La Finestra luglio/agosto 2009

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Sommario

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LA FINESTRA

Luglio/Agosto 2009

luglio/agosto 2009

Editoriale ................................................................. 3

Intervista al dott. Erio Ziglio dell’OMS...................... 5 Dossier droga, tra passato e presente .................. 13 L’impegno del Trentino per l’Abruzzo .................... 19 L’emigrazione trentina dopo il 1866 ...................... 25 Povertà: il Trentino meglio dei paesi del Nord ....... 28

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Il Trentino per l’Abruzzo

Ecco un quadro dettagliato circa l’impegno della Provincia autonoma di Trento a favore della popolazione abruzzese colpita dal sisma che il 6 aprile scorso ha seminato morte e distruzione nella città dell’Aquila e nei centri limitrofi.

I giganti di pietra patrimonio dell’Umanità ............. 30 Direttore Responsabile Prof. Armando Munaò Condirettore Dott. Johnny Gadler Vice direttore Roberto Paccher Pubblicità Cristina Dellamaria 347.6475297 Grafica ed impaginazione Eva Fontana

L’umana dimora di Orlando Gasperini ................... 33 La Lega: il crocefisso nell’aula consiliare.............. 37 Crisi: buoni segnali per l’occupazione, ma... ........ 38 Insegnanti trentini, soddisfatti nonostante tutto..... 41 Feste vigiliane: un’edizione molto discussa .......... 44 Il paesaggio trentino come laboratorio.................. 46

Corrispondenti G. Bonini, P. Brol, P. Chiesa, L. De Carli, M. Pacher

E...state con noi a Borgo Valsugana ..................... 47

Collaboratori S. Caldonazzi, C. Centofanti, A. De Carli, G. Facchini, A. Gravino, F. Grosso, A. Iozzo, M. Luongo, P. Mondini, L. Motta, P. Serbolina, M.L. Tonelli

Cronache dell’Alta Valsugana ............................... 53

Consulenza medico Scientifica dr. A. Piazza, dr. G. Donghia Consulenza legale Avv. Zeno Perinelli

Cronache del Trentino ........................................... 51

Il “lungo Giorgio” della Grande Guerra .................. 55 Cronache dell’Alta Valsugana ............................... 56 Cronache di Levico Terme .................................... 57

Foto e fotoservizi M. Originale

Nel museo l’emozione di una vita ......................... 58

Stampa CSQ Centro Stampa Quotidiani spa Erbusco (Brescia)

Conosciamo le aziende ........................................ 59

Aut. Tribunale di Trento n. 635 del 22-4-1989 Questo numero de LA FINESTRA è stato chiuso il 17/7/2009

La Finestra declina ogni responsabilità per eventuali cambiamenti e/o errori nelle date e negli orari degli appuntamenti segnalati.

0461 75.26.22 redazione@lafinestra.it

L’umana dimora

Con un percorso articolato su ben tre sedi espositive, la Valsugana dedica una grande mostra antologica, intitolata “l”Umana Dimora”, all’artista Orlando Gasperini, pittore figurativo di Grigno scomparso nel dicembre scorso.

Cronache della Bassa Valsugana.......................... 62 C3: perché non parte il tavolo ambientale? .......... 63 Gilda, la bambina più forte delle fiamme .............. 64 Acqua fredda, caldo metallo ................................. 66 Senza un tetto, costretto a vivere in auto .............. 67 Cronache della Valsugana .................................... 69 Cronache della Valle dei Mòcheni ......................... 70 Vivi l’ambiente in Bassa Valsugana....................... 71 Le FotoMemorie dell’Alta e Bassa Valsugana ....... 72

0461 75.68.33

La settimana ideale è sull’Altopiano di Piné .......... 73

Via IV Novembre, 12 38051 BORGO VALSUGANA (TN)

Come eravamo ..................................................... 74

• Tutti i testi e tutti gli articoli firmati dai giornalisti e dai collaboratori AEMME nonché tutte le pubblicità (modulari, mezze pagine e pagine) pubblicati su LA FINESTRA e su gli SPECIALI de LA FINESTRA sono coperti da copyright AEMME e quindi è VIETATA su qualsiasi supporto sia l'uso che la riproduzione totale o parziale (anche da parte degli inserzionisti) senza l'autorizzazione scritta della AEMME sas. • Gli inserzionisti che volessero usufruire - per altri giornali o altre pubblicazioni - degli impaginati relativi alla loro pubblicità possono farlo richiedendo l'autorizzazione e riconoscendo alla AEMME sas (al momento della consegna della copia o del dischetto) la quota forfettaria prevista dall’articolo 5 delle clausole del contratto pubblicitario. Quanto sopra specificato non riguarda gli inserzionisti che utilizzano propri studi o proprie agenzie per far pervenire alla AEMME e quindi a LA FINESTRA l'impaginato della propria pubblicità, o che di tale pubblicità desiderino farne un uso proprio e personale. • La AEMME - proprietaria de LA FINESTRA e di tutte le pubblicazioni "Speciali" - si riserva il diritto di adire le vie legali per la tutela dei propri interessi e della propria immagine.

I “giganti di pietra”, quello straordinario “arcipelago fossile” che va sotto il nome di Dolomiti e che affascina chiunque si trovi al loro cospetto dal 26 giugno scorso sono diventati Patrimonio dell’Umanità.

Ambrosini: quel drammatico 24 giugno ............... 54

Consulenza fiscale dr. Armando Pacher

Distribuzione AEMME sas

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Dolomiti: patrimonio Unesco

Ieri avvenne........................................................... 75 Italia, paese a rischio sismico............................... 77 Disarmo: storico accordo tra USA e Russia ......... 79 Benedizione per due opere dell’ANA ..................... 80

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Il museo dei gemelli

A Sant’Orsola in autunno vedrà la luce il “Museo etnografico e minerario” dei gemelli Lino e Mario Pallaoro. Uno straordinario patrimonio di reperti e di esperienza scientifica che sarà a disposizione di tutti.

Alla scoperta delle Alpi ......................................... 81

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Musica: intervista a Lucio Dalla ............................ 83 Festival di Castrocaro 2009 .................................. 85 Vivere il parco a contatto con la natura................. 87 Il cartellone delle mostre....................................... 88 Cucina per immagini: pollo al curry ...................... 91 PC per voi: netbook, moda o vantaggio vero?...... 93 Casa dolce casa ................................................... 94 Moda & bellezza ................................................... 95 Caleidoscopio ....................................................... 96

Gilda, più forte del fuoco

L’incredibile vicenda di Gilda Pruner che nell’estate del 1959, all’età di appena dieci anni, riuscì a salvare da morte certa tre donne intrappolate nel loro maso che, colpito da un fulmine, stava andando a fuoco.


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Editoriale

LA FINESTRA

di Johnny Gadler

Cercate un buon investimento? Puntate tutto sulla salute...

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a salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente». Quanta verità troviamo concentrata in questa frase attribuita al filosofo tedesco Arthur Schopenhauer. La salute è un bene prezioso e conta – eccome! - anche in termini economici. Anzi, la salute fa bene pure all’economia europea. A farsi promotore di tale convincimento è proprio un valsuganotto, il dott. Erio Ziglio originario di Castelnuovo, che da quasi venti anni lavora presso l’Ufficio Europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità, prima a Copenhagen e, attualmente, a Venezia, presso Palazzo Cavalli Franchetti, dove dirige l’Ufficio Europeo per gli Investimenti per la Salute e lo Sviluppo. Ed è allora il caso di dire che “salute” e “sviluppo” costituiscono un binomio vincente, perché – come spiega il dott. Ziglio nella lunga intervista che ci ha rilasciato - «uno dei risultati raggiunti dall’ufficio OMS di Venezia è proprio la messa a punto di una metodologia scientifica che di-

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mostra come gli interventi atti a migliorare la salute dei cittadini e a ridurre le iniquità dello stato di salute possano creare condizioni di sviluppo economico per paesi, regioni ed aree locali nel completo rispetto dei diritti umani». Insomma, le spese sostenute in campo socio-sanitario non possono più essere considerate, come magari si faceva un tempo, dei costi da contenere, bensì rappresentano degli investimenti le cui rendite a medio-lungo termine possono essere scientificamente documentate a livello di micro e macro economia nazionale. Si è stimato, ad esempio, che una riduzione del 10% del tasso di mortalità per malattie cardiovascolari (durante l’età lavorativa) contribuisce a un aumento dell’1% del tasso di crescita del reddito pro capite nazionale. Altro caso: per quanto riguarda i paesi dell’Est si è calcolato che se la mortalità degli adulti potesse essere ridotta di solo il 2% all’anno, su un periodo di 25 anni, il guadagno in termini economici potrebbe addirittura ammontare al 25-40% del reddito

totale corrente. Ben sappiamo come nei Paesi del terzo e del quarto mondo siano perlopiù povertà, fame e malattie ad accorciare l’esistenza degli individui; nei paesi industrializzati, invece, un ruolo predominante è svolto dagli “stili di vita”. È risaputo, ad esempio, che l’uso di sostanze psicoattive, sia lecite come nel caso del tabacco, dell’alcol o degli psicofarmaci, sia illecite, come le droghe, comporta - direttamente o indirettamente – serie problematiche per la salute collettiva. Sebbene in materia di tossicodipendenze esistano ormai vari e documentati studi, il fenomeno appare sempre difficile da delineare, soprattutto oggigiorno che sono venute meno le cosiddette “categorie a rischio”, mentre gli stupefacenti sono penetrati, con conseguenze devastanti, anche nelle piccole comunità ritenute, fino a qualche decennio fa, immuni da questo flagello. Vi è chi afferma che la massiccia diffusione delle droghe sia una diretta conseguenza della grave perdita di valori e del profondo

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degrado culturale cui è ormai giunta la nostra civiltà occidentale. Tale analisi corrisponde solo in parte a verità, perché non bisogna cadere nell’equivoco di considerare le sostanze stupefacenti un fenomeno esclusivamente legato all’era moderna. Stati di esaltazione indotti dall’assunzione di droghe sono documentati, infatti, fin dall’antichità. Tra passato e presente, quindi, in questo numero de “La Finestra” vi proponiamo un quadro aggiornato su questa grave piaga sociale, con particolare riferimento alla situazione rilevata in provincia di Trento. Se, per ritornare all’assunto iniziale, la salute è un bene prezioso, l’invito è ad approfittare delle ferie imminenti per dare definitivamente addio alle cattive abitudini (sedentarietà, fumo, alcol, eccessi alimentari in genere...), ritrovandoci a settembre più in forma che mai. E quindi anche più ricchi, se non magari nel portafoglio, almeno sul piano della salute. Non sarebbe davvero poca cosa. Buone vacanze!

Questo numero de LA FINESTRA è consultabile e scaricabile in formato PDF all'indirizzo: http://issuu.com/aemme_sas/docs/la_finestra_luglio_2009

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Intervista. Incontro con il dott. Erio Ziglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

Quando la salute fa bene anche all’economia europea... Nostra intervista al dott. Erio Ziglio, originario di Castelnuovo, direttore dell’Ufficio per gli Investimenti per la Salute e lo Sviluppo, Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità con sede a Venezia...

di Armando Munaò

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Venezia ha sede l’Ufficio Europeo per gli Investimenti per la Salute e lo Sviluppo (Health Development and Investiment) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Alla sua direzione è stato designato un valsuganotto, il dott. Erio Ziglio, originario di Castelnuovo, che da quasi venti anni lavora presso l’Ufficio Europeo OMS, prima a Copenhagen e ora, appunto, a Venezia, presso Palazzo Cavalli Franchetti, sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti (IVSLA). Dal 1980 al 1992 ha svolto attività di docente nel campo della salute pubblica (Public Health) nel mondo anglosassone prima in Gran Bretagna (Università di Edimburgo), poi in Canada (Carleton University), ancora alla Toronto University ed infine negli USA (Yale University). Dal 1989 al 1992 è stato consulente della Commissione “Public Health” della Comunità Europea. Il dott. Ziglio è inoltre autore di numerose pubblicazioni a diffusione internazionale (in lingua inglese, tedesca e spagnola) con particolare riferimento a temi di ricerca valutativa ed analisi delle politiche sanitarie nel campo della Promozione della Salute. Lo abbiamo raggiunto e intervistato a Venezia per comprendere come funziona e quali obiettivi si prefigge la struttura di cui è direttore. Dott. Ziglio, che cos’è l’Ufficio Europeo per gli Investimenti per la Salute e lo Sviluppo? «L’ufficio OMS di Venezia è una struttura tecnico-scientifica di recente istituzione. È il risultato di un accordo di cooperazione internazionale tra l’OMS/Europa, la Repubblica Italiana e la Regione Veneto». Qual è la mission di questa struttura? «La mission di questa struttura è quella di sviluppare un approccio

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Intervista. Incontro con il dott. Erio Ziglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità trasparente, sistematico e basato sull’evidenza scientifica e assistenza tecnica per l’integrazione completa nel nuovo campo dei determinanti sociali ed economici della salute all’interno delle strategie di sviluppo dei 53 Paesi Membri della Regione Europea dell’OMS. L’Ufficio Europeo per gli Investimenti per la Salute e lo Sviluppo dell’OMS sostiene un’azione di riposizionamento delle politiche per la salute come priorità per lo sviluppo economico e sociale dei paesi europei». Le politiche per la salute come volano socio-economico, dunque? «Uno dei risultati raggiunti dall’ufficio OMS di Venezia è proprio la messa a punto di una metodologia scientifica che dimostra come gli interventi atti a migliorare la salute dei cittadini e a ridurre le iniquità dello stato di salute possano creare condizioni di sviluppo economico per paesi, regioni ed aree locali nel completo rispetto dei diritti umani». Ciò vale anche in questo momento di crisi economica? «Certamente. Questa evidenza scientifica è di grande rilevanza anche in questo periodo di recessione economica globale ed è valida indipendentemente dal livello di reddito dei paesi, sia in Europa occidentale che in Europa orientale». Quindi le spese per la salute non sono da considerarsi dei costi, ma degli investimenti? «Esatto. Le spese in campo socio-sanitario non possono più essere viste soltanto come “costi” da contenere, bensì come investimenti le cui rendite a medio-lungo termine possono essere scientificamente rendicontate a livello di micro e macro economia nazionale». E gli Stati come recepiscono questo dato? «Nessuna economia eu-

Gruppo internazionale di esperti delle malattie non trasmissibili

Potremmo dire che la salute è una ricchezza? «Certamente, il benessere economico che molti paesi ricchi hanno raggiunto deve molto ai miglioramenti della salute conquistati nel tempo».

ropea può oggigiorno ritenersi esente dal riconsiderare e ridefinire i propri investimenti nel campo della salute. L’evidenza scientifica in questo campo sta lentamente, ma inesora-

bilmente, ricevendo la giusta attenzione diventando uno strumento trasversale utile nei ministeri della salute, dell’economia, della finanza, affari sociali e istruzione».

Chi è Erio Ziglio Direttore dell’Ufficio “Investiment for Health and Development” dell’OMS Europa con sede a Venezia. Dal 1980 al 1992 ha svolto attività di docente nel campo della “Public Health” nel mondo anglosassone prima in Gran Bretagna (Università di Edimburgo), poi in Canada (Carleton University), poi alla Toronto University ed infine negli USA (Yale University). Dal 1989 al 1992 è stato consulente della Commissione “Public Health” della Comunità Europea. Da 20 anni lavora presso l’Ufficio Europeo OMS prima a Copenhagen e ora di Venezia. Autore di numerose pubblicazioni a diffusione internazionale (in lingua inglese, tedesca e spagnola) con particolare riferimento a temi di ricerca valutativa ed analisi delle politiche sanitarie nel campo della Promozione della Salute.

Ci può fare qualche esempio concreto? «Si è stimato, ad esempio, che circa il 30% della crescita economica del Regno Unito (la prima nazione che si è industrializzata in Europa) tra il 1790 e il 1980 possa essere attribuito al miglioramento delle condizioni di salute. Poi in una recente pubblicazione l’ufficio OMS di Venezia si è soffermato ad analizzare le differenze in termini di crescita economica tra i diversi paesi OCSE...» Ebbene? «Abbiamo stimato, per esempio, che una riduzione del 10% del tasso di mortalità per malattie cardiovascolari (durante l’età lavorativa) contribuisce ad un aumento dell’1% del tasso di crescita del reddito pro capite nazionale». Il Suo Ufficio ha analizzato anche i paesi dell’Est? «Sì, l’ufficio OMS di Venezia ha analizzato attentamente anche i paesi dell’est Europa nati dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica. Negli anni ‘90

molti di questi paesi hanno avuto un tracollo in termini di aspettative di vita soprattutto nella popolazione maschile. In questi paesi un miglioramento del livello di salute e una riduzione delle iniquità in questo campo è indispensabile per creare condizioni di sviluppo economico e riduzione della povertà. In un lavoro che ho presentato qualche tempo fa a Londra, insieme ad un team di esperti internazionali, ho portato nuove evidenze scientifiche in questa direzione». Ci può fornire qualche dato in merito? «Le malattie croniche, ad esempio, riducono la probabilità di lavorare tra il 7% (Georgia) e il 30% (Kazakistan). Da un punto di visto macroeconomico, queste nuove stime indicano che se la mortalità degli adulti dovuta alle malattie non trasmissibili nei paesi potesse essere ridotta di solo il 2% all’anno su un periodo di 25 anni, il guadagno in termini economici potrebbe ammontare al 25-40% del reddito totale corrente». Da che cosa dipendono le differenze di stato di salute? «Lo stato di salute di una popolazione dipende da variabili genetiche, ambientali, sociali ed econo-


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Intervista. Incontro con il dott. Erio Ziglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità miche e, logicamente, dalla qualità ed accessibilità dei servizi socio-sanitari. Un grande problema nel nostro continente, ed ovviamente anche nel resto del mondo, è costituito dall’impatto dei determinanti sociali ed economici. I determinanti sociali sono la singola categoria che attualmente spiega la maggior variazione della salute in una popolazione». Per quale ragione? «Perché tali determinanti influenzano l’accesso ai servizi sanitari, l’utilizzo tempestivo dei servizi di medicina preventiva o la possibilità di addottare stili di vita più sani. Possono essere anche associati all’aumento percentuale della popolazione che vive in condizioni di povertà, o di marginalità sociale e creano condizioni di rischio per la salute con effetti devastanti. Basti ricordare che si è acutizzata negli ultimi tre decenni la differenza nello stato di salute misurata in termini di speranza di vita alla nascita tra i 53 paesi dell’area europea dell’OMS (dall’Islanda ai confini con la Cina)». Ci può fare qualche esempio... «Ad esempio, tra i paesi dell’Unione Europea e quelli del centro Europa esiste una differenza di circa 5-6 anni di speranza di vita alla nascita e addirittura di circa 18 anni tra le situazione migliori (Islanda, Svezia, Svizzera e Italia) e le più problematiche (Federazione Russa, Turkmenistan o Kazakistan). Infatti negli anni ‘90 il crollo delle infrastrutture sociali, economiche e sanitarie nell’est Europa, come ho già accennato, provocò un forte aumento dei tassi di mortalità e un brusco calo dell’aspettativa di vita nell’ordine di 3-6 anni a seconda del paese, anche se i trend stanno migliorando». In Europa occidentale, invece, come sono gli

Erio Ziglio assieme al Direttore Generale dell’OMS Margaret Chan

indicatori? «In Europa occidentale mediamente gli indicatori sono abbastanza buoni. Inaspettate disuguaglianze emergono però all’interno dei paesi. In molte città, vi può essere una differenza di speranza di vita alla nascita di vari anni (8-15 anni) tra i diversi gruppi di popolazione. Queste differenze sono riconducibili a problematiche sociali, economiche e spesso am-

bientali, mentre i determinanti genetici restano marginali». Insomma, i fattori socioeconomici incidono fortemente, e più di tutti, sulla salute degli individui? «Senza dubbio. Per fare alcuni esempi concreti, oggi in Gran Bretagna un bambino che nasce in una famiglia povera ha 2,5 probabilità in più di non superare il primo anno di

vita di un bambino che nasce in una famiglia abbiente. Un bambino che nasce in Tajikistan ha 5 volte in più la possibilità di morire in età infantile che un bimbo in Finlandia o in Italia. In Italia, Svezia, Irlanda, Gran Bretagna e altri paesi a reddito medioalto le differenze nei tassi di mortalità tra persone di ceto sociale diverso, che vivono nella stessa area geografica, sono influenzate da elementi quali la sicurezza del lavoro e i livelli di istruzione, un fatto di cui i sistemi sanitari si stanno sempre più rendendo conto. In Estonia un laureato maschio all’età di 25 anni ha un’aspettativa di vita di 13 anni più lunga che un suo coetaneo non laureato, mentre per la popolazione femminile la differenza è di 8 anni». Che cosa significa migliorare queste tendenze? «Riuscire a migliorare queste tendenze significa diminuire il conflitto sociale, creare più opportunità di sviluppo economico equo e

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) La World health Organization (WHO) ovvero l’Organizzazione Mondiale della Sanità, Agenzia specializzata dell’ONU per la salute, è stata fondata il 7 aprile 1948, con sede a Ginevra. L’OMS è governata da 193 Stati Membri attraverso l’Assemblea mondiale della sanità (WHA – World Health Assembly), convocata annualmente in sessioni ordinarie nel mese di maggio. Questa è composta dalle delegazioni degli stati membri. Le principali funzioni dell’Assemblea consistono nell’approvazione del programma dell’organizzazione e del bilancio preventivo per il biennio successivo, e nelle decisioni riguardanti le principali questioni di politiche sanitarie. L’obiettivo dell’OMS, così come precisato nella relativa Costituzione, è il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute, definita nella medesima Costituzione come condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di infermità. La Costutituzione OMS continua sottolineando che il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute è uno dei diritti fondamentali dell’uomo senza distinzione di razza, religione, credo politico e condizione sociale o economica. L’OMS è suddivisa in sei strutture organizzative regionali: • Europa (EURO), con sede a Copenhagen in Danimarca • Africa (AFRO), con sede a Brazzaville nella Repubblica del Congo • Mediterraneo orientale (EMRO), con sede al Cairo in Egitto • Sud-est asiatico (SEARO), con sede a Nuova Delhi in India • Americhe (AMRO/PAHO), con sede a Washington, D.C. in USA • Pacifico occidentale (WPRO), con sede a Manila nelle Filippine

sostenibile per 900 milioni di cittadini del continente europeo». È scontato che ci siano differenti condizioni di salute tra Occidente e sud del mondo? «Sicuramente non è scontato. L’OMS ha istituito nel 2005 la Commissione sui Determinanti Sociale della Salute, presieduta dal Professore Sir Micheal Marmot e dal premio Nobel per l’economia Amartya Sen. Il lavoro della Commissione si è concluso recentemente con un conferenza mondiale a Londra dal 5 al 7 novembre 2008. Il titolo del rapporto finale della Commissione OMS è significativo “Closing the gap in a generation” (Riequilibrare/Eliminare il divario in una generazione). Il titolo è chiaramente un’aspirazione più che una previsione. Il rapporto indica delle linee di intervento per migliorare la salute e la sua distribuzione nella popolazione con azioni a livello globale, nazionale e locale». Su che cosa si basano le raccomandazione della Commissioni OMS? «Le raccomandazioni della Commissione OMS si basano su tre principi chiave: 1) migliorare le condizioni della vita quotidiana (dove le persone nascono, vivono, lavorano) diminuendo rischi di povertà, marginalità, ambienti insalubri; 2) affrontare il problema dell’iniqua distribuzione di risorse (questo necessita un forte settore pubblico che sappia incidere sulle cause delle diseguaglianze); 3) aumentare la capacità dei paesi di misurare l’entità del problema delle ineguaglianze in salute e l’efficacia degli interventi per uniformare verso l’alto lo stato di salute di una popolazione. Le raccomandazioni della Commissione OMS indicano la necessità di rafforzare i sistemi socio-sanitari e al tempo stesso avere una politica coerente che in-


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Intervista. Incontro con il dott. Erio Ziglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità fluisca anche su altri settori importanti per la salute dei cittadini (quello che a livello di UE viene oggi definito come il principio di “Salute in Tutte le Poliche”). Il rapporto suggerisce come affrontare il tema delle crescenti diseguaglianze di stato di salute in modo che “closing the gap” non sia solo un’aspirazione ma una possibilità concreta sia per la salute che per lo sviluppo socio-economico e di rafforzamento dei diritti umani». Come si sta muovendo l’OMS per affrontare concretamente queste tematiche così complesse? «Con il lavoro della Commissione sui Determinanti Sociali, l’OMS ha messo insieme l’evidenza scientifica in questo campo. Mai prima d’ora quest’evidenza era stata analizzata scientificamente e sistematicamente a livello globale. Le raccomandazioni della Commissione sono state discusse dai paesi membri all’Assemblea Mondiale della Sanità. Affrontando il tema della recessione

Erio Ziglio al lavoro nel suo ufficio

economica globale il Direttore Generale dell’OMS Margaret Chan ha dichiarato, il 12 novembre scorso, che bisogna evitare che la crisi economica globale diventi anche una crisi sociale e sanitaria e ha posto l’attenzione sul fatto che proteggere e promuovere la salute sarà indispensabile per affrontare e superare l’attuale fase di crisi». Tutto ciò come si inserisce nel contesto europeo?

«Per quanto riguada la situazione europea i ritrovati scientifici e le raccomandazioni della Commissione devono essere contestualizzati a livello dei singoli stati. L’obiettivo dell’Ufficio OMS di Venezia, che si occupa esclusivamente dei determinanti sociali, è che questa giovane struttura diventi sempre più un punto di incontro e di lavoro per i paesi europei. Dovrà porsi come riferimento europeo per l’evidenza scientifica

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e lo sviluppo di know-how su questioni che politici, professionisti e la società civile dovranno, soprattutto in periodi di crisi economica, sempre più affrontare rispondendo a domande quali: come produrre salute oggi nel continente europeo, nei paesi ad alto e basso reddito? Che tipo di investimenti produrranno un impatto maggiore sulla popolazione riducendo al tempo stesso le ineguaglianze di stato di salute tra e nei paesi europei? Quali di questi investimenti, oltre a produrre salute, daranno anche un notevole valore aggiunto allo sviluppo sociale ed economico nei paesi, regioni ed aree locali del nostro continente?». Per “investimento” s’intende soltanto l’aspetto finanziario oppure in senso più ampio? «Quando parlo di investimenti non mi riferisco solo a risorse finanziarie, ma anche al capitale umano, tecnologico, e ad un’ampia gamma di risorse sociali come il volontariato. Questi elementi devono entrare

nell’equazione “produrre salute uguale produrre sviluppo”. L’approccio da usare non riguarda soltanto i sistemi sanitari in senso stretto, ma comprende anche interventi a livello di organizzazione sociale e investimenti nel territorio». Professor Ziglio, molte delle iniziative di responsabilità sociale sono rivolte ad emergenze sanitarie: come vengono valutate dall’OMS? «La salute è certamente una responsabilità sociale, un prodotto sociale. Operativamente, il concetto di salute come responsabilità sociale dovrebbe, a mio avviso, prendere forma e agire sui determinanti della salute delle popolazioni, non sui sintomi, o solamente sulle malattie, ma sulle condizioni che creano salute. I determinanti, come ho già avuto modo di dire, possono essere suddivisi in quattro grandi gruppi. Il primo gruppo è rappresentato dai determinanti genetici, sui quali oggi vengono investiti miliardi di dollari. Non sarà un rappresentante

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PRIM OPIANO

Intervista. Incontro con il dott. Erio Ziglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dell’OMS a dire che questi sono dei soldi male investiti. Di per sé, però, questi grandi investimenti, con lo scopo di migliorare i livelli di cura e di prevenzione su alcune patologie specifiche, non creeranno le “condizioni” di salute, che sono invece riferibili ad altri tre determinanti: quelli ambientali, sui quali alcuni rilevanti progressi sono stati fatti nel corso degli ultimi decenni, e altri due molto importanti, non solo per i paesi in via di sviluppo, ma anche per l’Europa: i determinanti sociali ed economici. Per non limitarsi a gestire le crisi di salute ma per riuscire a prevenirle, per il presente e il futuro, la responsabilità sociale dovrebbe orientarsi anche verso questi ultimi due determinanti, che coinvolgono anche la realtà europea. Quando parlo

Erio Ziglio davanti alla sede dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Venezia

dell’Europa, della regione europea dell’OMS, parlo di 53 paesi. Oggi, nella nostra Europa, questa responsabilità sociale, come io l’ho definita, dovrebbe affrontare problemi di questo tipo: oltre 100 milioni di persone che vivono con

meno di due dollari al giorno; fra la situazione migliore e la situazione peggiore di questi 53 paesi, esiste una differenza di 18 anni di aspettativa di vita alla nascita. Troppo per creare una coesione sociale europea».

Come si sta muovendo concretamente l’Ufficio di Venezia da Lei diretto per affrontare queste tematiche così complesse? «Uno degli strumenti che utilizzeremo, in modo da coinvolgere i paesi e le regioni europee, è di mettere in piedi un “laboratorio di apprendimento e di sviluppo di know-how” (Venice Lab) con gruppi di lavoro di specialisti, manager e ministri a livello nazionale e regionale, che s’incontrano periodicamente nella nostra sede veneziana. Questo strumento permetterà di avere a Venezia un “cenacolo” culturale, scientifico e di applicazione pratica, aperto ai paesi europei. Ovviamente vista la locazione strategica della nostra sede, il Venice Lab offrirà un’opportunità unica per un coinvolgimento del NordEst e dell’Italia nel suo com-

plesso. Stiamo lavorando affinché questa iniziativa non sia un evento gestito esclusivamente dall’OMS, ma abbia un supporto di partnership e cooperazione diretta con il territorio italiano e le sue regioni, nonché un coinvolgimento con altre realtà europee». In conclusione, dott. Ziglio, qual è l’obiettivo dell’Ufficio europeo per gli Investimenti per la Salute e lo Sviluppo dell’OMS di Venezia? «L’obiettivo è che l’ufficio di Venezia diventi sempre più un punto di incontro e di lavoro per i paesi europei. Catalizzatore di opportunità e risorse uniche per gli specialisti di diversi settori, che altrimenti raramente potrebbero lavorare assieme sulle tematiche dei determinanti sociali ed economici della salute della popolazione».

La Regione Europea dell’OMS è costituita da 53 Paesi Membri:

Albania

Greece

Republic of Moldova

Andorra

Hungary

Romania

Armenia

Iceland

Russian Federation

Austria

Ireland

San Marino

Azerbaijan

Israel

Serbia

Belarus

Italy

Slovakia

Belgium

Kazakhstan

Slovenia

Bosnia and Herzegovina

Kyrgyzstan

Spain

Bulgaria

Latvia

Sweden

Croatia

Lithuania

Switzerland

Cyprus

Luxembourg

Tajikistan

Czech Republic

Malta

Republic of Macedonia

Denmark

Monaco

Turkey

Estonia

Montenegro

Turkmenistan

Finland

Netherlands

Ukraine

France

Norway

United Kingdom

Georgia

Poland

Uzbekistan

Germany

Portugal


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Dossier. Storia e dati sulla diffusione delle sostanze stupefacenti

Storia di un dramma sempre attuale, anche in Trentino L’uso di sostanze stupefacenti non è un fenomeno legato esclusivamente all’era moderna. Stati di esaltazione indotti dall’assunzione di droghe sono documentati, infatti, fin dall’antichità. Eccovi, tra passato e presente, un quadro su questa grande piaga sociale, con gli ultimi dati relativi al Trentino Alto Adige.

M

di Johnny Gadler

utano gli identikit dei consumatori, i contesti e le modalità d’assunzione, ma alla fine il risultato rimane invariato nella sua spietata drammaticità: la droga compromette l’esistenza di molte persone spesso giovanissime, lacera famiglie e, non di rado, uccide. Sebbene in materia di tossicodipendenze esistano ormai vari e documentati studi, il fenomeno appare sempre difficile da delineare, soprattutto oggigiorno che sono venute meno le cosiddette “categorie a rischio”, mentre gli stupefacenti sono penetrati, con conseguenze devastanti, anche nelle piccole comunità ritenute, fino a qualche decennio fa, immuni da questo flagello. Vi è chi afferma che la massiccia diffusione delle droghe sia una diretta conseguenza della grave perdita di valori e del profondo degrado culturale cui è ormai giunta la nostra civiltà occidentale. Tale analisi corrisponde solo in parte a verità, perché non bisogna cadere nell’equivoco di considerare le sostanze stupefacenti un fenomeno esclusivamente legato all’era moderna. Stati di esal-

tazione indotti dall’assunzione di droghe sono documentati, infatti, fin dall’antichità. Anzi, si può dire che appartengano alla storia del genere umano se è vero, come sostiene lo studioso Roger Lewin, che i dipinti rupestri dell’uomo preistorico furono realizzati sotto l’effetto di potenti allucinogeni. Casi analoghi si potevano osservare, fino a tutto il XIX secolo, in un contesto sociale ancora primitivo come quello della Namibia, il che darebbe ulteriore credito alle teorie di Lewin.

allucinazioni e venire proiettati in un mondo surreale. Una simile usanza contraddistinse anche alcune popolazioni dell’America centrale: una macina rinvenuta in Costa Rica, databile al II secolo d.C., mostra, ad esempio, un uomo con due “ovoli malefici”. Pietre maya scolpite a forma di fungo

Quei raccoglitori di funghi...

In alcune zone della Siberia esistono delle comunità sperdute che praticano la religione sciamanica, i cui riti fino a non molto tempo fa contemplavano pure l’assunzione dell’Amanita muscaria, l’inconfondibile fungo dal cappello di colore rosso con puntini chiari, che tutti conosciamo per la sua velenosità. Eppure molti adepti non esitavano a masticare piccolissime quantità di tale fungo allo scopo di essere travolti dalle

raffigurano uomini intenti a schiacciare miceti denominati teonanacatl (carne degli dei), contenenti psilocibina, un potente allucinogeno. Ma ancora oggi vi è chi sfrutta l’Amanita muscaria per ottenere degli allucinogeni. Tale fungo, infatti, in più occasioni è stato rinvenuto dalle forze dell’ordine durante perquisizioni effettuate nelle case di spacciatori; tutta-

via, a differenza di altri tipi di droga, non si è potuto procedere al sequestro del fungo poiché l’Amanita muscaria non rientra nell’elenco delle sostanze stupefacenti e psicotrope.

Gli allucinogeni in Trentino Secondo il Rapporto annuale elaborato dal SerT di Trento, nella nostra regione sono 17.710 le persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni che almeno una volta nella vita hanno sperimentato allucinogeni. Circa 1.970, invece, quelle che ne hanno assunti negli ultimi 12 mesi. Sono soprattutto i maschi a preferire questo tipo di “sballo”: nel 2007, infatti, il numero di uomini trentini che hanno ammesso di aver fatto uso di allucinogeni è risultato quasi tre volte superiore a quello delle donne (0,43% i maschi, contro lo 0,15% delle femmine). I consumatori di queste sostanze sono perlopiù giovanissimi: infatti nella fascia d’età che va dai 15 ai 24 anni troviamo l’1,74% di assuntori maschi e lo 0,65% di femmine. La classe d’età meno interessata dal fenomeno è invece quella che va dai 45 ai 54 anni, con uno 0,03% tra i maschi e


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uno 0,02% tra le femmine. Mentre in Italia dal 2005 ad oggi il consumo di allucinogeni sembra sia in costante aumento, a livello regionale dal confronto fra i dati del 20052006 e quelli del 2007-2008 emerge qualche nota positiva: nella fascia d’età che va dai 15 ai 24 anni si assiste a un decremento dei consumatori sia tra i maschi (-15%), sia tra le femmine (- 20%), nonché tra le donne di tutte le classi di età. Una nota dolente, tuttavia, giunge dagli studenti trentini delle scuole medie superiori fra i quali il 5,4% (circa 930 soggetti) ha ammesso di aver assunto sostanze allucinogene almeno una volta nella vita. È pur vero che tale percentuale è in media con il dato regionale (5,3%) ma ben al di sopra della media nazionale che si attesta al 4,4% della popolazione studentesca. Sono circa 540 (pari al 3,2%) gli studenti trentini che ammettono di aver consumato allucinogeni negli ultimi 12 mesi. L’1,4% (230 studenti) confessa di averlo fatto nell’ultimo mese e lo 0,4% (65 studenti) dichiara di farne un uso “frequente”. Per oltre la metà dei consumatori di allucinogeni (50% dei maschi e 57% per le femmine) si è trattato di un utilizzo limitato a 1-5 volte nel corso degli ultimi 12 mesi, mentre il 30% dei maschi e il 14% delle femmine ne ha fatto uso 20 o più volte.

antica usanza bere il bhang, un tè ottenuto dalla polvere di canapa con l’aggiunta di latte, zucchero e altre spezie. Ben diverse erano le modalità di assunzione della cannabis praticate dagli Sciiti della Russia meridionale e descritte dallo storico greco Erodoto, che racconta di tende ermeticamente sigillate, all’interno delle quali si mettevano dei bracieri che servivano per bruciare la canapa. Ne scaturiva un fumo denso che, inalato, provocava stati di esaltazione ed esperienze mistiche o pseudo tali. Un uso analogo della canapa è documentato anche presso i monaci taoisti cinesi. Un loro testo del II-I secolo a.C. riporta le seguenti raccomandazioni:«Prenderne molta [di cannabis] fa sì che la gente veda demoni e si getti qua e là come se fosse pazza. Ma se si assume nel corso di un lungo periodo di tempo è possibile comunicare con gli spiriti e il proprio corpo diventa leggero».

