I Quaderni della Comunicazione 2015 - Digital Video & Tv

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i Quaderni della comunicazione

N° 105 dicembre 2016 - Poste Italiane Spa - Spedizioni in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comm.1 DCB Milano

la guida per orientarsi nel mondo dei media, della pubblicitĂ e del marketing

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direttore responsabile Salvatore Sagone - salvatore.sagone@adcgroup.it coordinamento editoriale Tommaso Ridolfi - tommaso.ridolfi@adcgroup.it ha collaborato Cristina Papini (Nielsen) art direction e realizzazione Marco Viale - marco@mvcreative.it stampa P.F. direttore commerciale Maria Cristina Concari - cristina.concari@adcgroup.it account manager Andrea Gervasi - andrea.gervasi@adcgroup.it Ilaria Granato - ilaria.granato@adcgroup.it Paola Morello - paola.morello@adcgroup.it Daria Pasquini - daria.pasquini@adcgroup.it Elisabetta Zarone - elisabetta.zarone@adcgroup.it abbonamenti abbonamenti@adcgroup.it I Quaderni della Comunicazione periodico mensile n° 105 dicembre 2015 registrazione tribunale di Milano n° 679, 30/11/2001 Società Editrice ADC Group Srl presidente: Salvatore Sagone sede legale: via Freguglia, 2 - 20122 Milano Redazione e pubblicità: Via Copernico, 38 - 20125 Milano tel: +39 02 49766316 – e-mail: info@adcgroup.it La collana de I Quaderni della Comunicazione è disponibile esclusivamente in abbonamento annuale. Abbonamento ai Quaderni della Comunicazione euro 105,00 Abbonamento ai Quaderni della Comunicazione + Nc - Il mensile della Nuova Comunicazione euro 275,00 Abbonamento ai Quaderni della Comunicazione + Nc - Il mensile della Nuova Comunicazione + Advexpress euro 380,00 (+IVA) I Quaderni della Comunicazione© Copyright 2015 ADC Group Srl Finito di stampare nel mese di dicembre 2015 da: P.F. via Kramer, 17/19 - 20129


Editoriale

Room with a ‘view’ CHI RICORDA la critica che negli Anni ’80 e ’90 si faceva alla pubblicità – che nell’immaginario di quegli anni si identificava nella pubblicità televisiva – ricorderà anche due dei temi o concetti più ricorrenti: affollamento e spazzatura. Non mi riferisco alla critica culturale o intellettuale di cui si riempivano all’epoca le molte pagine che quotidiani e periodici dedicavano alla Tv, e alle stime allarmistiche sul numero di spot da cui ogni consumatore era potenzialmente ‘bombardato’ quotidianamente… Penso piuttosto al dibattito professionale che circondava allora il mondo della comunicazione – per inciso, proprio mentre maturava la ‘rottura’ fra media e creatività che ha portato alla separazione delle due funzioni e ai tanto famosi quanto discussi ‘silos’ che hanno caratterizzato il mercato della comunicazione pubblicitaria degli ultimi 20 anni – e ricordo che si parlava dell’inefficacia della pubblicità televisiva in un contesto in cui riguardava si e no una decina di canali! Allo stesso modo, si parlava di ‘Tv spazzatura’ non in riferimento alle cosiddette Tv ‘minori’ agli albori delle televendite, ma alla qualità di programmi che oscillavano fra il nazional-popolare (altra espressione di gran moda in quei giorni) e il becero-volgare, all’interno dei cui spazi le marche si rifiutavano di andare! Questo ricordo è riaffiorato riflettendo su come e quanto profondamente sia cambiato lo scenario di ciò che oggi chiamiamo video-comunicazione (non a caso dopo 10 anni il Quaderno ha un nuovo nome: da ‘Tv Digitali e Tematiche’ a ‘Digital Video & Tv’). E tale riflessione mi ha lasciato la sensazione che quelle due problematiche di fondo – affollamento e spazzatura – siano tutto fuorché risolte. Anzi, che si siano ulteriormente esasperate. Al di là dei criteri tecnici e informatici secondo i quali bastano pochissimi istanti o frazioni di secondo perché un banner o un video siano considerati ‘visti’ oppure no, non è – anche – di affollamento e spazzatura che parliamo quando parliamo di viewability? Per la maggior parte dei brand, oggi come allora, il problema è quello di emergere, di distinguersi, farsi ricordare, scegliere e acquistare, in un oceano di altri ‘contenuti’ sui quali – quasi sempre – non ha alcun controllo. Oceano che si ingrossa costantemente fino a occupare ogni interstizio della vita quotidiana delle persone, in cui il video è sì televisione, ma è anche Pc, tablet, smartphone, out of home... Altro che affollamento! Oggi siamo nell’era della tecnologia digitale, del cambiamento a velocità folle e dei big data, ma la conclusione è analoga a quella di 30 anni fa, perché i brand hanno da sempre a disposizione uno strumento fantastico per riuscire a essere ‘unici’: la creatività. Salvatore Sagone presidente ADC Group e direttore responsabile news e contenuti di ADVexpress

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indice

Indice Editoriale, di Salvatore Sagone LA GEOGRAFIA DEL MERCATO Capitolo 1. Lo stato della televisione Capitolo 2. Dove va l’advertising Tv? Capitolo 3. Auditel e oltre... Capitolo 4. L’era della ‘fragmentation’ Capitolo 5. Cescita programmat-ic-a Capitolo 6. Prova a prendermi I PROTAGONISTI - AGENZIE MEDIA A+E Networks Italy. Local & factual Discovery Italia. Un portfolio di successo Fox International Channels Italy. La casa delle serie Tv Level 33. Il ‘talent’ giusto per ogni brand Rai Pubblicità. Innovazione e qualità Turner. Una media company a 360 gradi

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DOVE TROVARLI Gli indirizzi 106

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la geografia del mercato

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Lo stato della televisione Dallo studio elaborato per i Quaderni da ITMedia Consulting, che analizza l’andamento del mercato televisivo nel contesto europeo e italiano, risulta evidente come tanto a livello nazionale quanto continentale la ‘ripresa’ è ormai avviata: ma l’impatto della crisi e soprattutto l’evoluzione tecnologica ci mettono oggi di fronte a uno scenario in rapida e profonda trasformazione

DOPO UN lungo periodo recessivo, iniziato nel 2008, nel 2014 il PIL dell’Unione Europea e della Zona Euro è cresciuto rispettivamente dello 0,9% e dello 1,5%, terminando così il lungo periodo di recessione. Ci sono eccezioni a livello nazionale, con Cipro che probabilmente continuerà ad avere un trend negativo, e paesi come Italia, Austria e Finlandia che cresceranno solo leggermente, sotto l’1%. In questo contesto il mercato televisivo ha risposto in modi diversi, crescendo infine del 1,4% a livello europeo. Alla fine del 2014 il mercato Tv in Europa occidentale ha raggiunto i 97 miliardi di euro, una crescita del 47% dal 2001, quando ITMedia Consulting ha iniziato a monitorare il mercato, e con un tasso di crescita annuo del 3%. Gli investimenti pubblicitari hanno mostrato segni di una buona ripresa: sono stati raggiunti 31,2 miliardi di euro con una crescita netta del 2,8% rispetto ai valori del 2013. La pay-tv, pur rappresentando la parte maggiore del mercato, continua a rallentare, a causa della crescente concorrenza da parte degli operatori online e dalle loro politiche di prezzo aggressive. Nel 2014 i ricavi da pay-tv hanno raggiunto 43,8 miliardi, +0,6% rispetto al 2013. È evidente alle analisi come fin dal 2008, all’inizio del periodo di crisi, la composizione dei ricavi televisivi si sia ribaltata: le tradizionali fonti di ricavo da pubblicità e canone televisivo 10

Augusto Preta, direttore generale ITMedia Consulting

stanno perdendo terreno rispetto alle entrate da pay-tv e pubblicità digitale. Il gap tra i ricavi da pubblicità e quello da abbonamenti a servizi di pay-tv è passato dal 2005, in cui le ratio erano


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rispettivamente 58% per l’advertising e 42% per la pay-tv, ad oggi, in cui gli introiti pubblicitari sono scesi a rappresentare solo il 41% del totale. Il mondo della pay-tv stessa sta mutando profondamente nel corso di pochi anni. Con l’avvento di internet, il numero di sistemi distributivi alternativi è aumentato, e al contempo i costi di distribuzione sono diminuiti. Oggi i contenuti sono diventati abbondanti, la distribuzione dei contenuti via internet sempre più popolare, e la diffusione della la Tv multichannel è completata. Nel 2014 la penetrazione dei diversi generi di pay-tv prosegue in un pattern molto evidente. In Europa il declino della trasmissione via DTT, e soprattutto via cavo analogico è una realtà da accettare. Mentre il satellite rimane il mezzo di distribuzione principe per la pay-tv, le sue quote di penetrazione fluttuano stabilmente, senza trarre particolare beneficio dal declino dei mezzi di trasmissione concorrenti. Di contro, le quote relative ai nuovi servizi digitali di televisione via cavo sono aumentate di più del 36% negli ultimi quattro anni, a mostrare come l’arco di vita della trasmissione analogica sia ormai giunto alla conclusione. Benché ancora nell’ambito di un bacino d’utenza ridotto, è ancora più significativo il pattern di sviluppo dei servizi di pay-tv attraverso internet. Questi, nell’arco dei quattro anni considerati, sono arrivati a crescere dell’84%: il sorpasso della distribuzione attraverso televisione analogica è avvenuto nel 2013, e man mano, lo stacco è diventato e continuerà a diventare più netto. Tendenze Si riscontra una evidente tendenza verso l’ampliamento ed il cambiamento nella composizione dei mix di connessioni e di strumenti. A livello globale, il numero di ‘device’ e di connessioni cresce molto più rapidamente sia della popolazione che del numero di utenti di internet.

ITMEDIA CONSULTING via Collina, 24 - 00187 Roma Tel 06 42027112 – Fax 06 42904853 info@itmedia-consulting.com www.itmedia-consulting.com

Board di direzione: Augusto Preta, Direttore Generale; Fabio Macaluso e Albino Pedroia, Managing Senior Consultants. Anno di fondazione: 1992 Questo implica un netto aumento del numero di connessioni e di strumenti utilizzati per singola famiglia o utente internet. In Europa questo fenomeno è più difficilmente analizzabile, a cause delle diversità tra i paesi, tra mercati maturi ed emergenti, differenze culturali, economiche e tecnologiche. Il grado di penetrazione della banda larga e della qualità generale della connessione a internet è profondamente diversificato, anche tra i cosiddetti ‘Big 5’ dell’Europa. Tuttavia il trend è chiaro, anche tra queste differenze. L’aumento esponenziale nella domanda di capacità di banda sta oggi mettendo sotto pressione i principali player nel campo delle telecomunicazioni, in Europa. Una serie di onerosi investimenti appaiono necessari per sviluppare la capacità aggiuntiva che è richiesta dal mercato – senza contare l’altrettanto necessaria creazione di un buffer di capacità disponibile per venire incontro ai futuri sviluppi di internet, che si tradurranno in richieste sempre maggiori di disponibilità di traffico di dati. Per questo motivo si sta assistendo a un processo di consolidamento progressivo nel campo dei provider fisici delle Telco, cosi come parallelamente avviene per i provider virtuali. Il fine è quello di creare degli accordi tra i principali e storici operatori del settore e tra le nuove grandi aziende che operano nei mercati a

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FIGURA 1 – EUROPA: RICAVI NEL MERCATO TV, 2014 (MLD €)

Fonte: © 2015 ITMedia Consulting

valle, in modo da poter raggiungere la capacità economica e la necessaria stabilità aziendale per consentire gli investimenti necessari, mettendosi al riparo da un’eccessiva esposizione al rischio, ingestibile per il singolo operatore, e creando le condizioni per progredire e rendere possibile il processo di modernizzazione. Il consolidamento avviene attraverso fusioni ed acquisizioni da parte dei giganti del settore telecom (es. Vodafone, BT, Orange, etc) verso le aziende di pay-tv, le piattaforme di distribuzione del contenuto, e di acquisizione dei contenuti premium: solo così è possibile offrire a un prezzo competitivo un pacchetto quadruple-play, integrato con pacchetti voce, dati e collegamento a internet che permetta di usufruire di Tv sia fissa che mobile. Si possono evidenziare due modalità distinte nell’ambito delle operazioni di consolidamento delle telco: la prima implica l’accesso alle pay-tv, in cui il core business delle telecomunicazioni 12

viene espanso da un’acquisizione diretta dei content provider, come per esempio nei casi dell’acquisizione di Canal Plus da parte di Telefònica in Spagna, o la serie di merger a livello europeo messe in atto da Vodafone. La seconda riguarda un indiretto accesso ai contenuti tramite l’acquisto dei diritti direttamente dai produttori e dai rights-holder dei contenuti. Entrambe le strategie permettono alle telco di competere con gli operatori televisivi, nonché con i propri rivali tradizionali, nel campo delle offerte triple e quadruple-play. Prospettive Come prima conseguenza del consolidamento e dell’acquisizione di contenuti, si è vista l’esplosione del fenomeno dei servizi di IPTV e broadband Tv. Nell’Europa occidentale, nel 2014 sono stati stimati 27 milioni di utenti, pari al 15% del totale di famiglie. Ci si aspetta che nel


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FIGURA 2 – EUROPA: RICAVI NEL MERCATO TV, 2014 (MLD €)

Fonte: © 2015 ITMedia Consulting

breve periodo il numero di abbonati alle IPTV sorpassi sia quello degli utenti della Tv via cavo, che del satellitare, i cui numeri tendenzialmente vanno riducendosi. Il fenomeno del ‘cord cutting’ continua ad acquisire momento, soprattutto tra i più giovani, i servizi OTT continuano a mettere sotto pressione l’ecosistema del multicanale. Al giorno d’oggi il consumatore vuole decidere come avere accesso e come pagare per i servizi di video e Tv di cui usufruisce, e richiede inoltre una gamma di metodi di sottoscrizione alternativi per accedere a contenuti in formato bundled e unbundled: è proprio in questo che si rivela la competitività dei nuovi servizi di OTT che possono meglio rispondere alle esigenze dei consumatori rispetto ai pacchetti statici

proposti dalle pay-tv tradizionali. La distribuzione tradizionale nel mercato televisivo un tempo verteva sulla ricerca del controllo delle infrastrutture. Internet ha sovvertito questo concetto: il predominio ora richiede il controllo dei diritti di broadcast su tutti gli schermi, in ogni formato. Di conseguenza, molti business si sono adeguati, producendo un’offerta che riesca a seguire e inseguire il consumatore di schermo in schermo, a ogni livello di qualità, e con servizi e soprattutto contenuti innovativi. Le aziende di successo sono quelle che si dimostrano in grado di raccogliere e analizzare i dati fondamentali circa le preferenze e i comportamenti dei consumatori, utilizzandoli per escogitare le migliori scelte di prodotto e di posizionamento

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FIGURA 3 - WORLDWIDE: DEVICE E CONNESSIONI PER CAPITA, 2014-2019

Fonte: © 2015 ITMedia Consulting

strategico. Netflix è forse il caso più eclatante, arrivando a utilizzare i consumer data per negoziare quanto pagare i diritti e i contenuti che poi aggiungerà al proprio catalogo di offerte. Il successo nei mercati del futuro richiede dunque nuove capacità, nuove conoscenze e soprattutto uno spiccato senso di adattamento. È necessario che gli operatori Tv tradizionali riescano a sviluppare capacità digitali innovative, per rispondere alla nuova domanda di contenuto, tenendo ben presente che il mercato televisivo così come è sempre stato conosciuto è destinato a durare ancora per poco. Il mercato in Italia Il comparto televisivo nazionale mostra timidi segnali di ripresa dopo un periodo di profonda crisi: i ricavi totali aumentano lievemente rispetto all’anno precedente, e nel 2015 il mercato ha

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guadagnato complessivamente 47 milioni di euro, con un tasso di crescita del +0,6% rispetto al 2014. I ricavi pubblicitari e le entrate della pay-tv si avviano verso un trend positivo di crescita e parimenti si riprende il canone, che nell’anno precedente aveva subìto una decurtazione per l’adempimento del DL Irpef introdotto dal Governo. Le famiglie italiane, oggi, guardano la nuova televisione in digitale con una maggiore consapevolezza dell’offerta multichannel. Il terrestre si conferma la prima piattaforma di fruizione, ma il modello di Tv tradizionale, pur rimanendo prevalente, inizia ad avvertire la presenza delle nuove modalità di fruizione di contenuti lineari e non lineari (TVoD, SVoD) della broadband Tv. Gli operatori che si basano su modelli di business


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FIGURA 4 – ITALIA: MERCATO TV NEL BIENNIO 2014- 2015 (MLN €)

Fonte: © 2015 ITMedia Consulting

FIGURA 5 – ITALIA: PENETRAZIONE DELLE PIATTAFORME TECNOLOGICHE

Fonte: © 2015 ITMedia Consulting

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FIGURA 6 – ITALIA: PENETRAZIONE DELLA PAY-TV

Fonte: © 2015 ITMedia Consulting

consolidati sono penalizzati: la crescita seppur relativa dei nuovi entranti mostra come questi siano in grado di sfruttare le opportunità offerte dall’evoluzione tecnologica, traducendole in un’offerta appetibile al pubblico, sempre più orientato verso una fruizione multipiattaforma, anche in mobilità. Infine, nel corso del 2015 si è assistito a numerosi eventi che stanno riconfigurando l’intero assetto televisivo: dalle politiche pubbliche alle grandi manovre in corso che coinvolgono un gran numero di attori, ciò che emerge è un grande processo di ristrutturazione e sviluppo di business model, destinati a trasformare e riconfigurare nei prossimi anni l’intera industria nazionale. I grandi ‘eventi’ del 2015 Nell’Aprile 2015, Sky e Telecom Italia lanciano anche in Italia il pacchetto unico con Tv, telefono e Internet veloce: è un importante passo avanti verso la ‘convergenza’ tra Media e Tlc. Dall’accordo nasce infatti la prima offerta

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‘quadruple play’ in Italia, che integra i servizi di telefonia fissa e mobile, di connettività a banda larga e ultra larga e di contenuti televisivi premium fruibili sui dispositivi connessi alla rete. Si stima un bacino totale di utenza di 14 milioni, con l’obiettivo per Sky di portare i suoi canali alle famiglie che non hanno una parabola satellitare. A fine Luglio, la stessa Sky raggiunge un accordo con il gruppo Viacom International Media Networks per il passaggio di proprietà della società Nuova Società Televisiva Italiana srl, già MTV Italia srl, editore del canale generalista nazionale posizionato al numero 8 dell’LCN. Il canale si arricchisce di nuovi contenuti: produzioni del gruppo Sky Italia affiancano programmi cult di MTV. Poco più di un mese dopo, Mediaset abbandona la piattaforma Sky che si rifiuta di pagare i diritti di ritrasmissione. Vengono quindi criptati Retequattro, Canale 5 e Italia 1 per impedire la loro ritrasmissione: i tre canali lasciano le loro posizioni 104, 105 e 106 del telecomando Sky e


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FIGURA 7 – ITALIA: RICAVI TOTALI

Fonte: © 2014 ITMedia Consulting

sono sostituiti, la sera del 7 settembre, da Rai4, SkyUno, e SuperFox. Il 22 ottobre, Netflix, leader mondiale del video on demand, lancia i propri servizi sul mercato italiano. Una diversificata offerta di abbonamenti garantisce l’accesso online in streaming a un catalogo che è il più vasto in Italia, e per cui è possibile la visione di contenuti ad altissima definizione in 4K e utilizzabile da 4 dispositivi differenti. Contemporaneamente viene raggiunta un’intesa per chiudere la causa intentata da Mediaset nel 2008 di fronte al Tribunale di Roma con la richiesta di un risarcimento di 500 milioni per il solo danno emergente dall’uso ritenuto illegittimo dei propri contenuti sul Web. L’accordo è teso a sviluppare la presenza digitale dei contenuti Mediaset attraverso una partnership con YouTube e con Google Play e si avvia inoltre una strategia congiunta per la protezione dei contenuti al fine di garantire la massima tutela del copyright dell’editore. A Dicembre, infine, Telecom Italia e Chili Tv

annunciano un accordo per inserire i contenuti del servizio di pay-per-view online all’interno dell’offerta di TimVision a partire da Marzo 2016. Dopo l’arrivo in Italia di Netflix, l’obiettivo delle due aziende è di offrire, parallelamente all’offerta SVoD di Tv on demand di Netflix, i loro servizi di TVoD, quindi pay-per-view. L’evoluzione delle piattaforme e dei ricavi Dal punto di vista delle piattaforme, la televisione digitale terrestre (DTT) ha raggiunto nel 2014 il suo livello massimo di penetrazione. Attualmente, e seguendo un trend in crescita, nonostante i ritardi infrastrutturali, si sta sviluppando la Broadband Tv che, seguendo il ciclo di innovazione tecnologica, determina l’erosione delle quote da parte della DTT. ITMedia Consulting prevede che entro la fine del 2017 l’offerta televisiva trasmessa in Broadband avrà raggiunto quasi 1 milione di ‘utenti unici’, a cui si aggiungono quelli che usufruiscono dei servizi anche in digitale terrestre e satellite

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FIGURA 8 – ITALIA: QUOTE DI MERCATO DEI PRINCIPALI OPERATORI TELEVISIVI

Fonte: © 2015 ITMedia Consulting

(considerati prevalenti ai fini della rilevazione), a un tasso medio annuo del 60%. Nel 2017 il Free To Air continuerà ad essere la modalità di accesso primaria ai contenuti, con quasi il 70% del totale abitazioni, tuttavia la pay-tv, vedrà aumentare leggermente la propria quota di mercato, per un totale di 7,8 milioni di famiglie al termine del periodo considerato. Dato il generale andamento dell’economia, che prevede una lenta crescita, ITMedia Consulting ritiene che l’inversione della tendenza negativa che si sta finalmente verificando nel settore, dopo la crisi degli ultimi anni, sia legata principalmente alla spinta dell’innovazione. Il mercato televisivo italiano è tornato in territorio positivo nel 2015, ma senza raggiungere i valori del 2008. A fine 2015 il mercato varrà poco più di 7,6 miliardi di euro, mentre nel 2017 toccherà quota 7,9 miliardi di euro, valore superato ampiamente in passato. Il tasso medio annuo di crescita (CAGR) nel periodo considerato sarà del 1,8%. Il mercato della pubblicità televisiva nel 2015

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registra una crescita ancora più limitata, +0,3%, secondo un trend moderatamente positivo che dovrebbe continuare negli anni successivi. Il segmento della pay-tv, infatti, nonostante il calo previsto nella componente DTH, crescerà nel periodo considerato a un tasso medio annuo del 3,4%. Ciò è reso possibile da un lato dalla spinta proveniente dalla piattaforma DTT, in moderata crescita, ma soprattutto dall’esplosione dei servizi della BBTV. Relativamente agli operatori, nel 2015 Mediaset, Rai e Sky Italia si spartiscono il 94% del mercato televisivo totale. Le quote, pur rimanendo analoghe nel complesso, si ridurranno leggermente a fine 2017, raggiungendo il 93%. Sky Italia si conferma il principale attore pur riducendo la sua quota nel periodo considerato dal 35% al 33%. Quanto perso da Sky è acquisito da Mediaset, che passa dal 30% al 32%. La Rai si mantiene pressoché stabile o in leggera flessione, mentre gli Altri Operatori cresceranno leggermente, arrivando a detenere il 7% del mercato totale a fine 2017.


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Nella pubblicità si prevede un mercato stazionario. Nel periodo considerato Mediaset manterrà la propria quota di mercato, con fluttuazioni minori. Rai a sua volta, confermandosi come il secondo player nazionale, si attesta al 19%. Sky cede circa l’1% della propria quota di mercato, raggiungendo l’8% del totale. Gli Altri Operatori trarranno maggiore vantaggio dalla congiuntura, accrescendo la quota aggregata fino a raggiungere il 14% del totale delle risorse pubblicitarie.

