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AMBIENTE

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FUTURO

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FOTO D'AUTORE

La foto vincitrice di World Press Photo 2022: è stata scattata dalla fotografa canadese Amber Bracken per il New York Times e riporta alla memoria il tragico ritrovamento dei corpi di 215 bambini in una tomba rinvenuta nei pressi della Kamloops Indian Residential School, in Canada, istituto costruito alla fine dell’Ottocento per accogliere i piccoli indigeni indiani.

Conflitti tra popoli, emergenza covid, cambiamenti climatici, povertà, ma soprattutto bellezza, quella che colpisce e rapisce anche nelle brutture della vita, anche tra le mille difficoltà che l’uomo da una parte e la natura dall’altra pongono di fronte. Tutto questo raccontato dalle potenti immagini di World Press Photo, il concorso di fotogiornalismo più prestigioso al mondo, in mostra a Bari, per il nono anno consecutivo, negli spazi del Teatro Margherita. Per la sua 65esima edizione, la manifestazione è tornata con una veste rinnovata: non ci sono più le classiche otto categorie tematiche, ma i 134 scatti vincitori sono stati suddivisi seguendo una narrazione che procede secondo le aree geografiche del mondo. Per offrire una distribuzione più equilibrata, aumentando di conseguenza il livello di rappresentanza internazionale, infatti, per la prima volta la World Press Photo Foundation ha lanciato una nuova strategia di selezione, modificando l’impostazione del concorso e lavorando con un sistema che permette di offrire un ampio sguardo su tutte le regioni del pianeta: Africa, Asia, Europa, Nord e Centro America, Sud America, Sud-est asiatico e Oceania. Per ciascuna delle sei aree geografiche di riferimento, gli scatti sono poi stati suddivisi nelle seguenti categorie: Foto singola, Storie, Progetti a lungo termine e Open Format. Quest’ultima categoria, che rappresenta anch’essa una novità di questa edizione 2022, comprende opere realizzate secondo tecniche miste, ad esempio immagini ad esposizione multipla, applicazioni e ricami, collage fotografici e video. E come ogni anno, anche in questa edizione sono state davvero tante le opere candidate, ben

64.823, scattate da 4.066 fotografi, provenienti da 130 Paesi del mondo. Foto dell’anno 2022 l’immagine scattata dalla fotografa canadese Amber Bracken per il New York Times, che riporta alla memoria il tragico ritrovamento dei corpi di 215 bambini in una tomba rinvenuta nei pressi della Kamloops Indian Residential School, in Canada, istituto costruito alla fine dell’Ottocento per accogliere i piccoli indigeni indiani. Lo scatto vincitore immortala quindi la scena spettrale di abiti da bambini appesi a delle croci distribuite lungo il cammino per commemorare le piccole vittime, su uno sfondo cupo in cui i nuvoloni neri sono interrotti solo da un piccolo arcobaleno, che trasmette un senso di pace e di speranza. Vincitore del long-term project è invece il progetto del fotoreporter Lalo De Almeida, che ha saputo raccontare attraverso il suo reportage gli effetti a lungo termine del disboscamento dell'Amazzonia. Qui gli indigeni vivono in maniera più profonda, rispetto agli altri, le trasformazioni del territorio circostante. In particolare, attraverso il suo scatto fotografico, De Almeida racconta come la foresta pluviale amazzonica sia gravemente e quotidianamente minacciata dalla deforestazione, dall’estrazione mineraria, dallo sviluppo infrastrutturale e dallo sfruttamento di altre risorse naturali. “Un progetto fotografico che spiega come la crisi ambientale di un paradiso terrestre possa causare una vera e propria crisi sociale – ha spiegato Vito Cramarossa, direttore di CIME, l'associazione che ogni anno si occupa di organizzare il World Press Photo – Questo accade anche in tutte le comunità, a testimonianza del fatto che i cambiamenti nell'ambiente che ci circonda, possono lasciare un segno indelebile anche nella vita quotidiana di ciascuno di noi”. Vincitore della storia dell'anno è invece il fotoreporter Matthew Abbott, che attraverso più scatti racconta quanto accade in Australia, dove le popolazioni aborigene bruciano le sterpaglie del sottobosco per proteggere e tutelare le foreste da possibili incendi che potrebbero, a loro volta, distruggere interi villaggi e quindi anche l'economia della popolazione. Questa pratica, messa in atto da decine di migliaia di anni,

