO CONDIVISO DEL LAVORO LOLO SPAZIO CONDIVISO DEL LAVORO LO SPAZIO CONDIVISO DEL LAVORO glossario glossario glossario QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DEGLI SPAZI PER IL LAVORO CONDIVISO?

Le Hub community Hub sono spazi Le community sono spazi Il sico-working si riferisce La co-localizzazione si riferisce Il co-working si riferisce allaalla Le community sonoHub spazi La co-localizzazione si riferisce Il co-working riferisce alla La co-localizzazione si riferisce condivisi che forniscono servizi che forniscono condivisione di spazi di lavorocondivisicondivisi agli spazi che sono condivisi condivisione spazi di lavoro che forniscono servizi servizi spazi che sono condivisi condivisione di spazi di lavoro agli spaziagli che sono condivisi diretti comunità geografica allaalla comunità geografica tra efreelancers e altri lavoratoridiretti alladiretti tra di undiverse numero di diverse tra freelancers tra freelancers e altri lavoratori comunità geografica tra un numero di diverse altri lavoratori tra un numero in cui sono situati. Esse in cui sono situati. Esse indipendenti. Gli spazi di separate organizzazioni, indipendenti. in cui sono situati. Esse organizzazioni, indipendenti. Gli spaziGli di spazi di separateseparate organizzazioni, esse esseesse condividono condividono la fornitura di di co-working forniscono spazi condividono spazi, anche co-working forniscono di dicondividono la fornitura dila fornitura condividono ma ma anche co-working forniscono spazi di spazi condividono spazi, maspazi, anche servizi di rete e non solo, servizi di rete e non solo, lavoro e una comunità alle attrezzatture. lavoro e una comunità alle servizi di rete e non solo, attrezzatture. lavoro e una comunità alle attrezzatture. anche molteplici supporti. anche altrialtri molteplici supporti. di solito lavoranoanche altri cheche di solito lavorano molteplici supporti. persone persone chepersone di solito lavorano da sole. da sole. da sole.

CREARE GLI SPAZI DOVE I CAMBIAMENTI AVVENGONO SOCIAL INNOVATION HUB 1_elementi chiave

SISI SI

2_steps

azi rvizi fica

L’Innovazione Sociale (SI) si(SI) 1forniscono forniscono Sociale Gli incubatori Gli Hot sono postazioni L’Innovazione Sociale (SI) Gli Hotsono Desks sono postazioni Gliincubatori incubatori forniscono L’Innovazione Sociale sisi (SI) si Gli forniscono contestoL’Innovazione GliDesks HotDesks Desks sono postazioni missionGli incubatori Gli Hot postazioni riferisce ad una nuova idea che supporto programmatico, riferisce ad una nuova supporto programmatico, di lavoro condivise, che si riferisce ad una nuova idea cheidea che di lavoro condivise, che si supporto programmatico, riferisce ad una nuova idea che supporto programmatico, lavorocondivise, condivise,che chesisi didilavoro risponde alle sfide sociali, strategico, amministrativo e/o e/o risponde alle sfide sociali, strategico, amministrativo e/o trovano normalmente negli risponde alle sfide sociali, trovano normalmente negli strategico, amministrativo e/o risponde alle sfide sociali, strategico, amministrativo trovano normalmente negli trovano normalmente negli culturali, ambienfinanziario a piccoli progetti e eeprogetti culturali, economiche, finanziario aprogetti e economiche, spazispazi di co-working. culturali, economiche, ambien-ambienspazi di co-working. 2piccoli finanziario piccoli culturali, economiche, ambienfinanziario aapiccoli progetti spazi co-working. didico-working. elementitali chiave networkorganizzazioni.organizzazioni. tali a vantaggio delle persone e epersone a vantaggio delle e tali a vantaggio delle persone e organizzazioni. tali a vantaggio delle persone organizzazioni. del pianeta. Più semplicemendel pianeta. Più semplicemendel pianeta. Più semplicemendel pianeta. Più semplicemenrti.CREARE GLI SPAZI DOVE I CAMBIAMENTI AVVENGONO te, un’innovazione sociale è èèsociale è te, un’innovazione te,un’innovazione un’innovazione sociale te, sociale 3 costruire lo spazio un’idea che lavora per il bene idea un’idea che lavora per il bene SOCIAL INNOVATION HUB un’ideache che lavora per bene un’idea lavora per ililbene comune. QUALI SONO GLI STEP PER COSTRUIRE UNO comune.comune. comune. SPAZIO DI LAVORO CONDIVISO? 4 1_elementi chiave 2_steps costruire la comunità collaborazione

1

investimento contesto

5

investimenti

2

elementi felicitàchiave

6

stabilire ruoli-responsabilità

3

costruire lo spazio

6

servizi condivisi

(Rielaborazione da http:// collaborazione socialinnovation.ca)

4

costruire la comunità

investimento

5

investimenti

felicità

6

stabilire ruoli-responsabilità

mission

network

idea

154

7 8

branding

impatto


QUAL’E’ IL PROGRAMMA TIPO DI UNO SPAZIO PER IL LAVORO CONDIVISO?

li spazi condivisi? Le nuove tecnologie hanno visto la nascita di molti lavoratori indipendenti che lavorano con molti clienti ma non sono legati alle restrizioni di un unico spazio fisico.

Gli spazi condivisi di lavoro sono essi stessi un’innovazione sociale, un nuovo modo di lavorare. Il modello di lavoro dominante ha sempre visto organizzazioni separate lavorare in luoghi separati. Questo per qualche tempo è sembrato il modo giusto di produrre, ma oggi non rappresenta più la strada desiderabile. La natura del lavoro sta cambiando, e con essa gli spazi. Questi cambiamenti offrono un incredibile potenziale per un progresso economico, culturale, sociale e ambientale nei prossimi anni.

I prezzi degli affitti e per l’acquisto sono aumentati in tutto il mondo, rendendo difficile per piccoli gruppi e individui di trovare spazi di lavoro convenienti.

Si sta verificando un ritorno dal globale al locale. Mentre gli anni ‘90 sono stati la promessa del lavoro virtuale, il nuovo millenio sta reinforzando l’importanza dello spazio.

CHI SONO I PORTATORI D’INTERESSE E I SOGGETTI INTERESSATI DALL’INNOVAZIONE PRODOTTA DAL SOCIAL INNOVATION LAB E DAGLI SPAZI DI LAVORO CONDIVISI? comunità settore pubblico

comunità

SI

organizzazioni non-profit

organizzazioni for-profit comunità

L’innovazione sociale avviene nell’intersezione tra i settori. Le organizzazioni e il governo devono superare le tradizionali divisioni. Il supporto della comunità è richiesto per favorire questa innovazione.

155



social innovation lab e darsena


SHARING INFRASTRUCTURE DIAGRAMMI DELLE RELAZIONI

network&citta’

network&h2o

archeologia industriale.network.housing 158


SHARING INFRASTRUCTURE VISTA INTERNA


160


First People! Verso un futuro relazionale e inclusivo

Scopi

01

2050. Scenari Evolutivi Verso habitat condivisi, connessi e consapevoli

Scenario 02

Marghera Multi.Faces Un network relazione e inclusivo

Manifesto 03

Una nuova morfologia per l’inclusione sociale Dinamiche sociali a Mestre

Processo 04

Marghera Multi.Faces Il network infrastrutturale relazionale

Strategia 05

Spazi relazionali per l’inclusione Sharing spaces

Progetto 06

Elementi di sostenibilitĂ One planet living standards

Verifica

07

Indice delle tavole



7


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