In definitiva, tale evoluzione penalizza gli operatori che si basano su modelli di business consolidati a vantaggio dei nuovi entranti e di coloro che sono in grado di sfruttare al meglio le opportunità offerte dall’evoluzione tecnologica. Tutto ciò si traduce in una più ampia convergenza e integrazione di contenuti tra piattaforme e apparati di ricezione, attraverso la diffusione dei nuovi servizi, soprattutto in mobilità, che si confermano essere la nuova frontiera di sviluppo per i prossimi anni. a cura di ITMedia Consulting

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Dove va l’advertising Tv? Chiuso quest’anno con segno più, anche il 2016 sarà positivo per la pubblicità Tv a livello globale grazie ai ‘non recurring events’ (Olimpiadi, elezioni USA, Europei di Calcio, ecc…): le stime degli investimenti sul mezzo indicano però un rallentamento, che la crescita del video online non sembra ancora sufficiente a compensare. Analogo andamento è previsto sul mercato italiano

L’INIZIO di Dicembre è il periodo in cui le grandi holding della comunicazione globale rilasciano i forecast sull’andamento degli investimenti pubblicitari per l’anno in fase di chiusura e per il periodo immediatamente successivo: anche quest’anno GroupM (WPP), Magna Global (IPG Mediabrands) e ZenithOptimedia (Publicis Groupe), non hanno mancato l’appuntamento. In questa sede non riporteremo per intero le stime formulate dalle tre società, concentrandoci solamente sugli indicatori principali relativi all’universo televisivo e a quello dell’online video, che come vedremo fra poco gli stessi forecaster tendono ormai ad avvicinare sempre più. Cresce la frammentazione Partiamo quindi da GroupM, che stima per il 2016 una crescita complessiva degli investimenti pubblicitari del +4,5% rispetto al +3,4% di quest’anno. In valore assoluto, ciò significa che dai 497 miliardi di dollari del 2015 il totale mercato salirà a quota 520 miliardi. In questo quadro, la televisione manterrà il suo tradizionale primato: dopo aver raggiunto il suo massimo picco nel 2012, con una quota del 44% sul totale adv, il mezzo ha perso all’incirca un punto percentuale ogni anno, ma con dinamiche diverse a seconda dei paesi. La maggior parte di questo calo è infatti attribuibile al mercato cinese, spiega GroupM, dove gli spazi Tv sono 20

Dominic Proctor, Global President GroupM (WPP)

stati più strettamente regolamentati e razionati, rispetto all’enorme sviluppo del mercato digitale. Per contro negli Stati Uniti, il mercato meno regolamentato e più competitivo in assoluto, il calo dell’adv televisivo è stato inferiore alla media mondiale. La realtà, spiega Dominic Proctor, Global President della media unit del Gruppo WPP, è che “La market share della televisione cresce in tanti mercati quanti sono quelli in cui sta scendendo,


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1. STIMA DEL MERCATO PUBBLICITARIO (GEN–OTT 2014/2015) Dati netti in migliaia di euro

Tv 1 Quotidiani 2 Periodici 2 Radio 3 Internet (Fonte: FCP-Assointernet) Outdoor (Fonte: Audioutdoor) Transit Out Of Home Tv Cinema Direct Mail TOTALE PUBBLICITÀ

Gen–Ott 2015 2.904.436 610.068 385.848 308.523 363.350 68.819 89.232 13.099 12.387 258.542 5.014.304

Gen–Ott. 2014 2.925.428 653.669 401.801 280.571 367.599 66.780 74.738 11.836 13.341 275.208 5.070.971

Δ% -0,7 -6,7 -4,0 10,0 -1,2 3,1 19,4 10,7 -7,2 -6,1 -1,1

NOTE: L’universo di riferimento è quello dei mezzi rilevati da Nielsen ad eccezione dei Quotidiani dove vengono utilizzati i dati FCPAssoquotidiani solo per le tipologie: Locale, Rubricata e Di Servizio, e delle Radio dove vengono utilizzati i dati FCP-Assoradio solo per la tipologia Extra Tabellare (comprensiva c.a.). Le elaborazioni sono effettuate con il contributo di FCP-Assoquotidiani e FCP-Assoperiodici. 1 lI dato comprende le emittenti Generaliste, Digitali e Satellitari
 2 Per i dati di Stampa Commerciale Locale, Rubricata e Di Servizio la fonte è FCP-Assoquotidiani 3 Le elaborazioni sono effettuate con il contributo di FCP-Assoradio Fonte: The Nielsen Company, Dicembre 2015

e ci sono tre temi di fondo che gli operatori intervistati per la preparazione del nostro forecast hanno evidenziato come potenziali opportunità: una regolamentazione più ‘rilassata’, la crescente quantità e qualità di spazi a disposizione nel settore del Video On Demand, e l’innovazione in termini di formati. Più in generale, però, tutti i mezzi attraversano una fase di trasformazione: alcuni accelerando la crescita, altri rallentando il declino della propria quota di mercato”. Il mercato dei media audiovisivi, conclude quindi GroupM, continuerà a essere frammentato: i consumatori hanno sempre maggior scelta di contenuti e di modalità per accedervi, grazie alla crescente adozione di device mobili e OTT,

aumentando di conseguenza l’opportunità di trascorrere una quota di tempo crescente con questi media ma contemporaneamente consentendo loro di farlo nei tempi e nelle modalità – time shifted e customizzate – che preferiscono. La Tv perde quota Nel suo ultimo report sul mercato pubblicitario mondiale, Magna Global stima che i fatturati pubblicitari di editori e concessionarie dei diversi media siano cresciuti del +3,2% nel 2015, arrivando a quota 503 miliardi di dollari. Una crescita inferiore a quella del +4,9% indicata dalla stessa Magna Global nel 2014, ma inferiore anche al +4,6% previsto per il 2016, quando il totale mercato raggiungerà i 526 21


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2. INTERNET ADVERTISING 2015: LA VISTA PER FORMATI

Fonte: Osservatorio Internet Media Politecnico di Milano e IAB Italia - * Dati a preconsuntivo

miliardi di dollari. Secondo Vincent Letang, EVP, Director of Global Forecasting Magna Global e autore del report, se si ‘neutralizzasse’ per il 2014, 2015 e 2016 l’impatto dei grandi eventi come le elezioni USA e i Giochi Olimpici, la crescita reale sarebbe del +4,1% nel 2015 e del +3,7% nel 2016, quindi un trend di rallentamento della domanda complessiva. Venendo al mezzo televisivo, il suo andamento nel 2015 è definito piatto, a quota 193 miliardi di dollari: “Per la prima volta, al di fuori di anni o periodi di recessione, nel 2015 la pubblicità sulla Tv lineare tradizionale non è cresciuta – afferma Letang –. Le nuove generazioni tendono sempre più a fruire di video entertainment attraverso

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Vincent Letang, EVP, Director Global Forecasting Magna Global (IPG Mediabrands)


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3. PESO % DEI FORMATI SUL TOTALE MERCATO 2015

Fonte: Osservatorio Internet Media Politecnico di Milano e IAB Italia

VOD online (sia gratuito e sostenuto dall’adv, sia premium e senza pubblicità), mentre gli investitori ricorrono con maggiore frequenza a spazi e formati innovativi come i social. Sia l’offerta che la domanda di impression e di spazi lineari stanno quindi scendendo, portando a una crescita minima o addirittura nulla degli investimenti nei prossimi 5 anni, eccezion fatta per gli anni pari. Il risultato è che dal 2017 i media digitali risulteranno i primi contributori al totale fatturato pubblicitario globale, superando definitivamente quelli tradizionali”. Scendendo nei dettagli, per il 2016 Magna Global prevede che le elezioni americane (generali e presidenziali), i Giochi estivi di Rio, gli Europei di Calcio e la Copa America Centenario

(campionato pan-americano che si terrà negli Stati Uniti il prossimo giugno) porteranno a una crescita del +5% delle revenue pubblicitarie televisive nei soli Stati Uniti e del +1% negli altri mercati. Globalmente, quindi, ciò si tradurrebbe in una crescita pari al +2,4%. Escludendo i non recurring events siamo di fronte a un rallentamento dell’adv televisivo, osserva nuovamente Letang: “La causa principale è l’accelerata erosione degli ascolti dovuta al target commerciale 18-49 anni, ma ancor più accentuata nella fascia 18-34 che per il suo intrattenimento si rivolge ancora più spesso al video online e on demand. Questo fenomeno sta accelerando nei mercati più maturi – USA ed Europa in testa – ma si estende via via anche a

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4. INTERNET ADVERTISING 2015: LA VISTA PER DEVICE

Fonte: Osservatorio Internet Media Politecnico di Milano e IAB Italia - * Dati a preconsuntivo

quelli emergenti. Nella maggior parte dei casi, questo declino nell’offerta di impression monetizzabili non è stata compensata da un corrispondente incremento dei CPM. Fra i mercati avanzati, nel 2015 solo Gran Bretagna, Spagna, Germania, e Danimarca hanno mostrato un segno positivo per i fatturati pubblicitari Tv. Sul fronte dell’online video la crescita delle revenue pubblicitarie nel 2015 si è attestata al +39% (social video esclusi). Il risultato è frutto della combinazione fra la crescita nei mercati in via di sviluppo di operatori digital native come YouTube e contemporaneamente dell’aggressività di editori e concessionarie dei mercati avanzati dal punto di vista della creazione di nuovi contenuti e nuovi formati pubblicitari. Le nuove offerte di spazi video da parte di Yahoo! e Snapchat, insieme ai contenuti sempre più numerosi disponibili attraverso Hulu

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o Amazon, hanno generato un’enorme inventory addizionale per andare incontro alla domanda, e anche molti siti non video-centrici (per esempio quelli di news) hanno iniziato a sostituire i propri banner classici con formati video ‘outstream’. “In tutti i mercati avanzati – sottolinea inoltre Letang –, gli operatori stanno cercando di implementare standard di viewability più alti per mantenere alta la percezione del valore della propria inventory. E in ogni caso la crescita del video online continuerà a tassi elevati – del +25% e oltre – per ancora diversi anni, almeno fino a quando gli investimenti non saranno allineati alla preferenza che i consumatori continuano ad accordare al digital video”. Digital: primo mezzo dal 2018 Pur essendo i raffronti diretti impossibili visti i perimetri e le metodologie di calcolo differenti,


capitolo2

5. PESO % DEI FORMATI SUL TOTALE MERCATO 2015

Fonte: Osservatorio Internet Media Politecnico di Milano e IAB Italia

rispetto ai due precedenti, almeno in termini di trend, il report elaborato da ZenithOptimedia appare leggermente più ottimista: secondo l’agenzia media, infatti, dopo il +3,9% di quest’anno, la pubblicità mondiale crescerà nel 2016 del +4,7% raggiungendo un valore assoluto di 579 miliardi di dollari. Con una market share del 37,7%, la televisione ha mantenuto anche nel 2015 la sua posizione dominante fra tutti i mezzi pubblicitari. Ma tale resterà ancora solo per poco: secondo Zenith, infatti, il sorpasso avverrà entro il 2018, quando internet supererà la Tv per diventare il più grande fra tutti i media. Guardando al mercato nel suo complesso, la share della Tv ha raggiunto il suo massimo storico nel 2012 con il 39,7% del totale, scendendo nel 2015 al già indicato 37,7%, e proseguendo la sua flessione fiono al 34,8% stimato per il 2018. “In ogni caso – sottolineano gli autori del report – una delle ragioni di questa flessione va

ricercata nella rapida crescita registrata negli ultimi anni dalla paid search che, insieme agli annunci classified, rimane in fondo uno strumento di direct response, mentre la televisione è essenzialmente un canale utilizzato per costruire brand awareness – e da questo punto di vista riteniamo che manterrà la sua leadership ancora per molti anni”. Come spiega Steve King, Worldwide Ceo di ZenithOptimedia, “La crescita del mercato pubblicitario mondiale è trainata oggi dall’avanzamento della tecnologia, soprattutto quella relativa al mobile e al programmatic. Ma la televisione rimane di gran lunga il più importante canale per la comunicazione di marca, e l’online video, suo discendente digitale, sta incrementando la share dell’audiovisivo nella pubblicità display”. Il dato saliente, quindi, è proprio la crescente importanza dell’adv audiovisivo – cioè la somma di televisione e video online – nella costruzione

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Steven King, Ceo Worldwide ZenithOptimedia (Publicis Groupe)

(principalmente search e social) non rilevata ma stimata da Nielsen. Sulla base del perimetro attualmente rilevato nel dettaglio si registrano invece un calo del -1,1% rispetto allo stesso periodo del 2014 (56,6 milioni in meno) e un incremento del 2,7% per il singolo mese di ottobre. Relativamente ai singoli mezzi, la Tv cresce del 6,7% nel singolo mese, portando il periodo cumulato a -0,7% e confermando questa inversione di tendenza anche per gli ultimi due mesi del 2015. Internet, relativamente al perimetro attualmente monitorato, si stabilizza a ottobre (-0,1%), assestando il decremento al -1,2% sui 10 mesi del 2015. Sulla base delle stime di Nielsen relative al totale del web advertising, aggiungendo dunque la porzione di mercato

dei brand: la televisione perché offre un’insostituibile capacità di realizzare copertura di massa, mentre il punto di forza del digital video è assicurare un targeting più mirato e la personalizzazione dei messaggi di marketing. La loro combinazione aumenta la forza dei singoli strumenti nella costruzione di brand awareness e di brand associations. In questi termini, quindi, ZenithOptimedia stima che l’advertising audiovisivo più largamente inteso rappresentasse il 44,1% del totale investimenti ‘display’ nel 2010, abbia raggiunto il 48,4% nel 2015, e sia destinato a crescere ulteriormente fino a quota 48,9% nel 2018. Intanto in Italia… Uscendo dai forecast internazionali per tornare a esaminare la situazione italiana, i dati Nielsen e quelli IAB ci aiutano a stimare un consuntivo del mercato italiano dell’advertising audiovisivo alla fine del 2015. Complessivamente, nei primi dieci mesi del 2015 (vedi Figura 1), il mercato degli investimenti pubblicitari risulta in crescita del +1,4%, considerando anche la porzione web 26

Alberto Dal Sasso, Advertising Information Service Business Director Nielsen


capitolo2

Marta Valsecchi, Direttore dell’Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano

non monitorata, e il digitale parrebbe crescere del +9% nel periodo gennaio–ottobre 2015. “L’ultimo mese e mezzo dell’anno è condizionato dalla ripresa dei consumi natalizi ma anche da una rinnovata paura generata dai recenti fatti terroristici – ha dichiarato Alberto Dal Sasso, Advertising Information Service Business Director di Nielsen –. Il mercato pubblicitario continua l’andamento migliorativo degli ultimi mesi favorendo una chiusura dell’anno in crescita del +1,8%, considerando l’intero mondo del web, in linea con quanto previsto da diversi osservatori. Nello specifico: Tv +0,5%, Stampa -6%, Internet +8,5%, Radio +8,2%, Out Of Home +10%. Alla luce di ciò, se dovessero proseguire queste tendenze in termini di consumi e di fiducia da parte dei consumatori, possiamo anticipare che la crescita si consolidi nel 2016 attorno al +3,5%”.

cifra, registrando un +10% rispetto al 2014, con un aumento di 202 milioni di euro rispetto allo scorso anno (vedi Figura 2 e Figura 3). Il mercato dell’Internet advertising, giunto a quota 2,15 miliardi di euro, ora vale il 30% del totale investimenti pubblicitari sui media (pari a 7,2 miliardi di euro includendo Tv, stampa, radio e Internet) ed entra quindi in una fase in cui vi è piena consapevolezza delle potenzialità degli strumenti digitali, sia da parte degli utenti, sia delle aziende nei loro modi di promuovere brand e prodotti. “Anche nel 2015 il mercato cresce a due cifre, al di sopra delle aspettative di inizio anno – ha affermato Marta Valsecchi, Direttore dell’Osservatorio –. Si confermano alcuni grandi trend, come Social, Video, Mobile e Programmatic Adv. A trainare il mercato sono soprattutto i Social Network, che registrano un incremento del 63% rispetto al 2014 e sono responsabili di oltre metà della crescita complessiva. Al secondo posto come driver di crescita si confermano i Video (+19 % sull’anno passato) che crescono sia su Mobile sia su Pc, mentre al terzo posto si piazza la Search che continua a crescere (+5% nel 2015)”. Come si evince dalla Figura 4, pur se in crescita, è invece ancora piuttosto ridotto l’apporto delle Smart Tv, il cui valore assoluto ha raggiunto gli 84 milioni di euro, pari a un incremento del +35% sul 2014 (quando la pubblicità destinata a tali device era stata pari a 62 milioni di euro), ma ha un peso relativo inferiore all’1% (vedi Figura 5).

IAB: video online +19% vs. 2014 Leggermente più positivi i dati diffusi a inizio dicembre dall’Osservatorio Internet Media della School of Management del Politecnico di Milano e da IAB Italia, che indicano ancora una volta una crescita del mercato a doppia 27


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Auditel e oltre… Il tema degli ascolti e della loro misurazione è quanto mai nell’occhio del ciclone: al di là delle polemiche mediatiche, lo stop di 15 giorni ai dati Auditel dello scorso ottobre ha ulteriormente evidenziato la necessità di aggiornare l’impianto di ricerca che circonda il mondo della fruizione audiovisiva per estenderlo agli ascolti attraverso qualsiasi piattaforma e device

15 GIORNI di ‘buio’. In seguito all’erronea divulgazione di informazioni relative a un gruppo di panelisti Auditel ad altri destinatari dello stesso panel, lo scorso 14 ottobre il Consiglio di Amministrazione dell’Istituto presieduto da Giulio Malgara ha deciso lo stop alla pubblicazione dei dati di ascolto per due settimane, riservandone la diffusione alle sole emittenti per un’analisi dei palinsesti. Cos’era successo lo spiega con precisione Auditel sul proprio sito: “Il 1° ottobre 2015 – si legge infatti –, per l’errore materiale di un operatore, un certo numero di indirizzi eMail (nomi, nickname e alias) sono finiti ad altre famiglie del campione. Auditel ha reagito, immediatamente, alla potenziale violazione della sicurezza, avviando un severo piano di controlli e mettendo in campo anche ‘auditors’ terzi e indipendenti. Nonostante che il monitoraggio del ‘viewing behavior’, non rivelasse alcuna alterazione, la Società ha deciso la strada più severa: l’integrale sostituzione delle famiglie del campione”. Il blocco della diffusione dei dati ha indotto la Commissione per i Servizi e Prodotti dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ad adottare una serie di prescrizioni nei confronti di Auditel: nella relativa delibera, l’Agcom ha, tra l’altro, imposto ad Auditel di accompagnare la pubblicazione con un avviso nel quale si dia conto della circostanza che i dati si iscrivono in un processo di 28

Giulio Malgara, presidente Auditel

transizione che condurrà all’integrale sostituzione del panel e che, nel corso di tale periodo, i dati medesimi sono soggetti ad apposito monitoraggio volto ad individuare eventuali anomalie; a comunicare con cadenza settimanale all’Autorità e al mercato lo stato di avanzamento delle misure proposte; a comunicare l’elenco dei soggetti cui viene affidato l’incarico di verificare e attestare la regolarità delle attività di monitoraggio, dando conto delle valutazioni che garantiscono la terzietà dei soggetti selezionati. La stessa Agcom, inoltre, ha pubblicato nel proprio sito, nella parte dedicata alle informative


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COME FUNZIONA LO SMARTPANEL SKY La motivazione principale per cui SKY ha creato SmartPanel, lanciato nel 2014, è quella per fini editoriali: ma i suoi risultati costituiscono indubbiamente una leva in più per fornire a clienti e centri media informazioni più precise anche in un’ottica pubblicitaria. Il sistema, i cui risultati sono certificati da Deloitte, si fonda su un campione di 10.000 famiglie (reclutate con la collaborazione di Ipsos e rappresentative degli abbonati alla pay-tv), dotate di uno speciale decoder/meter modificato ad hoc: questo rileva i dati di ascolto attraverso la cosiddetta ‘porta BARB’ (la stessa usata dai meter Auditel), l’uso dei singoli tasti del telecomando e del frontalino. Lo stato on/off del televisore e il suo effettivo collegamento al decoder Sky è verificato con audio-matching locale (con regole ad hoc per l’uso delle cuffie). Fin dal lancio, lo scorso anno, SmartPanel Sky è stato proposto come strumento integrativo e non sostitutivo dell’indagine ufficiale: da un lato, infatti, misura solo ascolti familiari e non individuali, e non misura (anche se è concepito per poterlo fare in futuro) altre piattaforme o televisori non collegati a Sky; dall’altro, la sua ‘granularità’ è decisamente superiore (intervalli di 10” anziché di un minuto), e permette di rilevare ascolti differiti fino a 28 giorni contro il massimo dei 7 monitorati da Auditel, fornendo per di più dati di ascolto relativi anche a Sky On Demand, Sky Go e Sky Online, oltre che all’utilizzo della EPG.

metodologiche sulle attività di rilevazione degli indici di ascolto, un avviso per informare il pubblico che sono in corso le attività preordinate alla sostituzione integrale del panel a seguito degli avvenimenti che potrebbero aver compromesso la segretezza dell’identità di parte degli attuali componenti del panel medesimo. Come detto, Auditel si è pienamente adeguata a tali indicazioni, e come si legge sempre sul sito della società, “La sospensione cautelativa ha consentito – agendo in perfetta trasparenza anche con l’Agcom – di elaborare e implementare un sofisticato algoritmo in grado di intercettare eventuali comportamenti anomali di visione da parte degli individui del campione. Una serie di certificazioni esterne (KPMG e altri) accompagneranno, a garanzia di tutti, il percorso durante il quale il campione verrà rigenerato”. Contestualmente all’incidente e allo stop di inizio ottobre, il CdA Auditel ha quindi confermato il processo di sostituzione del campione e non solo, ma anche la contemporanea prosecuzione del progetto di allargamento del numero di componenti del panel fino a un totale di 15.520 famiglie (il cosiddetto Super Panel) e la ‘road map’ che ne prevede la messa a punto entro il luglio 2016.

Le reazioni al blocco Se al momento dello stop Mediaset si è limitata a invitare Auditel a “far presto” e non superare le 2 settimane di fermo – che avrebbero causato un vuoto grave per il mercato e soprattutto per gli investitori pubblicitari –, Sky (che nel CdA Auditel è presente dallo scorso aprile con due consiglieri, Luca Sanfilippo e Andrea Scrosati) ha giocato a sorpresa una carta totalmente nuova: la società guidata dall’amministratore delegato Andrea Zappia ha infatti deciso di rendere noti i dati raccolti attraverso lo SmartPanel, il sistema proprietario lanciato lo scorso anno per misurare gli ascolti degli abbonati Sky (vedi box qui sopra). Tale gesto ha a sua volta sollecitato reazioni diverse: in primis quella dell’UPA che intervenendo con una nota ufficiale raccomandava all’intero sistema di agire in ‘un’ottica di responsabilità’ per non destabilizzare il mercato durante il periodo di sospensione deliberato da Auditel. Ottica invece molto positiva quella del critico televisivo, studioso di media e professore ordinario dell’Università Cattolica Aldo Grasso, che ha sottolineato come attraverso lo SmartPanel Sky fosse diventato possibile seguire 29


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Andrea Zappia, amministratore delegato SKY Italia

in tempo reale l’andamento e le curve degli ascolti di un programma durante il suo stesso svolgimento, generando quello che ha definito ‘elettrocardiogramma del flusso Tv’. E ha aggiunto: “In assenza dei dati che, per trent’anni, hanno regolato il mercato, la pay-tv sfodera uno strumento pressoché unico e già perfettamente funzionante. Non tanto un dispositivo destinato al mercato pubblicitario (per quello servono metriche condivise, con buona pace di chi vorrebbe un mondo senza Auditel), quanto un potente strumento editoriale, un termometro ‘live’ dei gusti degli spettatori più mobili ed evoluti”. Piuttosto dura la replica di Urbano Cairo, presidente di La7, intervenute sulle stesse colonne del Corriere della Sera in cui aveva scritto Grasso: Cairo si è detto stupito da un articolo che dà “Una patente di credibilità, pur con alcuni sommessi distinguo e riconoscendone la non utilizzabilità per il mercato pubblicitario, a una rilevazione manifestamente di parte come l’immodestamente chiamato ‘smart panel real time’. […] Il panel di Sky, come scritto

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nell’articolo, è un campione non rappresentativo della popolazione televisiva italiana perché è ricavato solamente tra gli abbonati a Sky e non riflette la maggioranza della popolazione italiana che non è abbonata a Sky. Sarebbe certamente stato più elegante e corretto da parte di Sky non pubblicare alcun dato in queste due settimane di sospensione delle pubblicazioni, ma in mancanza di questa eleganza credo che l’Agcom possa intervenire per evitare un uso distorsivo di dati, in assenza di dati super partes. E forse, in un momento come questo, ci si poteva aspettare una maggiore prudenza anche da parte di Aldo Grasso prima di dare una patente di credibilità ad una ricerca di parte”. Al termine della quindicina e al momento di riprendere la pubblicazione completa dei dati di ascolto, Lorenzo Sassoli de Bianchi ha espresso comunque piena soddisfazione per la positiva conclusione della vicenda: “La via indicata dall’UPA di ridare immediatamente i dati al mercato e di disegnare parallelamente una road map che assicuri in tempi rapidi un panel rinnovato è stata condivisa all’unanimità – ha sottolineato, il presidente dell’associazione –. A gennaio avremo già il 75% del panel rinnovato, a maggio

Aldo Grasso, critico televisivo, studioso di media e professore ordinario dell’Università Cattolica


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Urbano Cairo, presidente La7

il 100%. Nel frattempo, è stato fatto in modo di assicurare adeguati controlli sui dati disponibili e sulle procedure adottate con certificazioni esterne di cui si occuperanno KPMG e Reply. Abbiamo disegnato un percorso trasparente, responsabile e condiviso. Meglio di così non si poteva fare. Merito del lavoro di tutti”. Dal 2016, ha concluso Sassoli, fari puntati sul progetto di quotazione in Borsa di Auditel per trasformarla in una Public Company trasparente, al passo coi tempi, dotandola di risorse per nuove indagini che fotografino le attuali modalità di fruizione della Tv. La costruzione del Super Panel La macchina organizzativa per la messa a punto del Super Panel Auditel, deliberato dal CdA Auditel nel 2014, si è messa in moto già da diversi mesi. A raccontarne la genesi, le logiche e le modalità di sviluppo è Angelo Amoroso, Managing Director Nielsen Tv Audience Measurement, che ne ha scritto diffusamente sulla newsletter Nielsen Insights della scorsa primavera. “Con l’avvento della distribuzione digitale del segnale televisivo, il numero delle emittenti

è esploso – ricorda Amoroso –, e negli ultimi dieci anni la quota d’ascolto delle prime sette emittenti è passata dal 90% al 60%. I canali a diffusione nazionale con share inferiore all’1% oggi sono oltre 200. Nel 2004 non ve n’era nemmeno uno”. La necessità dell’ampliamento dell’attuale campione di 5.600 famiglie nasce dal fatto che è un simile panel è ormai insufficiente a misurare con la necessaria accuratezza i dati di ascolto di questi canali. Come precisa Amoroso, il miglioramento della precisione statistica non è purtroppo direttamente proporzionale all’aumento del campione: pertanto, a parità di condizioni, l’incremento dei costi è sempre superiore all’incremento di accuratezza (misurabile nella riduzione dello ‘standard error’), e ciò rende difficile rispondere all’istanza di una maggiore precisione statistica sui canali minori senza far lievitare i costi di misurazione a livelli non sostenibili per l’industry. “Per risolvere questo problema – prosegue Amoroso – Nielsen è intervenuta su due aspetti della misurazione fortemente correlati ai costi della stessa: il tipo di meter utilizzato e il tipo di collaborazione richiesta alla famiglia campione.

Lorenzo Sassoli De Bianchi, presidente UPA

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Angelo Amoroso, Managing Director Nielsen Tv Audience Measurement

Nielsen ha impiegato un meter più semplice e meno costoso che rileva solo i canali sintonizzati ma non i singoli componenti della famiglia che sono all’ascolto. A differenza di quanto normalmente avviene nel sistema Auditel, non chiediamo alla famiglia campione una collaborazione attiva di tutti i componenti imponendo a ciascuno di dichiarare regolarmente, attraverso il telecomando del meter, la presenza davanti al televisore”. Nel nuovo Super Panel, dunque, la collaborazione richiesta si limita cioè a far installare i meter su tutti i televisori presenti nelle case dei panelisti: poi lo stesso meter rileva automaticamente ciò che appare sullo schermo del Tv, ‘segmenti di visione’ a livello familiare che però non possono fornire alcuna indicazione di come quell’ascolto sia ripartito tra i singoli componenti della famiglia. Poiché il mercato – investitori e pianificatori in primis – necessità invece di dati disaggregati per target group individuali, una simile rilevazione di per sé risulterebbe monca: “Per ovviare a

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questa limitazione, i segmenti di visione familiari sono attribuiti agli individui che compongono la famiglia attraverso un modello probabilistico. Il team di Measurement Science di Nielsen ha quindi sviluppato un modello che consente di ‘individualizzare’ i segmenti di visione familiari in modo tale che la distribuzione dell’ascolto dei canali sui diversi target group sia la stessa che si osserva oggi sull’attuale campione”. Una volta operata l’individualizzazione dei segmenti, il campione base e quello aggiuntivo sono riuniti e processati come un sol corpo di oltre 39.000 individui. “Grazie a questo approccio, l’ampiezza campionaria aumenta del 200%, la precisione statistica del 72% e i costi solo del 30%”. La domanda che molti osservatori si pongono riguarda che cosa ci si potrà aspettare dai dati prodotti dal Super Panel quando a luglio 2016 entrerà a regime. Secondo Amoroso, l’aspetto saliente della ‘nuova’ ricerca sarà – e non è affatto cosa da poco! – una minor variabilità dei dati delle singole emittenti. Insomma, nessun particolare stravolgimento del ranking dei canali o dei livelli di ascolto fin qui rilevati. “Il livello d’ascolto delle emittenti più importanti non cambierà significativamente – dice infatti –. Solo le emittenti che oggi hanno un ascolto molto basso, di poche migliaia di ascoltatori, potranno osservare variazioni di livello più importanti nei dati. Va però detto che queste emittenti già oggi sul campione base possono osservare notevoli oscillazioni”. Attualmente il modello è in fase di messa a punto ma presto si potranno vedere i risultati derivanti dalla sua applicazione: per verificarne la funzionalità basterà applicarlo ai dati familiari dell’attuale campione, che dispone di dati sia a livello familiare sia a livello individuale, potendo così confrontare i dati individuali veri e quelli stimati con il modello, valuntandone e apprezzandone le differenza.


capitolo3

L’attesa per una misurazione ‘olistica’ Passato quello che alcuni media hanno definito ‘Audigate’, e in attesa che arrivi il Super Panel, non ci si può comunque non interrogare sullo stato dell’arte di un sistema – e in linea di massima il discorso vale per tutte le Audi – nato in un’epoca che confrontata con quella attuale appare addirittura preistorica. È un dato di fatto che il consumo di video non sia più limitato al televisore (o ai televisori) di casa. Smartphone, tablet e Pc da tempo competono con la Tv, ma oggi il televisore stesso è diventato una sorta di collettore di entertainment dalle molteplici fonti: non più solo i canali lineari della Tv broadcast, digitale terrestre o satellitare, ma anche servizi di video on demand offerti dagli operatori della pay-tv o terzi attraverso decoder o set top box collegabili alla Tv, offerte di contenuti in streaming anch’esse via set top box o app presenti nelle Smart Tv di nuova generazione, talvolta anche via console per videogiochi. Per non parlare dei cosiddetti second screen che gli spettatori utilizzano durante la fruizione dei diversi contenuti, a volte potendo anche interagire con i contenuti stessi. Ma se questo dato di fatto è evidente agli occhi di qualsiasi osservatore, ciò che ancora manca è una misurazione ‘olistica’ capace di mettere insieme i ‘big data’ relativi agli ascolti su tutte le piattaforme e attraverso qualsiasi device. E a detta di tutti, in primis dei clienti che investono, si tratta di una priorità assoluta. “Sicuramente esiste l’esigenza di uscire dalla mera logica dell’Auditel – commenta Fabrizio Piscopo, amministratore delegato della concessionaria di casa Rai –, ma riteniamo che l’impiego dei big data, almeno attualmente, debba essere complementare e non sostitutivo. Per esempio, Rai Pubblicità anche insieme alle strutture tecniche della Capogruppo, sta avviando una serie di sperimentazioni

Fabrizio Piscopo, amministratore delegato Rai Pubblicità

interessanti sul calcolo delle audience integrate radio, Tv e social, anche utilizzando delle tecniche che certamente rientrano nel grande paradigma dei big data. La volontà è quella di avere profili professionali molto attenti al tema dei big data per seguirli con la stessa professionalità e competenza con cui tradizionalmente il gruppo Rai segue le tematiche di audience. Certo, rimane il fatto che, per fare analisi big data ci vogliano i ‘data’, e quindi oltre al know how interno bisognerà avviare le giuste sinergie per poter essere inclusi nel processo di gestione e di analisi dei dati utili per profilare correttamente i consumi mediatici nel nostro paese”. L’avanguardia americana A che punto stanno dunque le cose? A guidare le ricerche, le sperimentazioni ma anche le prime concrete implementazioni su questo fronte sono sicuramente gli Stati Uniti, dove in questo momento due diverse società hanno già introdotto sul mercato ciascuna la propria

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soluzione: sia Xmedia di comScore, lanciata a settembre, che Total Content Ratings di Nielsen, rilasciata poche settimane dopo, sono entrambe soluzioni che combinano e rendono comparabili le metriche televisive e quelle digitali, consentendo un’analisi precisa e granulare dei dati di audience combinata, sovrapposta e incrementale. Oltre a queste, molti esperti USA considerano una delle più promettenti la proposta della new entry Symphony: si tratta di un servizio cloud based di rilevazione passiva e single source, chiamato VideoPulse, che monitora la fruizione media su molteplici piattaforme e device (compresi Video On Demand, Over The Top, web, mobile, console per videogiochi, Digital Video Recorder e, naturalmente, Tv lineare). Attualmente è in fase di ‘beta test’ da parte di editori come NBCUniversal, Warner Bros, Viacom e A+E Networks. Essendo ancora fresche di lancio o addirittura in fase sperimentale, è ancora difficile esprimere un giudizio su questa tipologia di soluzioni. È interessante però l’osservazione di Jason Klein, co-fondatore e co-Ceo della società di analytics consultancy ListenFirst, che ha sottolineato come la vera sfida per la media industry dovrebbe essere quella di cercare di allineare i nuovi e i futuri standard di misura della ‘total audience’ più al lato digitale che a quello televisivo: in altre parole, andare oltre il concetto di ‘total viewership’ per arrivare a quello di ‘total engagement’. “I più validi e preziosi tool di misurazione, pianificazione e vendita degli spazi pubblicitari – ha scritto Klein in un editoriale pubblicato lo scorso novembre dalla testata USA specializzata Mediapost – saranno quelli capaci di misurare la risposta delle audience su tutti i canali digitali, social compresi. Il fatto è che internet genera engagement in modo completamente diverso dalla televisione, e sono convinto che i nuovi standard non debbano adattarsi a

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questo nuovo mondo ma debbano rappresentare una vera e propria evoluzione”.


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L’era della ‘fragmentation’ I tempi in cui la scelta dei planner era ristretta a pochi canali Tv sono passati per sempre. La tecnologia ha moltiplicato le modalità e le piattaforme di ‘trasmissione’ creando non pochi problemi a coloro che devono allocare i budget media. Cristina Papini (Nielsen) esamina per il Quaderno i risvolti di questo scenario e le possibilità di ottimizzazione degli investimenti

LA FRAMMENTAZIONE dei mezzi è un tema molto caldo negli ultimi anni, e pone importanti sfide alle aziende che investono una porzione consistente dei propri budget dovendo raggiungere audience anch’esse sempre più frammentate. I bei vecchi tempi nei quali la scelta era ristretta a 3 canali televisivi hanno lasciato spazio a un nuovo concetto della stessa Tv: satellitare, in streaming, on demand. Inoltre, la tecnologia ha duplicato le piattaforme e le modalità di fruizione dei contenuti, via PC, via tablet, via smartphone, nonché i contenuti stessi: banner, video, sms. La velocità dei cambiamenti nel mondo media e dell’advertising ai quali assistiamo ha creato una situazione di incertezza tra coloro che devono allocare i budget media. In questo scenario fluido, l’equazione base dell’attività di comunicazione, ovvero Reach x Resonance=Reaction, rimane valida. È fondamentale, infatti, che l’attività di comunicazione raggiunga il target desiderato (reach) e che la comunicazione abbia un’elevata efficacia (resonance) per generare il maggiore incremento delle vendite (reaction). Come detto, cambiano le componenti dei diversi fattori e in particolare le audience. Con 42,4 milioni di italiani al giorno che guardano la Tv per oltre 5 ore, è evidente che il piccolo schermo continua a costituire un amore mai tramontato nel nostro Paese. Nonostante un progressivo invecchiamento delle audience, 36

Cristina Papini, R&A Director di Nielsen

la proliferazione dei canali tematici, la visione differita (oltre 2,2 milioni di fruitori al giorno), la Smart Tv e poi il fenomeno della ‘socializzazione’ della televisione contribuiscono al ringiovanimento


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del mezzo. Quest’ultimo fenomeno, in particolare, è sotto la lente di ingrandimento degli addetti ai lavori per l’effetto sinergico che produce sulla fruizione televisiva stessa. Oltre 1 milione di persone commenta in real time su Twitter i programmi e le brand che stanno guardando in televisione, postando ben 40 milioni di tweet. Le audience digitali Altrettanto rilevanti numericamente sono ormai le audience digitali: 21,6 milioni di italiani online nel giorno medio su Pc e device mobili. Oggi, oltre il 75% degli investimenti pubblicitari sono concentrati su Tv e digitale. Citando le parole di Luca Bordin, General Manager Media Sales&Solutions di Nielsen, durante l’evento Ricordati di me! Comunicare nell’era della media fragmentation: “I consumatori fruiscono di media anywhere, anytime e anydevice, rendendo sempre più rilevante per gli inserzionisti il raggiungimento dei propri target senza disperdere GRPs e impression: alla luce di ciò, una pianificazione crossmediale garantisce inequivocabili benefici in termini di efficacia”. Strumenti single-source come Nielsen Media Impact, l’innovativa piattaforma di cross-media planning che lavora su target socio-demografici definiti anche in base ai comportamenti d’acquisto e di fruizione media, offrono informazioni su cosa le persone guardano e acquistano e aiutano gli investitori a districarsi nell’articolato campo della crossmedialità, raffinando la propria pianificazione. La tecnologia consente poi di fare un ulteriore passo offrendo tool real-time di ottimizzazione degli obiettivi di reach & frequency di campagne digitali.

positivamente la frammentazione e superi l’ostacolo dell’affollamento e dell’attenzionalità: si pensi che ogni italiano è esposto a oltre 100 messaggi pubblicitari al giorno. Allo stesso tempo, 14 milioni guardano il piccolo schermo utilizzando contemporaneamente lo smartphone o il tablet. In un contesto iperaffollato di spot e di stimoli antagonisti, in Italia solo il 30% degli spot si dimostra efficace in termini di ricordo sia del contenuto che della marca pubblicizzata da parte di coloro che sono stati effettivamente esposti ad esso. Il ricordo generale, il ricordo del brand, il ricordo di campagna, la corretta associazione della creatività al brand, la comprensione del messaggio, il gradimento e l’intenzione d’acquisto sono tutte aree che oggi, grazie alla tecnologia, sono indagate in tempi molto brevi (come detto, anche in real time per il digitale) e che consentono di intervenire e ottimizzare l’efficacia di campagna. Per le aziende è quindi forndamentale disporre di strumenti in grado di fornire un’elevata granularità e tempestività nell’informazione, consentendo azioni di marketing concrete e misurabili. L’ottimizzazione ‘in-flight’ costituisce un obiettivo verso il quale tendere, integrando in modo sinergico strumenti di post valutazione, planning e delivery. Cristina Papini R&A Director Nielsen

Superare l’affollamento Nell’attuale scenario mediale, oltre al raggiungimento efficiente dei target, un’altra sfida per le aziende è riuscire a ottenere un impatto sui consumatori che sfrutti

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1. TECNOLOGIA E INNOVAZIONE CAMBIANO LO SCENARIO DEI MEDIA

Fonte: presentazioni Nielsen al convegno “Ricordati di me! Comunicare nell’era della media fragmentation”, Milano, 29 ottobre 2015

2. IL CAMBIAMENTO IN ATTO È SENZA PRECEDENTI...

Fonte: presentazioni Nielsen al convegno “Ricordati di me! Comunicare nell’era della media fragmentation”, Milano, 29 ottobre 2015

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3. LE TECNOLOGIE ‘ABILITANTI’

Fonte: presentazioni Nielsen al convegno “Ricordati di me! Comunicare nell’era della media fragmentation”, Milano, 29 ottobre 2015

4. LA CRESCITA DEL ‘MEDIA USAGE’ IN ITALIA

Fonte: presentazioni Nielsen al convegno “Ricordati di me! Comunicare nell’era della media fragmentation”, Milano, 29 ottobre 2015

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5. TV – MENO AUDIENCE PIÙ TEMPO

Fonte: presentazioni Nielsen al convegno “Ricordati di me! Comunicare nell’era della media fragmentation”, Milano, 29 ottobre 2015

6. MILLENIALS: MENO TV LINEARE

Fonte: presentazioni Nielsen al convegno “Ricordati di me! Comunicare nell’era della media fragmentation”, Milano, 29 ottobre 2015

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7. CRESCE IL VIEWING NON-LIVE

Fonte: presentazioni Nielsen al convegno “Ricordati di me! Comunicare nell’era della media fragmentation”, Milano, 29 ottobre 2015

8. SMART TV – LA PENETRAZIONE

Fonte: presentazioni Nielsen al convegno “Ricordati di me! Comunicare nell’era della media fragmentation”, Milano, 29 ottobre 2015

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9. LE PERSONE SONO MULTI-TASKING

Fonte: presentazioni Nielsen al convegno “Ricordati di me! Comunicare nell’era della media fragmentation”, Milano, 29 ottobre 2015

10. NIELSEN TOTAL AD RATINGS

ANALISI DELL’AUDIENCE COMBINATA, SOVRAPPOSTA E INCREMENTALE DELLE CAMPAGNE TV + WEB Fonte: presentazioni Nielsen al convegno “Ricordati di me! Comunicare nell’era della media fragmentation”, Milano, 29 ottobre 2015

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capitolo4

11. NIELSEN TOTAL AD RATINGS

MASCHI vs. FEMMINE: LE DIFFERENZE DI FRUIZIONE DI WEB E TV Fonte: presentazioni Nielsen al convegno “Ricordati di me! Comunicare nell’era della media fragmentation”, Milano, 29 ottobre 2015

12. NIELSEN TOTAL AD RATINGS

HEAVY, MEDIUM & LIGHT TV VIEWERS Fonte: presentazioni Nielsen al convegno “Ricordati di me! Comunicare nell’era della media fragmentation”, Milano, 29 ottobre 2015

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digitalvideo&tv

Crescita programmatica 38 milioni di euro in Italia e 375 milioni in Europa: questi gli investimenti 2015 stimati da IHS in video programmatico e destinati a crescere entro il 2020 rispettivamente a 245 milioni e a 2 miliardi. Ma la vera crescita sarà quella dellla Programmatic Tv, che IDC prevede a livello mondiale del 201% annuo da qui al 2019, quando raggiungerà i 17,3 miliardi di dollari

ESISTONO molte definizioni diverse, ma nel senso più ampio possibile con ‘Programmatic Tv’ si intende un metodo di pianificazione, acquisto, delivery e misurazione della pubblicità automatizzata e data driven su qualunque piattaforma offra contenuti video – Tv lineare, web, mobile, smart Tv, console per videogame… Per l’online la diffusione di tale metodo è realtà in vorticosa ascesa: non altrettanto, o almeno non ancora, per la Tv lineare. Dal punto di vista tecnologico qualche soluzione è già in fase di sperimentazione, ma l’ostacolo è forse più una questione di ‘metodo’: sia da parte dell’offerta che della domanda, infatti, c’è l’abitudine a ragionare in termini di audience share e percentuali anziché di caratteristiche individuali dello spettatore… Cerchiamo dunque di fare il punto sull’evoluzione in atto per capire a che punto sono le sperimentazioni introdotte anche nel nostro paese. Partiamo però da un primo dato di fatto: secondo una ricerca commissionata da SpotX a IHS, il mercato italiano del programmatic video è in attesa della scintilla che lo faccia esplodere, e questa scintilla arriverà tra la fine del prossimo anno e l’inizio del 2017 per durare fino al 2020, quando il valore complessivo netto del mercato passerà dagli attuali 38 milioni a circa 245 milioni di euro. La ricerca è stata realizzata sulla base di interviste ad agenzie media ed editori, 44

Daniel Knapp, Senior Director of Advertising Research, IHS

combinate con la banca dati di IHS su previsioni e tendenze dell’advertising, e posiziona l’Italia al quarto posto per dimensione del mercato del video advertising programmatico in Europa. Secondo IHS, nel 2015 il 12% del video advertising online in Italia è stato negoziato con metodi programmatici, rispetto al 23% nel Regno Unito, all’11% in Spagna e al 9% in Germania. Questo dato è appena inferiore alla media dei cinque


capitolo5

1 – EUROPA: FATTURATO NETTO DEL PROGRAMMATIC VIDEO ADV (2015)

Fonte: “Video advertising in europe - The Road to Programmatic Ubiquity”, IHS, 2015

maggiori mercati europei, pari al 15%, ma si prevede raggiungerà il 46,6% entro il 2020, grazie a un tasso di crescita annuale composto del 45%. A livello europeo, il video advertising online programmatico è cresciuto di quasi venti volte dai 22 milioni di euro del 2012 ai 375 milioni di euro del 2015, e registrerà un tasso di crescita del 38,7% da qui al 2020, quando più della metà dei ricavi totali in Europa saranno generati da transazioni in modalità programmatica, il cui valore complessivo arriverà a sfiorare i 2 miliardi di euro. È importante specificare che le revenue indicate da IHS non si riferiscono al lato domanda (cioè al volume ‘totale’ degli investimenti che include fee e diritti d’uso della tecnologia per molti diversi intermediari) ma al lato offerta, e quindi al fatturato netto degli editori. Italia pronta al boom “In Italia il video programmatico è in procinto di esplodere e ci attendiamo una rapida crescita nei prossimi due anni – spiega Daniel Knapp, Senior Director of Advertising Research, IHS –. Nel mercato c’è una grossa concentrazione di pochi proprietari di media, che hanno dedicato

gli ultimi 12 mesi a costruire i loro team per il programmatic. Il successo iniziale del display advertising, seguito da un aumento di qualità, volume e utilità analitica dei dati disponibili, ci rende molto ottimisti sul potenziale del programmatico in Italia.” Alex Merwin, VP Global Programmatic Demand di SpotX, approfondisce sia i principali fattori

Alex Merwin, VP Global Programmatic Demand di SpotX 45


digitalvideo&tv

2 – EUROPA: MARKET SHARE DEL PROGRAMMATIC VIDEO ADV NEL 2015

Fonte: “Video advertising in europe - The Road to Programmatic Ubiquity”, IHS, 2015

3 – EUROPA: MARKET SHARE DEL PROGRAMMATIC VIDEO ADV NEL 2020

Fonte: “Video advertising in europe - The Road to Programmatic Ubiquity”, IHS, 2015

abilitanti che i principali ostacoli a questo boom annunciato: “Il programmatic video è al centro dell’attenzione – osserva –, ma fino a oggi molti dei discorsi e dei progetti non hanno trovato una realizzazione concreta. Le ragioni sono prevalentemente strutturali: quello italiano è un mercato fortemente Tv centrico, in cui la pianificazione digitale è ‘secondaria’; è anche un mercato fortemente concentrato, il che rende meno facilmente dimostrabile la maggior 46

efficienza che il programmatic assicura a mercati più frammentati come quello britannico”. Altro limite indicato dal report IHS è la situazione di incertezza sul fronte della regolamentazione della privacy: “È vero – conferma Merwin –. Le leggi italiane sono ancora ambigue e non totalmente allineate alle direttive europee. Ciò vuol dire che da un lato gli editori sono stati frenati nello sviluppo di una ‘data strategy’ proprietaria, e dall’altro che i dati di terza parte


capitolo5

4 – EUROPA: FATTURATO NETTO DEL VIDEO ADV PER MODALITÀ DI TRANSAZIONE (2012/2020)

Fonte: “Video advertising in europe - The Road to Programmatic Ubiquity”, IHS, 2015

sono virtualmente inesistenti rispetto agli altri paesi. La revisione in corso della regolamentazione e l’istituzione di un Singolo Digital Market Europeo migliorerà certamente la situazione”. Le cose stanno comunque cominciando a cambiare già all’interno del mercato, prosegue Merwin: “Nell’ultimo anno praticamente tutti gli editori e le concessionarie hanno inserito all’interno della propria forza vendita un sempre maggior numero di specialisti del programmatic, e questo ‘capitale umano’ giocherà un ruolo fondamentale nell’esplosione del mercato. Altro fattore abilitante sono le grandi società multinazionali e specializzate in tecnologia programmatica, che stanno aumentando la loro presenza nel vostro paese: dopo una prima fase in cui erano convinte di poter gestire l’intero mercato in remoto, da Londra, da New York o da San Francisco, ora stanno optando per una presenza fisica che possa migliorare la fiducia nei loro confronti di un mercato in cui le relazioni personali sono da sempre fondamentali”. Il futuro dell’advertising Tv secondo Google Facendo un passo indietro, si può ricordare come

Google avesse in realtà creato il primo marketplace televisivo automatizzato già nel 2011, quando ancora il termine programmatico era di là da venire, ma l’esperimento fallì e fu chiuso nel 2012 per diverse ragioni: le poche adesioni da parte dei network televisivi minori e nessuna da quelli maggiori, e una piattaforma a suo modo fin troppo avanzata e trasparente, poiché utilizzava fin da allora un meccanismo di Real Time Bidding che però rivelava pubblicamente i prezzi di acquisto, innervosendo così i venditori che temevano di perdere il controllo del pricing dei propri spazi. Negli ultimi anni Google non si è reinserito nel mercato televisivo, almeno non nel ruolo diretto di piattaforma di ad sales, ma da protagonista primario del programmatic e del programmatic video in particolare non ha comunque smesso di occuparsene. È di quest’anno, infatti, la pubblicazione di una serie di 7 brevi pamphlet dedicati appunto al futuro della pubblicità televisiva e alle dinamiche che ne stanno caratterizzando l’evoluzione: Multicanalità, Online Streaming, Migrazione verso il ‘Cloud’, Misurazione, Tecnologia e Programmatic, Addressable Advertising, Engagement degli spettatori.

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digitalvideo&tv

5 – ITALIA: TASSI DI CRESCITA ANNUALI DEL PROGRAMMATIC VIDEO ADV (2015/2020)

Fonte: “Video advertising in europe - The Road to Programmatic Ubiquity”, IHS, 2015

Il modello e i metodi oggi in uso nella compravendita di spazi televisivi, osserva Google nel capitolo dedicato a ‘La promessa della programmatic Tv’, funzionano da decenni ma non sono certo esenti da inefficienze, prima di tutto perché molti dei passaggi e delle interazioni fra le parti sono analogiche quando non addirittura manuali: le trattative fra concessionaria e cliente o centro media continuano a prevedere riunioni e telefonate, piani simulati e fogli excel, richieste e ordini via mail o persino fax… Non ci si deve quindi sorprendere se, come in altre aree dell’advertising, anche la industry televisiva stia discutendo sui possibili miglioramenti dovuti a un approccio digitale. La programmatic Tv è esattamente una soluzione di questo tipo per applicare i modelli di efficienza del digital adv alla pubblicità televisiva, rendendo il processo migliore, più semplice e più veloce. Gli scettici, prosegue il report, si focalizzano comprensibilmente su ciò che ancora non è possibile, ed è vero che nella maggior parte dei casi le soluzioni pratiche prospettate fino a questo momento a venditori e compratori ancora non consentono un’audience targeting

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sofisticata e un’automazione digitale pari a quelle del programmatic buying nel campo del digital video. Ma ciò non toglie che il potenziale esista e che raggiungerlo sia solo questione di tempo. I vantaggi per gli investitori saranno infatti molteplici: • Automated buying: la programmatic Tv consentirà di pianificare, acquistare ed eseguire piani pubblicitari in tempo reale, misurandone contestualmente i risultati e permettendo, sempre in tempo reale, di ottimizzare i piani stessi. • Data-driven targeting: i dati sono la componente fondamentale del programmatic in ambito digital e lo saranno anche in ambito televisivo. Qui la promessa del programmatic è di superare il targeting sociodemografico e le logiche di copertura e frequenza per arrivare a segmentare le audience con maggior precisione e al tempo stesso di mettere a punto messaggi e contenuti più rilevanti per ciascun utente/ spettatore anche quando passa da uno schermo all’altro. • Misurazione multicanale: nel prossimo futuro sarà possibile misurare l’efficacia di una campagna multicanale in modo olistico, attraverso qualsiasi KPI – dai GRP ‘unificati’


capitolo5

6 – ITALIA: DIMENSIONI E MARKET SHARE DEL PROGRAMMATIC VIDEO ADV (2012/2020)

Fonte: “Video advertising in europe - The Road to Programmatic Ubiquity”, IHS, 2015

per digital e Tv a qualsiasi altra metrica come viewability, completamento, conversione, brand lift o vendite. • Gestione unificata delle campagne: oggi che il 77% degli spettatori guarda la Tv con un computer, un telefono o un tablet a portata di mano, un’unica piattaforma consentirebbe agli inserzionisti un approccio realmente olistico alla gestione del planning, del buying e della valutazione di tutte le loro campagne. • Ottimizzazione in real time: con la programmatic Tv i risultati di una campagna saranno disponibili durante il flight, non giorni o settimane dopo la sua conclusione, e ciò consentirà di migliorare la performance della campagna stessa in tempo reale o pressoché reale. I vantaggi per broadcaster e concessionarie Secondo Google, lo sviluppo della programmatic Tv non seguirà pedissequamente quello del programmatic video: la scarsa inventory (rispetto al mondo online) e la qualità premium degli spazi non favorirà modalità programmatiche quali il real time bidding o gli open exchange,

perché i venditori vorranno mantenere un maggior controllo sulle transazioni preoccupati dalla possibilità che la vendita in programmatic porti a una diminuzione del valore dei loro spazi. Di conseguenza, sarà più probabile che emergano e si sviluppino forme di programmatic ‘diretto’ (quali programmatic reserved, preferred deals e private deals) insieme a marketplace riservati a spazi premium (Tv e video). Le preoccupazioni dei venditori, secondo Google, possono però essere tranquillamente smentite guardando ai vantaggi che la programmatic Tv offrirà loro: • La domanda degli advertiser: l’adozione del programmatic non cambierà l’economia televisiva dell’offerta e della domanda. Gli spazi di qualità capaci di raggiungere gli spettatori ‘giusti’ manterranno invariato il proprio valore, anche se e quando le transazioni saranno incanalate in un flusso di lavoro programmatico. • Addressable inventory: l’inventory composta da spazi lineari o multicanali di nicchia è spesso sottovalutata, rimanendo invenduta anche per la difficoltà da parte degli investitori di acquistarla. Con la possibilità di fare offerte per break o per impression e un miglior targeting dell’audience

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7 - INVESTIMENTI PUBBLICITARI IN PROGRAMMATIC TV (MILIONI DI $)

Fonte: IDC, 2015.

televisiva lineare e digitale, il programmatic creerebbe un marketplace più efficiente per questi spazi. Ne risulterebbe un incremento dei budget da parte degli inserzionisti e un maggior rendimento per i broadcaster. • Sprechi: con il programmatic, editori e concessionarie televisive potrebbero vendere impression anziché programmi. L’industry è abituata a vendere un programma sulla base dei GRP’s, ma questo vuol dire che ogni impression

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che non rientra nella target audience viene monetizzata a prezzo scontato, il che rappresenta una perdita di valore per il venditore. La vendita basata su audience, anziché GRP’s, eliminerebbe sconti e sprechi. • Prezzi dell’inventory: attualmente, molti ritengono che il passaggio a un ambiente programmatico si tradurrebbe in una corsa al ribasso perché si associa il programmatic a un meccanismo di asta aperta in cui non c’è un


capitolo5

8 – TOTALE INVESTIMENTI IN PROGRAMMATIC TV ADVERTISING (MILIONI DI $) 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 CAGR 2014-2019 United States 10.0 20.0 50.0 200.0 987.7 2,938.7 6,168.4 11,480.6 Growth (%) 100.0 150.0 300.0 393.9 197.5 109.9 86.1 196.6 France 0.0 0.6 1.1 2.3 8.2 39.1 111.2 226.3 Growth (%) 97.2 109.6 247.9 379.2 184.4 103.5 189.2 Germany 0.0 0.6 1.3 3.7 13.7 71.6 223.9 507.5 Growth (%) 124.3 187.3 273.4 422.1 213.0 126.6 231.0 United Kingdom 0.0 0.9 1.8 3.9 13.8 60.9 169.4 351.2 Growth (%) 103.1 113.0 253.4 342.4 178.2 107.3 186.2 Russia 0.0 0.0 0.5 0.5 1.4 6.2 34.7 110.1 Growth (%) -0.3 195.7 345.8 458.5 216.9 197.4 Japan 0.0 3.1 6.0 11.6 44.5 232.1 714.6 1,543.0 Growth (%) 91.2 93.4 284.8 421.5 207.9 115.9 203.6 Australia 0.0 0.0 0.6 0.9 2.5 10.2 46.3 129.6 Growth (%) 52.9 159.8 315.1 354.2 179.7 191.2 China 0.0 0.0 2.2 5.8 16.7 73.6 400.8 1,303.9 Growth (%) 165.2 185.1 341.5 444.7 225.3 258.4 Korea 0.0 0.3 0.6 1.6 6.4 32.4 95.3 200.3 Growth (%) 97.9 164.0 299.2 407.9 194.2 110.0 219.1 Singapore 0.0 0.0 0.0 0.1 0.2 0.8 4.0 12.5 Growth (%) 88.1 132.2 292.9 388.1 208.1 203.6 Brazil 0.0 0.0 0.7 1.0 2.6 10.4 53.6 166.2 Growth (%) 44.1 153.3 306.0 413.8 209.9 198.3 Mexico 0.0 0.0 0.2 0.4 1.1 4.6 24.6 78.7 Growth (%) 99.6 175.6 327.9 431.0 219.5 231.4 Rest of World 0.0 0.5 4.2 8.0 22.1 94.0 413.9 1,209.5 Growth (%) 793.8 89.5 177.7 325.3 340.4 192.2 210.4 World 10.0 25.9 69.3 239.8 1,120.7 3,574.6 8,461.0 17,319.4 Growth (%) 159.4 167.0 246.2 367.4 219.0 136.7 104.7 201.7 NOTE: comprende online e mobile display e video advertising; comprende advertising transato via RTB, private marketplace e automated guaranteed programmatic. Fonte: IDC, 2015.

prezzo base. Ma se questo era vero agli inizi del programmatic nel caso dei banner e dell’online display, la realtà odierna è un’altra, soprattutto per i video. Al contrario, come detto precedentemente, il programmatic renderà la pubblicità televisiva più efficace per gli investitori, e al crescere del valore

cresceranno anche i prezzi che i buyer saranno disposti a pagare. • Rischi: broadcaster e concessionarie potranno utilizzare tool sofisticati per fissare regole che riguardino la propria premium inventory, proteggendone il valore e minimizzando ogni

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digitalvideo&tv

9 – TOTALE INVESTIMENTI IN PROGRAMMATIC VIDEO ADVERTISING (MILIONI DI $) 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 CAGR 2014-2019 United States 71.2 268.6 733.9 1,816.2 3,086.3 4,978.0 7,535.0 10,787.2 Growth (%) 277.2 173.2 147.5 69.9 61.3 51.4 43.2 71.2 France 0.0 4.8 14.5 51.6 123.4 221.1 366.3 572.7 Growth (%) 202.0 255.2 139.0 79.1 65.7 56.3 108.5 Germany 0.0 3.6 12.1 44.2 101.8 173.6 273.0 398.0 Growth (%) 236.6 264.5 130.3 70.5 57.3 45.8 101.0 United Kingdom 10.6 57.4 139.9 396.3 634.5 887.9 1,349.7 2,059.9 Growth (%) 443.6 143.6 183.2 60.1 39.9 52.0 52.6 71.2 Russia 0.0 0.0 2.0 4.6 18.5 52.6 115.0 213.2 Growth (%) 133.7 302.9 184.8 118.7 85.3 155.4 Japan 0.0 31.1 74.1 154.0 288.6 464.6 654.4 897.3 Growth (%) 138.0 108.0 87.3 61.0 40.8 37.1 64.7 Australia 0.0 9.3 29.7 106.4 261.0 446.3 662.0 971.0 Growth (%) 219.9 258.4 145.4 71.0 48.3 46.7 100.9 China 0.0 0.0 8.0 34.3 84.2 166.4 243.8 342.8 Growth (%) 328.8 145.2 97.7 46.5 40.6 112.0 Korea 0.0 0.0 8.5 33.3 85.2 184.6 306.1 490.6 Growth (%) 293.2 155.7 116.6 65.8 60.3 125.2 Singapore 00.0 0.5 1.4 4.8 9.2 14.9 22.2 33.9 Growth (%) 171.8 251.8 89.9 62.7 48.5 52.8 89.8 Brazil 0.0 0.0 4.5 13.8 34.7 68.1 116.3 176.4 Growth (%) 204.5 150.6 96.5 70.7 51.7 107.9 Mexico 0.0 0.0 0.9 2.3 6.0 12.1 20.5 30.3 Growth (%) 149.6 157.9 102.9 68.4 48.0 100.7 Rest of World 0 8 42 138 334 685 1,195 1,910 Growth (%) 411.9 227.9 142.2 105.1 74.6 59.8 114.6 World 81.8 383.6 1,071.5 2,799.8 5,067.1 8,354.9 12,859.4 18,883.6 Growth (%) 369.1 179.3 161.3 81.0 64.9 53.9 46.8 77.5 NOTE: comprende online e mobile display e video advertising; comprende advertising transato via RTB, private marketplace e automated guaranteed programmatic. Fonte: IDC, 2015.

rischio. • Frammentazione: una singola piattaforma programmatica semplificherà la vita ai buyer interessati ad acquistare pubblicità su canali, audience e con dati differenti. Ma allo stesso modo semplificherà il processo per i venditori,

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assicurando loro che gli spazi venduti direttamente siano erogati in linea con le previsioni, ‘girando’ al programmatic gli spazi che assicurano loro un maggior rendimento. Inoltre, un’unica piattaforma di vendita programmatica consentirà l’inserimento di


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10 - INVESTIMENTI PUBBLICITARI WORLDWIDE IN PROGRAMMATIC TV E VIDEO (MILIONI DI $)

Nota: Video e RTB comprendono gli annunci online e mobile. Le stime includono una parziale sovrapposizione di spesa in video e in RTB Fonte: IDC, 2015.

annunci dinamici: ogni spettatore vedrà cioè le campagne e i soggetti per lui più rilevanti, contribuendo a ridurre l’invenduto e migliorando di conseguenza la monetizzazione dell’intera inventory. L’ultimo pezzo del puzzle e certamente il più complesso, conclude Google, sarà l’implementazione del programmatic all’intera Tv lineare, per la quale è necessaria l’integrazione delle piattaforme digitali con i sistemi e dati ‘tradizionali’ che ancora ne compongono in gran parte l’ecosistema. Ciò richiederà il superamento di numerosi ostacoli tecnici ma, in questa fase, soprattutto ideologici, per convincere tutti gli operatori, lato offerta e lato domanda, di ciò

che la programmatic Tv può fare davvero e non di ciò che molti di loro pensano possa o non possa fare. Solo in questo modo il settore potrà finalmente crescere ed esprimere interamente il suo potenziale, come del resto dimostrano le previsione e le stime e i forecast più accreditati. 2019: più programmatic Tv che RTB Fra gli analisti indicati da Google c’è per esempio IDC, che lo scorso agosto ha pubblicato un ricchissimo dossier dal titolo Programmatic Tv Advertising: Bigger Than RTB By 2019 in cui presenta un quadro esaustivo dello stato del mercato e di quali saranno i fattori trainanti, ma anche gli ostacoli, per la sua maturazione da qui

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11 - INVESTIMENTI PUBBLICITARI IN PROGRAMMATIC TV IN EUROPA OCCIDENTALE (MILIONI DI $)

Fonte: IDC, 2015.

ai prossimi 4 anni. La prima osservazione riguarda proprio la crescita del mercato, che sarà trainata dagli Stati Uniti e che sarà molto più rapida di quanto non si immagini solitamente. Negli USA, la share del programmatic sul totale investimenti pubblicitari televisivi crescerà infatti dallo 0,1% del 2014 al 13% del 2019. Gli investimenti che nel 2014 ammontavano a 50 milioni di dollari toccheranno nel 2019 quota 11,4 miliardi, per un tasso annuo di crescita composto del +197%. Globalmente, la share del programmatic sul totale investimenti pubblicitari televisivi passerà dal nulla o quasi del 2015 al 5% nel 2019: in valori assoluti, dai 69 milioni di dollari del 2014 ai 17,3 miliardi del 2019 (CAGR +201%)

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Non solo: entro il 2018, infatti, gli investimenti programmatic sulla Tv lineare cresceranno più di quelli in video online, tanto che nel 2019 la spesa in programmatic Tv sarà addirittura doppia rispetto a quella in programmatic video, e questo nonostante il progressivo e continuo shift delle preferenze degli spettatori verso il video proprio a discapito della Tv tradizionale. Altra fondamentale considerazione è che l’adozione del programmatic in campo televisivo sarà spinto dalla domanda degli investitori ma, almeno parzialmente, frenato dal lato dei venditori: “C’è una grande differenza fra l’industry televisiva e quella digitale – spiega infatti Karsten Weide, VP Media & Entertainment di IDC –: quello del digital


capitolo5

Karsten Weide, VP Media & Entertainment di IDC

advertising è un mercato determinato dai compratori, in cui l’inventory pressoché infinita (eccezion fatta per il video) supera di gran lunga la domanda. Ciò ha messo sotto una forte pressione competitiva editori e concessionarie digitali che, per soddisfare le richieste di agenzie e clienti, si stanno rivolgendo al programmatic”. Sul fronte opposto, prosegue Weide, quello della pubblicità televisiva è un mercato molto più concentrato in cui a regnare sono i venditori: gli spazi sono (relativamente) limitati e la domanda supera l’offerta. Come nel campo del digital, gli investitori e le agenzie stanno spingendo versol’adozione del programmatic, ma la pressione su editori e concessionarie è assai minore vista la loro posizione privilegiata, almeno per il momento, e un sistema tradizionale che gioca ancora a loro favore. Weide ricorda comunque i benefit che l’applicazione della tecnologia programmatica alla televisione porta a entrambe le parti: • Per chi vende i media, c’è l’opportunità di

migliorare la qualità della propria inventory utilizzando dati più avanzati sulle audience, di offrire i propri spazi a un numero di potenziali acquirenti maggiori attraverso l’uso di SSP, di rivalutare e monetizzare anche i pochi (rispetto al digital) spazi invenduti, nonché di ridurre i costi attraverso l’automazione dei processi. Per gli operatori locali vuol dire poter avere accesso a una platea di buyer nazionali, rendendoli più competitivi sia in seno al mercato della Tv lineare sia in quello del digital advertising nel suo complesso. • I compratori, dalla programmatic Tv, otterranno un miglioramento del targeting, accesso a nuovi spazi, e un’interfaccia unificata e semplice da usare capace di integrare, snellire e semplificare il flusso e i carichi di lavoro: in questo modo risparmieranno tempo e denaro migliorando il ROI. • I benefici saranno infine anche per le società terze, SSP in primo luogo, ma anche DSP, perché saranno loro a dover strutturare le piattaforme e realizzare l’infrastruttura hardware e software su cui il sistema si basa. Per contro, ribadisce Weide, i principali ostacoli allo sviluppo della programmatic Tv nascono dal lato dei venditori: • Il timore riguarda infatti la trasformazione dei propri spazi in commodities, e la possibile perdita di controllo del processo di vendita, che potrebbe minare il loro modello di business tradizionale: e tali timori vanno sconfitti assicurando loro il massimo livello di controllo e trasparenza fin dal principio. • Le attuali – e obsolete – tecnologie sono un collo di bottiglia che rende non impossibile ma quanto meno difficile il loro aggiornamento. • L’inerzia culturale e gli interessi consolidati nel vecchio modello di business televisivo rappresentano un ulteriore ostacolo. Come già sottolineato nel whitepaper di Google,

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anche IDC osserva come nel mercato televisivo attuale non ci sia spazio per meccanismi di acquisto tipici del programmatic quali aste e RTB: a differenza dell’inventory video, quella televisiva non è venduta in tempo reale. A oggi, spiega Weide, esiste un’unica piattaforma (SSP) realizzata dalla statunitense Wide Orbit che supporta il metodo delle aste: “Ma non si tratta di aste totalmente automatizzate – chiarisce –: il processo è strutturato in modo tale che il venditore può verificare per ogni singolo spazio se l’offerta ricevuta è pari o meno al listino o alla vendita realizzabile direttamente dai suoi agenti: in altre parole, il venditore deve confermare manualmente ciascuna vendita elettronica”. Tale meccanismo è stato inserito per rassicurare i manager televisivi, ma sia Wide Orbit che le DSP sue partner, come Tube Mogul o The Trade Desk, si dicono convinte che quando constateranno che le aste garantiscono sempre un prezzo di vendita più elevato del canale diretto, le Tv si decideranno a sbloccare la situazione guadagnando a quel punto fino a una settimana di tempo. In ogni caso, anche se il setup di Wide Orbit prevede la possibilità di asta, non si tratta di Real Time Bidding, semplicemente perché non è possibile adottare quel modello in campo televisivo. La vendita di spazi Tv è un contratto ‘future’ – l’acquirente paga il venditore per spazi che quest’ultimo ‘consegnerà’ solo più tardi –: i processi e i meccanismi consolidati, oltre che le tecnologie adoperate, non consentono quindi attualmente di ragionare in tempo reale. Secondo Weide, col tempo, ma si parla di un arco fra i 5 e i 10 anni, la Tv arriverà all’RTB, passando però prima attraverso una fase di RTD – Real Time Decisioning – in cui le decisioni di planning e di acquisto su ogni spazio e impression saranno prese dai buyer in tempo reale, a un prezzo comunque fissato dal venditore. “La rapida evoluzione dell’ecosistema dei media

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– conclude Weide –, causata dal mutamento di abitudini dei consumatori che sempre di più sembrano prediligere la fruizione di video in streaming alla modalità tradizionale, disegna un futuro in cui la Tv dovrà reinventarsi per restare competitiva. Siamo ancora in una fase di passaggio, ma i broadcaster e le loro concessionarie avranno bisogno del programmatic per vendere al meglio i propri spazi in un mondo totalmente digitale, per difendersi dalla crescente ‘minaccia’ di colossi digital native come Netflix o Amazon, e per offrire una inventory di qualità superiore ai clienti già abituati all’acquisto di video in modalità programmatica e alle sue capacità di targeting e di reporting superiori. In fondo, il programmatic sarà l’unica leva a loro disposizione per mantenere la Tv lineare competitiva con il video advertising digitale”. Le stime di Magna Global e le prime esperienze USA Nel report dedicato al programmatic marketing rilasciato lo scorso settembre (aggiornamento delle stime sul mercato realizzate per la prima volta lo scorso anno), Magna Global ha introdotto uno specifico capitolo dedicato alla programmatic Tv: “Negli Stati Uniti – indica il report – il programmatic video raggiunge ormai quasi un terzo del totale degli investimenti totali in digital video, e supererà i due terzi entro il 2019. Una crescita molto rapida che si traduce, nel 2015, in un totale di circa 1,5 miliardi di dollari. Nello stesso anno il mercato dell’adv televisivo lineare è stato più di 10 volte maggiore (6 miliardi di dollari il digital video, 65 miliardi di dollari quello Tv), e anche se il gap si sta riducendo è chiaro che anche una piccola percentuale di penetrazione del programmatic nella Tv rappresenta una cifra significativa”. Il tasso di penetrazione del programmatic nella Tv lineare continuerà in ogni caso a essere inferiore rispetto a quello del digital video anche


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LA DEFINIZIONE DI TV PROGRAMMATICA SECONDO GOOGLE We define programmatic Tv as a technology-automated and data-driven method of buying and delivering ads against Tv content. This includes digital Tv ads served across the web, mobile devices, and connected Tvs, as well as linear Tv ads served across set-top boxes. (Definiamo programmatic Tv il metodo automatizzato e data driven di acquistare e distribuire annunci pubblicitari insieme a contenuti televisivi. Ciò comprende annunci digitali serviti online, via device mobili e televisori connessi, oltre a spot lineari serviti attraverso set top box).

per i prossimi 5 anni per diverse ragioni, fra le quali Magna Global indica il diverso grado di innovazione tecnologica e la mancanza, per editori e concessionarie televisive, di incentivi a sperimentare nuove forme di transazione che hanno inizialmente spinto e continuano spingere lo sviluppo sul fronte digital (non ultimo il fatto che in ambito televisivo la quantità di spazi ‘invenduti’ non è minimamente paragonabile a quella in ambito online). Tutto ciò considerato, Magna Global stima che nel 2015 poco più del 4% dei budget televisivi sia stato transato in modalità programmatica (contro il 2-3% del 2014), e che tale quota salirà al 17% entro il 2019. In valori assoluti, il 5% del mercato si può tradurre in un totale di 2,5 miliardi di dollari nel 2015 che saliranno a 10 miliardi entro il 2019. Attualmente la gran parte di questi investimenti è relativa all’Audience Buying (95 milioni di famiglie sono oggi raggiungibili attraverso questo sistema), ma l’Household Addressable (che oggi ammonta a circa 375 milioni di dollari e raggiunge solo 30 milioni di case), sta crescendo rapidamente. Già alla fine dello scorso anno, del resto, proprio Magna Global aveva stretto una partnership con Cox Media (operatore statunitense di Tv via cavo) per la creazione del primo marketplace dedicato alla programmatic Tv degli Stati Uniti utilizzando la piattaforma AudienceXpress (SSP dedicata al trading di spazi televisivi). L’iniziativa è stata seguita nei mesi successivi da

altri operatori: oltre a Wide Orbit, già citata da IDC, un’altra SSP come Placemedia ha invece lanciato l’idea di un upfront programmatico in collaborazione con The Trade Desk, Tremor Video e Collective; ESPN, la principale rete sportiva degli USA, ha reso disponibile parte della propria inventory attraverso una piattaforma di Real Time Bidding; anche un’altra DSP specializzata in video advertising, TubeMogul, ha iniziato la commercializzazione di PTV, una soluzione specifica per il trading di spazi Tv in modalità programmatica e data driven. Fra i test più avanzati si può segnalare quello realizzato dall’operatore via satellite Dish: la piattaforma permette a clienti diretti e agenzie media di targetizzare e acquistare spot in modalità RTB ‘impression per impression’, avendo a disposizione circa 80 variabili basate sulle caratteristiche sociodemografiche del target e dei suoi comportamenti di visione. Fra le DSP che hanno testato la piattaforma Dish ci sono DataXu, TubeMogul e Rocket Fuel. Proprio quest’ultima, annunciando lo scorso novembre il primo acquisto programmatico di uno spot in prime time su Dish da parte del whiskey Glenfiddich, ha puntualizzato i principali benefit di una pianificazione di questo tipo rispetto a quella tradizionale basata sull’audience di ciascun programma: la precisione e l’accuratezza del targeting anche su scala nazionale; il controllo impression per impression attraverso il bidding in tempo reale; la possibilità di ottimiz

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LA DEFINIZIONE DI TV PROGRAMMATICA SECONDO IDC Programmatic Tv advertising stands for the use of software platforms to automate the workflow of Tv advertising and to improve the effectiveness of Tv advertising through the use of advanced Tv audience data. Platforms do not need to support auction- based sales or real-time bidding in order to qualify as PTV. Programmatic Tv mainly refers to advertising on traditional, live Tv, which is distributed via cable, satellite and broadcast (the so-called “linear Tv”). It also includes video on demand (VOD) distributed by cable network and satellite operators and time-shifted viewing of Tv content from digital video recorders (DVRs), even though these applications stand much less in the limelight than linear Tv. (Per Programmatic Tv Advertising si intende l’uso di piattaforme software che automatizzano il flusso della pubblicità televisiva, migliorandone l’efficacia attraverso l’uso di dati di audience avanzati. Le piattaforme non devono supportare necessariamente le vendite all’a’sta o in Real Time Bidding per essere considerate di programmatic Tv. Il programmatic Tv si riferisce principalmente all’advertising sulla Tv tradizionale e live (distribuita via cavo, via satellie o via etere) detta anche Tv lineare. Comprende inoltre il Video On Demand (distribuito da operatori via cavo o via satellite), e visualizzazioni differite (attraverso Digital Video Recorder o set top box).

zare contemporaneamente la campagna sui diversi schermi dove è pianificata misurandone allo stesso tempo i risultati e aggiustando la strategia di buying – sia lato Tv che lato digital video – per migliorare il ROI. L’Addressable Tv secondo Smartclip Soluzioni dedicate alla Addressable Tv sono quelle proposte dalla partnership fra SKY UK e Cisco oppure indipendentemente da Smartclip, proprietaria della SSP Video Multipiattaforma SmartX Platform, che dallo scorso giugno consente a inserzionisti e agenzie di acquistare e distribuire in tempo reale pubblicità sulla Tv lineare tramite il proprio ad-server. Grazie a un approccio multicanale e multiscreen, Smartclip vanta già sei anni di esperienza nella distribuzione di pubblicità su schermi televisivi: fino a oggi questa esperienza riguardava la pubblicità sugli apparecchi dei principali produttori di Smart Tv e delle relative applicazioni, ma con la sua innovativa soluzione per Addressable Tv, la società ha esteso ulteriormente il proprio raggio d’azione fino a coprire l’intero percorso digitale del cliente sullo schermo televisivo. Molte piccole e grandi

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emittenti televisive sono già state coinvolte in questa prima fase e numerose altre, anche italiane, sono attualmente in fase di integrazione. Inoltre, la piattaforma è già stata utilizzata da alcuni dei più grandi inserzionisti televisivi per distribuire le prime campagne di Addressable Tv su diversi broadcaster in Europa. La tecnologia, che si basa parzialmente sullo standard televisivo HbbTV (Hybrid Broadcast Broadband TV), attualmente può raggiungere circa una famiglia su 4 in Europa. Con la rapida diffusione di dispositivi HbbTV nei mercati europei, diventa strategicamente sempre più importante per gli inserzionisti poter contare sulla possibilità di pianificare campagne televisive tramite ad-server: uno studio condotto da BLM (Centro Bavarese sui New Media) e Goldmedia, infatti, prevede che questo numero salirà fino a raggiungere il 70% delle famiglie entro il 2017. “Oggi l’Addressable Programmatic Tv è una parola di moda, soprattutto negli Stati Uniti – afferma Jean-Pierre Fumagalli, co-fondatore e CEO di Smartclip –. Ma quando si guarda in profondità, ci si rende conto che la maggior parte dei player o parla di semplice distribuzione


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OTT, o non sta facendo nulla di diverso dalla semplice prenotazione, con un flusso automatizzato, di spazi che saranno poi distribuiti in maniera tradizionale sulla Tv lineare. Ma questa non è innovazione: in questo modo i broadcaster televisivi continuano a trasmettere messaggi one-to-many, e inoltre si tratta sempre di annunci pubblicitari acquistati in anticipo e mandati in onda al momento prestabilito. La nostra piattaforma realizza e rende concreto a tutti gli effetti un grande progresso per l’intera industria globale, perché consente di misurare in tempo reale i dati di visualizzazione e, di conseguenza, permette di distribuire annunci in linea con i dati rilevati, sempre in real-time. Tutto questo grazie a una vera integrazione dell’adserver con il flusso della Tv lineare che consente davvero ai player presenti sul mercato di gestire la pubblicità televisiva in un modo nuovo. Inoltre, la capacità di poter fruire della pubblicità sulla Tv lineare in modalità programmatica, in tempo reale, nello stesso modo in cui si fruisce la pubblicità su tutti gli altri device digitali, rappresenta la base per un’ottimizzazione e una reale distribuzione multiscreen”. Questa configurazione tecnica, prosegue Fumagalli, consente anche alle emittenti di medie e piccole dimensioni – che attualmente sono di fatto ignorate dai panel di misurazione della Tv standard e pertanto non possono offrire visibilità agli inserzionisti – di sfruttare appieno il proprio potenziale pubblicitario e beneficiare di nuovi clienti e flussi di nuove entrate: “Non è più la mera dimensione di una stazione Tv che conta per la pubblicità televisiva lineare, ma è il contenuto, la qualità dei contenuti e i suoi telespettatori ad assumere un ruolo cruciale per chi investe”. Il ‘primato’ di Sting Media Rientrando inItalia, anche dentro i nostri confini le cose iniziano a muoversi, tanto che la scorsa estate Sting Media, startup parte del Gruppo

Next 14, che nei mesi scorsi ha sviluppato la prima piattaforma online in grado di connettere in modo dinamico domanda e offerta nei processi di compravendita degli spazi pubblicitari offline, ha concluso con successo il primo test operativo per l’automazione delle transazioni sugli spazi televisivi. Il test ha coinvolto diversi player che rivestono un ruolo primario nel mercato televisivo italiano: lato offerta hanno partecipato le maggiori concessionarie nazionali, mentre lato domanda sono state coinvolte tutte le principali centrali media. Obiettivo del test era la prima sperimentazione della piattaforma su inventory e ordini reali, permettendo alle concessionarie di accedere con credenziali individuali, immettendo proposte riferite ai periodi di Agosto. Le proposte erano valutabili dai centri media a target focus con i file probabilizzati utilizzati abitualmente dagli stessi, integrati o meno con i piani definiti su Kubik, il software di proprietà di Mediasoft con cui Sting ha un accordo in esclusiva per le transazioni online, con cui la piattaforma è integrata. Le proposte visibili su Sting erano direttamente acquistabili in quanto presupponevano la certezza di disponibilità. Il test – nonostante il periodo estivo, con i piani già ultimati e le ferie incombenti – ha coinvolto, tramite una decina di centri media, 38 investitori, con le rispettive brand, e circa 40 planner pilota. Le concessionarie hanno immesso proposte – intese come aggregati di spazi in ultimo minuto – fuori dalle politiche commerciali disponibili sul mercato. Alcuni di questi moduli erano proposti open market, cioè a tutto il mercato coinvolto, mentre altri sono stati destinati, in modo privato, a singoli investitori. Nonostante il numero limitato di offerte – considerati gli obiettivi del test, che ha incluso un servizio di assistenza online e training per i centri media coinvolti – durante il periodo è avvenuta la prima transazione effettiva sulla piattaforma Sting, che

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compravendita di spazi tradizionali rappresenta infatti una straordinaria opportunità, sia lato offerta, per valorizzare al meglio il bacino, che lato domanda, per identificare in tempo reale opportunità commerciali di qualità. Sting si propone sul mercato come una piattaforma indipendente e neutra che facilita le negoziazioni tra acquirente e venditore, mettendo a disposizione delle parti una serie di funzioni e opzioni che lasciano alla negoziazione e all’incontro tra seller e buyer la finalizzazione delle transazioni. Un processo evolutivo già ampiamente avvenuto nell’acquisto di spazi digitali grazie al Programmatic, ma che sull’offline, a partire dalla televisione lineare, muove oggi grazie a Sting i suoi primi passi.

Roberto Calzolari, CEO di Sting Media

può essere considerata il primo, storico acquisto in programmatic nel percorso evolutivo della pubblicità televisiva italiana. “Siamo estremamente soddisfatti – ha dichiarato il CEO di Sting Media, Roberto Calzolari – dalle indicazioni raccolte durante questo primo test di verifica dell’operatività della piattaforma. Grazie ai feedback degli operatori abbiamo la possibilità di continuare lo sviluppo in piena sintonia con le esigenze del mercato, preparandoci al lancio commerciale vero e proprio”. L’innovazione dei processi transattivi nella

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Rai: avanti, ma con cautela Fabrizio Piscopo, amministratore delegato di Rai Pubblicità, commenta con interesse l’evoluzione in chiave programmatica della vendita degli spazi televisivi, ma resta con i piedi per terra e non si abbandona a facili entusiasmi: “Rai Pubblicità guarda con attenzione a questi orizzonti – afferma infatti –, e siamo pronti con know-how e mezzi di investimento atti a presidiare questi nuovi domini del mercato pubblicitario. Ma intendiamo anche, in un’ottica coerente con gli obblighi di servizio pubblico, fare passi rapidi, ma ben misurati e ponderati. Ad esempio ci sembra ora il momento giusto per investire nel programmatic digital, da cui il recente accordo con Rubicon Project, che già sta portando interessanti risultati”. Piscopo si riferisce alla collaborazione ufficializzata lo scorso settembre fra la concessionaria Rai e Rubicon per la commercializzazione in programmatic di tutti gli spazi display, anche in versione mobile, ma che almeno per il momento non riguarda la gestione e la vendita degli spazi video erogati dai siti e dalle app Rai che, come ha ricordato in occasione dell’ultimo IAB Forum Francesco Barbarani, vp sales radio & web di


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Rai Pubblicità, hanno ormai superato i 33 milioni su base mensile. “Non possiamo dedicarci a sperimentazioni sterili o con poca marginalità – conclude quindi Piscopo –, cerchiamo concretamente sempre e soprattutto il fatturato, come obbligo verso il nostro editore e quindi verso tutti gli italiani: il prodotto Rai è un investimento pubblico e noi di Rai Pubblicità siamo quelli che lo fanno fruttare.

Il che non vuol dire che quando il mercato sarà maturo non saremo pronti a presidiarlo: la nostra Direzione Ricerche è sempre attenta e pronta a definire quali sono gli effort strategici del momento, e Rai Pubblicità ha dimostrato di essere estremamente versatile nello stringere in tempi anche molto rapidi le giuste alleanze strategiche per presidiare al meglio un nuovo mercato”.

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‘Prova a prendermi’ Lineare e non lineare, OTT e Catch Up, Smart e Connected, DVR e PVR, tablet e smartphone… La moltiplicazione di strumenti e piattaforme crea nuove dinamiche, abitudini e modalità di fruizione, frammentando gli ascolti. Ma come stanno esattamente le cose? E che ruolo giocano i contenuti nel nuovo ecosistema Video/Tv a caccia di utenti e spettatori sempre più sfuggenti?

CHE LA Tv lineare e tradizionale sia oggi ‘sotto pressione’ per gli ascolti differiti nel tempo e nelle modalità è risaputo, e in particolare sono due le forze che ne stanno contrastando il pluridecennale predominio: da un lato i Digital Video Recorder (DVR) e, più specificamente, i Personal Video Recorder (PVR) come quelli messi a disposizione dalle pay-tv (l’esempio più diffuso è quello di SKY con Sky+, conosciuto in Italia come MySky o nella sua versione più evoluta MySkyHD); e dall’altro i servizi online di operatori diversi, dalle reti televisive classiche (il più noto è l’iPlayer della BBC, ma in questa categoria rientrano anche app e siti come Rai Replay) ai pure player e nuovi entrati nel settore del VOD a pagamento come Netflix o, sempre per fare un esempio italiano, Chili. In un recente studio, pubblicato a settembre di quest’anno, l’istituo di ricerche IHS Technolgy si è concentrato su come questo nuovo scenario syia modificando le abitudini di fruizione negli Stati Uniti e nei principali paesi europei, osservando come oggi più che mai il tempo dedicato dai consumatori ai contenuti video si stia spostando quasi ovunque dalla Tv tradizionale all’online. La Gran Bretagna è il paese dove l’adozione del consumo online risulta più rapida: nel 2014 la Tv inglese ha registrato infatti un calo record del tempo speso ogni giorno dai consumatori sul mezzo tradizionale, sceso di 14 minuti rispetto al 62

2013, per un totale vicino alle 3 ore quotidiane. Nonostante la crescita della visione ‘time shifted’ (cioè la somma del consumo online e dei programmi registrati) gli inglesi hanno comunque guardato complessivamente meno televisione nel 2014 rispetto al 2013. Come spiega Dan Cryan, senior director of media and content IHS Technology, “Il Regno Unito è stato fin dall’inizio all’avanguardia nello sviluppo di servizi di catch-up Tv da parte di operatori come la BBC o Channel 4. A questi si sono poi aggiunte iniziative di marketing di successo come i set top box digitali di SKY e la presenza di piattaforme di primaria importanza come Netflix e Amazon Prime”. Se nel 2005 gli inglesi guardavano in media quotidianamente 3 minuti di programmi videoregistrati, nel 2014 i cittadini britannici hanno dedicato quasi 43 minuti al giorno alla visione di contenuti e programmi registrati attraverso Sky+, iPlayer o YouView. Più lenta, afferma IHS, la crescita dell’online in Francia, dove nel 2014 ogni persona ha guardato in media circa 216 minuti di Tv, 10 minuti in meno rispetto all’anno precedente, ma molto di più rispetto alla media registrata nel 2010: “In Francia il consumo online sta crescendo ma non così rapidamente come in UK” commenta Cryan. Il tempo dedicato alla visione di Tv ‘non-tradizionale’ è cresciuto del 17%


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1.FRUIZIONE QUOTIDIANA DI VIDEO/TV: ITALIANI SECONDI DOPO GLI USA

Tempo medio di fruizione di video lineare nel 2014 (ore per persona al giorno) Il tempo totale di visione è dato dalla somma di Tv broadcast tradizionale, DVR, pay-tv, VOD e il totale consumo di video online Fonte: “IHS Technology TV Viewing Stats”, Settembre 2015

assestandosi sui 21 minuti al giorno. La crescita maggiore (+20%) è derivata dai servizi on demand degli operatori pay – che hanno raggiunto i 7 minuti a persona al giorno – che chiaramente preoccupati della competizione con Netflix, sbarcata oltralpe nel terzo trimestre del 2014, hanno offerto numerosi servizi aggiuntivi ai propri clienti. D’altra parte, indica IHS, proprio perché avvenuto a fine anno, è ancora troppo presto per osservare nei dati a oggi disponibili il pieno impatto dell’operatore OTT. La media di consumo degli spettatori tedeschi non è variata fra il 2013 e il 2014, rimanendo stabile attorno ai 210 minuti pro-capite al

giorno. Lo scorso anno gli abbonamenti alla pay-tv sono cresciuti di 700.000 unità, proseguendo un trend che dura da sette anni. “In Germania – nota Daniel Sutton, analista di IHS Technology – i consumatori tendono a preferire il pagamento ai canali piuttosto che a specifici contenuti: il risultato è che i canali tradizionali che offrono programmi popolari restano dominanti nel panorama televisivo”. La predominante diffusione della Tv via cavo analogica ha rallentato lo sviluppo di piattaforme di reale Video on Demand nel paese, di fatti il 55% degli abbonati alle pay-tv tedesche è ancora limitato a opzioni tecnologiche di VoD lineare come il near Video On Demand (nVoD) o 63


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2. TEMPO SPESO GUARDANDO TV ON DEMAND

La visione ‘time shifted’ è calcolata sommando la friuizione di programmi registrati e di video online Fonte: “IHS Technology TV Viewing Stats”, Settembre 2015

il Pay Per View di eventi live. Deutsche Telekom e Unitymedia hanno lanciato i propri servizi VoD fin dal 2006, che solo dopo alcuni anni di scarso sviluppo hanno finalmente iniziato a crescere e oggi raggiungono circa il 47% del totale mercato della Tv a pagamento. In controtendenza rispetto a quanto avvenuto negli altri paesi, gli italiani sono gli unici ad aver aumentato il loro consumo medio quotidiano di televisione: dopo una ripida caduta nel 2007, la fruizione di Tv tradizionale è cresciuta mediamente di 4 minuti e 42 secondi al giorno a persona ogni anno dal 2008, raggiungendo nel 2014 la media di 4 ore e 20 minuti totali. Sommando anche il tempo dedicato al consumo pay e a quello online il tempo totale speso dagli italiani arriva a 4 ore e 37 minuti al giorno a persona. “Una delle cause di questo incremento, in particolare quello relativo alla fruizione della Tv lineare, è probabilmente la difficile situazione economica e finanziaria attraversata dal paese – commenta Cryan – e all’alto livello di

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disoccupazione, correlabile alla crescita del consumo quotidiano pro-capite. Confrontato a quello degli altri paesi resta invece più basso il tempo dedicato alla fruizione online, e nonostante gli investimenti effettuati dagli opearatori non si registra sul mercato italiano lo stesso tasso di adozione delle nuove opportunità”. Abbastanza stabile la situazione in Spagna, dove il consumo medio giornaliero di televisione è di 242 minuti, di poco inferiore al dato del 2013. Il video online è cresciuto del +24% arrivando a 8 minuti al giorno a persona, e con una quota di circa l’11% del tempo totale speso in consumo di Tv non lineare, i video online long form sono cresciuti in Spagna più di quanto non sia avvenuto in Italia. Per concludere, IHS Technology prende in considerazione gli Stati Uniti: “I consumatori americani fanno un uso della Tv assai diverso dalla loro controparte europea – spiega Cryan –. Mentre gli europei tendono ad accendere la radio per avere un sottofondo, gli americani


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fanno lo stesso con la Tv”. Il risultato è che il consumo medio quotidiano procapite tocca i 351 minuti, pari a quasi 6 ore: ”Il che aiuta a comprendere perché la fruizione lineare continua a essere più elevata che altrove, come per esempio in Italia”. Questo ruolo tradizionale della Tv è fortemente rtadicato nella vita degli americani, anche se le nuove e alternative modalità di consumo stanno lentamente scalfendo la sua posizione: “Ciò cui stiamo assistendo – dice Cryan – può essere definita una ‘rivoluzione pacifica’ nel modo in cui negli USA si fruisce del video. Tanto è vero che il declino della Tv lineare è stato più o meno compensato dalla crescita di altre forme di consumo, soprattutto relativamente alla programmazione di contenuti long form di operatori come Hulu, Netflix, Amazon Prime e Twitch che è aumentato del +24% nel 2014 – anche se l’incremento del consumo da parte della fascia di utenti di questi e altri servizi online è in realtà in molti casi assai più elevato. La Tv resta sovrana dei media europei Contestualizzando ulteriormente il discorso del tempo dedicato alla televisione, analizzando i dati della Commissione Europea pubblicati lo scorso marzo nello Standard Eurobarometer 82: Media Use in the European Union (http://ec.europa. eu/index_en.htm), eMarketer conferma il primato della Tv su tutti gli altri media: nell’autunno del 2014, periodo cui si riferiscono i dati EU, l’86% degli over 15enni residenti nei 28 paesi membri dell’Unione dichiarava di guardare la televisione quotidinamente o quasi. Considerando i soli mezzi ‘tradizionali’, il secondo posto andava alla Radio, seguita quasi ogni giorno dal 53% del campione intervistato: il paese dove il dato è più elevato era la Germania, con il 69%, seguita da Francia (60%) e Gran Bretagna (50%). Ma in un quadro più ampio la radio risulta aver ceduto il passo a Internet, la cui fruizione presso-

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3. IL CONSUMO DI VIDEO ONLINE

Fonte: “IHS Technology TV Viewing Stats”, Settembre 2015

ché quotidiana riguardava il 60% degli europei. Soprattutto, il web ha iniziato a reclamare una share sempre più importante degli ascolti televisivi: secondo lo studio della Commissione, l’84% degli europei consumava contenuti Tv attraverso, appunto, un televisore, ma il 9% dichiarava di farlo online almeno una volta al giorno. Svezia, Finlandia e Malta sono i paesi con il più alto tasso di consumo online, seguiti dalla Gran Bretagna (13%), mentre in Francia la share era vicina al 10% e in Germania appena del 5%. La stampa, costantemente pressata dall’incremento del consumo di news attraverso le piattaforme digitali, si posizionava al quarto posto dietro Tv, internet e radio: solo un terzo


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4. FRUIZIONE SETTIMANALE DEI MEDIA IN ALCUNI PAESI EUROPEI Guardano la Tv (in Tv) Ascoltano la radio Usano internet Usano i social network Leggono la stampa Guardano la Tv via internet

SPAGNA GERMANIA ITALIA OLANDA FRANCIA 97 96 96 95 91 68 85 70 83 77 68 74 66 95 77 53 39 45 65 43 52 84 60 79 59 14 13 14 29 18

NOTE: % di risposte, 15+ anni Fonte: eMarketer (dati della Commissione Europea, “Standard Eurobarometer 82: media use in the EU”, TNS Opinion & Social), marzo 2015

(33%) dei cittadini europei intervistati ha dichiarato di leggere quotidiani, settimanali o mensili con frequenza quotidiana, mentre un altro 32% ha detto di sfogliare giornali e riviste da una a tre volte la settimana. Per la prima volta i social media hanno scalato la classifica raggiungendo un livello di attenzione quotidiana quasi pari a quella della carta stampata: il 32% del campione ha dichiarato infatti di collegarsi a un social network quasi ogni giorno. Queste cifre, sottolinea eMarketer, confermano l’importanza assunta dal social nella regione, anche in quei paesi in cui è già estremamente popolare: per esempio, ciò vuol dire che il 43,3% dell’intera popolazione europea ha visitato un social almeno una volta al mese, e che il 60% di chi navigava abitualmente online era un utente di social. Lineare vs. non lineare “Nonostante il proliferare di metodi e device alternativi come tablet e console per videogiochi, oltre che la penetrazione di Internet in costante crescita, la televisione rimane a oggi la principale fonte di entertainment” indica il report Roadmap For The Evolution Of Dtt – A bright future for TV pubblicato nel 2014 da DigiTAG - The Digital Terrestrial Television Action Group.

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La figura 5 mostra l’evoluzione nelle dinamiche della fruizione della Tv lineare e non lineare nei 5 principali paesi europei (in media circa 4 ore al giorno a persona nel 2012) e la crescita registrata su entrambi i fronti negli ultimi anni: nel periodo 2011/2014 la fruizione lineare è infatti aumentata in modo variabile a seconda dei paesi, dal +3% della Polonia al +11% della Francia. Le ragioni di tale crescita sono diverse e numerose, fra cui la miglior qualità e le maggiori dimensioni degli schermi televisivi e la continua e crescente popolarità di show ed eventi live (come quelli sportivi). Contemporaneamente, osserva lo studio DigiTAG, aumenta anche il tempo dedicato alla visione di contenuti e servizi non lineari: nel 2011 la media era di 13,6 minuti al giorno a persona (il 6% del tempo totale trascorso davanti alla Tv), e la previsione è che si arrivi a 32,5 minuti entro il 2016 (quando la quota sul totale raddoppierà, raggiungendo il 12%). Nel 2012, in Europa, solo il 2% del tempo totale di visione era effettivamente destinato all’On Demand, ma con grandi differenze fra paese e paese. COme già osservato da IHS, il numero di consumatori di Over The Top Tv in Gran Bretagna è superiore a quello di altre nazione europee grazie in particolare allo sviluppo di provider


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5.LA FRAMMENTAZIONE DELLE PIATTAFORME

Il grafico mostra l’innalzamento del tasso di competitività del mercato televisivo digitale: In particolare, il DTT si sta evolvendo da un modello basato interamente su servizi lineari (gratuiti), televisori e set top box standard, a uno basato invece su servizi non lineari (spesso premium), fino a comprendere quelli destinati a device come smartphone e tablet. In altre parole, cioè, anche la piattaforma digitale terrestre si sta adattando alla crescita dei nuovi modelli di fruizione attraverso differenti device. Fonte: “Roadmap For The Evolution Of DTT – A bright future for Tv”, pubblicato da DigiTAG - The Digital Terrestrial Television Action Group, 2014

come BBC iPlayer, Amazon Prime Instand Video, Netflix e NOW TV. Ma i servizi OTT continueranno a diffondersi e a crescere anche altrove in concomitanza con l’espansione di Netflix e altri provider. La maggior parte dei contenuti non lineari è attualmente fruita attraverso sistemi di time-shifting (DVR e PVR), e in misura minore attraverso altri apparecchi (lettori DVD e Blu-ray, console per videogicohi) e internet. La quantità di contenuti video non lineari consumata attraverso device mobili rappresenta invece una frazione ancora minima del totale.

In ogni caso, afferma DigiTAG, la crescita della domanda di servizi non lineari non ha finora inciso più di tanto sul tempo dedicato alla Tv lineare: al contrario, la fruizione lineare rappresenta un punto di accesso fondamentale per la maggior parte degli utenti, i quali accedono poi a servizi time-shifted e on demand in aggiunta alla visione tradizionale. In questo modo, Tv lineare e non lineare si rafforzano l’un l’altra. Nielsen: gli italiani e lo schermo Se mai ce ne fosse stato bisogno, una conferma del primato televisivo arriva anche

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6.LINEAR VS. NON LINEAR TV

Fonte: “Roadmap For The Evolution Of DTT – A bright future for Tv”, pubblicato da DigiTAG - The Digital Terrestrial Television Action Group, 2014

dalla survey Digital Landscape and The Impact of TV Everywhere condotta da Nielsen su un campione di 30.000 individui in 60 Paesi: in Italia, la televisione è stabilmente al primo posto tra i device utilizzati per la fruizione di video: • l’84% la usa per vedere film (contro una media UE dell’81%); • l’81% per seguire notiziari (media UE 80%); • il 77% per la visione di documentari (79% media UE). Ma il 10% degli italiani, rivela l’indagine, per guardare i notiziari preferisce il tablet. Allo stesso tempo, nota Nielsen, il mezzo televisivo, diventa sempre più social: lo scorso febbraio i post relativi a programmi sono stati 6,4 milioni, generando 433 milioni di impression, ma la cifra è in costante e ripidissima crescita. Ancora: il 72% degli italiani dichiara di volere essere connesso sempre e ovunque (66% media UE). Il 66% sottolinea che lo schermo televisivo deve essere grande (il 55% è la media europea).

