Prestoria Brasiliana

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Pierangelo Fernandes Carera

1ª Edição - Dezembro - 2012 Vila Velha - ES


© 2012 — Above Publicações Editor Responsável Uziel de Jesus Editora Daiane Benedet Revisão Andrea Gatto Capa Pedro Henrique Pré-Impressão Samuel Medeiros Diagramação Jairo Bonellá

Todos os direitos reservados pelo autor. É proibida a reprodução parcial ou total sem a permissão escrita do autor. Editora Above (27) 4105-3374 www.aboveonline.com.br

Ficha catalográfica C271p Carera, Pierangelo Fernandes Preistoria brasiliana / Pierangelo Fernandes Carera. – Vila Velha : Above publicações, 2012. 319 p. ; 16x23 cm. ISBN 978-85-8219-029-6 1. História do Brasil. 2. Primeiras civilizações do Brasil. I. Título CDD 981

Catalogação na publicação: Bibliotecária: Andréa da Silva Barboza – CRB7/6354


Ringraziamento Di tutto il cuore al professore Davide Bigalli proprio perchÊ lui è stato presente nella mia vita e soprattutto per la sua presenza nei miei esami svolti in università . fu con lui che ho condiviso i miei momenti di tristezza, le mie aspirazioni, i miei successi e anche le mie desilusioni; potendo averlo vicino nei miei momenti di dificoltà . un uomo che sa dare consigli, amico e maestro, senza il quale non sarei arrivato dove sono.



Dedica Vorrei ringraziare a una persona in speciale, una ragazza, che sembra aver mia stessa età e che lavora come hostess nella sede del Cidis. Dedico a lei questa tesi, partendo dal fatto che mi diceva che mai nessuna persona le aveva dedicato un scritto. Ecco! Ora credo di farla almeno felice. La stessa felicità che avrei tanto voluto provare anch’io ma questa vita non mi ha permesso di avere un momento del genere, chissà in un’altra vita… Non dedico solamente a questa ragazza, ma anche a un mio stimato amico con il quale ho fatto molti esami e mi sono veramente divertito seguendo i suoi laboratori. Ha accettato l’argomento che avevo scelto per la tesi precedente questa e dovevo ringraziarlo di una maniera di-versa. Seppi che li piaceva una tesi che parlasse di storia. Partendo da questo


fatto collegai quello che volevo io, parlare del paese nel quale sono nato, il Brasile. Per raggiungere ciò dovevo prendere in consi-derazione le richieste del professore stesso che vuole che si parli in una tese del genere di due autori del passato, vissuti nel XV, XVI secolo; io non ho lasciato nessuno di questi dettagli e rilanciai una teoria nella quale ogni fatto di questi sollevati da me fossero presenti. Il professore al quale io dedico questo manoscritto è il migliore che io abbia avuto la fortuna di conoscere, anche se tra le “nostre” idee ci sono stati un pò di conflitto, ma devo ringraziare in speciale a lui per avermi aiutato a realizzare due dei miei sogni, queste due tesi che staranno per sempre nel mio ricordo. Vorrei anche dedicare questa tesi a tutti gli insegnanti con cui ho dato un esame, quelli che ho superato ed anche quegli che non sono stato in grado di passare. Un ricordo speciale al professore di Storia della Filo-sofia Morale, al professore di Storia della Filosofia e al professore di Sto-ria della Filosofia Politica. Sottolineo quest’ultimo insegnante perché ha dato a me il valore della parola verità, dando un senso alla mia vita. Un senso che da sempre ho ricercato e vengo a ritrovare in questi corsi. Un altro ricordo che ho è quello che parla dell’economia dell’India colo-niale. Questo popolo ha creato le sue idee basate sul senso della parola verità. Non vorrei discutere il fatto che gli inglesi hanno superato questo popolo perché erano bravi nell’uso del doppio senso delle parole, ma voglio dire solo che le bugie esistono, e solo dopo l’arrivo della coscienza è che l’uomo è in grado di capire l’inutilità di questa forma di pensiero cattivo. L’intelligenza si ha nell’essenza della verità. A cosa serve mentire sempre? Serve solo per mettere in disuso la


