Esperienza Italia

Page 1

150 milleottocentosessantunoduemilaundici

EsperienzaItalia TORINO E IL PIEMONTE



milleottocentosessantunoduemilaundici

150



Il Cinquantenario e il Centenario dell’Unità d’Italia furono celebrati a Torino e in Piemonte con due grandi manifestazioni, che portarono in città milioni di visitatori. Forti di quelle esperienze e dei più recenti successi nell’organizzazione di eventi di portata mondiale, la regione e il suo capoluogo intendono organizzare anche per la ricorrenza del 2011 un evento di risonanza nazionale e internazionale e replicare il successo ottenuto nel 1911 e nel 1961. A questo scopo gli enti locali, insieme ai principali soggetti culturali ed economici della regione, hanno deciso di riunirsi in un apposito Comitato Promotore, denominato “Italia 150”. A partire da ottobre 2006 i Membri del Comitato - Città di Torino, Provincia di Torino, Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Torino, Unioncamere Piemonte e i quattro atenei del Sistema Universitario Piemontese – hanno già impegnato risorse economiche ed intellettuali per dare vita ad alcune linee di lavoro condivise dalla comunità regionale, con l’intento di contribuire al progetto nazionale e con la completa disponibilità a uniformarsi alle direttive che il Governo dovrà definire per la realizzazione dell’evento. Alla luce dei più noti casi di successi internazionali nel marketing del territorio (Barcellona, Bilbao, Glasgow, Nagoya, Sidney) e dell’organizzazione dei XX Giochi Olimpici Invernali e delle candidature vincenti a World Design Capital e sede del Congresso Mondiale degli Architetti nel 2008 e a sede dello European Science Open Forum nel 2010, si propone infatti che Italia 150 si identifichi come un “Grande Evento” di portata internazionale. Come è accaduto a Torino con le Olimpiadi, è ormai chiaro il duplice ruolo di eventi di questo livello: da un lato attivano la partecipazione e determinano una duratura soddisfazione degli abitanti, dall’altro catturano l’attenzione e plasmano la percezione di soggetti esterni pubblici e privati, invogliandoli a visitare e ad investire nei territori che li ospitano. Lo status di Grande Evento consentirà al Centocinquantenario di innescare meccanismi di promozione dell’immagine delle singole comunità organizzatrici, a partire proprio da Torino, ma soprattutto – data la natura dell’occasione – di attivare in più sedi sia la discussione interna sul concetto di identità e cittadinanza italiana, sia il rafforzamento internazionale del “brand Italia”. Per Torino e il Piemonte Italia 150 si porrà come punto di arrivo del grande processo di trasformazione indicato dal Primo Piano Strategico di Torino e area metropolitana e dalla programmazione strategica regionale. Come accade per tutti i grandi eventi e come già è accaduto a Torino e in Piemonte – mediante la riqualificazione pre-olimpica divenuta un caso di studio internazionale – Italia 150 potrà fungere da catalizzatore di un gran numero di progetti già in atto, accelerandone la realizzazione. Per l’occasione sono già stati individuati nello straordinario patrimonio di beni paesaggistici e culturali del Piemonte 40 siti da realizzare o da ristrutturare. Essi costituiranno le sedi in cui i visitatori di Italia 150 potranno fare esperienza del passato, del presente e del futuro dell’Italia. Torino e il Piemonte prevedono un ruolo di rilievo per gli italiani che vivono all’estero, gli immigrati e gli appassionati del nostro paese di tutto il mondo. In un’epoca in cui la società massificata e globalizzata tende a privare i singoli dell’esperienza – intesa non come bagaglio riferito al passato ma come vissuto rivolto al futuro – restituire agli italiani e agli appassionati dell’Italia l’occasione di sperimentare può contribuire al processo di costituzione di una nuova identità italiana. Un’identità sul cui senso è necessario interrogarsi, vista la stratificazione che questo concetto tende sempre più ad assumere ora che, oltre ad essere cittadini di città, regioni e nazioni siamo innanzitutto cittadini d’Europa e del mondo. Consapevoli che questa complessa operazione di nuova cittadinanza e di integrazione ci impegnerà per i prossimi 50 anni, Torino e il Piemonte sono pronti per essere la sede di avvio di tale processo.

Mercedes Bresso Presidente Regione Piemonte

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 0 3

P R E S E N TA Z IO N E

Antonio Saitta Presidente Provincia di Torino

Sergio Chiamparino Sindaco Città di Torino

150



EsperienzaItalia TORINO E IL PIEMONTE


PERCHÉ ESPERIENZA ITALIA Esperienza Italia è il titolo del grande evento che si svolgerà a Torino e in Piemonte dal marzo al dicembre del 2011 per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Esperienza di paesaggi, di persone e di progetti. Esperienza di passato, di presente e di futuro. Esperienza di democrazia e di cultura. Esperienza di scienza e di ricerca. Esperienza di storia e di memoria. Esperienza di città, di regione, di nazione, di globalizzazione. Esperienza di vita quotidiana, di made in Italy e di Italian Style. Esperienza di conoscenza e di coscienza. Esperienza di alterità e di identità. Esperienza di passione e di innovazione. Esperienza di Italia.

PERCHÉ A TORINO E IN PIEMONTE Perché a Torino è nata l’Unità d’Italia: Torino l’ha cercata, voluta, devoluta. Perché Torino e il Piemonte hanno generato istituzioni e imprese: da cuore delle istituzioni a cuore dell’industria, dall’Ottocento positivista al Novecento fordista. Perché Torino ha ospitato le celebrazioni del Cinquantenario e del Centenario e ha costruito esposizioni per proporre un futuro quasi sempre disatteso ma certamente sempre “reale”. Perché Torino e il Piemonte vogliono continuare a essere al servizio dell’Italia, ma in un’ottica più europea e mondiale. Perché vogliono discutere di come questo possa accadere, offrendo come esempio la straordinaria rivoluzione fisica e immateriale che hanno avviato nei primi anni Novanta e che ora è giunta a conclusione. Perché la strategia degli eventi, che ha consentito a Torino di ospitare “le migliori Olimpiadi invernali di sempre” come ha affermato il presidente del CIO, Jacques Rogge -, ha avuto immediato seguito con Torino Capitale Mondiale del LIbro e le Universiadi Invernali e continuerà con il Congresso Mondiale degli Architetti del 2008, con la prima assoluta di Torino World Design Capital e con lo European Science Open Forum, che Torino ospiterà del 2010. Un’offerta internazionale completata dal biennale Salone del Gusto e da decine di eventi culturali che hanno fatto di Torino e del Piemonte uno dei luoghi più giovani e innovativi del sud Europa.

PERCHÉ 150 PAESAGGI Perché il paesaggio è il luogo di incontro tra la natura e l’uomo. Paesaggi del passato: luoghi dove la storia ha lasciato una traccia duratura, capace di raccontare le volontà e i desideri dei nostri antenati e di trattenere le tracce delle loro passioni e delle loro azioni. Paesaggi del presente: luoghi dove chi vive la contemporaneità può ridiscuterne le basi e le prospettive, senza timore di non essere accettato. Paesaggi del futuro: luoghi di prova, di sperimentazione, luoghi dove nasce una nuova industrializzazione, dove la vecchia manifattura fa spazio al verde e alle nuove tecnologie. Paesaggi locali uguali a quelli globali, per questo più vicini tra loro. Paesaggi esemplari a disposizione di tutti.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 0 6

PRE S E NTA Z IONE

150


PERCHÉ150 MILIONI DI ITALIANI Perché c’è un’altra Italia fuori dai confini nazionali. L’Italia degli emigrati, dei talenti perduti e ritrovati. L’Italia degli appassionati di arte, musica e sport, degli amanti della nostra cucina e del nostro mare. L’Italia dei ricercatori e l’Italia dei nuovi imprenditori. Perché c’è un’altra Italia in Italia: uno su dieci è uno nuovo italiano, che ha sognato di arrivare in una terra dove il paesaggio è splendido, dove crescere i propri figli e dove portare gli amici a vedere cosa si è costruito e cosa si sta costruendo. Perché c’è un’Italia fatta di artisti e di investitori, un’Italia fatta di persone in carne e ossa, che vogliono ragionare sull’Italia e sul suo futuro e tornare a raccontare il proprio punto di vista, la propria storia personale, la propria famiglia, il valore di essere italiani e di essere vicini anche quando si è lontani.

PERCHÉ 15 PROGETTI DA REALIZZARE Perché servono luoghi nuovi dove far vedere davvero il futuro, serve realizzarli in tempo, farli condividere da un rete allargata di persone, farli costruire non solo con i mattoni ma anche con i neuroni. Perché servono luoghi dove nasce l’esperienza, dove si viene forgiati. Progetti per tenere insieme scienze umane e scienze della natura e smentire l’apparente idiosincrasia degli italiani per tutto ciò che è scientifico. Perché serve un nuovo umanesimo fatto di democrazia e tecnologia, spazi dove l’uomo è al centro ma non lo si vede, momenti in cui si è sicuri senza percepire il controllo e spazi dove si testa la propria salute senza aver paura di ammalarsi. Perché il futuro è fatto di progetti, anche mancati, di strade tentate senza via d’uscita, ma che connettono idee nuove, che generano altre idee ancora più nuove. Spazi per temerari senza paura di fallire e capaci di farsi capire dalla gente comune.

PERCHÉ FINANZIARLI Perché Esperienza Italia non è un progetto locale, né solo italiano. Cercherà di coinvolgere pubblico e privato, piccole imprese e multinazionali, stato e regioni d’Italia, Europa e regioni del resto del mondo. Finanziarlo significa mettere a frutto una politica decennale e non farla utilizzare solo dagli abitanti della regione ma farla diventare esemplare, farne un caso nazionale che consenta, con un investimento di 620 milioni, di fare da volano a una operazione che vale più di due miliardi di euro. Finanziarlo significa coinvolgere il resto d’Italia in uno spirito di emulazione e di cooperazione, significa condividerne gli obiettivi e le scelte, usare la cultura come momento centrale dello sviluppo economico e partire da un modello economico forte per ridare fiato a un progetto culturale nazionale.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 0 7

P R E S E N TA Z IO N E

150


[ perchè ]


02. ESPERIENZA ITALIA INTRODUZIONE ALLA LETTURA DEL PROGETTO Piero Amerio

Si è scelto di utilizzare il concetto di esperienza per identificare Italia 150, il progetto che Torino e il Piemonte vogliono realizzare per le celebrazioni del Centocinquantenario dell’unità nazionale perché permette di sintetizzare in un quadro unitario la prospettiva pluralistica in cui il progetto sarà realizzato. Esperienza come legame attivo tra passato, presente e futuro. Esperienza come vissuto diretto personale. Esperienza come conoscenza. Esperienza di luoghi, di cose, di progetti, di persone. Una cornice d’insieme ed un punto di focalizzazione in cui si collocano le tre categorie paesaggi/persone/progetti, che verranno utilizzate in questo documento. Un progetto per presentare, per far conoscere e riflettere, condividere, dialogare, discutere. Tre motivi per la scelta del concetto di esperienza 1. Utilizzare il passato per il futuro. Fare esperienza è il fondamentale modo umano di essere dentro al mondo dato agli individui della nostra specie. Individui cioè che hanno fondato la loro sopravvivenza ed il loro sviluppo sulla prerogativa di base che li rende capaci di far tesoro della ripetibilità delle situazioni in cui sono coinvolti per mettere a frutto nel presente quanto hanno vissuto nel passato, e per utilizzare l’esperienza presente per prevedere e progettare il futuro. Una capacità che vale non solo per l’individuo nella sua storia personale, ma che funziona anche attraverso le generazioni. L’essere umano impara anche dall’esperienza compiuta da coloro che l’hanno preceduto. Ed impara anche dall’esperienza altrui. L’esperienza si estende nel tempo e nello spazio grazie alla capacità umana di «proiettarla fuori di sé», codificandola nell’ambito simbolico-culturale-sociale della conoscenza e del linguaggio. 2. L’esperienza è conoscenza. L’esperienza è la nostra prima forma di conoscenza che avviene per contatto diretto con le cose e le situazioni. È vedere, toccare, sentire, gustare, odorare. Ma è anche un rapporto da subito mentale. È conoscenza personale che può farsi in mille modi. Tuttavia l’esperienza fatta a casaccio è come una scopa slegata, diceva Bacone: una creatura che procede a tentoni nella notte. Fruttuosa è l’esperienza ordinata, che inizia con l’accendere un lume che rischiari la notte. Questo lume gli esseri umani hanno imparato ad accenderlo con la scuola, le arti, le scienze, educando il pensiero e il ragionamento. Presentare materiali di esperienza vuol dire offrire nutrimento alla mente, accendere curiosità e passione per il conoscere, promuovere confronti di idee, aprire strade per idee nuove nella partecipazione sociale. PIERO AMERIO

È docteur de recherche à l’Université de Paris e professore di Psicologia sociale e di Psicologia di comunità presso l’Università di Torino. È membro del Consiglio Italiano per le Scienze Sociali e presidente della Società Italiana di Psicologia di Comunità. Condirettore delle riviste Psychologie et Société, Psicologia Sociale e Psicologia di Comunità. Nel 1996 gli è stato conferito a Montréal il “premio alla carriera” dalla Association Internationale pour la Diffusion de la Récherche en Psychologie Sociale. Tra i suoi volumi recenti, Psicologia di comunità (Il Mulino, 2000) e Problemi umani in comunità di massa: una psicologia tra clinica e politica (Einaudi, 2004).

3. Possesso personale e legame intersoggettivo. Fare esperienza delle cose e delle situazioni vuol dire anche fare esperienza di sé. L’esperienza di sé è la base per riconoscersi nella dimensione concreta della vita di relazione. Non facciamo esperienza di certezze assolute, notava Maurice Merleau-Ponty, ma di «atti concreti per allacciare rapporti concreti con noi stessi e con gli altri». Partecipiamo non attraverso «idee» di noi e del mondo, ma con il «nostro corpo concreto» ad un mondo concreto. L’esperienza è vissuto soggettivo che permette ad ognuno di riconoscersi come un Io. Ma il soggetto può dire «Io sono» soltanto perché l’esperienza lo immette nel contesto oggettivo di ciò che sta attorno a lui stesso. Può dire Io perché nel suo parlare è sempre presupposto un Tu a cui il discorso è rivolto. L’esperienza è incontro con l’altro. In conclusione. L’esperienza non è chiusa in sé, non è mera registrazione del passato, non è antitetica al pensiero. Come notava John Dewey, quello che l’esperienza suggerisce di se stessa è un mondo genuinamente oggettivo che entra nelle azioni e nelle passioni degli uomini e che subisce modificazioni attraverso le loro risposte. Nella sua forma

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 0 9

PERCHÈ

150


vitale è sperimentale e protesa verso il futuro. È immersione nell’ambiente dato e sforzo per cambiarlo in direzioni nuove. In questa prospettiva si struttura Esperienza Italia. Esperienza Italia per offrire un contesto d’insieme, fisico e simbolico, materiale ed intellettuale, conoscitivo e vissuto, dell’esperienza che l’Italia ha compiuto nel suo divenire una comunità nazionale. Un contesto da cui emerge il percorso compiuto recuperando per un verso il carico di una storia millenaria che si è intrecciata con la storia del mondo e, per altro verso, le storie delle comunità locali che in questa unità sono confluite. Un percorso che si è realizzato nell’azione politica, ma anche attraverso le arti, le scienze, le opere, le imprese, i progetti, i luoghi ed i paesaggi umani. Un percorso di eventi, ma anche di uomini e di donne: di persone concrete che di quegli eventi sono stati i protagonisti, con i loro propositi, le loro idee e le loro mani, con le loro speranze e le loro sofferenze. Esperienza Italia, come recupero del passato ma anche come esperienza presente dell’«essere» dell’Italia quale oggi è compiuta nei vari ambiti in cui prende forma concreta. Un quadro nel quale dare spazio all’esperienza del vivere quotidiano nelle sue modalità condivise e nelle sue caratteristiche diverse: un quadro che valga anche a rettificare gli stereotipi che talvolta connotano una troppo affrettata immagine dell’Italian way of life. Un’occasione unica e prestigiosa per radunare l’insieme multiforme, ma non frammentato, del vivere italiano attraverso le particolarità dei suoi differenti ambienti umani, dei suo modi espressivi, delle sue culture locali. Un’esperienza da «far vivere» attraverso lo spettacolo, la rappresentazione scenica, il cinema, il teatro, la musica, le arti figurative e così via. Una «rappresentazione» nel cui ambito Torino ed il territorio piemontese divengono una specie di scena dinamica, di luoghi vissuti, in cui si accoglie e si immette l’ospite, si promuovono occasioni di incontro e di scambio, si propongono esperienze in libertà. Uno spazio offerto alla vista, al tatto, all’udito, all’odorato, al gusto, facendo agire la mente nell’esperienza sensibile. Esperienza Italia, della cultura che ha nutrito le radici italiane, e di larga parte del mondo, prima ancora della costituzione dell’unità nazionale. Radici che sono diventate in larga misura le radici della comunità europea. «Opera nostra» come diceva l’umanista Giannozzo Manetti: «castelli, città, costruzioni magnifiche... sono pitture, sculture, sono tutte le arti, le scienze e le dottrine... invenzioni, opere letterarie, macchine». Torino e il Piemonte possono offrire una ricchissima dotazione non solo di «luoghi» per mettere in scena lo spettacolo della cultura italiana che il progetto Italia 150 si propone di sintetizzare in alcuni dei suoi maggiori momenti (in particolare della cultura confluita nella comunità nazionale), ma dispongono anche di paesaggi naturali per dare loro una cornice vivente. Opere d’arte ma anche opere del lavoro, le architetture industriali nelle cui trasformazioni sarà possibile cogliere il senso dinamico della cultura, il suo camminare con la vita e con le condizioni umano-sociali. Esperienza della cultura come componente della vita quotidiana. Esperienza Italia del lavoro, quale ha partecipato e contribuito al processo di formazione dell’unità nazionale, e quale oggi contribuisce alla nostra vita. Un quadro nel quale presentare l’insieme dell’attività produttiva nei vari ambiti dell’industria e dell’agricoltura, delle attività artigianali e commerciali. Ma anche nell’ambito delle attività di cura, di prevenzione, di assistenza. E nell’ambito dello spettacolo, del teatro, del cinema, della musica, della comunicazione e così via. Lavoro della mente e lavoro delle mani. Un quadro multiforme nel quale mettere in luce anche le trasformazioni che hanno caratterizzato il mondo del lavoro nei quindici decenni dell’unità nazionale, contribuendo a modificare gli uomini e le città. Un «percorso» indirizzato a mostrare il senso di un mondo di progettualità, di rischi affrontati, di problemi risolti e di altri tuttora aperti. Compresi i problemi che il futuro apre. Un percorso di idee, di imprese e di persone che, spesso in condizioni difficili e con sofferenze, hanno operato non solo per lo sviluppo economico ma anche per una maggiore dignità personale e giustizia sociale. Il lavoro come «bene comune» che necessita dell’attenzione e della «cura» di tutti. Esperienza Italia, dell’Italia indirizzata all’innovazione ed alla ricerca nell’ambito scientifico e tecnologico. Una prospettiva a largo raggio che oggi impegna, anche in senso interdisciplinare, la fisica, la chimica, la biologia, la medici-

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 0

PE RCHÈ

150


na, la robotica, le comunicazioni e così via. Ed anche il versante delle scienze umane e sociali, delle sperimentazioni nell’ambito artistico, teatrale, musicale, cinematografico. Altre sperimentazioni sono quelle compiute nell’ambito delle scienze agrarie e botaniche, spesso in collaborazione con le comunità locali e regionali impegnate nella tutela delle loro particolarità: dai prodotti della terra a quelli dell’artigianato, dalla valorizzazione delle risorse ambientali alle prospettive del turismo. Un quadro polarizzato sui nuovi centri di eccellenza che si vanno strutturando spesso nella collaborazione tra l’università e le imprese, con il sostegno delle grandi fondazioni. Una nazione che guarda a se stessa con la soddisfazione della via intrapresa, ma anche con le aspettative (speranze progettuali ed ansie) di un work in progress. Senza nascondersi i problemi da affrontare. Esperienza Italia, come esperienza di persone quale in questi centocinquant’anni è passata attraverso le generazioni, dai padri, ai figli, ai nipoti. L’Italia delle vicende umane, delle storie famigliari, dell’antico contado e della città delle officine. L’Italia di quanti hanno dovuto lasciare la loro terra per cercare altrove il modo per dare concretezza alle speranze di emancipazione dalla miseria: sofferenze ancora inscritte nel nostro tessuto sociale. Ma anche la soddisfazione (l’orgoglio, se il termine non è troppo retorico) di aver costruito, di aver contribuito allo sviluppo delle comunità in cui sono immigrati. Un modo per riannodare un tessuto umano fuori della stretta intimità famigliare e prospettarlo nella sua valenza sociale. Esperienza di persone anche per ripercorrere le vite e gli eventi di quanti hanno contribuito a costruire «il senso» del nostro paese operando nei diversi campi della vita pubblica: nella politica e nel lavoro, nella religione e nell’attività di emancipazione, nelle arti, nelle lettere, nelle scienze. Uomini e donne portati fuori dalle cornici invecchiate della memoria e dalle immagini oleografiche in cui talvolta sono stati imprigionati. Ma soprattutto un’occasione per portare alla ribalta il significato di quel «capitale umano» che costituisce una risorsa essenziale del Paese. Quello che già si esprime nel fare, nell’operare, nell’inventare e nel soccorrere. E quello dei più giovani in formazione nelle scuole e nelle università. Esperienza di persone, anche per sottolineare il valore dell’insegnamento, della scuola, della formazione nell’ambito della responsabilità dovuta a chi cresce. Un ulteriore snodo tra passato, presente e futuro. Esperienza Italia dei giovani. Per dare spazio ad un mondo che talvolta una società «che invecchia» non riesce a cogliere nei suoi aspetti variegati, diversi e talvolta contradditori. Offrire delle occasioni e degli spazi al mondo giovanile per consentirgli di mettere in evidenza le modalità produttive in cui si impegna negli ambiti più vari: un operare spesso innovativo, che non sempre riesce a trovare spazi in cui esprimersi e risorse per essere approfondito, perfezionato e compiuto. Occasioni per dare la parola e per contribuire a farla ascoltare, per ricevere richieste, per discutere critiche, per meglio capire le tensioni che animano il mondo giovanile ed anche le ansie e le insicurezze che lo percorrono, i momenti di impegno e di disimpegno che esso presenta. Creare spazi che i giovani stessi gestiranno. Un’occasione utile anche per meglio comprendere di quale Italia, di quale Europa, di quale mondo i giovani stiano facendo esperienza e per farne filtrare i frutti nel tessuto della comunità nazionale. Esperienza Italia per quanti italiani non sono. Per offrire loro un quadro ampio, documentato e vissuto dell’Italia contemporanea nell’occasione privilegiata in cui essa celebra l’anniversario della sua unità nazionale. Un contesto nel quale permettere ai nostri ospiti di vivere la loro esperienza come partecipanti in prima persona agli eventi che saranno realizzati. Un biglietto d’invito per tornare non solo a Torino e in Piemonte, ma in quell’intera Italia di cui ormai avranno fatto esperienza. Esperienza Italia per gli italiani. Per disegnare un luogo, fisico e simbolico, di paesaggi, persone, progetti da consegnare agli italiani ai fini di un loro auto-riconoscimento in quanto tali, attraverso il percorso compiuto dai loro padri, nonché attraverso la loro stessa esperienza di oggi. Chi sono oggi gli «italiani»? Quali caratteristiche del Paese di cui sono cittadini entrano nei processi di costruzione della loro identità personale e sociale? Esperienza Italia vuole essere anche, e forse soprattutto, l’occasione per offrire un «materiale identitario» all’esperienza degli italiani, per farli entrare più pienamente nel loro Paese, di cui forse non sempre «conoscono» la ricchezza intrinseca e le potenzialità.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 1

PERCHÈ

150


Torino, Piazza Castello


02.01 PERCHÉ CELEBRARE IL CENTOCINQUANTENARIO A TORINO E IN PIEMONTE Walter Barberis e Giovanni De Luna

WALTER BARBERIS

Professore ordinario di Metodologia della Ricerca Storica presso l’Università di Torino, ha conseguito il dottorato di ricerca internazionale in Histoire et Civilisation presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Si è occupato di formazione delle classi dirigenti nell’Europa moderna e contemporanea, della cultura di corte e dell’organizzazione militare nel processo di consolidamento dello Stato moderno. Si ricordano in queste direzioni, “Le armi del Principe. La tradizione militare sabauda” (Einaudi 1988), l’edizione critica del “Libro del Cortegiano” di Baldassar Castiglione (Einaudi 1998), la cura di “Guerra e pace”, Annali della storia d’Italia, 18 (Einaudi 2002) e “Il bisogno di patria” (Einaudi 2004). Ha lavorato lungamente in editoria: è stato Presidente e Amministratore delegato delle Edizioni di Comunità, fondate da Adriano Olivetti, ed è attualmente Consigliere di Amministrazione e Segretario generale della Casa editrice Einaudi. GIOVANNI DE LUNA

Professore ordinario di Storia contemporanea presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Torino, ha partecipato a diverse trasmissioni televisive e radiofoniche, tra cui “Appuntamento con la storia” con Alessandro Cecchi Paone e “Voci di guerra”. È editorialista de “La Stampa” e “Tuttolibri” e condirettore di “Passato e Presente”. Autore di progetti didattici per le scuole medie e superiori, ha diretto la “Storia fotografica della società italiana, 1848-1999”, in 20 volumi, Editori Riuniti. Ha pubblicato tra l’altro: “L’occhio e l’orecchio dello storico” (1993), “Donne in oggetto. L’antifascismo nella società italiana” (1995), “Storia fotografica della Repubblica di Salò” (1997); “La passione e la ragione. Il mestiere dello storico contemporaneo” (2004), “Storia del Partito d’Azione” (nuova edizione, 2006), “L’Italia del Novecento. Le fotografie e la storia” (2005-2006), “Il corpo del nemico ucciso. Violenza e morte nelle guerre contemporanee” (2006).

Verso il 2011. Sempre, nel 1911 come nel 1961, l’anniversario dell’Unità d’Italia è servito a ricordare il passato per celebrare il presente e, possibilmente, anticipare il futuro. Fu così per l’Italia giolittiana del “decollo industriale”, è stato così per l’Italia repubblicana del boom economico. E sempre Torino si è inserita nel quadro delle celebrazioni nazionali per sottolineare tappe decisive della sua storia. In ognuna di quelle scadenze è possibile rintracciare ogni volta tre elementi caratterizzanti: la definizione del passato che si mette in scena, sia sul piano della ricerca storica che su quello dell’uso pubblico della storia; le urgenze del presente e il loro tradursi in priorità concettuali e in progetti espositivi; la previsione del futuro. In questa prospettiva, e fin da oggi, il percorso di definizione dell’appuntamento del 2011 è parte integrante del gesto commemorativo e partecipa attivamente alla costruzione di un futuro informato dai valori e dagli orientamenti culturali che emergono da una lettura consapevole del nostro passato: l’idea di una cittadinanza in una comunità aperta; l’affermazione di una identità nazionale fondata sulla ricchezza dei suoi elementi costitutivi, sul piano sociale e culturale; la proiezione europea delle politiche nazionali; la centralità della innovazione scientifica e tecnologica; la pluralità delle fedi religiose e la laicità dello Stato; la scuola e gli enti di formazione come fattori decisivi della crescita; i beni culturali, la salvaguardia dell’ambiente e la storia nazionale come elementi fondamentalmente condivisi. All’interno di queste coordinate, Torino e il Piemonte misureranno le tappe del percorso per la realizzazione di Italia 150. L’Esposizione Internazionale del 1911. Con uno sguardo retrospettivo, l’Esposizione Internazionale sull’industria e sul lavoro del 1911 può essere considerata come l’orgogliosa ostentazione di una identità ritrovata: in quei padiglioni l’esperienza della nuova città industriale, sorta dalle ceneri della vecchia capitale sabauda, apparve come una sorta di valore unificante, un elemento che dava forza, vitalità e coesione al variegato intreccio economico e sociale della città di allora. La stessa scelta della sede fu carica di significati simbolici: nell’area del Valentino dedicata ai riti del nascente tempo libero era già scoccata l’ora scandita dal tempo della produzione ed erano sorti gli stabilimenti che avrebbero segnato tutta la

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 3

PERCHÉ

dimensione novecentesca dell’esistenza collettiva della città. Quanto al passato messo in scena, tutto fu all’insegna della più pura “invenzione della tradizione”. L’intero processo che portò alla costruzione dello Stato unitario fu letto in chiave dinastica e attraverso i Savoia si celebrò una nazione giovane ma già saldamente proiettata verso un “destino” di grande potenza, in grado di partecipare alla “spartizione del mondo” coloniale, fiera di un decollo industriale che l’aveva proiettata come protagonista negli scenari inediti dischiusi dalla Seconda rivoluzione industriale. Non ci fu spazio per i conflitti, le lacerazioni, le contraddizioni innescate proprio dal “decollo”, prima fra tutte un’emigrazione transoceanica (nove milioni di unità tra il 1900 e il 1914) che mai più avrebbe raggiunto una dimensione così straripante. Ci fu anche l’Europa in quella Esposizione. Era l’Europa degli Stati quella che allora si mise in mostra, l’Europa che Bismarck aveva costruito come un “concerto di grandi potenze”, un’Europa saldamente inserita al centro di un sistema politico internazionale che allora non conosceva organismi sovranazionali e che definiva i suoi equilibri unicamente con i trattati e le alleanze che, di volta in volta, venivano stipulati dai vari stati nazionali. Tutti, come l’Italia, vennero a Torino per celebrare la propria nazione, ostentando con compiacimento i riti e i simboli con cui avevano costruito le rispettive religioni civiche. Anche nell’immaginare il futuro, si respirava un’aria di complessivo ottimismo. Tra i paesi industrializzati, dal 1870 fino al 1914 non ci furono guerre e nessuno pensava di mettere seriamente in discussione i confini fra gli Stati europei. Un concerto di grandi potenze regolava pacificamente le questioni internazionali. Era quella la belle époque, un’era pacifica e operosa, caratterizzata da una grande fiducia in un progresso che si prevedeva senza limiti. Allo sviluppo del capitalismo industriale si accompagnava l’espansione della democrazia politica, con milioni di cittadini che finalmente potevano votare, esprimere la propria opinione, pesare sulle scelte politiche dei propri paesi. Alla stabilità internazionale corrispondeva quella interna: i governi occidentali – quasi tutti costituzionali e nella maggioranza parlamentari e democratici, o almeno tendenti alla democrazia – non erano seriamente minacciati da sovvertimenti (con la sola eccezione parziale di

150


[ il cinquantenario ]

[ il centenario ]

Le celebrazioni del Cinquantenario dell’Unità d’Italia vennero dopo una lunga serie di grandi esposizioni, organizzate regolarmente a Torino – caso unico in Italia - già dall’Ottocento: 1829, 1832, 1838, 1844, 1850, 1858, 1884 (per la quale fu realizzato il Borgo Medievale, uno dei monumenti oggi più noti della città), 1898 e 1902. Le celebrazioni del 1911 furono organizzate in concomitanza con le altre capitali, Firenze e Roma. Firenze realizzò mostre d’arte ed esposizioni floreali, Roma altre mostre d’arte e archeologia. Torino organizzò una Esposizione Internazionale sull’industria e sul lavoro (29 aprile-19 novembre), che la confermò capitale produttiva della penisola e metropoli industriale riconosciuta a livello internazionale. Torino contava allora 450.000 abitanti e in 200 giorni accolse 7.409.145 visitatori, di cui molti stranieri, in particolare francesi, facilitati dalle tariffe promozionali della compagnia ferroviaria Paris-Lyon-Mediterranée. Diplomazia e pubblicità furono i mezzi con cui Torino coinvolse le nazioni straniere. Venti paesi,– di cui alcuni extraeuropei (USA, Cina, Giappone, Siam, Sudamerica) - parteciparono ufficialmente ed ebbero il loro padiglione temporaneo. I lavori iniziarono alla fine del 1909 e si conclusero a tempo record. La costruzione fu coordinata da architetti torinesi ma ogni nazione progettò il proprio padiglione. Quello della Città di Torino copriva 1.400 mq e illustrava, con grandi mappe e plastici, i più importanti lavori e servizi pubblici realizzati in quel periodo, tra cui l’impianto idroelettrico di Chiomonte. L’Esposizione si estendeva su 1.200.000 mq, di cui 350.000 coperti e aveva una illuminazione spettacolare per l’epoca. Era collocata lungo le sponde del Po, nella zona del Valentino, e vi si entrava da corso Massimo D’Azeglio. Poiché i due ponti allora esistenti (Umberto I e Isabella) non erano sufficienti per consentire il passaggio del pubblico da una parte all’altra, si costruirono due nuovi passaggi: una passerella all’altezza di corso Bramante e un ponte, detto Monumentale, all’altezza del Borgo Medievale, con statue, giochi d’acqua e persino un tapis roulant. L’architettura dei padiglioni era grandiosa, spesso esotica e inusuale. Nell’Esposizione, oltre alle rassegne industriali, c’erano intrattenimenti di ogni tipo: concorsi, concerti di musica classica con i più grandi direttori d’orchestra dell’epoca, tra cui Toscanini, feste in grande stile, come la cena di gala offerta ai 1500 sindaci dei comuni che facevano parte degli stati sardi. Anche nel resto della città si svolsero eventi spettacolari, dalle gare di aerei alle competizioni sportive nello Stadium di piazza d’Armi che, con i suoi 70.000 posti, era in quel periodo il più grande stadio al mondo. Per promuovere la manifestazione e informare il pubblico fu pubblicata una Rivista Ufficiale, che decantava la bellezza di Torino e descriveva le attrazioni dell’Esposizione e dei suoi padiglioni.

L’intenzione di celebrare a Torino i primi cento anni dell’Unità d’Italia emerse già nel 1956 e trovò subito fervidi propugnatori: nel 1957 fu nominato un Comitato Generale di 200 membri, che in due mesi realizzò una prima bozza di progetto che presentava le tre iniziative fondamentali, ossia la Mostra Storica dell’Unità Italiana, la Mostra delle Regioni e l’Esposizione Internazionale del Lavoro. Nel 1958 fu poi nominato un Comitato Ordinatore, che preparò un bilancio preventivo di 20 miliardi di lire. Nel 1960 fu istituito il Comitato Nazionale per la Celebrazione del Primo Centenario dell’Unità d’Italia (con stanziamento statale di 8 miliardi e 88 milioni), che fece propria la sigla “Italia 61”. Il Comitato Nazionale Italia 61 accolse il progetto del Comitato torinese “Torino 61” e collaborò strettamente con esso all’organizzazione delle celebrazioni. L’esposizione di Italia 61 si tenne dal 6 maggio al 31 ottobre. Fu allestita nella zona di Millefonti, a sud della città, su una superficie di 637.000 mq. All’interno di Italia 61 si edificarono strutture permanenti e temporanee e si organizzarono molte esposizioni: • Mostra delle regioni italiane. Curata da Mario Soldati, era allestita in 19 padiglioni più un Padiglione Unitario, costruiti su 150 mila mq sulla riva del Po. • Esposizione Internazionale del Lavoro “L’uomo al lavoro. Cento anni di sviluppo tecnico e sociale: conquiste e prospettive”. Vi aderirono 19 nazioni straniere e 5 organismi internazionali, oltre a 13 grandi aziende, associazioni ed enti nazionali, che esposero nel Palazzo del Lavoro di Pierluigi Nervi, su una superficie coperta di 25.000 mq. L’Expo fu coordinato da Giovanni Agnelli, mentre gli allestimenti furono curati da Gio Ponti. • “Mostra della Moda, Stile e Costume”. Più di 500 cimeli trovarono posto nel nuovo Palazzo delle Mostre o Palavela di Annibale e Giorgio Rigotti, su una superficie coperta di 15.000 mq. La mostra fu curata dal Cavalier Pinin Farina. • “Circarama”, sponsorizzato da Fiat. Era una sala proiezioni circolare, del diametro di 32 m, con una capacità di 1.000 spettatori: un sistema brevettato da Disney nel ’55 e presentato a Torino in veste nuova. Il film in programma, a colori, si intitolava “Italia 1961”,ed era stato girato per conto della FIAT dalla Walt Disney Production. • Esposizione internazionale dei fiori del mondo “Flor 61”. La “floriade” aveva una sezione interna a Torino Esposizioni (45.000 mq) e una esterna al Parco del Valentino (140.000 mq) e vi parteciparono 800 espositori da 19 paesi. • Padiglione del Ministero del Lavoro ed Enti Previdenziali. Una struttura in muratura di pianta circolare in cui era illustrata l’attività di 23 Enti e Istituti del Ministero. Nel resto della città furono organizzate altre importati iniziative, tra cui la “Mostra storica dell’Unità d’Italia” a Palazzo Carignano e la Mostra “Ori e Argenti dell’Italia Antica” a Palazzo Chiablese. Per creare una degna cornice allo svolgersi delle celebrazioni, il Comitato Torino 61 contribuì alla

costruzione e ai restauri di monumenti ed edifici di pubblico interesse: Torino Esposizioni, Pala Ruffini, Palazzo Carignano, palazzi sabaudi, Museo Cavouriano di Santena – realizzato per l’occasione –, Museo Pietro Micca. Il Comitato, attraverso una apposita Commissione Festeggiamenti, organizzò ricevimenti ufficiali nella spettacolare cornice della Palazzina da Caccia di Stupinigi e manifestazioni popolari: gare pirotecniche, feste notturne sul Po, con balere, gruppi folk e barche illuminate. La Commissione Spettacoli organizzò una stagione teatrale di altissimo livello, con un repertorio internazionale e curò anche la rassegna cinematografica internazionale “Cinema 61”. La Commissione Scienze, Arti e Congressi promosse la presenza di convegni nazionali a Torino, mentre il Comitato Nazionale si occupò di attrarre quelli internazionali. Ne furono ospitati in tutto 200. La promozione dell’evento a livello nazionale e internazionale fu curata dal Comitato Nazionale Italia 61 mentre a livello locale fu coordinata dal Comitato Torino 61, che realizzò la Guida Ufficiale delle Mostre. Italia 61 accolse 6 milioni di visitatori paganti.


quello russo) e il contrasto dei partiti si svolgeva per lo più nell’ambito di una libertà ordinata. In realtà, questa immagine di serenità e di compostezza somigliava molto a quella di un grattacielo da demolire con l’esplosivo: un attimo prima è intatto con le sue facciate e le sue finestre, un attimo dopo crolla in un rovinio di polvere e macerie; in quello stesso periodo si affermarono, infatti, anche le forze centrifughe che avrebbero minato dall’interno quel sistema. Gli stati nazionali si impegnarono in una aggressiva concorrenza economica con i rivali, orientandosi sempre di più verso soluzioni militari per risolvere i contrasti di politica estera. In tutti i paesi, poi, si accentuò il conflitto di classe. Alla fine, le tensioni interne interagirono con i contrasti in politica estera, innescando un conflitto che divampò nel cuore dell’Europa e delle economie industrializzate con esiti terribilmente distruttivi. Fu la prima guerra mondiale (1914 - 1918). Italia 61. Nel 1961 Torino si autorappresentò specchiandosi compiaciuta nel nuovo ruolo di capitale industriale di un paese completamente trasformatosi nel corso dei dieci tumultuosi anni del boom economico. Italia 61 fu meta di un vero pellegrinaggio di gente venuta da ogni parte d’Italia, in uno slancio di autoesaltazione che coniugava le celebrazioni del Centenario con il ricordo degli sforzi e dei sacrifici sopportati dal Nord e dal Sud nella lunga vicenda che aveva portato all’unificazione nazionale. Il 5 febbraio di quello stesso anno, il sindaco di Torino aveva annunciato la nascita del milionesimo abitante residente. Grazie al formidabile afflusso di immigrati il capoluogo piemontese poteva fregiarsi del titolo di metropoli. Nell’area di 500.000 metri quadrati destinati a Italia 61, al suo ingresso, nella zona Millefonti, tra la collina e il Po, sorgeva una vera e propria bidonville che ospitava, per un primo provvisorio rifugio, moltissimi meridionali appena immigrati. Poi, pochi mesi prima dell’inaugurazione, gli abitanti furono trasferiti nei casermoni di periferia, le ruspe spazzarono via le baracche, si lavorò a ritmo febbrile e per il giorno previsto per l’inaugurazione tutto fu pronto con grande puntualità. Si allestì uno spettacolo di ricchezza e di opulenza che celebrava contemporaneamente sia l’Italia protagonista del miracolo economico sia la Torino diventata la capitale dell’auto. E al passato si guardò proponendo una storia lineare e pacificata del processo risorgimentale, costruendo un piccolo pantheon dei padri della patria (Vittorio Emanuele II, Cavour, Mazzini, Garibaldi), in cui uomini e idee dislocati su fronti irriducibilmente contrapposti vennero riproposti in una sintesi forzatamente unitaria. Sotto la coltre di questo unanimismo istituzionale si fa-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 5

PERCHÉ

cevano però sentire con forza le urgenze del presente. Lo spazio dato alle singole regioni proponeva un’attenzione alle istanze di potere locale (politiche ed economiche) del tutto assente nella visione centralizzata e “monarchica” del 1911. In questo senso Italia 61 fu molto più compiutamente “italiana” (sia per il numero dei visitatori che per i criteri che ispirarono i suoi vari padiglioni) di quanto non fosse stata a suo tempo l’Esposizione del 1911. Questo era il segno di una più marcata integrazione nel processo di unità nazionale, di una saldatura Nord/Sud realizzatasi “fisicamente”, attraverso lo spostamento di milioni di uomini (cinque milioni di italiani cambiarono allora la loro residenza anagrafica spostandosi verso il Nord e le città del triangolo industriale). E proprio la “questione meridionale” fu il cuore concettuale, storiografico e politico di quelle “celebrazioni”. Gli storici si interrogarono sul significato profondo dell’”Unità” e sulla sua reale efficacia nell’avviare forme condivise di integrazione sociale e istituzionale; le classi dirigenti vi si confrontarono all’insegna di una esplicita opzione verso il modello di sviluppo industriale di cui si celebravano i fasti: Stato + industrializzazione sembrò allora la ricetta più ovvia per sanare le antiche piaghe della ”arretratezza” del Sud e orientare la sfida per il futuro. Anche all’Europa si guardò come a una realtà soprattutto economica, come a una opportunità di crescita e di sviluppo. I pionieri dell’europeismo (Adenauer, Monnet, Schuman, De Gasperi) erano stati accomunati dall’affascinante progetto di costruire strutture istituzionali in grado di garantire ai popoli del vecchio continente la prosperità e la pace. Dalla CECA (1951), alla CEE, al MEC (1957), gli organismi varati in quella fase avevano lo scopo di abolire le tariffe doganali e facilitare la circolazione di tutti i fattori della produzione - le merci, i capitali, gli uomini - ponendo le basi per una cooperazione che riguardava essenzialmente la sfera dei commerci e degli affari. Da allora in poi la sfida da affrontare sarebbe stata quella di un passo decisivo verso una idea di Europa non più confinata negli spazi dell’economia e della ricchezza, ma estesa alla politica, alla cultura, a un nucleo di valori condivisi. Anche Torino si misurò con questa sfida progettuale; in realtà, i padiglioni voluti da Pier Luigi Nervi e costruiti nella zona della città che avrebbe dovuto prefigurare la Torino del 2000 non riuscirono a trovare una vera e propria destinazione d’uso. Ancora peggio andò per le opere che dovevano anticipare le soluzioni tecnologiche del domani come il treno a monorotaia che avrebbe dovuto costituire un modello per il trasporto urbano e che restò lì, sospeso nel vuoto, monumento all’inutilità e allo spreco.

150


Torino, Esposizioni del 1911 - Il Cortile d’Onore dei Padiglioni al Borgo del Pilonetto


Come nel 1911, anche questa volta si immaginò un futuro speculare al presente, un’espansione industriale senza limiti, un modello di sviluppo che non solo era l’unico possibile, ma era anche il migliore possibile. In questo senso, veramente possiamo considerare, per quanto riguarda Torino, le due date del 1911 e del 1961 come quelle in cui si inscrive compiutamente l’affermazione e l’ascesa della città fordista, quelle che con più efficacia si prestano a restituirci la realtà novecentesca della città, consegnandoci un’immagine vivida del suo passato che difficilmente, però, può orientarci per il futuro. Come rappresentare l’Unità d’Italia? Riferita al 2011, questa riflessione sui due anniversari che l’hanno preceduta ci è utile proprio per confrontarci con i tre punti iniziali, a partire da quello che si riferisce al passato che si mette in scena e al significato che intendiamo dare all’“Unità d’Italia”. Ciò che caratterizza la formula “Unità d’Italia”, e che ha fissato fra il 1860 e il 1861 la data cardine della successiva storia nazionale, fu in effetti un processo non breve che portò la frammentaria situazione italiana a trovare un punto di convergenza politica e istituzionale. A quell’epoca, con evidenti ritardi rispetto ad altre vicende europee, gli italiani trasformarono la loro riconosciuta entità geografica e letteraria in una realtà giuridicamente fondata. Le svariate regioni e città - che avevano costituito la ricchezza e la diversità della storia italiana per i lunghi secoli fra il medioevo e la tarda età moderna, ma che avevano rappresentato anche e proprio in ragione della loro divisione un elemento di debolezza e di crisi permanente della società italiana - trovavano infine un tessuto unitario dentro il quale sopire e ricomporre le antiche rivalità e le reciproche estraneità. Culture differenti per esperienza politica, per costumi di vita e organizzazione sociale, per cornice istituzionale e regime di governo, senza fondersi in un improbabile nuovo amalgama, ricucivano sotto l’egida della monarchia sabauda una prospettiva di cammino unitario. L’Italia che fino ad allora aveva avuto storie e vite separate, spesso conflittuali e condizionate da domini stranieri in concorrenza reciproca, svoltava una pagina storica e decisiva, trovando un punto di giunzione che offriva agli italiani una prospettiva di speranze comuni. Diede a tutti la sensazione di una forza nuova, che naturalmente pareva superare la fragilità di un tessuto civile tradizionalmente lacerato. E unendo i pezzi separati, si affacciava con una nuova forza sulla scena europea.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 7

PERCHÉ

Le ipotesi federaliste. Il processo unitario non fu senza discussioni o problemi. L’incontro fra popoli storicamente trattenuti da elementi di religione, di lingua e di cultura letteraria, da confini singolarmente chiusi da una linea costiera continua e da una cerchia alpina, ma sostanzialmente separati da ogni altra esperienza di vita vissuta e da molti dialetti locali, costrinse a una mediazione che ancora oggi va riconosciuta per i suoi aspetti di difficoltà e nei suoi esiti non del tutto compiuti. La reductio ad unum sul piano istituzionale non fu altrettanto rapida ed efficace sul piano sociale. E tuttavia, anche nelle pieghe delle sue oggettive difficoltà, questo processo unitario offrì occasione per affrontare questioni che mantengono vive, ancora oggi, ragioni per riflettere in chiave prospettica. Fra le molte voci illustri che punteggiarono il periodo che si definì “Risorgimento italiano”, fra le celebri figure di Cavour, Mazzini, Garibaldi, Vittorio Emanuele II di Savoia, quella di Carlo Cattaneo emerse per lungimiranza e acume di ragionamenti, proponendo un dibattito sulle opportunità di un regime federale che aveva precedenti efficaci soltanto negli ordinamenti svizzeri e nella costituzione degli Stati Uniti d’America. Di fatto, in quei giorni di particolare fervore unitario emergeva la specificità tutta italiana di un rapporto fra centro e periferie non scontato e tutto da ricostruire. Potrebbe esserne esemplificazione lo spostamento progressivo della città capitale da Torino a Firenze e quindi a Roma: un tentativo di riportare tutta la storia italiana nell’alveo di una tradizione che vedeva Roma caput mundi e centro di incrocio naturale di tutte le vicende italiane; ma al tempo stesso era anche la scoperta di una città e di una regione, Torino e il Piemonte, che dall’estrema periferia fisica del Paese si erano trasformati nel motore dell’Unità. In quei frangenti fatidici, in quei giorni di svolta epocale per la storia nazionale, il tema del rapporto fra una molteplicità di centri e una corrispettiva quantità di realtà periferiche, di città e campagne, prendeva il senso di una nuova urgente attualità. Lasciando intendere che l’unità nazionale non poteva necessariamente sfociare in una perdita di identità di tutti i frammenti che avevano segnato fin lì la storia italiana; e che dunque coesistenza e intenti comuni dovevano confrontarsi con ineludibili aspirazioni al mantenimento di fisionomie autonome e di costumi e usanze locali. Una nuova dimensione: una patria aperta in una dimensione europea. Ciò che si disegnava con l’Unità nazionale era dunque una cornice istituzionale e un regime politico che, sotto le sembianze rassicuranti di una monarchia e di una dinastia, non sbiadiva un dibattito in cui levavano le loro voci non solo conservatori, moderati, democrati-

150


[ 2006: i giochi olimpici invernali ] Torino e le località sciistiche della provincia hanno ospitato dal 10 al 26 febbraio 2006 i XX Giochi Olimpici Invernali e dal 10 al 19 marzo i IX Giochi Paralimpici. L’evento olimpico è stato uno straordinario motore di sviluppo per la città e i pochi giorni di gare hanno fatto conoscere Torino a tutto il mondo, grazie alla presenza di 2.688 giornalisti e fotografi e di 6.720 fra radio e televisioni, con quasi mille ore di diretta in 130 paesi, per un pubblico di un miliardo di persone. Nelle 15 discipline olimpiche sono stati 2.573 gli atleti impegnati e 1.026 le medaglie assegnate, 80 i Comitati Olimpici Nazionali presenti, 2.704 i tecnici e accompagnatori, 2.300 i rappresentanti del CIO, 650 i giudici e arbitri e 6.000 gli ospiti degli sponsor. Sono stati venduti 900.000 biglietti, con un incasso totale di 69,4 milioni di euro. Il raggiungimento del budget era fissato a quota 64,4 milioni di euro: è stato superato nel corso del sesto giorno di gare. La Fiamma Olimpica ha attraversato l’Italia in 64 giorni, percorrendo 11.000 chilometri, trasportata da 10.001 tedofori. Le Olimpiadi della Cultura hanno proposto oltre 50 eventi, i cui biglietti sono andati tutti esauriti. I musei della città hanno accolto nel periodo olimpico 50.000 visitatori. Sono stati organizzati 15 concerti gratuiti di artisti internazionali alla Medals Plaza di piazza Castello, davanti a un pubblico di circa 8.000 persone ogni sera. Lo Sponsor Village, realizzato in piazza Solferino presso Atrium, ha avuto oltre 400.000 visitatori in 19 giorni. Per organizzare i Giochi sono stati retribuiti 2.500 dipendenti italiani e stranieri e sono stati formati 18.000 volontari da 64 Paesi (su 47.000 richieste pervenute). Sono stati impiegati 1.200 bus con una media di 5.550 corse al giorno e 2.700 auto. Imponenti anche le cifre relative alla sicurezza: 1.740 persone TOROC impiegate, 202 x-ray machines e 463 metal detector. Sono stati venduti 540.000 gadgets e prodotti ufficiali dei Giochi Olimpici e Paralimpicie delle mascotte Neve, Gliz e Aster.

[ 2006: torino capitale mondiale del libro con roma ] L’intenso programma di sviluppo e promozione della città attuato in funzione delle Olimpiadi non ha avuto in il suo epilogo con la conclusione dei Giochi. La dinamica di trasformazione sociale, urbana e territoriale, di valorizzazione e di internazionalizzazione instaurata è mantenuta vitale e propulsiva e città e regione si sono subito messe in moto per prepararsi ad ospitare un fitto calendario di grandi eventi internazionali, che hanno confermato il ruolo nuovo conquistato nel contesto italiano ed europeo. Già nell’aprile 2006, Torino è risalita sul palcoscenico internazionale grazie alla nomina, insieme a Roma, di Capitale Mondiale del Libro. Per la prima volta l’UNESCO ha attribuito questo titolo all’Italia - le precedenti capitali erano state Madrid, Alessandria d’Egitto, New Delhi, Anversa e Montréal – e, sempre per la prima volta, l’ha assegnato a due città congiuntamente. È un riconoscimento al ruolo che Torino e Roma occupano nella storia mondiale della letteratura, dell’editoria e della cultura, alla loro capacità di lavorare insieme e soprattutto allo straordinario impegno nel promuovere il libro e la lettura come occasioni di crescita civile e di solidarietà. Questo riconoscimento verrà celebrato nelle due “città da sfogliare” fino al 22 aprile 2007, attraverso uno straordinario calendario di eventi in biblioteche, librerie, teatri e spazi pubblici. Anche nelle aree metropolitane e in molte località regionali si svolgeranno numerose iniziative, progetti, premi, presentazioni e spettacoli. A partire da giugno 2006 si è svolto il Grand Re-tour: un viaggio sulle orme di Goethe e Stendhal, dalla Sicilia al Piemonte attraverso le più belle mete d’arte e di cultura, alla scoperta di un’Italia inedita e sorprendente. Nei mesi già trascorsi Torino ha ospitato scrittori di fama internazionale come Amélie Nothomb, James Hillman, Peter Singer e Abraham B. Yehoshua.

[ 2007: XXIII universiade invernale ] Dal 17 al 27 gennaio 2007 Torino ha ospitato per la quarta volta l’Universiade: un primato che nessuna altra città ha mai ottenuto. Si tratta di un evento sportivo e culturale che si svolge ogni due anni in località diverse ed è l’evento sportivo internazionale più importante dopo i Giochi Olimpici. L’Universiade nacque proprio a Torino, a seguito di un’idea di Primo Nebiolo che, dopo aver assistito a Parigi nel 1957 alla Settimana Internazionale dello Sport Universitario, ipotizzò una manifestazione sportiva per studenti universitari sulla falsariga dell’Olimpiade. Quando Roma, sede dei Giochi Olimpici del 1960, si trovò l’anno precedente a dover organizzare le gare preparatorie senza avere ancora gli impianti terminati, Nebiolo propose la sua idea e candidò Torino. La città infatti era dotata delle strutture necessarie ed aveva la disponibilità degli enti pubblici, che intravidero nell’evento una prova generale dei festeggiamenti di Italia 61. Torino ha anche organizzato l’edizione invernale del 1966 e a quella estiva del 1970. L’edizione torinese appena conclusasi è stata da record: 1906 atleti (per un totale di 2627 rappresentanti delle delegazioni), provenienti da 52 paesi, si sono sfidati nelle 11 discipline della neve e del ghiaccio, contendendosi i 72 titoli in palio. Sono stati 10.620 gli accreditati in totale per l’evento e 6326 i componenti dello Staff del Comitato Organizzatore, dei quali 3012 volontari, che hanno contribuito al successo della manifestazione. Torino ha partecipato con passione ed entusiasmo, facendo registrare il “sold out” per molte delle gare in programma ma anche riempiendo le piazze in cui si sono svolti i tanti spettacoli ed eventi culturali proposti per tutto il periodo delle gare.


ci, monarchici e repubblicani, ma anche e soprattutto i promotori di un nuovo forte impianto nazionalistico, e i difensori di una inclusione comunitaria senza forzature repressive. La storia avrebbe visto sul medio periodo la prevalenza politica dei primi ma sul lungo periodo la sostanziale lungimiranza dei secondi. L’Unità nazionale non divenne mai, di fatto, un discrimine identitario sostanzialmente esclusivo e, ad eccezione del periodo fascista, sempre si propose come l’esperienza di una comunità aperta, nella quale potevano convergere pezzi diversi, storicamente separati e di volta in volta nuovi. D’altra parte, questa era stata anche l’esperienza di una Europa che aveva visto la sua storia continentale evolversi per giunzioni, migrazioni e scambi successivi, con una alternanza di centri e con la formazione e la dissoluzione di nuove periferie. Goti, Burgundi e Galloromani avevano costituito il ceppo di quella che sarebbe divenuta la Gallia; altrove, più a Nord e a Est, federazioni di popoli, AngloSassoni, Normanni, Danesi, Vichinghi, avevano segnato il destino di intere comunità; d’altra parte, l’Italia non sarebbe stata tale senza gli apporti congiunti e diversi di Goti, Longobardi e Latini. Per non dire del Cristianesimo, originariamente fatto di componenti diverse, portatore a sua volta di messaggi di mediazione e di inclusione. Sempre, i più importanti fenomeni culturali, politici e religiosi ebbero una dimensione continentale. E anche nel corso dell’Ottocento, molti dei venti che scossero gli italiani avevano avuto origine non solo nella specificità della situazione italiana, ma nelle effervescenze che agitarono dagli anni Trenta in avanti tutta l’Europa, da Varsavia a Parigi, dai più riservati angoli del continente alla Torino dello Statuto e della cittadinanza ad ebrei e valdesi. Di questa tradizione sarebbero stati testimoni e protagonisti gli stessi uomini che promossero e costruirono il Risorgimento italiano e l’Unità nazionale: Torino emerse in virtù della sua lunga storia politica, della sua millenaria tenuta istituzionale, dei suoi modelli amministrativi e della sua forza militare, ma gli uomini che ne frequentarono le strade, che ne animarono i salotti e i caffè, che confluirono nel parlamento subalpino, che rifecero l’Università, e di fatto costituirono il cuore e la mente del processo unitario, provenivano da ogni angolo della penisola, spesso dopo aver attraversato l’intera Europa. Esuli a Torino, ospiti di una città appartata, essi rappresentarono l’ennesimo innesto che si rivelò proficuo e decisivo per l’innovazione della storia italiana.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 9

PERCHÉ

Per una pedagogia nazionale. Se l’Unità, nei suoi risvolti pratici e nella sua effettiva riuscita, stentò a realizzarsi, non c’è dubbio che un grosso impegno fu dedicato alla diffusione del messaggio unitario e che il soggetto attorno al quale ruotò gran parte del ”discorso nazionale” fu la scuola. Sia tramite concreti provvedimenti di allargamento della scolarità – dunque di diffusione della lingua e di omologazione sul territorio dei criteri di formazione elementare - sia sul piano della costruzione e della divulgazione di una immagine dell’Italia unita, la scuola fu uno dei terreni su cui per quasi un secolo, con toni di volta in volta differenti, si “fecero gli italiani”. Più che ogni altra istituzione, più dell’esercito, la scuola fu il punto di incontro fisico e spirituale nel quale vennero riversati e consumati i più importanti materiali di omologazione degli italiani. Nella scuola e con la scuola si radicarono nuove storie d’Italia, in cui presero a campeggiare, accanto agli uomini illustri che avevano fatto celebre la storia italiana dei tempi antichi e moderni, i nuovi protagonisti del processo di unificazione. Accanto alle “urne de’ forti” di foscoliana memoria, venne eretto un nuovo pantheon in cui trovarono spazio i martiri e gli ideologi della causa nazionale. Una nuova letteratura passò nella scuola e trovò lì il terreno più fertile: nella scuola la lettura delle pagine di De Amicis, e poi della poesia di Carducci, e ancora oltre fino a Pascoli, affiancò i balilla, le vedette lombarde, i tamburini sardi, i bersaglieri e gli alpini, il popolo e l’aristocrazia delle province, alle più tradizionali aquile di Roma e agli splendori del Rinascimento toscano e padano. Gran parte delle immagini della nuova Italia passò dalle scuole e non sarebbe azzardato dire che i primi Italiani alla prova dell’Unità furono i maestri e i loro scolari. Ripensare oggi in chiave progettuale a questo terreno significa riattualizzare un discorso di pedagogia nazionale, che metta in valore lo straordinario patrimonio di beni culturali che rende l’Italia unica nel mondo e lo traduca in risorsa e orgoglio collettivi. Significa tornare alla scuola coinvolgendo maestri e scolari, docenti e studenti, nella rilettura di quella storia patria di cui sono luci lo straordinario paesaggio, le risorse ambientali e il deposito di manufatti artistici; e di cui sono ombre i momenti meno nobili della nostra storia. Nel processo di avvicinamento al 2011, un progetto pedagogico dovrebbe rendere fortemente partecipe la scuola nella costruzione della nostra rinnovata identità comunitaria. Il ruolo di Torino nell’Unità d’Italia. Torino è stata al centro del processo di unificazione. Tuttavia, non va intesa come la città in cui celebrare la primogenitura politica e istituzionale dell’Unità. Ovvero, Torino, nella traiettoria

150


[ 2008: world design capital ] Nel 2003 Torino ha partecipato al bando indetto per selezionare la città che avrebbe ospitato la segreteria di Icsid, organismo che riunisce organizzazioni professionali, organismi di formazione, enti non governativi, imprese private, professionisti e Istituzioni di 152 paesi che si prefiggono di contribuire alla diffusione del design come disciplina utile allo sviluppo sostenibile. La città è arrivata alla selezione finale e, anche se la vittoria è andata a Montreal, ha lasciato un segno nella giuria al punto che il 30 settembre 2005 è stata nominata prima World Design Capital. Tale nomina verrà assegnata ogni due anni ad una città del mondo che punti fortemente sul design come fattore di crescita economica, sociale e culturale. Alla città scelta come World Design Capital vengono riconosciute eccellenze nel campo del design. Non si tratta però di consolidate capitali del design, ma di aree in trasformazione in grado di sviluppare precise politiche di orientamento verso il design, la progettazione, la ricerca, l’innovazione. Il design è l’elemento che più caratterizza il made in Italy – dall’automobile, all’oggettistica, alla moda – e il tema del design è una chiave importante per capire come Torino si stia trasformando da città della produzione, al servizio della comunità nazionale, a città della progettazione, al servizio della comunità internazionale. Per un interno anno, da novembre 2007 a dicembre 2008, Torino organizzerà ed ospiterà eventi, convegni, workshop, mostre e sarà la meta di professionisti e appassionati di design, grafica, architettura di tutto il mondo. L’esperienza torinese costituirà poi il modello di riferimento per le successive nomine e servirà a tracciare le linee guida per la formulazione delle strategie delle prossime World Design Capital.

[ 2008: XXIII congresso mondiale degli architetti ] Dopo Barcellona, Berlino, Beijing e Istanbul, la comunità mondiale degli architetti si darà appuntamento in Italia, a Torino, dal 29 giugno al 3 luglio 2008 per il XXIII Congresso mondiale dell’Unione Internazionale degli Architetti. L’UIA organizza ogni tre anni il suo Congresso mondiale, meta fondamentale per architetti e studenti di architettura di tutto il mondo, che vi confluiscono a migliaia per dibattere i temi legati all’attualità professionale. Dibattiti, mostre e festival forniscono una piattaforma unica per lo scambio di contatti culturali tra i colleghi professionisti e gli studenti. Per la prima volta dal 1948 una città italiana ospiterà la manifestazione. Torino ha scelto come tema “Transmitting Architecture”: l’architettura che comunica e che viene comunicata, in tutti i modi, i luoghi e con tutte le sfumature di un mestiere che coinvolge ogni giorno i valori della qualità della vita, del paesaggio, dell’ambiente. Contemporaneamente al Congresso, che si svolgerà nel centro polifunzionale del Lingotto, in città si svolgeranno numerosi eventi culturali e di intrattenimento per il grande pubblico.


Italia ‘61, Manifesto


Torino, Cerimonia di chiusura dei XX Giochi Olimpici Invernali


storica che ha incrociato le fortune del regno di Sardegna con la formazione del regno d’Italia, ha portato in dote qualcosa di più che uno Statuto, un Parlamento, una dinastia regnante, una classe politica, una tradizione amministrativa. Scontata la fondatezza di queste risorse e di questi lasciti alla vicenda nazionale, Torino, a dispetto di molte apparenze e di una vulgata che si è consolidata negli anni e che ha consegnato la città a un certo grigiore di periferia, è stata il luogo di molte e successive innovazioni. E una delle anime profonde di queste capacità di innovazione è stata una radicata cultura scientifica, tecnica e tecnologica. Anche in questo caso, la storia soccorre una ragione che trova nel presente più di una manifestazione evidente e nel progetto di un prossimo futuro più di una motivazione concreta. Torino è stata, almeno a partire dagli anni Sessanta del Cinquecento, uno dei centri italiani ed europei che più hanno dedicato risorse materiali e umane alla guerra. Una guerra che per più di tre secoli è stata intesa come modalità della contesa politica e diplomatica continentale. Stretta fra le strategie contrapposte di Francia e Spagna, capitale del ducato sabaudo prima e del regno di Sardegna poi, Torino è stata il luogo di organizzazione di tutte le imprese militari con cui i Savoia, da Emanuele Filiberto a Vittorio Emanuele III, hanno difeso la propria permanenza al potere e l’integrità territoriale dello Stato. La guerra, è noto, è il terreno di incubazione e di sperimentazione di macchine e strumenti, modalità organizzative e ordinamenti, che spesso, secondo un processo di trasferimento alla società civile, modellano il volto di una società e costituiscono un genius loci. Torino, come capoluogo di uno Stato in continua attività militare, ha sviluppato una esperienza teorica e pratica nel campo delle artiglierie e del genio che si è tradotta non solo nella fondazione della prima scuola di ingegneria e architettura militare (1739), oggi ancora in funzione come “università” degli ufficiali del nostro esercito; non solo nella istituzione della Accademia delle Scienze, e cioè di uno dei luoghi più prestigiosi nel circuito scientifico internazionale fra Sette e Novecento; ma che si sono riversate sull’università e nei più disparati centri di ricerca, come una immensa fucina di saperi chimici e fisici, matematici e idraulici, meccanici, metallurgici, elettrici e acustici. All’ombra di una tradizione di Antico Regime, di una aristocrazia militare, Torino ha sviluppato le premesse delle più avanzate esperienze industriali italiane. Pressoché in ogni campo, dall’automobile alla telefonia, dal tessile per l’abbigliamento al cinema, dalla radio alla televisione. A

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 2 3

PERCHÉ

Torino con l’unità nazionale è nato il cuore pulsante della industria italiana: con le sue inevitabili innovazioni sul piano culturale, politico e sociale, con la sua vocazione alle relazioni internazionali, non più regolate da sole politiche di Stato ma sorrette anche da forti logiche di mercato. Quale identità nazionale? Se questa è l’Unità d’Italia che il 2011 vuole ricordare, è chiaro che l’identità nazionale italiana a cui ci si riferisce è una realtà essenzialmente politica, culturale e istituzionale, che si padroneggia storicamente non studiandone un suo ipotetico fondo “etnicista e naturalista”, quanto direttamente lo Stato e gli altri soggetti che hanno contribuito a costruirla. Nel nostro paese l’acquisizione di una identità nazionale ha continuato storicamente a coesistere con molteplici sensi di appartenenza, con altre identità familiari, locali e regionali non residuali. In questo senso la storia italiana ci appare come una storia in cui la complementarità tra locale, regionale e nazionale è stata la soluzione adottata, autonomamente e dal basso, per sopperire alle carenze dell’intervento “dall’alto”; queste originarie identità locali sono infatti sopravvissute con spontanea vitalità, non ponendosi in alternativa allo Stato unitario ma realizzando uno specifico modello di integrazione, che si è sottratto alla straripante statualità che ha caratterizzato processi analoghi in altri paesi europei. A “fare gli italiani”, a plasmarne gusti, abitudini, comportamenti è intervenuto anche il mercato, sia nella sua dimensione demografico-produttiva (il mondo delle campagne, i consumi, gli spostamenti di popolazione, lo sviluppo industriale), sia in quella legata all’avvento dei mezzi di comunicazione di massa. Di questa identità sono parte integrante anche le nostre “fratture”, quelle legate al conflitto sociale e all’antagonismo politico, ma anche quelle più strutturali e di lungo periodo (Nord/Sud, città/ campagna, centro/periferia). Una identità europea. Così è anche per i processi innescati per l’acquisizione di quella che noi definiamo “cittadinanza europea”. Il cammino percorso in questo senso nei cinquant’anni che ci separano da Italia 61 è stato proficuo e per qualche verso esaltante, simboleggiato efficacemente dal passaggio dalla Comunità Europea all’Unione Europea. Dalle ragioni dell’economia e della ricchezza a quelle della politica e della cultura. Più in generale, però, una prima espressione di questa identità europea la si può ritrovare già nel 1945, quando, dopo la sconfitta di Hitler, cominciò a maturare la consapevolezza che la

150


[ 2009: biennale democrazia ] Il concetto di democrazia è profondamente radicato nell’identità torinese – si pensi al ruolo guida che la città assunse nel Risorgimento e nel processo unitario, al suo incarico di prima capitale italiana e alla sua importanza come laboratorio per la formazione e la diffusione delle maggiori tradizioni culturali della democrazia moderna, dal liberalismo al socialismo, dal comunismo al cattolicesimo sociale - e la domanda di confronto democratico dei suoi cittadini è ancora oggi così viva in città che le principali istituzioni culturali hanno deciso in sinergia di promuovere e organizzare a Torino una Biennale Democrazia. Si tratterà di un forum multidisciplinare di livello internazionale, dedicato ai temi della politica e della convivenza civile, che si svolgerà per la prima volta nel 2009 e la cui seconda edizione avrà luogo proprio nel 2011, consentendo una riflessione sul tema della democrazia italiana in concomitanza con le celebrazioni del Centocinquantenario della sua unificazione. La manifestazione aspira a coinvolgere – attraverso un intenso programma di lezioni, dibattiti, laboratori e rassegne - la società civile e politica locale e nazionale, oltre a segmenti mirati di pubblico internazionale. L’obiettivo è di accrescere la pubblica informazione sulle dinamiche economiche e sociali che stanno trasformando a ritmo vertiginoso spazi temi e forme del vivere civile, di arricchire la qualità del dibattito in Italia e di promuovere la partecipazione dei cittadini, in particolare dei giovani e degli immigrati.

[ 2010: ESOF, european science open forum ] A marzo 2007 Torino ha sbaragliato la concorrenza di città come Parigi e Copenhagen e si è aggiudicata l’organizzazione dell’edizione 2010 dell’ESOF, il più importante meeting europeo dedicato alla ricerca e all’innovazione scientifica, ideato e promosso da Euroscience, organizzazione a cui aderiscono 40 paesi europei. La candidatura, basata sul motto “Passion for Science”, è stata promossa dalla Compagnia di San Paolo, da CentroScienza Onlus e dal Centro Agorà Scienza dell’Università di Torino e ha ricevuto l’immediato sostegno di un ampio “gruppo locale” che comprende le istituzioni – Comune di Torino, Provincia di Torino, Regione Piemonte –, gli atenei, centri di ricerca, imprese, associazioni. Numerosi enti nazionali hanno, inoltre, già espresso il loro interesse a contribuire alla preparazione di ESOF 2010 aTorino. Torino ha vinto grazie alla sua tradizione di cittàlaboratorio e al suo background scientifico e industriale, oltre che al successo della recente esperienza olimpica. La prima edizione del forum, che si svolge con cadenza biennale, si è svolta a Stoccolma nel 2004, quella del 2006 a Monaco di Baviera, mentre quella del 2008 si terrà a Barcellona. L’appuntamento torinese avrà luogo dal 2 al 7 luglio al Lingotto, luogo simbolo dell’incontro tra industria, scienza e design, e in una settimana proporrà ai circa 5.000 delegati che interverranno un intenso programma di conferenze, workshop, dibattiti ed esposizioni di livello internazionale. Si prevede che l’evento porti a Torino anche 100.000 visitatori, attratti dal programma di attività collaterali di diffusione della cultura scientifica organizzate per coinvolgere il grande pubblico.


guerra era il male assoluto da evitare: l’espansionismo aggressivo degli Stati nazionali era il virus che innescava la malattia e una comunità sovranazionale era l’unica terapia efficace per prevenire ed estirpare quel male. Il fallimento della Società delle Nazioni era stata una lezione difficile da dimenticare; la nuova Europa poteva nascere solo dal fermo proposito di evitare che gli Stati si dilaniassero per i propri egoismi ideologici e i propri appetiti territoriali. Lo stesso impegno a difendere i “diritti dell’uomo” che segnò gli atti costitutivi del nuovo ordine internazionale derivava dalla diffusa consapevolezza che le guerre che avevano sconvolto il Novecento erano state rese possibili dal modo ossessivo e totalizzante con cui tutti gli Stati avevano interpretato il principio della propria sovranità. La Dichiarazione Universale, adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 10 Dicembre 1948, introduceva un criterio di legittimazione degli Stati e del diritto internazionale del tutto nuovo, non più fondato sulla sovranità nazionale ma su principi etico-giuridici universali (i diritti dell’uomo, appunto). I valori condivisi. Questi principi rimbalzano direttamente sull’identificazione dei valori che noi intendiamo chiamare a presidiare il senso profondo dell’Unità d’Italia, quelli in grado di proporre una lettura della nostra storia fondata sulla continuità tra il Risorgimento, l’Italia liberale, la Resistenza, la Repubblica. Sarebbe bene non parlare di “memorie condivise”. Le memorie sono storicamente divise, ed è un bene che lo siano. Può esserci invece una storia collettiva, momenti in cui è possibile riconoscere una storia di tutti; si tratta di recintare uno spazio comune al cui interno giudizi e opinioni anche molto diversi possano coesistere nel rispetto reciproco, riconoscendosi nel tessuto unitario di una storia che appartiene a tutti gli italiani. Nella ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità, parrebbe tutt’altro che fuori luogo quindi un esercizio di riflessione sulla storia nazionale, che sapesse distinguere le esperienze negative, i momenti bui, gli errori di prospettiva di intere generazioni e, viceversa, gli esempi virtuosi, le date fondanti della nostra comunità nazionale e i suoi momenti di vera innovazione, le tappe che hanno evoluto l’Italia da monarchia di provincia a democrazia repubblicana con dignità internazionale. La storia, l’inchiesta, l’anamnesi, la ricerca di malattie del corpo sociale sono sempre le migliori premesse per ogni protocollo terapeutico, per ogni progetto, per ogni prospezione che guardi al futuro. La storia dell’Unità italiana non può dunque esimersi dal ripercorrere le tappe che hanno contribuito

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 2 5

PERCHÉ

alla costruzione di un sano tessuto comunitario, sapendo distinguere e comprendere criticamente i momenti che sono stati esiziali per la vicenda nazionale. Non c’è dubbio che fasi diverse hanno fatto seguito ai momenti di cui ricorre oggi l’anniversario: non sono stati uguali per la comunità nazionale gli anni che hanno costruito una vulgata nazionalistica sempre più accesa, sfociati a passi successivi nelle prime avventure coloniali, quindi nella prima guerra mondiale e ancora nel ventennio fascista; e gli anni che hanno ricucito il tessuto nazionale con la parziale integrazione del Mezzogiorno nel Nord industrializzato, con l’allargamento dei consumi, con la diffusione dell’obbligo scolastico, con il suffragio universale e una idea partecipata della vita democratica. Non sono uguali ad altre le date del 25 aprile 1945, del 2 giugno 1946 e del 1° gennaio 1948. Leggere la storia italiana a partire dalla sua Unità significa anche sottolineare l’importanza fondante dei momenti e delle scelte che hanno trovato infine la loro cornice ideale nella Costituzione repubblicana. Significa anche depurare la visuale del percorso compiuto dagli Italiani di tutti gli orpelli propagandistici che regimi diversi hanno gettato sulla storia nazionale fino a metterne in ombra i caratteri più veritieri: anche quelli più scomodi da riconoscere o da valutare, ma che rimangono fondamentali per apprezzare le virtù dei tanti che hanno contribuito a superarli e a emendarli. Ogni epoca ha avuto il suo progetto di identità nazionale: saperne cogliere la storia significa oggi porre le premesse per un progetto rinnovato nelle intenzioni, pieno di nuove speranze e di nuovi traguardi. I conti col passato sono la premessa per una critica del presente e per i progetti del futuro. Ci sono molti nodi da sciogliere in questa direzione e scaturiscono tutti direttamente dalle inquietudini che serpeggiano oggi nella grande arena dell’“uso pubblico della storia”. Per alcune forze politiche i Savoia hanno tradito nel 1848, per altri nel 1943; in certi ambienti i sanfedisti borbonici sono stati indicati non come i nemici nel Risorgimento ma, anzi, come i primi incunaboli di un’identità italiana cattolica, popolare, contadina da opporre alle mode politiche straniere infettate di protestantesimo, industrialismo, modernità. E al fascismo non si può certo applicare il giudizio parentetico di Croce, considerando quel ventennio una sorta di invasione barbarica da archiviare e da espungere dalla nostra storia. Ma proprio di fronte al rischio di voler tenere insieme tutte le possibili letture storiche (e le memorie che ne derivano), si pone l’urgenza di ritrovare nei valori sanciti

150


dalla nostra Costituzione repubblicana gli assi intorno a cui orientare la ricostruzione del passato. Se si tratta di recintare uno spazio comune, questa operazione non può essere fatta semplicemente giustapponendo uno all’altro i vari spezzoni della nostra identità nazionale e le diverse opinioni storiografiche; per offrire a questi orientamenti la possibilità di coesistere in maniera non conflittuale bisogna scegliere quelle coordinate di riferimento inscritte nella “cultura repubblicana” scaturita dal patto costituzionale che gli italiani siglarono nel 1948. Un futuro da discutere. Il confronto con il futuro è la sfida più incerta e affascinante. Il 1911 e il 1961 la persero. In entrambi i casi il futuro fu posto sullo stesso piano del presente e del passato, si propose come la loro semplice continuazione. Questa volta bisogna guardare al futuro considerandolo sfalsato rispetto al passato e al presente, posto su un piano diverso: non più la rassicurante certezza di un tempo lineare ed evolutivo, ma l’immaginazione profetica che vede un futuro interamente nuovo per effetto di un salto di paradigma. Le coordinate al cui interno prefigurare il 2061 sono quelle che emergeranno da una realtà compiutamente postnovecentesca. Torino, il Piemonte, l’Italia, l’Europa saranno inserite in una globalizzazione che si presenterà come un fitto reticolo, in grado di sovrapporsi e plasmare il territorio, con un sistema economico e politico articolato in reti lunghe fatte di strade, ferrovie, aeroporti, interporti, borse, centri di ricerca e di sviluppo, ponti di comunicazione, che utilizzeranno i luoghi come porti da cui salpare per andare altrove, là dove più conviene. Un simile assetto si scontrerà con grumi territoriali, enclaves in grado di ostacolare il distendersi di reti funzionali che, attraverso la logistica, l’informazione e la finanza tengono insieme gli spazi della produzione. Così, le resistenze contro questa configurazione assumeranno sempre più spesso il volto delle “piccole patrie” basate sui fondamenti del sangue, del suolo e della religione. Tra il dissolversi delle singole comunità nazionali nel magma indistinto di un universo totalmente globalizzato e il rinchiudersi nella strenua difesa dei propri confini e della propria identità, l’Italia e l’Europa propongono un’alternativa fondata su una ridefinizione complessiva di termini come “identità”, “nazione”, “stato”: non più la perimetrazione ossessiva del proprio territorio ma la capacità di porsi come i nodi di una comunicazione virtuosa, in una rete in grado di rompere i compartimenti stagni dell’esclusione e dell’emarginazione, di favorire non solo la circolazione di merci, uomini e capitali, ma anche quella delle idee, dei principi, della democrazia, della tolleranza.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 2 6

PE RCHÉ

A Torino e in Piemonte, abituati da concrete esperienze recenti a ospitare grandi eventi e capaci di reinventare la loro immagine simbolica e identitaria, si potrà discutere tutto questo. Si tratterà di costruire un appuntamento che nella sua dimensione collettiva potrà essere vissuto come la somma di tanti percorsi individuali, in cui ognuno possa avere i propri punti di riferimento, un appuntamento fatto non solo di spazi fisici, ma anche di luoghi, dove ci si riunisce, dove si svolgono gli avvenimenti, dove viene elaborato lo “spirito nazionale”. Teatro e motore di questo appuntamento saranno una città e una regione composte di parti e di valori differenti, non più riconducibili a un’unica identità ma in cui le varie tribù accampate sul suo territorio possano scorrere e muoversi liberamente, rifiutando la prospettiva che le divisioni e le differenze interne si trasformino in compartimenti stagni rigidamente separati. Una città e una regione in cui si possa realizzare una permanente condizione di equilibrio tra la dimensione pubblica - in quanto istituzione civile e democratica - e l’intimità del privato. Una città a sua volta partecipe di una rete di relazioni continentali, affacciata sul mondo, connessa col mondo, incline agli scambi, generosa nei contributi e nell’accoglienza. Una regione che scaturisca da una visione complessiva dei suoi “paesaggi”, intrecciando i temi dello sviluppo economico e sociale locale con quelli fisici dell’abitare, dell’ambiente urbano, delle infrastrutture, del verde. Una città e una regione che, oltre a essere il luogo della produzione e del soddisfacimento di molteplici bisogni vitali, possano essere anche il terreno nutritivo, l’humus della coscienza umana, un luogo che ne renda possibile lo sviluppo tanto a livello individuale quanto a livello di gruppo, come coscienza del noi.

150




03. PAESAGGIO E CITTÀ Carlo Olmo

Il passato è per l’Italia del paesaggio una sequenza di sconfitte. Nel 1961 i litorali marini e le montagne erano punteggiate di insediamenti, che iniziavano a costruire nuovi modelli residenziali. La Costa Smeralda era ancora intatta, le Alpi conoscevano le prime stazioni sciistiche integrate. Oggi due sterminate città lineari segnano le coste del Mediterraneo e quasi tutte le vallate alpine europee. Quelli che allora erano luoghi, segnati da un turismo che si iniziava a intuire “di massa”, rappresentano oggi la residenza stabile di una popolazione europea invecchiata. L’Europa del 1961 era ancora un’Europa di città, quella rete di piccole, medie e grandi città che ancora oggi costituisce la risorsa forse più importante del Vecchio continente rispetto al resto del mondo.

CARLO OLMO

È preside della I Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, dove insegna Storia dell’architettura contemporanea, è direttore di Urban Center MetropoliTorino. Ha tenuto corsi presso l’École des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi e al Massachusetts Institute of Technology di Boston. Tra i numerosi lavori pubblicati su argomenti di storia dell’architettura e dell’urbanistica contemporanea: Le Corbusier e l’Esprit Nouveau (1975), La città industriale (1980), Alle radici dell’architettura contemporanea (1989), Urbanistica e società civile (1992), La città e le sue storie (1995), Mirafiori (1997). Dal 2002 è direttore de «Il Giornale dell’Architettura».

I confini di quelle città erano definiti; il dibattito, acceso e violento, era tra città e campagna, tra centro e periferie, che erano, anche nel linguaggio comune, definite Coree. Ma anche Parigi era città; la Grande Londra rappresentava il sogno mondiale della gestione democratica della crescita urbana. Oggi le città, insieme alle loro aree metropolitane, si sono allargate. Il confine tra città e non città si è perso, la stessa condizione del vivere in città è difficile da definire. Le città sono diventate luoghi sensibili e critici, soprattutto fragili, simboli di un ecosistema debole, in cui è tornato a dominare un valore (e una retorica) premoderno: la sicurezza. All’estensione, alla crescita si è accompagnato un esplodere di fenomeni sociali, i più diversi, legati alla sicurezza dei cittadini. Guardare al futuro non può che voler dire fare i conti con questo presente, ad iniziare dai diritti dei cittadini, dal ribaltamento delle logiche e delle ideologie oggi dominanti. Società fragili, che devono ritrovare un loro equilibrio con l’ambiente, società che devono davvero ragionare su beni limitati (la terra, l’acqua, persino l’aria), avendo patrimoni costruiti, organizzazioni infrastrutturali, modi di vita consolidati che vanno in direzione opposta. Le società devono riscoprire la “mixité” delle funzioni come principale e quasi unico presidio della sicurezza, mentre oggi il territorio è l’immagine di divisioni quasi paradossali, come quella che intende separare i luoghi del tempo libero da quelli del commercio. Paesaggio e città sono vittime dell’esaltazione di un diritto, da cui sarà impossibile recedere: il diritto alla mobilità personale. Una mobilità nuova, integrata, legata ad un possesso del tempo sempre più individuale, a beni indi-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 2 9

PAESAGGI

vidualmente goduti e posseduti, a simboli, anche architettonici, che esaltano questo individualismo. Il territorio e le città sono fragili soprattutto per il conflitto che materializzano tra beni limitati ed un diritto universale alla mobilità individuale. Fragilità e sostenibilità dovranno essere le nuove frontiere, sono i temi obbligati del futuro. Città fragili, che rischiano proprio per questa ragione di essere ancor più in crisi nella loro funzione storica, la capacità di creare serendipity. Territori dove la sostenibilità sarà nel sistema delle acque, dell’aria, dei suoli, non solo negli usi e nelle destinazioni. Due condizioni che si misureranno con un diritto, quello al consumo individuale, di cui la mobilità è l’emblema. Guardare al 2061 attraverso le celebrazione del 2011, per un’Italia urbana e territoriale, non potrà che essere fatto ponendo al centro queste due grandi questioni. Legando ad esse un terzo punto, centrale: quello di una nuova concezione della democrazia. La democrazia vive di condivisione e di tolleranza, due valori che lo specchio incrinato che oggi rappresentano città e territori difficilmente restituisce. Le città, per tornare ad essere luoghi di democrazia diffusa, dovranno poter affrontare il tema delle scelte al di fuori delle politiche della sicurezza, trovando altresì la capacità di uscire dalla logica di “guardare nel proprio cortile”. Un’ultima questione resta aperta: quella dell’uso del suolo tanto nei diritti quanto nelle destinazioni. I territori, per consentire una riproduzione delle condizioni d’uso a generazioni future, devono porsi il problema del ritorno dei diritti. Un’innovazione tanto profonda che va dalle tecnologie dell’energia a quelle delle costruzioni, dalle reti dei trasporti o delle acque a modelli di consumo dello spazio che è però la condizione di un 2061 aperto a nuove idee di futuro. Difficilmente queste politiche potranno essere federali: i beni limitati non possono essere gestiti localmente, devono essere partecipati localmente e condivise localmente le politiche, ma è difficile poter anche solo ragionare sull’acqua o sull’aria in termini locali. È questo - dei tanti piani di una discussione e di una serie di eventi e mostre sul paesaggio da tenersi nel 2011 - quello più sopranazionale e complesso. Forse per questo, quello più difficile da essere condiviso e quello più affascinante nei suoi risvolti politici, tecnici, sociali.

150


Reggia di Venaria Reale, scorcio della Chiesa di S. Uberto


03.01. 150 PAESAGGI PIEMONTESI La bellezza del paesaggio naturale e la straordinaria ricchezza del patrimonio architettonico e artistico diffuso in tutta la penisola costituiscono per l’Italia un linguaggio unificante e trasfondono negli italiani un senso innato di appartenenza, che va al di là delle istituzioni. Il paesaggio, naturale e urbano, è anche il segno distintivo della nostra nazione nei confronti degli altri paesi, fatto com’è di forti landmarks, dai faraglioni di Capri al Colosseo, che lo rendono riconoscibile agli occhi di tutto il mondo. Oltre a questi luoghi-simbolo, l’Italia può contare su uno straordinario patrimonio paesaggistico ancora sconosciuto persino ai suoi abitanti e che, opportunamente recuperato e promosso, costituisce una risorsa inesauribile di ricchezza per la cultura e il turismo. Il Piemonte è un buon esempio di come sia possibile sviluppare le proprie potenzialità inespresse per promuovere l’immagine internazionale del territorio e, di conseguenza, il turismo e l’attrazione di investimenti. In concomitanza con i Giochi Olimpici - ma nell’ambito di un processo di trasformazione più lungo e più ampio Torino e il Piemonte hanno valorizzato le loro eccellenze, promuovendo nuovi progetti e riportando alla luce risorse dimenticate, grazie a investimenti pubblici e privati locali, nazionali ed europei. Il processo è in via di costante evoluzione, per via dell’imminente organizzazione di eventi quali il Convegno Mondiale degli Architetti e World Design Capital 2008.

locali, inquadrate nei piani urbanistici e di investimento dei prossimi anni e ad uno stato avanzato di progettazione. La finalità che accomuna tutti gli interventi è di dotare la città e la regione di un sistema avanzato e capillare di spazi per la cultura e la formazione. Il Comitato organizzatore – in sinergia con le Istituzioni e il sistema culturale, formativo ed economico locale – si impegnerà già dal 2008 affinché le attività pubbliche che si svolgeranno in questi luoghi siano orientate ai temi di Italia 150. L’intera regione, del resto, sta già dimostrando un notevole interesse per l’appuntamento e uno spirito propositivo di cui si hanno quotidiane dimostrazioni. Il Piemonte può vantare una diffusa qualità architettonica e non c’è epoca che non abbia lasciato una pregevole traccia sul territorio, dalle abbazie e castelli medievali ai nuovissimi edifici firmati da grandi nomi del design contemporaneo, passando attraverso i gioielli del Barocco. Si è quindi pensato di suddividere i paesaggi piemontesi in paesaggi del passato, paesaggi del presente e paesaggi del futuro e di raggrupparli in percorsi tematici, traducibili in altrettanti percorsi di visita. Alcuni di questi paesaggi costituiranno il nucleo di Italia 150, le celebrazioni piemontesi del Centocinquantenario. Per essi si sono già ipotizzati alcuni progetti che potrebbero ospitare da oggi al 2011.

In vista del 2011, il Piemonte intende esibire il suo patrimonio al massimo delle potenzialità, utilizzandolo come risorsa per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Per l’occasione, intende presentare al pubblico 150 paesaggi, distribuiti su tutto il territorio regionale. Musei e monumenti storici, sedi universitarie, località turistiche, aree fieristiche e congressuali, parchi e aree verdi, distretti produttivi, impianti sportivi apriranno le porte ai visitatori di Italia 150 svelando qualità inedite, fungendo da centri catalizzatori per lo studio, il lavoro e il relax, proponendo eventi e iniziative speciali per le celebrazioni del Centocinquantenario. La maggior parte dei luoghi proposti è già oggi disponibile e utilizzata dalla comunità locale. Altri saranno oggetto nel prossimo quinquennio di interventi di restauro, recupero o valorizzazione. Alcune opere, infine, sono ancora da mettere in cantiere ma sono già state programmate dalle amministrazioni

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 3 1

PAESAGGI

150


Torino, Villa della Regina


03.02. PAESAGGI DEL PASSATO 03.02.01. IL CENTRO STORICO DI TORINO E IL CIRCUITO DELLE RESIDENZE SABAUDE A partire dal Seicento, Torino e il Piemonte vissero un periodo di splendore, allorché i Savoia chiamarono a impreziosire il loro Regno i più importanti architetti dell’epoca: Ascanio Vitozzi, Carlo e Amedeo di Castellamonte, Guarino Guarini, Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri. L’età del Barocco ha donato alla città gioielli di grande splendore, a cominciare dalle chiese e dalle vie e piazze del centro storico, ma il cuore del sistema barocco piemontese è la cosiddetta “Corona delle Delizie”, insieme di 14 residenze di corte e di caccia costruite dai Savoia a Torino e lungo le radiali dei principali collegamenti. I palazzi, i castelli e i giardini della dinastia sabauda costituiscono un insieme di straordinario interesse storico-artistico e ambientale, tanto che nel 1997 l’UNESCO li ha dichiarati “Patrimonio dell’umanità”. Oggi svelano al pubblico un passato di nobili e di guerrieri, amanti del lusso, dell’arte e del teatro, ma raccontano soprattutto la storia della prima capitale del Regno d’Italia. Negli ultimi anni sono state investite risorse considerevoli per il restauro e la valorizzazione delle Residenze, con un grandioso progetto a cui concorrono la Regione Piemonte, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e le fondazioni torinesi di origine ex bancaria. Punta di diamante di questo progetto è il recupero di uno dei maggiori capolavori: la Venaria Reale, per la quale sono stati stanziati oltre 200 milioni di euro. Nel 2011 il restauro sarà completato e la Reggia sarà uno dei principali luoghi di attrazione del Piemonte. Palazzo Reale, la Zona di Comando e la Cavallerizza Reale - Torino. Nel cuore della cosiddetta Zona di Comando, l’insieme di edifici che includeva le sedi rappresentative del potere dei Savoia, sorge Palazzo Reale, grandioso esempio di architettura secentesca, più volte rimaneggiato e ampliato. Fino al 1659 fu residenza dei Re di Sardegna, poi di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, fino al 1865. Il progetto è di Carlo e Amedeo di Castellamonte, la facciata di Carlo Morello. I ricchi appartamenti reali che si affacciano su piazza Castello conservano gli arredi originali. Sul retro è possibile accedere ai Giardini

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 3 3

PAESAGGI

Reali, progettati nel 1697 da André Le Nôtre, padre del parco di Versailles. Parte integrante dell’Area di Comando è il nucleo della Cavallerizza Reale, costituita dai quattro bracci di scuderie disposte a croce, oggi area espositiva e sede di rilevanti rassegne teatrali. Palazzo Madama - Torino. Il monumentale edificio racchiude in sé la storia della città di Torino: da porta romana si trasforma nel medioevo in un fortilizio e nel Quattrocento diventa il castello degli Acaja, con l’innalzamento di quattro torri angolari. Divenuta residenza delle Madame Reali Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, prende la forma di una reggia barocca. Nell’Ottocento assume il nome di Palazzo Madama, in ricordo della sua precedente destinazione, e per volontà di Carlo Alberto diviene sede del primo Senato del Regno d’Italia. I restauri del Palazzo, realizzati tra il 1997 e il 2005, hanno rimesso in luce la secolare storia dell’edificio. Il 16 dicembre 2006 è stato riaperto al pubblico ed è sede del Museo Civico di Arte Antica. Palazzo Carignano - Torino. Uno dei maggiori esempi dell’opera di Guarino Guarini e del barocco piemontese, realizzato tra il 1679 e il 1684 per Emanuele Filiberto di Savoia Carignano, il palazzo, collocato nel cuore della città, presenta una inconfondibile facciata ondulata in cotto. Vi nacquero Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II e vi ebbe sede il Parlamento Subalpino, tuttora visitabile all’interno del Museo del Risorgimento. Il palazzo si affaccia da un lato su piazza Carignano e dall’altro su piazza Carlo Alberto, con una facciata realizzata da Giuseppe Bollati nel 1864. Castello del Valentino - Torino. Realizzato nel XVI secolo per volere di Emanuele Filiberto, è oggi sede della facoltà di Architettura, ma è destinato ad aprire le porte al pubblico nel 2011. L’originario carattere di villa fluviale con affaccio sul Po fu alterato dallo sviluppo del fronte verso la città, con la realizzazione del grande cortile d’onore chiuso su tre lati. Nel XIX secolo furono rimaneggiati i due corpi laterali e la facciata fu dotata di un portico con loggia soprastante e affiancata da due torri quadrilatere. I caratteristici tetti inclinati alla francese sono un omaggio alla Madama Reale Cristina di Francia, che predilesse il castello tra tutte le altre residenze e vi organizzò feste, tornei, caroselli e battaglie fluviali.

150


Villa della Regina - Torino. Solo di recente riaperta al pubblico dopo un lungo restauro, la villa barocca fu costruita nel 1615 per volere del cardinale Maurizio di Savoia, su progetto generale di Ascanio Vitozzi. Al grande complesso, che segue l’andamento della collina in una successione di scale, padiglioni, giardini e giochi d’acqua, lavorarono vari architetti, fra i quali Amedeo di Castellamonte e Filippo Juvarra. Il nome deriva dal fatto che, alla fine del Seicento, la villa diventò residenza della regina Anna d’Orléans, moglie di Vittorio Amedeo II. La Venaria Reale – Venaria (TO). La Venaria è un complesso di cui fanno parte il Borgo Antico della città, la Reggia, i Giardini e lo sterminato Parco de La Mandria, che comprende un borgo, una villa e una cascina. Fu realizzato a partire dalla seconda meta del Seicento per volere del duca Carlo Emanuele II di Savoia, che desiderava per sé una nuova residenza “di piacere e di caccia”, dal progetto complessivo dell’architetto Amedeo di Castellamonte. La costruzione proseguì sino a fine Settecento, registrando i cambiamenti di stile e di gusto nel succedersi dei diversi architetti di corte Garove, Juvarra e Alfieri. Particolarmente notevole è il contributo lasciato da Filippo Juvarra, di cui spicca la spettacolare Galleria di Diana. Anche i Giardini persero nel XVIII secolo l’originaria fisionomia all’italiana, per divenire un imponente parco “alla francese” di 125 ettari. Palazzina di Caccia di Stupinigi - Nichelino (TO). Il complesso, voluto da Vittorio Amedeo II, fu realizzato su progetto del 1729 di Filippo Juvarra. Nato come residenza di caccia, divenne in seguito dimora estiva dei reali. La pianta è a quattro bracci a croce di Sant’Andrea, il cuore della costruzione è il grande salone ellittico sormontato dalla statua del Cervo firmata da Francesco Ladatte. Bellissimo il giardino e affascinante il lungo viale che conduce alla palazzina, arrivando da Torino, fiancheggiato dalle cascine e dalle scuderie. All’interno sono esposti, oltre agli arredi originari, anche mobili provenienti da altre residenze sabaude e opere di pregevoli artisti quali l’ebanista Pietro Piffetti e lo scultore ligneo Giuseppe Maria Bonzanigo. Castello di Rivoli (TO). Roccaforte risalente all’XI secolo, posta sulla sommità della collina all’imbocco della valle di Susa, nel XIV secolo passò ai Savoia, che la trasformarono in residenza di corte. Nel Seicento la struttura divenne una delle “delizie” di Carlo Emanuele I. Dopo i danni inflitti dalle truppe francesi nel 1693, la ricostruzione fu affidata da Vittorio Amedeo II prima a Garove e poi a Juvarra. Nel 1730, terminati i fondi, Juvarra abbandonò

ITALIA CENTOCINQU A NTA 3 4

PA E S A GGI

l’impresa. Alla fine del secolo Vittorio Amedeo III incaricò Randoni di rimettere mano al progetto, ma ancora una volta i lavori furono interrotti, a causa dell’invasione napoleonica. Venduto dai Savoia al Comune di Rivoli nel 1883, il Castello fu utilizzato per scopi militari per un centinaio d’anni. È stato finalmente riattato dalla Regione Piemonte nel 1979 e la ristrutturazione di Andrea Bruno ha coinciso con l’insediamento nel castello del Museo di Arte Contemporanea, inaugurato nel 1984. Castello di Moncalieri (TO). La costruzione fortificata, risalente agli inizi del XIII secolo, fu rimaneggiata e ampliata una prima volta nel XV secolo, intervento di cui si conservano le due torri cilindriche. Fu poi completamente ricostruita a partire dal 1619 per volere di Carlo Emanuele I e Cristina di Francia. I lavori, iniziati da Carlo di Castellamonte, proseguirono con Amedeo di Castellamonte, Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri e si conclusero solo alla metà dell’Ottocento. Il risultato fu una struttura costituita da quattro padiglioni uniti da gallerie e con torri angolari che ricordano l’antica struttura. Fu particolarmente amato da Vittorio Amedeo II, che ne fece la sua residenza principale. Regia Mandria di Chivasso (TO). Poco lontano dalle grandi vie di comunicazione è ubicata la vasta tenuta voluta da Carlo Emanuele II verso la metà del Settecento per l’allevamento dei cavalli di razza. Oltre al castello e agli edifici per il personale di servizio, lungo il perimetro sono disposti le stalle, i fienili e i magazzini. Oggi il complesso è oggetto di un importante intervento di restauro. Castello Ducale di Agliè (TO). Il palazzo, e il grande parco circostante, con giardini all’italiana e all’inglese, si trovano nel basso Canavese e sono originari del XII secolo. Nel Seicento il conte Filippo d’Agliè trasformò il vecchio castello fortificato in dimora signorile affidando i lavori a Carlo di Castellamonte. Distrutto dai francesi, venne acquistato dai Savoia nel 1764, che lo fecero quasi totalmente ricostruire su progetto di Ignazio Birago di Borgaro, e divenne la residenza del Duca del Chiablese. Abbandonato in seguito all’invasione napoleonica, il castello tornò a rifiorire nell’Ottocento, per volere di re Carlo Felice che lo elesse a sua residenza preferita insieme al Castello di Govone. Castello Reale di Govone (CN). Il nucleo originario di questa struttura, posto in posizione strategica alla sommità di una collina nel cuneese, è di poco successivo all’anno Mille. Alla fine del XVII secolo, i conti Solaro, proprietari

150


del maniero, affidarono a Guarino Guarini i lavori di ampliamento e abbellimento, che non furono completati a causa delle guerre che coinvolsero il Piemonte per quasi un secolo. I lavori ripresero nel 1778, per mano di vari architetti tra cui Benedetto Alfieri. Passato ai Savoia nel 1792, Govone fu scelto con Agliè dal re Carlo Felice per le sue villeggiature estive. Le sale sono decorate da pitture e preziose carte cinesi settecentesche e il castello è circondato da un parco all’inglese e da un giardino pensile. Castello di Pollenzo (CN). Costruito alla fine del XIV secolo, il castello venne rimaneggiato nell’Ottocento da Carlo Alberto per ospitare la direzione generale dei Savoia. Nel 1842 il re vi costituì la prima Associazione Agraria, con lo scopo di incrementare l’attività agricola locale. L’apertura al pubblico avvenne durante la “Primaria Adunanza Generale dell’Associazione Agraria”, che si tenne nell’ottobre del 1843. In quella circostanza un consesso di scienziati discusse gli aspetti economico-gestionali, tecnico-produttivi e sociali che la struttura si poneva come obiettivo. Il complesso, restaurato nel 1999, è oggi un punto d’incontro di attività legate all’alimentazione e ospita l’Università di Scienze Gastronomiche e prestigiose strutture ricettive. Castello Reale di Racconigi (CN). Antica roccaforte trasformata in castello dai marchesi di Saluzzo, passò ai Savoia nel 1605. Il principe Emanuele Filiberto ne affidò i lavori di ampliamento e trasformazione in villa signorile a Guarino Guarini nel 1676. Del progetto vennero realizzati la facciata verso il parco e il padiglione centrale. La facciata che dà sul centro abitato di Racconigi è invece opera di Giovan Battista Borra, allievo del Vittone, che la realizzò a fine Settecento con gusto Neoclassico. Le trasformazioni interne furono realizzate da Guarino Guarini nel Seicento, da Gian Battista Borra nel Settecento e nell’Ottocento da Pelagio Palagi. Castello di Valcasotto (CN). Il complesso, sorto come monastero nel X secolo, nel corso della sua lunga storia subì incendi e razzie, prima di essere ampiamente rimaneggiato nel XVII e XVIII secolo ad opera di Francesco Gallo e Bernardo Vittone. Alla fine del Settecento, la Certosa venne occupata dalle truppe napoleoniche e nel 1803 l’ordine dei certosini fu definitivamente soppresso. La Certosa fu acquistata dai Savoia nel 1837 e venne in parte ricostruita accentuandone l’aspetto di castello-villa signorile. Carlo Alberto ne fece una residenza reale estiva e il suo successore, Vittorio Emanuele II, la frequentò spesso usandola come riserva di caccia.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 3 5

PAESAGGI

03.02.02. I MUSEI STORICI Sono molti in Piemonte i luoghi in cui è possibile ripercorrere la storia della nazione italiana, dalle vicende dello stato sabaudo al Risorgimento, dalla costruzione dello stato liberale alla Resistenza. Nel capoluogo subalpino hanno regnato grandi sovrani, si sono creati i presupposti per l’unificazione dell’Italia e sono passate tutte le grandi tradizioni della democrazia moderna, da quella liberale e conservatrice a quella socialista e comunista, da quella liberalsocialista al cattolicesimo sociale. In due millenni e mezzo di storia, un piccolo villaggio pedemontano è diventato prima una città, poi la capitale di un Regno e di una Nazione e infine una metropoli densa di eccellenze, fermenti e contraddizioni. Un cammino articolato, che si può ripercorrere nei molti musei e monumenti torinesi e piemontesi in cui si rievocano le battaglie, le alleanze, le conquiste e gli uomini che ne sono stati protagonisti. Museo Nazionale del Risorgimento Italiano - Torino. Il Museo occupa il piano nobile di Palazzo Carignano, dove venne proclamato il Regno d’Italia nel 1861. L’aula del Parlamento Subalpino è conservata nelle sue vesti originarie e vi sono contrassegnate le postazioni che occuparono Cavour, Garibaldi, d’Azeglio, Gioberti e Balbo. La varietà delle opere esposte, i documenti, le ricostruzioni degli ambienti rappresentano un’occasione unica per rivivere la storia dell’unificazione nazionale. Il Museo, in fase di ristrutturazione, sarà riaperto nel 2010. Mastio della Cittadella e Museo Storico Nazionale dell’Artiglieria - Torino. Il Museo è collocato dal 1893 nel Mastio della Cittadella, unica costruzione conservata della fortificazione pentagonale realizzata nel Cinquecento su incarico del duca Emanuele Filiberto, subito dopo la scelta di Torino quale capitale dello stato sabaudo. Custodisce i cimeli dell’Artiglieria italiana e la documentazione storica, tecnica e scientifica dell’evoluzione dell’armamento dalla preistoria ai giorni nostri: armi di ogni epoca e provenienza, compresi i cimeli dell’esercito piemontese, delle campagne risorgimentali, della prima e della seconda guerra mondiale. Museo Civico Pietro Micca e dell’Assedio di Torino 1706 Torino. Quando nel 1706 Torino fu assediata dai francesi, era protetta da una cerchia di mura, da una cittadella e da una rete di gallerie che furono determinanti nel rendere efficace la difesa. Lo sviluppo urbanistico ha cancellato quasi completamente le fortificazioni ma ha lasciato pressoché intatte

150


[ la cultura motore della trasformazione ] Da alcuni anni a Torino – come in altre aree urbane europee che si sono trovate di fronte a importanti processi di trasformazione – si è consolidata la convinzione che la cultura possa essere considerata una risorsa su cui investire. La cultura può - e in alcuni casi di urgente necessità di riconversione deve - poter diventare un motore di sviluppo urbano: la valorizzazione del patrimonio, la qualità degli eventi culturali, la ricchezza della produzione locale sono elementi che attraggono ricchezza grazie a turisti e a investitori, che creano occupazione e che promuovono all’esterno le risorse locali. Ma non si tratta solo di questo: la cultura ha uno straordinario valore comunicativo in sé ma è anche un’immagine con cui un territorio si presenta in modo unitario, nel complesso delle sue caratteristiche economiche, sociali, urbanistiche, turistiche, con il grande vantaggio di essere capace di trasmettere in modo diretto e rapido contenuti e valori. Per questo negli ultimi anni le risorse culturali torinesi e piemontesi sono state oggetto di cospicui investimenti destinati a opere di restauro e riqualificazione del patrimonio artistico e allo sviluppo del sistema culturale nel suo insieme. Grazie a questi investimenti, Torino e il Piemonte possono vantare oggi un’offerta culturale fatta di 475 musei, 1.000 biblioteche, 166 sale cinematografiche, 53 multisale e 30 teatri. I visitatori dei 117 Musei e Beni culturali del Piemonte monitorati dall’Osservatorio Culturale del Piemonte sono stati nel 2005 poco più di 3.680.000, di cui il 67,4% è stato registrato dal Sistema Museale Metropolitano di Torino, che comprende anche il circuito delle Residenze Sabaude, e il restante 32,6% si riferisce alle altre sedi regionali. Il record assoluto di ingressi si è registrato al Museo nazionale del Cinema (384.415 visitatori, il 4,1% in più rispetto al 2004), seguito dalla Promotrice delle Belle Arti, dove si teneva la mostra Gli impressionisti e la neve (289.185), e poi dal Museo Egizio (286.296). In regione i luoghi più visitati sono stati i Giardini di Villa Taranto a Verbania (126.410) e la Sacra di San Michele, in provincia di Torino (83.982).

I dati del 2006 in elaborazione mostrano un’accelerazione nella crescita dei visitatori, anche dopo l’evento olimpico. Se infatti le prestazioni di febbraio non rappresentano di certo un fattore di sorpresa, trattandosi del periodo di svolgimento delle gare, i dati sulle affluenze nel periodo postolimpico sono utili per iniziare a ragionare sulle dinamiche di medio e lungo periodo innescate dall’evento. I mesi di marzo e aprile 2006 hanno registrato, infatti, un notevole incremento di pubblico in relazione al 2005 (+ 43% e + 45%), fenomeno che dovrà essere confermato dai dati dei prossimi anni, ma che tuttavia già offre importanti indicazioni circa un effetto trainante delle Olimpiadi. Il dato riguarda, oltre che i musei, anche molte altre iniziative culturali: La Fiera del Libro, ad esempio, è passata dai 220.000 visitatori del 2005 agli oltre 300.000 del 2006 mentre Traffic - Torino Free Festival è passato da 100.0000 a 190.000 presenze. Così anche per Settembre Musica, che registra una crescita di oltre il 20%. Le ricadute dell’investimento in cultura stanno dando segni importanti, come dimostra una ricerca coordinata dal Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Torino che ha stimato in oltre 900 milioni il PIL della cultura torinese, tra spese dei turisti, delle imprese e dei lavoratori in questo settore così strategico per la città.


le gallerie. Il Museo Pietro Micca, oltre a documentare gli episodi più importanti dell’assedio, dà accesso ai cunicoli, di cui sono percorribili 9 chilometri dei 14 esistenti. Curia Maxima. Il palazzo fu commissionato nel 1720 da Vittorio Amedeo II a Juvarra per ospitare «le due supreme Magistrature del Senato e della Camera dei Conti». Fu completato solo cento anni dopo dal re Carlo Felice e inaugurato nel 1838. Usato come Palazzo di Giustizia fino al 2000, è oggi dismesso, ad eccezione dell’Ala Aulica, dove ha sede la Sezione Storica della Biblioteca della Corte. L’Ala sarà utilizzata per iniziative che mostrino il contributo determinante della magistratura piemontese nella stesura della legislazione unitaria. Caserma Bergia. Il palazzo fu progettato nel 1739 da Bernardo Vittone come sede del Collegio delle Province, creato nel 1720 da Vittorio Amedeo II per ospitare i giovani più meritevoli del Regno, a cui venivano anche finanziati gli studi all’Università. Dopo la Restaurazione, divenne sede dei Carabinieri Reali e oggi ospita il Comando dell’Arma. Il palazzo barocco ha un grande cortile quadrangolare circondato da un porticato. All’interno c’erano le stanze degli studenti e una spaziosa sala refettorio, fregiate con sfarzose decorazioni rococò. Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà - Torino. Il Museo, inaugurato nel 2003 nel settecentesco palazzo dei Quartieri Militari, è un centro di interpretazione e documentazione sulla storia del Novecento e sulle tematiche dei diritti umani e della libertà. Nasce con il duplice obiettivo di realizzare un museo dedicato ai temi della Seconda Guerra Mondiale e delle sue conseguenze, e di individuare gli strumenti più utili per documentare permanentemente i crimini contro l’umanità. L’espressione “museo diffuso” fa riferimento allo stretto rapporto che il museo ha con il territorio piemontese, teatro degli eventi storici su cui vertono ricerche e esposizioni. Borgo e Rocca Medievale - Torino. Il complesso nacque come padiglione dell’Esposizione generale italiana artistica e industriale che si svolse a Torino nel 1884. Mentre la Rocca fu costruita per durare nel tempo, il villaggio adiacente era stato pensato come temporaneo. L’enorme successo ottenuto fece sì che il Borgo – che riproduce architetture medievali piemontesi e valdostane - fosse invece acquistato dalla Città di Torino a fine manifestazione. Il complesso, perfettamente conservato, ospita oggi anche alcune botteghe artigiane, che contribuiscono a ricreare l’atmosfera del tempo.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 3 7

PAESAGGI

03.02.03. LE COLLEZIONI DI ARTE ANTICA In Piemonte ci sono più di cento musei statali, civici, privati ed ecclesiastici, la cui origine risale al Settecento, con l’istituzione a Torino del Lapidario di Scipione Maffei e delle prime raccolte scientifiche universitarie. Per ospitare le preziose collezioni raccolte nei secoli dalla famiglia Savoia, Re Carlo Alberto dotò la capitale del Regno di strutture museali analoghe a quelle delle altre capitali europee: nacquero così la Galleria Sabauda, l’Armeria Reale e il Museo di Antichità. Anche in regione le prime collezioni risalgono all’Ottocento (il Lapidario di Novara, il Museo Craveri di Bra, una piccola raccolta numismatica a Rimella, vicino a Vercelli), ma è con l’Unità d’Italia che furono istituiti i primi veri e propri istituti di conservazione. All’indomani dell’unificazione, in tutto il paese furono infatti costituiti musei civici allo scopo di mantenere le specificità locali dei diversi stati italiani conservandone le vestigia del passato. Anche il Museo Civico d’Arte Antica di Torino nacque per documentare la cultura figurativa della città e del suo territorio e rivestì un forte ruolo didattico, mediante la proposizione dei manufatti artistici come modelli non solo alla produzione artistica e artigianale del territorio, ma anche alla nascente produzione industriale. Museo delle Antichità Egizie - Torino. Il Museo di Torino è, dopo quello del Cairo, il più importante dedicato all’arte e alla cultura dell’antico Egitto. Venne fondato nel 1824 dal re Carlo Felice, per esporre i quasi seimila reperti riuniti da Bernardino Drovetti, e collocato nel palazzo dell’Accademia delle Scienze di Guarino Guarini. Da allora, molti studiosi di fama internazionale si dedicano allo studio delle sue collezioni, confermando così quanto scrisse il noto decifratore di geroglifici Jean-François Champollion nel 1824: «La strada per Menfi e Tebe passa da Torino». Il Museo è oggi costituito da un insieme di collezioni che si sono sovrapposte nel tempo, tra cui spiccano i ritrovamenti degli scavi condotti dalla Missione Archeologica Italiana tra il 1900 e il 1935. Entro il 2011 saranno terminati i lavori di adeguamento dell’ala del Collegio dei Nobili, che oggi ospita la Galleria Sabauda, e il Museo presenterà al pubblico tutta la sua vasta collezione. Per l’intervento è già stato firmato un accordo di programma da 50 milioni di euro dai tre enti locali, dalla Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione CRT.

150


Torino, Museo Egizio


Museo Civico di Arte Antica - Torino. Già nell’Ottocento Carlo Alberto insediò a Palazzo Madama la Regia Pinacoteca e nel 1934 il palazzo divenne sede del Museo Civico di Arte Antica di Torino. Il museo nacque per documentare la cultura figurativa della città e del suo territorio all’indomani dell’Unità d’Italia, quando la costituzione dei musei civici era sentita come una necessità per non perdere le specificità locali. Dal 16 dicembre 2006, dopo un lungo restauro, il Palazzo è stato riaperto al pubblico e il Museo è nuovamente visitabile con un nuovo allestimento, che presenta i suoi capolavori di arte figurativa e applicata secondo un percorso cronologico, dal lapidario medievale ai tesori del Barocco. In due mesi ha già registrato più di 100.000 presenze. Galleria Sabauda - Torino. La storia della Galleria Sabauda ha inizio nel 1497, quando i Savoia riunirono con un inventario le prime opere antiche acquisite dalla casata. Carlo Emanuele I commissionò la rifinitura pittorica della Manica Lunga di Palazzo Reale – la galleria che lo collega a Palazzo Madama - per esporvi le opere e Carlo Alberto inaugurò la Reale Galleria nel 1832, con una collezione che nel frattempo aveva raggiunto i 365 dipinti. Nel 1865 la Galleria fu trasferita nel Palazzo dell’Accademia delle Scienze e la collezione si arricchì ulteriormente. Gli interventi di ristrutturazione e riallestimento degli anni Venti, Cinquanta e Settanta conferirono alla struttura il suo assetto definitivo. Entro il 2011 la collezione sarà ricollocata nella sede originaria e la sua sede attuale sarà occupata dall’ampliamento del Museo Egizio. Biblioteca Reale - Torino. Al piano terreno di Palazzo Reale ha sede la Biblioteca Reale, alla cui realizzazione contruibuì tra gli altri Pelagio Palagi su committenza di Re Carlo Alberto. La collezione conta 185.000 preziosi volumi: manoscritti, codici miniati, rari incunaboli, incisioni, legature e disegni, tra cui quelli di Leonardo da Vinci, acquistati dallo stesso Carlo Alberto. Armeria Reale - Torino. Affacciata su piazza Castello, l’Armeria Reale è una delle più ricche collezioni di armi del mondo. Inaugurata nel 1837 da Carlo Alberto, conserva numerosi tipi di armi bianche, da fuoco e armature medievali, cinquecentesche e secentesche, napoleoniche e ovviamente sabaude. L’Armeria è stata chiusa al pubblico per restauri fino a fine 2005. Con la riapertura è stato recuperato lo scenografico allestimento ottocentesco, con le vetrine progettate da Pelagio Palagi.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 3 9

PAESAGGI

Museo di Antichità, Collezioni Archeologiche - Torino. Le collezioni sono state raccolte a partire dalla metà del Cinquecento prima dal Duca Emanuele Filiberto di Savoia e poi da Carlo Emanuele I. Nel Settecento Vittorio Amedeo II istituì il Regio Museo dell’Università; nel 1832 i reperti furono trasferiti nel palazzo dell’Accademia delle Scienze, insieme alla collezione egizia, a formare il Regio Museo di Antichità greco-romane ed egizie. Nel 1940 le collezioni archeologiche furono scorporate e nacque il nuovo Museo di Antichità trasferito dal 1982 nel comprensorio di Palazzo Reale. Il museo è diviso in tre settori: le collezioni storiche reali, ospitate nelle serre ottocentesche, l’archeologia della città di Torino, nella sotterranea Manica Nuova, e infine l’archeologia regionale, esposta in un nuovo edificio che collega gli altri due attraverso i Giardini Reali, accanto ai bastioni del Palazzo. Museo di Arte Orientale - Torino. Il Museo d’Arte Orientale, che aprirà al pubblico nel 2008 nel centrale Palazzo Mazzonis, fornirà una rappresentazione d’insieme della produzione artistica dei paesi asiatici. La presenza di disparate collezioni pubbliche e private ha indotto a organizzare l’esposizione secondo cinque grandi aree geografiche: Asia Meridionale, Cina, Regione Himalayana, Giappone, Paesi Islamici. L’allestimento intende così mettere in evidenza le interazioni creative tra i diversi paesi e introdurre un filo unitario nella considerazione dei tesori della cultura orientale. Museo Civico Antonino Olmo di Savigliano (CN). Il Museo ha sede nell’antico convento di San Francesco, nel cuore del centro storico cittadino. Il convento, costruito alla fine del Seicento, fu occupato dai frati fino al 1866. Dopo decenni di uso improprio, il complesso fu acquistato dal comune, che vi aprì il Museo Civico e, nella annessa chiesa di San Francesco, la Gipsoteca con le opere dello scultore torinese Davide Calandra. Il museo ospita dipinti, sculture e oggetti d’uso provenienti da chiese sconsacrate e i lasciti di importanti casati. Tra questi, l’archivio dei Santa Rosa, famiglia del Santorre che ispirò i moti risorgimentali del 1821. Museo Leone di Vercelli. Aperto al pubblico nel 1910 a cura dell’Istituto di Belle Arti, erede della ricca collezione di oggetti antichi del notaio vercellese Camillo Leone, il museo ha sede in due distinti edifici - la cinquecentesca casa Alciati e il barocco Palazzo Langosco - collegati nel 1939 da una manica di raccordo. Presenta una sezione di arte decorativa e collezioni archeologiche e storiche che ricostruiscono la storia di Vercelli dalla Preistoria al Risorgimento.

150


La Sacra di San Michele


03.02.04. FORTI E CASTELLI Per ragioni storiche e geografiche, la regione Piemonte è ricca di castelli e fortificazioni, simboli del potere della dinastia sabauda e testimoni di importanti battaglie. Si tratta di un patrimonio architettonico, storico e culturale inestimabile, oggetto nel corso degli anni di importanti interventi di recupero e di progetti indirizzati alla costituzione di un sistema di visita integrato. Torri poste sulla sommità di colline, mura merlate, maestosi palazzi all’interno di parchi e giardini o a dominio di piccoli borghi, questi edifici custodiscono una memoria stratificata e portano scritta sulle proprie mura la storia di costruzioni, abbandoni e ricostruzioni avvenuti di pari passo con le alterne vicende del territorio. Forte di Fenestrelle (TO). Il forte di Fenestrelle è la più grande struttura fortificata d’Europa e la più estesa costruzione in muratura dopo la Muraglia Cinese. Un gigante di pietra, che si estende per circa cinque chilometri nella valle del Chisone. Nel 1708, due anni dopo la battaglia di Torino, Vittorio Amedeo II espugnò la guarnigione francese che controllava il Forte Moutin presso Fenestrelle e lo scelse come sede della più imponente opera difensiva del suo Regno. Abbandonato nel secondo dopoguerra, negli anni Novanta fu intrapreso l’ambizioso processo di recupero e valorizzazione della struttura, che nel 1999 fu scelta come monumento simbolo della Provincia di Torino. Forte di Exilles (TO). Il forte, edificato nel 1155, fu completamente distrutto ad opera dei francesi in seguito al trattato di Parigi del 1796. Venne poi ricostruito tra il 1818 e il 1829, ricalcando l’assetto formale e difensivo settecentesco e aggiornandolo secondo le tecnologie militari dell’Ottocento. Disarmato nel 1915, venne definitivamente abbandonato dai militari l’8 settembre 1943. Il suo declino venne arrestato nel 1978 con l’acquisizione da parte della Regione Piemonte e la pianificazione di significativi interventi. Aperto al pubblico nel 2000, al suo interno sono stati allestiti due innovativi percorsi di visita. Fortezza di Verrua Savoia (TO). La fortezza è citata per la prima volta in un documento del 999 ma se ne ignorano le origini. Nel 1379, dopo una lunga contesa con i vescovi di Vercelli e i marchesi di Monferrato, passò ad Amedeo VI di Savoia il Conte Verde. Nel Cinquecento, dopo l’occupazione francese, la fortezza venne seriamente compromessa,

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 4 1

PAESAGGI

ma Emanuele Filiberto ne ordinò il ripristino. Durante la Guerra dei Trent’anni sostenne l’assedio di spagnoli e austriaci ma nel 1705 capitolò a quello francese. Da allora non venne più armata e rimase come presidio dei soldati invalidi durante l’epoca napoleonica e risorgimentale. La Cittadella di Alessandria. Uno dei massimi esempi di architettura militare italiana e tra le meglio conservate in Europa, la Cittadella fu fatta costruire dal Re Vittorio Amedeo II nel 1728. I lavori furono proseguiti dal successore Carlo Emanuele III e il forte fu successivamente potenziato fino a metà dell’Ottocento. L’impianto, a forma di esagono schiacciato, occupa oltre 50.000 metri quadrati e conserva l’evidenza geometrica del progetto originario, firmato dall’ingegnere militare sabaudo Ignazio Bertola. La cinta muraria ha un perimetro di tre chilometri e racchiude un vasto piazzale alberato su cui si affacciano i massicci edifici Sette-Ottocenteschi. Forte di Gavi (AL). Imponente costruzione fortificata ubicata sulla cima di un colle che domina la valle del Lemme e le antiche strade che collegavano il mare e la pianura Padana, il forte fu edificato dai genovesi tra il secolo XVI e XVII, sull’impianto di un antico castello. Durante la prima e la seconda Guerra Mondiale venne utilizzato come carcere. La possente fortezza che oggi possiamo ammirare è la conseguenza di una serie di modifiche che l’evoluzione delle armi da guerra e delle conseguenti esigenze di difesa hanno reso necessarie nel corso dei secoli. Castello di Casale Monferrato (AL). Il castello di Casale Monferrato sorse nel 1352 per volontà di Giovanni II Paleologo, marchese di Monferrato, sul sito di una precedente fortificazione medioevale. Anche se gli assedi e i rimaneggiamenti subiti nel corso dei secoli ne hanno modificato radicalmente l’aspetto originario, la sua imponenza militare è rimasta immutata. I suoi robusti muraglioni si innalzano su una pianta quadrangolare, ai cui angoli sorgono imponenti torrioni, e sono circondati da un fossato. Castello del Roccolo di Busca (CN). Il Castello è un grande esempio dello stile neo-medievale promosso dalla corte di Carlo Alberto per esprimere il potere sabaudo. Tra il 1831 e il 1862 fu meta di villeggiatura dei marchesi Costanza Alfieri di Sostegno e Roberto Tapparelli d’Azeglio, le cui vicende sono strettamente legate al Risorgimento. Egli cercò infatti di influenzare Carlo Alberto spalleggiando gli ideali liberali dei rivoluzionari del 1821. Falliti i moti, fuggì a Parigi ma quando tornò a Torino si reinserì nella cerchia degli intellettuali, tra cui c’era anche Cesare Bal-

150


bo. Del Castello furono ospiti anche i principi Umberto, Amedeo e Oddone, figli di Vittorio Emanuele II. Forte di Vinadio (CN). La fortificazione è l’unico esempio di architettura militare dell’arco alpino che racchiuda un paese al suo interno. A deciderne la costruzione fu Carlo Alberto, che nel 1834 ne affidò la progettazione al generale Barabino. Le spesse mura, alte 18 metri, racchiudono in un perimetro di più di un chilometro un labirinto di camminamenti, postazioni per artiglieria e locali adibiti a svariati usi. Nel 1862 fu usata come carcere per i garibaldini fermati sull’Aspromonte, dopo il 1870 i Savoia lo armarono e vi inviarono una guarnigione per preparare la difesa contro i francesi ma la fortezza non ebbe mai un battesimo del fuoco. Castello della Manta (CN). Sulle colline della provincia di Cuneo, il Castello della Manta custodisce nel salone baronale una delle più stupefacenti testimonianze della pittura del gotico internazionale. Il complesso castellano è frutto di successive aggregazioni a partire dall’originario fortilizio del XIII secolo e si è arricchito nel Cinquecento dell’elegante Salone delle Grottesche e di una bella galleria affrescata. La vicina chiesa parrocchiale racchiude preziosi affreschi quattrocenteschi. Castello dei Marchesi Tapparelli d’Azeglio di Lagnasco (CN). Per oltre cinquecento anni Lagnasco è stato il feudo della famiglia Tapparelli e come Comune Autonomo seguì sempre le sorti di Casa Savoia. Da questa famiglia discende il patriota e ministro del regno di Sardegna Massimo d’Azeglio. Il castello dei Tapparelli d’Azeglio, oggi costituito da ben tre diversi castelli, è frutto dell’ampliamento in epoca rinascimentale di un fortilizio difensivo del 1100. Il castello custodisce oltre 1000 metri quadrati di affreschi realizzati da maestranze locali che ebbero occasione di lavorare nei Palazzi Vaticani nella cerchia di Raffaello. Castello Visconteo Sforzesco di Novara. Nel 1272 il podestà di Novara Francesco della Torre fece innalzare una struttura fortificata, la Turrisella. Nel Trecento Novara passò sotto il dominio dei Visconti e, nel Quattrocento, degli Sforza, il cui duca Galeazzo fece eseguire importanti interventi sul castello – le mura e le quattro torri agli angoli - che gli fecero assumere l’aspetto che tuttora conserva. Nei primi anni dell’Ottocento, quando Novara passò al Regno di Sardegna, il castello fu adibito a carcere. Ha mantenuto quest’uso fino al 1973 e solo da alcuni anni il Comune ha potuto intraprenderne il recupero.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 4 2

PA E S A GGI

03.02.05. LUOGHI DELLA SPIRITUALITÀ Oltre alle mete storiche della devozione popolare legate alla religione cattolica, i luoghi piemontesi dedicati alla spiritualità comprendono le espressioni monumentali della religione ebraica e valdese, a testimonianza della tradizione di tolleranza che la dinastia Savoia ha saputo intraprendere e garantire e della capacità di convivenza tra religioni diverse che il territorio ancora oggi dimostra. Le abbazie, i santuari, le chiese e i complessi devozionali del territorio sono beni culturali di grande interesse storico, artistico e naturalistico. Torino conserva uno straordinario patrimonio di edifici religiosi, dalle chiese legate alla dinastia sabauda a quelle degli ordini religiosi, ospedalieri e cavallereschi. Il territorio piemontese è costellato di abbazie, santuari, chiese vescovili, parrocchiali e di confraternite e sacri monti, che ne testimoniano la storia frammentata, portatrice di preziose eredità artistiche e culturali. Cappella della Sacra Sindone - Torino. All’interno della cattedrale di San Giovanni, uno dei massimi capolavori del Barocco è la Cappella della Sacra Sindone. Commissionata a Carlo di Castellamonte dal duca Emanuele Filiberto di Savoia per conservare il Sacro Lino trasferito a Torino da Chambéry nel 1578. Venne invece realizzata a partire dal 1668 dal frate-architetto Guarino Guarini, con una pianta interna circolare, sopraelevata al presbiterio e comunicante con Palazzo Reale. Nel 1694, vi fu collocata la preziosa reliquia, in un cofano d’argento chiuso con sette chiavi. Nel 1997 un incendio danneggiò pesantemente la cupola e la Sindone fu sottratta alle fiamme dai vigili del fuoco. Oggi la cappella è interessata da un importante restauro, che dovrebbe concludersi nel 2010. Basilica di Superga - Torino. Realizzata da Filippo Juvarra tra il 1717 e il 1731, la Basilica fu eretta per volontà di Vittorio Amedeo II a compimento di un voto alla Vergine Maria, dopo la vittoria del 1706 sui francesi. La chiesa ospita le tombe di famiglia ed è idealmente collegata, sull’asse Est-Ovest, al Castello di Rivoli, luogo di nascita degli eredi della dinastia. A pianta circolare, è sovrastata dalla cupola alta 75 metri, affiancata da due campanili alti 60 metri e preceduta da un imponente pronao a otto colonne corinzie. All’interno, la decorazione a stucco e il marmo degli altari e del pavimento creano scenografici effetti di luce.

150


Chiesa del Santo Volto - Torino. Progettata dall’architetto Mario Botta, la nuova chiesa si trova nella cosiddetta Spina 3, l’area industriale nei pressi del fiume Dora. L’edificio, a pianta centrale, ha una capacità di circa mille posti ed è costituito da sette torri perimetrali attraverso le quali una luce zenitale filtra nell’aula. La chiesa è stata eretta dove prima sorgeva una grande acciaieria, la cui ciminiera è stata convertita in campanile. Nell’area circostante sono stati realizzati gli uffici della Curia Metropolitana e un centro congressi per le attività pastorali. Abbazia della Novalesa (TO). Fondata nel 726, l’Abbazia dei Santi Pietro e Andrea raggiunse il massimo della prosperità in epoca carolingia, accogliendo più di 500 monaci e ospitando lo stesso Carlo Magno. In questo periodo venne inaugurata la biblioteca, in cui gli amanuensi trascrissero e miniarono molti codici. Nel X secolo l’Abbazia venne distrutta dai saraceni. Fu ricostruita nel 1710 e restaurata nel 1890, conservando le mura perimetrali originali e un affresco dell’XI secolo. Nel 1972 è stata acquistata dalla Provincia di Torino, che l’ha affidata ai benedettini nel 1973. Il complesso abbaziale è stato restaurato e al suo interno si è attivato un laboratorio di restauro del libro. Sacra di San Michele (TO). Fondato tra il 983 e il 987 sul Monte Pirchiriano, all’imbocco della Valle di Susa, divenne nel medioevo uno dei più importanti monasteri benedettini. L’imponente complesso comprende diversi fabbricati posti su vari livelli, in blocchi fortificati di cui rimangono alcuni resti romanici, come il Sepolcro dei Monaci, lo Scalone dei Morti e il Portale dello Zodiaco. Alla sommità sorge l’abbazia romanico-gotica, al cui interno si trovano altorilievi romanici e affreschi del XV e XVI secolo, e fuori dalla quale si accede ad un belvedere che domina l’intera Valle. Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso (TO). Sul percorso della Strada Antica di Francia, a tre chilometri da Avigliana in direzione Torino, si trova una rara testimonianza di gotico a mattoni. Preceduta da un piccolo porticato, l’abbazia è suddivisa in tre navate irregolari con volte a crociera. La Precettoria risale al XII secolo, quando venne affidata da Umberto III di Savoia agli Antoniani Ospedalieri di Vienne. Nei secoli successivi subì numerose modifiche, come le decorazioni in terracotta degli archi di ingresso, che risalgono al Quattrocento. Nel 1776 il complesso passò all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Abbazia di Vezzolano (AT). Edificata nell’XI secolo, l’Abbazia divenne ben presto un importante centro economi-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 4 3

PAESAGGI

co. Il complesso comprende una chiesa in stile romanico, la cui facciata è caratterizzata da fasce alterne di mattoni ed arenaria, e i locali per i monaci. L’interno della chiesa è a due navate; bassorilievi in terracotta e in pietra verde decorano le pareti, accanto ad affreschi rinascimentali. Il piccolo chiostro costituiva un tempo con ogni probabilità la terza navata dell’impianto basilicale tradizionale. Abbazia di Staffarda (CN). L’Abbazia di Santa Maria di Staffarda fu fondata nella prima metà del XII secolo dai Monaci Cistercensi che, giunti dalla Francia, trovarono il sostegno dei Marchesi di Saluzzo. Nel 1750, con bolla pontificia di Benedetto XIV, l’Abbazia venne data in commenda perpetua all’Ordine dei S. S. Maurizio e Lazzaro. Il complesso comprende la chiesa, divisa in tre navate e con l’altare simbolicamente orientato a levante, l’elegante chiostro a colonnine binate, gli edifici monastici (la foresteria, il refettorio, la sala capitolare) e nove cascine. Santuario di Vicoforte (CN). Si narra che nel medioevo, dove oggi sorge il Santuario, ci fosse un modesto pilone, affrescato con un’immagine della Madonna col Bambino. Secondo la leggenda, intorno al 1590 un cacciatore colpì per sbaglio l’immagine della Vergine, che si mise a sanguinare. Per espiare il suo peccato, egli appese il suo archibugio (conservato ancora oggi nel santuario) al pilone e si mise a raccogliere fondi per costruire una cappella. Questa divenne meta di pellegrini, tra cui il duca Carlo Emanuele I di Savoia, che commissionò nel 1596 all’architetto di corte Ascanio Vitozzi la costruzione di un grande santuario. I lavori furono completati nel 1731 da Francesco Gallo, ma il Santuario fu ulteriormente rimaneggiato nel 1884, con l’aggiunta dei campanili e delle tre facciate. Chiesa e Abbazia di Lucedio - Trino (VC). L’Abbazia fu fondata nel 1123 dai monaci cistercensi provenienti dal monastero francese di La Ferté. Accanto ad essa sorge la Chiesa barocca di Santa Maria di Lucedio, il cui suggestivo campanile ottagonale è invece del XIII secolo. I monaci bonificarono il territorio di Lucedio introducendovi nel Quattrocento la coltivazione del riso. Nel 1784 l’Abbazia fu secolarizzata e ceduta a Vittorio Emanuele Duca D’Aosta. Passata a Napoleone dopo l’occupazione francese, fu da lui concessa al Governatore Generale del Piemonte. All’Abbazia è legata la nascita del Sistema delle Grange, che rappresenta un momento significativo della storia del regno sabaudo a cavallo dell’Unità d’Italia e che fu teatro delle grandi trasformazioni agricole avviate da Cavour proprio a partire dalla Grangia di Leri, in cui il conte aveva una tenuta.

150


Torino, La Chiesa del Santo Volto


Circuito dei Sacri Monti. Nel 2003 l’UNESCO ha iscritto i Sacri Monti dell’Italia settentrionale nella lista dei beni Patrimonio dell’Umanità, riconoscendo che essi “realizzati per ragioni religiose in un periodo critico della storia della Chiesa Cattolica, rappresentano la riuscita integrazione tra architettura e belle arti in un paesaggio di notevole bellezza” e che hanno avuto una profonda influenza sui successivi sviluppi del fenomeno in Europa. Dei nove Sacri Monti annoverati, sette si trovano in Piemonte: Varallo Sesia (1486), Santa Maria Assunta di Serralunga di Crea (1589), San Francesco di Orta San Giulio (1590), Beata Vergine di Oropa (1617), SS. Trinità di Ghiffa (1591), Calvario di Domodossola (1657), Belmonte di Valperga (1712). Sinagoga di Carmagnola (TO). La Sinagoga di Carmagnola si trova, come tutte quelle costruite prima dell’Emancipazione di Ebrei e Valdesi concessa dallo stato sabaudo il 17 febbraio 1848, all’ultimo piano di un edificio, nell’area dell’antico ghetto.La sala di preghiera, a pianta quadrangolare, è illuminata da sette ampie finestre, disposte lungo le pareti e sormontate da decorazioni in stucco. Scranni lignei, di fattura forse secentesca, sono disposti lungo le pareti. Al centro della sala vi è la Tevà ottagonale a baldacchino, in legno scolpito e dipinto del 1766. Sinagoga di Casale Monferrato (AL). La Sinagoga fu edificata nel ghetto nel 1595. È un monumento di grande interesse che testimonia la grandezza di una comunità israelitica piemontese che tanto peso ha avuto nella vita di Casale Monferrato.L’interno del tempio è apprezzabile per la varietà delle decorazioni lignee e per i pregevoli stucchi in gesso. Sinagoga di Vercelli. Il Tempio Israelitico fu costruito, su progetto dell’architetto Giuseppe Locarni tra il 1874 ed il 1878. Alla sua realizzazione contribuirono il pittore Carlo Costa e lo scultore Ercole Villa. Michele Fornari si occupò delle vetrate ed i fratelli Bona lavorarono alle opere di muratura. La facciata del Tempio è caratterizzata da strisce orizzontali bianche e azzurre, realizzate con pietra arenaria di Saltrio. Lesene a base ottagonale dividono la facciata in un corpo centrale e due laterali, conferendo slancio all’intera costruzione. Tempio Valdese di Torre Pollice (TO). Il Tempio di Torre Pellice fu edificato nel 1852, dopo che l’Emancipazione spazzò via i divieti imposti ai valdesi. Ogni anno vi si svolge il culto d’apertura del Sinodo, organo decisionale delle Chiese Valdesi e Metodiste formato da rappresentanti eletti dalle comunità.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 4 5

PAESAGGI

03.02.06. VILLE E PALAZZI NOBILIARI Il Piemonte custodisce ville e giardini di grande bellezza, disegnati dai più grandi architetti piemontesi, che raccontano la storia di famiglie illustri della storia locale e nazionale, andando a costituire un patrimonio architettonico e botanico sintomo di una convergenza particolarmente proficua fra paesaggio e genio italico. I giardini di queste fastose dimore di campagna e di città rappresentano di per sé un prezioso patrimonio (l’elenco dei Giardini Storici di interesse botanico annovera cinquanta sedi), nei confronti dei quali la Regione Piemonte opera una costante salvaguardia. Entro questo ideale percorso fra parchi e palazzi nobiliari del Piemonte è possibile distinguere un “itinerario cavouriano”, che collega le numerose residenze in cui Camillo Benso visse e lavorò. Definiti dall’ambasciatore Sergio Romano “circuito di ville e châteaux che formano complessivamente la patria familiare ed intellettuale di Cavour”, questi luoghi saranno al centro dei riflettori in particolare nel 2010, in occasione delle celebrazioni del bicentenario della nascita del grande statista piemontese. Palazzo Lamarmora - Biella. Palazzo La Marmora è collocato nella città alta di Biella, e fin dalle origini è stato proprietà della famiglia Ferrero della Marmora. Alla simmetria della facciata settecentesca fa da contrappunto una struttura complessa: cinque cortili, fabbricati di epoche diverse, il giardino, la torre, per un totale di circa seimila m2. Il Palazzo conserva una biblioteca e archivi fotografici di quattro importanti casate, quadri, stampe e oggetti di valore storico artistico. Dal 1988 è aperto al pubblico ed è sede di convegni e conferenze. Palazzo Alfieri - Asti. Il Palazzo, di proprietà della famiglia Alfieri dalla metà del Seicento, ha impianto medievale. Nel 1738 venne completamente ristrutturato da Benedetto Alfieri e assunse l’attuale aspetto barocco. Casa natale di Vittorio Alfieri, è oggi sede del Centro Nazionale di Studi Alfieriani, del Museo Alfieriano e dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dalla Società Contemporanea della Provincia di Asti. Complesso Broletto - Novara. In epoca medievale, quando Novara si affermò come libero Comune, intorno all’antico “brolus” si stanziarono le istituzioni pubbliche, in un complesso - detto il Broletto - che si sviluppò fino al XVIII secolo costituendosi nel tempo in una struttura a

150


Il Castello di Grinzane Cavour


corte con quattro edifici: il Palazzo dell’Arengo, destinato alle assemblee cittadine, il Palazzo dei Paratici, sede delle corporazioni di arti e mestieri e i palazzetti del Podestà e dei Referendari. Dopo un restauro generale, il Broletto ospita oggi il Museo Civico e una galleria d’Arte Moderna e la corte è sede di mostre e spettacoli all’aperto. Giardini di Villa Taranto - Verbania. I giardini della Villa sul Lago Maggiore sono stati costruiti a partire dal 1931 dal Capitano scozzese Neil Mc Earcharn, che ridisegnò il territorio creando una serie di ambienti a microclima diverso per ospitare piante provenienti da ogni parte del mondo. A zone più paesaggistiche, come il bosco scosceso all’inglese di castagni secolari e la valletta delle felci arboree, si alternano sistemazioni di gusto formale, come il viale delle conifere esotiche, la struttura terrazzata, il giardino delle rose, le aiuole fiorite, le vasche del loto. Villa San Remigio - Verbania. La villa sorge sulla sommità di un promontorio, vicino a Villa Taranto. All’inizio del Novecento la pittrice irlandese Sofia Browne e il musicista napoletano Silvio della Valle di Casanova, hanno trasformato un vecchio chalet in questa villa e ne hanno rivoluzionato il parco. Influenzati dal Romanticismo, ricrearono l’ambiente delle grandi ville italiane rinascimentali e barocche. La villa, che ebbe ospiti illustri come Gabriele D’Annunzio e Umberto Boccioni, fu ceduta dai proprietari alla Regione Piemonte nel 1977. Villa La Palazzola – Stresa (VB). La Villa, fatta costruire dal conte Flaviano Avogadro Casanova, si trova in una delle più felici posizioni del Lago Maggiore ed è circondata da un giardino di quasi due ettari. La prima pietra dell’edificio venne benedetta da Antonio Rosmini nel giugno 1844. Da allora, ebbe molti proprietari finché fu donata al Comune di Stresa, con l’intesa di farne una Fondazione con finalità di promozione dell’arte e della cultura. Palazzo Cavour - Torino. Costruito nel 1729 su progetto di Gian Giacomo Plantery, è uno dei migliori esempi di architettura barocca piemontese del Settecento. Nel 1810 vi nacque Camillo Benso conte di Cavour, che nel palazzo visse e morì. Di grande interesse è il vestibolo d’onore, attraverso il quale si accede al cortile e allo scalone che porta agli appartamenti del piano nobile. Il palazzo è oggi sede di mostre temporanee, concerti e convegni. Castello Cavour di Santena (TO). Il castello, dimora di una delle principali famiglie dei ceti dirigenti piemontesi, fu costruita tra il 1712 e il 1720 dall’architetto Fran-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 4 7

PAESAGGI

cesco Gallo. Il complesso ospita una ricca biblioteca e l’archivio dei Cavour e comprende il parco all’inglese, la settecentesca Sala Diplomatica, la tomba di famiglia e il “Castellazzo”, torrione medioevale in mattoni, vestigia di un’antica fortificazione. Le scuderie e le serre, oggi sede di mostre ed eventi culturali, sono destinate ad ospitare il Museo Cavouriano, distrutto dall’alluvione del 1984. Castello di Grinzane Cavour (CN). Tra i più antichi delle Langhe, il castello è un imponente edificio duecentesco a pianta quadrata con un’alta torre e un belvedere che domina i vigneti. L’edificio pervenne all’amministrazione di Cavour nel 1832 ed egli vi soggiornò fino al 1849. Qui il Conte apportò innovazioni nel settore agricolo e nella vinificazione. Ancora oggi è possibile visitare le sue stanze e le sale che custodiscono arredi d’epoca e oggetti a lui appartenuti. L’attuale sistemazione si deve ai restauri avviati nel 1961 in occasione del primo centenario dell’Unità d’Italia. Borgo di Leri Cavour (VC). La storia di Leri è legata a quella del Sistema delle Grange di Lucedio, le sette unità agricole fondate dai cistercensi in epoca medievale nella pianura vercellese. Quando nel Quattrocento il loro modello produttivo entrò in crisi, le Grange vennero concesse in affitto. Nel 1822 la tenuta di Leri fu acquistata da Michele Benso di Cavour, che la trasformò in una grande azienda modello. Il figlio Camillo la gestì dal 1835, dedicandosi al miglioramento delle condizioni dei braccianti e all’introduzione di nuovi modelli, tecniche e macchinari idraulici e agricoli. Il complesso vanta anche pregevoli architetture quali l’antico mulino, la chiesa parrocchiale progettata dal Gallo, le scuderie, il dormitorio delle mondine e la casa padronale dei Cavour. Canale Cavour (VC). “Ho la consolazione di pensare di aver introdotto l’uso del guano nel Vercellese. Se potessi ancora farvi penetrare il drainaggio, in allora crederei avere bene impegnata la mia vita”. Così disse Cavour, dopo aver visitato i grandi impianti inglesi. Egli avviò molti progetti per la regolazione delle acque e fondò l’Associazione d’Irrigazione dell’Agro Ovest Sesia, incrementando notevolmente la ricchezza nella regione. Il canale Cavour, la grande opera che modificò l’assetto idrografico del vercellese, fu progettato a metà dell’Ottocento dall’agrimensore Rossi e dall’ispettore delle Finanze Noè per incarico di Camillo Benso, allora Presidente del Consiglio dei Ministri del Governo Piemontese. I lavori ebbero inizio dopo la proclamazione del Regno d’Italia e si conclusero nel 1866.

150


Pollenzo, L’Università di Scienze Gastronomiche


03.03. PAESAGGI DEL PRESENTE 03.03.01. I LUOGHI DELLA FORMAZIONE

12 facoltà, 190 corsi di laurea e 6 scuole universitarie. Negli ultimi anni ha avviato un importante processo di razionalizzazione delle proprie strutture, con la polarizzazione attorno ad alcune direttrici strategiche. Cuore del sistema è il Campus Urbano, che concentra la Direzione e gli studi umanistici sull’asse di Via Verdi, sede dell’Ateneo dal 1720. In quest’area centrale ha concentrato molti obiettivi di sviluppo edilizio, mobilitando risorse per quasi 200 milioni di euro: il nuovo complesso di piazzale Aldo Moro, la ristrutturazione del Palazzo Nuovo, la nuova Aula Magna nella Cavallerizza e la costruzione di un grandioso campus progettato dall’architetto Sir Norman Foster per le facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche, nell’area del Lungo Dora prima occupata dalla società Italgas. È in corso anche il progetto di recupero della Regia Manifattura Tabacchi, una delle più antiche fabbriche torinesi, per farne sede della Facoltà di Scienze Motorie.

In Piemonte è presente un polo formativo di eccellenza nel panorama nazionale, che comprende quattro Atenei: l’Università degli Studi di Torino, il Politecnico di Torino, l’Università degli Studi del Piemonte Orientale e l’Università di Scienze Gastronomiche. Il Sistema Universitario Piemontese ha numerose sedi, dislocate su tutto il territorio: i corsi di laurea delle 26 facoltà sono distribuiti in 19 città, interessando tutte le province. Nelle università piemontesi insegnano più di 2.000 professori e 1.000 ricercatori e studiano poco meno di 100.000 studenti. Tra questi, la percentuale degli stranieri è in forte crescita, grazie alle intense politiche di scambio e collaborazione internazionale intraprese recentemente dagli atenei. Il numero dei laureati è in crescita soprattutto per quanto riguarda le facoltà scientifiche. Nel campo dell’alta formazione operano centri di eccellenza come l’Alta Scuola Politecnica Torino-Milano, e la European School of Management, seconda business school italiana di livello internazionale. A Torino operano numerosi istituti di ricerca internazionali, tra cui l’Università italo francese, l’IPSET (International Pole for the Support of Education and Training), la European Training Foundation, l’ICER (International Centre for Economic Research), l’Istituto Universitario di Studi Europei. Inoltre, la città è stata scelta dall’ONU come sede per il nucleo principale delle attività di formazione dei propri funzionari: il Centro Internazionale di Formazione dell’OIL, lo United Nation Staff College e l’UNICRI (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute). Gli atenei collaborano strettamente con il mondo delle imprese, tanto che Torino e il Piemonte si posizionano al primo posto in Italia per livello di collaborazione università-impresa, al pari delle regioni europee più avanzate.

Politecnico di Torino. Il Regio Politecnico nacque nel 1906 ma la sua diretta ascendente fu la Scuola di Applicazione per gli Ingegneri, sorta nel 1859. In quell’anno la residenza sabauda del Valentino, oggi sede della Facoltà di Architettura, venne ceduta alla Scuola. Lì si insediò poi il Politecnico, che vi rimase fino all’inaugurazione nel 1958 del complesso di corso Duca degli Abruzzi. Oggi il Politecnico è leader in Italia e in Europa nel campo della formazione tecnico-scientifica e della ricerca. Offre 39 lauree triennali, 35 lauree magistrali, 30 corsi di dottorato e 18 master e ha sede anche ad Alessandria, Aosta, Biella, Ivrea, Mondovì e Vercelli. In corrispondenza con la riqualificazione dell’area di Spina 2, il Politecnico ha avviato il progetto del cosiddetto Raddoppio, che prevede l’espansione dell’ateneo sulle aree delle ex Officine ferroviarie. Oltre 170.000 metri quadrati di nuovi spazi per la didattica, i servizi per gli studenti e incubatori d’impresa sono già stati in parte ricavati dal recupero di fabbricati industriali e dalla costruzione di un nuovo complesso. Per la sede storica è invece in corso di studio un progetto di riorganizazione degli spazi comuni.

Università di Torino. L’Università è stata fondata nel 1404 per iniziativa di Ludovico di Acaia, primo Duca di Savoia. Dopo aver formato nell’Ottocento e Novecento intere classi dirigenti - offrendo alla nazione letterati, scienziati, giuristi e politici - nel secondo dopoguerra è diventata una delle più frequentate università italiane. Oggi comprende

Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro. L’Università del Piemonte Orientale è un’università multipolare. Le sue attività didattiche e di ricerca sono distribuite su diverse sedi piemontesi e mirano a integrarsi profondamente con le attività produttive, le esigenze della società civile e le vocazioni intellettuali e culturali dei ter-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 4 9

PAESAGGI

150


Torino, Pala Olimpico


ritori. Il rettorato ha sede a Vercelli nel restaurato palazzo dal Pozzo. Le facoltà e i dipartimenti di Vercelli, Novara e Alessandria sono ospitati in edifici storici ristrutturati per adeguarsi alle necessità dell’insegnamento avanzato e della ricerca di innovazione. L’ateneo è stato istituto nel 1998. Comprende 30 corsi di laurea triennale, 15 corsi di laurea magistrale, 2 corsi di laurea specialistica, 13 master, 16 scuole di specializzazione di area medica e la scuola unica di alta formazione per i dottorati di ricerca. L’ateneo mantiene una rete di collaborazioni internazionali che coinvolge 54 università straniere per la didattica e 38 per la ricerca. Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (CN). L’Università, promossa da Slow Food con la collaborazione delle Regioni Piemonte e Emilia-Romagna, è unica nel suo genere nel panorama mondiale. Apre nel 2004 nella sede del Castello di Pollenzo, con lo scopo di dare dignità scientifica alla gastronomia, intesa come fenomeno complesso e multidisciplinare. L’ateneo ha l’obiettivo di creare un centro internazionale di formazione e ricerca al servizio di chi opera per un’agricoltura rinnovata, per il mantenimento della biodiversità e per un rapporto organico tra gastronomia e scienze agrarie. Il corso di laurea triennale fornisce competenze storico-umanistiche, scientifico-tecnologiche, economico-gestionali e legate alla comunicazione alimentare. OIL, Organizzazione Internazionale del Lavoro – Torino. Il BIT, agenzia delle Nazioni Unite per il lavoro, ha a Torino una delle sue sedi principali: il centro di formazione OIL, polo di livello internazionale frequentato dai futuri dirigenti del Palazzo di Vetro. Il centro è collocato dal 1964 nel complesso progettato per la Mostra delle Regioni di Italia 61. I padiglioni sono stati in parti restaurati in occasione dei Giochi Olimpici e utilizzati come Villaggio Media. Il valore architettonico degli edifici, il panorama sulla collina, gli spazi verdi, la vicinanza al fiume costituiscono un contesto di alta qualità, che ben si presta a funzioni ricettive e di rappresentanza.

03.03.02. NUOVI SPAZI PER GRANDI EVENTI DI SPETTACOLO E SPORT Per organizzare i XX Giochi Olimpici Invernali del 2006, Torino ha messo in atto un articolato piano di interventi: nuovi impianti sportivi, strutture di accoglienza per atleti e media, centri operativi e infrastrutture. Molti progetti sono stati realizzati riqualificando il patrimonio edilizio esistente. Mentre i nuovi edifici sono stati pensati con una particolare attenzione alla destinazione post-olimpica. Lo scenario delle localizzazioni ha definito come strategica l’area del Lingotto dove si trovavano gli ex Mercati Generali, che è divenuta il fulcro del Distretto Olimpico. A poca distanza dalla ex fabbrica, che ha accolto il Main Media Center, si trovavano il Villaggio Olimpico e i principali impianti di gara. Oggi il rinnovato Stadio, il Palaolimpico, l’Oval Lingotto e il Palavela sono sedi di esposizioni, spettacoli ed eventi sportivi di risonanza internazionale. Torino Esposizioni - Torino. Il padiglione, realizzato nel 1949 da Pier Luigi Nervi per ospitare manifestazioni fieristiche, è stato oggetto di interventi per renderlo sede delle gare olimpiche di hockey su ghiaccio. Dopo le Olimpiadi e i Mondiali di Scherma del 2006, i padiglioni sono stati adeguati a nuovi usi culturali, quali l’esposizione temporanea “Museo Museo Museo”, con le oltre 250 opere di arte contemporanea acquisite dalla GAM negli ultimi otto anni. Lingotto - Torino. Lo stabilimento FIAT, descritto da Le Courbusier come uno degli spettacoli più impressionanti forniti dal mondo dell’industria, fu costruito a partire dal 1915. Con le sue misure grandiose e cinque piani di officine, divenne il simbolo delle aspirazioni dell’Italia alla modernità. Nel 1982 la FIAT ne annunciò la chiusura e indisse una consultazione internazionale per il suo recupero. L’architetto Renzo Piano, divenuto celebre con il progetto del Beaubourg di Parigi, fu incaricato nel 1985. Il suo progetto, conservandone l’integrità formale, frazionò l’immenso contenitore fra terziario, ricettività alberghiera e usi culturali. Nel corso degli anni sono stati ricavati un centro esposizioni tra i più importanti d’Italia, un centro congressi e un auditorium, due hotel, uffici, un’area dedicata allo shopping e ai servizi e la sede del corso di laurea di Ingegneria dell’Automobile. Oval Lingotto - Torino. L’Oval è stato realizzato vicino al Lingotto, tra la stazione e l’area della ex fabbrica FIAT Avio. Il grande palaghiaccio ha ospitato le gare di patti-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 5 1

PAESAGGI

150


[ le olimpiadi della cultura ] Accanto alle gare sportive, ogni edizione - invernale ed estiva - dei Giochi Olimpici prevede che siano organizzate le Olimpiadi della Cultura, un programma culturale che ogni città ha concepito in modo diverso e originale. Torino 2006 è stata capace di proporre un cartellone di oltre 150 progetti, tra mostre, spettacoli, concerti, incontri che hanno riguardato arti visive, teatro, danza, musica, cinema. Evento di punta del programma torinese è stato il progetto “Domani” di Luca Ronconi: cinque spettacoli teatrali sui temi più urgenti per la riflessione sul presente e sul futuro dell’umanità. Le Olimpiadi della Cultura di Torino hanno contato quasi mezzo milione di visitatori e spettatori e sono state giudicate dal CIO le migliori di tutti i tempi. L’idea di fondo, vincente, è stata quella di offrire agli osservatori esterni e agli stessi cittadini non un festival ad hoc bensì una visione panoramica di come funziona la cultura a Torino: quella che già era presente prima dell’evento e che potrà essere ritrovata da tutti in città anche negli anni a seguire. Con oltre tre anni di anticipo, sono state messe intorno allo stesso tavolo le diverse istituzioni e associazioni culturali ed è stato chiesto loro di progettare per la prima metà del 2006, all’interno delle loro programmazioni e dei loro budget, iniziative che corrispondessero il più possibile all’impegno contrattuale assunto dalla Città con il CIO e cioè presentare durante le Olimpiadi il meglio della cultura del nostro territorio e dell’Italia attraverso linguaggi significativi per il mondo intero. Ogni ente ha proposto uno o più progetti di alta qualità, capaci di interessare i pubblici più diversi. Il programma delle Olimpiadi della Cultura ha “attraversato” perciò la normale vita culturale della città, l’ha interconnessa, l’ha riempita di assonanze, dimostrando che è possibile, senza forzature, rendere funzionali al destino della città le capacità produttive dei diversi enti culturali. Metodo analogo è stato seguito per costruire il programma di Torino capitale mondiale del libro e verrà replicato per quando sarà capitale del design, ospiterà il congresso degli architetti e, ovviamente, per il 2011.


naggio di velocità ed è stato progettato come una struttura flessibile – con una copertura di 25.000 metri quadrati in appoggio solo sulle pareti perimetrali, e impianti e tribune smontabili - affinché dopo l’evento si potesse tramutare in un centro fieristico, frazionabile in spazi più piccoli per attività congressuali. Naturalmente sarà sempre possibile riutilizzare l’edificio per ospitare nuove competizioni sportive, come già accaduto in occasione delle Olimpiadi degli Scacchi del 2006. Palaolimpico - Torino. Lo spettacolare Palasport Olimpico, progettato dall’architetto di fama internazionale Arata Isozaki insieme all’italiano Pier Paolo Maggiora, ha ridefinito completamente lo spazio urbano dell’area di piazza d’Armi. La riprogettazione dell’area si è estesa al parco antistante, realizzando un’ampia area verde. Il Palasport è stato la sede delle gare di Hockey su Ghiaccio e, dalla chiusura dei Giochi Olimpici, ha iniziato a svolgere un ruolo polifunzionale: è oggi sede di grandi eventi e spettacoli musicali e culturali oltre che sportivi. Stadio Olimpico - Torino. Realizzato per i Mondiali di Calcio del 1934, l’impianto è stato utilizzato dalle squadre cittadine fino agli anni Ottanta. L’occasione olimpica ha portato a un importante intervento di recupero che, in funzione dell’utilizzo post olimpico, è stato finanziato dalla società Torino Calcio. Il progetto, in considerazione delle esigenze delle cerimonie olimpiche, ha potenziato la capienza dello stadio a 35.000 posti (oggi ridotti a 28.000) con la realizzazione di un terzo anello e di tribune mobili e ha previsto una struttura di copertura delle gradinate. Il progetto include anche il restauro della Torre Maratona, storico landmark dello spazio pubblico circostante. Comprensorio di Italia 61 - Torino. Lo storico Palazzo a Vela, progettato da Annibale e Giorgio Rigotti, Levi ed Esquillan in occasione di Italia 61, è stato oggetto per le Olimpiadi di una riprogettazione degli architetti Gae Aulenti e Arnaldo De Bernardi. Il progetto olimpico mantiene della struttura originaria la sola cupola di copertura, la Vela appunto. Al di sotto è inserito il nuovo impianto, con la pista di ghiaccio e tre livelli di gradinate, che possono accogliere oltre 9.000 spettatori. Le previsioni vedono per il Palavela un futuro dedicato ad attività culturali e al tempo libero. Anche il Palazzo del Lavoro fu costruito appositamente per le celebrazioni del Centenario del 1961. L’immenso edificio, progettato da Pier Luigi e Antonio Nervi, ha una superficie di 25.000 metri quadrati e sedici colonne in cemento alte 26 metri ne sorreggono l’intera copertura, che racchiude un volume pari a 650.000 m2.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 5 3

PAESAGGI

03.03.03. I MUSEI DI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA Torino è considerata uno dei centri europei dell’arte contemporanea grazie alla presenza di punti di riferimento e diffusione pubblici e privati di alto livello - tra cui spicca il Museo d’Arte Contemporanea di Rivoli, il più importante in Italia – e anche sul territorio regionale si stanno moltiplicando strutture dedicate a questo settore. Ci sono altri due fattori che rendono Torino il luogo ideale per l’arte contemporanea: un’anima creativa, che ha dato i natali all’arte povera e che continua a ispirare artisti locali e internazionali e un affermato circuito di gallerie ed eventi, come l’appuntamento annuale di Artissima, seconda fiera d’arte nazionale, la Biennale Internazionale di Fotografia e il nuovo progetto T1 Torino Triennale di Arte Contemporanea, inaugurato nel 2005 dalle principali istituzioni cittadine. La passione di Torino per l’arte contemporanea si respira ed è sotto gli occhi di tutti: le opere d’arte si integrano nel tessuto urbano e nella vita quotidiana dei cittadini e accompagnano la trasformazione del territorio. Da Luci d’Artista - spettacolari installazioni luminose create appositamente da grandi nomi dell’arte contemporanea ed esposte nelle vie e nelle piazze nei mesi di novembre e dicembre - a ManifesTo, mostra a cielo aperto di immagini d’autore trasformate in grandi manifesti stradali, fino al progetto di opere d’arte en plain air lungo la Spina centrale, il nuovo grande viale della città. GAM, Galleria d’Arte Moderna - Torino. Torino fu la prima città italiana a promuovere una raccolta pubblica di arte moderna nel Museo Civico. La sede attuale della GAM, progettata da Carlo Bassi e Goffredo Boschetti, fu inaugurata nel 1959. Da allora si sono susseguiti numerosi interventi di rinnovamento, l’ultimo dei quali risale a settembre 1999. Grazie ad essi, le opere esposte permanentemente sono oggi più di 700, tra cui alcune di recente acquisizione e altre prima conservate nei depositi. Il suo patrimonio è costituito da 15.000 opere tra dipinti, sculture, installazioni, video e fotografie, disegni e incisioni, principalmente italiane e datate dalla fine del Settecento ai giorni nostri. Fondazione Sandretto Re Rebaudengo - Torino. Nata nel 1995, la Fondazione lavora per far conoscere a un pubblico sempre più ampio i fermenti e le tendenze dell’arte contemporanea, ponendosi come osservatorio sulle più interessanti avanguardie. Pittura, scultura, fotografia,

150


Torino, GAM - Galleria d’Arte Moderna


video, installazioni e performance sono proposti al pubblico non solo attraverso mostre ma anche con molteplici attività collaterali. Nel 1997 la Fondazione ha inaugurato la sua prima sede a Guarene d’Alba e nel settembre 2002 ha aperto lo spazio espositivo torinese. Il nuovo centro si pone come luogo di incontro e di confronto fra il pubblico e le nuove generazioni di artisti, critici e curatori. Fondazione Merz - Torino. Nel 2005 la Fondazione ha aperto la sua sede in borgo San Paolo, nell’ex centrale termica delle Officine Lancia. L’edificio di 3200 metri quadrati ospita la duplice attività di conservazione, tutela ed esposizione delle opere di Mario Merz e di promozione di iniziative legate all’arte e alla cultura contemporanea. Il programma prevede mostre dedicate a Merz e ai suoi rapporti con altri artisti, oltre ad attività educative e di confronto. Fondazione Palazzo Bricherasio - Torino. Palazzo Bricherasio nel Seicento era il centro del fermento culturale che orbitava intorno alla figura carismatica della contessa Sofia di Bricherasio. Negli ultimi sette anni il palazzo è divenuto protagonista dell’offerta artistica cittadina: inaugurato nel ’95 con due grandi personali dedicate a Kandinskij e Maleviç, propone oggi mostre temporanee dedicate ai grandi personaggi dell’Otto e Novecento. Castello di Rivoli – Museo di Arte Contemporanea (TO). L’imponente edificio barocco progetto da Juvarra e mai terminato è stato restaurato nel 1984 ed è divenuto sede del Museo d’Arte Contemporanea. La collezione permanente, al primo e al secondo piano, presenta opere di artisti di fama internazionale, alcune delle quali realizzate appositamente per gli spazi del museo. Al terzo piano si trova la Manica Lunga, una galleria lunga 140 metri dove si tengono mostre temporanee. Il Castello ospita anche una sala convegni, una biblioteca, una videoteca, laboratori didattici e servizi per i visitatori.

Cittadellarte-Fondazione Pistoletto - Biella. Cittadellarte venne fondata nel 1998 in uno stabilimento tessile restaurato, come incarnazione del Manifesto Progetto Arte, con il quale Michelangelo Pistoletto propose per l’artista un nuovo ruolo, in interazione creativa con la società. È un grande laboratorio in cui la creatività è il punto di incontro dei settori culturale, economico e produttivo. Il nome comprende due significati: quello di cittadella, ossia un’area protetta dove nutrire e sviluppare i progetti artistici, e quello di città, che rimanda all’idea di apertura di interrelazioni con il mondo. Il Filatoio di Caraglio (CN). Il Filatoio Galleani di Caraglio, detto Filatoio Rosso, fu il secondo setificio costruito in Piemonte ed è oggi il più antico d’Europa. Costruito nel 1676 dall’imprenditore bolognese Girolamo Galleani, ha un’elegante struttura che lo rende diverso dalle fabbriche coeve e più simile a un castello. Nel XVII e XVIII secolo, periodo di maggiore prosperità, vi lavoravano 300 operai, perlopiù donne, per produrre il pregiato organzino esportato a Lione. Nel primo Novecento la crisi economica ne determinò la chiusura. Negli anni Novanta il Consiglio d’Europa lo definì “il più insigne monumento storico-culturale di archeologia industriale in Piemonte” e il Comune di Caraglio lo recuperò, ricavando aree espositive per mostre di arte contemporanea e ristrutturando i torcitoi e le ruote idrauliche, primo nucleo del futuro Museo del Setificio Piemontese.

Ex chiesa di San Marco - Vercelli. Vercelli sarà, dopo l’area metropolitana torinese, il secondo polo espositivo di arte contemporanea del Piemonte: dal settembre 2007 l’ex chiesa di San Marco ospiterà mostre di livello mondiale delle più prestigiose opere della Fondazione Solomon R. Guggenheim. Le mostre comprenderanno capolavori provenienti dai musei Guggenheim di Venezia e New York, collocati in una grandiosa teca di acciaio e cristallo allestita lungo la navata centrale della ex chiesa gotica trecentesca, situata in pieno centro storico.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 5 5

PAESAGGI

150


[ science center ]

[ il cinema ]

Il sistema scientifico piemontese affonda le proprie radici nella storia degli atenei, nei centri di ricerca annessi alle strutture industriali, nelle collezioni universitarie, nella tradizione degli accademici dell’Accademia delle Scienze. Queste grandi tradizioni culturali, dalle scienze matematiche al car design, dalla cultura dei laboratori del positivismo alle scienze della comunicazione, richiedono di essere messi a sistema. I principali soggetti istituzionali della divulgazione scientifica presentano oggi un quadro di oltre 700.000 visitatori all’anno, circa 25.000 metri quadrati di superficie allestita e oltre 60 milioni di euro investiti. Tra i progetti consolidati, il ciclo di conferenze Giovedì Scienza e l’appuntamento annuale di Experimenta. Ma il sistema scientifico torinese ha ancora molte potenzialità, che possono essere espresse da una moderna struttura di divulgazione e valorizzazione delle conoscenze: da qui nasce l’idea della creazione di uno Science Center. La definizione del progetto – che ha come asse portante la messa in rete di tutte le realtà scientifiche regionali - è iniziata nel 1998 ed è in continua evoluzione. Seppure ancora privo di una sede, Science Center ha intrapreso dal 2000 numerose attività - sito web, conferenze, mostre, attività didattiche - volte al coordinamento dei centri di ricerca e al loro collegamento con la collettività. È in fase di valutazione l’individuazione e l’allestimento di una sede idonea per il Centro. Il concretizzarsi della scelta localizzativa consentirà di finalizzare gli interventi alla realizzazione di un primo nucleo per le celebrazioni del 2011.

Torino ha recuperato negli ultimi anni la sua originaria vocazione al cinema e da primo, storico, laboratorio della creatività cinematografica italiana, è divenuta oggi il secondo polo nazionale, grazie a investimenti nell’ordine dei 150 milioni di euro effettuati in Piemonte dal 2001 al 2005 per lo sviluppo di produzioni. L’emblema di questa rinascita è il Museo del Cinema, aperto dal 2000 nella spettacolare struttura della Mole Antonelliana e affermatosi come uno dei più importanti a livello mondiale. Al sistema cinema piemontese dà lustro il Torino Film Festival, rassegna in costante crescita e la cui direzione è stata recentemente affidata al regista Nanni Moretti, a cui si affiancano altre importanti realtà, tra cui Cinemambiente, il Festival Internazionale Cinema delle Donne, il Festival internazionale di film con tematiche omosessuali. Il settore cinematografico è sostenuto dall’attività della Film Commission Torino Piemonte, nata nel 2000 per attrarre produzioni sul territorio ed agevolarne il lavoro, e che da allora moltiplica la presenza di operatori di cinema e televisione. Il territorio può offrire a queste produzioni infrastrutture e know.how: teatri di posa con le tecnologie più avanzate, aziende leader nella produzione di grafica 3D, realtà virtuale e animazione. Ma il cinema a Torino non è solo produzione: è anche ricerca. Basti citare il Centro Ricerche e Innovazione Tecnologica della RAI (CRIT), che effettua ricerche nel settore delle telecomunicazioni, sul digitale terrestre e satellitare, sulla TV mobile e interattiva.


03.03.04. I MUSEI DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA

paleontologia e zoologia. D’estate, il cortile del museo diventa ribalta di eventi e spettacoli.

Torino è stata nei secoli teatro di molte innovazioni e la sua capacità di innovare è il frutto di una radicata cultura scientifica, tecnica e tecnologica. Come capoluogo di uno stato in continua attività militare, la città ha sviluppato sin dalla metà del XVI secolo un’enorme esperienza teorica e pratica nel campo delle artiglierie e del genio. Questa fucina di saperi chimici e fisici, matematici e idraulici, meccanici ed elettrici si è tradotta nella fondazione nel 1739 della prima scuola di ingegneria e architettura miliare e nell’istituzione nel 1783 della Accademia delle Scienze, uno dei centri più prestigiosi del circuito scientifico internazionale fra Sette e Novecento. In questo contesto, Torino e il Piemonte hanno sviluppato le premesse delle più avanzate esperienze industriali italiane in ogni campo, dall’automobile alla telefonia, dal tessile al cinema, dalla radio alla televisione. Questo immenso patrimonio è oggi dimostrato anche dalla presenza sul territorio di numerosi musei scientifici e dalla grande attenzione dedicata dalle istituzioni culturali e dal pubblico alle iniziative di carattere scientifico, come l’appuntamento annuale Experimenta.

Museo dell’Uomo - Torino. Il progetto di un museo dedicato all’evoluzione fisica e culturale dell’uomo, sviluppato dall’Università di Torino e dalla Regione Piemonte, prevede l’accorpamento in un’unica sede, il Palazzo degli Istituti Anatomici, di alcuni importanti musei universitari: il Museo di Anatomia Umana “Luigi Rolando”, recentemente inaugurato, il Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso” (che verrà aperto nel 2008, in locali adiacenti all’aula in cui il professore teneva le sue lezioni) e il Museo di Antropologia ed Etnografia “Giovanni Marro”.

Museo Nazionale del Cinema - Torino. Il museo, inaugurato nel 2000 nella sede della Mole Antonelliana, è un complesso di allestimenti multimediali, curati da François Confino. Nella grande sala centrale svetta la ricostruzione dell’idolo dorato del film Cabiria di Giovanni Pastrone e intorno ad essa si snodano cinque percorsi, che presentano la settima arte da diversi punti di vista e mostrano la storia del cinema e della tecnica cinematografica dalle origini ai giorni nostri. Di particolare interesse è la collezione di oggetti del pre-cinema della Fondazione Adriana Prolo.

Museo ferroviario di Bussoleno (TO). Uno dei propositi del Governo sabaudo era di promuovere la costruzione di una strada ferrata tra le sue province italiane e quelle d’oltralpe. Tra il 1852 e il 1854 fu realizzato il tratto da Torino a Susa e nel 1865 la linea venne prolungata fino a Bardonecchia, con Bussoleno come città di testa. Parallelamente, si realizzò l’imponente opera del traforo del Frejus, completato nel 1871. Bussoleno divenne un polo ferroviario strategico, a causa dall’avanzamento delle tecnologie, negli anni ’30 il polo entrò in crisi e fu chiuso definitivamente nel 1992. Gli spazi dell’officina, della rimessa e della foresteria sono stati concessi alla Provincia di Torino per ospitare un Museo Ferroviario, gestito in collaborazione con la Direzione Regionale della Società Trenitalia/FS e con l’Associazione Feralp Team.

Museo dell’Automobile - Torino. Inaugurato nel 1960, è tra i più importanti d’Europa e documenta con vetture originali l’evoluzione dell’industria automobilistica. Carlo Biscaretti di Ruffia, a cui è intitolato, fu socio fondatore della FIAT e dell’ACI. Il vasto percorso espositivo, ospita vere rarità come le prime vetture italiane (la Bernardi del 1896 e la Fiat del 1899), alcuni gioielli come la Rolls Royce Silver Ghost e le auto da corsa firmate Ferrari e Alfa Romeo. In fase di ristrutturazione, riaprirà nel 2009. Museo di Scienze Naturali - Torino. Fondato nel 1978 e recentemente restaurato, il museo – ospitato nell’edificio secentesco che fu sede dell’Ospedale San Giovanni Battista - è costruito come una affascinante “arca di Noè”. Nelle sale trovano spazio collezioni di botanica, entomologia, geologia,

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 5 7

PAESAGGI

Museo della Montagna - Torino. Fondato nel 1874 dal CAI negli spazi dell’ex convento di Santa Maria, sul Monte dei Cappuccini, il museo ospita una vasta documentazione storica e una ricca cineteca, fruibile attraverso una sala video. Dedicato nel 1942 a Luigi Amedeo di Savoia, “Duca degli Abruzzi” e celebre viaggiatore (sue le spedizioni in Alaska e nel mare Artico), custodisce le attrezzature che Reinhold Messner utilizzò per le ascensioni degli Ottomila e organizza mostre temporanee, rassegne ed eventi.

Rete dei 30 ecomusei provinciali (TO). La Provincia di Torino ha avviato nel 1995 il progetto “Cultura Materiale”, volto alla creazione di una rete ecomuseale che fa cardine sul riconoscimento identitario della comunità con il territorio. La rete comprende ecomusei dislocati in tutta la provincia e si articola nelle seguenti aree tematiche: la via del tessile, memorie di acqua e di terra, suolo e sottosuolo, il tempo dell’industria. Alla rete partecipano anche i musei demo-etno-antropologici che costellano il territorio e testimoniano le attività contadine e montanare del periodo preindustriale.

150


Sestriere, LocalitĂ Sciistica

Sestriere (To),


03.03.05. MONTAGNE, LAGHI E COLLINE Il Piemonte è la seconda regione italiana per estensione dopo la Sicilia e il suo nome deriva dalla sua conformazione fisica: il territorio, pur essendo prevalentemente montuoso (43%), presenta una grande varietà di paesaggi, essendo costituito per il 30% da zone collinari e per il restante 27% da ampie pianure, impreziosite da un notevole patrimonio lacustre. Le alte vette della catena alpina (più di trenta superano i tremila metri), solcate da valli di eccezionale bellezza, dividono il territorio regionale dalla Francia e dalla Svizzera, senza però isolarlo. I famosi massicci - Argentera, Monviso, Rocciamelone, Gran Paradiso, Monterosa - punteggiati di fortezze, abbazie e antichi borghi, sono anche luoghi di alpinismo e sci, orgoglio e tradizione di una popolazione abituata a convivere con questa natura selvaggia e affascinante e a renderla ospitale. Le colline piemontesi sono in buona parte lavorate dall’uomo, che le ha rivestite di colture e vigneti, i cui frutti contribuiscono a renderne celebre cucina e tradizione enologica. Le montagne olimpiche. L’arco alpino costituito dalle Valli di Susa, del Sangone e del Chisone, dal Pinerolese e dalle Valli Germanasca e Pellice, costituisce lo scenario naturale che ha fatto da sfondo ai XX Giochi Olimpici Invernali. Un anello di “oro bianco” di cento chilometri, che abbraccia nove comuni - Torino, Sauze d’Oulx, Bardonecchia, Claviere, Cesana Sansicario, Sestriere, Pragelato, Pinerolo, Torre Pellice – e nelle cui valli la natura ha mille volti: dai laghi agli alpeggi, dai boschi alle pareti di roccia. La Valsesia e il massiccio del Monte Rosa. La Valsesia, la valle più verde d’Italia, si estende ai piedi del Monte Rosa. È un bacino montano di grande interesse, che si sta connotando come area di peculiare dimensione transfrontaliera. L’intero territorio soddisfa in pieno le aspettative degli appassionati della montagna invernale ed estiva e garantisce grandi emozioni agli amanti dell’arte e della cultura. Alagna, con le sue tradizioni Walzer, e Varallo, con il suo Sacro Monte riconosciuto patrimonio Unesco, sono le località più caratteristiche. Il Lago d’Orta. “Un delizioso piccolo lago ai piedi del Rosa, un’isola ben situata sull’acque calmissime, civettuola e semplice, (...). Il mondo che il viaggiatore ha conosciuto si ritrova in piccolo modesto e puro: il suo animo ristorato l’invita a rimanere là, perché un poetico e melodioso fascino l’attornia, con tutte le sue armonie e

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 5 9

PAESAGGI

risveglia inconsuete idee... è quello, il lago, ad un tempo un chiostro e la vita.” (H. de Balzac). Fonte d’ispirazione per poeti e scrittori, il lago comprende una piccola isola. Le sue rive, abitate fin dall’antichità, sono state evangelizzate nel IV secolo da San Giulio che, intorno al 390, vi avrebbe edificato la prima chiesa. Il Lago Maggiore e le Isole Borromee. Il Lago Maggiore, di origine glaciale, è il secondo lago italiano per estensione. Il suo paesaggio è molto vario: angusto nella parte meridionale, si allarga e diventa ricco di vegetazione e architetture nel golfo Borromeo. Ciò che lo rende unico è l’arcipelago delle Isole Borromee. Sull’Isola Bella e sull’Isola Madre, di proprietà della famiglia Borromeo, sorgono due palazzi ricchi di opere d’arte di inestimabile valore, con scenografici giardini all’italiana. L’isola dei Pescatori è un dedalo di pittoreschi vicoli, con caratteristiche case bianche dagli infissi colorati, ed è stata frequentata anche da Ernest Hemingway. Langhe. Le Langhe sono sinuose colline in provincia di Cuneo, punteggiate di cascine e castelli, terre aspre che hanno ispirato scrittori come Cesare Pavese e Beppe Fenoglio. La loro bellezza ospita una discreta presenza dell’uomo: vigneti, cascine e antiche vestigia di una storia secolare. Grandi vini, Barolo e Barbaresco, e un patrimonio gastronomico incredibilmente ricco rendono queste colline meta di turismo crescente, soprattutto da oltre confine. Roero. Il Roero, ultima propaggine occidentale delle colline astigiane, si trova a meno di quaranta chilometri da Torino. L’area, destinata dalla Regione Piemonte a Parco Naturale, offre un variegato paesaggio fatto di colli dove vigneti si alternano a noccioleti, a frutteti, a macchie di boschi. I vini del Roero, che sublimano la cucina tipica (Roero D.O.C.G., Roero Arneis, Favorita), prendono origine da una terra a particolare vocazione viticola, che da sempre coltiva vitigni preziosi. Monferrato.Il Monferrato è compreso nelle province di Alessandria (Monferrato Casalese e Monferrato Acquese) e Asti. Il suo territorio, prevalentemente collinare, è costituito da rilievi ondulati e coltivati a vite, con produzione di vini rinomati come Barbera e Grignolino. La fertilità della terra e la posizione favorevole per la comunicazione tra il Mar Ligure e la Pianura Padana ne fecero una regione contesa e divisa, dal Medioevo all’Età moderna.

150


[ ricerca e innovazione ] Il Piemonte è la seconda regione italiana per Ricerca e Sviluppo, con un livello di investimenti che raggiunge l’1,7% del PIL, sostanzialmente in linea con la media europea. Il valore dei brevetti registrati in Piemonte dall’EPO (European Patent Office) supera decisamente la media nazionale e i numerosi centri specializzati nell’automotive, nell’ICT, in bio e nanotecnologie e nel settore delle energie rinnovabili offrono una rete di servizi e di competenze di alto livello. Il Piemonte riesce inoltre a vendere servizi innovativi e di engineering all’estero, differenziandosi dal trend nazionale, che tende all’importazione di servizi dall’estero. La regione conta 317 centri di ricerca e laboratori pubblici, 63 privati e 6 parchi tecnologici. Per fare solo alcuni esempi: il Centro Ricerche Fiat, il centro di ricerca GM Powertrain Europe, il centro R&S del gruppo Telecom Italia, il Motorola Technology Centre, il Centro Ricerche RAI, l’Istituto Superiore per le Telecomunicazioni Mario Boella, l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica-INRIM. In questo contesto si inserisce anche Torino Wireless, il primo distretto tecnologico creato con la partecipazione del Governo Italiano e della Regione Piemonte. Nell’ambito del Raddoppio del Politecnico di Torino si sta realizzando inoltre il primo Business Research Center italiano, destinato ad accogliere le aziende interessate a collaborazioni di ricerca con l’ateneo. Grazie agli investimenti per l’innovazione, il Piemonte ha ottenuto livelli di produttività a lungo termine molto più alti di quelli delle altre regioni italiane. Nel 2006 la Regione Piemonte ha inoltre approvato una nuova legge sulla ricerca che prevede nei prossimi tre anni il raddoppio delle risorse finora impegnate in R&S, con l’obiettivo di raggiungere il 3% sul PIL.

Lo scenario macroeconomico del Piemonte lo connota come una regione economicamente importante, in costante crescita. Nel 2005 il suo PIL ha raggiunto i 144 milioni di dollari ed è stato inserito al 36° posto nella graduatoria ufficiale stilata dalla World Bank, subito dopo il Portogallo e prima di paesi economicamente importanti come Israele, Repubblica Ceca e Ungheria, a parità delle regioni europee più avanzate. Di questa classifica colpisce come il Piemonte abbia una ricchezza pari al doppio del Kuwait, al triplo della Slovacchia e a quattro volte Slovenia e Lussemburgo. Torino, tradizionalmente capitale dell’industria automobilistica, ha un nucleo industriale ancora forte, ma ha diversificato la propria struttura economica orientandosi sempre più verso il terziario e sviluppando costantemente nuova imprenditorialità. All’automotive, al settore aerospaziale, alla robotica e al design si stanno affiancando nuovi settori strategici: l’ICT, le scienze della vita, le nanotecnologie, il turismo. Torino è anche un polo finanziario e assicurativo d’avanguardia. Ospita l’area private banking di Unicredit ed è sede di Sanpaolo Imi, oggi SanPaoloIntesa dopo il recente accordo di fusione dei due istituti. Qui operano, inoltre, alcune tra le prime società di venture capital e di capitale di crescita in Italia e due importanti fondazioni bancarie, la Compagnia di Sanpaolo e la Fondazione CRT, entrambe fortemente impegnate a sostegno dello sviluppo sociale, culturale ed economico del territorio.


03.04. PAESAGGI DEL FUTURO 03.04.01 AREE INDUSTRIALI IN TRASFORMAZIONE

03.04.02 SPINA 2: UN NUOVO CENTRO PER TORINO

Fin dalla prima metà degli anni Ottanta, Torino e il Piemonte si sono posti il problema della trasformazione delle area industriali dismesse. Un processo che ha raggiunto il punto di svolta con l’approvazione del Piano Regolatore Generale della città di Torino nel 1995 e l’avvio di politiche di rigenerazione urbana. Gli interventi sono iniziati con il recupero della fabbrica del Lingotto nell’area sud e sono proseguiti con la riqualificazione della Spina Centrale, l’area su cui fino a pochi anni fa transitava la ferrovia. Il tema della riconversione delle aree industriali è oggi nuovamente al centro dell’interesse pubblico, riguardo a due diverse dimensioni, distinte ma strettamente collegate. Oltre a quella urbanistica più tradizionale, che ne mette in luce il potenziale ridisegno funzionale, sempre di più emerge quella economicosociale: la trasformazione di grandi complessi privati può essere utilizzata per innescare nuovi processi di sviluppo, legati a una visione dell’industria diversa dal passato, mentre aree residuali dal punto di vista della manifattura ottocentesca possono diventare grandi poli di formazione di livello nazionale e internazionale.

Nell’ultimo decennio, Torino ha intrapreso una forte strategia di rilancio, basata non su una nuova espansione ma sul completamento, la riorganizzazione e la trasformazione di aree già urbanizzate. Il processo ha interessato in particolare la cosiddetta Spina Centrale: il progetto, ancora in atto, prevede che l’asse ferroviario che attraversa la città da nord a sud – condizione strategica per lo sviluppo industriale ma causa di una grave frattura nel tessuto urbano – sia completamente interrato, consentendo il recupero di enormi aree in superficie, la costituzione di un nuovo asse viario e la creazione di veri e propri nuovi quartieri. Gli interventi sulla Spina Centrale comprendono infatti le vaste aree industriali dismesse localizzate lungo il percorso della ferrovia, tra cui quella detta Spina 2. Come previsto dal Piano Strategico, Spina 2 si sta configurando come luogo dedicato alla conoscenza, tanto più che vi si trova il Politecnico di Torino e che l’edificio simbolo della sua trasformazione è divenuto la Biblioteca Multimediale, grande e innovativo spazio per la cultura che si intende inaugurare proprio nel 2011. Per quell’anno il quartiere si sarà affermato come nuova centralità urbana e sarà un nodo importante delle celebrazioni del Centocinquantenario, anche grazie alla sua accessibilità rispetto ai mezzi di trasporto, garantita dalla prossimità con la nuova stazione di Porta Susa.

Centro del Design di Mirafiori - Torino. Lo stabilimento di Mirafiori aperto nel 1939 è uno dei simboli più maestosi dell’industria italiana. L’area produttiva si è estesa soprattutto negli anni Cinquanta e comprende oggi 3 milioni di m2. Con l’accordo siglato nel 2005 tra la FIAT e gli enti territoriali, il 12% dell’area è stato ceduto per essere adibito a nuove attività pubbliche e private e diventare sede di un polo di ricerca e formazione, progettazione e produzione della nuova “economia della conoscenza”. In questo quadro si colloca il progetto di un Centro del Design nell’edifico dismesso detto Dai. Museo dell’Aerospazio Alenia - Torino. Alenia Aeronautica è la maggiore industria aeronautica italiana e tra le più avanzate realtà mondiali del settore dell’aerospazio. A ridosso degli stabilimenti torinesi è stata costruita una nuova struttura decentrata del Politecnico, che ospita la Facoltà di Ingegneria Aeronautica e Spaziale. È in fase di progettazione l’allestimento di un Museo dell’Aerospazio. Il complesso sarà destinato a rappresentare un esempio di moderno sistema insediativo eco-sostenibile.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 6 1

PAESAGGI

Nuova Biblioteca Multimediale - Torino. Il futuro polo culturale, già divenuto una delle più efficaci immaginisimbolo della città in mutamento, comprenderà oltre alla nuova Biblioteca altre funzioni come il teatro e le sedi degli Istituti di Cultura stranieri. Il progetto è stato affidato nel 2001, con un concorso internazionale di architettura che ha registrato 170 partecipanti, allo studio del noto architetto e designer Mario Bellini. Con la realizzazione della Biblioteca verrà a marcarsi in modo sempre più significativo la natura di Spina 2 quale area consacrata alla cultura e ai servizi. Officine Grandi Riparazioni OGR - Torino. L’edificio chiamato “ad H”, per via della forma in pianta, fa parte dello storico complesso Officine Grandi Riparazioni ferroviarie (OGR). Le OGR sono una casella strategica per il futuro di

150


Spina 2, per cui a sostegno del progetto di ristrutturazione si è creata una sinergia tra diversi soggetti locali. Grazie ad un completo recupero fisico e funzionale, l’edificio vedrà salvaguardata la propria memoria, potrà ospitare un polo culturale dedicato all’arte e alla scienza e favorirà ulteriormente la ricucitura del tessuto urbano in un’area oggi ancora in trasformazione. Ex complesso carcerario Le Nuove - Torino. Le storiche carceri “Le Nuove”, oggi abbandonate, una volta recuperate avranno il compito di migliorare la funzionalità del vicino tribunale grazie a nuovi spazi per lo svolgimento dell’attività giudiziaria. Inoltre, ospiteranno un’area museale e attività culturali. Il progetto preliminare, approvato nel 2005, si pone un triplice scopo: riqualificare un edificio di pregevole valore storico e architettonico, importante patrimonio pubblico, avvicinare al Palazzo di Giustizia alcuni uffici strategici, completare il risanamento urbanistico di Spina 2 fornendo al quartiere e alla città nuovi spazi culturali.

03.04.03.I DISTRETTI DELLA PRODUZIONE DI QUALITÀ Il Piemonte non è solo la culla della grande industria italiana, ma è anche terra di piccole e medie imprese, distribuite su tutto il territorio e legate a tradizioni produttive locali molto radicate. Rispetto ad altre realtà italiane, in Piemonte si evidenzia maggiormente la tendenza all’aggregazione tra le aziende, tanto che la regione viene citata quale esempio di successo del modello delle reti di imprese. A supporto di tali reti ci sono poi i distretti industriali, ossia sistemi di piccole e medie imprese con la stessa specializzazione produttiva, geograficamente vicine ed economicamente interconnesse. Nel 2002 la Regione Piemonte ha provveduto alla rideterminazione dei suoi distretti, individuandone 29 associati a 5 filiere produttive: meccanica, tessile-abbigliamento, alimentare, oreficeria e legno. I distretti sono individuati come ambiti di sviluppo economico e occupazionale e come sedi di promozione e coordinamento delle iniziative locali di politica industriale, attraverso il confronto fra le parti istituzionali, economiche e sociali che operano nell’area. L’industria tessile a Biella. Il più importante distretto piemontese del settore tessile è quello di Biella, che comprende 33 comuni e oltre 1.400 imprese. Le sue produzioni principali sono i tessuti per abbigliamento e i filati per tessitura e per maglieria. Particolarmente forte è il settore laniero, che in alcuni comparti costituisce buona parte della capacità produttiva nazionale. Importante è anche la produzione di biancheria per la casa, abbigliamento sportivo e macchine per la lavorazione dei tessuti (comparto in forte sviluppo, con 300 aziende altamente specializzate). A livello internazionale, Biella è considerata leader nella produzione di filati di alta qualità, di tessuti di lana e di fibre pregiate. L’export totale dell’area ammonta a circa 1.400 milioni di euro ed i vestiti Made in Biella raggiungono oltre 100 paesi nel mondo, vestendo ogni anno 11 milioni di persone. Vercelli e il riso. Grazie a una tradizione produttiva di oltre seicento anni, Vercelli è la capitale europea del riso e se ne coltivano più di 100 varietà. La coltivazione è stata importata dai monaci cistercensi e per il suo sviluppo furono indispensabili le opere di bonifica e irrigazione realizzate nei secoli seguenti. In questo suggestivo paesaggio, trasformato in certi periodi dell’anno in un mare d’acqua, sorgono molte antiche tenute agricole. Le Piane del Riso sono un patrimonio storico, culturale e paesaggistico da

ITALIA CENTOCINQU A NTA 6 2

PA E S A GGI

150


tutelare e valorizzare. Per questo è nata l’Accademia del Riso, un’associazione promossa dall’ASCOM di Vercelli per promuovere le tradizioni enogastronomiche e le risorse turistiche e culturali del territorio delle risaie. I casalinghi del Verbano Cusio Ossola. Il distretto è uno dei più importanti in Italia per la produzione di articoli casalinghi. La produzione ha in quest’area una tradizione che risale al XIX secolo, quando vi sorsero i primi complessi industriali moderni. Negli ultimi anni il fatturato ha superato i 300 milioni di euro, il 30% dell’intera produzione italiana. Il 40% della produzione è diretto all’esportazione, il 60% viene venduto sul mercato italiano. Per promuovere la produzione del distretto sui mercati internazionali in modo coordinato e per rendere i prodotti riconoscibili, garantendone la qualità, è stato istituito un apposito Marchio di Distretto dei Casalinghi.

piemontesi Doc sono 43 e ben 7 i Docg. In corrispondenza con i distretti dei vini piemontesi - Langhe, Roero e Monferrato, Canavese, Coste della Sesia e Colline Novaresi – sono stati creati dei percorsi destinati a promuovere la conoscenza e la frequentazione delle zone vitivinicole: le Strade del Vino (Astesana, Colli Tortonesi, Alto Monferrato, Monferrato Astigiano, Barolo e Grandi Vini Langa). Lungo queste Strade coesistono valori naturali e culturali, vigneti e cantine di aziende singole o associate, valorizzate attraverso visite guidate, attività di accoglienza e proposte didattiche.

L’oro di Valenza Po. Valenza, in provincia di Alessandria, è leader in Italia e nel mondo nella gioielleria d’artigianato. Questa tradizione produttiva risale al 1840 e agli inizi del Novecento vi si contavano già più di 40 imprese. Il vero boom si è verificato nel secondo dopoguerra: dalle 300 aziende del 1945 si è giunti alle più di 1.000 odierne, con una occupazione stimata intorno ai 7.000 addetti. Si tratta prevalentemente di piccole e medie imprese (circa l’85% del totale), con una connotazione artigiana, il che rende la produzione locale ricca di qualità e creatività. La percentuale di produzione esportata è valutabile tra il 50 e il 60% del totale. I luoghi del gusto. Il patrimonio agroalimentare è uno dei punti di forza del territorio piemontese e la regione vanta un’importante produzione gastronomica, diffusa ed estremamente diversificata. Il settore alimentare è costituito in prevalenza da piccole e medie imprese - nel 2005 erano più di 7.300, con circa 40.000 addetti - che offrono prodotti tipici e di elevata qualità riservati a nicchie del mercato nazionale ed estero. Le esportazioni sono in crescita e tra i prodotti più conosciuti e apprezzati, per citarne solo alcuni, ci sono i formaggi dell’arco alpino - dall’Alta Langa all’Alto Monferrato, dal Canavese alla Valsesia - e il cioccolato, la cui produzione piemontese costituisce ben il 35% di quella nazionale. La ricca tradizione gastronomica è espressa anche dai molti rinomati ristoranti e dalle numerose iniziative che il territorio le dedica, tra cui spicca il Salone del Gusto di Torino. Le Strade del Vino. Il Piemonte è un’area di eccellenza a livello mondiale nella produzione di vini di qualità: i vini

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 6 3

PAESAGGI

150


03.04.04. NUOVI PARCHI PER LE CITTÀ Il cosiddetto “turismo verde” in Piemonte è in costante incremento: ogni anno cresce il numero dei turisti che scelgono i suoi parchi e oasi ecologiche e gli immensi spazi rigogliosi che attraversano Torino, la città con “la più bella posizione naturale” che si possa desiderare, come la definiva Le Corbusier a inizio Novecento. Questo vale ancora oggi, perché la città, circondata dalla corona delle Alpi e dalle colline, con 17 chilometri quadrati di verde pubblico, 400 chilometri di strade alberate e un parco lineare di oltre 70 chilometri lungo i quattro fiumi cittadini, è tra le più verdi d’Italia e possiede un patrimonio ambientale che poche altre possono vantare. Dal 1975 in Piemonte sono state istituite 63 Aree Protette, per una superficie complessiva di 160.000 ettari. La regione annovera fra i suoi polmoni verdi anche due Parchi Nazionali: il Gran Paradiso e la Val Grande, che coprono una superficie di 48.500 ettari. Fra le aree tutelate, particolare importanza riveste il Sistema della Fascia Fluviale del Po: istituito nel 1990, interessa tutti i 235 chilometri del tratto piemontese del fiume, per una superficie di 35.515 ettari. Per salvaguardare e migliorare le sue risorse naturalistiche, negli ultimi anni sono stati intrapresi due grandi progetti: Torino Città d’Acque, che prevede il recupero delle sponde dei fiumi e la creazione di un percorso che unisca tutti i parchi urbani in un complesso di 1.200 ettari, e Corona Verde, che prevede la realizzazione nell’area metropolitana di una “tangenziale verde” che colleghi le residenze sabaude e le aree verdi regionali ad esse connesse.

l’arco alpino orientale. Per portare a compimento il progetto, già in atto, sarà necessaria un’opera di rimboschimento, la revisione della morfologia dell’alveo, il recupero vegetale e faunistico delle rive. L’area ha le potenzialità per divenire una importante sede espositiva all’aperto, dati la vicinanza alle grandi vie di comunicazione e l’inserimento nel sistema del Parco del Po, già consolidato a parco urbano e regionale, che si estende sulle rive del Po e dei suoi affluenti.

Parco Dora - Torino. Il parco, cuore del programma di riqualificazione urbana dell’area Spina 3, può essere definito un progetto di verde “post-industriale”. Un parco creato su un territorio pesantemente sfruttato dalle fabbriche non può infatti essere impermeabile al passato: deve invece riutilizzarne edifici, strutture e percorsi. L’intervento riguarda il recupero ambientale, l’integrazione del parco con il fiume, la metamorfosi delle fabbriche preesistenti (Michelin, Ingest, Vitali), la connessione con il tessuto urbano. Il territorio, facilmente accessibile, può accogliere grandi eventi e manifestazioni all’aperto. Parco Stura - Torino. Il parco sorgerà su un’area di circa 100 ettari lungo il fiume Stura, destinata a questo uso dal Piano Regolatore della città. Pur scontando la vicinanza di strutture a forte impatto ambientale, il paesaggio presenta suggestive visuali verso la Basilica di Superga e

ITALIA CENTOCINQU A NTA 6 4

PA E S A GGI

150




04. GLI ITALIANI NEL 2011 Marco Demarie e Stefano Molina

MARCO DEMARIE

È direttore della Fondazione Giovanni Agnelli di Torino. STEFANO MOLINA

È dirigente di ricerca presso la Fondazione Giovanni Agnelli di Torino.

Per immaginare come sarà l’Italia nel 2011 si può rivolgere lo sguardo alla sua popolazione, le cui dimensioni, struttura e distribuzione si modificano con una lentezza e una regolarità tali da diminuire il grado di incertezza che accompagna ogni esercizio di previsione/anticipazione. Il 15° censimento della popolazione fotograferà a ottobre del 2011 un’Italia con quasi 59 milioni di abitanti: dunque una popolazione ancora in crescita rispetto al censimento del 2001, soprattutto grazie all’incessante aumento della longevità e al consolidamento dell’immigrazione, ma che si sarà fatta distaccare da paesi un tempo meno popolosi, come Francia e Regno Unito: l’Italia si confermerà quindi al quarto posto tra i grandi paesi dell’Europa occidentale (era seconda nel 1981). La speranza di vita alla nascita degli italiani avrà superato gli 81 anni (78 anni per gli uomini e 84 per le donne). L’Italia continuerà dunque a presentarsi nelle graduatorie internazionali come uno dei paesi in cui si vive probabilmente meglio che altrove, e certamente più a lungo. Un primato italiano, quello della longevità (a pari merito con la Spagna in Europa, mentre nel mondo i più longevi sono i giapponesi), conquistato recentemente: negli ultimi cinquanta anni della sua storia (1961-2011) l’Italia ha fatto progressi più importanti sul terreno della salute e della qualità/quantità di vita, che non su quello del benessere materiale. La struttura per età della popolazione, nonostante l’afflusso continuo di nuovi immigrati – l’Istat prevede almeno 150.000 arrivi all’anno, ma in passato le sue stime si sono sovente dimostrate prudenti – si presenterà piuttosto appesantita sulle età mature. Sarà soprattutto la fascia dei ventenni, figli degli anni ottanta segnati da una bassissima fecondità, a restringersi: dai 9,2 milioni di 20-29enni del 1991 si passerà ai 6,1 milioni del 2011. La transizione all’età adulta – con tutto quel che ne consegue: ingresso sul mercato del lavoro, formazione di una propria famiglia, e così via – riguarderà dunque un numero decrescente di persone. In compenso, gli italiani di 65 anni e più supereranno nel 2011 i 12 milioni. Possiamo già prevedere che le attese di vita a 65 anni di età saranno di ulteriori 20 anni (18 per gli uomini e 22 per le donne): la partita più importante per la popolazione si giocherà sulla quota di vita residua passata in buona salute e libera da disabilità. Anche in presenza di una piccola ripresa della fecondità – già in atto nel Centro Nord, mentre il Mezzogiorno non

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 6 7

PERSONE

dà segni di risalita, anzi - il numero di decessi attesi per il 2011 (circa 600.000) pare destinato a superare abbondantemente il numero di nascite (circa 500.000). L’elemento di maggiore novità e dinamismo del panorama demografico italiano sarà costituito dalle seconde generazioni, ossia dai ragazzi e dalle ragazze nate in Italia da genitori stranieri immigrati. Dal 2004 la loro quota sul totale nazionale delle nascite è sempre stata superiore al 10%, ed è risultata ancora maggiore in alcuni centri urbani del Centro-Nord a forte presenza migratoria: in città come Torino, Milano, Verona, Padova, Brescia o Firenze è oggi compresa tra un quinto e un terzo delle nuove leve. Come e più degli anni scolastici precedenti, anche per il 2011-12 le iscrizioni alla prima elementare registreranno una massiccia presenza di seconde generazioni. Molti di loro saranno già diventati cittadini italiani, grazie al nuovo codice della cittadinanza introdotto nel 2007. La loro distribuzione seguirà quella delle comunità immigrate e rivelerà una serie di combinazioni abbastanza inedite tra luogo di arrivo e paese di origine: Torino/Romania, Genova/Ecuador, Brescia/Pakistan, Firenze/Cina e così via. Anche su questi binomi si giocherà una partita dell’integrazione resa alquanto complessa dalla molteplicità delle provenienze. Insomma, l’Italia che scorgiamo al 2011 non è lontana da quella attuale: è un’Italia che invecchia, con tutte le inevitabili preoccupazioni lavorative, sanitarie e previdenziali, ma che trova modo, anche grazie agli immigrati, di rinnovarsi. Un’Italia che pensava di aver superato i vecchi dualismi Nord/Sud e urbano/rurale, ma che una mai completamente sopita mobilità della popolazione costringe a riscoprire. Un’Italia che dovrà trovare il modo di far confluire le differenze, i divari di abilità, la compresenza di tante generazioni diverse in un disegno unitario di convivenza civile.

150


New York, 1953, Sbarco di Immigrati Italiani


04.01. 150 MILIONI DI PERSONE I 150 anni dell’Unità d’Italia possono essere un’occasione, oltre che per analizzare criticamente il passato del Paese, anche per provare a progettarne l’avvenire, configurandosi come un laboratorio collettivo di idee e di iniziative che mira a ridefinire il ruolo dell’Italia nel mutato contesto internazionale e, al contempo, a valorizzare le aspirazioni e i contributi degli italiani. La storia, infatti, non è mai il frutto della volontà e dell’azione di alcuni uomini illustri e non si rivela in pochi, clamorosi avvenimenti. Una società e le sue trasformazioni sono il risultato delle innumerevoli e variabili attività di intere generazioni di persone: donne e uomini che, con le loro azioni, relazioni e contraddizioni e con ruoli e incidenza differenti, danno vita alle diverse civiltà. Riconoscere nella storia e nelle società un’opera collettiva significa anche accettare che essa sia il risultato di apporti, necessità e moventi differenti e a volte difficilmente conciliabili. Vuol dire ammettere l’esistenza e l’importanza dell’integrazione di molteplici identità e culture - siano esse etniche, religiose, politiche, di classe - che frequentemente coesistono in una stessa persona o in uno stesso gruppo sociale.

Il coinvolgimento delle persone, a partire dalla raccolta delle loro storie, memorie e idee, avverrà soprattutto tramite il rapporto con le scuole, il coordinamento delle numerose associazioni economiche e culturali attive sul territorio e la mobilitazione delle comunità italiane residenti all’estero: istituzioni che possono fornire suggestioni e strumenti per una nuova conoscenza, riflessione e sperimentazione dell’Italia e degli italiani.

A partire da tali considerazioni, Italia 150 intende mettere al centro le persone che hanno interesse per l’Italia, ossia gli oltre 150 milioni di “italici” – riconosciuti tali per appartenenza culturale e non etnica, linguistica o giuridica - che hanno contribuito, contribuiscono e contribuiranno a plasmare l’immagine, l’identità, la cultura e l’economia del Paese. Cittadini italiani di origine (ragazzi, famiglie e soprattutto anziani); immigrati di prima e seconda generazione, che nel 2011 avranno ottenuto la cittadinanza; nuovi e vecchi emigrati e loro discendenti, non necessariamente italofoni e dotati di cittadinanza; appassionati d’Italia di tutto il mondo che condividono i valori della cultura e dell’Italian way of life, anche solo per averne incontrato e apprezzato i protagonisti e i frutti, dai prodotti Made in Italy alla letteratura, dalla cucina all’arte.

Al contrario di quanto si verificherà nel Novecento, i primi emigranti italiani erano prevalentemente originari delle regioni del nord Italia (Veneto, Liguria, Piemonte). Per tutto il periodo che va dall’inizio del Novecento sino alla vigilia della seconda guerra mondiale, le Americhe sono la meta principale degli emigranti italiani, mentre dal dopoguerra sino alla fine degli anni Settanta - quando il numero dei rimpatriati supera quello degli espatriati e l’Italia si avvia a divenire un paese di immigrati più che di emigranti - i paesi europei divengono di gran lunga la destinazione privilegiata (quasi il 70% tra il 1950 e il 1970), sebbene i flussi verso gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia abbiano continuato a rivestire una notevole importanza. Gli italiani nel mondo, soprattutto tramite le innumerevoli organizzazioni che li raccolgono e rappresentano, possono costituire una preziosa risorsa in fase di elaborazione delle tematiche e nell’organizzazione delle celebrazioni, oltre che per quanto concerne la promozione e la comunicazione dell’evento. Per avere un’idea approssimativa del potenziale impatto di tale canale, si consideri che i cittadini italiani residenti fuori dal paese e censiti presso l’Anagrafe degli italiani all’estero

Questa scelta non influirà semplicemente sulla selezione dei temi da trattare e delle future iniziative, ma è da intendersi come progetto di coinvolgimento attivo di un grande numero di queste persone nell’evento, per offrire loro la possibilità di provare una inedita “esperienza d’Italia”.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 6 9

PERSONE

04.01.01. GLI ITALIANI FUORI D’ITALIA L’Italia - come quasi tutti gli altri stati europei - è stata protagonista, a partire dal XIX secolo, del grande processo migratorio verso “nuovi mondi” seguito al poderoso incremento demografico (in parte dovuto ai progressi in campo medico) verificatosi nel Vecchio Continente tra il Settecento e l’Ottocento. Sebbene siano impossibili valutazioni precise, si stima che tra il 1816 e il 1915 oltre 48 milioni di europei siano emigrati, prevalentemente verso il continente americano e, soprattutto, verso gli Stati Uniti (circa il 60%).

150


ESPATRIATI E RIMPATRIATI PER DESTINAZIONE E PROVENIENZA. DATI PER DECENNIO 1861 - 1990 (VALORI ASSOLUTI) Fonte: Altreitalie

TOTALE

ANNI

RIMPATRIATI

EUROPA ESPATRIATI

RIMPATRIATI

PAESI EXTRAEUROPEI RIMPATRIATI

ESPATRIATI

ESPATRIATI

1861-70

1.210.400

....

992.720

....

217.680

....

1871-80

1.175.960

818.320

905.490

....

270.470

....

1881-90

1.879.200

....

929.200

....

950.000

....

1891-900

2.834.730

....

1.288.000

....

1.546.730

....

1901-10

6.026.690

....

2.512.010

....

3.514.680

1.716.270

1911-20

3.828.070

....

1.696.450

....

2.131.620

1.209.170

1921-30

2.550.639

1.378.143

1.362.419

752.382

1.188.220

625.761

1931-40

702.650

589.857

414.222

297.126

288.428

288.015

1931-40

702.650

589.857

414.222

297.126

288.428

288.015

1946-50

1.127.720

380.008

638.492

1.004.404

489.228

82.882 319.185

1951-60

2.937.406

1.323.589

1.767.116

1.711.184

1.170.290

1951-60

2.937.406

1.323.589

1.767.116

1.711.184

1.170.290

319.185

1961-70

2.646.994

1.868.620

2.128.211

899.078

518.783

157.436

1971-80

1.082.340

1.121.503

835.339

1.121.503

246.941

222.425

1981-90

687.302

695.711

528.945

488.081

158.357

207.629

TASSI DI ESPATRIO E DI RIMPATRIO (1920 - 1990) - MEDIE MOBILI QUINQUENNALI Fonte: Altreitalie

9

Tassi di espatrio (per 1.000 residenti) Tassi di rimpatrio (per 1.000 residenti)

8

7

6

5

4

3

2

1

1990

1988

1986

1984

1982

1980

1978

1976

1974

1972

1970

1968

1966

1964

1962

1960

1958

1956

1954

1952

1950

1948

1946

1941

1939

1937

1935

1933

1931

1929

1927

1925

1923

1921

0


Torino, Gruppo Multietnico


CITTADINI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO. PRIMI 5 PAESI DI INSEDIAMENTO PER REGIONE (2006)

REGIONE Val d’Aosta

TOTALE 3.544 Svizzera 1309

Piemonte

143.314

Lombardia

Argentina

37.669

Fonte: Rapporto Migrantes Italiani nel Mondo. Elaborazione su dati AIRE

PRIMI 5 PAESI DI INSEDIAMENTO Germania 143 Regno Unito

Francia

16.809

Svizzera

18.495

Francia 16.809

130

Germania

7.820

Argentina

124

Uruguay

6.756

Germania

14.127

238.558

Svizzera

67.769

Argentina

26.360

Francia 20.453

Brasile

17.533

Liguria

75.308

Cile

10.427

Argentina

10.142

Francia 7.549

Uruguay

5.671

Svizzera

5.124

Trentino A. A.

51.627

Germania

141.54

Svizzera

11.554

Austria 5.667

Argentina

3.761

Francia

2.065

Veneto

233.883

Brasile

49.455

Svizzera

36.234

Argentina 26.640

Francia

23.693

Germania

Friuli V. G.

123.483

Argentina

21.821

Francia

19.316

Svizzera 15.468

Belgio

8.568

Germania

8.329

Emilia R.

101.357

Svizzera

14.607

Argentina

13.754

Francia 11.677

Regno Unito

8.929

Brasile

7.157

460.724 510.350 971.074

Svizzera Svizzera Svizzera

Nord Ovest Nord Est NORD

92.724 77.863 170.587

Argentina Argentina Argentina

74.295 65.976 140.271

Francia 45.750 Germania Brasile 62.564 Francia Francia 102.501 Brasile

25.942 56.751 87.184

Brasile Germania Germania

18.172

24.620 46.650 72.592

Toscana

91.103

Argentina

11.218

Svizzera

10.215

Francia 9.881

Brasile

9.710

Regno Unito

6.656

Marche

79.331

Argentina

33.741

Svizzera

6.841

Francia 6.379

Belgio

5.786

Germania

4.343

Umbria

25.543

Francia

69.70

3.539

Germania 2.109

Belgio

1.901

Lazio

122.516

Francia

12.290

USA

Svizzera

15.382

Regno Unito 12.444

Canada

11.974

Germania

Lussemburgo

10.781

1.851

23.465

CENTRO

318.493

Argentina

53.099

Francia

42.520

Svizzera 28.077

USA

25.096

Germania

Abruzzo

131.117

Argentina

20.120

Svizzera

15.864

Belgio 14.788

Canada

13.560

Francia

13.246

Campania

341.044

Germania

64.077

Svizzera

62.144

Argentina 36.029

Usa

32.100

Regno Unito

31.034

Molise

66.132

Argentina

13.309

Canada

11.091

Germania 6.736

Svizzera

6.732

Belgio

6.114

Basilicata

83.619

Argentina

16.986

Germania

14.457

Svizzera 14.188

Francia

5.887

Brasile

4.833

Puglia

277.176

Germania

86.092

Svizzera

59.309

Francia 30.205

Belgio

21.397

Argenina

14.113

Calabria

279.142

Argentina

58.855

Germania

54.795

Svizzera 36.827

Francia

31.263

Canada

22.164

Svizzera

195.064

Argentina 159.412 Francia

104.594

USA

78.310

Argentina

49.577

SUD

1.178.230

Germania

236.549

Sicilia

554.491

Germania

175.639

Belgio

80.236

Svizzera 59.185

Francia

54.438

83.963

Germania

24.992

Francia

21.565

Belgio 10.571

Svizzera

6.566

Sardegna

ISOLE Totale

638.454 3.106.251

Germania Germania

200.631 533.237

Belgio Svizzera

90.807 459.479

Francia 76.003 Svizzera Argentina 404.330 Francia

CITTADINI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO PER AREA TERRITORIALE DI INSEDIAMENTO, GENERE, CLASSI DI ETÀ E MOTIVO DI ISCRIZIONE (2006)

UE 15 UE nuovi Europa orientale Europa altri

EUROPA

CITTADINI ITALIANI RESIDENTI

Donne (%)

0-18

19-40

41-65

Argentina Belgio

5.320

51.548 215.585

Fonte: Rapporto Migrantes Italiani nel Mondo. Elaborazione su dati AIRE

Classi età (%) AREE CONTINENTALI

65.751 325.618

Paesi Bassi

Motivo di iscrizione all’AIRE 65-oltre

Espatrio/ Residenza estero (%)

Figlio iscritto nato estero (%)

Trasf. AIRE in altro comune

Reiscrizione da irreperibilità

Acquisizione cittadinanza

Non disp. (%)

1.362.535

44,2

17,8

32,8

34,8

14,6

71,3

23,0

1,6

1,8

0,8

1,5

8.975

40,5

26,1

28,4

34,5

11,0

64,4

18,8

1,3

2,9

10,8

1,7

15.164

45,4

15,0

21,0

37,8

26,2

43,3

16,8

1,1

2,2

35,6

0,9

477.905

46,6

20,3

32,1

34,5

13,1

66,8

23,8

3,0

1,3

3,9

1,2

1,4

1.864.579

44,8

18,4

32,5

34,8

14,3

69,9

23,1

1,9

1,7

1,9

Africa settentr.

7.103

44,1

22,9

22,3

40,0

14,8

63,6

25,7

2,2

2,4

4,0

2,1

Africa centro occ.

2.267

32,7

17,7

16,5

54,9

10,9

79,3

10,4

3,2

2,7

1,1

3,4

6.381

43,2

21,0

19,2

39,3

20,5

69,3

20,9

2,2

2,3

2,6

2,8

Africameridionale

Africa centro or.

25.289

46,9

15,4

30,0

36,2

18,4

57,8

32,9

1,4

2,9

3,6

1,4

AFRICA

41.040

45,0

17,7

26,2

38,4

17,7

61,8

28,6

1,7

2,7

3,4

1,8

Asia occidentale

11.337

47,8

22,7

32,3

33,4

11,6

47,9

31,2

1,0

1,8

15,5

2,7

1.113

39,0

17,3

18,7

49,5

14,6

79,4

11,9

2,9

2,1

0,8

3,0

Asia centrale Asia orientale

ASIA

8.595

33,8

24,5

31,1

37,3

7,1

76,1

16,5

1,6

1,7

1,2

2,8

21.045

41,6

23,2

31,1

35,8

9,9

61,1

24,2

1,3

1,8

8,9

2,8

America settentr.

313.178

46,7

6,8

21,1

41,6

30,6

76,7

14,0

0,8

3,3

3,5

1,8

America centro-med.

756.107

49,4

12,3

28,9

31,09

27,0

46,9

45,6

0,4

2,3

3,8

1,0

1.069.282 110.305 3.106.251

48,6 47,8 462

10,7 8,7 15,4

26,6 33,2 30,4

34,7 35,9 34,8

28,1 22,2 19,3

55,6 63,9 64,6

36,3 29,4 28,0

0,5 0,6 1,4

2,6 2,4 2,0

3,7 1,8 2,6

1,2 1,9 1,4

AMERICA OCEANIA TOTALE AIRE


56.996

56.557

54.137

50.624

47.516

42.994

41.652

39.944

35.8455

56.778

Fonte ISTAT

POPOLAZIONE RESIDENTE AI CENSIMENTI Censimenti 1911-2001, migliaia di persone

1911 1921 1931 1941 1951 1961 1971 1981 1991 2001

NUMERO MEDIO DI FIGLI PER DONNA

2004** 1,33

Fonte ISTAT

1961 2,41

2003* 1,29

2001 1,25 1971 2,41

1991 1,60 1981 1,60 *Provvisoria **Stima

sono attualmente oltre 3.100.000, di cui circa 143.000 piemontesi, presenti soprattutto nell’America meridionale (Argentina e Uruguay). Torino è il terzo comune di provenienza per numero di emigrati registrati (29.000), preceduta da Milano (38.000) e Roma (33.000). Considerando anche i dati contenuti negli schedari consolari, si valuta che i cittadini italiani residenti all’estero potrebbero essere circa 3,5 milioni. Più analiticamente, secondo i più recenti studi sull’emigrazione italiana, l’Europa è il continente di maggiore insediamento, con circa il 60% delle presenze totali, ovvero 1.864.579 persone. Segue l’America con 1.062.282 residenti (il 34,4%), di cui il 24,3% in quella centro-meridionale, e l’Oceania con 110.305 residenti (il 3,6%). Chiudono l’Africa e l’Asia, con rispettivamente 41.040 e 21.045 presenze (ovvero l’1,3% e lo 0,7%). Inoltre, si stima che gli oriundi italiani nel mondo possano superare la cifra di 60 milioni, di cui: 31 milioni in Brasile, 15,7 milioni negli Stati Uniti (in questo caso non si tratta di una stima, ma della cifra fornita dal censimento del 2000), 15 milioni in Argentina, 1,3 milioni in Uruguay, 800.000 in Australia. Il livello di istruzione degli emigrati è mediamente inferiore rispetto a quello italiano, realtà che discende dal fatto che l’istruzione universitaria di “massa” è un dato piuttosto recente nella storia italiana. Un terzo degli emigranti in Australia ha solo la licenza elementare, mentre in Argentina e Brasile il livello di istruzione medio è significativamente più alto: rispettivamente il 36,7% e il 44% degli emigrati è in possesso della laurea o del diploma, dato che cresce tra coloro che provengono dalle regioni del nord Italia. Gli emigrati italiani, come quelli rimasti in patria, sono mediamente anziani. In Francia gli ultra-sessantacinquenni sono un quarto, un terzo in Argentina e Canada; complessivamente il 54,2% degli italiani nel mondo ha un’età superiore ai 40 anni e di questi il 19,3% ha più di 65 anni. Particolarmente alta è l’età media nelle comunità europee e sud-americane. Esiste un vasto mondo associazionistico sorto attorno alle comunità italiane all’estero: il Ministero degli Affari Esteri valuta in oltre 7.000 le istituzioni che operano tra gli emigrati e si stima che riuniscano più di due milioni di soci sparsi nel mondo. Interessanti sono anche i dati riguardanti la stampa italiana all’estero, che comprende oltre 400 testate tra periodici cartacei, agenzie e notiziari online, di cui 56 sono edite in Italia. Concentrando l’attenzione sui “nuovi migranti” (ossia

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 7 3

PERSONE

coloro che si sono registrati all’AIRE a partire dal 2001) emergono, ovviamente, profonde differenze rispetto alla vecchia emigrazione italiana del XIX e XX secolo. Tra il 2002 e il 2006 il numero dei laureati iscritti all’AIRE è passato da 39.013 a 59.756. Annualmente emigrano circa 3.300 laureati, prevalentemente maschi e frequentemente assunti con ruoli tecnici o dirigenziali, presso Centri di Ricerca, Università o grandi imprese multinazionali. Tra le mete principali dei “nuovi migranti” laureati vi sono gli Stati Uniti e la Gran Bretagna e generalmente essi restano sostanzialmente estranei alle tradizionali reti associative degli emigrati italiani poiché preferiscono riunirsi in circoli legati ai loro interessi economici e professionali.

04.01.02. GLI ITALIANI IN ITALIA Dal 1961, anno del Centenario, l’Italia e Torino hanno cambiato profondamente volto. Gli italiani fanno pochi figli, anche rispetto alla maggior parte degli altri paesi europei, e il numero medio di componenti per famiglia è diminuito. Vivono più a lungo e hanno un più elevato grado di istruzione. Le migrazioni interne proseguono, principalmente in direzione sud-nord, sebbene non assumano più i contorni dell’esodo degli anni del boom economico, mentre l’arrivo di immigrati dal resto del mondo sta cambiando il volto di tutte le principali città italiane. Più precisamente, la popolazione italiana è cresciuta tra il 1961 e il 2006 di oltre 8 milioni di abitanti arrivando a quota 58.751.711, di cui circa tre milioni, ovvero più del 5%, è costituito da immigrati regolari. Il numero medio di figli per donna è sceso, dal 1961 al 2004, da 2,41 a 1,33; nel medesimo lasso di tempo, l’età media della madre al primo parto è cresciuta di quasi 5 anni, da 25,7 a 30,4. Nel 1961, il numero medio di componenti per famiglia era pari a 3,6, valore che cinquant’anni più tardi è sceso a 2,6. Nel medesimo lasso temporale, il numero di matrimoni ogni mille abitanti è passato da 7,9 (di cui solo l’1,6% con rito civile) a 4,6 (il 27,1% con rito civile); inoltre, nell’8,1% dei casi, vi è stato almeno un coniuge non cittadino italiano. La speranza di vita, tra il 1961 e il 2004, è aumentata di 10 anni e un mese per gli uomini (giungendo a 77,3 anni) e di 10 anni e 8 mesi per le donne (ovvero 83,1 anni), valori che pongono gli italiani tra i popoli più longevi d’Europa e del mondo. Secondo l’ONU la speranza di vita su

150


Torino Porta Palazzo , Luci d’Artista di Michelangelo Pistoletto


SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA PER SESSO Anni 1961-2004

67,2

72,3

1961

69,0 74,9

1971

Maschi

71,1

77,9

73,8

1981

80,3

77,0

82,8

2001

1991

Fonte ISTAT

77,3

2003-2004*

Femmine

*STIMA

INDICATORI DEMOGRAFICI Censimenti 1961-2001 e 1 gennaio 2002-2005

INDICE DI VECCHIAIA

38,9

46,1

61,7

83,1

92,5

127,1

131,4

Fonte ISTAT

133,8

135,9 137,7

1961 1971 1981 1991 2001 2002 2003 2004 2005

INDICE DI DIPENDENZA

38,9

46,1

61,7

92,5

127,1

131,4

133,8

135,9

137,7

1961 1971 1981 1991 2001 2002 2003 2004 2005

scala mondiale nel 2004 è stata di 67,3 anni, le persone che nascono in paesi considerati ad alto “sviluppo umano” (sostanzialmente le nazioni riunite nell’OECD) vivono mediamente 78 anni, mentre quelle partorite in paesi “a basso sviluppo umano” (quasi completamente concentrate in Africa) hanno una speranza di vita di 52,4 anni (in Niger, ultimo nella speciale graduatoria dello “sviluppo umano”, il valore scende a 44,6 anni). A seguito dell’azione congiunta del calo della natalità e dell’allungarsi della speranza di vita, l’incidenza degli ultra-sessantacinquenni sul totale della popolazione residente è cresciuto, tra il 1971 e il 2001, dall’11,27 al 18,68% (oltre 10 milioni di persone) e negli ultimi 30 anni il numero di persone anziane per bambino è salito da 1,14 a 3,39. Anche il livello d’istruzione è significativamente cresciuto, sebbene molti degli indicatori utilizzati a livello internazionale mostrino un persistente ritardo dell’Italia in questo campo e non solo rispetto ai paesi più sviluppati. Gli analfabeti, che nel 1961 erano il 12,9%, sono ora solo l’1,6%. La percentuale di italiani laureati (o in possesso di un diploma universitario) è invece cresciuta dall’1,3% all’8,1% e i diplomati sono passati dal 4,3% al 28,2%. La presenza di immigrati provenienti da ogni parte del mondo ha inoltre determinato il formarsi di nuove minoranze religiose: si stima ad esempio che i cittadini di fede musulmana oggi legalmente residenti in Italia siano circa un milione, seguiti da 660.000 cristiano ortodossi e da 50.000 a 100.000 induisti e buddisti.

04.01.03. I NUOVI ITALIANI I flussi migratori sono una delle costanti della storia – e addirittura della preistoria – dell’uomo: da sempre, sotto la pressione delle più svariate contingenze storiche (improvvisi incrementi demografici, cambiamenti climatici, conflitti tra nazioni o guerre civili, recessioni economiche), interi popoli, gruppi di persone o singoli individui lasciano la terra natale in cerca di migliore fortuna in altre zone, più o meno lontane. Nell’attuale momento storico, anche grazie alla maggiore mobilità resa possibile dai progressi nel settore dei trasporti, il fenomeno migratorio, già di per sé imponente, appare destinato a incrementarsi ulteriormente. Al momento, nel mondo sono censiti oltre 191 milioni di migranti, di cui 20 milioni richiedenti asilo politico o rifugiati, ai quali vanno aggiunti, secondo alcune stime, altri 30-40 milioni di persone in una situazione di totale

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 7 5

PERSONE

illegalità. Gli Stati Uniti sono ancora, come nel secolo scorso, la destinazione preferita, sebbene il fenomeno coinvolga ormai l’intero pianeta. Alla fine del 2004, i cittadini stranieri residenti negli allora 25 stati membri dell’Unione Europea, escludendo quelli che hanno nel frattempo acquisito la cittadinanza, sono risultati oltre 26 milioni su una popolazione di 457 milioni di abitanti con un’incidenza sul totale della popolazione pari al 5% (con vette del 9% in Germania e in Austria e dell’8% in Spagna). In Italia alla fine del 2005 gli immigrati stranieri regolari erano ormai il 5,2% dei residenti e la cifra è cresciuta ed è destinata ad aumentare ulteriormente e rapidamente. Ogni 10 cittadini stranieri, oggi 5 sono europei, 2 africani, 2 asiatici e 1 americano. Nel 1970 gli immigrati provenienti dagli allora 10 stati membri della Comunità Europea erano 4 ogni 10, attualmente circa un terzo degli immigrati proviene dalle nazioni dell’Europa dell’est, soprattutto dalla Romania (peraltro appena entrata a fare parte dell’Unione) e dall’Albania. La comunità africana di gran lunga più numerosa è invece quella marocchina, mentre tra gli asiatici prevalgono i cinesi (complessivamente, nel mondo, si contano circa 34 milioni di migranti provenienti dalla Cina) e i filippini. Infine, tra i latino-americani il gruppo più rappresentato è costituito dai peruviani. Nel complesso, gli immigrati stranieri in Italia sono una popolazione giovane: il 70% di loro appartiene infatti alla fascia di età compresa tra i 15 e i 44 anni (mentre tra gli italiani tale valore scende al 47,5%). Anche i tassi di fecondità risultano decisamente più alti tra gli immigrati: 2,4 figli per donna in media, con oscillazioni che vanno dai 4 figli delle marocchine, all’1,7% delle rumene e delle polacche. Nel 2005 il 9,4% dei nuovi nati, ovvero circa 52.000 bambini, sono stati concepiti da madri immigrate e complessivamente i minori stranieri erano 586.000. Nell’anno scolastico 2005-2006 gli studenti con cittadinanza straniera iscritti nelle scuole italiane hanno raggiunto quota 424.683 e si prevede che nel 2008 superino il mezzo milione. Ancora più significativi sono i dati relativi al mercato del lavoro: il 10% degli occupati proviene da paesi non membri dell’Unione (1.763.952 su 17.399.586) e, nel 2005, un sesto delle assunzioni hanno interessato lavoratori stranieri, dei quali circa la metà deve rinnovare annualmente il contratto di lavoro (percentuale doppia rispetto a quella registrata tra i lavoratori italiani). Inoltre, nel 2005 i permessi

150


[ Torino città cosmopolita ] Secondo i dati dell’Ufficio Statistica del Comune di Torino, al 1 febbraio 2007 in città gli stranieri residenti erano più di 85.000, circa il 9,5% del totale della popolazione. La comunità straniera è costituita da circa 30.500 cittadini UE e da 54.900 extracomunitari: il 21% sono minorenni, mentre è pari la presenza di uomini e donne. In pochi anni la presenza di immigrati rumeni è diventata la più numerosa (quasi 26.000 persone), superando di oltre dieci punti percentuali quella marocchina, la cui comunità è stata da sempre la più nutrita del capoluogo e conta oggi 15.600 persone. Seguono a distanza i peruviani e gli albanesi (6.000 e 4.800), altre nazionalità storiche dell’immigrazione a Torino, poi i cinesi (oggi oltre 4.000), mentre inediti sono gli aumenti rilevanti di persone provenienti da Moldavia e Equador. Significativa è anche la concentrazione delle presenze Rom (balcanici, rumeni, vlax) e Sinti: circa 2.500 sul totale dei 4.500 presenti sull’intero territorio piemontese, di cui la metà circa è costituita da stanziali, mentre il restante 50% da presenze stagionali o itineranti. Le iniziative e i progetti attuati dalla Città di Torino in favore dei nomadi hanno assegnato al capoluogo

piemontese un ruolo di eccellenza nel panorama nazionale per la dimensione e la qualità dei risultati ottenuti. Torino si distingue per essere stata l’unica città in Piemonte e tra le poche in Italia ad avere istituito un apposito ufficio dedicato alla gestione di queste comunità e, negli ultimi anni, ha maturato un’esperienza significativa nell’ambito degli interventi educativi rivolti ai minori Rom, dell’accompagnamento e dell’inserimento lavorativo degli adulti e dell’inserimento abitativo delle famiglie. Analogamente, l’area torinese è divenuta un luogo di sperimentazione per pratiche innovative in altri campi delle politiche sociali rivolte agli immigrati quali l’accoglienza e l’inserimento dei minori non accompagnati – l’Ufficio Minori Stranieri è attivo dal 1992 - delle persone in difficoltà e dei richiedenti asilo ed è oggi un punto di riferimento regionale e italiano in questo settore. Un esempio significativo del grado di innovazione degli interventi torinesi è il Centro Interculturale, aperto già nel 1996 con l’obiettivo di offrire a tutti i cittadini, sia nativi sia migranti, opportunità di formazione interculturale e occasioni di incontro, dialogo e confronto su temi legati alla convivenza civile e alla valorizzazione delle culture.

STIMA DEI SOGGIORNANTI STRANIERI REGOLARI PER PROVINCE, INCLUSI I NUOVI INGRESSI E I NUOVI NATI NELL’ANNO (2005) Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Stima basata sui dati del Ministero dell’interno, degli Affari Esteri e dell’ISTAT PROVINCE VALLE D’AOSTA

STIMA SOGGIORNANTI 2005

DI CUI MINORI

POPOLAZIONE COMPLESSIVA

5.334

1.108 - 20,8%

123.978

PIEMONTE

238.161

50.846 - 21,3%

4.341.733

LOMBARDIA

711.059

150.104 - 21,1%

9.475.202

LIGURIA

78.706

14.385 - 18,3%

1.610.134

NORD OVEST

1.033.260

216.443 - 20,9%

15.551.047

TRENTINO ALTO ADIGE

61.811

13.080 - 21,2%

985.128

VENETO

315.747

75.496 - 23,9%

4.738.313

FRIULI VENEZIA GIULIA

83.441

14.493 - 17,4%

1.208.278

EMILIA ROMAGNA

312.123

67.627 - 21,7%

4.187.55 7

NORD EST

773.122

170.696 - 22,1%

11.119.276

% SOGGIORNANTI 2005 SU POPOLAZIONE COMPLESSIVA 4,3% 5,5% 7,5% 4,9% 6,6% 6,3% 6,7% 6,9% 7,5% 7,0%

NORD

1.806.382

387.139 - 21,4%

26.670.323

6,8%

TOSCANA

244.671

47.451 - 19,4%

3.619.872

6,8%

UMBRIA

62.141

12.645 - 20,3%

867.878

MARCHE

94.916

22.083 - 23,3%

1.528.809

LAZIO

418.823

51.092 - 12,2%

5.304.778

CENTRO

820.551

133.271 - 16,2%

11.321.337

ABRUZZO

46.360

9.746 - 21,0%

1.305.307

CAMPANIA

136.359

13.713 - 10,1%

5.790.929

MOLISE

4.875

833 - 17,1%

320.907

BASILICATA

7.676

1.298 - 16,9%

594.086

PUGLIA

60.152

12.428 - 20,7%

4.071.518

CALABRIA

42.599

5.990 - 14,1%

2.004.451

SUD

298.021

44.008 - 14,8%

14.087.162

SICILIA

90.235

18.583 - 20,6%

5.017.212

SARDEGNA

19.955

3.482 - 17,4%

1.655.677

ISOLE

110.190

22.065 - 20,0%

6.672.889

ITALIA

3.035.144

586.483 - 19,3%

58.751.711

7,2% 6,2% 7,9% 7,2% 3,6% 2,4% 1,5% 1,3% 1,5% 2,1% 2,1% 1,8% 1,2% 1,7% 5,2%


Torino, Bambini della Scuola Elementare di San Salvario


SOGGIORNO STRANIERI AL 31.12.2005 PER PROVENIENZA E NUMERO

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Elaborazioni su dati del Ministero dell’interno

POLONIA

72.229 - 3,2%

44.886 - 2,0%

51.093 - 2.2%

32.139 - 1,4%

118.000 - 5,2% MOLDAVIA

SERBIA-MONTENEGRO GERMANIA

UCRAINA

ALBANIA

255.704 - 11,3%

ROMANIA

270.845 - 11,9%

MACEDONIA

MAROCCO

38.782 - 1,7%

235.000 - 10,3% TUNISIA

60.337 - 2,7%

EGITTO

47.185 - 2,1%

CINA POPOLARE

112.358 - 4.9%

PAKISTAN

33.802 - 1,5%

BANGLADESH

36.309 - 1,6% INDIA

FILIPPINE

51.399 - 2.3%

77.015 - 3.4%

SENEGAL

46.327 - 2,0% ECUADOR

SRI LANKA

47.742 - 2.1%

42.227 - 1,9% PERÙ

50.593 - 2,2%

ARRIVI E PRESENZE DI ITALIANI E STRANIERI NEGLI ESERCIZI RICETTIVI. ANNI 2003-2004 (valori in migliaia e variazioni %)

variaz.% variaz.% rispetto a 2002 rispetto a 2003

variaz.% variaz.% rispetto a 2002 rispetto a 2003

82.725

82.968 336.843

2003 2004 TOTALE

ALTRE LOCALITÀ 9,6%

MARINE E LACUALI 37,8%

4,16

4,06 0,3 ARRIVI -2,2 PRESENZE -2,4 PERM. MEDIA

CITTÀ D’ARTE E CAPOLUOGHI 32,0%

0,8 ARRIVI -0,2 PRESENZE -1,2 PERM. MEDIA

1,3 ARRIVI -1,7 PRESENZE -3,0 PERM. MEDIA

3,87

35.470 137.225

139.653 3,99 -3,7 ARRIVI -4,1 PRESENZE -0,3 PERM. MEDIA

-0,5 ARRIVI -2,5 PRESENZE -2,1 PERM. MEDIA

4,20

35.006

47.498

199.618

204.760 47.719 4,29 4,5 ARRIVI 2,5 PRESENZE -1,8 PERM. MEDIA

2003 2004 STRANIERI

344.413

2003 2004 ITALIANI

PRESENZE DEGLI STRANIERI NEGLI ESERCIZI RICETTIVI PER TIPO DI LOCALITÀ, ANNO 2004 Fonte: ISTAT, Rivelazione sul movimento dei clienti negli esercizi ricettivi - Dati 2004 provvisori.

variaz.% variaz.% rispetto a 2002 rispetto a 2003

Fonte: ISTAT, rilevazione sul movimento dei clienti negli esercizi ricettivi Dati 2004 provvisori

MONTANE, COLLINARI E TERMALI 20,6%


di soggiorno concessi per lavoro autonomo sono stati il 7% del totale e quasi 131.000 nuove imprese (prevalentemente piccole aziende artigiane, operanti nel settore delle costruzioni o esercizi commerciali) risultano oggi fondate da cittadini immigrati.

04.01.04. GLI APPASSIONATI DELL’ITALIA L’Italia esercita da sempre un grande fascino sul resto del mondo, in virtù della sua storia, delle sue bellezze naturali e artistiche, della sua cultura, della sua cucina. Lo straordinario patrimonio storico e artistico del nostro paese è costituito da ben 41 siti riconosciuti dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, oltre che da centinaia di siti archeologici e da oltre 3000 musei. Dall’analisi dei più recenti dati diffusi dall’Istat (Il turismo nel 2004), emerge come nel 2004 nei vari esercizi ricettivi italiani (alberghi, campeggi, agriturismi) siano transitate oltre 35 milioni di persone provenienti dall’estero, con una permanenza media di 3,87 giorni (oltre i due terzi degli arrivi si sono registrati nelle località marine o lacustri e nelle città d’arte).

41,9%

I PRODOTTI TURISTICI PIÙ VENDUTI DAI T.O. EUROPEI (% SUL TOTALE VENDUTO)

1° DESTINAZIONE

2° DESTINAZIONE

3° DESTINAZIONE

AUSTRIA

ITALIA

71,4%

GRECIA

57,1%%

SPAGNA

BELGIO

ITALIA

71,4%

FRANCIA

71,4%%

GRECIA

50,0% 71,4%

REP. CIECA

ITALIA

83,3%

FRANCIA

38,9%%

SPAGNA

33,3%

DANIMARCA

ITALIA

71,4%

FRANCIA

50,0%%

GERMANIA

42,9%

FRANCIA

ITALIA

72,7%

SPAGNA

51,5%%

GRAN BRETAGNA

27,3%

ITALIA

84,0%

SPAGNA

38,3%%

FRANCIA

35,8%

ITALIA

85,7%

SPAGNA

57,1%%

FRANCIA

28,6%

1,9% 1,7%

GERMANIA NORVEGIA OLANDA

ITALIA

57,9%

SPAGNA

31,6%%

FRANCIA

31,6%

TERME

2,6% 2,3% AGRITURISMI

2,9% 3,4%

4,1% 4,1% LAGHI

7,2% 7,1% 3,99 6,0% 4,5% MONTAGNA

ENOGASTRONOMIA

Venduto nel mondo Venduto in italia

SPORT

MARE

TOUR

14,4% 13,4%

23,3% 47.498 21,7% 4,29 CITTÀ D’ARTE

Attualmente, la Svizzera è l’unico paese estero in cui l’italiano è una delle lingue ufficiali, anche se il numero di coloro che lo parlano risulta in costante diminuzione. La diffusione dell’italiano è importante anche in Australia, dove è la seconda lingua più parlata dopo l’inglese. In Argentina gli studenti che frequentano corsi d’italiano sono 93.000, negli Stati Uniti circa 60.000 (inoltre, grazie all’Advance Placement Program del 2005, l’insegnamento dell’italiano è ora possibile in più di 500 scuole secondarie). Nel 2004, i vari Istituti Italiani di Cultura attivi nel mondo hanno organizzato 6.519 corsi di italiano, mentre la sola Società Dante Alighieri ne ha gestiti

I PAESI PIÙ RICHIESTI PRESSO I TOUR OPERATORS EUROPEI (% DI CITAZIONI PER MERCATO) Fonte: Osservatorio Nazionale sul Turismo - Indagine sul turismo organizzato europeo - Unioncamere/Isnart, giugno 2006

37,6% 47.719

Inoltre, dall’analisi dei dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale sul turismo italiano e riguardanti il solo “turismo organizzato” in Europa (indagine svolta con la collaborazione dei principali tour operator europei) emerge come l’Italia sia la principale meta di questa tipologia di

turismo. Da tale studio emerge inoltre come, rispetto al resto del mondo, l’Italia eserciti un grande appeal in alcuni settori, in particolare quelli della cultura (il 41,9% degli stranieri giunge nel paese per visitare ciò che le città d’arte italiane possono offrire, rispetto al 37,6% registrato su scala mondiale) e dell’eno-gastronomia (il 3,4% in Italia contro il 2,9% a livello internazionale). Anche la diffusione dell’insegnamento della lingua, della storia e della cultura italiana può avere numerose e benefiche ricadute sul piano delle relazioni internazionali, rappresentando una sorta di “anticipatore d’incontro” con il nostro paese. Riuscire a coinvolgere attivamente nell’organizzazione e nella promozione dell’anniversario dell’Unità Italiana i numerosi soggetti che si dedicano all’insegnamento della nostra lingua rappresenta quindi una importante occasione.

REGNO UNITO

ITALIA

80,0%

FRANCIA

40,0%%

SPAGNA

28,6%

Fonte: Osservatorio Nazionale sul Turismo - Indagine sul turismo oganizzato europeo - Unioncamere/Isnart, giugno 2006

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 7 9

RUSSIA

ITALIA

100,0%

FRANCIA

61,1%%

TURCHIA

44,4%

SPAGNA

ITALIA

75,0%

SPAGNA

58,3%%

PORTOGALLO

25,0%

SVEZIA

ITALIA

78,9%

SPAGNA

47,4%%

FRANCIA

42,1%

SVIZZERA

ITALIA

85,7%

FRANCIA

57,1%%

SPAGNA

28,6%

UNGHERIA

ITALIA

100,0%

SPAGNA

63,6%

GRECIA

36,4%

POLONIA

ITALIA

83,3%

SPAGNA

58,3%%

EGITTO

41,7%

PERSONE

150


[ promozione delle arti italiane all’estero ] All’interno della Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale del Ministero degli Affari Esteri, che amministra la rete degli Istituti Italiani di Cultura all’estero, sono attivi alcuni uffici dedicati precipuamente alla promozione e alla diffusione di alcuni particolari settori della produzione artistica nazionale, più precisamente:

il settore cinema Le principali rassegne presentate nel 2006 sono state: Rassegna AMELIO. Presentata a Tel Aviv in febbraio; Rassegna ANTONIONI. Presentata a Melbourne in settembre; Rassegna BERTOLUCCI. Presentata ad Hong Kong in luglio e a Bangkok in ottobre; Rassegna FELLINI. Presentata a Berlino in marzo e a Houston in agosto; Rassegna GASSMAN. Presentata a Zagabria in ottobre; Rassegna PASOLINI. Presentata a Città del Messico in febbraio; Rassegna TAVIANI. Presentata a Lubiana in maggio; Rassegna TROISI. Circuitata da Buenos Aires, a Montevideo, a Santiago.

Il settore musica Le prinipali manifestazioni del 2006 sono state: Concerto dell’Ensemble Vocale di Napoli in Cina, in occasione dell’Anno dell’Italia in Cina 2006; Concerto dei solisti Veneti a Mosca; Concerti dei Solisti della Fondazione Arena di Verona in Sudafrica; Concerti della Union Youth Orchestra ; Concerto del Maestro Riccardo Muti a Rabat per la manifestazione “Le vie dell’amicizia”; Concerto di Uto Ughi a Tunisi; Esecuzione dell’opera “Ulisse in Campania” di Maria Teresa Pinottini a Vienna, nell’ambito delle celebrazioni mozartiane; Manifestazione Latina 2006, con concerti in America Latina di gruppi musicali di rilievo.

Il settore mostre: arte antica e arte contemporanea Le principali rassegne presentate nel 2006 sono state: “I mercati di Traiano a Roma. Dal monumento antico al Museo dei Fori Imperiali.”, a cura di Lucrezia Ungaro e Maria Paola Del Moro. Bucarest, Belgrado, Varsavia, Cracovia e nel 2007 Atene, Mosca e Berlino; “Immagine del Mito. Iconografia di Alessandro Magno in Italia”, a cura di Paola Stirpe. Karachi, Tashkent, Mascate, Tbilisi, Haifa, Addis Abeba; ”La Basilica di San Pietro in Roma. Storia e architettura del nuovo tempio Vaticano” a cura di Alessandra Maria Sette. Varsavia, Cracovia, Vilnius, Zagabria, Lubiana; “Achille Perilli - Works on paper”, presso gli Istituti Italiani di Cultura di New York, Washington, Chicago; “Italian Abstraction”, alla Estorick Collection di Londra, a cura di Renato Miracco; “Potente è il silenzio della pietra”, un ciclo di opere dell’artista Giancarla Frare ispirato al poeta austriaco Trakl, alla Traklhaus di Salisburgo, Vienna e Innsbruck, a cura di Ida Porena e Carlo Fabrizio Carli; “Alberto Biasi. Testimonianze del cinetismo e dell’arte programmata in Italia e in Russia”, Museo Hermitage di San Pietroburgo, a cura di Luciano Caramel e Giovanni

Granzotto; Partecipazione italiana alla Biennale d’arte contemporanea di L’Avana con progetto di Simonetta Lux; “Giorgio Morandi e la natura morta in Italia”, per confrontare l’opera di Morandi con le nature morte di alcuni tra i più importanti pittori degli anni quarantasessanta con un’ampia circuitazione in America Latina; “Roma Punto Uno”, a cura dell’Associazione Mara Coccia presso il Museo di Belle Arti di Hanoi; “Salvatore Emblema: Colore e Trasparenza”, a cura della Torcular S. p. A., Museo de la Secretaría de Hacienda y Credito Publico, Città del Messico; “Italian Light”, mostra di design a cura dello Studio Archeo 900 realizzata presso il Fine Arts Museum di Taipei; “50 anni di moda italiana”, a cura dello Studio Galgano, Museo di Arte Contemporanea di Taipei; “I Microscopi della Fisica”, a cura dell’Istituto Nazionale per la Fisica, presso la Biblioteca di Alessandria d’Egitto.

Il settore teatro e danza In tale contesto si segnala la vasta e articolata rassegna di spettacoli attualmente in corso in varie città della Cina - da Pechino a Shanghai, da Canton a Hong Kong, da Tianjin a Suzhou, da Shenyang a Ningbo e a Dalian - nel quadro dell’ “Anno dell’Italia in Cina 2006”. A tale rassegna partecipano il Piccolo Teatro di Milano con “Arlecchino servitore di due padroni” e “Così fan tutte”; il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, e, per la danza contemporanea, la Compagnia Aterballetto, l’”Ensemble” di Micha Van Hoecke e la Compagnia Kataklò. Ed inoltre: il Teatro del Carretto con “Biancaneve”; la storica Compagnia Marionettistica Carlo Colla e Figli; la Compagnia GiocoVita con il Teatro delle Ombre; Teatrino Clandestino con le sue nuove proposte, la Compagnia di teatro-danza Kinkaleri e il Teatro Tascabile di Bergamo con uno spettacolo di teatro di strada. Oltre che in ambito artistico e culturale, la Direzione Generale per la promozione e la cooperazione culturale svolge un ruolo di coordinamento e promozione all’estero della scienza e della tecnologia italiane; avvalendosi, a tal fine, di una rete di addetti e di esperti, che attualmente conta 26 operatori attivi in 22 sedi estere. In questo ambito di operatività la Direzione si avvale anche del sostegno e della collaborazione di numerose altre istituzioni: Ministero dell’Istruzione e della Ricerca, le Università, le maggiori istituzioni scientifiche nazionali (ASI, CNR, ENEA, INFM, INGV, ISS), le associazioni di imprese.

ISCRITTI STRANIERI NELLE SCUOLE DI ALTA FORMAZIONE ARTISTICA E MUSICALE (2005 - 2006) Fonte: AFAM

TOTALE

TIPOLOGIE DI ISTITUTI

M

F

ACCADEMIA DI BELLE ARTI

573

856

1.429

ACCADEMIA NAZIONALE DI ARTE DRAMMATICA

3

2

5

ACCADEMIA NAZIONALE DI DANZA

1

2

CONSERVATORI DI MUSICA

505

791

ISTITUTI MUSICALI PAREGGIATI

52

71

123

ISTITUTI SUPERIORI PER LE INDUSTRIE ARTISTICHE

11

9

20 309 3.185

ACCADEMIE LEGALMENTE RICONOSCIUTE

100

209

TOTALE

1.245

1.940

3 1.296


oltre 5.000. Complessivamente, si valuta che quasi 600.000 studenti abbiano frequentato corsi di lingua e cultura italiana. Proprio i 90 Istituti di Cultura, presenti nelle maggiori città dei cinque continenti e facenti capo alle ambasciate e ai consolati italiani, rappresentano un luogo ideale di promozione della nostra cultura e di incontro per tutti coloro che intendano instaurare o mantenere un rapporto con la cultura italiana: semplici cittadini, intellettuali, artisti, operatori culturali.

straordinaria per approfondire la conoscenza del nostro paese e per scoprire ciò che di inedito esso ha ancora da presentare, non solo del suo sterminato patrimonio artistico e culturale, ma anche delle numerose eccellenze in campo industriale, artigianale e agro-alimentare che diffondono nel mondo l’Italian Style.

Anche attraverso le scuole di “alta formazione artistica e culturale” operanti nel nostro paese - molte delle quali, soprattutto quelle attive nei settori archeologico, del restauro e musicale, sono riconosciute internazionalmente come luoghi di eccellenza - è possibile sensibilizzare una fascia di giovani studenti stranieri. Attualmente, secondo quanto riportato dall’AFAM (la divisione del Ministero dell’Università e della Ricerca che si occupa dell’alta formazione artistica e musicale), ci sono 3.185 studenti stranieri iscritti a scuole riconosciute dall’AFAM, di cui quasi i due terzi sono donne. Anche il mondo imprenditoriale e le istituzioni pubbliche deputate al sostegno dell’economia italiana all’estero possono costituire un importante canale di promozione delle eccellenze artigianali, industriali e gastronomiche italiane. Una importante rete è quella costituita dalle oltre 70 Camere di Commercio italiane nel mondo e dagli 80 uffici e 27 punti di corrispondenza dislocati in 84 paesi, facenti capo all’Istituto Nazionale per il Commercio Estero (ICE). Oltre che attraverso le istituzioni nazionali operanti all’estero, è auspicabile il coinvolgimento, su più livelli, degli operatori economici internazionali che agiscono sul nostro territorio e che rappresentano una componente importante del sistema economico nazionale. Dal recente rapporto “Italia multinazionale 2005” curato dall’ICE, ad esempio, emerge che nel nostro paese sono presenti 3.873 imprese estere investitrici - in tale aggregato sono peraltro comprese solo le società che fatturano almeno 2,5 milioni di euro all’estero – con partecipazioni di controllo o minoritarie su 7.181 aziende nazionali che impiegano oltre 920.000 dipendenti e fatturano 382.267 milioni di euro. Le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia potrebbero costituire per gli appassionati dell’Italia un’occasione

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 8 1

PERSONE

150


[ la rete dei rapporti internazionali di Torino e del Piemonte ]

LE PARTECIPAZIONI ESTERE IN ITALIA PER ORIGINE GEOGRAFICA DEGLI INVESTITORI, AL 1.1.2005 Fonte: Banc dati REPRINT, Politecnico di Milano

23.823 25.116 1.492 2.412 52.842 63.709 48.890 3.869 5.185 121.653 276 66 19 12 373 EUROPA NORD AMERICA GIAPPONE ALTRI PAESI TOTALE

396 110 20 32 558

2.438 974 188 91 3.691 EUROPA NORD AMERICA GIAPPONE ALTRI PAESI TOTALE

195.918 96.934 14.347 22.225 329.425

INVESTITORI

4.469 1.676 295 183 6.623

IMPRESE

4.865 1.786 315 215 7.181

DIPENDENTI

2.577 1.004 196 96 3.873

FATTURATO (mn. EURO)

493.403 258.175 27.107 20.237 798.922

PARTECIPAZIONI PARITARIE E MINORITARIE

219.741 122.050 15.839 24.637 382.267

PARTECIPAZIONI DI CONTROLLO

557.112 307.065 30.976 25.422 920.575

TOTALE

EUROPA NORD AMERICA GIAPPONE ALTRI PAESI TOTALE

L’internazionalizzazione è una delle sfide cruciali per i sistemi locali, non solo in termini economici ma anche sociali e culturali. Torino e il Piemonte stanno affrontando la globalizzazione economica in una duplice direzione: da un lato con l’internazionalizzazione delle imprese locali per esportazioni e investimenti diretti all’estero, dall’altro con l’attrazione di investimenti dall’estero. Per quanto riguarda la prima direzione, la bilancia commerciale del Piemonte è stata negli ultimi anni sempre positiva, con un constante incremento delle esportazioni, prevalentemente indirizzate ai paesi UE ma con quote crescenti nei paesi dell’Europa centro-orientale. È anche la seconda regione italiana per investimenti diretti esteri in entrata. Le imprese estere a partecipazione piemontese erano nel 2005 oltre 2.000, con più di 200.000 addetti e 72 milioni di fatturato. Nella seconda direzione Torino in particolare ha messo a punto una strategia vincente di marketing del territorio, che ha favorito l’insediamento e la localizzazione di importanti capitali e attività esteri facendo leva sulle potenzialità di sviluppo, gli aspetti socio-economici e i caratteri ambientali locali. Le imprese piemontesi a partecipazione estera nel 2005 erano 684, con più di 140.000 addetti e 48 milioni di fatturato. Torino e il Piemonte si configurano a tutti gli effetti come una comunità locale “open source” a forte vocazione internazionale che sostiene la nascita e il consolidamento di strutture in grado di garantire la disponibilità, l’affidabilità e la continuità dei servizi a sostegno degli scambi con l’estero. La posizione geografica e la storia di Torino e del Piemonte sono anche alla base del piano di relazioni istituzionali che la città e la regione hanno sviluppato in Europa, ponendosi da una parte come snodo tra Europa del Nord e bacino del Mediterraneo e dall’altra come città in prima fila per supportare l’integrazione dei nuovi Paesi europei. Anche le relazioni storiche tra l’area piemontese e alcune regioni del mondo sono alla base dei rapporti internazionali, a cominciare da quelli legati alla grande comunità di immigrati piemontesi insediata in America del Sud e dalle relazioni intessute dal settore automotive con USA, Cina, Giappone, Brasile, India. Allo stesso modo, le attività di cooperazione internazionale e pace e le relazioni con il Sud del Mondo fanno parte di un sistema consolidato, che affonda le sue radici nella tradizione di solidarietà sociale e internazionale dei Santi Sociali dell’Ottocento e dei Padri Missionari piemontesi. Alle strategie internazionali degli enti locali si aggiungono le reti di rapporti del sistema camerale e di quello universitario, a cui si aggiungono le agenzie e enti del territorio con missioni specifiche, come ITP-Investment in Turin and Piedmont, il Centro Estero Camere di Commercio Piemontesi, Ipset (International Pole for the Support of Education and Training). Concorrono inoltre al posizionamento internazionale della città alcuni soggetti importanti tra cui il sistema delle Nazioni Unite (BIT-International Labour Organisation, ONU Staff College, Unicri, Centro Ipazia-Unesco) e l’ETF, European Training Foundation.


per risolvere i contrasti di politica estera. In tutti i paesi, poi, si accentuò il conflitto di classe. Alla fine, le tensioni interne interagirono con i contrasti in politica estera, innescando un conflitto che divampò nel cuore dell’Europa e delle economie industrializzate con esiti terribilmente distruttivi. Fu la prima guerra mondiale (1914 - 1918). Italia 61. Nel 1961 Torino si autorappresentò specchiandosi compiaciuta nel nuovo ruolo di capitale industriale di un paese completamente trasformatosi nei dieci, tumultuosi anni del boom economico. Italia ‘61 fu meta di un vero pellegrinaggio di gente venuta da ogni parte d’Italia, in uno slancio di autoesaltazione che coniugava le celebrazioni del centenario con il ricordo degli sforzi e dei sacrifici sopportati dal Nord e dal Sud nella lunga vicenda che aveva portato all’unificazione nazionale. Il 5 febbraio di quello stesso anno il sindaco di Torino aveva annunciato la nascita del milionesimo abitante residente. Grazie al formidabile afflusso di immigrati il capoluogo piemontese poteva fregiarsi del titolo di metropoli. Nell’area di 500.000 metri quadrati destinati a Italia ‘61, proprio al suo ingresso, nella zona Millefonti, tra la collina e il Po, sorgeva una vera e propria bidonville che ospitava, per un primo provvisorio rifugio, moltissimi meridionali appena immigrati. Poi, pochi mesi prima dell’inaugurazione, gli abitanti furono trasferiti nei casermoni di periferia, le ruspe spazzarono via le baracche, si lavorò a ritmo febbrile e per il giorno previsto dell’inaugurazione tutto fu pronto con grande puntualità. Si allestì uno spettacolo di ricchezza e di opulenza che celebrava contemporaneamente sia l’Italia protagonista del miracolo economico sia la Torino diventata la capitale dell’auto. E al passato si guardò proponendo una storia lineare e pacificata del processo risorgimentale, costruendo un piccolo pantheon dei padri della patria (Vittorio Emanuele II, Cavour, Mazzini, Garibaldi), in cui uomini e idee dislocati su fronti irriducibilmente contrapposti vennero riproposti in una sintesi forzatamente unitaria. Sotto la coltre di questo unanimismo istituzionale si facevano però sentire con forza le urgenze del presente. Lo spazio dato alle singole Regioni proponeva un’attenzione alle istanze di potere locale (politiche ed economiche) del tutto assente nella visione centralizzata e “monarchica” del 1911. In questo senso Italia ’61 fu molto più compiutamente “italiana” (sia per il numero dei visitatori che per i criteri che ispirarono i suoi vari padiglioni) di quanto non fosse stata a suo tempo l’Esposizione del 1911. Questo era il segno di una più marcata integrazione nel processo di unità nazionale, di una saldatura Nord/Sud

ITALIA CENTOCINQU A NTA 0 8

I PE RCHÉ DI ITA LIA 1 5 0 A TORINO E IN P IE M O N T E

realizzatasi “fisicamente”, attraverso lo spostamento di milioni di uomini (cinque milioni di italiani cambiarono allora la loro residenza anagrafica spostandosi verso le città del triangolo industriale e il Nord). E proprio la “questione meridionale” fu il cuore concettuale, storiografico e politico di quelle “celebrazioni”. Gli storici si interrogarono sul significato profondo dell’ ”Unità” e sulla sua reale efficacia nell’avviare forme condivise di integrazione sociale e istituzionale; le classi dirigenti vi si confrontarono all’insegna di una esplicita opzione verso il modello di sviluppo industriale di cui si celebravano i fasti: Stato+industralizzazione sembrò allora la ricetta più ovvia per sanare le antiche piaghe dell’ ”arretratezza” del Sud e orientare la sfida per il futuro. Anche all’Europa si guardò come una realtà soprattutto economica, come una opportunità di crescita e di sviluppo. I pionieri dell’europeismo (Adenauer, Monnet, Schuman, De Gasperi) erano stati accomunati dall’affascinante progetto di costruire strutture istituzionali in grado di garantire ai popoli del vecchio continente la prosperità e la pace. Dalla CECA (1953), alla CEE, al MEC (1957), gli organismi varati in quella fase avevano lo scopo di abolire le tariffe doganali e facilitare la circolazione di tutti i fattori della produzione, le merci, i capitali, gli uomini, ponendo le basi per una cooperazione che riguardava essenzialmente la sfera dei commerci e degli affari. Da allora in poi la sfida da affrontare sarebbe stata quella di un passo decisivo verso una idea di Europa non più confinata negli spazi dell’Economia e della ricchezza, ma estesa alla politica, alla cultura, a un nucleo di valori condivisi. Pure Torino si misurò con questa sfida progettuale; in realtà, i padiglioni voluti da Pier Luigi Nervi e costruiti nella zona della città che avrebbe dovuto prefigurare la Torino del 2000 non riuscirono a trovare una vera e propria destinazione d’uso. Ancora peggio andò per le opere che dovevano anticipare le soluzioni tecnologiche del domani come il treno a monorotaia che avrebbe dovuto costituire un modello per il trasporto urbano e che restò lì, sospeso nel vuoto, monumento all’inutilità e allo spreco. Come nel 1911, anche questa volta si immaginò un futuro speculare al presente, un’espansione industriale senza limiti, un modello di sviluppo che non solo era l’unico possibile, ma era anche il migliore possibile. In questo senso, veramente possiamo considerare, per quanto riguarda Torino, le due date del 1911 e del 1961 come quelle in cui si inscrive compiutamente l’affermazione e l’ascesa della città fordista, quelle che con più efficacia si prestano a restituirci la realtà novecentesca della città, consegnandoci un’immagine vivida del suo passato che

150 Torino, Mercato di Porta Palazzo



04.02. IL TEAM DI ITALIA 150 Esiste un’altra grande categoria di persone coinvolte nel progetto delle celebrazioni del Centocinquantenario: gli addetti ai lavori, che coglieranno l’occasione per moltiplicare la promozione dell’Italia nel mondo. Un ruolo preminente avranno i comitati promotori locali e nazionali nonché tutte le aziende nazionali e internazionali che oltre a investire negli eventi vorranno proporre idee e condividere con gli organizzatori percorsi per il coinvolgimento di diversi tipi di pubblico, divenendo così non solo sponsor, ma veri e propri partner dell’iniziativa. Ad essi si affiancherà la comunità locale che, attraverso programmi di volontariato, contribuirà all’accoglienza dei visitatori e alla buona riuscita dell’evento.

04.02.01. IL COMITATO ITALIA 150 Gli enti locali piemontesi hanno espresso da parecchi mesi la loro intenzione di investire risorse umane ed economiche nell’organizzazione di un grande evento per il Centocinquantenario dell’Unità d’Italia a Torino e in Piemonte e, dopo il successo dei Giochi Olimpici, anche la comunità attende l’appuntamento del 2011 come una nuova occasione per mettersi alla prova e incrementare lo sviluppo dell’intera regione. Per questo Città di Torino, Provincia di Torino e Regione Piemonte hanno promosso la costituzione di un Comitato che coinvolga attivamente le principali forze economiche, scientifiche e culturali del territorio. Dopo le Istituzioni, anche la Compagnia di San Paolo, la Fondazione CRT - due fra le maggiori fondazioni ex bancarie riconosciute a livello nazionale ed europeo - la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Torino, l’Unioncamere Piemonte e gli atenei regionali - Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino, Università del Piemonte Orientale, Università di Scienze Gastronomiche – hanno manifestato l’intenzione di aderire al Comitato Italia 150 e dimostrato la massima disponibilità a dedicare risorse e a indirizzare investimenti al progetto sin da subito. Dal know-how acquisito dagli enti locali grazie alla recente esperienza olimpica alle conoscenze e competenze offerte dalle Università, dalle reti economiche di cui le Camere di Commercio tengono le fila al bagaglio di esperienza nel settore dell’istruzione e della formazione delle Fondazioni, il Comitato può sin da ora poggiare la sua neonata attività su solide basi organizzative e inse-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 8 5

PERSONE

rirla in un complesso e avviato processo di sviluppo del territorio. Alla base dello Statuto del Comitato c’è però innanzitutto la completa disponibilità a uniformarsi alle direttive che lo Stato fornirà sulle modalità di gestione dell’evento. L’intenzione di agire in armonia con le Istituzioni nazionali è anche dimostrata dal diritto garantito al Governo di entrare a far parte del Comitato stesso come Membro Fondatore, qualora ne manifesti la volontà. Gli obiettivi di Italia 150 si possono così riassumere: A Investire nell’organizzazione delle celebrazioni del 2011 in armonia con le intenzioni espresse dal Governo italiano; B Collaborare con il Governo, con gli altri Comitati locali costituiti per il Centocinquantenario, con le Regioni e con le più importanti istituzioni nazionali per l’ideazione e la programmazione di un grande evento nazionale; C Utilizzare il know-how ereditato dall’evento olimpico per l’organizzazione e il coordinamento degli eventi; D Rafforzare il processo di internazionalizzazione locale e nazionale, in collaborazione con le istituzioni, le imprese e le università; E Valorizzare le risorse culturali e paesaggistiche del territorio piemontese e dotare il territorio di nuovi e innovativi spazi per la cultura; F Coinvolgere gli operatori locali e l’opinione pubblica del territorio e promuovere poi efficacemente l’evento a livello nazionale ed internazionale, per attrarre nel periodo della sua durata un elevato numero di persone. Il Comitato sarà presto affiancato da un Comitato Scientifico, formato da esponenti di spicco del mondo della cultura, della scienza e delle istituzioni. Il ruolo del Comitato Scientifico sarà fondamentale nella costruzione del “laboratorio di idee” che servirà a stabilire e approfondire i grandi temi da affrontare in occasione del Centocinquantenario e a dare presto una direzione autorevole agli eventi e alle iniziative da promuovere.

04.02.02. I PARTNER PRIVATI La ricerca di partner e sponsor sarà un’attività fondamentale del Comitato, da intraprendersi immediatamente. L’intenzione è infatti di realizzare gran parte degli

150


eventi e delle attività utilizzando finanziamenti privati. In occasione dei Giochi Olimpici il territorio piemontese ha dimostrato una grande capacità di mobilitare e coinvolgere ingenti risorse private, attraverso programmi articolati che hanno coinvolto grandi aziende, istituti a capitale misto e fondazioni bancarie. Sia le grandi multinazionali, “Top Sponsor” a livello mondiale del Comitato Olimpico Internazionale, sia i partner nazionali dei Giochi Olimpici di Torino 2006 hanno risposto con entusiasmo alle opportunità di sponsorizzazione offerte dal territorio, dando vita ad una straordinaria squadra di supporto all’evento che ha contato più di 50 partner. In particolare le aziende leader che hanno assunto il titolo specifico di “Sponsor della Città” – San Paolo, Ferrovie delle Stato, Panasonic, GE, Samsung, Fiat ed Eurosport - hanno fornito un sostegno vitale alle iniziative di comunicazione, promozione e valorizzazione territoriale nel periodo olimpico e potrebbero rafforzare ulteriormente il loro rapporto con le Istituzioni e la comunità in vista del 2011. Oltre a queste, ci si rivolgerà alle maggiori aziende italiane posizionate sul mercato internazionale e alle principali rappresentanti dell’Italian Style nel mondo, dalle case di moda alle automobili di lusso, dai prodotti alimentari agli elettrodomestici.

Perciò non sembra azzardato auspicare per il 2011 la collaborazione di almeno 10.000 volontari, residenti in Piemonte, ma anche provenienti dalle altre regioni italiane. La raccolta delle candidature sarà effettuata nei due anni precedenti attraverso un sito internet e una apposita campagna di comunicazione. In parallelo, si attiveranno accordi con le Università piemontesi e con altri atenei nazionali per l’attivazione di programmi che consentano l’attribuzione agli studenti-volontari di crediti formativi e per l’utilizzo delle residenze universitarie come campus dove ospitare gli studenti di altre regioni nel periodo di chiusura degli atenei. Saranno inoltre proposti progetti di volontariato da inscrivere nell’ambito del Servizio Civile Nazionale. Infine, si collaborerà con le numerose associazioni di volontariato presenti sul territorio affinché esse indirizzino il loro prezioso lavoro in direzione dell’evento Italia 150. I volontari saranno preparati già a partire dal 2010 tramite programmi di formazione, differenziati a seconda delle loro competenze e attitudini e delle mansioni che saranno destinati a ricoprire: accoglienza, assistenza linguistica, sicurezza, servizi medici e assistenza ai disabili, assistenza tecnologica, logistica, trasporti.

04.02.03. LA MOBILITAZIONE DEI CITTADINI L’esperienza olimpica ha dimostrato quanto la partecipazione attiva degli abitanti del luogo in cui si svolge un grande evento sia fondamentale e non solo in termini di numero di ingressi. La risposta della cittadinanza piemontese è stata straordinaria per affluenza alle gare e partecipazione agli eventi di spettacolo e cultura ad esse collaterali, ma è stata decisiva soprattutto per la sorprendente adesione al programma dei volontari Noi 2006. Come era già accaduto per i Giochi di Atene del 2004, una vera e propria mobilitazione collettiva ha sostenuto lo svolgersi dell’evento e senza di essa è difficile immaginare un successo come quello ottenuto. Più di 18.000 volontari, selezionati tra più di 47.000 candidature, hanno lavorato ininterrottamente per un mese, impegnati nelle più svariate attività, dall’accoglienza ai trasporti. La disponibilità e la grande responsabilità dimostrata dai volontari in ogni settore rappresenta, in prospettiva, la garanzia che Torino e il Piemonte sanno riservare ai grandi eventi non solo un’accoglienza di pubblico entusiasta, ma anche una straordinaria rete di sostegno organizzativo fatta di energia e disponibilità.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 8 6

PE RS ONE

150




05.01. 15 PROGETTI PER ITALIA 150 Per far provare ai visitatori di Italia 150 una autentica e completa esperienza di Italia, che ricomponga tutti i diversi e sfaccettati ambiti del vivere italiano e che metta insieme i paesaggi della nostra regione e le persone che si vogliono coinvolgere nelle celebrazioni, il gruppo di lavoro Italia 150 ha individuato 15 possibili progetti e li ha suddivisi in progetti per la sperimentazione del passato, del presente e del futuro. Più che proposte di iniziative concrete, si sono volute per ora stabilire solo le 15 grandi aree tematiche – ossia argomenti di interesse locale, nazionale e internazionale - sulle quali costruire gli eventi del 2011, attraverso un processo di partecipazione che inizi già dal 2007. Ad ogni argomento sono state abbinate alcune sedi, ritenute le più idonee ad ospitare iniziative in tema. Anche queste localizzazioni sono, a loro volta, dei progetti: si tratta infatti di programmi di restauro, recupero, rifunzionalizzazione ed edificazione degli edifici simbolo del passato, del presente e del futuro della nostra regione. Visitare il passato. Il passato dell’Italia è rappresentato dalla sua storia: storia della società, delle arti e delle scienze del periodo unitario e dei secoli precedenti, raccontata dallo straordinario patrimonio di beni culturali che l’intero paese possiede. Torino e il Piemonte intendono presentare la loro eredità storica a tutte le persone che nel 2011 visiteranno la regione: il circuito delle Residenze Sabaude, teatro della vita di corte dei primi sovrani italiani ma anche fucina di innovazioni artistiche, culturali e sociali; le ville e le tenute delle famiglie aristocratiche piemontesi, tra cui i Conti Benso di Cavour, che contribuirono in modo decisivo al processo risorgimentale; le preziose collezioni dei musei storici e scientifici e le innumerevoli testimonianze storiche e artistiche diffuse su tutto il territorio. Il modo migliore per fare esperienza del passato è stato identificato proprio nella “visita”, considerata non come attività guidata e passiva ma come avventura personale e coinvolgente, che consente di rivivere la storia in prima persona, attraverso il contatto diretto con i luoghi e con le cose che ci sono stati tramandati dal passato.

più dibattuti temi dell’attualità: il valore della democrazia nel nostro paese e nei rapporti con gli altri stati; il bisogno di un nuovo modello culturale di riferimento, che coniughi scienza e umanesimo e sia alla portata di tutti; il valore della spiritualità e la necessità di rispettare e armonizzare tutte le sue diverse forme ed esigenze in un contesto sempre più multiculturale. La discussione comprenderà un intenso calendario di forum e convegni, che si terranno nelle diverse sedi del Sistema Universitario Piemontese e alla cui organizzazione concorreranno fortemente i quattro atenei regionali. Il presente sarà offerto ai visitatori anche sotto forma di spettacolo artistico e sportivo, per dare il giusto risalto a due grandi punti di forza del nostro paese, lo sport e la creatività, che hanno reso l’Italia famosa in tutto il mondo. Show e manifestazioni sportive si terranno nei molti spazi di cui la regione dispone, che vanno dai teatri storici ai nuovi impianti lasciati in eredità dai Giochi Olimpici. Provare il futuro. Il futuro si configurerà infine come “prova”, esperienza diretta individuale e collettiva di tutto ciò che di nuovo attende gli italiani: le nuove frontiere della ricerca scientifica; le tendenze della produzione culturale nel mondo del cinema, delle arti visive, dei nuovi media; i prodotti made in Italy più all’avanguardia, dai nuovi materiali alle nanotecnologie, dalla robotica alle sonde aerospaziali; le scommesse per fonti di energia pulite, sicure e a basso costo; le ricerche in campo medico destinate a migliorare la speranza di vita e il benessere quotidiano; i mezzi di trasporto più innovativi, veloci, sicuri e meno inquinanti, che apriranno ancora di più le frontiere del nostro paese verso l’Europa e il resto del mondo; i nuovi modi di mangiare, più sani e sicuri ma non per questo slegati dalla storia e dalle tradizioni. I luoghi scelti per inscenare le prove di futuro saranno quelli che più rappresentano in città e in regione i nuovi confini dell’architettura e dell’urbanistica: nuovi edifici, progettati con le tecniche e il design più innovativi; edifici storici riconvertiti a nuove funzioni e siti di archeologia industriale, bonificati e recuperati per trasformarli in nuove aree verdi e luoghi pubblici per la formazione, l’aggregazione, il divertimento.

Discutere il presente. Per delineare il presente si è invece scelto di privilegiare la forma della “discussione”, che consentirà a tutte le persone coinvolte nelle celebrazioni – sia gli organizzatori che i fruitori – di confrontarsi sui

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 8 9

PROGETTI

150


02 VILLA SAN REMIGIO

VERBANIA STRESA

06 SACRO MONTE

06 SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA

04 VILLA LA PALAZZOLA

VARALLO

OROPA

BIELLA 01 CASTELLO VISCONTEO - SFORZESCO

01 CASTELLO REALE

AGLIÈ

02 COMPLESSO BROLETTO

NOVARA

06 ABBAZIA E CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA DI LUCEDIO 03 MUSEO FERROVIARIO

BUSSOLENO 06

01 BORGO DI LERI CAVOUR

ABBAZIA

NOVALESA

01 LA VENARIA REALE

VENARIA

TORINO

02 PALAZZINA DI CACCIA DI STUPINIGI

MONCALIERI

NICHELINO

01 FORTE

13 CAMPUS UNIVERSITARIO

TRINO

FENESTRELLE

01

CASTELLO REALE

VERCELLI

CASALE MONFERRATO

01 CASTELLO

06 CANONICA DI SANTA MARIA DI VEZZOLANO 04 FACOLTÀ DI GIURISPRUDENZA

ALBUGNANO

ALESSANDRIA

01 CASTELLO CAVOUR

SANTENA 02 MUSEO CIVICO ANTONINO OLMO

SAVIGLIANO RACCONIGI 01 CASTELLO REALE 01 CASTELLO TAPPARELLI D’AZEGLIO

11 LA CITTADELLA

ASTI GOVONE

02 PALAZZO ALFIERI

01 CASTELLO REALE

01 FORTE

GAVI

LAGNASCO

05 FILATOIO ROSSO

CARAGLIO

CUNEO

IL PIEMONTE PER I 150 ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA


TORINO PER I 150 ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA

01 LA VENARIA REALE

12 PARCO STURA 10 PARCO DORA

01 BASILICA DI SUPERGA 11 MUSEO DELL’AEROSPAZIO

01 CURIA MAXIMA 02 POLO REALE 01

MASTIO DELLA CITTADELLA

10 BIBLIOTECA MULTIMEDIALE 04 CAMPUS URBANO

15 EX COMPLESSO CARCERARIO LE NUOVE

01 01

09 OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI

PALAZZO CARIGNANO E MUSEO DEL RISORGIMENTO

REGIONALE 03 MUSEO DI SCIENZE NATURALI

01 CASTELLO DEL VALENTINO 05

01 VILLA DELLA REGINA

POLITECNICO

03 MUSEO DELL’UOMO

14 MIRAFIORI

ESPERIENZA DEL PASSATO 01. LA STORIA DELLA SOCIETÀ 02. LA STORIA DELLE ARTI 03. LA STORIA DELLE SCIENZE

ESPERIENZA DEL PRESENTE

13 CENTRO INTERNAZIONALE DI FORMAZIONE OIL

04. DEMOCRAZIA 05. SCIENZA E CULTURA UMANISTICA 06. SPIRITUALITÀ 07. SPETTACOLO 08. SPORT

ESPERIENZA DEL FUTURO 09. RICERCA SCIENTIFICA 10. PRODUZIONE CULTURALE 11. PRODUZIONE INNOVATIVA 12. AMBIENTE E ENERGIA 13. SALUTE E SICUREZZA 14. MOBILITÀ 15. CIBO

01 CASTELLO REALE DI MONCALIERI


Torino, Murazzi 1911


05.02. ESPERIENZA DEL PASSATO: VISITA Tutti coloro che visiteranno Torino e il Piemonte nel 2011 potranno rivivere il passato dell’Italia e del nostro territorio visitando i numerosi luoghi che ne hanno fatto la storia. Al centro delle visite organizzate in occasione del Centocinquantenario non saranno i monumenti e i beni storico-artistici in quanto tali ma l’esperienza che i visitatori potranno fare di queste testimonianze del passato. Le visite non saranno infatti semplici percorsi guidati, caratterizzati da una impostazione divulgativa e da una fruizione passiva da parte del pubblico, ma autentici “viaggi nel tempo”, avventure da vivere da soli o in gruppo percorrendo i luoghi che sono stati teatro della storia degli ultimi 150 anni. Questo modello di fruizione partecipativo e basato sull’esperienza sarà applicato non solo alla visita di castelli, palazzi e musei ma anche alla realizzazione di mostre, iniziative ed eventi finalizzati alla rappresentazione della storia della società, delle arti e delle scienze del Piemonte pre e post unitario. Grande spazio sarà dato alla componente ludica e il pubblico di riferimento principale sarà quello dei bambini e dei ragazzi, in particolare nell’ambito delle attività scolastiche, ma anche il segmento del pubblico adulto sarà fortemente coinvolto. Per realizzare esperienze il più possibile coinvolgenti, si utilizzeranno le tecnologie multimediali più avanzate messe a punto in Italia e in Europa.

Quanto alla storia delle arti, particolare spazio verrà dato alla musica italiana ottocentesca, intesa come elemento insieme simbolico e culturale, possibile fil rouge unificante di esperienze letterarie, teatrali e operistiche. L’uso degli strumenti musicali dell’epoca e l’apprendimento dei brani più noti, nonché la performance diretta dei medesimi saranno resi possibili dal lavoro di mediatori culturali. Per la parte scientifica, ci si propone di ricostruire i laboratori che produssero l’eccellenza dell’Ottocento e del primo Novecento torinese e piemontese, coinvolgendo i visitatori proprio nella realizzazione degli esperimenti che sono alla base del nostro sapere scientifico contemporaneo, dall’elettricità all’uso del gas, alla nascita del motore a scoppio.

L’obiettivo è di ricostruire nel modo più fedele ma soprattutto più vivo possibile il clima dell’epoca, contestualizzando oggetti e opere d’arte in storie da raccontare e ricreando gli episodi della storia, l’atmosfera del tempo, il vissuto degli uomini illustri e della gente comune. In particolare, si propone di identificare tre grandi aree di visita: la prima dedicata alla storia della società, la seconda alla storia delle arti e la terza alla storia della scienza. Per quanto riguarda la storia della società, nella suggestiva cornice dei castelli e delle ville nobiliari saranno organizzate ricostruzioni storiche, alle quali si intende applicare la tecnica dello psicodramma: vere e proprie rappresentazioni teatrali, nelle quali gli spettatori interverranno come protagonisti, vestendo i panni dei più importanti personaggi dell’epoca.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 9 3

PROGETTI

150


[ 1. la storia della società ] La nuova vita pubblica che si sta dilatando in tutte le parti d’Italia, non può non esercitare un’influenza grandissima sulle sue condizioni materiali. Il risorgimento politico di una nazione non va mai disgiunto dal suo risorgimento economico. Un popolo governato da un benefico Principe che progredisce nelle vie della civiltà, deve di necessità progredire in ricchezza, in potenza materiale. Le condizioni dei due progressi sono identiche. Le virtù cittadine, le provvide leggi che tutelano del pari ogni diritto, i buoni ordinamenti politici, indispensabili al miglioramento delle condizioni morali di una nazione, sono pure le cause precipue de’ suoi progressi economici. Le condizioni economiche di un popolo sono favorevoli quant’è possibile, sempreché il moto progressivo si operi in modo ordinato. Tuttavia l’industria per isvolgersi e prosperare abbisogna a segno tale di libertà, che non dubitiamo affermare essere i suoi progressi più universali e più rapidi in uno Stato, inquieto sì, ma dotato di soda libertà, che in uno tranquillo, ma vivente sotto il peso di un sistema di compressione e di regresso. [...] Pienamente convinti di queste verità, proclamiamo con franchezza essere il risorgimento politico italiano, che si celebra con fratellevole entusiasmo in Romagna, in Toscana ed in Piemonte, segno indubitabile di un’era novella per l’industria ed il commercio della nostra patria. Camillo Benso, Conte di Cavour, “Influenza delle riforme sulle condizioni economiche dell’Italia”, Il Risorgimento – 15 dicembre 1847


PALAZZO CARIGNANO E MUSEO DEL RISORGIMENTO - Torino Tra i capolavori assoluti del Barocco europeo, l’edificio fu realizzato da Guarino Guarini a partire dal 1679, su commissione del principe Emanuele Filiberto di Carignano, in un’area compresa tra il primo, il secondo ampliamento e il tessuto della città vecchia. La maestosa facciata curvilinea in cotto che segue la forma degli ambienti interni rappresenta, con la combinazione atrio-doppio scalone ellittico, una grande novità dell’architettura secentesca italiana. Abbandonato da Carlo Alberto divenuto re, il Palazzo fu adibito a diversi usi pubblici. Nel 1848 il salone delle feste fu trasformato per ospitare l’anfiteatro della Camera dei Deputati del Parlamento subalpino. L’edificio venne ampliato ad oriente tra il 1860 e il 1865, chiudendo con una nuova manica l’originaria pianta a C per ospitare la grandiosa aula del Parlamento Italiano. Con il trasferimento della capitale, la nuova costruzione perse la propria funzione. Dal 1934 il piano nobile di Palazzo Carignano ospita il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, fondato nel 1878 e oggi in fase di totale riallestimento per quanto riguarda le sale e gli apparati illustrativi. Il Palazzo è dal 1994 in consegna alla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico del Piemonte. Facciate, atrio e scaloni sono stati restaurati tra il 2000 e il 2006. L’obiettivo del masterplan redatto dalla Soprintendenza – e condiviso dal Museo del Risorgimento – nell’ottica del 2011 è quello di arrivare a costituire due percorsi museali, uno barocco (relativo all’edificio, con il proprio cuore nel restauro dell’Appartamento dei Principi) e uno risorgimentale, distinti nella storia che raccontano, ma accomunati da un unico sistema di accoglienza (biglietteria, guardaroba) e di servizi (bookshop, caffetteria panoramica). A completamento dei due musei, l’adeguamento del salone ipogeo offrirà alla città un nuovo spazio multifunzionale per mostre e convegni. L’ultimazione dei lavori è prevista per la fine del 2010.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 9 5

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Agenzia del Demanio TIPO DI INTERVENTO

riallestimento del Museo del Risorgimento, realizzazione di servizi, restauri interni e completamento del piano ipogeo DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse artistico e culturale, sede di esposizioni ed eventi DESTINAZIONE DEFINITIVA

sede museale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

29.620.000 Euro FINANZIAMENTI

3.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

26.620.000 Euro

150



VILLA DELLA REGINA - Torino Lo splendido complesso fu realizzato sulla collina torinese, in allineamento con l’accesso orientale alla città barocca, a partire dalla prima metà del Seicento dal principe cardinale Maurizio di Savoia, colto mecenate, su progetto di Ascanio Vitozzi. La vigna, con i giardini circostanti, passò nel 1692 ad Anna d’Orléans, moglie di Carlo Emanuele I, prendendo così il nome di Villa della Regina. Con l’intervento di Filippo Juvarra si ridefinirono spazi interni, gli arredi e i giardini, grazie anche al coinvolgimento dei maggiori artisti attivi all’epoca in città. Nel 1822, con la cessione all’Istituto Nazionale per le Figlie dei Militari, ebbe termine la funzione di villeggiatura di corte, ma non si perse l’unitarietà ambientale del luogo, che fu invece compromessa nel corso del Novecento a causa della mancata manutenzione e dei danni di guerra. Negli anni ’90, fu avviato il progetto generale di riuso e restauro architettonico, storico e botanico che ha recentemente restituito alla città questo straordinario fondale scenografico. Unica vigna collinare della zona giunta sino ad oggi completa di tutti gli elementi (fabbricati aulici, giardini all’italiana, teatro d’acque, quinta boscata, aree agricole, fabbricati di servizio), la Villa è, con le altre residenze sabaude della regione, sito individuato dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Sin dal 1997 la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico del Piemonte, che ha in consegna l’edificio, ha individuato le funzioni compatibili con l’identità, la gestione e la sicurezza: attività museale della residenza con definitiva apertura al pubblico del piano terra e del piano nobile; realizzazione del Centro di documentazione e catalogo ai piani secondo e terzo; realizzazione del Laboratorio storico-didattico legato al giardino negli spazi di servizio. Le celebrazioni del 2011 possono costituire l’appuntamento risolutivo per portare a termine questo importante progetto di recupero.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 9 7

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Agenzia del Demanio TIPO DI INTERVENTO

allestimento interno ed esterno definitivo DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse artistico e culturale, sede di esposizioni ed eventi DESTINAZIONE DEFINITIVA

residenza reale aperta al pubblico VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

23.826.000 Euro FINANZIAMENTI

21.826.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

2.000.000 Euro

150


CASTELLO DEL VALENTINO - Torino Ricevuto l’edificio come dono di nozze da Carlo Emanuele I, la principessa Cristina di Francia decise di ingrandire e ampliare il preesistente casino fluviale cinquecentesco sul modello francese del pavillon-système (complesso architettonico caratterizzato da torri e padiglioni collegati da portici terrazzati). L’intervento, articolato in due fasi (162021 e 1643), si deve agli architetti piemontesi Carlo e Amedeo di Castellamonte. La più grandiosa immagine progettuale secentesca (attestata nelle raffigurazioni), con ali a chiudere i due giardini laterali, non fu mai completata, ma questo non diminuì il ruolo di grande villa fluviale, con ingresso principale dal Po al tempo navigabile, collegata alla città mediante un sistema di viali in forma di “tridente”, di matrice romana e poi francese. Dopo la morte di Cristina di Francia, la villa non fu più utilizzata come sede di corte. Divenne nel 1850 proprietà demaniale, ospitò l’Esposizione del 1858 (venendo trasformato in “castello” su progetto di Ferri e Tonta) e fu destinata negli anni dell’Unità a “Regia Scuola di Applicazione per gli Ingegneri”, poi divenuta nel 1906 “Regio Politecnico”. A partire dal 1958, costituisce la sede della Facoltà di Architettura. La stagione dei restauri del Castello del Valentino prese avvio nel 1986 con un insieme di interventi volti al restauro conservativo del monumento e al difficile adeguamento del complesso alle nuove esigenze. Solo con la fine degli anni ’90 si attuò il sistematico recupero dell’edificio con il restauro delle sale del piano aulico e dei prospetti interni alla corte. Risulta a questo punto necessario completare il recupero dell’intero complesso monumentale, intervenendo sulle facciate lato Orto Botanico e lato Palazzina Promotrice delle Belle Arti, sulle torri e sulle maniche ottocentesche e occorre ridare lustro alle corti e ai relativi accessi: con l’esecuzione di tali lavori, il suggestivo percorso museale potrà dirsi completo. Al restauro delle superfici esterne dovrà infine aggiungersi la riorganizzazione funzionale e la ristrutturazione dei locali interni necessaria alla ridistribuzione delle funzioni successiva all’allontanamento della didattica di base dal Castello. Gli interventi previsti nell’ambito del programma per le celebrazioni del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia potranno essere realizzati entro il 2011 con priorità individuate dal Politecnico nelle successive fasi di progettazione.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 98

PROGE TTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Politecnico di Torino TIPO DI INTERVENTO

restauro e rifunzionalizzazione DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse artistico e culturale sede di esposizioni ed eventi DESTINAZIONE DEFINITIVA

residenza reale aperta al pubblico, sede di rappresentanza del Politecnico VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

11.744.000 FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

11.744.000

150


BASILICA DI SUPERGA - Torino La Basilica di Superga domina l’area metropolitana torinese da nord-est, su uno dei punti più elevati della collina, in collegamento simbolico e visivo con il Castello di Rivoli. Costruito a partire dal 1717 a soddisfare il voto fatto da Vittorio Amedeo II per resistere all’assedio francese del 1706, il tempio venne aperto al pubblico nel novembre del 1731. Solenne scenografia barocca, inseparabile dall’ambientazione che la circonda, il progetto di Filippo Juvarra ha disposto la realizzazione di una basilica a pianta centrale, con impianto a ottagono regolare, la cui facciata è caratterizzata da un ampio pronao sormontato da due campanili simmetrici e da una cupola a doppia calotta, impostata su un alto tamburo e chiusa da un’esile lanterna. L’insieme, completato dal convento sviluppato attorno al chiostro, ospita le spoglie di circa sessanta componenti di Casa Savoia ed è uno dei più grandi luoghi di sepoltura della dinastia. Sulla basilica, in consegna all’Ordine Religioso dei Servi di Maria, sono stati recentemente attivati quattro filoni d’intervento: il restauro dei porticati, il restauro conservativo delle facciate del chiostro, il recupero del percorso museale della manica nord, il restauro di buona parte delle superfici interne della chiesa. In occasione dell’appuntamento del 2011, sarà importante riuscire a portare a termine il restauro degli ambienti seminterrati settentrionali (adeguamento impiantistico), la valorizzazione delle Tombe Reali (restauro conservativo), la disposizione di nuovi impianti (termico e antincendio), i restauri degli altari, della Sala dei Papi, delle pavimentazioni della chiesa e del chiostro, delle pareti finestrate e, infine, dell’accesso alla cupola.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 9 9

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Agenzia del Demanio TIPO DI INTERVENTO

restauro e riqualificazione DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di culto e di interesse culturale DESTINAZIONE DEFINITIVA

luogo di culto e di interesse culturale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

7.970.000 Euro FINANZIAMENTI

5.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

2.970.000 Euro

150



LA VENARIA REALE - Venaria (Torino) Straordinario complesso urbanistico la Venaria Reale è un unicum ambientale e architettonico costituito dal Borgo Antico della Città, dalla Reggia, dai Giardini, dal Parco della Mandria con al suo interno il Borgo Castello, la Cascina Rubianetta e Villa ai Laghi. La nascita di Venaria Reale, la Versailles sabauda, risale alla seconda meta del Seicento, quando il duca Carlo Emanuele II decise di edificare una nuova residenza “di piacere e di caccia”. La realizzazione fu portata avanti dall’architetto Amedeo di Castellamonte a partire dal 1659. La Reggia visse due secoli di modifiche ed ingrandimenti: un primo rifacimento fu affidato a Michelangelo Garove, che cercò di dare al complesso un’immagine nuova e più maestosa; i lavori di ingrandimento furono poi ripresi nel 1716 da Filippo Juvarra e continuati nella seconda metà del Settecento da Benedetto Alfieri. I Giardini persero la fisionomia all’italiana voluta da Castellamonte per divenire un imponente parco “alla francese” di circa 125 ettari, con parterres a ricamo, viali, specchi d’acqua, boschetti, pergolati e un grande labirinto. La Reggia conobbe poi un inarrestabile declino fino a diventare per tutto l’Ottocento una caserma militare. Nel corso del ‘900 venne completamente abbandonata. Nel 1998 il Ministero per i Beni e le Attività culturali e la Regione Piemonte – con il sostegno dell’Unione Europea ed in collaborazione con la Provincia di Torino, i Comuni di Venaria e Druento – hanno avviato un ampio progetto di recupero (il più grande cantiere di restauro d’Europa, per un investimento finanziario di oltre 200 milioni di euro) che sta giungendo a conclusione, con l’apertura dei Giardini nell’estate 2007 e del percorso di visita nell’autunno 2007, e che punta a far ricoprire a Venaria il ruolo di porta d’accesso del futuro Circuito delle Residenze Sabaude.

realizzazione del collegamento stradale e ferroviario tra Reggia e Borgo Castello; completamento del recupero del Borgo Castello (realizzazione foresteria, sistemazione aree esterne, risistemazione appartamenti reali e Chiesa). Prendendo le mosse dall’unicità delle architetture, dalla bellezza degli spazi naturali e dal glorioso passato della Venaria Reale, le celebrazioni per il Centocinquantenario dell’Unità d’Italia possono portare a compimento questo grande progetto fondato sul rapporto tra “cultura, natura e civiltà” e realizzato secondo una concezione di territorio che fa propria la qualità della vita, l’arte, il rigore della ricostruzione storica.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Ministero per i Beni e delle Attività Culturali, Regione Piemonte, Città di Venaria Reale TIPO DI INTERVENTO

restauro, recupero funzionale e valorizzazione DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo d’interesse artistico, storico, culturale, sede di esposizioni temporanee ed eventi DESTINAZIONE DEFINITIVA

complesso museale, espositivo, di formazione, di svago VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

250.000.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

200.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

50.000.000 Euro

Nella prospettiva del 2011, anno in cui Venaria sarà il grande polo dell’evento dedicato alla storia dell’arte e della cultura, si rende necessario procedere alla realizzazione di alcune opere indispensabili al recupero integrale del luogo: completamento dei piani alti (nuovo scalone d’accesso, arredi e tecnologie, restauro del Teatro; completamento delle aree adiacenti (ingressi sud alla Citroniera e ai Giardini Juvarriani, Cortili delle Rimesse e delle Carrozze, copertura dell’area compresa tra il Torrione Ovest e i Giardini); espansione del Centro del Restauro (completamento dei fabbricati dei laboratori, realizzazione di un centro per l’accoglienza e foresterie); completamento del recupero dei Giardini, di cui è già disponibile il progetto esecutivo;

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 0 1

PROGETTI

150


CASTELLO REALE - Agliè (Torino) Il Castello fu edificato nelle forme attuali trasformando il preesistente castello medievale, per volere di Filippo San Martino d’Agliè, che commissionò ad Amedeo di Castellamonte la propria grande dimora nobiliare. Acquisito nel 1765 dal figlio di Carlo Emanuele III, Benedetto Maurizio duca del Chiablese, il castello fu trasformato nei dieci anni successivi su progetto di Ignazio Birago di Borgaro, coinvolgendo nel ridisegno anche il borgo e la parrocchiale e portando all’inserimento di una nuova piazza antistante l’ingresso principale. Il parco venne allestito da Michel Benard secondo i canoni del giardino alla francese tra 1768 e 1775 e fu poi riconfigurato in forme paesaggiste da Xavier Kurten, per volontà di Maria Cristina, attorno al 1840. Il complesso, acquisito dallo Stato nel 1939, è in consegna alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio del Piemonte. Gli interventi pianificati in vista delle celebrazioni del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia riguardano il secondo piano nobile, che testimonia la natura di ricca dimora estiva della famiglia di Ferdinando di Savoia Genova, secondogenito di Carlo Alberto ed erede della proprietà a metà del XIX secolo. I lavori di consolidamento, adeguamento e restauro – in parte già iniziati – consentiranno di valorizzare ulteriormente il castello ed estendere a ben quaranta sale e saloni il percorso di visita di un edificio ormai entrato a pieno titolo nel novero delle più celebri residenze reali italiane.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 0 2

PROGE TTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Agenzia del Demanio TIPO DI INTERVENTO

restauro e riqualificazione del secondo piano nobile DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse artistico e culturale, sede di esposizioni ed eventi DESTINAZIONE DEFINITIVA

residenza reale aperta al pubblico VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

4.202.000 FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

670.000 FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

3.532.000

150


CASTELLO REALE - Moncalieri (Torino) Con un’evidente natura difensiva ed origini che risalgono all’inizio del Duecento, il complesso fu ampliato da Jolanda di Valois nella seconda metà del XV secolo e notevolmente arricchito tra Cinque e Seicento da Carlo Emanuele I, grazie all’apporto di Carlo di Castellamonte. L’aspetto attuale, pur conservando in facciata due torri medievali, è il risultato della committenza di Cristina di Francia, moglie di Amedeo I e prima Madama Reale, ad Andrea Costaguta, con la supervisione, dopo il 1653, di Amedeo di Castellamonte. Il completamento dei quattro padiglioni collegati da gallerie, del corpo principale a sud e del giardino terrazzato avvenne nel 1687, mentre nel corso del Settecento si registrarono grandi trasformazioni interne, commissionate a Francesco Martinez da Vittorio Amedeo III, che amò la residenza a tal punto da viverci per ben sei mesi l’anno. Altre modifiche interne furono apportate nella seconda metà dell’Ottocento da Vittorio Emanuele II. Gli appartamenti reali del Castello sono oggi in consegna alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio, mentre la caserma “Alfredo Serranti” è utilizzata dal 1° Battaglione Carabinieri Piemonte. Puntando a raggiungere per il 2011 una destinazione d’uso definitiva, il progetto di apertura al pubblico prevede la riqualificazione, la sistemazione e il consolidamento di tutto il parco; sul castello si ipotizzano l’ampliamento dell’attività museale – con il restauro dell’appartamento della Principessa Clotilde – e il recupero della facciata principale; per l’edificio della cavallerizza, occorre completare l’intervento in corso ripulendo le facciate ed il muraglione controterra. Tutti i lavori saranno realizzati in tre anni dal momento del finanziamento.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 0 3

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Agenzia del Demanio TIPO DI INTERVENTO

recupero e rifunzionalizzazione di alcune aree del parco, del castello e della cavallerizza DESTINAZIONE PER IL 2011

sede di eventi DESTINAZIONE DEFINITIVA

residenza reale aperta al pubblico VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

8.445.000 Euro FINANZIAMENTI

4.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

4.445.000 Euro

150



CASTELLO REALE - Govone (Cuneo) Il Castello, patrimonio dell’Umanità dell’Unesco a partire dal 1990, è un edificio di origine medioevale, passato dai conti Solaro ai Savoia nel 1792. Fu scelto dal re Carlo Felice per le sue villeggiature estive. Nel 1870 venne ceduto all’amministrazione comunale, i cui uffici ancora oggi occupano parte delle sale. Lo scenografico scalone d’onore a due rampe della facciata è ornato da rilievi e sculture provenienti dai giardini della Reggia della Venaria Reale. La Residenza è circondata dal parco all’inglese e dal giardino pensile. Dal 2001 il Castello rientra nel progetto prioritario regionale del Sistema delle Residenze Sabaude, per il quale sono stati complessivamente stanziati, in Accordo di Programma Quadro in materia di Beni Culturali, 1,5 milioni di euro, già utilizzati per opere urgenti di conservazione e di messa a norma del castello. L’integrazione dell’Accordo dell’ottobre 2006 vede, per il Castello, un’importante opera di progettazione finalizzata ad una sua completa valorizzazione, in funzione anche delle celebrazioni che si terranno nel 2011. Al piano terra sono infatti previste operazioni di restauro conservativo delle finiture artistiche così da ampliare il percorso di visita già attivo; la collocazione delle funzioni di accoglienza dei visitatori (biglietteria, bookshop, guardaroba e ufficio turistico); la realizzazione di sale polivalenti con capienze differenziate per ospitare lo svolgimento di convegni specialistici, attività didattiche e mostre temporanee. Gli interventi programmati sul Piano Nobile saranno finalizzati al restauro dell’apparato decorativo delle finiture delle pareti e delle volte, interessate da rivestimenti pregiati come carte cinesi, stoffe e pitture settecentesche, così come delle pavimentazioni. Il secondo piano dovrà invece accogliere gli uffici comunali. L’intero castello sarà interessato da interventi di adeguamento impiantistico e ne verrà migliorata l’accessibilità, anche grazie alla realizzazione di adeguati spazi a parcheggio. Contestualmente sono in via di completamento i lavori di restauro delle Scuderie adiacenti e di pertinenza del Castello, che saranno destinate all’accoglienza di un ristorante di eccellenza dell’enogastronomia piemontese. È evidente che le linee guida del restauro e del recupero funzionale del Castello vedono una coincidenza di obiettivi che tengono conto sia dell’utilizzo per la celebrazioni del 2011, ma anche di una fruizione permanente del Castello, che costituirà un’offerta di qualità per il turismo culturale del Piemonte.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 0 5

PROGETTI

I tempi di realizzazione dei lavori sono in sintonia con la scadenza celebrativa e possono essere ipotizzati prevedendo un anno di progettazione, tre mesi di aggiudicazione lavori e due anni di lavori. Considerando che attualmente è stato predisposto ed è in fase di approvazione il documento preliminare alla progettazione, ne deriva che la conclusione dei lavori è prevista per l’anno 2011.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Comune di Govone TIPO DI INTERVENTO

restauro e recupero funzionale DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse storico e artistico, centro espositivo, museale e congressuale DESTINAZIONE DEFINITIVA

percorso luogo di interesse storico e artistico, centro espositivo, museale e congressuale, sede degli uffici amministrativi comunali VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

5.000.000 FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

2.500.000 FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

2.500.000

150


CASTELLO REALE - Racconigi (Torino) Principale residenza sabauda del Piemonte meridionale, il complesso è l’esito di una lunga serie di trasformazioni dell’originario nucleo difensivo medievale ceduto nel 1620 a Tommaso, capostipite del ramo Savoia Carignano. I grandi lavori iniziarono negli anni Settanta del ‘600: a Guarino Guarini si devono la facciata verso il parco e i relativi padiglioni, sue prime opere civili; André Le Nôtre concepì invece il grande parco alla francese, con gli specchi d’acqua e il grande asse rivolto all’infinito. Nel 1756 Giovanni Battista Borra rinnovò gli interni e la facciata, frutto della crescente affermazione del gusto neoclassico; nel 1787 Giacomo Pregliasco inserì elementi pittoreschi nel parco, che venne poi del tutto trasformato in forme paesaggiste da Xavier Kurten nel 1820. L’ampliamento del castello, commissionato da Carlo Alberto, avvenne tra 1834 e 1844, su disegni di Ernesto Melano, Carlo Sada e Pelagio Palagi, che progettò un nuovo scenografico edificio al termine del parco, la Margaria, prototipo in splendide forme neogotiche della cascina modello. La proprietà, oggi in consegna alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio del Piemonte, è rimasta sino al 1980 ai Savoia, che la frequentarono con grande intensità, per poi passare allo Stato. Aperta al pubblico dal 1994, la residenza, ospitando regolarmente spettacoli, concerti, esposizioni ha raggiunto nel 2006 la quota di 190 mila visitatori. La proposta progettuale si concentra sulla cascina della Margaria e sulla conservazione della suggestiva atmosfera fuori dal tempo che Carlo Alberto desiderava. Mantenendo la suggestione del luogo, il restauro della Margaria consentirà di conservare questa grande testimonianza di architettura ottocentesca, attribuendole in chiave contemporanea una funzione pratica che richiami quella originale: centro di formazione per giardinieri, di sperimentazione per tecniche di agricoltura biologica, di gestione delle acque. Il recupero funzionale, il restauro degli ambienti interni ed esterni, l’adeguamento impiantistico rispetteranno appieno il luogo: le serre resteranno serre, stalle e fienili diverranno aule e laboratori, le case dei giardinieri saranno le case degli studenti. Tutti i lavori verranno realizzati in tre anni dal momento del finanziamento. Le celebrazioni del 2011 possono così contribuire a rafforzare l’idea di un castello che vive.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 0 6

PROGE TTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Agenzia del Demanio TIPO DI INTERVENTO

restauro e valorizzazione della cascina della Margaria DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse artistico e culturale, sede di esposizioni ed eventi DESTINAZIONE DEFINITIVA

residenza reale aperta al pubblico VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

24.000.000 FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

20.000.000 FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

4.000.000

150


CURIA MAXIMA - Torino L’edificio fu commissionato intorno al 1720 dal re Vittorio Amedeo II all’architetto di corte Filippo Juvarra, come Palazzo destinato «alle due supreme Magistrature del Senato e della Camera dei Conti». L’architetto ne fornì i disegni, e poi diresse i primi lavori di inizio della costruzione. Dopo la morte di Juvarra, che si era nel frattempo trasferito a Madrid, gli succedette nel 1741 Benedetto Alfieri ma i lavori si fermarono a causa delle difficoltà finanziarie, per esser blandamente ripresi, ad iniziativa di Vittorio Amedeo III, dagli architetti Piacenza e Feroggio. Nel 1824, Carlo Felice rimise mano al progetto, affidandolo ad Ignazio Michela, che curò con grande minuzia le decorazioni a stucco, le porte interne, le maniglie, le decorazioni in stoffa. L’inaugurazione del palazzo, denominato Palazzo dei Magistrati, avvenne nel 1838, ma la forma odierna diventò tale solo nel 1862, con il trasferimento del Carcere Senatorio. L’utilizzo come Palazzo di Giustizia si è protratto sino al 2000. La dismissione non ha riguardato l’ala aulica, formata dall’aula magna, da una seconda aula d’udienza, dal corridoio d’onore, dalla Cappella della Corte e da varie sale, alcune delle quali contengono la Sezione Storica della Biblioteca della Corte. Il pregio dell’ala suddetta è attualmente oggetto di studio da parte della Facoltà di Architettura, con il fine di redigere un progetto di restauro e recupero che renderebbe fruibili tali spazi per iniziative culturali pubbliche. L’ipotesi progettuale definitiva consiste nella destinazione dell’ala a finalità istituzionali e culturali correlate alla giustizia: potrebbe diventare sede di corsi di formazione per i magistrati; ma è soprattutto previsto che essa diventi sede fruibile del patrimonio bibliografico della Sezione Storica della Biblioteca della Corte (che copre un arco di cinque secoli e contiene libri unici), ospitando mostre legate alla funzione giurisdizionale. L’ala aulica del palazzo è immediatamente disponibile per i lavori di restauro e risulta ampiamente possibile giungere al 2011 con il restauro completato e con un allestimento espositivo incentrato, ad esempio, sulla legislazione unitaria del 1860-65, scaturita dalla collaborazione determinante della magistratura piemontese, che fornì al Regno i tecnici del diritto necessari alla redazione dei nuovi testi legislativi.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 0 7

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Città di Torino, in parte in concessione alla Corte d’Appello TIPO DI INTERVENTO

recupero, restauro, riallestimento DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse culturale, sede di esposizioni DESTINAZIONE DEFINITIVA

finalità istituzionali-culturali correlate alla giustizia VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

1.500.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

1.500.000 Euro

150


MASTIO DELLA CITTADELLA - Torino Un elemento di rilievo nel quadro della riqualificazione dell’area centrale della città è il recupero del Mastio della Cittadella, unica costruzione conservata dell’immensa fortificazione pentagonale realizzata dall’architetto Francesco Paciotto tra il 1564 e il 1566, su incarico del duca Emanuele Filiberto, subito dopo la scelta di Torino quale capitale dello stato sabaudo. Venuta meno l’utilità della funzione difensiva nel 1856 la Cittadella venne demolita e le aree libere lottizzate in fitti isolati residenziali; si conservò il solo Mastio, l’ingresso, successivamente restaurato da Riccardo Brayda. L’edificio, di proprietà comunale, è circondato da un giardino pubblico e facilmente visibile e accessibile da ogni direzione. A causa dell’elevato degrado, la struttura è solo parzialmente utilizzata quale sede del Museo Nazionale d’Artiglieria ed accoglie collezioni di pregio e di interesse storico appartenenti al Comando Militare Rcf Interregionale Nord dell’Esercito Italiano. La peculiarità architettonica del monumento ha indotto la Città a programmare un urgente intervento di recupero. È stato attivato uno studio di fattibilità che ha portato alla definizione di un programma suddiviso in due fasi principali: la prima di queste prevede un insieme organico di interventi finalizzati al restauro e alla messa in sicurezza del complesso architettonico, per utilizzarlo quale sede culturale-espositiva in occasione delle celebrazioni del 2011. Il progetto di restauro, recupero funzionale e valorizzazione del Mastio della Cittadella prevede sia interventi di salvaguardia dell’edificio storico e di adeguamento normativo per la messa in sicurezza della struttura, sia la riqualificazione degli spazi interni, potenziando la destinazione espositivo-museale; il progetto risulta conforme alle disposizioni vigenti del Piano Regolatore Generale. Il primo lotto di lavori – con la realizzazione delle opere necessarie per un accurato restauro e la messa a norma delle strutture esistenti ad uso espositivo per le celebrazioni - vedrà l’appalto delle opere entro la prima metà del 2008 e la conclusione dei lavori entro l’estate del 2010. Il secondo lotto prevede invece lo sviluppo di una progettazione mirata al futuro allestimento museale ed il completamento delle opere edili ed impiantistiche necessarie per la definitiva realizzazione, con avvio dei lavori a partire dalla primavera del 2012.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 0 8

PROGE TTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Città di Torino TIPO DI INTERVENTO

restauro e recupero funzionale DESTINAZIONE PER IL 2011

spazio espositivo-culturale DESTINAZIONE DEFINITIVA

sede museale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

30.000.000 FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

20.000.000 FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

10.000.000

150


CASTELLO CAVOUR - Santena (Torino) Il complesso si sviluppa su un’area di 22 ettari ed è composto dal Castello, detto anche Villa, dal Parco, dalla Torre dei Benso, dalla Tomba dei Cavour, dalla Cascina Nuova, dall’ex Asilo, dal Plesso culturale e dal Museo Cavouriano. Il Castello, opera dell’architetto Gallo, è di origine sei-settecentesca ma annovera importanti elementi che risalgono all’Ottocento. Sede degli appartamenti di una grande famiglia dei ceti dirigenti piemontesi, nel suo progressivo trasformarsi fino all’epoca risorgimentale ne può rappresentare un museo del quotidiano. Vissero nel Castello le famiglie dei Benso di Santena e di Cavour, gli Alfieri di Sostegno e da ultimi i Visconti Venosta. All’ultimo piano della Villa è allocata, dopo importanti e recenti lavori di ristrutturazione, la Biblioteca, composta da più di 6400 volumi. Nel fabbricato adiacente si trova il ricchissimo Archivio della famiglia Cavour. Pregevole costruzione tardo settecentesca è la vicina Sala Diplomatica, che ebbe restauri al tempo dei Visconti Venosta ed è stata recentemente resa agibile per incontri e manifestazioni culturali. Il Castello è dotato di seminterrati, in via di recupero per attività complementari alla fruizione dell’intero complesso. Il Parco, un pregevole insieme di 18 ettari di essenze arboree di pregio, fu disegnato dall’architetto Kurten, ed è oggi oggetto di importanti interventi di recupero e restauro. Complementare al Castello è l’adiacente Torre dei Benso, edificio di impianto medioevale restaurato nell’Ottocento, in cui sono custoditi i cimeli e le corone giunte in occasione delle esequie di Cavour. Accanto alla Torre, adiacente alla Chiesa parrocchiale, è il mausoleo Cavour, costruzione semplice e ricca di suggestione in cui è sepolta tutta la famiglia. Quelle che un tempo erano le scuderie e le serre rappresentano un ampio spazio che dovrà essere dedicato al Museo Cavouriano, distrutto totalmente dall’alluvione del 1984. Parte del pianterreno, ristrutturata a seguito dei danni alluvionali, è attualmente destinata ad ingresso con biglietteria, sala congressi, area per esposizioni temporanee e ospiterà a breve una caffetteria con bookshop. Sul piazzale antistante il Castello si trova l’edificio denominato ex Asilo, recentemente restaurato dalla Fondazione Cavour con contributi della Regione Piemonte per ricavarne locali comprendenti anche una sala per cerimonie ed eventi. La Cascina Nuova, un fabbricato coevo al castello e ad esso complementare, potrebbe avere, se ristrutturato, finalità culturali e scientifiche, attinenti alla conoscenza e alla valorizzazione del parco stesso. Gli interventi che si propongono sono finalizzati al completo riuso del complesso cavouriano. In particolare il Castello avrà una destinazione di Casa Mu-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 0 9

PROGETTI

seo e vi sarà realizzato il riallestimento del Museo Cavouriano. Si prevede inoltre la realizzazione di un Centro Culturale polivalente e il recupero completo del Parco e della Cascina Nuova, anche a fini naturalistici. Gli interventi sul complesso dovranno concludersi entro il 2011, dal momento che il Museo Cavouriano, il Castello di Santena, il Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, le Residenze Sabaude e la rete dei musei nazionali sono legati tra di loro da un rapporto di reciproca complementarietà determinato dall’alto valore simbolico legato al processo di Unità nazionale.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Comune di Torino, comodato d’uso gratuito alla Fondazione Cavour TIPO DI INTERVENTO

adeguamento strutturale, ristrutturazione, riallestimento museale DESTINAZIONE PER IL 2011

sede museale ed espositiva DESTINAZIONE DEFINITIVA

sede museale ed espositiva VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

6.050.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

250.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

5.800.000 Euro

150


BORGO DI LERI CAVOUR - Trino (Vercelli) La storia del borgo di Leri Cavour è legata a quella del Sistema delle Grange di Lucedio, borghi costituiti in epoca medievale dai monaci cistercensi per gestire le terre del monastero. Le sette Grange, situate nel cuore della pianura vercellese, rappresentavano ciascuna un’unità agricola a sé. Quando nel XV secolo il modello produttivo cistercense entrò in crisi, le tenute vennero concesse in affitto. Durante il periodo dell’occupazione francese, nel XIX secolo, il Borgo di Leri fu ceduto al principe Camillo Borghese e poi con la Restaurazione passò ai Savoia. Nel 1822 fu acquistato da Michele Benso di Cavour, che la trasformò in una azienda modello. Il complesso è dotato di alcune pregevoli architetture quali l’antico mulino, la chiesa parrocchiale edificata nel 1718, le scuderie, il dormitorio delle mondine e, naturalmente, la casa padronale dei conti Cavour, edificio dalle forme compatte sul retro del quale si trovano rustici, magazzini e tettoie disposti intorno ad una grande corte. Nell’ambito delle iniziative volte alla valorizzazione delle testimonianze storico-culturali del territorio vercellese, la Provincia di Vercelli ha da tempo avviato un percorso mirato al recupero e alla valorizzazione territoriale del Sistema delle Grange di Lucedio, reputandolo strategico per lo sviluppo locale. Per portare avanti tale progetto, risulta necessario sperimentare modelli innovativi di gestione pubblico-privato poiché parte di questo patrimonio culturale è appunto di proprietà privata. Anche il recupero del Borgo di Leri Cavour parte dalla definizione di un diverso assetto proprietario, in grado di porre gli Enti pubblici e i soggetti privati nelle condizioni di investire le risorse finanziare tenendo conto delle proposte in corso di definizione da parte della Soprintendenza. La vastità del complesso e la configurazione degli edifici consentono un approccio progettuale con previsioni d’uso a carattere storico e turistico-ricettivo. Inoltre, l’opportunità offerta dall’adiacente area produttiva preordinata (un grande cantiere nucleare ora in disuso) consentirebbe di valutare un progetto di sviluppo dell’area per attività produttive (la Regione Piemonte sta valutando la promozione di un polo per la ricerca sulle fonti energetiche alternative). Se si pervenisse alla soluzione della disponibilità del bene entro e non oltre l’anno in corso, la realizzabilità temporale degli interventi risulterebbe compatibile con l’importante appuntamento del 2011. Eventualità, questa, fortemente auspicabile, data la rilevanza che il Borgo di Leri Cavour riveste nella ricostruzione di un ideale percorso fra i luo-

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 1 0

PROGE TTI

ghi più significativi del periodo unitario. Presso la tenuta di Leri, infatti, lo statista piemontese avviò grandi trasformazioni agricole, dal miglioramento delle condizioni lavorative dei braccianti, all’introduzione di nuove tecniche e macchinari, fino al concepimento della più grande opera idraulica del tempo: il Canale Cavour, realizzato in tempi brevissimi e con tecnologie d’avanguardia.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Dalmazia Trieste Srl TIPO DI INTERVENTO

restauro e rifunzionalizzazione DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse storico DESTINAZIONE DEFINITIVA

luogo di interesse storico, attività terziarie e turistico-ricettive VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

8.650.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

8.650.000 Euro

150


FORTE - Fenestrelle (Torino) Il complesso fortilizio, iniziato nel 1728 per volere di Vittorio Amedeo II per difendersi dai francesi su progetto dell’ingegnere militare Ignazio Bertola, è la più grande fortezza d’Europa: ha una superficie di 1.300.000 metri quadri, che si inerpica per 3 chilometri, con un dislivello di 635 metri sul costone del monte Orsiera, in val Chisone. Si compone di tre forti: San Carlo, Tre Denti e delle Valli, oltre a diversi edifici adibiti a magazzini, polveriere, ridotte e cannoniere. Tutte le costruzioni sono unite da una scala coperta di 4000 gradini, che sale in una galleria artificiale fino in vetta a quota 1800 metri, rendendo la fortezza unica nel suo genere. Il Forte non venne mai coinvolto in battaglia ma la sua presenza costrinse i franco-spagnoli a tentare l’invasione dall’alto, scatenando la battaglia dell’Assietta nel 1747. Divenne quindi una prigione di stato e, con l’occupazione napoleonica, un importanti penitenziario francese. Tale destinazione d’uso venne mantenuta fino al 1920, quando il Forte divenne deposito dell’artiglieria. Nel 1940 venne definitivamente abbandonato dall’esercito italiano. Negli ultimi anni il Forte è stato oggetto di molti interventi di restauro, soprattutto nella parte corrispondente al Forte San Carlo, che si sviluppa intorno alla Piazza D’Armi e che è costituita dal Palazzo del Governatore, dal Palazzo degli Ufficiali, dalla Chiesa, dalla Porta Reale, dalle Forge, dalle Tenaglie Occidentali, dai Quartieri e da un magazzino e altri piccoli fabbricati. Questi edifici - alcuni completamente recuperati, altri solo in parte - sono stati destinati a ospitare collezioni permanenti (come la Galleria delle Uniformi del Regio Esercito Italiano e il Museo del 3° Reggimento Alpini), mostre temporanee, spettacoli e manifestazioni. Le Tenaglie Occidentali, in particolare, sono già state sede di eventi di ampio respiro come la mostra sul design di Giugiaro organizzata in occasione dei Giochi Olimpici Invernali. In vista delle celebrazioni del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia si prevede di effettuare un intervento di ripristino della pavimentazione della Piazza d’Armi e sistemazione degli accessi alla Porta Reale. Si procederà inoltre a dar corso al progetto, già predisposto, che prevede il recupero del primo Quartiere come ostello che potrà ospitare 500 persone. Per la realizzazione complessiva degli interventi occorreranno circa 18 mesi, di cui 6 per la sistemazione della piazza e il rifacimento del tratto verso Porta Reale.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 1 1

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Agenzia del Demanio, in concessione all’Associazione Progetto San Carlo–Forte di Finestrelle–Onlus TIPO DI INTERVENTO

sistemazione e ristrutturazione, DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse storico-culturale, sede di eventi DESTINAZIONE DEFINITIVA

luogo di interesse storico-culturale, sede museale e di eventi VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

2.600.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

2.600.000 Euro

150


CASTELLO - Casale Monferrato (Alessandria) Il Castello è un edificio di notevole importanza storica e architettonica. Per valore simbolico, dimensioni e visibilità costituisce il principale monumento della città. Sorto nel XIV secolo come fortificazione comunale, passò nel Quattrocento ai Marchesi del Monferrato, che ne fecero la sede della loro corte, mantenendone la funzione militare. L’importanza strategica dell’edificio dipendeva dalla collocazione a cavallo delle mura cittadine, a dominare il Po e le strade che lo attraversavano. Posizione questa che permetteva sia la difesa della città contro gli attacchi esterni, sia il controllo militare ed economico interno, a prevenzione di eventuali rivolte. Dopo l’assorbimento del marchesato monferrino nel dominio sabaudo, l’antica reggia-piazzaforte è passata al Demanio dello Stato. Negli ultimi anni il castello è andato incontro a un progressivo degrado, fino a che, di fronte al concreto rischio di perdita di un bene di così grande importanza, il Comune di Casale Monferrato l’ha acquistato. Poiché ancora oggi l’intera organizzazione urbana del centro storico fa riferimento al castello, il Comune si è posto l’obiettivo di salvare e rivitalizzare il monumento, attribuendogli un ruolo adeguato e sfruttandolo quale strumento di riqualificazione di tutto l’ambito circostante. Gli ha così attribuito una nuova destinazione d’uso: ospitare il Sistema Bibliotecario e tutti i servizi ad esso afferenti (informagiovani, biblioteca civica, biblioteca ragazzi, emeroteca, mediateca, archivio storico comunale) e un innovativo centro multimediale. La scelta localizzativa ha impegnato i progettisti nella risoluzione di complessi problemi di distribuzione interna degli ambienti e di impatto tecnologico delle attrezzature. I lavori dureranno da dicembre 2007 ad ottobre 2009. La definizione del programma degli interventi per il 2011 può costituire un’importante occasione per completare il recupero e la valorizzazione di uno dei castelli più integri nella volumetria e nell’impianto originari, fulcro di una città ricca di memoria storica, che fu a lungo tra le piazzeforti più importanti d’Europa.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 1 2

PROGE TTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Comune di Casale Monferrato TIPO DI INTERVENTO

recupero e rifunzionalizzazione DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse culturale e storico, sede espositiva DESTINAZIONE DEFINITIVA

sede del Sistema Bibliotecario e di un Centro Multimediale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

6.300.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

4.110.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

2.190.000 Euro

150


FORTE - Gavi (Alessandria) L’imponente Forte sorge a picco sull’abitato di Gavi, dominandolo dalle alture del Monte Moro. La vasta e complessa struttura, a forma di poligono stellare e attraversata da una fitta rete di tortuosi vicoli, è il risultato di numerosi interventi effettuati in epoche diverse. Le origini della fortificazione risalgono al XII secolo, ma la configurazione attuale è dovuta agli interventi del 1626, quando la Repubblica di Genova decise di sfruttare strategicamente la sua posizione dotandolo, secondo il progetto dell’ingegnere militare fra’ Vincenzo Maculano e dell’architetto genovese Bartolomeo Bianco, di sei inespugnabili bastioni, uniti fra di loro da robuste cortine munite di cannoniere. All’interno della possente struttura, divisa in Alto e Basso Forte (rispettivamente la struttura originaria e gli ampliamenti successivi), sorgono su diversi livelli una torre quadrata quattrocentesca e i numerosi edifici che un tempo ospitavano le truppe. Sono sorprendenti gli effetti creati dall’alternarsi delle enormi mura grigie con la roccia calcarea della collina sottostante. Il Forte è in consegna alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio del Piemonte dal 1946. Le aree libere sui bastioni sono occupate per 2500 metri quadrati da vigneti sperimentali, non accessibili, mentre è aperta al pubblico solo una parte del verde del Basso Forte. I fabbricati di quest’ultimo sono stati quasi tutti recuperati e resi disponibili per esposizioni e spettacoli. Nell’ottica di rendere il Forte una struttura aperta all’esterno, in base a principi di flessibilità e integrazione, in occasione del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia si propone di completare il recupero dell’Alto Forte, attrezzando il complesso con nuovi locali sia a fini ricettivi e turistici, sia per ospitare esposizioni e corsi di formazione, in risposta alle esigenze espresse dagli enti, dalle aziende e dalle associazioni del territorio. Completata entro il 2007 la progettazione esecutiva, si prevede il completamento dei lavori nel 2010, attraverso la distribuzione nei tre anni di tre lotti funzionali.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 1 3

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Agenzia del Demanio TIPO DI INTERVENTO

recupero dell’Alto Forte DESTINAZIONE PER IL 2011

sede di eventi DESTINAZIONE DEFINITIVA

luogo di interesse storico-culturale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

1.000.000 FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

280.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

720.000 Euro

150


CASTELLO TAPPARELLI D’AZEGLIO – Lagnasco (Cuneo) Il Castello, annoverabile fra i più importanti monumenti italiani di epoca rinascimentale presenti nell’Italia occidentale, è diventato in pochi anni simbolo di un Piemonte che ha trovato nel recupero delle testimonianze storiche il modello per il proprio rilancio. Lagnasco - per cinque secoli feudo della famiglia Tapparelli, da cui discende il patriota e ministro del regno di Sardegna Massimo d’Azeglio - è dominato dal castello, che in realtà è la somma di tre diversi castelli frutto dell’ampliamento in epoca rinascimentale di un fortilizio difensivo del 1100. Al Rinascimento risalgono anche gli oltre mille metri quadrati di affreschi, realizzati da maestranze locali che ebbero occasione di lavorare nei Palazzi Vaticani accanto a Raffaello. Nel 1997 venne denunciata la condizione di degrado dei castelli, da allora si è attivata una proficua collaborazione tra Enti e Istituzioni che ha consentito l’avvio di una serie di interventi di recupero e valorizzazione. Il progetto prevede in particolare la realizzazione di un museo, di aree espositive, di sale conferenze, di aree a verde attrezzato con possibilità di ospitare eventi, di spazi destinati ad attività amministrative, oltre che l’avanzamento del restauro delle superfici decorate ed affrescate già in atto. Essendo in corso da alcuni anni un intervento di restauro architettonico mirato al recupero di una parte degli ambienti aulici del primo piano, la progettazione prevista per il 2011 comprende il recupero del secondo livello del cosiddetto Castello di Ponente, di parte degli ambienti del secondo piano del Castello di Levante ed il restauro delle facciate prospettanti il cortile centrale, oltre al completamento degli interventi in corso sulle facciate prospettanti i giardini ed il recupero degli scaloni principali, ovvero di quell’insieme di ambienti e strutture architettoniche che hanno ospitato i più illustri rappresentanti della casata Tapparelli negli anni in cui si pianificavano le strategie unitarie nazionali. Su questi temi sarà organizzato un percorso museale che illustrerà anche le strategie politiche e i piani tecnico economici avviati in quegli anni, sotto la spinta dei governi sabaudi risorgimentali, per la ristrutturazione dei sistemi agricoli e proto industriali nell’area del cuneese, con particolare riferimento ai sistemi irrigui e allo sfruttamento e potenziamento delle attività tessili.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 1 4

PROGE TTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Comune di Lagnasco in comodato d’uso TIPO DI INTERVENTO

restauro e recupero funzionale DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse storico e artistico, sede espositiva DESTINAZIONE DEFINITIVA

luogo di interesse storico e artistico, sede espositiva e congressuale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

3.415.000 Euro FINANZIAMENTA A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

250.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

3.165.000 Euro

150


CASTELLO VISCONTEO-SFORZESCO - Novara Le prime notizie sulle origini del Castello possono essere desunte dall’opera dello storico cinquecentesco Corio, il quale narra dell’edificazione nel 1272, per volere di Francesco della Torre, di una struttura fortificata, la Turrisella. Nel Trecento Novara passò sotto il dominio dei Visconti e il castello fu oggetto di importanti interventi di fortificazione. Lavori finalizzati all’implementazione dell’apparato difensivo furono realizzati anche sotto la signoria di Galeazzo Maria Sforza: terminati sotto l’alta direzione di Bartolomeo Gadio nel 1480, consistettero essenzialmente nella costruzione di un possente muro di rafforzamento detto “ghirlanda”, con quattro torri angolari. Nei primi anni dell’Ottocento, quando Novara passò al Regno di Sardegna, il castello fu adibito a carcere e nel 1876 l’antica Turrisella venne parzialmente demolita e riadattata per collocarvi una vedetta. Tra la fine del XIX secolo e i primi anni del Novecento, il Castello si trovò al centro di un dibattito urbanistico sullo sviluppo della città con una serie di progetti che prevedevano, tra gli altri, la sua demolizione in funzione dell’edificazione di un nuovo quartiere residenziale. In realtà, il Castello fu usato come carcere fino al 1973 e solo da alcuni anni il Comune di Novara ha potuto intraprenderne il recupero. I lavori di risanamento e conservazione sfoceranno nella creazione di un innovativo centro culturale polifunzionale. L’intervento prevede il restauro delle parti esistenti e la ricomposizione delle parti demolite, in particolare l’ala ovest e la torre. Per quanto riguarda il riutilizzo a fini espositivi, si prevede di collocare i servizi per i visitatori nella manica ottocentesca situata a destra dell’ingresso. Gli spazi espositivi veri e propri saranno ricavati nella Rocchetta, il frammento artistico più significativo del castello, che si sviluppa su due livelli più un sottotetto e che potrebbe ospitare anche laboratori e sale riunioni. Un percorso affascinante e ricco di suggestione deriverà poi dalla messa in sicurezza del camminamento sopra le mura, mentre le ampie zone a cortile della Rocchetta costituiranno un ulteriore spazio in cui sviluppare l’itinerario espositivo. Nel terzo corpo esistente, in stato di avanzato degrado, saranno infine collocate attività commerciali e funzioni di servizio alle attività espositive. Entro il 2011 il complesso monumentale sarà un polo museale e un contenitore espositivo di eccellenza e ne saranno resi fruibili i sotterranei, con la creazione di laboratori e di percorsi mirati.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 1 5

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Agenzia del Demanio, in concessione al Comune di Novara TIPO DI INTERVENTO

restauro e risanamento conservativo DESTINAZIONE PER IL 2011

attività culturali ed espositive DESTINAZIONE DEFINITIVA

centro culturale polifunzionale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

14.170.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

11.170.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

3.000.000 Euro

150


[ 2. la storia delle arti ] Bisogna che l’arte, come avvenne nelle età passate, porti nel più umile oggetto il suo marchio ed il suo fascino orni tutte le forme materiali dell’esistenza; occorre che bandite la freddezza arcaica, la banalità chiassosa, l’aridità commerciale delle nostre dimore, ogni aspetto della nostra casa sia un’armonia per i nostri occhi, che ogni forma insipida, inespressiva, volgare sia sostituita da una forma gustosa, espressiva, squisita; occorre che dai cardini di una porta al cuoio di un portafogli, dalla cornice di una quadro a un braccialetto, dallo stelo degli alari alla maniglia di un uscio, dalle sedie al tappeto, ogni cosa porti, come in altri tempi, una impronta ed un sorriso d’arte ed una impronta armonica, coerente, una di stile nella varietà degli atteggiamenti formali; occorre che ogni arredo trovi nella logica della sua forma la sua utilità e la sua bellezza. Leonardo Bistolfi, Davide Calandra, Giorgio Ceragioli, Giovanni Angelo Reycend, “Lo scopo”, nella rivista Arte Decorativa, in occasione della Prima Esposizione Internazionale di Arte Decorativa, Torino 1902


POLO REALE - Torino Nel cuore delle celebrazioni del 2011 si troveranno i musei e le istituzioni che convergono sul complesso del “Polo Reale”, un tessuto connettivo che unisce alcuni tra i maggiori edifici monumentali del centro storico della città grazie al potenziamento della continuità spaziale e funzionale. L’ambizioso progetto del Polo Reale è composto da numerosi tasselli, ciascuno dei quali corrisponde ad uno specifico cantiere di restauro, conservazione, valorizzazione. Fulcro del complesso è Palazzo Reale – progettato e rimaneggiato tra Cinque e Settecento da Ascanio Vitozzi, Carlo Morello, Filippo Juvarra – dove verranno restaurati gli apparati decorativi del primo e del secondo piano, gli appartamenti del terzo piano, adeguati gli impianti, realizzate le zone di accoglienza (biglietteria, caffetteria, spazi per la didattica). La Galleria Sabauda, pinacoteca di livello internazionale che oggi divide gli spazi del Collegio dei Nobili con il Museo Egizio, verrà ricollocata nella manica nuova di Palazzo Reale, secondo il progetto di allestimento dello Studio Albini. Per quanto riguarda la Cappella della Santa Sindone, capolavoro di Guarino Guarini profondamente danneggiato dall’incendio del 1997, dopo accurate campagne di studio e analisi del dissesto, stanno iniziando i delicati interventi di consolidamento e ripristino. Importanti anche gli interventi previsti su Palazzo Chiablese, riplasmato da Benedetto Alfieri a metà Settecento, che al piano terra ospiterà, verso Piazzetta Reale, il front-office del Polo e al primo piano, nelle sale auliche, sarà adibito a museo. Altri cantieri interessano la Casa Spalla e la Casa Svizzera, destinata ad accogliere il Nucleo Tutela Patrimonio Artistico dei Carabinieri, il Teatro Romano, il Museo di Antichità e l’area archeologica interrata. Le varie sedi, di proprietà demaniale, sono in consegna alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio, alla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico, alla Soprintendenza per i Beni Archeologici, al Museo delle Antichità Egizie e alla Biblioteca Reale di Torino. I lavori si concluderanno entro fine 2010.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 1 7

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Agenzia del Demanio TIPO DI INTERVENTO

restauro, adeguamento e valorizzazione DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse artistico e culturale, sede di eventi e manifestazioni DESTINAZIONE DEFINITIVA

complesso museale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

95.000.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

55.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

40.000.000 Euro

150



PALAZZINA DI CACCIA DI STUPINIGI - Nichelino (Torino) Con la Palazzina di Stupinigi, voluta da Vittorio Amedeo II come luogo destinato agli svaghi venatori della corte, si attua il passaggio nelle residenze sabaude dalla tipologia del castello a quella della villa. In quanto supremo reggitore dell’Ordine Mauriziano, il re ne commissionò la costruzione al Consiglio stesso dell’Ordine. I lavori, affidati a Filippo Juvarra, iniziarono nel 1729 e si protrassero per tutto il XVIII secolo passando, dopo la morte dello Juvarra, alla guida di altri importanti architetti locali. La Palazzina conobbe infatti un continuo ampliamento, determinato dalle esigenze delle corti di Carlo Emanuele II e Vittorio Amedeo III, che trasformarono l’originaria destinazione in quella di “villa delle delizie” per la famiglia reale e la corte. L’edificio è organizzato intorno al Grande Salone da ballo di pianta ellittica, con maestose vetrate e una cupola coperta in rame. Da esso si dipartono quattro bracci disposti a croce di Sant’Andrea, a disegnare un doppio cortile. Juvarra curò personalmente la definizione dei singoli particolari, realizzando una perfetta orchestrazione di movimenti, grazie al continuo scambio di architettura e arti minori raggiunto con il contributo di abilissime maestranze. Il cambiamento di destinazione determinò un ampliamento della Palazzina, che non stravolse però la linea architettonica juvarriana: gli appartamenti di levante e ponente, le scuderie e i due padiglioni laterali, i giardini realizzati nel 1740 dal giardiniere francese Bernard. Gli interni riflettono le raffinate richieste del nuovo sovrano Carlo Emanuele III, che aderivano ai modelli delle corti europee, come il gusto per i viaggi e l’esotismo riscontrabile nel salotto cinese. Esempi di grande decorazione sono offerti nel salone affrescato ma soprattutto nella volta della Sala degli Scudieri. L’attenzione minuziosa per il dettaglio e l’effetto d’insieme trova modo di affermarsi anche nell’arredamento, tra cui spiccano i capolavori intarsiati di Pietro Piffetti e Giuseppe Maria Bonzanigo. Nel 1919 la Palazzina passò, come altri beni della corona, al Demanio dello Stato, che la diede in uso al Ministero della Pubblica Istruzione, il quale vi aprì il Museo dell’Arredamento. Nonostante i danni causati dall’occupazione tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale e grazie ad alcuni interventi di restauro abbastanza recenti, la Palazzina ha conservato nel suo insieme l’aspetto di una delle creazioni architettoniche più sontuose d’Europa. Nel 1999 è stato approvato un piano per l’adeguamento e la ridestinazione di vari ambienti le cui priorità sono il completamento delle opere esterne, il restauro delle superfici deco-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 1 9

PROGETTI

rate e gli allestimenti, la risistemazione del parco storico e della corte d’onore e il completamento delle citroniere e delle scuderie. Il restauro dovrebbe essere completato per il 2011, per consentire ai visitatori del Centocinquantenario di ammirare in tutto il suo splendore uno dei capolavori dell’architettura settecentesca.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Fondazione Ordine Mauriziano TIPO DI INTERVENTO

restauro, adeguamento funzionale e valorizzazione degli appartamenti reali, delle scuderie e dei locali accessori con destinazione museale; recupero dei giardini storici DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse artistico e culturale, sede di eventi e manifestazioni DESTINAZIONE DEFINITIVA

Museo dell’Ammobigliamento e Arredamento VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

25.000.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

13.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

12.000.000 Euro

150


MUSEO CIVICO ANTONINO OLMO - Savigliano (Cuneo) Il Museo Antonino Olmo ha sede nell’antico Convento di San Francesco, nel cuore del centro storico di Savigliano, in una zona del presidio fortificato occupata fin dal Medioevo da monasteri e conventi, poi riconvertiti in caserme ed edifici scolastici e di recente interessata dai cantieri che predispongono la nascita di un polo universitario. Il Convento fu costruito tra il 1661 e il 1670 ed occupato dai frati fino al 1866. Esso ricalca lo schema dei conventi francescani diffusi in provincia fin dal Medioevo. L’architettura è armonica ma senza sfarzo: si tratta di un fabbricato quadrilatero di forma regolare, disposto su due piani, che racchiude un armonioso chiostro quadriportico le cui lunette affrescate, databili al primo quarto del Settecento, raccontano episodi della storia dell’Ordine Francescano. Ci sono tre giardini, il maggiore dei quali è racchiuso dal chiostro e conserva manufatti in pietra e marmo. Il complesso divenne interamente di proprietà comunale nel 1968 e vide nel 1970 l’inaugurazione nelle sue sale del Museo Civico. L’annessa chiesa di San Francesco, edificata tra il 1670 e il 1684, è sede dal 1973 della Gipsoteca che espone le opere dello scultore torinese Davide Calandra. Parallelamente alla funzione di esposizione permanente, il museo attua una costante attività di mostre temporanee e manifestazioni, che trovano spazio al piano terreno, mentre si sta lavorando ad uno spazio didattico per laboratori rivolti alle scuole. Pur essendo già riaperto per larghe parti al pubblico, i lavori di riallestimento del museo continuano, interessando spazi interni ed esterni destinati ad esposizioni o servizi di supporto. Si prevede che gli interventi siano conclusi entro il 2010. Rispetto alle manifestazioni del 2011, il Museo Civico di Savigliano vanta la custodia dell’archivio e di molti cimeli della famiglia Santa Rosa, i cui membri ebbero ruoli di rilievo nelle vicende del Risorgimento. Le celebrazioni potranno essere l’occasione per riordinare l’archivio, per organizzare una mostra sugli ideali risorgimentali, oppure ancora per valorizzare il materiale iconografico sull’epopea risorgimentale e sui suoi protagonisti rappresentato dalla gipsoteca Calandra.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 2 0

PROGE TTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Comune di Savigliano TIPO DI INTERVENTO

restauro e riallestimento DESTINAZIONE PER IL 2011

sede museale ed espositiva DESTINAZIONE DEFINITIVA

sede museale ed espositiva VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

500.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

360.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

140.000 Euro

150


PALAZZO ALFIERI - Asti Palazzo nobiliare sito nel centro storico di Asti, sull’ex via Maestra, ha un impianto originario databile intorno alla prima metà del XIII secolo. Fino al 1738, anno in cui ne venne demolita una parte, l’edificio aveva un’ampia estensione ed occupava gran parte della piazza antistante. Le demolizioni del 1738 erano parte di un ampio progetto di restauro, realizzato dall’architetto reale Benedetto Alfieri su incarico del cugino Antonio Amedeo Alfieri, allora proprietario dell’edificio, acquisito dalla famiglia alla metà del Seicento. L’edificio subì ancora alcuni lavori di adattamento e manutenzione negli anni 1901-1903, quando fu acquistato dal Conte Leonetto Ottolenghi. Il palazzo, casa natale di Vittorio Alfieri, è oggi sede del Centro Nazionale di Studi Alfieriani, che dispone di una biblioteca di oltre 3.000 volumi dedicati al poeta, del Museo Alfieriano e dell’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea della Provincia di Asti. Oltre alla camera dove nacque Alfieri, il primo piano ospita una vasta raccolta di manoscritti, edizioni rare, bozzetti di scenografie e vari cimeli. Nel cortile dove in passato vennero rappresentate le sue tragedie, è collocato un busto del poeta. L’intervento su Palazzo Alfieri, realizzabile entro il 2010, prevede essenzialmente una parziale ristrutturazione del tetto e una manutenzione straordinaria del primo piano nobile, in modo tale da poter riallestire il Centro Studi e il Museo, attualmente chiusi. L’obiettivo, finalizzato all’evento celebrativo del 2011, è riconsegnare alla città il monumento e l’istituzione più significativi riguardanti Vittorio Alfieri, in modo tale da favorire il rilancio degli studi e la conoscenza del poeta che fu uno dei maggiori interpreti delle istanze patriottiche in epoca pre-risorgimentale.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 2 1

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Comune di Asti TIPO DI INTERVENTO

manutenzione straordinaria, parziale ristrutturazione per riqualificazione funzionale DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse storico, sede di mostre ed eventi DESTINAZIONE DEFINITIVA

sede museale, centro studi VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

1.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

1.000.000 Euro

150


COMPLESSO BROLETTO - Novara Il Complesso nasce nel XIII secolo come sede delle istituzioni pubbliche cittadine del libero Comune di Novara. Oggi dell’impianto originario conserva solo il suggestivo Palazzo dell’Arengo. Integrato per successive espansioni fino al Settecento, negli anni compresi fra il 1925 e il 1936 è stato oggetto di un restauro neo-medievale. Il Broletto è una struttura articolata, composta da quattro costruzioni di epoche diverse affacciate su un cortile chiuso: il duecentesco Palazzo dell’Arengo o Palazzo del Comune, che ospitava le assemblee cittadine; il Palazzo del Podestà, di origine quattrocentesca; il Palazzo dei Referendari, di cui non si conosce con esattezza l’epoca di costruzione, e infine il Palazzo dei Parartici, sede delle corporazioni di arti e mestieri. Attualmente il Broletto è solo parzialmente visitabile. La corte, accessibile da due ingressi, è utilizzata come passaggio pedonale e come sede di mostre e spettacoli all’aperto. All’interno dei palazzi hanno sede il museo archeologico e la collezione Giannoni, mentre il salone dell’Arengo è utilizzato per mostre e come sala polivalente. Il progetto di restauro e risanamento, che riguarda il Palazzo dei Paratici, del Podestà e in parte il Palazzo dei Referendari, prevede che il Broletto venga destinato esclusivamente alla collezione Giannoni, distribuita in tutto il complesso, e che il museo archeologico sia trasferito nel Castello di Novara. Dal portico dell’Arengo si accederà direttamente allo spazio di accoglienza, che orienterà il visitatore verso le prime sezioni museali al piano terra del Palazzo dei Referendari. Sul fronte opposto, al piano terra del Palazzo dei Paratici, sarà dato rilievo ai resti dell’originaria architettura gotica e l’ampio spazio sarà destinato ad esposizioni temporanee e laboratori didattici. Il primo piano del Complesso accoglierà invece quasi esclusivamente funzioni espositive e di rappresentanza. Il progetto, dopo il reperimento dei fondi necessari alla realizzazione, si pone l’obiettivo di rendere fruibile entro il 2011 il notevole patrimonio artistico cittadino, non ancora valorizzato per la mancanza di spazi espositivi idonei.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 2 2

PROGE TTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Comune di Novara TIPO DI INTERVENTO

restauro, risanamento conservativo, consolidamento strutturale, adeguamento tecnologico, allestimento museale DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse storico, sede espositiva DESTINAZIONE DEFINITIVA

luogo di interesse storico, sede espositiva e museale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

14.756.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

3.686.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

11.070.000 Euro

150


VILLA SAN REMIGIO - Verbania La Villa sorge a Verbania, nel punto più alto del promontorio della Castagnola, all’interno di un grande parco. Risale al tardo Ottocento e fu concepita in un’ottica di fusione tra architettura e natura, che rispecchiava gli ideali e le aspirazioni dei proprietari: la pittrice irlandese Sofia Browne e il poeta e musicista napoletano Silvio Della Valle di Casanova. I due, influenzati dal clima culturale romantico della fine del XIX secolo, vollero infatti ricreare l’ambiente delle grandi ville italiane rinascimentali e barocche. La villa venne costruita tra il 1903 e il 1905, trasformando e ampliando uno chalet preesistente fatto erigere dalla famiglia Browne nel 1863. L’edificio, le cui facciate sono in stile barocco lombardo, ha al centro un grande salone, a cui si accede da entrambe le facciate attraverso scale esterne, cui si affiancano altre importanti sale come quella d’armi e quella della musica. Pregevoli sono alcuni elementi dell’arredo giunti fino ai giorni nostri: portali, cornici, camini e soffitti lignei. La villa ha una balconata da cui si gode un’impareggiabile veduta sul lago e uno splendido parco in cui sono immersi altri edifici: lo “studio d’arte”, costruito nel 1896 in stile medievaleggiante, le scuderie, la portineria in stile settecentesco e la cappella di famiglia. La villa ebbe ospiti illustri, tra cui Gabriele D’Annunzio e il pittore futurista Umberto Boccioni, i cui ultimi quadri ritraggono proprio i paesaggi del lago. La Regione Piemonte, il Comune di Verbania e la Provincia del Verbano-Cusio-Ossola hanno firmato un Accordo di P rogramma finalizzato al recupero della Villa e dei Giardini e alla sua trasformazione in centro di documentazione e formazione d’eccellenza nazionale nel campo della botanica, del giardinaggio e dell’architettura del paesaggio. È intenzione dei firmatari mettere a disposizione gli spazi della Villa e i suoi giardini per iniziative legate al Centocinquantenario dell’Unità d’Italia. Poiché l’Accordo prevede finanziamenti solo per il restauro della villa, occorrerà intervenire per completare il recupero del parco e degli altri edifici connessi. L’intervento complessivo dovrà essere terminato per la fine del 2010.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 2 3

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Regione Piemonte TIPO DI INTERVENTO

recupero e rifunzionalizzazione DESTINAZIONE PER IL 2011

sede espositiva DESTINAZIONE DEFINITIVA

luogo di interesse artistico e naturalistico VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

6.000.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

4.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

2.000.000 Euro

150


[ 3. la storia delle scienze ] La cosa piĂš bella di cui possiamo fare esperienza è il mistero. Ăˆ la fonte di tutta la vera arte e scienza. Albert Einstein, What I believe - 1930


MUSEO REGIONALE DI SCIENZE NATURALI - Torino All’interno dello storico edificio che già ospitava l’Ospedale Maggiore di San Giovanni Battista, ha sede il Museo Regionale di Scienze Naturali. L’Ospedale - edificato a partire dal 1680 su progetto di Amedeo di Castellamonte, nel contesto degli isolati barocchi disposti a mezzogiorno del secondo ampliamento della città - fu completato nel 1727 con il contributo di Gian Francesco Baroncelli, Michelangelo Garove, Bernardo Antonio Vittone. Nonostante i numerosi ampliamenti settecenteschi e ottocenteschi, la progettazione secentesca è ancora leggibile. Nel 1763 Filippo Castelli aggiunse all’impianto, organizzato intorno a quattro cortili interni, la chiesa di San Giovanni. Con il trascorrere del tempo anche le destinazioni d’uso variarono. L’abbandono della parte ancora d’uso ospedaliero negli anni settanta del Novecento ha lasciato un grande spazio di pregio nel cuore di Torino. La Regione Piemonte si è fatta promotrice del restauro del complesso e della sua rifunzionalizazione quale sede del Museo, in accordo con l’Università degli Studi di Torino, che ha poi concesso in gestione gran parte delle proprie collezioni naturalistiche. Attraverso 14 diversi lotti di lavoro, negli anni sono già stati ristrutturati 6.000 m2, ma dati gli ampi spazi richiesti dall’ingente patrimonio le collocazioni risultano ancora provvisorie. In seguito al trasloco del Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo, il Museo si trova nella disponibilità dell’intera struttura edilizia e nella possibilità di definire un progetto complessivo e definitivo per il suo recupero. Gli interventi prioritari riguardano gli spazi da restaurare e recuperare per ospitare collezioni e laboratori (percorsi museali di visita che potranno anche ospitare esposizioni temporanee), spazi e sale di consultazione, uffici. Non meno strategici sono gli interventi per migliorare o realizzare alcuni servizi (l’accoglienza, il bookshop, la caffetteria, il ristorante) e sviluppare le attività didattiche. Merita infine attenzione l’ipotesi d’integrazione funzionale tra il Museo e l’adiacente piazza Valdo Fusi che, entro l’appuntamento del 2011, potrebbe diventare un’evocativa porta d’accesso.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 2 5

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Azienda sanitaria Ospedaliera “Molinette - San Giovanni Battista” di Torino, in comodato gratuito alla Regione Piemonte TIPO DI INTERVENTO

completamento del restauro e del recupero funzionale del Museo Regionale di Scienze Naturali DESTINAZIONE PER IL 2011

sede per esposizioni temporanee, congressi ed eventi DESTINAZIONE DEFINITIVA

complesso museale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

11.220.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

3.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

8.220.000 Euro

150



MUSEO FERROVIARIO - Bussoleno (Torino) Il Governo del Regno di Sardegna, negli anni Trenta dell’Ottocento, si propose di promuovere la costruzione di una strada ferrata che agevolasse le comunicazioni delle sue province italiane con quelle d’oltralpe con l’intento di congiungere il porto di Genova alla Francia. Fermo nel suo proposito, accolse e studiò il progetto presentato dalla Società Jackson, Brassey e Henfrey per la costruzione di una strada ferrata da Torino a Susa. Il progetto di legge fu approvato nel giugno 1852 e l’opera fu portata a compimento nell’arco di due anni. Nel 1865 venne finanziato il proseguimento della linea sino a Bardonecchia, avendo come città di testa Bussoleno e non, secondo le aspettative, Susa. Parallelamente si svilupparono le tecniche per la realizzazione del traforo del Frejus: nel 1856 Sommeiller, Grandis e Grattoni inventarono la perforatrice ad aria compressa e l’anno successivo venne approvata da parte del Governo Cavour la realizzazione dell’opera sulla base del loro progetto. I lavori per il traforo, avviati il 31 agosto dello stesso anno, terminarono nel 1871. Bussoleno acquistò un’importanza crescente con la nascita della stazione, della rimessa per le locomotive e di un’officina per la manutenzione dei rotabili. L’impatto sociale fu molto forte: sin dagli anni Dieci del Novecento la ferrovia diede lavoro a quasi un quarto della sua popolazione. Negli anni Trenta però alcuni cambiamenti nelle tecnologie e nell’organizzazione causarono una prima crisi del polo ferroviario, la cui dismissione avvenne nel 1992. Alla fine degli anni Novanta, gli spazi dell’officina, della rimessa rotabile e della foresteria vennero concessi alla Provincia di Torino per ospitare un Museo Ferroviario, in accordo con la Direzione Regionale della Società Trenitalia/ FS e con la gestione dell’Associazione FeralpTeam. Lo spazio del Museo, il cui progetto è stato affidato all’architetto Andrea Bruno, ha una superficie totale di 5.000 mq, 2.000 dei quali occupati da fabbricati. Il museo sarà un nucleo capace di offrire diversi livelli di fruizione, con momenti di visita, approfondimento scientifico e tecnologico, interattività tra i visitatori e le macchine e integrazione mirata tra cultura, storia e turismo. La palazzina è stata completamente ristrutturata ed è in corso la progettazione del suo allestimento, che prevede tra l’altro la collocazione, a segnalazione dell’ingresso del Museo, di una scocca in vetroresina che riproduce il profilo di un moderno convoglio ferroviario. La stessa sede museale riprodurrà la sagoma interna di un vagone ferroviario che verrà percorso dal visitatore, sollecitato da effetti sonori e

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 2 7

PROGETTI

visivi a simulazione del viaggio. Uscendo dal vagone-tunnel si potrà accedere all’officina ancora attiva, dove viene effettuata la manutenzione sui rotabili. Tornando indietro si attraverserà un convoglio di alcune carrozze, per poi accedere alla riproduzione di una stazione e a una sezione di inquadramento sociale. Al piano superiore sarà ospitata una sala incontri e una sezione di consultazione del Centro di Ricerca e Studi. Scendendo al livello d’ingresso, prima dell’uscita, si passerà attraverso uno spazio che accoglierà i simulatori di guida. Entro il 2011 si prevede che l’allestimento del Museo venga terminato.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Ferrovie dello Stato, in comodato d’uso alla Provincia di Torino TIPO DI INTERVENTO

adeguamento strutturale, ristrutturazione, allestimento museale DESTINAZIONE PER IL 2011

sede espositiva DESTINAZIONE DEFINITIVA

museo ferroviario VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

4.553.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

1.250.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

3.303.000 Euro

150


MUSEO DELL’UOMO - Torino Il progetto del Museo dell’Uomo di Torino, sviluppato in convenzione tra l’Università degli Studi e la Regione Piemonte, prevede l’accorpamento in un’unica sede - il Palazzo degli Istituti Anatomici - dei seguenti musei universitari, integrati da altri settori ostensivi: il Museo di Anatomia Umana “Luigi Rolando”, il Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso”, il Museo di Antropologia ed Etnografia “Giovanni Marro”. Con l’inaugurazione del Museo di Anatomia, il primo settore del Museo dell’Uomo è fruibile al pubblico dal 13 febbraio 2007, data a partire dalla quale è visitabile anche il Museo della Frutta, allestito nella stessa sede a seguito di una convenzione tra l’Università e la Città di Torino. Il Palazzo degli Istituti Anatomici (costruito nel 1897-98) e le collezioni che esso ospita (alcune delle quali risalgono al Settecento) costituiscono un importante patrimonio che rappresenta la testimonianza materiale di prestigiose tradizioni dell’Ateneo e della Città e che, oltre alle collezioni scientifiche, comprende fondi archivistici e librari. È da sottolineare il fatto che tutte le operazioni di restauro sono state svolte in stretta collaborazione con le Soprintendenze competenti. Al momento, oltre a quelli occupati dai musei di Anatomia e della Frutta, sono destinati ad attività museali i locali per il riallestimento del Museo Lombroso (circa 600mq) le cui opere di restauro, ristrutturazione e impiantistiche sono state completate; i locali per accoglienza e biglietteria adiacenti i due musei (50 mq); i locali di deposito nel seminterrato (circa 500 mq in parte ristrutturati). Il progetto, per essere realizzato nella sua interezza necessita che le tre aree già assegnate a spazi ostensivi siano integrate da altri spazi da destinare al trasferimento del Museo di Antropologia ed Etnografia e all’allestimento di una Sezione sull’Evoluzione dell’Uomo, oltre che da locali da destinare a servizi comuni (spazio per mostre temporanee, centro di interpretazione del palazzo e delle collezioni, sala di accueil, ascensore, caffetteria e bookshop). In caso di disponibilità di risorse finanziarie e di spazi, le operazioni realizzabili entro il 2011 includerebbero il riallestimento e l’apertura del Museo Lombroso; il trasferimento e il riallestimento del Museo di Antropologia ed Etnografia; la realizzazione della sezione sull’Evoluzione dell’Uomo, della caffetteria, del bookshop e il restauro di facciate e tetti. Per queste operazioni sono già stati redatti un Master Plan nel 2001 e un progetto di aggiornamento/ integrazione nel 2006.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 2 8

PROGE TTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

il palazzo è dell’Agenzia del Demanio, in uso all’Università. Le collezioni sono di proprietà universitaria TIPO DI INTERVENTO

riallestimento, trasferimento delle collezioni, restauro, facciate e tetti DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse storico e scientifico DESTINAZIONE DEFINITIVA

sede museale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

9.650.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

1.100.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

8.550.000 Euro

150


05.03. ESPERIENZA DEL PRESENTE: DISCUSSIONE Fare esperienza di presente significa innanzitutto privilegiare il processo e la partecipazione rispetto ad un’offerta culturale più tradizionale che privilegia la scelta diretta di responsabili, contenuti e modalità di fruizione. Per Italia 150 si prevede invece di attivare un vasto processo di coinvolgimento di diversi gruppi di interesse. Innanzitutto i giovani, e in particolar modo i giovani universitari. Ecco perché per fare esperienza di presente si sono scelte le nuove sedi delle Università e del Politecnico, ovvero l’intero sistema universitario regionale, che ha già dato prova di coesione sia nell’organizzazione di un evento internazionale come le Universiadi invernali 2007, sia promuovendo, per la prima volta a livello nazionale, un sistema integrato dell’offerta didattica, della valutazione e del legame con il sistema imprenditoriale. Oltre agli studenti universitari e ai loro docenti, nella discussione verranno coinvolte le famiglie, che costituiscono il terzo polo di interesse e di opinione, sebbene gli interessi dei giovani siano sempre più scollegati da quelli delle famiglie e delle istituzioni. In ricerche recenti, risulta infatti che la fiducia dei giovani nelle istituzioni pubbliche è crollata, soprattutto perché queste risultano sempre più lontane, incapaci di dialogare, di essere aperte al nuovo, di fatto impermeabili all’accesso dei giovani alle élites decisionali. Fare esperienza del presente significherà innanzitutto mettere in discussione questi temi, declinandoli lungo tre grandi direttrici: una pubblica, la democrazia, una privata, la spiritualità, la terza all’incrocio delle due e a sua volta incrocio di saperi, in quanto tematizzante l’incontro (possibile e necessario, specialmente in Italia) tra scienza e cultura, ovvero tra scienza della natura e scienza dell’uomo. In un momento di grande incertezza sui confini tra sfera pubblica e sfera privata, l’intenzione di Italia 150 è innanzitutto di provare a rimettere in gioco i valori della rappresentanza, della laicità, dell’autonomia decisionale, del rispetto dei ruoli, e intersecare queste tematiche con le grandi discussioni internazionali che fanno mutare continuamente il ruolo degli stati nazionali. Temi come l’efficacia del rapporto tra democrazia e sviluppo, la diffusione della democrazia a livello planetario, la capacità e la disponibilità dei singoli di lasciare indietro porzioni dei propri interessi di parte in nome di una visione pubblica condivisa saranno discussi e elaborati all’interno di seminari tematici, gruppi di lavoro permanenti, presen-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 2 9

PROGETTI

tazioni di libri che coinvolgano i più importanti esperti italiani e stranieri. Per costruire al meglio il percorso di avvicinamento al 2011, la discussione sul presente partirà con largo anticipo, con l’organizzazione nel 2009 della prima Biennale Democrazia, che avrà il compito di ridefinire i confini di una pratica, quella democratica, che sta alla base di una apertura culturale e scientifica necessaria al progresso delle comunità nazionali e internazionali. Ecco perché a fianco del tema della democrazia si è pensato di proporre come secondo tema di discussione e quindi di esperienza del presente quello dell’incontro tra cultura scientifica e cultura umanistica. Se la democrazia è necessaria per dare respiro alla scienza e alla cultura, la progressiva divaricazione tra le due ha prodotto in tutto il mondo specializzazioni estreme e estreme incomprensioni. La più parte degli italiani è incapace anche solo di comprendere il linguaggio della scienza, tanto meno le opzioni e le scelte che essa offre alla nostra comunità. D’altro canto il valore della cultura sembra essere sempre più slegato da condizioni intrinseche e condizionato invece dalla nozione di successo, in maniera quasi diametralmente opposta dall’esperienza fatta dai ricercatori nei laboratori delle università italiane e straniere. Può la scienza costruire modelli valutativi del presente integrabili a quelli della cultura? Può la cultura aiutare a costruire un nuovo linguaggio per la scienza, aumentandone la pervasività nella vita di tutti i giorni ma anche nelle scelte finali di ogni singolo, siano esse legate alla nascita che alla morte? È evidente che tale discussione si collega perfettamente al terzo tema di presente proposto: la spiritualità. Tema che a livello internazionale apre il confronto con il ruolo delle religioni, dei contrasti e degli incontri che culture religiose diverse offrono ogni giorno nelle nostre città, abitate sempre di più da gruppi di credenti di fedi diverse ma anche di persone in cerca di fede o contrarie alla fede. È tuttavia indubbio che la spiritualità offre nuovi modelli di interpretazione del presente. In preparazione del 2011, è possibile immaginare un lavoro collettivo che veda la visita dell’amplissimo patrimonio di edifici di preghiera di ogni tipo confessione religiosa come punto di partenza per un confronto tra le diverse forme di spiritualità, a cui far seguire gruppi di discussione, seminari e progetti.

150


[ laboratorio Europa ] A 150 anni dall’unificazione, a 65 dalla proclamazione della Repubblica Italiana e a 60 dalla firma da parte di Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi del trattato che istituì la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) – patto per la gestione comune e pacifica delle risorse e industrie carbosiderurgiche e punto di partenza dell’attuale Unione Europea – il 2011 sarà il momento giusto per affrontare una discussione profonda sul senso dell’unità italiana oggi, sul concetto di democrazia e sulla sua reale applicazione in Italia, in Europa e nel mondo, sullo stato dei fatti e sulle prospettive dell’integrazione europea e dei rapporti internazionali dell’UE. Per il suo ruolo guida nel Risorgimento e nel processo unitario, per la sua storia di prima capitale d’Italia, per il suo essere stata un grande laboratorio di democrazia del Novecento, nonché per la tradizione dei rapporti internazionali intessuti dal Regno di Sardegna fino ad oggi, Torino ha un’identità culturale profondamente segnata dallo spirito democratico e ha sviluppato una forte capacità di interazione e integrazione con il contesto europeo. Per questo il Piemonte si candida a essere teatro, prima e durante il 2011, di un dibattito nazionale e internazionale sui diritti, la democrazia e la politica comunitaria, con particolare riferimento alla Costituzione Europea. Torino e il Piemonte intendono offrirsi anche come luogo di riflessione sul concetto di identità nazionale, visto alla luce dei rapporti con le identità locali – segnate da un crescente cosmopolitismo - e dell’inserimento delle nazioni in contesti sovra-nazionali, primo fra tutti l’Unione Europea. A tale scopo, intendono coinvolgere un grande numero di esperti italiani, europei ed extraeuropei in un forum che affronti il tema del rapporto tra organismi di governo locali, nazionali e internazionali. I lavori si dovrebbero svolgere già a partire dal 2008 – comprendendo l’appuntamento del 2009 della Biennale Democrazia - e sfociare, nel 2011, in un grande evento dedicato al presente e al futuro dell’Europa, che indicherà i più imminenti traguardi della politica europea e le misure che l’Italia potrà attuare per perseguirli. “L’appello che voglio oggi rivolgere è diretto a tutte le componenti responsabili della società italiana: rilanciare l’idea di Europa [...] spingendo lo sguardo oltre tutti i confini nazionali, dare nuovo impulso a un percorso che appare ristagnare, non è affare soltanto delle forze politiche, per fondamentale che sia il loro ruolo; è dovere non eludibile delle forze sociali, della cultura, delle istituzioni regionali e locali dei movimenti associativi [...]. Non c’è avvenire per l’Italia se non nel rifiuto di ogni stanca tentazione di ripiegamento su illusorie e meschine rivendicazioni dell’interesse nazionale e su sterili abbandoni allo scetticismo verso il progetto europeo”. Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla manifestazione per il ventesimo anniversario della scomparsa di Altiero Spinelli Ventotene, 21 maggio 2006


“Presente”, tuttavia, non è solo una parola, ma anche un’espressione corporea. In tal senso la recente esperienza olimpica torinese ha messo in luce il rapporto stretto tra sport e cultura, tra performance sportiva e performance teatrale, musicale, cinematografica. Grazie a un patrimonio di spazi per lo sport e lo spettacolo pressoché unico in Italia, e che ne ha fatto la capitale degli sport del ghiaccio nonché uno dei più importanti centri di produzione culturale europea (dagli ormai tradizionali comparti dell’arte contemporanea e del cinema a quelli più recenti della musica classica, pop e jazz fino al nuovo teatro), Torino e la sua regione (ricca di altri centri culturali forti come Biella, Caraglio, Ivrea, Vercelli) intendono offrire come importante esperienza del presente momenti internazionali di spettacolo e di sport. Si intende aprire le celebrazioni con un evento importante come i mondiali di pattinaggio artistico e chiuderli con una serie di eventi legati ancora al ghiaccio (bob, hockey, curling) in ideale legame con le Olimpiadi del 2006, consapevoli che due di questi sport costituiscono uno dei più significativi bacini di contatto media attraverso le televisioni americane, russe, canadesi. Sempre per quello che riguarda lo sport, con esplicito richiamo a due tradizioni storiche della nostre regione, sono in progetto la candidatura per ospitare i mondiali di ciclismo e un torneo internazionale dedicato ai club più legati alla storia del calcio italiano. Ma l’esperienza di sport non sarà solo quello dello sport da vedere, ma anche e soprattutto dello sport da provare, con percorsi di comparazione tra le prestazioni dei professionisti e quelle dei dilettanti. Quanto allo spettacolo, sarà soprattutto l’estate del 2011 a veder fiorire e utilizzare in Piemonte e in città il patrimonio “dal vivo” che ha attratto negli ultimi anni milioni di spettatori a teatro e all’ascolto di esibizioni musicali. Dalla tradizione operistica legata a Puccini (la prima assoluta della Bohème si tenne al Teatro Regio nel 1896) e Toscanini (che si esibì a Torino proprio per le celebrazioni del 1911) fino al jazz e all’etno/tecno/pop dei nomi piemontesi più noti, Torino e la regione sono pronti a costruire nuove modalità di partecipazione agli spettacoli. Seminari tematici, incontri con gli autori e i performer, operazioni di mediazione culturale in grado di far apprezzare al pubblico più tradizionale l’innovazione e al pubblico più giovane i legami con le radici storiche del patrimonio artistico nazionale: tutte occasioni di messa alla prova di una identità nazionale ampiamente riconosciuta all’estero e di cui spesso sono proprio gli italiani a non essere in grado di fare oggi esperienza.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 3 1

PROGETTI

150


[ 4. democrazia ] Il problema della democrazia all’interno dei singoli Stati è strettamente connesso a quello della democrazia nel sistema internazionale. Anche le democrazie più consolidate non sempre si trovano nella condizione di osservare i principi della convivenza democratica nel rapporto con gli altri Stati. Il “futuro della democrazia” risiede oggi più che mai nella democratizzazione del sistema internazionale. Si tratta di un processo che dovrebbe svolgersi in una duplice direzione, ovvero nella graduale estensione degli Stati democratici, che ancora oggi sono una minoranza, e nella ulteriore democratizzazione della organizzazione universale degli Stati, che non è riuscita sinora a superare la condizione di equilibrio instabile fra i grandi Stati, e a impedire lo scoppio dei conflitti fra gli Stati piccoli. Norberto Bobbio, “Il futuro della democrazia: ci vuole un mondo che superi gli Stati”, La Stampa - 16 novembre 1994


FACOLTÀ DI GIURISPRUDENZA - Alessandria L’intervento di riqualificazione fisica e funzionale di alcuni edifici dell’ex Ospedale Militare di Alessandria prevede la completa ristrutturazione di una parte del complesso edilizio, al fine di ospitare la Facoltà di Giurisprudenza e una quota degli organismi afferenti al Dipartimento di Scienze Giuridiche ed Economiche. L’ex Ospedale Militare, ubicato nel centro storico della città, ha origine medievale. Secondo la documentazione storica, le origini della chiesa sono infatti databili fra il 1210 e il 1220. Il convento fu trasformato con l’occupazione napoleonica in complesso militare. Nel 1833, a opera di Carlo Alberto, la caserma fu adibita a ospedale divisionario militare, con una capacità di circa 280 posti letto. I fabbricati del complesso che saranno oggetto dell’intervento in argomento sono quelli denominati – secondo la nomenclatura in uso nel periodo di utilizzo militare – B, C ed F e sono attualmente accessibili attraversando spazi destinati a giardini pubblici. È inoltre prevista la concessione da parte del Comune di Alessandria di una porzione dei cortili per la realizzazione di strutture adibite alle attività connesse alla didattica. Il progetto si fa carico di contribuire ad elevare la qualità urbana dell’area, trasformando il “recinto urbano” esistente in un polo di attrazione, dove alla attuale sensazione di esclusione e anonimato si sostituisca un armonioso insieme di attività universitarie e cittadine. Gli spazi delle corti interne a giardino saranno attrezzati per ricucire parti separate della città, penetrare il complesso attuale da più vie, consentire la vita all’aperto per gli universitari e per gli abitanti della città. La progettazione definitiva ed esecutiva è in fase di affidamento allo studio Aimaro Isola e Icis di Torino, vincitore del concorso internazionale di progettazione. La conclusione dei lavori di recupero e ristrutturazione è prevista nel primo semestre 2011. La struttura, facilmente accessibile e opportunamente infrastrutturata per accogliere manifestazioni, sarà sede espositiva e congressuale nel 2011, ospitando attività volte a promuovere e divulgare tematiche, episodi e personaggi legati al Risorgimento e al processo di unificazione nazionale.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 3 3

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro, in comodato d’uso TIPO DI INTERVENTO

restauro, recupero, ristrutturazione e riconversione DESTINAZIONE PER IL 2011

sede espositiva e congressuale DESTINAZIONE DEFINITIVA

sede delle strutture della Facoltà di Giurisprudenza e di una quota di organismi afferenti al Dipartimento di Scienze Giuridiche ed Economiche dell’Università VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

10.000.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

8.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

2.000.000 Euro

150


CAMPUS URBANO - Torino L’Università degli Studi di Torino ha in corso un importante processo di razionalizzazione delle proprie strutture, con la polarizzazione attorno ad alcune direttrici di sviluppo strategico. Cuore del sistema è il cosiddetto Campus Urbano che, attorno all’asse di Via Verdi, vede la concentrazione degli studi umanistici, oltre che la sua direzione. Questa area gode il privilegio dell’assoluta centralità nella città ed è supportata da una rete di servizi universitari e cittadini che la rendono strategicamente importante. Basti citare la comodità di accesso, con mezzi pubblici e privati, la presenza e il potenziamento del sistema dei parcheggi, la dotazione alberghiera e residenziale specifica universitaria (380 posti già disponibili e un centinaio previsti). Inoltre, proprio i vari immobili universitari presentano un’offerta di aule con tutte le più moderne dotazioni di supporto. La specializzazione tematica in campo umanistico rende poi questa importante area della città uno dei poli di attenzione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Sarà possibile, in accordo con il Comitato promotore, lungo l’asse del campus urbano, disegnare un percorso della memoria e della conoscenza che guidi i visitatori attraverso i luoghi che sono stati testimoni dello sviluppo urbanistico, socioeconomico, storico della città e che debbono diventare la sede di un’intensa attività didattica, espositiva e convegnistica. Nell’area descritta, l’Università ha concentrato molti suoi obiettivi di sviluppo edilizio, prevedendo la nuova costruzione di un grande edificio in lungo Dora Siena per le facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche, il nuovo complesso per servizi di piazzale Aldo Moro, la ristrutturazione di Palazzo Nuovo e la nuova Aula Magna nel complesso della Cavallerizza. A supporto di questo sviluppo, l’Ateneo ha mobilitato risorse per quasi 200 milioni di euro. Nel 2011 i vari complessi di nuova realizzazione saranno disponibili e potranno essere utilizzati durante le celebrazioni. La situazione attuale è la seguente: i lavori di costruzione del nuovo complesso di lungo Dora Siena sono avviati, la loro ultimazione è prevista per la fine dell’anno 2009; è in fase di svolgimento la procedura per l’affidamento dei lavori di piazzale Aldo Moro. I lavori, preceduti dalla messa a punto progettuale, saranno ultimati nel 2010; nel 2007 inizieranno i lavori di ristrutturazione parziale del Palazzo degli Stemmi, per realizzare in parte di esso una residenza universitaria; i lavori saranno ultimati in un anno.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 3 4

PROGE TTI

È pronta la progettazione definitiva della nuova Aula Magna nel Maneggio Chiablese, che fa parte del complesso della Cavallerizza ed è di proprietà demaniale. Sciolto il nodo patrimoniale, si prevede che l’intervento possa essere ultimato entro la metà del 2010.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Università degli Studi di Torino, Agenzia del Demanio TIPO DI INTERVENTO

nuove costruzioni, restauri, ristrutturazioni edilizie DESTINAZIONE PER IL 2011

attività culturali, espositive, convegnistiche DESTINAZIONE DEFINITIVA

sedi didattiche, convegnistiche VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

189.000.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

182.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

7.000.000 Euro

150


VILLA LA PALAZZOLA - Stresa (Verbania) Il Lago Maggiore nel corso dei secoli ha visto la creazione di splendidi giardini e di ville sfarzose, che hanno accresciuto il fascino del suo già spettacolare paesaggio. Nel nord est del Piemonte si possono oggi ammirare giardini e ville che rappresentano una parte importante del patrimonio culturale e botanico italiano. La villa, fatta costruire in una delle più felici posizioni delle sponde del lago dal conte Flaviano Avogadro Casanova, sorgeva su un fondo molto vasto, che si estendeva fino alla strada nazionale del Sempione nell’entroterra. La prima pietra dell’edificio, con annesso un elegante oratorio, venne benedetta da Antonio Rosmini nel giugno 1844. La Villa Casanova divenne proprietà Geyer e più tardi Belloni. Fu infine acquisita dai Bongiovanni Radice nel 1951. L’ultimo erede, Adolfo Pini, la donò al Comune di Stresa, con l’intesa di trasformarla nella sede di una Fondazione che avesse finalità di promozione dell’arte e della cultura. La Villa oggi ospita infatti la Fondazione “La Palazzola”, costituita dal Comune insieme alla Regione Piemonte. Lo splendido giardino ha conservato una superficie di quasi due ettari: la strada statale superiore è unita al lago da un percorso in asse con la villa, il cui estremo visivo è il Palazzo Borromeo dell’Isola Madre. Le celebrazioni del 2011 possono contribuire a valorizzare ulteriormente questo importante polo culturale, situato in una delle località di soggiorno lacustre storicamente più prestigiose d’Europa.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 3 5

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Fondazione “La Palazzola” TIPO DI INTERVENTO

riqualificazione e rifunzionalizzazione DESTINAZIONE PER IL 2011

sede di attività culturali ed esposizioni DESTINAZIONE DEFINITIVA

ede di attività culturali ed esposizioni VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

10.000.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

5.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

5.000.000 Euro

150


[ 5. scienza e cultura umanistica ] Siamo davanti ad una tragedia culturale. Per ciò che concerne la cultura scientifica e quella umanista, infatti, la separazione oggi è dominante. Perché parlo di tragedia: perché la cultura umanista viene privata delle innumerevoli conoscenze apportate dalle scienze e la cultura scientifica è privata del potere di riflessione che è proprio della cultura umanista. Ci troviamo quindi di fronte a due culture entrambe mutilate che avrebbero invece bisogno di interconnettersi in modo organico, secondo il principio stesso del pensiero complesso. Si può giungere a questo ragionamento anche pensando al problema dell’identità umana. Se voglio conoscere l’essere umano, le scienze umane non sono sufficienti: serve anche la letteratura, serve il romanzo perché grazie a questo posso capire gli individui concreti, nel loro contesto, nella loro storia, nel loro ambiente, nelle loro passioni. Quindi noi abbiamo bisogno in qualsiasi momento di legare gli albori della cultura scientifica con quello che di prezioso ci dona la cultura umanista. Edgar Morin, video intervista in occasione del convegno Progettare Futuri, Reggio Emilia marzo 2003


FILATOIO ROSSO - Caraglio (Cuneo) Il Filatoio Galleani di Caraglio, meglio conosciuto come Filatoio Rosso, fu il secondo setificio costruito in Piemonte, dopo quello di Venaria Reale, ed è oggi considerato il più antico esistente in Europa. Il rilancio dell’attività serica piemontese si deve all’arrivo a Torino, sollecitato dai Savoia, di Giovanni Francesco Galleani e di suo figlio Giovanni Girolamo, che introdussero la torcitura con mulini da seta circolari ad energia idraulica. La fabbrica fu edificata a partire dal 1676 e subì cambiamenti importanti nella prima metà del Settecento fino a raggiungere le dimensioni attuali, quelle di una grande filanda. La produzione dell’organzino piemontese, in quel periodo considerato il migliore al mondo, rimase pressoché invariata fino al 1780. A partire dal 1850 diminuì bruscamente ma, grazie al rinnovamento dei macchinari all’interno della fabbrica, con l’avvento del Regno d’Italia riprese regolarmente. Da questo periodo in poi, la storia del filatoio di Caraglio è scandita dalle vicende politiche ed economiche che influenzarono il settore della produzione serica della zona. La via del declino giunse a compimento nella metà degli anni Trenta del Novecento, con la chiusura definitiva della fabbrica. Durante la seconda guerra mondiale essa fu occupata dall’esercito, successivamente da varie botteghe artigiane e abitazioni e infine fu abbandonata. Negli anni Novanta il Consiglio d’Europa definì il Filatoio “il più insigne monumento storico-culturale di archeologia industriale in Piemonte” e la Soprintendenza competente sollecitò interventi di tutela e restauro. Il Comune acquistò quindi l’edificio ed ottenne stanziamenti europei e regionali per avviare un primo lotto di restauri. Nel 2001 fu istituita una Fondazione per il Filatoio e fu realizzato un progetto per la destinazione d’uso della fabbrica. Gli originari appartamenti ed uffici vennero destinati ad ospitare mostre di arte contemporanea. Venne anche recuperato e restaurato un singolare affresco allegorico tardo-ottocentesco che celebra l’evento storico dell’Unità d’Italia. Per quanto riguarda la fabbrica, i nuovi torcitoi perfettamente funzionanti e due ruote idrauliche sono stati inaugurati nel 2005 e costituiscono il primo nucleo espositivo del futuro Museo del Setificio Piemontese. Nel maggio del 2006 i lavori di restauro dell’edificio nel suo complesso sono stati terminati. Tra il 2008 e il 2011 sarà completato il Museo del Setificio piemontese e verrà recuperato il basso fabbricato adiacente al Filatoio, per attività didattiche e altri servizi per il pubblico. Saranno inoltre condotte attività di ricerca sull’economia serica in Piemonte nell’Italia pre e post unitaria

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 3 7

PROGETTI

e saranno allestite mostre temporanee sul lavoro e sull’arte contemporanea.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Comune di Caraglio. Comodato d’uso gratuito alla Fondazione Filatoio Rosso TIPO DI INTERVENTO

recupero e rifunzionalizzazione DESTINAZIONE PER IL 2011

sede espositiva e di attività di ricerca DESTINAZIONE DEFINITIVA

Museo del Setificio Piemontese, sede del CESAC (Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee), sede di eventi espositivi e di attività congressuali VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

2.250.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

250.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

2.000.000 Euro

150


POLITECNICO - Torino Il progetto prevede una riqualificazione ambientale degli spazi comuni della sede di corso Duca degli Abruzzi ed ha come obiettivo fondamentale la trasformazione del Politecnico in un luogo in cui è piacevole studiare. Nel suo insieme il progetto consente una ottimale connessione tra la “vecchia” sede e la “nuova” cittadella politecnica, ma anche con la città e, in particolare, l’importante polo culturale e di transito che si sta realizzando in Spina 2. Gli ampi spazi dei cortili (circa 30.000 mq), nel quadro complessivo del progetto diventano il cuore pulsante della struttura come luoghi di studio, di transito e di sosta immersi nel verde. I corridoi, completamente ripensati per la distribuzione su più livelli diversamente attrezzati, si trasformano in luoghi di scambio delle informazioni (culturali, tecniche, scientifiche e commerciali) attraverso un sistema informatico innovativo opportunamente progettato. Il progetto, nel suo insieme, è strutturato in modo tale che a partire da un asse immaginario dedicato alla tecnologia e alle arti qualificanti la scuola politecnica, vengano distinti, secondo una sequenza logica, altri assi, ciascuno contraddistinto da elementi specifici. In particolare, sono individuati: l’asse della comunicazione, per i cortili in affaccio su corso Duca degli Abruzzi, importante interfaccia con il centro della città; l’asse della riflessione, per i cortili più appartati; l’asse della concentrazione, per i cortili posti alla quota interrata che si affacciano sul percorso di collegamento trasversale all’asse della tecnologia e delle arti; l’asse della distensione, per i cortili destinati ad area verde attrezzata per la sosta e il passeggio sovrastanti, in parte, i parcheggi interrati; l’asse dell’applicazione, per le sale studio riservate agli studenti caratterizzate da un importante affaccio sulla porzione di città che si sta rinnovando su corso Castelfidardo. L’importanza della ricerca svolta in ambito universitario rappresenta per il Paese una risorsa inestimabile. La celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia può costituire un importante momento di analisi storica di quanto è stato fatto fino ad ora. La celebrazione, inoltre, deve costituire un momento fondamentale per far conoscere al mondo intero quali sono i progetti per il futuro in ambito di innovazione scientifica e tecnologica nei diversi settori disciplinari presenti al Politecnico. I risultati delle ricerche troveranno spazio in eventi espositivi opportunamente strutturati ed organizzati nei cortili e nei corridoi e potrebbero poi andare ad arricchire il patrimonio culturale del Centro Museo e documentazione

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 3 8

PROGE TTI

storica dell’Ateneo. Gli spazi espositivi saranno organizzati in modo tale da prevedere l’installazione di innovativi schermi multimediali e l’esibizione di prototipi di ricerca e di produzione. Inoltre saranno organizzati convegni, seminari e workshop. Al termine delle celebrazioni questi importanti investimenti costituiranno un patrimonio a disposizione degli studenti italiani e stranieri che presso il Politecnico avranno il desiderio e la voglia di fondare, con impegno, studio e curiosità, il proprio futuro.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Politecnico di Torino TIPO DI INTERVENTO

ristrutturazione DESTINAZIONE PER IL 2011

sede espositiva per le celebrazioni DESTINAZIONE DEFINITIVA

università VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

229.115.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

184.300.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

44.815.000 Euro

150


[ 6. spiritualità ] Agnostici e atei non credono in Dio, non si sentono coinvolti da questa presenza perché non la sentono reale, ma sono consapevoli che invece le religioni che professano Dio fanno parte della storia umana, della società, del mondo. Come essi non trovano ragioni per credere, altri invece le trovano e sono felici: gli uni pensano che questo mondo basti loro, gli altri sono soddisfatti di avere la fede. Ma proprio questo fa dire che l’umanità è una, che di essa fanno parte religione e irreligione e che, comunque, in essa è possibile, per credenti e non credenti, la via della spiritualità. Spiritualità non intesa in stretto senso religioso, ma come vita interiore profonda, come fedeltà-impegno nelle vicende umane, come ricerca di un vero servizio agli altri, attenta alla dimensione estetica e alla creazione di bellezza nei rapporti umani. Spiritualità, soprattutto, come antidoto al nichilismo che è lo scivolo verso la barbarie: nichilismo che credenti e non credenti dovrebbero temere maggiormente nella sua forza di negazione di ogni progetto, di ogni principio etico, di ogni ideologia. Enzo Bianchi, La spiritualità degli atei, La Repubblica – 23 febbraio 2007


ABBAZIA - Novalesa (Torino) L’Abbazia di Novalesa, dedicata ai Santi Pietro e Andrea, sorge nel 726 in un luogo all’epoca di transito ed oggi risparmiato da incauti interventi edilizi ed urbanistici. Dal 1972 l’Abbazia è di proprietà della Provincia di Torino, che l’ha affidata ai monaci nel 1973. I primi interventi di restauro si sono concentrati sulle aree esterne, con rimboschimenti e con il risanamento della cappella di Sant’Eldrado. Dal 1978 sono iniziate le prime indagini archeologiche sul campo e nel 1982 è stato portato a termine il primo lotto di interventi, sulla base di un piano globale di restauro riguardante la Manica Santa Lucia, che avrebbe ospitato la residenza dei monaci. Tra il 1985 e il 1992 i lavori hanno riguardato la manica sud con interventi parziali alla copertura e agli orizzontamenti e la sistemazione dei locali destinati al Laboratorio di Restauro del Libro. Anche la chiesa è stata restaurata durante quel periodo e riconsacrata nel 1995. Nel 1997 l’architetto Andrea Bruno è stato incaricato di redigere un progetto di fattibilità per definire interventi e usi degli spazi del complesso abbaziale, sulla base delle linee guida dettate dall’Amministrazione provinciale: mantenere la destinazione religiosa e le importanti attività svolte dai monaci nel restauro dei libri, valorizzare il bene e renderlo un centro di cultura e di incontro tra differenti spiritualità. Vista la ricchezza del patrimonio librario si è intervenuto sulla biblioteca e sono state eliminate le superfetazioni che avevano negato gli originari volumi degli ambienti, ora riportati in essere. Nell’attuale sistemazione i locali al primo piano ospitano le sale lettura e gli uffici per la biblioteca ed una sala per mostre temporanee; al piano terra è ospitato il museo con una sezione dedicata alla vita monastica ed una sezione sul restauro del libro, oltre a spazi per incontri e servizi (biglietteria, bookshop). Sono in programma, per il completamento degli interventi, l’allestimento della sezione archeologica del Museo con l’annessa chiusura delle arcate del chiostro piccolo, l’arredo della sala lettura della biblioteca al primo piano, la realizzazione della scala esterna di accesso alla Sala delle Stelline e la realizzazione del medaglione artistico nel solaio dell’ingresso. Parallelamente è in fase di affidamento il secondo lotto di interventi architettonici, sulla base della progettazione del Servizio Edilizia della Provincia, relativo al sagrato, alla manica sul laboratorio restauro libri – da destinare a foresteria – e alla relativa facciata est, alle rimanenti coperture da risanare. Per portare a compimento il restauro si aggiungono il recupero dei locali a nord

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 4 0

PROGE TTI

della chiesa, delle facciate laterali della chiesa, del corpo di fabbrica ovest e del corridoio inclinato, la sistemazione dell’area esterna e nuovi interventi di risanamento alle cappelle e agli affreschi della Cappella di San Eldrado. Si prevede che i lavori possano essere svolti tra il 2007 e il 2010.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Provincia di Torino TIPO DI INTERVENTO

restauro e recupero funzionale DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse storico e artistico, sede espositiva DESTINAZIONE DEFINITIVA

luogo di culto e di interesse storico e artistico VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

5.520.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

3.820.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

1.700.000 Euro

150


CANONICA DI SANTA MARIA DI VEZZOLANO - Albugnano (Asti) Notevole esempio di architettura tardo romanica, il complesso fu fondato nel 1085 dai Canonici regolari di Sant’Agostino in una zona dell’Astigiano, sulla riva destra del Po, sulla quale risulta particolarmente frequente l’istituzione di canoniche riformate tra XI e XII secolo. Immerso nella campagna della conca di Vezzolano, coltivata prevalentemente a vigna e a pascolo, l’insieme è composto dalla chiesa ad impianto basilicale - con due absidi semicircolari e, attualmente, con due sole navate - da un massiccio campanile a base quadrata, da un raccolto chiostro quadrangolare sul lato sud, che ingloba in parte la terza navata, dall’antico refettorio e da ampi locali cantinati. La splendida facciata presenta un paramento in cotto alternato a fasce in arenaria e un portale ornato da pregevoli rilievi. La canonica, in consegna alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio del Piemonte sin dal 1937, custodisce preziose testimonianze dell’arte figurativa medievale e, in particolare, il bassorilievo policromo del pontile, restaurato di recente insieme agli affreschi del chiostro. Tutti gli spazi - salvo la chiesa, che è officiata - sono oggi disponibili per manifestazioni culturali. Santa Maria di Vezzolano, capostipite di tante chiese campestri, è il luogo ideale per accogliere un museo che illustri ed indaghi innanzitutto le peculiarità e i caratteri del monumento stesso, offrendo poi il punto di partenza per un itinerario attraverso il romanico astigiano, declinato in sezioni tematiche: spiritualità, architettura e arti figurative, materia e invenzione. Il progetto del “Museo del Romanico” è definito in tutti gli aspetti: l’appuntamento del 2011 può fornire lo stimolo e le risorse necessarie per condurlo a compimento. Per l’adeguamento dei locali e degli esterni saranno necessari circa 16 mesi, mentre i lavori d’allestimento del museo dureranno un anno.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 4 1

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Agenzia del Demanio TIPO DI INTERVENTO

adeguamento dei locali e allestimento museale DESTINAZIONE PER IL 2011

sede di eventi DESTINAZIONE DEFINITIVA

luogo di culto e di interesse artistico e culturale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

2.725.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

1.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

1.725.000 Euro

150


SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA - Oropa (Biella) Scenografico insieme di fabbricati, eretto a 1200 metri d’altitudine su un ripiano morenico tra boschi e prati, il Santuario di Oropa è uno dei più antichi santuari mariani d’Occidente. La cupola della grandiosa Chiesa Nuova emerge in armoniosa proporzione con le montagne circostanti, mentre a ponente del Santuario spiccano le dodici cappelle del Sacro Monte, sorto tra il 1620 e il 1720 e riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2003. I primi documenti scritti, risalenti all’inizio del XII secolo, riportano l’esistenza delle primitive Chiese di Santa Maria e di San Bartolomeo, fondamentale punto di riferimento per i viaggiatori che transitavano da e verso la Valle d’Aosta. Il complesso crebbe fino a raggiungere le monumentali dimensioni odierne, grazie ai disegni dei più grandi architetti sabaudi. Arduzzi, Juvarra e Galletti, tra il 1600 e il 1800, innalzarono ampi porticati, gallerie e loggiati per dare ospitalità ai numerosi pellegrini e devoti che vi giungevano per pregare davanti alla statua della Vergine Nera, custodita all’interno dell’Antica Basilica. L’unione tra la secolare devozione popolare e l’interessamento della famiglia Savoia fecero di Oropa un centro nevralgico per tutto il ducato. La valorizzazione del complesso, significativamente legato alla famiglia Savoia, ben s’inserisce nelle celebrazioni del 2011. Oropa è infatti un luogo di spiritualità è ma anche un prezioso monumento artistico e culturale. Inoltre, ha un importante valore storico: la sua notorietà di santuario dedicato alla Madonna Nera, inizialmente diffusa a livello piemontese, con l’Unità d’Italia si propagò infatti rapidamente a tutta la penisola rendendolo meta di pellegrinaggio nazionale. Le ipotesi progettuali di restauro comprendono quattro differenti interventi: la ristrutturazione del Padiglione Sant’Anna del Chiostro Grande e del Padiglione degli Evangelisti, con realizzazione di un centro congressi per 300 persone, il completamento del manto lapideo di fronte alla Chiesa Nuova, rimasto incompiuto dalla metà del XX secolo, e il rifacimento delle coperture in lastre di pietra dei Padiglioni di San Gioachino e San Tommaso. I lavori potrebbero avere inizio a gennaio 2008 e concludersi entro dicembre 2010.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 4 2

PROGE TTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Amministrazione del Santuario di Oropa TIPO DI INTERVENTO

restauro e riqualificazione di alcune aree della Basilica DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse artistico - culturale, sede di manifestazioni DESTINAZIONE DEFINITIVA

luogo di culto e di interesse artistico - culturale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

7.450.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

7.450.000 Euro

150


ABBAZIA E CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA DI LUCEDIO - Trino (Vercelli) L’Abbazia cistercense di Lucedio è una delle realtà più significative del territorio della pianura vercellese, paesaggio risicolo fatto di terra e di acqua. Per volere di Ranieri di Monferrato l’abbazia venne fondata nel 1123 ad opera dei monaci provenienti dal monastero francese di La Fertè, che si occuparono anche di un’articolata e progressiva messa a coltura della grande selva planiziale padana. Della antica struttura abbaziale sono ancora conservati la sala capitolare, il refettorio e il chiostro. Accanto a questa parte medievale, si eleva la Chiesa di Santa Maria Assunta: in stile barocco, a pianta rettangolare, fu costruita nel 1769 sopra i resti della chiesa duecentesca. Il suggestivo campanile ottagonale risale, invece, al XIII secolo, come la zona inferiore della chiesa, a forma quadrata con contrafforti agli angoli esterni, che corrisponde al transetto destro dell’antica chiesa medioevale. All’ingresso della vasta corte si trova anche la settecentesca Chiesa del Popolo. È in corso di formalizzazione una convenzione tra la Provincia di Vercelli (che ha acquisito la chiesa nel 2003) e la proprietà abbaziale per la definizione di progetti di recupero condivisi e sinergici tra investimenti pubblici e privati. I primi interventi sono stati la messa in sicurezza del bene e il restauro delle facciate e del Campanile. Gli obiettivi del percorso progettuale si fondano sulla necessità di garantire la permanenza di una importante funzione produttiva come l’Azienda Agricola Principato di Lucedio e sulla ricerca di nuovi ma coerenti utilizzi che siano in grado di realizzare insieme funzioni culturali, religiose, commerciali, turistico-ricettive. Con lo sguardo all’evento del 2011, un progetto di rifunzionalizzazione e recupero della Chiesa e dell’Abbazia (che potrebbe concludersi tra il 2008 e il 2009) consentirebbe di recuperare il fulcro del Sistema delle Grange di Lucedio, che rappresenta uno spaccato significativo delle vicende storiche del regno sabaudo a cavallo dell’Unità d’Italia e dello sviluppo delle grandi trasformazioni territoriali ed agricole avviate da Camillo Benso di Cavour.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 4 3

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Provincia di Vercelli (chiesa); famiglia Cavalli d’Olivola (abbazia) TIPO DI INTERVENTO

restauro della chiesa, recupero e rifunzionalizzazione della manica abbaziale DESTINAZIONE PER IL 2011

monumento di interesse artistico - culturale, sede di manifestazioni DESTINAZIONE DEFINITIVA

monumento di interesse artistico - culturale e luogo di culto VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

9.000.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

1.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

8.000.000 Euro

150



SACRO MONTE - Varallo (Vercelli) Il Sacro Monte di Varallo è un complesso religioso realizzato tra il XV e il XIX secolo. È costituito da 45 cappelle, ciascuna corredata internamente da dipinti murali, e ognuna delle quali contenente allestimenti di sculture a tutto tondo a grandezza naturale che illustrano le tappe della vita di Cristo. Le cappelle sono costruite su una collina che sovrasta l’abitato di Varallo e inserite in zone boschive, in aree di giardino all’italiana e intorno a due piazze. Il percorso entro il complesso, culminante nella Basilica, è delimitato da mura nelle quali si apre una monumentale porta di accesso.

Si prevede inoltre l’allestimento di una mostra artistica dedicata a Gaudenzio Ferrari, da realizzarsi attraverso l’esposizione pressoché completa delle sue opere, con prestiti da musei nazionali e stranieri, collezioni private, chiese.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Comune di Varallo TIPO DI INTERVENTO

restauro e recupero funzionale DESTINAZIONE PER IL 2011

sede espositiva, luogo di visita e di riflessione DESTINAZIONE DEFINITIVA

meta d’interesse storico - artistico e religioso

Le architetture, le soluzioni urbanistiche delle piazze e il rapporto con i giardini sono frutto di un’accorta pianificazione, realizzata tra fine Cinquecento e primo Seicento, che si ispira ai modelli delle città ideali tardo rinascimentali. Le opere contenute nelle cappelle sono state realizzate da alcuni dei più importanti artisti della cultura piemontese e lombarda, da Gaudenzio Ferrari a Morazzone, Tanzio da Varallo, Giovanni d’Enrico, Pier Francesco Gianoli, Dionigi Bussola, Giovanni Battista Bernero. Dal luglio 2003 l’UNESCO ha iscritto i Sacri Monti dell’Italia settentrionale, nove dei quali sono piemontesi, nella lista dei beni considerati Patrimonio dell’Umanità.

VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

1.480.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

1.480.000 Euro

Il Sacro Monte di Varallo è proprietà del Comune di Varallo ed è gestito dal 1985 dalla Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte, ente strumentale della Regione Piemonte che ha il compito di garantire il ripristino e la conservazione del complesso storico-religioso e forestale e di favorire la fruizione per fini scientifici, culturali e didattici. Entro il 2011 si prevede l’attuazione di interventi di restauro e ripristino dei complessi di Betlemme e di Nazareth di Gaudenzio Ferrari, costituiti rispettivamente da cinque e da tre cappelle; il restauro di affreschi, statue e pavimenti di altre due cappelle gaudenziane e della scultura lignea della Maddalena nell’atrio del Sepolcro; la ristrutturazione del Museo del Sacro Monte, l’allestimento del museo Casa Parella, il reinserimento nel percorso processionale della cappella “Dormitio Virginis”, il restauro e la ricollocazione al suo interno degli affreschi gaudenziani ora in Pinacoteca.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 4 5

PROGETTI

150


[ 7. spettacolo ] Chiedersi se esiste ancora memoria di un passato – da un punto di vista storico e politico – è un tema molto interessante da trattare. Ma altrettanto interessante è tentare un confronto con quelle domande che comportano una riflessione sul futuro. Perché sono, a tutti gli effetti, domande che ci poniamo. Luca Ronconi, intervista dal programma di sala “Domani” – Ronconi. Gli spettacoli per Torino, 2006


05.03.07 SPETTACOLO, SPECCHIO DEL CONTEMPORANEO Nel rilancio culturale di Torino, lo spettacolo di musica, teatro e danza ha avuto e ha tuttora un grande ruolo. Lo sviluppo di questo settore è stato reso possibile da attente politiche di coordinamento ma anche dall’adeguamento e dall’ampliamento degli spazi, che hanno dato vita a un sistema culturale che nel 2011 potrà fornire spettacoli di altissima qualità. Partendo dalla musica, il fiore all’occhiello è il Teatro Regio. I suoi spazi, progettati da Carlo Mollino, ospitano lirica e concerti sinfonici. Negli ultimi cinque anni i biglietti venduti sono cresciuti notevolmente, dimostrando un accresciuto interesse da parte di cittadini e turisti. Dopo un lungo restauro, è di recente rientrato in funzione l’Auditorium RAI, prestigiosa sala che ospita la stagione dell’Orchestra sinfonica nazionale della RAI e che, insieme all’Auditorium del Lingotto di Renzo Piano, costituisce una dotazione di spazi di altissimo livello architettonico ed acustico. Anche la sala del Conservatorio, completamente rinnovata e riaperta il 27 gennaio 2006 per il 250° anniversario della nascita di Mozart, è a disposizione delle istituzioni musicali della associazione ”Sistema Musica”. Una convenzione tra la Città di Torino e il Comune di Settimo aggiunge agli spazi disponibili anche La Suoneria, centro di formazione, produzione e spettacoli. Il Palaolimpico è infine risultato perfetto sia per concerti pop-rock che per la musica classica, come ha dimostrato l’esecuzione della Nona di Beethoven, davanti a 12.000 persone, per l’apertura del festival Settembre Musica. Anche il tessuto teatrale rappresenta una risorsa fondamentale per il 2011. I nuovi spazi per il teatro pubblico sono il risultato delle recenti politiche culturali e dell’attenta gestione del Teatro Stabile di Torino che, oltre a curare la sua stagione, collabora con il Sistema Teatro Torino, che riunisce le oltre 40 compagnie cittadine. Accanto allo storico Teatro Carignano e al Teatro Gobetti, la città può oggi contare sul nuovo Teatro Vittoria, dotato delle più avanzate tecnologie. Nel 2006 è entrato in funzione il nuovo Astra, con 400 posti e adatto in particolare alla danza. Il TST gestisce anche le Fonderie Limone di Moncalieri, ex fabbrica trasformata in teatro polifunzionale, e i tre suggestivi spazi teatrali della Cavallerizza Reale a Torino, finché il complesso non verrà ristrutturato. Il teatro pubblico svolge una funzione sempre più importante anche per i giovani, come dimostrano i dati del botteghino. Per loro è stata realizzata la Casa del Teatro Ragazzi, mentre nel quartiere delle Vallette è attivo dal maggio

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 4 7

PROGETTI

2004 il rinnovato spazio Caos Officine Teatrali. Questi interventi vanno ad arricchire la vasta rete di sale del territorio, che comprende anche i teatri Agnelli, Baretti, Alfa e Cardinal Massaia. Anche la regione può vantare un ampio e qualificato panorama di spazi teatrali e di attività culturali e di spettacolo. Dal 2003 la Fondazione Circuito Teatrale del Piemonte riunisce 30 comuni, realizzando progetti speciali e stagioni di teatro, musica e danza. Dei 32 teatri del circuito, i più rinomati sono il Toselli di Cuneo, il Coccia di Novara e il Civico di Tortona. Da dieci anni la Regione coordina anche Piemonte dal Vivo, rete che riunisce i festival d’eccellenza del territorio, come le Settimane Musicali di Stresa e del Lago Maggiore, Vignaledanza e il Grinzane Festival. Nel 2007 il cartellone conta 87 festival, tra cui 30 manifestazioni musicali, dalla musica antica al clubbing, 14 rassegne teatrali, 9 festival di danza classica e contemporanea, 10 appuntamenti con il cinema d’autore, e poi concorsi, performances d’avanguardia e rassegne multidisciplinari.

150


Torino, Giardini Reali, The Saint Petersburg State Male Ballet


[ 8. sport ] La sfida del nostro movimento olimpico di educare i giovani attraverso lo sport è diventata oggi di fondamentale importanza. Tutti noi che lavoriamo sotto i cerchi olimpici abbiamo la responsabilità sociale di dimostrare attraverso il nostro esempio che lo sport insegna a noi stessi come aver rispetto di noi e degli altri, come battersi per eccellere in tutto ciò che facciamo e forse al di sopra di tutto questo l’importanza dell’amicizia e della pace. Il potere degli organizzatori dei Giochi Olimpici sta nel poter utilizzare i Giochi per creare un collegamento tra lo sport e la cultura, portando il valore educativo in tutte le comunità. Jacques Rogge, dichiarazione in occasione del V Forum Mondiale sullo Sport, Pechino 26 ottobre 2006


05.03.08 SPORT, PRATICA E PARTECIPAZIONE I XX Giochi Olimpici Invernali del 2006 hanno lasciato a Torino e alle località montane in cui si sono svolte le gare una ricca dotazione di nuovi impianti e infrastrutture, subito messi a disposizione del territorio per lo svolgimento di eventi sportivi, spettacoli, manifestazioni culturali e fieristiche. La gestione e l’utilizzo del cosiddetto Parco Olimpico è compito della Fondazione XX Marzo, ente costituito da CONI, Regione Piemonte, Comune e Provincia di Torino con l’obiettivo di mantenere viva la “passione olimpica”, facendola diventare il motore dello sviluppo turistico, imprenditoriale e sociale del territorio. Nel primo anno di attività il bilancio è positivo: 60 eventi, con una presenza di oltre 240.000 persone, per un totale di 545 giorni di apertura tra marzo 2006 e gennaio 2007. Nei prossimi anni e nel 2011, in occasione del Centocinquantenario, Torino e il Piemonte intendono ospitare altri importanti eventi sportivi internazionali, per proseguire il percorso già avviato di sviluppo e promozione dello sport non solo in Piemonte ma in tutta Italia, candidandosi a divenire uno dei poli più importanti del paese. L’impianto simbolo dell’eredità di Torino 2006 è lo spettacolare Palasport olimpico firmato da Arata Isozaki, che durante i Giochi ha ospitato i più importanti incontri e le finali dei tornei di hockey. Situato accanto allo Stadio Olimpico – teatro delle cerimonie di apertura e chiusura e oggi sede delle partite di campionato di Torino e Juventus - ha una capienza di 12.500 posti a sedere. È già stato riutilizzato per importanti manifestazioni, tutte di straordinario successo: le gare di hockey delle Universiadi Invernali; avvenimenti sportivi di diverso genere, dal wrestling alla pallacanestro; concerti di grandi artisti nazionali e internazionali; spettacoli di varietà; grandi convention aziendali ed eventi importanti per la città come BookStock, la maratona di lettura organizzata per l’inaugurazione di Torino Capitale Mondiale del Libro. L’Oval Lingotto, situato nei pressi dell’omonimo centro polifunzionale, è l’unica pista coperta di pattinaggio di velocità esistente in Italia ed è in grado di ospitare fino a 8.000 spettatori. È un grande spazio flessibile, utilizzabile sia come impianto per gli sport del ghiaccio che come padiglione espositivo. Dopo le Olimpiadi è stato sede dei Campionati del Mondo di Scherma e delle Olimpiadi degli Scacchi nel 2006 e delle gare di speed skating delle Universiadi nel 2007. Il Palavela, progettato in occasione di Italia 61, è stato oggetto in occasione delle Olimpiadi di un intervento di ri-

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 5 0

PROGE TTI

qualificazione. Il progetto, curato dal noto architetto Gae Aulenti e dall’ingegnere torinese Arnaldo De Bernardi, ha portato alla realizzazione di un “edificio dentro l’edificio”, conservando la Vela – ossia la grande copertura a volta da cui deriva il nome – e realizzando al di sotto un impianto indipendente, con una capienza di 8.000 spettatori. Il palazzo, dotato di una pista di ghiaccio di 60x30 metri, è stato sede delle gare olimpiche di short track e di gala internazionali di pattinaggio di figura prima, durante e dopo i Giochi. Grazie a Torino 2006, le valli olimpiche possono oggi contare altri impianti sportivi d’eccellenza, a disposizione degli atleti italiani e stranieri: lo stadio del ghiaccio di Torre Pellice con una capienza di 2500 spettatori e usato prevalentemente per gare di curling, i trampolini per il salto di Pragelato, la pista di bob di Cesana Pariol e il tracciato per il biathlon di Cesana San Sicario.

150


Torino, XXIII Winter Universiade Torino 2007, Squadra Italiana di Pattinaggio di VelocitĂ


Torino, Notte Bianca


05.04. ESPERIENZA DEL FUTURO: PROVA Guardando al futuro dell’Europa, il Consiglio Europeo, riunitosi nel 2000 a Lisbona, ha conferito all’Unione un nuovo obiettivo strategico: “diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”. Istruzione e formazione sono necessariamente alla base di questa visione, che individua le persone come risorsa fondamentale della società. In un mondo in cui la conoscenza si sta configurando come il terreno su cui misurare la competitività anche l’esperienza – forma di conoscenza primaria di ogni individuo – assume un valore imprescindibile, tanto più in una società in cui le occasioni di sperimentazione personale “a tutto campo” sono sempre più precluse. Affinché possano conoscere e sperimentare come l’Italia si sta inoltrando nel XXI secolo, ai visitatori di Torino e del Piemonte sarà offerta la possibilità di provare concretamente quello che loro stessi si troveranno a provare e a fare nel prossimo cinquantennio. Per rappresentare le “esperienze del futuro” si farà riferimento ai trend in corso e ai progressi delle tecnologie che l’Italia e l’Europa stanno mettendo a punto in alcuni settori chiave della società, dalla protezione dell’ambiente all’alimentazione. In sintonia con la “strategia di Lisbona”, l’UE ha recentemente dichiarato come obiettivo prioritario stimolare l’eccellenza dell’Europa nell’ambito della ricerca. I paesi con attività di ricerca all’avanguardia sono infatti quelli meglio attrezzati a costruire una qualità di vita migliore per i loro cittadini, mantenendo la propria posizione economica e favorendo la propria competitività a livello mondiale. Solo in pochi in Europa sono oggi in grado di competere su questo campo con paesi più avanzati, come Stati Uniti, Giappone e Cina. Per questo è nato lo European Research Council (ERC), che diventerà operativo tra il 2007 e il 2013 con il Settimo Programma Quadro dell’UE. In questo periodo saranno finanziati circa 1.500 progetti, per un investimento complessivo di 7,5 miliardi di euro. Particolarmente significativa è la scelta dei destinatari del primo bando pubblicato: giovani ricercatori indipendenti, compresi i “cervelli fuggiti” oltre oceano. I ricercatori europei saranno incoraggiati a rimanere in Europa e allo stesso tempo si agirà affinché i migliori ricercatori del mondo siano attratti dall’eccellenza del-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 5 3

PROGETTI

la ricerca europea. La mobilità dei ricercatori – non solo fisica ma anche interdisciplinare - non rappresenta solo la chiave per lo sviluppo della loro carriera ma è fondamentale per la condivisione e il trasferimento della conoscenza tra paesi e settori. La ricerca, l’innovazione produttiva e le nuove tecnologie sono infatti necessarie al progresso di tutti i settori della società e saranno alla base dell’inversione di tendenza che è destinata a trasformare quegli ambiti che oggi costituiscono solamente voci di costo – i cosiddetti “beni superiori”, dalle tecnologie mediche alla cultura – in risorse economiche da cui trarre non solo benefici per la collettività ma anche guadagni economici. Italia 150 metterà a disposizione dei visitatori tutte le novità destinate a cambiare il volto del nostro Paese ma soprattutto la vita quotidiana dei suoi abitanti. I nuovi fermenti culturali nel campo delle arti visive, del cinema, della musica, del teatro saranno raccolti a Torino e in Piemonte non solo per mostrarli al pubblico ma anche per instaurare un rapporto di interazione creativa tra gli artisti e le persone a cui le opere sono destinate. Le espressioni creative più pure saranno affiancate agli oggetti di design, attraverso i quali le persone di tutto il mondo entrano ogni giorno in contatto con la creatività italiana. Oltre alla creatività artistica, gli italiani sono infatti noti al mondo per il loro estro in campo imprenditoriale. Per far sì che la produzione italiana non soccomba alla concorrenza dei paesi in via di sviluppo, la strategia vincente dovrebbe essere puntare sullo sviluppo di una neomanifattura, che valorizzi il patrimonio di eccellenza produttiva italiana, reso noto nel mondo con l’etichetta “made in Italy”. Un nuovo modello di artigianato che, su piccola, media e larga scala, sappia valorizzare e innovare le filiere produttive tradizionali nei distretti industriali regionali, che sappia mettere la persona al centro del lavoro, unendo cultura, stile e produttività, e che si basi su quella che è la caratteristica forte e unica della produzione italiana: la qualità. Le piccole e medie Imprese – che in Italia come in Europa rappresentano la maggioranza delle realtà produttive – potranno però sopravvivere e addirittura prospe-

150


rare nel lungo termine solo se saranno beneficiate dei più avanzati risultati di ricerca e innovazione tecnologica. In particolare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione svolgono un ruolo cruciale in materia di crescita dell’innovazione, della creatività e della competitività. Anche le scienze spaziali sono un’importante forza trainante per i nuovi sviluppi tecnologici e hanno un’incidenza diretta sulla nostra vita quotidiana, che va dalle trasmissioni satellitari alla meteorologia, alla sicurezza. Ad esse si affiancano le attività nell’ambito delle nanoscienze, nanotecnologie, nuovi materiali e nuove tecnologie di produzione, che rendono possibili nuove soluzioni e potrebbero migliorare le prestazioni di tutto il settore produttivo nonché dei settori energetico, medico, agricolo e dei trasporti. I visitatori di Italia 150, oltre a vedere e provare i prodotti più avanzati della ricerca applicata – dalla domotica all’ingegneria aerospaziale - potranno avvicinarsi al mondo della ricerca scientifica e tecnologica purtroppo ancora lontano dalla sfera di comprensione della gente comune, attraverso attività interattive e sperimentali, rivolte specialmente ai ragazzi. Saranno anche messi di fronte alle più recenti scoperte e alle tecniche più innovative nell’ambito dello sviluppo sostenibile, dalla protezione ambientale alle soluzioni per affrontare i cambiamenti climatici, dalle fonti energetiche pulite e sostenibili ai nuovi metodi di prevenzione e cura medica. Sistemi di cui normalmente si sente solo parlare e che, poiché difficili da comprendere e legati all’esistenza di un rischio imminente, sono cruciali nella percezione della sicurezza degli individui.

Il settore alimentare appare particolarmente sensibile a questa influenza, tanto più che il concetto di sicurezza è oggi profondamente inscritto nella coscienza collettiva. In un contesto in cui la globalizzazione e l’eccessivo controllo del cibo rischiano di privare le persone di una esperienza fondamentale come scoprire l’identità di un territorio attraverso il suo patrimonio gastronomico, Italia 150 intende attivare innanzitutto, in collaborazione con Slow Food e con l’Università di Scienze Gastronomiche, un programma di educazione degli italiani al gusto e all’alimentazione, passo necessario per perseguire la salvaguardia della biodiversità e delle produzioni tradizionali e per ottenere un nuovo modello alimentare, rispettoso dell’ambiente, delle tradizioni e delle identità culturali. Durante la manifestazione, le persone potranno non solo assaggiare ma anche provare a preparare con le loro mani i cibi simbolo di queste tradizioni, spesso purtroppo a rischio di estinzione.

Anche i trasporti - punto di forza dell’Europa, tanto da contribuire al 13,6 % del PIL dell’UE – sono una sfida per il futuro del nostro continente e sono altrettanto legati alla sicurezza e al benessere dei cittadini. Mentre cresce, parallelamente al consolidarsi dell’Unione, la domanda di mobilità delle persone e delle merci, aumenta l’impatto del sistema globale dei trasporti, responsabile del 25% di tutte le emissioni di CO2. Mentre i visitatori di Italia 150 soddisferanno la loro curiosità di sapere – e ancora una volta di provare – come ci si sposterà nel futuro, saranno messi a parte delle sfide tecnologiche e socioeconomiche verso la messa a punto di mezzi di trasporto puliti e sicuri. Le persone nel futuro saranno anche sempre più “consumatori” - di servizi, di trasporti, di beni primari e superiori - e con le loro scelte orienteranno in modo sempre più incisivo il mercato e, di conseguenza, la produzione.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 5 4

PROGE TTI

150


[ 9. ricerca scientifica ] In Italia la ricerca scientifica non è stata mai apprezzata come dovuto, in quanto non si tiene conto delle sue immediate ricadute a livello sociale. La formazione di studiosi in ogni settore scientifico è ottima. Lo è nel settore biologico, ma è carente nel soddisfare le esigenze dell’industria medica e farmacologia attuale. Inoltre non si offre ai giovani ricercatori la possibilità di esplicare la loro attività in laboratori attrezzati nel nostro paese. Di qui, con la grande migrazione all’estero dei migliori cervelli che mettono le loro competenze a vantaggio del paese che li ospita, l’Italia perde non soltanto un capitale umano di alto valore, ma anche l’ingente spesa affrontata per la loro formazione. Le nuove discipline, quali quella dell’ingegneria biomedica ed altre simili, prospettano una preparazione delle nuove leve più adeguata, che tenga conto dei formidabili sviluppi tecnologici rispondente alle esigenze del mercato dell’industria. Rita Levi Montalcini, Intervento in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico 2006/2007 del Politecnico di Torino



OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI - Torino L’edificio chiamato “ad H”, per via della forma in pianta, fa parte dello storico complesso Officine Grandi Riparazioni (OGR), che rientra nell’ambito di trasformazione di Spina 2. Proprio su quest’area, oggi a pochi passi dal centro, vennero localizzati nella seconda metà dell’800, i nuovi “grandi servizi” della città: il mattatoio, il mercato del bestiame, i casotti daziari, le carceri; a questi si aggiunsero, in connessione ai binari ferroviari da e per Milano, la Nebiolo, la Westinghouse e le Officine Grandi Riparazioni. Considerata la vicinanza della Cittadella Politecnica (che per la propria espansione ha già sfruttato la riconversione di altri edifici delle OGR come le Tornerie e le Fucine), dell’ex Complesso carcerario Le Nuove e della futura Biblioteca Multimediale, il corpo “ad H” costituisce una casella strategica per il futuro della scacchiera di Spina 2. A sostegno dell’attuazione di questo progetto, si è creata una sinergia tra la Città, le Ferrovie dello Stato, il Politecnico di Torino e le Fondazioni ex Bancarie torinesi. È stata avviata la progettazione delle opere di restauro e recupero, approvata dalla Giunta, nei suoi elaborati esecutivi, a dicembre 2004; in attesa della definizione degli accordi patrimoniali a febbraio 2005 il Consiglio Comunale ha approvato il protocollo d’intesa tra Città e Rete Ferroviaria Italiana (che impegna l’Amministrazione ad avviare le trattative per l’acquisto delle aree e della relativa capacità edificatoria) ed è allo studio la formalizzazione di un contratto di comodato gratuito, al fine di poter avviare gli interventi già in occasione delle celebrazioni del 2011.

quisizione definitiva dell’immobile da parte della Città – si completeranno le opere necessarie per la realizzazione dei nuovi ampi spazi museali di cui Torino necessita da tempo.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Rete Ferroviaria Italiana, Gruppo Ferrovie dello Stato Spa TIPO DI INTERVENTO

recupero e riconversione DESTINAZIONE PER IL 2011

spazio espositivo e culturale DESTINAZIONE DEFINITIVA

sede espositiva e museale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

55.500.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

40.500.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

15.000.000 Euro

Grazie ad un completo recupero fisico e funzionale, l’edificio “ad H” delle OGR vedrà salvaguardata la propria memoria e potrà ospitare un polo culturale, in conformità alle disposizioni del Piano Regolatore. Il complesso sarà destinato a diventare il grande spazio mostre della Città e della Galleria d’Arte Moderna. Le nuove strutture sono pensate come volumi autonomi, che non intaccano il manufatto storico e consentono la percezione dei caratteri originari. Aprendo il “transetto” della H al passaggio pedonale e connettendo i fronti edificati attraverso l’inserimento di funzioni culturali, il progetto favorisce ulteriormente la ricucitura del tessuto urbano. La Città ha previsto di suddividere il progetto in due distinti lotti funzionali: entro metà 2010 (con appalti entro la prima metà del 2008) le strutture esistenti verranno messe a norma e restaurate; dalla primavera 2012 – in subordine all’ac-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 5 7

PROGETTI

150


[ 10. produzione culturale ] Penso all’arte come progetto di avvicinamento e congiunzione di tutto ciò che è reciso e spinto verso distanze contrapposte, e penso che essa debba ritrovare la sua compresenza universale. [...] L’arte è l’espressione più sensibile ed integrale del pensiero ed è tempo che l’artista prenda su di sé la responsabilità di porre in comunicazione ogni altra attività umana, dall’economia alla politica, dalla scienza alla religione, dall’educazione al comportamento, in breve tutte le istanze del tessuto sociale. Michelangelo Pistoletto, Manifesto Progetto Arte - 1994


PARCO DORA - Torino Tra gli obiettivi qualificanti del Piano Regolatore Generale di Torino rientrano gli interventi previsti sulle principali aree di trasformazione (insediamenti industriali dismessi lungo l’asta del passante ferroviario) individuate da uno schema spaziale che va sotto il nome di “Spina Centrale”. Il progetto del Parco Dora si colloca nel cuore della più vasta di queste, la Spina 3, attraversata dalle acque del fiume da cui Torino derivò la propria attitudine industriale, la Dora Riparia. Si tratta di un luogo situato a pochi passi dal centro e densamente antropizzato da più di un secolo, ma che non veniva percepito come una porzione di città, bensì come una autonoma cittadella consacrata alla produzione industriale. In questo milione di metri quadrati erano concentrati, tra gli altri, gli impianti delle Ferriere Fiat e della Michelin. Le aree destinate al parco sono state cedute gratuitamente alla Città attraverso l’Accordo di Programma di Riqualificazione Urbana “Spina 3” stipulato il 30 dicembre 1998 e successive ratifiche e convenzioni. In seguito al concorso di idee (il cui bando è stato redatto sulla base delle linee guida del paesaggista Andreas Kipar) vinto dal gruppo guidato da Peter Latz + Partner, è attualmente in corso di approvazione il progetto definitivo. Spina 3 rientra nella tipologia del verde post-industriale, termine che sottolinea come un parco creato su un territorio sfruttato pesantemente dalle fabbriche non possa essere impermeabile al proprio passato: deve invece riutilizzarne i materiali, le strutture, gli edifici, i percorsi. I temi fondamentali riguardano l’integrazione visiva e funzionale del parco con il fiume, la metamorfosi delle preesistenze, la connessione urbana fondata sul fiume, il recupero ambientale rivolto alla sostenibilità. Il territorio è facilmente accessibile e opportunamente infrastrutturato per accogliere grandi manifestazioni; i quartieri circostanti offrono parcheggi pubblici, spazi di aggregazione, vaste aree commerciali, strutture ricettive. La realizzazione del parco avverrà per lotti funzionali, adeguati alla disponibilità delle aree via via liberate dai cantieri. L’area Michelin, della cui fabbrica è stata mantenuta la torre evaporativa, rappresenta la parte naturalistica del parco (87.000 m2, fine lavori novembre 2009). Dell’area Ingest sono conservati i plinti che sostenevano i nastri di laminazione e alcuni pilastri a cui si aggrapperà una passerella, che ricostruirà il percorso seguito dall’acciaio dagli altiforni ai laminatoi. Collocandosi vicino alla nuova Chiesa del Santo Volto di Mario Botta e alle residenze, il parco ha funzioni di prossimità che lo fanno definire il giardino pubblico di Spina 3

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 5 9

PROGETTI

(47.000 m2, fine lavori gennaio 2010). L’area Vitali / corso Mortara (160.000 m2, fine lavori giugno 2010) rappresenta il cuore funzionale del parco: le poderose strutture dell’acciaieria accoglieranno attività ludiche e di aggregazione e, per il 2011, ospiteranno eventi culturali all’aperto. Valdocco Nord (73.000 m2, fine lavori giugno 2013) nel progetto è una grande piazza alberata e presenta vasti spazi, piantumati con filari regolari, per attività ricreative.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Città di Torino TIPO DI INTERVENTO

recupero ambientale DESTINAZIONE PER IL 2011

parco culturale DESTINAZIONE DEFINITIVA

parco urbano VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

41.802.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

15.715.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

26.087.000 Euro

150



BIBLIOTECA MULTIMEDIALE - Torino Progetto divenuto rapidamente una delle più efficaci immagini-simbolo della città in mutamento, la nuova Biblioteca Multimediale comprenderà anche due sale teatrali e altri servizi, andando a costituire un polo di grande richiamo. Per la realizzazione di tale complesso, che si svilupperà su una superficie di oltre 50 mila metri quadrati, è stata scelta l’area industriale dismessa delle Officine Nebiolo e Westinghouse, nell’ambito di trasformazione di Spina 2. Il progetto è stato affidato nel 2001, attraverso un concorso internazionale di architettura che ha registrato circa 170 partecipanti, allo studio di Mario Bellini.

tanto per lo svolgimento delle celebrazioni del 2011, quanto per il completamento delle dotazioni di servizi e luoghi per la cultura ad un ambito urbano tra i più ricchi di potenzialità.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Città di Torino TIPO DI INTERVENTO

nuovo edificio DESTINAZIONE PER IL 2011

spazio espositivo - culturale DESTINAZIONE DEFINITIVA

Con la realizzazione della Biblioteca, verrà a marcarsi in modo sempre più significativo la natura di Spina 2 quale area consacrata alla cultura e ai servizi, che comprenderà la Cittadella Politecnica, polo d’eccellenza per didattica e ricerca, il Palazzo di Giustizia, la riconversione delle ex Officine Grandi Riparazioni e dell’ex Complesso carcerario Le Nuove, aree verdi, residenze universitarie, nuove abitazioni, edifici per il terziario (tra i quali il palazzo della Provincia e il centro direzionale di Sanpaolo Intesa, opera di Renzo Piano) e la nuova stazione di Porta Susa, che con la linea ad Alta velocità diventerà il principale scalo cittadino.

centro culturale con biblioteca, teatro, servizi VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

287.400.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

159.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

128.400.000 Euro

La Biblioteca sarà un luogo attrattivo e accessibile in tutte le ore, integrato con le altre funzioni, come il teatro e le sedi degli Istituti di Cultura stranieri. Questi spazi verranno arricchiti dal landmark della torre vetrata panoramica e da altri corpi di fabbrica per uffici, aree di carattere commerciale e ristorazione. L’intervento, di cui è stato approvato nel 2005 il progetto esecutivo, comporta l’adozione di una variante, tutt’ora in corso, del Piano Regolatore Generale. L’esecuzione del complesso è suddivisa in tre lotti funzionali, compatibili con le possibilità di finanziamento dell’Amministrazione. In vista del 2011, si propone la realizzazione di un primo lotto – la sola Biblioteca – attraverso un appalto integrato, così da poter utilizzare la struttura durante le celebrazioni quale flessibile spazio espositivo. Si ritiene di concludere la prima porzione di lavori entro l’agosto 2010 (gara d’appalto entro aprile 2008). Terminata la manifestazione, si ultimeranno le opere edili ed impiantistiche definitive. Si potrà quindi procedere con il secondo lotto (complesso teatrale, blocchi ad uffici, galleria pedonale di collegamento) e il terzo lotto (giardino esterno). Lo sviluppo del centro culturale è elemento fondamentale

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 6 1

PROGETTI

150


CITTADELLA DELLA CULTURA - Vercelli L’ex Ospedale Maggiore S. Andrea di Vercelli, una delle prime fondazioni ospedaliere italiane, è oggetto di un progetto di recupero e rifunzionalizzazione. Al fine di perseguire un’unità d’intervento su tutta l’area, è in fase di predisposizione il concorso internazionale di progettazione per l’intero comparto edilizio. Il complesso, edificato nei primi anni del XIII secolo in concomitanza con la realizzazione dell’omonima e adiacente abbazia, è stato dismesso e quasi completamente demolito a partire dal 1962. I fabbricati che saranno oggetto dell’intervento sono sei, tra cui la Ex Farmacia, la Manica delle Donne e il Convento di S. Pietro Martire. L’Amministrazione Universitaria curerà la realizzazione dell’Aula Magna, delle sale conferenze, degli spazi didattici e multidisciplinari, la creazione di un sistema integrato per la Biblioteca Civica e quella Universitaria e il recupero del Nuovo Palazzo del Rettorato. Si opererà con un intervento per lotti funzionali, secondo le aspettative e gli interessi delle amministrazioni coinvolte. È prevista la realizzazione del primo lotto (Aula Magna, sale conferenze e spazi espositivi) entro il primo semestre del 2011. In tal modo, la città insignita della Medaglia d’Oro come “Benemerita del Risorgimento Nazionale” e duramente coinvolta nelle vicende risorgimentali della Guerra d’Indipendenza del 1859 potrà ospitare gli eventi per le celebrazioni del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Univerità del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro, Comune di Vercelli, Provincia di Vercelli TIPO DI INTERVENTO

restauro, recupero, rietrutturazione e riconversione DESTINAZIONE PER IL 2011

sede espositiva e congressuale DESTINAZIONE DEFINITIVA

sede delle strutture della Facoltà di Lettere e Filosofia, strutture polifunzionali per la città di Vercelli, Sistema delle Biblioteche Integrate VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

22.000.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

4.426.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

17.574.000 Euro

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 6 2

PROGE TTI

150


[ 11. produzione innovativa ] Quando i computer erano grandi e costosi, aiutavano solo le grandi aziende. Oggi i pc danno vantaggi enormi alle piccole aziende, che possono collaborare con i partner da lontano, aprire un sito web, ricevere ordini 24 ore al giorno anche quando non c’è nessuno in ufficio. Le tecnologie prossime venture saranno preziose per le aziende italiane, ad esempio per quelle di moda, che disegneranno sempre meglio i loro prodotti in digitale, simulando soluzioni sempre nuove prima di passare alla produzione. Bill Gates – Corriere della Sera, 2005



MUSEO DELL’AEROSPAZIO - Torino ll Piemonte ospita un importante polo aerospaziale: le cinque principali aziende del settore (Alcatel Alenia Spazio, Alenia Aeronautica, Avio, Galileo Avionica, Microtecnica) impiegano 7.000 dipendenti, producono 1,3 miliardi di euro di fatturato e coinvolgono un parco fornitori di circa 400 società piemontesi, con altri 3.000 dipendenti e un fatturato di 300 milioni di euro.

vo dedicato alle innovazioni nel campo delle tecnologie aerospaziali, rappresentando, assieme all’ampio intorno urbano trasformato, un esempio di moderno sistema insediativo eco-sostenibile.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Alenia Spa, gruppo Finmeccanica

Alla forte presenza industriale, capace di rispondere alla domanda proveniente dalla molteplicità dei segmenti del mercato aeronautico e spaziale, si affiancano il sistema della ricerca e le iniziative istituzionali a sostegno di un comparto d’eccellenza, che potrebbe essere ulteriormente valorizzato durante le manifestazioni del 2011. Tra le zone attualmente in trasformazione in città, l’area Alenia si evidenzia per le dimensioni e la grande accessibilità, che si deve alla vicinanza alla tangenziale e alla presenza della linea 1 della Metropolitana. La destinazione normativa dei 300 mila metri quadrati presenta un mix funzionale a carattere residenziale, terziario e commerciale. Sono inoltre previste dotazioni di servizi, quali una sezione distaccata del Politecnico di Torino, un ambito sportivo, verde pubblico e il Museo dell’Aerospazio. Il progetto del Museo considera l’ipotesi di esibire materiali già disponibili presso Alenia, con l’obiettivo di valorizzare la lunga tradizione italiana nel settore. Tale insediamento potrebbe innescare significative sinergie con il distretto aerospaziale piemontese e con il Politecnico, anche tenendo conto della permanenza nei lotti confinanti di Alenia Spazio, di Alcatel e della Protezione Civile. Lo spazio museale, spettacolare e interattivo, potrebbe essere organizzato all’interno di una struttura in acciaio e vetro ispirata a forme tipiche del mondo dell’aeronautica; altri spazi espositivi potrebbero essere previsti all’aperto, in continuità con un percorso pedonale collegato al nuovo polo per servizi, terziario, residenze e commercio; bookshop, caffetteria e un “laboratorio attivo” potrebbero creare un collegamento diretto con il Politecnico.

TIPO DI INTERVENTO

nuove edificazioni DESTINAZIONE PER IL 2011

sede museale ed espositiva DESTINAZIONE DEFINITIVA

sede museale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

76.000.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

38.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

38.000.000 Euro

Il complesso museale occuperà una superficie pari a circa 24 mila mq, mentre le parti coperte del complesso espositivo sarebbero pari a circa 14 mila. Si stima la conclusione delle gare d’appalto entro metà 2008, per terminare l’intervento entro la fine del 2010. Il lotto del Museo dell’Aerospazio potrebbe venire temporaneamente allestito nel 2011 quale spazio espositi-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 6 5

PROGETTI

150


CITTADELLA - Alessandria La Cittadella è una massiccia e bassa fortificazione ‘alla moderna’, appena affiorante sulla pianura piemontese che si stende sulla sponda sinistra del Tanaro. Tra le strutture militari meglio conservate in Europa, il grande manufatto rischia attualmente, a causa della prossima dismissione da parte dei militari, di cadere in stato di degrado. L’impianto della struttura difensiva, a forma di esagono schiacciato e circondato da profondi fossati, occupa uno spazio complessivo di circa 51 ettari e conserva, pur con modificazioni di epoca napoleonica, la geometria del progetto originario, firmato dall’ingegnere militare sabaudo Ignazio Bertola nel 1727. La dialettica tra i valori fondamentali della conservazione di un monumento unico nel patrimonio europeo e quelli della sua fruizione pubblica è il nodo principale su cui si costruisce il progetto di trasformazione, che deve anche interpretare il difficile equilibrio tra innovazione dell’uso e tradizione della preesistenza. Lo Studio metaprogettuale per la valorizzazione e la rifunzionalizzazione della Cittadella, commissionato nel 1998 dalla Provincia di Alessandria, delineò la possibilità di un suo riutilizzo attraverso funzioni anche diversificate. In quella occasione vennero saggiati assetti diversi che aprivano il complesso della Cittadella ad un uso urbano: grandi spazi espositivi, archivi, distaccamenti universitari, residenze per studenti, centri congressuali, strutture alberghiere, uffici e persino residenze private. L’ulteriore valutazione redatta nel 2005 da Finpiemonte tramite uno studio di fattibilità non ha fatto che ribadire le potenzialità insediative dell’intero complesso, individuando inoltre la destinazione a parco pubblico dell’area all’esterno delle mura e concependo così il progetto attuale. Il patrimonio monumentale costituito dalla Cittadella di Alessandria è un luogo simbolico senza dubbio ideale per le celebrazioni del 2011. In questo senso la progettualità finalizzata all’evento potrebbe includere la realizzazione del parco urbano nel fossato e nelle aree fortificate esterne alla Cittadella, nonché il restauro e la rifunzionalizzazione della cosiddetta Armeria in una spettacolare struttura espositiva. Le due parti saranno collegate tra loro dal passaggio coperto della Porta Reale e, in questo modo, sarà possibile visitare liberamente per la prima volta nella storia gli spazi interni del complesso fortificato.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 6 6

PROGE TTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Agenzia del Demanio TIPO DI INTERVENTO

restauro e recupero funzionale DESTINAZIONE PER IL 2011

luogo di interesse storico, sede espositiva e congressuale DESTINAZIONE DEFINITIVA

luogo di interesse storico; sede di mostre, congressi e residenze, parco urbano VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

10.879.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

700.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

10.179.000 Euro

150


[ 12. ambiente / energia ] Sono rari, nella storia, i momenti in cui una generazione di uomini ha a disposizione un nuovo strumento grazie al quale riorganizzare le relazioni reciproche e la struttura in cui si realizzano. Quello che stiamo vivendo è uno di quei momenti. Ci è stata donata l’energia del sole. L’idrogeno è una promessa per il futuro dell’umanità sulla terra. Dipenderà da noi se questa promessa verrà sprecata in avventure fallimentari e opportunità perdute, oppure saggiamente utilizzata a vantaggio dell’umanità e di tutti gli esseri viventi. Jeremy Rifkin, Economia all’idrogeno - 2002


PARCO STURA - Torino L’ambito di progetto del Parco Stura si estende su una superficie di oltre 100 ettari e rientra nella fascia fluviale del Po, destinata a Parco dal Piano Regolatore, sottoposta a vincoli di tutela ambientale e al Piano d’Area dell’Ente Parco del Po. L’area presenta caratteristiche ottimali come sede espositiva all’aperto, considerando anche la vicinanza alle grandi vie di comunicazione e l’inserimento all’interno di un sistema di verde esteso dalla confluenza del torrente Dora sino a quella con il torrente Stura, in un’area già consolidata a parco urbano e regionale di forte valenza paesaggistica, per una superficie complessiva di circa 300 ettari (di cui già 200 realizzati sulle sponde destra e sinistra del Po). Pur scontando la contaminazione con strutture a forte impatto ambientale, il paesaggio presenta tuttora un certo fascino: suggestive le visuali verso la Basilica di Superga e su parte dell’arco alpino orientale. È necessaria l’eliminazione degli usi incompatibili del suolo, un’attenta opera di rimboschimento, la revisione della morfologia dell’alveo, un recupero vegetale e faunistico delle rive. L’unica preesistenza storica sono due cascine di primo ‘800, tipici fabbricati rurali delle zone fluviali, ora abbandonate ma oggetto di studio per un successivo recupero.

parco, grazie anche alla ristrutturazione della cascina Varetto, mentre le sponde verranno rinaturate in modo conforme alle caratteristiche del sito, dando la massima accessibilità. Il parco esistente sul lato di corso Giulio Cesare verrà infine riqualificato e attrezzato con aree gioco, percorsi jogging e sentieri di raccordo con le preesistenze.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Citta di Torino, Agenzia del Demanio, soggetti privati (procedure di esproprio in corso) TIPO DI INTERVENTO

riqualificazione ambientale DESTINAZIONE PER IL 2011

L’intervento è stato articolato in 4 lotti funzionali. L’Arrivore (17 ettari, fine lavori a marzo 2008), area acquisita dalla Città nel 2006, accoglierà l’inserimento di orti urbani regolamentati ad uso circoscrizionale, due campi gioco ed una serie di percorsi ciclo-pedonali di raccordo con il parco della confluenza Po/Stura. Per l’area Iveco (20 ettari, fine lavori a settembre 2010) sono previsti un recupero naturalistico della sponda, l’inserimento di un ulteriore gruppo di orti urbani, una ciclopista e la realizzazione di un parco lineare di collegamento con le zone verdi del Meisino e di via Ivrea. L’area ex cave / Enel (30 ettari, fine lavori ad agosto 2010) è la più degradata, con attività illecite ed occupazioni abusive, ma è in compenso connotata da uno spiccato valore naturalistico. Per essa si prevede la rinaturalizzazione delle aree a prato e la formazione di macchie arboree, il tutto collegato da percorsi ciclo-pedonali e sentieri e, poiché costituisce la parte centrale del parco, ospiterà le grandi manifestazioni di carattere naturalistico che si svolgeranno in occasione del 2011. Aree comunali e demaniali (13 ettari, fine lavori ad agosto 2010), verranno dedicate all’insediamento di attività connesse con la fruizione del

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 6 8

PROGE TTI

manifestazioni di carattere naturalistico DESTINAZIONE DEFINITIVA

parco urbano VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

20.260.000 Euro FINANZIAMENTO A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

1.900.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

18.360.000 Euro

150


[ 13. salute e sicurezza ] Il benessere fisico, inteso come fine ultimo che può essere perseguito senza essere mai realizzato attraverso uno sforzo di autocostrizione, è destinato ad essere pervaso dall’apprensione che deriva dall’inutile ricerca di una soluzione definitiva, e dalla esigenza sempre crescente di trovare nuove soluzioni non ancora sperimentate. Io credo che questo esito della “privatizzazione” del corpo e delle agenzie di produzione sociale del corpo, sia l’immagine più efficace dell’ambivalenza postmoderna. Anzitutto perché fornisce alla cultura postmoderna la sua incredibile energia, la sua pulsione al movimento. In secondo luogo costituisce un motivo cruciale, forse la causa primaria, della intrinseca tendenza all’invecchiamento subitaneo, alla nevrotica, rizomica, casuale, caotica, confusa, compulsiva inquietudine della cultura postmoderna con il suo ritmo mozzafiato di mode, manie, desideri effimeri, speranze di corto respiro e paure terribili divorate da angosce ancora più terrificanti. Zygmunt Bauman, La società dell’incertezza - 1999


CENTRO INTERNAZIONALE DI FORMAZIONE OIL - Torino Il Centro Internazionale di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro OIL è situato nella zona sud di Torino, sulla sponda sinistra del Po. Gli edifici furono costruiti per la Mostra delle Regioni in occasione della manifestazione Italia 61, organizzata per celebrare il Centenario dell’Unità. A partire dal 1964, nei 19 padiglioni progettati da Nello Renacco s’insediò il settore delle Nazioni Unite che, attraverso una struttura simile a quella dei campus universitari, ha il compito di promuovere la giustizia sociale, i diritti umani e del lavoro. Questo polo di eccellenza, accogliendo negli anni altre agenzie internazionali, è divenuto punto di riferimento per l’alta formazione e fa di Torino una delle principali sedi ONU a livello mondiale. Il valore architettonico degli edifici, il panorama sulla collina, gli spazi verdi, la vicinanza al fiume compongono un ambiente di alta qualità, coerente con la funzione svolta. In occasione dei XX Giochi Olimpici Invernali, il campus, utilizzato come Villaggio Media, è stato oggetto di importanti interventi di ristrutturazione su 6 padiglioni, per l’accoglienza di oltre 400 giornalisti. L’esigenza olimpica ha permesso l’ormai indispensabile rinnovamento e l’adeguamento dei manufatti, dopo oltre quarant’anni di vita. La Giunta Comunale ha approvato nel dicembre 2004 un progetto preliminare che pianifica la risistemazione e la messa a norma dei restanti edifici di proprietà comunale in uso al Centro Internazionale di Formazione: saranno oggetto d’intervento su strutture interne ed esterne undici padiglioni con una funzione prevalentemente di servizio (aule, uffici, sale conferenze). Sono escluse la palazzina D, recuperata nel 1999 quale sede del United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute, e la palazzina L, che sarà ristrutturata nei prossimi tre anni direttamente dall’OIL. Per esigenze di ordine finanziario e logistico, si è deciso di suddividere l’intervento in quattro lotti funzionali. Considerando concluse le gare d’appalto entro metà 2008, i lavori potrebbero terminare nell’agosto 2010. Gli interventi darebbero sostanza ad un duplice obiettivo: fornire al Centro Internazionale di Formazione e alle altre organizzazioni presenti adeguati spazi da dedicare allo svolgimento e al potenziamento delle attività del campus; nello stesso tempo, sfruttare a fondo le potenzialità ricettive e di rappresentanza di edifici inseriti in un contesto urbano ricco di significato storico–architettonico, in particolare nell’occasione del loro stesso cinquantenario, che occorrerà nel 2011.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 7 0

PROGE TTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Città di Torino TIPO DI INTERVENTO

risistemazione e ristrutturazione DESTINAZIONE PER IL 2011

funzioni ricettive e di rappresentanza DESTINAZIONE DEFINITIVA

luogo di formazione VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

17.000.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

17.000.000 Euro

150


CAMPUS UNIVERSITARIO - Novara Ai margini del centro storico della città di Novara, tra l’attuale Via Perrone e il Baluardo Lamarmora, si trova un grande quadrilatero di circa 40.000 mq su cui sorge l’edificio della ex Caserma Perrone. Le origini della caserma sono imputabili alla politica di militarizzazione generale operata dai Savoia in conseguenza della sconfitta del 23 marzo 1849, volta a potenziare il sistema di difesa dai confini austriaci mediante il rafforzamento e la costruzione di imponenti quartieri militari. Oggetto dell’intervento saranno nove fabbricati del complesso militare, che saranno in seguito destinati a ospitare le strutture della Facoltà di Economia e di Medicina e Chirurgia, la mensa e le residenze universitarie, la biblioteca, gli spazi espositivi e le sale conferenze. Il progetto di restauro e recupero degli edifici storici favorirà la ricucitura del tessuto urbano, mediante l’apertura di uno spazio chiuso verso la città e la sua integrazione con le attività culturali universitarie. I rapporti di integrazione con il territorio, infatti, non saranno attuati soltanto attraverso l’indotto che deriva dalla didattica, ma anche mediante la ricerca e i servizi che la nuova struttura universitaria offrirà: spazi di aggregazione, luoghi di socializzazione e di attrazione culturale. La progettazione definitiva ed esecutiva è in fase di affidamento al gruppo di progettazione guidato dall’architetto Lamberto Rossi di Milano, vincitore del concorso internazionale. È prevista la conclusione dei lavori di recupero e ristrutturazione entro il primo semestre del 2011. In occasione delle celebrazioni del Centocinquantenario, gli spazi saranno impiegati quali sedi di convegni, incontri, rappresentazioni, rievocazioni storiche e scientifiche.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 7 1

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Università di Piemonte Orientale Amedeo Avogadro TIPO DI INTERVENTO

restauro, recupero, ristrutturazione e riconversione DESTINAZIONE PER IL 2011

sede espositiva e congressuale DESTINAZIONE DEFINITIVA

sede delle facoltà di Economia e di Medicina e Chirurgia, residenze universitarie, mensa, biblioteca, spazi espositivi e sale conferenze VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

21.500.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

18.292.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

3.208.00 Euro

150


[ 14. mobilitĂ ] La cooperazione con la Regione Piemonte nella ricerca e sviluppo di veicoli alimentati a idrogeno ci consente di affrontare il futuro con la consapevolezza di poter progredire in questo settore. Il Gruppo Fiat ha intenzione di giocare un ruolo di punta in questa sfida e mi auguro che la regione possa essere leader a livello europeo, partecipando ai programmi di ricerca UE e attraendo fondi per stimolare nuova competitivitĂ . Sergio Marchionne, Channel 4 - 14 Febbraio 2006


CENTRO DEL DESIGN MIRAFIORI - Torino Nel dicembre 2005 la Città di Torino, la Provincia di Torino, la Regione Piemonte e la Fiat hanno siglato un protocollo d’intesa per l’acquisto di circa 300 mila metri quadrati dello stabilimento di Mirafiori; come contropartita, la Fiat si impegnava a dar vita ad un piano di rilancio industriale incentrato su Torino. Obiettivo primario dell’operazione fu quello di favorire la localizzazione, nelle aree acquisite, di un cluster di imprese e attività che non si collocassero in un contesto di dismissione industriale, bensì in un luogo qualificato dalla presenza di strutture didattiche e di ricerca del Politecnico potendo così dar vita alla “piattaforma della mobilità”. Collocato nella porzione meridionale della città, lo stabilimento di Mirafiori è un enorme recinto diviso a metà da corso Settembrini e compreso fra i tracciati storici di corso Unione Sovietica e di corso Orbassano. Il quartiere circostante è un tessuto consolidato, caratterizzato da dignitose costruzioni contestuali alla nascita della grande fabbrica (prima metà del ‘900) e da edilizia residenziale pubblica del secondo dopoguerra. Le aree acquisite si collocano sul fronte ovest dello stabilimento e guardano ad un contesto urbano molto frammentato, prossimo allo scalo merci del Drosso e allo svincolo della tangenziale.

sarà la prima Capitale Mondiale del Design, e per il 2011, quando, nel corso delle celebrazioni per il Centocinquantenario dell’Unità d’Italia, si terrà un’esposizione dedicata alla mobilità sostenibile. I padiglioni espositivi avranno una superficie di 13.000 metri quadrati e gli spazi di connettivo di 4.500; il verde rivestirà 3.300 metri quadrati. Le modalità e i tempi di attuazione sono in corso di definizione.

PROPRIETÀ DELLE AREE

Torino Nuova Economia Spa TIPO DI INTERVENTO

In particolare, l’edificio “ex Dai”, magazzino a sei campate (ciascuna di 20 metri per 100) sorto negli anni ’60, diventerà un Centro del Design e ospiterà i corsi di Laurea in Design del Politecnico e, in prospettiva, il corso di Ingegneria dell’Autoveicolo. Alle destinazioni più strettamente didattiche si affiancheranno laboratori di ricerca e attività che dovranno interagire con l’Ateneo per sviluppare conoscenza e innovazione. Il progetto prevede di ripulire le fronti laterali compromesse e rimuovere le superfetazioni, aprendo i lati esterni. Rimarrà una grande copertura, restaurata e scoperchiata ove necessario, sotto la quale nasceranno le nuove architetture del Centro del Design: grande semplicità, ma caratteristiche tecnologiche che generano edifici dotati di una precisa identità. Il tema della luce e dell’aria è l’innesco di uno sviluppo planimetrico che guarda all’esterno, verso la città e l’industria, ma insieme si apre grazie a grandi giardini.

riconversione funzionale DESTINAZIONE PER IL 2011

sede espositiva DESTINAZIONE DEFINITIVA

polo per la didattica, la ricerca, l’innovazione VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

11.146.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

11.146.000 Euro

Si ipotizza di suddividere l’intervento in due fasi: la prima prevede la realizzazione del Centro del Design; la seconda di predisporre il riuso, con destinazione espositiva, della restante parte del capannone per il 2008, anno in cui Torino

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 7 3

PROGETTI

150


[ 15. cibo ] Abbiamo fame di cambiamento. PerchĂŠ allora non darci un progetto? Propongo la costruzione di una rete globale dei nuovi gastronomi che stabilisca una alleanza tra le diverse comunitĂ del cibo. Carlo Petrini, Buono, Pulito e Giusto - 2005


EX COMPLESSO CARCERARIO LE NUOVE - Torino

IL GUSTO A TORINO E IN PIEMONTE

In Piemonte il cibo è piacere e cultura. La cucina piemontese è tra le più ricche e amate al mondo: grissini, agnolotti, formaggi, tartufi, cioccolato sono solo alcuni dei pregiati prodotti alimentari della regione, a cui si aggiunge la lista dei vini doc piemontesi, dal barolo al moscato, e il caffè, un’eccellenza italiana che artigiani e grandi produttori torinesi hanno valorizzato al meglio. Oltre a terra di straordinarie tradizioni, il Piemonte è anche fucina di innovazioni nel campo della gastronomia, che spaziano dai sistemi produttivi al food design, per arrivare agli strumenti di formazione e promozione delle scienze gastronomiche. La cultura del gusto è molto radicata nel territorio, anche grazie al lavoro svolto ormai da 20 anni da Slow Food, l’associazione internazionale nata proprio in Piemonte nel 1986, che coinvolge oggi 40.000 persone in Italia e più di 80.000 in 130 paesi. Slow Food insegna il piacere del cibo, difende e divulga la biodiversità e le tradizioni agricole ed enogastronomiche, guida i consumatori alla qualità non solo in Piemonte e in Italia ma in tutto il mondo. Dal 1996 promuove l’organizzazione a Torino del Salone del Gusto, la più grande manifestazione enogastronomica al mondo. Nel 2006, oltre al Salone, Torino ha ospitato Terra Madre, l’incontro mondiale delle comunità del cibo: uno straordinario evento internazionale che ha confermato il ruolo di capofila del Piemonte nel campo della cultura alimentare. La manifestazione ha coinvolto circa 9.000 persone, tra cui 5.000 contadini, allevatori, pescatori e produttori artigianali provenienti da 150 nazioni, 1.000 cuochi; 400 docenti e 2.300 accompagnatori e ha potuto contare sulla collaborazione di quasi 800 volontari. L’incontro ha segnato un importante passo in avanti nella costruzione della Rete Mondiale di Terra Madre: una rete umana che si alimenta sia di incontri faccia a faccia che di scambi e dibattiti sul web.

Le storiche carceri Le Nuove si collocano all’interno della futura centralità urbana di Spina 2, a pochi passi dalla Cittadella Politecnica, dalle Officine Grandi Riparazioni, dal nuovo Centro Culturale, dal Palazzo di Giustizia e da altre importanti polarità in corso di realizzazione. Nella seconda metà dell’800, quest’area – posizionata al di là della ferrovia rispetto al centro cittadino – venne scelta per insediare numerose attività di servizio, via via abbandonate a partire dagli anni ’60 del secolo scorso. Il complesso delle Nuove, una volta recuperato, avrà il compito di migliorare la funzionalità del vicino tribunale grazie a nuovi, adeguati spazi per lo svolgimento dell’attività giudiziaria e di attività culturali e, nello stesso tempo, di fungere da cerniera tra aree sino ad ora completamente separate. Il progetto preliminare è stato approvato dalla Giunta Comunale nel settembre 2005 e si pone un triplice scopo. Innanzitutto riqualificare un importante patrimonio pubblico, tassello di un contesto decisivo per il risanamento urbanistico della città; avvicinare al Palazzo di Giustizia gli uffici del Tribunale di Sorveglianza, dei Giudici di Pace, del Nucleo Intercettazioni Telefoniche e degli Ufficiali Giudiziari; fornire alla città nuovi spazi da dedicare ad attività museali e culturali, all’interno di un edificio di pregevole valore storico e architettonico. L’intervento è suddiviso in due lotti funzionali. Il primo riguarda i Bracci est, l’ex Centro clinico, la realizzazione di nuovi corpi interrati per parcheggi e centrali tecnologiche; sono previsti l’appalto delle opere nei primi mesi del 2008 e la conclusione dei lavori entro agosto 2010; sussiste un finanziamento del Ministero della Giustizia superiore alla metà dell’importo totale, ma è necessario definire la trattativa con Demanio e Amministrazione Penitenziaria per l’acquisizione del complesso da parte della Città. Il secondo lotto interessa i Bracci ovest ed il restauro del corpo centrale, delle chiese, della sezione femminile, del piano interrato del secondo Braccio con le celle dei condannati a morte, il recupero dei corpi di fabbrica del Cinema e dei Laboratori della zona sud-ovest, la realizzazione di un percorso museale con tempi di attuazione da definire in relazione alle disponibilità finanziarie. Entro il 2011 è prevista la realizzazione del primo lotto; la demolizione delle murature tra le celle consentirà provvisoriamente di avere grandi e scenografiche navate per ogni braccio. La riqualificazione degli interni sarà completata dopo le celebrazioni, con l’inserimento di nuove tramezze di suddivisione delle navate, secondo gli schemi distribuitivi e funzionali dettati dalle esigenze degli Uffici Giudiziari.

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 7 5

PROGETTI

PROPRIETÀ DELLE AREE

Agenzia del Demanio, Ministero della Giustizia TIPO DI INTERVENTO

restauro e riconversione DESTINAZIONE PER IL 2011

spazio espositivo - culturale DESTINAZIONE DEFINITIVA

uffici giudiziari e sede museale VALUTAZIONE DI MASSIMA DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI

65.592.000 Euro FINANZIAMENTI A CARICO DEL SISTEMA TERRITORIALE

41.308.000 Euro FINANZIAMENTO RICHIESTO AL GOVERNO

24.284.000,00

150


Volontari Olimpici


05.05. ASPETTI ORGANIZZATIVI I principali soggetti istituzionali, economici e culturali del territorio piemontese, riunitisi in un apposito Comitato, stanno già discutendo del complesso sistema organizzativo necessario alla futura gestione di “Italia 150”, il sistema delle celebrazioni piemontesi del Centocinquantenario. Del resto, a seguito del riconosciuto successo dei XX Giochi Olimpici Invernali, il Piemonte può contare su un prezioso patrimonio di esperienza e conoscenza nell’ambito dei grandi eventi e su meccanismi consolidati di interazione tra i soggetti pubblici e privati, che oggi attendono un nuovo obiettivo per rimettersi in campo. Il Comitato Italia 150 avrà quindi il compito di ideare e programmare le celebrazioni in città e in regione e di coordinare tutti i soggetti del sistema culturale, scolastico, economico che vorranno essere coinvolti. Il Comitato si proporrà innanzitutto come capofila di un processo di indagine, riflessione e discussione a livello nazionale e internazionale sull’Italia e sugli italiani. Il programma degli eventi e delle manifestazioni del 2011 sarà così ideato e modulato sulla base degli esiti dell’attività di ricerca e cooperazione svolta, affinché sia il più possibile condiviso a livello nazionale e integrato al sistema delle celebrazioni istituzionali.

ATTIVITÀ DIDATTICHE

GiGià nell’anno scolastico 2008/2009 saranno intraprese attività didattiche per le scuole elementari, medie inferiori e medie superiori piemontesi. Nei due anni successivi, d’intesa con il Dipartimento Editoria e Informazione della Presidenza del Consiglio e con il Ministero della Pubblica Istruzione, si intende estendere le proposte di attività alle scuole dell’intero territorio nazionale. Alla luce dell’esito positivo del programma educativo di Torino 2006, si realizzerà un apposito kit che stimolerà i ragazzi a “fare esperienza” su alcuni grandi temi nazionali come la storia italiana degli ultimi 150 anni, l’arte contemporanea, il design, le scienze, l’educazione ai diritti e ai doveri, l’educazione motoria. I risultati delle attività svolte dalle classi partecipanti saranno rese pubbliche tramite mostre ed eventi nel corso del 2011, ai quali saranno invitate a partecipare le scuole e le famiglie degli studenti coinvolti. Nel 2011, nelle diverse sedi di Italia 150 saranno attivati anche laboratori didattici e creativi per i ragazzi in gita scolastica e anche per quelli in visita con le loro famiglie.

Il passo successivo sarà identificare le sedi adatte per ospitare le iniziative programmate. Il Comitato si è già mosso in questa direzione, definendo le aree di competenza in cui realizzare gli eventi principali e stabilendo gli interventi necessari. Si è giunti alla definizione di un sistema ramificato, che comprende un nucleo di 8 sedi a Torino e nell’area metropolitana, che saranno gestite direttamente dal Comitato (il complesso di Venaria Reale; la nuova Biblioteca Multimediale; l’ex complesso carcerario Le Nuove; le aree industriali riqualificate delle Officine Grandi Riparazioni ferroviarie, Mirafiori e Alenia; i parchi sui torrenti Dora e Stura), e di circa 40 altre sedi di pregio, collocate su tutto il territorio regionale e coordinate al sistema torinese attraverso percorsi di visita congiunti. Il punto di riferimento per i visitatori a Torino sarà l’area di Spina 2, per la sua vicinanza alla nuova stazione Porta Susa e la facilità di collegamento con le altre sedi principali. Lì saranno collocati i servizi indispensabili, dall’ufficio informazioni alla biglietteria. Il luogo a cui saranno indirizzati gli ospiti di riguardo, i rappresentanti delle isti-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 7 7

PROGETTI

tuzioni e le delegazioni straniere sarà invece il Centro Internazionale OIL, situato in corrispondenza dell’accesso da sud della città. La posizione appartata e la bellezza del paesaggio, data la vicinanza alla collina e al fiume Po, renderanno i padiglioni particolarmente indicati a funzioni di accoglienza e di rappresentanza. Nel triennio 2008-2010, il Comitato getterà le basi del piano di comunicazione necessario a promuovere l’evento a livello nazionale e internazionale. L’organizzazione di manifestazioni di tale portata è infatti strettamente collegata alla capacità di un territorio di elaborare una propria immagine distintiva e di promuoverla all’esterno. Torino ha attuato in pochi anni una vera e propria rivoluzione nella comunicazione della propria identità, da città della produzione meccanica a città della “passione” e ambisce a proseguire il processo di promozione, anche al servizio della regione e della nazione. Nello stesso periodo, il Comitato attiverà un progetto di attività didattiche per le scuole elementari, medie inferiori e medie superiori, mirato ad ottenere la partecipazione conseguente di un grande numero di studenti all’evento del 2011. La fase organizzativa impegnerà il Comitato anche nel coinvolgimento di partner privati, non solo attraverso sponsorizzazioni e finanziamenti, ma soprattutto con il coinvolgimento diretto nella ideazione e realizzazione delle iniziative. Nel 2011 verrà così a comporsi una ricca offerta di esposizioni, correlate a un intenso calendario di iniziative, che si svolgeranno nell’arco di circa sette mesi, dal 17 marzo al 31 ottobre.

05.05.01. IL VALORE DI LAVORARE IN RETE Il coinvolgimento delle persone nelle “esperienze d’Italia” si attuerà su più livelli, tracciando un percorso che condurrà all’organizzazione di Italia 150. Innanzitutto si attiverà un processo di cooperazione a livello nazionale, per discutere i temi e le priorità da affrontare nel 2011. Torino e il Piemonte si impegneranno

150


a tessere una rete che metta insieme le Istituzioni locali e nazionali, la Scuola e le Università, le Camere di Commercio e le principali associazioni di lavoratori per affrontare su diversi versanti le grandi questioni del discorso identitario. Nel frattempo, agiranno a livello locale, per coinvolgere le persone nella riflessione su come utilizzare lo straordinario patrimonio di paesaggi a disposizione per realizzare i progetti che daranno vita a Italia 150. Tutti i principali attori del panorama culturale, formativo ed economico regionale saranno subito interpellati affinché l’impegno della comunità sia suddiviso in base alle risorse che ognuno può offrire e sfoci già nei prossimi anni in un calendario di iniziative coordinate per il pubblico locale. I soggetti che si sono già riuniti per la costituzione del Comitato hanno manifestato la loro disponibilità non solo a sostenere l’iniziativa ma anche a collaborare attivamente, con le proprie specifiche risorse, alla sua realizzazione: gli enti locali metteranno in campo il loro know how organizzativo e gestionale, oltre ai complessi sistemi di relazioni locali, nazionali e internazionali; le Fondazioni di origine bancaria metteranno in campo le loro competenze nella programmazione e gestione di iniziative di interesse pubblico, dalla valorizzazione dei beni artistici alle attività culturali, dalla ricerca scientifica alla formazione; la Camera di Commercio di Torino e Unioncamere Piemonte offriranno le loro competenze economiche e agiranno da tramite nei confronti dei diversi soggetti del sistema economico locale e delle altre camere di commercio provinciali; il Sistema Universitario Regionale metterà a disposizione il suo patrimonio di conoscenze e i risultati delle più avanzate ricerche in svariati ambiti, dalle scienze della vita e della natura all’innovazione tecnologica, dalle scienze umane socioeconomiche, letterarie, storiche, filosofiche e artistiche alla cultura alimentare ed eno-gastronomica. Infine, si intraprenderà già nel 2008 - anno in cui si festeggeranno i primi 60 anni dell’entrata in vigore della nostra Costituzione - un articolato programma di coinvolgimento diretto delle persone considerate il pubblico potenziale di Italia 150. Si costruiranno numerosi progetti di collaborazione in ambito locale, nazionale e internazionale, con l’obiettivo di assicurare la partecipazione di un grande numero di persone all’evento del 2011. Tutti coloro che saranno stati coinvolti in attività negli anni precedenti saranno infatti chiamati a visitare Torino e il Piemonte

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 7 8

PROGE TTI

per partecipare alla fase finale dei progetti o per vederli realizzati in loco. Le celebrazioni del 2011 potranno così diventare luogo di incontro e scambio non solo tra le regioni italiane, ma anche tra regioni del mondo, rappresentando una formidabile leva per rafforzare le relazioni già esistenti e per stringere nuove alleanze economiche, commerciali, culturali.

05.05.02. ACCESSIBILITÀ E COLLEGAMENTI Nel 2011 Torino e il Piemonte saranno facilmente raggiungibili dall’Italia, dall’Europa e dal resto del mondo grazie a un’ampia rete di infrastrutture: un aeroporto adeguato in occasione delle Olimpiadi ai più elevati standard internazionali, 1.000 km di autostrade e un sistema ferroviario esteso e capillare, che si estende per circa 2.000 chilometri. In questi anni in regione sono stati pianificati e in parte attuati investimenti per diversi miliardi di euro al fine di migliorare le infrastrutture per i trasporti: aeroporto, strade, ferrovie, piattaforme logistiche e intermodali, tunnel. Secondo OTI Piemonte (Osservatorio Territoriale delle Infrastrutture), i costi totali dei progetti - programmati, progettati in via preliminare e definitiva e in via di esecuzione - equivalgono a 38.000 milioni di euro, di cui la maggior parte sono già disponibili. Nel corso dell’ultimo decennio inoltre, in concomitanza con l’avvio della candidatura olimpica, la Città di Torino ha avviato la realizzazione di un Piano Strategico Infrastrutturale con l’obiettivo di rendere la città più vivibile e accessibile, con interventi strategici come la realizzazione della prima Linea Metropolitana e del Passante Ferroviario e il miglioramento della viabilità e del sistema dei parcheggi cittadini. Nei prossimi anni sono previsti interventi per oltre tre miliardi di euro, che renderanno Torino una città con una elevata dotazione di infrastrutture per la mobilità urbana. Nel 2011 la linea 1 della metropolitana consentirà di attraversare la città dal confine occidentale (Collegno) fino a sud (Lingotto) in meno di 20 minuti, passando attraverso il centro e i nodi di interscambio delle stazioni Porta Susa e Porta Nuova. Per quell’anno sarà completato anche il Passante Ferroviario, la più grande infrastruttura realizzata in città dal dopoguerra. Il grandioso progetto (la spesa complessiva è di 1.200 milioni di euro) prevede il completo interramento dei binari dalla stazione Stura a nord alla stazione Lingot-

150


to a sud. Sopra le nuove gallerie, il grande Viale Centrale, già in parte realizzato, consentirà un veloce attraversamento della città e l’ingresso nelle tangenziali Nord e Sud e nel raccordo autostradale per l’aeroporto di Caselle. Considerato il fatto che su questo asse si svilupperà la direttrice di collegamento tra le principale sedi torinesi di Italia 150, sul Viale sarà realizzata una apposita linea tramviaria veloce (Linea 10), che consentirà di collegare rapidamente le sedi tra di loro (Mirafiori - Biblioteca Multimediale, OGR ed ex carceri Le Nuove - Parco Dora). Le altre sedi metropolitane potranno essere raggiunte grazie al facile interscambio con la Linea 1 della Metropolitana, le linee ferroviarie che transiteranno per la stazione di Porta Susa e la rete del trasporto pubblico metropolitano. Per rendere i collegamenti ancora più capillari, si attiverà inoltre un sistema di navette a idrogeno, implementando quella che è oggi una punta di diamante della ricerca piemontese applicata al campo dei trasporti. Sarà infine realizzata una “strada verde”, che collegherà il Centro Storico ai Parchi Dora e Stura seguendo il corso dei fiumi. Questo percorso sarà percorribile in bicicletta e a piedi, grazie a un sistema integrato di piste ciclabili, e in alcuni tratti in battello.

05.05.03.TICKETING

TIPOLOGIE DI BIGLIETTO E RELATIVO COSTO INGRESSO GIORNALIERO ADULTI RAGAZZI BAMBINI ANZIANI

40 EURO 30 EURO 15 EURO 30 EURO

INGRESSO GIORNALIERO SCUOLE INFANZIA, ELEMENTARI, MEDIE 8 EURO SUPERIORI, FORMAZIONE PROFESSIONALE 15 EURO PASS INGRESSO TRE GIORNI ADULTI RAGAZZI BAMBINI ANZIANI

70 EURO 50 EURO 30 EURO 50 EURO

PASS INGRESSO TRE GIORNI SCUOLE INFANZIA, ELEMENTARI, MEDIE 20 EURO SUPERIORI, FORMAZIONE PROFESSIONALE 30 EURO PASS INGRESSI ILLIMITATI ADULTI RAGAZZI BAMBINI ANZIANI

100 EURO 60 EURO 50 EURO 60 EURO

PASS INGRESSI ILLIMITATI SCUOLE INFANZIA, ELEMENTARI, MEDIE 25 EURO SUPERIORI, FORMAZIONE PROFESSIONALE 45 EURO

Saranno attivati con largo anticipo studi per rendere il sistema di biglietteria della manifestazione il più possibile innovativo, flessibile, sicuro e con un elevato grado di capillarità del sistema distributivo. La strategia dei prezzi perseguirà quattro obiettivi principali: • fissare il prezzo dei biglietti individuali a una cifra che possa attrarre un pubblico trasversale; • proporre abbonamenti per ingressi multipli; • agire sulla leva del prezzo per attirare il maggior nu mero di visitatori nei giorni lavorativi o nei periodi di bassa stagione; • ottenere la maggiore affluenza di pubblico possibile e, di conseguenza, i massimi ricavi. Si è ipotizzato un prezzo base del biglietto di ingresso giornaliero per le sedi metropolitane gestite dal Comitato Italia 150 (Venaria Reale, Biblioteca Multimediale, OGR, Le Nuove, Mirafiori, Alenia, Parco Dora e Parco Stura) pari a 40 Euro e, considerando una politica di ticketing articolata, si è calcolato un costo medio pari a 30 Euro. Il costo medio risulta dall’ipotesi di una suddivisione di prezzi sia per fasce d’età sia per tipologie differenti di ingressi. Sarà inoltre proposto un biglietto per tutte le sedi regio-

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 7 9

PROGETTI

nali gestite dal Comitato, al prezzo di 60 euro. Per quanto riguarda la suddivisione per fasce di età si ipotizzano 4 categorie: • da 3 a 13 anni; • da 14 a 18 anni; • da 19 a 64 anni; • over 65. Le diverse tipologie di ingresso considerate sono invece: • biglietti a prezzo intero per un ingresso giornaliero; • biglietti per categorie speciali (portatori di handicap e loro accompagnatore) • biglietti per ingressi serali (dopo le h 18.00); • biglietti per gruppi famigliari di almeno 3 persone composti da adulti e bambini; • biglietti per gruppi numerosi (es. scolaresche, comiti ve di più di 15 persone); • pass a entrata multipla (per il weekend o per l’intero periodo di durata della manifestazione), partendo dal presupposto che la vicinanza alla sede e un prezzo agevolato favoriscano ingressi ripetuti. Qui a fianco sono riportate alcune tipologie di biglietto e il relativo costo ipotetico. I prezzi sono calcolati a valori del 2011. Per verificare il prezzo corrispondente al 2007 occorre tener conto di una componente di indicizzazione. Stimando un tasso di inflazione del 2,5%, il fattore di attualizzazione è di 0,80 circa. Il prezzo del biglietto giornaliero per gli adulti (stimato a 40 Euro nel 2011) risulterebbe costare oggi circa 36 Euro. La prevendita dei biglietti, almeno per via telematica, inizierà almeno sei mesi prima dell’inaugurazione della manifestazione. Il canale di vendita preferenziale sarà il web ma verranno utilizzati anche canali di vendita più tradizionali, come punti fisici di biglietteria, distributori automatici, call center. Per favorire la permanenza dei visitatori sul territorio e promuovere le numerose attività che in quell’anno si svolgeranno negli altrettanto numerosi punti di interesse piemontesi, il Comitato effettuerà politiche di bundling, ossia di abbinamento dei biglietti dei diversi organizzatori. Saranno così offerti abbonamenti per l’accesso a più percorsi, con numerose combinazioni possibili, ulteriormente arricchiti da ingressi a eventi temporanei (spettacoli, festival, eventi sportivi) e con riduzioni sui trasporti pubblici.

150


[ la settimana italiana ] Nel biennio 2009-2010 si intende richiedere la collaborazione dell’ENIT, Ente Nazionale Italiano per il Turismo, per promuovere un’iniziativa turistica speciale, legata al Centocinquantenario dell’Unità d’Italia. L’idea è di promuovere presso i principali tour operator nazionali e internazionali un pacchetto che offra ai visitatori italiani ma soprattutto stranieri la possibilità di visitare in una sola settimana le tre storiche capitali d’Italia - Torino, Firenze e Roma - nella speciale occasione dell’anniversario, quindi con il “valore aggiunto” delle grandi manifestazioni organizzate a tale scopo. Il viaggio dovrebbe essere articolato in modo tale da garantire la permanenza per due giorni nel capoluogo piemontese, altri due in quello toscano e gli ultimi tre nell’attuale capitale. L’iniziativa sarà organizzata in collaborazione con le Aziende Turistiche Locali piemontesi e in sinergia con quelle delle altre due regioni interessate.

[ l’uso di tecnologie innovative: Italia 150 open source ] In collaborazione con la Fondazione Torino Wireless e con le aziende dell’omonimo distretto tecnologico piemontese, si intende sviluppare per il 2011 un sistema wireless che si estenda sulle sedi degli eventi più importanti e specialmente nella zona di Spina 2. Presupponendo per il 2011 uno sviluppo e una diffusione capillare dei dispositivi che supportano questa tecnologia - dai lettori MP3 e MP4 ai cellulari, palmari e laptop sempre più maneggevoli – l’obiettivo è di permettere ai visitatori di portare via con sé un segno tangibile dell’esperienza vissuta a Torino nel percorso di Italia 150 (fotografie, video, racconti e poesie, brani musicali) e di lasciare a loro volta una testimonianza (messaggi di testo, audio e video, fotografie). Dal 2003 il Distretto high-tech Torino Wireless raccoglie i principali attori ICT del Piemonte in un sistema condiviso di valori, strategie, azioni in grado di aumentare la competitività del territorio, attraverso l’integrazione fra ricerca e sviluppo e imprenditoria. Il Distretto, coordinato dalla Fondazione Torino Wireless, guarda con particolare attenzione ai settori della tecnologia wireless, wireline, software e multimediali. Torino e il Piemonte costituiscono un terreno fertile per sviluppare un distretto tecnologico, grazie alla presenza di un elevato livello di competenze negli atenei e negli istituti di ricerca pubblici, di oltre 2.000 ricercatori (quasi 20 per cento del totale italiano) impegnati nell’ICT, di cui 700 nel wireless, di numerosi parchi scientifici e tecnologici, dei due incubatori di impresa I3P del Politecnico di Torino e I3T dell’Università di Torino, di aziende ICT leader a livello internazionale e di oltre 6.700 piccole e medie imprese attive nello stesso campo. Le attività di ricerca e la creazione di nuove realtà imprenditoriali sono sostenute da cospicui finanziamenti pubblici e privati: il Piemonte investe infatti l’1,7 per cento del suo PIL in innovazione e raccoglie un quarto degli investimenti privati italiani in ricerca e sviluppo.


05.05.04. STRATEGIE DI COMUNICAZIONE Negli ultimi anni Torino e il Piemonte hanno scommesso sulla funzione strategica della comunicazione, ponendola al centro di un profondo rinnovamento del loro ruolo e della loro immagine. La strategia ha raggiunto il suo culmine con i Giochi Olimpici, quando 3,2 miliardi di telespettatori da 200 paesi hanno visto Torino come una città poliedrica, vivace e interessante. La strategia di image building applicata ai Giochi ha dimostrato concretamente come i grandi eventi contribuiscano a far superare stereotipi radicati e retaggi anacronistici. Dopo le Olimpiadi il territorio piemontese si è affermato sullo scenario internazionale con un volto nuovo, proponendosi come modello di riferimento nell’organizzazione di grandi eventi mondiali, grazie allo sviluppo di una competenza organizzativa specifica, alla accresciuta consapevolezza e alla partecipazione attiva della cittadinanza. Nell’impostare una strategia di comunicazione per l’evento Italia 150 occorre innanzitutto prevedere una piena sinergia con tutti gli altri soggetti implicati nelle celebrazioni nazionali. Solo così si potranno mettere in atto una serie di azioni integrate e coordinate, finalizzate non soltanto alla realizzazione di singoli eventi e alla valorizzazione di Torino e del territorio, ma alla promozione e valorizzazione dell’Italia nel suo complesso. In un quadro simile la comunicazione svolge un ruolo strategico, non solo di coordinamento dei messaggi e di integrazione dei mezzi, ma anche di collante tra i vari soggetti coinvolti. Affinché la comunicazione ottenga il risultato sperato – ossia la conoscenza dell’evento e la partecipazione di un numero elevato di persone – essa si dovrà configurare come un avvicinamento progressivo all’evento stesso, fatto di interventi graduali, applicati con intensità crescente, che coinvolgano innanzitutto gli opinion leader nazionali e internazionali, poi i media e infine il grande pubblico. Le tappe successive saranno: • Costruzione dell’identità e dell’immagine dell’evento • Presentazione ai cittadini e costante aggiornamento, per creare il consenso e costruire la partecipazione. • Apertura di un sito web che consenta in tempi rapidi la creazione e il mantenimento di un numero sempre più elevato di contatti in tutto il mondo, garantendo anche la reciprocità della comunicazione. • Attivazione di sinergie con le campagne comunica tive dei Membri Fondatori del Comitato, affinché tutti si muovano nella stessa direzione, sfruttando al mas simo i mezzi a propria disposizione (siti internet,

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 8 1

PROGETTI

• • • • • • •

newsletter, house organ, capagne pubblicitarie). Gli atenei piemontesi, in particolare, intendono contribuire con esperimenti di webradio, creazione di blog, tra smissioni televisive e documentazione scientifica da distribuire nel sistema scolastico e all’esterno. Organizzazione di roadshow all’estero presso istituzioni, opinion leader, comunità e associazioni italiane. Le relazioni internazionali di Torino e del Piemonte avranno un ruolo cruciale nella strategia di marketing dell’evento. Organizzazione di un calendario di conferenze stampa in Italia e all’estero. Presentazione dell’evento ai potenziali sponsor internazionali, nazionali e locali. Presentazione ai maggiori tour operator nazionali e internazionali e creazione di pacchetti turistici speciali. Attivazione di campagne pubblicitarie nazionali e in ternazionali a mezzo stampa, web, radio e TV. Coordinamento della comunicazione ufficiale con le attività di comunicazione degli sponsor, che rappresentano uno straordinario moltiplicatore delle oppor- tunità di contatto con la comunità nazionale e internazionale. Presentazione e diffusione anticipata del calendario dell’evento.

05.05.05. STIMA DEI VISITATORI ATTESI La stima del numero di visitatori unici e del numero totale di visite è fondamentale nel processo di pianificazione di un grande evento, poiché molte delle valutazioni determinanti in termini di spazi espositivi, servizi, costi e ricavi saranno una conseguenza diretta di tale prima stima. Per giungere ad una stima approssimata del numero di visite che Italia 150 potrebbe registrare è necessario definire il bacino potenziale dei visitatori. Se, a livello generale, per un evento internazionale il bacino potenziale può corrispondere a tutta la popolazione mondiale, tuttavia le caratteristiche socio-economiche dei diversi bacini d’utenza e la maggiore o minore prossimità dei mercati alla sede dell’evento diventano parametri fondamentali di segmentazione e circoscrizione del bacino complessivo. Il mercato primario dei visitatori di Italia 150 può essere considerato quello domestico, costituito nel 2005 da poco meno di 60 milioni di abitanti, concentrati per oltre il 45% nel nord Italia e quindi a non più di 3 ore di auto/treno dall’evento. In particolare, la provincia di Torino e il Nord Ovest, cioè i due bacini più prossimi, rappresentano un quarto del totale della popolazione italiana.

150


[ l’accoglienza turistica ] Da grande metropoli industriale, Torino è sempre stata meta di visitatori d’affari. Negli ultimi anni, il turismo ha però assunto un ruolo nuovo nelle politiche di sviluppo del territorio e oltre a meta di turismo congressuale, la città si sta sempre più affermando come destinazione turistica internazionale. I dati economici sul settore mostrano che dal 1998, anno della candidatura olimpica, a oggi, Torino ha spostato il rapporto tra turismo d’affari e di loisir da 80-20% a 60-40%. Questo processo, fortemente voluto e sostenuto dalle istituzioni locali, è stato accelerato dall’organizzazione nel 2006 dei Giochi Olimpici Invernali. Le Olimpiadi hanno rappresentato un picco di notorietà per la città e il territorio e un impegnativo banco di prova per la loro capacità di accoglienza che, a distanza di un anno, si può affermare sia stato brillantemente superato. Nei 15 giorni dell’evento oltre 1 milione di visitatori si è riversato sul territorio e dopo questo boom il trend di arrivi nazionali e internazionali non ha cessato di crescere. Nel complesso, il turismo in Piemonte è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni. Nel 2005 si sono registrati 10 milioni 200 mila presenze, il 9% in più rispetto al 2004. A questo incremento ha certamente contribuito l’aumento record di presenze del 25,5% nell’area metropolitana di Torino: da 2 milioni 600 mila nel 2004 si è saltati a 3 milioni 300 mila. Segue per affluenza il distretto dei laghi, stabile a 2 milioni e 800 mila, seguito dalle montagne della Valle di Susa e del Pinerolese. Il turismo in Piemonte è fortemente internazionale: la percentuale di presenze straniere sul totale è del 44%, con una prevalenza di tedeschi, inglese, olandesi, francesi e americani. Le Olimpiadi hanno lasciato inoltre un’importante eredità: modernissimi impianti sportivi, nuove aree espositive e congressuali e nuovi alberghi di alto livello. Gli standard di accoglienza imposti dall’evento, infatti, hanno spinto verso un nuovo turismo di qualità, divenuto realtà duratura attraverso il potenziamento del sistema alberghiero e para-alberghiero, con un aumento della capacità ricettiva fra il 2004 e il 2006 del 15%. Solo nell’area metropolitana di Torino i posti letto sono oggi oltre 25.000 e diventano oltre 170.000 se si considera l’intera regione. A questi numeri si aggiunge la ricettività universitaria che, in special modo nel periodo estivo, può costituire un’ulteriore disponibilità. A seguito dell’accelerazione impressa dalle Olimpiadi, la capacità ricettiva universitaria ha raggiunto oltre 3.000 posti letto (solo in Torino e Area Metropolitana), ed è probabile un ulteriore trend di crescita grazie ai piani strategici impostati dalla Città di Torino in collaborazione con i suoi Atenei. Inoltre, se si valuta che nel 2011 sarà completo e operativo il collegamento ad Alta Velocità ferroviaria con Milano (45 minuti), la capacità ricettiva globale potrebbe aumentare sensibilmente anche solo considerando la capacità addizionale dell’area metropolitana di Milano.

AREA

% SU TOTALE VISITATORI

N. VISITATORI

PROVINCIA DI TORINO

13,1

783.000

NORD OVEST

44,4

2.663.000

NORD EST

9,3

555.000

CENTRO

9,4

566.000

SUD

3,5

211.500

ISOLE

2,2

133.500

FRANCIA

3,50

210.000

GERMANIA

2,00

120.000

REGNO UNITO

1,75

105.000

USA

1,70

102.000

SVIZZERA

0,82

49.000

CINA

0,80

48.000

RUSSIA

0,75

45.000

BELGIO

0,75

45.000

SPAGNA

0,75

45.000

CANADA

0,70

42.000

PAESI BASSI

0,60

36.000

SCANDINAVIA

0,50

30.000

ROMANIA

0,50

30.000

AFRICA DEL NORD

0,50

30.000

AUSTRIA

0,50

30.000

GIAPPONE

0,42

25.000

BRASILE

0,35

21.000

ARGENTINA

0,35

21.000

ALTRI PAESI

0,90

TOTALE

AREA

54.000

100,0

6.000.000

POPOLAZIONE

%

N. VISITATORI

2.236.941

35

782.929

NORD OVEST

13.314.106

20

2.662.821

NORD EST

11.119.276

5

555.964

CENTRO

13.314.106

5

566.067

SUD

13.314.106

1,5

211.307

ISOLE

13.314.106

1,2

TOTALE

58.751.711

PROVINCIA DI TORINO

133.458 4.912.546


Segue il mercato europeo, Russia esclusa. Infine, in ordine di importanza, si possono collocare il mercato sud e nord americano e quello australiano, particolarmente interessati dal fenomeno dell’emigrazione italiana, il Giappone e i paesi emergenti nei quali è in crescita il turismo d’élite interessato alla cultura e al made in Italy: Cina, India e Russia, che da sola conta 140 milioni di abitanti. Il mercato del Nord America (USA e Canada) ha particolare interesse per il nostro territorio.

in particolare quelli più prossimi all’Italia e quelli ad essa legati da fenomeni di immigrazione ed emigrazione.

I dati dell’Osservatorio Turistico Regionale (2005) sono emblematici: gli Stati Uniti sono il primo paese extraeuropeo per arrivi e, insieme al Canada (secondo nella classifica), valgono quasi il 5% degli arrivi esteri in Piemonte. Tenendo conto che la quota di arrivi stranieri rappresenta circa il 40% sul totale, la popolarità del Piemonte sul mercato nordamericano è sicuramente forte. Tutti gli indicatori economici stimano poi che il crescente potere d’acquisto della popolazione cinese, progressivamente esteso a strati sempre più ampi della società, avrà un impatto determinante sullo sviluppo del turismo mondiale. È quindi ragionevole ritenere che una quota importante di visitatori possa arrivare anche da paesi dell’Estremo Oriente come la Cina. Il mercato potenziale giapponese è sicuramente quello più limitato dal punto di vista numerico ma, in considerazione dell’ampia diffusione di ricchezza e dell’alta propensione a viaggiare, è il mercato più avanzato e omogeneo. Ipotizzando la durata dell’evento (dal 17 marzo al 31 ottobre 2011), considerate l’accessibilità del territorio e la capacità di accoglienza – basti valutare che durante i 15 giorni di svolgimento delle Olimpiadi Torino e le sue valli hanno ospitato circa 1 milione di turisti senza saturare la ricettività regionale complessiva - si ipotizza che in 200 giorni Italia 150, in tutte le sedi piemontesi, potrà registrare sei milioni di visitatori. La metodologia applicata per ottenere una previsione attendibile è la stessa utilizzata per la stima dei visitatori dei grandi eventi (i Giochi Olimpici, le più recenti edizioni di Expo Universali): la percentuale di penetrazione varia in base alla distanza dei mercati potenziali dall’evento ed è corretta da alcune considerazioni relative alla specificità del territorio, alla durata e alle caratteristiche dell’evento. La stima è stata effettuata senza considerare le politiche di emissione dei biglietti, che al momento sono solo ipotetiche, ma ipotizzando già alcuni bacini preferenziali: i visitatori italiani e il pubblico potenziale di alcuni paesi,

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 8 3

PROGETTI

150


05.05.06. QUADRO GENERALE DEGLI INTERVENTI PREVISTI E DEI FINANZIAMENTI Qui di seguito, la tabella che riassume gli investimenti necessari per rendere operative le sedi in cui si terranno gli eventi di Italia 150. Lo schema riporta l’investimento totale per ristrutturare le varie sedi, la richiesta di finanziamento al Governo e la quota a carico del sistema locale.

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 8 4

PROGE TTI

150


ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 8 5 P R O G E T T I

150


05.05.07. VALUTAZIONI ECONOMICHE DELL’EVENTO Il budget che segue è il conto economico che contempla esclusivamente le entrate e le uscite destinate alla gestione del Comitato e all’organizzazione degli eventi e delle attività dal 2007 al 2011. Il budget è stato impostato partendo dal presupposto che le spese fisse di gestione siano sostenute dalle entrate provenienti dai Membri del Comitato, mentre gli eventi e le attività vengano finanziati con le entrate provenienti dagli sponsor pubblici e privati. Questo fa sì che in corrispondenza di minori entrate da sponsorizzazioni diminuiscano le attività e gli eventi. Il valore complessivo delle sponsorizzazioni private previste è di 164 milioni di euro. A queste si aggiungono contributi pubblici per un valore complessivo di poco più di 50 milioni di euro. Le spese previste per attività, eventi e relativa comunicazione sono complessivamente di 229 milioni di euro. Nel 2011 sono previsti 140 milioni di euro per organizzare 15 grandi mostre, 30 milioni di euro per sei grandi eventi spettacolari e 50 milioni di euro per la campagna di comunicazione nazionale ed internazionale. Per la gestione delle sedi in cui si svolgeranno gli eventi, è stata prevista una spesa di 30 milioni di euro, mentre 45 milioni sono previsti per le tecnologie di attrezzatura delle sedi.

fronte di una spesa di 8 milioni di euro per l’acquisto e la realizzazione dei prodotti, si potranno realizzare 26 milioni di incassi. Per quello che riguarda il personale, è stato previsto un organico di sei persone nel 2007, di otto nel 2008, di quindici nel 2009, di quaranta-quarantacinque nel 2010 e di circa novanta nel 2011. Il personale sarà coadiuvato, come avvenne durante i Giochi Olimpici, da un numero cospicuo di volontari. Per le celebrazioni sono stati reputati necessari circa 5.000 volontari, la cui formazione si svolgerà per lo più nel 2010. Altre voci di spesa inerenti il progetto sono il costo delle divise e dei pasti durante il servizio. Il progetto didattica avrà inizio nel 2008, data in cui si cominceranno a preparare i materiali da distribuire ai docenti per le attività con le classi degli anni successivi, finalizzate ad una presentazione a Torino nel 2011. I costi complessivi del progetto didattica saranno di circa 12 milioni di euro. Le tasse sono state calcolate sulle spese non detraibili (37,25%) e l’Irap sul costo del personale (4,25%)

Una voce corposa nelle entrate del conto economico dell’anno 2011 è costituita dai ricavi da biglietteria. Partendo dall’ipotesi di raggiungere la quota prefissata di 6 milioni di visitatori (di cui 500 mila non paganti, 3 milioni di ridotti e 2 milioni e mezzo di interi) e facendo una media dei costi dei biglietti (28 euro biglietto intero, 12 euro ridotto), al netto dell’IVA, le entrate da biglietteria potranno raggiungere i 90 milioni di euro. Una quota di queste entrate andrà a coprire la spesa, valutata circa in 8 milioni di euro, di gestione della biglietteria. Molte delle attività organizzate per il Centocinquantenario saranno expo, ossia manifestazioni in cui saranno venduti spazi a imprese commerciali per presentare i loro prodotti. Gli incassi dalla vendita degli spazi avranno un valore di 32 milioni di euro. Un’altra voce significativa nelle entrate è data dalla vendita di prodotti di merchandising. Si è ipotizzato che, a

ITALIA CENTOCINQU A NTA 1 8 6

PROGE TTI

150


BILANCIO PREVISIONALE GESTIONE ED EVENTI ITALIA 150

ENTRATE

[Euro]

Membri del Comitato

2007

2008

2009

2010

2011

1.360.000

1.500.000

1.500.000

2.000.000

2.500.000

500.000

5.000.000

45.000.000

3.000.000

10.000.000

150.000.000

Sponsorizzazioni pubbliche Sponsorizzazioni private

1.000.000

Biglietteria

90.000.000

Affitto aree espositive

32.000.000

Merchandising

26.000.000

Servizi vari ai visitatori TOTALE RICAVI [Euro]

4.500.000 1.360.000

2.500.000

5.000.000

17.000.000

350.000.000

353.000

450.000

800.000

2.500.000

6.000.000

1.8000.000

750.000

USCITE [Euro] Personale Volontari

formazione divise

1.350.000

pasti

2.500.000

Amm. e uffici affitti

45.000

70.000

110.000

150.000

300.000

30.000

10.000

20.000

20.000

70.000

utenze/spese generali 40.000

50.000

60.000

70.000

300.000

spese legali / amm.

50.000

50.000

70.000

120.000

1.500.000

8.000

20.000

30.000

70.000

3.000.000

22.000

35.000

60.000

370.000

2.400.000

Viaggi e trasferte

25.000

80.000

80.000

200.000

230.000

Spese di rappresentanza

20.000

50.000

70.000

200.000

600.000

AttivitĂ

307.000

350.000

500.000

2.500.000

140.000.000

Eventi

200.000

350.000

500.000

2.000.000

30.000.000

Comunicazione

200.000

350.000

600.000

2.000.000

50.000.000

30.000

600.000

1.800.000

2.500.000

7.000.000

arredi

assicurazioni tasse

Didattica Gest. biglietteria

8.000.000

Protocollo e cerimoniale Tecnologie

30.000

35.000

Forniture

400.000

5.000.000

100.000

400.000

17.000.000

100.000

700.000

20.000.000

Acquisto e realizz. merchandising

8.000.000

Gestione sedi

30.000.000

Investimenti TOTALE USCITE [Euro]

ITA L IA C E N T O C IN Q U A N TA 1 8 7 P R O G E T T I

1.360.000

2.500.000

100.000

1.000.000

16.000.000

5.000.000

17.000.000

350.000.000

150


CRONOPROGRAMMA ATTIVITÀ ITALIA 150

MAR

MAG

GIU

DIC

GEN

FEB

GIU

GEN

APR

GEN MAR

FEB

MAR 0TT

07 07 07 07 08 08 08 09 09 10 10 11 11 11

PRESENTAZIONE PROGETTO ESPERIENZA ITALIA AL GOVERNO COSTITUZIONE COMITATO ITALIA 150 AVVIO CONSULTAZIONE LOCALI EVENTO PUBBLICO A ROMA LEGGE NAZIONALE E PRESENTAZIONE PRIMI SPONSOR PROGETTO DIDATTICA AVVIO OPERE EDILIZIE MOSTRA SUL 2011 PER UIA 2008 COINVOLGIMENTO PUBBLICO INTERNAZIONALE BIENNALE DEMOCRAZIA CELEBRAZIONI CAVOURIANE MENO UNO A ITALIA 150 EVENTI SPORTIVI DI LANCIO CELEBRAZIONI 17 MARZO 2011- 31 OTTOBRE 2011

ITALIA CENTOCINQUA NTA 1 8 8

PROGE TTI

150


INDICE PRESENTAZIONE Mercedes Bresso, Antonio Saitta, Sergio Chiamparino

03

PERCHÉ 02. Piero Amerio - Esperienza Italia. Introduzione alla lettura del progetto 02.01 Walter Barberis e Giovanni De Luna - Perché celebrare il Centocinquantenario a Torino e in Piemonte

06 09 13

PAESAGGI 27 03. Carlo Olmo - Paesaggio e città 29 03.01 150 paesaggi piemontesi 31 03.02 Paesaggi del passato 33 03.02.01 Il centro storico di Torino e il circuito delle Residenze Sabaude 33 03.02.02 I musei storici 35 03.02.03 Le collezioni di arte antica 37 03.02.04 Forti e castelli 41 03.02.05 Luoghi della spiritualità 42 03.02.06 Ville e palazzi nobiliari 45 03.03 Paesaggi del presente 49 03.03.01 I luoghi della formazione 49 03.03.02 Nuovi spazi per grandi eventi di spettacolo e sport 51 03.03.03 I musei di arte moderna e contemporanea 53 03.03.04 I musei della scienza e della tecnica 57 03.03.05 Montagne, laghi e colline 59 03.04 Paesaggi del futuro 61 03.04.01 Aree industriali in trasformazione 61 03.04.02 Spina Due: un nuovo centro per Torino 61 03.04.03 I distretti della produzione di qualità 62 03.04.04 Nuovi parchi per le città 64 PERSONE 04. Marco Demarie e Stefano Molina - Gli Italiani nel 2011 04.01 150 milioni di persone 04.01.01 Gli italiani fuori d’Italia 04.01.02 Gli italiani in Italia 04.01.03 I nuovi italiani

Torino città cosmopolita

04.01.04 Gli appassionati dell’Italia

04.02

Il team di Italia 150 04.02.01 Il Comitato Italia 150 04.02.02 I partner privati

04.02.03 La mobilitazione dei cittadini

I rapporti internazionali di Torino e del Piemonte

PROGETTI 05.01 15 progetti per Italia 150 05.02 Esperienza del passato: visita

65 67 69 69 73 75 76 79 82 85 85 85 86 87 89 93


05.02.01 La storia della società Palazzo Carignano e Museo del Risorgimento - Torino

94 95 Villa della Regina - Torino 97 Castello del Valentino - Torino 98 Basilica di Superga - Torino 99 La Venaria Reale - Venaria Reale (Torino) 101 Castello Reale - Agliè (Torino) 102 Castello Reale - Moncalieri (Torino) 103 Castello Reale - Govone (Cuneo) 105 Castello Reale - Racconigi (Cuneo) 106 Curia Maxima - Torino 107 Mastio della Cittadella - Torino 108 Castello Cavour - Santena (Torino) 109 Borgo di Leri Cavour - Trino (Vercelli) 110 Forte - Fenestrelle (Torino) 111 Castello - Casale Monferrato (Alessandria) 112 Forte - Gavi (Alessandria) 113 Castello Tapparelli D’Azeglio - Lagnasco (Cuneo) 114 Castello Visconteo-Sforzesco - Novara 115 05.02.02 La storia delle arti 116 Polo Reale - Torino 117 Palazzina di Caccia di Stupinigi - Nichelino (Torino) 119 Museo Civico Antonino Olmo - Savigliano (Cuneo) 120 Palazzo Alfieri - Asti 121 Complesso Broletto - Novara 122 Villa San Remigio - Verbania 123 05.02.03 La storia delle scienze 124 Museo Regionale di Scienze Naturali - Torino 125 Museo Ferroviario - Bussoleno (Torino) 127 Museo dell’Uomo - Torino 128 05.03 Esperienza del presente: discussione 129 Laboratorio Europa 130 05.03.04 Democrazia 132 Facoltà di Giurisprudenza - Alessandria 133 Campus Urbano - Torino 134 Villa La Palazzola - Stresa (Verbano-Cusio-Ossola) 135 05.03.05 Scienza e cultura umanistica 136 Filatoio Rosso - Caraglio (Cuneo) 137 Politecnico - Torino 138 05.03.06 Spiritualità 139 Abbazia - Novalesa (Torino) 140 Canonica di Santa Maria di Vezzolano - Albugnano (Asti) 141 Santuario di Nostra Signora - Oropa (Biella) 142 Abbazia e Chiesa di Santa Maria di Lucedio – Trino (Vercelli) 143 Sacro Monte - Varallo (Vercelli) 145 05.03.07 Spettacolo, Specchio del Contemporaneo 147 05.03.08 Sport, Pratica e Partecipazione 150 05.04 Esperienza del futuro: prova 153 05.04.09 Ricerca scientifica 155 Officine Grandi Riparazioni – Torino 157 05.04.10 Produzione culturale 158 Parco Dora - Torino 159 Biblioteca Multimediale - Torino 161 Cittadella della Cultura - Vercelli 162


05.04.11 Produzione innovativa

05.04.12 Ambiente e energia

Centro Internazionale di Formazione OIL. - Torino Campus Universitario - Novara

05.04.14 Mobilità

Parco Stura - Torino

05.04.13 Salute e sicurezza

Museo dell’Aerospazio - Torino La Cittadella - Alessandria

Centro del Design Mirafiori – Torino

05.04.15 Cibo

Ex Complesso Carcerario Le Nuove – Torino Il gusto a Torino e in Piemonte

05.05 Aspetti organizzativi 05.05.01 Il valore di lavorare in rete 05.05.02 Accessibilità e collegamenti 05.05.03 Ticketing La Settimana Italiana

L’uso di tecnologie innovative: Italia 150 open source

05.05.04 05.05.05 05.05.06 05.05.07 05.05.08

Strategie di comunicazione Stima dei visitatori attesi L’accoglienza turistica

Quadro generale degli interventi previsti e dei finanziamenti Valutazioni economiche dell’evento Cronoprogramma

163 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 175 177 177 178 179 180 180 181 181 182 184 186 188


DOCUMENTO REALIZZATO DA

Progetto Italia 150 – Associazione Torino Internazionale PER INIZIATIVA DI

Regione Piemonte, Provincia di Torino, Città di Torino, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Torino, Unioncamere Piemonte, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino, Università del Piemonte Orientale, Università di Scienze Gastronomiche, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. CURA E REDAZIONE

Paolo Verri (coordinatore) Raffaella Pavesio Maura Taibez TESTI INTRODUTTIVI

Piero Amerio Walter Barberis e Giovanni De Luna Marco Demarie e Stefano Molina Carlo Olmo IDEAZIONE E GRAFICA

Adfarmandchicas HANNO PARTECIPATO ALL’IDEAZIONE DEL DOCUMENTO

Fiorenzo Alfieri, Alessandro Asteggiano, Matteo Bagnasco, Alessandro Barberis, Silvio Boccardo, Fabio Boerio, Guido Bolatto, Francesco Candido, Renato Cigliuti, Andrea Comba, Massimo Deandreis, Dario Disegni, Matteo Fagiano, Paolo Garbarino, Valter Giuliano, Vittorio Manganelli, Gabriella Morini, Gianni Oliva, Anna Osello, Luisa Papotti, Ezio Pelizzetti, Patrizia Picchi, Francesco Profumo, Sergio Roda,Guido Saracco, Maria Schiavone, Stefania Serre, Edoardo Tortarolo, Mario Turetta, Alberto Vanelli, Benedetta Vitale SI RINGRAZIANO PER LA COLLABORAZIONE

Città di Torino

[ Assessorato alle Politiche per la Casa e il Verde, Assessorato al Commercio e Attività Produttive, Assessorato all’Urbanistica,

all’Edilizia privata e al Patrimonio, Comitato Interassessorile per le azioni di controllo e coordinamento per le Celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, Commissione Consiliare per Torino 2011, Divisione Ambiente e Verde, Divisione Urbanistica ed Edilizia Privata, Servizio Centrale Comunicazione Strategica, Turismo e Promozione della Città, Vice Direzione Generale Gabinetto del Sindaco e Servizi Culturali, Vice Direzione Generale Servizi Tecnici ]

Fondazione Giovanni Agnelli, Fondazione 20 Marzo, ITP-Invest in Turin and Piedmont, Ordine degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e Conservatori della Provincia di Torino - Provincia di Torino [ Servizio Programmazione e Gestione Beni e Attività Culturali ] Regione Piemonte [ Assessorato all’Università, ricerca e politiche per l’innovazione, Assessorato al Turismo, Direzione Beni Culturali ] Turismo Torino, Urban Center Metropolitorino, Torino World Design Capital SI RINGRAZIANO INOLTRE

Sonia Amarena, Veronica Arato, Piera Baracco, Paolo Bellino, Livio Besso Cordero, Silvia Carla Bianco, Michele Bonino, Gabriele Bovo, Sergio Brero, Sara Soo Mee Brocchi, Simona Cantone, Paolo Corradini, Giandomenico D’Alfio, Francesco Debiase, Antonio De Rossi, Daniela Formento, Daniela Grognardi, Daniele Jallà, Claudio Lamberti, Angela Larotella, Giorgio Marè, Anna Martina, Pierpaolo Maza, Fulvio Monasterolo, Mario Montalcini, Paola Musolino, Francesco Persio, Patrizia Piovano, Irene Pittatore, Giambattista Quirico, Maria Elena Rossi, Vanessa Rossini, Stefano Seita, Vincenzo Simone, Francesca Soncini, Carlo Spinelli, Roberto Strocco, Maddalena Tirabassi, Raffaella Tittone, Cesare Vaciago, Federico Zardi, Marco Zocco




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.