La Finestra maggio 2009

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Direttore Responsabile Prof. Armando Munaò Condirettore Dott. Johnny Gadler Vice direttore Roberto Paccher Pubblicità Cristina Dellamaria 347.6475297 Grafica ed impaginazione Eva Fontana Corrispondenti G. Bonini, P. Brol, P. Chiesa, L. De Carli, M. Pacher Collaboratori A. De Carli, C. Demozzi, M.G.Demozzi, G. Facchini, A. Gravino, F. Grosso, A. Iozzo, M. Luongo, P. Mondini, L. Motta, P. Serbolina, M.L. Tonelli Consulenza medico Scientifica dr. A. Piazza, dr. G. Donghia Consulenza legale Avv. Zeno Perinelli Consulenza fiscale dr. Armando Pacher Foto e fotoservizi M. Originale, S. Fassanelli Stampa CSQ Centro Stampa Quotidiani spa Erbusco (Brescia) Distribuzione AEMME sas Aut. Tribunale di Trento n. 635 del 22-4-1989 Questo numero de LA FINESTRA è stato chiuso il 18/5/2009 La Finestra declina ogni responsabilità per eventuali cambiamenti e/o errori nelle date e negli orari degli appuntamenti segnalati.

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Sommario

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Editoriale ................................................................. 3 Prospettive per il termalismo .................................. 5 Termalismo: le prospettive Crisi: tra assestamenti e sguardi al futuro ............ 10 Un convegno nazionale a Levico Intervista al nuovo sindaco di Pergine .................. 13 Terme, una recente direttiva europea sui diritti dei pazienti, l’approvazione Divina: la tessera sconto serve ............................. 16 della “Carta di Levico”. Per il terma25 aprile: i trentini fra i terremotati ........................ 17 lismo si aprono nuovi interessanti orizzonti. Campiello: finisce l’incubo .................................... 19 Biocompostaggio: le tappe dal 1996 a oggi ......... 20 Tracciabilità contro il traffico dei rifiuti ................... 21 Polizia di Stato: 157 anni di storia ......................... 23 Cooperativa Alta Valsugana: il bilancio ................. 26 Cassa Rurale di Levico: il bilancio ........................ 27 Il primo maggio: giornata di festa e di lotta ........... 29 Burrini: ecco come si vive in Birmania ................. 31 Fiorella Mannoia: un canto che unisce ................. 34 Vivo il ricordo di Egidio Casagrande ..................... 35 Un donatore moltiplica la vita................................ 36 Campiello: fine di un incubo Il 20 aprile scorso a Campiello di Levico è ufficialNino Andreatta: un insegnamento attuale ............. 37 mente terminata l’attività dell’impianto di biocomValdastico, la grande incompiuta .......................... 38 postaggio. Dal 1996 ad oggi tutte le tappe di un insediamento che ha prodotto puzza e proteste. Interesse per l’agricoltura eco-consapevole ......... 39 Magnifica di nome, ma non di fatto ...................... 40 Successo per la Festa dei meli in fiore.................. 41 Polizia di stato: la storia La Polizia di Stato ha celebrato il suo 157esimo anniversario. Pergine: il nuovo arredo urbano di via Maier......... 43 Tutta la sua gloriosa storia dal 1852 ad oggi e una tabella con Il coro Monte Persego canta per l’Abruzzo ........... 44 l’attività svolta dalla Polizia in Trentino nel corso del 2008. Pergine: i tempi per spostare l’elettrodotto............ 46 Una grande festa per i nonni del 1929.................. 47 Raduno degli ex emigranti ................................... 48 Computer della Municipale Ko .............................. 49 Storia e cultura del Trentino in 15 studi ................. 51 Nel 2012 il nuovo tratto Castelnuovo-Grigno........ 54 Strigno: commissione di studio per l’ex Degol ..... 57 A quando le barriere antirumore sulla S.S. 47? .... 58 Alla scoperta dei castellieri preistorici ................... 59 In 15mila per la Festa degli Orti in parco............... 61 Cronache della Bassa Valsugana.......................... 63 Cronache della Bassa Valsugana ......................... 65 Cronache della Valle dei Mòcheni ........................ 66 La collaborazione fa bene al turismo .................... 67 Ieri avvenne .......................................................... 69 Castelnuovo: un polo per carni e salumi............... 70 Come eravamo ..................................................... 72 Pergine: le ancelle della carità ............................... 73 Valdastico, La grande vela sul lago di Caldonazzo .................. 76 l’incompiuta La risposta del Ministro Altero I meli trentini nel giardino di Tolstoj ...................... 82 Matteoli a un’interrogazione L’addio a Giovanni Tomasi, voce libera ................. 83 del senatore Giacomo Santini l’ipotesi della ValdaPantani: l’eroe tragico ........................................... 85 rilancia stico, ma la realizzazione Per il Pakistan un’ipotesi da brividi ........................ 87 di questa autostrada, di cui Intervista a Massimo Ranieri ................................ 88 si parla da quasi 40 anni, sembra ancora lontana. Vivere la dimensione europea............................... 90 Il cartellone delle mostre....................................... 91 Effetto Bastard ...................................................... 92 Nuove prospettive di Dido..................................... 93 Teatro: la follia di Enrico IV .................................... 94 Cinema: Questioni di cuore................................... 95 Lemper e gli Angeli sopra Berlino ......................... 96 Cucina per immagini............................................. 99 Casa dolce casa .................................................100 Moda & Bellezza .................................................101 I danni del terremoto colpa anche del terreno.....102 Associazione Velica Trentina ’Associazione Velica Trentina compie sessant’anni. Dal dopoguerra ad oggi il Musica: più lungo il copyright.............................103 Lcircolo velico ha organizzato importanti manifestazioni a cui hanno partecipato i Caleidoscopio .....................................................104 nomi più prestigiosi della vela nazionale.

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Editoriale di Johnny Gadler

Valsugana: segnali che fanno ben sperare

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ici Super Valsugana e subito, inevitabilmente, il pensiero corre a quel nastro d’asfalto che l’attraversa da Trento fino a Bassano, percorso, secondo gli ultimi rilevamenti, da circa 40 mila automobili e 5 mila mezzi pesanti al giorno. Ma la Super Valsugana cui allude la nostra copertina è tutt’altra: è la vera Valsugana, quella che, nonostante tutto, sa essere propositiva, giocando le proprie carte migliori sia in chiave turistica e culturale, sia in ambito artigianale e produttivo. Insomma, a ben guardare questo territorio mostra tanti piccoli ma significativi segnali di riscossa che, in un quadro generale piuttosto fosco, alimentano buone speranze per il prossimo futuro. Magari partendo dai fasti del passato, come avvenne, ad esempio, con le terme che all’inizio del secolo scorso fecero guadagnare a Levico, Vetriolo e Roncegno una notorietà internazionale. Ed è proprio nella splendida cornice del Grand Hotel Imperial di Levico Terme che l’8 e il 9 maggio scorsi si è tenuto un convegno nazionale dal titolo “La nuova salute in Europa. Cure per tutti senza frontiere”. Nell’occasione è stata approvata la “Carta di Levico” nella quale, tra i vari punti, si prende atto con soddisfazione che la nuova direttiva europea sui diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera, consente di poter usufruire liberamente delle cure termali, senza autorizzazione preventiva, con diritto di

rimborso delle spese qualora tali prestazioni siano riconosciute, sia dallo Stato di appartenenza del cittadino che da quello dove la prestazione viene erogata. Per il termalismo si aprono così nuovi interessanti orizzonti... Ma tra la fine di aprile e i primi giorni di maggio la città di Levico è stata al centro anche di altre importanti iniziative di grande richiamo. Dalla Festa degli Orti “Ortinparco”, che nonostante il maltempo dell’ultimo giorno ha fatto registrare oltre 15 mila presenze, a PassAggiando, la manifestazione promossa dall’associazione Atasub allo scopo di promuovere e favorire lo sport della subacquea contestualmente alla valorizzazione dei laghi e delle bellezze di Levico. Tanti arrivi, dunque, nella città termale, ma forse la festa più grande è stata per una partenza: quella dell’impianto di biocompostaggio di Campiello che

dopo anni di maleodorante e contestata attività ha chiuso i battenti, restituendo questo angolo di Valsugana ai propri abitanti e a tutti coloro i quali considerano l’ambiente un bene prezioso da difendere e su cui investire. Ed è proprio il paesaggio agreste il filo conduttore di un’altra manifestazione svoltasi nella vicina Caldonazzo dove, per la “Festa dei meli in fiore” sono accorse oltre 5 mila persone. Nelle medesime giornate Borgo ha ospitato la Valsugana Expo, un appuntamento fieristico che da ben 13 anni vivacizza il panorama economico della Valsugana, rappresentando una grande vetrina per le imprese valsuganotte e trentine, nonché un ottimo volano per l’imprenditoria e l’ar-

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tigianato locali. Un panorama imprenditoriale che inevitabilmente mostra i segni della crisi globale, ma che presenta anche segnali positivi, come ad esempio l’avvio a Castelnuovo di un centro di affettamento e confezionamento di carni e salumi, dove sono previsti 17 posti di lavoro con interessanti prospettive in particolare per la manodopera femminile, o ancora le 25 microimprese, di cui la metà in “rosa”, avviate grazie al Progetto Leader Plus Valsugana. Nel frattempo Pergine continua a rifarsi il look – ora tocca alla storica via Maier – e ha eletto un nuovo sindaco, Silvano Corradi, il quale per il rilancio del terzo centro del Trentino intende puntare anche sul turismo, riponendo molte aspettative nel progetto che dovreb-

be portare la statale 47 in galleria sotto il colle di Tenna, liberando così un’intera sponda del lago di Caldonazzo ora praticamente inutilizzata per il passaggio della strada. E qui, voglia o non si voglia, la questione della Super Valsugana, questa volta sì intesa come arteria viaria trafficatissima, riaffiora con tutti i sui annessi e connessi, Valdastico inclusa. Già, perché il tormentone dell’autostrada più discussa d’Italia, da quasi 40 anni sulla carta e realizzata soltanto per un breve tratto, proprio in queste settimane si è arricchito di un nuovo capitolo. Infatti il Ministro dei Trasporti Altero Matteoli, rispondendo a un’interrogazione del senatore Giacomo Santini, dichiara la volontà «di portare a compimento un’opera di importanza strategica per il nord est del Paese, qual è la Valdastico nella sua interezza, compreso il tratto a Nord». Ma sulla vicenda dovrà pronunciarsi ancora una volta la Provincia autonoma di Trento, che finora ha sempre frenato sulla realizzazione di tale arteria viaria, non considerandola una priorità. In attesa di sviluppi e dell’attuazione del progetto che prevede di portare a quattro corsie l’intero tratto trentino della SS 47, godiamoci la Valsugana che sa essere protagonista. Forse non sarà Super come enunciato nel titolo, ma di questi tempi anche una rondine può fare primavera.

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Levico. La città termale ha ospitato un convegno di rilevanza nazionale

Le prospettive di sviluppo per il termalismo Nella splendida cornice del Grand Hotel Imperial di Levico Terme, l’8 e il 9 maggio scorsi si è tenuto il convegno nazionale “La nuova salute in Europa. Cure per tutti senza frontiere”. Nell’occasione è stata approvata la “Carta di Levico” nella quale, tra i vari punti, si prende atto con soddisfazione che la nuova direttiva europea sui diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera, consente di poter usufruire liberamente delle cure termali, senza autorizzazione preventiva, con diritto di rimborso delle spese qualora tali prestazioni siano riconosciute, sia dallo stato di appartenenza del cittadino che da quello dove la prestazione viene erogata. Per il termalismo si aprono così nuovi interessanti orizzonti.

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i sono aperti con un appello all’Unione Europea, affinché si impegni a riconoscere la specificità del termalismo e a differenziarlo in maniera chiara dal più vasto universo del wellness, i lavori del convegno nazionale “La nuova salute in Europa” svoltosi a Levico Terme l’8 e il 9 maggio scorsi. Un appuntamento importante per tutti coloro che sono impegnati in questo settore, sempre più rilevante nell’offerta turistica dei territori in grado di offrire questi servizi. A vestire i panni di padrone di casa è stato Remo Libardi, assessore al Turismo del Comune di Levico Terme, il quale, dopo aver portato i saluti e i ringraziamenti dell’Amministrazione Comunale, ha messo in evidenza il ruolo propulsivo che i servizi termali possono rivestire nel rilancio delle economie turistiche, soprattutto in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo. Poi è toccato a Guido Bombagli, presidente dell’ANCOT (l’Associazione Nazionale Comuni

Il Grand Hotel Imperial di Levico Terme

Termali, alla quale aderiscono 32 diversi municipi) ricordare i passi compiuti nel 2008, quando si è dato vita ad un documento che raccoglie tutte le problematiche legate al termalismo e le proposte che possono dare impulso a questo settore. «Con il sottosegretario al Turismo del Governo Italiano, oggi divenuto Ministro, - ha ricordato - abbiamo costituito un tavolo istituzionale per promuovere in maniera efficace la nostra offerta al di fuori dei confini nazionali. Il primo passo è quello di premere sull’Unione Europea affinché imponga ai paesi

membri norme comuni in grado di individuare chiaramente agli occhi dei cittadini i contorni e le specificità del nostro settore». Specificità che sono state definite con precisione da Paolo Gruppo, del

Thermal World Forum Abano: «Il termalismo deve essere inteso come valorizzazione delle acque terapeutiche, sia per la cura della persona sia per il benessere in senso più ampio. È questa la strada che stiamo seguendo ad Abano, dove abbiamo dato vita al più grande complesso mondiale di questo genere. Terapia e vacanza devono andare a braccetto». Poi ha ricordato le origini di questo settore: «Storicamente le terme sono nate con un obiettivo ludico, ma poi si sono spostate verso la cura della salute. Al giorno d’oggi

si riscopre il “turismo della persona”, un tipo di vacanza che comprende la cura, il benessere e la vacanza rigenerante. Un mix vincente». Donatella Bonmassar, presidente delle Terme di Levico e Vetriolo, ha ripercorso la storia dei “Bagni di Levico”, rileggendo parte di un documento redatto nel 1875 dall’allora medico e direttore Giuseppe Pacher. Dopo 140 anni, a suo avviso, è cambiato poco. «Sul piano dell’offerta nulla è mutato – ci ricorda – anzi, forse il prestigio di cui godono i nostri stabilimenti è inferiore a quello di cui godevano all’inizio del Novecento, quando le nostre Terme erano conosciute anche a New York. Questo deve farci pensare e stimolarci a ritrovare quegli spazi e quella notorietà». Infine ha preso la parola l’assessore al Turismo della Provincia autonoma di Trento, Tiziano Mellarini, che ha cominciato ringraziando ed elogiando la comunità levicense, capace di sviluppare in autonomia una solida economia turistica legata alle terme. «Il Trentino non è conosciuto nel mondo per gli stabilimenti termali, ma nonostante


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Levico. La città termale ha ospitato un convegno di rilevanza nazionale

questo i numeri sono in continua crescita, e ciò deve indurci a riflettere. Si tratta, fra il resto, di un turismo di qualità. Una forte attenzione alla ricerca, all’innovazione e un buon connubio tra settore pubblico e privato, possono fare la differenza nel prossimo futuro». L’assessore provinciale ha poi sottolineato l’importanza della comunicazione e della promozione, le quali devono essere confezionate e indirizzate nell’ottica di un target preciso: «Il Trentino sta per lanciare il proprio nuovo portale turistico e in esso il termalismo godrà di uno spazio importante». Infine ha riassunto i principi che sovrintendono all’intervento della Provincia autonoma di Trento in questo campo: «A Levico possiamo vantare una stazione termale che ci invidiano in tutta Italia, ma così è anche per tanti altri stabilimenti locali. L’amministrazione provinciale ha un preciso piano di rilancio, con una particolare attenzione per la ricerca scientifica». Infine ha condiviso la richiesta avanzata al Parlamento Europeo affinché possa fornire una distinzione tra servizi “medico-terapeutici” e “benessere”. A Levico era molto atteso l’intervento del presidente dell’Enit, Matteo Marzotto, visto l’importante ruolo strategico che svolge nell’ambito della promozione del turismo italiano oltre confine. «Oggi è nata un’alleanza strategica fra l’ente nazionale del turismo e il sistema termale italiano, con lo scopo di lanciare con forza un messaggio rivolto all’Europa» ha detto, facendosi carico delle richieste giunte da più parti. Poi ha aggiunto che «per sviluppare le grandi potenzialità esistenti è necessario che

imprenditori, enti di promozione, amministrazioni locali e stabilimenti termali elaborino progetti e strategie. Io posso aiutarvi – ha sintetizzato - ma non posso sostituirmi ai

singoli e alle istituzioni, siete voi il motore dello sviluppo». Marzotto, intervistato dal giornalista Antonio Preziosi al Grand Hotel Imperial, ha poi spostato il discorso sul ruolo chiave giocato dalla grande rete. «Internet deve rivestire un ruolo centrale, bisogna sfruttare al massimo questo mezzo di comunicazione, senza tralasciare gli altri. Sono lieto di comunicarvi che tra pochi mesi il portale dell’Enit cambierà look, offerta e indirizzo (www. italiantourism.com), ma penseremo anche ad un portale dedicato appositamente al circuito termale italiano. Sono felice che il Trentino – ha poi aggiunto citando le parole di Tiziano Mellarini – abbia compiuto un passo avanti in questo ambito, apprestandosi a lanciare il proprio nuovo sito dedicato al turismo». In merito al futuro del turismo nel nostro paese, Marzotto si è dichiarato ottimista: «Questo settore rimane la risorsa più importante di cui disponiamo, come dimostrano i dati raccolti dall’osservatorio nazionale, dai quali risulta che attualmente vi siano circa 3 milioni di addetti». Ha poi ribadito la propria

disponibilità a portare al neo Ministro al turismo, Michela Vittoria Brambilla, le istanze del mondo termalistico, chiudendo il proprio intervento con un nuovo invito rivolto agli

operatori: «Quello che io posso fare, in qualità di presidente dell’Enit, è proporre le eccellenze termali italiane all’estero, assecondando però le iniziative costruite dagli imprenditori e da chi gestisce gli stabilimenti termali». Un invito affinché tutti si rimbocchino le maniche. Ad aprire la tavola rotonda del pomeriggio, momento culminante del

primo giorno di lavori, è stato l’intervento di Ennio Gori, presidente dell’OMTH (Organizzazione Mondiale del Termalismo), che ha ricordato i passi avanti compiuti dal 2005, anno in cui la cittadina della Valsugana ospitò una analogo momento di confronto. «I lavori si conclusero con l’approvazione di un documento – ha ricordato – che auspicava l’inserimento delle cure termali nella Direttiva dell’Unione Europea dedicata all’assistenza sanitaria transfrontaliera. I risultati sono arrivati in fretta, visto che a partire

dalla Risoluzione del 27 novembre 2007 il Parlamento Europeo ha definito il termalismo come “settore di importanza strategica per l’economia degli Stati Membri”. Qualche settimana fa ha ribadito il principio fondamentale della “libertà di poter scegliere cure non ospedaliere inserite nel sistema sanitario termale dei paesi, senza alcuna particolare limitazione”. Gli stati membri, quindi, rimborsano le spese sanitarie all’estero dei propri cittadini, con minor carico di spesa sugli individui». Si può comprendere, dunque, quali opportunità si aprano per chi offre questo tipo di servizi. Gianni Gottardo, presidente del Centro Studi Pietro d’Abano, ha ribadito la richiesta di veder definito con precisione

lo status di “stabilimento termale”. «Insisto sulla necessità di avere una normativa unica in tutta Europa per quanto riguarda la disciplina di questi esercizi, necessaria per distinguere i concetti di “cure termali” e di “benessere termale” dal “wellness” generico e privo di fondamenti scientifici. Questo è il primo passo da compiere – ha sottolineato Gottardo – per lo sviluppo del settore e per spazzare il campo dai falsi centri, che spacciano per medico ciò che non è». Per raggiungere questo obiettivo il disegno è chiaro: «Si rende necessaria la presenza di un organismo di controllo internazionale e l’istituzione di convenzioni e accordi fra i vari circuiti termali di tutta Europa». In quanto all’Italia «non dobbiamo dormire sugli allori, servono stimoli, innovazioni, specializzazioni certificate per poter competere». Alberto Lalli, direttore del Centro Studi Pietro d’Abano, ha cercato di tracciare un identikit del cliente con il quale è necessario confrontarsi: «Il paziente d’oggi non è più colui che cerca una vacanza lunga, ma è un viaggiatore del benessere, di qualsiasi estrazione sociale, che va alle terme durante il week-end. Per questo motivo bisogna rivedere il concetto del ciclo terapeutico, non più settimanale o quindicinale, ma ridotto a pochi giorni». Da qui deriva l’importanza di una buona ricerca fatta in collegamento con i centri universitari. Ecco gli altri due caposaldi: «Il benessere termale deve essere fruibile solo in loco, senza possibilità di esportazione ed inoltre deve legarsi a doppia mandata al wellness, proponendosi anche alle persone disabili». Dopo essersi lamentato


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Levico. La città termale ha ospitato un convegno di rilevanza nazionale

per la soppressione del corso dedicato al Diritto del Turismo, che teneva alla Facoltà di Giurisprudenza di Trento, Alceste Santuari, professore e consulente dell’Ancot (Associazione Nazionale Comuni Termali), ha illustrato le sfide da affrontare alla luce della sentenza della Corte Europea di Giustizia che dà via libera ai cittadini europei nella fruizione di cure all’interno di un qualsiasi paese membro. «Gli stati confinanti, che hanno sistemi sanitari simili, potrebbero coordinarsi in “macro-regioni” (vedi Trentino e Veneto). – suggerisce – Quello della cooperazione transfrontaliera è un principio nuovo, che potrebbe aiutarci a raggiungere l’uniformità in tutto il continente. In quanto al nostro paese si rende necessario un disegno di legge dedicato alla regolamentazione dei “centri benessere”». La seconda giornata del convegno “La nuova salute in Europa - Cure per tutti senza frontiere”, si è aperta con il saluto delle autorità. Dopo il dibattito del venerdì sul termalismo, la giornata di sabato è stata tutta dedicata al tema della libertà di cure in Europa, dopo che il Parlamento Europeo, come detto, ha approvato in prima lettura, nella seduta del 23 aprile 2009, una direttiva che sancisce il diritto dei cittadini europei ad usufruire delle prestazioni sanitarie an-

e addetti al settore, anche Amedeo Bianco, Presidente della Federazione Nazionale degli ordini dei medici e Napoleone Ferrara, oncologo e fresco vincitore del Premio Pezcoller, è stata approvata la “Carta di Levico Terme”. Con questo documento i partecipanti al convegno nazionale hanno preso atto con soddisfazione

che non ospedaliere nei diversi paesi dell’Unione Europea. L’assessore alla salute della Provincia automa di Trento, Ugo Rossi, ha salutato con favore la nuova direttiva che contribuisce a costruire un’Europa dei diritti e della libera circolazione. Ha evidenziato che si dovranno risolvere molti problemi di armonizzazione dei sistemi

sanitari e ha ricordato che la Provincia ha già in atto collaborazioni in campo sanitario con il Tirolo e l’Alto Adige. Il sindaco di Levico Terme, dott. Carlo Stefenelli, ha sottolineato che nel campo del termalismo in Europa c’è una realtà molto diversificata. Si va

dalla diffidenza assoluta al sostegno convinto da parte dello stato. Su questo punto, ha detto, c’è quindi molto da lavorare. Giuseppe Zumiani, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Trento, ha spiegato che il punto di riferimento per i medici di fronte ad ogni novità normativa deve essere sempre il codice deontologico. Ha indicato nell’affidabilità scientifica un requisito fondamentale per le cure termali. Dopo un ampio dibattito, a cui hanno partecipato, oltre a numerosi esponenti politici locali, nazionali ed europei, medici

che il Parlamento Europeo ha approvato in prima lettura, nella seduta del 23 aprile scorso, la direttiva sui diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera. Questa approvazione, sottolinea il documento di Levico, sancisce il diritto dei cittadini europei ad usufruire delle prestazioni sanitarie anche non ospedaliere nei vari paesi dell’Unione Europea. In particolare la direttiva chiarisce i diritti dei pazienti ad ottenere, in uno stato membro diverso da quello di origine, le cure e i rimborsi delle spese sanitarie. Ha voluto anche fissare principi comuni per tutti i sistemi sanitari

dell’Unione e istituire un quadro per la cooperazione in settori come il riconoscimento delle prescrizioni mediche. Con la “Carta di Levico” si è preso atto che la direttiva rispetta le competenze nazionali in materia di assistenza sanitaria e che nessuna disposizione della direttiva deve essere interpretata in modo da compromettere le fondamentali scelte etiche degli stati membri dell’Unione. I partecipanti al convegno hanno apprezzato in particolare che la nuova direttiva consente esplicitamente di poter usufruire liberamente delle cure termali, senza autorizzazione preventiva, con diritto di rimborso delle spese qualora tali prestazioni siano riconosciute, sia dallo stato di appartenenza del cittadino che da quello dove la prestazione viene erogata. Nella “Carta di Levico” si auspica la sollecita e definitiva approvazione da parte del Parlamento Europeo e del Consiglio di un provvedimento considerato di importanza vitale per la crescita della comunità europea. Durante il dibattito è emerso che, nonostante l’iter non sia ancora concluso e con problemi di armonizzazione dei vari sistemi sanitari da affrontare, la collaborazione in campo sanitario potrà avere per l’Europa e il processo di integrazione, la stessa importanza avuta dall’introduzione della moneta unica.


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In cifre. La fotografia del Censis sulla situazione economica dell’Italia

La crisi tra assestamenti e sguardi al futuro Gli italiani vogliono reagire alla paura dell’impoverimento e lo fanno principalmente cercando conferme nella loro capacità di acquistare prodotti che in qualche modo li gratifichino. È così che nel panorama del sostanziale calo di consumi di questi mesi, spiccano e trainano quel poco di ripresa dei consumi che si comincia ad intravedere, quei prodotti che racchiudono in sé un nuovo valore aggiunto...