nostra tranquillità poiché dimentichiamo di quello che siamo veramente. Vorrei ricordare una frase molto correlata alle mie idee detta da Socra-te, una frase che tende a relazionare tutti i suoi pensieri. Giudico che questa frase ebbi dato molti problemi al filosofo, poiché come riferis-cono le Leggi di Platone, questa frase lo ha spinto alla morte certa. La frase alla quale mi riferisco è una che menziona il valore di dire la verità, chi dici la verità evita di portare dei problemi alla stessa vita. Su questo parere molti filosofi si accostano, come Nietzsche, ma la stessa ideologia viene allontanata da un ebreo che viveva nel 1.943, quando disse chela bugia ci fa diventare uomini. Andrea Tagliapietra vuole segnalare in modo molto evidente queste stesse idee nel libro Filosofia della bugia. Su questi versanti, io mi metterei da parte di Socrate, perché credo che non sia giusto mentire sempre e, se così lo è, preferisco non crescere. Un altro insegnante non del Dipartimento di filosofia è l’insegnante di Storia Romana. A lui avrei tanto voluto dedicare questa laurea, poiché in questo testo, si tenta sempre di ritornare nel tempo, oltre le fonti stori-che che parlano solo di quello che è successo nella storia del popolo eu-ropeo, ma che inglobasse anche quello che derivò della presenza dei primi uomini arrivati nel continente americano. Sono sicuro che certi professori porterò per sempre nei miei ricordi. Ammetto che non ho mai dato un esame della storia delle Americhe in questi cinque anni, però ammetto che mi sarebbe piaciuto veramente trovare un testo che par-lasse di queste cose che ora segnalo in questo ampio manoscritto.


Vorrei anche ringraziare tutti quegli che hanno creduto in me, quando non riuscivo più a credere che sarei riuscito ad arrivare dove sono arrivato. Una delle persone di cui sto parlando è il vicino della casa dove risiede mia zia. Aveva scommesso che ce le avrei fatta ad arrivare alla fine dei miei studi. Quando ha menzionato questo fatto sono rimasto pure stupito. Alle volte succede un fatto nel quale diciamo qualcosa che riesce a cambiare per sempre le nostre scelte. Quanti amici ho? Sinceramente non so, poichè ancora non mi è molto chiaro che cosa sia un amico, ma ringrazio tutti quelli che hanno vissuto con me questi anni, sia nelle frazione di Milano dove abita mia zia, sia a quelli di San Donato che ogni tanto vado pure a visitare, sia a chi ho conosciuto in Sardegna, sia quelli dello Studentato dove sono stato in questi ultimi tre anni a Milano, sia a chi ho conosciuto all’università; quelli con cui ho fatto dei laboratori, seguito corsi, giocato, visto lau-rearsi; infine ringrazio tutte le persone che hanno vissuto con me, che hanno creduto in me, che mi hanno seguito, che sono state stimolate dalle mie forze, che hanno scelto di fare con me la strada che ho scelto, pur prendendo direzioni diverse, ma che sono riuscite a fare qualcosa di interessante per la loro esistenza. Come dice un cantautore, “la vita è un viaggio, passaggio di solo andata”, per questa ragione io dico solo di approfittare di questo viaggio per vedere se sia possibile arrivare fino alla fine con il proprio impegno, non desistere alla prima porta chiusa, ma continua su questa strada, può darsi che la porta che ha trovata chiusa prima o poi si aprirà. Ci saranno sempre comunque dei ricordi che non riuscirò mai a can-cellare. E, tenendo sempre presente queste


persone che hanno visto, hanno parlato, hanno vissuto nello stesso ambiente mi sento obbligato a ricambiare. Per questo motivo ringrazio le donne delle pulizie, che credo che nessun avrebbe mai menzionato in una tesi; ringrazio il direttore con cui ho passato i miei ultimi tre anni nella struttura di via Edoardo Bassini; ringrazio i portinai, con cui ho avuto una grande amicizia e per i quali credo di non aver nessun pentimento, poiché erano le persone mi-gliori per fare passare il tempo. Credo di essere stato io a dare il con-siglio di rispettare queste persone, nei dialoghi avuti con miei coetanei, ma se poi non sia stato così, beh; si vive lo stesso!!!! Come sono stati belli questi ultimi anni, le feste, i giochi, le relazioni con gli stranieri. Mi è piaciuto molto essere stato in un luogo lontano da qualsiasi conoscenza, materna o paterna, ho vissuto, come dice uno di questi portinai per un momento su un’altra realtà, un’esistenza parallela a quella nella quali tutti gli altri sono abituati a vivere e posso dire che mi è piaciuto molto. Ho potuto vedere, in questi anni di crisi economica, studenti, che detes-tano chi è al potere politico nel loro paese, comportarsi come loro. Anche questo fatto mi è piaciuto. Ho avuto un sogno di essere importante per queste persone, ma poi, ho visto che forse era volere troppo della mia stessa esistenza e sinceramente non era quello che me ne aspettavo della mia vita e anche se sia così, da quello che ho imparato della mia zia nel mio momento esistenziale, devo essere grato di tutte le opportunità esistenti nella vita, senza questo augurio della mia parte non potrò mai e poi mai essere allegro di essere quello che sono. Di essermi comportato come mi sono comportato. Grazie, grazie a tutti


