9 771826 142007
ISSN 1826-1426
16005
DANIELE BONAZZI
Anno 19 - N°5 Ottobre/Novembre 2016 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, LOM/BG In caso di mancato recapito inviare al CDM di Bergamo, per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Prezzo euro 3,00
design
Photography/Peter Williams – Art Direction/RhodesandProctor
Vuoi proteggere le tue Auto Storiche ovunque vai?
Classic Car Collection la soluzione che conosce la tua passione! L’offerta che mancava ad un costo “tagliato” su misura per la tua collezione: Kasko / Furto / Incendio / Atti Vandalici / Eventi Atmosferici
www.axa-art.it
Edito riale
S
iamo rientrati nei riti feriali: lasciata alle spalle la pausa estiva, la ripresa avviene nel doppio segno dei buoni propositi e delle ansie da prestazione. Conviene tenere a bada entrambi, sono davvero delle pre-occupazioni, conviene invece tenerci occupati con quel che accade. E’ già abbastanza tenere gli occhi aperti su quanto la vita nel suo scorrere incessantemente ci pone davanti. Anche a partire da questa occasione di buona lettura. In questo numero infatti incroceremo molte voci e molte storie. Alcune legate alle fatiche quotidiane e non per questo meno importanti, delle nostre giornate. Per esempio la viabilità: Antonio Di Pietro ha incontrato recentemente Maroni a proposito della tanto sospirata Pedemontana, da tempo una speranza e ora forse una realtà. E in tema di trasporti sarà curioso l’incontro con Francesco Piludu, responsabile del Centro Enav dell’aereoporto Caravaggio. Si sente spesso parlare di questi mestieri solo quando le emergenze ci fanno intravedere questi mondi; approfittiamo della normalità per saperne qualcosa di più. Incontreremo anche due autorevoli rappresentanti del panorama culturale che sposteranno qualche nostro pregiudizio sulla distanza tra discorsi “alti” e buona conversazione per tutti: il Prof. Antonio Banfi, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo, e l’Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, ex custode in Terrasanta. Ma non possiamo dimenticarci di quel che sta accadendo attorno a noi proprio mentre io scrivo e voi leggete. Piazza Vecchia che dal 7 al 25 settembre si è trasformata in un giardino grazie ai Maestri del Paesaggio. E l’intera città che apre le porte alla scienza, con l’edizione del Festival che dal 2003 anima la nostra città con incontri, laboratori e conferenze che ruotano attorno a temi scientifici. E’ tutto? No, non siamo così presuntuosi, ma intanto fin qui siamo arrivati. Adesso tocca a voi: Buona lettura! e.lanfranco@inwind.it
OTT-NOV 2016
5
di Emanuela Lanfranco Direttore Responsabile
DentalKing Meglio il meglio
Clinica Odontoiatrica Via 4 Novembre 11 -24046 Osio Sotto (Bg) Tel. 035.4876046 - Fax 035.4876050
Mail - dentalking14@gmail.com
A S C O M
Approfondimento
C
Una mostruosa con-fusione
’eravate a New York, in Central Park, il 15 luglio? Buon per voi se eravate da un’altra parte, altrimenti sareste finiti intrappolati in una gigantesca fiumana umana. Uomini, donne, ragazzini e qualche bambino particolarmente precoce; bianchi, neri, asiatici; cristiani, maomettani, ebrei e forse anche qualche induista. Tutti uniti, tutti concentrati. Nella spasmodica impresa di catturare via smartphone quanti più possibili Pokemon (parola dalla facile etimologia: da pockettascabile e monster), mostriciattoli di un gioco irresistibile.
Non è invece un gioco quel che è accaduto alla azienda di videogiochi Nintendo, che possiede la quota di maggioranza della Nantiac “creatrice” dell’applicazione Pokemon Go e che ha visto aumentare il suo valore di mercato di 7,7 milioni di dollari in due giorni. Fin qui si tratta solo di soldi, ma ben più impressionante è la stima delle conseguenze registrate sul fronte dell’unica ricchezza che l’uomo possiede: il tempo; si calcola infatti che gli utenti dell’App abbiano dedicato al gioco una media di circa 43 minuti al giorno. Insomma un vistoso cambiamento nello stile di vita del 3 per cento della popola-
8
di Emanuela Lanfranco
OTT-NOV 2016
zione americana. E ora il contagio si è diffuso anche in Europa. Per la verità i poteri di Pikachù che lancia scosse elettriche con cui arrostisce i nemici o di Bulbasaur che emette pericolosissime radici e foglie dalla schiena o della tartaruga spara acqua Squirtle avevavo già incontrato l’immaginazione degli italiani negli anni Novanta, sotto forma di cartoni animati prima e di piccoli pupazzi di gomma poi, ma ora si tratta di qualcosa di più travolgente. Non è più questione di vederli su uno schermo o di tenerli in pugno, pupazzetti docilmente pieghevoli con una stretta di mano: si tratta di catturarli per il mondo, di diventarne cacciatori reali, in carne e ossa, usando la Pokeball, una sfera “magica” che esiste nel cellulare previo l’accesso all’apposita App. Ma come è possibile questa sovrapposizione tra finzione e realtà (le strade,
OTT-NOV 2016
perdinci, sono proprio quelle che percorriamo nei nostri percorsi quotidiani e Central Park è proprio quella vera)? - E’ la tecnica, bellezza!- La tecnica della geolocalizzazione (per intenderci quella che usiamo quando non conoscendo la nostra destinazione ci affidiamo al navigatore dell’auto o alla rappresentazione di Google Maps) e della realtà aumentata (basta la parola a dare i brividi). Unite, in un matrimonio economicamente vantaggiosissimo, rendono possibile questo inquietante mix, questa confusione di mondi, questo frullato virtuale, questo eccitante “come se” dentro cui perfino il ragioniere Fantozzi avrebbe potuto apprezzare le proprie doti di esploratore e cacciatore senza paura. La magia è presto fatta: aperto lo smartphone, la videocamera del cellulare riprenderà automaticamente ciò che abbiamo davanti - una via, la stanza di un appartamento, un giardino
9
- e sovrapporrà all’immagine reale la figura virtuale di uno o più Pokemon cui dare la caccia. Ma la cosa straordinariamente nuova è che sul luogo in cui si incontrerà un mostro virtuale ci saranno invece altri umani-umani con cui nascerà la condivisione reale e concreta di una situazione agonistica ma giocosa. Presto, possiamo già prevederlo, nasceranno davvero un qualche pikachù e bulbasaur: basterà che un lui e una lei decidano di battezzare così il figlio nato una decina di mesi dopo il loro primo incontro, nella palestra di pokemon dove hanno fatto combattere i loro mostriciattoli virtuali. Il bebè, però avrà poi bisogno di latte, vero, e se piangerà non basterà spegnere lo smart-phone. Inutile chiedere un concorso di spese alla pokemon go: le condizioni di utilizzo praticamente blindano la società dalle possibili cause legali, con il benestare degli utenti.
Sommario Città dei Mille - anno 19 n. 5 Aut. Trib. n. 52 del 27 Dicembre 2001 Editore: AD Communication S.r.l. direzione@adcommunication.it www.adcommunication.it Direzione e Redazione: Viale Giulio Cesare, 29 Bergamo Tel. 035 35 91 011 www.cittadeimille.com Direttore responsabile: Emanuela Lanfranco Redazione: Claudio Bonaschi redazione@cittadeimille.com Abbonamenti: 035 35 91 011 1 anno - 27 euro
Editoriale Approfondimento
5 8 14
cover story
20
in Vetrina
Domé, l'arte bianca sposa i sapori del mare Tiziana Fausti: quattro boutique in una per esaltare le collezioni più ambite "Da Giuliana" è ancora Cena del Cuore
22 24
vip & news
«Mani Pulite? Un giorno scriverò un libro» ENAV, la società che gestisce il traffico aereo Ordinazione espiscopale dell'Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa Ristrutturare i corsi di laurea per costruire un'offerta didattica al passo coi tempi
28 36 40
Luberg Cucina Spiritualità Motori Arte Cinema il Pensatore il Veterinario
55 56 57 59 60 61 62 63
rubriche
Un mese di arte e solidarietà per i bambini di Nepios il Premio Nobel, l'astronauta e l'umanoide a BergamoScienza 2016 Tutti gli habitat nella passerella di Piazza Vecchia Puccini, Verdi e Donizetti per la stagione lirica 2016 La luce di Catellani&Smith è magia nell'installazione per "I Maestri del Paesaggio"
64
cultura
Nasce bonazzidesign dopo 15 anni di successi in Architettura
Stampa: Sigraf - Treviglio (Bg) Pubblicità: Tel. 035 35 91 158
10
26 interviste
46
68 70 72 76
OTT-NOV 2016
BGY
B
B U S I N E S S
DA BERGAMO PUOI.
SCEGLIERE SERVIZI BUSINESS SU MISURA PER TE. L’AEROPORTO DI MILANO BERGAMO CON 32 PAESI COLLEGATI, TI OFFRE LA POSSIBILITÀ DI SCEGLIERE TRA OLTRE 100 DESTINAZIONI BUSINESS. UN AEROPORTO RINNOVATO CON I MIGLIORI SERVIZI: PARCHEGGI, FAST TRACK, VIP LOUNGE, NEGOZI DI RINOMATI BRANDS E RISTORANTI, TI ASPETTANO PER RENDERE IL TUO VIAGGIO UN’ESPERIENZA UNICA. BGY, L’AEROPORTO IDEALE SU MISURA PER TE.
Co ver
L'
Nasce bonazzidesign dopo 15 anni di successi in Architettura
obiettivo che si pone bonazzidesign oggi è quello di diffondere un nuovo style di vita che stimoli i sensi, che ti faccia stare bene, che ti faccia sentire vero e unico: dalla casa al tempo libero, dal vestire al mangiare dalla cucina alla motocicletta. Tutto è acquistabile on line, quando ti senti pronto, quando vuoi: generi alimentari come vino, birra o acqua, ma anche abbigliamento, orologi, scarpe, biciclette e caschi da moto, caschi da bike e da roccia, senza dimenticare tutto il prodotto per l’edilizia, mondo che ci appartiene da sempre. Siamo sempre a caccia di nuovi stimoli, nuove sensazioni nuovi modi di vivere, nuovi mondi, nuove idee da trasferire ai nostri clienti; in un mondo globalizzato tutto è contaminazione, tutto è tutto. "Come designers questo è il nostro modo
di progettare, - dice Daniele Bonazzi - lo facciamo da sempre. Oggi, come bonazzidesign siamo invece una nuova realtà produttiva che cerca di traferire nel prodotto di vita quotidiana questo sentimento.Quello che da noi il cliente può acquistare non è soltanto un progetto/prodotto ma un ambiente pronto da vivere e da condividere." Non dimentichiamo che Bonazzi è attualmente amministratore delegato di «Architettura & Sistemi», nota azienda leader nei servizi rivolti all’impresa del settore del mobile a livello nazionale ma soprattutto internazionale, con sede in Bergamo nella stessa via Trecourt. Da premettere che la bonazzidesign non offre solo ai bergamaschi questo messaggio; anche se in occasione dei quindici anni di attività l’ormai storica sede di Bergamo, aperta nel settembre del 2001, è stata completamente rinnovata
14
per renderla più funzionale e accogliente ai vecchie ed ai nuovi amici, sempre più persone arrivano da ogni luogo del mondo. Bonazzi ci spiega che sta guardando in maniera concreta verso nuovi mercati, anche oltre i confini della nostra penisola, con l’obiettivo di affermare il Made in Italy vero all’estero. “Quando aprimmo nel 2001 – conferma l’architetto Bonazzi – il nostro progetto rappresentava già una grande novità per l’Italia: un nuovo format difficile da capire: come mai in Italia, che è patria del mobile di eccellenza,
siamo sempre a caccia di nuovi stimoli, nuove sensazioni, nuovi modi di vivere, nuovi mondi, nuove idee da trasferire ai nostri clienti OTT-NOV 2016
noi proponevamo solo prodotti provenienti da altri paesi e non i marchi italiani? Il nostro intento era proporre la vera eccellenza internazionale con i suoi stili e costumi e i suoi modi di vivere completamente diversi”. A quindici anni di distanza noi ripartiamo con una nuova scommessa, ovvero la bonazzidesign. Prodotti disegnati da noi o da chi ha piacere di lavorare con noi, di disegnare e vedere prodotto quello che poco prima aveva solo in testa: prodotti italiani e destinati al mercato globale. “Fermo restando che il progetto pilota mantiene le sue radici a Bergamo, tutto ciò che proponiamo – dice Daniele Bonazzi – è oggi presente sul web e sul web ogni giorno arriva un nuovo prodotto alla portata di tutti in tutto il mondo: oggi lo clicchi domani lo usi!” La distribuzione avviene con due canali specifici: l’acquisto online o attraverso una catena di negozi bonazzidesign in franchising. “Entro marzo del prossimo
anno – precisa Bonazzi – contiamo di arrivare a 70 punti vendita in Italia. Poi, in Europa entro il 2020: cento in Germania che rappresenta il nostro principale target e poi altrettanti in Francia e otto nella sola Londra e poi chissà..." Negozi e negozi virtuali che propongono dai generi alimentari all’abbigliamento, dalle biciclette ai caschi nelle loro diverse tipologie, dai mobili alla cucina al letto e chissà cosa d’altro tutto rigorosamente made in Italy con l’unica eccezione le cucine: in questo caso lo stile il gusto e il disegno è nostro mentre la produzione è tedesca». Il successo da sempre riscosso dal marchio lo si deve indubbiamente al leader. Nato a Milano, dopo aver conseguito la laurea in Architettura al Politecnico del capoluogo lombardo nel 1991, Daniele Bonazzi ha affinato la sua preparazione seguendo corsi di specializzazione, in Italia e all’estero, indirizzati verso l’illuminotecnica,
l’arredamento e la grafica pubblicitaria ma soprattutto al marketing. Fattosi le ossa nella grande distribuzione «non food» poi decide di diventare un affermato professionista nel panorama architettonico italiano, a tal punto da ottenere la direzione marketing del più grosso gruppo italiano del mobile. In definitiva la mission della bonazzidesign è portare all’estero il vivere italian: e quale miglior modo ci può essere di trasmettere l’italianità se non attraverso il Made in Italy? Questo, infine, l’assortimento che non ti aspetti, cioè quello che non è mobile e complementi d’arredo che siamo soliti vedere in casa Bonazzi: il marchio mette a disposizione nel settore sportivo una vasta scelta di cicli, Fat bike (solo elettriche) abbigliamento tecnico, così come tavole e caschi nel segmento sci e snowboard. Agli appassionati di moto sono rivolti i caschi suddivisi in tre tipologie (Jet, Demi jet e
bonazzicafé bonazzicafé, è una divisione che si occupa di mettere a disposizione degli italiani all'estero le specialità enogastronomiche del made in Italy. Tale divisione propone ai suoi clienti prodotti che scaturiscono dalle eccellenze agroalimentari e industriali del nostro paese. Quelli che si fregiano del titolo made in in Italy sono particolarmente ricercati sui mercati mondiali per la qualità e l'affidabilità, per la fantasia e l'originalità del design, per la loro durata e sicurezza, per il sapore inconfondibile. Prodotti all'insegna del buon gusto, della ricerca e della tradizione.
bonazzicafé
OTT-NOV 2016
15
cucina bonazzidesign Vintage), le borse porta casco, i guanti, l’abbigliamento tecnico e quello rain. Nel settore Ufficio e lavoro trovi: borse, custodie, quaderni, penne e articoli per ufficio. Particolarmente assortita è la sezione dedicata all’abbigliamento: T-shirt, polo, felpe, calzature, pantaloni e borse da viaggio. E non mancano profumi proposti attraverso l’Eau de Toilette pur Homme e le fragranze per la casa. Tra gli accessori a disposizione spiccano gli orologi, gli occhiali e gli ombrelli, mentre il settore Food & beverage propone vini (spumante, rosso, bianco) e acqua naturale e frizzante. Una notevole sottolineatura merita la bonaz-
zicafè, la divisione che si occupa di mettere a disposizione degli italiani all’estero le specialità enogastronomiche del made in Italy. Tale divisione propone ai suoi clienti prodotti che scaturiscono dalle eccellenze agroalimentari e industriali del nostro Paese. Quelli che si fregiano del titolo Made in Italy sono particolarmente ricercati sui mercati mondiali per la qualità e l’affidabilità, per la fantasia e l’originalità del design, per la loro durata e sicurezza, per il gusto e il sapore inconfondibili. Prodotti all’insegna del buon gusto, della ricerca e della tradizione.