L’Hashish e gli Assassini

Una pianta poliedrica

Originaria dell’Asia centrooccidentale, la cannabis fin dall’età neolitica fu sfruttata dall’uomo che ne apprezzò soprattutto la grande versatilità. Nel corso della storia, infatti, tale pianta è stata utilizzata per ottenere fibre, tessuti, olio per illuminazione, carta e cibo, ma anche come medicinale, nonché come stupefacente. La cannabis è detta anche canapa indiana in riferimento al metodo di consumazione sviluppatosi in India, dove è

In America la canapa indiana, pur crescendo da sempre in maniera selvatica, si diffuse soprattutto dopo lo sbarco di Cristoforo Colombo, quando cominciò ad essere coltivata in maniera sistematica. In Europa, invece, conobbe un grande utilizzo soltanto dal XIX secolo in poi. Però in entrambi i contesti, sia nel Vecchio continente che nel Nuovo mondo, la cannabis fu utilizzata come droga soprattutto sotto forma di marijuana, cioè triturandone ed essiccandone le foglie che venivano poi mescolate al tabacco e quindi fumate. Estraendo le resine contenute nei germogli della cannabis si

ottiene invece l’hashish, un altro stupefacente prodotto probabilmente per la prima volta nel corso del Medioevo da popolazioni di religione islamica, presso le quali la canapa godeva di grande considerazione. Hashish in arabo significa infatti “erba” e la canapa era l’erba per antonomasia, impiegata per molteplici scopi, tra i quali quelli curativi, ma anche di obnubilamento delle facoltà intellettive. Sul finire dell’XI secolo, infatti, Hasan-ibn-al Sabbah, un nobile persiano accecato da mire politiche condite da fanatismo religioso, si pose a capo di una setta islamica cui fu dato il nome di “Assassini”. Per concretizzare il proprio delirante piano, Hasan non aveva trovato nulla di meglio che eliminare fisicamente

chiunque gli si opponesse. Per disporre a proprio piacimento della manovalanza da impiegare in tali atti delittuosi, Hasan somministrava ai componenti della setta forti quantitativi di hashish facendo credere loro che le visioni indotte dallo stupefacente fossero un “assaggio” del paradiso. Così, alla stregua dei moderni kamikaze, gli adepti non si curavano molto del fatto di tornare vivi dalla missione di sangue cui erano comandati, convinti com’erano che l’aldilà fosse quel mondo meraviglioso ed estatico fugacemente assaporato sotto gli effetti della droga, nonché grazie ai favori di avvenenti fanciulle messe a loro disposizione – sempre dal prodigo Hasan – nei lussureggianti giardini della fortezza di Alamut, di cui ci fornì un’ampia descrizione anche Marco Polo.

La cannabis in Trentino Stando alle informazioni raccolte nelle indagini condotte dal 2001 al 2007/2008, in Italia il consumo di cannabinoidi appare in progressivo aumento, soprattutto nell’ultimo biennio. Nel nostro Paese, inoltre, si osserva un consumo medio più elevato rispetto agli altri Stati dell’Unione europea. E il Trentino Alto Adige, purtroppo, non fa eccezione. Difatti anche da noi nel corso degli anni si è registrato, pur rimanendo sotto la media nazionale, un significativo aumento del consumo di cannabis. Il fenomeno riguarda sia i maschi che le femmine di tutte le classi d’età, ma il picco si è osservato – secondo i dati contenuti nel Rapporto annuale elaborato dal Ser.T di Trento - tra i 25 e i 34 anni, fascia nella quale i consumatori maschi sono aumentati di ben il 62% (dal 14,5% del 2005 si è passati al 23,5% del 2007) e le femmine del 44% (passando dal 10,9% del 2005 al 15,8% del 2007). Complessivamente le persone d’età compresa tra i 15 e i 64 anni che nella nostra regione hanno consumato cannabis almeno una volta nella loro vita sono ben 181.700 (il 27,7%). Di questi il 10,5% (68.900 persone) ne ha fatto uso negli ultimi 12 mesi. La diffusione della cannabis appare più frequente tra i giovani di 15-24 anni e di 25-34 anni, coinvolgendo nell’ultimo anno rispettivamente il 30% e il 23,5% della popolazione maschile e il 19,4% e il 15,8% di quella femminile. Viceversa, aumentando l’età diminuisce l’uso, fino ad arrivare allo 0,6% di consumatori – sia per i maschi che per le femmine – tra i 55-64enni. In merito alla frequenza con cui queste persone hanno utilizzato cannabis emerge che oltre la metà lo ha fatto fino a 5 volte (il 53% dei maschi e il 56% delle femmine), mentre il 42% dei maschi e il 17% delle femmine dichiarano un consumo frequente, ossia 20 o più volte durante l’ultimo anno. In Trentino il consumo di cannabis appare un fenomeno


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piuttosto preoccupante fra gli studenti delle scuole medie superiori. Infatti ne hanno confessano l’uso, almeno una volta, ben 5.200 soggetti, il che significa il 30,2% della popolazione studentesca, dato al di sopra della media nazionale (29,3%). Sono 2.550 gli studenti trentini che hanno dichiarato il consumo di questa sostanza psicoattiva nell’ultimo mese (il 14,8%), mentre 1 studente su 5 (il 2,9%, pari a circa 500 soggetti) ammette di farne un uso frequente. Nella frequenza di assunzione della cannabis si evidenziano forti differenze di genere: se tra i maschi il 40% (contro il 18% delle femmine) ne riferisce il consumo di 20 o più volte nel corso dell’anno, per circa la metà delle studentesse (49% contro il 25% dei maschi) si è trattato di un consumo limitato a 1-5 volte.

La polvere bianca

Nonostante rientri a pieno titolo nella lista delle cosiddette droghe pesanti, a livello sociale la cocaina sembra godere

ancora di una certa benevolenza, forse perché – a quanto si vocifera - ne fanno uso molti personaggi famosi. La cocaina viene estratta attraverso un procedimento chimico dalle foglie della Eritroxylum Coca, una pianta spontanea tipica del Sud America conosciuta e utilizzata dall’uomo fin dall’antichità, come stanno a dimostrare molti reperti archeologici rinvenuti in Colombia e in Perù, alcuni dei quali risalenti a 4 mila anni fa. Inequivocabili appaiono poi le analisi effettuate sui capelli di 170 mummie peruviane e cilene, da cui si ha la conferma che l’uso della coca era una prassi consolidata addirittura tra i bambini. All’epoca, ovviamen-

te, non si conosceva ancora il procedimento chimico per ottenere il cloridrato di cocaina, la famosa “polvere bianca” che oggi viene assunta per via nasale, iniettata o fumata; quindi l’unico modo per “godere” degli effetti stupefacenti di questa pianta era quello di masticarne le foglie, operazione ben documentata dalle scene raffigurate su numerosi oggetti ceramici ascrivibili alla cultura Moche, sviluppatasi in Perù tra il 200 a.C. e il 600 d.C. Con l’avvento della civiltà Inca tale usanza fu inizialmente limitata a determinate occasioni di culto, nonché riservata ad una stretta cerchia aristocratica e sacerdotale, ma poi conobbe una larga diffusione in tutti gli strati sociali già prima della conquista spagnola. Furono proprio i conquistadores europei, nel 1565, a proibire l’uso delle foglie di coca, preoccupati che gli effetti stupefacenti di questa pianta nascondessero lo zampino del diavolo. Tale provvedimento, tuttavia, non rimase in vigore a lungo; gli Indios, infatti, senza l’ausilio della coca non erano più in grado di svolgere i lavori pesanti, come quelli nelle miniere o nelle piantagioni. Così le foglie di coca, non soltanto fecero la loro ricomparsa in

ogni ambito sociale, ma furono addirittura utilizzate, in alcuni casi, come forma di pagamento per le prestazioni offerte dagli Indios il cui fisico, già seriamente compromesso dal duro lavoro, fu ulteriormente minato dagli effetti di questo stupefacente. Fu l’italiano Amerigo Vespucci il primo europeo a raccontare l’usanza di queste popolazioni di masticare la coca e sempre a un nostro connazionale, Paolo Mantegazza, professore di patologia generale, si devono i primi studi sulla pianta e sulle sue proprietà. La “polvere bianca” vera e propria, cui venne dato il nome di cocaina, fu ottenuta per la prima volta nel 1860 dallo studioso Albert Neimann. Nel 1864 Sigmund Freud, padre della moderna psicoanalisi, scrisse un saggio “Sulla cocaina” nel quale indicava questa nuova sostanza come il ritrovato ideale – ahinoi! - per combattere la depressione e la dipendenza da morfina. Un suo amico, l’oculista Koller, utilizzò la cocaina per anestetizzare i pazienti durante gli interventi chirurgici all’occhio, ponendo così le basi per giungere all’anestesia locale. Nel contempo, però, aveva visto la luce un potente e pericolosissimo stupefacente.


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Dossier. Storia e dati sulla diffusione delle sostanze stupefacenti più antico strumento conosciuto al mondo per fumare l’oppio. Pure nell’area dell’Egeo, già verso il 1500 a.C., l’oppio era largamente diffuso, anche se qui, rispetto alla tradizione cipriota, il suo impiego appariva legato soprattutto a ragioni cultuali. Una curiosità: l’oppio, per quanto sia ben documentata la sua esistenza nell’area mediterranea fin dall’antichità, sarebbe originario dell’Europa centrale,

La cocaina in Trentino Stando ai dati contenuti nella “Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze”, in Italia il consumo di cocaina sembra essere di molto superiore alla media europea, sia in ambito occasionale, sia nel consumo frequente, con una maggiore propensione all’assunzione da parte degli uomini rispetto alle donne. In questo triste quadro la regione Trentino Alto Adige purtroppo non brilla. Anzi. Secondo il Rapporto elaborato dal Ser.T di Trento, siamo sopra la media nazionale sia per quanto riguarda il numero di soggetti compresi tra i 15 e i 64 anni d’età che hanno fatto uso di cocaina almeno una volta nella loro vita (in Trentino Alto Adige sarebbero 47.300, pari al 7,2% contro il 6,9% della media nazionale), sia per il totale delle persone che hanno assunto questo tipo di droga nel corso degli ultimi 12 mesi (20.350 soggetti, pari al 3,1% nella nostra regione, contro il 2,2% della media italiana). Soffermandosi su quest’ultima classe di consumatori, cioè su coloro i quali hanno assunto cocaina nel corso degli ultimi 12 mesi, scopriamo che i maschi sono il doppio delle donne (il 4,2% contro il 2%) e che si tratta perlopiù di giovani tra i 25 e i 34 anni. I soggetti meno rappresentati nel consumo di cocaina sono quelli tra i 55 e i 64 anni, fascia d’età che fa registrare uno 0,9% tra i maschi e uno 0,2% tra le donne. Per quanto riguarda la frequenza dell’assunzione, il 51% dei maschi e il 67% delle femmine dichiarano di averne fatto uso da una a cinque volte, mentre coloro i quali hanno assunto tale sostanza 20 o più volte sono il 19% tra i maschi e il 13% tra le donne. La cocaina purtroppo è diffusa anche tra gli studenti trentini delle scuole medie superiori, tuttavia con una percentuale inferiore (5,6%) rispetto alla media nazionale (6,3%). Tradotto nella realtà significa che sono circa 950 gli studenti trentini che almeno una volta

nella vita hanno usato la cocaina. Circa 690 studenti (il 4%) hanno dichiarato di averla assunta nel corso dell’ultimo anno, 310 (l’1,8%) di averla presa nell’ultimo mese e 70 (lo 0,4%) di farne un uso piuttosto frequente. E a proposito di frequenza, tra gli studenti trentini che hanno assunto cocaina almeno una volta nel corso dell’ultimo anno, il 18% dei maschi e l’11% delle donne confessano un uso di 20 o più volte. Fortunatamente la maggior parte dei consumatori (54% dei maschi e 65% delle donne) dichiara un consumo occasionale, da 1 a 5 volte.

L’oppio: una storia ultra millenaria

L’oppio è una droga che contiene numerosi alcaloidi dalle proprietà stupefacenti e ipnotiche, tra cui la morfina usata in medicina per alleviare il dolore. Ricavato dal succo lattiginoso del papavero bianco, l’oppio vanta una storia ultra millenaria, testimoniata da molti reperti archeologici. Risalirebbe al 1600-1500 a.C., infatti, una brocca d’argilla dalla forma molto somigliante a una capsula di papavero capovolta, con delle linee parallele dipinte che ricordano le incisioni praticate dai contadini per far uscire il portentoso latice. Questo recipiente proviene da Cipro, così come molti altri reperti simili rinvenuti in varie aree mediorientali. E sempre a Cipro, nell’antica città di Kition, nel 1975 fu scoperta una piccola pipa d’avorio, databile attorno al 1200 a.C. che rappresenta il

forse addirittura della Svizzera. Gli scavi condotti negli attuali territori elvetici, infatti, hanno inequivocabilmente dimostrato che, verso la metà del III millennio a.C., i palafitticoli stanziati in quella zona erano dediti alla coltivazione dei papaveri. Tuttavia assai diverso era, probabilmente, l’uso che ne facevano. Si ritiene, infatti, che allora i semi di papavero potessero servire nella preparazione di dolci o per ottenere, tramite spremitura, un olio per cucinare. Derivato semi-sintetico dell’oppio, l’eroina fece la propria comparsa alla fine del XIX secolo. A immetterla sul mercato, nel 1898, fu la nota casa farmaceutica tedesca Bayer - sì, proprio quella dell’aspirina!- che riteneva di aver così trovato un buon analgesico da impiegare contro la tubercolosi, l’asma, la tosse, nonché per trattare la dipendenza dalla morfina. Inizialmente la pericolosità dell’eroina fu sottovalutata, ma ben presto i devastanti effetti sull’organismo di chi l’assumeva costrinsero ad una brusca correzione di rotta, tanto che nel 1925 la Convenzione Internazionale dell’Oppio la mise al bando. Il che, a dire il vero, valse a poco, poiché tale sostanza ricomparve sul mer-

cato illegale, ormai non più in qualità di medicinale, bensì di stupefacente. L’Italia conobbe una massiccia diffusione dell’eroina verso la metà degli anni ‘70, in seguito anche alla decisione del Ministero della Sanità - correva l’anno 1972 - di togliere dal mercato alcuni tipi di anfetamine che, assieme alla marijuana, all’hashish e agli allucinogeni, erano assurti a simboli della contestazione giovanile. Inizialmente, quindi, la consumazione di eroina fu ammantata di forti connotazioni politiche, proponendosi quale espressione di una cultura antagonista rispetto alla società consumistica. L’inganno però non durò molto: chi tentò di liberarsi dai vincoli della società attraverso la droga, alla fine si ritrovò imbrigliato in un sistema di dipendenza ben peggiore e in molti casi letale.

L’eroina in Trentino Secondo il Rapporto del Ser.T di Trento, nella nostra regione sono circa 7.900 le persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni che dichiarano di aver consumato eroina almeno una volta nella vita. Una percentuale pari all’1,2%, inferiore alla media nazionale (che si attesta al 1,5%). Anche coloro i quali affermano di aver assunto eroina nell’ultimo anno sono percentualmente meno rispetto al resto del Paese. Nella nostra regione, infatti, sarebbero circa 1.300 pari allo 0,2% contro lo 0,3% della media italiana. Le quote più alte di consumatori si riscontrano nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 24 anni (0,5% i maschi e 0,4% le femmine). Dalla “Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze” emerge come dal 2003 in Italia si stia assistendo ad una certa ripresa nel consumo di eroina, con un’impennata negli ultimi anni, tanto è vero che l’aumento percentuale medio dal 2005 al 2007/8 è stato del 65,3%. A livello regionale il fenomeno mostra una doppia faccia: da un lato, infatti, rispetto alla rilevazione del 2005-2006 si evidenzia un incremento del consumo di eroina tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni (+ 55% i maschi, + 16% le femmine) e


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tra le donne nella fascia 25-34 anni (+30%), dall’altro canto si registra una diminuzione dei consumatori nella classe 45-54 anni (-29% per le donne, - 24% per i maschi). Fra gli studenti delle scuole medie superiori del Trentino la diffusione dell’eroina si presenta in maniera sostanzialmente analoga a ciò che avviene a

livello nazionale. Sono 380 gli studenti trentini che dichiarano di aver fatto uso di eroina almeno una volta nella vita, pari al 2,2% della popolazione studentesca provinciale (a livello nazionale il dato è del 2,3%). Risultano 240, invece, gli studenti che, sempre in provincia di Trento, nel corso degli ultimi 12 mesi hanno assunto eroina,

Il policonsumo Uno sguardo, infine, va dato al cosiddetto policonsumo, il fenomeno per cui si associano varie sostanze psicoattive lecite e illegali. Secondo quanto riferisce il Rapporto del Ser.T di Trento, l’80% dei consumatori trentini di cocaina ha assunto anche cannabis, mentre il 5% ha utilizzato altre sostanze psicoattive illecite. Fra i consumatori di cannabinoidi si registra invece la tendenza opposta: il 90%, infatti, ha fatto uso esclusivamente di cannabis. Solo nel 6% dei casi è stata associata l’assunzione di cocaina e nel 4% di altre sostanze psicoattive illecite. In riferimento alla popolazione

studentesca trentina, il consumo di bevande alcoliche risulta trasversale al consumo delle sostanze psicoattive illegali, in particolar modo della cannabis.

pari all’1,4%, dato perfettamente coincidente con la media nazionale. Il consumo di eroina nell’ultimo mese è stato dichiarato da 120 soggetti (0,7%), 86 dei quali (0,5%) ammettono di farne un uso frequente . Tra gli studenti che hanno asserito di aver assunto eroina almeno una volta nel corso dell’ultimo anno, la

frequenza di consumo che prevale è quella occasionale – da 1 a 5 volte – soprattutto tra le studentesse (75% contro il 62% dei maschi). Il 23% dei maschi e il 14% delle femmine, infine, ha dichiarato di aver assunto eroina 20 o più volte in 12 mesi, mentre il 15% dei maschi e l’11% delle femmine dalle 6 alle 19 volte.

Nello specifico, nel corso dell’ultimo mese, l’uso di alcol è stato riferito dall’87,5% dei consumatori di eroina, dall’88,2% dei consumatori di cocaina e dal 93,1% dei soggetti che hanno utilizzato cannabis. Anche fumare quotidianamente sigarette risulta un comportamento fortemente correlato all’assunzione di droghe illegali: è stato riferito dal 75% dei consumatori di eroina, dal 76,5% dei consumatori di cocaina e dal 75,7% di quelli di cannabis. Tra i soggetti che non hanno assunto sostanze illegali nell’ultimo anno, il 64,7% riferisce di aver bevuto alcolici e il 14,1% di aver fumato quotidianamente sigarette nel corso dell’ultimo mese. Tra i soggetti che hanno riferito l’utilizzo di eroina nell’ultimo anno, per il 37% si è trattato

di un consumo esclusivo della sostanza stessa, mentre il 47% l’ha associato al consumo di cannabis e il 16% a quello di altre sostanze psicoattive illegali. Il policonsumo ha riguardato il 77% dei consumatori di cocaina: il 67% ha associato il consumo di cocaina a quello di cannabinoidi e il restante 10% a quello di altre droghe illegali. Per il 23% dei consumatori di cocaina si è trattato di un consumo esclusivo della sostanza. L’analisi riferita ai consumatori di cannabis delinea una tendenza diversa: per l’88% si tratta di soggetti che hanno assunto esclusivamente cannabis. Il policonsumo ha caratterizzato il 12% dei consumatori di cannabis: il 5% l’ha utilizzata insieme alla cocaina e l’8% con altre sostanze illegali.


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Terremoto. A Onna ospiti illustri e un bilancio dell’intervento trentino

(foto arch. Uff. Stampa PAT)

Ecco l’impegno del Trentino per l’Abruzzo Al cantiere trentino di Onna il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai ha ricevuto la visita di Angela Merkel, Silvio Berlusconi, Franco Frattini, Bruno Vespa e tante altre autorità. L’occasione è servita anche per fare il punto su quanto il Trentino ha fatto e sta facendo per l’Abruzzo e la sua popolazione.

U

na visita per fare il punto della situazione e per accogliere alcuni ospiti illustri in concomitanza con il G8. Si è snodata così, l’8 luglio scorso, la giornata trascorsa del presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai - accompagnato dal capo della Protezione civile Raffaele De Col - ai cantieri trentini nelle zone terremotate dell’Abruzzo. La visita è iniziata a Paganica, per proseguire a San Demetrio e quindi a Onna, borgo quasi completamente distrutto dal terremoto, nel quale la Provincia autonoma di Trento, assieme alla Croce Rossa nazionale, ha realizzato le prime casette in legno per gli sfollati. Il presidente Dellai ha incontrato i volontari e i responsabili dei vari corpi della Protezione civile impegnati in Abruzzo, i lavoratori all’opera nei cantieri e i responsabili delle ditte trentine che

stanno portando avanti i lavori. Anche il noto giornalista Bruno Vespa ha voluto vedere di persona le prime casette di legno costruite ad Onna dalla Provincia Autonoma di Trento in collaborazione con la Croce Rossa nazionale. «È meraviglioso - ha detto il conduttore di Porta a Porta - quello che i trentini stanno facendo qui, del resto la loro capacità di intervento in situazioni difficili è ben nota. Ora mi auguro che riescano a fare il miracolo di costruire entro l’autunno l’asilo che le suore di Onna attendono con ansia. Sono convinto che ce la faranno». Al cantiere trentino sono poi giunti il Ministro Frattini, l’ambasciatore tedesco in Italia, e il cancelliere tedesco Angela Merkel, accompagnata dal primo ministro italiano Silvio Berlusconi. Ad attendere la Merkel, sulla soglia della pieve di Onna, intitolata ai santissimi Pietro e Paolo (le cui

Lorenzo Dellai con Bruno Vespa (foto arch. Uff. Stampa PAT)

rovine sono state messe in sicurezza dalla Protezione civile trentina, assieme a quella di Roma), il presidente Lorenzo Dellai, assieme al commissario straordinario della Croce rossa Francesco Rocca. Con la breve visita si è di fatto inaugurato il G8 de L’Aquila. Ad Onna erano presenti non a caso alcune delle principali testate nazionali ed estere, in particolare germaniche. La Germania, come è noto, si è impegnata a sostenere direttamente

la ricostruzione di Onna, che fu teatro di una strage nazista nel 1944. Soddisfazione per i tanti trentini - attualmente 120 distribuiti in sei cantieri, guidati dal responsabile della Protezione civile Raffaele De Col - per l’interessamento e l’apprezzamento manifestato per il loro operato dalle tante autorità giunte in Abruzzo durante i giorni del G8. Soddisfazione anche delle ditte trentine impegnate nella edificazione delle casette prefabbricate in

legno. Si fa concreto e visibile, dunque, settimana dopo settimana, l’impegno assunto dal Trentino per offrire alle popolazioni di terremotati dell’Abruzzo un alloggio definitivo prima della prossima stagione invernale. Entro fine settembre, al più tardi la metà di ottobre, la Provincia autonoma di Trento avrà completato la realizzazione di 241 casette antisismiche in legno nei centri di Coppito, Stiffe, San demetrio, Sant’Angelo e Onna. In fase di definizione e in attesa di autorizzazione altri 107 alloggi. Di seguito riportiamo un quadro riassuntivo, riferito ai settori d’intervento più importanti, che rende conto di quanto ha fatto e sta facendo il Trentino per l’Abruzzo. L’emergenza La Provincia autonoma di Trento è accorsa in aiuto delle popolazioni colpite dal terremoto fin dalle ore


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Terremoto. A Onna ospiti illustri e un bilancio dell’intervento trentino immediatamente successive al sisma inviando, su richiesta del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, una propria Colonna Mobile. Già nella serata del 6 aprile veniva allestito il campo base “Trento” con un organico di oltre 200 soccorritori che intervenivano immediatamente ognuno per la propria specialità. Si può ricordare, in particolare, che 3 unità cinofile sono state trasportate sul luogo delle operazioni in elicottero ed hanno iniziato ad operare nell’abitato di Onna già nel primissimo pomeriggio di lunedì 6 aprile. L’organico dei soccorritori presenti a Paganica (il centro inizialmente assegnato alla Protezione Civile trentina) nella prima settimana era di 215 operatori così ripartiti: VVF Permanenti 30; VVF Volontari 110, Unità cinofile 11; Nu.Vol.A. 33; C.R.I. 10; Soccorso Alpino 2; Psicologi per i Popoli 4; Servizio Prevenzione Rischi 13; Servizio Geologico 2. Totale 215. Le verifiche tecniche A partire dal 13 aprile è iniziata anche l’attività di rilevamento dei danni agli edifici, con particolare riguardo alla verifica di stabilità degli edifici lesionati. Tale attività è stata organizzata prevedendo settimanalmente l’intervento di una squadra con un organico medio di 20 tecnici che ha operato fino al 30 maggio, eseguendo circa 6 mila controlli strutturali sia su edifici

prefabbricati in legno da assegnare a quanti in quei Comuni hanno perso la casa. Successivamente sono stati raggiunti accordi per altri interventi nella zona di Coppito, a Cansatessa, Collemaggio e ad Onna. Si riassumono qui di seguito i dati caratteristici degli interventi e lo stato di avanzamento delle attività.

Angela Merkel, Silvio Berlusconi e la delegazione trentina alla pieve di Onna (foto arch. Uff. Stampa PAT)

della frazione di Paganica che su altre frazioni del Comune de L’Aquila, oltre che sul tessuto urbano della stessa L’Aquila. I tecnici (complessivamente 166) che hanno svolto questa attività, oltre che dipendenti dei vari servizi tecnici della Provincia autonoma di Trento, sono stati messi a disposizione anche dall’Università di Trento, da ITEA Spa (società a partecipazione pubblica che gestisce gli alloggi di edilizia pubblica) e dal Comune di Trento, oltre che da un contingente di liberi professionisti mobilitati sulla base di una convenzione stipulata con gli ordini professionali degli ingegneri e degli architetti. Il campo di accoglienza Nella prima settimana di intervento la Protezione civile trentina ha anche realizzato un campo di accoglienza per la popo-

lazione di Paganica (denominato Campo Trento 3) dove sono stati accolti fino a 600 ospiti e una cucina da campo gestita dai Nu.Vol.A. (corpo costituito da 430 alpini volontari, di cui 78 donne, già impegnati in passato nel terremoto del Molise e in interventi nella Locride, in Kosovo e in Polonia) che ha preparato fino a 1.100 pasti al giorno. Fino ad oggi si sono avvicendati al campo base circa 2.100 persone tra tecnici professionisti e volontari. La Provincia si è impegnata con il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale a gestire il campo di accoglienza, dove oggi la popolazione ospitata si è stabilizzata sulle 300 unità, almeno fino al 30 settembre 2009. Il Campo base invece continua ad ospitare un organico di circa 100 operatori suddivisi tra appartenenti

alle organizzazioni di volontariato (Vigili del fuoco volontari, CRI, Nu.Vol.A. Psicologi per i popoli) e professionali (Vigili del fuoco permanenti, Servizio Prevenzione Rischi, Servizio Bacini Montani, Servizio Foreste, Servizio Gestione strade e Servizio Ripristino e valorizzazione ambientale). La ricostruzione Fino dai primi giorni la Provincia di Trento si è impegnata con decisione nell’attività di ricostruzione per offrire a quanti sono rimasti senza abitazione un alloggio definitivo prima della prossima stagione invernale. Lo scorso 8 maggio i presidenti del Trentino Lorenzo Dellai, della Provincia de L’Aquila Stefania Pezzopane e i sindaci dei Comuni di S. Demetrio ne’ Vestini e Villa S. Angelo hanno stipulato un accordo per la costruzione di edifici

Coppito Nell’area retrostante alla caserma della Guardia di Finanza sono stati costruiti 13 edifici per 21 alloggi da destinare al personale della GdF che ha perso l’abitazione durante il terremoto. Si tratta di: 8 edifici a 2 alloggi così costituiti: soggiorno angolo cottura, camera da letto, bagno per complessivi 44 mq per alloggio e soppalco di circa 15 mq; 5 edifici ad alloggio singolo costituiti da soggiorno angolo cottura, 2 stanze da letto, bagno e ripostiglio per 64 mq. I lavori, oltre alla edificazione degli edifici, hanno anche compreso la realizzazione della viabilità di accesso e dei sottoservizi. È stata inoltre predisposta un’area per una piccola tendopoli della superficie di circa 3.000 metri quadrati. I lavori sono terminati il 2 luglio e gli alloggi sono stati consegnati alle famiglie indicate dal generale Lisi il 3 luglio 2009. Tutti i lavori di infrastrutturazione sono stati realizzati da personale dei servizi Bacini Monta-


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Terremoto. A Onna ospiti illustri e un bilancio dell’intervento trentino ni e Foreste integrato da uomini della Federazione trentina dei Vigili del fuoco volontari. Comune di S Demetrio ne’ Vestini, località Stiffe Si tratta della realizzazione di 9 alloggi in altrettanti edifici singoli: 5 edifici costituiti da soggiorno angolo cottura, 2 camere da letto, bagno, ripostiglio per complesivi 67 mq; 4 edifici costituiti da soggiorno angolo cottura, 1 camera da letto, bagno, ripostiglio per complesivi 48 mq. Si tratta di un’area di versante che ha reso necessario un significativo lavoro di preparazione del terreno con la realizzazione di scogliere in massi ciclopici per la preparazione dei piani di posa degli edifici. I lavori di apprestamento dell’area e di montaggio degli edifici prefabbricati nonché la realizzazione delle finiture interne ed impianti (rasatura intonaci, pavimentazione, piastrellatura, impianti termico, elettrico ed idraulico) sono realizzati da

Il cantiere trentino di Onna (foto arch. Uff. Stampa PAT)

personale della Provincia (Servizio Bacini Montani, Servizio Gestione Strade, Servizio Ripristino e valorizzazione ambientale) integrato da personale della Federazione trentina dei Vigili del fuoco volontari. I lavori sono iniziati il 10 aprile mentre la conclusione è prevista per la fine di luglio 2009.

Località S. Demetrio Centro I lavori di preparazione dell’area e di montaggio degli edifici prefabbricati e di realizzazione delle finiture interne ed impianti (rasatura intonaci, pavimentazione piastrellatura realizzazione impianti termico elettrico ed idraulico) sono realizzati da personale della Provincia (Servizio

Bacini montani, Gestione strade, Servizio Valorizzazione) integrato da Vigili del fuoco volontari. È prevista la realizzazione di 21 alloggi di cui 8 ad una stanza da letto da 45 mq e 13 alloggi a 2 camere da letto per 67 mq. I lavori sono iniziati il 22 aprile mentre la conclusione è prevista per la metà del mese di agosto 2009.

Località S. Demetrio Subequana Gli alloggi previsti sono 47, la cui realizzazione inizierà a breve per concludersi entro la fine di settembre, così ripartiti: 12 alloggi ad 1 stanza da letto per 45 mq; 28 alloggi a 2 stanze da letto per 65 mq; 6 alloggi con 3 stanze da letto per 75 mq. Anche in questo caso i lavori di preparazione dell’area saranno eseguiti con risorse dei Servizi Bacini Montani, Gestione strade della Provincia con la collaborazione dei volontari. La fornitura e posa degli edifici, invece, sarà appaltata a imprese specializzate nella costruzione dei prefabbricati in legno. Questa realizzazione non è ancora autorizzata definitivamente. Località S. Demetrio Cardamona Si tratta di un’area di circa 2 ettari su cui possono essere realizzati circa 60 alloggi per i quali il progetto sarà avviato nelle prossime settimane. Questa realizzazione non è ancora autorizzata defi-


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Terremoto. A Onna ospiti illustri e un bilancio dell’intervento trentino nitivamente. Comune di Villa S. Angelo Si tratta di un intervento di 96 alloggi, di cui 58 ad una stanza da letto per 50 mq e 38 a 2 stanze da letto per 67 mq utili; la realizzazione dell’intervento è iniziata il 15 giugno per quanto riguarda la preparazione dell’area e la realizzazione dei piani di posa degli edifici. I lavori di preparazione dell’area sono realizzati con personale del Servizio Bacini Montani e del Servizio Gestione Strade integrato da Vigili del fuoco volontari. La fornitura e il montaggio degli edifici è prevista in appalto a ditte specializzate nella produzione di edifici prefabbricati. La conclusione dell’intervento è prevista per la metà del mese di ottobre. Comune de L’Aquila, Frazione di Cansatessa Si tratta di un intervento di realizzazione di una chiesa per la comunità di quella frazione. La chiesa ha una superficie di circa

200 mq ed è stata realizzata – nell’ambito degli interventi della Provincia autonoma di Trento - da un comitato spontaneo della bassa Valsugana che ha provveduto alla raccolta dei fondi necessari e al reclutamento dei volontari che si sono impegnati nel montaggio della struttura. La chiesa è stata inaugurata lo scorso 9 maggio 2009. Frazione di Onna L’intervento prevede la realizzazione di un villaggio destinato a circa 300 terremotati della frazione di Onna ed è finanziato dalla Croce Rossa nazionale (5 milioni di euro). La preparazione del terreno è stata offerta dall’Associazione industriali della provincia di Trento che ha operato per 15 giorni nel mese di giugno effettuando la rimozione del terreno vegetale e la posa di stabilizzato di cava per la realizzazione dei piani di posa. L’appalto per la fornitura e posa in opera degli edifici è stato aggiudicato il 23 giugno. È prevista la realizzazio-

ne di 94 alloggi: 24 ad 1 stanza per 45 mq; 40 a 2 stanze per complessivi 52 mq; 30 a 3 stanze da letto da 74 mq. Attualmente sono stati eretti 6-7 edifici ed è previsto che l’intervento possa concludersi entro il mese di settembre. Nell’area di Onna si prevede anche di realizzare un asilo infantile dimensionato per circa 40 bambini: il finanziamento di quest’opera troverà copertura con le donazioni. L’impianto urbanistico del villaggio è stato studiato per ricordare per quanto possibile la tipologia del vecchio insediamento di Onna. Il progetto iniziale è stato sviluppato in collaborazione con i tecnici della Regione Umbria. Ospedale Psichiatrico di Collemaggio L’Ospedale Psichiatrico di Collemaggio è stato danneggiato in maniera tale da non poter più essere utilizzato per i malati. È stato quindi concordato di realizzare delle stanze di emergenza utilizzando elementi prefabbricati

attualmente in uso presso il centro di addestramento della protezione civile di Marco di Rovereto. Il lavoro viene svolto da personale del Servizio Prevenzione Rischi, Servizio Bacini Montani e Servizio Valorizzazione Ambientale e comprende, oltre alla fornitura e montaggio dei prefabbricati, anche la realizzazione degli impianti elettrici e idricosanitari. Avviata anche una collaborazione e uno scambio di esperienze tra i Centri di salute mentale di Trento e del capoluogo abruzzese. Riepilogo alloggi autorizzati: Coppito 21; Stiffe 9; S Demetrio centro 21; S Angelo 96; Onna 94. Totale 241. Alloggi in fase di definizione non ancora autorizzati: S. Demetrio Subequana 47; S. Demetrio Cardamona 60. Totale 107. Altre iniziative Accanto all’impegno profuso dalla Provincia autonoma di Trento - che per la ricostruzione in Abruzzo ha stanziato fino ad ora 4 milioni di euro - la solida-

rietà del Trentino con le popolazioni terremotate si esprime anche attraverso le iniziative del Tavolo trentino per l’Abruzzo del quale fanno parte, sotto il coordinamento dell’Assessorato alla solidarietà internazionale e convivenza della Provincia autonoma di Trento, organismi e associazioni della società civile quali Caritas, Federazione trentina della Cooperazione, le cooperative sociali aderenti a Consolida, Banco alimentare, Ana, Croce Rossa e Protezione civile. Impegno prioritario del Tavolo è la raccolta su base volontaria di 1 milione di euro (i fondi già raccolti ammontano a 480 mila euro) per finanziare la realizzazione di 100 casette prefabbricate in legno. La necessità di affrontare anche i problemi derivanti dal sisma per la popolazione di immigrati ha portato inoltre ad una intesa tra le due Province di Trento e L’Aquila e la Prefettura dell’Aquila per la definizione di un Piano per la convivenza.


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Focus. Fatica, lavoro, solitudine, ma anche speranza in un domani migliore

L’emigrazione trentina dopo il 1866

Prima del 1866 i Trentini potevano emigrare nelle vicine regioni della Lombardia e Veneto; da quella data venne a mancare lo sfogo naturale dell’emigrazione stagionale. Un fenomeno tumultuoso si ebbe così verso il 1870: i disperati, senza lavoro, senza campagna da lavorare, vittime della fame, scelsero di emigrare in massa verso l’America.

del Nord o del Sud, con assegnazioni in proprietà in Sud America di terre da dissodare e coltivare. Una pubblicità diceva: “Si accettano famiglie di agricoltori a viaggio gratuito per gli stati del Brseile, Minas Gerias (miniere), Sao Paulo(fazendas Rio de Janeiro) grandi proprietà agricole. Dirigere lettera e caparra di viaggio a G:URGNANIBRESCIA oppure “Società di navigazione a vapore ITA-

N

di Luciano De Carli

el Trentino durante il dominio austro-ungarico l’80% della popolazione viveva grazie all’allevamento del bestiame, all’agricoltura e all’artigianato, con un’economia di autoconsumo. Il Trentino era poverissimo d’attività industriali o di un artigianato a livello imprenditoriale. Nelle valli periferiche, dove le comunicazioni erano ostacolate dalla configurazione geografica, si contavano molti casi di povertà. La gente, espulsa dalle valli per la miseria e quella espulsa dalle campagne era costretta ad emigrare. Ma mentre prima dell’anno 1866 i Trentini potevano emigrare nelle vicine regioni della Lombardia e Veneto, da quella data con le annessioni al regno d’Italia, venne a mancare lo sfogo naturale dell’emigrazione stagionale, cioè di gente che lavorava in primavera in risaia o per qualche mese nelle giovani industrie venete o lombarde, oppure emigravano come Eisenbahner (Azimponeri) per la costruzione di ferrovie o per compiere bonifiche o per l’escavazione di canali

Famiglia italiana in attesa di sbarcare a Ellis Island

navigabili, ecc. Fra Veneto e Trentino Alto Adige, fra Lombardia e Trentino Alto Adige, dopo l’anno 1866 si crearono delle frontiere. Così si perdettero commerci di frontiera (vinofrutta- tabacco - zucchero di barbabietola – tessuti ecc.) causa i dazi e le nuove tasse. Si ebbero aumenti di prezzi per molti prodotti necessari d’importazione, di cui Trento e il Trentino avevano bisogno, come frumento e granaglie. Un fenomeno tumultuoso si ebbe così verso il 1870: i disperati, senza lavoro, senza campagna da lavorare, vittime della fame, scelgono di emigrare in massa verso

l’America. Va ricordato che allora esisteva una polverizzazione agricola, cioè esistevano piccoli appezzamenti e molti proprietari dello stesso pezzo di terra, di paludi o vigneti strappati, roncati alla montagna. Inoltre la proprietà agricola in genere veniva assegnata al primogenito o ad uno solo dei figli; gli altri diventavano famiglie, senza futuro, al servizio del fratello prescelto. A volte capitavano anche, come nel 1882, dei disastri alluvionali con la perdita dei terreni coltivabili(vedi migranti valsuganotti a Stivor in Bosnia Erzegovina). Si facevano allora offerte di viaggi gratuiti per l’America

Emigranti italiani sul ponte del piroscafo Patricia diretto a New York (1906)

LIA sede Genova via Fontane 10/3 agosto 1907 flotta della Società “Toscana”: giorni di viaggio 22…Ravenna giorni di viaggio 22…Bologna giorni 19 Siena con 2 eliche giorni 19 ed ore 21, dormitori con finestrini, luce elettrica, bagni e lavandini, vino, carne e pane fresco durante tutto il

viaggio. Nell’anno 1880 la popolazione trentina conta 370.000 persone e quasi 300.000 operano in agricoltura, con un’economia di autoconsumo. Fino al 1880 c’erano state tre ondate di emigranti. Dalla Bassa Valsugana erano partite 85.471 persone in soli 33 anni: nel 1847, nel 1869, nel 1880, in media 259 persone all’anno. Altro esempio: da Grigno nel 1876 emigrano 200 persone, 12 anni dopo emigrano altre 172 persone, una vera emorragia e un impoverimento sociale di tutto il paese. Da Roncegno erano partite 1500 persone verso l’America: nel 1869 a Roncegno risiedono 4125 persone, nel 1900, risiedono solo 3.343 persone. Sono emigrate 782 persone in soli 30 anni, una, due persone per famiglia! Da Levico partono in 702, da Novaledo in 250, da Vigolo Vattaro in 170. Il governo austroungarico, i governi locali, i grossi proprietari terrieri cominciano ad impensierirsi: quel fenomeno migratorio fa mancare le braccia per lavorare le loro campagne o per servire nell’esercito come leva militare.


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Focus. Fatica, lavoro, solitudine, ma anche speranza in un domani migliore La stampa borghese locale comincia a voler dissuadere la gente ad emigrare. Da “Il Trentino” dell’epoca:-«Gli emigranti non tarderanno a capire d’essersi sbagliati. Il Brasile non è un luogo migliore del vostro paese». Da “Il Raccoglitore”:-«Le condizioni dei coloni in Brasile sono deplorevolissime… i contadini si sono lasciti attrarre da fallaci lusinghe». Emigravano i poveracci, cui si pagava il viaggio; emigrava chi voleva evitare la ferma militare di 3 anni nell’esercito austroungarico. In seguito ci furono altre emigrazioni, nel secondo dopoguerra ad esempio verso il Cile, emigrazioni che si rivelarono mendaci: le promesse non corrispondevano a verità. Quelle persone dovettero ritornare e furono aiutate, soccorse dalla Provincia e Regione. Nelle terre d’emigrazione i Trentini si organizzarono in piccole comunità: erano partiti sotto il governo austroungarico e si chiamarono in un primo momento “colonie tirolesi”. Poi con il passaggio all’Italia nel 1918, con la fine della monarchia, il passaggio alla repubblica italiana, con la nuova Regione e le sue due Province, anche l’organizzazione dei Trentini assunse nuovi risvolti, nuove competenze, nuovi indirizzi. Così esistevano organizzazioni come la “Trentini nel Mondo” e più tardi delle “Famiglie Trentine”, organismi che li riuniva periodicamente e li assisteva dal punto di vista burocratico- sociale, economico-assistenziale. In campo culturale c’era la domanda di contatti con la “terra d’origine”, di recupero delle tradizioni, cultura, e possibilmente di ritorno temporaneo, almeno dei giovani nati oltreoceano, a visitare il Trentino dei bisnonni, nonni e padri. Fra gli anni 1930 e 1950 c’era interesse ad emigrare verso stati europei dove si stava ricostruendo dopo la seconda guerra mondiale, o verso stati che, essendo rimasti neutrali, avevano conservato intatte la loro capacità produttiva. Varia quindi fu l’emigrazione

Emigranti sbarcati negli Stati Uniti. In bocca, in mano o sul cappello i biglietti per il controllo dell’emigrazione (1900 ca)

verso i paesi europei come Francia e Belgio (miniere ed edilizia), Germania (edilizia e meccanica), Austria (edilizia e occupazioni varie), Inghilterra (miniere e albergatoria), Svizzera (artigianato del tessile e manifatturiero-artigianato di servizio- industrie meccaniche- albergatoria e servizi diversi). Si partiva anche verso paesi fortemente industrializzati (Canada e Australia) o in “ricostruzione”, con scarsa manodopera necessaria alle nuove esigenze d’espansione o solamente per la ricostruzione. Da ricerche effettuate negli anni ‘90 dai ragazzi con interviste ai nonni e testimoni del tempo prendiamo un caso esemplare, quello di Franco Pohl, figlio della signora Flora Moser (Moselli ) e del boemo Francesco Pohl, capotecnico macchinista ed elettrotecnico dell’azienda termale “La Berlinese” a Levico e Vetriolo, prima e dopo la Grande Guerra. È emigrato in Svizzera nel 1947, a 26 anni. Dapprima vive lì da solo, poi con la sua prima moglie Alma e il figlio Walter. Cercava d’occupare un posto di lavoro che gli consentisse di «guadagnare i franchi svizzeri per salvare la casa» di via delle Rocche a Levico, acquistata alla morte di suo padre Francesco. A Levico, disastrata dalla guerra, la ripresa è lenta e non c’è lavoro redditizio. Parte col treno verso Winthertur, dove risiedono già diversi Levegani, poi si sposta a Erlenbach e Rapperswill nel Cantone di Zurigo. Fa diversi lavori: macellaio, garzone e

Franco ha imparato la lingua tedesca, cosa che gli servirà utilmente in seguito per il suo lavoro, per intessere rapporti fattivi con la città bavarese di Hausham, patria dell’amico cav. Rudy Siebeneicher, fautore del gemellaggio fra Levico Terme e la città della Bassa Baviera. Ma come vivevano a quel tempo i Trentini in Svizzera? Le ragazze erano in genere a gruppi ospitate nelle case messe a disposizione dalle piccole ditte manifatturiere

Emigranti italiani appena sbarcati in Canada

infine l’idraulico, tornando così all’antica specializzazione della famiglia Pohl. Ci sono da parte sue diverse visite a Levico alla mamma, sorelle, alla moglie Alma e a Walter che dal 1957 era a Levico, nella famiglia della prima moglie, in via per Caldonazzo. Tornato in patria dopo 12 anni di Svizzera, con il cognato Giancarlo Andreatta e i figli Walter e Gianni, fonderà a Levico l’azienda leader “Hollander termo-idraulica”,ora guidata da Gianni e dalla seconda moglie di Franco, Sandra Andreatta Pohl, anche lei emigrante e operante per vari anni oltre confine, negli ospedali svizzeri, dove si diploma infermiera. Franco in Svizzera con diversi amici Livio Agostini di via Claricini (ca’ drio ala ciesa), Gabrielli Piero e Gabrielli Guglielmo (ca’di vicolo Rocche ), Bruno Slompo (ca’ soto a l’asilo). Sono tutti amici del vicinato, avvisati o chiamati in Svizzera per i lavori disponibili in quel tempo.

dei vari cantoni. Nel tempo libero potevano uscire, frequentare corsi di lingua e cultura locale, le feste patronali e folkloristiche, andare anche sui campi di sci nella stagione invernale, ma durante la settimana dovevano essere eminentemente produttive, precise, rispettare i tempi fissati per ogni settore in cui erano occupate: precisione svizzera! I giovani maschi, che operano nelle città nell’edilizia hanno delle casette di legno in cui sono ospitati temporaneamente accanto al cantiere edile. Altri, occupati in altri settori industriali o meccanici, hanno dei ripari, edifici messi a disposizione dalle ditte. Qui vivono assieme a gruppi, dimorano, cucinano, fanno il bagno al termine del lavoro di giornata. Questo favorisce l’aggregazione, la nascita di amicizie durevoli, temperate dalla stessa sorte lavorativa, la valorizzazione di doti personali. Erano in un paese calvinista. Ci sono le Missioni cattoliche che cercano di aggregare quei giovani. Franco con altri

Trentini frequentò allora il missionario don Carlo Holer, trentino, che disponeva d’un locale dove gli emigranti s’incontravano per organizzare momenti culturali e feste d’amicizia. Dopo il lavoro trovava il tempo per occuparsi con cura di una piccola compagnia teatrale, composta già d’uomini e donne, tutti emigranti. Quell’esperienza gli permetterà di essere per lunghi anni il regista della Filodrammatica di Levico Terme fino alla sua morte avvenuta mentre andava in teatro, la notte di Santa Lucia. Teneva pure dei corsi di lingua tedesca a quei giovani, perché già faceva parte dell’Associazione “Trentini nel Mondo” ed era il rappresentante del Canton Zurigo. Sul giornalino “Voce Amica”, stampato appositamente per gli emigranti, Franco Pohl scriveva già poesie e qualche notizia storica sul paese, sulla valle, su storie di vita dell’emigrante e nel fare questo occupava tutto il suo tempo libero, anche la domenica. Dopo la morte della prima moglie Alma Cuel, sarà proprio la lettura di quegli scritti e poesie, pieni di sentimento che farà incontrare la signorina Sandra Andreatta, che diventerà poi la sua seconda moglie. Queste note sulla vita degli emigranti sono state raccolte perché non si dimentichino nell’euforia dei tempi, nei decenni che passano, quelle che sono state tappe fondamentali della vita d’ogni famiglia che ha avuto emigranti in giro per il mondo. Tempi di fatica e lavoro, di solitudini e a volte depressione, ma anche di speranza, quella di tornare, di avere un domani migliore, di farsi un futuro, di aiutare in patria chi non era riuscito a “decollare”, nonostante che, nel 1956, si dicesse che fosse scoppiato “il miracolo economico” e le cose cominciassero a migliorare . Ci furono ancora, in Valle, emigranti verso l’Argentina, la Colombia, il Venezuela, il Brasile, il Cile, gli Usa, il Messico, il Canada e l’Australia.


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Progetto Memoria. Gemellaggio tra la Val di Ledro e la Boemia

Sulle orme degli sfollati della Grande Guerra

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ono sepolti ancor oggi nei cimiteri di numerose città e paeselli di quella che un tempo era chiamata Boemia e che ora fa parte del territorio nazionale della Repubblica Ceca. Sono i “caduti” a causa di una guerra, la prima mondiale dello scorso secolo, che li costrinse a sfollare dalle loro case della Val di Ledro e a trovar rifugio in terre che parlavano lingue sconosciute. Donne, quindi, bambini e vecchi perlopiù. Da qualche anno in Val di Ledro si sta lavorando ad un vasto progetto di recupero di quelle memorie, per riallacciare nuove e più proficue relazioni con territori lontani, ma accomunati da vicende dolorose e tristi. Lo scorso anno furono i sette sindaci “boemi” a scendere in Val di Ledro per ufficializzare un gemellaggio al quale in molti hanno lavorato con impegno ed entusiasmo. Tra di loro anche l’ambasciatore della Repubblica Ceca in

Italia Vladimir Zavàzal, che pur non essendo presente in Boemia ha comunque inviato una sua delegata. Quest’anno, per restituire quella visita, dalla Val di Ledro hanno fatto le cose in grande e sono partiti in più di cinquecento. L’assessore provinciale Franco Panizza in rappresentanza della Provincia, i sindaci della valle, le giunte comunali, il presidente dell’Unione dei comuni della valle, il Coro Cima d’Oro, il Corpo bandistico locale, ma anche le Casse Rurali, i Vigili del fuoco, le associazioni e molte, moltissime famiglie sono saliti sui pullman per ripercorrere le tracce di quel lontano esodo, di cui oggi i più anziani sentirono parlare dai loro genitori. «Non è stato un gemellaggio tradizionale - ha detto l’assessore Franco Panizza, emotivamente coinvolto nell’avvenimento anche perché i suoi genitori vennero sfollati a Mitterndorf. - Non è stato solo un incontro fra rap-

presentanti istituzionali, ma soprattutto un commovente bagno di affetto fra due comunità, che insieme hanno ripercorso le tracce della loro storia per ricavarne spunti e motivi di guardare al futuro con gli occhi di chi sa che cos’è successo nel passato». Lo scopo della visita dei Ledrensi è stato quello di visitare tutti i cimiteri dell’ex-Boemia nei quali sono sepolti ancor oggi sfollati provenienti dai comuni della valle: in ogni cimitero, con l’accompagnamento del coro o della banda della Vale di Ledro, a cui si affiancava di volta in volta

un coro o una banda boema, è stata inaugurata una targa che riporta i nomi degli sfollati deceduti. Cerimonie semplici, nella loro linearità, e proprio per questo emotivamente coinvolgenti, anche perché dai cognomi scolpiti o scritti sulle lapidi cimiteriali in molti hanno riconosciuto i propri o della propria famiglia. Poi, presso il santuario mariano di Svata Hora, l’annuale attesissima cerimonia dell’incoronazione della Madonna s’è tinta dei colori della Val di Ledro e del Trentino. Dopo l’affollatissima santa messa, celebrata dai parroci boemi,

dal parroco giunto da Ledro e dal nunzio apostolico mons. Giovanni Coppa, nel vicino convento è stato inaugurato un monumento dedicato agli sfollati ledrensi in Boemia. «È stato un momento altamente significativo – ha detto l’assessore Panizza - che ha raccolto i cinquecento Ledrensi e i nuovi amici boemi attorno ad un ricordo comune. Sono queste le vere relazioni che creano quell’Europa delle regioni e dei territori per la quale la Provincia autonoma di Trento sta lavorando. Sono queste le vere e concrete conseguenze di quel Progetto Memoria che ci sta aiutando a ripercorrere i sentieri del nostro passato. Sono queste le iniezioni di entusiasmo che aiutano tutti, giovani e anziani, a capire meglio quel che è successo perché non accada mai più. Dal dramma degli sfollati alla festa dei canti e delle bande musicali, ma anche dei sorrisi e dell’impegno a rivedersi ancora e presto».


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Indagine. Resi noti i dati del secondo rapporto sulle condizioni di vita dei trentini

Povertà: il Trentino meglio del resto d’Italia e dei paesi scandinavi... Solo un residente ogni 30 nella nostra provincia può essere definito povero, mentre lo è una persona ogni 12 tra gli abitanti nel resto del Paese. Il tasso di povertà trentino, misurato in base alla soglia nazionale, pone il Trentino in posizioni addirittura migliori di quelle dei floridi Paesi scandinavi, dove circa un abitante su 20 lamenta carenze da reddito. Ecco i dati presentati il 24 giugno scorso.

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l tasso di povertà riscontrato nella nostra provincia pone il Trentino in posizioni migliori rispetto al resto d’Italia e addirittura rispetto ai floridi Paesi scandinavi. È quanto emerge dalla seconda indagine sulle condizioni di vita delle famiglie trentine effettuata dall’Osservatorio permanente per l’economia, il lavoro e la valutazione della domanda sociale (Opes) in collaborazione con il Servizio Statistica della Provincia, presentata il 24 giugno scorso alla Facoltà di Economia. L’indagine sulle “Condizioni di vita delle famiglie trentine” realizzata per la prima volta nel 2004, e ripetuta nel tempo come panel, ha costruito, e alimenta nel tempo, una base informativa capace di delineare un quadro complessivo dei principali aspetti economici e sociali della vita quotidiana delle famiglie e degli individui che risiedono in Trentino. Il Servizio Statistica, in collaborazione con OPES, ha intervistato circa tremila famiglie per un totale si circa 8 mila individui attraverso una rete di più di 80 rilevatori in tutti i 223 comuni del Trentino. L’intervista è composta da un questionario familiare e uno individuale, che raccolgono dati relativi alle famiglie (caratteri-

essere definito povero, mentre lo è 1 persona ogni 12 tra gli abitanti nel resto del Paese. Il tasso di povertà trentino, misurato in base alla soglia nazionale, pone la collettività provinciale in posizioni addirittura migliori di quelle dei floridi Paesi scandinavi dove circa 1 abitante su 20 lamenta carenze da reddito. Analoghe considerazioni stiche strutturali, caratteristiche sull’abitazione, situazione economica) e ai componenti maggiorenni della famiglia (mobilità geografica, origini familiari, reddito, istruzione, lavoro). I risultati presentati fanno riferimento all’indagine svolta nel periodo 2005/2006, la prima con modalità panel, che ha impegnato per la loro analisi il Servizio Statistica per oltre un anno. L’indagine evidenzia come negli ultimi anni il Trentino abbia fatto registrare buoni livelli di funzionalità collettiva, riuscendo a coniugare tra loro in modi ragionevolmente coerenti i principi dell’efficienza, dell’equità e della coesione. Il Trentino - si afferma in particolare - ha recuperato, attraverso adeguate politiche per l’istruzione e il lavoro, la condizione di svantaggio rispetto all’Italia e all’Unione europea relativamente all’istruzione, mentre si confer-

ma la sostanziale assenza dalla comunità locale di fenomeni di disoccupazione adulta e la riduzione a livelli assai contenuti di quella giovanile. I dati raccolti con l’indagine evidenziano che il Trentino è una società più meritocratica rispetto all’Italia settentrionale e all’intero Paese. Infatti, i condizionamenti netti delle origini sociali sui destini occupazionali delle persone sono assai meno consistenti di quanto non accada nel resto del Paese. Ma quel che più conta è che la maggior fluidità sociale mostrata dal Trentino appare crescente nel tempo. Altro aspetto positivo è la contenuta incidenza dei trentini che si trovano in condizioni di povertà monetaria. Si rileva, anche, un limitato grado di dispersione della distribuzione dei redditi individuali e familiari. In effetti, solo 1 ogni 30 residenti nella nostra provincia può

valgono per la deprivazione sociale, ossia per il rischio di vivere in condizioni di forti difficoltà a causa della riduzione del valore d’acquisto delle disponibilità monetarie correnti e degli effetti cumulati di più episodi di povertà o, comunque, di basso reddito. La crescente fluidità sociale, l’aumentato benessere e le contenute disparità economiche hanno portato alla scomparsa dei fenomeni migratori entro la popolazione trentina. I processi di mobilità geografica attualmente osservabili tra i trentini rispondono al libero dise-

gno di personali progetti di vita e non a condizioni di natura materiale. Il Rapporto, oltre agli aspetti positivi, evidenzia i problemi della collettività trentina e le aree di possibile intervento. Infatti, vi sono disuguaglianze nelle opportunità di istruzione che vedono le origini sociali ancora condizionare tali scelte. Anche sul fronte della mobilità occupazionale si rileva che le probabilità di permanere nelle stesse posizioni dei padri appaino particolarmente elevate per i figli degli imprenditori, dei liberi professionisti e dei dirigenti e tra i discendenti nell’agricoltura, ma propensioni non trascurabili all’immobilità intergenerazionale si osservano anche tra i discendenti dei lavoratori manuali dell’industria e del terziario. Vi sono consistenti disparità tra uomini e donne che se si sono quasi annullate nel campo dell’istruzione, ma si rilevano fenomeni di segregazione su base di genere nella scelta degli indirizzi formativi. Queste difformità formative portano a minori opportunità sul mercato del lavoro. Disuguaglianze sono, infine, presenti nei carichi di lavoro domestico e/o di cura della famiglia e di disponibilità di tempo libero. Il problema del non equo funzionamento del mercato del lavoro si riverbera anche sulle disparità collegate alle appartenenze generazionali e ciò comporta un progressivo rallentamento del processo di formazione di nuove famiglie e altrettanto contenuti tassi di natalità e fecondità.


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Il fatto. Le Dolomiti iscritte nella lista dei Beni naturali dell’Unesco

I giganti di pietra ora sono patrimonio dell’umanità I

“giganti di pietra”, quello straordinario “arcipelago fossile” che va sotto il nome di Dolomiti e che affascina chiunque si trovi al loro cospetto sono ora Patrimonio dell’Umanità. Il 26 giugno scorso, infatti, a Siviglia, dopo la relazione illustrativa del proponente delegato dall’IUCN (International Union for Conservation of Nature), gli interventi di approfondimento dell’ambasciatore italiano all’Unesco Giuseppe Moscato e la discussione da parte dei 21 componenti del World Hermitage Comittee, la candidatura delle Dolomiti ha finalmente trovato accoglimento pieno e ora i nove gruppi dolomitici sono iscritti nella lista dei Beni naturali dell’Unesco. Soddisfazione evidente da parte dell’intera delegazione composta dal Ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo e dai rappresentanti delle cinque province Trento (assessore all’Urbanistica Mauro Gilmozzi), Belluno (l’assessore regionale Oscar De Bona e i consiglieri provinciali Irma Visalli e Matteo

affrontare con nuova consapevolezza e responsabilità amministrativa per garantire nel tempo la durata dei valori universali». I nove gruppi dolomitici - Pelmo-Croda da Lago, Marmo-

lada, Pale di San Martino-San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave, Dolomiti Settentrionali, Puez-Odle, Sciliar-Catinaccio- Latemar, Bletterbach, Dolomiti di Brenta hanno

La soddisfazione del Presidente Dellai Foto di gruppo col Ministro Prestigiacomo (foto arch. PAT)

Toscani), Bolzano (assessore all’ambiente Michl Laimer), Pordenone (dirigente del Dipartimento pianificazione territoriale Sergio Bergnach) e Udine (assessore Sviluppo montagna Ottorino Faleschini). Ora il territorio dolomitico esteso su 231 mila ettari e suddiviso in 5 diverse province è, a tutti gli effetti, un sito Unesco e, come tale, sottoposto a regole di tutela e di sviluppo ben precise. Restano, a questo punto, diciotto mesi di tempo per costituire e presentare al WHC (World Heritage Committee) la Fondazione e cioè il soggetto referente unico nei confronti de WH Committee

e lo strumento fondamentale per garantire la coerenza delle azioni di gestione per il mantenimento dei valori del Patrimonio Universale. «Non è solo una grandissima soddisfazione per il lungo lavoro condotto unitariamente dalle 5 province - ha detto l’assessore all’Urbanistica ed Enti locali Mauro Gilmozzi presente in sala a Siviglia - ma è un’occasione straordinaria per ragionare sui temi della montagna, sulla specificità culturale del territorio dolomitico, sul valore del paesaggio e su una diversa concezione di turismo. Tutti temi - ha continuato l’assessore Gilmozzi - da

Gioia e responsabilità. Usa questi due termini il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, per commentare a caldo la notizia dell’avvenuto riconoscimento delle Dolimiti quali patrimonio mondiale dell’umanità. «Siamo molto contenti di questa decisione - ha detto Dellai - che ci trova peraltro pienamente consapevoli della grande responsabilità che essa comporta. La gioia scaturisce dal fatto che l’Unesco ha riconosciuto la straordinaria peculiarità delle Dolomiti. Il senso di responsabilità scaturisce dalla consapevolezza che dovremmo essere ancora più attenti nell’usare questo nostro patrimonio, nel solco peraltro di una antica tradizione delle nostre genti che hanno saputo perseguire obiettivi legati ad un necessario sviluppo senza mai lasciar cadere quella cura verso il rispetto dell’ambiente e delle risorse che sono preziose per noi, ma che abbiamo il dovere di conservare per le generazioni che verranno». «Questo - ha concluso il presidente Dellai - è l’impegno che ci siamo assunti e che continueremo ad onorare. È una sfida per noi molto importante, che pensiamo di poter giocare insieme con gli altri territori nostri partner, è una sfida per costruire sempre di più un’idea delle Dolomiti che non si traduca semplicemente nell’immagine di una straordinaria bellezza naturale, ma che sia anche la bellezza delle tradizioni culturali, linguistiche e sociali, che nell’area delle Dolomiti da secoli vivono».


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ottenuto il riconoscimento dall’organizzazione delle Nazioni unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura come bene seriale per la loro eccezionalità geologica e paesaggistica. Dopo oltre quattro anni di intenso e dettagliato lavoro comune, i referenti delle 5 province accolgono con chiara soddisfazione l’importante iscrizione ma pensano già alla strategia di gestione complessiva e unitaria che porti alla creazione di un referente unico nei confronti del World Heritage Committee. Il metodo di lavoro che ha portato alla proclamazione delle Dolomiti Patrimonio dell’Umanità dovrà trovare applicazione anche nella futura Fondazione la “Dolomiti - Dolomiten - Dolomites - Dolomitis UNESCO Foundation”, che diventerà il soggetto unitario di coordinamento interistituzionale per la gestione delle politiche di conservazione e valorizzazione dei valori del Patrimonio Universale. Proprio nell’ottica del coordinamento e della gestione di più province e territori con ordinamenti differenti IUCN ha riconosciuto la validità di questa esperienza come

un esempio di buona pratica da indicare come metodo di lavoro per candidature analoghe. Nell’ambito della Fondazione saranno attivate le modalità per il coordinamento delle gestioni attraverso tavoli di lavoro, coordinati dalla Fondazione, con stakeholders e sostenitori, per definire le attività delle 5 Province, le prassi attuative e il finanziamento. Sono già stati individuati obiettivi ed azioni (alcune

già in corso) per la conservazione, gestione sostenibile del Bene Naturale Dolomiti-Unesco e formazione rispetto ai valori di unicità ed eccezionalità. L’attenzione è dedicata soprattutto alla governance dei flussi turistici, alla comunicazione e alla ricerca. L’ottica è quella di promuovere il Bene secondo i due criteri di candidatura (su esplicita richiesta di IUCN, International Union for Conservation of Nature)

Santini: «La sede? Al centro “Crepaz”

e cioè quello paesaggistico/ geografico e geologico/geomorfologico. La candidatura delle Dolomiti a Bene Naturale Unesco è stata possibile grazie al prezioso lavoro scientifico e tecnico svolto dalle tre strutture provinciali di riferimento e cioè il Servizio Geologico, il Servizio Urbanistica e Tutela del Paesaggio e il Dipartimento Risorse forestali e Montane. A loro l’assessore Mauro Gilmozzi ha rivolto

Dopo l’attribuzione della qualifica di “patrimonio dell’umanità” le Dolomiti rischiamo di vedersi appannata la festa dal braccio di ferro sulla sede della Fondazione che sarà costituita per gestire tale riconoscimento. Come sempre la politica e la burocrazia irrompono con il piede pesante anche su un terreno delicato come questo. Bolzano propone come sede l’Istituto EURAC, Trento rivendica diritti di territorialità, Cortina dice che è da loro la sede naturale ed anche Udine e Pordenone si fanno avanti. E allora che cosa di meglio per dribblare questa mortificante diatriba che affidare ad una istituzione prestigiosa e al di sopra di ogni conflittualità la titolarità di essere sede della Fondazione e affidataria dei suoi destini? Questa istituzione è il Club Alpino Italiano che vanta 146 anni di storia, 308.000 tesserati e un ruolo guida per la fruizione della montagna sotto ogni aspetto. La sede ideale potrebbe essere a Passo Pordoi, presso il “centro Crepaz”, la casa alpina del CAI dove si svolgono attività di ricerca scientifica e iniziative per la tutela della montagna. L’edificio è collocato a cavallo del confine tra il Trentino ed il Veneto (Belluno), a un tiro di schioppo dall’Alto Adige/Suedtirol e soddisferebbe, quindi, una gran parte delle esigenze di territorialità. Nel corso di un incontro con il Presidente del CAI prof. Annibale Salsa, a Roma, l’idea è stata avanzata e sembra proprio che solleverebbe notevole entusiasmo ovunque. Sen. Giacomo Santini

un particolare ringraziamento anche a nome del presidente Lorenzo Dellai. Il Parco Adamello Brenta e il Parco di Paneveggio e Pale di San Martino, nonché la Trentino SpA hanno assicurato fin dall’inizio un contributo importante per la buona riuscita di tutto il progetto. Fra le persone che hanno lavorato fin dall’inizio al progetto Dolomiti Unesco a Siviglia erano presenti il dirigente del Dipartimento Urbanistica e Ambiente Fabio Scalet, Angiola Turella funzionaria del Servizio Urbanistica, Paola Matonti che, prima per il dipartimento Urbanistica ha coordinato il progetto per la parte trentina e ora per la Trentino School of Management coordina e segue la formazione di tecnici e operatori legata alla candidatura. A Siviglia con la delegazione italiana erano presenti i tre consulenti scientifici per la candidatura Piero Gianolla e Mario Panizza, docenti universitaria di Geologia e Geomorfologia presso le Facoltà di Ferrara e di Modena, e Cesare Micheletti presidente dell’Associazione italiana di architetti paesaggisti.


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La mostra. Esposte oltre cento opere dell’artista scomparso nel dicembre scorso

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n omaggio all’uomo e all’artista, alla sua cultura e alla sua passione per la conoscenza, l’arte e la storia, la religione e la mitologia. Questo vuole essere la grande mostra antologica che la Valsugana dedica a Orlando Gasperini, pittore figurativo di Grigno scomparso nel dicembre scorso. La mostra “Orlando Gasperini. L’umana dimora” si potrà visitare fino al 30 agosto prossimo in tre sedi espositive. Più di cento le opere esposte presso Castel Ivano (oggetti sacri), lo Spazio Klien di Borgo Valsugana (soggetti profani) e il luogo di lavoro di Gasperini, la Biblioteca comunale di Grigno (vedute del paese). Ma il pubblico potrà conoscere a fondo l’opera di questo artista ammirando anche i suoi murales a Grigno, le opere religiose custodite nella chiesa di Martincelli, presso la sede del Bim Brenta e del polo scolastico di Borgo. A promuovere la rassegna sono i Comuni di Borgo Valsugana e di Grigno, l’Associazione Castel Ivano Incontri e il Sistema culturale della Valsugana orientale in collaborazione con l’Assessorato provinciale alla cultura, il Servizio Conservazione della natura e valorizzazione ambientale della Provincia, il Comune di Ivano Fracena, il Sistema bibliotecario del Lagorai, il Comprensorio della Bassa Valsugana e del Tesino, il Bim Brenta, l’Apt Valsugana Vacanze. A conclusione di questa grande mostra, l’arte di Orlando Gasperini sarà al centro di una tavola rotonda che si terrà il 24 luglio presso la Biblioteca comunale di Grigno. Intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della mostra, l’assessore provinciale alla cultura Franco Panizza ha sottolineato l’importanza e la valenza culturale del Progetto Artisti Trentini in Valsugana, un progetto - ha affermato Carlo Staudacher, presidente di Castel Ivano Incontri - «che deve funzionare come un pendolo tra passato e futuro, coinvolgendo istituzioni, associazioni culturali,

L’UMANA DIMORA

ORLANDO GASPERINI

Il ritratto Orlando Gasperini è nato nel 1954 a Borgo Valsugana. Si diploma presso l’Istituto Statale d’Arte A. Vittoria di Trento nel 1972. Lavora per 16 anni come disegnatore presso la Ceramica Valverde di Castelnuovo. Dal 1989 è stato bibliotecario a Grigno sino alla sua morte nel 2008.

gallerie pubbliche e musei». «Mettersi in rete e lavorare in sinergia con altre istituzioni - ha detto l’assessore Panizza - rappresenta per l’Associazione Castel Ivano Incontri una sfida e un’opportunità per tutto il territorio della Bassa Valsugana, sarà importante ora coinvolgere anche il mondo del volontariato e il sistema delle biblioteche come strumento di promozione culturale e territoriale». Esprimendo l’auspicio che la mostra delle opere di Orlando Gasperini possa diventare itinerante, Panizza ha ricordato come nei progetti dell’Assessorato vi sia anche quello di individuare sedi espositive e occasioni per valorizzare e dare maggiore visibilità agli artisti trentini. Orgogliosi di ospitare la mostra si sono dichiarati l’assessore alla cultura del Comune di Grigno, Davide Minati, e il sindaco Flavio Pacher. «La mostra a lui dedicata - ha affermato infine Fiorenzo Degasperi, curatore della mostra assieme a Massimo Libardi ed Elisabetta Staudacher - non è soltanto una mostra ricordo, è l’occasione per ricucire lo strappo tra terra e cielo, per comprendere il suo simbolismo di artista profondamente cattolico, una chiave di lettura per conoscere l’uomo e il mondo».


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La mostra. Esposte oltre cento opere dell’artista scomparso nel dicembre scorso

Il ricordo di Orlando Gasperini «È molto difficile giudicare un’opera pittorica quando questa non è solo la rappresentazione di uno scorcio caratteristico, di un paesaggio mozzafiato o di un viso nobile. L’opera di Orlando Gasperini si pone su un livello artistico che non permette uno sguardo veloce e disattento delle sue opere perché tutte raccontano di sentimenti e stati d’animo, di rapporti intimi con gli affetti e con la fede, di consapevolezza dei limiti dell’uomo e della sua ricerca di perfezione. È infatti spesso impossibile raccontare a voce le nostre emozioni e risulta ancora più difficile riportarle visivamente su una tela, ma Orlando questo lo sapeva fare egregiamente. È la capacità di suscitare stupore, quasi disorientamento in chi guarda l’opera la vera gratificazione per chi in quell’opera ha lasciato una parte della sua anima». Enrico Galvan, portavoce del Sistema culturale Valsugana Orientale

«[...] Mille e mille aggettivi potrebbero descrivere il suo operato, ma i due più consoni sono instancabile propositore e critico costruttivo. Così ha fatto crescere in vent’anni la biblioteca di Grigno da semplice punto lettura a vera e propria culla di cultura. Inoltre ha collaborato alla nascita del Sistema Culturale Valsugana Orientale, valutando cosa il territorio poteva dare, proponendo alla comunità tanta cultura divisa equamente tra popolare, classica e moderna». Davide Minati, assessore del Comune di Grigno «[...] Martincelli, terra che vede ancor oggi la presenza inquieta di Orlando Gasperini, delle sue opere lasciate nel territorio, nelle case, nelle gallerie d’arte, nei numerosi cataloghi che sono dei veri e propri libri con interventi di personalità che illuminano l’operare artistico e, al contempo, delineano percorsi di vita stimolanti, azzardati, inusuali. Come

inusuali erano le sue opere, capite da pochi, ignorate, per analfabetismo culturale, da molti, censurate ripetutamente perché il sapere non abita quasi più in queste terre. Rimangono i suoi lavori, fogli di un diario infinito, parole colorate di un affrescatore di idee, di un cristiano che cercava e voleva trasmetterti l’armonia del mondo attraverso i vuoti e le mancanze, le assenze e i silenzi». Fiorenzo Degasperi «Osservando le sue opere si viene travolti da una miriade di riferimenti e di simboli legati all’arte, alla letteratura, alla storia, alla mitologia, alla religione. Dietro di essi c’è sempre un messaggio, un senso non sempre facile da decifrare. Persona molto colta e preparata, curiosa della vita e del sapere, Orlando Gasperini ha scelto di esprimere se stesso attraverso lavori complessi, a volte fraintesi da un pubblico frettoloso e superficiale che, inevitabilmente incuriosito, scosso, turba-


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La mostra. Esposte oltre cento opere dell’artista scomparso nel dicembre scorso

to dalle sue opere, ha preferito liquidare quell’arte come volgare e blasfema, piuttosto che interrogarsi sulle sensazioni provate e cercare una risposta alle domande emerse dal profondo dell’animo». Elisabetta Staudacher

re incrinature, fessure, fratture che lasciano intravvedere altre insolite e fantastiche dimensioni. Metamorfosi del banale che può alludere a un altro stato dell’esistenza, a un’altra dimensione. Il motivo dell’incrinatura, della spaccatura, della ferita aperta o cucita è fondamentale nell’opera di Orlando Gasperini: la crepa è uno spiraglio, un varco e un’apertura». Alessandro Fontanari

«Credo che le tavole di Orlando oltre che un lavoro artisticamente stimolante ed invitante, siano anche un atto di poesia e di amore. Poesia nel rappresentare il creato come luogo dell’incarnazione del Verbo divino. Amore nel senso di esprimere il proprio incanto per la bellezza del vasto mondo, ma anche l’amore del Creatore, che ha impresso qualcosa della sua iridescente bellezza nella fragilità della natura e nella contingenza del mondo animato. Tale connubio tra poesia e amore è un’eredità che Orlando ci lascia». Don Paul Renner

«Ibridazione, sincretismo iconografico sono dunque gli arnesi metodologici con i quali Orlando Gasperini costruisce la sua poetica, nella quale emerge la rappresentazione del vuoto della contemporaneità, del mondo dopo la caduta, annichilito dalla lontananza dal divino, nel quale domina l’incertezza e lo smarrimento che accomunano gli uomini e gli angeli di queste tele». Massimo Libardi

«Nel mitologismo del Novecento, e in quello di Orlando Gasperini le divinità antiche, gli angeli e i demoni cristiani, sono figure esiliate, degradate, che si nascondono come clandestini negli interstizi della nostra futile quotidianità. Eppure la superficie della realtà ordinaria può presenta-

«La poetica surrealista e i modi di rappresentazione tipici di questo movimento hanno segnato nell’arte di Orlando Gasperini una tappa importante nel suo cammino pittorico. Egli non è mai stato un semplice imitatore di Magritte o di altri surrealisti ma, piuttosto, un ideale discepolo, un continua-

tore e un originale interprete. Aspetti surreali e metafisici, si perché anche De Chirico e Savinio hanno avuto una notevole importanza nel suo curriculum artistico, specialmente nel periodo giovanile – si veda ad esempio la Crocifissione di Martincelli – sono presenti in modo più o meno esplicito in tutta la sua produzione». Vittorio Fabris «[...] Non hai mai voluto allontanarti troppo dalla tua terra, avevi con essa un legame particolare. Hai sempre avuto il desiderio di essere ascoltato e capito dalle persone che ti conoscono, dalla gente della tua valle. Non sarebbe stato il successo internazionale a renderti felice. È per ciò che ti hanno particolarmente amareggiato le censure e i rifiuti ricevuti. Questa mostra è la tua occasione papà, fatti sentire con tutta la forza che hai sempre avuto dentro! Hai lasciato così tanto di te che è quasi difficile sentire la tua mancanza. Papà sono fiera di essere la tua piccola». Elisabetta Gasperini (testi tratti dal catalogo della mostra “L’Umana dimora di Orlando Gasperini”)

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Il documento. Lo chiede la Lega Nord Trentino attraverso una mozione

La Lega: «Esponiamo il crocefisso nell’aula del Consiglio Provinciale» Di seguito pubblichiamo integralmente la mozione attraverso la quale il Gruppo Consiliare Provinciale Lega Nord Trentino propone di esporre il Crocifisso nell’aula del Consiglio provinciale.

C

hi è abituato a frequentare luoghi istituzionali nota con stupore che l’aula del Consiglio Provinciale è priva del Crocifisso, simbolo storico di valori laici propri delle nostre tradizioni culturali e in parte richiamati dalla Costituzione. Questa mozione non riguarda assolutamente l’aspetto prettamente religioso, ma si riferisce esclusivamente al significato che tale simbolo rappresenta rafforzando il principio di laicità dello stato e di riflesso della nostra Provincia. La laicità, benché presupponga e richieda ovunque la distinzione fra la dimensione temporale e la dimensione spirituale, non si realizza in termini costanti nel tempo e uniformi nei diversi paesi, ma, pur all’interno di una medesima civiltà, è relativa alla specifica organizzazione istituzionale di ciascuno Stato e quindi essenzialmente storica, legata com’è al divenire di questa organizzazione. La laicità ha diverse accezioni a seconda dei diversi Paesi cui si riferisce: nell’ordinamento inglese il principio di laicità consente al legislatore di dettare norme in materie interne alla chiesa stessa. In Francia in nome della laicità si tende a mortificare l’autonomia organizzativa delle confessioni e talvolta la libera manifestazione della fede religiosa. L’Ordinamento federale degli Stati Uniti d’America, dove vige una ben nota, rigorosa separazione fra lo Stato e le confessioni religiose, non impedisce

un diffuso sentire spirituale che si esplica talvolta anche in forme istituzionali (“In God we trust” appare sulle monete; largo è il sostegno tributario assicurato alle chiese e alle strutture confessionali in genere e alle loro attività educative.) Nell’ordinamento italiano il termine laicità serve ad indicare: reciproca autonomia fra ordine temporale e ordine spirituale con conseguente interdizione per lo Stato di entrare nelle faccende interne delle confessioni religiose (7,8 cost.); tutela dei diritti fondamentali della persona (art.2 cost.), indipendentemente da quanto disposto dalla religione di appartenenza; uguaglianza giuridica fra tutti i cittadini, irrilevante essendo a tal fine la loro diversa fede religiosa (art.3 cost.); rispetto della libertà delle confessioni di organizzarsi autonomamente secondo i propri statuti,

purché non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano (art. 8 2° comma); diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, di farne propaganda e di esercitarne il culto in privato o in pubblico (art.19); divieto, infine, di discriminare gli enti confessionali a motivo del culto perseguito (art. 20). Le norme costituzionali italiane che delineano la laicità propria dello Stato sono quindi perfettamente in sintonia con i valori propri della religione. Ed è evidente che il crocefisso è esso stesso un simbolo che può assumere diversi significati e servire per intenti diversi, innanzi tutto per il luogo ove è posto. In un luogo di culto il crocefisso è propriamente ed esclusivamente un simbolo religioso, in quanto mira a sollecitare l’adesione reverente verso il fondatore

della religione cristiana. In una sede non religiosa, come questo Consiglio Provinciale, destinato alla creazione di leggi e all’amministrazione in genere, il crocefisso potrà ancora rivestire, per i credenti, i sopra accennati valori religiosi, ma per credenti e non credenti la sua esposizione sarà giustificata ed assumerà un significato non discriminatorio sotto il profilo religioso, se esso è in grado di rappresentare e di richiamare in forma sintetica, immediatamente percettibile e intuibile (al pari di ogni simbolo), valori civilmente rilevanti, e segnatamente quei valori che soggiacciono ed ispirano il nostro ordine costituzionale, fondamento del nostro convivere civile. In tal senso il crocifisso potrà svolgere, anche in un orizzonte laico, diverso da quello religioso che gli è proprio, una funzione simbolica altamente stimolante, a prescindere dalla religione professata dai consiglieri. In Italia, e in modo particolare nella nostra provincia, terra di S.Vigilio, è atto ad esprimere appunto in chiave simbolica, ma in modo adeguato, l’origine religiosa dei valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti, di riguardo alla sua libertà, di autonomia della coscienza morale nei confronti dell’autorità, di solidarietà umana, di rifiuto di ogni discriminazione, che connotano la civiltà italiana. Questi valori, che hanno impregnato di sé tradizioni, modi di vivere, cultura del

popolo italiano, soggiacciono ed emergono dalle norme fondamentali della nostra carta costituzionale, accolte tra i “Principi fondamentali” e la parte prima della stessa dove si delinea la laicità propria dello Stato Italiano. Il richiamo, attraverso il crocifisso, dell’origine religiosa di tali valori e della loro piena radicale consonanza con gli insegnamenti cristiani, serve dunque a porre in evidenza la loro trascendente fondazione, senza mettere in discussione, anzi ribadendo, l’autonomia (non la contrapposizione, sottesa a una interpretazione ideologica della laicità che non trova riscontro alcuno nella nostra Carta Fondamentale) dell’ordine temporale rispetto all’ordine spirituale. Nel rispetto e nella reciproca stima viene esaltato il principio di laicità dello stato. Il crocifisso è un simbolo storico idoneo ad esprimere l’origine e il fondamento di molti valori laici che sono a fondamento della nostra cultura e fatti propri dalla nostra Costituzione. Quale altro simbolo potremmo trovare, che si presti più di esso, ad indicare il fondamento dei valori civili che caratterizzano la laicità dello Stato? Tutto ciò premesso. il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale: a provvedere all’ostensione, nell’aula del Consiglio Provinciale, del Crocifisso simbolo dei valori laici propri della nostra Costituzione. Lega Nord Trentino Consiglieri Mario Casna, Alessandro Savoi, Claudio Civettini, Giuseppe Filippin, Franca Penasa, Luca Paternoster


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Analisi. Secondo gli ultimi dati del mercato del lavoro cala il tasso di disoccupazione IN BREVE

Crisi: segnali positivi sul fronte dell’occupazione La cautela è d’obbligo, ma dai dati forniti dall’Agenzia del lavoro della Provincia autonoma di Trento emergono segnali di attenuazione della crisi. Lo si rileva dalle ultime analisi sui dati del mercato del lavoro in Trentino.

N

el primo trimestre del 2009, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in Trentino cresce il tasso di occupazione e cala nel contempo, dal 4,4% al 3,9%, il tasso di disoccupazione. «È un dato favorevole - spiegano all’Agenzia - che conferma una capacità di tenuta complessiva, in controtendenza con quanto avviene a livello nazionale e nell’area del Nord-Est». Va letto però con qualche cautela in quanto altre fonti di dati (un ricorso ancora importante agli istituti della cassa integrazione e della mobilità, le minori assunzioni e, soprattutto, la crescita degli iscritti ai Centri per l’Impiego) inviano segnali di una persistente problematicità. A maggio il ricorso alla cassa integrazione risulta in calo del 12% rispetto al mese precedente. È un primo dato positivo che però non ci permette di dire che le difficoltà di mercato incontrate dalle imprese trentine siano finite: difatti a fronte di un ricorso alla Cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS) molto contenuto e che nei primi cinque mesi del 2009 manifesta anche un calo del 43%, la Cassa integrazione ordinaria (CIGO) aumenta di quasi ventiquattro volte. Le ore autorizzate a maggio sono in tutto 234.035, somma tra 13.420 di straordinaria e 220.615

di cassa integrazione ordinaria. Il totale degli iscritti alle liste di mobilità raggiunge a fine maggio quota 3.661 e gli iscritti risultano 43 in più rispetto al mese precedente. Anche in questo caso, l’incremento che si rileva è tuttavia il più modesto tra quelli registrati dall’inizio della crisi, vale a dire da ottobre 2008. Per quanto riguarda le nuove entrate in lista, il dato del 9 giugno, con 250 nuovi iscritti è di poco superiore a quello del mese di maggio (225 nuove entrate), confermando tuttavia, anche in questo caso, una sensibile attenuazione nel trend di forte crescita degli ingressi rilevato in tutti i mesi precedenti. Si conferma il più accentuato coinvolgimento dei lavoratori espulsi dalle aziende di piccola dimensione del secondario e in particolare del manifatturiero. Nel primo trimestre del 2009 il fabbisogno delle imprese si è tradotto in 22.843 nuovi rapporti di

lavoro. È un dato complessivamente in calo rispetto a quello rilevato nello stesso trimestre dell’anno precedente (-21%) e che, per quanto concerne le assunzioni nel terziario, sconta anche l’effetto negativo di una Pasqua caduta a marzo nel 2008 e spostata sul mese di aprile nel 2009. La maggiore sofferenza si rileva ancora una volta per le imprese del secondario soprattutto manifatturiere. Tuttavia il dato più recente, quello relativo al

mese di marzo, mette in evidenza una attenuazione della caduta delle assunzioni proprio nel secondario, grazie soprattutto al recupero dell’edilizia per la ripresa stagionale delle attività e forse ancor più per il positivo effetto degli incentivi messi in campo sul versante delle politiche di sostegno. L’aumento delle iscrizioni al collocamento, a differenza delle altre fonti, ci parla tuttavia di difficoltà ancora presenti. Nel primo trimestre del 2009 le persone iscritte per una reale ricerca di lavoro salgono a quota 13.207, in crescita di 3.528 unità sullo stesso periodo dell’anno prima, ma anche di 409 unità rispetto al dato di fine anno 2008, periodo in cui tradizionalmente il numero degli iscritti raggiunge il picco più elevato a seguito della interruzione delle attività per la stagione invernale. Si conferma ancora il maggior coinvolgimento della componente maschile: 2.397 iscritti disponibili in più rispetto a marzo 2008, contro le 1.131 femmine e, in termini di variazione percentuale, +55,9% per i primi e +21,0% per le seconde. Gli italiani iscritti crescono di 2.233 unità e la componente straniera di 1.295, tuttavia in termini di variazione percentuale gli stranieri risultano più colpiti con un incremento del 53,1% rispetto al 30,8% degli italiani.

Nuovi trentini e consumo locale

«Conosciamo e consumiamo i prodotti trentini perché sono buoni e perché ormai ci sentiamo parte integrante di questa comunità». Si può riassumere così la serie di interventi che il 19 giugno scorso a Trento ha animato l’incontro organizzato presso la sede della Federazione Allevatori per far conoscere alle associazioni di immigrati che vivono in Trentino le tradizioni agroalimentari del territorio provinciale. Un’iniziativa organizzata dal Cinformi dell’assessorato provinciale alla Solidarietà internazionale e alla Convivenza con la collaborazione della Federazione provinciale Allevatori, della Concast Formaggi trentini, dell’Associazione consorziale Produttori ortofrutticoli trentini e del Consorzio di tutela Vini del Trentino. «Il vostro entusiasmo nell’aprirsi alle tradizioni locali – ha detto l’assessore Lia Giovanazzi Beltrami rivolgendosi alle associazioni di immigrati – è il miglior stimolo per proseguire sulla strada del dialogo e della conoscenza reciproca». «In un momento di crisi che colpisce anche i prodotti trentini – ha aggiunto – è importante che quando facciamo la spesa ci ricordiamo dei nostri formaggi, dei nostri vini, della carne trentina e dei nostri prodotti ortofrutticoli». Un appello già tradotto in pratica dai “nuovi trentini”, che hanno raccontato anche la loro esperienza, positiva, di migranti nella comunità locale. «Sono stupito – ha affermato il presidente della Federazione provinciale Allevatori Silvano Rauzi – nel vedere la grande partecipazione all’incontro e a nome della Federazione desidero ringraziare la Provincia per questa opportunità di incontro e di dialogo». In chiusura, l’assessore Giovanazzi Beltrami ha parlato dei risultati dell’Operazione ascolto avvenuta nei mesi scorsi sul territorio provinciale e degli strumenti messi in campo – il Piano Convivenza approvato dalla Giunta provinciale – per affrontare le criticità rilevate.


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Focus. Presentati i dati della seconda indagine “Insegnare in Trentino”

Insegnanti trentini soddisfatti, nonostante tutti i problemi… Gli insegnanti trentini tutto sommato sono soddisfatti della loro professione. Difatti la gran parte del corpo docente rifarebbe la stessa scelta lavorativa e ben pochi hanno considerato la possibilità di cambiare occupazione. Tuttavia la stragrande maggioranza è anche convinta che la considerazione sociale di cui godono i lavoratori della scuola nel nostro Paese sia diminuita negli ultimi dieci anni…

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dati di quest’indagine possiamo ora confrontarli con la percezione che abbiamo noi della scuola trentina. Per quanto mi riguarda, in questi primi mesi da responsabile del settore ho colto nei moltissimi docenti incontrati testimonianze di passione pedagogica, di passione educativa e di passione per la propria disciplina, che ci fanno guardare con sincero ottimismo agli sviluppi futuri della nostra scuola». Con queste parole, l’assessore provinciale all’istruzione e allo sport, Marta Dalmaso, il primo luglio scorso ha concluso la conferenza stampa di presentazione dei risultati della seconda Indagine condotta dall’Istituto IARD e dall’IPRASE sui docenti della scuola trentina, a nove anni dalla precedente. L’assessore ha parlato anche dell’avvio concreto del “Centro per la formazione continua e l’aggiornamento del personale insegnante” che sorgerà a Rovereto. È stato Carlo Buzzi, sociologo e responsabile scientifico della ricerca curata assieme alla ricercatrice Arianna Bazzanella, a presentare l’indagine “Insegnare in Trentino” i cui risultati sono stati raccolti in un volume pubblicato dall’Iprase e sintetizzati

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nelle conclusioni dello stesso professor Buzzi. In apertura, il direttore dell’Iprase, Arduino Salatin, ha ricordato com’è nata la ricerca e il suo intreccio con l’attuale fase importante sulla scuola trentina, quella dell’elaborazione dei nuovi Piani di Studio Provinciali. «Un’indagine – ha ricordato – legata a quella nazionale dell’Istituto IARD di Milano e con un sovracampionamento per la provincia di Trento, (foto archivio PAT)

Fiorin e Covi (foto archivio PAT)

con 1300 docenti intervistati su un totale di circa sette mila». Dopo l’esposizione della ricerca, l’assessore Marta Dalmaso, «a partire anche dagli elementi conoscitivi emersi dall’indagine», ha richiamato l’attenzione sul tema della formazione degli insegnanti, «anche perché le aspettative non possono essere disattese e quelle dei docenti vanno tradotte in desiderio di essere bravi insegnanti». Proprio per questo, l’assessore ha chiamato al

tavolo per una breve presentazione Italo Fiorin (docente universitario della Libera Università - LUNSA di Roma e già componente del Gruppo di lavoro sui Piani di Studio provinciali) e Luciano Covi, già coordinatore dello sportello di Orientamento della Provincia, presentandoli come «due persone competenti che abbiamo scelto per preparare l’avvio concreto del ‘Centro per la formazione continua e l’aggiornamento del personale insegnante’ che partirà da settembre a Rovereto, dove il Comune ha già individuato anche la sede». Ma ecco, in breve sintesi, i dati più significativi emersi dall’indagine “Insegnare in Trentino”. Aspetti strutturali Come succede in ambi-

to nazionale, anche in Trentino il settore scolastico si è fortemente femminilizzato; la presenza di insegnanti donna ha infatti raggiunto livelli elevatissimi anche nella secondaria registrando vistosi incrementi rispetto a dieci anni fa. Nel frattempo anche l’età si è innalzata, in modo particolare nella scuola primaria, che ha quasi raggiunto i livelli già consistenti della secondaria. L’origine sociale di provenienza mantiene inalterata la sua struttura: forte presenza di classe operaia e di piccola borghesia nelle primarie, un maggiore equilibrio con discrete provenienze dalla classe media impiegatizia e dalle classi superiori nelle secondarie. Il capitale culturale delle famiglie di origine è invece aumentato in modo

robusto, in sintonia con l’aumento dei livelli di istruzione che da decenni caratterizza la Provincia. Questo fenomeno può essere notato anche sugli insegnanti stessi: maestri e maestre della scuola primaria raddoppiano in dieci anni il tasso di laurea. Formazione iniziale e in servizio Un elemento particolarmente significativo risalta dall’indagine: gli insegnanti diventano tali dopo un iter scolastico e universitario che dà loro una preparazione disciplinare giudicata adeguata ma con una competenza ad affrontare problemi educativi, una capacità di utilizzare le nuove tecnologie, una conoscenza della normativa scolastica non all’altezza della situazione. Da qui discende l’importanza del ruolo assegnato alla formazione in servizio nelle sue due forme, quello strutturato e quello non strutturato (autoaggiornamento). Il primo vede una cospicua quota di insegnanti, e in modo particolare quelli delle scuole primarie, superare il limite minimo delle dieci ore annue partecipando soprattutto ad iniziative formative tese alle metodologie didattiche, ai contenuti disciplinari, alle nuove tecnologie e ricavandone una percezione positiva di utilità. La richiesta di aggiornamento ricalca in qualche modo ciò che viene poi effettivamente privilegiato; volendo sintetizzare al massimo alle primarie l’orientamento si indirizza in modo più accentuato verso le problematiche relazionali,


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Focus. Presentati i dati della seconda indagine “Insegnare in Trentino” nella scuola secondaria di primo grado verso la didattica disciplinare e nella scuola secondaria di secondo grado verso gli aspetti contenutistici delle discipline. Ciò che accomuna i docenti è piuttosto la richiesta di una formazione collegata strettamente con la realtà quotidiana dell’insegnamento (modalità attive di tipo laboratoriale, esercitative, con produzione di materiale didattico). Accanto ai corsi istituzionali agiscono in modo rilevante anche forme gestite a livello individuale: i tre quarti degli insegnanti occupano più di cinque ore mensili in attività aggiornative orientate alla professione. In questo contesto un ruolo significativo viene esercitato dalla rivista “Didascalie” e dal portale Vivoscuola, ampiamente popolari tra la docenza trentina. Professione e partecipazione La crisi di prestigio che ha caratterizzato il ruolo professionale dell’insegnante nel corso degli ultimi decenni, ha mostrato una preoccupante accentuazione in corrispondenza con l’estendersi della scolarità di massa. Se già nella ricerca del 1999 emergeva una forte insoddisfazione per come la società valutava socialmente i docenti della scuola, nel 2008 la tendenza non solo non si è ridotta ma si è ulteriormente rafforzata: la stragrande maggioranza degli insegnanti trentini è convinta che la considerazione sociale di cui godono i lavoratori della scuola nel nostro Paese sia diminuita negli ultimi dieci anni e una maggioranza sempre molto consistente ritiene che nei prossimi dieci anni la caduta di prestigio continuerà a peggiorare. Un quadro così pessimistico produce un limitato senso di appartenenza alla categoria e il prevalere di una via individualistica

aumentate le osservazioni vere e proprie, che comunque hanno registrato un indubbio incremento. Insegnanti e valutazione Altro elemento che la ricerca ha messo in luce è la posizione degli insegnanti nei confronti dei processi di valutazione della loro professionalità e del loro impegno. Da un punto di vista astratto alla valutazione vengono riconoalla professione, lo dimostra la ben scarsa diffusione della partecipazione ad associazioni professionali di insegnanti e anche la sindacalizzazione appare piuttosto circoscritta escludendo la maggioranza dei docenti e soprattutto mostrando un progressivo invecchiamento della base associativa, fenomeno che denota la difficoltà del coinvolgimento degli insegnanti più giovani. Questi risultati appaiono particolarmente negativi se si considera che l’associazionismo si accompagna ad una maggiore coscienza del proprio ruolo, ad una maggiore informazione normativa e professionale, ad una maggiore tensione verso l’aggiornamento, ad una maggiore partecipazione alla vita sociale. Bullismo e trasgressioni Il contatto quotidiano degli insegnanti con i loro studenti consente loro – almeno potenzialmente – un’osservazione costante di comportamenti agiti e opinioni espresse. I dati raccolti su aggressività, violenze, abuso di sostanze, segnalano la presenza di tali fenomeni che in modo prevedibile si differenziano a seconda del grado scolastico. Tuttavia una lettura trasversale mette in luce come due forme particolarmente inaccettabili di sopraffazione – il bullismo e l’intolleranza razziale – siano ben presenti e osservati dagli insegnanti di tutti i

gradi scolastici (in modo particolare nella secondaria di II grado dove sono state osservate dal 70% degli insegnanti). L’abuso di alcol e droghe, pur mostrando percentuali di segnalazione preoccupanti anche nelle scuole secondarie di primo grado, è in quelle di secondo grado che raggiunge diffusioni assai rilevanti e i tre quarti dei docenti affermano di avere il sospetto che almeno uno dei propri studenti ne sia implicato. Tutti questi fenomeni appaiono in grande aumento se si confrontano i dati con quelli dell’indagine condotta nel 1999, ma al di là dei comportamenti osservati è soprattutto la percezione di crescita di casi di bullismo, di violenza fisica tra studenti, di minacce agli insegnanti, di presenza di droga nella scuola e anche di molestie sessuali tra studenti che si è fortemente incrementata in questi ultimi nove anni. In altre parole è aumentata più la percezione dell’aumento di questi accadimenti di quanto siano

sciuti numerose funzioni positive come quella di individuare gli eventuali inadempienti, di costituire un criterio apprezzabile per supportare le carriere, di essere un mezzo per valorizzare le risorse interne alla scuola, di essere uno strumento per aiutare l’insegnante a migliorarsi (molto più controverso è considerare la valutazione come uno dei criteri per differenziare le retribuzioni). Tuttavia dal punto di vista concreto le opinioni degli insegnanti trentini sono piuttosto caute: pochi sono coloro che accetterebbero di sottoporsi a valutazione senza precise condizioni, ad esempio vengono esclusi tutti i metodi invasivi. Se da una parte viene ritenuto giusto che il docente risponda a studenti e famiglie del suo operato, dall’altro la questione cozza su di una dicotomia ritenuta insanabile: la necessità di una valutazione equa ed uguale per tutti e il problema, apparentemente insolubile, della diversità delle situazioni valutate.

Per quanto riguarda l’applicabilità, l’orientamento prevalente va dunque nella direzione dell’autovalutazione (singola, di gruppo o magari, ma non sono tutti ad accettarlo, assieme al dirigente). Soddisfazione e giudizi sulla scuola trentina L’insegnante trentino è tutto sommato soddisfatto della propria professione. La gran parte del corpo docente rifarebbe la stessa scelta lavorativa e ben pochi hanno considerato la possibilità di cambiare occupazione. La soddisfazione riguarda i rapporti con gli altri attori del sistema educativo, i contenuti intrinseci della professione, gli aspetti organizzativi e strutturali. Tra i primi viene sottolineata la soddisfazione dei rapporti con gli studenti sul piano personale, con i colleghi e anche con il dirigente, mentre le relazioni con i genitori sembrano essere meno distese, assenti quelli rivolte all’esterno, al territorio. Per quanto riguarda i contenuti vengono in particolare apprezzati gli stimoli culturali, quelli professionali, il lavoro sereno. Infine per gli elementi organizzativi sono motivo di grande gradimento gli orari di lavoro e le strutture scolastiche. Gli aspetti che meno soddisfano gli insegnanti sono quelli retributivi e quelli riferibili al riconoscimento sociale. La soddisfazione è massima tra i maestri e decresce aumentando il grado scolastico, ma, nel complesso, possiamo sottolineare come l’indagine abbia messo in luce una buona integrazione della docenza trentina nel sistema scolastico-educativo provinciale. Sarà interessante una comparazione con i dati nazionali quando i risultati della terza indagine dell’Istituto Iard sul corpo docente della scuola italiana saranno a disposizione per il confronto.


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Il fatto. Nell’anno della crisi le Vigiliane sono state severamente bacchettate

Feste Vigiliane 2009: un’edizione molto discussa Vista la situazione economica e sociale del momento, le Feste Vigiliane da alcuni sono state giudicate eccessive. Tra una polemica e l’altra, comunque, le Vigiliane sono andate in scena con un’affluenza di cittadini molto alta. Il tutto secondo tradizione... di Susanna Caldonazzi

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iuttosto chiacchierata, anzi davvero polemica, è stata la 26esima edizione delle Feste Vigiliane. Nate nel 1983 come stimolo a far rivivere ai trentini le strade della loro città, già dall’anno seguente riscossero un buon successo e negli anni divennero sempre più ricche di pubblico e di eventi. Fino ad arrivare al 2009, l’anno della crisi economica. Ad oggi i festeggiamenti in onore del patrono, San Vigilio, prevedono una decina di giorni di eventi di vario genere, anticipati, una settimana prima dalla tradizionale cena benedettina. Quest’anno però, l’anno della crisi, le feste sono state severamente bacchettate, vista la situazione economica e sociale del momento storico in cui stiamo vivendo. A muovere la critica per primo è stato il presidente delle Acli, Arrigo Dalfovo, che pareva non capire il motivo di tanti festeggiamenti nell’anno in cui si sono già bruciati milioni di euro a causa della crisi delle banche. In-

somma, secondo Dalfovo, viste le critiche condizioni economiche di alcune famiglie, “un po’ di sobrietà”, per dirla con le sue parole, non sarebbe guastata. Le polemiche si sono moltiplicate nel momento in cui gli amministratori della

città sono stati interpellati. L’assessore alla cultura Lucia Maestri, per esempio, ha dichiarato che anche a suo parere il periodo di festeggiamenti sarebbe eccessivo e che lei stessa avrebbe posto la questione in giunta ma che poi non se ne sarebbe fatto più nulla. Il sindaco Andreatta ha invece preferito non schierarsi, anche se ha affermato convinto dalle pagine dei quotidiani

l’importanza e il valore di aggregazione di un festeggiamento come quello delle Vigliane. La risposta più secca a Dalfovo è stata comunque ovviamente quella di Guido Malossini, patron delle feste, che ha replicato per le rime consigliando al presidente delle Acli una bella vacanza durante il periodo delle Vigliane. Tra una polemica e l’altra, comunque, le feste sono

andate in scena con un’affluenza di cittadini molto alta. Il tutto secondo tradizione. Si è iniziato con la cena benedettina che quest’anno era dedicata all’Abruzzo. Il biglietto era infatti due euro più costoso rispetto agli altri anni (il

costo è passato da 13 a 15 euro) ma la differenza è stata interamente devoluta alle zone terremotate per il restauro della cripta aquilana. Parlando con i numeri, i partecipanti erano 2500 per un guadagno di 5000 euro che andranno all’Aquila. Si è continuato poi con l’elezione di Miss Trento che ha visto vincitrice la giovane perginese Valentina Targa. Il venerdì è invece stato il turno della satira del “Tribunale de’ penitenza” del giudice Lucio Gardin ,che ha visto sul banco degli imputati numerosi personaggi della classe dirigente della regione. Condannati alla Tonca della domenica Luois Durnwalder e, come era

prevedibile, il presidente delle Acli, Arrigo Dalfovo. La serata successiva, o meglio la nottata, quella di sabato 20 giugno, è stata animata da diversi eventi sparsi per la città per la “Magica Notte”, dallo spettacolo delle fontane in Piazza Duomo, alle cover band e dj set in Piazza Fiera agli acrobati-comici di Piazza Pasi. Anche la domenica è stata una giornata ricca, con momenti importanti come il Palio dell’Oca e la Tonca. Le feste si sono chiuse con la tradizionale battaglia per la polenta tra i Ciusi e i Gobi, che ha visto quest’anno trionfare i trentini sui feltrini, prima del gran finale, lo spettacolo pirotecnico sempre molto gradito. Nemmeno i fuochi d’artificio sono rimasti però esonerati dalle polemiche. Dalle colonne di uno dei quotidiani locali, infatti, una cittadina ha inviato una lettera aperta al sindaco chiedendo di risparmiare sui fuochi d’artificio devolvendo il necessario per lo spettacolo di chiusura della festa patronale ai terremotati dell’Abruzzo.


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Il documento. Sottoscritto importante protocollo tra le due realtà museali LA LETTERA

Intesa tra Museo Tridentino e Museo Civico di Rovereto di Michele Luongo

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l 6 luglio scorso presso il Palazzo della Provincia è stato firmato tra il Museo Tridentino di Scienze Naturali, rappresentato dal presidente ing. Giuliano Castelli, e il Museo Civico di Rovereto, rappresentato dal dott. Guglielmo Valduga, il protocollo d’intesa per i due Musei, che hanno già collaborato in passato e collaborano tuttora nell’ambito di progetti finanziati dalla Provincia Autonoma di Trento. Il protocollo intende favorire la collaborazione attraverso la messa in rete delle risorse disponibili presso i due enti per quanto attiene le professionalità, le dotazioni tecnologiche e le infrastrutture,

L'entrata del Museo Civico di Rovereto

allo scopo di sviluppare sinergie a lungo termine, volte a ottimizzare la gestione dei processi operativi dei due musei per quanto riguarda il settore della conservazione. Franco Panizza, assessore provinciale alla cultura, rapporti europei e cooperazione, a riguardo del

protocollo ha dichiarato: «È il primo passo concreto verso la costituzione di una rete fra i musei trentini. Si è già istituito un tavolo di confronto che unisce tutti i rappresentanti degli enti musei e stiamo ragionando assieme per creare un unico sito internet, un unico call

center, un unico biglietto e un’unica programmazione culturale». Lo scopo è quello di unire e ampliare le proprie possibilità di azione e di semplificare, attraverso un protocollo condiviso e costantemente rinnovato, senza trascurare la progettazione e la realizzazione congiunta di eventi e di iniziative di diffusione della cultura scientifica, nonché la collaborazione per la promozione di reti tematiche territoriali a favore e in collaborazione con gli Enti locali della Provincia autonoma di Trento. Un protocollo di sette punti, rinnovabile di anno in anno, sicuramente un passo avanti per ottimizzare la divulgazione e la promozione culturale sul territorio.

«Accattonaggio? Fa bene Borgo» Il sindaco di Borgo Valsugana Fabio Dalledonne ha emanato un’ordinanza da tempo attesa da tutti i cittadini del posto volta ad arginare il sempre più diffuso fenomeno dell’accattonaggio molesto ed insistente specie nei giorni di alta frequentazione della zona come in occasione del mercato settimanale. Un’ordinanza doverosa che s’inquadra nel recente assetto normativo varato dallo Stato per limitare la microcriminalità voluto dal ministro Maroni, sperimentata con successo in tantissime realtà urbane e che ora fa la sua prima apparizione in un comune del Trentino. La Lega Nord Trentino esprime la propria soddisfazione al sindaco Dalledonne che ha saputo interpretare la volontà popolare dando risposte concrete senza nascondersi dietro meschine ipocrisie. Quello di Borgo Valsugana, uno dei pochissimi comuni trentini a guida centro destra, può diventare un buon esempio di governo del territorio e di controllo della piccola criminalità, soprattutto quando questa coinvolge l’infame sfruttamento delle persone altrove tollerato proprio da quella sinistra che si dice paladina dei diritti dei più deboli e degli indifesi. Lega Nord Trentino La Segreteria politica


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Eventi. Tanti appuntamenti nel programma di “Vivi l’ambiente 2009”

Il paesaggio trentino come laboratorio ambientale

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di Paolo Chiesa

on si può risolvere un problema con la stessa logica che l’ha creato». È in questa frase di Albert Einstein che si trova la filosofia che gli educatori ambientali dell’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente seguono nell’organizzare le attività estive di “Vivi l’ambiente 2009”. L’obiettivo è quello di cercare di unire la conoscenza del territorio trentino con i temi dell’inquinamento e della sostenibilità dei nostri stili di vita. A livello globale è ormai diffusa la consapevolezza che la Terra sia un organismo in sofferenza a causa dell’eccessivo consumo di risorse e dei gas serra emessi nell’ambiente. Gli allarmi sul riscaldamento globale ci mettono di fronte alla necessità di trovare dei metodi alternativi per produrre energia, ma anche per spostarci e per trasportare le merci che consumiamo. Anche il problema dei rifiuti in Italia è particolarmente grave. L’inquinamento di acqua, aria e suolo è un altro fenomeno importante, di cui spesso la gente non conosce bene l’origine, ma che riguarda comunque tutti gli abitanti del pianeta. Diffondere consapevolezza su questi temi è il primo passo per cambiare atteggiamento di fronte all’ambiente, per non vederlo più come uno sfondo della nostra vita, da cui trarre risorse e in cui depositare i nostri scarti, ma come un organismo vivente, di cui noi siamo parte integrante. La sfida al cambiamento climatico e all’inquinamento globale passa anche dal nostro comportamento quotidiano, dai tanti gesti che si danno per scontati, ma che con un piccolo sforzo possono fare la differenza tra un pianeta

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pulito e uno inquinato. La conoscenza dei delicati habitat delle varie specie animali e vegetali che popolano l’ambiente della provincia di Trento può permettere a tutti di rendersi conto concretamente dell’impatto che le nostre azioni hanno sul pianeta. Per fornire ai più giovani come agli adulti le informazioni necessarie per cambiare stile di vita e atteggiamento, le attività di “Vivi l’ambiente 2009” toccheranno diversi temi: dalla mobilità sostenibile al riciclaggio e al riuso dei rifiuti. Un’attenzione particolare verrà dedicata ai bambini, che saranno protagonisti di tante giornate. Gli operatori dell’APPA sono convinti, infatti, che educare le generazioni future al rispetto per l’ambiente sia fondamentale per vincere le sfide che si dovranno affrontare. Le attività si svolgeranno prevalentemente sul territorio e all’aperto e comprenderanno passeggiate, giochi, disegno dal vero, osservazioni naturalistiche e serate informative. Le iniziative di “Vivi l’ambiente 2009” in Alta Valsugana sono curate tra gli altri dall’educatore ambientale Sara Martinelli, la quale ci ha spiegato come esse saranno organizzate: «Quest’anno le attività sono divise in due tipi. Il primo prevede laboratori ludico didattici per i bambini dai 6 ai 12 anni circa che si terranno a Baselga di Piné. Ci saranno tre laboratori all’aperto per tre tematiche diverse: acqua, aria ed energia. Il secondo tipo di attività riguarda delle visite guidate al parco fluviale del torrente Centa con un percorso adatto a tutti, famiglie o singoli, durante le quali si percorrerà il corso del torrente osservando la vegetazione, approfondendo la storia locale».

FOCUS Alcuni appuntamenti

L’altopiano di Piné è protagonista il 7 settembre con l’iniziativa “Se io fossi acqua, l’eterno e misterioso viaggio delle gocce d’acqua”. Si tratta di un laboratorio di attività di simulazione e gioco all’aperto per bambini attraverso cui si esploreranno alcune tematiche di grande rilievo ambientale. I bambini verranno accompagnati alla scoperta di semplici comportamenti per rispettare le importanti risorse di cui ognuno di noi è custode. “Mille domande e risposte sull’energia” è un laboratorio di simulazione e gioco all’aperto per bambini attraverso il quale scoprire semplici comportamenti per rispettare le importanti risorse di cui ognuno di noi è custode. Anche questo laboratorio si svolgerà sull’altopiano di Piné. “L’acqua è vita, vegetazione e tracce di storie accanto all’acqua” è invece un viaggio nella storia alla scoperta delle modalità di utilizzo di questa preziosissima risorsa e dei problemi ad essa correlati con una visita guidata al Parco Fluviale del Torrente Centa, seguendo lo scorrere dell’acqua e gli affascinanti ruderi degli antichi mulini e segherie. Per queste attività si può contattare la responsabile Sara Martinelli (348 7056312). Un’altra iniziativa che ogni anno riscuote grande interesse è la “Visita botanica al Parco delle Terme di Levico Terme”. Si tratta di una passeggiata lungo i vialetti del parco, vero e proprio arboreto di oltre 120 mila mq, creato più di 100 anni fa come cornice agli stabilimenti delle cure termali. L’itinerario proposto offre la possibilità di ammirare specie arboree locali ed esotiche. Per questa attività si può contattare l’educatore ambientale responsabile Nicola Curzel (328 8508901). La partecipazione alle attività di “Vivi l’ambiente” è gratuita. La prenotazione è obbligatoria. Per tutte le attività, ad eccezione delle serate, è richiesto un abbigliamento adatto a escursioni all’aperto, un copricapo e una scorta d’acqua. Alcune attività svolte su percorsi non facilissimi, non sono purtroppo accessibili a persone diversamente abili e a passeggini.


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Queste attivitĂ collaborano alle manifestazioni estive di "E...state con noi a Borgo" Luglio/Agosto 2009 48 L A F I N E S T R A


Borgo Commercio Iniziative Luglio/Agosto 2009

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Stranieri. Ecco quanti sono quelli che risiedono nella nostra Provincia

La popolazione straniera in Trentino è all’8,2% Nella nostra provincia gli stranieri costituiscono l’8,2% della popolazione totale e risultano in crescita rispetto al 2008, anno nel quale si registravano 7,4 stranieri ogni 100 residenti...

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l 1° gennaio 2009 la popolazione straniera residente in Trentino ammonta a 42.524 persone, con un aumento assoluto rispetto al 2008 di 4.635 unità, equivalente ad un incremento relativo del 12,2%. Gli stranieri costituiscono l’8,2% della popolazione totale e risultano in crescita rispetto al 2008, anno nel quale si registravano 7,4 stranieri ogni 100 residenti. I nati vivi stranieri residenti ammontano a 850 unità: il tasso di natalità, dato dal rapporto fra il numero dei nati vivi residenti e la popolazione media residente, si è attestato sul valore di 21,1 nati per mille abitanti, ad un livello lievemente inferiore a quello dell’anno precedente (21,3 per mille). La popolazione straniera è nettamente più giovane di quella italiana, residente

in provincia di Trento ed è quindi soggetta a una mortalità molto più bassa: il numero dei morti stranieri residenti ammonta a 55 unità. In conseguenza dell’alta natalità e della bassa mortalità, il saldo naturale (eccedenza o deficit di nascite rispetto ai decessi) si presenta con segno nettamente positivo (+795 unità). L’aumento collegato al saldo naturale giustifica solo una piccola parte della crescita della po-

polazione straniera: la quota di incremento più consistente è spiegata dal saldo migratorio (calcolato come differenza fra le iscrizioni per immigrazione e le cancellazioni per emigrazione), che presenta un valore positivo pari a 5.081 persone. Completano il quadro dei movimenti gli “altri iscritti” e gli “altri cancellati”, che è opportuno distinguere dalle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche dovute ad effettivi tra-

S.S. 47: l’Assessore Pacher risponde a Dorigatti Marter: lavori ultimati entro settembre Nel numero di aprile avevamo pubblicato l’interrogazione del consigliere provinciale Bruno Dorigatti circa il restringimento della viabilità sulla Supervalsugana all’altezza di Marter di Roncegno e sulla mancata ripresa dei lavori dopo l’inverno. Qualche settimana fa è giunta la risposta del vicepresidente della PAT Alberto Pacher, assessore ai lavori pubblici, ambiente e trasporti, il quale scrive: «I

lavori dovevano compiersi in giorni 300, pertanto concludersi entro il 31/12/2008. Nei mesi passati i lavori sono stati sospesi a causa delle avverse condizioni climatiche e la ripresa dei lavori è stata disposta con il relativo verbale in data 30.03.2009. Nel corso dell’inverno è stata predisposta una perizia di variante che migliorasse in termini tecnologici alcuni aspetti del progetto posto a base di gara con

particolare riferimento ai lavori di allargamento del ponte sul fiume Brenta. Tale perizia, approvata in data 17/04/2009 ha comportato l’assegnazione all’Impresa di una proroga di giorni 140 in considerazione di alcune lavorazioni particolari e di maggiori lavori assegnati all’Impresa». Ora i lavori sono ripresi e – assicura Alberto Pacher - saranno ultimati entro il prossimo mese di settembre.

sferimenti di residenza, in modo da ottenere una più corretta valutazione del movimento migratorio. Gli “altri” movimenti includono, infatti, le correzioni che sono state apportate al calcolo della popolazione residente per errori compiuti nel passato o in seguito al confronto tra l’anagrafe e il Censimento: essi non sono considerati come movimenti migratori veri e propri, ma vengono operati al fine di riportare la popolazione anagrafica il più vicino possibile a quella reale. Il saldo altre variazioni risulta pari a -315 e nel conteggio complessivo abbassa lievemente il nume-

ro degli stranieri residenti; nella stessa direzione si muovono le acquisizioni di cittadinanza italiana, che sottraggono 926 persone alla quota totale degli stranieri. La crescita della popolazione straniera non si presenta uniforme su tutto il territorio provinciale, per effetto di saldi naturali e migratori notevolmente diversifi cati. In tutti i comprensori si è registrato un saldo complessivo positivo ed entrambi i saldi (naturale e migratorio) sono risultati positivi. I comprensori in cui si assiste agli incrementi maggiori di popolazione straniera sono quello della valle di Fiemme (23,2%) e il Ladino di Fassa (16,9%); gli incrementi minori si registrano, invece, nei comprensori della valle di Sole (6,3 per mille), di Primiero (6,5 per mille), della valle di Non (7,9) e della Bassa Valsugana e Tesino (8,1 per mille). Tutti i dati sono disponibili sul sito del Servizio Statistica www.statistica. provincia.tn.it

Approfondimento VALDASTICO

Il Sen. Franco attacca Gilmozzi

«Le dichiarazioni dell’assessore Trentino Gilmozzi secondo cui la Valdastico Nord ‘non s’ha da fare’ confermano che la giunta provinciale di Trento non interpreta la volontà dei propri cittadini». Così il senatore Paolo Franco, segretario provinciale della Lega Nord vicentina replica alle affermazioni dell’assessore trentino sulla Valdastico nord. Paolo Franco ricorda come nella recente campagna elettorale «il Presidente Dellai aveva sostenuto l’esatto contrario. Mi chiedo come si possa continuare in maniera così ottusa a rifiutare la progettazione e l’esecuzione di un’infrastruttura così importante per l’economia Trentina e fondamentale per quella Veneta e Vicentina. Mi chiedo inoltre - aggiunge il senatore della Lega - se questo atteggiamento da parte dell’Assesore Gilmozzi significhi intolleranza verso i flussi turistici della provincia di Vicenza». Continuare a porre barriere ai collegamenti tra le due province, sottolinea il segretario della Liga Veneta-Lega Nord «non può che invitare il turismo vicentino ad indirizzarsi da altre parti. È grave la responsabilità di Gilmozzi alla quale - conclude il sen. Franco - speriamo consegui il suo allontanamento dalla giunta e dalla responsabilità di governo di una provincia abitata da gente laboriosa e amica con la quale vorremmo progettare un futuro comune».