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Giovanni Fantasia, ad Nielsen Italy


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7. % DI TEMPO DEDICATA OGNI SETTIMANA ALLA FRUIZIONE DI VIDEO/TV SUI DIVERSI DEVICE (2010/2015)

Fonte: Ericsson ConsumerLab TV & Media 2015 Study

Da questi dati, ha dichiarato l’ad di Nielsen Italia, Giovanni Fantasia, emerge come i second screen (pc, tablet, smartphone) stiano diventando un’estensione strutturale di quello televisivo, “Al punto che i produttori di contenuti sono chiamati ad affrontare la sfida di fornire vere e proprie esperienze di entertainment fruibili attraverso diversi strumenti mediatici. Ne derivano nuove opportunità per l’intero comparto della comunicazione. I social media, in particolare, possono incrementare la conoscenza dei programmi e allo stesso tempo massimizzare l’audience raggiungibile da più schermi. Il quadro che ci si prospetta richiede di offrire non più semplici prodotti televisivi ma veri e propri percorsi esperienziali, in grado di cogliere l’utente nelle più diverse situazioni”. L’opinione di Fantasia è peraltro condivisa da Alessandro Militi, Vice President Mktg & Sales Fox International Channels Italy, che definisce i social “Uno strumento di marketing, quindi di engagement e dialogo” a differenza dei siti che, invece, “rappresentano un asset da valorizzare anche in termini di revenues pubblicitarie”.

Tornando alla survey Nielsen, in merito all’uso social della Tv, il 39% degli intervistati dichiara di tenersi aggiornato sui programmi per poter

Alessandro Militi, Vice President Mktg & Sales Fox International Channels Italy

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8. % DEL TEMPO TOTALE SPESO GUARDANDO VIDEO/TV DA OGNI SEGMENTO DI AUDIENCE SUI DIVERSI DEVICE

Fonte: Ericsson ConsumerLab TV & Media 2015 Study

partecipare al dibattito su Twitter e Facebook, mentre il 29% conferma di guardare più volentieri un programma se ha una sponda di condivisione in Rete. Nello stesso tempo risulta che il 26%, proprio mentre guarda la televisione, si mette in contatto con altre persone via web e il 47% naviga in internet. Infine, il 66% del campione (la media UE è del 58%) dice di preferire i programmi in diretta, anche se la visione differita è molto gradita dal 55%, poiché dà la possibilità di accedere alle puntate perse dei programmi preferiti, anche guardando più episodi in uno stesso giorno. Una generazione di ‘streamer’ Altro dato interessante è quello secondo cui sempre più Italiani scelgono il web per accedere in qualsiasi momento a film e programmi televisivi: un trend confermato dallo studio Samsung Techonomic Index che ci proclama vera generazione di streamer. Il 77% della popolazione accede infatti abitualmente a film/video in streaming, con una crescita del

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12% rispetto al 2014. L’edizione 2015 dello studio testimonia un cambiamento consolidato nelle abitudini di fruizione dei contenuti da parte dei consumatori aprendo le porte a una nuova era dell’entertainment caratterizzata da personalizzazione e mobilità. Il ‘potere’ dello streaming porta più della metà della popolazione italiana ad accedere a video/film con una sostanziale crescita del numero di persone disposte addirittura a spendere per fruire di questi contenuti digitali quattro volte superiore allo scorso anno (40% vs. 10%). Rispetto al resto d’Europa, gli italiani destinano circa 3 euro in più del proprio budget mensile per vivere i propri interessi e passioni: con 13,89 euro siamo tra i Paesi con la più alta spesa mensile per streaming di video/tv rispetto a una media europea di 11,02 euro. Infine, nonostante la popolazione italiana scelga le modalità più tradizionali di accesso ai contenuti digitali come il televisore, l’esplosione dell’offerta digitale accompagnata dai device


capitolo6

9. % DI CONSUMATORI CHE GUARDA OGNI TIPO DI CONTENUTO SU SMARTPHONE

Fonte: Ericsson ConsumerLab TV & Media 2015 Study

tecnologici di ultima generazione sempre più portatili ha portato alla fruizione di contenuti anche tramite smartphone, tablet e laptop. Oggi 1 italiano su 3 sceglie infatti lo streaming da mobile per guardare ovunque e in qualsiasi momento la finale del proprio show o della serie Tv preferita. Le OTT e lo sbarco di Netflix Chili, Tim Vision, Infinity, SkyOnline, Wuaki.tv, PopcornTv, e molte altre ancora… Senza dimenticare iTunes di Apple, e la partenza, da poche settimane, di Netflix. L’offerta di video e contenuti televisivi Over The Top e la Tv in modalità Video On Demand trovano nei dati che abbiamo riportato finora

Umberto Chiaramonte, founder di Level 33

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10. % DI CONSUMATORI CHE GUARDA OGNI TIPO DI CONTENUTO SULLO SCHERMO TV

Fonte: Ericsson ConsumerLab TV & Media 2015 Study

un terreno più che fertile per crescere e svilupparsi: ma è innegabile che tutti gli operatori, dagli incumbent ai nuovi entrati, debbano fare i conti con un bacino di utenza in crescita ma ancora limitato rispetto a quello di paesi più avanzati. Dfficile conquistare e consolidare la propria market share sia sul fronte degli abbonamenti che delle revenue pubblicitarie, e la posta in gioco è indubbiamente alta. Quali sono quindi i modelli di business più funzionali ed efficaci in questo nuovo scenario? “Come società che crea, produce e distribuisce progetti di branded content – afferma Umberto Chiaramonte, founder di Level 33 –, la nostra scelta è duplice: o individuare un contenuto video unico da declinare su più piattaforme

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possibili; o evitare la logica della lunga durata e dello snack, ma declinare il contenuto per renderlo d’appeal sulle diverse piattaforme. Per esempio, per Alessandro Borghese Kitchen Sound siamo andati in Tv con un formato da 6 minuti e con una versione estesa di 5 pillole da 30 secondi. Il formato da 5 era adatto anche per le piattaforme web. Poi abbiamo individuato un contenuto da 30 secondi (il rap finale della puntata con la sintesi della ricetta) con caratteristiche di viralità da distribuire tramite i social. La monetizzazione per noi non avviene con le logiche dell’adv sul web, ma con l’aggregazione di più audience che si ripercuotono sugli introiti da parte dei brand. Purtroppo le metriche di misurazione sono l’anello debole: Tv


capitolo6

11. TEMPO MEDIO MISURATO IN MINUTI DEDICATO MENSILMENTE AI SERVIZI ON DEMAND (SMARTPHONE VS. TABLET)

Fonte: Ericsson ConsumerLab TV & Media 2015 Study – comScore MobileMetrix Jan 2015

I MODELLI DI BUSINESS ‘ON DEMAND’ • ADVERTISING VIDEO ON DEMAND (AVOD) Comprende servizi come Hulu, Dailymotion interamente basati sulla pubblicità • SUBSCRIPTION VIDEO ON DEMAND (SVOD) Prevede un abbonamento fisso, solitamente mensile, che però nella maggior parte dei casi lascia l’utente libero di interrompere definitivamente o asospendibile o non rinnovabile Include operatori come Netflix, Amazon Prime, SkyOnline, Infinity, Premium Play • TRANSACTIONAL VIDEO ON DEMAND (TVOD) Un’offerta “pay as you go” in cui si possono acquistare – previa registrazione al marketplace – singoli contenuti o programmi, come ad esempio iTunes, Chili o Wuaky.Tv • ‘FREEMIUM’ VOD Un modello ‘ibrido’ che consente agli utenti di accedere gratuitamente a un certo livello di contenuti, superato il quale il servizio diventa a pagamento (Hulu Plus).

La ‘vetrina’ di Chili.Tv su uno schermo Samsung SUHD di ultima generazione

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12. % DI CONSUMATORI IMPEGNATI IN ALTRE ATTIVITÀ DURANTE LE INTERRUZIONI PUBBLICITARIE

Fonte: Ericsson ConsumerLab TV & Media 2015 Study

e web sono misurati in modo differente, oltre al fatto che ci sono altre componenti che devono far parte del giudizio su un progetto di branded content come l’engagement e la comunicazione”. “In questo proliferare di device e di offerta – è il parere di Alessandro Militi –, il consumatore avrà sempre più bisogno di una ‘scorciatoia’ che lo aiuti nel processo decisionale di acquisto, e questa scorciatoia è rappresentata proprio dal brand. In questa arena Fox parte in ottima posizione: siamo sempre attenti ai movimenti del mercato ma a oggi siamo un brand in esclusiva su Sky con cui ci stiamo togliendo tante soddisfazioni, non ultima l’incredibile successo del lancio di Quantico”. “La nostra offerta digitale – testimonia Fabrizio 76

Piscopo, ad Rai Pubblicità –, è stata inizialmente cauta ma è adesso esauriente e completa e in costante crescita per quantità e qualità sia del prodotto editoriale e sia dei trend di fruizione. Non abbiamo optato per un approccio univoco scegliendo un’unica modalità di erogazione dei contenuti, ma abbiamo preferito valorizzare i nostri contenuti rendendoli disponibili in ogni forma su tutti i canali. Per questo motivo sui nostri siti (rai.tv, rai.it – che ospita oltre 300 siti sotto il proprio dominio – e rainews) e sulle nostre app (ben 26) sono disponibili contenuti in modalità streaming, live, on demand, replay, podcast, e sono inoltre arricchiti da fotogallery, schede di programma, schede presentatori, attori, riassunto delle puntate, ecc.


capitolo6

Avendo a disposizione una così ampia disponibilità di canali di comunicazione, cerchiamo di valorizzarli con aziende e agenzie attraverso la proposizione di piani di investimento integrati in grado di veicolare in maniera coerente il messaggio degli investitori ad audience complementari e targettizzate con riscontri decisamente positivi da parte del mercato”. Qualcuno definisce questa nuova fase della comunicazione ‘content centric’: come interpretate tale affermazione? “Riteniamo che l’attenzione allo spettatore e ai suoi bisogni passi per l’attenzione ai contenuti che gli vengono proposti – risponde Piscopo –. Possiamo quindi dire che sposiamo completamente il concetto di ‘content centric’ nel senso di attenzione alla qualità del contenuto proposto. Il pubblico ha accesso a un numero di canali di

comunicazione impensabile fino a solo 10 anni fa; la sua attenzione è sollecitata costantemente attraverso la proposta di contenuti di ogni tipo e natura. Per distinguerci in questo panorama mediatico facciamo ciò che sappiamo fare meglio, cioè televisione di qualità: show, fiction, talk show sono frutto di un minuzioso e costante lavoro di ricerca e innovazione per proporre ai nostri spettatori solo i prodotti migliori. Non temiamo di proporre questi contenuti, in forma anche più approfondita, anche sul nostro network di canali digitali che riteniamo complementari rispetto a quelli televisivi. “Che il contenuto sia chiave è ormai cosa nota – concorda e conclude Militi –, ma c’è contenuto e contenuto. La qualità e le prime visioni saranno ancora una variabile di successo in Italia, così come gli eventi Live, il resto vivrà in una posizione leggermente inferiore”.

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cercasiaudiencedisperatamente

i protagonisti

iquadernidellacomunicazione


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Local & factual Contenuti factual di carattere storico e crime, con importanti produzioni locali che hanno affiancato i grandi appuntamenti internazionali: grazie a queste ‘armi’ i canali di A+E Networks – History e Crime+Investigation – hanno conquistato nel 2015 posizioni di leadership in termini di ascolti, che hanno reso possibile una crescita del +36% della raccolta pubblicitaria

INTERVISTA a Simone Bonelli D’Amelio, Director Marketing di A+E Networks Italy. Si chiude un anno di grande fermento per il panorama televisivo: quali sono stati i principali ‘fatti’ che hanno caratterizzato la vostra presenza sul mercato nel corso del 2015? E come si tradurrano in termini di risultati? È stato un 2015 ricchissimo di novità per il nostro gruppo e per i suoi due canali, History e Crime+Investigation. Abbiamo sperimentato, innovato, rischiato. Abbiamo portato in Italia il meglio della produzione factual di carattere storico e crime. Abbiamo investito sempre di più sul contenuto locale, contribuendo allo sviluppo del mercato televisivo italiano e dimostrando, come multinazionale, di credere in questo Paese – è il nostro Dna –. Abbiamo raccontato l’Italia a 360° gradi, le sue storie note e meno note, provando sempre a dare un taglio originale e che intrattenesse il pubblico. I risultati hanno premiato i nostri sforzi. Sono stati ben tre milioni e mezzo gli spettatori, appartenenti alla fascia di età 35-44 anni con un profilo socio-economico elevato (MA-AA), a seguire le nostre produzioni originali: da 1992-Attacco al potere (tie-in con la fiction Sky) a Chiesa Nostra, da 24 ore prima di morire a Profondo Nero di Carlo Lucarelli. Tra le grandi produzioni documentarie internazionali segnalo la serie Hunting Hitler e lo speciale sul caso giudiziario di 80

Simone Bonelli D’Amelio, Director Marketing di A+E Networks Italy

O.J. Simpson, eventi televisivi ‘globali’ trasmessi contemporaneamente negli oltre 180 Paesi dove sono presenti i canali di gruppo. Alcune di queste produzioni hanno poi partecipato alle più importanti kermesse cinematografiche. Come The


a+enetworksitaly

A+E NETWORKS ITALY

Wolfpack, vincitore del Grand Jury Prize al Sundance Film Festival e presentato all’ultimo Festival del Cinema di Roma: è l‘incredibile storia dei sette fratelli Angulo, obbligati dai genitori a vivere rinchiusi in un appartamento di New York per impedire di avere contatti con il mondo esterno, se non attraverso i film in dvd che guardavano quotidianamente. O come Russia: Il girone dei dannati, documentario presentato al Festival di Mosca. Nel cuore profondo della Russia si trova un carcere di massima sicurezza e ospita solo assassini. Noi siamo entrati in questo carcere e abbiamo seguito la terribile vita dei prigionieri e dei loro carcerieri. Infine, il 2015 è stato anche l’anno che ha visto approdare sui nostri canali la fiction. Serie tv come Sons of Liberty e Bonnie&Clyde e film come Una fatale luna di miele (con Harvey Keitel) e L’ultima preghiera (con Rose McGowan). Come si può intuire da questa veloce carrellata, abbiamo proposto tanti contenuti. Gli spettatori li hanno apprezzati. Crime+Investigation c ontinua a essere amato dal pubblico femminile, che costituisce il suo target di riferimento. Tra le donne 35/54 anni il canale 118 di Sky è leader assoluto per tempo medio speso (ATS) nella fascia oraria dalle 7 alle 15. E, sempre in termini di ATS, è il quarto canale dell’area intrattenimento di Sky nel total day. Ottime performance anche per History. All’interno del pacchetto documentari è il canale più seguito dal pubblico dei laureati ed è il primo in tempo medio di visione sul pubblico maschile 4 anni in su, mentre è il secondo in termini di ascolti nel total day. Per ottenere questi dati va ricordato il ruolo giocato da Sky On Demand, il servizio di video on demand (VOD), dove i nostri prodotti figurano costantemente nella top ten dei programmi più

Via Salaria, 1021 - 00138 Roma Tel. 06 87720800 www.historychannel.it – www.citv.it

Board di direzione: Sherin Salvetti, General Manager; Jan Ronca; Senior Director Programming, Production & On Air; Gianpaolo Giacomi, Director Finance; Simone Bonelli D’Amelio, Director Marketing; Sean Perry, Senior Manager Technical Operations. Anno di fondazione: 2014 scaricati. Dall’analisi dei dati emerge chiaramente come una percentuale degli ascolti (in media pari ad oltre il 30% dell’ascolto totale, con punte del 40%) sia dovuta ad un utilizzo crescente del VOD. Parlando di Tv in generale, il suo andamento complessivo appare ‘contraddittorio’: calano le audience ‘tradizionali’ ma aumenta il tempo medio speso sulle nuove piattaforme. In questo quadro gli investimenti pubblicitari hanno sostanzialmente ‘tenuto’: come leggete e interpretate questi fenomeni? Come e quanto si riflettono sul vostro personale andamento sulle piattaforme in cui siete presenti? Lo spettatore è bombardato quotidianamente da centinaia e centinaia di contenuti e messaggi pubblicitari e ha a disposizione sempre più strumenti tecnologici e occasioni che lo distraggono dal seguire il mezzo televisivo tradizionale. Lo scenario è diventato sempre più competitivo per le televisioni e per le aziende investitrici. Riesce a emergere solo chi si dota di una precisa fisionomia e considera i nuovi device e le relative modalità di fruizione non una minaccia ma un’ulteriore opportunità per far breccia nella mente e nel cuore del consumatore/ spettatore. Attraverso una programmazione ben definita, i 81


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A dicembre, su History, è partita la prima fiction prodotta in Italia sull’attuale pontefice, ‘Francesco, il Papa ribelle’: quattro episodi, quattro ore, che ricostruiscono le tappe della vita di Papa Bergoglio, dall’infanzia ai giorni nostri.

nostri canali mostrano di possedere una chiara, riconoscibile identità, capace, come abbiamo visto, di attrarre target di pubblici tra i più ricercati dagli investitori pubblicitari. Sempre più aziende (dall’automotive al luxury, dal fashion al food) puntano su di noi. La raccolta pubblicitaria del nostro anno fiscale 2015 lo dimostra chiaramente: l’incremento è stato a doppia cifra, pari al 36% (il periodo temporale del confronto è di otto mesi, poiché l’anno fiscale 2014 è iniziato a febbraio, quando è partita la start-up). Si tratta di un trend tanto più positivo se si considera che il mercato televisivo della raccolta pubblicitaria si sta riprendendo solo ora, e non con queste percentuali. E se il nostro core business rimane la televisione, non trascuriamo assolutamente gli altri mezzi. Tutt’altro. Da sempre giudichiamo il web e i social network degli strumenti strategici per il nostro gruppo: li riteniamo non solo dei semplici dei luoghi dove conoscere la nostra offerta in palinsesto, ma anche degli spazi dove proseguire l’esperienza suscitata dal contenuto televisivo,

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proponendo tutta una serie di iniziative (anteprime dei nostri contenuti, attività di lead generation, mini-serie web legate alle nostre produzioni, curiosità, approfondimenti, contest) che intrattengono e coinvolgono i nostri spettatori. Anche in questo caso i risultati, direi eccellenti, premiano la nostra attività. Su Facebook siamo ai vertici in engagement. Tra i canali factual History è engagement leader con una crescita di interazioni del 480% rispetto l’anno precedente. Anche Crime+Investigation, nonostante la giovanissima età, si è ritagliato un posto di primo ordine nella classifica di engagement: la crescita delle interazioni è stata del 110%. Siamo molto attivi anche su Twitter, dove History vanta una leadership nel mondo factual (fonte: BlogMeter). La crescita dei nostri canali sul mondo digital ci ha portato a voler investire sempre più tempo e risorse nei nuovi media. Abbiamo chiuso un accordo di partnership con Google per la gestione dei nostri canali su YouTube, che consentirà di ritagliarci un ruolo privilegiato anche su quello che ormai rappresenta uno dei principali accessi all’intrattenimento online. Proiettandoci al 2016, come vi state preparando ad affrontare la prossima stagione? Quali ‘carte’ avete intenzione di giocare da un punto di vista editoriale per poter continuare a mietere successi? Siamo agguerriti. Le ‘armi’ che ci hanno permesso di vincere (contenuto locale, grandi produzioni internazionali) non solo le abbiamo mantenute, ma le abbiamo aumentate e migliorate. Prendiamo History. Dopo la prima fiction sull’attuale pontefice, Francesco, il Papa ribelle, partita a dicembre, inaugureremo l’anno con De Gustibus – L’epica storia degli italiani a tavola: produzione italiana in cui lo storico John Dickie,


a+enetworksitaly

Il documentario Ho trovato il coraggio, in onda il 20 dicembre su Crime+Investigation, presenta le testimonianze di quattro donne del nostro Paese che sono state vittime di abusi, soprusi e violenze da parte dei rispettive compagni ma che sono riuscite a salvarsi: una confessione drammatica che vuole trasmettere un messaggio di speranza. Il documentario fa parte della campagna sociale realizzata insieme all’associazione Differenza Donna, da sempre impegnata nella lotta contro la violenza sulle donne e partner del canale dal suo sbarco in Italia

History aprirà il 2016 con De Gustibus – L’epica storia degli italiani a tavola: produzione italiana in sei episodi che vedono lo storico John Dickie, volto noto del canale, viaggiare nello spazio e nel tempo (dall’Antica Roma alla Venezia rinascimentale, dalla Napoli di fine ‘800 alla Milano del boom economico) e ripercorrere il rapporto tra italiani e la cucina. Un divertente tuffo nel nostro passato ricco di curiosità

volto noto del canale, ripercorrerà il rapporto tra italiani e la cucina. Un divertente tuffo nel nostro passato ricco di curiosità. A fine gennaio, come ogni anno, avremo una programmazione speciale dedicata alla Giornata della Memoria: fin dal suo arrivo in Italia, avvenuto nel 2003, il canale 407 di Sky è sempre stato in prima linea nel ricordare la tragedia della Shoah. E poi torneranno i docu-reality, veri e propri marchi di fabbrica del canale, appuntamenti tra i più seguiti dai nostri spettatori: Affari di famiglia, Affari al buio, Missione Restauro, tutti prodotti di cui proporremo in anteprima assoluta le nuove stagioni. Di Crime+Investigation voglio ricordare lo speciale Ho trovato il coraggio, in onda il 20 dicembre, che riporta le testimonianze di quattro donne vittime di abusi, soprusi e violenze da

parte dei rispettive compagni, parte della campagna sociale che abbiamo realizzato insieme all’associazione Differenza Donna, partner del canale dal suo sbarco in Italia. E ancora. Il noir scandinavo va per la maggiore in questi ultimi tempi. Non saremo da meno e, a partire dal 2016, proporremmo una serie che presenta storie vere su crimini avvenuti nel profondo Nord Europa dal titolo True Nordic Crime. Ci occuperemo inoltre del cybercrime e di tutte quelle attività illecite o, quantomeno, al limite della legalità che sono legate ad un uso distorto delle rete: un mondo popolato da malintenzionati e le cui vittime sono principalmente i più giovani. E infine avremo diversi prodotti dedicati a una delle religioni più discusse di questi ultimi anni, Scientology. 83


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Un portfolio di successo Per Discovery Italia il 2015 è stato l’anno dell’acquisizione e del restyling di Deejay Tv e del lancio del servizio OTT DPlay: un anno intenso dal punto di vista dello sviluppo e straordinario da quello dei risultati, grazie a un portfolio di canali che raggiunge ogni segmento di audience attraverso qualsiasi piattaforma. E i frutti, anche pubblicitari, non sono mancati

‘SUCCESSO’ è la parola che meglio descrive i risultati di Discovery Italia nel corso del 2015: un successo prima di tutto editoriale, ottenuto da tutti i suoi canali in termini di ascolti e di share – 7% per l’intero portfolio – in crescita settimana dopo settimana. Facciamo dunque il punto sui più importanti traguardi raggiunti dal gruppo. Il ‘dolce’ su Real Time… 1,3 milioni di spettatori al debutto stagionale, 1,7 milioni per la finale: questo ‘salto’ simboleggia perfettamente lo straordinario risultato di ‘Bake Off Italia – Dolci in forno’, il talent cooking show condotto da Benedetta Parodi con Ernst Knam e Clelia d’Onofrio. La finale dello scorso 20 novembre è stata trasmessa in simulcast, in prime time, su tutti i canali DTT free del gruppo (Deejay TV, Real Time, DMax, Giallo, Focus, K2 e Frisbee), raggiungendo 1.734.200 telespettatori e il 6,2% di share (11% sul target di riferimento donne 20-49anni) con una crescita del +11% rispetto all’edizione 2014. Sul solo Real Time l’ascolto è stato pari a 1.167.000 telespettatori (il 4,2% di share), attestando il canale al 7° posto fra quelli nazionali durante la messa in onda e al 4° sul target donne 20-49 anni (8,1% di share). Grande la partecipazione anche sui social: 21.000 i tweet (+77% rispetto alla finale dell’edizione 2014) e l’hashtag #BakeOffItalia al 1° posto fra i ‘trend topic’ italiani, (fonte: Nielsen 84

Twitter Tv Ratings). La pagina Facebook ufficiale di Real Time ha superato i 2 milioni di fan: una community da record che comunica ogni mese a una media di 8.500.000 persone e ha registrato 4.700.000 like sui contenuti, 500.000 commenti e 800.000 condivisioni. I successi di Real Time (canale 31 del digitale terrestre free e di TivùSat, e canali 131 e 132 di SKY) non si fermano qui: sempre in prime time, la sesta edizione di Vendo casa disperatamente, condotta da Paola Marella, ha registrato ascolti medi fino a 320.000 telespettatori (1,2% di share sul totale individui e 2,7% sul target di riferimento donne 20-49); lo scripted reality Alta Infedeltà, in access prime time, ha ottenuto un ascolto medio di 465.000 spettatori (1,7% di share sul totale individui); in seconda serata, infine, la settima stagione in prima tv del docureality Il nostro piccolo grande amore (titolo originale Little Couple), ha raggiunto oltre 700.000 spettatori (4% sul totale individui). Nel complesso, la rete dedicata all’intrattenimento femminile di Discovery Italia è spesso risultata il quinto canale nazionale più visto della serata e della giornata, e addirittura quarto sul target di riferimento donne 20-49 anni. …il ‘sale’ di Dmax Cambiando rete e target, ascolti in crescita anche su Dmax per la terza stagione di Unti e Bisunti: gli episodi in prime time di questa