scuola di cucina bonazzidesign
16
OTT-NOV 2016
OTT-NOV 2016
2002
2003
2004
17
2007
ISSN 1826-1426
9 771826 142007
16005
Anno 19 - N°5 Ottobre/Novembre 2016 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, LOM/BG In caso di mancato recapito inviare al CDM di Bergamo, per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Prezzo euro 3,00
Bergamo - via Trecourt, 3 - 035.255977 www.bonazzidesign.com daniele@bonazzidesign.com
mondo bonazzidesign
15 anni trascorsi insieme
DANIELE BONAZZI
2016
Città Alta, Fronte Mura Prestigioso Appartamento Ultimo Piano
Bergamo, Conca D’Oro Villa Singola Con Piscina
Città Alta Appartamento Con Soppalco
In posizione strepitosa in uno dei più bei palazzi di città alta con vista incantevole sui colli e su tutta la città, proponiamo appartamento ultimo piano di 210mq composto da: cucina, zona giorno di grande rappresentanza, due camere da letto più
Nello splendido contesto della Conca D'Oro,
All’interno di uno dei palazzi più belli e prestigiosi di città alta nell’ ex palazzo della Zecca, appartamento ristrutturato nel rispetto degli elementi originari. L’immobile presenta delle eccezionali divisioni degli spazi con soppalco, camera matrimoniale, studio, due bagni. Zona giorno, sala
eccellenti. Due posti auto coperti, cantina, portineria. Cl. en. D IPE: 115. € 1.290.000
elegantissima villa singola distribuita su tre livelli oltre interrato, per tot. circa 520mq. La villa è Splendido e curatissimo giardino di circa 2200mq con piscina. Box per 5/6 auto. Cantina 40mq. Cl. en. C IPE: 86. € 2.900.000
balconcino. Doppio ingresso. Ascensore. Cl. en. C IPE: 86. € 890.000
Bergamo, Viale Vittorio Emanuele II Prestigioso Appartamento
Città Alta Prestigioso Appartamento Ultimo Piano
Ranica, Residenziale Villa Bifamiliare
Appartamento composto da ingresso, grande zona giorno/pranzo, secondo salotto con boiserie su misura e zona tv, cucina con camera ripostiglio/lavanderia e bagno di servizio. Zona notte composta da tre camere, due bagni. Cantina. Box singolo. Finiture eccellenti in tutti gli ambienti. Possibilità di acquisto appartamento 200mq al rustico, posto al piano superiore. Cl. en. D IPE: 115. € 1.350.000
Appartamento ristrutturato ultimo piano su due livelli, 280mq commerciali. Secondo piano: zona
Villa bifamiliare ristrutturata su tre livelli di 250mq con ampio giardino di proprietà. Piano terra composto da ampio soggiorno, cucina abitabile, entrambi con sfogo su portico esterno, bagno di servizio, ripostiglio e dispensa. Piano primo: camera padronale con cabina armadio, bagno, due camere doppie, altro bagno. Terrazzo. Piano seminterrato: taverna, lavanderia, ripostiglio, bagno. Autorimessa 54mq. Cantina. Cl. en. D IPE: 88,72. € 720.000
bagno. Ascensore al piano, ingresso autonomo. tre camere, due bagni, spazioso corridoio con armadiature, balcone. Ingresso autonomo, ascensore al piano. Posto auto coperto e cantina. Cl. en. G IPE: 175. € 1.300.000
i
o
ae
62
confezione unica
VETRINA
VIP
T
Dômé, l'arte bianca sposa i sapori del mare
ra le novità più interessanti nel panorama della ristorazione in città vi è certamente Dômé, locale dallo stile moderno che propone piatti della tradizione pugliese e bergamasca rivisitati di stagione in stagione attingendo dal meglio dei prodotti freschi del momento. Il titolare Domenico Caporusso, 54enne barese di nascita, ma sanremese d'adozione (nella città ligure i figli gestiscono un noto ristorante, ndr) è un autentico ricercatore nel campo della panificazione e propone originali abbinamenti tra ricette di terra e, soprattutto, di mare ed i prodotti del suo forno: dal pan brioche alle focacce. Tra le ricette più rappresentative dell'estate la zuppetta di pomodoro
giallo con seppia fresca in forma di tagliatelle ed il trionfo di crostacei al vapore. Prendono il gusto e i profumi dell'autunno il raviolo di polenta, tartufo e tuorlo in camicia, come le ricette con funghi e carciofi. Immancabili nel menù i casoncelli bergamaschi. Made in Puglia i crudi di mare, le burrate e la stracciatella, che ritroviamo a farcire la pizza di Dômé. Lo chef attinge dalla tradizione della sua terra - ma utilizzando ingredienti orobici - con la proposta di una pizza tipica pugliese farcita con strachitunt, branzi e taleggio. «Non sono molte le pizze che offriamo, ma sono di alta qualità - sottolinea Caporusso -, preparate con farine e lieviti che seleziono personalmente». E inoltre aggiunge che «per diversi piatti
22
sostituiamo il sale con estratti di verdure che lavoriamo in cucina, con il vantaggio di portare in tavola cibi più sani e con un potere nutrizionale maggiore». L'originalità del locale si ritrova anche nel “San Tomasino”, un biscotto alla cannella creato in onore della via dove ha sede Dômé. Ad accogliere la clientela la caposala Alessandra Gafforelli, mentre in cucina la brigata è completata da Andrea Nuovo e da Luca Cinquini. Il ristorante è anche sede di corsi dedicati all'”arte bianca”, con particolare riguardo agli ingredienti e tecniche per la panificazione, dalla preparazione di impasti per pizza alla produzione di lievito madre.
OTT-NOV 2016
DĂ´mĂŠ Via San Tomaso, 48 Bergamo www.domeristorante.it
VIP
S
Tiziana Fausti: quattro boutique in una per esaltare le collezioni più ambite
i scrive e si legge “shop-in-shop”. Significa quattro boutique in una, quella di Tiziana Fausti. E' un nuovo modo di proporre brand esclusivi quello pensato dall'istrionica imprenditrice bergamasca, che insieme all'architetto Marco Costanzi (che ha recentemente contribuito alla rinascita del Palazzo della Civiltà e degli Spazi Fendi a Roma) ha dato forma ad un nuovo progetto di ampliamento della boutique nel palazzo di architettura piacentiniana nel cuore di Bergamo. Dolce & Gabbana, Saint Laurent e Stella McCartney presentano da questo momento le loro preziose creazioni all’interno di aree dedicate e “vestite” in base ai loro dettami di stile. A questi, nei prossimi mesi, si aggiungeranno gli esclusivi spazi di Gucci e Chloe’. Tutto ciò a completamento di un progetto che di fatto trasforma la boutique in un
vero e proprio department store (i corner Valentino, Alaia, Givenchy, Celine, Bottega Veneta sono stati infatti inaugurati nel 2015). Tanti mono-brand per una offerta multibrand unica: innumerevoli le novità anche dal punto di vista digitale attraverso l’installazione di strumenti tecnologicamente avanzati in grado di offrire al cliente tradizionale un’esperienza irripetibile ed avvicinarlo al mondo dell’online Tiziana Fausti.
24
Anche Parodi e D'Urso alle serate in terrazza La sera del 9 settembre scorso fiumi di bollicine sono stati serviti a clienti, amici e ai rappresentanti dei brand da sempre partner di Tiziana Fausti. E proprio in questa occasione la boutique si è vestita a festa replicando lo stile della passerella allestita da “I Maestri del Paesaggio”, con la terrazza un tempo occupata da “Ciao” - ed ora parte integrante dell'elegante negozio cittadino - trasformata dalla garden designer Lucia Nusiner in un giardino dai colori e dai profumi dell'estate. Tra gli altri sono intervenuti il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori con la sempre elegantissima consorte Cristina Parodi e la presentatrice Barbara D'Urso. L'evento è stato il primo della serie “Settembre in Terrazza” che ha visto la location estiva della boutique ospitare incontri culturali, mostre ed iniziative dedicate all'arte e alla natura.
OTT-NOV 2016
OTT-NOV 2016
25
VIP
“Da Giuliana” è ancora Cena del Cuore
I fondi raccolti nell'occasione utili per salvare la vita a sei bimbi malati cardiopatici
È
intervenuto anche il Dott. Paolo Ferrazzi lo scorso 14 settembre alla “Cena del Cuore”, che si è svolta, come da tradizione, presso l'Osteria “D'Ambrosio - da Giuliana” di Bergamo. Direttore dell’International Heart School (Fondazione di Bergamo per la Formazione Medica continua Onlus, www. ihs-bergamo.it), Ferrazzi, con la sua presenza, ha sottolineato l'importanza di questa iniziativa benefica promossa dalla fondazione milanese “Mission Bambini” per salvare i bambini cardiopatici nati nei Paesi più poveri. Questa nobile realtà raccoglie fondi a sostegno del progetto “Cuore di bimbi”, nato per salvare la vita a tanti bambini che ogni anno nel mondo nascono con una grave cardiopatia e non hanno accesso a
cure mediche adeguate. Per operarli, la fondazione organizza periodiche missioni umanitarie in Paesi come la Cambogia, l’Uganda e l’Uzbekistan, cui partecipano come volontari anche alcuni medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Insieme all'illustre chirurgo, che al Policlinico di Monza dirige il Centro per la Cardiopatia Ipertrofica e Patologie Valvolari, anche tre dottoresse provenienti da Ucraina, Cina e Uganda che stanno seguendo un programma di formazione presso l'I.H.S. di Bergamo. E' fondamentale, infatti, formare i medici locali perché col tempo diventino autonomi nell'eseguire gli interventi di cardiochirurgia pediatrica. Nell'occasione il Presidente di Mission Bambini Goffredo Modena ha presen-
26
tato i risultati raggiunti fino ad ora grazie al progetto “Cuore di bimbi”: 1.587 bambini cardiopatici salvati dal 2005 ad oggi. Grazie ai fondi raccolti attraverso questa edizione de "La Cena del cuore", altri 6 bimbi nati col cuore malato e in attesa di cure potranno essere operati nei prossimi mesi. Per ulteriori informazioni: www.missionbambini.org.
OTT-NOV 2016
OTT-NOV 2016
27
Inter vista
«Mani Pulite? Un giorno scriverò un libro»
Antonio Di Pietro, ex magistrato ed ex ministro delle Infrastrutture, ha lasciato la politica. «Rifarei l'uomo delle istituzioni, ma non rifonderei un partito», ammette. E l’inchiesta che l’ha reso famoso «è stata un’esperienza professionale che ho dovuto lasciare a metà»
C
he c’azzecca con Maroni? C’azzecca. Perché Antonio Di Pietro, ex magistrato di Mani Pulite ed ex ministro alle Infrastrutture con casa a Curno, aveva mosso i primi passi per la realizzazione di un’autostrada a cui il presidente della Regione Lombardia tiene molto. Così Maroni ha voluto che ad occuparsene direttamente fosse una personalità all’altezza del compito. Chi meglio di Di Pietro? L’uomo che con le sue inchieste ha segnato uno dei periodi più sconvolgenti, parla dell’Italia di ieri e di oggi, a 360 gradi, come nel suo stile: senza peli sulla lingua. Con metafore attinenti alla terra, quella che la domenica, quando riesce, coltiva nella sua Montenero di Bisaccia. Non partiamo da Mani Pulite. Ci descriva invece una sua giornata.
Ho passato circa un anno in riposo mentale dopo aver deciso di chiudere la parentesi politica, in ossequio a un modello di vita a cui ho sempre improntato la mia esistenza: quello di cambiare periodicamente attività. Infatti, se si fa un excursus della mia attività lavorativa, si può vedere che dopo un certo periodo di tempo ho sempre cambiato lavoro. Come definirebbe la sua esperienza politica? Importante, per me anche formativa, e probabilmente che non rifarei più. Però sono contento di averla fatta. Mi ha insegnato tante cose, e principalmente a diffidare di chi mi sta vicino. Chiusa quell'esperienza avevo bisogno di un anno sabbatico, per staccare. Nel frattempo mi sono guardato intorno per vedere cos'altro potevo fare,
28
di Emanuela Lanfranco
OTT-NOV 2016
anche in relazione al tempo che passa. Mani Pulite è stata importante, ho arrestato tante persone, ma certamente non posso arrestare lo scorrere degli anni. Cosa ha fatto, quindi? Ho cominciato a svolgere attività legale, fino a quando sono stato chiamato dal presidente della Regione Lombardia. Dapprima per valutare la mia disponibilità a dargli una mano su alcuni temi a cui lui teneva molto. Io, proprio perché mi ero staccato dall'attività politica, ho ritenuto di potergli dar retta non per ragioni politiche, ma in relazione alla proposta concreta che mi aveva fatto. Inizialmente mi è stato detto anche se ero interessato a portare avanti un'opera che avevo disposto come ministro: la Pedemontana. In realtà, già un paio di mesi prima, m'ero riproposto di partecipare a una selezione per curricula all'Arac, nuovo ufficio regionale deputato all'anticorruzione. Quanti candidati c'erano? Centoventi. Sono state scelte altre persone, e ne ho preso atto. Si trattava di persone di qualità, anche ex colleghi. Sono poi stato chiamato dal presidente della Regione per sapere se la Pedemontana, che nel frattempo s'era impantanata, poteva essere ripresa in mano con successo. In che stato di salute ha trovato l'opera? Ci sono grandi problematiche, ma anche grandi vantaggi in caso di realizzazione. Ho iniziato da poco e sono nella fase del completamento di quanto già costruito. Della Pedemontana, però, si parla da decenni. Sì. Parte da un'idea che io da ministro ho condiviso, perché ho approvato gli atti autorizzativi per realizzarla, sulla base di un progetto fermo da tempo. Attualmente il progetto è stato portato a termine, e c'è anche una parte dell'opera - la prima pronta. Ho sempre ritenuto importante collegare, a nord di Milano, Varese con Bergamo, facendo leva sugli altri segmenti autostradali. Primo per dare respiro alla Brianza, perché ogni ora che si perde è un piccolo passo in meno per l'economia. Secondo, per porre fine a quella tragedia mattutina che devono affrontare tutti coloro che vanno da est a ovest. È un segmento autostradale che attraversa il polmone economico d'Italia e una miriade di territori molto urbanizzati. Con tutte le problematiche del caso.
OTT-NOV 2016
Ne cito una: attraversa la zona di Seveso, dove si è avuto il dramma della diossina. Per capirci, la Pedemontana è un'opera dove, per ogni euro speso per la realizzazione vera e propria, due (se non tre) servono per le opere di compensazione, non solo ambientali ma anche strutturali. Però ripeto, se realizzata potrebbe rappresentare un grosso vantaggio. L'opera è stata divisa in quattro lotti. Cosa è già stato completato? Il primo lotto, sostanzialmente: sono in via di completamento solo due cantieri. Poi ci sono altri tre lotti, ma i lavori sono già stati assegnati in un'unica gara per l'intera
29
opera. Sono in corso le operazioni di verifica progettuale e la realizzazione del progetto esecutivo per arrivare fino a Bergamo. Si sta inoltre verificando chi, e in che termini, può partecipare al project financing: quale gruppo bancario, in sostanza, o quale raggruppamento di banche, ritiene utile parteciparvi. Cos'è il project financing? Lo stesso strumento di finanziamento utilizzato per la Brebemi: c'è l'intervento dei privati che, nel tempo, con i proventi dei pedaggi, possono essere ripagati del capitale investito e degli interessi.
