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Pag Ripensare le libertà del dopo Covid
2LUPUS IN FABULA Benito Melchionna Procuratore emerito della Repubblica Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare. (Winston Churchill)
RIPENSARE LE LIBERTÀ NEL DOPO COVID?
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1 - La libertà tra repressione e anarchia Le diverse “restrizioni” imposte per legge - causa Covid - all’autonomia dei cittadini offre l’occasione di interrogarci sulla necessità di ripensare addirittura il valore e i limiti delle libertà, conquistate attraverso secoli di lotte contro la servitù e la sudditanza. Questo perché da un lato il dono grandioso della libertà ci soffoca quando viene compresso. Quando invece il malinteso senso di libertà personale è esaltato nella sua totalità e travalica i propri confini, la stessa libertà si trasforma in anarchia, in contrasto con le norme che tengono salda la convivenza (ad es., circolare contromano in monopattino investendo i pedoni, usare la libertà di parola per ingiuriare gli altri o per dire cose stupide, ecc..). Tali eccessi, amplificati dalla Tv e dai mass media, spingono a mettere in discussione il dogma della democrazia e il valore dell’uguaglianza formale, aprendo il varco ai sistemi politici autoritari e repressivi che – in nome dell’ordine - imperversano in mezzo mondo. In questa logica si inseriscono le contestazioni dei no vax e dei no pass e le analisi giuridiche che negano la legittimità di talune misure limitative delle primarie libertà garantite dalla Costituzione. Ciò con specifico riguardo alla libertà di circolazione riconosciuta dall’art.16 Cost., tuttavia “salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”. 2 - La “legge dell’emergenza sanitaria” Alcune restrizioni, imposte dalla “legge della emergenza sanitaria”, e cioè suggerite dalla paura di diffusione del virus (in particolare, obbligo di green pass, che di fatto costringe alla vaccinazione), sono impugnate come discriminatorie e tra l’altro incompatibili con i parametri costituzionali della ragionevolezza e del rapporto costi-benefici, rapporto mirato all’obiettivo di bilanciare tra loro gli obblighi di legge e i vantaggi per la salute individuale e collettiva. Proprio su tale questione - come tra l’altro dimostra l’attualità del progetto referendario sulla eutanasia e sulla disponibilità della vita - si è acceso lo scontro sul primato della salute individuale e della libertà di cura rispetto alle esigenze di sanità pubblica. In questo contesto è ovvio che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero” (art.21 Cost.); ma è altrettanto ovvio che le manifestazioni di piazza non possono trasformarsi in atti (vietati e da sanzionare) di violenza, come ad es. il blitz del 9 ottobre 2021 ai danni della sede in Roma del sindacato CGIL. Il dibattito va comunque ricondotto nell’alveo tracciato dall’art.32 Cost., che definisce la salute “diritto fondamentale dell’individuo” e insieme “interesse della collettività” (vedi, sul punto, l’Ordinanza 23 settembre 2021, con la quale la Corte costituzionale ha ritenuto i DPCM anti-pandemia giustificati dalla decretata emergenza sanitaria). Peraltro, anche il Consiglio di Stato (sentenza n.7045 del 20 ottobre 2021), nel respingere il ricorso degli operatori sanitari del Friuli Venezia Giulia contro l’imposizione dell’obbligo vaccinale, ha ritenuto tale “misura” costituzionalmente legittima. Rilevando appunto che la Costituzione antepone la solidarietà alle libertà individuali; dato che non esiste una libertà tanto assoluta da non dover fare i conti con il fondamentale “inderogabile dovere di solidarietà” (politica economica e sociale) posto dall’art.2 Cost.. 3 - La solidarietà nel tempo nuovo Tutto ciò induce ad attrezzarci per affrontare gli scenari che ci attendono nel post pandemia, dove nulla o poco sarà più come prima. Si imporranno pertanto modelli culturali idonei a riequilibrare – anzitutto attraverso la mitigazione dei progetti di “vita a distanza” – il nuovo ordine (?) mondiale, governato sempre più da pervasivi ecosistemi digitali e affaristici. Intanto, per recuperare uno sguardo umano e un dialogo costruttivo, sarebbe utile meditare sulle ferite arrecate al nostro turbo-capitalismo dalla crisi sanitaria. Riflettendo sul fatto che i valori di solidarietà e fratellanza “reggono” solo se - e fino a quando – riusciamo ad armonizzare l’io con il noi, facendo squadra e praticando la reciproca attenzione per l’altro (inteso come “noi”). Purtroppo, la solidarietà e la reciprocità sono valori sconosciuti da chi si relaziona con il male e insegue la politica degli affari; da chi quindi discrimina, marginalizza e fa strage di ogni diversità. Come dimostrano coloro che vogliono erigere nuovi muri contro i migranti (per poi magari sfruttarli in nero); o quelli che discriminano e danneggiano le donne esibendo un primitivo macismo muscolare. Senza trascurare, infine, il racconto della catastrofe umanitaria dell’Afghanistan, all’esito disastroso di una guerra tra arcaici fanatismi etnico-religiosi e la perduta egemonia USA, nel quadro della civiltà occidentale, che molti ritengono ormai avviata al tramonto.
benitomel38@gmail.com
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