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DISCOVERY ITALIA

produzione tutta italiana, ma diffusa anche all’estero, superano la media di 650 mila spettatori (1,5% circa sul totale individui; oltre il 4% sul target di riferimento uomini 20-49 anni). Ottimo anche il riscontro social: a ogni messa in onda del programma condotto da Chef Rubio, l’hashtag ufficiale #untiebisunti entra regolarmente fra i trend topic di Twitter. Anche Affari a quattro ruote – programma cult sul mondo delle automobili giunto all’undicesima stagione – non sfigura affatto nella classifica dei programmi più visti: ascolti sempre superiori ai 400 mila telespettatori (con picchi oltre i 460 mila), e share fra l’1,5% e l’1,7% sul totale individui (fra il 3,7% e il 4,1% fra gli uomini 20-49enni). La ‘rinascita’ di Deejay Tv ed Eurosport Con un restyling grafico, una massiccia campagna di lancio e l’immissione di freschi e accattivanti contenuti, Discovery Italia ha completamente ridisegnato Deejay Tv (canale 9 del DTT e di Tivùsat e Canale 145 di SKY), posizionandola come canale ‘neo-generalista’ rivolto al grande pubblico, con importanti prime serate, la copertura di tutti i generi e numerose produzioni originali capaci di rompere gli schemi. Un esempio? L’esperimento sociale – oltre che televisivo – provocatorio e curioso de l’Isola di Adamo ed Eva: condotto da Vladimir Luxuria, fin dalla première il programma ha raggiunto circa 4 milioni di contatti. Grande successo anche su Twitter, dove l’hashtag #LisoladiAdamoEdEva è entrato in prima posizione nei trend topic con 12.600 tweet generati da 3.200 autori unici (fonte: Nielsen Twitter Tv Ratings). Molti i nuovi volti arrivati a rafforzare Deejay Tv, tra questi Pif, che conduce BOATS (Based on

Via Visconti di Modrone, 11 – 20122 Milano Tel. 02 36006400 www.discovery-italia.com

Board di direzione: Marinella Soldi, President & Managing Director Discovery Networks Southern Europe e Amministratore Delegato Discovery Italia; Alessandro Araimo, SVP & COO Discovery Networks Southern Europe; Laura Carafoli, SVP Content and Programming Discovery Italia. a True Story) e racconta storie vere d’Italia con il suo stile inconfondibile, Antonello Colonna, chef stellato che ha condotto la versione italiana di Hotel da Incubo, e Costantino della Gherardesca, alla guida dello show innovativo Tanto Vale. Fra i nuovi programmi la mini serie Tut – Il destino di un faraone, sulla vita del faraone bambino Tutankhamon, ha toccato e superato quota 450.000 telespettatori e l’1,7% di share. Il risultato più eclatante è quello raggiunto il 12 settembre, quando la finale femminile tutta italiana degli US Open di tennis è stata seguita su Deejay Tv da quasi 1,4 milioni di spettatori (sfiorando una share del 7%), portandola al terzo posto fra i canali nazionali più visti durante la messa in onda. Ma per Discovery Italia il risultato dello storico match tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci è ancor più eclatante grazie agli ascolti cumulati di Deejay Tv ed Eurosport, che insieme hanno raggiunto i 2.032.702 telespettatori e il 10,1% di share! Anche Eurosport, con il passaggio definitivo al Gruppo Discovery ha cambiato look: una nuova brand identity sostenuta dallo slogan ‘Fuel Your Passion’ con la conferma del suo impegno a lungo termine volto a offrire indimenticabili esperienze di sport e a coinvolgere, in ogni luogo, in qualsiasi momento e su qualsiasi dispositivo, i fan di tutte le età. 85


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Costantino della Gherardesca, conduttore dell’innovativo show ‘Tanto Vale’ su Deejay Tv

‘Racing Extinction’, il documentario diretto da Louis Psihoyos presentato al Sundance Festival 2015, andato in onda il 2 dicembre su Discovery Channel in anteprima mondiale contemporanea in 220 paesi

“Ci siamo assicurati diritti premium per gli appassionati sportivi in ogni mercato – ha dichiarato il CEO Peter Hutton –, che ci permetteranno di condividere esperienze live imperdibili, dai tornei del Grande Slam di tennis agli eventi più importanti degli sport invernali, da tutte le più grandi corse di ciclismo fino, naturalmente, ai Giochi Olimpici in Europa dal 2018 al 2024. Abbiamo potenziato la produzione per raccontare grandi storie di sport in maniera più innovativa, riuscendo a totalizzare numeri da record per i principali eventi nel corso del 2015”. Eurosport 1 ed Eurosport 2 sono disponibili su SKY, canali 210 e 211, e su Mediaset Premium, canali 372 e 373.

stuntman. Bene anche gli ascolti: nel trimestre giugno-agosto K2 e Frisbee (DTT canale 44, Sky 627) – altro canale kids di Discovery Italia – hanno raggiunto insieme il 9.3% di share sul target 4-14 registrando una crescita annuale del +15%; mentre a settembre i due canali hanno viaggiato su una media complessiva dell’8.4% di share sui bambini 4-14 (una crescita del +13% vs. 2014). Tra i programmi più visti la maratona dedicata ai simpatici scoiattoli cantanti di Alvinnn!!! And the Chipmunks, che in access prime time su K2 ha raggiunto 340.000 spettatori (sul totale individui) e il 9.8% di share (sul target di riferimento bambini 4-14 anni). Durante la messa in onda dell’intera maratona (dalle 19:05 alle 22:00) K2 è risultato il 1° canale kids, superando nelle 24 ore la concorrenza e posizionandosi al 3° posto tra i canali kids più visti con il 6,8% di share sul target 4-14.

Conferme e novità per i canali ‘kids’ Dopo gli ottimi ascolti ottenuti la scorsa estate, K2, sul DTT al canale 41 e su Sky al canale 626, ha aperto la nuova stagione all’insegna di tanta comedy, property riconoscibili, nuovi stunt e programmazioni speciali rivolte ai kids come quelle previste per Halloween e il Natale. Tra le novità, i nuovi episodi dei Transformers Robots in Disguise, la nuova action in prima assoluta The Drakers, la prima assoluta dei Dinofroz Dragon’s Revenge, e quella di Kick Chiapposky - Aspirante 86

On demand con Dplay Il ‘canale kids’ è anche l’ultimo aggiunto a Dplay, servizio di video streaming online gratuito lanciato a inizio anno che ospita tutti i principali programmi del portfolio free to air di Discovery Italia: fra it.dplay.com e l’app per smartphone


discoveryitalia

La squadra del ‘Rugby Social Club’, il programma che su Dmax accompagna tutte i match della nazionale italiana di palla ovale

Gabriele Corsi e alcune ragazze del programma ‘Take Me Out’, il nuovo show di Real Time In partenza a gennaio

(cui si è aggiunta recentemente la versione nativa per iPad), la piattaforma OTT ha superato in soli 6 mesi i 20 milioni di pagine viste, i 10 milioni di video-episodi visualizzati e i 250.000 download dell’app. Numeri che confermano il gradimento del pubblico per una modalità di visione, on demand e multidevice, sempre più diffusa tra gli utenti e a cui guarda con sempre maggior attenzione anche il mercato dell’advertising, interessato a intercettare il pubblico di riferimento attraverso diversi mezzi e modalità: Dplay è stata infatti scelta da diversi clienti (come ad esempio Toyota e ChanteClair) per creare veri e propri canali verticali con contenuti originali.

come l’uomo sta modificando la natura, forse in modo irreversibile, vuole sensibilizzare gli spettatori sulle specie in pericolo e l’estinzione di massa. Dalla collaborazione tra Discovery Italia e Sky Italia è arrivata poi la serie tv in esclusiva su Sky 3D (Canale 150) e su Discovery Channel HD (Canali 401 e 402) dal titolo I sette peccati capitali del regno animale: un racconto avvincente narrato dall’attore inglese Richard E. Grant per scoprire che uomini e animali sono molto più simili di quanto si pensi. Dopo Ingegneria Degli Errori a ottobre, e The Dark Side Of The Ocean a novembre, a gennaio sarà la volta di Belief, prodotto da Oprah Winfrey, un viaggio spirituale alla ricerca delle origini di alcuni credi religiosi. E sempre a dicembre, il ‘pop up channel’ dedicato agli Squali con un palinsesto ricco di speciali inediti, oltre al ritorno in esclusiva di serie cult quali Una famiglia fuori dal mondo, La febbre dell’oro e Acquari di famiglia. Presenti solo su Sky sono anche Discovery Science (canale 405), dove spicca il Morgan Freeman Science Show condotto da Morgan Freeman, programma sulle questioni scientifiche più importanti ed affascinanti, Discovery Travel & Living (canale 406) e Animal Planet (canale 416).

Crescono i canali Sat Numerose novità nella programmazione di Discovery Channel, che da 30 anni segna la storia e l’evoluzione del genere ‘factual’ in tutto il mondo ed è presente in Italia fin dal lancio di Sky: una delle principali è Racing Extinction, il documentario diretto da Louis Psihoyos (Premio Oscar per The Cove) e presentato al Sundance Festival 2015, andato in onda in anteprima mondiale contemporanea in 220 paesi il 2 dicembre, che attraverso immagini inedite di

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La casa delle serie Tv Risultati positivi per il 2015 di Fox Italia con una crescita della raccolta pubblicitaria del +8%, guidata dai progetti speciali, dalle performance dei nuovi canali Fox Animation e Fox Comedy, dall’incremento delle iniziative provenienti dall’area digital tra i siti web e On Demand di Sky e dalla crescita della raccolta pubblicitaria di FoxSports (+40% rispetto al 2014)

INTERVISTA ad Alessandro Militi, Vice President Mktg & Sales Fox International Channels Italy. Siamo arrivati alla chiusura di un anno di grande fermento nel panorama televisivo: quali sono stati i principali ‘fatti’ che hanno caratterizzato la vostra presenza sul mercato nel corso del 2015? E come si tradurrano a fine anno in termini di risultato operativo? Il 2015 di Fox Italia si sta per chiudere con una crescita della raccolta pubblicitaria dell’8%, guidata dai progetti speciali, dalle performance dei nuovi canali Fox Animation e Fox Comedy, dall’incremento delle iniziative provenienti dall’area digital tra i siti web e On Demand di Sky e dalla crescita della raccolta pubblicitaria di FoxSports (+ 40% rispetto al 2014 ) Un trend positivo che è il frutto di una strategia basata sull’ampliamento del nostro brand portfolio in esclusiva su Sky e sull’aumento del numero di ore proposte in prima visione. Il lancio di Fox Animation e Fox Comedy a novembre 2014 e l’incremento delle premiere ha portato i canali Fox a raggiungere il 2% di share tv sul target commerciale 15/54 anni, con un incremento del 60% dei download sull’on demand. La nostra strategia di differenziazione e di premium content ha incontrato il favore dei 88

Alessandro Militi, Vice President Mktg & Sales Fox International Channels Italy

clienti e del mercato, un andamento positivo che contiamo di mantenere anche nei prossimi mesi grazie a una product proposition senza precedenti nel mondo delle serie tv.


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FOX INTERNATIONAL CHANNELS ITALY Via Salaria, 1021 – 00138 Roma Tel. 06 88284000 – Fax 06 88283015 ufficiostampa@fox.com www.mondofox.it

Servizi offerti: Broadcaster Anno di Fondazione: 2003

Ma non solo audience “tradizionale”. Aumenta il tempo medio speso complessivamente grazie agli ascolti sulle nuove piattaforme. Come si comporta il pubblico Fox? I nostri spettatori sono un’audience attiva, che vede nell’on demand e nel web un’alternativa preziosa sia per contenuti anywhere/anytime che per extra e approfondimenti. I risultati di Fox On Demand, tra MySky e SkyGo sono ottimi. Nel 2015 continuiamo a registrare milioni di download con un incremento del 60% rispetto all’anno precedente. Le serie tv creano addiction sul pubblico e pianificare il web, così come l’on demand, risulta molto efficace in termini di frequenza e complementare alla pianificazione lineare. Per questo stiamo registrando una crescita della domanda da parte degli investitori pubblicitari e contiamo di arrivare alla quota del 5% del fatturato proveniente da web e on demand già nel 2016. Come e quanto la vostra offerta è oggi declinata sulle diverse piattaforme? I risultati dei siti web del gruppo Fox, la cui raccolta è affidata a WebSystem24, la divisione digital di System 24, la concessionaria di pubblicità del Gruppo 24 ORE, sono stati buoni ma sono destinati a crescere moltissimo nei prossimi mesi.

Con oltre 6 milioni di fan, quasi 1 milione di utenti unici mese, Fox è oggi il quarto broadcaster italiano nel ranking Audiweb, al di sopra di siti di emittenti generaliste che propongono contenuti free in streaming gratuito. Numeri importanti che dimostrano l’engagement sul pubblico del web e che sono destinati a incrementare con una rivisitazione completa dell’offerta web: il lancio del nuovo sito foxsports.it, con l’anteprima di tutti gli highlights e i gol di Premier League, Liga e Bundesliga, ma soprattutto lo sviluppo del nuovo portale mondofox.it che rappresenta una digital destination che, con una nuova strategia editoriale e una nuova piattaforma tecnologica, mira a diventare il punto di riferimento per gli amanti delle serie tv in Italia, proponendo contenuti extra esclusivi e digital entertainment. Il nostro obiettivo è superare i 10 milioni di pagine viste al mese con un incremento del 230% rispetto alle attuali e raggiungere 2,5 milioni di utenti unici mese. Proiettandoci al 2016, come vi state preparando ad affrontare la prossima stagione? Quali ‘carte’ avete intenzione di giocare da un punto di vista editoriale per poter continuare a mietere successi? Stiamo lavorando a una nuova stagione esplosiva con un’offerta unica nel panorama italiano. Tre sono le caratteristiche della programmazione dei canali Fox: le serie TV più viste in USA, la 89


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La food blogger più famosa d’italia è protagonista di Chiara Maci #vitadafoodblogger su FoxLife

più ampia scelta di serie TV in hd in Italia, ogni sera una prima visione. Sui canali Fox si possono infatti trovare le serie più viste in America: le 5 serie più seguite in USA oggi sono tutte in onda sui canali del Gruppo. Con 40 serie in palinsesto ogni giorno, Fox propone la più ampia scelta di serie tv in Italia, garantendo allo spettatore ogni sera una prima visione. Un’offerta quanto mai ricca che, in questo anno fiscale (luglio ’15-giugno ’16) comprende 70 titoli inediti, 1000 ore di prime visioni assolute, 550 stagioni di serie televisive e 6000 ore complessive di intrattenimento seriale.

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Tante novità e grandi ritorni per la nuova stagione targata Fox. A dicembre sono sbarcati in prima visione assoluta I Muppet, con le storie di Kermit la rana e Miss Piggy e American Horror Story Hotel con la partecipazione straordinaria di Lady Gaga. Sul fronte delle produzioni italiane sarà la volta della nuova stagione di Quattro Matrimoni in Italia e del debutto della nuova produzione originale di FoxLife, Chiara Maci #VitaDaFoodBlogger che vedrà protagonista la food blogger più famosa d’Italia. Nel 2016 tornerà invece lo chef Andrea Mainardi con il nuovo cooking game Tra due fuochi e la seconda stagione di Ci pensa Mainardi. A dicembre, Fox Sports non lascerà soli gli abbonati Sky proponendo grandi appuntamenti di calcio internazionale ma anche di basket con Eurolega e sport americani. In palinsesto anche una serie di documentari su grandi personaggi dello sport internazionale e a febbraio appuntamento con il SuperBowl. Nel 2016 sarà inoltre la volta dell’attesissimo ritorno di X-Files con gli agenti Mulder e Scully ancora interpretati da Gillian Anderson e David Duchovny e delle nuove stagioni di Le regole del delitto perfetto, Scandal e The Blacklist. Previste per la primavera The Catch, il nuovo capolavoro di Shonda Rhimes, Outcast, la prima produzione originale di Fox International Channels, firmata da Robert Kirkman, già creatore di The Walking Dead, sul mondo delle possessioni demoniache. E dal punto di vista commerciale? Punteremo sempre tanto sul lavoro di squadra che facciamo con Sky Media e sui progetti speciali che ad oggi contribuiscono per il 15% al fatturato del Gruppo. I progetti di brand integration si confermano ancora il fiore all’occhiello di Fox Italia con una crescita nel 2015 dell’8% contiamo di mantenere questo passo. E Nei prossimi quattro mesi contiamo di


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Un grande ritorno è quello de I Muppet, con il nuovo show in prima visione in onda su FOX

L’allenatore ed ex calciatore Paolo Di Canio negli studi di ‘House of football’ su Fox Sports

incrementare anche la quota di branded content, un’area di business che attualmente copre il 3% della raccolta ma che è destinato ad aumentare sensibilmente. L’engagement proveniente dai contenuti è infatti uno strumento molto potente e per questo rappresenta e rappresenterà sempre più una fetta rilevante del marketing del futuro

promessa ma anche soprattutto un valore condiviso con i telespettatori. Il brand Fox non aggiunge solo un impacchettamento al prodotto, ma esprime un valore economico. Per questo il nostro gruppo è riconosciuto per 3 cose: la capacità di consolidare nel tempo il valore patrimoniale del brand, saper accrescere il valore economico ed emozionale dei prodotti e riuscire meglio degli altri a legare media brand e consumer brand. Oggi è determinante la percezione dei clienti. Non conta cioè chi riesce a portare per primo sul mercato un’innovazione, bensì chi è percepito come tale, siamo quindi passati dal vantaggio del first mover a quello del first reminder. Nel campo delle serie tv, Fox è stato sia first mover che first reminder. Oggi la trappola del voler fare tutto per tutti su tutte le piattaforme si può tradurre in un annebbiamento del posizionamento di un brand o di un gruppo. Noi abbiamo invece una proposta di offerta da sempre molto coerente che è la nostra forza: i canali Fox rappresentano per i telespettatori la casa delle serie tv, le migliori, prima di tutti gli altri.

Quale il valore del brand per un’azienda come Fox International Channels Italy? I nostri tracking internazionali ci dicono chiaramente che Fox è il brand televisivo numero uno al mondo per awareness. In Italia, a dieci anni dal lancio possiamo dire di aver sviluppato una brand equity potente e distintiva che fa sì che Fox non sia solo il brand preferito dagli abbonati Sky ma venga anche percepito come la destinazione principale di serie tv in Italia. Per Fox il posizionamento rappresenta un valore industriale perché riflette un orientamento a lungo termine della nostra media company. Per noi il brand è etica: portare sempre le serie migliori in prima visione è una

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Il ‘talent’ giusto per ogni brand Una matrice multimediale come punto di partenza e l’identificazione del talent giusto per ogni progetto: questa la filosofia alla base di Level 33 nel creare operazioni di branded content capaci di sfruttare ogni touchpoint, non limitandosi alla dimensione televisiva per moltiplicarne le possibilità di veicolazione, promozione e fruizione da parte di un’audience più vasta

INTERVISTA a Umberto Chiaramonte, Founder Level 33. La comunicazione ha attraversato due distinte fasi: brand centric, quando era la marca a parlare e il consumatore non poteva che ascoltare; e consumer centric, dal momento in cui le persone hanno avuto a disposizione il modo per ‘rispondere’ interattivamente. Oggi si sente spesso parlare di comunicazione ‘content centric’: da specialisti dei contenuti di marca, che spiegazione o che interpretazione dareste di tale concetto? Il punto di partenza è sicuramente la frammentazione dei media avvenuta negli ultimi anni che ha messo in crisi il ‘brand centric’. Fino a 10 anni fa il brand era obbligato a parlare attraverso la pubblicità e bastavano pochi media per raggiungere quasi tutto il suo pubblico. Per questo le attività in cui il contenuto era centrale avvenivano in rarissime occasioni e soltanto per brand con prodotti destinati a target molto ampi. Oggi il web e la televisione satellitare e la Tv digitale terrestre permettono, invece, di porre il brand al centro e segmentare il target sul media (o i media) in grado di intercettare l’audience desiderata. Con costi accessibili a tutti i brand. Altra definizione mutuata dalla lingua inglese è ‘platform agnostic’: nell’era del 92

Umberto Chiaramonte, Founder Level 33

digital ubiquo, la piattaforma attraverso cui si veicola la comunicazione è diventata pressoché irrilevante. Cosa vuol dire per un progetto di branded content essere multipiattaforma? Quali sono o dovrebbero essere le sue specifiche caratteristiche? Rispondo ripartendo dalla frammentazione dei


level33

LEVEL 33 Via Andrea Appiani, 9 – 20121 Milano Tel. 02 89015519 idee@level33.Tv www.level33.Tv

media e dalla conseguente necessità di inviduare quello giusto (o quelli giusti). La distribuzione del branded content, in questo contesto, è cruciale. Infatti la Tv, il media più ambito, è ancora molto chiusa in se stessa. Sì, cerca di presidiare anche altre piattaforme, ma senza ripensare mai (o quasi mai) il contenuto. E anche gli autori televisivi rimangono ancorati a una creatività esclusivamente Tv centrica. Invece oggi è fondamentale pensare il branded content in modalità multipiattaforma, tenendo conto di modi e tempi di fruizione che sono assai diversi rispetto a quelli televisivi. Alzo il tiro: non solo il branded content deve essere disponibile e godibile anche al di fuori della Tv, ma deve anche essere promosso a 360 gradi. Quando i miei colleghi e io elaboriamo un concept di prodotto lo facciamo pensando da subito a una matrice che deve comprendere più media possibili tanto per la distribuzione quanto per la promozione. Per noi, infatti, il contenuto brandizzato va calato in quello che chiamiamo ‘multimedia format’, ossia un format che non si limita alla dimensione televisiva, ma moltiplica, appunto, le possibilità di veicolazione, fruizione e promozione. Il televisore in salotto, lo smartphone ovunque, i tablet e i pc, gli impianti digitali Out Of Home per strada, nei centri commerciali, negli aeroporti o nelle stazioni… Nell’evoluzione dello scenario video/televisivo digitale, come cambiano i pesi e i ruoli dei diversi schermi che circondano la nostra vita di consumatori? Con quali riflessi per il branded content? Viviamo in una dimensione multiscreen. Perfino in aereo, in treno, in metro e (a Londra, per

Board di direzione: Matteo Maffucci, Mario Maffucci, Massimo Donelli, Umberto Chiaramonte. Servizi offerti: Progetti di comunicazione basati su branded content e product placement. Anno di fondazione: 2012 Addetti: 15 Fatturato 2014: circa 2 milioni di euro

esempio) in taxi abbiamo sempre uno schermo davanti ai nostri occhi. In aggiunta, naturalmente, a quello dello smartphone e o del tablet. Ma i video ormai, grazie alla tecnologia digitale, si annidano ovunque. E ad erogarli sono non solo le piattaforme più diverse, ma anche i soggetti più diversi: siti web di magazine, quotidiani e radio; app; social media; per non parlare della figura del talent che ormai è diventato un influencer e un… media! È in questo contesto che deve pensare e agire chi crea il prodotto. Non deve solo scrivere lo storytelling giusto per il brand e che sia d’appeal per il pubblico. Deve – deve, assolutamente – pensarlo in funzione di più mezzi possibili. Una modalità del tutto nuova che gli autori televisivi o i creativi delle agenzie di pubblicità faticano a capire, metabolizzare e cavalcare. Chi per anni e anni si è mosso solo nel recinto della Tv o dell’adv rischia di finire in un angolo travolto dalla forza vincente del branded content. Che, con lo stesso costo, aggrega un’audience più vasta. La prassi consolidata vuole che la Tv sia misurata in termini di audience, mentre in 93


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Il talent multicanale ‘Alessandro Borghese Kitchen Sound’, trasmesso in Tv da SKY Uno ma andato ‘in onda’ anche sui siti Yahoo.it e RDS.it

ambito digital uno dei principali KPI o indicatori di performance è rappresentato dall’engagement: come si posiziona il branded content da questo punto di vista? Che cosa può fare sull’uno e sull’altro fronte? Torno sui creativi: per loro si fa sempre più dura. Non solo devono scrivere lo storytelling giusto per il brand, ma devono immaginarlo su più piattaforme possibili, pensarlo con una creatività che porti in dote una forza promozionale. E devono, infine, aggiungere anche una dinamica di engagement. Questa è la formula di un branded content di successo. Poi arriva la misurazione, anche perché chi paga, o direttamente o tramite il suo centro media, giustamente non può prescindere da una misurazione. E già con le varie piattaforme sorgono i problemi… La Tv ha l’Auditel che estrapola un dato di media (amr) e uno di contatti (reach). Sul web e sui social si parla di viewer (quelli che vedono il video per tot

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secondi) o di download, anche se non è detto che chi scarica il video poi se lo veda tutto. Due tipologie di dati poco comparabili. E poi arriva l’engagement, bellissimo indicatore di successo del tuo progetto. Non c’è nulla di meglio del rapporto diretto con il tuo pubblico: ci parli, lo conosci meglio, ne vedi le reazioni, ne tasti il gradimento. E io aggiungo anche la comunicazione, che diventa protagonista quando il brand entra nello storytelling ed è in grado di generare ancora altri numeri sul tuo progetto. Ma come misuriamo tutto questo? Già l’Auditel è oggetto di polemiche per la sua staticità, figuriamoci un progetto che vive su media diversi, naviga sui social, genera engagement ed ha un bagaglio di comunicazione che lo supporta. Spero arrivi la proposta giusta dalle società di ricerca in tempi brevi. A livello di produzione, quali sono le regole da non infrangere affinché un progetto di branded content abbia successo? Sintetizzo una formula: storytelling in linea con il marketing del brand + appeal entertainment + declinazione su più piattaforme + talent giusto coinvolto + engagement + comunicazione. Potete raccontarci attraverso qualche esempio concreto come Level 33 applica tutto ciò? Level 33 ha come mission proprio quella di amalgamare tutti questi elementi in un prodotto unico, fluido che sia allo stesso tempo d’appeal per consumatore, editore e brand e declinabile su più piattaforme. Credo che il nostro fiore all’occhiello in questo senso sia proprio il già citato Alessandro Borghese Kitchen Sound: un prodotto di cui sono orgoglioso proprio perché racchiude tutti gli elementi sia dal punto di vista dello storytelling sia da quello della multimedialità. Ma soprattutto perché è un progetto con un media in più rispetto a tutti gli altri: il talent giusto coinvolto,


level33

capace di creare engagement e chiudere quindi il cerchio di una audience importante e frammentata in linea con l’attuale scenario dei media di cui accennavo all’inizio. Ma sono anche altri i progetti di Level 33 che hanno abbracciato questa filosofia. Mi viene in mente ad esempio RDS Academy, il talent sul mondo della radio arrivato ormai alla sua terza edizione. Un talent pioniere di quella multimedialità ormai indispensabile per qualunque format, un progetto nel quale la radio (RDS) si fonde con la Tv (SKY) e con l’editoria (Vanity Fair). Per la prima volta quindi i 3 media papà di tutti gli altri oggi esistenti, si uniscono per dar vita ad un progetto multimediale in tutto il suo percorso: dalla genesi fino alla sua diffusione. Ma non sono solo questi due gli unici esempi di case history multipiattaforma della società. Tutti i nostri progetti partono proprio da questa esigenza: arrivare ad un pubblico più ampio possibile andando a ricercare utenti dai diversi media. Basti pensare infatti a Muro, gli 8 documentari appena andati in onda su SKY Arte prodotti in collaborazione con Il Fatto

Il Trio Medusa (nella foto di Ivan Pasqualea–Agenzia Olycom) al Festival di Giffoni, dove è stato protagonista dell’omonimo ‘Late Show’, parte delle molteplici attività ideate e coordinate da Level 33 secondo una formula ormai collaudata dai molti ingredienti: storytelling, appeal entertainment, multimedia format, il talent come media, attività di second screen sui social dei partner coinvolti, engagement e comunicazione.