Uno sguardo al passato: rifarebbe tutto quello che ha fatto in politica? Potessi tornare indietro, delle tante attività che ho svolto, rifarei tutto. Ma, per quanto riguarda la politica, non solo non rifarei alcune cose di quello che ho fatto, ma ne rifarei altre in modo diverso. In particolare, rifarei il ministro e l'uomo delle istituzioni, ma non rifonderei un partito. È successo a me quello che è successo anche agli altri, da Berlusconi a Grillo. Mi spiego. Dopo Mani Pulite si è verificato nel nostro Paese un vuoto. Causato da Tangentopoli, non da Mani Pulite, altrimenti si finisce col confondere la malattia con il medico che la cura. Ciò premesso, a seguito dell'intervento medico, c'è stata una mancanza dei partiti come strumento per realizzare la politica. Ha riguardato tutti i partiti, questo vuoto? Soprattutto socialisti e democristiani, ma anche gli ex comunisti. A seguito di questo vuoto, i cittadini si sono riportati idealmente e speranzosamente ai cosiddetti personaggi di riferimento. Sono nate quindi delle personalità politiche in grado di attrarre voti per se, e non in quanto portatori di un progetto culturale e politico. Parlo di Berlusconi, Bossi, Di Pietro, Grillo, etc. Le organizzazioni che si sono strutturate nel territorio prendendo come riferimento un personaggio pubblico hanno causato sì uno spostamento di voti, ma non solo: attorno a queste personalità si sono costruiti una carriera certi personaggi in cerca d'autore... Parlo di opportunisti della politica, veloci a
cambiare casacca: oggi bianchi, domani neri, dopodomani rossi. Molti hanno criticato me per aver sbagliato nella scelta di alcuni collaboratori e soggetti politici che mi hanno attorniato… Scilipoti e Razzi, ad esempio. Sì, ma nella legislatura del cambio di partito di Scilipoti e Razzi sono stati 159 in totale i parlamentari che hanno cambiato casacca. Un fenomeno che è andato avanti anche dopo, tra l'altro. Per dire che, a prescindere dal partito di riferimento, oggi non c'è più una classe politica stabile: tutti saltano fossi con facilità. Mentre stiamo parlando, una quarantina di deputati e senatori del Movimento 5 Stelle hanno già abbandonato il gruppo con cui sono stati eletti. Per questo, dunque, non rifarebbe un partito politico. Un partito, penso, non può nascere dal personaggio pubblico di riferimento, ma attraverso un percorso di base. In questi anni si è invertita la piramide: non dalla base a una direzioni nazionale, ma viceversa. Dalla testa si è costituita una base posticcia. Io, come altri, ho portato dei personaggi in parlamento che il giorno dopo se ne sono andati. Ho deciso così di lasciare il partito. E, ripeto, non lo rifarei. Però un partito nasce anche perché si crede in una persona. Certo, non butto a mare tutto quello che ne è sortito. Ma non è sufficiente. Basta vedere cosa sta succedendo a Roma per la Raggi. Una cosa è il missionario, un'altra
30
chi approfitta della missione per mangiarci sopra. Quindi, chi votare? Me la sto facendo anch'io, da un anno a questa parte, la domanda. Ho sempre espresso riserve su chi non va a votare. L'astensione esprime un senso di resa a quanto viene proposto. Andrò a votare, ma voglio vedere i nominativi delle persone, e spero di avere una legge elettorale che mi permette di scegliere la persona. Comunque, oggi come oggi, ho delle grosse riserve verso tutti i partiti e avrei votato una realtà nuova come il Movimento 5 Stelle (con cui condividevamo gli addetti alla gestione informatizzata: i Casaleggio). Gli riconosco un merito: l'aver portato la rabbia dei cittadini dentro le urne, e non a sfasciare le vetrine o a dar fuoco alle macchine. Però esprimo delle riserve a causa di ciò che ho passato sulla mia pelle con l'Italia dei Valori: una cosa è criticare, un'altra è essere in grado di fare. L'esperienza romana fa emergere questa grossa lacuna del movimento. Il primo voto in ordine di tempo è quello sul referendum costituzionale. Voterò no. Non contro Renzi, sia chiaro, nonostante lo vedrei meglio in un cabaret televisivo che in un ruolo istituzionale. Voto no nel merito della modifica costituzionale, perché credo che peggiori gli spazi di democrazia e renda più difficoltosa la gestione dell'attività parlamentare. Si vuol far credere che abbiano eliminato il Senato. In realtà hanno tolto alcuni parlamentari e senatori, ma la macchina è rimasta uguale. Stessa cosa per le Province: non vota più il popolo, ma i consiglieri comunali, e i consiglieri provinciali esistono ancora. Una presa in giro. Non è un po' così da sempre, la politica? Da sempre no. La Costituzione scritta nel secondo dopoguerra dimostra che si possono scrivere pagine di politica importanti. Sul piano dei principi e dell'affermazione dei diritti è all'avanguardia. Aveva scritto un bellissimo libro, che era stato distribuito nelle scuole… Noi ex del pool di Mani Pulite stiamo ancora ricevendo molte richieste dalle scuole, per spiegare cos'è la corruzione e quali sono gli effetti che produce sul futuro. Ci siamo ripromessi di dedicare a queste richieste una parte del nostro tempo. Vogliamo far capire che non si deve per forza vivere
OTT-NOV 2016
fregando l'altro, come traspare da questa nuova Tangentopoli moderna. Alla fine, altrimenti, si resta tutti fregati. Quando mio figlio Antonio Jr si è laureato, gli ho detto: fai come me, quando vedi l'asticella, saltala. E lui m'ha detto: tu ce l'avevi l'asticella, ora se la sono fregata. Quelli nati negli anni del boom hanno avuto un enorme potenzialità a disposizione: chi voleva, poteva. Oggi non è così. Perché? Il dramma del futuro dei giovani di oggi è dovuto proprio alla gestione corruttiva del potere dal dopoguerra a oggi. Oggi non ci sono possibilità di investire perché abbiamo tanti interessi sul debito, e il debito è frutto di una malagestione della cosa pubblica. Per
OTT-NOV 2016
ogni euro necessario, noi ne abbiamo spesi 4 o 5 in più. È come un cane che si morde la coda. Finirà, questa situazione? Bisogna avere il controllo della situazione. Mani Pulite poteva essere l'occasione per ricominciare a far le cose per bene. Invece, come stiamo vedendo, non è cambiato nulla: anzi, c’è stata la cosiddetta ingegnerizzazione del sistema. Manca la norma: servono certezza del diritto e certezza della pena. Chi sbaglia deve pagare. Oggi in Italia c'è invece la certezza che la fai sempre franca. Perché poi arriva la prescrizione. Oltre a un meccanismo educativo, oltre a rendere conveniente essere onesti, bisogna punire i furbi. Il problema non è solo italiano, però.
31
L'ipocrisia europea continua a far sì che siano buoni i rapporti con il Liechtenstein, un paradiso fiscale. Basterebbe una norma europea che introducesse l'embargo economico e finanziario con i Paesi che non si attengono a certi parametri di trasparenza. Queste cose sembrano fattibilissime. Perché non si riesce a realizzarle? Conflitti di interesse. Allora non ne usciremo mai. Questo è il dramma. Avverto un senso di impotenza. C'è sempre stato, il conflitto di interesse. C'è bisogno di un risveglio. La cosa bella degli anni '90 è stata la speranza che si era risvegliata nei cittadini. La gente sentiva che stava cambiando qualcosa. Oggi, rispetto a ieri, che cosa c'è? La rassegnazione
e l'amarezza della stagnazione. Come prima e più di prima. La responsabilità, me lo lasci dire, è anche dell'informazione, perché nel corso di questi anni si è passati da un momento di lotta al malaffare a una sorta di immagine di "guerra tra bande" tra magistrati e politica. Una sorta di "son tutti uguali". Sotto questo aspetto ritengo che l'informazione sia stata minata anch'essa dal conflitto d'interesse. Una parte della responsabilità, ammetto, ce l'ha anche la magistratura. In che senso? Nel momento in cui metti in piedi alcune attività giudiziarie solo per emulazione, si rischia di passare dalla ricerca delle prove per il reato commesso alla ricerca del reato. Con il rischio di trasformare in vittime personaggi che magari avrebbero meritato
la condanna, ma che ne sono usciti più forti di prima per azioni giudiziarie improvvisate. Parliamo delle responsabilità dell'informazione. Le faccio un esempio. Io, per difendere la bontà dell'inchiesta Mani Pulite, e del mio operato, ho dovuto affrontare 462 cause. Era l'unico mezzo per riaffermare la verità storica. Se l'informazione avesse evitato di raccontare storie distorte, oggi l'opinione pubblica avrebbe una diversa immagine di quanto accaduto. Ritengo anche che, come disse un mio collega, "il problema non è Di Pietro, sono i dipietrini". Questo dice tutto. Alcuni miei emulatori hanno costruito inchieste di sabbia. Colpe ne hanno anche i politici. Con Berlusconi è uscita una nuova categoria di soggetti, poi ulteriormente affinatasi, che hanno a
32
che fare con la corruzione. Che è come un matrimonio, solo che il patto tra corrotto e corruttore è solo d'interesse. Ecco, Mani Pulite rompeva quel patto d'interesse, metteva contro i due soggetti. E quale sarebbe il modello introdotto da Berlusconi? Quando è scoppiata Mani Pulite sono due le categorie di soggetti che sono emerse: c'era chi andava dai magistrati a raccontare i fatti, e chi prendeva la valigia e se la dava a gambe. Berlusconi, invece, ha scelto la terza via: è andato in Parlamento, dove ha tolto il reato di falso in bilancio e quello di concussione per induzione. Con una particolarità: essendo risaputo che Berlusconi era in conflitto d'interesse, si è capito subito che agiva ad personam. Il problema è quello che è venuto dopo, fatto – almeno negli intenti
OTT-NOV 2016
dichiarati - per motivi di giustizia. Il falso in bilancio è stato reintrodotto, ma non come in origine: non vengono punite le furbate sulle valutazioni. La concussione è tornata, ma non per induzione: c'è solo quella per violenza e minacce. E in quegli ambiti si va sempre per induzione. Quindi, il patto di omertà si è ricostruito, più raffinato, più ingegnerizzato. Per creare l'agente provocatore, come dice Davigo, ovvero la non punibilità per chi riferisce fatti relativi alla corruzione all'autorità giudiziaria prima che questa se ne accorga, servono norme specifiche. Il berlusconismo, ovvero i successori di Berlusconi, hanno fatto più danni dell'originale. Ci parli un po’ di lei. Abbiamo letto tutti
OTT-NOV 2016
della sua estate sui trattori. Mollerebbe tutto, definitivamente, per ritirarsi nella sua terra? Non potrei mai rinunciare al mio punto di riferimento, che sono i miei luoghi di origine. Mi danno serenità. Certo, usciamo dall'ipocrisia che fare il contadino sia sempre bello. È bello per il contadino della domenica come me. Uno sfogo. Vivo e campo d'altro. Con la stessa struttura agricola che avevano i miei genitori - e che ho io: una ventina di ettari di terreno, una cascina, gli attrezzi -, e che è la struttura agricola su cui si è basata l'Italia della ricostruzione, fatta di piccole realtà, intere famiglie ci hanno cresciuto i figli. Oggi
33
non è più così: non si riesce a guadagnare abbastanza per vivere. La globalizzazione deve essere governata per dare la possibilità ai nostri agricoltori di essere competitivi. Cioè? Prendiamo il caso dell'olio. Io per produrlo, di qualità, spendo 12 euro al litro. Al supermercato lo trovo a 4 euro. C'è qualcosa che non va. Io lo faccio per me e gli amici miei, ma chi ci deve campare come fa? C'è una concorrenza internazionale sleale dovuta sia a come viene prodotto, sia a come viene venduto. C'è poi il caso del grano: all'agricoltore costa 22 euro a quintale produrlo, e l'anno scorso lo vendeva a 30 euro. Quest'anno viene venduto a 16,
perché arrivano navi da 10mila quintali dal Giappone, dall'Australia, dal Canada. Sono posti dove la coltivazione è intensiva, e su grandi latifondi. Da noi non è così. Si trasferirebbe definitivamente nelle sue campagne? Sì, lo farei. I miei genitori tra l'altro hanno fatto una cosa un po' macabra, ma realistica, a Montenero di Bisaccia: la casetta mortuaria per tutta la famiglia. Ho già il mio posto (ride, ndr). Si è ritrovato nello sceneggiato "1992" su Mani Pulite? So che ci sono state resistenze per farlo, e anche per quello che sarà il seguito, "1993". C'è stata una rappresentazione realistica della Milano di quegli anni. Ovviamente, sono stati creati racconti e situazioni che differiscono dalla realtà. Però il filo conduttore, sia della tecnica d'inchiesta che della situazione politico-corruttiva di quel momento, è corretto. Dopodiché, lo sceneggiato ha ripreso un dire comune che "tutti quanti andavamo alla caccia di Craxi". Non era lui il nostro obbiettivo: volevamo svelare il fenomeno in toto. Sul piano personale, ho apprezzato molto chi ha fatto il mio personaggio: mi ha dato una dignità e una serietà che non sapevo di avere (ride, ndr). L'hanno coinvolta nella scrittura dello
sceneggiato? Le hanno chiesto pareri? No. Si sono attenuti a quanto riportato dai giornali e dalle carte processuali. Ho pensato una cosa, però: Mani Pulite l'ho vissuta come un'esperienza professionale non completata. Quel che mi amareggia non è quel che ho fatto, ma quel che non ho potuto fare. Mi sono dimesso dalla magistratura, in conseguenza di un blocco investigativo il cui tentativo di realizzazione è passato prima dal lato fisico - la Mafia ha tentato di farmi fuori, c'è anche un rapporto del Ros: non sono riusciti a portare l'esplosivo nei pressi della mia casa di Curno -, quindi dalla delegittimazione personale. Tutto ciò nel momento in cui l'inchiesta stava raggiungendo il clou: il collegamento a Mafiopoli. Ricordo ancora le parola che mi disse Borsellino, a casa sua, il giorno dopo il funerale di Falcone: Antonio, dobbiamo fare presto, perché qui ci fanno fuori. Un'occasione lasciata a metà, quindi, Mani Pulite. Sì, e di questo, ripeto, sono molto amareggiato con le istituzioni a cui mi sono rivolto e non mi hanno voluto ascoltare. Tutti quanti mi dicono che sono stato bravo a fare l'inchiesta Enimont. Che cos'era? 150 miliardi di lire che Gardini aveva dovuto racimolare e che dovevano finire al sistema
34
politico-istituzionale. Come li ha racimolati l'ho scoperto; a chi sono andati, solo per 72 miliardi. Il resto veniva dopo. Io penso di sapere a chi sono andati, ma non posso dimostrarlo, e Gardini, l'unico che poteva raccontarlo, è morto. Si è davvero suicidato? Sì, è così. C'era la fila per testimoniare, in quei giorni, perché ero riuscito a rompere il patto di omertà. Gardini ha capito che il cerchio si stava chiudendo, quindi ha lasciato l'Italia quando era già pronto il provvedimento restrittivo. Ne è nata una trattativa coi suoi legali. Gardini, per tornare, ha posto delle condizioni: non andare a San Vittore e non essere portato in procura in manette. Io, però, dovevo sapere a chi aveva dato i restanti miliardi, in cambio. Ho chiesto ai carabinieri di tenerlo d'occhio, senza agire, la notte prima della mattina in cui sarebbe dovuto venire a testimoniare. Avevo paura che scappasse nuovamente. Alle 8 mi telefona l'avvocato: stavano arrivando. I carabinieri, pochi minuti dopo, mi hanno avvertito che si era suicidato. È stato un gesto d'istinto: non credo nella tesi dell'omicidio. Sta scrivendo un libro, sulla vicenda? No, attualmente sto riprendendo in mano quei 462 tentativi di delegittimazione nei miei confronti. Poi vediamo.
OTT-NOV 2016
Inter vista
O
ENAV, la società che gestisce il traffico aereo
gni volta che intraprendi un viaggio in aereo, la solita prassi: imbarco, posto assegnato, allacci la cintura di sicurezza, e via... prendi il volo, fino a quando non atterri... tutto normale. Ma ciò che per noi viaggiatori è scontato, che in una parola significa volare sicuri, lo dobbiamo al lavoro che si svolge anche a terra, ossia a chi appunto si occupa di gestire il traffico aereo, in Italia, ENAV, che dai 4 Centri di Controllo d’Area dalle sue 43 torri di controllo garantisce quasi 2 milioni di voli,
24 ore su 24 tutto l’anno, assistenza al volo ...e anche a noi! Quindi ENAV è il cuore pulsante anche del nostro aeroporto e con il dottor Francesco Piludu, Responsabile del Centro Aeroportuale dal 2010, tracciamo un breve riassunto del lavoro che si svolge in una torre di controllo, quella torre verde che domina l’aeroporto... Quante persone lavorano in torre di controllo e quali i loro ruoli? Sempre 4: 3 controllori di volo più un osservatore meteo, che si alternano giornalmente
36
di Emanuela Lanfranco
OTT-NOV 2016
con il compito di controllare e gestire gli aerei in partenza e in atterraggio sulla pista, il traffico in volo nello spazio di competenza e aggiornare le osservazioni meteorologiche sull’aeroporto. Le quattro persone che lavorano in sinergia hanno posizioni ben definite: Posizione Ground, che controlla e gestisce le procedure e la messaggistica relative ai piani di volo e muove gli aerei dal parcheggio fino alla pista e viceversa gli aerei atterrati fino al parcheggio; posizione Torre,
OTT-NOV 2016
che controlla tutto il traffico in volo nello spazio aereo di competenza e sulla pista di volo fornendo le autorizzazioni al decollo e all’atterraggio; posizione Coordinatore, che coordina le due posizione precedenti nonché effettua tutti i coordinamenti con gli Enti ATC limitrofi, nel nostro caso solo il Centro di Controllo d’Area di Milano, e con tutti gli operatori aeroportuali quali Enac, Sacbo, Vigili del Fuoco, Polizia, Finanza. La quarta persona, l’osservatore meteo, integra
37
i dati meteo prelevati dai sensori automatici con le proprie osservazioni, in particolare la fenomenologia del momento, ed elabora un messaggio che, attraverso un sistema informativo automatico, informa costantemente gli equipaggi circa la situazione meteorologica presente sul campo. Ruolo fondamentale hanno i tecnici di Techno Sky, società del gruppo ENAV, che con presidio fisso garantiscono la continua funzionalità delle radioassistenze e dei sistemi operativi.
ENAV garantisce anche un servizio di allarme. Il servizio di Allarme è uno sei servizi primari attraverso il quale il personale operativo di Enav fornisce il Servizio ATS. Non a caso svolge ruolo fondamentale nel PEA, come soggetto responsabile dell’attivazione dello stesso, e nelle procedure di Ricerca e Soccorso in tutte le circostanze che vedono coinvolti aerei in volo informando tempestivamente gli Enti preposti al soccorso aereo e suppor-
tandoli con tutte le informazioni in possesso. C’è u numero importante di personale femminile che si alterna in torre di controllo. Dal 1990 ENAV ha iniziato l’assunzione di personale femminile a Bergamo su 28 addetti, 12 sono donne. Quali sono le scuole che danno la possibilità di lavorare in torre di controllo? ENAV dispone di un centro di formazione
38
a Forlì, l’ Academy, che forma ed aggiorna i diversi profili professionali del personale operativo nazionale ed internazionale; infatti Academy è riconosciuta come centro di eccellenza nazionale ed internazionale per la formazione e l’addestramento in ambito ATM. La sua missione è progettare e realizzare soluzioni di apprendimento per lo sviluppo delle competenze tecniche e manageriali per la gestione del traffico aereo. Dottor Piludu da quanto tempo lavora in ENAV? Ho iniziato ad assaporare l’aeronautica per tre anni come ufficiale della 46° Brigata Aerea di Pisa, dal 1983 al 1986 , nel 1988 ho iniziato a lavorare in ENAV come controllore di traffico aereo fino al 2004, poi come responsabile operativo fino al 2010 e da allora sono il Responsabile del Centro. Posso chiederLe qualcosa di personale? Posso dire che ho solo tre grandi amori: al primo posto metto la famiglia, mi appassiona il mio lavoro e poi lo sport: ho una passione sfrenata per il calcio come mister, ma soprattutto come giocatore... Gli acronimi: ATM air traffic management, ATC air traffic control, ATS air traffic services, PEA piano di emergenza aeroportuale.
OTT-NOV 2016
Inter vista
Ordinazione episcopale dell'Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa
Già Custode di Terra Santa dal 2004, nel 2014 organizzò l’incontro tra il presidente d’Israele Shimon Perez, il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen, Papa Francesco e il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I
S
abato 10 settembre, nella Cattedrale di Bergamo si è svolta l'ordinazione episcopale dell'Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa che Papa Francesco ha nominato Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Più di mille fedeli hanno partecipato alla cerimonia, tra questi i genitori del nuovo Arcivescovo e i familiari, autorità civili e militari, tra cui l'Ambasciatore di Israele e di Cipro il nuovo prefetto di Bergamo, Dr.ssa Costantino, alla sua prima uscita ufficiale, alcuni sindaci, parlamentari e senatori. Tra le diverse rappresentanze i Cavalieri del Santo Sepolcro che erano guidati dal Gran
Magistero, la delegazione di Terra Santa, del Patriarcato e della Custodia. Il servizio d'ordine è stato curato dai cadetti dell'Accademia della Guardia di Finanza. Hanno accompagnato il Cardinale i Carabinieri in alta uniforme. Con il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che ha presieduto la solenne celebrazione, hanno concelebrato il Patriarca emerito Twal, il Vescovo di Bergamo Beschi, con una ventina tra Arcivescovi, Nunzi Apostolici, Vescovi. Ha assistito alla celebrazione la delegazione ecumenica dell'Arcivescovo Nectorius come
40
a cura di Emanuela Lanfranco
OTT-NOV 2016
OTT-NOV 2016
41
inviato del Patriarca Greco Ortodosso. Hanno accompagnato il nuovo Arcivescovo nei riti di ordinazione, il nuovo Custode di Terra Santa successore di Padre Pizzaballa e il parroco di Cologno al Serio, suo paese natale. All'inizio della celebrazione il Vescovo di Bergamo ha donato all'ordinando che l'ha indossata, copia dell'antica croce di San Procolo, tra i primi Vescovi di Bergamo, custodita nella cattedrale. Il nuovo Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa è nato a Cologno al Serio, in provincia di Bergamo, nel 1965. Ha frequentato il noviziato al santuario della Verna presso i Frati Minori Francescani ed è stato ordinato
sacerdote nel 1990. A Gerusalemme compie la specializzazione in studi biblici. Dal 1998 è professore assistente di Ebraico biblico e Giudaismo. Accanto all'impegno accademico l'attività pastorale di padre Pizzaballa è stata indirizzata soprattutto verso la comunità "ebraofona" (comunità cattolica in Israele che si esprime in ebraico moderno). In questa linea, nel 1995 ha curato la pubblicazione del messale romano in lingua ebraica ed ha tradotto vari testi liturgici in ebraico per le comunità cattoliche in Israele. Nel 2004 è stato nominato Custode di Terra Santa. L'azione pastorale di padre Pizzaballa si è contraddistinta per equilibrio e spiccata
42
capacità strategica e diplomatica nella complicata mediazione tra lo stato d'Israele e le autorità palestinesi. La sua voce è stata una delle più ascoltate nell'intricato mondo politico religioso della Terra Santa. Papa Francesco ha affidato a padre Pizzaballa l'incarico di organizzare l'incontro tra il presidente d'Israele Shimon Perez, il presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen e il Papa stesso alla presenza del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, svoltosi in Vaticano l'8 giugno 2014. DICHIARAZIONE DI S.E. MONS. PIZZABALLA Immediatamente dopo l’annuncio della mia nomina ho espresso lo stupore e anche la
OTT-NOV 2016
trepidazione con la quale mi accingevo alla nuova missione assegnatami. Riflettendo su quanto mi è accaduto ho riletto il brano del Vangelo di Emmaus. A Emmaus Gesù corregge la fede dei discepoli disorientati e li rieduca ad una nuova speranza; smette di essere funzionale alle nostre attese, ai nostri progetti efficienti e le nostre programmazioni, che si scontrano invece con un Regno a forma di croce. E, come i discepoli di Emmaus, torno a Gerusalemme condividendo con quegli Apostoli la missione e il modo di viverla. Cercherò di vivere questo ministero non preoccupandomi troppo di quanto e come potrò risolvere o realizzare, ma cercando di assecondare sempre più passaggi, transizioni, maturazioni di persone e comunità. Il Vescovo è uno che fa spazio più che occuparne. Abbiamo bisogno di imparare a rileggere, a correggere le nostre letture e le nostre impostazioni alla luce di una Parola che non smette di levarsi sulle nostre città, sulle nostre relazioni e modi di vita. E le soluzioni verranno. E se non verranno vuol dire che dobbiamo imparare a stare nella complessità – come spesso accade in Medio Oriente - trovando in quella accettazione la
OTT-NOV 2016
forma, forse meno gratificante, ma sicuramente più vera, del nostro consegnarci per la vita di tanti. Cercherò inoltre di continuare nell’opera importante di incontro e di fraternità con le altre Chiese Cristiane non cattoliche. Gerusalemme non può non pregare e operare per l’unità tra i credenti cristiani. E infine, possibilmente anche con ebrei e musulmani, ci impegneremo per la pace di Gerusalemme. Pace che è accoglienza cordiale e sincera dell'altro, volontà tenace di ascolto e di dialogo, strade aperte su cui la paura e il sospetto cedano il passo alla conoscenza, all'incontro e alla fiducia, dove le differenze siano innanzitutto opportunità di compagnia. MESSAGGIO AL TERMINE DELLA CELEBRAZIONE Penso innanzitutto alla mia famiglia, ai miei genitori che mi hanno donato la vita, i fratelli e quel primo nucleo vitale che mi ha discretamente accompagnato fin qui; ai miei primi anni, da bambino, nella campagna colognese, a Liteggio. Erano gli ultimi anni di una vita semplice di campagna, con le cascine che già cominciavano a spopolarsi, ma che ancora vivevano gli ultimi momenti di un mondo
43
ormai scomparso. Le visite nelle stalle, dove mi mandavano a prendere il latte, la gioia di andare sui carretti trainati dal cavallo, per andare a fare il fieno, i giochi semplici di campagna, e così via. Era un mondo semplice e genuino, e una vita sobria e felice. Solo con il tempo ho capito come quel mondo abbia influito nel darmi uno stile e una ricerca di sobrietà e sincerità. Qui dico con fiducia e convinzione il mio voler essere per tutti! Se ciò che sono è da tanti non posso che vivere per tanti! Per quanti mi sono affidati, innanzitutto, per quanti condividono l'amore e la sollecitudine per il Medio Oriente, per ebrei e musulmani, per i più poveri, per la Chiesa intera cui il mio ministero mi consegna in modo speciale. Nello stemma che ho scelto ho voluto mettere solo due cose: Gerusalemme e la Parola. Dalla Parola desidero iniziare e fondare il ministero che mi è stato assegnato perché poco alla volti ci plasmi, come ha fatto dall’inizio per generazioni di credenti, e illumini le nostre scelte, le nostre relazioni e le nostre città dove è calata la vita di noi tutti, soprattutto su
Gerusalemme, che ci richiama tutti. Chiedo, insieme a tanti, pace per Gerusalemme ma soprattutto la pace di Gerusalemme, che è la pace offerta nel cenacolo della Cena e di Pentecoste: pace che non è soppressione delle differenze, annullamento delle distanze, ma nemmeno tregua o patto di non belligeranza, garantito da accordi o separazioni. Chiedo una pace che sia accoglienza cordiale e sincera dell'altro, volontà tenace di ascolto e di dialogo, strade aperte su cui la paura e il sospetto cedano il passo alla conoscenza, all'incontro e alla fiducia, dove le differenze siano opportunità di compagnia e non pretesto per il rifiuto reciproco. Mi impegnerò perché, anche grazie al mio servizio in quella terra, sorga per tutta la chiesa e sugli uomini di quella terra, la pace di Gerusalemme!
LO STEMMA Nello stemma arcivescovile adottato da S.E. Mons. Pizzaballa appare la città di Gerusalemme da cui si alzano la cupola del Santo Sepolcro, la Torre di Davide e la cupola dell’attuale Moschea. L’oro in araldica simboleggia la fede, e la verità, l’argento la purezza, l’innocenza, l’umiltà, e la giustizia. Anche oggi Gerusalemme mantiene la vocazione ad essere casa di preghiera per tutti i popoli (Isaia 56) e i tre luoghi simboleggiati sono un rimando alle differenti tradizioni religiose che in essa convivono e per la cui pacificazione è chiamato ad impegnarsi. Gerusalemme è poi il luogo del compimento del mistero della salvezza in Cristo, rappresentato nel monogramma di Cristo (XP) posto sul rotolo della Parola, in alto, quasi
44
a illuminare la città e insieme la custodisce. Nel capo dello stemma sono raffigurate le braccia incrociate del Crocifisso con quelle di San Francesco, simbolo dell’Ordine Francescano. Il motto è “Sufficit tibi gratia mea”: ti basta la mia grazia (dalla Seconda lettera di San Paolo ai Corinti 12, 9). Ha commentato Padre Pizzaballa: “La Terra Santa è crocevia di difficoltà e divisioni di ogni genere: tra le Chiese, tra le fedi monoteiste e tra i popoli che la abitano. Le difficoltà sembrano sempre enormi e insormontabili. La Chiesa di Terra Santa non ha mezzi e non ha potere. Ha solo Cristo e la sua Grazia. È dunque questo il motivo della scelta: avere la coscienza che la nostra missione altro non è che testimoniare la Grazia che per primi ci ha toccato e da questa solamente partire”.
OTT-NOV 2016
Bergamo - Via Grumello, 32 035.255257
Inter vista
Ristrutturare i corsi di laurea per costruire un'offerta didattica al passo coi tempi
E' l'impegno in cima all'agenda di Antonio Banfi, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza
M
ilanese, 44enne, Antonio Banfi è professore associato di diritto romano e diritti dell'antichità presso l'Università degli Studi di Bergamo, dove da un anno dirige il Dipartimento di Giurisprudenza. Persona dinamica ed eclettica non è solo un apprezzato autore di numerosi studi e pubblicazioni sullo ius romano, greco e bizantino, ma anche un umanista del nuovo millennio, che in Italia dà voce al dibattito sul rinnovamento del sistema universitario italiano e sui metodi di valutazione della ricerca scientifica. A tale scopo
è co-fondatore dell'associazione culturale Roars (www.roars.it). Città dei Mille gli ha posto alcune domande riguardo la sua recente esperienza come direttore di dipartimento e circa i traguardi e le prospettive future di una disciplina che a Bergamo dalla sua istituzione nel 2004 ha riscosso un buon successo di iscritti e laureati, pur registrando negli ultimi anni, andamenti altalenanti nel numero di nuove matricole. Quali impegni ha dovuto affrontare dall'ottobre 2015 nel suo nuovo ruolo? I primi mesi del mio mandato sono stati
46
a cura della redazione
OTT-NOV 2016
dedicati – oltre all’ordinaria attività amministrativa – essenzialmente a una ricognizione dei punti di forza e di debolezza del Dipartimento e dei corsi di laurea che ad esso afferiscono. Una operazione non facile, vista la mole di dati necessari, ma che ritengo ormai completata. D’altra parte si tratta di una operazione imprescindibile in vista dell’adozione di interventi migliorativi che siano realmente efficaci: senza una buona conoscenza della realtà dell’Ateneo (e degli altri Atenei lombardi e italiani) è impossibile adottare azioni incisive. Dopo la legge 240/2010 (c.d. Riforma Gelmini) gli impegni gravanti sulle strutture accademiche e su chi le dirige (rettori, direttori di dipartimento e così via) si sono moltiplicati, con un carico di lavoro amministrativo che talvolta rischia di togliere tempo non
OTT-NOV 2016
solo all’attività di ricerca, ma anche alla programmazione e alla ristrutturazione dell’offerta didattica: ma almeno questa prima fase può dirsi conclusa. Ora si tratta di passare all’azione. Per altro verso abbiamo lavorato intensamente per consolidare il nostro rapporto con l’Accademia della Guardia di Finanza: il Dipartimento è ora ampiamente impegnato nelle attività didattiche in Accademia e sono molto felice del nostro lavoro in una realtà di così grande prestigio, destinata alla formazione degli Ufficiali del Corpo. Recentemente è stata conclusa anche un’altra convenzione in modo da consentire a coloro che sono già Ufficiali della GdF ma che avevano seguito un diverso percorso di studi, di conseguire presso di noi la laurea in Giurisprudenza. Il legame fra di noi e l’Accademia sta parti-
47
colarmente a cuore all’attuale Rettore (che è tra l’altro un giurista) e concordo con lui circa l’esigenza di continuare a lavorare per rafforzarlo il più possibile. Le sfide lanciate in tal senso e quelle vinte? Le sfide sono numerose: il lavoro di ricognizione a cui ho accennato evidenzia la necessità di aggiornare l’offerta formativa in modo da renderla più adeguata al momento e alla situazione del mercato del lavoro e – d’altra parte - di potenziare l’attività di ricerca. Ma non basta: occorre incrementare i legami con il territorio e il mondo delle imprese, accelerare sull’adozione di forme di didattica innovativa, costruire sempre più solidi legami internazionali. In buona sostanza, la vera sfida è rendere Giurisprudenza a Bergamo una realtà forte e robusta, capace di esercitare la propria
attrazione – verso studenti e ricercatori – sul piano nazionale ed europeo. Lo scorso anno accademico abbiamo adottato regole interne che puntano a rafforzare la produzione di ricerca da parte del Dipartimento e a migliorarne la competitività sotto questo profilo. A partire da questi giorni inizieremo invece a dedicarci alla ristrutturazione dei corsi di laurea, triennali, magistrali e a ciclo unico al fine di costruire un’offerta didattica più efficace ed al passo con i tempi. Ciò significa che presto presenterò al Rettore, prof. Morzenti Pellegrini, con il quale vi è consonanza e continuo confronto, una relazione analitica e alcune proposte per la trasformazione dei nostri ordinamenti didattici: il mio obiettivo è chiudere questa fase entro il prossimo gennaio. Non da ultimo, conto su di una politica di reclutamento di docenti e giovani ricercatori di elevata qualità che possa potenziare decisamente la nostra struttura. Troppi laureati in facoltà umanistiche, che faticano a trovare sbocchi lavorativi: in un'epoca di internazionalizzazione come rendere ancora appetibile la laurea in giurisprudenza? In primo luogo vorrei ricordare che i dati occupazionali dei laureati e dei laureati magi-
strali in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bergamo sono ottimi e non mostrano una particolare “fatica” nel trovare sbocchi lavorativi, anzi. Stando ai dati del Consorzio AlmaLaurea a un solo anno dalla laurea circa il 74% dei laureati triennali lavorano (57%) o proseguono negli studi. Fra i lavoratori più della metà dispone di un lavoro “stabile” (58,3 %). Se guardiamo i laureati magistrali, il tasso di occupazione è del 64,8% a un anno, del 70,2% a tre anni e del 94,4% a cinque anni. Se si tiene conto del fatto che la stragrande maggioranza di questi laureati spendono almeno il primo anno dopo la laurea in stage, tirocini, praticantati o scuole di formazione, si tratta di risultati davvero notevoli. Al di là dei dati relativi al nostro Ateneo, la questione dell’occupabilità dei laureati nelle materie umanistiche non è così semplice. Il nostro Paese ha pochi laureati a paragone degli altri paesi europei e non direi che vi sia un eccesso di laureati in materie umanistiche; osservo piuttosto che il tessuto produttivo su scala nazionale sembra avere ridimensionato corposamente le proprie ambizioni, anche a seguito della crisi, e che per questa ragione vi è una minore domanda di lavoratori dotati di elevate qualificazioni.
48
Ciò premesso, è vero che la “professionalità” del giurista sta attraversando una fase di forte trasformazione, e ciò non vale solo per l’Italia, ma anche – ad esempio – per la Francia. In effetti, la grande maggioranza dei laureati in giurisprudenza ormai non trova più la sua collocazione occupazionale nelle cosiddette “professioni legali” (avvocati, magistrati, notai). Per questa ragione è mia intenzione procedere a una revisione dell’ordinamento delle nostre lauree, in modo da adeguarle alla situazione che ci troviamo a vivere. Le lauree in giurisprudenza devono mantenere le loro caratteristiche di percorsi di formazione umanistici che sono tramandati da secoli e secoli, ma è essenziale che esse si tolgano di dosso l’aspetto di corsi dogmatici, fatti di sola didattica frontale e sganciati dalla viva vita del diritto. Il diritto permea le nostre vite, in ogni momento: dobbiamo dare ai nostri laureati allo stesso tempo un ampio profilo culturale che li assista nell’interpretare al meglio la realtà e gli strumenti pratici per farsi attori all’interno della realtà medesima. Per questo profilo anche l’adozione di strumenti di didattica alternativa, che portino gli studenti a confrontarsi operativamente con questioni e problemi pratici (ad es. ma non solo le cosiddette legal clinics) è per noi una priorità. Dobbiamo mirare alla formazione di giuristi a tutto tondo, capaci di inserirsi in un contesto sempre più internazionalizzato (specie nelle medie e grandi aziende) e perciò intendiamo anche potenziare l’apertura verso altri paesi dei nostri percorsi formativi, non solo con percorsi interamente in lingua inglese, già attivi, ma anche attraverso un rafforzamento dei rapporti di scambio e cooperazione con università straniere. Ne approfitto per segnalare come l’Ateneo di Bergamo sia comunque all’avanguardia nell’adozione di alcuni strumenti di didattica innovativa, tanto che i nostri studenti hanno vinto la Competizione Italiana di Mediazione (gli strumenti di risoluzione alternativa delle liti) per l’anno 2016; e nel 2015 si erano piazzati secondi. Come si concretizza la collaborazione con altri dipartimenti? Personalmente considero l’interdisciplinarità un valore e sono convinto che anche gli altri Direttori di Dipartimento condividano tale orientamento. Da quest’anno il Dipartimento di Giurisprudenza è
OTT-NOV 2016
sede amministrativa di un corso di laurea magistrale (biennale) in diritti dell’uomo e della cooperazione internazionale al quale partecipano docenti di tutti i dipartimenti delle scienze umane e sociali. Al corso di laurea si affianca un master in diritto delle migrazioni che l’ex Prefetto di Bergamo, dott.ssa Ferrandino non ha esitato a definire una eccellenza di livello europeo. Abbiamo dunque una solida base di cooperazione interdipartimentale che puntiamo a incrementare per rafforzare sempre più il profilo culturale e operativo dei nostri insegnamenti e dei nostri laureati. Lo staff dei docenti a suo parere è numericamente adeguato? Ed avete anche dei dottorati? A livello nazionale il personale docente dopo il 2008 è stato oggetto di un importante ridimensionamento. In questo preciso momento la situazione è meno grave, in particolare per atenei come il nostro che possono godere di una situazione privilegiata per via dell’oculata gestione dei parametri economico finanziari. Comunque, anche in tale privilegiata situazione le condizioni attuali ci rendono difficile crescere come vorremmo: una crescita assolutamente necessaria per assicurare una formazione e
OTT-NOV 2016
una attività di ricerca di qualità. Purtroppo in molte occasioni la politica sembra disinteressarsi del ruolo e dell’importanza della formazione avanzata per la crescita sociale ed economica: un punto sul quale l’ex Rettore Stefano Paleari, da presidente della CRUI, ha giustamente insistito in tante occasioni. Per quanto concerne i dottorati, siamo sede amministrativa di un dottorato in Business and Law in consorzio con l’università di Brescia. Numerosi docenti del Dipartimento fanno parte di collegi di dottorato in tutta Italia, e penso che vi sarà presto l’occasione di potenziare ulteriormente la nostra formazione post lauream. Sempre parlando di numeri, ci descriva il recente trend del numero di iscritti e di laureati. Quanti si accontentano del corso triennale e quanti proseguono anche con la specialistica? Preciso che per giurisprudenza non esiste al momento una laurea “specialistica”, ossia una laurea biennale, anche se sul punto si è aperta una discussione all’interno della Conferenza dei Direttori di Giurisprudenza e presso il Ministero. Esistono dunque una laurea triennale e una laurea magistrale a ciclo unico della durata di cinque anni. Ciò significa che se lo vogliono, i laureati
49
triennali possono, al termine del primo ciclo, proseguire gli studi in ambito giuridico e iscriversi alla magistrale a ciclo unico. Per quanto riguarda gli iscritti, l’andamento degli ultimi anni ha visto una flessione in particolare degli iscritti alla magistrale a ciclo unico, anche se con un andamento meno severo di quello visto su scala nazionale: la cosa però non ci soddisfa né ci consola, vista la crescita complessiva e le potenzialità dell’Ateneo. Anche per questa ragione procederemo alla ristrutturazione di cui dicevo prima. Tornando ai laureati triennali, circa un terzo prosegue gli studi nella laurea magistrale. Gli sbocchi occupazionali per i suoi studenti ci sono sul nostro territorio e in tal senso come si instaura il dialogo tra enti, istituzioni ed aziende? Il Dipartimento intrattiene rapporti con tutte le realtà del territorio, dagli ordini, alle istituzioni, al tessuto produttivo, alle associazioni forensi. Ciò ci consente di offrire agli studenti, sia triennalisti, che della laurea magistrale a ciclo unico, la possibilità di avviarsi alla conclusione del loro percorso di studi confrontandosi con la realtà del mondo del lavoro attraverso tirocini e stage. Il territorio bergamasco è strutturalmente
forte sotto il profilo dell’occupazione e i dati di cui si diceva prima lo dimostrano: ma noi puntiamo a formare laureati che possano realizzarsi appieno – sotto il profilo lavorativo – non solo in tutta Italia ma anche all’estero. La ricerca in che modo è portata avanti dal suo dipartimento ed avete collaborazioni con altre università, anche straniere? L’output di ricerca del Dipartimento è significativo e mi aspetto che l’esercizio nazionale di valutazione della ricerca ora in corso ne confermi la crescita sia sotto il profilo qualitativo che dell’impatto. Chi dirige la struttura non può e non deve intervenire sulle linee di ricerca scelte dai singoli, ma fare il possibile per creare un ambiente favorevole allo sviluppo di ricerca di qualità. L’adozione di procedure premiali da parte del Dipartimento per l’assegnazione dei fondi per lo sviluppo di progetti di ricerca vuole andare in questa direzione, la stessa che persegue nell’Ateneo il Prorettore alla Ricerca con il quale vi è un continuo e proficuo confronto. I legami con altre università italiane e straniere – anche extraeuropee – consentono di mantenere un flusso costante di visiting professor e visiting scholar, impegnati sia in attività didattica che di ricerca. Parliamo della sua associazione. Che
obiettivi persegue e a tre anni dalla fondazione? L'entusiasmo iniziale è invariato? Roars (Return on Academic ReSearch) è nato da un incontro fra colleghi di diverse discipline interessati ai temi della valutazione della ricerca e delle politiche educative e della ricerca. In tre anni è diventato uno dei luoghi centrali del dibattito su questi temi, il che significa che la sua gestione, se non altro in termini di tempo, è estremamente onerosa. Ciò non toglie che l’entusiasmo e la determinazione sono rimasti: soprattutto vorremmo che il sistema accademico italiano e i policy maker prendessero coscienza della discussione che su questi temi si sta svolgendo nei paesi più avanzati. Questo al fine dell’adozione di politiche e strumenti il più possibile ragionevoli ed efficaci. Che critiche muove al sistema universitario italiano e quali sono le tre maggiori novità e cambiamenti che vorrebbe venissero introdotti? Il sistema è nel suo complesso molto solido e con un tasso di produttività fra i più alti al mondo. Del resto è risaputo che i nostri laureati e i nostri ricercatori sono molto apprezzati al di fuori dei nostri confini. Tuttavia, i tagli lineari degli scorsi anni hanno fatto dell’università italiana un luogo nel quale un giovane studioso, pur brillante, fatica ad entrare, o magari non entra affatto
50
poiché non si sente di affrontare periodi estremamente lunghi di incertezza. Gli atenei si sono dati molto da fare incrementando la quota di finanziamento non statale nei loro bilanci: c’è però bisogno di investire nuovamente su formazione e ricerca, e di riaprire le porte ai giovani. Diversamente, presto perderemo la nostra forza e pregiudicheremo ulteriormente il già precario tessuto economico e sociale del Paese. Da ultimo: c’è bisogno di semplificare, di ridurre gli oneri burocratici, che mangiano tempo e risorse a scapito della ricerca e della didattica. Ci parli del Signor Banfi. E' sposato? Che passioni coltiva al di fuori dei ruoli accademici? Sono sposato con Gea Smith, che è ora Productivity and Mobility Lead di Microsoft Italia. Abbiamo un figlio di sette anni, Rodolfo, con il quale ci piacerebbe stare più di quanto possiamo. Per molti anni sono stato schermidore, un ruolo che ho ora passato a mio figlio, mentre io mi sono dedicato al tiro a segno che pratico abitualmente presso la sezione del T.S.N. di Milano. Quando posso amo anche dedicarmi alla fotografia analogica in bianco e nero: ho in casa un piccolo laboratorio dove posso sviluppare e stampare come si usava un tempo. Qualche volta scio, ma la mia vera passione è il mare.
OTT-NOV 2016
Sapori, suoni, cultura ma soprattutto la verace pizza napoletana: stiamo parlando dI Donna Regina, la ormai famosa pizzeria di Via Campagnola a Bergamo. Un autentico Pezzo di Napoli in città, una fusione di cultura storica e culinaria che hanno reso Donna Regina il punto di riferimento bergamasco per l’autentica pizza napoletana STG - Specialità Tradizionale Garantita, l’unica pizzeria riconosciuta per l’intera Lombardia da APN - Associazione Pizzaiuoli Napoletani. Per i nostri lettori, abbiamo incontrato Olga Maggioni e Giuseppe Buonaguro, rispettivamente Amministratrice e Direttore del locale per scoprire il segreto di tanto successo “Se non è napoletana, che pizza è? - ci chiede Giuseppe Buonaguro - La pizza non è solo acqua e farina, la pizza verace napoletana è un tripudio di sapori, la scelta accurata della farina, il lievito madre e una lunga lievitazione di ventiquattro ore sono le basi principali della nostra pizza, altro punto di forza fondamentale sono gli alimenti, accuratamente scelti ed acquistati direttamente in Campania da piccoli produttori della filiera: i latticini provenienti da tre luoghi diversi: la mozzarella di bufala da Aversa, il fior di latte che per la prima volta abbiamo portato qui a Bergamo proviene da Agerola, patria del fior di latte e la provola affumicata fresca di bufala da Battipaglia, i pomodorini del piennolo dalle falde del Vesuvio, gli oli dalla valle del Cilento”.
“La qualità ha un prezzo - sottolinea Olga Maggioni - nonostante i quotidiani arrivi delle materie prime dal sud Italia, siamo riusciti a restare in linea con i prezzi delle principali pizzerie di qualità della città pur offrendo un prodotto totalmente differente che segue la tradizione napoletana”.