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onfusione e paure del ceto medio Questa più di altre sembra essere una crisi del ceto medio, anche se esso ha potuto contrastare gli effetti immediati di questi mesi, attraverso le tante compensazioni che in 50 anni di crescita il ceto medio ha saputo strutturare (risparmi, casa e famiglia in primo luogo). Il “segno” che la crisi sta lasciando riguarda soprattutto le prospettive che man mano danno l’impressione di chiudersi: fine della crescita costante, incertezza sul welfare, precarizzazione del lavoro specialmente per i figli. Sembrerebbe quasi la fine di una lunga fase di imborghesimento della società italiana e l’inizio, per il ceto medio, della paura di perdere terreno. Prevalgono infatti sentimenti di confusione e la tendenza a ridurre i consumi: la percentuale di italiani che dichiara di non sapere cosa fare davanti

alla crisi è raddoppiata da gennaio ad oggi, passando dall’8,1% al 16%, quelli che taglieranno i consumi sono passati dal 22,2% al 35,6%. Significativa è la crescita di chi guarda al maggiore impegno lavorativo come reazione alla crisi. Ma la paura di regredire emerge soprattutto dalle previsioni che gli italiani fanno riguardo all’uscita dalla crisi: per il 68,3% di essi non è affatto vero che ormai abbiamo toccato il fondo, ma anzi il peggio deve ancora arrivare (un timore che è più forte nel CentroSud che nel Nord-Ovest). Sarà pure il risultato di un effetto annuncio che avendo enfatizzato molto le difficoltà, ora fatica a invertire la tendenza, ma certamente è anche il segnale di un’incertezza forte verso il futuro. Gli italiani hanno fatto pace con l’Euro Uno degli effetti più imprevedibili della crisi è quello di aver avviato una

fase meno risentita nel rapporto tra gli italiani e la moneta europea. Il mondo dei salariati a reddito fisso ha conosciuto una piccola rivincita su tutti coloro che erano riusciti a speculare con l’Euro. Grazie ad un’inflazione sostanzialmente ferma, al calo dei mutui e dei prezzi del carburante, vi è stato un recupero del potere d’acquisto di questa categoria. Quando infatti si chiede agli europei se la moneta unica abbia contribuito a mitigare gli effetti della crisi, il 53% degli italiani risponde di sì, contro il 41% degli spagnoli, il 40% dei francesi e il 34% dei tedeschi (dati Eurobarometro). Senza indebitarsi, anzi risparmiando Sul 47,6% degli italiani la crisi ha avuto ripercussioni signifi cative, ne sono cioè stati toccati concretamente, anche se con intensità differenti: quasi il 40% ha subito perdite nei propri investimenti,

nonché per gli elettrodomestici (-9,1%).

mentre il 30 % ha subito una riduzione del reddito. Circa il 60% ha cercato di ridurre i consumi, senza grandi differenze tra chi è intervenuto sulle spese in generale e chi solo su quelle voluttuarie. Ancor più dei consumi, si è contratta la tendenza, già assai modesta in Italia, ad indebitarsi: nei primi tre mesi dell’anno il ricorso al credito al consumo è diminuito del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, in modo particolare sono calate le richieste di fi nanziamento per l’acquisto di autoveicoli e motoveicoli (-22,9%),

La ricerca di un valore aggiunto nei consumi Ma gli italiani vogliono reagire alla paura dell’impoverimento e lo fanno principalmente cercando conferme nella loro capacità di acquistare prodotti che in qualche modo li gratifichino. È così che nel panorama del sostanziale calo di consumi di questi mesi, spiccano e, in questo momento, trainano quel poco di ripresa dei consumi che si comincia ad intravedere, quei prodotti che racchiudono in sé un nuovo valore aggiunto in grado di incoraggiare l’acquirente e di stimolare una propensione alla spesa ormai irrigidita. Ed è così che certi tipi di spesa hanno conosciuto una crisi più lieve di altre: - la spesa che dà soddisfazione, che permette di sfuggire la sensazione di impoverimento, senza spendere molto (un oggetto per la casa con un


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In cifre. La fotografia del Censis sulla situazione economica dell’Italia

bel design, o un bene di consumo di prima qualità, magari in offerta). Le vendite di questa tipologia di prodotto sono aumentate dell’1,4%; - comprare molto spendendo poco, il discount, i prodotti generici (che rappresentano il 13% del mercato), percentuale che è destinata a crescere; - sfruttare gli incentivi economici, non solo quelli statali, ma anche gli sconti e le offerte speciali: il valore di queste vendite è aumentato del 5%; - la spesa etica, prodotti ecologici o a basso impatto ambientale; - il valore della praticità, ad esempio i cosiddetti prodotti ortofrutticoli di “quinta gamma”, cioè quelli già lavati e tagliati, sono gli unici del comparto alimentare che hanno aumentato le vendite (+5%). - il ritorno alle tradizioni, sempre nel settore alimentare, ma non solo, tengono i prodotti che richiamano “il tempo andato”: i prodotti locali, i DOP/IGP,

ma anche alcuni prodotti per la cura del corpo; - la voglia di risparmiare, con le auto GPL, o i prodotti a basso consumo energetico; - l’innovazione, infine, che gratifica sempre gli acquirenti. I prodotti tecnologici “funzionano” solo se hanno un contenuto di innovazione, cioè se sostituiscono un prodotto ritenuto obsoleto e quindi soddisfano il bisogno di essere all’avanguardia (per esempio passare dal telefonino allo smartphone). L’utilizzo degli incentivi Gli incentivi che hanno prodotto effetti positivi sono stati quelli che hanno saputo rispondere simultaneamente alle diverse richieste di nuovi valori aggiunti da parte dei consumatori, come il bisogno di risparmiare, di acquistare comunque prodotti innovativi e di fare qualcosa di eticamente valido. È il caso delle automobili dove gli incentivi del Governo hanno spinto all’acquisto

re”, con 100 milioni di fatturato aggiuntivo per tutta la filiera.

di auto ecologiche e che consumano meno, ma che, al tempo stesso, dimostrano il proprio personale non impoverimento. Anche sugli elettrodomestici gli ecoincentivi hanno fatto leva su di un meccanismo analogo: i frigoriferi a basso consumo energetico, già da tempo incentivati, sono passati da una quota di mercato del 12% ad una del 44%, pur in presenza di un aumento del 37% dei costi. Anche in questo caso, aver sostenuto il risparmio, l’ambiente e l’innovazione, ha aiutato un intero settore a “tene-

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Vince il microwelfare È stata una crisi anche molto molecolare, fatta di tanti focolai diversi e non sempre riconducibili a letture unitarie: crisi degli investimenti, dell’export, del lavoro, dei consumi, il tutto con una dose rilevante di irrazionalità. Non è un caso allora che le risposte che meglio hanno funzionato sono state quelle che più sapevano assecondare l’auto-orientamento dei soggetti economici. In modo particolare, ha vinto il micro welfare, quello degli enti locali, delle piccole banche territoriali, che hanno messo in campo interventi mirati, a volte anche piccolissimi, ma che hanno saputo tamponare tante emergenze e hanno così permesso a quel determinato contesto di “tenere”. Nuovo ruolo degli Enti Locali La mano pubblica non

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sembra, per la maggioranza degli italiani, essere stata molto attiva nel contrastare la crisi. Per il 55,5% dei cittadini infatti nessun soggetto pubblico ha fatto qualcosa di concreto per supportare famiglie e imprese. Sorprendente il ruolo riconosciuto agli Enti Locali: l’8,3% degli italiani ritiene che il Comune sia il soggetto che si è dato più da fare. Sommati a coloro che hanno apprezzato il lavoro delle Province e delle Regioni arriviamo ad un 15% di cittadini che hanno trovato nella dimensione locale la vera risposta alla crisi (nel Nord-Est tale percentuale arriva al 22,5%). Ancora una volta il collante comunitario rappresenta una risorsa per lo sviluppo, ed è una tendenza ben interpretata da molti amministratori locali che in questi mesi hanno voluto affermare la loro leadership con prese di posizione sempre più decise a favore delle loro aree.


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Pergine. Nostra intervista al nuovo sindaco della terza città del Trentino

Silvano Corradi

«Sarò un sindaco a tempo pieno» Il nuovo sindaco di Pergine, Silvano Corradi, ci illustra le priorità del suo programma di governo che spazia dagli aspetti prettamente economici a quelli della viabilità, dal turismo fino ai giovani e alla città multietnica. Con una promessa ai perginesi: «Voglio accelerare per fare in tempi brevi quanto più è possibile».

di Paolo Chiesa

vincitori al primo turno».

indaco Corradi, si è emozionato per questa elezione? «La vera emozione c’è stata il lunedì dopo le elezioni, durante lo spoglio dei voti, nei pochi momenti nei quali i risultati si alternavano. Anche se a dire la verità si era capito subito che sui 21 seggi saremmo andati al ballottaggio solo in 4, mentre gli altri 17 facevano capire chiaramente che saremmo risultati

Una grande soddisfazione, quindi? «Sì, anche se solo la compattezza della coalizione ha fatto in modo di non andare al ballottaggio. D’altronde prima di accettare di candidarmi ho voluto fossero messi dei paletti abbastanza rigidi. In pratica ho detto chiaramente che l’avrei fatto solo se mi garantivano collaborazione e appoggio. La coalizione si è sentita vincolata e abbiamo fatto una splendida campagna elettorale».

S

Si aspettava un risultato più positivo? «Mi sembra che il risultato sia molto positivo. L’insieme delle nostre forze politiche ha solitamente un elettorato che si aggira sui 65-68% del totale. Il 10% è andato alla lista civica di Daniela Casagranda, un altro 3% alla lista di Michele Fabbro. Di conseguenza avere portato a casa il 56% non mi sembra poco visto che si parla di uno scarto sul totale degli altri candidati di circa 1300 voti. Sul secondo candidato sindaco ci sono stati 35 punti percentuali. Si tratta di oltre 3500 voti. Mi sembra tra l’altro che nessuno abbia messo in dubbio la nostra vittoria». Anche a Pergine, come del resto a Trento e negli altri Comuni dove si è votato, c’è stato un grande astensionismo. La gente è

stanca della politica? «A Pergine la percentuale di votanti è stata tra le più alte. Penso che la gente si senta invogliata ad andare a votare quando ritiene che ci sia qualcosa da cambiare. Noi ci siamo presentati nel segno della continuità e abbiamo invitato il nostro elettorato a votarci. Le altre liste non hanno sensibilizzato a sufficienza il loro elettorato perché votasse contro questa continuità. Se fosse andato a votare il 75% dell’elettorato forse ce la saremmo vista più brutta perché in quel caso ci sarebbe stata molta gente non interessata alla politica che vedeva molte cose da cambiare. Invece, al contrario di quanto sostenevano i nostri avversari, a Pergine la gente vive bene». Solo continuità di un percorso già avviato dalla precedente amministrazione o portate anche delle nuove idee? «Da parte nostra, come detto, rappresentiamo la continuità, però con delle notevoli innovazioni. Prima di tutto un sindaco che non faceva parte dell’amministrazione precedente. Inoltre nelle nostre liste ci sono tanti giovani che non facevano politica e che si ritrovano eletti come secondi o terzi nelle loro liste. Questo vuol dire che ci sono tutti i presupposti per ringiovanire la nostra classe dirigente ed è chiaro che in questo contesto ci

sarà un’innovazione nello spirito della giunta. Il vicesindaco è una donna, cosa mai accaduta nelle amministrazioni perginesi e poi c’è stato l’innesto di persone nuove in giunta. Questo sicuramente porterà idee nuove e voglia di fare cose diverse. Quale sarà il rapporto con l’opposizione? «Dai primi approcci sembra che ci sarà un’opposizione costruttiva. Vedremo i primi consigli comunali come andranno. Da parte nostra non c’è nessuna voglia di entrare in conflittualità con la minoranza. Anzi, io sarò il sindaco di tutti». Le Sue priorità? «La prima cosa è occuparsi della crisi economica anche nella nostra comunità. Durante la campagna elettorale ho incontrato decine di persone che mi hanno parlato dei loro problemi: la cassa integrazione, lo sfratto etc. Persone che vedono il futuro fosco. Dobbiamo rilanciare l’economia agevolando le nostre imprese, per questo faremo delle consultazioni con le varie categorie economiche. Un’altra mia intenzione è di fare una seria valutazione all’interno dell’amministrazione comunale per vedere se ci sono degli spazi di produttività ed efficienza da recuperare. Infatti uno degli impegni che ci siamo presi è quello di avere un’amministrazione più trasparente


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Pergine. Nostra intervista al nuovo sindaco della terza città del Trentino dove i consiglieri comunali siano più coinvolti, così come i fiduciari frazionali. Una persona quando viene in Comune deve trovare inoltre dei funzionari sensibili e consapevoli che chi gli sta davanti non è una persona qualunque, ma uno tra quelli che li stanno pagando. Dobbiamo inoltre salvaguardare il territorio. Voglio fare una valutazione sui regolamenti comunali per favorire la ristrutturazione delle case dei centri storici. Se non si interviene ci saranno i centri storici pieni di case diroccate con intorno case nuove. Questo perché per un costruttore è più semplice comperare un terreno e costruirci sopra che ristrutturare un vecchio edificio». Che ambizioni può avere la terza città del trentino? «La più grande ambizione è quella di non diventare un sobborgo di Trento, cioè rimanere una città autonoma con la sua cultura e le sue tradizioni. Ne ha tutte le caratteristiche: ha una vocazione parzialmente turistica e buone realtà commerciali e agricole. La gente vuole venire ad abitare a Pergine perché c’è una discreta vivibilità. È un bel posto. Chi ci vive ha molte possibilità: i laghi, la montagna, posti come la Val dei Mocheni. È sicuramente diverso che vivere a Trento o a Rovereto». Parliamo di alcune altre questioni importanti. Iniziamo dalla viabilità. «Si deve prima di tutto fare

lazione. Per le persone già presenti sul territorio dobbiamo puntare all’integrazione. Con la stessa convinzione dobbiamo però fare in modo di regolare eventuali nuovi arrivi, perché se è vero che quanti già ci sono stanno lavorando nelle nostre imprese, è anche vero che in un momento di crisi economica dobbiamo fare attenzione che non vengano tolti spazi alla manodopera locale. Per non parlare dei bisogni collegati: case, istruzione etc.».

Il Municipio di Pergine

una seria considerazione sulla viabilità di collegamento tra le frazioni e il centro perché ci sono ancora interventi da fare. Sulla variante mochena, di cui si parla da anni, bisogna fare uno studio approfondito. Mi sembra impossibile che siano i 1800 abitanti della Val dei Mocheni a creare gli intasamenti stradali nel centro di Pergine. Penso si tratti invece di problemi di viabilità riguardanti la città e le sue frazioni. Nelle due situazioni gli interventi da compiere sono diversi. Una cosa è fare una circonvallazione ed un’altra è fare una variante di innesto della strada provinciale sulla Statale 47. Una volta fatto questo studio si potrà decidere». Sul nuovo “Villa Rosa” che ci dice? «Durante la campagna elettorale ho sottoposto la questione dell’ospedale ad ogni assessore provinciale che ho avuto modo di incontrare e anche al pre-

sidente Dellai, chiedendo loro delle garanzie sul suo futuro. Finora sono stati investiti 40 milioni di euro per una bella struttura che è il doppio del vecchio Villa Rosa. Noi chiediamo che diventi sia un luogo dove si possano intensificare le cure specialistiche riguardanti la riabilitazione, sia una scuola di formazione sanitaria. Abbiamo ottenuto una risposta affermativa per quanto riguarda la prima richiesta. Per la formazione si vedrà. Ci è stato detto che si dovrebbe farla rientrare all’interno di un sistema provinciale per evitare un doppione di quanto esiste ad esempio ad Arco. Fatto sta che per noi Villa Rosa deve diventare un centro di eccellenza della sanità trentina per quanto riguarda la specificità della riabilitazione». Pergine città multietnica? «A Pergine ci sono 1.600 cittadini extracomunitari, circa il 9% della popo-

Che tipo di approccio avrete con il pianeta “giovani”? «Ora c’è la generazione del computer che è molto diversa da quella dei motorini di 25 anni fa. Quella odierna forse è anche un po’ più matura. Per gli adolescenti c’è in previsione il nuovo centro giovani e sul territorio comunale ci sono molte associazioni, soprattutto sportive, che stanno lavorando moltissimo per i ragazzi. D’altronde Pergine è sempre stata attenta alle nuove generazioni. Dalla fine degli anni ‘90 con la nascita del progetto “Pergine città dei bambini”, c’è sempre stato un assessore con una specifica delega alle politiche giovanili». Il turismo è ancora una buona carta da giocare per Pergine? «Se si riesce a creare un connubio tra turismo e agricoltura come succede in Alto Adige, ci sono ampi margini di miglioramento. C’è il progetto di collega-

mento delle nostre ciclabili con la rete di quelle provinciali. Il primo progetto ha avuto delle contestazioni perché passava in mezzo alle campagne. È allo studio un nuovo tracciato per collegarsi con la ciclabile che parte da Caldonazzo e porta fino in Veneto. L’altro grande progetto che stiamo aspettando è quello che dovrebbe portare la strada statale 47 in galleria sotto il colle di Tenna. Da assicurazioni avute dall’assessore Pacher e dal presidente Dellai il tunnel fa parte del programma di coalizione della giunta provinciale. Quest’opera libererebbe un’intera sponda del lago di Caldonazzo che è praticamente inutilizzata per il passaggio della strada. Sono due interventi determinanti per dare uno sviluppo alla nostra zona». Quante ore passerà in Municipio? «Sarò un sindaco a tempo pieno». Il sogno del sindaco Corradi? «Siamo di fronte ad una legislatura di 6 anni, perché c’è da recuperare l’anno in più dovuto all’elezione di Renzo Anderle in consiglio provinciale. Il mio obiettivo non è una legislatura che getti delle basi per concludere il lavoro nella prossima. Io voglio accelerare per fare in tempi brevi quanto più è possibile. Quando sarà finita questa legislatura io avrò 65 anni e sarà il momento giusto per lasciare la politica e godermi la pensione».


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Il fatto. Il senatore della Lega Nord in visita a Popoli

Divina: «La tessera sconto serve»

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l 28 aprile scorso il presidente della commissione straordinaria per il controllo dei prezzi e delle tariffe del Senato, Sergio Divina, è stato a Popoli, in provincia di Pescara, uno dei pochi comuni fuori dalla provincia aquilana colpiti dal terremoto. «Ho scelto spiega il sen. Divina in una nota - un luogo ai margini dell’epicentro, ma dove il terremoto ha comunque fatto seri danni. Popoli ha 200 famiglie sfollate, il comune non è agibile e tuttora i dipendenti lavorano in un sottoscala, oltre alla chiesa, alle scuole e all’ asilo nido pure inagibili. Queste 200 famiglie vivono in appartamenti recuperati, in affitto e il sindaco sta vigilando con i carabinieri contro le speculazioni». Il senatore della Lega ha reso noto che anche il supermercato è inagibile e i generi di prima necessità devono essere acquistati fuori dall’area comunale. Proprio su questo proble-

ma, il senatore Divina ha ribadito la necessità di una card, o tessera sconto, che aiuti le famiglie nell’acquisto dei generi alimentari o di prima necessità. «Ne ho parlato al sindaco - continua il sen. Divina - il quale l’ha ritenuta una idea valida che, ripeto, è a costo zero in quanto vede il coinvolgimento di tutte le organizzazioni economiche. Se una famiglia media di 4 persone Il Sen. Sergio Divina e l’On. Maurizio Fugatti durante la loro visita a Popoli

può spendere 700 euro al mese, può acquistare con il 50% di sconto, spendendo solo 350 euro. Si tratta di una franchigia di sconti da concordare nella rete delle confederazioni di categoria ed eventualmente anche con le istituzioni». A Popoli, non c’è l’assistenza come a l’Aquila

o nei dintorni, aggiunge ancora il senatore del Carroccio, «e appunto per questo - afferma - c’è la necessità di una assistenza “indiretta”, per chi deve fare la spesa tutti i giorni». L’11 aprile scorso il presidente della Commissione per il controllo dei prezzi del Senato lanciò la tessera sconto per tutte le famiglie al di fuori dell’area aquilana con lo scopo di coinvolgere le organizzazioni economi-

che interessate, come la Confcommercio,la Confesercenti, Confindustria, Artigiani, Confagricoltura, Cia, Coldiretti e i sindacati dei consumatori, insieme agli organismi nazionali per istituire un tavolo permanente che monitori tutta l’operazione del rilascio delle card-sconto supportando i negozianti che aderiranno all’iniziativa, con sgravi fiscali o con il contributo diretto delle aziende produttrici, anche quelle estere.

Popoli: 10mila euro dalla Lega Nord

Il 28 aprile scorso il Sen. Sergio Divina e l’On. Maurizio Fugatti si sono recati a Popoli (PE) per consegnare i 10 mila euro raccolti dagli esponenti della Lega Nord Trentino a favore dei terremotati dell’Abruzzo. Popoli, centro termale di 5000 anime, è uno dei paesi che ha subìto gravi danni. Oltre a tante abitazioni anche molti edifici pubblici tra cui il municipio, la scuola e la chiesa, sono stati dichiarati inagibili. Il Sen. Divina e l’On. Fugatti hanno incontrato il sindaco Emidio Castricone e gli hanno consegnato i 10 mila euro versati in maniera eguale dai rappresentanti della Lega Nord di Trento e Bolzano: l’Europarlamentare Enzo Erminio Boso, il Sen. Sergio Divina, l’On. Maurizio Fugatti, i consiglieri provinciali: Alessandro Savoi, Franca Penasa, Mario Casna, Claudio Civettini, Giuseppe Filippin, Luca Paternoster ed Elena Artioli. I soldi serviranno per ricostruire la scuola elementare e media Generale Paolini.


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Onna. Una delegazione della Provincia ha incontrato Berlusconi e Casini

25 aprile: i trentini fra i terremotati A Bazzano il premier Silvio Berlusconi ha ampiamente elogiato il lavoro della protezione civile trentina di cui ha voluto conoscere caratteristiche e modalità organizzative.

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icordare il 25 aprile in uno scenario che ricorda le devastazioni della guerra può assumere molti significati e rende forse più tangibile il senso di concetti come solidarietà e speranza. Con questo spirito la Provincia autonoma di Trento ha voluto partecipare ufficialmente a due piccole cerimonie che si sono svolte a Onna. Presente l’assessore provinciale Lia Beltrami in rappresentanza del presidente e di tutta la Giunta, sono stati ricordati i caduti in guerra dapprima dall’onorevole Pierferdinando Casini, quindi dal presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi. A far parte del picchetto d’onore anche i nostri vigili del fuoco che hanno lavorato fianco a fianco coi colleghi di Roma sia per la messa in sicurezza di edifici

Bazzano, Berlusconi visita la chiesa messa in sicurezza dai Vigili del Fuoco trentini (Foto: Ufficio Stampa PAT)

e strade ad Onna, sia per il puntellamento di quell’opera d’arte religiosa che è la chiesa di Santa Giusta a Bazzano. È qui che il capo del Governo, accompagnato da Guido Bertolaso, ha elogiato il lavoro della protezione civile trentina di cui ha voluto conoscere caratteristiche e modalità organizzative. A fornire ulteriori informazioni, l’assessore Lia Giovanazzi

Cesarini Sforza, Casini, Beltrami (Foto: Ufficio Stampa PAT)

Beltrami e il dirigente del Servizio prevenzione rischi della Provincia autonoma di Trento, Gianfranco Cesarini Sforza che in mattinata avevano accompagnato l’onorevole Casini nella visita al campo base dei trentini. A Paganica Casini si è soffermato a lungo in un sopralluogo ai diversi settori dell’accampamento. Nella tenda che funge da sala operativa ha visionato i progetti delle casette in legno che la Provincia, attraverso lo stanziamento disposto dal presidente Lorenzo Dellai, realizzerà per dare un ricovero dignitoso a poco meno di un migliaio di senza tetto. Casini ha anche visitato le tende, i servizi e la cucina da campo dove è stato accolto dai NuVolA trentini. Nel corso della mattinata la delegazione trentina ha anche incontrato l’onorevole Dario Franceschini.

Papa Benedetto XVI: «Grazie trentini» Il 28 aprile scorso papa Benedetto XVI ha ringraziato i vigili del fuoco trentini per quanto stanno facendo in Abruzzo. L’incontro dei vigili del fuoco con il pontefice, breve ma intenso, é avvenuto davanti alla chiesa di Onna, messa in sicurezza dai trentini assieme ai vigili del fuoco di Roma. Erano presenti anche l’assessore provinciale alla solidarietà, il capo della protezione civile trentina Raffaele De Col, il comandante del corpo per-

Il Papa a Onna

manente dei vigili del fuoco di Trento e una quindicina di pompieri. Bendetto XVI é sceso dalla macchina ed ha stretto la mano ad ognuno dei vigili del fuoco trentini, ringraziandoli per il lavoro che stanno facendo in Abruzzo. Il gruppo trentino era altresí accompagnato dal vescovo dell’Aquila monsignor Molinari.


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Con l’acquisto di Trentino Sviluppo chiude l’impianto di biocompostaggio

Campiello: per la popolazione è la fine di un incubo

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opo aver trattenuto il respiro per anni, gli abitanti di Campiello di Levico e di Novaledo possono finalmente tirare un sospiro di sollievo: l’attività dell’impianto di biocompostaggio è ufficialmente terminata. Il 20 aprile scorso, infatti, Diego Laner, consigliere delegato di Trentino Sviluppo, e Carlo Calzolari, amministratore unico di Trentino Recycling S.r.l., hanno firmato l’atto di compravendita che prevede il passaggio di proprietà dell’immobile a Trentino Sviluppo SpA. Termina così una vicenda iniziata ormai quasi quattro anni fa e che ha reso difficile la qualità della vita ai residenti della località di Campiello di Levico e del

vicino Comune di Novaledo, a causa delle esalazioni odorose nauseabonde provenienti dall’impianto avviato nel maggio 2005 in località Franzine (Levico Terme) da Trentino Recycling. Con la firma si è concluso un iter amministrativo iniziato nel settembre scorso allorché la Giunta provinciale

dava mandato a Trentino Sviluppo di procedere all’acquisto dell’impianto di compostaggio, dopo di che a più riprese si era evidenziata l’impossibilità di imporre in via autoritativa la cessazione della stessa attività. La Provincia autonoma di Trento, in considerazione della rilevanza sociale e

soprattutto ambientale dell’intervento a beneficio della popolazione residente nella zona adiacente l’impianto, ha sottoscritto il 16 febbraio 2009 un accordo che fissava termini e valori economici incaricando Trentino Sviluppo di portare a termine la trattativa. In particolare i valori economici della transazione sono determinati dal valore attribuito all’immobile da parte del Comitato Tecnico Amministrativo (CTA), 7.060.000,00 euro oltre agli oneri fiscali, incrementato dal riconoscimento di un indennizzo di cessazione dell’attività, come previsto dal Testo unico delle leggi provinciali in materia di tutela dell’ambiente dagli inquinanti, che un Collegio di tre esperti (un perito no-

minato da Trentino Sviluppo, uno da Trentino Recycling e uno di comune accordo tra i due) ha stabilito in euro 2.400.000,00 esprimendosi in tal senso in modo unanime. L’atto di compravendita ha determinato l’immediata cessazione di ogni attività di conferimento di rifiuti e materiali all’impianto, mentre Trentino Recycling avrà tempo fino al 31 agosto 2009 per la completa dismissione e consegna del compendio. Dopo di che l’immobile potrà essere messo a disposizione di altri utilizzi compatibili con il ruolo di sostegno e promozione dell’imprenditorialità locale propri di Trentino Sviluppo. Quali? Ancora è presto per saperlo. Ma di certo – afferma il sindaco di Levico Carlo Stefenelli – dovrà essere una soluzione che non entri in conflitto con l’ambiente visto che in zona è prevista la realizzazione di un campo di golf.