Quotidiano o a Che Trucco!, il tutorial sul mondo del makeup che prevedeva in chiusura l’intervento di una nota fashion blogger. Un esempio a parte, ma secondo me degno di nota, è l’esperimento fatto quest’anno di portare in Tv il Festival di Giffoni. Una rassegna canora, a latere della più nota manifestazione cinematografica, sbarcata quest’anno su Italia1 con puntate dal taglio di 50 minuti ma con tutti gli ingredienti di Level 33. Dallo storytelling – un programma dove si mescolano cinema e musica –, all’appeal entertainment – un late show condotto dal Trio Medusa su Italia1 –, al multimedia format – in onda su Italia1, in collaborazione con il Festival di Giffoni e RDS e con second screen sui social dei partner coinvolti –, al talent come media con il Trio Medusa, fino all’engagement grazie alle leve del Festival di Giffoni con il suo pubblico giovane e alla comunicazione sfruttando la grande scia del Festival.

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Innovazione e qualità Rai Pubblicità non si è fatta cogliere di sorpresa dal progressivo spostamento di parte del pubblico verso i nuovi mezzi: non solo dispone di diverse piattaforme di fruizione dei contenuti, ma la sua intera offerta si poggia proprio sul concetto di integrazione dei mezzi – nuovi e tradizionali – per una maggiore efficacia delle pianificazioni multicanale dei clienti

INTERVISTA a Fabrizio Piscopo, Amministratore Delegato RaiPubblicità. Si chiude un anno di grande fermento per il panorama televisivo: quali sono stati i principali ‘fatti’ che hanno caratterizzato la vostra presenza sul mercato nel corso del 2015? E come si tradurranno a fine anno in termini di risultato operativo? Il 2015 Rai si è caratterizzato per qualità dei contenuti e ancora una volta alta fidelizzazione del pubblico, elementi che ci hanno permesso di essere riconfermati anche quest’anno come leader di ascolti, dalla fiction all’intrattenimento passando per la cultura e lo sport. Per quanto riguarda Rai1 uno dei principali ‘fatti’ che ha caratterizzato la nostra presenza sul mercato è stata l’introduzione del concetto di serializzazione degli eventi, vale a dire l’introduzione nel palinsesto di canale di almeno due eventi mensili di grande richiamo come per esempio i concerti de Il Volo, i Capitani Coraggiosi e la serata Bocelli. E aproposito di grandi eventi, non possiamo non citare il ‘fenomeno Conti’ che ha portato a casa un Sanremo da record – gli ascolti più alti degli ultimi dieci anni con un primato importante, la leadership sui target più giovani – e ha riconfermato il successo ormai seriale di Tale e quale show. 96

Fabrizio Piscopo, Amministratore Delegato Rai Pubblicità

Le fiction Rai non temono rivali: fra i tanti successi citiamo Braccialetti rossi, con numeri assoluti uniti a target e profilazione di eccellenza, Un passo dal cielo e la new entry Il Paradiso delle signore.


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RAI PUBBLICITÀ

Per quanto concerne Rai2 c’è certamente da segnalare il raggiungimento di un obiettivo cui puntavamo da tempo, cioè l’abbassamento dell’età media degli spettatori che sono passati da una media di 51 anni nel 2011 a una di 45 anni nel 2015. La rete è inoltre riuscita a imporre diversi titoli di successo, dei veri e propri marchi di fabbrica amatissimi dal pubblico (per citarne alcuni: The Voice, Pechino Express, Made in Sud, Quelli che il calcio, Il più Grande P asticcere). L’abbassamento dell’età media riguarda anche il pubblico di Rai3, che ha riconfermato il proprio solido palinsesto sempre teso verso l’attualità e la cultura con diversi titoli di richiamo nelle prime serate (per citarne alcuni: Report, Che tempo che fa, Ballarò, Chi l’ha visto). Last but not least, gli altri canali dell’universo Rai (Rainews, Rai 4, Rai 5, Rai Storia, Rai Gulp, Rai YoYo, Rai Premium, Rai Scuola, Rai Movie,…) hanno registrato a partire da novembre ascolti in crescita intorno al +3% e +4 %, e Rai 4, sempre negli ultimi mesi dell’anno, ha fatto un salto iperluce con una crescita a due cifre intorno al +20%, grazie al ‘booster’ dato dalla nuova linea editoriale e anche grazie alla nuova posizione sul canale 104 del bouquet Sky. L’andamento complessivo del mezzo è apparentemente contraddittorio: calano le audience ‘tradizionali’ ma aumenta il tempo medio speso complessivamente grazie agli ascolti sulle nuove piattaforme.

Via Giovanni Carlo Cavalli 6, Torino Tel. 011 7441111 Fax 011 7441200 Ufficio.StampaRaiPubblicita@raipubblicita.it www.raipubblicita.it

Board di direzione: Giuseppe Pasciucco, Presidente; Fabrizio Piscopo, Amministratore Delegato; Luciano Flussi, Direttore Generale Servizi offerti/mezzi gestiti: Televisione, Radio, Cinema, Digitale, OOH (per Expo 2015) Anno di Fondazione: 1926 (ex Sipra) In questo quadro gli investimenti pubblicitari hanno sostanzialmente ‘tenuto’: come leggete e interpretate questi fenomeni? Come e quanto si riflettono sul vostro personale andamento? Nonostante il calo fisiologico delle audience ‘tradizionali’, registriamo una forte tenuta degli ascolti sui canali di fruizione generalista, tanto da riconfermarci anche quest’anno leader anche grazie alle performance generaliste. Siamo poi ben contenti dei recenti trend delle televisioni specializzate made in Rai e delle performance dei nostri mezzi IP (web, mobile e smart tv), che compensano naturalmente la dieta mediatica di chi non ha l’abitudine alla fruizione dei mezzi tradizionali. Lo spostamento di parte del pubblico sui nuovi mezzi certamente non ci coglie di sorpresa; si tratta di un trend chiaro che abbiamo saputo leggere e interpretare da tempo. Non solo Rai dispone di diverse piattaforme di fruizione dei contenuti, ma l’intera nostra offerta si struttura sul concetto di integrazione dei mezzi. Vogliamo che i nostri spettatori possano fruire dei nostri contenuti nei modi e nei 97


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tempi che gli sono più congeniali, in questa direzione va ad esempio il servizio di catch up tv che rappresenta uno dei servizi più graditi e utilizzati dal nostro pubblico digital. Importantissima anche la crescita della fruizione dei nostri contenuti in mobilità grazie alla app Rai.tv che ha ormai raggiunto e superato gli 8 milioni di download. I contenuti Rai sono disponibili in modalità streaming, live, on demand, replay, podcast, e arricchiti dai servizi informativi push di Rai News 24. Il sito (e l’app) Rai.it rappresentano la porta d’ingresso principale al mondo Rai sul web e raccolgono, sotto un’unica barra di navigazione, un network di oltre 300 siti che consentono di accedere velocemente all’ampia offerta editoriale presente sul web. Ogni programma televisivo trova qui una declinazione web con schede di programma, schede presentatori, attori, riassunto delle puntate, fotogallery, ecc. Il sito (e l’app) Rainews.it offrono un quadro completo dell’informazione insieme ai siti dei TG. Inoltre con un’offerta complessiva di oltre 26 app firmate Rai – che fino a ottobre 2015 hanno totalizzato oltre 12,5 milioni di download – siamo in grado di seguire gli spettatori anche in mobilità, stimolandone l’engagement. Infine, da non dimenticare la fruizione digitale in streaming dei nostri canali radio, facilitata dalla gettonatissima app di Radio Rai e la leadership assoluta per i contenuti podcast. In termini di revenue, quale percentuale deriva oggi per voi dai canali broadcast e lineari e quale dai ‘nuovi’ touchpoint digitali? Come e quanto pensate cambierà tale proporzione nel futuro prossimo?

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In termini di revenue i canali televisivi coprono ancora una fetta importante delle nostre entrate, naturale conseguenza del successo che questi media ancora riscuotono; tuttavia è già da qualche anno che anche gli altri touchpoint digitali pesano in modo gradualmente sempre più significativo, anche in conseguenza della nostra azione proattiva di integrazione e lancio di questi nuovi canali: crediamo fortemente infatti nel valore e nell’efficacia della pianificazione multicanale e i riscontri positivi da parte dei clienti ci confermano che procediamo nella giusta direzione. Quali sono state le tipologie di aziende e i settori merceologici che quest’anno hanno investito più della media sui vostri canali? Su quali formati hanno puntato prevalentemente? La platea dei nostri investitori si è sempre caratterizzata per un’ampia varietà di settori merceologici. Nel corso del 2015 abbiamo rilevato una particolare presenza dei settori Finance, Automotive, e Alimentare. Il numero dei nostri investitori è tuttavia cresciuto nel corso dell’ultimo anno anche in funzione delle ottime performance della nostra rete vendita, che ha saputo sfruttare al meglio la leadership dei prodotti made in Rai. Inoltre grazie all’introduzione in palinsesto di grandi eventi di richiamo, le occasioni di visibilità per gli investitori si sono moltiplicate grazie alla possibilità di sfruttare pubblicità tabellare e iniziative speciali come channel box, advideo, inspot, inviti all’ascolto e billboard. Un’offerta che è possibile estendere e declinare anche sui canali digitali che seguono l’evento attraverso l’acquisto di formati banner/video su siti e app. Interessante anche la politica


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del marketing Radio di Rai Pubblicità, che ha saputo valorizzare i grandi eventi sul territorio, come il Caterraduno e il Lucca Summer Festival, investendo anche su formule innovative come il product placement radiofonico. Inoltre abbiamo ‘portato a bordo’ diversi nuovi clienti, che normalmente non avevano i mezzi e le energie per pensare a una pianificazione radio-televisiva, grazie ai pacchetti creatività + piano media offerti da Air (Advertising in Rai), la nostra agenzia creativa interna a Rai Pubblicità. Come e quanto la vostra offerta è oggi declinata e integrata sulle diverse piattaforme? All’interno della nostra offerta rientrano diversi canali – televisione, radio, digital e cinema – che, come già detto sopra, cerchiamo di integrare all’interno dei piani di comunicazione che proponiamo ai nostri clienti. Offriamo ai nostri investitori la possibilità di poter declinare coerentemente lo stesso messaggio su più circuiti integrati di comunicazione che si rivolgono a audience ampie e pregiate. E dobbiamo sottolineare che per ciascuno dei nostri mezzi le offerte sono sempre molto varie, iniziative speciali per ogni esigenza di comunicazione e ogni target, dal placement radio-televisivo alle iniziative d’atrio per le nostre sale cinema, siamo sempre pronti a offrire un abito tailor made di alta sartoria a tutti i nostri clienti. Proiettandoci al 2016, come vi state preparando ad affrontare la prossima stagione? Quali ‘carte’ avete intenzione di giocare da un punto di vista editoriale per poter continuare a mietere successi? Anno pari: Europei di Calcio ed Olimpiadi, alle porte, si aggiungono alla fitta rete di

appuntamenti fissi e distintivi dell’offerta Rai; ma alla tradizione nel 2016 si aggiungerà un forte sforzo di innovazione e dinamismo, intento programmatico dei nuovi vertici Rai. E quindi, ci aspettiamo, senza nulla togliere alla tradizionale qualità Rai, una ventata di nuovi prodotti tutti con una declinazione digital native pronta a competere sul mercato con sfidanti vecchi e nuovi. L’editore ha puntato su una strategia che è capace di combinare prodotti riconoscibili e innovazione e linee di prodotto interamente e radicalmente nuove. Per tutte le reti si confermano titoli di punta che ben si adattano alla brand identity di canale e, al loro fianco, si introdurranno importanti novità sia di prodotto che di modalità di fruizione. E dal punto di vista commerciale? Quali novità pensate di introdurre sul piano della vostra offerta nel corso dei prossimi mesi? Abbiamo intenzione di proseguire la strada già iniziata nel corso del 2015 di favorire l’adozione del formato 15” per ottimizzare il poco spazio a disposizione dati i limiti di affollamento altrimenti non troverebbero posto. La ripresa del mercato pubblicitario ci sta portando sempre di più a cercare un giusto equilibrio fra pricing ed effettive disponibilità di spazi. Proprio per ottimizzare il bacino, la rete vendita sarà particolarmente focalizzata sugli spazi tabellari pregiati con un particolare focus sulle nostre iniziative speciali. Continueremo a spingere su alcuni formati molto apprezzati che si basano su ricerche di mercato avanzate, tematizzazioni e grafiche riconoscibili, come il value planinng, il no waste, e il tecno.

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Una media company a 360 gradi Il cambio di nome della società, che ha perso la storica definizione di Broadcasting System rimanendo semplicemente Turner, è la chiave per comprenderne l’evoluzione: una media company i cui prodotti e programmi sono veicolati da qualsiasi piattaforma permetta a bambini e ragazzi, suo target di elezione, di fruirne. Un approccio premiato dalla leadership degli ascolti.

INTERVISTA a Marco Rosi, Head of Channels Turner e Boing. Quali sono i ‘fatti’ principali che hanno caratterizzato il 2015 per la vostra società? Il primo è sicuramente il cambio di denominazione da ‘Turner Broadcasting System’ a semplicemente ‘Turner’, una svolta a livello mondiale, a metà fra approccio filosofico e obiettivo strategico, per ufficializzare ciò che in realtà siamo da tempo: non più un broadcaster ma una media e content company a tutto tondo, perché la tv non è più l’unica destinataria dei contenuti che produciamo. Altro ‘fatto’ fondamentale è che con i nostri quattro canali siamo stati l’editore ‘kids’ numero uno in Italia. Partiamo da Boing JV che con i suoi due canali Boing e Cartoonito (sul Digitale Terrestre free), nel mese di ottobre ha riconquistato la leadership fra gli editori kids con il 13,3% di share sul target bambini (+11% rispetto al 2014), un 2% di share sul totale individui nella fascia 07.00-22.00 per una reach complessiva mensile che supera i 19 milioni di italiani con almeno 4 anni. Cartoonito in particolare – primo canale sul target 4-7 anni e leader per minuti di visione media (53) – si è posizionato al secondo posto nel ranking dei canali kids, sia sul target bambini che sul target individui. Venendo al lato pay (sia su piattaforma satellitare che DTT), Cartoon Network si è confermato al secondo posto fra i canali a target kids e al primo su quello Boys 4-14 anni, con una crescita anno su anno del +45%. 100

Marco Rosi, Head of Channels Turner e Boing SpA

Sempre parlando di pay-tv, il 2015 è stato caratterizzato dal poderoso rebranding di Boomerang fin dallo scorso gennaio, con una fortissima iniezione di nuovi contenuti Warner nella seconda metà dell’anno. Contenuti di animazione sui quali abbiamo investito moltissimo e che oggi sono prodotti ad hoc da Warner per l’audience profilata del nostro canale. A fine anno, come si tradurrano questi dati in termini di risultato pubblicitario? In linea con le aspettative, la raccolta pubblicitaria si


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chiuderà più che positivamente tanto per i canali free che per quelli pay. Sul primo fronte lavoriamo con la concessionaria (Digitalia 08: ndr) per capitalizzare al meglio le audience sviluppate grazie all’ascolto condiviso e offrire moduli interessanti per i clienti che si rivolgono al target famiglia. Abbiamo previsto la realizzazione di format specifici per l’extrasettore, per esempio automotive, abbigliamento o alimentare, e siamo in grado di realizzare progetti ‘tailor made’ creando attività sinergiche su Tv e Web che permettono di sfruttare al meglio le specificità di ciascun media. Lato pay, per rispondere alle esigenze del nostro giovane pubblico e dei clienti, Cartoon Network e Boomerang hanno sviluppato nuove proposte commerciali nella direzione digital e multipiattaforma: abbiamo lanciato siti internet ottimizzati per la fruizione mobile e App gratuite in cui è possibile ospitare pubblicità con formati innovativi e altamente performanti, con un CTR di circa il 40%. Tutto questo consente di offrire ai clienti pianificazioni impattanti, coinvolgenti e su tutti i mezzi usati dal nostro target. Inoltre, continuiamo a sviluppare proposte commerciali che si integrano con il palinsesto editoriale e fanno della frequenza e dell’engagement il loro punto di forza. L’andamento complessivo del mezzo Tv è apparentemente contraddittorio: calano le audience ‘tradizionali’ ma aumenta il tempo medio speso complessivamente grazie agli ascolti sulle nuove piattaforme. Come leggete e interpretate tali fenomeni? La frammentazione degli ascolti che caratterizza l’attuale mercato televisivo è una realtà, ma nel caso del target kids e bambini è un fenomeno ancora modesto, che quanto meno non inficia i nostri risultati… Non per niente, come ho detto, il 2015 si chiuderà in crescita grazie a un pubblico che continua a seguirci sempre più numeroso.

Via dei Magazzini Generali, 20 - 00154 Roma Tel. 06 696651 – Fax 06 6966528 www.cartoonnetwork.it www.boomerangtv.it www.boingtv.it www.cartoonito.it

La disponibilità di piattaforme diverse per la fruizione dei contenuti, oltre a quella televisiva, è semplicemente un grande vantaggio, perché di fatto gli ascolti si cumulano possiamo parlare di Total Consumption: nel mese di ottobre, per esempio, i brand Turner hanno raggiunto 4.582 milioni di bambini italiani e 20.958 milioni di individui; le pagine viste sui nostri siti sono state 5,6 milioni; i video visti sul canale YouTube di Cartoon Network nel periodo gennaio-settembre 2015 sono stati 1.283 milioni… Come e quanto la vostra offerta è oggi declinata sulle diverse piattaforme? Cartoon Network e Boomerang sono su Sky in modalità lineare e non lineare; Cartoon Network è anche su Mediaset Premium; siamo parte dell’offerta OTT di TIM Vision e abbiamo una piccola presenza anche su H3G. Potendo controllare la catena di valore dei contenuti, Turner è stato uno dei precursori nel realizzare partnership affidabili che hanno arricchito le esperienze di visione non lineare. Detto che Cartoonito è approdato quest’anno anche sulla piattaforma Tv Sat, sul lato free le strategie sono ovviamente diverse: il primo obiettivo è essere totalmente accessibili gratuitamente per raggiungere la massima copertura possibile, quindi la Tv resta la prima e principale piattaforma. Oltre la Tv? Come si sviluppa la vostra presenza online? Abbiamo raccolto da tempo la sfida del digitale a 360 gradi offrendo anche sul web spazi di intrattenimento, approfondimento e coinvolgimento. Il presupposto, infatti, è che l’estensione dei nostri brand sul digitale non 101


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La serie Kate & Mim-Mim è in onda su Cartoonito, primo canale italiano sul target pre-scolare

può passare solo e neppure primariamente dai contenuti televisivi ma deve trovare nuove strade e garantire al pubblico nuove esperienze con contenuti extra. Un primo livello di engagement è assicurato dal branded online gaming (Ben 10, Adventure Time e molti altri): in un anno, sul sito di Cartoon Network, si registrano più di 4 milioni di ‘giocate’ online. A questo si aggiungono i ‘blog show’ (Flor, Chica Vampiro) legati a un target più femminile. Abbiamo anche sperimentato gli user generated content, grazie alla confidenza dei bambini – non a caso qualcuno li definisce la Generation C, come ‘Creatori’ –, che abbiamo intercettato con due diverse esperienze di grande successo: il Selfie Show di Boing, che partito dal web si è trasformato in un vero e proprio programma Tv; e il concorso dei Paw Patrol su Cartoonito, per il quale la reazione dei bambini cui abbiamo chiesto di cantare la sigla del loro cartone preferito è andata oltre ogni aspettativa. Venendo ai social, devo precisare che in linea con la policy Turner e con la regolamentazione attuale (non è consentito iscriversi a Facebook sotto i 13 anni), siamo presenti e offriamo intrattenimento con contenuti sicuri – attualmente gestiamo 14 fra pagine-canale e 102

Nuovissima serie per i Looney Tunes su Boomerang: dopo un’anteprima natalizia, da gennaio parte Bugs! A Looney Tunes Production (versione italiana di Wabbit)

pagine-shows/stunt –: ma non facciamo nulla per ‘promuoverli’ attivamente sui bambini. È comunque uno strumento importante per contattare i genitori del nostro target diretto e per incrementare la brand reputation. Infine, non va dimenticato che i bambini sono grandi utenti di smartphone e soprattutto tablet, perciò abbiamo lavorato moltissimo per rendere i nostri siti web responsive e fruibili da mobile oltre ad aver sviluppato più di 60 App che a fine settembre risultavano scaricate in Italia più di 500 mila volte… Anche in questo ambito posso fornire qualche dato di Total Consumption ‘digitale’: le visite ai siti dei canali free sono in media 260 mila al mese, e quelle alle pagine Facebook più di 480 milla, pagine che peraltro hanno


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Selfie Show, partito dal web, si è trasformato in un vero e proprio programma Tv in onda su Boing

Fra le novità in arrivo su Cartoon Network, la nuova serie in prima Tv assoluta We Bare Bears (Siamo Solo Orsi),

già ricevuto più di 650 mila ‘like’; relativamente ai canali pay le visite medie mensili superano le 150 mila e quelle alle pagine Faceboook oltre 180 mila.

Sono Franky. Cartoonito continuerà a perseguire il suo obiettivo di essere la prima destinazione per il pubblico pre-scolare e i suoi genitori, applicando ancora più sistematicamente la strategia adottata negli ultimi di mesi di portare in Italia prime visioni – free e assolute – come Hey Duggee o le nuove serie di My Little Pony e del Tom & Jerry Show. A queste si affiancano produzioni come Canzoonito – il karaoke di Cartoonito, che usando la musica ci ha permesso di migliorare l’engagenment dei bambini. Nel 2016 continueremo poi a essere presenti con iniziative sul territorio, raggiungendo il pubblico per fargli incontare i nostri character principali. Moltissime le novità di contenuto anche per i canali pay, come il ritorno su Cartoon Network di personaggi amatissimi come Ben 10 o The Powerpuff Girls che sono però stati completamente ridisegnati per integrarsi al meglio con il mood del canale – azione, avventura e risate – attraverso uno stile e un linguaggio più ‘comedy’. Fra le novità in arrivo le nuove serie in prima Tv assoluta We Bare Bears (Siamo Solo Orsi), Dragons: Race to the Edge, e nuovi episodi in prima assoluta di Lo Straordinario Mondo di Gumball. Il restyling avviato su Boomerang proseguirà, e segnalo solo la programmazione speciale dei Looney Tunes durante la settimana di Natale con l’anteprima della serie Wabbit (in lancio a gennaio) che nella versione italiana si chiamerà Bugs! A Looney Tunes Production.

Proiettandoci al 2016, come vi state preparando ad affrontare la prossima stagione? In linea con la strategia di cui parlavo in precedenza, l’obiettivo generale è proseguire nel nostro shift da broadcaster a media & content company. Nello specifico, per Boing il 2016 sarà un anno di cambiamenti importanti, sia dal punto di vista della brand identity che dei contenuti, perché dopo 11-12 anni di vita il suo target è ormai formato da una generazione completamente nuova. Sono già state avviate negli ultimi mesi alcune produzioni originali, e dopo l’esperimento con gli UGC di Selfie Show è appena partita la nostra prima sit-com, I Capatosta, un prodotto davvero molto originale: in onda dal 15 dicembre ogni martedì alle 19.30, è la storia di una famiglia in cui il padre di famiglia Leo perde il lavoro e decide di trasformarsi in uno YouTuber, realizzando candid camera casalinghe con la complicità dei suoi tre figli, Rocco di 6 anni, Nic di 10 ed Emma di 14. Sempre su Boing sono inoltre in arrivo novità importanti: a dicembre partono la stagione 2 di Teen Titans Go! e quella del cartoon di Mr.Bean, entrambe in prima tv sui canali free; nel 2016 sarà la volta di prime Tv assolute come la terza stagione di New Doraemon, Supernoobs e la nuova serie live action Io

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