Donna Regina, si fregia di avere all’interno della pizzeria il Maestro Pizzaiuolo Gennaro Pirone, noto nell’ambiente internazionale per le sue performances competitive e per la partecipazione ai vari campionati mondiali dove si è sempre distinto occupando le prime posizioni del podio.
Chiediamo al maestro: Qual’è il segreto di una buona pizza? “Il segreto di una buona pizza è un segreto e - sorridendo prosegue - la scelta di una farina consistente ed italiana, una lunga lievitazione e il giusto tasso di idratazione sono le basi fondamentali per un buon impasto; la manualità che si acquisisce nel corso degli anni, va ad implementare gli elementi del prodotto finale”. “Sappiamo di essere una pizzeria 2.0 - prosegue Olga Maggioni
-
disponiamo di un sito web costantemente aggiornato e seguito da numerose pagine social, siamo in testa ai ranking dei principali motori di ricerca come Google e disponiamo di un app dedicata scaricabile dagli stores su smartphone e tablet. I nostri clienti potranno prenotare il loro tavolo, ordinare la pizza con consegna a domicilio e pagare direttamente all’atto dell’acquisto oppure al fattorino anche con carte di cradito e bancomat. Insomma Donna Regina ha dato sicuramente una svolta al mondo delle pizzerie della città di Bergamo”.
Non solo pizza a Donna Regina, si potrà degustare il panuozzo, nato a Gragnano città famosa nel mondo per la pasta, il cuoppo, contenitore il carta paglia che contiene fritti di ortag-
gi e pesce e prossimamente aprirà anche la sezione dedicata alla cucina tradizionale napoletana. I presupposti ci sono tutti per affermarsi sul territorio sempre in maniera più decisa. Bergamo - Via Campagnola, 5 035.0960452 www.pizzeriadonnaregina.com
Giurisprudenza Ingegneria
Lingue, letterature e culture straniere Lettere, FilosoďŹ a, Comunicazione Scienze umane e sociali Scienze aziendali, economiche e metodi quantitativi
www.unibg.it
Il futuro dipende da ciò che facciamo nel presente {Gandhi}
Dall’università al mondo del lavoro
P
rosegue il ciclo di appuntamenti degli Sharing DAYS organizzato dall'associazione dei laureati dell'università di Bergamo per avvicinare gli studenti al mondo del lavoro. "Abbiamo organizzato gli Sharing Days", spiega Cristiana Cattaneo, consigliere di LUBERG responsabile del progetto "per mettere in contatto i nostri studenti con laureati junior e senior. Grazie a questo scambio di esperienze e punti di vista potranno scoprire le loro aspettative, i loro desideri e le loro ambizioni in vista di un momento importante come quello dell'ingresso nel mondo del lavoro". Gli appuntamenti rappresentano un tassello importante del progetto "LAUREARSI... E POI?" che prevede anche un secondo momento in cui gli studenti avranno la possibilità di confrontarsi, presso la sede del Club Luberg, anche con laureati senior di importanti aziende della bergamasca che abbiano fatto percorsi significativi in aziende di rilievo. Il primo appuntamento, destinato agli studenti di Economia e Giurisprudenza, si è tenuto l’8 giugno; per partecipare agli incontri destinati agli studenti del polo ingegneristico (il 12 ottobre) e del polo umanistico (il 16 novembre) è necessario iscriversi sul sito Laurearsiepoi.it indicando l'area o la funzione aziendale di interesse. CLUB LUBERG Dopo l'appuntamento dello scorso 28 settembre dedicato al management creativo tra estetica, immagini e racconto che ha avuto come protagonista Luca Tiraboschi, direttore editoriale Infotainment di Mediaset, il 26 ottobre si terrà - presso la sede del Club di Via Vittorio Emanuele II, 10 - un incontro con Maurizio Tabani sull'universo della "Parola che conquista". Infine, nel mese di novembre si terrà la consueta cerimonia di fine anno nel corso della quale saranno premiati i vincitori del Concorso letterario, e saranno proclamati i neolaureati e i laureati dell’anno.
*Cucina di Pierangelo Cornaro Chef Patron del Ristorante Colleoni & dell'Angelo (Bergamo)
Finalmente il ritorno del diamante della gastronomia italiana
D
a metà settembre dovrebbero tornare sul mercato i tartufi b i a n c h i ( Tu b e r M a g n a t u m Pico), quelli che genericamente vengono chiamati Tartufo bianco d’Alba. Grande gioia per i gourmet e gli chef de cuisine che potranno cimentarsi nella creazione di piatti di altissimo livello. Impor tante! I migliori, quelli che meritano di essere pagati le cifre da capogiro che solitamente vengono richieste, sono i nostri tartufi bianchi ed in particolare quelli dei trifolai Piemontesi (Alba) e Marchigiani(Acqualagna). Purtropo visto il grande business economico che ruota attorno al prezioso tubero, tartufi di bassa qualità provenienti da Croazia, Romania, Albania e perfino Cina, vengono immessi sul mercato e spacciati per tartufo bianco d’Alba. L’unico modo per non venire raggirati da questi malfattori del gusto è quello di affidarsi a ristoratori di fiducia e consumare il tartufo in ristoranti che per tradizione lo usano sempre. Dopo questa breve premessa, vi raccomando alcune ricette semplici ma impreziosite dal “diamante del cibo” il tartufo bianco. Alla prossima.. e Buona Tartufata!
Insalata con robiola
Insalata alla Luigi XV
Schiacciare della robiola fresca (o dei caprini) con una forchetta, condire con sale, pepe e olio d’oliva. Spolverizzare con fettine di tartufo bianco fresco. Si accompagna con la salsa “cugna”, prodotta col succo di uva Nebbiolo.
Fegatini di pollo bolliti nello champagne, tartufi bianchi e gamberi di fiume sgusciati. Tagliare i fegatini e tartufi a julienne, lasciare i gamberi interi, condire con olio e sale, pepe e noce moscata; diluire con indivia belga affettata sottilmente e condire con maionese e purea di gamberi.
Tortelli alla fonduta Fare una pasta all’uovo colorata con spinaci sbollentati. Stenderla e tagliarla a piccoli quadrati. Riempirli con fontina tritata e aroma di noce moscata. Cuocere i tortelli in acqua salata, sistemarli sui piatti e servirli cosparsi di fettine di tartufo bianco, burro dorato e parmigiano.
*Spiritualità don Giambattista Boffi Direttore Centro missionario diocesano
Giubileo tempo per la missione
R
ifuggo da subito ogni tentazione di fare proselitismo come se mettessi in vendita a buon mercato la ricetta per risolvere i problemi della vita. Non esiste imbroglio più grande. Non basta credere per non inciampare nelle fatiche e negli imprevisti della vita. La fede non è l’impermeabile per i temporali, a volte i cicloni, della vita. Eppure chi fa esperienza di fede non riesce a trattenersi. Comunica a chi incontra quanto vive, lo fa con la vita e, come dice san Francesco: “se proprio c’è bisogno con le parole”. C’è una forza generativa che la fede in Gesù possiede. Una forza che scaturisce dall’incontro con lui, con la sua storia. “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che s’incontrano con Gesù”. Così papa Francesco inizia il suo cammino nell’Evangelii Gaudium consegnata alla comunità cristiana e al mondo il 24 novembre del 2013. La gioia diventa la discriminante che il Papa suggerisce per discernere l’autenticità dell’incontro personale di ogni credente con Gesù. Il Vangelo vissuto provoca gioia nel cuore e nella vita. Diventa contagioso o, comunque, suscita domande. A un cristiano di quelli che cercano un po’ di coerenza queste parole suonano come un monito, ma ancor di più come una proposta, un programma di vita. E’ il quotidiano che mette a dura prova. Le ombre nelle relazioni, le ansie di prestazione, le paure dei propri limiti, le smanie di possesso e tanto altro ancora rendono cupo l’orizzonte, talvolta rubano
OTT-NOV 2016
proprio la capacità di guardare il domani e consegnano alla rassegnazione. Cristiani musoni, stizzosi, criticoni, stanchi rendono odiosa ogni parola su Dio, allontanano da ogni possibile ricerca, rendono antipatica l’esperienza della Chiesa stessa. “La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria”. Così ancora papa Francesco preoccupato della testimonianza. Il riferimento alla comunità toglie ogni dubbio sulla dimensione di fraternità che la fede porta con sé. La fede vive sempre di relazioni, apre spazi d’incontro, immerge nella responsabilità verso gli altri e verso il mondo. Questa sua vocazione al bene comune coglie lo spazio della politica e della società, investe il ruolo dell’economia e della giustizia. Insomma, la fede è generativa, diversamente inciampa in intimismi e individualismi che la svuotano completamente di senso. “Discepolo missionario” è il volto del credente oggi. L’esperienza dinamica di chi rinnova continuamente l’incontro con il Signore accostando la Parola e i Sacramenti alla strada del quotidiano, il desiderio di bene e alla fragilità nel perseguirlo, l’entusiasmo della sequela alla tentazione della tiepidezza. E’ facendo i conti con questi limiti che avviene la consegna autentica di una fede non eroica e sovraumana, ma incarnata e incisiva. Non è mai stato facile essere discepoli del Signore. La consapevolezza cristiana è spesso messa a dura prova dalla presun-
57
zione di essere qualcuno, di poter gestire personalmente Dio, di ritagliarsi piccoli spazi di onnipotenza. Quando si parla di missione, immediatamente si pensa a territori inesplorati, popoli lontani, esperienze esotiche come se non ci riguardasse da vicino, come se fosse immune il Vecchio Continente. Già negli anni 50 fu pubblicato un libro a Parigi dal titolo: Francia paese di missione? Lo scalpore suscitato fu pari alla consapevolezza che, finita la cristianità, iniziava davvero un “tempo di missione” perché il tempo di missione non è mai compiuto. Un “permanente stato di missione” afferma papa Francesco per invitare gli uomini e le donne di fede e “prendersi in mano” e trasfigurare continuamente la propria storia alla luce del Vangelo per perseguire il bene comune, per “raccontare” quello di cui Dio è capace. Ecco, il Giubileo ci riconsegna la missione! Al credente di certo il mandato a vivere l’esperienza di fede “in uscita”, non preoccupato delle sue devozioni e degli orpelli, ma di percorrere la strada del quotidiano per seminare nei frammenti dell’umanità la Parola che apre alla speranza; per il non credente o l’indifferente la provocazione di volti e storie sofferte di umanità perché segnate dall’ingiustizia e dal vuoto. Appelli che nessuno può permettersi di lasciare cadere invano. E se il Giubileo ci aiutasse a riscoprire questa missione?
NUOVA RANGE ROVER EVOQUE CONVERTIBILE
TI PORTERÀ OVUNQUE, PER OFFRIRTI I CIELI PIÙ BELLI DEL MONDO.
Range Rover Evoque interpreta lo spirito cittadino contemporaneo. E oggi va oltre con Nuova Range Rover Evoque Convertibile: il primo SUV compatto convertibile al mondo capace di fissare nuovi standard di design, funzionalità e comfort di guida. Grazie alla sua capote a ripiegamento a ventaglio, che puoi azionare anche in movimento fino a 48 Km/h, all’innovativo Terrain Response®, che garantisce la massima sicurezza su qualsiasi terreno, e al nuovo sistema multimediale InControl Touch Pro, progettato per tenerti sempre connesso con il tuo mondo. Qualunque strada sceglierai di percorrere.
LARIO MI AUTO GRUMELLO DEL MONTE - Via Brescia 78 - Tel. 035 833908 LECCO - Corso Carlo Alberto 122/A - Tel. 0341 282269 MILANO - Via Lario 34 - Via Mecenate 77 - Corso Sempione (ang. Via F. Ferrucci 2) - Tel. 02 5099571 concierge.lariomiauto-milano@landroverdealers.com lariomiauto.landrover.it
Consumi Ciclo Combinato da 5,7 a 8,6 l/100 km. Emissioni CO2 da 149 a 201 g/km. Scopri le soluzioni d’acquisto personalizzate di LAND ROVER FINANCIAL SERVICES. Land Rover consiglia Castrol Edge Professional.
*Motori Saul Mariani
Jaguar, nuova trazione integrale nel segno del controllo e della dinamicità
È
targata Jaguar la grande novità dell'autunno delle concessionarie Lario Mi Auto: la casa di Coventry ha infatti introdotto per ogni suo modello la trazione integrale intelligente. La trazione Awd dispone dell'Intelligent Driveline Dynamic, un sistema di controllo progettato e sviluppato direttamente da Jaguar per sfruttare al massimo i benefici della trazione integrale senza compromettere la dinamicità delle vetture. Il nuovo sistema, con torque on-demand, è caratterizzato da un ripartitore dotato di frizione multidisco a secco e di una trasmissione a catena verso l'asse anteriore. E' un sistema ad azione molto rapida, che può effettuare il passaggio da trazione posteriore a quattro ruote motrici in soli 165 millisecondi. In normali condizioni di guida tutta la coppia del motore viene inviata all'asse posteriore, mantenendo la migliore dinamicità di guida ed assicurando un inalterato feeling con lo sterzo. La gestione di quando e quanta coppia deve essere trasferita all'asse anteriore è affidata all'Intelligent Driveline Dynamics (Idd), una tecnologia di gestione molto sofisticata, sviluppata e calibrata interamente da Jaguar e utilizzata per la prima volta sulla F-Type Awd. Utilizzando i dati dei sensori relativi alla velocità d'imbardata,
OTT-NOV 2016
all'angolo di sterzata e all'accelerazione laterale, l'Idd stima continuamente l'attrito tra gli pneumatici e la strada e anche la quantità di aderenza disponibile che viene sfruttata ad ogni contatto con il suolo. Questo sistema intelligente è in grado di impiegare strategie di controllo sia preventive che reattive. L'Idd è anche collegato in rete al sistema Dynamic Stability Control (Dsc), al sistema Torque Vectoring e al Jaguar Drive Control per rendere il sistema Awd ancora più efficace. Se l'Idd prevede che quando l'asse posteriore si sta avvicinando al limite dell'aderenza disponibile, la coppia venga trasferita all'asse anteriore. La coppia può anche essere trasferita all'asse anteriore per ridurre il sovrasterzo nelle curve veloci, fornendo uno smorzamento dell'imbardata. Il nuovo sistema di trazione integrale è reso ancora più efficace con l'opzione Adaptive Surface Response (AdSr):
59
sviluppato dalla pluripremiata tecnologia Terrain Response di Jaguar Land Rover, l'AdSr adatta le mappature dell'acceleratore, della trasmissione e del sistema Dsc in funzione del tipo di superficie stradale, aiutando ad avere una maggior fiducia e sicurezza al volante anche nelle condizioni più difficili. L'AdSr sostituisce la modalità “rain, ice, snow” nel Jaguar Drive Control e opera in qualsiasi velocità di percorrenza delle Xe. L'AdSR consente di ottimizzare in modo più specifico i vari sistemi delle vettura per sfruttare al meglio la trazione disponibile. Daniele Maver, presidente di Jaguar Land Rover Italia ha precisato: «l'introduzione della trazione integrale sui modelli Xe e Xf combina i vantaggi in termini di dinamicità e trazione dell' Awd, con la reattività e l'efficienza dei consumi del motore Ingenium da 180CV e 430 Nm. Il cambio automatico a otto velocità rende le berline Jaguar una scelta ancor più interessante nel segmento business».
