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sott'acqua

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CULTURA. LA PUGLIA IN CORSA PER IL 2025

Una è la città più orientale d'Italia, l'altra invece si trova sulla punta più alta del Gargano. Entrambe sono pugliesi e concorrono per ottenere il titolo di “Capitale Italiana della Cultura 2025”: sono le città di Otranto e Monte Sant'Angelo. Due scrigni di autentica bellezza che raccontano, ciascuna a proprio modo, l'identità culturale che le contraddistingue e le storie delle comunità che intrecciandosi con quelle del territorio circostante, le rendono uniche.

Partiamo da Otranto, porta verso l'Oriente, ponte che unisce popoli diversi, approdo di genti e faro del Mediterraneo. Un luogo che è stato plasmato dall'incontro di culture differenti che hanno dato vita ad un unico e meraviglioso mosaico. La città leccese si è infatti candidata con il dossier “Otranto, mosaico di culture”: un lavoro attento e innovativo, connotato da un profondo significato simbolico, coordinato dal Magnifico Rettore dell'Università del Salento, Fabio Pollice. “Con un chiaro riferimento all'eccezionale mosaico che si trova in Cattedrale – ha spiegato il professor Pollice – Il titolo del dossier vuole raccontare come ogni città in realtà sia l'espressione di un mosaico di culture, di una integrazione fra mondi diversi. E Otranto, nei secoli, ha sempre rappresentato questo: un crocevia tra il mondo orientale e quello occidentale, simbolo dell'integrazione mediterranea. Mosaico di culture, però – ha proseguito il Magnifico Rettore – vuol dire qualcosa di ancora più profondo. La cultura, infatti, è di per sé un mosaico e ciascuno di noi fa parte di questo progetto culturale, diventando a sua volta tessera insostituibile”. Un progetto quindi che travalica i confini della candidatura, diventando un vero e proprio espediente narrativo. Una proposta di comunità che guarda all'intera Terra d'Otranto, di cui la città salentina è da sempre espressione e sintesi. E sono tante le bellezze e le ricchezze storiche, culturali, architettoniche e paesaggistiche che racchiude in sé la città-mosaico. Numerosi sono inoltre i progetti che questa candidatura intende mettere a valore per uno sviluppo condiviso e a lungo termine, come il marchio “Terra d’Otranto”, per valorizzare le produzioni tipiche del territorio e legarle all’attrattività turistica. Fondamentale anche la valorizzazione di quel patrimonio culturale già esistente, come il patrimonio librario di Casole, l'Archivio Carmelo Bene conservato presso la Biblioteca Bernardini di Lecce, il faro elemento simbolo della città e Palazzo Melorio che ospiterà

Una fortezza sul mare. È questo che ci torna alla mente quando pensiamo a Otranto, in Puglia, il paese più a oriente in Italia. A pochi km dalla città approdò Enea, da qui passò anche S. Paolo, da Otranto partì la crociata organizzata da Federico II.

il centro multimediale, le cui attività saranno diffuse all’interno dell’Unione di Comuni della Grecìa Salentina. Ma Otranto si propone anche di diventare un ecosistema sostenibile, nel presente e nel futuro, attraverso l’educazione alla sostenibilità e all’esperienza multiculturale, facendo leva sulle bellezze paesaggistiche, come il Parco Naturale Regionale Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e il Bosco di Tricase, hotspot internazionale di biodiversità che caratterizza le alte falesie rocciose verticali. Essenziale in questo percorso di promozione culturale e identitario del territorio, la rete che unisce e riunisce associazioni, enti, istituzioni, piccole realtà e singoli cittadini che hanno contribuito alla stesura del dossier e che insieme, fianco a fianco, rappresentano proprio quel mosaico di tessere, colori e culture, che raccontano la storia di una città che guarda con fiducia al suo futuro.

Al fianco della città salentina, aspira a diventare Capitale Italiana della Cultura 2025 Monte Sant'Angelo, conosciuta in tutto il mondo per il suo Santuario situato in una grotta, dove per la prima volta sarebbe apparso San Michele Arcangelo. La città dal 2018 è nota anche con il brand “Città dei due siti Unesco”. Nel 2011, infatti, arriva il primo riconoscimento, legato in particolare alle tracce dei longobardi nel santuario di San Michele Arcangelo; il secondo nel 2018 con le faggete vetuste della foresta Umbra. La città garganica si è candidata con il dossier “Un monte in cammino”, che richiama le sue origini; infatti, Monte Sant'Angelo fa parte di una rete di cammini davvero molto vasta, che comprende la via Sacra Longobardorum e la via Francigena. Il progetto di candidatura potremmo definirlo corale, di territorio, perchè è riuscito a superare i confini geografici, ponendo le basi per delle importanti sinergie con altre città candidate allo stesso titolo, quali Assisi, Spoleto e Otranto, ma anche dando vita ad un partenariato importante con le Terre di Sacra, come la Val di Susa, dove c'è l'altra abbazia dedicata a San Michele Arcangelo e con Mont Saint-Michel. Un luogo, Monte Sant'Angelo, che racchiude in sé una bellezza sacra, spirituale, quasi d'altri tempi, che accoglie ogni anno migliaia di turisti e fedeli tra i suoi stretti vicoli bianchi, soprattutto per la presenza della Basilica, costruita a 800 metri di altezza, lì dove è apparso per la prima volta l’Arcangelo Michele, in una grotta. Negli anni e da oltre quindici secoli la città garganica è diventata meta d'obbligo nei pellegrinaggi micaelici. E infatti, sono stati numerosi i re, gli imperatori, i santi e i papi che dopo lunghi pellegrinaggi sono giunti fin qui per inginocchiarsi davanti all'altare dell'Arcangelo Michele, comandante dell'esercito celeste contro il demonio. La storia parte dalla fine del V secolo d.C., quando l'arcangelo Michele si manifesta e appare davanti al vescovo Lorenzo Maiorano, cercando di convincerlo a far cessare i culti pagani che si svolgevano nella grotta, per passare ai culti cristiani. L'arcangelo poi apparirà per tre volte a Siponto davanti al vescovo, indicando la grotta come luogo nel quale Egli vigila contro il male. “In questo luogo chiunque chieda perdono, chiunque inizi la sua conversione – ha spiegato Enrico Liberatore, guida turistica della Basilica a Monte Sant'Angelo - ha la possibilità di chiedere indulgenza plenaria in perpetuum, così come stabilito dalla Bolla Papale sottoscritta da Giovanni Paolo II, dopo la confessione che però deve essere fatta entro 8 giorni dal peccato. I tre cardinali che hanno celebrato la Santa messa su quell'altare – ha concluso Enrico Liberatore – sono Angelo Roncalli, Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger, poi diventati papi, per intercessione di San Michele Arcangelo”. Ma sono davvero tante le bellezze della città garganica; tra gli angoli imperdibili c'è il Rione Junno, il quartiere più antico, caratterizza-

"Terribilis est locus iste". È la scritta che troviamo all'ingresso della Basilica di San Michele Arcangelo. È sovrastato da un’iscrizione che riassume in sé l’enorme valore, non esclusivamente spirituale, dell’antico santuario.

to da piccole e bianche abitazioni che danno l'impressione di attraversare un presepe. Qui, è possibile anche visitare il Complesso di San Pietro e il Museo Tancredi META. Mentre nei pressi della Basilica si trova il Castello Normanno Svevo Angioino Aragonese. Insomma, uno scrigno ricco di meraviglie e splendori, che tra cielo, mare e montagne, incantano e stupiscono visitatori e fedeli.

La sfida per entrambe le città pugliesi per ottenere il titolo di “Capitale Italiana della Cultura 2025” è stata quindi lanciata, ma il percorso di valorizzazione dei territori, qualunque sarà l'esito finale, è appena iniziato, così come confermato da entrambe le realtà che adesso attendono trepidanti i prossimi step: l'attesa purtroppo durerà più del previsto. Il cronoprogramma predisposto dal Ministero purtroppo ha subito un forte ritardo, a causa del rinnovo della squadra di governo. Un ritardo quindi che si ripercuoterà su tutta la procedura. Resta dunque ancora in piedi il sogno di diventare Capitale della Cultura almeno fino a Natale. E chissà se sotto l'albero ci sarà un regalo per la Puglia.

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