Le foto selezionate sono tutte interconnesse e affrontano la problematica legata al progresso dell’umanità e ai suoi effetti. Tra i principali argomenti, la crisi climatica e i conflitti ancora in corso in ogni angolo del globo. (p. 2 e p.18 © Nanna Heitmann , pp. 14-15, p. 17 e p. 19 © Matthew Abbott)

vede il fuoco come uno strumento per gestire la propria terra natale e combina le conoscenze tradizionali con le tecnologie contemporanee per prevenire gli incendi, diminuendo così la CO2 che contribuisce al riscaldamento globale. “Anche in questo caso – ha spiegato ancora Cramarossa – la tutela ambientale è al centro della vita di intere comunità che con la loro azione quotidiana cercano di tutelare il proprio habitat. È significativo – ha poi aggiunto il direttore di CIME – che due premi su quattro abbiano riguardato tematiche di carattere ambientale”. Infine, “Il sangue è un seme” di Isadora Romero, Ecuador, è l’opera vincitrice per la sezione World Press Photo Open Format Award: un video che, attraverso il racconto di storie personali, mette in discussione la scomparsa dei semi, la migrazione forzata, la colonizzazione e la conseguente perdita di conoscenze ancestrali. Tra le fotografie esposte negli spazi del Teatro Margherita di Bari, in questa nona edizione del concorso di fotogiornalismo, anche una fotografa italiana, Viviana Peretti. “Quest’anno, infatti, sono stati premiati anche progetti fotografici al di fuori del contest, di solito – ha spiegato il direttore Cramarossa – queste opere non vengono esposte nel resto del mondo. Questa è una particolarità solo nostra, quindi”. Attraverso i suoi scatti la fotoreporter italiana ha raccontato quanto accade in Colombia, dove ci sono spesso persone che scompaiono, il dolore delle famiglie e la loro battaglia quotidiana nell’affrontarlo e riuscire a superarlo. Una iniziativa internazionale che ogni anno offre sempre più spunti di riflessione, anche attraverso l'organizzazione di talk tematici e ci

cli di incontri, organizzati da Vito Cramarossa: dall'impatto che il covid ha avuto su diverse categorie di lavoratori al linguaggio dello sport, dalla parità di genere all'inclusione sociale. Tra i talk organizzati, anche uno dedicato ai cambiamenti climatici, con il meteorologo Federico Grazzini, che nel corso dell’incontro ha posto l’attenzione su quanto sta accadendo in questi ultimi anni dal punto di vista climatico e ambientale: “L’aumento e la persistenza dell’alta pressione è uno degli effetti del riscaldamento globale, in particolare nell’area del Mediterraneo. Qui l’alta pressione subtropicale tende ad essere più estesa verso nord, quindi a interessare anche l’Italia, man mano che la temperatura globale sale. La situazione in futuro non sarà semplice – ha proseguito Grazzini – soprattutto d’estate avremo temperature molto alte, lunghi periodi di siccità e questa combinazione porterà tutta una serie di effetti, quali ad esempio incendi, mancanza di acqua potabile, propagazione di virus e malattie tropicali. Sono impatti importanti per il nostro Pianeta. In particolare, l’Italia è così esposta al cambiamento climatico, perché è una zona di transizione tra il clima subtropicale e quello delle medie latitudini. Quindi il nostro Paese dovrebbe essere capofila tra le nazioni in quelle che sono tutte le azioni da mettere in campo per mitigare questo cambiamento. Prima agiremo e prima riusciremo a contenere questo fenomeno. Teniamo conto – ha infine concluso il meteorologo – che a livello globale siamo già arrivati quasi alla soglia di massima allerta, fissata a un grado e mezzo in più nella temperatura. Le ultime proiezioni ci dicono che si va verso due gradi e mezzo entro fine secolo. Stiamo dunque andando incontro ad uno scenario difficile”. Il World Press Photo, quindi, non è solo ed esclusivamente fotografia e arte, ma è anche confronto, dialogo, incontro, si trasforma così in una fucina di idee e opinioni, che piantano il seme della conoscenza e dello sviluppo. Una manifestazione internazionale che ogni anno registra un interesse sempre crescente tra i baresi e i turisti che scelgono il capoluogo pugliese come meta delle loro vacanze; ma anche tra gli studenti e le scolaresche che trovano nelle sale del Teatro Margherita interessanti spunti di riflessione per crescere e far crescere.

RITORNO ALL'ESSENZA

Egitto: il signor Seliman gestisce un eco-villaggio con i suoi cugini. A causa del Covid-19, nel 2020 la struttura ha quasi azzerato i suoi ospiti e il signor Seliman ha reindirizzato la sua attenzione all'orto di famiglia. La foto, dal titolo "Il desiderio dello straniero il cui percorso è stato interrotto", è una delle immagini selezionate per World Press Photo 2022 © Rehab Eldalil

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