per tutto quello che mi è successo e che forse poi mi succederà in un futuro prossimo che ancora purtroppo non so. L’ultima che ringrazio è la conoscenza, poichè senza di essa non rius-ciremmo mai a diventare qualcosa o qualcuno. Che cosa sarebbe dei grandi del passato se non avessero assieme a loro le fonti di conoscenze che hanno cambiato per sempre ogni nostro pensiero? Che ne sarebbe della stessa specie umana senza tutto quello che hanno scoperto i nostri antenati che hanno inventato, reinventato, discusso, ridiscusso quella serie di pensieri che hanno ridisegnato il nostro ideale umano e che ci ha fatto vivere come fossimo farfalle libere in questo universo di cui non conosciamo le dimensioni cosmiche molte volte non sappiamo nem-meno che un grande autore del passato ha pensato esattamente quello che stiamo pensando, confessando pensieri che senza volere, all’im-provviso ci hanno fatto somigliare almeno per un attimo a uno di loro. Per questo ringrazio ancora la vita di avermi concesso quest’opportunità di poter sostenere la mia seconda tesi. Studiare non fa male a nessuno. Solo una cosa ci fa male, la certezza che si è persa l’opportunità di rea-lizzare un sogno. Non è giusto lasciare perdere i sogni sui quali fondiamo ogni nostra conoscenza, per questo, ho continuato nella via della conos-cenza. Spero che anche gli altri continuino per questa strada. Anche ora posso dire di non aver mai smesso di studiare e questa è la migliore cosa che una persona può fare della sua esistenza. Senza lo studio non si vive, per questo motivo dico di non lasciare perdere le opportunità che la vita ci dona.


Presentazione La veritĂ sentita e non compresa Ma chiusa in se stessa, che non posso Neppure pensarla. (Primeiro Fausto)


Tutta la conoscenza umana si è sempre basata su cinque domande es-senziali che sono riassunte in cinque domande. Gli americani le hanno riassunte, chiamandole “5w”, cioè “who”, “why”, “where”, “when” e “what”. La traduzione in italiano sarebbe: Come, Perché, Dove, Quando e Cosa. All’inizio queste domande erano usate solo per il telegrafo. Ma non è da questo che parte. Non si possono dimenticare tutti gli aiuti fatti da Cicerone, oppure da san Tommaso di Aquino, che con le loro idee davano più un’osservazione indiretta alla letteratura che al singolo messaggio. Sempre basandosi su queste informazioni, gli archeologi si sono dati da fare, poiché dovevano dare delle risposte a fatti che non sembravano essere spiegabili alla mente umana. Il passato è una lunga storia ancora tutta da scrivere, dal momento che non si conosce nulla da quello che successe prima del momento in cui l’uomo diede un interesse speciale alla storia del passato. Per questa ragione l’uomo si disperde andando dietro a fonti archeologiche diverse. All’inizio si credeva che la prima civiltà fosse quella greco-romana, ma con il tempo quest’idea viene del tutto cambiata. Si analizzano fonti del tutto diverse. Le fonti possono essere suddivise in materiali, epigrafiche e umanistiche e letterarie. Le fonti materiali al vaglio dell’archeologo sono estremamente varie: le città, di cui vengono analizzati la compo-sizione urbanistica e il rapporto con il territorio circostante, gli edifici pubblici e privati, le eventuali decorazioni (pitture, sculture), i monu-menti, le tombe, gli oggetti d’uso quotidiano. L’esame di tutte queste testimonianze consente di acquisire moltissime conoscenze:


dal livello qualitativo degli edifici si ricava il tono di vita dei loro abitanti; dalle o-pere d’arte i caratteri degli artisti; dagli oggetti d’uso, spesso sepolti ac-canto ai defunti, la qualità della vita. Le fonti epigrafiche e numismatiche consentono possibilità di datazione e offrono importanti informazioni per la storia delle autorità emittenti e per le vicende economiche in determinate epoche. Tra le fonti letterarie fondamentali sono i tre capitoli della Naturalis Historia del romano Plinio il Vecchio (I secolo) e la Periégesis tès Elládos (Guida della Grecia) del greco Pausania (II secolo), vera e propria guida ai monumenti della Grecia antica, ancora oggi stru-mento basilare di conoscenza. Pensando a questi ritrovati, l’autore del testo ha pensato in raccogliere diverse prove dell’arrivo degli uomini in America, tentando di mettere in discussione l’idea che gli uomini siano arrivati dalla Mongolia, seguendo lo stretto che conduceva all’Alaska. L’autore sa che è abbastanza pos-sibile l’arrivo degli stessi umani da quelle zone ma sa che il periodo dell’arrivo di questi uomini in America é stato molto posteriore, almeno 100.000 anni dopo la nascita dei primi primati umani nell’Africa. L’au-tore vuole parlare della possibilità che questi uomini possano provenire da altre parti, non solo dallo stretto di Bering, ma anche da zone come la Polinesia oppure della stessa Africa, approfittando dell’era ghiacciale, che aveva lasciato quelle zone molto più percorribili all’essere umano. Per arrivare a questo parere l’autore ha dovuto mettere in discussione molte fonti. I testi presenti in questa tesi sono risultati di analisi e rifles-sione dello stesso autore, che per un grande periodo della propria e-sistenza non ha


creduto nella possibilità che queste idee fossero vere, ma dopo l’analisi dei testi odierni che si riferivano a queste ricerche, ha compreso che forse era possibile l’esistenza di questa mutazione, di questo grande intervento umano che ha cambiato per sempre la storia umana e ha dato origine a quello che siamo ora. I testi archeologici sono quegli che tentano di studiare le civiltà e le cul-ture avute dagli esseri umani in un passato non molto distante e, sem-pre attraverso questo studio tentano di mettere in relazione la storia umana con l’ambiente circostante, attraverso una lunga raccolta di dati e fatti che possano lasciare con sé delle tracce e sempre attraverso queste tracce si tenta di definire cosa sia stato il pensiero umano in quel periodo. Prima si credeva che l’inizio dell’avventura umana risalisse a pochi anni addietro, poi si verificò che non è stato così. Un fatto importante fu la scoperta del Carbonio 14, che riesce a dare la data nella quale si é verificato un determinato fatto e questo ha aiutato molto gli archeologi, che prima si avvalevano di certe somiglianze per poi dare la valutazione di un determinato evento. La cosa più impor-tante verrà poi quando proveranno a creare un collegamento tra i fatti del passato e la tecnologia umana, avendo quindi delle teorie molto più chiare che parlavano delle capacità umane nel tempo. Molti fattori contribuiscono all’aumento di questa ricerca, principal-mente in Brasile dove vengono trovati le ossa e i resti, ritrovamenti che risalgono alla fine di due secoli fa: l’importanza di questa conoscenza è stata fatta verso la metà e la fine del secolo scorso. Il Brasile diventa quindi


una fonte di sapere, essendo poi la spiegazione principale di molti miti e di molte unioni tra popoli diversi, come quello cinese e quello amerindo. La cosa più difficile nel ricostruire la storia del Brasile è data dall’assenza di documenti scritti. Ma non sarà questo a mortificare l’analisi di questi nuovi terreni. L’uomo lascia sempre dei resti, in qualsiasi luogo si trovino e questi resti danno un senso al ricercatore che riesce a migliorare l’ana-lisi del luogo, sempre attraverso l’uso di questi mezzi, il ricercatore può mettere in chiaro la presenza o no di una determinata abitudine, di un determinato atteggiamento. Prendendo in considerazione questo fatto, l’autore tenta di dare una risposta ai tanti perché che li venivano in testa. Tenta così di trovare una spiegazione che potesse chiarire i fatti attraverso l’analisi dei fatti ac-caduti, leggendo le argomentazioni dei diversi archeologi o paleontologi che hanno lanciato questa idea e trascrivendo quello che gli sembra esatto. Forse l’idea che il mondo fu scoperto dai portoghesi oppure dagli spagnoli non sembrava essere molto giusta per poter parlare di popoli che ormai sono praticamente estinti o sopraffatti dallo sviluppo. L’au-tore difende così quei popoli o soggetti che lo hanno preceduto, cioè gli indigeni. Si rammarica per tutte le trasformazioni avvenute in questo periodo. Un popolo racconta sempre fatti nuovi, cose nuove che hanno trasformato completamente la natura umana, ma se viene un altro più forte e lo distrugge questo porta con sé la fine di una fonte storica. Queste cose successero diverse volte nella storia umana, ma non in ma-niera così opprimente come quella realizzata dagli europei negli ultimi 500 anni. Forse la perdita delle lingue tupi non fu un fatto molto gradito. La perdita di


questa lingua tende a mettere sotto silenzio una fonte che può essere molto paragonata allo sviluppo degli stessi romani in Italia. Quando le diverse civiltà sorte attorno allo Stato romano hanno impa-rato la lingua romana, hanno diffuso le espressione e le caratteristiche del latino, procreando poi nuove lingue che vengono a costituire il dia-letto. Ma questo fatto non è solo osservato nell’Italia, ma anche in altri ter-ritori come la Francia, oppure la Spagna. Si menzionano queste due na-zioni, per non dare evidenza a tutti gli altri paesi dell’Eurasia. Allora si può anche dire che l’intervento europeo sia stato ottimo, poiché con loro viene anche l’idea della costituzione di uno Stato forte, di una na-zione. Ed è per questo che l’autore si è interessato della conoscenza del passato oppure della storia del suo paese d’origine, il Brasile. La storia non si ferma lì. Altre persone hanno lasciato il loro contributo, persone come un portoghese in speciale, Pero Vaz de Caminha, che lascia una lettera nella quale sono descritte caratteristiche importanti che servono per parlare di quel nuovo spazio. All’inizio si ha un confronto tra le persone che sono arrivate e quelle che già si trovavano in quel luogo. Questi pareri dimostrano che la società europea era molto sviluppata in tutti i sensi e questa caratteristica faceva essere il luogo molto più primitivo di quanto già non lo fosse. Un altro scrittore che ha lasciato il suo nome è un spagnolo. La sua forma di descrivere il luogo sembra molto migliore di quella del por-toghese: non mette in evidenza la superiorità di quella razza, ma dimos-tra la sottomissione che hanno di fronte a chi le è superiore nell’aggressione.


In effetti questa è una caratteristica che privilegia solo chi ha più potere nell’aggressione. Gli altri non avendo questa superiorità vengono sempre messi da parte. Fu molto importante però la descrizione fatta dagli indigeni. L’autore non vuole soffermarsi solo lì. Sa che determinate industrie mondiali avevano bisogno di certi oggetti per dare avvio ad una produzione fatta all’interno di uno stesso luogo, questi tesori avevano una loro storia e un loro utilizzo che li metteva in un migliore ordine all’interno del paese nel quale si trovavano. Per questa ragione tenta di ricercare l’origine di questi oggetti, che hanno fatto la fortuna del Brasile. Si incomincia a parlare del nome di questo immenso paese gli alberi color brasa. Le prime persone che si trovano in questo luogo al vedere le piante, pronunciano il nome brasa. Lo fanno anche i portoghesi nel periodo in cui si avvicinano al posto dove si trova il Brasile. La cosa interessante è che l’uomo per 300 anni non riesce a sviluppare una tecnica artificiale nella quale possa dare un colore rosso. Per questa ragione il Brasile è stato per un lungo periodo fonte di questi alberi, dando una grande ricchezza al paese colonizzatore del Brasile. L’autore cerca pure di trovare il paese che abbia derivato quella pianta, poiché non ci crede che l’origine di quella pianta sia solo il Sudamerica, cercando altri posti nel pianeta che avessero le stesse caratteristiche e gli stessi rapporti esistenti sulla costa brasiliana. Anche se tutto questo sembra avere la caratteristica di dare una impressione non molto bella del paese nel quale oggi vivono almeno 211.000.000 persone, non sono solo da