*Arte Mario Donizetti
La rimessa in opera della tecnica a tempera a tuorlo d’uovo
N
el declinare della civiltà del nostro Rinascimento il Vasari impegnava il suo sapere nel confermare quella decadenza. Abbandonata la tecnica “vecchia” della grande e millenaria tradizione, si impegnava a descrivere come gli artisti facessero le loro opere con le “novità” del dipingere a olio. Sono passati cinquecento anni e il dipingere a “tuorlo d’uovo”, come gli antichissimi, è tornato a rivivere come il dipingere del futuro. Il cromatismo della tempera a tuorlo d’uovo è il presupposto di una seconda Rinascita e io sono felice di aver rimesso in opera con nuovo procedimento questa tecnica perduta da allora. Dico “nuovo” - anche se il risultato è lo stesso perché nulla ci è tramandato dell’antico procedimento e, per “nuovo” si deve intendere ciò che da cinquecento anni è stato pensato come finito, o per sempre. Oggi i giovani del futuro scoprono che le tecniche sono solamente lo strumento dei contenuti, e solo i contenuti possono essere “nuovi”, perché le tecniche non hanno tempo. Si può usare il martello, se è necessario, allo stesso modo degli antichi egizi per fabbricare oggi una navicella spaziale.
60
OTT-NOV 2016
*Cinema Film da rivedere, da riscoprire, da riassaporare
Pietro Bianchi
Donne sull'orlo di una crisi di nervi di Pedro Almodòvar (1988)
1
988. “Mujeres al borde de un ataque de nervios” viene presentato al Festival di Venezia e vince il premio Osella per la migliore sceneggiatura. La fama del regista, Pedro Almodòvar, fin lì autore di film eccessivamente stravaganti e scandalosi, fa il giro del mondo e il suo film, campione d’incassi in Spagna e successo trionfale negli Stati Uniti (verrà poi candidato agli Oscar tra i migliori film stranieri), va a meraviglia anche da noi. Da allora ogni nuova pellicola del regista spagnolo è stata attesa come un evento, fino al recente, diverso e sorprendente, “Julieta”. Tutto il cinema di Almodòvar ruota intorno al melodramma, un genere cinematografico malleabile che gli ha permesso di modellarlo secondo il suo gusto pop, spesso eversivo, assecondando la sua predilezione per l’eccesso e l’artificio e consolidando uno stile inconfondibile, che ha fatto coniare ai critici il neologismo "almodramma". Come è stato scritto in un recente saggio (Lucia Di Girolamo, “Per amore e per gioco. Sul cinema di Pedro Almodòvar”, 2015 Edizioni ETS), pure la struttura di Donne sull’orlo di una crisi di nervi è costantemente in bilico tra generi plurimi, anche se chiaramente prende poi il sopravvento l’anima ludica del melodramma: il film è stato così definito “una commedia anarchica, una screwball kitsch con incursioni nella spy story e nella romantic comedy”. In effetti, il film parte da una situazione drammatica e si trasforma via via in una commedia scatenata, piena di equivoci ma anche di scene madri, come è normale che sia, secondo lo spirito almodovariano, trattando di donne vigliaccamente lasciate dal loro uomo. La trama forse può dare un’idea di quanto ho cercato sin qui di sintetizzare. Il mondo di Pepa, doppiatrice e attrice televisiva, sta cadendo a pezzi. Il suo compagno Ivan, anche lui doppiatore, la sta lasciando, proprio ora che ha saputo di essere incinta. Ivan ha una voce che incanta, ma è un bugiardo e un ipocrita, oltre che un impenitente dongiovanni. Le lascia solo messaggi sulla segreteria telefonica con toni suadenti e parole di consolazione assolutamente insincere; lei intanto va avanti a sonniferi e cerca invano di parlare con lui per informarlo della maternità e convincerlo a tornare sulle sue decisioni. In questo stato di frustrazione Pepa indaga un po’
OTT-NOV 2016
alla cieca: crede di aver individuato la rivale e scopre che si tratta invece di Lucia, ex-moglie di Ivan appena scappata dal manicomio, dalla quale lui ha avuto un figlio, Carlos, già adulto. Le ore passano e Pepa si abbandona a decisioni istintive e rabbiose. Prima decide di cambiare casa e di mettere in affitto il grande attico dove la legano troppi ricordi. Poi, presa dall’esasperazione, dà fuoco al letto, getta il telefono fuori dalla finestra e accatasta furiosa le cose del compagno in una valigia. Intanto la televisione annuncia l’arresto di un commando sciita e la notizia manda nel panico Candela, amica di Pepa, che, innamorata di uno di loro, aveva ospitato in casa i terroristi. I guai e le preoccupazioni delle due amiche inevitabilmente finiscono per intrecciarsi, ma le cose sono destinate a ingarbugliarsi sempre più. L’appartamento di Pepa diventa un vero e proprio porto di mare, arrivi e uscite in continuazione, situazioni che evolvono e si complicano. Nell’ordine vi giungono: Candela, disperata e convinta di essere braccata dalla polizia; Carlos con la sua fidanzata Marisa, interessati a prendere l’attico in affitto; due poliziotti, ignari dell’incasinata vicenda famigliare in cui vanno a impantanarsi mentre cercano di indagare su un fatto di terrorismo; Lucia, sempre più fuori di testa, decisa ad uccidere Ivan; persino un tecnico per riparare il telefono, che mette il becco quando non deve. Impossibile raccontare tutti i fatti: tra un tentativo di suicidio e un gazpacho pieno di sonniferi che mette via via k.o. più di un personaggio, la storia corre verso il finale concitato con Lucia diretta in motocicletta all’aeroporto per attuare la sua vendetta e Pepa che la insegue su un taxi-bazaar, spesso presente nel film, che è tutto un programma. Pepa giungerà appena in tempo per salvare la vita di Ivan con il suo ultimo gesto d’amore: ormai è pronta a star da sola e a fare a meno di lui. Tutto è raccontato a ritmo vorticoso in non più di un’ora e mezza, risultato di un lavoro di sceneggiatura perfetto nella scansione dei tempi e del ritmo e nella contaminazione dei generi di cui dicevo. Ispirato da “La voce umana” di Cocteau, monologo di una donna abbandonata, il film inizia sulle note di “Soy infeliz”, una vecchia canzone messicana che ben si accorda con la storia del film. Il punto di partenza è, del resto, un momento di
61
dolore che, pur poi scavalcato dai toni comici e dagli eventi rocamboleschi, continua a far capolino nel film. Rivolgendosi ai giovani presenti in casa sua, Pepa, seria seria, li catechizza sul fatto che la vita non è facile e che bisogna essere pronti a soffrire e a saper lottare. Così è inevitabilmente in amore, terra di menzogne (e oggi, purtroppo, sempre più di violenza), dove, come in questo film, la simulazione degli affetti tende a sopraffare ogni vero slancio del cuore e la volubilità dei sentimenti la fa da padrona. Il percorso di Pepa è dunque quello di una donna che si affranca da un uomo menzognero, il quale fa della sua voce una vera e propria arma di seduzione e di inganno. Ma questo percorso passa attraverso continue sorprese, scoperte ed equivoci che si dipanano in un racconto divertente, dove anche il caso e il sogno giocano la loro parte. Almodòvar governa la trama con maestria, colori accesi e un gusto per l’eccentrico che non stona mai, vendicandosi dei suoi anni di lavoro giovanile in una compagnia telefonica e regalando anche un omaggio a sir Hitchcock e al suo “La finestra sul cortile”. Intanto, come sempre più saprà fare, dirige le sue donne attrici alla grande, ottenendo splendide performances. Carmen Maura, Ciak d’Oro a Venezia come migliore attrice (musa di tutti i primi film di Almodòvar: dopo “Donne…”, però, causa forti incomprensioni, si ritroveranno solo nel 2006 per “Volver”), è perfetta nel suo mix di sentimenti, pericolosamente sul bordo del titolo per poi uscire vittoriosa e consapevole dall’estenuante tensione. Come commenta in un altro momento del film, “è più facile imparare la meccanica che la psicologia maschile”: inevitabile che chi ne esca male sia il maschio, ridicolizzato in più di un’occasione. Bravissime anche Julieta Serrano, la pazza Lucia tornata in sé (seppur per poco) ancora ascoltando la voce di Ivan, Maria Barranco (Candela) e la picassiana Rossy de Palma (Marisa), attrice feticcio di Almodòvar. Un giovanissimo Antonio Banderas (Carlos) iniziava la fortunata carriera: anche lui deve sicuramente molto al regista spagnolo.
*il Pensatore Liutprandoar
Elaborazione del Lutto per la perdita di un nostro fedele compagno peloso “E si aprono i fiori notturni nell’ora che penso ai miei cari, sono apparsi in mezzo ai viburni le farfalle crepuscolari..”G.Pascoli
L
’elaborazione del lutto per la perdita di un nostro compagno peloso è difficile. La visione più iconizzata è quella di Caronte (in greco Χaρων="ferocia illuminata",[1]) che trasportava le anime dei morti da una riva all'altra del fiume Acheronte, ma solo se i loro cadaveri avevano ricevuto i rituali onori funebri (o, in un'altra versione, se disponevano di un obolo per pagare il viaggio); chi non li aveva ricevuti (o non aveva l'obolo), era costretto a errare in eterno senza pace tra le nebbie del fiume. E proprio il voler trovare pace sia all’anima del defunto che alla nostra ci costringe a cercare un traghettatore, l’unico ponte tra il presente e il passato.
Sebbene nessuna anima viva è mai stata trasportata dall'altra parte il nostro inconscio vorrebbe seguirla sia per cercare di essergli vicino fino all’ultimo sia per farci perdonare tutte le inadempienze, i torti che gli abbiamo procurato, per fargli sentire il nostro calore e il nostro dolore. (con le sole eccezioni della dea Persefone, degli eroi Enea, Teseo, Piritoo e Ercole, Odisseo, del vate Orfeo, della sibilla cumana Deifobe, di Psyche e, nella letteratura e nella tradizione successive a quella greca antica, di Dante Alighieri). L’elaborazione del lutto si manifesta tutte le volte che il pensiero volge alla morte, che non è obbligatoriamente un atto dovuto, ma un momento intimo,
62
sofferto, un momento di accettazione del passaggio da una vita terrena all’eternità. (Il ricordo della sofferenza e della morte seppur descritta da differenti letterati non porta pace nel nostro cuore e non fa altro che corroborare in maniera indelebile le nostre menti.) L’elaborazione del lutto non è cosa semplice, in quanto spesso perdiamo un componente fondamentale della nostra vita, un attento osservatore dei nostri problemi delle nostre ansie e cosa più importante una presenza fissa nelle nostre giornate. Non è solo un distacco o un abbandono ma una messa in discussione del nostro mondo interiore e del rapporto con la vita che conduciamo. Perdere un amore “vitale” è un po’ come veder svanire una parte di noi e della nostra esistenza. Il rapporto con l’animale è un micro-mondo comune solo ai protagonisti che lo vivono. Questo perché la relazione con l’animale è basata molto sul gesto e poco sulla parola e la comunicazione non verbale è molto più pregnante e profonda nei rapporti tra esseri senzienti. L’elaborazione del lutto dovrà consistere nel reinventarsi una vita e un nuovo rapporto con il mondo. Le più gravi e prolungate reazioni di elaborazione del lutto si manifestano quando la morte viene percepita come improvvisa ed immatura, perché in quel caso non si riesce ad anticipare mentalmente, cognitivamente ed emotivamente lo stato di perdita.
OTT-NOV 2016
*il Veterinario Angelo Rinaldi Medico Veterinario
Anche i gatti soffrono
L
a vita domestica, provoca nevrosi, stress, ansia, e si manifestano con differenti comportamenti, a volte difficili da affrontare senza l’ausilio di un Veterinario esperto in comportamento animale. Secondo recenti studi molti gatti, che vivono in casa, risultano stressati; alcuni soggetti, in particolare, non sopportano assolutamente di vivere “reclusi”, e proprio per questo motivo diventano ansiosi e stressati. La longevità non necessariamente si associa quindi al benessere dell’animale. Un gatto in armonia con l’ambiente in cui vive è un animale che si nutre con regolarità, utilizza senza problemi la sua cassettina igienica, gioca sia con i giochi, che con i diversi componenti del nucleo famigliare, accetta di trascorrere alcune ore in solitudine. Un gatto “stressato” può presentare segni tipicamente clinici, come inappetenza, eccessiva voracità (bulimia), vomito, diarrea etc., oppure può manifestare delle alterazioni comportamentali, che possono essere comportamenti perfettamente normali, che sono, però, esibiti con una frequenza, una durata o un’intensità anomali (ad esempio un gatto che trascorre ore ed ore a leccarsi il pelo, arrivando al punto di strapparlo) oppure vere e proprie “stramberie” alle quali gli studiosi cercano di dare una spiegazione, come far pipì sui piedi del proprietario o miagolare ad immagini inesistenti. E’ importante capire ed accettare la personalità del proprio gatto; alcuni gatti ad esempio non sopportano assolutamente di essere presi in braccio, e, se ciò si verifica,
OTT-NOV 2016
soffiano e si divincolano come belve inferocite, mentre se li accarezziamo quando si avvicinano a noi senza costringerli in nessun modo iniziano a fare le fusa e sono gli esseri più adorabili del mondo! Si deve poi sfatare il mito per cui il gatto desidera stare da solo: alcuni gatti amano meno il contatto fisico, ma sicuramente gradiscono la nostra presenza, quindi, i proprietari devono programmare i propri impegni in modo da poter trascorrere un po’ di tempo con i loro piccoli amici. Infine, non si deve dimenticare che gli anni passano anche per il nostro gatto, per quanto sia vitale e in forma, e questo determina dei cambiamenti comportamentali. Uno degli eventi che più stressanti per il gatto è di sicuro il cambio di ambiente. Un altro evento, stressante i
63
nostri gatti è la solitudine prolungata. Il gatto non è un animale solitario; non ha le stesse manifestazioni plateali del cane, ma ha bisogno del contatto continuo con l'essere umano che si prende cura di lui, o almeno della compagnia di un altro animale. Un altro gatto, o anche un altro pet, renderà le sue giornate più liete e al vostro ritorno a casa non troverete un animale stressato e apparentemente scontento di vedervi. Il decalogo della buona convivenza con il proprio gatto potrebbe essere: 1. Prendere un piccolo, di razza o no, di circa due mesi, che abbia convissuto possibilmente con altri gatti, soprattutto adulti. 2. Se si tratta di un orfanello, prevenire i futuri problemi fin dai primi mesi di vita rivolgendosi ad un esperto del settore (sono i soggetti più a rischio per la manifestazione dei disturbi comportamentali) 3. Capire la personalità del proprio gatto e amarlo così com’è 4. Non affiancargli a tutti i costi un altro gatto; alcuni gatti desiderano restare “figli unici”! 5. Rispettare la sua esigenza di privacy 6. Non lasciarlo troppo solo 7. Pulire regolarmente la cassetta igienica 8. Non introdurre bruscamente cambiamenti in famiglia: i gatti sono estremamente abitudinari 9. Non consentire per nessuna ragione graffi e morsi durante il gioco 10. Dedicargli un po’ di tempo ogni giorno, giocando con lui e coccolandolo e, soprattutto, viziandolo almeno un po’.