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Caldonazzo

Concluso il corso di armonica a bocca

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di Mario Pacher

on una pizza collettiva presso l’hotel Paoli “La Vedova” alle Lochere, si è concluso il 20 giugno il corso introduttivo per principianti di armonica a bocca, organizzato dalla sezione “amici dell’armonica a bocca” annessa al Gruppo folk di Caldonazzo. Si sono completati così i nove incontri settimanali in programma che prevedevano nozioni di primo approccio all’apprendimento dell’armonica diatonica tradiziona-

Gli armonicisti al termine di una loro esibizione

le, lo strumento conosciuto e tanto amato anche dai nostri padri e nonni. Le adesioni si sono rivelate straordinariamente alte supe-

rando di gran lunga la stessa disponibilità, per cui molte richieste sono state rimandate alle future edizioni. L’interesse per l’armonica a bocca

CALDONAZZO

Festa della mortandela Si è conclusa facendo registrare un nuovo successo, la “Festa della mortandela” svoltasi a Caldonazzo nelle giornate di sabato e domenica 4 e 5 luglio scorsi, organizzata dall’attivo gruppo tradizionale folkloristico guidato da Massimo Ciola, con il supporto dell’APT Valsugana Lagorai-Terme-Laghi e il Comune. Un appuntamento goloso che tutti gli anni attira tanta gente da tutta la Valsugana e da Trento, richiamata dal gustoso piatto dalle origine antiche, tanto comune un tempo in paese soprattutto nelle case dei contadini, quel è la polenta e mortandela. Secondo una particolare ricetta viene ancor oggi prodotta in alcune famiglie del posto, e si

recupero di una tradizione molto radicata nel passato della nostra regione. Nonostante la brevità del corso, nella serata finale diversi allievi si sono cimentati in un piccolo saggio, esibendo delle semplici melodie, frutto del loro impegno, contagiati dalla passione per questo piccolo-grande strumento. Se il buongiorno si vede dal mattino, certamente ci troviamo di fronte ad un promettente inizio per questa attività, che porterà in futuro nuove iniziative per tanti “Amici dell’armonica a bocca”.

IN BREVE

Caldonazzo di Mario Pacher

ha coinvolto persone di ogni età: dai 9 ai 60 anni. Curiosamente si è notata poi una marcata richiesta al femminile verso questo strumento che sembrava quasi esclusivo del mondo maschile. L’insegnante, il noto armonicista e concertista Santo Albertini, già fondatore e direttore del famoso “Trio Palbert”, ha svolto un programma particolarmente inteso per introdurre i partecipanti nel magico mondo di questo particolare strumento popolare, mirando soprattutto a stimolarne la passione e l’amore verso di esso, nel

trova pure in vendita in alcune macellerie. Le parti del maiale utilizzate sono il fegato e il lardo che vengono macinati, aggiungendo poi degli ingredienti quali il pepe, la cannella profumata, anice, chiodi di garofano, noce moscata, aglio e sale. Si formano poi delle palline della grandezza di un pugno che vengono avvolte, una per una, in un pezzo di intestino del maiale stesso. Poi si rosolano in padella con l’aggiunta di vino bianco. La mortandela si associa molto bene alla polenta che dal prossimo anno, come ci ha testimoniato la signora Donatella dirigente del gruppo Folk, sarà preparata con l’utilizzo del granturco “Spin”, coltivato esclusivamente dai componenti il Gruppo. Novità

LEVICO TERME

Quasi pronto l’orto-giardino Il gruppo di lavoro del Servizio Protezione Ambientale da circa tre anni è impegnato nell’abbellimento e nell’organizzazione funzionale del parco. In particolare il gruppo ha ristrutturato una prima parte del suolo recintato del Centro don Ziglio a Levico Terme, l’orto-giardino che entro il mese di luglio sarà completato con la posa di piante, di fiori e di una fontana. Una realizzazione importante questa che oltre a fare da cornice naturale all’ente, sarà a disposizione pure dell’intera comunità. Il gruppo di lavoro è guidato con attenzione e competenza dal responsabile Graziano, che ha al suo fianco Fernanda, Ines e Pino. (m.p.)

Il ricordo di Riccardo Visintainer

di quest’anno è stato invece l’abbinamento del piatto con il vino tipico locale, il “Pavana dei Sicconi”, per la prima volta sul mercato. Anche in questa edizione della festa, organizzata con l’intento di far conoscere sempre più questo squisito piatto, è stato possibile ascoltare musica, visitare le bancarelle e il mercatino aperto per l’occasione. Di particolare rilievo è stata poi la presenza dei fisarmonicisti venuti da diversi paesi della valle, che hanno animato con le loro esibizioni le due giornate.

Una grande commossa folla che la chiesa San Sisto di Caldonazzo riusciva a contenere solo in parte, è accorsa per porgere l’estremo saluto a Riccardo Visintainer, il carrozziere morto all’età di soli 56 anni per un improvviso malore nel suo ufficio a Lochere. Tanta gente venuta da tutta la Valsugana in quanto lui era molto conosciuto e stimato per la sua attività di volontariato, alla guida anche di alcune associazioni sportive. All’omelia il celebrante don Silvio Pradel ha usato parole di grato ricordo verso Riccardo ricordando la sua bontà, la sua generosità d’animo, il suo spontaneo sorriso che in tutti sapeva diffondere gioia e serenità. Sul sagrato della chiesa, prima della partenza del carro funebre per la cremazione, la grande moltitudine di gente lo ha salutato con un prolungato applauso, poi un giovane a cavallo lo ha seguito per un lungo tratto, per ricordarlo come attivo presidente dell’associazione sportiva equestre “Hidalgo Vigolana e Lagorai”. La signora Annamaria, profondamente commossa per una così grande testimonianza di affetto verso il proprio congiunto, desidera esprimere a tutti la sua più viva riconoscenza (m.p.).


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Vezzene. Ancora vivo il ricordo di un episodio della Grande Guerra

Ambrosini e quel drammatico 24 giugno 1915 Il Cippo ai Marcai

Affinché la sua storia non fosse mai dimenticata, prima di morire Marco Ambrosini ordinò ai suoi discendenti che tutti gli anni, in quella ricorrenza, si radunassero nello stesso luogo per una preghiera di suffragio per lui e per i compagni soldati caduti in battaglia.

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di Mario Pacher

Malga Marcai, sull’altopiano delle Vezzene nel territorio del comune di Levico Terme, è stato rievocato anche quest’anno un drammatico evento della prima guerra mondiale. Un episodio che risale al lontano 24 giugno del 1915 ed ebbe protagonista l’allora giovane alpino Marco Ambrosini, classe 1895, del 6° Reggimento del Battaglione Bassano, che riuscì a salvarsi la vita grazie ad un grosso abete che gli fece da scudo e sul quale si conficcarono più

di venti colpi sparati contro di lui dal nemico. Al termine del conflitto, l’Ambrosini fece erigere, con l’aiuto anche degli amici superstiti, proprio a ridosso di quella pianta, un cippo con due lapidi. Una per rammentare la sua fortunata sorte e l’altra per ricordare i 22 commilitoni che perirono durante quel cruento combattimento. Per lunghi anni il soldato Ambrosini partecipò alla annuale cerimonia fino a quando, nel 1978, lui completò il suo cammino terreno. Affinché la sua storia non fosse mai dimenticata, prima di morire ordinò ai suoi discendenti che

tutti gli anni, in quella ricorrenza, si radunassero nello stesso luogo per una preghiera di suffragio per lui e per i suoi compagni soldati caduti. Le sue parole non caddero nel vuoto e i nipoti costituirono il “Club degli Ambrosini” proprio per organizzare questo annuale significativo incontro che comprende sempre la celebrazione di una S. Messa e una rievocazione storica degli eventi bellici sull’altopiano. E su quel cippo ad ogni anniversario viene riposto anche il cappello alpino di Marco. All’appuntamento partecipano sempre alcune centinaia di persone provenienti dalla

Valsugana e dall’altopiano di Asiago, terra d’origine dell’Ambrosini. Anche quest’anno la partecipazione è stata numerosa come pure i rappresentanti di associazioni combattentistiche e d’arma, presenti con i loro gagliardetti. Secondo tradizione ormai consolidata, dopo la lettura della “preghiera dell’Alpino” da parte dell’alpino Ferruccio Galler, il ritrovo si conclude sempre con il rancio campale preparato nelle marmitte del 1916 dai nipoti dell’Ambrosini, Marco e Stefano

Ambrosini, e offerto a quanti prendono parte al rito. Alla cerimonia di quest’anno hanno partecipato pure due fanti della brigata Sassari, venuti per l’occasione e richiamati dall’amore patriottico in quanto la stessa brigata combatté nella prima guerra mondiale nei pressi di Asiago. Fra gli intervenuti di quest’anno c’era pure una signora attempata che ha dichiarato di essere la figlia del tenente Tentori della 74ª compagnia battaglione Bassano, ricordato su quel cippo fra gli altri commilitoni caduti.


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Calceranica. In un libro storia e mitologia di un’artiglieria navale da montagna

Il “Lungo Giorgio” della Grande Guerra di Mario Pacher

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l super cannone sparò in tutto 18 colpi su installazioni fisse, dal 15 al 18 maggio 1916 e il primo colpo esploso mandò in frantumi tutti i vetri delle case di Calceranica... Davanti a gran pubblico che letteralmente gremiva la sala del Teatro S. Ermete di Calceranica al Lago, è stato presentato il nuovo libro di Luca Girotto: “Lange Georg – Il lungo Giorgio - Calceranica Asiago maggio 1916. Storia e mitologia di un’artiglieria navale da montagna”. Una pubblicazione di quasi 150 pagine in cui viene descritta la storia di un potente cannone navale, che per due mesi Austria e Ungheria schierarono sulle sponde del lago di Caldonazzo nei pressi di Calceranica. Dopo l’introduzione della serata da parte del conduttore Diego Tasin, il sindaco Sergio Martinelli ha sottolineato l’interesse che si è venuto a

creare intorno a questo pezzo da artiglieria della grande guerra, grazie allo spunto di Daniela Gremes, già vicesindaco di quella comunità, che per prima suggerì di raccogliere in un volume la storia di questo singolare strumento bellico. E così, ha detto il primo cittadino, il comune di Calceranica in collaborazione con l’Associazione Storico Culturale Valsugana Orientale e Tesino e con il sostegno della Cassa

Rurale di Caldonazzo, decise di iniziare le ricerche storiche demandando il non facile compito al grande conoscitore di eventi bellici Luca Girotto, per dar vita a questa interessante pubblicazione. Il libro, che raccoglie anche ben 170 foto della Calceranica antica, è stato pubblicato in 1500 copie di cui 200 acquistate dal Museo della Grande Guerra di Borgo Valsugana e circa 600 saranno distribuite, in omaggio, alle

famiglie del paese. Reperire il materiale per dar vita a questa pubblicazione, non è stato facile per carenza di informazioni, ha detto Luca Girotto. Molte notizie sono state scoperte presso musei in città italiane come a Roma e anche a Vienna. Altre sono state raccolte fra le persone anziane che ancora ricordano la presenza in loco di questa bocca da fuoco. Valida è stata poi la collaborazione del locale Gruppo Pensionati e

Anziani e pure le immagini raccolte fra le collezioni private di Gabriele Ferrari e Rolando Pasqualini. Qualche dato tecnico del “supercannone”. La canna aveva una lunghezza di ben 16 metri e un diametro di 35 centimetri, e pesava 74 tonnellate. Era stato posizionato a Calceranica perché là poteva dominare tutto il fronte italiano con la sua gittata di oltre 36 chilometri. Ampiamente superiore quindi ai 26 chilometri cui distava l’altopiano di Asiago, principale punto da contrastare. Ogni proiettile pesava 700 chilogrammi e veniva prodotto in maniera artigianale dalla SKODA. Lo scoppio emetteva una fiammata lunga 80 metri. Il “Lungo Giorgio” sparò in tutto 18 colpi su installazioni fisse, dal 15 al 18 maggio 1916 e il primo colpo esploso mandò in frantumi tutti i vetri delle case del paese. La serata di presentazione si è conclusa con un rinfresco offerto a tutti i presenti.


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Caldonazzo. Riconoscimento della Cassa Rurale ai soci

Premio agli studenti meritevoli

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di Mario Pacher

el corso dei lavori della recente assemblea ordinaria dei Soci della Cassa Rurale di Caldonazzo, sono stati premiati gli studenti meritevoli, 17 femmine e 5 maschi, soci o figli di soci della Cassa, in base al loro titolo di studio conseguito. Un evento importante questo che ormai si ripete dall’anno scolastico e accademico 2000/2001, con il quale la Cassa Rurale intende premiare quei giovani che hanno portato a termine il loro percorso formativo con risultati brillanti. In particolare sono

stati premiati: gli studenti che hanno conseguito il diploma di scuola media superiore con un punteggio minimo di 95/100: Sara Bailoni, Virginia Conci, Paola Tamanini, Nicola Tobia e Tiziano Toller. Quei giovani che hanno

conseguito la laurea breve con un punteggio minimo di 105/110: Sara Carlin, Virginia Clamer, Silvia Leonardelli, Eva Murari, Hannes Pasqualini, Giulia Tamanini, Sonia Tonezzer e Michele Zamboni e quelli che hanno

conseguito la laurea con un punteggio minimo di 105/110: Giorgio Baldessari Antoniolli, Flavia Betti, Marika Ferrari, Roberto Mauro, Veronica Paoli, Valentina Pedrinolli, Maria Grazia Raimondo, Irene Ronca e Valeria Zamboni. Ricorrendo quest’anno il 110esimo anniversario di fondazione della Cassa Rurale di Caldonazzo, sono state premiate con una medaglia d’oro personalizzata e una pergamena, per mano ancora del presidente Giovanni Gasperi, anche due signore per la loro appartenenza alla compagine sociale da oltre 50 anni.

PINÉ

La “Settimana Napoleonica”

Gli appassionati di storia e di montagna potranno trascorrere, dal 24 agosto al 30 agosto, una settimana tra cortei in costume e banchetti, accampamenti e personaggi dell’epoca, conferenze con esperti dell’ANI, visite guidate, e una piccola rassegna gastronomica, ma soprattutto potranno assistere alla rievocazione delle battaglie che ebbero luogo sull’Altopiano di Piné e in Valle di Cembra tra il 1796 e il 1797.

Calceranica al Lago. Addestramento per i Rangers I paracadutisti sul lago di Mario Pacher

I Rangers del 4° reggimento alpini paracadutisti hanno effettuato una giornata di addestramento sul lago di Caldonazzo. L’attività ha visto l’esecuzione di aviolanci con paracadute da aereo, modello Dornier 228, mediante la tecnica della fune

Pergine. Numerose le iniziative del gruppo anziani luglio si è svolta una gara di bocce. Dal programma di attività fino a settembre si rilevano alcuni momenti culturali e ricreativi: domenica 26 luglio gita a Kamaouz, giovedì 3 settembre gita di un giorno a Riva del Garda, dal 13 al 20 settembre una mostra presso la sede dal titolo “le pestilenze del perginese”. Dal 27 settembre al 10 ottobre verrà organizzato un soggiorno al mare di Ischia con possibilità di cure termali.

Attivo il Circolo pensionati di Mario Pacher

Dopo il felice ritorno dal mare di una cinquantina di soci del Circolo Comunale Pensionati e Anziani di Pergine guidato da Carmen Osler, continua ogni attività presso la sede in viale degli Alpini. Sabato 4 giugno sono stati festeggiati i compleanni degli iscritti del 2° trimestre 2009, mentre lo scorso 11

di vincolo. Non è la prima volta che gli alpini paracadutisti effettuano questo tipo di addestramento sul lago di Caldonazzo e per l’occasione sono state organizzate anche delle attività collaterali aperte alla Comunità. In sinergia con il Sindaco di Calceranica Sergio Martinelli, i Rangers hanno allestito una mostra statica

di armi, mezzi e materiali in loro dotazione e hanno allestito una palestra artificiale di arrampicata dove i visitatori hanno potuto cimentarsi nell’arrampicata sportiva. L’evento ha voluto essere un momento di incontro tra la Comunità e l’unità di elite delle Truppe Alpine a dimostrazione che “l’Esercito italiano è una risorsa per il Paese”.


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Levico Terme. Si sta valutando di creare questa realtà in città

Una Banca del Tempo anche per Levico di Mario Pacher

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el corso di un partecipato incontro svoltosi presso la sala consiliare del comune di Levico Terme, promosso dal Servizio Amministrativo e Attività Sociali del comune di Levico, è stata presentata l’attività dell’associazione “Banca del Tempo di Trento”, e valutata l’opportunità di creare anche nella città termale uno sportello di questa realtà, come già attuato un anno e mezzo fa a Pergine, un anno

fa a Borgo Valsugana e da qualche mese anche a Caldonazzo. L’incontro, al quale erano invitati i rappresentanti di tutte le associazioni che operano nel volontariato locale e l’intera cittadinanza, è stato condotto dalla presidente dell’Associazione Patrizia Di Barca che aveva accanto anche la sua vice Anna Maria Pola. La responsabile ha illustrato le finalità di questo ente che sono principalmente quelle di poter scambiare fra iscritti determinati servizi, saperi ed oggetti, ricevendo in cambio non denaro ma

ore di tempo. «In questa ottica quindi - ha detto - si può parlare di solidarietà nei confronti della persona che chiede e alla quale siamo disposti a dare volentieri il nostro servizio, convinti che anche noi a nostra volta potremo chiedere un servizio per risolvere un nostro problema quotidiano». In sintesi questo ente si basa sui princìpi fondamentali della solidarietà e della reciprocità, di relazione e di crescita personale e collettiva. L’opportunità di valutare l’ipotesi di aprire anche a Levico uno

sportello della “Banca del Tempo”, sempre con il sostegno dell’Associazione di Trento, è stata rimarcata pure dall’assessore comunale alle attività sociali e associazioni Arturo Benedetti e dall’assessore allo sport Lamberto Postal, nonché dal delegato del comune di Caldonazzo Marostica. L’argomento verrà ora discusso in sede di Giunta comunale e, se il pa-

rere sarà favorevole, si darà subito il via all’apertura di uno sportello, momentaneamente già localizzato in via Cavour presso la sede dell’AUSER. Dovrebbe essere aperto tutti i martedì dalle 16,30 alle 18 e sarà coordinato da un cittadino volontario che avrà il compito di raccogliere le adesioni della gente nonché ogni suggerimento in tema.

LEVICO TERME

LEVICO TERME

Lo scorso 2 luglio la Giunta Comprensoriale dell’Alta Valsugana, rappresentata dal Presidente Anesi con il Segretario Civettini, gli assessori Marzardi, Lenzi, Sartori, Pintarelli, Tognoli, Martinelli e la Responsabile del Servizio Sociale Fruet Liliana, ha fatto visita al Centro don Ziglio di Levico Terme. Ad accompagnare le autorità comprensoriali nei vari reparti e a illustrare loro l’attività interna, sono stati il presidente Piera Janeselli, il Direttore Saba, il Consigliere Antonio Casagranda, la pedagogista Cavagnoli con il direttore sanitario dottor Gregori. Scopo della visita è stato quello di far conoscere la realtà operativa, organizzativa e strutturale del Centro don Ziglio. Parole di grande apprezzamento per l’organizzazione interna di ogni servizio, sono venute dal Presidente Anesi e dagli assessori e pure dal Servizio Sociale, tutti concordi nel sottolineare il positivo mutamento della struttura, le potenzialità della stessa nell’ambito dell’assistenza e del rapporto con i problemi della disabilità. La presidente Janeselli ha presentato i programmi e i progetti che dovranno caratterizzare e qualificare la futura attività del Centro. Da ambo le parti è stata auspicata anche la collaborazione tra la nascitura Comunità di Valle e il Centro don Ziglio, per quando riguarda l’offerta di quei servizi previsti nei nuovi piani di lavoro. (m.p.).

I vertici delle casse rurali di Levico, Caldonazzo e Pergine, accompagnati dai rispettivi dirigenti e funzionari, recentemente hanno visitato il Centro don Ziglio, ex Piccola Opera di Levico Terme. Lo scopo è stato quello di far conoscere anche al mondo cooperativo la struttura, l’organizzazione del lavoro, l’attività interna e pure quella creativa da parte degli ospiti. Il percorso è stato ricco di particolari e ampiamente illustrato in ogni suo dettaglio dalla presidente del Centro Piera Janeselli, che era accompagnata dal direttore Saba, Cavagnoli e dal membro del consiglio direttivo ed ex dipendente Antonio Casagranda. La visita ai laboratori, ai servizi, ai gruppi famiglia ha evidenziato il totale cambiamento negli obiettivi e nel diverso rapporto e ruolo. In particolare è stata fatta risaltare la possibilità del servizio di fisioterapia per l’esterno, il nuovo rapporto di collaborazione con la scuola, (progetto ponte) la possibilità di reperire un appartamento per inserire nella comunità alcuni ospiti, nonché l’attività giornaliera nei laboratori. I rappresentanti delle casse rurali hanno espresso il loro compiacimento per tutta l’organizzazione, per l’impulso che hanno saputo dare il nuovo presidente Janeselli e il nuovo direttore Saba. Spesso, hanno detto i rappresentanti del mondo cooperativo, la gente esterna non conosce sufficientemente l’opera preziosa e insostituibile di questo ente umanitario, il ruolo che svolge pure a sollievo delle famiglie. Non si esclude che in futuro le tre casse rurali possano contribuire nella realizzazione di alcuni progetti, per migliorare ulteriormente l’attività di questa entità (m.p.).

La giunta del C4 visita il “Don Ziglio”

I vertici delle Casse Rurali alla Don Ziglio


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Eventi. In autunno aprirà il museo dei noti gemelli Lino e Mario Pallaoro

Nel museo l’emozione di una vita di ricerche A Sant’Orsola, nell’edificio che a metà ‘800 ospitava la sede comunale in località Stefani, in autunno vedrà la luce il “Museo etnografico e minerario” dei gemelli Lino e Mario Pallaoro che affermano: «Ora possiamo dire di essere in vetta, vedendo realizzarsi il progetto di una vita, quello di destinare il nostro archivio a divulgazione scientifica in modo che la nostra esperienza diventi patrimonio di tutti».

di Patrik Brol

U

na grande fessura permette di ammirare la cavità riprodotta a grandezza naturale con materiale originale: quarzo, periclino e clorite; l’emozione di scoprire i cristalli delle Alpi. L’allestimento curato dai gemelli Lino e Mario Pallaoro, tra i più noti e stimati cercatori d’oro e di minerali, punta a sorprendere i visitatori del museo etnografico e minerario di Sant’Orsola, che sarà inaugurato in autunno all’interno dell’edificio che a metà ‘800 ospitava la sede comunale in località Stefani. «Si apprende se si è stimolati dall’emozione, dalla sorpresa, dalla curiosità -spiega Mario Pallaoro, vorremmo far capire come si presentano e come si formano i cristalli in montagna. Un museo che vorrebbe rappresentare un valore aggiunto, non faremo apparire i minerali come tanti piccoli soldatini in vetrina, puntiamo a renderli vivi per comunicare la nostra esperienza». «Siamo stati fortunati e per il momento bisogno di soldi non ne abbiamo, preferiamo lasciare una traccia nella storia», Lino Pallaoro continua a sistemare i pesanti pezzi di roccia ricoperti da cristalli con la stessa cura con cui è solito recuperarli, «stiamo definendo i dettagli, ma a meno di sorprese la nostra idea è di fare una donazione». Un tesoro che com-

L'interno del museo

prende parte dello straordinario ritrovamento d’oro che ha dato ai Pallaoro fama mondiale, quindi i minerali raccolti in quarant’anni di attività, provenienti dalla Valle dei Mòcheni e dalla zona di Vignola e Falesina, una panoramica dei ritrovamenti effettuati sulle Alpi e sull’Isola d’Elba, poi qualche rarità. Con le pietre, cristalli, gioielli, attrezzi e lampade d’epoca, tre piani di esposizione che presenteranno anche una sezione dedicata agli antichi mestieri: un laboratorio di falegnameria con attrezzi che risalgono al ‘700 e una sala dedicata anche allo sfruttamento della forza dell’acqua del torrente Fersina e dei suoi affluenti, con l’esposizione di modellini in scala. «Sarebbe bello anche riuscire a recuperare la parte di storia ormai quasi dimenticata legata alla cava sul Dosso di Costalta, attraverso immagini d’epoca e resti della teleferica che portava il

materiale a valle. A cavallo degli anni ‘60 quasi tutti i giovani di Sant’Orsola sui vent’anni erano in Costalta a spaccare sassi». Un percorso che segue le tracce dei gemelli Pallaoro e permette numerose deviazioni a scopo didattico nello spazio e nel tempo, in previsione incontri, documentari ed esposizioni temporanee: «Evitiamo i campanilismi - l’invito di Mario Pallaoro-, cerchiamo di creare una rete anche tra i piccoli musei di paese, anche nella periferia delle Dolomiti, per permettere ai giovani di crescere più informati e preparati culturalmente, anche per quanto riguarda la mineralogia». Punto fermo l’esperienza, con riferimenti ai diversi procedimenti di trasformazione e lavorazione dei minerali, per arrivare agli utilizzi domestici e industriali, passati e attuali. «Avremmo potuto realizzare un museo privato -continua Lino Pallaoro-, ma in

questo abbiamo preferito fare una scelta diversa, che guarda al futuro e ai giovani. Affettivamente si tratta di un sacrificio, ma così la nostra esperienza rimarrà viva. La vita è breve e se ti volti indietro ti accorgi che cinquant’anni volano, ci sembra giusto lasciare una testimonianza in un edificio che rappresenta la storia locale. I fine settimana persi, cercando minerali sottoterra o a 3000 metri al gelo, invece di andare a prendere il sole al lago, vorremmo potessero servire a qualcosa anche in futuro, soprattutto per i giovani. Allora va bene il computer, ma osservare dal vivo e poter toccare i minerali regala un’emozione diversa e unica». «Quarant’anni che per noi hanno rappresentato una scalata spesso difficile confessa Mario Pallaoro-, abbiamo sempre seguito la nostra strada e siamo stati spesso discussi, chiederò scusa quando sarà il momento, ma ora non voglio fare polemica. Mostre e collaborazioni con il Museo tridentino di scienze naturali e con la trasmissione tv Geo & Geo, fino ad arrivare ai Mineralientage di Monaco di Baviera, una finestra sul mondo e un bel trampolino di lancio. Ora che possiamo dire di essere in vetta vedendo realizzarsi il progetto di una vita, quello di destinare il nostro archivio a divulgazione scientifica in modo che la nostra esperienza diventi patrimonio di tutti».

FOCUS Com’è nata la passione

Come nasce una passione che porta degli autodidatti a divenire un riferimento? «Alcuni preti della Valle erano appassionati di metalli -ricorda Lino Pallaoro-, avevamo circa dieci anni quando ci fu chiesto di accompagnarli ad una particolare conformazione rocciosa vicino casa nostra. Fatta brillare la roccia sono piovuti frammenti di calcite tutt’intorno; anche se si trattava di minerali di poco valore ci sembravano un tesoro, un’emozione che forse ci ha segnato».

Mario Pallaoro

L’oro di Brusson

Scoperto oltre dieci anni fa in una miniera di Brusson, in Valle d’Aosta, assieme a Federico Morelli e al titolare della concessione, l’oro puro su quarzo trovato dai gemelli Pallaoro si è rivelato, a detta degli esperti, il più importante ritrovamento aurifero dell’ultimo secolo. Esposto per la prima volta in pubblico l’autunno scorso ai Mineralientage di Monaco di Baviera, l’oro tornerà protagonista l’autunno prossimo in occasione della presentazione della donazione a favore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano .

«Avviciniamo i giovani»

«Manca un vivaio anche all’interno degli stessi gruppi mineralogici -il monito di Mario Pallaoro-, spero che all’interno del nuovo Museo delle Scienze di Trento una porta sia aperta anche sulla mineralogia e la geologia e non solo fatta di ologrammi, reale. Soprattutto ora che le Dolomiti sono state riconosciute come Patrimonio universale dell’umanità anche un bambino dovrebbe sapere cosa vede e cosa calpesta in montagna, senza dimenticare le prospettive a livello turistico».


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La grande iniziativa di I.P. curata dalla società Aemme, editrice de “La Finestra”

Su La Finestra ritorna la fortunata rubrica “Conosciamo le aziende”

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a questo numero il periodico d’informazione “La Finestra” riprende la sua storica rubrica denominata “Conosciamo le aziende” e riservata a quelle realtà imprenditoriali trentine, e valsuganotte in particolare, che intendano promuovere la propria immagine e la propria professionalità e che puntino a farsi conoscere e riconoscere per le proprie eccellenze. Un appuntamento mensile, dunque, che proporrà dei servizi redazionali e delle schede tecniche sulle aziende, attività commerciali e artigianali che, nei settori più disparati, operano nell’Alta e Bassa Valsugana, nel Tesino, nel Pinetano, nella Valle dei Mòcheni, nonché nella città di Trento o nei suoi tanti sobborghi. “Conosciamo le aziende”, pertanto, rappresenta e rappresenterà una cornice curata e prestigiosa, una sorta di vetrina virtuale e ideale a disposizione di tutti coloro i quali intendano promuovere presso il grande pubblico, in maniera elegante ed efficace, la propria attività, mettendo in bella evidenza e in giusta luce le proprie competenze, l’esperienza maturata, i risultati e i riconoscimenti conseguiti nel corso di un’avventura imprenditoriale sempre unica e irripetibile, e che pertanto davvero merita di essere conosciuta e riconosciuta per le proprie specifiche peculiarità. Una rubrica, questa, che proponemmo per la prima volta molti anni fa e che da subito conobbe un forte riscontro e grande apprezzamento sia fra gli inserzionisti, giustamente desiderosi di comunicare le proprie attitudini ed eccellenze, sia fra i lettori, sempre più attenti a selezionare e a premiare quelle proposte commerciali che ai loro occhi paiono qualitativamente più elevate, innovative, affidabili, legate al territorio e diretta espressione di quella grande capacità imprenditoriale largamente ed ottimamente diffusa sul nostro territorio. “Conosciamo le aziende”, dunque, vuole essere lo specchio fedele dell’incontro e del pieno soddisfacimento tra una domanda sempre più attenta ed esigente e un’offerta sempre più all’avanguardia, talvolta addirittura anticipatrice di mode e di esigenze future. La condizione perfetta, dunque, per conciliare il buon acquisto con il grande affare. Questo mese iniziamo il nostro percorso di conoscenza delle aziende valsuganotte con il Salone Shampoo di Borgo Valsugana di cui potrete scoprire tutti i servizi esclusivi e innovativi... semplicemente girando pagina.


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LA FINESTRA

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C O N O S C I A M O L E A Z I E N D E D I B O R G O VA L S U G A N A

SALONE SHAMPOO …storia di un’evoluzione Il Salone Shampoo- di Alida Manioti (detta Kika)- è una realtà in continua espansione dove la tradizionale definizione del coiffeur e della moda dell’acconciatura non solo ha trovato la sua giusta e qualificata dimensione, ma usufruisce oggi di una nuova concezione grazie alla quale la cliente - nella sua essenza - è la destinataria e quindi la beneficiaria di nuove tecniche e di nuove armonie mirate al soddisfacimento delle esigenze, anche le più particolari. a cura di AEMME

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na storia, quella del Salone Shampoo, che inizia quando la nostra Kika frequenta, a 14 anni, la scuola professionale Armida Barelli di Levico Terme, dove consegue il diploma e l’attestato di specializzazione. Lavora prima ad Andalo, poi a Levico Terme ed infine a Caldonazzo. Ed è in questi centri che inizia la sua maturazione come

Anita Lorenzin

parrucchiera e fa nascere in lei la precisa volontà di inaugurare un proprio salone per dare luce e sfogo alla sua creatività. E Kika lo fa. E lo fa con un piccolo investimento, creando a casa dei genitori il suo primo “salone”: 3 sedie, 3 specchi e un lavatesta. «La mia- ci precisa Kika- è stata la concretizzazione di un piccolo sogno che si è realizzato grazie all’aiuto morale dei miei genitori e che nel tempo mi ha permesso di intraprendere una carriera

Daniela Camepstrin

che oggi è per me fonte di grandi soddisfazioni». Nel 1979 la “nostra” inaugura il primo “vero” negozio con 6 posti lavoro, avvalendosi dei servizi della sua prima collaboratrice. Negozio che dopo 3 anni (1982), considerata la crescita della clientela viene ampliato con ulteriori

Alida Maniotti (Kika)

posti lavoro e con l’assunzione di 4 collaboratrici. E la crescita, non solo in quantità e qualità di clienti, ma anche in competenze specifiche e professionalità di servizi continua, tant’è che nel 1990 i posti di lavoro del Salone Shampoo sono ben 17 dove si alternano 9 valide e competenti collaboratrici.

Daniela Calliari

Marcella Pupa


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C O N O S C I A M O L E A Z I E N D E D I B O R G O VA L S U G A N A

Ma i tempi cambiano e le esigenze aumentano e quindi la nostra Kika, titolare mai doma e desiderosa di nuove esperienze, decide di dare vita e di inaugurare una nuova struttura, un altro negozio dalle caratteristiche diverse e differenti del Salone Shampoo. Infatti nel 2003 taglia il nastro al “suo” Fast-Look presso il Centro Commerciale Le Valli, sempre a

Borgo Valsugana. Una struttura, questa, creata apposta per realizzare velocemente e a prezzi decisamente vantaggiosi, acconciature sia maschili e femminili. Un negozio che si avvale dei professionali servizi di Luisa (responsabile), Claudia, Lilly, Artiola e Giovanna e che sempre di più riscuote unanimi consensi e gratifica Kika per la sua intuizione. E il tempo passa e le insegne del Salone Shampoo e di Fast-look brillano di vera luce propria, illuminando l’universo artigianale

Questo particolare ambiente è stato ideato per creare e quindi offrire alla cliente la possibilità di vivere un momento di benessere sempre pensato e desiderato, ma difficilmente concretizzato. Una sala che rappresenta i quattro elementi della terra – Acqua, Aria, Terra e Fuoco e che nella sua essenza tocca i 5 sensi. Il Tatto: Tatto attraverso l’utilizzo di una poltrona massaggio che con i suoi movimenti rilassa il corpo. Foto di Giuseppe Caden

che Kika e le sue collaboratrici hanno creato. «Una luce ed una insegna però – evidenzia Kika- che non avrei mai potuto ottenere se non avessi avuto accanto a me persone valide, affidabili, competenti e professionali come Daniela Calliari e Daniela Campestrin. È a loro, e al loro apporto anche morale, che va il mio più sentito riconoscimento e la mia più viva gratitudine». Kika però è desiderosa di nuove sfide, di nuovi traguardi e nuove mete. Nella sua dinamica mente, piano piano nasce una nuova idea e nel suo futuro si forma una struttura che ha veramente dell’innovativo, poiché sposa e concretizza una nuova mentalità del fare ed essere

parrucchiera. Lei vede e disegna un salone le cui caratteristiche hanno contorni ben precisi, poiché differenziandosi dai naturali “vecchi!” canoni mirano al soddisfacimento delle esigenze di una clientela

La Vista: mediante una lampada dalla cromatica luminosità. L’Udito: grazie ad una musica rilassante che culla dolcemente la nostra mente ed elimina i pensieri dovuti allo stress quotidiano. L’Olfatto: grazie all’aromaterapia ottenuta con l’utilizzo di toniche essenze biologiche. Il Gusto: con tisane agli estratti di erba e frutta per entrare in relax con se stessi e nel contempo godere di 15 minuti di un esclusivo benessere.

LA FINESTRA

LO STAFF

esclusivamente femminile. «Sì - sottolinea con un certo orgoglio Kika - questa mia nuova logica si basa sull’idea e sulla concezione che la donna è e deve essere il centro del nostro operare, dove l’attenzione verso la natura e il rispetto di tutto ciò che ci circonda deve assumere nuovi disegni e nuovi universi. Di conseguenza tutto deve essere rivolto alla cura e al benessere armonico delle mie clienti, offrendo loro un qualcosa che sposi ed unisca tutti questi nuovi concetti». Una idea che nelle menti di Alida Maniotti detta Kika e delle sue validissime collaboratrici trova sempre più applicazione, poiché non solo le accomuna in questa dinamica logica, ma sempre di più sintetizza un principio da Kika e dalle “sue” condiviso: è il gruppo che unisce. Nelle difficoltà ci si aiuta e nei successi si condivide la gioia e la soddisfazione dei traguardi raggiunti.

SAL A RE LAX

Alida Maniotti detta Kika: Del Salone Shampoo e la fondatrice, la titolare, l’esperta. Il suo è stato, e tuttora è, un percorso formativo che non cessa mai la sua strada. E numerosi sono stati i corsi da lei frequentati grazie ai quali oggi Kika è considerata, a ragione e senza tema di smentita, come una delle più competenti e professionali della Valsugana. Esperta di tecnica del taglio dei capelli, della colorazione dell’extension, del massaggio tricologico, dello Styling e di tutto ciò che serve per soddisfare le esigenze della cliente. Daniela Calliari: Del Salone Shampoo è la responsabile aziendale, dello Styling e dell’Hair-stylist. Collabora da oltre 20 anni Daniela Campestrin: È la responsabile colorist, esperta nella tecnica della permanente, del colore, dello Styling. Collabora da oltre 15 anni. Anita Lorenzini: Esperta nella tecnica del colore e dell’extension. Artist make-up. Collabora da oltre 5 anni. Marcella Pupa: La sua è la giusta competenza sulle tecniche del massaggio, dello Styling, del colore. 1 anno al Fast-Look ed ora al Salone Shampoo SALONE SHAMPOO Corso Vicenza, 10/A BORGO VALSUGANA Tel. 0461.754260 - Cell. 380.7209449 ORARI: martedì 8.00-19.00 mercoledì 8.30-16.00 • giovedì 8.00-16.00 venerdì 8.00-19.00 • sabato 8.00-16.00 domenica e lunedì chiuso

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CRONACHE

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SAGRA DI S.GAETANO

FESTA DELLA POLENTA

Venerdì 7 agosto si terrà la Sagra di San Gaetano in Musiera. Alle ore 17.00 lettura di brani tratti da “La nostra terra. Musiera di Telve 1920-1957: immagini e realtà di una Musiera lontana” di Marco Fedele, a cura del gruppo Leggere lib(e)ri.

Roncegno - Sabato 1° agosto, con inizio alle ore 18.00, a Roncegno Terme si svolgerà la “Festa della Polenta”. Alle ore 20.30, presso la Piazza Montebello, si terrà un concerto della Banda di Borgo Valsugana.

MESSA PER ALCIDE Mercoledì 19 agosto, alle ore 21.00, presso la chiesetta dell’Assunta in Val di Sella sarà celebrata la S. Messa di commemorazione della morte di Alcide Degasperi. La celebrazione sarà preceduta da letture.

DANZA IRLANDESE Borgo Valsugana- Sabato 29 agosto alle ore 21.00, presso la centrale piazza Alcide Degasperi di Borgo Valsugana, l’appuntamento è con le “Danze irlandesi” proposte dall’Associazione FairyRing.

Marter. Bilancio molto positivo per l’Unione Sportiva

US Marter in assemblea

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di Mario Pacher

i è tenuta recentemente presso la Sala Riunioni della Casa Sociale di Marter, l’assemblea generale dei Soci dell’Unione Sportiva Marter. Nel corso dell’incontro il presidente Emidio Boccher ha evidenziato come l’Unione Sportiva Marter vuole essere una associazione per i giovani che mira a promuovere lo sport, quale momento di aggregazione sociale, educazione, crescita ed impegno. Ampio risalto

è stato dato poi a tutte le attività svolte, quali la pallavolo, l’atletica, mini volley e al tennistavolo, e agli ottimi risultati conseguiti nel corso della stagione sportiva. A tutti coloro che sono stati coinvolti a vario titolo, è stato rivolto un ringraziamento per la preziosa e proficua collaborazione prestata. Ad unanimità è stato poi approvato il bilancio relativo alla gestione 2008. La votazione per il rinnovo della direzione ha visto riconfermato a presidente per i prossimi tre anni Emidio Boccher,

Emidio Boccher

così come anche tutti gli altri membri di direzione. Quindi si è provveduto ad eleggere il rappresentante degli atleti nella persona di Mirela Dalsaso, e per

i dirigenti Michela Zeni. I lavori si sono conclusi con la consegna di alcuni riconoscimenti per premiare sia l’attaccamento alla Società che i risultati conseguiti nel corso della stagione sportiva, a Barbara Anelli, Elisa Fusinato e Sara Hueller. Il presidente Boccher ha esortato poi un maggiore impegno per la crescita sportiva e sociale all’interno della nostra comunità, ed ha fatto presente la necessità di acquistare un mezzo (pulmino) per il trasporto degli atleti e dirigenti nelle varie attività.

Omaggio a De Andrè

Lunedì 3 agosto, alle ore 20.00, “Not(t)e in biblioteca. Faber, tra musica e poesia. Omaggio a Fabrizio De Andrè nel decimo anniversario della scomparsa. Concerto acustico con Giorgio Dalceggio e Milo Brugnara. Associazione Banana Enterprise in collaborazione con la Biblioteca di Borgo Valsugana.

Novaledo. In ricordo dei caduti della Grande Guerra Festa alpina alla Zoparina di Mario Pacher

Nella prima domenica di luglio, secondo tradizione ormai, gli alpini di Novaledo organizzano la festa alla Zoparina-Busa del Mòchene, sulle pendici del monte a sud del paese, verso la valle di Sella. Appuntamento fatto per ricordare il sacrificio di tanti soldati caduti nella Grande Guerra, a cui parte-

BASSA VALSUGANA

Banda, musica e poesia... Venerdì 31 luglio, alle ore 20.30, presso le scuole elementari di Ospedaletto si esibirà la Banda Civica di Telve Valsugana. Sabato 29 agosto, invece, presso il portico di Palazzo Buffa a Telve, alle ore 20.30 appuntamento con “Musica Poesia a Palazzo”, con Giovanni e Matteo e il Gruppo Leggere Lib(e)ri.

cipano sempre tante persone che giungono pure da Marter, Roncegno e Borgo. L’incontro anche quest’anno è iniziato con la celebrazione di una S. Messa da parte del parroco don Luigi Roat, al termine della quale il capogruppo Amedeo Baldessari ha commemorato tutti i Caduti. Poi l’alpino Valerio Rover ha recitato la pre-

Primiero. Una quarantina di ospiti di Maserada sul Piave Pensionati trevigiani a Tonadico di Mario Pacher

Al termine dei 15 giorni di vacanza a Tonadico, la quarantina di pensionati provenienti da Maserada sul Piave (TV) ha partecipato alla premiazione dei vari tornei, serata condotta dal dott. Mario Ombrellari, personaggio molto noto in Valsugana per aver guidato tante volte gruppi del Triveneto. Primi classificati nelle bocce Elise Martinbianco e Ferruccio Sca-

boro, nel tresette invece hanno vinto Lida Pozzobon e Ruggero Schiavon. Nessun rappresentante dell’amministrazione comunale è intervenuto, nonostante Ombrellari avesse invitato con lettera il sindaco, ricordandogli anche l’appuntamento con alcuni messaggi. Particolarmente delusi gli ospiti che hanno atteso invano il primo cittadino o almeno un suo rappresentante.

ghiera dell’alpino. Numerosi i rappresentanti di altri gruppi della Valsugana presenti con i loro gagliardetti. Fra i partecipanti anche il responsabile delle Penne Nere della Valsugana Marino Sandri, il sindaco di Novaledo Ferruccio Bastiani e di Borgo Fabio Dalledonne. Al termine è stato offerto il pranzo alpino.


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IL CASO

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Il fatto. Interrogazione del consigliere Roberto Paccher al Presidente del C3

Tavolo sulle tematiche ambientali: quali sono i motivi del ritardo?

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’Assemblea Comprensoriale del C3 ha approvato, in data 22 dicembre 2008, un ordine del giorno con il quale impegnava la Giunta a costituire un tavolo di confronto sulle tematiche ambientali riguardanti le problematiche critiche presenti nel territorio della Bassa Valsugana e del Tesino. L’ordine del giorno era stato presentato da più gruppi politici a seguito dei gravi fatti accaduti alla discarica di Monte Zaccon a Marter, vista anche la diffusa preoccupazione fra i cittadini allarmati per quanto accaduto, e preoccupati per eventuali pericoli alla salute. Nel documento era prevista quindi la costituzione di un tavolo di lavoro del quale dovevano far parte, fra gli altri, amministratori locali e provinciali, oltre a rappresentanti delle associazioni am-

bientaliste e di promozione del territorio. La giunta comprensoriale ha provveduto alla costituzione del tavolo di confronto solo in data 18 giugno, sei mesi dopo l’approvazione dell’ordine del giorno da parte dell’assemblea comprensoriale. Del tavolo non fanno parte né amministratori provinciali né rappresentanti dell’Azienda

di Promozione Turistica, che dalla delibera della Giunta Comprensoriale non risulta siano nemmeno stati interpellati. Tra i componenti del gruppo di lavoro non è inserito l’Assessore Comprensoriale all’ambiente Claudio Pellegrini. Il Comprensorio ha inviato le lettere di richiesta di designazione di un loro rappresentante, alla Provincia e alle associazioni ambientaliste con grave ritardo ed ha atteso altri 2 mesi, dopo la designazione, prima di procedere alla costituzione. Il comune di Roncegno, forse il più interessato al problema ha comunicato il nome del proprio rappresentante solo in data primo giugno 2009. Tutto ciò premesso il sottoscritto Roberto Paccher, nella sua qualità di consigliere comprensoriale della Lega Nord presenta la seguente

interrogazione al Presidente del Comprensorio e alla Giunta per conoscere: I motivi per i quali il tavolo è stato formalizzato a distanza di sei mesi dall’approvazione in assemblea del C3 dell’ordine del giorno che ne chiedeva la costituzione; A quale titolo, e con quale provvedimento, Vincenzo Sglavo è stato indicato rappresentante degli amministratori pubblici, considerato che non risulta essere stato delegato da nessuno a ricoprire quel ruolo, e preso atto inoltre che il comune di Roncegno ha designato un altro rappresentante all’interno del tavolo; Perché non sono stati inseriti né amministratori provinciali né rappresentanti dell’Azienda di Promozione Turistica, come previsto dall’ordine del giorno approvato in assemblea; Se la designazione del rap-

presentante del comune di Roncegno, pervenuta solo il 6 giugno, in grave ritardo rispetto alle altre designazioni, è stata la causa della mancata formazione del tavolo di lavoro entro termini ragionevoli o se al contrario, la causa sia dovuta all’immobilismo della giunta comprensoriale; Per quale motivo l’Assessore all’ambiente del C3 non ne faccia parte; Quale tempi sono stati assegnati al gruppo di lavoro, e quali remunerazioni percepiscono i soggetti che ne fanno parte. Come da regolamento si richiede risposta scritta e che l’interrogazione sia inserita nell’ordine del giorno della prossima assemblea comprensoriale. Roberto Paccher


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IL PERSONAGGIO

Il ritratto. Nell’estate del 1959 Gilda Pruner salvò tre persone da un incendio

Gilda, la bambina più forte delle fiamme Gilda sentiva le invocazioni di aiuto sempre più disperate. Le tre donne non potevano uscire. La porta non si poteva più aprire dall’interno a causa del fuoco che aveva reso inutilizzabile il serramento bloccando l’unica via di salvezza. Gilda si avvicinò alla porta e tentò invano di forzarla. Poi…

di Paolo Chiesa

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na sera di cinquant’anni fa, precisamente alle 20.26 del 29 agosto 1959, sulla montagna di Roveda in Val dei Mocheni, durante un temporale un fulmine si abbatté su un larice che sosteneva una cabina di trasformazione della linea elettrica. I fili presero fuoco ed attraverso di essi le fiamme raggiunsero due masi di montagna che sorgevano a poca distanza l’uno dall’altro, incendiandoli. All’interno di uno di essi, maso Paoli, stavano dormendo Albina Jobstraibizer in Pruner e le sue figlie Gilda di 10 anni e Pia di 2. Le due bambine e la donna furono svegliate di soprassalto dallo scoppio, corsero fino alla porta d’entrata dell’abitazione, l’aprirono, e videro che anche il fienile del maso era in fiamme. La pioggia continuava a cadere mentre i tuoni si alternavano alle saette. Mamma Albina disse a Gilda di prendere in braccio la piccola Pia e di raggiungere maso Eccel, una costruzione vicina dove pensava che le figlie avrebbero potuto mettersi in salvo. Né Albina né Gilda sapevano

che in quel momento anche maso Eccel era in fiamme. La bambina se ne accorse solo quando raggiunse la costruzione, scoprendo con orrore che al suo interno erano rimaste intrappolate tre persone: l’anziana Leopolda Eccel, sua figlia Lina di 30 anni, e la nipotina Agnese di tre anni. Gli uomini di quella famiglia, come del resto quelli della famiglia di Gilda, erano a valle, a Frassilongo, occupati in lavori che in quel momento di estremo pericolo li stavano tenendo lontani dalle loro case. Gilda raccontò in seguito che in quella situazione di disperazione rimase terrorizzata solo per qualche attimo. Poi, acquistando una tranquillità

poco consueta per una bambina della sua età, non bisogna scordare che aveva solo 10 anni, mise la piccola Pia in un luogo che le sembrò sicuro e riparato e poi pensò a come aiutare le tre donne che si trovavano imprigionate all’interno dell’abitazione. Gilda sentiva le invocazioni di aiuto sempre più disperate. Le tre donne non potevano uscire. La porta non si poteva più aprire dall’interno a causa del fuoco che aveva reso inutilizzabile

il serramento bloccando l’unica via di salvezza. Gilda si avvicinò alla porta e tentò invano di forzarla. Provò senza successo di abbatterla a spallate. Provò a strapparne le assi ad una ad una. Niente da fare. Le donne terrorizzate, dall’interno, non potevano aiutarla perché le fiamme le teneva lontane dalla porta mentre il fumo le accecava. Finalmente con un ultimo disperato tentativo, Gilda riuscì a strappare un’asse della porta ed attraverso quel pertugio le tre donne riuscirono ad uscire all’aperto. A questo punto la bambina prese nuovamente in braccio la sorellina e fece ritorno a quello che restava della loro casa, all’esterno della quale poté riabbracciare la sua mamma. Solo a quel punto, dopo quell’impulso coraggioso e generoso con il quale aveva salvato la vita a tre persone, le fu possibile ritornare la bambina che era, trovando rifugio tra le braccia della

sua mamma. Dopo qualche mese la notizia dell’atto di coraggio di Gilda arrivò fino a Milano, all’attenzione degli organizzatori del premio della bontà “Notte di Natale”. Il premio, fondato da Angelo Motta e del quale ricorreva il venticinquennale, venne assegnato proprio alla bambina di Frassilongo da una giuria di scrittori, giornalisti e uomini di cultura. Di questa storia della Val dei Mocheni all’epoca parlarono molti giornali, tra i quali alcuni quotidiani nazionali ma anche “Gente” e “Il Corriere dei piccoli”. Nel corso del 1960 la bambina ricevette anche la medaglia al valor civile dal Comune di Frassilongo, paese nel quale visse sempre. Da adulta Gilda, che a 10 anni aveva salvato delle vite umane, scelse un lavoro che ancora di vite umane si occupava. Diventò infatti infermiera ausiliaria lavorando prima in ospedale e poi presso gli ambulatori della Cassa Malati di Trento. Gilda Pruner morì il 29 ottobre del 1993, lasciando nei suoi familiari e negli abitanti della sua valle il grande ricordo del suo coraggio e della sua bontà.


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OLISTICA GARUDA

Corpo e mente in equilibrio LE PROPOSTE ED I TRATTAMENTI • Idrocolonterapia (previo visita medica) • Impacchi corpo personalizzati • Trattamenti drenanti e anticellulite • Idroterapia Kneipp: bagno vapore, getti caldi/freddi, frizioni e fasciature, compresse e cataplasmi • Applicazioni fiori di fieno • Applicazioni minerali vulcanici ad uso terapeutico • Sauna finlandese • Trattamenti ayurvedici • Riflessologia plantare • Riequilibrio energetico • Osteopatia fluidica • Lavaggio energetico • Pacchetti salute personalizzati • Trattamenti dott. Hauschka • Consulenze radiestesiche RIFLESSOLOGIA

IRIDOLOGIA

Rimedi e metodi naturali per un corpo sano e il benessere fisico SE! E M L E TA D OFFER

PACCHETTO STIMOLANTE AL LIMONE ENERGIZZANTE, DEFATICANTE, SOPRATTUTTO PER LE GAMBE, TONIFICANTE, DRENANTE, UTILE NEI CASI DI CELLULITE 1ª FASE - IDRATAZIONE E PULIZIA PROFONDA DEL CORPO II trattamento è un ottimo aiuto per preparare la pelle, proteggendola, alle prime esposizioni solari. Si utilizza: sale del Mar Morto, quinoa e latte al limone. Dopo la prima parte di pulizia, segue una fase di riposo, durante la quale si amplifica l'efficacia del trattamento. 2ª FASE - TRATTAMENTO CORPO CON OLIO DI LIMONE E CITRONELLA Dr. HAUSCHKA La pelle a questo punto è pronta per ricevere un'oleazione su tutto il corpo estremamente tonificante e rinforzante. La composizione dell'olio utilizzato ha proprietà rassodanti sul tessuto connettivo. Questo massaggio agisce efficacemente su: • ristagno dei liquidi • nei casi di cellulite • per gambe pesanti • è stimolante della circolazione • è idratante • è drenante • è elasticizzante • è tonificante. Il trattamento viene personalizzato a seconda delle esigenze di ognuno. I benefici del trattamento si potranno proseguire con l'olio a casa da utilizzare come mantenimento.

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VA L L E D E I M Ò C H E N I

Per tutta l’estate attività e laboratori legati alla lavorazione dei metalli FOCUS

Acqua fredda, caldo metallo Il sito archeologico di Acqua Fredda venne rinvenuto casualmente nel 1979 durante i lavori di ampliamento della vicina strada. La scoperta più importante è rappresentata da nove forni in ottimo stato di conservazione, ma sono stati rinvenuti anche frammenti di grandi ugelli in ceramica...

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i trova a Passo Redebus, tra l’Altopiano di Piné e la Valle dei Mòcheni, una delle più importanti fonderie preistoriche dell’intero arco alpino. Il sito archeologico di Acqua Fredda, risalente alla tarda età del Bronzo (XIII-XI secolo a.C.), dall’autunno scorso è una delle aree archeologiche destinate a museo più alte d’Europa (1440 metri) e testimonia un’intensa ed estesa attività di lavorazione dei minerali di rame, con nove forni fusori, strumenti per la lavorazione del minerale di rame (come le macine che servivano a polverizzare il minerale grezzo e le parti terminali dei mantici), senza dimenticare l’enorme discarica di scorie. E proprio nel luogo in cui fin dall’antichità erano lavorati i minerali di rame i Servizi Educativi della Soprintendenza per i Beni archeologici della Provincia, in collaborazione con l’Apt Altopiano di Piné Valle di Cembra e il Consorzio Pro Loco Valle dei Mòcheni, proporranno per tutta l’estate attività e laboratori legati alla lavorazione dei metalli: dalla realizzazione di strumenti, allo spettacolo teatrale dedicato al mito di Vulcano (circa venti i posti disponibili per ogni attività, iscrizioni presso l’Apt Altopiano di Piné e Valle di Cembra). Un programma arricchito da visite guidate, escursioni e incontri che vedranno la partecipazione di esperti di archeologia e metallurgia. Il 4 agosto alle 20.30 presso l’Istituto Mocheno/ Bersntoler Kulturinstitut di Palù del Fersina Franco Marzatico presenterà “Dal

ugelli in ceramica (la parte terminale di mantici per la ventilazione artificiale), resti di pali, travi, macine in pietra. Poco a valle è stata individuata anche la discarica dei residui di lavorazione: 2200 mq di superficie per uno spessore che giunge in alcuni punti fino a 2 metri, 1000 tonnellate il peso stimato. Proprio nel periodo di massima attività estrattiva e fusoria (attorno al XII a.C.) comparve la Cultura di Luco, diffusa in TrentinoAlto Adige, Tirolo, Engadina, caratterizzata da una particolare brocca o boccale in ceramica che doveva avere anche un forte significato rituale. All’epoca nella nostra regione le comunità vivevano in villaggi dislocati in punti strategici per il controllo delle vie di comunicazione: nel fondovalle, su terrazzamenti o su alture.

minatore al metallurgo: i forni preistorici al Passo del Redebus”, mentre il 20 agosto alle 21.00 presso il Centro Congressi Piné 1000 si terrà una serata sul tema “Le vie dei metalli nella preistoria” condotta da Paolo Bellintani. Il sito archeologico di Ac-

qua Fredda (è il nome di una sorgente poco distante) venne rinvenuto casualmente nel 1979 durante i lavori di ampliamento della vicina strada. Tra il ‘79 e il ‘95 sono stati effettuati nove sondaggi di scavo in un’area di circa 50 metri di lato. Dopo le iniziative pionieristiche di Ernst Preuschen e Giuseppe Sebesta, le ricerche, svolte in collaborazione del BergbauMuseum di Bochum, sono state condotte inizialmente da Renato Perini, quindi da Franco Marzatico. La scoperta più importante è rappresentata dai nove forni quadrangolari di circa mezzo metro di lato, in ottimo stato di conservazione, ma sono stati rinvenuti anche frammenti di grandi

Archeotrekking

Il 22 agosto alle 9.00 partirà l’“Archeotrekking” sulle tracce della metallurgia preistorica, mentre il 3 settembre alle 9.00 sarà possibile partecipare ad un’uscita sul territorio per scoprire “I forni fusori del Redebus, la miniera di Palù del Fersina e il sito archeologico di Montesei di Serso”.

Laboratori e spettacoli

“Acqua Fredda, caldo metallo”… l’11 settembre alle 16.00 è prevista una visita guidata al sito archeologico di Acqua Fredda con un laboratorio didattico per bambini a partire dai sei anni. Il 7 agosto e il 4 settembre alle 16.00 il gruppo Emit Flesti proporrà uno spettacolo teatrale interattivo per famiglie da titolo “Piè zoppi, man’ di fata… Le meraviglie di Vulcano”. “All’idea di quel metallo”… Il 31 luglio e il 21 agosto alle 16.00, quindi il 23 agosto, nell’ambito del Bersntol ring, e il 27 settembre, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, dalle ore 14.30, il programma prevede attività di archeologia sperimentale per scoprire i segreti della fusione dei metalli assieme a Enrico Belgrado, esperto di archeometallurgia.


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Barco. Giovanni Conci aspetta che gli venga assegnato un alloggio ITEA BANDO

«In attesa di una casa vivo in macchina» Un cittadino di Levico con la pensione di invalidità al 74% non può permettersi di prendere in affitto un alloggio ai prezzi di mercato e così è costretto a vivere nella sua vecchia Clio in attesa di... di Mario Pacher

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iovanni Conci classe 1 9 5 2 , cittadino di Barco di Levico, è senza casa e da alcuni anni è in attesa gli venga assegnato un alloggio ITEA. Nel recente passato era stato ospitato per periodi più o meno lunghi presso abitazioni di parenti e conoscenti, ma ora lui è costretto a trascorrere le notti in macchina, come risulta anche da una sua dichiarazione sostitutiva di atto notorio rilasciata alla fine di aprile di quest’anno in municipio a Levico Terme, dove testualmente si legge che “è senza fissa dimora e costretto a vivere in macchina”. Una condizione sicura-

Giovanni Conci con la sua macchina-letto

mente non fra le migliori anche se lui, da bravo uomo ingegnoso, è riuscito ad attrezzare la sua piccola utilitaria, una Renault Clio, di lenzuola, cuscini ed ogni altro occorrente. E a quanti incontra racconta la sua storia, la sua non

invidiabile condizione che gli ha cambiato completamente la vita. La pensione di invalido al 74% è poca, e non può permettersi di prendere in affitto un alloggio ai prezzi che oggi corrono sul mercato. «Vorrei essere un extraco-

munitario - dice spesso alla gente che incontra. Allora avrei subito un alloggio e tanti altri aiuti. Se potessi recarmi per qualche tempo in un paese straniero e cambiare i miei connotati, forse riuscirei, ritornando in Italia, a passare per uno di loro. Ci proverò poiché nel mio Paese, dove ho sempre lavorato e pagato le tasse, sono dimenticato e non ho alcun aiuto al di fuori della pensioncina di invalidità, che appena mi permette di non morire di fame». La prossima domanda che farò all’Ente Pubblico sarà questa: «cosa devo fare per diventare extracomunitario? Dovrebbe bastare poco data anche la mia carnagione sull’abbronzato. Ma la vera risposta me la dovranno dare loro».

Unione ciechi Servizio civile volontario L’Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti Onlus- Sezione di Trento, informa che è stato pubblicato il Bando per la selezione di volontari da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all’estero. Il nostro progetto, che prevede un impegno di 12 volontari, porta il titolo: “Per comprendere il Profumo dei Colori” e prevede supporto e aiuto nello svolgimento delle seguenti attività: collaborazione nell’organizzazione di manifestazioni dell’Associazione; aiuto ai vari docenti, facilitatori e membri di comitati nella gestione di incontri e riunioni; aiuto nella realizzazione dei progetti attivi nella Sezione; accompagnamento dei soci e dei dirigenti a riunioni, attività ricreative, sportive o per svolgere commissioni per le quali non possono agire autonomamente; raccolta di dati tra gli iscritti; attività di informazione e sensibilizzazione; trascodifica testi in braille o ingrandimento testi; attività di supporto e collaborazione nei confronti del personale amministrativo. I giovani interessanti, in possesso dei requisiti previsti dal bando, possono presentare domanda (entro il 27/07/09) compilando gli appositi moduli: Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus, Sezione provinciale di Trento, C.so Tre Novembre 132, 38122 Trento. Tel. 0461 915990, fax 0461 915306. www.uictrento.it email: info@uictrento.it


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CRONACHE

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Caldonazzo. Già oltre mille visitatori al sito archeologico sul Monte Rive IN BREVE

Piace molto il Giardino della torre dei Sicconi Primo bilancio per il Giardino della Torre dei Sicconi inaugurato il 21 giugno scorso. Situato sul monte Rive di Caldonazzo, realizzato dal Comune e dal GAL Valsugana con i progetti LEADER Plus di riqualificazione e valorizzazione territoriale attivati dalla Comunità europea, si propone come pietra miliare nel panorama culturale e storico del Trentino.

I

l sito archeologico sul Monte Rive il 14 luglio scorso è stato presentato dal Comune di Caldonazzo all’assessore provinciale alla cultura. «Un luogo - ha affermato Franco Panizza - per riflettere sulla nostra storia sociale ed economica». Il Giardino della Torre dei Sicconi, già visitato da un migliaio di turisti italiani, olandesi e tedeschi, è infatti un parco archeologico e del paesaggio rurale di grande importanza storica e naturale ideato e costruito sul luogo dove sorgeva un castello medievale dei signori di Caldonazzo diventato poi roccaforte dei Sicconi. Il sito ricorda le battaglie per il possesso della bassa ed alta Valsugana, il conflitto con i veneti, padovani, vicentini, e i veronesi, con gli Scaligeri. È però probabile che

prima della roccaforte ci fosse una torre romana di osservazione e segnalazione. Gli archeologi impegnati negli scavi, coordinati da Nicoletta Pisu, hanno riportato alla luce molti reperti interessanti, utili per ricostruire la storia del sito e della zona circostante. La battaglia venne persa dai Sicconi e il castello fu distrutto nel 1385. Rimase però la torre, utile punto di osservazione perché dal dosso di Monte Rive, dove sorge, lo sguardo spazia liberamente a nord est fino al castello di Pergine e all’imbocco della Valsugana da Pinè e Trento. A Sud est si vede il castello di Selva di Levico e poi Roncegno e il castello di Borgo, fino alla piana che dal Veneto, passando per Strigno porta a Castelnuovo. La Torre detta dei Sicconi sopravvisse fino al 1915 quando, proprio perché

sfruttata dall’artiglieria italiana come punto di riferimento per i cannoni, venne distrutta dai genieri austriaci. Oggi, grazie ai finanziamenti della Comunità europea, della Provincia autonoma di Trento e del Comune di Caldonazzo, sono stati recuperati i resti del castello e della torre e sono stati collocati al centro di un parco naturale progettato e realizzato, grazie all’architetto Erica Masina, con piante che

nell’antichità hanno fornito alimento alla nostra popolazione. Dal miglio alle albicocche, all’uva pavana, ai castani, a diverse tipologie di fichi, le erbe aromatiche e le piante officinali. In una bacheca posta nella “Casetta”, punto di informazione e ristoro del sito, sono in bella vista alcuni reperti archeologici. Lo scopo è quello di illustrare al visitatore la storia dell’evoluzione politica, della cultura e dell’alimentazione, guidandolo in un percorso abbellito da fiori e piante. La Torre dei Sicconi è entrata nello stemma del Comune di Caldonazzo ed ha dato il nome al Coro “La Tor” che, assieme ad altre associazioni locali quali la Banda di Caldonazzo, il Gruppo Folcloristico, gli alpini e i Vigili del fuoco, hanno accolto i molti visitatori intervenuti.

Affittacamere. Nuovo simbolo per i livelli qualitativi delle strutture Il sole prende il posto delle stelle La giunta provinciale, su proposta dell’assessore al turismo Tiziano Mellarini, coerentemente con quanto richiesto dall’Associazione Affittacamere del Trentino e facendo riferimento a quanto previsto dalla legge provinciale n. 7 del 15 maggio 2002 in materia di “Disciplina degli esercizi alberghieri ed extra-alberghieri e promozione della qualità della

ricettività turistica” ha deciso che i livelli qualitativi delle strutture gestite dagli affittacamere saranno identificate dal simbolo del “Sole”, analogamente a quanto avviene per gli alberghi, dove invece si usano le “Stelle”. Uno, due, tre o quattro “Soli” identificheranno quindi d’ora in poi i livelli qualitativi dei servizi e delle strutture degli affitta-

camere, così come suggerito e proposto dalle associazioni trentine maggiormente rappresentative del settore. Tutte le nuove strutture, a partire dalla data di entrata in vigore di questa deliberazione, nel momento in cui presenteranno la dichiarazione di inizio attività alle amministrazioni comunali competenti dovranno autocertificare il possesso

dei requisiti per il relativo livello qualitativo. Per gli esercizi già in attività, invece, sarà la Provincia a trasmettere a ciascun affittacamere un modello da compilare per integrare la precedente dichiarazione di inizio attività. Un unico “Sole” andrà a quegli esercizi che non compileranno il modello che sarà loro sottoposto.

PERGINE

A PSA il film sulla SLOI

Nell’ambito di “Pergine spettacolo aperto”, presso l’ex ospedale psichiatrico di Pergine, il 14 e il 18 luglio scorsi è stato proiettato il film “Sloi, la fabbrica degli invisibili”, di Katia Bernardi e Luca Bergamaschi. Il documentario, finanziato dalla PAT è prodotto dal Gruppo culturale Uct in collaborazione con Fondazione Museo Storico del Trentino, la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Format e Consiglio Regionale del Trentino Alto Adige e realizzato dalla Krmovie di Trento. “Sloi, la fabbrica degli invisibili”, ripercorre, in 52 crudi minuti, le tappe della storia della Sloi di Trento, dalla sua nascita negli anni del Fascismo fino alla sua drammatica chiusura, nel 1978, dopo lo scoppio di un incendio che avrebbe potuto contaminare l’intera città. Attraverso le testimonianze dirette di alcuni degli ex operai della Sloi e di alcuni tra i protagonisti coinvolti nella storia della fabbrica, sono messi in luce gli aspetti di una storia dove vita, sofferenza e morte si incrociano in un luogo unico e al contempo emblematico dell’eterno compromesso umano tra potere e accettazione. La Sloi nacque come fabbrica di guerra nel 1940 per la produzione di piombo tetraetile, il liquido da miscelare come antidetonante alla benzina, un componente necessario durante il secondo conflitto mondiale per l’aviazione e, successivamente, per il boom economico del secondo dopoguerra. La fabbrica rappresentò una grande opportunità per una città che si stava trasformando da rurale a industriale, ma il piombo tetraetile, sostanza altamente nociva, provocava negli operai sintomi simili a quelli dell’alcolismo, i quali innescavano un processo fatale che dalla follia conduceva alla morte. La Sloi, con le sue migliaia di intossicati e decine di morti è stata il simbolo di un sistema economico che, ancora oggi, in infiniti luoghi del mondo, baratta la vita con il denaro.


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VA L L E D E I M O C H E N I

Iniziative. Grande interesse per il laboratorio di lingua e scrittura mòchena

Bersnlabor, confronto e apprendimento... Una proposta resa possibile da una convenzione tra l’Università di Trento e la Regione Trentino Alto Adige/Südtirol tesa alla formazione delle minoranze linguistiche della Provincia...

H

di Patrik Brol

a suscitato grande interesse il primo “Bersnlabor”, laboratorio di lingua e scrittura mòchena, organizzato presso l’Università degli Studi di Trento in collaborazione con l’Istituto Mòcheno/Bersntoler Kulturinstitut nel corso della primavera con la partecipazione di oltre cinquanta persone. Una proposta resa possibile da una convenzione tra l’Università di Trento e la Regione Trentino Alto Adige/Südtirol tesa alla formazione delle minoranze linguistiche della Provincia nell’ambito del progetto coordinato da Ermenegildo Bidese “Alta formazione in materia di minoranze linguistiche”. Obiettivo dei la-

boratori (è stato proposto anche un Laboratorio di lingua cimbra con il coinvolgimento dell’Istituto Cimbro/Kulturinstitut Lusèrn) rafforzare le competenze linguistiche dei partecipanti, proponendo un avviamento alla scrittura. La docente del “Bersnlabor”, Lorenza Groff, presenta i

risultati ottenuti in quaranta ore di corso: «È stata sicuramente un’iniziativa innovativa, gli incontri erano rivolti principalmente a parlanti e semiparlanti ed erano aperti anche al personale tecnico e amministrativo, ai docenti delle scuole situate nei Comuni di minoranza e anche a

principianti. Una prima difficoltà da affrontare, accanto alla massiccia partecipazione, si è rivelata la forte differenziazione nelle competenze dei partecipanti. Per riuscire ad avvicinare alla lingua scritta il gruppo dei parlanti e insegnare i primi elementi di mòcheno al gruppo di principianti si è scelto di dividere la lezione in momenti diversi, alternando lavoro a gruppi alla presentazione di tematiche specifiche differenziate. La gestione di un gruppo così numeroso e differenziato ha anche permesso di evidenziare i notevoli vantaggi dati dal confronto tra parlanti e non. Avvicinarsi a persone con un vero interesse per la lingua porta ad un cambiamento di prospettiva con la propria

Bersntol Ring

Si svolgerà domenica 23 agosto l’undicesima edizione del Bersntol ring 2009, giro della Valle dei Mòcheni «alla scoperta di arte, sport, cultura, folklore e gastronomia». Come di consueto sarà possibile partecipare a piedi, in mountain bike o a cavallo, seguendo il percorso tra punti ristoro informativi con stand gastronomici, specialità locali, foto, pannelli illustrati della storia della Valle, artisti, musicisti, e artigiani.

lingua che non può più non essere considerata come un patrimonio esclusivo. I non parlanti, hanno potuto allora apprendere direttamente dai parlanti, diventati loro stessi docenti, attraverso il confronto». L’introduzione alla grammatica della lingua mòchena porta Lorenza Groff ad una riflessione che apre interessanti prospettive per possibili sviluppi del progetto: «L’approccio alla lingua scritta, standardizzata, per i parlanti si è rivelato a volte uno scoglio molto difficile da accettare, dato lo scarto dalla lingua parlata, ma ritengo che l’analisi approfondita dell’ortografia possa aver giovato al superamento di questi problemi».


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EVENTI

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Incontri. Tutti gli appuntamenti dell’estate proposti dagli educatori ambientali nel C3

Vivi l’ambiente in Bassa Valsugana

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di Paolo Chiesa

nche la Bassa Valsugana offre svariate opportunità di imparare a conoscere l’ambiente e a rispettarlo. Ecco gli appuntamenti proposti dagli educatori ambientali dell’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente all’interno di “Vivi l’ambiente 2009”. “Alberi e legno, costruiamo la xiloteca” a Bieno martedì 4 e mercoledì 5 agosto. “Osservazioni botaniche al Trodo dei fiori” a Passo Brocon (Castello Tesino) domenica 26 luglio e sabato 8 agosto. “Osservazioni naturalistiche lungo la forra Sorgazza-Cengello” a Sorgazza (Pieve Tesino) sabato 1° agosto e domenica 23 agosto. “Il sentiero dell’Orco, alla scoperta del misterioso ponte sospeso” a Ospedaletto domenica 2 e

lunedì 17 agosto. “Api: non solo il dolce miele, ma… tutto da scoprire?” a Pieve Tesino sabato 22 Agosto. “Passeggiata naturalistica in Tesino” sull’altopiano del Tesino venerdì 21 agosto. “Costruiamo l’erbario in Tesino” sull’altopiano del Tesino giovedì 30 luglio, giovedì 6 e giovedì 20 agosto. “Giocando con la natura” al Parco in località Cascatella

(Castello Tesino) martedì 28 luglio e martedì 4, martedì 11 e martedì 25 agosto. “Visita botanica al Parco delle Terme” a Roncegno mercoledì 29 luglio, mercoledì 12 e mercoledì 26 agosto. “Risveglio muscolare al Parco delle Terme” a Roncegno lunedì 3 e lunedì 17 agosto. “Roncegno terra di castagne” a Roncegno mercoledì 19 agosto. “Percorsi in azienda nei pressi del Centro di esperienza Mulino Angeli” a Marter di Roncegno 31 luglio: il percorso dei piccoli frutti; venerdì 7 agosto: il percorso del miele. “Cure e rimedi spontanei dalla Terra, dalla raccolta alla conservazione” al Centro di esperienza Mulino Angeli di Marter di Roncegno; giovedì

13 agosto con continuazione venerdì 14 agosto. “L’orto degli odori” al Centro di esperienza Mulino Angeli di Marter di Roncegno venerdì 31 luglio e venerdì 21 agosto. “Mostra Multimediale Selva Centrale: con gli Yanesha nella foresta Amazzonica del Perù” al Centro di esperienza Mulino Angeli fino al 3 agosto. “Il bosco e il legno” sull’altopiano del Tesino lunedì 27 luglio e lunedì 10 e lunedì 24 agosto. “Vivere un centro natura” al passo Brocon domenica 9 e sabato 29 agosto. “Dall’uovo alla trotella” all’incubatoio in località “Le Parti” a Castello Tesino venerdì 7 e venerdì 28 agosto e venerdì 11 settembre. “Serata Ecosistema bosco” al Centro di esperienza di Palazzo gallo a Castello Tesino mercoledì 12 agosto. Per avere più dettagliate informazioni sugli appuntamenti di “Vivi l’ambiente 2009” in Bassa Valsugana si può contattare il Laboratorio territoriale di educazione ambientale della Bassa Valsugana e Tesino con sede presso il B.I.M. Brenta a Borgo Valsugana in Corso Ausugum 82. Il telefono è 0461 754196.


