1 minute read

Gli effetti della pandemia sono ancora evidenti

Nonostante alcuni timidi miglioramenti, in Italia la transizione ecologica dei trasporti procede ancora in modo troppo lento e i servizi offerti ai cittadini non trovano ancora riscontro in quelli di molti altri Paesi europei. Non fa eccezione il comparto ferroviario, oggetto specifico del rapporto “Pendolaria 2023” pubblicato il 22 febbraio scorso da Legambiente, che annualmente fotografa la situazione del trasporto su ferro nel nostro Paese, con un’attenta analisi delle risorse stanziate, dei progressi compiuti e delle ulteriori misure da implementare per superare le criticità e i problemi che si sono accumulati negli anni. A pesare soprattutto sul trasporto su ferro, come denuncia il rapporto 2023 sono infatti i continui ritardi infrastrutturali, la costante scarsa frequenza dei treni, la presenza di linee a binario unico, la lentezza nella riattivazione delle linee ferroviarie interrotte (vedi box). Criticità a cui si accompagna uno stanziamento ancora inadeguato di risorse economiche per la modernizzazione e il potenziamento del comparto valutato .

Non sorprende che il numero di viaggiatori al giorno, riferito al 2021, abbia continuato a risentire degli effetti dovuti all’emergenza sanitaria da Covid-19, seppure in misura minore rispetto al 2020. Nei dati raccolti su base regionale non vengono quindi ancora raggiunti i livelli di frequentazione che caratterizzavano il periodo

Un quadro generale definito da Legambiente “abbastanza preoccupante”, anche se non privo di “buone pratiche” - puntual- mente illustrate in un capitolo conclusivo dal titolo emblematico “Il sogno dei pendolari: il treno che vorrei” -, che ha pesanti ripercussioni in particolare sulle Regioni del Mezzogiorno, dove il rapporto 2023 vede concentrate alcune tra le peggiori linee ferroviarie d’Italia (nello specifico Ex linee Circumvesuviane, Catania-Caltagirone-Gela e Bari Bitritto, ma anche le linee laziali Roma-Lido e Roma Nord-Viterbo). pre-pandemico, con in media valori inferiori del 37,7% (-31,5% rispetto ai dati 2009) e punte in Puglia di -65,1%, in Molise di -55,1%, -45,3% nel Lazio, -42,7% nelle Marche e -30,5% in Lombardia.

Si arriva così ad un totale di 1.829.922 viag-

Il tutto a fronte di una ripresa del pendolarismo che, pur non avendo ancora recuperato i livelli del periodo pre-pandemico, ha fatto registrare nel 2022 un significativo “ritorno” di passeggeri sui treni nazionali regionali, dopo due anni consecutivi di calo a causa delle restrizioni e delle preoccupazioni innescate dall’emergenza sanitaria (“Trenitalia ha dichiarato un aumento complessivo di oltre il 40% dei passeggeri rispetto al 2021, con punte del 110% per quelli ad Alta Velocità. In aumento anche il numero di treni regionali in servizio, considerando tutti i gestori, anche se con notevoli differenze tra le Regioni: 2.788 i treni regionali in circolazione in Italia nel 2021, contro i 2.666 del 2020”).

This article is from: