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Il Rinascimento della fontana

Quando da bambini si giocavano interminabili partite di calcio sotto il sole cocente estivo, c’era solo un elemento che, dopo un certo numero di ore, riusciva a distrarre tutti dal pallone. La fontana. A un certo punto la zona antistante veniva praticamente occupata; e la ressa per dissetarsi faceva quasi dimenticare che quelle fontane erano lì per tutti e che lo sarebbero state anche dopo che la foga dei bambini assetati sarebbe passata. Questa fotografia dei primi anni 80 è probabilmente un ricordo condiviso da tanti pugliesi. Ce ne sono, ovviamente, tantissimi altri legati alle fontane che spiccavano in decine di comuni pugliesi. Il primo, però, risale ad oltre cento anni fa. A Bari, per l’entrata in funzione della prima fontanina, si gridò quasi al miracolo. Perché in effetti quella colonnina in ghisa rappresentava il traguardo, non così scontato per l’epoca, della disponibilità di acqua per tutti i pugliesi. Per capire invece cosa rappresentano oggi le fontane per i pugliesi abbiamo fatto due chiacchiere con Giuseppe Galasso, assessore ai Lavori Pubblici di Bari. Un dialogo sulle fontanine che dal passato abbraccia presente e futuro.

Da una fase quasi “preistorica” alla modernità. Si può dire che le fontane rappresentano questo passaggio?

Le fontanine costituiscono per Bari, ma ancor più diffusamente per tanti comuni pugliesi, un prezioso patrimonio storico e sociale da preservare. E grazie agli straordinari flussi turistici che hanno caratterizzato la città di Bari e la regione Puglia negli ultimi anni, può ritenersi conosciuto anche all’estero. Nate originariamente per portare l’acqua potabile nelle borgate delle città e dei paesi, oggi vivono una stagione di rilancio poiché di fatto costituiscono il primo modo per trovare nello spazio pubblico, fonti di acqua da bere gratuitamente; e inoltre perché rappresentano un modo efficace per contribuire alla riduzione dell’inquinamento ambientale causato dalla produzione delle bottiglie di plastica per la conservazione dell’acqua minerale (realizzate con il PET, il polietilene tereftalato).

Una fontanina AQP del Salento Nella pagina accanto: fontanina AQP nel centro di Alberobello

Nel 1915 la prima fontana a Bari. Cosa è cambiato oggi nella percezione dei cittadini?

Sono cambiate tante cose. Principalmente è mutata nel tempo la percezione dell’utilità che i cittadini hanno avuto di questi elementi, specie rispetto agli ultimi decenni in cui era notevolmente sfumata. Spesso vengono definite, impropriamente, come elementi “di arredo urbano”, ma in realtà rappresentano elementi di

Fontanina AQP nel centro storico di Ginosa, Taranto.

“utilità”; ancora oggi soddisfano la funzione primaria per l’uomo: dissetarsi. Nascevano oltre cento anni fa come elementi di straordinaria utilità sociale, poiché rappresentavano fonti di acqua gratuita. Poi, specie negli ultimi decenni, hanno visto progressivamente perdere questa loro peculiarità, tanto da aver subito e superato una stagione di abbandoni, dismissioni e rimozioni che ne hanno sensibilmente ridotto il numero e la diffusione.

In che modo queste colonnine di ghisa richiamano l’identità del nostro territorio?

La Puglia e il meridione in generale, hanno da sempre vissuto l’importanza del bene primario acqua, contrastando gli sprechi e favorendo la cultura dell’uso parsimonioso e corretto dell’acqua potabile. Con questo obiettivo, le nostre fontanine, uniche nella loro forma e composizione materica, hanno sin dalla loro origine posseduto un meccanismo di erogazione a gettito discontinuo. Diversamente, per esempio, dai similari “nasoni” di Roma che, erogando acqua con continuità di getto, provocano significativi sprechi. Che oggi siamo sempre più consapevoli di dover eliminare, o quanto meno contenere sensibilmente. Infatti, lo stesso meccanismo di apertura attraverso un pomello da ruotare, non consente l’erogazione dell’acqua in assenza di una costante pressione esercitata sulla manopola, circostanza che garantisce di circoscrivere la fase di funzionalità ed erogazione dell’acqua a quella strettamente limitata alla fruizione dei cittadini. Pensare che questi accorgimenti abbiano origini antiche, evidenzia quanta attenzione ci fosse verso il bene acqua. Elemento da preservare sin dall’epoca in cui ne fu avviata la diffusione capillare attraverso la realizzazione di reti idriche che finalmente rifornivano i nostri territori aridi, poveri di corsi d’acqua naturale. Luoghi in cui le tecniche di raccolta, conservazione, distribuzione ed uso dell’acqua piovana hanno segnato la storia e l’identità.

Quanto è importante questo simbolo per raccontare alle giovani generazioni il “miracolo” dell’acqua a disposizione di tutti?

Molto. È decisamente importante conservare immutata nel tempo la forma e composizione materica (ghisa) delle fontanine, specie in una società di consumi dove l’usa e getta o la durabilità medio/breve la fanno ormai da padrona. Disporre ancora di fonderie con gli stampi originari intonsi, finanche comprensivi del simbolo fascista che viene rimosso nella fase di produzione, in ottemperanza alle normative vigenti, permette di raccontare più facilmente

alle nuove generazioni la storia della diffusione pubblica gratuita dell’acqua. Questi dispositivi hanno resistito sia al tempo trascorso, sia agli attacchi indiretti che la società ha riversato loro nei decenni in cui era prevalso un certo abbandono. A Bari abbiamo da tempo avviato una stagione di recupero, valorizzazione e potenziamento del numero delle fontanine cittadine. Siamo partiti dal censimento di tutte quelle esistenti, oltre 110 esemplari, avviando un piano straordinario di manutenzione improntato su restauro e recupero funzionale, realizzato utilizzando esclusivamente pezzi originali. Contemporaneamente abbiamo avviato l’installazione di nuovi esemplari costruiti con gli stessi stampi del passato, dando vita ad un’inversione di tendenza che vede oggi crescere progressivamente le fontane in città; con conseguente rafforzamento della loro storia che in questo modo viene più facilmente raccontata alle giovani generazioni. Presto arricchiremo la storia di queste fontane cittadine recuperando uno dei pochissimi esemplari rinvenuto nel quartiere storico San Nicola (Bari vecchia), che contiamo di ripristinare nella sua completa funzionalità, consentendo così a questa bella storia di potersi continuare a raccontare.

“LA FONTANA RACCONTA”

Sessanta fotografie e tanto altro per ripercorre la storia ormai ultracentenaria delle fontanine. Sono la sostanza de “La Fontana racconta” la mostra itinerante dedicata alla colonnina in ghisa che dagli inizi del ‘900 è presente nelle piazze e nelle strade di centinaia di paesi e città pugliesi. Un’iniziativa che si ripropone a partire da Bari, dove tanti cittadini hanno potuto ammirare gli scatti, in parte provenienti dall’archivio dell’Acquedotto Pugliese e in parte realizzati dai numerosi fan, della storica colonnina in ghisa. Ma non solo. Nell’esposizione anche numerosi manufatti risalenti al secolo scorso e destinati all’approvvigionamento, al trasporto, al consumo e alla conservazione dell’acqua prima dell’avvento dell’Acquedotto Pugliese: anfore, vasi, recipienti e alcuni oggetti destinati all’igiene personale, provenienti da collezioni private. Diversi pannelli descrittivi aiuteranno a comprendere l’importanza della fontanina pubblica nei centri pugliesi. Un’iniziativa completamente rivisitata sotto il profilo documentaristico e ripensata nel segno della sostenibilità, a cominciare dai materiali utilizzati per l’allestimento perfettamente riciclabili.

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