prendere in considerazione queste caratteristiche, poiché ce ne sono anche altre che servono per parlare di questo paese. E proprio basandosi sulle caratteristiche climatiche, sulla temperatura e sulla facilità con la quale si poteva avere una produzione agraria sufficiente, il Brasile incomincia a produrre la canna da zucchero. Questa canna era il mezzo più semplice di avere lo zucchero fattore integrante in tutte le cucine esistenti nel pianeta; per questa ragione il Brasile è stato molto ricercato per il mercato di questo nuovo prodotto importantissimo e che fu una grande risorsa monetaria per il Portogallo, che ha saputo approfittare molto bene di questo prodotto. Infine l’autore non lascia perdere il prodotto che ha caratterizzato il commercio negli ultimi secoli, cioè il tabacco. L’autore segnala che l’o-rigine di questo prodotto ha avuto fonti diverse e ha caratterizzato mol-to il centro-america ed il sud degli USA, ma fu portato anche in Brasile. Il Brasile presenta caratteristiche che servono per la produzione di diversi prodotti agricoli o animali, senza dire che il tabacco in quella zona era molto diverso dal tabacco trovato nell’Eurasia, era molto migliore. I portoghesi hanno osservato che la migliore cosa da fare era investire in questo prodotto avendo un grande ricavo che ha servito per colmare le nuove spese che l’antico paese di Portogallo stava facendo nella sua e-sistenza. L’investimento di Portogallo non finisce lì, anzi sembra che non finirà mai, poiché nelle Americhe si ritrovano sempre nuove fonti di ricchezza e tutto questo dava un grande piacere a Portogallo.


La fonte che ha dato origine al cotone viene trascritta in questo testo. Viene anche messa la probabile data della sua formazione, chiarendo anche la specialità che si aveva nell’uso di questo strumento nella civiltà europea. Sarebbe stato molto conveniente l’uso di questo prodotto pro-prio nell’Europa. Il cotone riusciva a produrre molto più calore di altre sostanze e questo nuovo metodo era meno costoso in Europa e per questo molto richiesto. Allora i portoghesi decidono di investire anche in questa pianta. Non si fermano lì. L’essenza di tutto, proviene da un metallo, che in quel tempo era considerato il metallo perfetto. Questo metallo si chiama oro. Ritrovarlo era una cosa molto difficile. Sembra che non siano stati in grado di trovare delle fonti consistenti in Europa, per questa ragione si ha un grande in-vestimento sulla ricerca in paesi esterni all’Europa. Si incomincia con la sottomissione degli africani da parte di Portogallo, per poi passare sulla ricerca nei territori americani. Praticamente tutto l’oro americano viene fornito agli europei, che ten-dono a distruggere praticamente tutte le riserve dell’oro. Per molti secoli ancora si credeva che l’oro fosse una sostanza perfetta, e che nessun’altra la potesse superare in forma e in potenziale. Questa ipotesi influisce molto sul prezzo dell’oro che viene visto come il primo responsabile del potere di un paese colonizzatore. Portogallo, quando incominciò a entrare in questo nuovo paese chiamato Brasile, non aveva dato molta importanza all’esistenza dell’oro, anche se i primi indigeni


tendevano a cambiare con loro dei pezzi d’oro, non si erano subito dati alla ricerca di questo metallo, solo più tardi si interessano veramente sul fatto della sottrazione di questo metallo dalle coste brasiliane. Questo avvenimento porta allo sviluppo di nuovi stati come Minas Gerais, che ha fornito molte pietre preziose al paese dominatore, forse non solo oro, ma anche una grande quantità di diamanti e di argento. Quando poi si conosce la formazione chimica di queste pietre, si capisci il vero valore dell’oro, e si tende poi ad abbassarlo. Un’altra ipotesi sul calo dei prezzi dell’oro proviene dal fatto che era molto cresciuto la quantità in circolazione, quindi questo entra subito in contrasto con suo reale valore facendolo crollare sui mercati internazionali. Nel testo viene anche raccolto il modo come negli anni viene formata questa sostanza. Ma le ricchezze brasiliane non si fermano solo lì. Un altro prodotto molto richiesto nel commercio internazionale era stato il caffè. Il Brasile, avendo un clima tropicale, sembra essere il mi-gliore esempio per la produzione di questa sostanza. São Paulo, passa ad essere riconosciuto mondialmente per le sue riserva di caffè che incominciano a dare un grande investimento al paese, non é più proprietà del Portogallo, poiché riesce a diventare indipendente da questo paese alla prima metà del 1.800, quando ci fu l’invasione del territorio portoghese da parte di Napoleone. Il Brasile necessitava di nuove fonti di ricchezze e queste sono pro-venienti da questa nuova sostanza. La presenza degli italiani sul ter-ritorio brasiliano è vista come


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