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MOSTRE

L'idea. Un’attività di documentazione promossa dall’associazione Trento ASA VALLE DI CEMBRA

Ecco le “FotoMemorie” dell’Alta e Bassa Valsugana Per gli appassionati di fotografia è l’occasione per valorizzare e condividere i propri lavori che troppo spesso rimangono racchiusi in una cartella del proprio hard disk.

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otoMEMORIE è una delle attività che l’Associazione fotografica Trento ASA ha deciso di promuovere per l’estate 2009. Il progetto nasce con lo scopo di offrire una testimonianza attiva del panorama socio-culturale contemporaneo, di indagare l’identità, la cultura e le tradizioni del nostro territorio; di fissare, più in generale, una Memoria per il futuro. La prima edizione di fotoMEMORIE indaga il territorio dell’Alta e della Bassa Valsugana, raccogliendo in un unico archivio, consultabile tramite internet, le immagini dei principali eventi in programma durante la stagione estiva. Una selezione delle

migliori immagini sarà oggetto di un’esposizione nel Comune di Levico Terme nel prossimo autunno. La partecipazione è aperta a tutti. È sufficiente possedere una macchina fotografica digitale e un account (gratuito) al social network flickr (www.flickr.com). Per gli appassionati di fotografia è l’occasione per valorizzare e condividere i propri lavori che troppo spesso rimangono racchiusi in una cartella del proprio hard disk. I reportage dovranno infatti essere inseriti nel gruppo flickr dedicato al progetto, raggiungibile attraverso il sito web www.trentoasa.it. Lo stesso gruppo verrà utilizzato per la segnalazione

degli eventi in programma, per la programmazione di uscite fotografiche collettive e in genere per lo scambio di informazioni. La particolarità che da sempre ispira l’attività di Trento ASA è legata appunto a que-

sto duplice rapporto, con il territorio e con il web. Ecco quindi da un lato progetti, eventi, esposizioni e iniziative culturali sul territorio e dall’altro l’utilizzo del network come mezzo di divulgazione, spazio per il confronto e rete territoriale di fotografi per la condivisione di consigli, idee, esperienze e collaborazioni. L’idea di Trento ASA è quella di creare con fotoMEMORIE una sorta di “format”; un’attività di raccolta e documentazione che si presta quindi ad essere replicata in altre realtà del nostro territorio, costruendo un patrimonio fotografico disponibile a tutti. Immagini: http://www.flickr. com/groups/1104143@N24/

Tre cori sempre più uniti di Mario Pacher

Si sta rivelando più che positiva l’idea dell’unione dei cori parrocchiali di Cembra, Faver e Lisignago, per meglio solennizzare le ricorrenze più importanti in quei tre paesi della valle di Cembra. La prima esperienza che portò grandi soddisfazioni per i circa 50 elementi misti, era stata quella di Ferragosto dello scorso anno quando si festeggiò, a Lisignago, il primo ritorno da vescovo nella sua terra natale di don Guido Zendron. Poi nella chiesa di Santa Maria Assunta a Cembra, i tre cori avevano festeggiato assieme la Patrona Santa Cecilia, intonando diversi canti di grande effetto. Domenica 17 maggio scorso i tre cori diretti da Renzo Micheli con all’organo Susanna Nicolodi, hanno solennizzato alla grande, a Cembra, la cerimonia della Cresima dei 60 ragazzi di tutto il decanato, impartita dal vescovo Guido Zendron ritornato in Valle per un breve periodo di vacanza. L’entusiasmo e l’impegno non mancano. I cantori sono impegnati sempre nelle loro prove settimanali, a Cembra, per accrescere ulteriormente il già ricco repertorio di canzoni liturgiche che saranno proposte in occasione delle prossime importanti feste religiose.


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EVENTI

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Piné. Oltre 300 iniziative animeranno l’estate fino al 13 settembre

La settimana ideale è sull’Altopiano di Piné

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na sorta di “villaggio turistico naturale”, dove mattina, pomeriggio e sera, l’ospite può liberamente scegliere da un menù di attività, per grandi e piccoli, dallo sport alla cultura, dall’arte alla musica, costruendo da sé la propria vacanza... Sull’Altopiano di Piné e in Valle di Cembra, da giugno a settembre, per 12 settimane, oltre 300 iniziative, 28 a settimana, di cui almeno 3 giornaliere gratuite. Questo è il programma de “La Settimana ideale”, che fino al 13 settembre popone un calendario, a cadenza settimanale, fitto di iniziative, per la maggior parte gratuite, rivolte sia alla famiglia che al singolo. Almeno un’iniziativa gratuita al giorno rivolta ai bambini. Una sorta di “villaggio turistico naturale”, dove mattina,

pomeriggio e sera, l’ospite può liberamente scegliere da un menù di attività, per grandi e piccoli, dallo sport alla cultura, dall’arte alla musica, costruendo da sé la propria vacanza come si fa al tavolo di un ristorante con i piatti della casa. Il lunedì è dedicato alla natura e alla salute, con laboratori mattutini e passeggiate nella natura, accompagnati da esperti naturalisti ed erboristi; nel pomeriggio l’apprezzatissimo “Respira il silenzio”, un momento di rigenerazione del corpo e dello spirito; la sera “Elisir della Salute” al Centro Congressi Piné 1000, dodici serate con medici specializzati nei principali temi della salute. Alla famiglia e alla creatività invece è riservato il martedì, con attività ludicodidattiche per i bambini, gite fuori porta alla scoperta

delle Piramidi di terra di Segonzano, del Roccolo del Sauch e dell’Avisio; e infine laboratori di scrittura, teatro e poesia. Il mercoledì dell’arte e del divertimento vi porterà a scoprire gli antichi monumenti, a praticare il Nordic Walking, per poi chiudere la giornata in una serata all’insegna del divertimento per le vie del centro storico di Baselga di Piné in “Piné sotto le stelle”. Il giovedì si visita il Trentino Alto Adige Südtirol: le Dolomiti, il Garda Trentino, la Valle dei Laghi, la Valle di Non, i Santuari di San Romedio e Pietralba, la Valle dei Mocheni, Merano con Castel Tirol sono solo alcune delle mete. Per i bimbi, in riva ai laghi di Piazze e Serraia, ci sono i giochi de“I Misteri delle Acque di Mezzo” e “Spider World” per scoprire i misteriosi

mondi della torbiera e dei ragni lupo e saltatori. Nel pomeriggio English Conversations – Aperitivo sul Lago, per coloro che vogliono rinfrescare il proprio inglese o apprenderne le basi; e i “giovedì della biblioteca” per una serata culturale. Il venerdì è il giorno del benessere: al mattino attività per bambini; nel pomeriggio fitoterapia e medicina tradizionale; escursioni archeologiche e geologiche alla scoperta dei Forni fusori del Passo Redebus e delle “canope”, le antiche miniere d’argento, la sera cinema e, novità di quest’anno “Adagio con gusto”, una rassegna eno-gastronomica con menù degustazione e concerto a tema. Dodici diverse escursioni guidate nel cuore del Lagorai previste per il sabato, per godere dei migliori panorami del Trentino. Movimento

più soft con il “Risveglio muscolare”, ginnastica dolce adatta a tutte le età sul lungolago di Serraia; nel pomeriggio a spasso cullati dall’andatura tranquilla della “Carrozza trainata da cavali”. La sera i concerti da camera di Piné Musica, la rinomata rassegna giunta alla XIX edizione. La domenica mercatino dei prodotti dell’enogastronomia e dell’artigianato locali, sfilata delle bande musicali trentine, giochi per bambini, laboratori di attività corporea e motoria per genitori con bimbi dai 3 mesi ai 6 anni, nel pomeriggio l’emozione di pagaiare a ritmo con il Dragonboat, l’antica canoa cinese lunga quasi 12 metri, dotata di testa e coda di drago. Programma completo e dettagliato presso APT di Piné e Valle di Cembra. www.visitpinecembra.it


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Frammenti di storia immortalati in un fotogramma

Come eravamo...

Una fotografia spesso racconta più di mille parole. È qualcosa che ferma una frazione di secondo e la rende imperitura nel tempo. Con questa nuova rubrica, “Come eravamo”, intendiamo riproporre vecchie fotografie di luoghi, persone, scolaresche, gruppi, associazioni della Valsugana, del Tesino e del Trentino. Pertanto invitiamo tutti i lettori che avessero delle fotografie d’epoca (dagli anni ‘80 in giù) a inviarcele via e-mail (redazione@lafinestra.it) o a portarcele in redazione (viale 4 Novembre 12, Borgo Valsugana). Le tratteremo con la massima cura, le restituiremo immediatamente ai legittimi proprietari e, soprattutto, le pubblicheremo su questa pagina con il nome dell’autore e una breve didascalia di spiegazione all’immagine.

Famiglia Cestele di Novaledo nel 1952

Ronni e Erminia sposi a Levico anni ‘50

Coro parrocchiale di Novaledo anni ‘30

Scavo del fiume Brenta 1932


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I E R I AV V E N N E

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IERI AVVENNE

Fatti e cronache d’altri tempi del Trentino e della Valsugana

1° luglio 1909

Strada delle Dolomiti

Il 26 giugno scorso le Dolomiti sono state inserite nella lista dei Beni naturali dell’Unesco e quindi sono diventate patrimonio dell’Umanità. Cent’anni fa, precisamente il 1° luglio 1909, veniva inaugurata la Strada delle Dolomiti, un percorso di 112 km tra Bolzano e Cortina d’Ampezzo. Il costo del pedaggio era allora di 9 corone.

Agosto 1877

Lezioni di caseificio e zootecnia

«Si rammenta a chi può averne interesse che giusta avviso pubblicato nell’Agricoltore del 1 Agosto corr., il Sig. Leone Chevalley docente nella Scuola agraria di S. Giorgio in Trento terrà le sue lezioni ambulanti di Caseificio e Zootecnia. Li 16.17 corr. a Castello e Pieve Tesino; li 18 corr. a Grigno, Scurelle, Ivano. Li 19.20 corr. a Strigno; 21.22 corr. a Borgo, Castelnuovo; li 23.24 corr. a Telve, Torcegno; li 25 corr. a Roncegno; li 26 corr. a Masi di Novaledo, Levico; li 27 corr. a Caldonazzo; li 28.30 corr. a Lavarone, Vezzena; li 31 corr. a Centa, Vattaro». Da “La Valsugana”. Giornale d’istruzione popolare, agricoltura, economia e commercio. Borgo, 15 agosto 1877.

Luglio 1919

Federazione concorso forestieri

Il Trentino è ormai riconosciuto come meta turistica molto ambita sia in estate che in inverno per le caratteristiche del suo territorio e la qualità delle strutture ricettive. Risale all’estate del 1919 la costituzione della “Federazione concorso forestieri”, ente sorto al fine di promuovere e organizzare l’immagine turistica del Trentino.

13 luglio 1379

L’orto nel borgonuovo

«Nel 1379 col documento notarile scritto in pergamena il 13 luglio nel palazzo di castel Pergine, la signora Dorotea de Schenano a nome di suo figlio Federigo de Greifenstein Capitano di quel castello investì Reichele quondam ser Nicolò di Pergine di un orto situato in borgonuovo presso la via comune e la roggia dei mulini. Più tardo la detta via si chiamò delle Beccarie, ed ultimamente ancora borgonuovo». (P. De Alessandrini, Memorie di Pergine e del Perginese).

5 agosto 1949

Andreotti a Trento

Nell’estate del 1948 la città di Trento ospitò la seconda edizione della Fiera internazionale dell’equipaggiamento turistico e alpinistico. Ad inaugurare l’appuntamento fieristico giunse il sottosegretario Giulio Andreotti. Era il 5 agosto. Alcuni giorni più tardi in regione arrivò per una breve vacanza, accompagnato dalla famiglia, il politico britannico Sir Winston Churchill, uno dei grandi protagonisti della seconda guerra mondiale.

11 agosto 1679

Memoriale: macello e seta

«L’11 agosto dello stesso anno da quest’ufficio capitanale (era Vice Capitano Giulio Bonaventura Sardigna) venne esteso un Memoriale da cui apparisce l’inveterato costume e pacifico possesso di proibire l’estrazione dei vitelli, dei Castrati e d’ogni sorta di latticini dalla Giurisdizione di Pergine, fossero pure per uso del macello di Trento. Da una carta di quest’anno che manifesta la punizione d’una donna contro il divieto di lavar bigatti nella roggia si deve dedurre, che in Pergine era diggià introdotta la coltivazione dei gelsi ed il lavoro della seta». (P. De Alessandrini, Memorie di Pergine e del Perginese).

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AT T U A L I T À

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Terremoti. La nuova mappa dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia IN BREVE

Italia, paese a rischio sismico

LA REPUBBLICA

«A Lavis i più buoni d’Italia»

Alcuni hanno stimato che in California un sisma di intensità pari a quello abruzzese non avrebbe causato che la morte di due o tre persone. In Giappone molto probabilmente non si sarebbe contata neppure una vittima. A L’Aquila e dintorni, purtroppo, sappiamo bene come sia andata...

di Francesco Grosso

I

l Trentino si trova in una zona «azzurra», relativamente tranquilla, e questa è indubbiamente una buona notizia. Meglio sono messe soltanto le zone «grigie»: buona parte dell’arco alpino occidentale, l’intera Sardegna, il Salento pugliese. «Azzurre» e «verdi» risultano pure vaste aree della Pianura Padana, oltre alle pianure toscane e laziali. Le notizie rassicuranti finiscono qui. Il resto dell’Italia risulta evidenziato con colori sempre più marcati e pericolosi: dal «verde» si passa rapidamente al «giallo», all’«arancione», al «rosso»: praticamente tutta l’Italia Peninsulare, buona parte del Friuli e la Sicilia Occidentale, non possono dormire sonni tranquilli. Inutile dire che le zone contrassegnate dal colore «viola» devono considerarsi praticamente adagiate sul coperchio di una pentola a pressione: una stretta fascia di rischio estremo (affiorando in Umbria, Abruzzo ed entroterra calabrese) attraversa gli Appennini, e si spinge sempre più a sud, fino a raggiungere due zone «blu»: un’area nella Sila occidentale, in provincia di Cosenza, e una vasta zona in provincia di Siracusa. Questa originale – e colorata – descrizione dell’Italia è relativa alla nuova mappa del rischio geologico nel nostro Paese, approntata nelle setti-

mane scorse dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. La mappa è frutto del paziente lavoro di numerosi ricercatori qualificati, che per mesi si sono avvalsi di osservazioni sul campo, misurazioni con strumentazioni di ultima generazione, complicatissimi calcoli statistici relativi alla periodicità degli eventi sismici, studi sulla dinamica degli spostamenti delle placche tettoniche sulle quali poggia il nostro Paese. La mappa, esprimendo la pericolosità geologica del nostro territorio per i prossimi quattro decenni, restituisce una visione a dir poco allarmante dei

rischi che l’Italia corre: se le aree contrassegnate dal colore «azzurro» non hanno che da temere sismi di magnitudo complessivamente inoffensiva, nelle aree «rosse» è ragionevole aspettarsi sismi fino a 5,5° Richer; in quelle «viola» i sismi potrebbero raggiungere intensità maggiori di 6,0°, e in quelle «blu» fino a 7,0°. Per avere un’idea di quanto occorra preoccuparsi, basterà osservare che il terremoto che nello scorso aprile ha sconvolto l’Abruzzo ha fatto registrare un’intensità massima di 5,4°, e che ogni aumento di 1° della magnitudo comporta una moltiplicazione dell’ener-

gia. Sismi catastrofici in aree densamente popolate, che potrebbero verificarsi fra 40 anni, oppure fra 10 o 2. Anche fra una settimana, purtroppo. Come i geologi non si stancano di ripetere, i terremoti non si possono prevedere a scadenza immediata. Quanto agli effetti dei terremoti, occorrerebbe avvalersi soprattutto del buon senso. Appare evidente come, a questo proposito, ignorare la minaccia, sperando che il Tempo o il Caso o chissà cosa altro intervengano a differire gli eventi, costituisca un lusso che nessun governo e nessun cittadino può permettersi. Nuove e rigorose norme antisismiche, interventi di messa in sicurezza di centri storici e costruzioni pericolanti, verifiche puntuali e puntigliose in strutture che ospitano scuole, ospedali, uffici pubblici, dovrebbero essere messe all’ordine del giorno in qualunque consesso in cui si amministra la Cosa pubblica. E poi: esistono ormai tecniche antisismiche in grado di rendere gli edifici impermeabili a qualunque sollecitazione. Alcuni ricercatori hanno stimato che in California un sisma di intensità pari a quello abruzzese non avrebbe causato che la morte di due o tre persone. In Giappone molto probabilmente non si sarebbe contata neppure una vittima. A L’Aquila e dintorni, purtroppo, sappiamo bene come sia andata.

“Viaggio nel paese più buono d’Italia” è il titolo di un servizio a tutta pagina pubblicato alcune settimane fa dal quotidiano “La Repubblica”, che così continua nel sottotitolo: «A Lavis, nel Trentino, su 8.002 abitanti l’80% lavora nel volontariato». Il pezzo firmato dall’inviato Jenner Meletti, prendendo spunto da un quadro statistico sul volontariato italiano, ferma la propria attenzione sul Trentino («Il Trentino-Alto Adige è la regione dove più alta è la presenza delle associazioni di volontariato...»), per puntare il riflettore proprio su Lavis, in cui la presenza di volontariato raggiunge il suo apice, «con volontari impegnati quasi su ogni fronte...». Dice il sindaco di Lavis Graziano Pellegrini al giornalista del quotidiano nazionale: «Su 8002 abitanti, almeno 6.648 risultano soci di un’associazione di volontariato. Bisogna tener conto che tanti sono iscritti a più associazioni, ma certamente questo è un posto dove il volontariato pesa». Quel che ne esce dall’ampio servizio, in cui tra l’altro si parla di donatori del sangue, Croce Rossa, Protezione civile e pompieri volontari, di Donne Rurali e di Soccorso Alpino, di associazioni degli anziani e dei pensionati, di gruppo missionario, di alcolisti anonimi e di volontariato socio-assistenziale, di Alpini e di AVULSS, di società sportive, ricreative e locali, altro non è che una fotografia assai lusinghiera, che costituisce un “premio” non solo alla sensibilità degli abitanti di Lavis, ma anche a quella di moltissimi altri centri del nostro Trentino.


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ESTERI

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Colloquio. Obama e Medvedev: sì a riduzione esponenziale delle armi nucleari IN BREVE

Disarmo: storico accordo fra USA e Russia

Il lungimirante accordo stipulato a Mosca alcune settimane fa prevede una significativa riduzione degli arsenali atomici nei prossimi sette anni; un progressivo smantellamento il cui obiettivo finale sarà il possesso di non più di 1675 ordigni per parte.

N

di Francesco Grosso

on siamo più antagonisti, la vecchia logica dei blocchi si è rivelata sbagliata. Cerchiamo la cooperazione, non lo scontro». Sono le prime parole che un soddisfatto Barack Obama ha consegnato ai giornalisti dopo il lungo colloquio a porte chiuse che ha avuto con il suo omologo Dmitri Medvedev. Prima di volare a Roma e poi a L’Aquila per la riunione annuale del G8, infatti, il Presidente degli Stati Uniti si è recato a Mosca per un importante summit con le massime autorità russe: il Presidente Medvedev, appunto, e l’onnipresente premier Vladimir Putin. Gli argomenti di cui discutere erano tanti. C’era da fare il punto sulla politica estera, ad esempio: la situazione nei teatri di guerra iracheno e afghano in cui gli USA si trovano impelagati, le ambizioni nucleari iraniane e nordcoreane, i rapporti con le potenze emergenti dell’Estremo Oriente. Ma c’era soprattutto da smussare gli angoli per quanto riguarda i rapporti bilaterali: ormai da anni i due Paesi si trovano divisi sulla questione dell’allargamento della NATO (nella quale gli USA vorrebbero fare entrare Georgia e Ucraina, nazioni che la Russia considera facenti parte dalla sua sfera di influenza) e soprattutto su quella relativa alla rea-

«

Obama e Medvedev

Un missile nucleare

lizzazione di uno scudo antimissile, ufficialmente in funzione antiiraniana, che Washington vorrebbe installare in Polonia e in Repubblica Ceca; Mosca ha fatto sapere più volte che considererebbe tali installazioni una minaccia alla sicurezza russa e alla stabilità dell’intera regione. Questioni spinose, già ampiamente dibattute in altre occasioni, e dunque non esattamente risolvibili in una “due giorni” di colloqui e convenevoli in favore di telecamera. Nonostante questo, «cercare una soluzione è il primo passo

verso la soluzione», recita un vecchio adagio sempre valido negli ambienti della diplomazia internazionale. «Forse non andiamo d’accordo su tutti i temi, ma l’importante è consultarsi sempre, nell’interesse dei nostri popoli e del mondo intero», ha osservato giustamente il Presidente russo. La congiuntura storica ha assolutamente bisogno di rapporti distesi e cordiali, fra le due superpotenze. La notizia per la quale il summit sarà ricordato, comunque, è la sottoscrizione di un accordo (storico, se non proprio nella

sostanza, almeno sotto il profilo della forma) relativo al disarmo nucleare. Le due diplomazie, infatti, si sono accordate per una riduzione esponenziale delle rispettive testate nucleari. Negli arsenali dei due Paesi giacciono, infatti, più del 90% del totale delle testate atomiche mondiali. Un potenziale di morte e distruzione totalmente al di fuori di ogni possibile descrizione: è stato stimato che le circa 11 mila testate statunitensi e le circa 15 mila testate russe basterebbero per provocare l’annientamento della vita sulla terra per sette-otto volte. Qualcosa che va ben al di là di quella «certezza della reciproca distruzione» che aveva regolato gli equilibri bellici mondiali durante la Guerra Fredda, e che ha risparmiato all’umanità la «cancellazione totale mediante conflitto nucleare». Il lungimirante accordo stipulato a Mosca alcune settimane fa prevede una significativa riduzione degli arsenali atomici nei prossimi sette anni; un progressivo smantellamento il cui obiettivo finale sarà il possesso di non più di 1675 ordigni per parte. L’osservatore disincantato sosterrà che 1675 bombe atomiche sono più che bastevoli per scatenare comunque l’apocalisse. Ma l’osservatore ottimista obietterà che, a proposito di ordigni nucleari, quando si parla di «riduzione» e di «smantellamento» non si deve fare altro che accogliere la notizia come ottima.

REALIZZATO DAL CNR

Iraq: ecco il “Museo Virtuale” Seimila anni di storia: tanti sono quelli testimoniati dal Museo Virtuale dell’Iraq, opera multimediale realizzata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche su iniziativa e con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri. L’allestimento virtuale segue le modalità più avanzate e accattivanti nella comunicazione e fruizione del patrimonio culturale.

Infatti collegandosi al sito internet www.virtualmuseumiraq.cnr.it l’appassionato di archeologia si troverà di fronte ad ‘accessi’ in italiano, inglese e arabo; ad accoglierlo è il volto enigmatico della Dama di Uruk, capolavoro della civiltà sumerica, che affiora come un emblema nella home page. Il Museo raccoglie complessivamente 70 reperti dei quali 40 con ricostruzioni 3D; inoltre contiene 22 filmati e 18 elaborazioni cartografiche di siti archeologici. Otto sono le sale da ammirare, ciascuna corrisponde ad una fase storica: preistorica, sumerica, accadico–neosumerica, babilonese, assira, achemenide-seleucide, partico-sasanide e islamica. Ogni ambiente si presenta con un allestimento diverso ed ospita manufatti con tre livelli di approfondimento: una ‘scheda’ illustra il contesto cronologico e culturale a cui appartiene l’oggetto, ed è corredata da un testo descrittivo scientifico; la voce ‘explora’ consente di ammirare la ricostruzione 3D dell’oggetto realizzata fedelmente grazie a sofisticate tecnologie in laser scanner per realtà virtuali; infine, alcuni reperti sono spiegati da un filmato di non più di tre minuti, che racconta una vicenda storica, un ritrovamento o una tecnica artigianale antica.


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EVENTI

Sella Valsugana. Cerimonia alla Zoparina

Benedizione per due opere degli Alpini

I

di Mario Pacher

l 5 luglio scorso sono state benedette, in località Zoparina a Sella Valsugana, due importanti realizzazioni curate dagli alpini di Olle guidati dal capogruppo Danilo Ferronato: un piccolo cimitero dove sono state posate due croci in ferro battuto e la figura di un soldato realizzati dall’ex capogruppo Carmelo Armellini, per ricordare quei soldati che là furono provvisoriamente sepolti prima di essere portati all’ossario di Redipuglia, e, a poca distanza, una postazione con un piccolo cannone di artiglieria per ricordare il luogo di quei combattimenti. Dopo la benedizione del piccolo camposanto da parte del parroco di Olle don Giuseppe Smaniotto, sono seguiti alcuni interventi di autorità. Il sindaco di Borgo Fabio Dalledonne ha elogiato lo spirito alpino auspicando che quel piccolo luogo sacro possa essere sempre un monito di pace per quelli che percorrono

quei sentieri di montagna. Sulla stessa frequenza d’onda anche il sindaco di Novaledo Ferruccio Bastiani, così come l’alpino Giulio Vaccarini che ha portato un po’ di storia sulle battaglie della Zoparina. Significative anche le parole del capogruppo Danilo Ferronato e del rappresentante di zona Marino Sandri.

NOVALEDO

Menz & Gasser: sostegno della PAT

Il 25 giugno scorso la Giunta provinciale ha deliberato, su proposta dell’assessore all’industria, artigianato e commercio Alessandro Olivi, lo stanziamento di un sostegno integrativo alla Menz e Gasser S.p.a per ragioni di rilevanza sociale. L’azienda si impegna a mantenere in organico, presso lo stabilimento di Novaledo. 105 unità lavorative. La Menz & Gasser, a seguito dell’incendio che a fine 2003 ha gravemente danneggiato lo stabilimento di Novaledo, ha promosso un massiccio investimento di ristrutturazione e ampliamento produttivo per oltre 20 milioni di euro, in parte accompagnato dall’intervento di Trentino Sviluppo e in parte dalle agevolazioni a fondo perduto. Considerato il positivo contributo al presidio occupazionale offerto dalla società, in controtenedenza rispetto al quadro generale che caratterizza l’attuale situazione economica e occupazionale, e valutato positivamente l’impegno al mantenimento, per un periodo di almeno 6 anni, di 105 unità lavorative nello stesso stabilimento di Novaledo, la Giunta provinciale ha ritenuto sussistere le ragioni di rilevanza sociale per concedere l’ammissibilità della presentazione di una istanza integrativa di agevolazione, che consenta all’impresa di sottoporre al vaglio dell’ente istruttore l’intero investimento previsto ed effettuato per la concessione di contributi a valere sulla legge provinciale 6/1999 (incentivi alle imprese).


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MOSTRE

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Trento. Al Museo Tridentino di Scienze Naturali

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resso il cortile del Museo Tridentino di Scienze Naturali fino al 30 agosto si può visitare la mostra itinerante ALP!, che coinvolge lo spettatore in un originale percorso tra “montagne di cartone” alla scoperta del patrimonio delle Alpi e dell’importanza della loro tutela rispetto a sfruttamenti negligenti da parte dell’uomo. La mostra è frutto della collaborazione tra il Segretariato permanente della Convenzione delle Alpi, il Comune di Bolzano e Comieco (Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica) e vuole sensibilizzare il pubblico sulla bellezza ma anche sulla fragilità dell’ecosistema alpino, uno dei più grandi spazi naturali continui d’Europa che si estende per circa 1.200 km da est a ovest. La tappa trentina è realizzata in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento (Museo di Scienze, Dipartimento Risorse Forestali e Montane e Dipartimento Urbanistica e Ambiente) La Convenzione delle Alpi

Alp! Alla scoperta del patrimonio delle alpi Una mostra al MTSN che ruota intorno a temi quali energia, foreste montane, natura e paesaggio, popolazione e cultura, trasporti, turismo, agricoltura di montagna. Una particolare attenzione è poi riservata al tema del clima, al riciclaggio e allo smaltimento dei rifiuti.

nasce nel 1991 per tutelare questo sistema e preservarlo dal crescente sfruttamento da parte dell’uomo, che minaccia l’area alpina e le sue funzioni ecologiche in misura sempre maggiore. Aderendo alla Convenzione, le 7 nazioni europee che si affacciano sulle Alpi, insieme

alla Comunità Europea, si sono impegnate ad armonizzare le esigenze ecologiche con gli interessi economici e sociali dei rispettivi paesi e a garantire una politica comune per la protezione e lo sviluppo sostenibile delle Alpi. La Provincia autonoma di Trento ha posto l’attuazione della Convenzione tra gli obiettivi di legislatura. La mostra ruota intorno a temi quali energia, foreste montane, natura e paesaggio, popolazione e cultura, trasporti, turismo, agricoltura di montagna. Una particolare attenzione è poi riservata al tema del clima, al riciclaggio e allo smaltimento dei rifiuti.

«Si tratta di una metamostra, perché il messaggio va oltre le parole e le immagini e parte dai materiali scelti» spiega Marco Onida, Segretario Generale del Segretariato permanente della Convenzione delle Alpi. «Grazie alla collaborazione di Comieco, l’allestimento è infatti realizzato in cartone riciclato, un materiale simbolo della sostenibilità ambientale». «Ridurre, separare e riciclare i rifiuti aiuta l’ambiente e rimette in circolo risorse che

altrimenti verrebbero sprecate con benefici tangibili sia dal punto di vista ambientale che economico», afferma Carlo Montalbetti, Direttore Generale di Comieco. «Grazie al riciclo di carta e cartone, in 10 anni si è evitata la creazione di 144 discariche di medie dimensioni. Inoltre, sempre nello stesso periodo, il saldo netto dei benefici economici della raccolta differenziata di carta e cartone è di oltre 1,6 miliardi di euro».

ALP! ALLA SCOPERTA DEL PATRIMONIO DELLE ALPI Fino al 30 agosto 2009 Martedì/domenica: 10.00 – 18.00 Museo tridentino di Scienze Naturali di Trento Via Calepina 14 Trento


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Musica. Nostra intervista al cantautore bolognese di “Piazza Grande” Lucio Dalla sta preparando un nuovo disco che uscirà a novembre e che lo stesso cantautore bolognese definisce «bellissimo, forse il più bello della mia carriera». Ce ne ha parlato, ripercorrendo tutta la sua lunga storia artistica, in un’intervista che abbiamo realizzato in occasione del recente Festival di Castrocaro Terme.

LUCIO

DALLA «Cantare dal vivo è quello che mi diverte di più»

di Giuseppe Facchini

L

’edizione 52 del Festival di Castrocaro Terme ha potuto fregiarsi di un Presidente di giuria di grande livello: Lucio Dalla. È stata questa l’occasione per un’intervista al grande Lucio, che ha iniziato la lunghissima carriera come clarinettista in un gruppo jazz bolognese, la Rheno Dixieland Band, mentre è del 1964 il suo primo disco da solista intitolato “Lei”. Dopo i difficili esordi arrivano i primi successi, ma è al Festival di San-

remo del 1971 dove presenta la canzone “4 marzo 1943” (la sua data di nascita) che ottiene un grande successo popolare a cui segue l’anno successivo “Piazza Grande”. Dopo la collaborazione con il poeta bolognese Roberto Roversi che produrrà tre album particolarmente intensi, arriva il momento di scrivere da solo integralmente le sue canzoni. Il più grande successo discografico è con l’album che porta il suo nome del 1979 che raggiunge il milione di copie vendute e che contiene canzoni ormai passate alla storia come “L’anno che

verrà”. Interprete e autore di altri grandi successi (Futura, Caruso, Come è profondo il mare,Canzone, Attenti al lupo), di album bellissimi, conditi con fortunate tournée, collaborazioni, teatro, opera, cinema. Un artista davvero unico. Lucio, siamo a Castrocaro in mezzo ai giovani e tu stesso hai contribuito a lanciare tanti giovani artisti, quasi un talent scout, permettendo loro di lavorare con te... «Io ho cominciato come jazzista, a cantare ho cominciato quasi per

scherzo. Il talento lo puoi scoprire dappertutto, ci sono giovani e vecchi di talento. Un giovane di valore che non ce la fa diventa un vecchio di talento». Come ricordi i tuoi esordi? «Ricordo grandi insuccessi piacevoli. Non ho però nessun rimpianto, né rivincite da fare, sono come un fiume e non ho mai fatto la classifica degli avvenimenti della mia vita». Quanto è difficile per un giovane artista emergere nel mondo attuale?


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Musica. Nostra intervista al cantautore bolognese di “Piazza Grande” «È sempre stato difficile, ma ora più di prima; c’è un appiattimento generale, la globalizzazione che ha aspetti non solo negativi, ma che rende tutto più vischioso, più allargato e superficiale ma anche più avvolgente. Distinguersi per cose interessanti e originali è difficile e paga poco. Tanti sono anche pigri, occorre saper soffrire, non è retorica, la lotta per la vita quando è vissuta bene è bella. Molti giovani artisti vogliono solo farsi vedere e questo è un limite, per quanto legittimo, ma è meglio farsi ascoltare e aver cose da dire e imparare, e funziona sempre». Quest’anno ricorre l’anniversario dei trent’anni del grande tour fatto con Francesco de Gregori nel 1979 “Banana Republic”. Che ricordi hai dell’evento? «Ho dei ricordi molto belli. L’anniversario l’abbiamo celebrato in modo casuale. Per una serie di circostanze abbiamo cantato insieme il 24 giugno 2009 a Solferino, per la commemorazione della antica battaglia e della nascita della Croce Rossa e ci è venuto in mente di fare ancora qualcosa insieme, anche se non so dire ancora cosa». Hai sempre collaborato con tanti colleghi, ma nell’ambiente è difficile nascano delle vere amicizie. «È abbastanza vero che nello star system non c’è un grande valore come l’amicizia, vi sono spesso invidie e qualcuno rosicchia il successo dell’altro; ho avuto tante collaborazioni ma poche amicizie a parte Gianni Morandi con il quale siamo amici fin da bambini. Mi riconosco professionalmente e amichevolmente con De Gregori, Franco Battiato e Samuele Bersani». Collabori ancora con il poeta Roberto Roversi? «Collaboro ancora, ultimamente anche in uno spettacolo che ho curato come regia e anche come interprete, su un progetto del mio produttore Marco Alemanno. Ci vediamo spesso, ho imparato tanto da lui, l’ottanta per cento di quello che so l’ho imparato da Roversi. Nei primi anni ‘70 con lui è stato una specie di stage prolungato che mi ha portato a scrivere testi

Ami qualche tua canzone in modo particolare? «Non in maniera particolare. Alcune mi divertono musicalmente, altre no, dipende dal momento. In ogni caso le cambio spesso, non sto in trincea». Cosa rappresenta “L’anno che verrà”? «Rappresenta una cosa molto bella anche se spesso, come questa sera, non mi ricordo le parole: la canto poco ma è una canzone importante. Della canzone resta un solo significato misterioso, non è allegra, ma lascia una lettura speciale dell’esistenza, scritta in un periodo particolare come quello del sequestro Moro, una canzone non politica, ma sociologica, una buona canzone».

Durante le prove

e musica da solo; ho capito la metodologia, l’ispirazione, come richiamarla, con gli argomenti che riguardano l’umano, la società; Roversi è uno scrittore imbattibile».

E la tua amicizia con Luigi Tenco? «Luigi è stato il più grande autore e rinnovatore della canzone italiana, insieme a Gino Paoli. Della sua morte ho un ricordo sbiadito perché, pur soffrendo, l’ho rimossa il giorno dopo. Ricordo la sua bravura, è stato il prototipo dei cantautori, grandissimo».

Hai fatto tante cose, ma sempre con coerenza. «L’unica coerenza alla quale tengo veramente è quella di divertirmi; non significa solo ridere, ma trovare la ragione per fare le cose che piacciono, fare

Giuseppe Facchini posa con Lucio Dalla al termine della sua intervista per "La Finestra"

di tutto nella vita che è un regalo del cielo. Questo mi consente di fare quello che voglio, insegnare all’università, come giocare alla playstation, momenti anche leggeri come vivere la vita anche nei suoi aspetti drammatici, senza tutte le componenti non potrei scrivere. Per me è importante fare cose che non hai mai fatto, è quello il sistema, il metodo, non rompersi troppo le scatole altrimenti ti appesantisci. Sono sempre molto curioso, posso sembrare anche poco serio, ma non mi annoiano le cose che non ho mai fatto. Mi piace l’alterna-

tiva e mi affascinano le coseD nuove. È una “patologia”, mi sento giovane, non ho il senso del tempo che passa. Una sperimentazione continua, non una conquista, le cose più non le conosco più mi attirano». E il pubblico ti ama... «Mi prendono per un vecchio pazzo, ma devi vivere, e non complicarti troppo la vita, trovare dei sistemi per decontestualizzare, per ridurre la sofferenza e la noia. Non si può essere annoiati dalla vita, sarebbe una tragedia».

Cosa stai preparando in questo periodo? «Sono preso da tante cose, sto finendo un nuovo disco che è bellissimo, forse il più bello della mia carriera, con testi interessanti e che uscirà a novembre. Forse inserirò come “bonus track” il brano jazz incluso nell’album “Telefonami tra vent’anni”. Ma ho scritto e lavorato per il teatro, per il maggio fiorentino, per la regia con Pupi Avati. Mi sento libero di fare quello che per me è importante. Non mi guardo indietro e non mi definisco perché ho la presunzione di cambiare da un giorno all’altro, una variabile continua, una specie di elfo da 40 anni. E poi cantare sempre dal vivo che è quello che mi diverte di più». Il tuo futuro? «Il mio futuro è domani, un istante dopo. Mi aspetto di attaccarmi alla corda della vita e che la vita scorra su di me. Voglio conquistarmi una leggerezza nella vita, la continua curiosità e la speranza. Aspetto questo reciprocità continua, la leggerezza del vivere, senza eludere le problematiche degli altri».


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Voci nuove. La 52esima edizione del Festival di Castrocaro Terme

Eduardo Lo Conte vince Castrocaro 2009 di Giuseppe Facchini

È

stata davvero una gran bella edizione quella del Festival di Castrocaro 2009. Una manifestazione che ha proposto molti giovani talenti all’interno di una ottima organizzazione. La manifestazioni dedicata alle voci nuovi è stata sempre un trampolino di lancio per i giovani per entrare nel mondo musicale; per alcuni anni il vincitore otteneva, per regolamento, un contratto discografico e una partecipazione al Festival di Sanremo; anche non vincendo, molti cantanti venivano spesso messi sotto contratto. Il “Concorso nazionale per voci nuove per la canzone” (così si chiamava in origine), fu ideato e realizzato per la prima volta nel 1957 dall’avvocato Natale Graziani, direttore delle Terme di Castrocaro. Nel 1962, vista l’importanza che la manifestazione andava assumendo, fu fatto un accordo con la ATA, la società del Festival di Sanremo; i primi due classificati sarebbero andati di diritto al Festival della canzone italiana. Tra i vincitori e concorrenti che sono saliti sul palco del concorso troviamo tra gli altri: Gigliola Cinquetti, Giuni Russo, Alice, Franco Simone, Michele Zarrillo, Luca Barbarossa, Zucchero, Eros Ramazzotti, Laura Pausini. Tra le curiosità è da ricordare che nel 1961 un tale Donato si presentò al Festival con il suo complesso venendo eliminato; Donato era lo pseudonimo di Umberto Bossi. Quest’anno non sono stati posti limiti di età ai partecipanti. Dopo quattro

Eduardo Lo Conte, il vincitore

Un momento della premiazione

Elisa Isoardi, la presentatrice del Festival

prefinali e una semifinale, lo scorso 10 luglio si è tenuta la finalissima nella storica Piazza d’Armi di Terra del Sole presentata da Elisa Isoardi. I giovani finalisti, sotto la direzione del Maestro Demo Morselli e della sua Bag Band sono stati 9: Noemi Baiocchi, Angelica De Lucia, Eduardo Lo Conte, Andrea Manchiero, Massimo Montanari, Anatonio Raif Raffoni, Sara Rossi, Chiara Scipione, Matteo Valli.

Demo Morselli, direttore dell'orchestra

Ognuno di loro ha interpretato una canzone già conosciuta di altri artisti e sono stati giudicati da una

giuria e dal televoto. Il vincitore è risultato Eduardo Lo Conte. Soddisfazione è stata espressa dal Direttore Artistico del Festival Gianluca Pecchini che ha rivolto un ringraziamento alla squadra di lavoro di Castrocaro, da parte del direttore di palcoscenico Pino di Costanzo,un vero e proprio big dello spettacolo. Il maestro Morselli si è rivolto ai giovani dicendo: «grazie per la vostra professionalità; vi abbiamo assegnato brani impegnativi, ma avete dimostrato di saperli personalizzare e farli vostri». Il patron Giuliano Casalini ha dichiarato che proprio da questa edizione inizia un percorso che vuole riportare il Festival ai fasti di un tempo. L’obiettivo è quindi quello di potenziare l’avvenimento per renderlo la più importante opportunità per i giovani talenti artistici di arrivare nel mondo della canzone. Il vincitore dell’edizione 2009 del Festival di Castrocaro Terme è Eduardo Lo Conte, 24 anni di Ariano Irpino in provincia di Avellino. Di origine sudamericane, si è avvicinato alla musica mettendo da parte gli interessi calcistici, dopo

aver militato nelle divisioni giovanili di due squadre minori. Autodidatta in tutto, è anche autore di canzoni, e difende con orgoglio la sua scelta di cantare privilegiando l’istinto e l’emozione sui tecnicismi. I suoi idoli musicali sono Michael Bolton, Brian Adams e Stevie Wonder. Anche l’anno scorso si mise in ottima luce alla semifinale. Gli abbiamo rivolto un paio di domande subito dopo il suo trionfo sul palcoscenico di Castrocaro. Eduardo, come ti senti? «Una cosa bellissima, finalmente ce l’ho fatta. Una vittoria da dedicare ai miei genitori, alla giuria, alla fantastica orchestra di Demo Morselli. È un sogno del quale ora devo raccogliere tutti i pezzettini. Sono felicissimo. Nel cantare mi tremava il braccio, l’emozione è stata tanta ed ora pensiamo al domani». Hai interpretato “Con le mani” di Zucchero e “Un senso” di Vasco Rossi... «Canzoni che mi ricorderò per tutta la vita. Le avevo ascoltate ma non avrei mai pensato di cantarle. Ora le voglio memorizzare al 101% nel cervello. Sono felicissimo».


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EVENTI

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Appuntamenti. Le iniziative presso i parchi delle Terme di Levico e di Roncegno

Vivere il parco a contatto con la natura Continuano le iniziative di valorizzazione degli storici Parchi delle Terme di Levico e Roncegno, che nel corso dell’estate ospiteranno “VIVERE IL PARCO”. L’attività programmata dal Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione Ambientale della Provincia autonoma di Trento è rivolta ad un pubblico eterogeneo...

V

ivere il Parco 2009” propone un ricco ventaglio di iniziative per bambini e adulti: giochi e laboratori creativi, visite guidate al parco di Levico con cenni alle sue origini fino ad illustrare gli ultimi interventi (ogni lunedì ad ore 16.30) e l’appuntamento giornaliero con la ginnastica dolce e lo stretching ad ore 9.00 presso il gazebo. I laboratori rivolti agli adulti propongono incontri dedicati alle proprietà dei fiori di Bach (28-29 luglio) e alla conoscenza delle principali piante officinali (18-19 agosto) inoltre prevedono laboratori di pittura rivolti a coloro che desiderano tradurre le proprie impressioni in un dipinto, osservando la natura (dal 4 al 6 e dal 10 al 12 agosto). A bambini e ragazzi sono rivolti laboratori didattici con momenti di creazione ed esplorazione, seguiti da esperti educatori, con l’intento di stimolare la loro sensibilità nel rispetto dell’ambiente e la loro fantasia nell’uso delle cose più semplici che la natura ci regala ogni giorno. Tutti i giovedì fino al 20 agosto ad ore 15.00 si propongono a rotazione “Foglie al Vento”, “A caccia di Texture”, “Natura in Movimento” e “Pae….saggio”. Nell’estate 2009 si dà ampio spazio ad un itinerario musicale “Parco di Note”, tra generi e stili diversi. I concerti sono pensati per portare i suoni fra gli alberi e i fiori del parco, dove la musica viene proposta in piena sintonia con l’ambiente naturale circostante. Dedicati agli insonni, e non solo a loro,

due concerti che verranno eseguiti in momenti insoliti della giornata: al sorgere del sole e a mezzanotte, ai confini del buio. I concerti hanno luogo presso l’installazione sequoia all’entrata principale del parco. Dopo il concerto con Loris Vescovo, cantautore friulano che ha realizzato una raccolta di storie al limite, a cavallo tra geografia e psicologia, si prosegue sabato 8 agosto con un concerto a mezzanotte dell’ensemble Turya Trance. Lo spettacolo ha la forma del concerto-installazione e offre una interpretazione originale dei Canti e le Danze Sacre di Gurdjieff già trascritti e arrangiati dal compositore di origine ucraina Thomas de Hartmann e rilette in chiave personale dagli interpreti.

Si esibiscono: Simonetta Bungaro pianoforte, Corrado Bungaro archi, Walter Zanetti corde sottili, Carlo La Manna corde basse, cura la scenografia Caridad Isabel Barracani. Sabato 22 agosto alle 6.15 del mattino è la volta del Gruppo Vocale Laurence K.J. Feininger, nato nell’anno giubilare 2000 con l’intento di valorizzare e far conoscere al pubblico l’immenso e trascurato repertorio sacro conservato nella celebre Biblioteca Musicale Laurence Feininger, presso il Castello del Buonconsiglio di Trento, una delle maggiori biblioteche di musica liturgica esistenti al mondo. Le voci sono di Roberto Gianotti, Marco Gozzi, Salvatore De Salvo Fattor.

Tra i matinées musicali che si tengono la domenica ad ore 11.00 presso la sequoia, il 26 luglio si esibiscono gli allievi e i docenti partecipanti ai corsi di perfezionamento musicale Euridyce, offrendo un repertorio di musica classica. Domenica 2 agosto si propone un momento poetico con “Il Pensiero delle Foglie” di e con Carlo La Manna. A partire dalle 10.30 nei pressi del grande faggio si realizza il sogno di ogni bambino: la capanna tra le foglie, dove di nascosto si può osservare ed ascoltare senza essere visti, dove ogni fantasia diventa riflessione e scrittura di sé. Brevi racconti, parole, suoni che sorpassano e circondano il cuore… Si prosegue il 9 agosto con Sara Giovinazzi (voce, chitarra battente, organetto, tamburello) e la sua band che propone musica del sud del mondo, di un luogo in mezzo al Mediterraneo dove tutte le anime dei Sud d’Italia si parlano, si guardano in trasparenza e tessono sottili tele turchesi. I matinées della domenica si concludono il 16 agosto con Luciano Monceri che canta e interpreta i brani di Fabrizio De Andrè. In programma anche una singolare rappresentazione teatrale a cura di Casa degli Alfieri, di e con Loranza Zambon che si terrà il 17 agosto ad ore 21, partendo dalla sequoia. Si tratta di un percorso attraverso il dialogo millenario tra gli uomini e le piante, i miti ancestrali, le leggende, la letteratura, a cui si intreccia l’esperienza intima, personale di Lorenza Zambon, attrice/giardiniera, accompagnata dal musicista

Gianpiero Malfatto. Nel parco di Roncegno il 29 luglio e il 12 e 26 agosto si propone la visita botanica, una passeggiata nel parco per impararne la storia ed apprezzarne gli splendidi alberi secolari. Il ritrovo è alle ore 16.00 presso l’ufficio Informazioni A.p.T. di Roncegno. Si prosegue il 3 e 17 agosto con il risveglio muscolare. Un modo semplice per iniziare bene la giornata e la settimana attraverso semplici esercizi fisici in armonia con la natura. Ritrovo alle ore 10.00 presso Informazioni A.p.T. di Roncegno. Le iniziative sono curate in collaborazione con l’APT Valsugana e con la Rete trentina di educazione ambientale APPA della Provincia Autonoma di Trento. La partecipazione a tutti gli appuntamenti è gratuita. Iscrizione obbligatoria ai laboratori.

Info e iscrizioni: Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione Ambientale Provincia Autonoma di Trento Via Guardini, 75 – 38100 TRENTO Tel. 0461 706824 (Parco di Levico) 0461 496123 (segreteria) www.naturambiente.provincia.tn.it e-mail: parco. levico@provincia.tn.it A.p.T. Valsugana Tel. 0461 706101 – 800-018925 www.valsugana.info e-mail: info@valsugana.info


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DE GREGORI Il 9 agosto, nell’ambito dei festeggiamenti per il ventennale del Sagron de la Terza de Lui di Verla di Giovo, La Cros de Le Serre di Masen di Giovo, farà da cornice naturale alla poesia del cantautore Francesco De Gregori.

C U LT U R A

INSIEME IN FATTORIA

FESTA PER S.LORENZO

Grigno - Martedì 18 agosto, alle ore 17.00, la Biblioteca comunale di Grigno propone l’appuntamento culturale “Tutti insieme in fattoria”, letture animate per bambini a cura di Valentina Scantamburlo.

Lunedì 10 agosto, alle ore 20.30, appuntamento con le stelle cadenti, ovvero la “Festa di San Lorenzo” con falò e i burattini di Luciano Gottardi. A cura della Biblioteca di Telve e dell’Ecomuseo del Lagorai Valtrighetta-Calamento.

CANTI DI MONTAGNA Roncegno Terme - Domenica 26 luglio, alle ore 20.45, presso il salone delle feste del Palace Hotel di Roncegno Terme, si svolgerà la 35esima “Rassegna di Canti Popolari di Montagna”.

Trento. Botanici e farmacisti alla scoperta della flora alpina

Le buone erbe al MTSN

F

in dall’800, illustri botanici e farmacisti trentini hanno contribuito con i loro studi e le loro ricerche alla conoscenza della flora alpina, testimoniando le proprie attività in preziose opere a stampa ed erbari. Ora, il lavoro di alcuni di loro e i testi prodotti in anni di studio vengono ripercorsi dalla mostra “Le buone erbe”, ideata e realizzata da Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento e Fondazione Museo storico del Trentino. In un ambiente stimolante, che profuma di essenze, olii ed erbe aromatiche e medicinali, il percorso parte dal celebre

erbario custodito dal castello del Buonconsiglio di Trento (ms. 1591), esposto in mostra a Trento per la prima volta dopo quasi quarant’anni, per offrire alcune suggestioni relative al modo di rappresentare e interpretare le virtù delle piante nella concezione

tardo medievale. L’indagine botanica sul territorio viene infatti testimoniata, per la prima volta, nel Cinquecento ad opera di Calzolari e Mattioli e successivamente, nel corso dell’800, con figure significative di botanici tra cui Francesco Ambrosi e Francesco

Facchini, Agostino e Carlo Perini, Enrico Gelmi, Emil Diettrich Kalkhoff, Attanasio da Grauno e infine Giuseppe Dalla Fior, autore de “La nostra flora”. In mostra, accanto al pregiato codice cinquecentesco vengono esposte riproduzioni in grande formato di alcune pagine interne e riproduzioni di altri manuali coevi, come ad esempio il Codex bellunensis. Completano l’esposizione alcune rare raccolte di piante medicinali essiccate, tra cui un erbario medicinale di fine ‘700. Una sezione di “Le buone erbe” è dedicata agli strumenti di farmacia utilizzati per manipolare le erbe.

CASA STROBELE

Emozioni... su porcellana

Dal 14 al 21 agosto presso Casa Strobele, in via Telvana 5 a Borgo Valsugana, si svolgerà “Sensazioni ed emozioni su porcellana”: pittura su porcellana di Maura Tasin e Viviana Tenaglia. Dimostrazioni con tecnica impressionista. 15 agosto ore 18.00: “le rose di macchia”; 18 agosto, ore 18.00: “i girasoli”; 20 agosto, ore 18.00 “le zucche”. Inaugurazione 14 agosto ore 18.00.

Rovereto. Al Mart 140 foto della collezione del MOMA Immaginare New York Una straordinaria rassegna di 140 fotografie originali provenienti dalle collezioni permanenti del MOMA costituisce l’evento espositivo estivo del Mart. Il prezioso e raro materiale fotografico, per la prima volta in Italia in un’ampia rassegna, propone un’immagine inedita e affascinante di New York. Il

RONCEGNO

Tre mostre in sala tre castelli

Estate all’insegna dell’arte quella presso la Sala Tre Castelli a Roncegno Terme, con varie mostre in programma. Dal 24 al 31 luglio, infatti, si potrà visitare la mostra di Manuela Brugnara; a seguire, dal primo al 14 agosto, la mostra di Donatella Borzaga, e infine, dal 17 al 30 agosto, la mostra di Sabrina Carlettini e Dolores Corona.

mito della Grande Mela immortalato da grandi fotografi è qui ripercorso attraverso episodi e volti famosi della metropoli, ma anche grazie a quei luoghi che per tutto il ‘900 hanno rappresentato i sogni e le speranze della modernità. La mostra si basa sulla pubblicazione di Sarah Hermanson Meister Life of

Riva. Al Museo Civico una mostra sulla preistoria rivana Sulle antiche sponde Indagini archeologiche condotte a Riva del Garda, in un’area destinata alla costruzione di un albergo-garnì, hanno consentito di mettere in luce un vasto insediamento neolitico della Cultura dei vasi a bocca quadrata risalente alla metà del quinto millennio a.C. La mostra “Sulle antiche sponde” intende presentare i primi risultati degli studi interdisciplinari

in corso e una selezione dei reperti più significativi, con lo scopo di offrire al visitatore un quadro della preistoria rivana attraverso la ricostruzione del paesaggio antico, della cultura materiale, delle attività economiche e tecnologiche della comunità neolitica che era insediata alle falde del monte Brione. Riva del Garda, Museo Civico

the city e celebra la grande tradizione fotografica collegata alla città attraverso gli scatti di noti fotografi come Berenice Abbot, Gary Winogrand, Lisette Model, Lee Friedlander, Helen Levitt e Cindy Sherman.

Rovereto, Mart.

VIDEO-INTERVISTA

“Non solo K2” in ricordo di Baldi

Giovedì 6 agosto, alle ore 20.00, presso Malga Pozza di Telve di Sopra, si terrà la proiezione della Video-intervista di Renato Morelli “Non solo K2. Le pupille di Marcello”, in ricordo del regista Marcello Baldi recentemente scomparso. L’appuntamento è a cura dell’Ecomuseo del Lagorai.


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per

da staccare e conservare

Cucina Immagini

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La ricetta di luglio a cura di Fabrizio Todaro

Secondi piatti. Un piatto di carne dal sapore orientale 30 minuti * facile

POLLO AL CURRY CON VERDURE

Il pollo al curry è un piatto tipico della cucina orientale, soprattutto dell’India dove viene consumato assieme ad un contorno di riso. I punti di forza di questo piatto sono la sua semplicità nella realizzazione e il sapore deciso del curry. Può diventare un piatto unico accompagnandolo con del riso bollito o cucinato al vapore. La varietà di riso che consigliamo per questo piatto è la thailandese, ormai reperibile in quasiasi supermercato. INGREDIENTI PER 4 PERSONE

IL CURRY Il curry, come erroneamente si pensa, non è una spezia, ma un insieme di varie spezie e aromi dal sapore deciso: paprika, zenzero, pepe, zafferano e peperoncino.

1

da staccare e conservare

Tagliare il petto di pollo a listarelle.

4

Tagliare il peperone e l'ananas a pezzi della stessa dimensione delle zucchine.

7

Aggiungere l'ananas precedentemente tagliato a pezzetti e mescolare il tutto.

• Petto di pollo 400 gr

• Panna da cucina 200gr

• Peperone rosso 100gr

• olio di oliva

• Zucchine 100gr

• sale pepe

• Ananas 100gr

• 2 cucchiai di curry

• 1 cipollotto

• riso thailandese 200gr

2

Spolverare il pollo con abbondante curry.

5

Soffriggere il cipollotto tagliato a metà in olio d'oliva e unire il pollo. Cucinare per 5 minuti.

8

Unire la panna e lasciar addensare qualche minuto finché questa si ritira.

3

Tagliare le zucchine a pezzi di circa 2 centimetri.

6

Aggiungere al pollo i peperoni e le zucchine, facendoli cuocere senza mescolarli tra loro. Regolare di sale e pepe e far cucinare il tutto altri 10 minuti.

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A piacere, bollire del riso (preferibilmente la varietà thailandese) per accompagnare il piatto di carne.


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UN PC PER VOI

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Il caso. Questo prodotto ha risollevato le sorti del mercato

Netbook: pc ultraportatile o moda del momento?

C

di Luciano Motta

on il termine netbook, vengono indicati alcuni particolari computer portatili che altro non sono se non una versione in miniatura di un normale portatile; tutti hanno una tastiera fisica e uno schermo a volte anche con funzionalità touch screen (schermo sensibile al tocco), più altre funzionalità pressoché standardizzate salvo su qualche modello di punta di qualche casa produttrice più o meno blasonata. Il netbook viene presentato per la prima volta alla fiera mondiale dell’elettronica “Computex” che si tiene annualmente a Taiwan (da dove provengono tutti i pc, componenti e quant’altro serve per l’informatica, anche se poi le varie case assembleranno i componenti presso le loro fabbriche. Siamo nel marzo del 2008… Da allora, quando venne presentato il primo netbook, l’Asus eeePC 700, primo ad essere commercializzato si è arrivati oggi ad avere sul mercato oltre 100 modelli diversi di netbook. Questo prodotto ha risollevato le sorti di un mercato che iniziava a

risentire della recessione ed ha avuto ed ha tuttora un enorme successo tra il pubblico. Risponde a una precisa filosofia: canoni standardizzati - max 10,1 pollici di schermo, peso tra i 700 grammi e 1,30 Kg, hardware elementare ma

funzionale, connettività wireless integrata, spesso anche con possibilità di ospitare una scheda telefonica, prezzo minimo, dimensioni ridotte, webcam e microfono e buoni altoparlanti. L’estetica è molto accattivante e non mancano i colori vivaci,

gli anodizzati in alluminio, i metallizzati ecc. Se all’inizio i netbook montavano versioni ridotte e “blindate” di Linux, ora montano per il 99% il sistema operativo Windows XP di Microsoft e come processore nella maggioranza dei casi, i produttori adottano un processore Intel Atom N270 o N280 a 1,33 o 1,66 Mhz (dual core), 1Gb, a volte 2Gb, di memoria, hard disk da 160 Gb o drive SSD (allo stato solido,molto più costosi in tal caso) di 32 Gb, 2 o 3 porte USB, a volte una presa video e una presa di rete oltre ad un lettore di schedine per fotocamere digitali multiformato. Cosa ha determinato il successo dei netbook? Il prezzo, la portabilità e la praticità. Un conto è spendere 240-340 euro e portarsi a casa un accattivante computerino che sta comodamente in una borsetta o borsello e non “sfonda” la spalla di chi lo porta e può stare connesso ad internet anche per 5/7 ore con la sola energia fornita dalla batteria (se a 6 celle), altro invece spendere dai 500 ai 2500 euro ed avere un portatile che poi tale non è se non nel nome; sarebbe meglio chiamarli

“trasportabili”… Perché allora i netbook non possono sostituire completamente un PC od un notebook? I processori montati su questi prodotti sono versioni minimalizzate dei processori più tradizionali per fare in modo di ridurre i consumi di energia e la durata della batteria. Manca a tutti un masterizzatore incorporato; manca (ma anche in alcuni notebook di fascia bassa) una scheda video dedicata per cui non sono adatti per i videogiochi 3D, peraltro si possono vedere fluidamente i filmati. Reggono bene le suite “Office” dei vari produttori, navigano in internet, spediscono e ricevono mail ecc. ma non possono far girare –se non con tempi improponibili- software di grafica fotografica avanzata o di conversione o editazione di video, men che meno programmi CAD o specialistici. Diciamo però che per gran parte del pubblico vanno benone anche come primo ed unico PC. Teniamo conto che costano meno di un telefono cellulare un pochino complesso e che al prezzo di un Iphone 3G si possono tranquillamente comprare due netbook… tanto da diventare un oggetto di uso personale come il telefonino e l’orologio! Basta che dopo non si pretenda, come si suol dire, da una 500 lo sprint di una Ferrari!


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Casa dolce casa Stendere bene per stirare meno Curiosità di luglio Attenti... all’acqua

Oltre all’elettricità e al fuoco, anche l’acqua, in determinate situazioni, può diventare un elemento ad alto rischio. Infatti il contatto con liquidi bollenti può causare gravi ustioni; il contatto dell’acqua con elettrodomestici in funzione o fili elettrici scoperti può causare folgorazioni; un impianto non ben tenuto può provocare rischi di allagamento. Ecco alcuni consigli utili alla prevenzione: tenete l’acqua dello scaldabagno ad una temperatura di circa 45°C; non iniziate mai con l’acqua calda quando riempite la vasca da bagno: potreste ustionarti. Non uscite di casa lasciando lavatrice e lavastoviglie in funzione; usate i tappetini antiscivolo nella vasca o nella doccia; chiudete il rubinetto centrale dell’acqua prima di partire; fate riparare tempestivamente le perdite di acqua. Riparare le perdite di acqua è anche un notevole risparmio: infatti un rubinetto che perde 90 gocce al minuto spreca 4 mila litri di acqua all’anno.

Una delle faccende domestiche meno gradite dalla casalinghe è sicuramente stirare. A maggior ragione se la stagione rende la stiratura ancora più difficile a causa delle elevate temperature. Con qualche piccolo trucco si può però ridurre la quantità di indumenti da stirare. Come si dice…stendere bene per stirare meno! Per le camicie, per esempio, l’indumento che provoca sicuramente più nervosismo, basta appenderle su una gruccia e far fare alla lavatrice una centrifuga più leggera del normale. Ricordate però di allacciare i bottoni e di scegliere una gruccia delle giuste dimensioni, per far sì che le spalle della camicia non prendano forme sbagliate. I pizzi e i merletti decorativi vanno asciugati appoggiati su una bottiglia cosicché rimangano ben tesi e non ci sia bisogno di fatica per stirarli. Quando invece stendete sullo stendibiancheria ricordate che dove pinzerete con la molletta rimarrà una traccia: cercate quindi di appendere i vostri capi alle mollette nel punto meno visibile.

Indicativamente comunque cercate di stendere tutto a testa in giù utilizzando l’orlo dei vestiti come base di aggancio per le mollette. Questo faciliterà sicuramente l’operazione successiva. I capi in lana, infine, non si stirano: rischiereste di rovinarli. Lavateli e stendeteli in orizzontale (se li appendete si deformano completamente) ma prima di stenderli strizzateli in un asciugamano per far si che quest’ultimo assorba la maggior parte di acqua possibile. (s.c.)

Sopravvivere alle faccende domestiche Nel caso in cui però ci si trovi a dover fare le pulizie generali ecco qualche consiglio utile alla gestione delle faccende. Per chi lavora è impossibile evitare le pulizie generali, quelle durante le quali la casa viene messa completamente sottosopra, ripulita e riordinata. È buona norma, ma non sempre è possibile, spesso proprio a causa di impegni di lavoro, di fare un po’ per volta le faccende domestiche, pulendo subito quello che si sporca. Per ragioni igieniche le spugne devono essere sempre lavate: una volta ogni tanto immergetele in acqua e candeggina per qualche ora: ritorneranno come nuove! Strumento utile per le pulizie sono gli spazzolini da denti, anche vecchi: sono molto valide nella lucidatura dell’argenteria. Nel caso in cui però ci si trovi a dover fare le pulizie generali ecco qualche consiglio utile alla gestione delle faccende. Prima di iniziare è bene preparare tutti gli stracci e i prodotti necessari: è necessario avere tutto l’occorrente a portata di mano. Addirittura, se la casa lo permette, molto comodo sarebbe un carrello dove lasciamo tutto il necessario alle pulizie potendolo spostare da un ambiente all’altro senza troppa fatica. Si inizia a pulire sempre dall’alto procedendo poi verso il basso. Indossate sempre dei guanti in plastica o in latice per evitare irritazioni o allergie dovute ai detersivi. Limitate il consumo di detersivi e dove potete preferite l’uso di bicarbonato di sodio o di aceto. Utilizzate sempre

Gioielli brillanti

I gioielli, per mantenere la loro brillantezza, hanno bisogno di essere puliti periodicamente. Per lavare oro, argento e pietre preziose sono sufficienti una ciotola di plastica e del detersivo per i piatti. Non lavate mai i gioielli nel lavandino: se il tappo dovesse spostarsi rischiereste di perdere dei piccoli monili nel tubo di scarico, procurando dei danni anche a quest’ultimo. Mettete una goccia di detersivo nella ciotola con un po’ d’acqua tiepida e, dopo aver riposto i vostri gioielli nel liquido lasciateli a bagno per alcuni minuti, facendo attenzione che non si tocchino uno con l’altro. Dopo qualche minuto prendete i pezzi uno per volta e, con un vecchio spazzolino da denti lucidate anelli orecchini, ciondoli e tutto il resto. Dopo averli strofinati sciacquateli e metteteli ad asciugare su una tovaglietta di lino o cotone. Se volete fare più velocemente utilizzate il getto di aria fresca di un ventilatore o di un asciugacapelli. (s.c.)

acqua calda che da sola è già un ottimo detergente. I detersivi sono comunque necessari e per non sprecarli cercate di conservarli ben chiusi e in un luogo riparato; in questo modo possono durare anche fino a cinque anni. (s.c.)


Moda&Bellezza Curiosità di luglio Mode & Modi

L’eredità della moda

«Se mi fosse permesso di scegliere uno dei libri che verranno pubblicati cento anni dopo la mia morte, sapete quale sceglierei? Una rivista di moda per sapere come si vestiranno le donne un secolo dopo la mia dipartita. Questi stracci in fondo mi diranno sull’umanità futura più di tutti i filosofi, i romanzieri, i profeti e gli studiosi». (A. France)

Quando nasce una moda

«Un tempo la moda la facevano i ricchi e i detentori del potere. Gli altri o si adeguavano o cercavano disperatamente di mostrare che erano simili al potere, alleati del potere, persone su cui si poteva contare, gente fidata, gente per bene. Adesso la moda la fanno le ragazzine, e le duchesse la copiano». (Mary Quant, stilista inglese)

L’abito e la moda

«Se la materia degli abiti è semplice, la foggia è varia: e ad ogni stagione si cangiano gli abiti dilicati, ed i nostri giovani come farfalle eleganti non aspettano la sola primavera, ma di due mesi in due mesi alla più lunga svolazzano lietamente, e riproducono la loro lieta esistenza per le piazze e per le assemblee con un color nuovo, e una nuova modificazione di taglio, che si reputa sempre gaio e aggraziato, purché sia diverso da quello che si usava la settimana precedente». (G. Roberti, S.J.)

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Le maxi borse

Lungo fino ai piedi e con maniche svasate, il caftano fu scoperto dalla moda occidentale grazie a Diana Vreeland negli anni ‘70... Dall’oriente all’occidente, dal Marocco alla Francia, dagli Stati Uniti all’Italia, il passepartout dell’estate 2009 è il caftano. Nato intorno al Seicento in Persia, lungo fino ai piedi e con maniche svasate, il caftano fu scoperto dalla moda occidentale grazie a Diana Vreeland negli anni

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Nel segno del giallo

Sono l’accessorio del momento. Il classico must have della calda stagione 2009. Sono le maxi borse dell’estate: devono essere capienti, grintose e coloratissime. Assolutamente oversize, quasi esagerate, per poter contenere tutto ciò che serve, dagli appunti per l’ufficio, alle ballerine per la serata, per andare dal lavoro all’aperitivo senza passare da casa. Dettaglio caratterizzante delle borsa dell’estate è il colore tropicale, assolutamente sgargiante. Dal rosa corallo al verde mare, dall’azzurro cielo all’arancio tramonto. Insomma tutto ciò che ricorda la bella stagione in una borsa! Le maxi borse possono essere in pelle o in vernice, con qualche borchia o dettaglio metal ma anche con fibbie di cristalli sicuramente più chic. Si portano a mano o a tracolla, dipende dalla comodità di chi le indossa e dal modello. Vanno bene per ogni occasione dal mattino all’happy hour, dalla città alla spiaggia. Sono vietate però per una serata galante, quando è assolutamente necessaria una pochette, accessorio sicuramente più elegante. Ad assecondare la moda molte tra le star. Prime tra le trend-setter Jennifer Aniston e Renée Zellweger. (s.c.)

Il caftano... passepartout dell'estate

LA FINESTRA

Il look dell’estate 2009 è caldo, solare, esplosivo, vitaminico. Tutto questo si sposa perfettamente con un colore in particolare: il giallo. È questo, infatti, il colore scelto da molti stilisti per le loro passerelle. Giallo, purché in una sfumatura accesa e in alcuni casi addirittura fluorescente. Il giallo è una tinta molto luminosa che regala positività ed allegria e che sta bene a tutte, sia alle bionde che alle brune, purché si riesca a catturare qualche raggio di sole per un po’ di tintarella. Sulle passerelle sono gialli gli abiti, i pantaloni, i pagliaccetti che ricordano l’infanzia, le t-shirt e soprattutto le gonne, ampie e allegre. Ma non si risparmiano certo gli accessori: le collane di boules sono super colorate e i gioielli di moda quest’anno sono quelli arricchiti dall’ambra. Molto belli anche i maxi bracciali e i maxi orecchini in materiale naturale come il legno, arricchiti da dettagli in nuance. Anche le scarpe sono state contagiate dal total yellow: sono perfette infatti le ballerine di vernice ma anche i sandali ultrapiatti in gomma o con plateau e zeppe che ricordano i mitici Seventies. Purché rigorosamente gialli. A completare il look non possono mancare gli occhiali: se da vista colorati da cellulosa limone, se da sole anche anche le lenti assumono tonalità ambrate per vedere un mondo yellow! (s.c.)

‘70. La Vreeland era in quegli anni direttore di Vogue America e, innamoratasi del caftano durante un viaggio in Marocco, lo esportò negli Stati Uniti, dando così nuova vita ad un capo d’abbigliamento dai sapori mediterranei. Cominciarono dopo di lei ad indossarlo icone dello stile come Jackie Kennedy e Mariella Agnelli, l’ereditiera Barabara Hutton ne possedeva addirittura un’intera collezione e fu indossato con grande eleganza anche da uomini come Yves Saint Lauren. Ricamato e arricchito da cristalli e perline, realizzato in seta o chiffon, il caftano divenne uno dei capi più chic. E ora torna ad esserlo. Il successo del caftano pare infatti non essere terminato. Dopo il primo timido ritorno durante l’estate 2008, quest’estate ricomincia ad essere un pezzo immancabile del guardaroba. Per l’estate 2009 la rivisitazione prevede nuance che ricordano il mare e il cielo, coordinato ad accessori in tinta. Va bene per ogni occasione: fiorato, sgargiante e corto per il giorno, lungo, senza maniche e tinta unita per la sera. Si abbina a zeppe vertiginose ma anche a sandali ultrapiatti, gioielli macro e borsette dal sapore vintage, che ricordino proprio l’entrata in scena di questo capo d’abbigliamento che si attualizza portando con sé le sue origini. (s.c.)


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Caleidoscopio Le curiosità di luglio

Cavalli come nel vecchio west di Matteo Originale Sui monti che si estendono tra le province di Parma e Massa, capita sovente di incontrare scenari come quello immortalato nella foto qui a fianco. Cavalli che vivono in uno stato di totale libertà e che hanno a loro disposizione spazi sterminati, neppure fossimo nel vecchio West. E, per combinazione, tendendo l’orecchio talvolta capita di udire in lontananza il fischio di qualche vecchia locomotiva. Non sarà certo il treno per Yuma, eppure non ci stupiremmo di vedere spuntare dalla collina John Wayne in persona.

Lo sapevate che...

L’uomo e gli animali

Testardo come un mulo… o come un uomo?

Incredibile ma vero...

A chi non è mai capitato, almeno una volta, di essere apostrofato con l’espressione: “sei testardo come un mulo!”. Un modo di dire che, apparentemente, non necessita di particolari spiegazioni, perché il suo significato figurato risulta subito chiaro a tutti. Nell’immaginario collettivo, infatti, i muli sono duri di comprendonio, lenti e testardi, appunto, per antonomasia. Eppure l’espressione appare davvero impropria, se non addirittura totalmente infondata. Non ci credete? La prova evidente l’hanno recentemente ottenuta alcuni scienziati inglesi che sul tanto denigrato quadrupede, un ibrido che nasce dall’accoppiamento tra una cavalla e un asino, hanno realizzato

un interessante esperimento che non ammette repliche. In un laboratorio del Devon, infatti, hanno riunito 6 cavalli, 6 asini e 6 muli. Di fronte agli animali sono stati quindi posti vari contenitori, contrassegnati con simboli diversi a seconda del fatto che contenessero del cibo oppure che fossero vuoti.

UN FALSARIO PER CASO Esistono malviventi astuti e gentiluomini, altri spietati e violenti, altri ancora maldestri e ridicoli. Ed è senz’altro a quest’ultima categoria che appartiene un uomo di Buenos Aires che aveva deciso di diventare un falsario di banconote. Come? Semplicemente con uno scanner e una stampante. Il risultato è parso talmente disastroso che anche il giudice davanti al quale è comparso dopo l’arresto l’ha assolto, arrendendosi di fronte a tanta incapacità. Nessuno, ha dichiarato il magistrato, avrebbe potuto scambiare quei fogli di carta per banconote vere.

Per poter mangiare, dunque, gli animali dovevano riconoscere i simboli giusti. Ebbene, i primi a comprendere questo meccanismo, e dopo alcuni tentativi andare a colpo sicuro, sono stati proprio i tanto vituperati muli. Altro che animale lento e testardo. A seguito di questo esperimento gli scienziati hanno concluso che il mulo è un animale assai intelligente. A volte, tuttavia, soffre la mancanza di stimoli adeguati da parte del proprio padrone il quale, evidentemente fuorviato dai tanti luoghi comuni che circolano su questo animale, non s’impegna più di tanto per mettere alla prova l’intelligenza del proprio mulo. Insomma, in questa situazione il vero testardo appare l’uomo e non certo l’animale. (m.o.)

LADRI A SECCO Contea di Broome, stato di New York, tardo pomeriggio. A una stazione di servizio si ferma un’autovettura con a bordo due individui dall’aria poco raccomandabile. Difatti estraggono un coltellino e si fanno consegnare dal benzinaio l’incasso della giornata, ripartendo poi con una sgommata. Ma la fuga dura meno di un chilometro. Motivo? L’auto è rimasta senza benzina e per la polizia è un gioco da ragazzi catturare i due maldestri rapinatori.

IPSE DIXIT

Animali e simboli «Animale simbolico, l’uomo nell’immaginare il suo universo ha potuto considerarsi distinto dalla natura e credersi fatto ad immagine di Dio; l’animale è sempre stato lì a ricordargli la sua appartenenza alla natura» (Jean Louis Barrault, attore). Animale e uomo «Ciò che si può dedurre dalle osservazioni etologiche più recenti è un’immagine meno perversa degli animali. Essi sono meno bestiali di quanto non lo pensasse una umanità indubbiamente portata ad esorcizzare le proprie perversioni attribuendole al mondo animale. Essi non tendono solamente a soddisfare dei bisogni; intrecciano anche legami differenziali a volte molto duraturi». (F. Duyckaerts) Il coacervo di animalità «Le fiere più selvagge di tutte, che sono gli uomini; quegli uccelli che sono i frivoli, quei serpenti che sono gli ingannatori, quei leoni che sono violenti, quei maiali che sono i lussuriosi, quei lupi che sono i rapaci». Clemente Alessandrino, padre della chiesa greca Uomini e cani «Quando con attenzione considero le curiose abitudini dei cani, sono costretto a concludere che l’uomo è animale superiore. Ma quando considero le curiose abitudini dell’uomo, ti confesso, amico mio, che rimango incerto». (Ezra Pound, poeta e critico statunitense)

UN LADRO AL TAPPETO Nascere a Oxford non è di per sé garanzia di buona educazione. Difatti Gregory McCalium, un 23enne della nota città inglese, non contento di disturbare il vicinato con dei party scatenati, ha pure avuto la malaugurata idea di rapinare un vicino di casa, il 72enne Frank Corti. Apparentemente un tranquillo “nonnetto”, ma con una passione di gioventù insospettabile: il pugilato. Trovatosi di fronte il ragazzo armato di un coltello, l’ex pugile lo ha messo al tappeto in una sola mossa.




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