Cult
Un mese di arte e solidarietà per i bambini di Nepios
Grazie alla generosità e all'impegno dei tanti sostenitori l'associazione ha dato il via a tre progetti a favore della Neuropsichiatria Infantile
È
stata inaugurata giovedì 1 settembre presso il Luogo Pio della Pietà Bartolomeo Colleoni a Bergamo la 9ª edizione della mostra “Gli Artisti bergamaschi per Nepios”, promossa e curata interamente dall’Associazione Nepios Onlus. Gli Artisti più rappresentativi della cultura bergamasca, che condividono da sempre gli scopi altamente sociali di Nepios, hanno rinnovato il dono delle loro opere che permetteranno ai sostenitori dell'associazione di acquisirle
arricchendo così il proprio patrimonio culturale, e nel contempo offrire una vita migliore ai bambini in difficoltà perchè maltrattati, contesi o nati con disabilità fisiche o intellettive. Alla giornata inaugurale hanno partecipato, tra gli altri, il Segretario generale della Curia Vescovile di Bergamo, Mons. Giulio Dellavite, il vicesindaco di Bergamo Sergio Gandi, l'On. Elena Carnevali, il Direttore generale della Asst Papa Giovanni XXIII, Dott. Carlo Nicora con il Direttore Sanitario Fabio Pezzoli ed
64
a cura della redazione
OTT-NOV 2016
OTT-NOV 2016
65
il decano degli artisti bergamaschi, Trento Longaretti. Ad accogliere i numerosi ospiti il Presidente di Nepios Tullia Vecchi con il marito Luigi Bonomelli ed alcuni collaboratori e consiglieri tra i quali Emanuele Medolago Albani. La mostra, che ha visto la partecipazione di ben 67 artisti è proseguita fino al 2 ottobre. Nepios nel 2016 ha siglato tre protocolli d'intesa con l’Asst Papa Giovanni XXIII a favore della Neuropsichiatria Infantile. Il primo prevede il potenziamento dell’area logopedica, consistente nell’incarico libero-professionale ad un logopedista dell’età evolutiva. Un secondo atto è dedicato al Centro per il Bambino e la Famiglia con due progetti pilota: l'assunzione di uno psicologo afferente all’unità di Psicologia Clinica che si renda disponibile presso il pronto soccorso per identificare la violenza subita dal minore e quindi individuare da subito il contesto delle istituzioni territoriali coinvolte e iniziare il percorso di recupero. Inoltre, l'attuazione del progetto “Dal bambino maltrattato al genitore maltrattante”: la novità dell’intervento proposto è relativa alla presa in carico di chi agisce alla violenza. Saranno coinvolti psicologi che presteranno la loro opera presso la Casa Circondariale, il Polo Ospedaliero e il Cbf.
66
OTT-NOV 2016
LALATUA TUA APP APP
Il robot-umanoide Nadine con Nadia Magnenat Thalmann
Cult
Il Premio Nobel, l'astronauta e l'umanoide a BergamoScienza 2016
Fino al 16 ottobre laboratori, conferenze, spettacoli e incontri con scienziati di fama mondiale
H
a preso il via sabato 1 ottobre il festival di divulgazione scientifica Bergamoscienza, giunto alla quattordicesima edizione. La rassegna anima la città con 16 giornate di eventi aperti gratuitamente al pubblico: laboratori, conferenze, mostre, spettacoli e incontri con scienziati di fama mondiale. I temi sono trattati come sempre con un linguaggio divulgativo e indagati in modo interdisciplinare: neuroscienze, chimica, fisica, spazio, tecnologia, robotica, neurobiologia, arte, lingua e narrazione, sociologia, musica e suono. In calendario diversi gli appuntamenti di
assoluto spessore, a partire dalla lectio del Premio Nobel 2011 per la chimica Dan Shechtman dal tema “Cristalli quasiperiodici – Un cambio di paradigma in cristallografia”, che si terrà sabato 8 ottobre al Teatro Donizetti. In ambito astronomico gli appuntamenti di domenica 9 ottobre: l'incontro “Asteroidi – Pericolo di impatto e opportunità per l’esplorazione spaziale” curato dall'Agenzia Spaziale Europea ed un approfondimento sulla scoperta dell'anno: le onde gravitazionali, con una tavola rotonda cui partecipa parte del team che ha firmato la scoperta.
68
di Claudio Bonaschi
OTT-NOV 2016
Grande curiosità desterà certamente l'astronauta Umberto Guidoni, che giovedì 13 e venerdì 14 a Clusone presso l'Auditorium comunale e l'Istituto Fantoni racconta la sua esperienza a bordo di una stazione spaziale orbitante. Cambiando disciplina, domenica 16 al Teatro Donizetti lo statunitense Philip Harvey tiene una conferenza dal titolo “Possono l’esercizio e la tecnologia tenere il tuo cervello giovane per sempre?”. Sabato 8 ottobre, sempre nel teatro cittadino Nadia Magnenat Thalmann, direttrice dell’Institute for Media Innovation della Nanyang Technological University di Singapore, presenterà Nadine, un umanoide dotato di pelle artificiale che sembra quasi una persona, con una personalità e in grado di visualizzare emozioni ed eseguire gesti naturali.
Domenica 9, sempre al Donizetti, il paleontologo e biologo evoluzionista inglese Henry Gee affronterà, invece, il tema della storia dell’evoluzione umana, vista non come una semplice fila di specie connesse tra loro da “anelli mancanti”, ma come un vero e proprio viaggio nell’ignoto. Il legame tra discipline umanistiche e scienza sarà esplorato nell’incontro con la pittrice statunitense Kate Nichols. Nella conferenza del 16 ottobre al Teatro Donizetti l’artista di San Francisco spiegherà come utilizza le nanoparticelle nella sua pittura per dipingere i colori della natura, facendo crescere pelle artificiale dai microrganismi e creando vernici con ricette del XV secolo. Oltre 150 saranno i workshop interattivi allestiti, di cui 90 realizzati da 47 scuole di Bergamo, con la partecipazione di una
scuola di Mantova e una di Modena. Si avrà il coinvolgimento di oltre 300 insegnanti e circa 3000 studenti impegnati nella realizzazione di exhibit e laboratori e nella guida attiva degli stessi durante il festival. Da segnalare anche gli spettacoli organizzati nell'ambito della rassegna, come il concerto del duo jazz cubano formato dal compositore e pianista Omar Sosa e dalla violinista e cantante Ylian Cañizares che si tiene sabato 8 ottobre al Teatro Donizetti. Il concerto è frutto della collaborazione tra Bergamoscienza e il festival Bergamo Jazz. Il programma completo è disponibile sul sito www.bergamoscienza.it. Sul sito web è anche attiva la wishlist, una lista virtuale che permette agli utenti di salvare gli eventi più interessanti.
Dan Shechtman, Premio Nobel per la chimica 2011
OTT-NOV 2016
69
Cult
Tutti gli habitat di Bergamo nella passerella di Piazza Vecchia
Realizzata dall'industria del legno orobica, vera eccellenza italiana nel mondo
I
ngombrante, provocatoria, eccentrica: sono montate le polemiche per la passerella installata lo scorso settembre in Piazza Vecchia, con le critiche di chi ha considerato eccessivo lo stravolgimento del luogo temendo presunte mancanze nella tutela dei monumenti in piazza. Discussa, certo, ma innegabilmente attraente ed originale, ha fatto parlare di sé e della nostra città tutta Italia, con echi mediatici giunti in mezza Europa. Un motivo d'orgoglio, a detta dei più, averla realizzata ed ospitata. Certamente imponente e scenografica, con i suoi 68 metri di lunghezza e 4 di
altezza a ridosso del Palazzo della Ragione, è stata progettata da Stefan Tischer, paesaggista internazionale. Composta da solidi pali in legno color miele, ha attraversato la piazza passando sotto il broletto, con una discesa dritta verso la meridiana. «Come un'ideale camminata dalla pianura alla montagna - ha spiegato Tischer -, è un bosco da scoprire, un incontro di cinque paesaggi selvatici che rimandano alla storia di Bergamo, città capace di ispirare il futuro. E' questa la forza dell’installazione». La struttura ha infatti ospitato essenze autoctone riproponendo cinque paesaggi (urbano, alluvionale, submontano,
70
montano e alpino) della terra orobica. La sua costruzione ha visto la partecipazione di alcune aziende bergamasche del legno - eccellenza italiana nel mondo nella lavorazione del materiale - , riunite nell’iniziativa “Il Legno dalla Natura alle Cose”. La passerella è stata la regina indiscussa della manifestazione “I Maestri del Paesaggio', che da sei anni porta in Italia i migliori garden e landscape designer internazionali, e che quest'anno attraverso il focus “Wild Landscape”, ha riproposto la riflessione sul bisogno sempre più esplicito dell’uomo moderno di riconnettersi con la natura, importandola nel quotidiano.
OTT-NOV 2016
Ogni dolore può essere sopportabile se lo si narra o se ne fa una storia... (K. Blixen)
Christoph Eschenbach. Spetta al grande pianista e direttore d'orchestra di origini tedesche aprire la stagione lirica 2016 al Teatro Donizetti
Cult
Puccini, Verdi e Donizetti per la stagione lirica 2016
Diversi gli appuntamenti dedicati agli amanti della danza e alle scuole
P
rende il via il 12 ottobre alle 20:30 al Teatro Donizetti di Bergamo e prosegue sino al 21 dicembre la stagione lirica 2016 della Fondazione Donizetti. Ad inaugurarla Christoph Eschenbach: pianista talentuoso, apprezzato in gioventù anche dal grande Herbert von Karajan, dopo il debutto come direttore d'orchestra negli anni '70, dirige alcune delle orchestre statunitensi più famose ed è attualmente direttore della National Symphony Orchestra di Washington. A seguire la sua bacchetta i giovani
dell'Orchestra dell'Accademia Teatro alla Scala, con musiche di Beethoven e Brahms. Sempre nel teatro di tradizione cittadino martedì 18 ottobre Les Ballets Trockadero de Monte Carlo, la più famosa e ironica compagnia maschile di danza classica. Il 26, con l'anteprima dedicata agli under 30 presso il Teatro Sociale in Città Alta, è il turno di "Olivo e Pasquale", melodramma giocoso di Jacopo Ferretti con musiche di Gaetano Donizetti. Stessa location per la replica del 28 sera e
72
a cura della redazione
OTT-NOV 2016
Jessica Pratt è la grande protagonista di "Rosmonda d’Inghilterra", opera di Donizetti eseguita pochissime volte dalla prima assoluta del 1834.
di domenica 30 alle 15:30. Nove m b re n e l s e g n o d i Pu c c i n i e Donizetti: il 3 ed il 5 va in scena “La Turandot”, opera in tre atti e cinque quadri ambientata a Pechino. Ad impersonare la “principessa di ghiacco” il soprano di origine campana Teresa Romano. Nel cast anche il tenore livornese Marco Voleri e Aleandro Roy, che nel ruolo di Calaf darà voce alla celebre romanza “nessun dorma”. Il 13 novembre va in scena al Donizetti la Filarmonica del Festival Pianistico internazionale di Brescia e Bergamo con il Concerto con musiche di Felix Mendelssohn-Bartholdy; stesso palcoscenico il 23 (anteprima under 30, ndr), il 25 e il 27 per l'opera “Rosmonda d’Inghilterra”, melodramma serio di Felice Romani con musiche di Gaetano Donizetti. Opera di rara esecuzione si basa sulla storia di Rosamund Clifford, amante di Enrico II Plantageneto e accoltellata per gelosia dalla regina Leonora d'Aquitania.
Dopo la prima rappresentazione fiorentina del 1834 fu eseguita a Livorno nel 1845 per essere poi dimenticata. Dopo la felice riscoperta datata 1975 alcuni suoi brani come l'aria “perché non ho del vento” sono entrati del repertorio belcantistico. A vestire i panni della sfortunata amante, Jessica Pratt, soprano inglese-australiano ottima interprete di Donizetti. Grazie ad una collaborazione con l'Opera di Firenze ad ottobre è rappresentata (in forma di concerto) anche nel capoluogo toscano. L'autunno del Teatro Sociale ripropone un'ulteriore data de “Olivo e Pasquale” il 26 novembre alle 20:30 e, tratto dallo stesso libretto, lunedì 28 e martedì 29 “Fratellanza”, inserita nella rassegna “Opera per le Scuole” cui gli studenti assistono in orario mattutino. Sempre martedì 29 con il nome/slogan “Dies Natalis”: concerti e manifestazioni per festeggiare il compositore bergamasco nel giorno del suo compleanno
74
Il mese dell'opera bergamasca si chiude il giorno seguente con “Donizetti Padre di Verdi”, Leo Nucci in Concerto. Molto atteso anche questo appuntamento, il concerto del noto baritono emiliano con il Donizetti Opera Ensamble. Partenza col botto a dicembre con “La Traviata”, in scena venerdì 2 e domenica 4. La famosa opera di Verdi vede Francesco Lanzillotta dirigere “I Pomeriggi Musicali di Milano” mentre la regia è curata da Alice Rohrwacher. Tra le curiosità, gli splendidi costumi di scena creati da Miu Miu di Miuccia Prada. La stagione lirica chiude il 21 dicembre con il balletto “Lo Schiaccianoci”, su musiche di Čajkovskij: la favola natalizia sulle punte per eccellenza nell’interpretazione del Ballet of Moscow. Per altre informazioni e per acquistare i biglietti www.teatrodonizetti.it.
OTT-NOV 2016
Cult
La luce di Catellani&Smith è magia nell'installazione per “I Maestri del Paesaggio”
C
atellani&Smith è tornata a Bergamo per “I Maestri del Paesaggio” ed ha illuminato per il secondo anno il giardino di Casa Tresoldi, nel cuore di Città Alta. Dal 7 al 25 settembre, lo spazio su via Colleoni è diventato teatro di un’installazione luminosa e sonora dai toni vibranti e magici, in linea con l’idea di ‘wild landscape’ a comune denominatore di tutti gli eventi della manifestazione. Un “nuovo giardino di luce e suono”,
proge tta to da Guido Parenzan di Catellani&Smith, è concepito come un luogo affascinante e inatteso, che quando cala il sole, e con esso il silenzio nella città, si risveglia. Le luci della maison bergamasca emulano con discrezione la bellezza degli elementi naturali e con delicatezza si mimetizzano nel verde, valorizzandolo. Na s c o n o c o s ì s p i g h e d a l l e p u n t e luminose, piccoli funghi che tracciano sentieri nell’erba, frutti smerigliati e sassi luminosi, tutti in metallo, vetro o resina,
76
a cura della redazione
OTT-NOV 2016
78
OTT-NOV 2016
di altezza e dimensioni diverse. Le luci, realizzate in collaborazione con il consulente illuminotecnico Arch. Maurizio Quargnale, sono anche parte di un catalogo che rispecchia in toto la filosofia artistica ed emozionale dell’azienda, a completa disposizione dei progettisti. A rendere ancor più eterea l’atmosfera
OTT-NOV 2016
nel giardino, i suoni bianchi diffusi dai moduli di Architettura Sonora, ora appesi ai rami, ora nascosti tra i bossi, per un effetto avvolgente in grado di enfatizzare l’esperienza e renderla ancor più intensa. Novità assoluta di quest’anno l’introduzione nello spazio dell’acqua, con due specchi dal fondale scuro che ribaltano
79
il panorama, riflesso sulla superficie, e aprono nuove suggestive dimensioni agli sguardi degli ospiti. I piccoli bacini sono stati realizzati grazie al supporto del Dr. Maurizio Vegini, dello studio Piscine e Natura, specializzato nella progettazione di bio-piscine e piscine naturali.
RANGE ROVER SPORT
SE L’ABBIAMO CHIAMATA SPORT, UNA RAGIONE C’È.
Anzi, più di una. Range Rover Sport ha una leggera monoscocca in alluminio per darti più velocità e agilità. Il suo motore 5.0 supercharged SVR ti offre performance esaltanti: da 0 a 100 km/h in 4,7 secondi. E anche diesel saprà stupirti con i motori 4.4 SDV8 da 339 CV, 3.0 SDV6 da 306 CV e 3.0 TDV6 da 249 CV, potenti e scattanti. L’innovativa tecnologia Terrain Response 2 ti farà emozionare con ineguagliabili prestazioni su strada e in off-road. Tutto questo fa di Range Rover Sport la Land Rover più agile, veloce e reattiva che abbiamo mai prodotto. Vieni a provarla in Concessionaria.
LARIO MI AUTO GRUMELLO DEL MONTE - Via Brescia 78 - Tel. 035 833908 LECCO - Corso Carlo Alberto 122/A - Tel. 0341 282269 MILANO - Via Lario 34 - Via Mecenate 77 - Corso Sempione (ang. Via F. Ferrucci 2) - Tel. 02 5099571 concierge.lariomiauto-milano@landroverdealers.com lariomiauto.landrover.it
Consumi Ciclo Combinato da 6,9 a 12,8 l/100 km. Emissioni CO2 da 182 a 298 g/km. Scopri le soluzioni d’acquisto personalizzate di LAND ROVER FINANCIAL SERVICES. Land Rover consiglia Castrol Edge Professional.