La lettera della Lega Nord Biocompostaggio: le “sviste” di Stefenelli Sull’ultimo numero di “Levico Notizie” il sindaco Carlo Stefenelli si occupa nel proprio editoriale dell’impianto di Biocompostaggio di Campiello, assumendo per sé e per la propria amministrazione tutti i meriti della chiusura dell’impianto stesso. Ma Stefenelli fa una cronistoria dei fatti inesatta e di parte, oltre a sminuire e criticare l’attività del “comitato mantenimento promesse di Dellai” nato spontaneamente dai tanti cittadini esasperati per una situazione di grave disagio in cui erano costretti a vivere a causa di scelte scellerate da parte di amministratori che hanno localizzato a Campiello, a ridosso delle abitazioni, l’impianto stesso. Nel suo editoriale non c’è alcun cenno di riconoscimento nei confronti di chi si è tanto battuto per ridare una qualità della vita dignitosa agli abitanti della zona, ma solo dei ringraziamenti alla provincia e all’assessore all’ambiente per aver risolto il problema. Il sindaco di Levico dimentica, però, che questi disagi li ha creati l’amministrazione provinciale di centrosinistra che lui

sostiene, ed ha sempre sostenuto nelle varie scadenze elettorali. Più che un ringraziamento per aver risolto il problema, a certi politici andrebbe semmai chiesto conto di aver costretto centinaia di famiglie a vivere per anni in una situazione di emergenza a causa degli odori molesti. Stefenelli poi, si spinge a commentare i risultati delle elezioni di Borgo Valsugana, e ironizza sul risultato elettorale di quelle forze politiche che si sono battute per la chiusura dell’impianto. Anche in questa occasione il sindaco mette in luce la sua carenza di argomenti oltre ad evidenziare, ancora una volta, il proprio stato di confusione politica. La Lega Nord non si è impegnata per la chiusura dell’impianto per cavalcare la protesta, come accusa Stefenelli, bensì per contribuire alla soluzione del problema, considerato che gli altri partiti ai quali si erano rivolti i cittadini, non avevano fatto seguire i fatti alle loro promesse. È però evidente a tutti, tranne forse al sindaco di Levico, che la battaglia

per la chiusura dell’impianto di Campiello non ha influito in alcun modo sul risultato elettorale della Lega Nord alle elezioni di Borgo, vista la territorialità del problema. Vogliamo però ricordargli che in occasione delle recenti elezioni provinciali il nostro partito è stato ampiamente premiato dagli elettori sia a Levico che a Borgo, ottenendo lusinghieri risultati dovuti alla vicinanza alla gente e al farsi carico dei loro problemi. Non possiamo invece esprimerci

in merito ai risultati del partito di Stefenelli non sapendo, oggi, a quale partito egli appartenga, avendo cambiato spesso casacca negli ultimi anni. Vogliamo però informarlo che a Borgo gli elettori hanno spazzato via l’amministrazione di centrosinistra perché questa è stata sorda alle richieste della gente, ha creato sensi unici assurdi e divieti di transito ovunque e non ha mantenuto fede alle promesse fatte. Pressoché le stesse cose di cui si lamentano i cittadini di Levico, che inoltre aggiungono anche tanti progetti faraonici mai attuati, e un continuo decadimento della città termale. Il nostro augurio è che Levico dopo essersi liberata degli odori dell’impianto di Biocompostaggio si liberi al più presto anche da Carlo Stefenelli come sindaco. Marino Mazzuccato - Segretario sezione di Levico della Lega Nord Roberto Paccher - Segretario sezione bassa Valsugana della Lega Nord


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Focus. La prima autorizzazione all’impianto di compostaggio giunse nel 1996

Il biocompostaggio a Levico

Ecco tutte le tappe dal 1996 ad oggi 8 novembre 1996 L’impianto di compostaggio viene autorizzato dal Settore Tecnico scientifico e dell’informazione dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente per una quantità massima annua di 8.745 tonnellate. Per il rilascio della suddetta autorizzazione era stato acquisito, in data 28 giugno 1996, il parere favorevole del Comune di Levico Terme con riferimento all’attività di lombricompostaggio. Il primo aggiornamento del Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti, approvato con deliberazione della Giunta provinciale n. 4526 di data 9 maggio 1997, individua l’impianto di lombricompostaggio della ditta Trentino Recycling s.r.l., sancendone pertanto la valenza nella strategia pianificatoria provinciale in materia di gestione dei rifiuti. 27 dicembre 2001 La ditta Trentino Recycling s.r.l. presenta la comunicazione preventiva per l’autorizzazione in procedura semplificata ai fini della prosecuzione della propria attività di condizionamento di rifiuti organici tramite compostaggio tradizionale. Nel febbraio del 2002 la ditta Trentino Recycling s.r.l. viene iscritta nel Registro delle imprese che effettuano attività di recupero di rifiuti non pericolosi. Fino ai primi mesi del 2005 l’attività rimane tuttavia sospesa in quanto è in corso di realizzazione il nuovo impianto di compostaggio. Maggio 2005 Inizia la nuova attività di

molestie per la popolazione, incidendo quindi significativamente sulle condizioni di vivibilità ambientale e provocando continue proteste e lamentele da parte dei residenti negli abitati circostanti. 26 settembre 2008 Preso atto dell’impossibilità di procedere per via autoritativa alla chiusura dell’impianto, la Provincompostaggio con i primi conferimenti, ma fin da subito si manifestarono significativi problemi per la popolazione residente nella località Campiello nel Comune di Levico Terme e nel vicino Comune di Novaledo, a causa delle esalazioni odorose nauseabonde provenienti dall’impianto. Il Sindaco del Comune di Levico Terme, con nota del 14 giugno 2005, lamentava «insopportabili odori emessi dall’impianto di compostaggio» e chiedeva «garanzie di interventi atti a tutelare la salute pubblica e i diritti dei residenti e dei turisti». Si susseguono continui accertamenti da parte degli organi di controllo (Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente, Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, Procura, Azienda provinciale per i servizi sanitari, Comando intercomunale vigili urbani) in merito alla gestione dell’impianto - con la conseguente adozione di provvedimenti di diffida da parte dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente -, peraltro non rilevando violazioni di una significatività tale

da motivare l’adozione di provvedimenti volti alla cessazione o alla modifica dell’attività. 17 ottobre 2006 L’Autorità Giudiziaria dispone il sequestro preventivo dell’impianto di compostaggio. 4 dicembre 2006 La Procura della Repubblica di Trento dispone la restituzione temporanea dell’impianto per adeguarlo ad una serie di prescrizioni. 22 dicembre 2006 La medesima Autorità Giudiziaria dispone il dissequestro dell’impianto con prescrizioni. 4 gennaio 2007 Il Settore Tecnico dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente rilascia l’autorizzazione ordinaria alla gestione dell’impianto, imponendo una serie di prescrizioni, tra le quali il rispetto di un piano di gestione operativo finalizzato al contenimento delle emissioni odorigene. Ciononostante il fenomeno delle esalazioni odorose è continuato a persistere e in misura tale da creare disagi e

cia ritiene che un’ipotesi percorribile per far cessare la situazione di disagio, in assenza di specifiche violazioni, sia quella di procedere all’acquisto dell’impianto, riconvertendolo ad altre lavorazioni nel settore dei rifiuti purché non incidenti sulle condizioni di vivibilità degli abitati circostanti. Con deliberazione n. 2432 la Giunta provinciale aggiorna perciò il programma di attività di Trentino Sviluppo SpA prevedendo l’investimento per un importo massimo di 8 milioni di euro, come risultante dalla delibera del Comitato Tecnico Amministrativo di data 26 agosto 2008. 16 febbraio 2009 La Provincia promuove un incontro interlocutorio

con il responsabile legale di Trentino Recycling s.r.l. In tale occasione il rappresentante della società sottolinea di non sentirsi soddisfatto della proposta di acquisto dell’impianto di compostaggio, con riguardo in particolare all’indennizzo per la cessazione dell’attività. Dall’incontro emerge peraltro la disponibilità del responsabile della società a cedere l’impianto al prezzo stabilito dal Comitato Tecnico Amministrativo, oltre al congruo indennizzo per la cessazione dell’attività di cui al citato art. 68 bis del T.U.L.P. in materia di tutela dell’ambiente dagli inquinamenti. 15 aprile 2009 Un collegio di tre esperti redige una perizia contrattuale nella quale si indica il valore di euro 2.400.000,00 quale congruo indennizzo per la cessazione dell’attività ai sensi del ricordato art. 68 bis del Testo unico. 20 aprile 2009 Le parti convengono sui contenuti dell’accordo e firmano l’atto di compravendita che prevede la cessione a Trentino Sviluppo SpA dell’intero compendio immobiliare, composto da un compendio industriale di 15.407 metri quadrati e da un’area di 3.733 metri quadrati, entrambi siti in località Franzine nel comune di Levico Terme, per la cifra complessiva di euro 9.460.000, di cui euro 7.060.000 per l’acquisto dell’immobile ed euro 2.400.000 quale congruo indennizzo per la cessazione dell’attività.


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Focus. Il business rende alla criminalità circa 22 miliardi di euro all’anno

La tracciabilità contro il traffico dei rifiuti... Grazie alla tecnologia è oggi possibile contrastare un business che rende alla criminalità circa 22 miliardi di euro all’anno. Se ne è parlato nel corso di un recente Convegno organizzato dal Cnr dal titolo “La ricerca per la gestione dei rifiuti secondo gli standard europei”.

O

gni anno in Italia svaniscono oltre 20 milioni di tonnellate di rifiuti, quantitativo raffigurabile in una montagna dell’altezza di circa 1.900 metri con una base di 3 ettari che, sul piano economico, rende alla criminalità organizzata circa 22 miliardi di euro all’anno. I dati Europol (European Police Office) illustrano che la prevalenza dei traffici riveste carattere internazionale (71%), per effetto del cosiddetto “shopping normativo” cioè la movimentazione di rifiuti verso nazioni con un apparato penale più blando e con controlli meno efficaci. Infatti, tra gli Stati membri si registrano importantissime oscillazioni con pene detentive variabili tra 3 mesi e 6 anni e con sanzioni pecuniarie comprese tra 3 mila e 850 mila euro. Un recente studio condotto dalla UE in 13 porti europei, ha messo in rilievo che addirittura il 50% delle spedizioni di rifiuti registrano violazioni normative. È uno degli argomenti trattati nel corso del recente Convegno dal

titolo ‘La ricerca per la gestione dei rifiuti secondo gli standard europei, organizzato dal Dipartimento Terra e Ambiente (Dta) del Cnr. La tecnologia e l’innovazione come possono intervenire per contrastare il fenomeno del traffico illecito e definire il percorso o il recapito finale? «La tracciabilità evoluta dei rifiuti - spiega Vito Felice Uricchio, ricercatore dell’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del Cnr di Bari - può essere eseguita, ad esempio, utilizzando dispositivi RFID (Radio Frequency Identification) consistenti in piccoli dispositivi elettronici, com-

I S E D N E V

posti da un’antenna e un chip in grado di trasportare fino 2.000 byte di dati. Il dispositivo RFID, come il codice a barre o la banda magnetica di una carta di credito, fornisce un identificatore univoco, con, a differenza delle altre tecnologie, l’importante vantaggio di poter trasmettere dati senza essere posizionato in prossimità del lettore o dello scanner». La tracciabilità dei trasporti di rifiuti può beneficiare delle tecnologie di posizionamento e della sempre più capillare diffusione di dispositivi di videosorveglianza orientati anche a obiettivi di natura diversa, in grado

di ricostruire i percorsi da nodi viari, o anche, attraverso sistemi di videosorveglianza intelligente per il rilevamento automatico degli smaltimenti abusivi. L’evoluzione del concetto di monitoraggio da mera acquisizione e registrazione dei dati, ha aperto nuove e interessanti prospettive di ricerca applicata. In tale direzione l’Irsa-Cnr, in collaborazione con il Politecnico di Bari ed il Centro internazionale alti studi universitari (Ciasu), ha sviluppato un sistema integrato che consente sia la tracciabilità dei percorsi effettuati che l’individuazione dei luoghi di carico e scarico (anche parziale). Il sistema si compone di una unità transponder GPS/ GPRS/GSM, di ridotte dimensioni e peso, da montare su mezzi destinati al trasporto di rifiuti solidi e liquidi, in grado di comunicare ad un sistema centrale la posizione del veicolo, le variazioni di peso, di rotta, etc. e di un sistema informativo per la gestione e fruizione dei dati raccolti e trasmessi. Tale sistema consente, quindi, di verificare l’effettivo itinerario

seguito dal mezzo, valutare eventuali comportamenti sospetti come variazioni di percorso, soste prolungate, attraversamenti di aree protette, di aree carsiche, di buffer di corsi d’acqua, lame e gravine, etc., analizzare i parametri attinenti al rischio ambientale collegato al trasporto di rifiuti solidi e liquidi allo scopo di poter considerare la tutela dell’ambiente tra gli elementi di valutazione per la scelta degli itinerari, etc. Le attività di tracciamento dei materiali o dei trasporti generano quantitativi particolarmente significativi di dati, che possono essere proficuamente gestiti attraverso tecnologie di Data Mining e di Knowled ge Discovery. «Nel nostro Paese, c'è ancora molto da fare nel settore dei rifiuti - conclude Giuseppe Cavarretta, direttore del Dta Cnr - spetta alla comunità scientifica sviluppare la conoscenza per favorire la rapida applicazione di nuove tecnologie e sono molti i ricercatori, che possono concorrere a realizzare questi obiettivi». «Ma è anche importante sottolineare - prosegue il direttore - che la nuova direttiva sui rifiuti 2008/98 stabilisce con chiarezza che la gestione dei rifiuti deve essere conforme a una “gerarchia” che ponga in ordine di priorità prevenzione, riuso, riciclaggio, altre forme di recupero e infine smaltimento».

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Storia. Il 9 maggio scorso si è svolta la festa della Polizia, istituita nel 1852

Polizia di Stato: una storia iniziata 157 anni fa Il 9 maggio scorso la Polizia di Stato ha celebrato il suo 157° anniversario non senza qualche preoccupazione per il proprio futuro vista la carenza di fondi che di anno in anno si fa sempre più pesante. Anche a Trento il questore Angelo Caldarola ha lamentato la scarsità di risorse, prospettando il rischio che la Polizia rimanga a secco di benzina. Ma nel caso, ha assicurato il questore, si fermeranno le vetture di rappresentanza e non certo le auto di servizio. Di seguito vi proponiamo la storia della Polizia di Stato dal 1852 ad oggi, e una tabella con il dettaglio dell'attività svolta dalla Polizia in Trentino nel corso dell'anno 2008.

C

orpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza (18521890) L’Amministrazione di pubblica sicurezza è istituita nel 1848 nel Regno di Sardegna con il compito di «…vegliare e provvedere preventivamente all’ordine e all’osservanza delle leggi nell’interesse sia pubblico che privato...». Posta alle dipendenze del Ministro Segretario di Stato per gli affari dell’Interno, viene riorganizzata con la legge 11 luglio 1852 n. 1404. Con lo stesso provvedimento, viene creato il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza ad ordinamento di tipo militare e alle dirette dipendenze del Ministero dell’Interno. Le funzioni di pubblica sicurezza attribuite al Corpo, esercitate dopo l’unità d’Italia in tutto il territorio, saranno mantenute fino all’attuale Polizia di Stato, di cui ne è erede. Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza per le province siciliane (1877-1890) Nel 1877 viene sciolto il Corpo dei Militi a cavallo voluto da Garibaldi nel 1860 per contrastare il banditismo e per reprimere i reati nelle campagne, e viene istituito il Corpo delle Guardie di P.S. per le province siciliane. Le Guardie a cavallo vestono uniformi con colori e simboli uguali alle Guardie appiedate degli uffici di Pubblica Sicurezza, ma con la fog-

Corpo dipende dalle Autorità e dai funzionari di Pubblica Sicurezza. I Funzionari di P.S. e le Guardie di Città, concentrati in prevalenza nei maggiori centri urbani, sedi di questure, commissariati e delegazioni di P.S., si distinguono per le numerose operazioni di polizia e per l’opera di soccorso offerta alla popolazione colpita dai terremoti calabro-siculo del 1908 e di Avezzano del 1915. Per questo suo impegno, la Polizia riceve due medaglie d’Oro di Benemerenza, prima testimonianza della sua vocazione di ente di soccorso pubblico. Dal 1902 il personale di P.S. frequenta corsi di polizia scientifica, che danno origine, nel 1917, alla Scuola di Polizia Scientifica.

gia dei reparti di cavalleria. Rappresentano i progenitori del Reparto a cavallo della Polizia di Stato. Corpo delle Guardie di Città Alla fine dell’800 nei maggiori centri urbani si avverte la necessità di organizzare un unico organismo di sicurezza alle dipendenze del Ministero dell’Interno che comprenda la Polizia del Regno e le polizie municipali. Da questa esigenza prende forma il nuovo Corpo delle Guardie di Città istituito nel 1890. Le

guardie hanno il compito di «...vegliare al mantenimento dell’ordine pubblico e all’incolumità e tutela delle persone e delle proprietà, di prevenire, reprimere e scoprire i reati, di raccoglierne le prove e di procedere all’arresto dei delinquenti. Ha pure incarico di curare l’osservanza delle leggi e dei regolamenti speciali dello Stato, delle province e dei comuni, delle ordinanze delle pubbliche autorità, e di prestare soccorso in caso di pubblici e privati infortuni...». Presente in ogni città del Regno, il

Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza Gli anni turbolenti del primo dopoguerra richiedono un adeguamento dell’organizzazione della Polizia in materia di ordine e di sicurezza pubblica. Nel 1919 le Guardie di Città transitano nel nuovo Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza che «...fa parte integrante della forza pubblica e delle forze militari dello Stato, ed è preposto alla tutela dell’ordine pubblico nei centri di maggior popolazione, dove esercita funzioni esecutive di ordine pubblico, di polizia giudiziaria ed amministrativa...». La Regia Guardia è alle dirette dipendenze del Ministero dell’Interno, dei

prefetti, dei questori e dei commissari. Corpo degli Agenti Investigativi (1919-1922) Nel 1919 alla Regia Guardia è affiancato il Corpo degli Agenti Investigativi, nuovo organismo di sicurezza ad ordinamento civile, privo di uniformi e articolato in Ispettori, Sottoispettori e Agenti di investigazione «…per il servizio della prevenzione e della repressione dei reati e per la ricerca dei delinquenti….» nonché per i servizi tecnici. Ruolo specializzato dei Carabinieri Reali (1922-1925) Nel dicembre del 1922 il nuovo Governo, nell’intento di unificare le forze di polizia, sopprime il Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza e il Corpo degli Agenti Investigativi. Parte del personale dei corpi transita nel “ruolo specializzato” dell’Arma dei Carabinieri Reali appositamente istituito. L’Autorità di Pubblica Sicurezza perde il suo tradizionale e diretto organo operativo. Nel 1925 la maggioranza politica sopprime il “ruolo specializzato” e ricostituisce un autonomo Corpo di Pubblica Sicurezza all’esclusiva e diretta dipendenza del Ministero dell’Interno. Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza (1925-1944) Nel 1925, avvertita la necessità di ricostituire un autonomo Corpo di polizia posto alle sole dipendenze del Ministero dell’Interno, viene fondato il Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza in diretta continuità istituzionale con i precedenti Corpi di Pubblica Sicurezza. Al nuovo Corpo, ad ordinamento civile, nel 1930 è conferita la Bandiera Nazionale. I servizi di natura prettamente tecnica sono svolti da un contingente di agenti altamente qualificati nei settori delle telecomuni-


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Storia. Il 9 maggio scorso si è svolta la festa della Polizia LA POLIZIA A TRENTO

cazioni, della motorizzazione e della polizia scientifica per un massimo del 10% della forza organica: gli agenti tecnici. A Roma, Napoli e Palermo il Corpo assicura anche le funzioni delle rispettive polizie municipali assorbendone il personale. Il Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza prende parte con le altre forze armate alle operazioni belliche della Seconda guerra mondiale. Alla Bandiera della Polizia sono conferite due medaglie di bronzo al valor militare per l’attività svolta dal Battaglione Motociclisti di Polizia (Montenegro, 1941-1942) e dal Battaglione mobilitato “Fiume” (Croazia, giugno 1943-11 settembre 1943). Funzionari di Pubblica Sicurezza Dagli Anni ‘30 gli appartenenti al ruolo dei funzionari di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno (questori e commissari), come tutti i funzionari del Regno, indossano l’uniforme. Polizia dell’Africa Italiana (1936-1945) Nel 1936, nel quadro delle iniziative rivolte a conferire un assetto organico ai territori delle Colonie in Africa, vengono riorganizzate le forze di polizia già operanti. I compiti attribuiti nel territorio nazionale alla Pubblica Sicurezza e alle “specialità” della Milizia sono affidati interamente alla Polizia dell’Africa Italiana (P.A.I.), nuovo Corpo alle dipendenze del Ministero dell’Africa Italiana. Costituita da agenti nazionali ed indigeni (ascari), la P.A.I. è dislocata nelle Questure africane dalle quali dipendono i servizi delle “specialità”. Durante la Seconda guerra mondiale, concorre alle operazioni belliche come unità combattente con altri Corpi Armati. Dopo l’8 settembre 1943, la P.A.I. si unisce con altre Forze italiane alla difesa di Roma contro truppe tedesche. Il comandante del Corpo, generale Maraffa, al vertice delle forze di polizia di “Roma Città Aperta”, viene arrestato e deportato

e a testimonianza del clima di riappacificazione sociale, gli appartenenti della P.A.I., della Polizia Repubblicana e numerosi uomini delle Forze Armate, delle Milizie e delle formazioni irregolari partigiane.

a Dachau dove muore nel dicembre successivo. Nel 1945 la P.A.I. è soppressa e il personale transita nel neocostituito Corpo delle Guardie di P.S. Corpo di Polizia Repubblicana (1943-1945) Nei territori della Repubblica Sociale Italiana (1943-1945) i compiti di Pubblica Sicurezza sono assicurati, oltre che dalla Guardia Nazionale Repubblicana (costituita dai disciolti Carabinieri, P.A.I. e Milizie), dal Corpo di Polizia Repubblicana, che assorbe il personale del Corpo degli Agenti di P.S. Il personale della Polizia Repubblicana continua a svolgere i tradizionali compiti di P.S. fino al suo riassorbimento, nel dopoguerra, nel Corpo delle Guardie di P.S. Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza (1944 - 1981) Nel 1944 le vicende belliche e le emergenze istituzionali determinano la necessità di un adeguamento del Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza che, già nel luglio del 1943, ha assunto lo status militare. L’Amministrazione della Pubblica Sicurezza riafferma le proprie prerogative istituzionali in materia di ordine e sicurezza pubblica esercitate fino al luglio 1943 anche dalle Milizie e dalla P.A.I., con la creazione di un organismo di sicurezza: il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, istituito con le caratteristiche originarie del Corpo fondato nel 1852. Nel nuovo organismo transitano, a partire dal 1945

1944 - Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza Il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, ad ordinamento militare è parte delle Forze Armate dello Stato, ed è articolato in Forze Territoriali impiegate nelle Questure, nei Commissariati e degli Uffici di P.S., in Forze Speciali che costituiscono le Specialità del Corpo e in Forze Mobili rappresentate dai Reparti Celeri e dai Reparti Mobili. Il personale è formato nelle Scuole di Polizia e, dal 1964, è costituita l’Accademia per la formazione degli ufficiali. Il Corpo merita numerose decorazioni alla Bandiera per le attività di soccorso prestato alla popolazione vittima delle calamità naturali, per il contrasto alla criminalità comune, organizzata e al terrorismo. Nel 1981 il Corpo delle Guardie di P.S., il ruolo Funzionari di P.S. e il Corpo di Polizia Femminile sono soppressi. Il personale transita nei ruoli dell’attuale Polizia di Stato che ne eredita la bandiera, le decorazioni e la tradizione. Polizia Femminile (1959 - 1981) Nel 1959, avvertita la necessità di potenziare l’attività di prevenzione dei reati che coinvolgono minori, donne o che comunque offendono la moralità e il buon costume, viene istituito il Corpo di Polizia Femminile, ad ordinamento civile. Composta da Ispettrici e Assistenti, la Polizia Femminile si contraddistingue, anche, per l’opera di soccorso pubblico prestata alle popolazioni colpite dal terremoto nel Belice del 1969, guadagnando la medaglia di bronzo al merito civile. Nel 1981 il Corpo è soppresso e il personale transita nella Polizia di Stato. (Fonte: Polizia di Stato)

Attività dal 1° gennaio 2008 al 31 marzo 2009

Sicurezza

Persone arrestate: 346 Persone denunciate: 1.533

Polizia Stradale

Pattuglie di vigilanza effettuate: 4.493 Pattuglie di scorta effettuate: 114 Contravvenzioni rilevate: 12.025 Proventi contravvenzioni: € 838.005,75 Incidenti stradali rilevati: 539 Controlli alcoltest: 13.596 Patenti ritirate: 354 Carte di circolazione ritirate: 445.

Polizia ferroviaria

Scorte su treni: 1.909 Pattuglie di vigilanza lungo le linee: 106 Minori rintracciati: 3 Contravvenzioni al regolamento: 66

Polizia sulle piste da sci

Soccorso incidenti sciistici: 3.483 Soccorso incidenti con snowboard: 810 Altri tipi di soccorso: 110 Violazioni contestate: 959

Interventi squadra Nautica sul Garda

Soccorsi a persone: 133 Soccorsi a natanti e imbarcazioni: 66 Controlli a unità navali: 44 Assistenza a regate veliche: 39 Contravvenzioni a leggi marittime: 26

Attività amministrativa

Passaporti rilasciati e rinnovati: 15.581 Passaporti collettivi: 6 Certificati nascita espatrio minori: 10.461

Autorizzazioni

Carta europea esportazione armi: 264 Porto d’armi per difesa personale: 151 Porto d’armi uso caccia/sportivo: 2.129 Porto d’armi guardie giurate: 183 Nulla osta internet point: 293

Immigrazione

Autorizzazione al soggiorno: 15.697 Permessi soggiorno lav. stagionali: 2.227 Rigetti autorizzazioni soggiorno: 110 Decreti espulsione: 222 Ordine di allontanamento: 175


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CRONACHE

Caldonazzo. I dati presentati nel corso dell’assemblea generale ordinaria

Fam. Cooperativa Alta Valsugana: il bilancio di Mario Pacher

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i svolta recentemente a Caldonazzo presso il “Palazzetto”, l’assemblea generale ordinaria della Famiglia Cooperativa Alta Valsugana. Alla presenza di circa 200 soci ha aperto i lavori il presidente dott. Andrea Curzel che, dopo il saluto agli intervenuti, ha fatto una analisi sintetica del bilancio chiuso al 31 dicembre 2008. Presente ai lavori anche il portavoce del presidente Schelfi della Federazione Trentina delle Cooperative Paolo Tonelli che ha parlato del movimento cooperativistico dalla sua nascita ai tempi nostri, e il direttore del settore cooperative di consumo della Federazione rag. Mauro Dallapè che ha illustrato il bilancio e sottolineato l’importanza delle cooperative nei singoli paesi del Trentino per la loro insostituibile funzione anche sociale. Nel

Il tavolo delle autorità durante i lavori dell’assemblea

presentare il bilancio, il presidente ha sintetizzato alcuni importanti dati: I soci al 31 dicembre dello scorso anno erano 2.268, di cui ben 137 entrati nel corso del 2008. Gli associati in possesso della carta “In cooperazione” a fine 2008, erano 2103 pari al 92%, di cui 239 con la possibilità di utilizzarla anche come bancomat per il pagamento della spesa. Nel corso del 2008 la famiglia cooperativa è stata impegnata nell’acquisizione di alcune particelle

di proprietà del comune di Levico, della PAT e della Rete Ferroviaria Italiana spa, per l’attuazione del progetto di costruzione del nuovo grande negozio in via Altinate a Levico, che potrebbe essere anche di sostegno ai negozi della Famiglia di Barco e Selva. E sempre in merito a questo progetto, ha informato che ancora nel dicembre 2008 è stato affidato l’incarico di predisporre la relazione geologica-tecnica al dott. Paolo Passardi, e l’incarico di progettazione

dell’edificio commerciale all’architetto Giovanni Stainer. Poi ha elencato alcuni importanti interventi agli immobili, in parte già eseguiti, ai punti vendita di Selva, Barco e via Casotte a Levico, mentre per Caldonazzo il consiglio ha già deliberato l’installazione di 90 moduli fotovoltaici. L’uso della carta “In cooperazione” ha consentito nel 2008, alle famiglie dei soci, un risparmio di ben 320 mila euro pari al 6,80% su tutti gli acquisti. Anche i non soci hanno potuto usufruire di sconti per 149 mila euro, oltre alle agevolazioni avute sull’acquisto di libri scolastici. Complessivamente nel 2008 le famiglie di soci e non, hanno risparmiato oltre 470 mila euro. Ed ancora ha sottolineato gli interventi di solidarietà fatti verso le comunità periferiche e i contributi assegnati ad enti e associazioni che operano nel volontariato. Le persone

occupate al 31 dicembre 2008 presso i sette negozi nei vari paesi della Famiglia Cooperativa dell’Alta Valsugana, erano 58 unità oltre a 15 che hanno lavorato per il periodo stagionale. Il volume di affari nel 2008, iva esclusa, è stato di 10 milioni e 241 mila euro, con un aumento del 4,40% rispetto all’anno precedente. L’utile netto d’esercizio si attesta, al netto di 96 mila euro di imposte pagate, in 378 mila euro. Alla chiusura dell’esercizio i prestiti da soci ammontavano a 1.191 euro, 291 mila in più rispetto al 2007. Hanno poi preso la parola il presidente del Comitato per il controllo sulla gestione dott. Armando Paccher che ha relazionato in merito all’attività svolta dall’organo di controllo nel corso del 2008, e il rag. Elio Biasi componente del Comitato che ha dato lettura della relazione di certificazione del bilancio.


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Levico Terme. Il presidente Germano Libardi rieletto a grande maggioranza

Ecco il bilancio 2008 della Cassa Rurale di Mario Pacher

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i è svolta presso la grande sala del Palalevico di viale Lido a Levico Terme, l’assemblea generale ordinaria e straordinaria della locale Cassa Rurale. La parte straordinaria, presente il notaio Paolo Ricci, è stata affrontata per prima con l’approvazione di alcune modifiche allo Statuto Sociale, alle luce delle nuove disposizioni di vigilanza. Entrando nel pieno dei lavori, il presidente Germano Libardi, davanti ai 316 soci intervenuti dei 1.389 iscritti, (oltre a 61 rappresentati con delega) ha relazionato sull’attività svolta nel corso del 2008 mettendo in risalto le principali voci che compongono il bilancio. La raccolta totale al 31 dicembre scorso ammontava a 167 milioni di euro, mentre gli impieghi a fine aprile di quest’anno, si attestavano sui 115 milioni di euro.

Il tavolo delle autorità ai lavori dell’assemblea

L’utile netto d’esercizio è stato di quasi 841 mila euro che, destinato quasi totalmente alle riserve, ha portato il patrimonio netto della cassa a complessivi oltre 23 milioni di euro. Una parte dell’utile, 100 mila euro, è stato destinato al fondo beneficenza ed elargizioni: nel 2008 - ha sottolineato Libardi - le assegnazioni sono state ben 290 mila euro, pari a complessivi 902 mila euro negli ultimi cinque anni. Il presidente ha ricordato anche gli in-

terventi dell’Istituto con applicazione di tassi agevolati verso gli operatori economici in difficoltà a causa della crisi in atto, in armonia con la convenzione Confidi-Impresa. Ha poi menzionato le altre attività sociali della Cassa come il progetto “con le mani e con le idee”, che vede coinvolti pure i dipendenti i quali, extra orario, operano in maniera del tutto gratuita. Ha elogiato pure la nascita fra il personale di un comitato di redazione

per la pubblicazione di un periodico, e l’iniziativa della “Caccia al tesoro dei quartieri” per meglio coinvolgere la popolazione. Presenti ai lavori dell’assemblea anche l’ing. Diego Schelfi presidente della Federazione, che ha esaltato l’importante ruolo della Cassa Rurale in seno all’economia locale e la costante vicinanza alla propria gente con il sostegno economico nelle varie attività ed iniziative. Presente, nei primi posti, anche il sindaco di Levico dott. Carlo Stefenelli e il vice Gianpiero Passamani con altri membri di Giunta. È seguita la relazione sulla gestione illustrata dal direttore dott. Massimo Tarter e dal vicedirettore rag. Franco Pasquale, mentre il bilancio sociale è stato descritto dal responsabile commerciale rag. Denis Osler. Quindi l’intervento del Presidente del Collegio Sindacale dott. Armando Paccher con la

lettura della relazione dei sindaci che confermava il regolare svolgimento della gestione aziendale e il rispetto degli obblighi previsti dalla legge e dallo Statuto. Si è poi proceduto alla elezione delle cariche sociali scadute per compiuto mandato. Il presidente Germano Libardi è stato rieletto a grande maggioranza di voti, così come il consigliere Luciano Fraizingher. Il vicepresidente Andrea Libardoni, che dopo 12 anni di incarico aveva deciso di lasciare, è stato sostituito dal dott. Andrea Bosco, già sindaco effettivo della Cassa. Sono stati poi premiati per i loro 50 anni di soci: Marcello Baldessari, Angelo Gasperi, Marco Garollo, Franco Garollo, Giuseppe Pinamonti e Luigi Perina che, con i suoi 98 anni, è anche il socio più anziano. I lavori si sono conclusi con un momento conviviale offerto a tutti i soci intervenuti.


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La festa. Nacque nel 1889 col congresso della Seconda Internazionale

Il Primo Maggio nella storia: giornata di festa e di lotta

IN CIFRE DATI DELL’OSSERVATORIO DELL’AGENZIA DEL LAVORO

LISTE DI MOBILITÀ: IN APRILE 3.618 ISCRITTI

In Italia la festività fu ratificata nel 1891. Nei primi anni le manifestazioni furono animate da un desiderio di rivalsa rispetto alle misere condizioni delle masse lavoratrici, tralasciando invece l’obiettivo delle otto ore quotidiane di lavoro, raggiunto poi nel 1919.

mo Maggio potesse essere un’ottima occasione per commemorare questo triste episodio. Successivamente, però, temendo che le motivazioni della festa potessero sembrare troppo favorevoli al nascente socialismo cambiò l’oggetto della festa rendendolo più generico. In Italia la festività del Primo Maggio fu ratificata nel 1891. Nei primi anni di

di Susanna Caldonazzi

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tto ore di lavoro, otto ore di svago, otto ore per dormire». Questo il motto coniato nel 1855 in Australia che diede il via alla storia del Primo Maggio, giornata internazionale del lavoro. Forti di questo motto, infatti, lavoratori di tutto il mondo si unirono alla ricerca di una giornata, trovata poi appunto nel Primo Maggio, nella quale tutti, senza barriere geografiche né sociali, potessero avere un momento comune di rivendicazione dei propri diritti e per migliorare le proprie condizioni di lavoro. Il Primo Maggio nacque però concretamente nel 1889, durante il congresso della Seconda Internazionale di Parigi. Così diceva il documento: «una grande manifestazione sarà organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti i paesi e in tutte le città, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi». La prima lotta fu proprio dedicata alla riduzione dell’orario lavorativo, proposta già durante la Prima Internazionale di Ginevra (1866) e portata avanti soprattutto dai rappresentanti dei lavoratori statunitensi. Nello stesso anno lo Stato dell’Illinois approvò una legge che introduceva la giornata

lavorativa di otto ore. La legge, che sarebbe dovuta entrare in vigore il 1° maggio 1867, prevedeva però limitazioni tali da impedirne la stessa applicazione effettiva: il 1° maggio 1867 fu organizzato a Chicago un corteo di dimensioni mai viste prima di allora. Dopo questo forte segnale però non accadde più nulla fino al 1884, quando la Federation of Organized Trades and Labour Unions, fissò il 1° maggio 1886 come data in cui i lavoratori non avrebbero più lavorato più di otto ore quotidiane. Il 1° maggio 1886, 400 mila lavoratori americani incrociarono le braccia manifestando, nella sola Chicago, in 80 mila. Quel giorno la protesta si svolse pacificamente ma poi le tensioni si acuirono fino a quando, quattro giorni dopo, per interrompere i comizi di protesta viste le repressioni della polizia dei giorni precedenti, fu lanciata una bomba e le forze dell’ordine spararono sulla folla. Questi episodi sono ricordati come la “Rivolta di Haymarket”. L’allora presidente degli USA Grover Cleveland ritenne che la festa del Pri-

Festa del Lavoro in Italia le manifestazioni furono animate da un desiderio di rivalsa rispetto alle misere condizioni in cui versavano le masse lavoratrici, tralasciando invece momentaneamente l’iniziale obiettivo delle otto ore quotidiane di lavoro, raggiunto poi nel 1919. Nel 1898 il Primo Maggio coincise addirittura con la fase più acuta dei moti per il pane. Nel frattempo la discussione sul Primo Maggio fu caratterizzata dalla ricerca di identità della giornata stessa. Non si riusciva infatti a dare un significato preciso alla ricorrenza e, spesso, la domanda è la stessa ancora oggi: deve essere un momento di svago e di divertimento oppure deve rappresentare in pieno la mobilitazione e la lotta

operaia? C’è chi si schiera a favore di una convinzione, chi di quella opposta ma nella realtà dei fatti, proprio perché ognuno lo celebra qualificandolo come meglio crede, il Primo Maggio è sia festa che lotta. Durante il ventennio fascista il Primo Maggio fu soppresso dal regime che preferì celebrare un’autarchica Festa del lavoro italiano il 21 aprile. Il Primo Maggio assunse in quel periodo una connotazione più che mai sovversiva e, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, fu ripristinato immediatamente. Solo due anni dopo però, nel 1947, il Primo Maggio venne segnato da un orribile fatto di cronaca: a Portella della Ginestra, in provincia di Palermo, il bandito Giuliano e i suoi uomini fecero fuoco sulle circa duemila persone che si erano riunite in piazza per celebrare la giornata da poco ristabilita dopo il regime. Morirono undici persone e 50 rimasero ferite. Nel corso degli anni la celebrazione del Primo Maggio è certamente cambiata ma la ricorrenza ha sicuramente mantenuto la sua forza. Da diversi anni ormai (il primo fu nel 1991), Cgil, Cisl e Uil organizzano un concerto in Piazza San Giovanni a Roma, appuntamento ormai diventato tradizione per numerosi cantanti italiani e per numerosi giovani che arrivano da tutta Italia. Il concerto di quest’anno, che ha visto sul palco tra i tanti anche Vasco Rossi, ha registrato una presenza record di 800 mila persone.

I lavoratori iscritti ad aprile nelle liste di mobilità della provincia di Trento sono 3.618, con un aumento di 175 unità rispetto al mese di marzo. Si tratta di lavoratori che provengono per quasi il 70% dalle imprese di piccola dimensione. Il 40% degli attuali lavoratori in mobilità sono stati licenziati da aziende del manifatturiero sia industriale che artigianale per un totale di 1.500 lavoratori. Con 1.386 lavoratori coinvolti e il 38,3% di iscritti, il contributo del terziario è di poco inferiore a quello del manifatturiero, mentre dalle costruzioni provengono 666 iscritti pari al 18,4% del totale. Il 5 maggio 2009 il Comitato per la mobilità ha approvato l’inserimento in lista di 225 ulteriori lavoratori. Il numero delle nuove iscrizioni rilevato a maggio, risulta peraltro il più basso dall’inizio dell’anno: i nuovi iscritti erano stati 309 ad inizio aprile, 328 ad inizio marzo, 274 ad inizio febbraio e ben 348 ad inizio gennaio. Con 102 nuovi ingressi il maggiore contributo alle nuove iscrizioni deriva dalle aziende manifatturiere. Le costruzioni, che ad inizio maggio hanno ripreso appieno l’attività, evidenziano invece minori difficoltà rispetto ai mesi scorsi: i 47 nuovi ingressi in lista rilevati sono quasi la metà rispetto a quelli registrati in ciascuno dei mesi precedenti. I 75 lavoratori provenienti dalle attività del terziario risultano in calo sia rispetto al dato di marzo, che da questo comparto aveva rilevato 133 nuovi inserimenti in lista, sia rispetto al dato di aprile che ne aveva contati 97. Oltre un quarto dei nuovi ingressi in lista continua a riguardare la manodopera straniera.


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Intervista a un volontario dell’Associazione trentina MosesOnlus

Incontro con Andrea Burrini

«Ecco come si vive in Birmania» L’associazione trentina “MosesOnlus” di Madonna di Campiglio è impegnata in Birmania e Thailandia con interventi sociali e sanitari. Ne abbiamo parlato con il volontario Andrea Burrini che ci ha raccontato come Moses si occupa direttamente sul posto del recupero dei diritti umani con progetti di autosostentamento, favorendo la solidarietà nei confronti dei più poveri della Terra…

di Michele Luongo

C

hi è Andrea Burrini? «Un giovane Campigliano di 36 anni, che stimolato dall’amicizia con Francesco e Patrizia un giorno è venuto in Thailandia in vacanza e ...anziché trovarsi davanti la solita realtà futile ha conosciuto quella vera della gente che soffre. Francesco e Patrizia, fondatori di Moses Onlus, mi hanno incoraggiato, sapendo del mio grande amore per le realtà lontane. Seguendo Francesco e Patrizia ho incominciato a conoscere i Migranti Birmani e la loro vita difficile, ho seguito Moses nelle missioni in Birmania e, ultimamente, ho curato personalmente una missione ricognitiva per la prossima apertura di una nuova scuola Moses nella giungla». Come è nata l’associazione Moses del Trentino? «Moses è nata dalla volontà di quattro persone comuni, sopravvissute in modo davvero miracoloso allo tsunami: Francesco Baietti, Patrizia Saccaggi, Massimo Simioni e Sara Cristini Bosisio. L’aver avuto la vita in dono per la seconda volta ha fatto superare molte difficoltà alla piccola associazione che con caparbietà ha dapprima ricostruito dodici case per famiglie di sopravvissuti nella provincia di Phan Nga, e poi, focalizzandosi sull’istruzione e sulla sanità a favore delle fasce più vulnerabili, ha realizzato ed ha in corso,

progetti a favore dei Migranti Birmani in Thailandia, degli IDP People (popolazioni in fuga dalle violenze del regime birmano) e delle popolazioni colpite dal ciclone Nargis del maggio 2008. Moses realizza attività di divulgazione del messaggio solidale sul territorio trentino con incontri nelle scuole e con altre associazioni, Patrizia inoltre come insegnante segue i progetti di gemellaggio con l’IC Val Rendeva». Birmania, quale è stato il primo impatto con queste realtà Sud Asiatiche? «L’impatto con la gente birmana è stato inaspettato in quanto dall’informazione convenzionale non si ha la dimensione della grave situazione che la popolazione vive sia nell’interno, priva di libertà e in balia del potere e delle violenze, sia sui confini, dove centinaia di migliaia di persone vivono da anni ammassate in IDP Camp o in Campi profughi, sia in Thailandia, dove più di due milioni sono fuggiti e vivono senza dignità, sfruttati nel lavoro e privi dei diritti umani

di base. Una volta conosciute da vicino queste realtà, si intuisce come le condizioni di estrema povertà, le persecuzioni e violenze subite dalla popolazione, la condizione di “soldato” vissuta da molti bambini, le sofferenze conseguenti alle difficoltà per la sopravvivenza facciano di questo popolo uno dei più provati del mondo. Non ci sono gare. Ma spesso abbiamo modo di vedere come altre realtà hanno più visibilità sui media, e siano più conosciute, quindi ritengo un mio compito quello di dare visibilità alla problematica del popolo birmano attraverso questo mio impegno». Come è composto il vostro gruppo? «Attualmente il Team operativo di Moses è composto da Patrizia, Francesco e Andrea che da un anno e mezzo collaborano strettamente ognuno per le proprie competenze alla redazione dei progetti, alla loro gestione e controllo, al contatto con i beneficiari, alla realizzazione di materiale per la comunicazione, alla raccolta fondi ecc.».

Cosa vuole dire portare una scuola nella giungla? «La nostra intenzione è di costruire un gruppo di piccoli edifici, rispettando le tradizioni edilizie del luogo, ovviamente, e questo vuol dire in semplice bambù e foglie per la copertura, ma di grande effetto tecnico e strutturale. Abbiamo già collaudato questo tipo di strutture nel campo di U Way Klo, sempre nello stato Karen, ma vicino al confine thailandese, sulle sponde del grande fiume Salaween con un discreto successo. Al momento a U Way Klo, quasi 200 bambini hanno l’opportunità di frequentare una scuola bene organizzata e di avere a disposizione i necessari spazi per studiare, fino all’ottavo grado. La scuola di Wa Me Dae, sarà un clone di questo “successo” e servirà ai bambini dei 7 villaggi che circondano l’area. Parlando di strutture, il progetto prevede di costruire la scuola con le otto classi divise, una sala per le riunioni di tutti bimbi e insegnanti, due “ostelli” per ospitare gli studenti che vengono da più lontano, servizi igienici, una piccola mensa con cucina e un piccolo magazzino per le vettovaglie. Ma una scuola di Wa Me Dae, vuol dire anche dare una speranza a questi bimbi che soffrono e sono in balia di uno spietato governo che abusa di loro ormai da anni e, come spesso accade in altre parti del mondo, solo per il perseguimento di un ideale politico o per la semplice e masochistica ragione della pulizia etnica. Vuol dire

anche avere l’occasione di contribuire all’organizzazione di una società, che ha bisogno di tutto, e che deve cominciare il proprio lungo cammino verso una seppur semplice organizzazione sociale». Come volontario, sicuramente ha conosciuto e sta conoscendo nuovi mondi, cosa si porta dentro? «Sono cambiate molte cose dal primo viaggio che ho fatto solo per diletto e curiosità. Stare a contatto con queste realtà, cambia la vita. Il modo di vedere le cose e le persone anch’esso è cambiato. Difficile dire, in realtà, quello che ho provato durante questi ultimi anni. Sono stato letteralmente travolto da tutta una serie di problematiche e da informazioni, come non mai, nella mia vita. Penso che sia difficile trasmettere quello che ho provato e quello che sto provando in questo momento. Mi verrebbe da dire forse che tutto è cominciato con “compassione”, ma non vorrei essere frainteso. Ho vissuto per anni in una società che mi ha dato tutto, a volte penso anche troppo, ma ora riesco a dare un significato vero a parole come “semplice”, “povero”, ”bisognoso”. Se penso a qualche anno fa, credo di averle conosciute queste parole, adesso, posso dire di averle “capite”». Un’infinità di storie, di numeri, ma dietro gli occhi della povertà? «Certo. Se ho capito bene, penso che una considerazione possa essere fatta anche guardando le cose da “più in alto”. Vogliamo provare a “fuggire” per un attimo dallo scenario che coinvolge direttamente la gente che soffre per cercare di capire le ragioni di tutto questo. Le ragioni di un mondo che è talmente lontano dalla nostra realtà, che nessuno riesce a farci caso. Eppure ci sono 50 milioni di persone in Birmania che vivono in balia di uno dei regimi militari più brutali del mondo. Molti pensano che il


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Intervista a un volontario dell’Associazione trentina MosesOnlus cambiamento sia vicino, altri pensano che non succederà mai. Ho cercato di capire il perché di tutto questo, ma mi creda, anche loro, non hanno una spiegazione. Di una cosa penso che possiamo essere “sicuri”. Questo sistema “funziona”. Sarà la totale mancanza di educazione, sarà la corruzione dilagante, sarà che questa gente è abituata a “subire” e proprio non ce la fa a ribellarsi. Non lo so, ripeto, là dove molti governi hanno “fallito”, qui ci sono riusciti perfettamente e, nel 2009, pensare che esistano realtà simili è assolutamente incredibile e inspiegabile». Donne, bambini, famiglie in un ambiente primordiale. Cosa ha significato vivere e toccare con mano la povertà? «Come dicevo, ha significato molto. Per quello che riguarda la mia personale esperienza, posso dire che “toccare la povertà”, all’inizio non è stato facile per niente. All’inizio si è letteralmente scioccati e sconvolti da tutto quello che si vede, si tocca, si pensa, ma poi subentra una sorta di “abitudine” a questo nuovo mondo. Ed è qui che bisogna cominciare a rimboccarsi le maniche. Mi ci è voluto molto, più di un anno, ma i tempi possono variare in base alla propria sensibilità, al proprio pensiero o stile di vita. Inizialmente sembra di vivere come in un telefilm, in cui la realtà si vede ma ti tocca solo temporaneamente. In seguito si aggiungono gli odori, i sapori, particolari panorami o situazioni che piano piano, ti coinvolgono e ti rendono partecipe in prima persona. Ad essere sincero, sono ancora un po’ “stordito” e penso che questa piccola confusione che mi porto dentro sarà difficile da eliminare completamente. Spesso mi chiedo: ma come è possibile che esista tutto questo?». La povertà è una ferità dell’umanità, è sanabile? «Mi verrebbe da rispondere secondo retorica, e cioè sì, è “sanabile”, basterebbe andassero tutti d’accordo e

e tendenziosa che certo non contribuisce a creare un’idea di quello che sta “fuori”. Alcuni hanno il satellite, ma anche qui molte delle comunicazioni sono oscurate e comunque rimane privilegio di pochissimi. Figuriamoci ora in campagna o nei piccoli centri abitati lontano dai grossi centri urbani dove la luce o qualsiasi altro servizio come la semplice fornitura dell’acqua, per esempio, sono solo miraggi». il gioco è fatto! Purtroppo, vivendo la realtà Birmana, mi sono reso conto che l’ingordigia e la cattiveria delle persone a volte sembrano non avere limiti. Pensiamo a tutte le altre guerre del mondo, Sudan Congo, Somalia, Iraq, Israele, Pakistan e le altre decine di stati dove sono in corso conflitti armati… Spesso sono convinto che neanche loro sappiano per chi, o per cosa stiano combattendo». Nella vita quotidiana di queste persone è percepibile il senso della casa, della famiglia, come operate in queste senso? «Nella comunità Birmana è difficile trovare un denominatore comune a livello “comunitario”. Mi spiego meglio. La Birmania, ad oggi “Myanmar”, è nata da una confederazione di stati appartenenti a diverse etnie con un background di centinaia di anni di differenti culture e tradizioni. Solo Auung San (premio nobel per la pace nel 1991) dopo aver negoziato l’indipendenza della nazione dal Regno Unito nel 1947, riuscì a “unificare” i vari leader politici e a iniziare un lento processo che avrebbe portato il paese alla democrazia, ma questo processo fu subito annientato dall’attuale regime. I leader delle varie etnie continuano a difendere cosi singolarmente i propri ideali e le proprie genti dal potere centrale imposto, spesso subendo gravi perdite in termine di vite e di territori. Per tornare alla domanda, al momento credo che non si possa parlare di

una vera consapevolezza di avere una famiglia. Il nostro scopo è di cercare di dare un sollievo anche in questo senso. Siamo riusciti a individuare tramite il nostro partner all’interno, aree e persone che richiedono una particolare attenzione. Il focus di un nuovo progetto di Moses sarà proprio quello di dare un forte sostegno psicologico alle persone più bisognose con un programma di “counceling” tenuto da assistenti locali, che cercheranno di alleviare il peso di questo gravissimo ma purtroppo comune problema». Come appare il mondo occidentale ai loro occhi? «Non molto arriva “di noi”, purtroppo, in un paese dove anche nelle grandi città, la luce c’è solo per 4/5 ore al giorno. Non c’è molto tempo per guardare la televisione o leggere il giornale, bisogna “”sopravvivere”. Tra i giovani “abbienti”, va molto di moda internet (stranamente), ma le comunicazioni sono “filtrate” dal governo attraverso i server che distribuiscono il servizio. Alcuni siti funzionano, altri no, per usare la comune posta elettronica bisogna trovare l’internet point “attrezzato”, dove qualche ragazzo ha scoperto una particolare configurazione per poter bypassare clandestinamente l’ostacolo. La televisione di stato e le radio, sono “tristissime” e come in ogni “buon” paese che si rispetti (ricordo a Cuba o in Venezuela ad esempio ) con questi strumenti, il governo riesce a soggiogare le masse dando un’informazione falsa

Che importanza rivestono le comunità religiose? «Purtroppo non ho avuto modo di approfondire in tal senso. In Myanmar esiste la libertà di culto e, infatti, all’85% dei buddhisti theravada si affiancano minoranze che professano il cristianesimo, l’induismo, l’islamismo e il buddhismo, ma sfortunatamente, vista anche la complessità dell’argomento non ho sufficienti informazioni per poterle rispondere». Come è nata l’idea dei Diari di Andrea Burrini? «Beh, ho cercato solo in modo “semplice” e senza pretese di rimanere in contatto con gli amici e con la mia famiglia, sfruttando un comune canale di informazione. Non sono uno scrittore e non mi posso di certo vantare per i miei articoli che spesso sono una semplice trascrizione oggettiva delle mie esperienze. Ho notato solo più tardi che qualcuno ha cominciato a leggere con interesse questi miei scritti, che di certo non sono nati con l’intento di una vera e propria “diffusione”, ma mi fa comunque

piacere. Ho però intenzione di organizzare qualcosa in merito. Stiamo attrezzando un nuovo sito, per Moses, dove spero di riuscire a fare una comunicazione, un po’ più “tematica” e un po’ più “sensata” anche se ci vorrà ancora del tempo. Siamo ancora molto impegnati con gli attuali progetti e il tempo a disposizione è quello che è. Abbiamo acquisito tantissime informazioni nelle nostre missioni che è un peccato non poterle comunicare. Abbiamo tantissimo materiale, ci manca solo un po’ di tempo in più». Una Sua riflessione su questo mondo consumistico… «La mia riflessione nasce abbastanza “spontanea” e forse un po’ “istintiva”. Quando si parla di povertà o di forme ad essa associate, potrei dire che un conto è “pensarla” e un conto “viverla”. Stare a contatto con questa gente, è stato ed è uno stimolo per comprendere meglio anche le nostre “insoddisfazioni” e debolezze. Anche in Thailandia, come in Birmania, la povertà in un certo senso “tortura” ma unisce e stimola l’essere umano a migliorarsi anche in ambienti dove non c’è assolutamente nulla. Ricordiamoci che qui in Birmania, come in tanti altri paesi, la gente soffre, spesso muore di comuni malattie. Attualmente ci sono 1,2 miliardi di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, mentre circa metà della popolazione mondiale sopravvive con meno di due dollari al giorno. Io penso che dovremmo cercare di essere un po’ più soddisfatti e felici di quello che abbiamo anche per rispetto verso coloro che hanno lottato e sofferto per darci questo. Ma soprattutto per rispetto verso chi, ancora oggi, sta lottando, cercando di costruirsi una vita migliore. Perchè questa è la realtà, e non un telefilm». Moses Onlus Madonna di Campiglio (TN) Piazza Righi, 13 Tel: 0465 442894 www.mosesonlus.it


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EVENTI

Rovereto. Il concerto trasmesso via internet anche in Mozambico

Fiorella Mannoia

Un canto che unisce Trentino e Africa La data trentina del tour “In Movimento” è stata molto particolare: il concerto è stato infatti dedicato al Distretto di Caia, regione gemellata da circa otto anni con la Provincia di Trento, dove è attivo, grazie al Consorzio Associazioni con il Mozambico (CAM), un programma di cooperazione comunitaria. Paolo Rosatti

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di Susanna Caldonazzi

i spengono le luci. Sono millecinquecento le persone presenti. Sul palco appare scalza e vestita in bianco, ricordando una sposa. Fiorella Mannoia con la sua voce calda, ammalia il pubblico trasformando per due ore il Palazzetto dello Sport di Rovereto in un teatro. Si crea subito un’atmosfera piacevole, diretta, amichevole. E non solo con il pubblico trentino: ad ascoltare la Mannoia, c’è anche la cittadinanza di Caia, un piccolo distretto nella regione centrale del Mozambico. Era martedì 5 maggio quando al Palazzetto dello Sport di Rovereto è andato in scena il concerto di Fiorella Mannoia. La data trentina del tour “In Movimento” è stata particolare: il concerto è stato infatti dedicato al Distretto di Caia, regione gemellata da circa otto anni con la Provincia di Trento, dove è attivo, grazie al Consorzio Associazioni con il Mozambico (CAM), un programma di cooperazione comunitaria. Ad aprire il concerto della Mannoia il Presidente del CAM, Paolo Rosatti, il quale, emozionato, racconta che l’idea di far incontrare il programma di cooperazione seguito dal CAM a Fiorella Mannoia è arrivata circa tre anni fa, quando al rientro da un viaggio in Mozambico, ascoltando la radio, ha sentito un singolo della Mannoia cantato in portoghese (lingua che si parla anche in Mozambico), dal titolo

Fiorella Mannoia in un momento del concerto tenuto a Rovereto

“Mama Africa”. È cominciata così la ricerca di contatti che potessero portare Paolo Rosatti a Fiorella Mannoia, concretizzatasi nel concerto di Rovereto che, grazie ad una linea internet è arrivato fino all’altro lato del mondo, in Africa. A rendere possibile la ricezione del segnale a Caia è stata la presenza di una piccola radio comunitaria, nata sotto impulso della cittadinanza e grazie al lavoro del Consorzio trentino. RCC (Radio Comunitaria di Caia) è nata infatti per un’esigenza popolare: «Ero a Caia durante uno dei miei viaggi – racconta Paolo Rosatti, presidente del CAM – ed è arrivato da me un gruppo di giovani che già collaborava con noi per alcuni laboratori di musica e teatro, dicendomi che da un po’ pensavano al progetto di una radio comunitaria anche per Caia,

come già esistevano nei distretti limitrofi. Volevano - continua Rosatti – una radio che parlasse la loro lingua tradizionale oltre che il portoghese, una radio in cui sentirsi protagonisti». La Radio Comunitaria di Caia, inaugurata il 24 novembre 2007, è oggi una forte presenza nel distretto mozambicano: è un mezzo di comunicazione della gente e per la gente cresciuta in una realtà, quella di Caia, dove le fonti d’informazione erano nulle prima dell’avvento della radio. A Caia infatti non c’è televisione e non arrivano i giornali, la radio è dunque l’unico vero canale d’informazione, l’unico luogo di promozione dei diritti degli abitanti del luogo, l’unico spazio in cui discutere dello sviluppo della cittadina. Il progetto radio non è però l’unico gestito dal CAM nel distretto di Caia. Quel-

lo attivato in Mozambico dal Consorzio è infatti un programma multisettoriale integrato di cooperazione comunitaria. Questo significa che il Cam opera in Africa con diversi progetti (comunicazione, salute, educazione, urbanistica…) e attraverso un nuovo modo di fare cooperazione allo sviluppo: la cooperazione comunitaria è infatti cooperazione decentrata (ossia cooperazione finanziata da enti pubblici decentrati come regioni, province, comuni) ma che cerca di coinvolgere anche enti locali privati. Il Cam è finanziato attualmente per ben il 40% da soggetti privati mentre il 60% è a carico della Provincia Autonoma di Trento. La motivazione del termine “comunitaria” per questo genere di cooperazione svolta dal Cam è dovuta alle scelte di operato: con il termine “comunita-

ria” infatti si sottolinea la relazione che il Cam porta avanti tra due comunità, nelle loro varie espressioni. Da ben otto anni infatti dura l’amicizia che lega la Provincia di Trento al Distretto di Caia. Il gemellaggio che intercorre tra i due territori ha riscosso successo e in questi anni non ha mai visto crisi. Secondo il presidente del CAM, Paolo Rosatti la forza di questo gemellaggio sta in progetti solidi e concreti sia in Mozambico sia in Trentino: «Le nostre iniziative in Mozambico – afferma Rosatti – sono per necessità molto concrete. A queste cerchiamo di unire, attraverso la diffusione sulla stampa locale e incontri diretti sul territorio, un buon lavoro di comunicazione anche qui in Provincia. Poi per chi segue i progetti – continua Rosatti – la parte più soddisfacente è sicuramente il veder concretizzarsi progetti che sembravano irrealizzabili». Secondo il presidente del Consorzio, infatti, «la cooperazione allo sviluppo è un bellissimo e grande spazio per realizzare dei sogni». «Credo – conclude Rosatti – che chi opera in questo settore debba avere davvero dei sogni grandi». E il Consorzio Associazioni con il Mozambico qualche sogno l’ha realizzato. L’ultimo desiderio è stato avverato martedì 5 maggio, quando la voce di Fiorella Mannoia in concerto in Trentino è andata in onda sulle frequenze di una piccola radio comunitaria africana.


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CRONACHE

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Borgo Valsugana. Una pergamena e un fiore per il maestro artigiano del rame

Ancora vivo il ricordo di Egidio Casagrande di Mario Pacher

al paese, al lavoro! Grazie cav. Casagrande. Firmato: Un amico”. Un gesto tanto espressivo che tutti hanno lodato perché, sia pur nell’anonimato, vuole essere un nuovo pensiero di gratitudine come ancora vuole tanta gente della Val-

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o scorso anno, in occasione del 1° Maggio - festa del lavoro, era stato inaugurato a Borgo Valsugana il ponte di via Roma intitolandolo, nel corso di una solenne cerimonia, al cav. Egidio Casagrande. Un rito al quale avevano partecipato diverse autorità locali e molti ex dipendenti dell’azienda di questo imprenditore di prim’ordine che, grazie al suo ingegno, procurò lavoro e quindi sostentamento di vita per lunghi anni a tante famiglie della Valsugana. Questa intitolazione creò commozione fra la gente, soprattutto fra i famigliari di Egidio, la vedova Gemma Corazzari, i figli Ezio, Franco, Lucia e Josette, i nipoti, nel sentire ricordato il loro congiunto con parole di così profonda gratitudine. Sul quel ponte fu scoperta e benedetta una targa disegnata dall’artista Ferruccio Gasperetti con la scritta: “Questo ponte è per grata

Egidio Casagrande

memoria intitolato al Cav. Egidio Casagrande-maestro artigiano del rame”. L’idea di ricordare questo grande uomo con una intitolazione, era venuta dal cittadino Prospero Dalvai che, unitamente ad alcuni ex dipendenti dell’azienda, prospettò il pensiero all’amministrazione comunale, all’epoca guidata dall’on. Laura Froner, che recepì il pensiero e concretizzò il progetto. Ora, a distanza di un anno, mani ignote hanno deposto sotto quella targa una rosa e una pergamena con significative parole: “Festa del lavoro. Un fiore, una rosa! Al maestro, all’artista che tanto ha dato

Pergamena e fiore sotto la grande targa

sugana. Egidio, vogliamo ricordarlo, era nato nel 1911, ma la sua vita si spense nel 1962, a soli 51 anni. Fra le opere più famose realizzate nella sua azienda artigiana per la lavorazione del rame, dove contemporaneamente lavo-

rarono anche più di cento operai, vogliamo ricordare la grande fontana che per tanti anni fece bella mostra all’ingresso di Borgo e la statua della Madonna costruita agli inizi degli anni ‘50 e che ora si trova ad Alpe Motta Campodolcino di Sondrio, a pochi chilometri da Madesimo e Passo dello Spluga in provincia di Sondrio, sul monte Serenissima a quasi 2000 metri di altitudine. Un’opera grandiosa dell’altezza di ben 16 metri che fu tenuta a battesimo nel 1958 dal Cardinale Montini, divenuto poi Papa Paolo VI. Quella statua fu successivamente restaurata e nel 1995 nuovamente benedetta e proclamato quel luogo “Santuario dell’Europa Unita”, alla presenza del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, del Cardinale Maria Martini vescovo di Milano, del Prefetto di Milano, del Presidente delle ACLI Previti e di Ermanno Olmi amico da molti anni del figlio di Egidio, l’artista Ezio Casagrande.


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AT T U A L I T À

Trapianti. Anche una valsuganotta dal presidente Napolitano

Un donatore moltiplica la vita: a Roma la giornata nazionale Significativo raduno a Roma di genitori trapiantati e loro figli. La delegazione era composta da 40 famiglie di trapiantati provenienti da tutte le regioni italiane e da una decina di familiari di donatori rappresentativi di nord, centro, sud e isole. Tra i trapiantati anche una signora di Scurelle a Roma con marito e figlie...

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l 5 maggio dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e il 6 maggio in udienza generale dal Papa, Benedetto XVI, assieme ad alcune famiglie di donatori e a un folto gruppo di trapiantati diventati genitori. In questo modo anche l’assessore alla salute, Ugo Rossi, ha voluto testimoniare l’adesione della Provincia autonoma di Trento alla Campagna nazionale 2009 su donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule. Anche quest’anno, infatti, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, insieme alle associazioni e il Centro nazionale trapianti, ha promosso la Giornata Nazionale Donazione e Trapianto svoltasi il 10 maggio scorso. La manifestazione di quest’anno è stata caratterizzata dallo slogan: “Un donatore moltiplica la vita”. Il messaggio vitale, intrinsecamente legato alla donazione di organi, ha trovato ulteriore realtà e forza dai tanti trapiantati che, ritrovando normalità di vita, sono potuti diventare

madri e padri felici. Ciò a significare, anche a consolazione dei familiari dei donatori, che la donazione del proprio corpo dopo la morte può non solo salvare molte vite minacciate o limitate da gravi malattie, ma è un gesto che permette di contribuire a dare un nuovo impulso alla vita. La manifestazione principale di quest’anno si è concretizzata con un significativo raduno a Roma di genitori trapiantati e loro figli. La delegazione era composta da 40 famiglie di trapiantati provenienti da tutte le regioni italiane e una decina di familiari di donatori rappresentativi di nord, centro, sud e isole. Tra i trapiantati che hanno partecipato alla trasferta nella

capitale anche una signora trentina, Claudia Caon di Scurelle Valsugana, a Roma con il marito Luca Cerato e con le due figlie di otto e sei anni. Complessivamente - dal 1979, data di “inizio” della raccolta di dati sui trapianti - sono stati utilizzati in Trentino, nel periodo 19792007, 109 donatori (su 140 donatori complessivi segnalati), per un totale di 316 organi utilizzati. Negli anni, a partire dal 1979, si è registrato un trend di costante crescita del numero dei donatori, di pari passo con lo sviluppo delle attività di trapianto: negli ultimi 10 anni le attività di donazione e prelievo a scopo di trapianto hanno fatto registrare negli ospedali provinciali un totale

di 69 donatori segnalati, dei quali 56 effettivi utilizzati. Nel 2008, dopo un periodo di leggera flessione, è stata registrata su tutto il territorio nazionale una crescita del numero dei donatori. Per quanto riguarda il Trentino, si riportano, a partire dal 2005, i valori in percentuale di donatori sulla popolazione: 4,2 donatori per milione di abitanti nel 2005; 6.3 nel 2006; 16,8 nel 2007 fino al valore del 18,9 nel 2008, che ci avvicina ai valori ottimali europei (25 per milione) nei primi tre mesi del 2009, abbiamo registrato uno straordinario incremento del numero dei donatori (6 donatori segnalati e utilizzati, a fronte dei 9 donatori di tutto il 2008). La recente attivazione di un reparto di neurochirurgia, anche se non operativo per la trattazione delle urgenze, permette di trattenere in Trentino i pazienti che non possono beneficiare di intervento neurochirurgico e questo ha determinato un aumento degli accertamenti di morte al S. Chiara con aumento dei potenziali donatori di organi.

IN BREVE PAT

Interventi anticrisi per 5 milioni di euro

Anche le società della Provincia concorrono a portare sul mercato risorse anticrisi. Con due delibere firmate dall’assessore ai trasporti ed approvate il 15 maggio scorso, la Giunta provinciale ha confermato il lavoro preparatorio condotto dal Servizio Trasporti con le due società del comparto “trasporti”, la Trentino trasporti Spa e la Aeroporto Caproni spa. Con la prima sono stati definiti interventi urgenti sul 2009 (da completarsi entro il giugno 2010) per oltre 3,5 milioni di euro, con la seconda gli investimenti concordati ammontano invece ad oltre 1 milione di euro. LOCRIDE

Centro don Puglisi: nuovo campo sportivo

Il 14 maggio scorso è stato inaugurato a Bovalino, in Calabria, presso il centro educativo “padre Puglisi”, un nuovo campo sportivo, con annesso piccolo parco giochi per i bambini: le strutture saranno a disposizione dei giovani del Comune della Locride e delle loro famiglie, coinvolte nei programmi di interscambio con i giovani trentini. Presenti all’inaugurazione anche il presidente della Provincia autonoma di Trento - che ha assicurato come l’impegno del Trentino a fianco della Locride è forte e continuerà nel tempo - e l’arcivescono di Trento Luigi Bressan. Il centro intitolato a padre Puglisi, sacerdote palermitano simbolo della lotta alla mafia (di cui cadde vittima nel 1993) è nato nel 2005 per iniziativa dell’allora arcivescovo della diocesi di Locri-Gerace Giovanni Bregantini.


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Trento. In tanti per ricordare la figura del noto politico trentino più volte ministro

Nino Andreatta

Un insegnamento ancora attuale Il 7 maggio scorso a Trento, presso la Sala Depero, è stata ricordata la figura di Beniamino Andreatta esimio economista nonché storico esponente della Dc italiana. Molti gli ospiti intervenuti a questo omaggio ad uno degli intellettuali e politici

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più importanti che il Trentino abbia prodotto…

mportanza dell’investimento nelle risorse umane e benessere come frutto di fatica, di impegno quotidiano, di produzione di valori: questi due degli insegnamenti, dei lasciti della vicenda umana e politica di Beniamino Andreatta, ricordati dal presidente della Provincia autonoma di Trento il 7 maggio scorso in apertura dell’incontro pubblico organizzato in un’affollatissima sala Depero. E insieme a questo, un’esortazione a inventare e a innovare, per il bene dell’Autonomia del Trentino e per portare la nostra economia fuori dalle secche della crisi. Annunciata anche un’iniziativa patrocinata dalla Banca Intesa San Paolo, assieme all’Università di Bologna, una fellowship europea rivolta a studiosi che vogliano cimentarsi con i vari filoni del pensiero e dell’opera di Nino Andreatta. Molti gli ospiti intervenuti a questo omaggio ad uno degli intellettuali e politici più importanti fra quelli - e non sono pochi - che il Trentino ha prodotto e che nel corso del suo cammino ha dato un contributo importantissimo alla crescita del Paese, anche sul piano civile e etico, senza tuttavia mai dimenticare la sua terra di origine. Nel discorso del presidente della Provincia anche un richiamo alla crisi economica, una crisi che non può essere vinta solo “sul piano delle tecnicalità”, per quanto importanti siano le misure anticicliche che si possono adottare, specie in una terra come il Trentino. A monte ci dev’essere il recupero di un insegnamento profondo, quello che Nino

Andreatta ha “donato” a chi gli stava accanto, sia nelle vesti di economista e di docente, sia in quelle di politico e di ministro. Un insegnamento riassunto da Giovanni Bazoli, uno dei testimoni intervenuti, nella formula: spendersi per gli altri, spendersi per la conoscenza, il progresso e la felicità degli uomini, badando al dare e non al ricevere. «Se Beniamino non se ne fosse andato - ha aggiunto - forse le vicende recenti della politica nazionale sarebbero state diverse. Quante volte abbiamo sentito dire: chissà cosa avrebbe fatto Beniamino Andreatta, oppure, più confidenzialmente, quanto ci manca Nino! L’assenza del suo magistero, della sua capacità di analisi sempre unite ad una concreta progettualità, pesa moltissimo sulla vita politica e civile del nostro Paese». Il ricordo di Enrico Letta Dieci parole da Enrico Letta, uno degli “allievi” di Nino Andreatta, per ricordare il suo maestro: la prima è “Trentino”, e «oggi - ha aggiunto Letta - vorrei essere un Trentino a tutti gli effetti, perché ho sempre invidiato i modi di essere e di vivere propri di questa terra e che vede-

Enrico Letta

vo riflessi in Beniamino Andreatta. Per Nino il Trentino era la Mitteleuropa, e questa considerazione guidò anche le sue decisioni nel campo della politica estera, compresa la sua visione critica dell’allora G7, in cui pure l’Italia sedeva, di fronte all’incedere della globalizzazione». Letta ha ricordato a questo proposito anche la sofferenza di Andreatta di fronte alla dissoluzione dei Balcani, che rappresentava anche la morte di un pezzo di Mitteleuropa. Scorrendo il libro che a Nino Andreatta ha dedicato Giampaolo Andreatta, ex-dirigente della Provincia autonoma, edito da “Il Margine”, Letta ha quindi evocato una seconda parola, “unicità”, per indicare la caratteristica precipua del pensiero di Nino, un pensiero non assimilabile nemmeno a quello del resto della sinistra Dc, nella quale pure Andreatta militava. La terza parola è “autonomia”, con riferimento sia alla sua condotta personale, sia al rispetto dell’autonomia altrui (con un no secco, in politica, ad ogni forma di centralismo democratico), sia infine ovviamente all’assetto istituzionale del Trentino. La quarta parola è globalizzazione, intuita da Andreatta molto prima che divenisse parte della vulgata politica corrente. E poi ancora, altre parole e con esse altri ricordi, anche personali, per delineare un percorso di vita così denso di insegnamenti: attenzione (al dettaglio), limite (da spostare sempre un po’ più in là, per andare “oltre”), cambiamento, curiosità, giovani e infine sobrietà («la parola che forse

in questi giorni con più orgoglio vogliamo mettere in campo nel ricordare Nino Andreatta»). Il ricordo di Romano Prodi Allievo di Nino Andreatta, l’ex-presidente del Consiglio Romano Prodi ha ricordato gli anni trascorsi assieme al “maestro” in Trentino. All’epoca giovane laureato, Prodi ha ricordato l’importanza del Piano urbanistico varato con Kessler. «Sono stupito che esso non abbia

Romano Prodi

beneficamente “infettato” il resto del Paese - ha detto - perché fu un atto di estrema importanza sia sul piano della sprovincializzazione del territorio, sia su quello della crescita democratica. Trento oggi gode ancora, nella preparazione della sua classe politica, nella complessità della sua governance, delle scelte fatte all’epoca, che purtroppo altrove abbiamo dimenticato». Nel prosieguo del suo intervento Prodi ha ricordato con stupore come questa “grandezza” insita nella politica territoriale trentina sia stata distrutta da un approccio (nazionale) tutto centrato

sui tatticismi, sulla visione di breve periodo, sul vivere alla giornata. «Nel passaggio da Trento a Roma ho vissuto un cambiamento nella qualità della politica», ha chiosato. Richiamandosi al libro “Nino Andreatta e il ‘suo’ Trentino” Prodi ha ricordato inoltre i tempi dell’università, la crisi del Sessantotto («Andreatta non ha mai cavalcato gli eccessi, credeva nel merito, credeva nell’etica del sacrificio»), l’apertura che la città sperimentò in quegli anni. «Sono stati anni di terribile complessità. Ma da essi è scaturito l’ateneo odierno, così come l’ITC, i centri di ricerca attuali». Infine, uno squarcio sull’Andreatta privato, che non riusciva a fermarsi, che «non riusciva a fare le vacanze, mentre a me sono sempre piaciute tanto. Ma aveva in sé questa grandissima curiosità, che lo spingeva sempre a esplorare nuove strade, aveva fra le altre cose una passione personale per la Mitteleuropa, per l’Est». Ma come vedrebbe oggi Nino Andreatta l’attuale crisi economica e politica? «Col cuore alla fine rimaneva un keynesiano. Vedeva il mercato come fondatore di ogni operatività ma lo Stato come controllore imprescindibile, a cui conferiva grandi funzioni di regolazione, quelle funzioni che, venendo meno, hanno portato prima al ‘pensiero unico’ degli anni Novanta e poi alla crisi attuale. Riforma del G8 e riforma del Consiglio di sicurezza sono state intuizioni quasi profetiche, e ce ne accorgiamo oggi».


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Valdastico, la grande incompiuta… Chiamatela Pi.Ru.Bi, chiamatela A31, chiamatela Valdastico, chiamatela come vi pare. Il risultato finale non cambia. Il tanto agognato collegamento stradale tra il Trentino e Piovene Rocchette esiste, da oltre trent’anni, soltanto sulla carta, mentre la sua realizzazione pare rinviata alle calende greche, cioè a…“mai”! Di tanto in tanto, tuttavia, si registra qualche novità che fa ben sperare, come la risposta del ministro Altero Matteoli a un’interrogazione del senatore trentino Giacomo Santini, documenti che, ritenendo di fare cosa utile e gradita ai lettori della Valsugana, pubblichiamo integralmente qui di seguito.

L’interrogazione del Senatore trentino Giacomo Santini

La risposta del Ministro dei Trasporti Altero Matteoli

Constatato che la Valsugana, nel percorso in Trentino, è diventata una “camera a gas” a causa dell’aumento spropositato del traffico (in particolare pesante) proveniente dal Veneto e dall’est Europa diretto all’autostrada del Brennero, prevalentemente verso Austria e Germania, flusso valutato in circa 35- 40.000 veicoli al giorno, di cui 7000 pesanti. Preso atto che tali veicoli individuano nella Valsugana la via più breve e rapida, grazie a recenti opere di rettificazione e di ampliamento su quattro corsie di gran parte del tracciato da Bassano del Grappa a Trento e grazie all’assenza totale di qualsiasi pedaggio. Considerato il rilevante vantaggio economico da tutto questo derivante, unitamente al risparmio in termini di chilometraggio e carburante. Rammentato che da 35 anni esiste il tratto di autostrada della Valdastico sud-est, rimasta incompiuta, per la demagogica pressione di gruppi ambientalistici e politici, nella parte che dovrebbe portare verso nord, il Trentino e l’Europa, attraverso una galleria di circa 14 chilometri. Consultati i progetti che dimostrano come tale galleria si possa realizzare in tempi e con costi ragionevoli, senza danno alcuno per l’ambiente e che porterebbe gran parte del traffico che attualmente sta soffocando la Valsugana, a sbucare a 500 metri dal percorso dell’autostrada del Brennero, in un punto lontano da qualsiasi

In riferimento all’interrogazione indicata in oggetto, si forniscono i seguenti elementi di risposta. Per quanto concerne la realizzazione della tratta autostradale a nord dell’Autostrada A31 Valdastico Trento-Rovigo, si rappresenta che la Convenzione Unica sottoscritta tra ANAS e la Brescia-Verona-Vicenza-Padova S.p.A. in data 9 luglio 2007, ai sensi del D.L. n. 262/2006 e s.m.i., include la realizzazione dell’autostrada A31 TrentoRovigo, per la sua intera estensione, ovvero Tratta Sud Vicenza—Rovigo (già in corso di esecuzione) e Tratta Nord che collega Trento a Piovene Rocchette. Per effetto di tale ultimo intervento, la scadenza della concessione, precedentemente fissata al 30 giugno 2013 dall’atto convenzionale del 1999, è stata riprogrammata al 31 dicembre 2026. La rideterminazione della durata della concessione si è rivelata necessaria per la realizzazione della Valdastico Nord, anche alla luce di quanto osservato dalla Commissione Europea nella procedura di infrazione n. 2006/4378 del 12 ottobre 2006 avviata nei confronti della Repubblica Italiana e non ancora conclusa. Una volta definita la procedura di infrazione citata si potrà procedere alla redazione proget-

centro abitato e quindi senza pregiudizio alcuno per nessuno, nemmeno per l’economia agricola che vedrebbe sacrificata una porzione insignificante di territorio. Comprovato che tale immissione non comporterebbe alcun aggravio dei transiti sulla A 22 in quanto, comunque, anche oggi, per altra provenienza, gli stessi veicoli vi approdano. Rammentato che gli amministratori provinciali, a più riprese, hanno manifestato il loro favore verso questo progetto per poi abbandonarlo alla vigilia di scadenze elettorali e, regolarmente, riprenderlo in considerazione ad elezioni avvenute. Data la dovuta considerazione all’esasperazione delle popolazioni della Valsugana per la pressione del traffico che sarebbe fortemente ridimensionato dall’opera di cui sopra si interroga il Governo per sapere: 1) Se non ritenga di dover intervenire in supplenza delle carenze amministrative della Provincia Autonoma di Trento nella prospettiva di un interesse comune anche delle popolazioni del Veneto, con una legge obiettivo capace di dare priorità ad un progetto di vitale importanza. 2) Se non ritenga indilazionabile l’esercizio di un ruolo di regia da parte del Governo verso le due Regioni interessate per raggiungere un accordo politico ed economico per la realizzazione dell’infrastruttura. Sen. Giacomo Santini

tuale che potrà comprendere, nel dettaglio, le opere d’arte indicate dall’onorevole interrogante. In particolare, si rappresenta che l’art. 4 “Durata della Concessione” della Convenzione Unica stabilisce espressamente che: «In funzione della realizzazione della Valdastico Nord, la scadenza della concessione è fissata al 31.12.2026. In caso di mancata approvazione del Progetto definitivo relativo alla realizzazione della Valdastico Nord entro il 30.06.2013, verranno conseguentemente definiti dalle Parti, nei 6 (sei) mesi successivi, gli effetti sul Piano economico — finanziario e sulla Concessione». Va sottolineato, inoltre, che con Delibera del CIPE, approvata in data 6 marzo u.s., relativa allo stanziamento per il Piano Infrastrutturale, è stato inserito tra gli interventi di rilevanza strategica l’Asse Autostradale Brescia-Padova, comprensivo della Valdastico. Tale decisione dimostra l’intendimento e la volontà di portare a compimento un’opera di importanza strategica per il nord est del Paese, qual è la Valdastico nella sua interezza, compreso il tratto a Nord. Il Ministro Altero Matteoli


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Madrano. Un sistema basato sulla creatività, nel rispetto della vita e della terra

Interesse per l’agricoltura eco-consapevole di Mario Pacher

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ella serata di lunedì 4 maggio, presso la scuola elementare di Madrano, il naturalista Sergio Abram ha tenuto una conferenza introduttiva sull’agricoltura eco-consapevole, un metodo di coltivazione da lui stesso ideato e proposto da circa tre lustri, dopo averne fatto esperienza per decenni. Concretamente si tratta di un’agricoltura, che si basa sulla creatività, nel rispetto della vita e della Terra, favorendo un’attiva sinergia tra gli esseri viventi e l’ambiente, ottenendo un’elevatissima biodiversità, creando un equilibrio dinamico, senza alcun trattamento. Sergio Abram, che ha animato la serata con competenza e determinazione, illustrandola con una nutrita serie di pregevoli

A Madrano durante la lezione

immagini, si è dilungato a spiegare alcuni particolari del suo metodo di coltivazione. Egli afferma che è autosufficiente e sostenuto dal pensiero creativo, con cui ognuno plasma realtà in continua evoluzione. Inoltre, è attuato con particolare consapevolezza e sensibilità ambientale, che tengono

conto dell’ecologia, cioè dello studio dell’ambiente, delle sue componenti e sinergie, oltre che degli equilibri sottili, che sostengono le realtà del creato. Il naturalista, che ha osservato per tutta la vita gli animali, le piante, i loro rapporti interspecifici e con l’ambiente, afferma

che il suo metodo di coltivazione non prevede alcun trattamento, né chimico di sintesi, né naturale. Per di più, non considera necessaria la concimazione, che troppo spesso, anche se di natura organica, porta squilibri notevoli nel terreno e nelle colture. A tal proposito si è soffermato sulla semplificazione dell’ecosistema prato, da cui sono scomparse decine di specie botaniche fiorifere, ma anche animali, come l’allodola, la quaglia, il re di quaglie, lo zigolo giallo, lo stiaccino e il saltimpalo. Anche le vacche, che un tempo avevano una vita più lunga di quella attuale, non abbisognavano di antibiotici e di costanti cure veterinarie, perché l’elevata varietà di erbe dei prati forniva al bestiame un alimento completo, anche sotto l’aspetto salutistico. Nel corso della confe-

renza, Sergio Abram ha inviato i presenti a partecipare a un corso di agricoltura eco-consapevole della durata di quattro giorni (due fine settimana), che si svolgerà prossimamente in una frazione del comune di Pergine. Per l’occasione, oltre ad esaminare i vari aspetti del suo metodo di coltivazione, illustrati con centinaia di straordinarie immagini, verrà attuata una parte pratica di un’intera giornata, che prevede la realizzazione di un orto, che in seguito non abbisognerà più di vangature e di concimazioni. «È il tipo di orto, che ho realizzato fin da bambino - afferma Abram – in cui all’asilo e nel maso dove, ho coltivato decine di specie e varietà e da cui si basano in parte le mie esperienze naturalistiche». Per informazioni telefonare al 347-1087626.


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Caldonazzo. Corte Trapp: Delladio, Viola e Borga interrogano

È “Magnifica” di nome, ma non di fatto per il Pdl Il consigliere provinciale del PdL Mauro Delladio, assieme ai colleghi Walter Viola e Rodolfo Borga, ha presentato un’interrogazione sulla Magnifica Corte di Caldonazzo.

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l Castello di Caldonazzo denominato “Magnifica Corte” molto amato dalla comunità locale – si legge nel documento - è stato negli ultimi anni oggetto di attenzione da parte dell’Amministrazione comunale per realizzare un progetto di rilancio culturale, in accordo con i discendenti della famiglia Trapp, legittimi proprietari fino all’anno 2007, della dimora storica e per la valorizzazione delle relative aree circostanti. Il Comune di Caldonazzo riteneva che la Provincia autonoma di Trento intervenisse tempestivamente per favorire il passaggio di proprietà all’Ente pubblico sia esso Comune o Provincia autonoma stessa a beneficio di tutta la comu-

dimora storica con relative convenzioni fra le parti. Molti cittadini del Comune di Caldonazzo si sono attivati recentemente. con una raccolta di firme, per rimarcare l’assoluta volontà di tutela dell’immobile e delle aree circostanti per sottrarle a possibili speculazioni mantenendo principalmente l’attuale destinazione d’uso

«

nità. Per tal fine il Comune di Caldonazzo sollecitò più volte l’Amministrazione provinciale affinché esercitasse il diritto di prelazione sull’immobile riconosciuto di importante interesse storico-artistico ai sensi delle norme vigenti».

«Allo stato attuale – proseguono i tre esponenti del PdL - risultano passaggi di proprietà che avallano la mancata prelazione da parte della Provincia. Inoltre, risultano agli atti consistenti interventi finanziari pubblici per restauro ed altro della

a verde pubblico». I tre consiglieri interrogano quindi il Presidente della Giunta provinciale per sapere se sia a conoscenza della questione, quali motivi abbiano indotto la Provincia autonoma di Trento a non esercitare il diritto di prelazione sulla “Magnifica Corte”, quali e quanti finanziamenti siano stati erogati dalla provincia di Trento, negli ultimi trent’anni, per interventi di restauro e/o altro sull’immobile, e – infine - quali convenzioni, legate ai finanziamenti erogati dall’Ente pubblico (Provincia di Trento, Comune, ecc.) nel corso degli anni, siano ancora in essere e vincolino in qualche modo i passaggi di proprietà dell’immobile.


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Caldonazzo. Tre giornate di festa e gastronomia con uno strudel di cento metri

Grande successo per la Festa dei meli in fiore Un fine settimana particolarmente ricco di eventi e per questo a Caldonazzo sono giunte almeno cinquemila persone provenienti anche da vari paesi della Valsugana e da Trento.

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di Mario Pacher

i è concluso con grande successo il 3 maggio scorso a Caldonazzo, l’atteso appuntamento con la “Festa dei meli in fiore”, organizzato dal Comitato Turistico Locale in collaborazione con il Comune, la Cassa Rurale e le associazioni locali che operano nel volontariato. Un fine settimana particolarmente ricco di eventi e per questo a Caldonazzo sono giunte almeno cinquemila persone venute anche dai vari paesi della valle e da Trento. In questi tre giorni, nel cuore del grosso borgo sono stati presentati spettacoli, musica, concorsi, giochi e laboratori, mentre tutt’attorno,

Un particolare dello strudel, prima di essere preso “d’assalto”

nella piana tra il lago di Caldonazzo e Castel Trapp, faceva da grande cornice un’esultanza di fiori sbocciati sulle migliaia di piante di melo. Venerdì 1 maggio la festa è iniziata con una gara regionale open canoa olimpica, di velocità sui

1.000 metri e una canoagiovani sui 2.000 metri presso la base del circolo nautico al Lido. In concomitanza, è stato aperto il mercatino dei rigattieri nella magnifica corte di castel trapp. Sabato 2 maggio, nel teatro di S. Sisto, si è tenuto un

concerto dell’Orchestra della Civica scuola musicale di Borgo Valsugana, Levico e Caldonazzo, diretta da Claudio Dorigato. Ma la parte più attesa e più ricca di attrazioni, si è avuta domenica 3 maggio, con una serie di proposte per tutta la giornata. Nel parco centrale si è svolto un concorso di pittura per bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie, mentre in piazza Municipio, nel pomeriggio, sono stati esposti i disegni del concorso e premiati i lavori migliori. E sempre in piazza municipio è stato aperto un laboratorio per bambini “La casetta delle erbe aromatiche”, a cura di Rete Trentina di Educazione Ambientale. Poi lo spettacolo “Aveva

un solco lungo il viso…” ispirato alla poetica e alla musica di Brassens e De Andrè. In piazza Municipio e negli altri vicini viali, gli ambulanti avevano allestito alcune decine di banchetti proponendo i loro prodotti enogastronomici e artigianali. E per “dolcemente” concludere la festa, sulla via che dal centro di Caldonazzo porta alla chiesa parrocchiale, era stato disposto su dei tavoli uno strudel lungo ben cento metri, cucinato dagli esperti chef dei locali tipici di Caldonazzo. Quasi quattromila porzioni di questo squisito dolce sono state distribuite ad altrettanti ospiti che, in attesa del taglio, gia si erano assiepati lungo quella contrada.


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Pergine. Un progetto che riqualificherà una strada ricca di storia

Per via Maier arriva un nuovo arredo urbano Il progetto si inserisce in una più ampia revisione di arredo urbano del centro storico di Pergine Valsugna che ha interessato quasi tutte le viabilità partendo con il nuovo arredo di via Pennella nel 2002 e in seguito di via Crivelli, piazza Municipio…

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di Paolo Chiesa

Pergine Valsugana a breve inizieranno i lavori per il nuovo arredo urbano di via Maier che con la propria storicità è una delle strade più rappresentative della città. La sua costruzione risale al secolo XVI, quando sul preesistente impianto medievale, vennero aggiunti diversi palazzi: dimore dei padri conciliari che partecipavano al concilio di Trento. A quel tempo era chiamata “via Larga”, toponimo che la distingueva dalle altre vie, più strette e sinuose. Già dall’inizio, sui palazzi e in strada erano presenti diverse ricchezze decorative, come la regolarità delle facciate e dei portoni, abbellimenti delle stesse facciate, ornamenti e cornici e la presenza di due fontane, segni evidenti che via Maier doveva apparire come modello di strada rinascimentale a cui riferirsi. Via Maier nel tempo ha subito diverse trasformazioni, che non hanno tuttavia modificato la sua struttura morfologica originale. Elemento caratteristico è il tracciato del canale macinante che

storicamente, ed ancora oggi, la percorre scendendo da nord-est a sud-ovest. Ad esso si rapportavano numerose attività lavorative e la larghezza della via stessa fu probabilmente determinata proprio dalla presenza del corso d’acqua, la cui

via Pontara e piazza S. Rocco. Con questo intervento, si risanerà l’attuale stato di avanzato degrado della pavimentazione stradale e si riordineranno gli spazi parcheggio. Il progetto si inserisce in una più ampia revisione di arredo urbano

Il progetto della nuova fontana

profondità di scorrimento fu un tempo di carattere superficiale. Il progetto dovrebbero portare ad una riqualificazione di via Maier, rendendola più sicura, più “luminosa”, mantenendo inalterata sia la percorribilità dei veicoli che quella dei pedoni, anche se il transito veicolare sarà modificato rispetto all’attuale doppio senso di marcia con un nuovo senso unico di circolazione scendendo da via Tre Novembre verso

del centro storico di Pergine che ha interessato quasi tutte le viabilità partendo con il nuovo arredo di via Pennella nel 2002 e in seguito di via Crivelli, piazza Municipio, via Bortolamei, piazza Garbari, via Tre Novembre e via Guglielmi, per proseguire appunto con via Maier. Le scelte progettuali operate sono compatibili anche con quanto previsto nello studio realizzato dall’architetto Cecchetto intitolato “la costruzione della qualità ur-

Foto storica di Via Maier

bana: il piano dello spazio pubblico e dell’arredo urbano di Pergine Valsugana”. Nello specifico il progetto prevede la realizzazione di una nuova pavimentazione in porfido, con scelte progettuali e materiali che evidenzieranno le diverse funzioni della sede stradale compresa fra i vari edifici storici che generano la quinta di delimitazione dello spazio. Qui, più che altrove, è stato caricato di significato l’asse centrale della strada in quanto memoria storica del tracciato del canale macinante. Sono previsti tagli nella pavimentazione che dovrebbero rafforzare il concetto di relazione fra pareti verticali-laterali e piano orizzontale, fungendo contemporaneamente da elementi dissuasori e di delimitazione fra gli spazi pedonali, quelli di parcheggio e gli spazi per la circolazione veicolare. L’asse della strada si chiuderà con uno slargo verso piazza Garbari, caratterizzato dai portici. Verso sud, invece, verrà ripristinata la fontana un tempo posata nella parte finale della via, come ci ha spiegato l’ingegner Luca Paoli responsabile del pro-

getto: «La parte inferiore della fontana originaria non è più recuperabile. Le colonne superiori invece sono attualmente posizionate nel parco pubblico di Corso degli Alpini e potranno essere ripristinate. La fontana sarà rimossa dal giardino, sistemata e riposizionata nella sua collocazione iniziale, ripristinando l’antica conclusione prospettica della viabilità con un disegno che la metterà in relazione con la canaletta stradale. Inoltre, in corrispondenza dell’anello centrale della rotatoria e in prossimità della fontana, sarà scoperta l’esistente roggia rendendola così visibile, al fine di ricostruire l’originario rapporto che vi era fra la fontana e il canale macinante, recuperando una memoria storica oggi quasi perduta. Sarà possibile vedere l’acqua che scorre sotto i propri piedi mentre si cammina su una lastra trasparente». Altri particolari del progetto saranno delle piccole aree di sosta pedonale, delle panchine e un impianto di illuminazione realizzato con elementi semplici e poco impattanti. Il costo totale del progetto è di 900 mila euro.


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Levico. Esibizione del coro giovanile per un’Associazione musicale abruzzese

Il Coro “Monte Persego” canta per l’Abruzzo Il Coro giovanile Monte Persego di Levico è stato costituito nel 2008 per volontà della Direzione Tecnica del Coro Cima Vezzena. L’obiettivo principale è l’avvicinamento e l’educazione corale della fascia giovanile dai 5 ai 12 anni.

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di Mario Pacher

avanti a tanta gente che letteralmente gremiva il teatro Mons. Caproni di Levico, si sono esibiti gli scolari delle elementari che fanno parte del coro giovanile “Monte Persego”. Fra gli spettatori molti genitori e nonni di questi bambini che per la prima volta si presentavano al pubblico con un nutrito programma di canzoni acquisite nell’ambito della scuola. Presenti alcune autorità comunali nonchè l’assessore provinciale alla cultura Franco Panizza che ha elogiato il giovane complesso corale, frutto di collaborazione fra le insegnanti e i vertici del Coro Cima Vezzena. Alla nascita e formazione di questa nuova entità, ha contribuito il comune di

L’esibizione del coro “Monte Persego”

Levico, la locale Cassa Rurale e l’assessorato alla cultura della Provincia Autonoma di Trento. Durante la serata sono state raccolte delle offerte che saranno direttamente inviate ad un’Associazione musicale dell’Abruzzo, che sta svolgendo attività di avvicinamento corale rivolta ai bambini. Il Coro giovanile Monte Persego è stato costitui-

to nel 2008 per volontà della Direzione Tecnica del Coro Cima Vezzena. L’obiettivo principale è l’avvicinamento e l’educazione corale della fascia giovanile dai 5 ai 12 anni, sfruttando il filone musicale del canto popolare intimamente collegato alla storia trentina. In questo primo anno di lavoro, il periodo storico preso in esame andava dall’800

Levico. Ecco tutte le attività ludico-ricreative-sportive

Rari Nantes per l’estate L’Associazione Sportiva Dilettantistica Rari Nantes rende noto che a partire dal prossimo 1° giugno, e per tutto il periodo estivo, effettuerà, a Levico Terme, le seguenti attività ludicoricreative-sportive. Pilates in riva al lago: nei giorni di Martedì, Giovedì, Sabato dalle ore 09.15

alle 10.15 dal 1° giugno al 31 agosto 2009, nel parco della spiaggia libera verrà effettuata l’attività di Pilates da un istruttore specializzato. Iscrizioni presso R a r i N a n t e s Va l s u g a n a 320/8490893. Acquagym estiva: presso la piscina del Centro Sportivo di Levico Terme nei giorni di Lunedì e Giovedì

a partire dal 1° di giugno e fino al 30 settembre 2009, si terrà il corso di acquagym dalle ore 09.15 alle 10.00. Istruttori diplomati ISEF e docenti FIN e EEA. Iscrizioni presso Rari Nantes Valsugana 320/8490893. Corsi di nuoto: presso la piscina del Centro Sportivo di Levico Terme a partire dal 1° giugno e fino al 30 settembre si svolgeranno i corsi di nuoto estivi rivolti a bambini e adulti. I corsi sono intensivi e si svolgono al mattino e al pomeriggio dal Lunedì al Venerdì. Informazioni al 320/8490893.

all’inizio del ‘900, nel pieno quindi del fenomeno migratorio trentino. Dalla crisi del lavoro locale, alla ricerca di occupazione in altre vallate fino alla grande scommessa che in quei tempi si chiamava America. Il saggio-spettacolo presentato al Teatro Mons. Caproni di Levico Terme, è stato un continuo alternarsi di resoconti di cronaca del tempo, scambi di lettere tra il “moroson” che deve partire (Girolemin, un moleta rendenero) con l’amata Giulieta, e canti che vanno a rafforzare e colorare i vari momenti, caricandosi così anche di un grande significato, che va oltre il piacere della canzonetta. Di grande impatto la presenza in scena dei figuranti del Gruppo folkloristico di Caldonazzo con i loro attrezzi e di alcuni attori

della Filodrammatica di Levico Terme. La guida tecnica del Monte Persego è affidata ad Angela Rizzoli, chiamata da Mauro Martinelli, direttore del Coro Cima Vezzena, proprio per la sua grande preparazione nell’ambito del canto giovanile. Anima dell’intero progetto storico è stata invece Manuela Rizzoli che, assieme ad altri collaboratori del coro, ne ha curato pure l’allestimento scenico. Grande soddisfazione per il Coro Cima Vezzena, oltre che per il numeroso pubblico, soprattutto per questa sua “creatura” Monte Persego, progetto che ha avuto la concreta vicinanza delle istituzioni locali: Comune e Cassa Rurale di Levico Terme, Provincia Autonoma di Trento soprattutto con l’Assessorato alla cultura.

TRADIZIONI CALDONAZZO

I Pensionati e la “Festa dei ovi” di Mario Pacher

Il Gruppo Pensionati “G.B. Pecoretti” di Caldonazzo guidato dal presidente Giuseppe Conci, ha organizzato come ormai da tradizione per la domenica in Albis, la “Festa dei ovi”. Un appuntamento al quale partecipa sempre anche la banda di Caldonazzo, ora diretta dal maestro Giovanni Costa, che in quella occasione tiene il suo primo concerto di primavera. Alla festa, che sempre si svolge all’interno della grande sala dell’albergo pizzeria “Alla Vedova” a Lochere, hanno partecipato una cinquantina di soci dei 120 iscritti ai quali è stata servita una merendina a base di radicchio e uova con affettati. Fra gli intervenuti anche il primo cittadino di Caldonazzo Laura Mansini, che ha usato parole di lode verso questa associazione locale per l’attività che sta svolgendo in favore delle persone della terza età. Il ricavato della festa è stato destinato ad aiutare le popolazioni degli Abruzzi, colpite dal recentemente terremoto.

Un momento della festa con la banda


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Pergine. Interrogazione del consigliere provinciale Luca Zeni

I tempi e le modalità per spostare l’elettrodotto 290 Il traliccio n. 290 che passa attraverso l’abitato di Pergine Valsugana è da ritenere l’elettrodotto che crea la situazione più problematica in tutta la Provincia di Trento. Da anni le amministrazioni comunale e provinciale sono a conoscenza del problema e della preoccupazione dei cittadini per l’ingombrante presenza.

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Pergine Valsugana esiste una linea elettrica da 220.000 volt, la n. 290, di proprietà di Terna S.p.A., che passa attraverso il centro abitato, vicino e al di sopra di numerose abitazioni, in cui risiedono centinaia di persone. Su questa annosa questione il consigliere provinciale del Pd Luca Zeni - assieme ai colleghi di partito Cogo, Civico, Dorigatti, Ferrari e Nardelli – ha recentemente presentato un’interrogazione. «I numerosi abitanti della zona – si legge nel documento - oltre che ritenere inaccettabile la presenza di un traliccio di tali dimensioni in un’area residenziale, si sono allarmati per i crescenti studi che indicano la pericolosità dell’esposizione ai campi elettromagnetici e per una pubblicazione dell’Azienda Provinciale della Protezione dell’Ambiente del 1998 che rivela essere Pergine l’area con i maggiori valori di intensità del campo elettromagnetico di tutta la provincia (con un valore medio di 12 micro Tesla, ben 60 volte oltre il valore di qualità indicato dalla legge provinciale n. 10 del 1998!)». «Da molti anni – prosegue il giovane consigliere provinciale - le amministrazioni comunale e provinciale sono a conoscenza del problema e della preoccupazione dei cittadini per l’ingombrante presenza di un traliccio vecchio,

paesaggisticamente deturpante, con la più alta portata della Provincia, ed hanno cercato di intervenire per avviare le procedure per lo spostamento, forti anche delle oltre tremila firme raccolte a sostegno dell’iniziativa. Il comune di Pergine Valsugana ha elaborato degli studi di fattibilità, e numerosi esponenti dell’amministrazione provinciale hanno garantito negli anni scorsi il sostegno finanziario della Provincia di Trento qualora il comune avesse presentato un progetto di risanamento del traliccio. Questo anche alla luce del fatto che il traliccio n. 290, che passa attraverso l’abitato di Pergine Valsugana, è da ritenere l’elettrodotto che crea la situazione più problematica in tutta la Provincia di Trento, per i seguenti motivi: la portata, 220.000 volt, è tra le più alte di tutta la Provincia di Trento; il traliccio è molto vecchio, e rappresenta anche un pericolo di tipo meccanico, perché non si può garantire che non si verificheranno incidenti

strutturali (ad esempio il distacco di un cavo, che potrebbe avere conseguenze gravissime); la vicinanza, soltanto pochi metri, alle abitazioni provoca una situazione problematica sia a livello urbanistico che paesaggistico; la presenza di centinaia di persone che vivono e lavorano in prossimità dell’elettrodotto, comprese molte famiglie con donne incinte e bambini piccoli; la presenza di abitanti che lamentano disturbi (come frequenti emicranie) e di numerose persone decedute per tumori (anche se non è mai stato fatto uno studio epidemiologico e non è dimostrato che siano avvenuti a causa dell’inquinamento elettromagnetico, il principio di precauzione impone un intervento di risanamento)». «Il primo diritto da garantire – afferma ancora Zeni - è il diritto alla salute, pertanto si deve gestire il problema elettrosmog in modo responsabile ed intelligente nella realizzazione dei nuovi impianti, e nel risanamento di quelli

già esistenti. Nel corso degli ultimi anni si sono alternate ipotesi diverse per il risanamento dell’elettrodotto 290, con il coinvolgimento dei diversi soggetti coinvolti, anche dal punto di vista finanziario. Nel corso del 2008 si è concretizzata però la possibilità che sia Terna s.p.a a farsi completamente carico dell’intervento: Comune di Pergine, Comune di Trento, Provincia autonoma di Trento, hanno incontrato i rappresentanti di Terna s.p.a., la quale ha garantito lo spostamento dell’elettrodotto nel tratto che attraversa l’abitato di Pergine, anticipando un intervento comunque previsto nei prossimi anni all’interno del progetto di corridoio energetico che sta portando avanti. All’interno dell’accordo sembra ci sia l’autorizzazione, da parte dei comuni di Trento e Pergine, per far passare altri due elettrodotti minori sul suolo comunale, uno dei quali attraverso il passo del Cimirlo». Sulla scorta di tali argomentazioni il consigliere Luca Zeni, assieme ai colleghi del Pd, interroga la Giunta provinciale per conoscere quali siano le linee guida degli accordi intrapresi con Terna s.p.a., quale la tempistica prevista per la conclusione formale dell’accordo in questione e se, infine, sia intenzione della Giunta sollecitare Terna s.p.a. a portare a compimento in tempi rapidi la realizzazione dell’opera.

IN BREVE Il 23 Giornata del ri-uso

Il Comune di Pergine e l’AMNU, in collaborazione con diverse associazioni perginesi, organizzano la 5ª Giornata del ri-uso sabato 23 maggio 2009 presso la piastra del ghiaccio in loc. Costa di Vigalzano. Hai in casa oggetti che non adoperi più ma che qualcuno potrebbe ancora utilizzare? Mobili, libri, vestiti, dischi, CD, computer, elettrodomestici, biciclette, passeggini, attrezzature sportive, oggetti vari. Puoi portarli o venirne a cercare senza spendere un euro! Per i materiali più ingombranti, portare una foto, o descrizione, con il numero di telefono; una bacheca sarà a disposizione per gli annunci. Tutto dovrà essere pulito e in buono stato.

Emergenze: due numeri per i sordi

Fino ad oggi i sordi non potevano chiedere l’intervento delle forze di polizia in caso di bisogno se non attraverso altra persona. Ora in Trentino, prima provincia in Italia ad attivare un servizio d’emergenza per i sordi (fatta eccezione per le città di Padova e Novara, dove però il servizio è stato attivato solo a livello urbano), lo possono fare inviando un sms o un fax con un codice di emergenza prestabilito alla centrale operativa della Questura di Trento. Il nuovo servizio è stato realizzato in collaborazione con l’Assessorato alla Salute e politiche sociali della Provincia autonoma di Trento e l’AbC, Associazione Abbattimento barriere della comunicazione onlus. Due i numeri attivi: 348 19 18 444 per gli sms, 0461 899 520 per i fax.

I numeri di Trentino Sviluppo

L’animazione territoriale promossa da Trentino Sviluppo dà i numeri: 80 nuove imprese, 484 progetti d’impresa, 2.185 persone coinvolte, 150 comuni interessati. Questi, in sintesi, i risultati del progetto avviato nel 2006 dal team coordinato da Sergio Remi con l’obiettivo di promuovere iniziative imprenditoriali e di lavoro autonomo sul territorio trentino.


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Calceranica. L’associazione Pensionati e Anziani ha festeggiato gli 80enni

Una grande festa per i nonni del 1929

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di Mario Pacher

a comunità di Calceranica al Lago ha recentemente festeggiato alla grande i nati del 1929, per i loro 80 anni di vita. Hanno partecipato, come sempre avviene in questa occasione, anche gli ultra 80enni, una sessantina di persone che gremivano la sala della casa dei pensionati. L’incontro, organizzato dall’Associazione Pensionati e Anziani con il sostegno economico della Cassa Rurale, è iniziato con una S. Messa celebrata dal parroco don Paolo Baldessari e solennizzata dai canti della corale Polifonica. La festa è quindi proseguita presso la sede del Gruppo dove era stato allestito anche un pranzo collettivo. Particolare risalto è stato dato ai neo 80enni, ai quali il sindaco Sergio Martinelli ha donato l’”Albero della vita”, una realizzazione in argento di Mastro 7. Prima ancora di procedere alla premiazione, il primo cittadino

Un istante della festa

ha espresso grande lode alla presidente Gilia Fontana per la sua costante e totale dedizione a capo di questa associazione. «Grazie al suo impegno - ha sottolineato - Calceranica può vantare di avere oggi un punto di riferimento importante per tutti i suoi anziani che in questo ente hanno trovato motivo di svago e di aggregazione».

Questi i neo ottantenni: Carla Ferrari, Tarcisio Gremes, Luigi Fortezza, Angelina Martinelli, Ernesta Martinelli. Sono stati ricordati anche gli altri nati della classe 1929 impossibilitati a partecipare: Celestino Gremes, Giulietta Giacomelli, Rosina Paolucci e Alessandra Marini. Parole di amicizia sono venute poi dalla stessa presidente del-

l’associazione Gilia Fontana e da Tullio Ferrari in qualità di rappresentante della Cassa Rurale. Nel pomeriggio la Corale Polifonica di Calceranica diretta da Gianni Martinelli ha tenuto un applaudito concerto. È qui il caso di sottolineare come l’associazione Pensionati e Anziani di Calceranica da quando è guidata da Gilia

Fontana ha avuto un nuovo e dinamico impulso. Diversi e notevoli sono infatti i progetti di lavoro che stanno entusiasmando gli aderenti. Molto importante è anche la collaborazione delle persone volontarie, sempre disponibili ad aiutare i vertici dell’associazione. La sede è aperta tutte le domeniche e in due pomeriggi del mese si balla con musica dal vivo, mentre una volta al mese si festeggiano i compleanni dei propri iscritti. Sabato 13 giugno prossimo si parte per il mare con le persone che intendono partecipare. Una gita di mezza giornata si farà a luglio, mentre un’altra di una intera giornata ad agosto. Domenica 13 settembre ci sarà un nuovo pranzo in sede, mentre domenica 4 ottobre si terrà la “Festa di nonni”. Domenica 8 novembre castagnata con tombola. A dicembre un nuovo pranzo in sede è fissato per domenica 13. Altri appuntamenti sono legati alle festività natalizie.


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Tenna. Al ritrovo sono giunti in 139 da diverse regioni italiane

Raduno degli ex emigranti del cantone di Zug-Baar di Mario Pacher

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n un clima particolarmente familiare, quasi solenne, si è svolto sabato 25 aprile ad Alberè di Tenna, il 14esimo incontro con tutti gli ex emigranti del cantone svizzero di Zug-Baar, organizzato da uno degli espatriati Mario Spezzamonte, che ora però risiede in Italia a Costasavina di Pergine. All’incontro hanno preso parte ben 139 ex emigranti provenienti da diverse regioni italiane, in particolare dal Veneto, dall’Emilia Romagna e dal Friuli. Molti di loro erano giunti con i propri mezzi mentre altri hanno fatto uso di pullman organizzati, come gli emigranti di Galliera Veneta in provincia di Padova, che vediamo nella foto. Prima ancora del momento conviviale col-

Foto di gruppo

lettivo, Luciano Facchin di Pederobba in provincia di Treviso, emigrato in Svizzera nel 1959 e ritornato per questo incontro, ha salutato tutti usando parole di grande ricordo:

«È questa una giornata meravigliosa che continua negli anni e che vogliamo trascorrere nell’amicizia, per meglio conoscerci e nel ricordo di quel periodo, più o meno lungo, che

tutti noi abbiamo trascorso in quella terra che ci ha dato il sostentamento di vita. Alla frontiera dovevamo dare la certezza alle autorità svizzere di godere di buona salute e di avere

tanta voglia di lavorare». Poi ha ricordato il clima anche di nostalgia che si respirava in un nuovo paese: «Ognuno di noi era consapevole di essere ospite di una nazione straniera e sapeva quindi di dover accettare gli usi e costumi del luogo, sempre però portando nel cuore i valori della nostra Patria». Fra i tanti intervenuti c’era chi raccontava di aveva trascorso nel cantone svizzero di Zug-Baar, 40 e più anni, in pratica tutto il periodo lavorativo di una persona. Dopo il convivio, il fisarmonicista Aldo ha intonato tante canzoni del passato e gli appassionati del ballo hanno anche potuto danzare allegramente. Omaggi come ricordo di questa giornata sono stati distribuiti, a cura dell’organizzazione, a tutti i partecipanti.


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Pergine. Problemi per 17 palmari dati in dotazione agli agenti per espletare il loro lavoro

Computer della Municipale ko, interrogazione del PdL

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embra che 17 computer palmari dati in dotazione alla Polizia Municipale di Pergine non siano perfettamente funzionanti. A tale proposito i consiglieri provinciali del PdL – Giorgio Leonardi, Walter Viola, Rodolfo Borga, Mauro Delladio e Pino Morandini – hanno presentato un’interrogazione. «Con determinazione del Dirigente del Corpo intercomunale di Polizia locale di Pergine Valsugana n. 16 dd 8 agosto 2008 – scrivono i cinque rappresentanti del PdL - si è proceduto al noleggio di diciassette palmari completi di licenze software e di stampante termica portatile. Tale delibera è avvenuta in attuazione di delibera consiliare n.45 dd 29 luglio 2008 che dispone l’adesione a Trentino Ri-

scossioni Spa: la gestione da parte di Trentino Riscossioni Spa presuppone l’utilizzo per la maggior parte delle violazioni di computer palmari, dispositivi che permettono un rapido trasferimento dei dati. Tale fornitura è avvenuta inizialmente per il periodo preparatorio dal 1 settembre 2008 al 31 dicembre 2008 in attesa

del completo trasferimento di gestione dei dati da parte di Trentino Riscossioni che è avvenuto dal 1 gennaio 2009: durante il periodo preparatorio il Corpo di Polizia Municipale intercomunale di Pergine Valsugana avrebbe dovuto verificare l’assenza di malfunzionamenti degli apparecchi tecnologici con particolare riguardo

all’aggiornamento dello stradario e al corretto inserimento del codice stradale». «Con successiva determinazione del Dirigente di Direzione Generale del Comune di Pergine Valsugana n.16 dd. 10 febbraio 2009 – proseguono i cinque consiglieri - si è proceduto all’acquisto dei diciassette palmari completi di stampante portatile. La spesa del solo noleggio ammonta a 8.520,00 Euro la successiva spesa di acquisto degli stessi macchinari ammonta a 20.400,00 Euro per un totale di 28.920,00 Euro». Però tali dispositivi elettronici – affermano i rappresentanti del PdL - «non sono stati consegnati agli agenti nel periodo preparatorio per la verifica di corretto funzionamento ma solamente al decorso del

termine del trasferimento di gestione dei dati ( cioè dopo il 1 gennaio 2009): una volta in dotazione i dispositivi non hanno funzionato in maniera corretta, arrecando disagio agli agenti i quali erano impossibilitati ad esercitare il loro servizio, comportando ulteriori spese di riparazione o sostituzione». Sulla scorta di tali argomentazioni il Gruppo Consiliare “Il Popolo della Libertà” ha presentato un’interrogazione al Presidente della Giunta Provinciale per sapere innanzitutto come mai non siano state segnalate anomalie nel software dei computer palmari nel periodo preparatorio da settembre a dicembre 2008; in quale data precisa sono stati consegnati gli apparecchi agli agenti; quante sono state le imprese che hanno presentato i preventivi per la fornitura dei computer palmari e stampanti; infine a quanto ammonti l’ulteriore operazione di aggiustamento o di sostituzione dei computer palmari comprensivi di stampanti.


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Premiate le migliori tesi di laurea che avevano per argomento il nostro territorio

Storia e cultura del Trentino in 15 “studi”

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n tassello fondamentale per approfondire la conoscenza del nostro territorio nei suoi molteplici aspetti. È questo il valore di ogni tesi di laurea che ha per tema il Trentino. In alcuni casi, però, gli elaborati dei laureandi assumono un rilievo scientifico talmente elevato da meritare anche un premio. Circa quindici anni fa, infatti, con la legge provinciale 2/1980 sulla catalogazione del patrimonio storico, artistico e popolare del Trentino, la Provincia istituì un premio in denaro commisurato a tre diverse categorie. Il 24 aprile scorso, nell’ambito delle iniziative previste per la Settimana della cultura e alla presenza dell’assessore

provinciale alla cultura, si è quindi provveduto alla premiazione delle migliori tesi di laurea dedicate all’approfondimento degli aspetti storici e culturali del Trentino. La cerimonia, che si svolge ogni anno e che è stata ospitata la sala stampa della Provincia, ha visto la premiazione di 15 lavori giudicati meritevoli dall’apposita commissione di esperti (ne fanno parte 6 docenti dell’Università di Trento) che ha selezionato le tesi tra 28 elaborati presentati. Il premio di primo livello (poco più di 1500 euro per ciascuna tesi), riservato alle tesi d’eccellenza, è stato assegnato a tre neolaureate: Vittoria Faraone per una tesi sul turismo e lo sviluppo economico di Roncegno Terme (si veda

articolo sotto); Chiara Ioppi per un lavoro sulla sezione letteraria della biblioteca di Bruno Emmert, e Linda Vicentini per una tesi dedicata ai santini e lettere pastorali nella diocesi di Trento durante il pontificato di Pio IX (1846-1878). Scritte da donne sono pure le quattro tesi alle quali è stato assegnato il premio di secondo livello (775 euro), mentre otto sono i lavori per i quali la “giuria” ha deciso di assegnare il premio di terzo livello (400 euro), riservato alle tesi triennali. «Investire sui giovani e sulla conoscenza - ha affermato l’assessore alla cultura - è una precisa scelta di questa ammi-

nistrazione. Ai giovani laureati premiati esprimo l’apprezzamento mio e della Provincia per aver dato a tutta la comunità un’occasione per scoprire aspetti storici e culturali spesso sconosciuti e che ora possono diventare patrimonio comune». Dieci delle quindici tesi premiate provengono dall’Ateneo di Trento, due dall’Università di Milano, una dal Politecnico di Milano, una dall’Università di Bologna e una dall’Università di Padova. Si tratta, in maggioranza, di elaborati frutto del lavoro di laureati alla facoltà di lettere (8 tesi), mentre due provengono da Scienze Politiche, due da Sociologia, una da Agraria, una da Architettura e una da Economia.

La tesi di Vittoria Faraone dedicata al famoso centro termale Turismo e sviluppo economico di Roncegno Terme La tesi di Vittoria Faraone, che ha ricevuto il premio di primo livello s’intitola “Turismo e sviluppo economico: Il caso di Roncegno Terme” e presenta la storia di Roncegno Terme dalle origini ai giorni nostri nel contesto della storia del turismo del Trentino in generale. Si compone di diverse parti, la prima delle quali è metodologica e prende in considerazione sia il complesso problema della definizione di “turismo” e di “turista” dall’epoca elitaria del Grand Tour al turismo di massa dei giorni nostri, sia i diversi modelli di interpretazione economica del fenomeno. Nella seconda parte, con l’intento esplicito di fornire un contesto al caso in questione, si ripercorre la storia del turismo nel Trentino e in particolare quella dei Kurorte dall’Ottocento a oggi, affrontando una serie molto ampia di aspetti, dall’evoluzione della tradizionale cultura dell’ospitalità al turismo di massa, allo sci montano, alla nazionalità del turismo, al rapporto tra imprenditorialità privata e enti pubblici, al tema del movimento cooperativo, ai legami con gli eventi

storici internazionali. La parte più originale è senza dubbio quella che si riferisce al caso di Roncegno, che occupa gli ultimi tre capitoli. L’interessante storia di Roncegno Terme viene presentata in tutte le sue fasi, a partire dalla scoperta dell’acqua minerale a metà dell’Ottocento, alla costruzione degli stabilimenti termali e delle infrastrutture alberghiere, senza sorvolare su nessuna delle difficoltà e delle discussioni che l’impresa generò. Fino all’ultima fase la tesi fornisce dati d’archivio e statistiche sui vari aspetti, e si basa sui risultati di pre-

cedenti ricerche sul caso specifico, tra cui quelle di Modena e di Mosaner, nonché sui dati quantitativi del ‘900 ricavati dall’Archivio provinciale - fondo EPT, mai utilizzati prima. L’ultimissima fase, dagli anni Ottanta ad oggi viene interpretata, alla luce dei modelli proposti, come un tentativo di rinnovamento che dimostra anche quantitativamente di essere in grado di riportare un certo successo nazionale e internazionale; l’analisi è basata su dati di prima mano, riportati sempre con ampiezza e precisione, e non tanto su ricerche precedenti. L’interesse del caso di

Roncegno Terme emerge proprio dalle trasformazioni osservabili nelle diverse fasi dei tipi di turismo tentati, che, se non hanno portato a un vero fenomeno di massa, hanno contribuito tuttavia a caratterizzare in modo specifico la località intercettando oggi la domanda di un nuovo tipo di turismo di cura e benessere, che sta avendo come conseguenza una serie di ricadute economiche positive su tutto il territorio. In finale vengono presentate anche alcune proposte per un possibile miglioramento dell’offerta turistica a Roncegno. La tesi si segnala insomma come un lavoro ottimamente attrezzato metodologicamente, basato sulla letteratura internazionale sull’argomento, su fonti archivistiche e siti internet, ricco e completo nell’analisi di un caso specifico inserito in un contesto più ampio, e innovativo, principalmente nell’ultima parte, sul piano dei risultati e dell’interpretazione. Per tali ragioni la giuria ha ritenuto questo lavoro meritevole di un premio di primo livello.


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Centro Commerciale Ponte Regio

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orse non sarà conosciuto come gli altri centri del Trentino e del Veneto, ma il “Centro Commerciale Ponte Regio” di Pergine Valsugana (in località Fratte) è, a tutti gli effetti, un grande distretto commerciale in cui sono concentrate le insegne di numerosissime attività che si distinguono per l’alta professionalità che mettono in campo e per l’elevata qualità dei prodotti che offrono ai tanti

clienti. Una clientela, quella del “Centro Commerciale Ponte Regio” di Pergine, davvero vasta e variegata, proveniente non solo da Pergine e dintorni, ma anche da altre zone della Valsugana, dal Pinetano e dalla Valle dei Mòcheni, nonché dalla città di Trento. Una clientela che quotidianamente – per le piccole e grandi spese - cerca di ottimizzare, e al meglio, quel principio scelta – costi – qualità che è l’elemento

portante del fare acquisti. E sarà anche per questo, sarà anche per l’osservanza ed il rispetto di questo principio, che al “Centro Ponte Regio” si trovano moltissimi esercizi e specializzazioni commerciali, artigianali, servizi, prodotti alimentari, beni, strumenti – e chi più ne ha più ne metta- il tutto per riuscire a soddisfare le richieste di una clientela sempre di più consapevole di ciò che vuole e desidera.

Negli ultimi decenni le mega strutture commerciali sono sorte un po’ ovunque, rivoluzionando il modo di fare commercio e le stesse abitudini dei consumatori che erano rimaste immutate per secoli, sostituendosi, almeno in parte, ai centri storici nel ruolo di catalizzatori della vita sociale. In moltissimi centri commerciali, infatti, ormai ci si va non solo per effettuare degli acquisti, ma anche per incontrare gli amici, per vivere la propria socialità


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in un ambiente accogliente, ricco di stimoli e di proposte non soltanto commerciali ma anche culturali. Il Centro Ponte Regio di Pergine Valsugana non solo si coniuga appieno con tale filosofia, ma va anche oltre proponendosi e distinguendosi come una sorta di cittadella commerciale ideale, non esagerata nelle dimensioni, ma grandissima nelle potenzialità che esprime e nell’offerta di prodotti e servizi all’avanguardia, con il valore aggiunto tipico dell’artigianalità, ma a costi contenuti per un rapporto

qualità/prezzo che non teme confronti, per di più in un contesto ambientale funzionale, moderno e piacevole, a due passi dalla zona dei laghi di Levico e di Caldonazzo. Proprio ciò che è richiesto da chi all’utile desidera unire il dilettevole oltre che, naturalmente, il conveniente. Così il Centro Commerciale Ponte Regio di Pergine Valsugana per molti rappresenterà una vera sorprendente scoperta, che ben presto si trasformerà in una piacevole abitudine da vivere con la propria famiglia o in compagnia degli amici più cari.

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Viabilità. L’assessore Pacher risponde a un’interrogazione di Nerio Giovanazzi

Valsugana: nel 2012 il nuovo tratto Castelnuovo-Grigno È allo studio il raddoppio a quattro corsie del tratto della S.S. 47 compreso tra Castelnuovo e Grigno. Entro il 2009 dovrebbe concludersi la valutazione di impatto ambientale, mentre nel corso del

IN BREVE MARTER

Il muro frana e la Lega interroga I consiglieri provinciali della Lega Nord Trentino – Savoi, Civettini, Paternoster, Penasa, Casna e Filippin – hanno presentato un’interrogazione in merito a una vicenda che ha per teatro via Val dell’Orso a Marter di Roncegno. Qui, scrivono gli esponenti del Carroccio, «è da ben quattro anni

2010 dovrebbe avvenire la progettazione definitiva ed esecutiva dell’opera, il cui avvio, considerati i tempi necessari per l’affidamento dei lavori, può stimarsi per l’anno 2012.

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on un transito di 40 mila autovetture e 5 mila mezzi pesanti al giorno, la SuperValsugana continua a far discutere utenti della strada, residenti e politici. Nel febbraio scorso Nerio Giovanazzi, consigliere provinciale di Amministrare il Trentino, aveva presentato un’interrogazione inerente proprio alla situazione del traffico in Valsugana e agli interventi in programma da parte dell’Amministrazione provinciale. «Ormai da tempo la statale 47 – scriveva Giovanazzi - non è più in grado di reggere al constante aumento del traffico pesante, destinato, verosimilmente, ad un ulteriore incremento per l’afflusso dei grandi mezzi di trasporto provenienti dai Paesi dell’Est e diretti verso l’Europa settentrionale». «In più occasioni – si leggeva ancora nel documento - gli amministratori locali hanno richiamato l’attenzione della Provincia sul problema, senza ottenere più che generiche promesse di provvedere in tempi peraltro mai precisati al completamento delle opere di messa in sicurezza della statale. Eppure, tali opere dovrebbero essere una delle priorità, non solo sulla carta, dell’amministrazione provinciale, tenendo presente che esse, pur necessarie ed assolutamente da proseguire, non rappresentano, però, la soluzione definitiva al problema di un collegamento rapido con la fascia pedemontana veneta in grado di soddisfare le esigenze attuali

e future. È evidente, infatti, che, se non verranno previste valide alternative, una statale della Valsugana messa in sicurezza e potenziata (quattro corsie) finirebbe solo per attirare maggiori flussi di traffico, appesantendo i disagi della popolazione». Il consigliere di Amministrare il Trentino interrogava quindi il Presidente della Giunta Provinciale per conoscere il piano degli interventi in programma, eventuali progetti in fase di appalto con relativi costi e tempi di esecuzione. La risposta all’interrogazione di Nerio Giovanazzi è giunta il 21 aprile scorso, a firma di Alberto Pacher, assessore ai Lavori pubblici, Ambiente e Trasporti, nonché vice presidente della Giunta provinciale. «Già nel corso dell’anno 2003 – scrive Pacher - il Servizio Opere Stradali ha fatto predisporre lo studio di impatto ambientale per l’individuazione della mobilità

della S.S. 47 nel tratto ricadente nel territorio provinciale. Sulla base di tale studio che prevede nel medio-lungo periodo il quadruplicamento dell’intero tratto della SS 47 della Valsugana ricadente in provincia di Trento, sono stati inseriti nel piano generale della viabilità alcuni interventi per la sistemazione dei tratti stradali più critici. Nel corso del 2008 è stato affidato l’incarico per uno specifico aggiornamento di tale studio relativo al tratto di S.S. 47 compreso fra gli abitati di Castelnuovo e Grigno, che prevede alcune ulteriori alternative per la realizzazione di due corsie per ogni senso di marcia e la sistemazione delle intersezioni gravanti su tale tratto stradale ritenuto prioritario, con contestuale risistemazione di un tratto marginale di Ferrovia della Valsugana». «Tale progettazione preliminare – prosegue il vice presidente della Giunta provinciale - si innesta su alcune opere

attualmente ultimate o in via di ultimazione, che prevedono la messa in sicurezza di alcune intersezioni gravanti sulla S.S. 47 della Valsugana in quel tratto di statale (Svincolo a Villa Agnedo; Sistemazione intersezione in loc. Ospedaletto Stazione; Sottopasso Ospedaletto loc. Barricata; Svincolo loc. Selva di Grigno)». Per quanto riguarda tempi e costi degli interventi, il vice presidente Pacher fa sapere che lo studio di valutazione di impatto ambientale (VIA) dovrebbe concludersi entro il 2009, mentre nel corso del 2010 dovrebbe avvenire la progettazione definitiva ed esecutiva dell’opera il cui avvio, considerati i tempi necessari per l’affidamento dei lavori, può stimarsi per l’anno 2012. L’impegno di spesa complessivo, relativamente alla tratta Castelnuovo–Grigno, è stimato in via preliminare in circa 100-120 milioni di Euro a seconda della soluzione individuata.

che il muretto che delimita la strada ha iniziato a franare nel terreno sottostante, proprietà di un pensionato 69enne il quale già qualche anno fa ha fatto richiesta al Comune di liberare il suo terreno dal materiale franato, come è giusto che avvenga in casi come questo. Il Comune di Roncegno ha mandato l’assessore competente a verificare la situazione; in seguito, lo stesso assessore dopo aver preso visione dei fatti, ha comunicato che il Comune non era in possesso dei mezzi per poter eseguire i lavori necessari. Quel tratto di strada dove la banchina è franata ora è sicuramente pericoloso in quanto non c’è più il muretto a sostegno della stessa; inoltre anche le persone che si ritrovano a camminare lungo il ciglio della strada mettono quotidianamente a rischio la loro incolumità». I consiglieri provinciali della Lega Nord interrogano quindi il Presidente della Provincia per sapere se il comune può liquidare una richiesta di intervento da parte di un cittadino senza dare risposta scritta e senza intervenire; se il comune di Roncegno ha fatto dei controlli per verificare se a causare la frana del muro di sostegno della strada siano state le piogge e la neve di questi ultimi anni; se sì, perché non ha richiesto l’intervento diretto della Provincia in quanto circostanza causata da eventi naturali; se è possibile verificare che il comune si sia comportato correttamente nei confronti del privato cittadino che lo ha interpellato».


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OLISTICA GARUDA

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Rimedi e metodi naturali per un corpo sano e il benessere fisico LE PROPOSTE ED I TRATTAMENTI • Idrocolon (previo visita medica) • Idroterapia Kneipp: bagno vapore, getti caldi/freddi, frizioni e fasciature, compresse e cataclismi • Applicazioni fiori di fieno • Applicazioni minerali vulcanici ad uso terapeutico • Sauna finlandese • Riflessologia plantale • Riequilibrio energetico • Osteopatia fluidica • Lavaggio energetico • Pacchetti salute personalizzati • Trattamenti dott. Hauschka • Consulenze radio estetiche

“Noi, dell’Olistica Garuda, ci prendiamo cura dell’uomo nel suo intero” Non solo il sintomo quindi viene preso in considerazione, ma attraverso quest’ultimo si cerca di arrivare alla causa che lo ha creato. Interpretando il messaggio del corpo (sintomo) ogni persona viene trattata nella sua individualità. Così, la riflessologia, l’iridologia, i meridiani, la lingua o altro ancora, diventano una via per comprendere, disintossicare, "curare" ed avere un notevole supporto per mantenere una salute ritrovata. Nel nostro Centro di terapie naturali e di riequilibrio fisico ed energetico vengono svolte tutte quelle pratiche che la Natura ci mette a disposizione intervenendo con i 4 elementi: Acqua – Terra – Fuoco – Aria. RIFLESSOLOGIA

Presso l’erboristeria di Caldonazzo – Via Siccone (Tel. 0461 718140), si possono trovare cereali integrati (anche macinati freschi), prodotti erboristici, fitopreparati,olii essenziali, tinture madri, macerati glicerinati, erbe e tisane, cosmesi naturale.

Alla fine di Maggio 2009 l’Istituto Olistica Garuda si trasferirà in Piazza Vecchia, 9 sempre a Caldonazzo.

IRIDOLOGIA

IDROTERAPIA

aturali

Centro Terapie N

OLISTICA GARUDA (TN) CALDONAZZO Via Verdi, 5 tel. 0461.724654


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Strigno. La Giunta contraria a una destinazione residenziale dell’area

Commissione di studio per l’ex caserma Degol La proposta del Comune di Strigno è di attivare in tempi brevi un gruppo di lavoro che elabori progetti per la valorizzazione dell’area dell’ex Caserma Degol in grado di coniugare le esigenze della Patrimonio Trentino con la ricaduta territoriale dell’intervento.

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a giunta comunale di Strigno ha recentemente incontrato l’ing. Claudio Bortolotti e il dott. Claudio Alì della Patrimonio del Trentino Spa per discutere la futura destinazione della ex Caserma Degol, l’imponente immobile che la Provincia, attraverso il suo “braccio immobiliare” proprietario dell’area, è intenzionata a trasformare in zona residenziale. «Patrimonio del Trentino - ha spiegato Bortolotti agli amministratori locali durante l’incontro avvenuto presso il municipio - ha ottenuto un finanziamento di circa 300 mila Euro nell’ambito del

fondo anticongiunturale per procedere alla demolizione degli edifici presenti sull’area e il lavoro, immediatamente cantierabile e a rapida spendibilità, dovrebbe essere portato a termine entro il 2009, come auspicato dalla Giunta provinciale al fine di fronteggiare l’attuale crisi economica e finanziaria». Il progetto preliminare predisposto dalla società prevede la realizzazione di una struttura ricettiva nella parte a nord-est (ostello, albergo, o altro edificio con destinazione similare) e vari edifici residenziali nella zona centrale e sud. A tal proposito la richiesta fatta al Comune è di predisporre una variante

PASSA IL PIANO GIOVANI L’8 maggio scorso la Giunta provinciale, su proposta del Presidente, ha approvato tre “Piani giovani” tra cui quello dei Laghi Valsugana, assegnando 33.576,50 euro al comune di Levico Terme. Il Fondo per le politiche giovanili è stato istituito con la legge provinciale numero 7 del 2004 per promuovere azioni a favore dell’infanzia, dell’adolescenza, dei giovani e delle loro famiglie e per prevenire fenomeni di disagio sociale. I piani giovani approvati prevedono la realizzazione di vari progetti tra cui incontri, laboratori, appuntamenti teatrali e sportivi, corsi e viaggi studio. Per il finanziamento delle varie attività è prevista, oltre al contributo provinciale, la partecipazione finanziaria di soggetti locali.

urbanistica al Piano Regolatore Generale: presupposto indispensabile per procedere alla demolizione. Il sindaco Claudio Tomaselli e l’assessore Andrea Tomaselli (delegato a gestire la partita relativa alla Degol) hanno evidenziato la contrarietà dell’Amministrazione comunale alla destinazione residenziale dell’area e l’esigenza per il paese e per la Valsugana orientale di mantenere il ruolo di volano economico dell’ex caserma. La proposta del Comune è di attivare in tempi brevi un gruppo di lavoro che elabori proposte per la valorizzazione dell’area in grado di

coniugare le esigenze della Patrimonio Trentino con la ricaduta territoriale dell’intervento. Nella costituzione del gruppo di lavoro verranno coinvolti, oltre ai rappresentanti del Comune e della Patrimonio del Trentino, i servizi provinciali maggiormente interessati alle potenziali vocazioni dell’area, il Comprensorio e la Fondazione Bruno Kessler. La Patrimonio del Trentino condivide l’impostazione dell’Amministrazione comunale. Il presidente Claudio Bortolotti, in una nota,

LAVORI IN VIALE STAZIONE Levico. La Soprintendenza ai Beni Architettonici della Provincia autonoma di Trento ha dato il via libera per i lavori di sistemazione del viale della Stazione nella città di Levico Terme. I parcheggi attualmente esistenti saranno adibiti a zona verde, mentre i marciapiedi verranno lastricati in porfido, la sede stradale sarà adeguatamente asfaltata, l’illuminazione pubblica rinnovata con lampioni a basso consumo più rispettosi dell’ambiente. A proposito di verde: salvaguardati, ovviamente, i faggi centenari che caratterizzano e nobilitano questa parte della città. Il costo di tali interventi è stimato in quasi 740 mila euro.

conferma la necessità di far precedere all’adozione dei necessari strumenti urbanistici «una notevole attività di studio indirizzata all’individuazione delle destinazioni d’uso più in linea con le richieste dell’Amministrazione comunale». Ai lavori della commissione di studio, conclude Bortolotti, «dovrebbero partecipare anche i rappresentanti delle categorie economiche e produttive nonché i rappresentanti delle istituzioni pubbliche eventualmente interessate per proprie esigenze logistiche».

TORCEGNO Lavori ai Campestrini

Lavori in corso nelle strade nella frazione Campestrini nel comune di Torcegno. Il progetto, che prevede una spesa complessiva di oltre 700 mila euro, contempla la posa delle nuove condotte dell’acquedotto comunale, la realizzazione di nuovi parcheggi e percorsi pedonali, nonché una tettoia per la fermata del bus e la pavimentazione finale. Campestrini, fraz. di Torcegno


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Valsugana. Interrogazione dei consiglieri provinciali Anderle e Lenzi

A quando la posa delle barriere antirumore sulla S.S. 47?

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he la strada della Valsugana sia percorsa quotidianamente da un gran numero di veicoli, costituiti in gran parte da

mezzi pesanti, è un dato di fatto. Ciò, oltre a determinare un forte inquinamento dell’aria dovuto all’emissione dei gas di scarico, provoca anche un elevato

inquinamento acustico, con valori di emissione che superano abbondantemente i limiti accettabili. Della questione si è recentemente occupato anche il consigliere provinciale dell’UpT Renzo Anderle - ex sindaco di Pergine - il quale, assieme al collega del medesimo gruppo Giovanni Battista Lenzi, ha presentato un’interrogazione alla Giunta provinciale per sapere quando verranno costruite le barriere antirumore sulla strada della Valsugana, in particolare nei tratti Ciré di Pergine – San Cristoforo e nel comune di Roncegno. «Il Servizio viabilità della Provincia autonoma di Trento – si legge nell’interrogazione - ha affrontato il problema dell’inquinamento acustico determinato dal traffico veicolare sulla strada della Valsugana,

predisponendo un programma di interventi, con la realizzazione di una serie di barriere antirumore collocate sui due lati della strada, nel tratto compreso tra Pergine e San Cristoforo, per quando concerne il Comune di Pergine, prevedendo l’integrazione di tali opere, sulla base di priorità definite dall’indice di inquinamento acustico. Altri interventi sono stati realizzati all’altezza di Marter, ma da circa un anno il cantiere è fermo mentre necessiterebbe di una sollecita ripresa dei lavori per risolvere l’annoso problema riguardante la zona di via alla Chiesa». «I lavori finora effettuati – osservano i due consiglieri dell’UpT - hanno risolto parzialmente il problema che peraltro pare ancora lontano da una sua definitiva soluzione; in altre

parole, rimangono ancora da realizzare ampi tratti di barriera antirumore. Si è a conoscenza che da parte del suddetto Servizio provinciale è stato predisposto, qualche anno fa, un piano di realizzazione delle suddette barriere ma, attualmente, non si dispone di indicazioni circa i tempi di attuazione dell’intero programma». I consiglieri Anderle e Lenzi interrogano quindi il Presidente della Giunta provinciale e l’Assessore competente, al fine di conoscere se siano previsti ulteriori interventi (e in tal caso con quali tempi) per la posa in opera di barriere antirumore sulla strada della Valsugana e se nel bilancio provinciale esistano attualmente gli stanziamenti, anche a valenza pluriennale, per il finanziamento di tali opere.


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Rinvenimenti. Le tracce di un antico passato in Trentino e in Valsugana

Alla scoperta dei castellieri preistorici di Luciano De Carli

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’associazione “Castelli del Trentino”, presieduta da Tullio Pasquali ha preparato un nuovo interessante volume sui castellieri preistorici dell’Alta Valsugana, quelli individuati da Desiderio Reich e Carl Ausserer. Nel volume Tullio Pasquali e Marzio Zampedri presentano in primis le biografie del Reich e dell’Ausserer, quindi un succinto studio sui castellieri in generale. Tutto era stato già ampiamente documentato rifacendosi a fonti sicure come il Bollettino della Società Rododendro, Notizie- documenti su Lavarone e dintorni, Persen: castello e giurisdizioni. Si ripercorre la storia antica dell’Alta Valsugana, individuando quei dossi che i due

studiosi del passato riconoscono come “castellieri.” Sono 27 siti, tutti potenziali castellieri preistorici. Di ognuno di loro s’è fatta una ragionata lettura dei testi di Reich ed Ausserer, nonché un accurato sopralluogo da parte dei vari membri (diciassette)che hanno collaborato alla ricerca. Dopo quasi cent’anni dall’opera dei due studiosi sopra citati, si sono avuti nuovi reperti e informazioni; quindi diventa estremamente utile, da vari punti di vista (culturale-turistico-sociale-identitario), conoscere le novità del settore. Ci sono, ad esempio, i famosi quattro schinieri ritrovati ai Masetti di Pergine e le armi in bronzo del lago Pudro di Vigalzano, i frammenti ceramici del Postèl di Centa san Nicolò, l’enorme cumulo di pietra-

Lamina in lega, Castel Brenta

Sperone in ferro, Castel Brenta

Fibbie in ferro, Castel Brenta

me del Doss della Cross di Viarago, le fonderie preistoriche sul Puster di Vignola. Talvolta sono proprio le ricerche d’appassionati a fornire nuovi elementi di studio, altre solo una casuale occasione dovuta a scavi, movimenti di terra, cadute di muriccioli antichi, scavi in torbiera. Ma proprio l’opera, la pubblicazione dei volumi dell’Ass. “Castelli del Trentino” favorisce il coinvolgimento, la consapevolezza, la responsabilità verso i rinvenimenti che qua e là si fanno, perché quanto si trova possa essere fatto conoscere, conservato, consegnato per la fruizione generale.

La terza parte elenca tutti i ritrovamenti recenti e presenta pure un glossario dei termini riguardanti le strutture dei castellieri. Seguono 18 pagine di bibliografia. Il nuovo volume promuove sicuramente alcune mostre e qualche dibattito proprio in Alta Valsugana, come s’è avuto in passato. Proprio a questi appassionati si deve “la riscoperta della Torre degli Xicconi”, con molti anni d’anticipo, quando tutto era ancora sommerso dalla vegetazione,quando non si poteva immaginare la bellezza del sito che oggi Provincia, Comune di Caldonazzo e sue Associazioni desiderano valorizzare e far conoscere.


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Levico Terme. Ortinparco, buon risultato malgrado la pioggia dell’ultimo giorno

In 15 mila per la Festa degli Orti nel Parco Il 26 aprile scorso si è conclusa, all’interno del Parco delle Terme, la festa di "Ortinparco".

Una sala per Pierina Negriolli

di Mario Pacher

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al 23 al 26 aprile scorsi si è svolta “Ortinparco, Festa degli Orti”, organizzata dal Servizio Conservazione della Natura della Provincia di Trento per salutare l’arrivo della primavera e anche per esprimere tutto ciò che è legato all’orto. In questi quattro giorni sono giunti a Levico tanti visitatori non solo dal Trentino ma anche da fuori. Nei primi due giorni Ortinparco è stato visitato soprattutto dai ragazzi delle scuole di Levico e circondario, mentre il maggior afflusso di visitatori adulti si è avuto nelle giornate del 25 e 26. Ma il numero complessivo di visitatori ha avuto una flessione rispetto alla precedente edizione quando erano stati valutati in circa 20 mila. Quest’anno a causa della pioggia dell’ultimo giorno, come ci ha testimoniato Laura Motter del Servizio Conservazione Natura della PAT, non sarebbero stati più di 15 mila. Buona comunque l’attività dei commercianti che lungo i viali avevano allestito le loro casette proponendo prodotti alimentari e artigianali. Il tema dell’edizione 2009 è stato: “I Colori e le Recinzioni nell’Orto”, ovvero tanti esempi di come allestire i recinti, le piante e gli arredi per meglio valorizzare l’orto dal punto di vista estetico.

Levico. P.S.P. San Valentino

di Mario Pacher

Uno degli orti nel parco

Una trentina sono stati gli pure i laboratori creativi per orti presenti, molti dei quali bambini “Mosaico di sapori”, innovativi e originali. Molto con dimostrazione pratica visitata l’esposizione e ven- della produzione dei coloradita di piante orticole curata tissimi mosaici con l’alfabeto da vivaisti e aziende agricole, delle granaglie. Notevole così come la lavorazione e la l’orto degli ospiti dell’Isticonservazione dei prodotti tuto don Ziglio (ex Piccola che derivano dall’orto. Non Opera ) costantemente ossono passati inosservati nem- servato dai visitatori per la meno i laboratori di composi- grande gioia degli allestitori. zioni con i materiali vegetali Spazio è stato dato anche del parco riservati agli adulti, ai momenti musicali e alla e le attività didattiche a tema, poesia con “Il Pensiero delle proposte da esperti educatori Foglie”. E ancora concerti ambientali e dedicon la cantautrice «Durante la cate soprattutto ai Matilde Politi, e, a bambini. E sem- manifestazione conclusione della pre per i ragazzi è raccolte offerte festa, nei presper la popolazione stata offerta anche si della sequoia dell’Abruzzo» all’entrata prinl’opportunità di cipale del parco, realizzare un orto “Boite a Musique” “da portar via”, seha proposto canti guendo il laborae danze Sacre di torio “L’Orto Take Away” e preparare anche il Gurdjieff. Durante la maniterreno per la semina, median- festazione sono state raccolte te utilizzo degli attrezzi del offerte per la popolazione contadino. Nelle due ultime dell’Abruzzo colpita dal giornate sono stati presentati recente terremoto.

Nell’ultima riunione del CdA dell’Azienda “P.S.P. San Valentino” di Levico (ex casa di riposo), è stata deliberata l’intitolazione della nuova sala riunioni-formazione, alla benefattrice insegnante Pierina Negriolli. Per quasi trent’anni il nome della generosa è comparso nella denominazione dell’Istitu- pletata e messa in funzione zione (I.P.A.B. – Centro R.A. l’Area riunioni–formazione Anziani “Pierina Negriolli”) presso il Centro polifunzioin virtù di un consistente nale “Isola della Luna”, il lascito disposto alla sua Consiglio ha quindi inteso morte, avvenuta nel 1977, dare esecuzione ad una che ha permesso di estin- precisa volontà espressa guere i mutui contratti per la nello statuto Aziendale di ristrutturazione degli edifici e dedicare a Pierina Negriolli di provvedere alla ristruttura- una zona dell’edificio, come zione completa dell’edificio già avvenuto per ricordare il di più antica origine. Con la Presidente Silvio Libardoni. trasformazione in Azienda, La nuova Area si compone dal 1° gennaio 2008 l’Am- di una sala per le riunioni ministrazione ha ritenuto di del CdA, una saletta per modificare la denominazione incontri/formazione per picin Azienda “P.S.P. San Valen- coli gruppi e un’ampia sala per riunioni, incontri, corsi tino”–Città di Ledi formazione vico Terme, rite«Intitolazione denominata nendo che essa in virtù di un non sia limitativa consistente lascito “Sala Ins. Pierio legata ad un disposto alla sua na Negriolli”, ad solo nominativo morte nel 1977» uso sia aziendale interno sia dei benefattori, esterno a chi passati, prossimi ne farà richiee possibili futusta presso gli ri. Si ricordano, uffici amminiinfatti, altri generosi lasciti come quello strativi dell’Azienda. La sala di Elvira Tomedi, Paolina dispone di 50 posti ed è atSterchele, Angelo Libardi... trezzata con videoproiettore Essendo stata da poco com- e impianto audio.


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MERCATO DELLE PULCI Borgo - Il prossimo 30 maggio a Borgo, in Piazza De Gasperi e in Piazza S. Anna, si terrà per tutta la giornata il “Mercatino delle Pulci”. In caso di maltempo la manifestazione si terrà sotto i portici lungo il Brenta.

LE FOGLIE DI CAUMO Borgo - Presso lo spazio Klien di Borgo Valsugana, in piazza Degasperi 20, si è conclusa la mostra intitolata “Foglie di maggio”. Mosaici a foglia secca di Adriano Caumo 1925-2008.

PALAZZI APERTI 2009 Bassa Valsugana - Settimana ad alto contenuto culturale quella tra l’8 e il 17 maggio scorsi. Tra eventi, conferenze, concerti e visite guidate si è svolta anche la manifestazione Palazzi aperti 2009.

AIDO, 25 ANNI Borgo Valsugana - L’Aido della Bassa Valsugana e Tesino ha celebrato i 25 anni di vita con due giornate di festa: una serata di musica e poesie, e poi una S. Messa seguita dal tradizionale pranzo sociale.

In cifre. Sono state avviate 25 microimprese di cui la metà in “rosa”

Progetto Leader Plus Valsugana

In sei anni d’attività 12 milioni di euro di investimenti e circa 7.500.000 euro di finanziamenti erogati, 160 domande accolte (su 540 presentate), 25 microimprese avviate delle quali la metà in “rosa”, cioè guidate da donne. È questo, in estrema sintesi, il bilancio del progetto Leader Plus Valsugana presentato dal presidente del Gal Mariano Tomasini e dal direttore Gino Stecchetti. Ecco le iniziative promosse: 25 progetti per il turismo rurale (oltre 2.354.000 euro); 21 progetti per la valorizzazione delle risorse storiche, culturali e ambientali (più di 1.883.000 euro); 6 progetti nel settore

lattiero-caseario (355 mila euro); 10 nella filiera ortofrutticola (335 mila euro); 170 progetti nel settore della castanicoltura (più

di 140 mila euro); progetto Farina della Valsugana (93 mila euro); progetto “verde del Tesino” (22 mila euro); viticoltura e valo-

Telve. Riuscito incontro col coro parrocchiale di Tassullo

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rizzazione delle varietà autoctone (188 mila euro); 7 progetti per le piante aromatiche e officinali (35 mila euro); 6 progetti per la promozione e vendita dei prodotti locali (270 mila euro); 11 progetti a sostengo di nuove realtà imprenditoriali (178 mila euro); 29 progetti sulla formazione professionale (182 mila euro). E ancora progetti sulla cooperazione interterritoriale (più di 16 mila euro) e trasnazionale con iniziative sulla storica via Claudia Augusta (173 mila euro).

ABRUZZO

Una chiesetta “valsuganotta”

L’hanno messa in piedi in meno di tre giorni, dipinta con impregnante verde, quasi a ricordare la speranza. È la chiesetta costruita dai trentini – tra cui 16 vigili del fuoco di Strigno e 8 di Villa Agnedo - a Cansatessa, frazione dell’Aquila, consacrata il 9 maggio scorso. La chiesetta ha una base di otto metri per tredici e può ospitare fino a 200 persone. L’hanno chiamata “Chiesa della risurrezione”, anche perché concepita nel giorno di Pasqua e “sorta” nello stesso tempo impiegato da Cristo per “ricostruire il tempio”. La messa è stata officiata dall’arcivescovo di Trento, Luigi Bressan che, davanti al crocifisso ligneo donato dal Comitato presepe di Scurelle, ha esortato ad essere sempre “costruttori di solidarietà e bontà”. «È un grande dono per la nostra comunità» ha esordito l’arcivescovo Giuseppe Molinari, ringraziando il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, e l’assessore provinciale Lia Beltrami.

I due cori

Due cori per un canto all’Assunta Telve in Valsugana e Tassullo in Val di Non, comunità distanti geograficamente, ma unite nel canto dal comune denominatore di Santa Maria Assunta, patrona delle antiche pievi dei due paesi. È stato questo il motivo guida del riuscito ritrovo che ha reso partecipi i rispettivi cori

Ambiente: Tomasini nella cabina di regia

L’11 maggio scorso si è insediata la cabina di regia del sistema integrato provinciale della vigilanza territoriale ed ambientale, organismo previsto dalla legge 4/2009 e costituito dalla Provincia autonoma di Trento e dagli enti locali. Ne fa parte, tra gli altri, anche Mariano Tomasini, responsabile dell’Ufficio tecnico del Comprensorio Bassa Valsugana e Tesino.

parrocchiali. Le precarie condizioni di salute non hanno reso possibile l’incontro fra due organisti tra i più longevi e qualificati dell’Arcidiocesi di Trento, ovvero Sesto Battisti (oltre 70 anni di servizio) e Federico Pinamonti (oltre 60 anni). Dopo la solenne S. Messa, celebrata nella

chiesa arcipretale di Telve, la festa è proseguita in piazza Maggiore con l’esecuzione di vari canti del loro ricco repertorio e, quindi, presso la rinnovata casa Fondazione Sartorelli all’insegna dell’amicizia canora, con l’augurio di avere altre possibilità di incontro.

Per interventi di risparmio energetico BIM: ecco i contributi Il consiglio direttivo del Bim del Brenta ha approvato agevolazioni per interventi di risparmio energetico e di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. L’intervento è diretto ai privati residenti in uno dei 42 Comuni consorziati per l’installazione di impianti fotovoltaici collegati alla rete elettrica di distribuzione, i pannelli solari termici per la produzione di acqua

calda, con superficie minima di 4 mq, impianti fotovoltaici e per il solare termico. Le domande di contributo entro il 30 settembre 2009. I contributi saranno erogati fino ad esaurimento dei fondi stanziati, a ultimazione dei lavori (entro il 31 dicembre 2009). Sarà finanziato almeno un intervento per ogni Comune del Consorzio. Info e moduli sul sito: www.bimbrenta.it

LAVORI IN CORSO EX CASEIFICIO

Caldonazzo - Entro luglio inizieranno i lavori per il recupero dell’ex caseificio. L’immobile, che in un primo tempo sembrava destinato ad un uso abitativo, diventerà un importante contenitore socioculturale. Infatti ospiterà un centro per anziani, nonché delle sale multifunzionali da utilizzare sia per scopi espositivi sia per concerti e altri eventi.


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Telve. Le suore di Casa D’Anna

Oggi come allora “Eccomi”

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di Mario Pacher

asa D’Anna, frutto di un lascito dei nobili D’Anna alle suore cosiddette di Maria Bambina, rappresenta da tanti anni un serbatoio inesauribile di energie spirituali e di carità per tutta la zona; in particolare per la comunità di Telve, con cui si va sempre più intensificando una preziosa collaborazione. Tra le tante occasioni di incontro va segnalato l’appuntamento che, da alcuni anni, il lunedì dell’Angelo, unisce i fedeli nel rendere grazie per i Giubilei di consacrazione religiosa di alcune

Le suore di Casa D’Anna

tra il centinaio di suore ospiti di Casa D’Anna. È stato così anche quest’anno, con al centro l’Eucaristia, celebrata da dieci sacerdoti e servita da

due seminaristi di teologia venuti da Roma. In occasione della festa parrocchiale di Prima Comunione, giornata mondiale delle vocazioni,

anche quest’anno per due di queste religiose ancora in forze c’è stata la possibilità di un pensiero, nel segno della gratitudine e della testimonianza a tutta la comunità. Questi i nominativi delle religiose festeggiate, accompagnate dalla superiora suor Bertilla: 50° suor Beniamina Andreatta – suor Ernesta Tovazzi; 60° suor Ambrogina Armani – suor Bona Facchini – suor Mariangela Fia – suor Giuseppina Gretter – suor Damiana Marchesoni – suor Rosaria Podetti – suor Maria Grazia Roner – suor Angela Svaizer; 70° suor Angela Mazzoldi.

PERGINE

Pedalata per la vita 2009

Promossa da AIL Trentino Onlus (Associazione Italiana contro le leucemielinfomi e mieloma), il 24 maggio prossimo a Pergine si terrà la “Pedalata per la vita” percorso cicloturistico non competitivo di km 8, 12 o 25, aperto a tutti senza alcun limite d’età, da svolgersi con ogni tipo di bicicletta (vietate le pedane sulle ruote). Info: www.ailtrentino.it

Strigno. I corsi riprenderanno in autunno Piace l’Università della terza età Si è concluso a Strigno l’anno di sperimentazione dei corsi dell’Università della terza età e del tempo disponibile, organizzato dal gruppo promotore composto da Franca Slompo Tomaselli, Eliana Sordo e Silvano Tomaselli, con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura. L’iniziativa ha ottenuto un vero

Luci e ombre del legno...

Fino al 7 giugno presso lo spazio Klien di Borgo c’è la mostra “Luci e ombre del legno”, un progetto itinerante per portare le suggestioni del Simposio Tesino al di fuori dei propri confini, per promuovere i principi di circolarità e di comunione dell’arte. Orari: mar-sab. 10-12 e 16-19. Dom: 10-12.

successo di partecipanti anche dei centri vicini. Fra le materie d’insegnamento, molto apprezzata la lezione del Difensore Civico Borgonovo Re e il corso di storia locale tenuto da Guido Prati. Un nuovo ciclo di lezioni inizierà il prossimo 21 ottobre e si concluderà il 24 marzo 2010. Nei prossimi corsi si parlerà ancora

di storia locale con il prof. Guido Prati, diritto di famiglia, aspetti medici della terza età e come vivere meglio il nostro tempo. Si terranno anche tre conferenze su temi d’attualità. Gli incontri si terranno il mercoledì dalle 15 alle 17, sempre presso la canonica di Strigno. (m.p.)

Val di Sella. Progetto con gli allievi dell’Accademia di Brera Tempo di semina con Arte Sella Dal 23 maggio al 21 giugno a Malga Costa, in Val di sella, Arte Sella propone la mostra “Tempo di semina”, un progetto artistico realizzato assieme a un gruppo di allievi dell’Accademia di Brera chiamati a riflettere sui temi della natura e della montagna e a misurarsi con diversi mezzi espressivi e

tecniche artistiche. L’architettura rurale di Malga Costa e il percorso ARTENATURA accoglieranno piccole installazioni, prototipi e nuovi lavori, mentre il particolare contesto naturale e le opere realizzate negli anni precedenti offriranno stimoli per la nascita di performance site specific.

INCONTRI LEVICO

Artisti invitati: Ilaria Beretta, Francesco Panozzo, Daniele Salvalai, Daniela Feroleto, Valentina Mandruillo, Ho Jin Jung, Choi Hee Jung.

L’urlo e la luce di Caravaggio

Presso la sala della Cassa Rurale di Levico Terme, in via Avancini, il 28 maggio prossimo, alle ore 20.30, si terrà il convegno a cura del professor Roberto Filippetti, dal titolo “Caravaggio: l’urlo e la luce”, incontro nell’ambito di “Una storia in cinque stanze”.


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Valle dei Mocheni. Alla presidenza degli istituti culturali

Riconfermati Groff e Trenti Bruno Groff e Anna Maria Trenti Kaufman sono stati riconfermati presidenti rispettivamente dell’Istituto Mòcheno/Bersntoler Kulturinstitut e dell’Istituto Cimbro/ Kulturinstitut Lusérn.

di Patrik Brol

B

runo Groff, sindaco del Comune di Frassilongo/ Garait, e Anna Maria Trenti Kaufman riconfermati presidenti rispettivamente dell’Istituto Mòcheno/Bersntoler Kulturinstitut e dell’Istituto Cimbro/ Kulturinstitut Lusérn, dopo la nomina da parte della Giunta provinciale del CdA e del Collegio dei revisori dei conti che rimarranno in carica per la durata della legislatura. Il Cda dell’Istituto Mòcheno è completato dal vicepresidente Loris Moar in rappresentanza di Palù del Fersina/Palai en Bersntol, Diego Moltrer in rappresentanza di Fierozzo/Vlarotz, Renzo Lenzi in rappresentanza del C4, Luca Froner in rappresentanza della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, quindi dal presidente del Comitato scientifico. Sostituito Alessandro Pintarelli, nominato in rappresentanza

della Giunta provinciale. Nominato anche il Collegio dei revisori dei conti, con Fernanda Gilli presidente e Monica Tabarelli de Fatis in rappresentanza della Giunta provinciale, affiancate da Claudio Civettini in rappresentanza del C4. Vicepresidente dell’Istituto cimbro/Kulturinstitut Lusérn è Maria Nicolussi Moro, con Luigi Nicolussi Castellan nominata in rappresentanza del Consiglio Comunale di Luserna/Lusérn, nel Cda anche Ornella Gasperi in rappresentanza del C4, Andrea Nicolussi Castellan in rappresentanza della Regione TrentinoAlto Adige/Südtirol e il presidente del Comitato scientifico. Collegio dei revisori dei conti: Paola Piasente in rappresentanza della Giunta provinciale, presidente, Paolo Nicolussi Paolaz in rappresentanza del Consiglio comunale di Lusérn/Luserna e Claudio Civettini in rappresentanza del C4.

Istituto Mocheno Pintarelli: serve una rotazione

La nomina di Bruno Groff come presidente dell’Istituto Mòcheno/Bersntoler Kulturinstitut non è condivisa da Alessandro Pintarelli, nominato in rappresentanza della Giunta provinciale nel Cda dell’ente culturale e dimessosi ad inizio aprile. L’assessore comunale di Fierozzo afferma: «Non è stato rispettato l’impegno che il sindaco Diego Moltrer si era assunto di fronte alla giunta e al consiglio comunale. Dal momento della creazione dell’Istituto, prima mòcheno-cimbro poi mòcheno, il rappresentante del comune di Fierozzo non è mai stato eletto presidente, mentre credo sia giusta una rotazione tra i comuni alla presidenza». Il sindaco di Fierozzo Diego Moltrer giustifica la rinuncia alla presidenza dell’Istituto per concomitanti motivi politici ed esclude qualsiasi dubbio sulla collaborazione tra comuni mòcheni nell’ambito dell’attività dell’Istituto: «In questo periodo si stanno sviluppando nuovi progetti politici che dovrebbero concretizzarsi nei prossimi mesi, ho ritenuto quindi opportuno non accettare la presidenza». (p.b.)


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Pro Loco. Positivo il bilancio delle passeggiate golose sulla neve

La collaborazione fa bene al turismo della Valle Interesse crescente verso proposte come la Ciaspoluna, partita cinque anni fa con 200 partecipanti e arrivata a inizio febbraio a superare le mille presenze… di Patrik Brol

È

positivo sotto diversi aspetti il bilancio dell’iniziativa “Trittln en Binter en Bersntol, passeggiate golose sulla neve”, promossa dal Consorzio delle pro loco della Valle dei Mòcheni in collaborazione con malghe e agritur di Frassilongo Fierozzo Palù del Fersina e Sant’Orsola: al dato delle presenze (circa 600 in totale, per una media di partecipanti superiore alle 20 persone), va aggiunto l’avvio di una collaborazione tra gli operatori turistici che gestiscono strutture in quota. Il Presidente del Consorzio, Fabrizio Corn, precisa: «L’intenzione era quella di far avvicinare gli operatori turistici,

favorendo lo sviluppo di una rete che potrebbe portare alla creazione di un’associazione, importante soprattutto in vista della prossima modifica dello statuto che porterà il Consorzio delle pro loco a divenire consorzio turistico». 25 appuntamenti dall’Epifania fino a fine marzo, con un itinerario lungo un percorso illuminato seguito dalla cena presso una delle strutture coinvolte il venerdì sera, quindi un’escursione accompagnata da degustazioni di prodotti tipici il sabato mattina. «L’anno prossimo cercheremo di anticipare l’organizzazione in modo da garantire maggiore visibilità all’evento anche all’esterno della provincia –l’intenzione del segretario del Consorzio, Walter

Moser-, sperando che come quest’anno la neve garantisca la cornice ideale». Non si è svolta invece, come previsto, l’edizione invernale del Bersntol Ring, principale evento turistico della Valle: «Da alcuni anni l’edizione invernale ed estiva dell’evento vengono alternate -ricorda Moser-, l’organizzazione e la gestione dei molti volontari coinvolti richiedono tempi lunghi, inoltre risulta difficile sostenere i costi di entrambe le manifestazioni. Va invece sottolineato l’interesse crescente verso proposte come la Ciaspoluna, partita cinque anni fa con 200 partecipanti e arrivata a inizio febbraio a superare le mille presenze, e agli eventi legati allo scialpinismo e al telemark».

Un quadro che mostra una tenuta del turismo invernale in Valle dei Mòcheni: «Rispetto allo scorso anno sono aumentati i pacchetti collegati ai mercatini di Natale, ma si è registrato un calo a Capodanno –conclude il segretario-, vanno poi aggiunte le prenotazioni legate alla Panarotta e alle “Trittln en Binter”. Cresce anche l’interesse per le piccole strutture: agritur, B&B e baite». Mentre si stanno definendo i dettagli dell’edizione estiva del Bersntol Ring, il Consorzio pensa di allargare anche la proposta delle «passeggiate golose» all’estate: «Vorremmo mettere in moto un’iniziativa simile anche nel corso dell’estate -spiega il presidente Corn- cercando di coinvolgere non solo le strutture di montagna, ma anche gli operatori turistici

nei paesi». Per il segretario del Consorzio delle pro loco della valle dei Mòcheni, Walter Moser, un’ulteriore risorsa per il turismo invernale dovrebbe essere rappresentata dallo sci da fondo, grazie alla recente apertura del Centro del fondo: «Un nostro obiettivo è quello di valorizzare le piste di fondo, che devono ancora trovare una giusta dimensione, anche se il fondo non è uno sport di massa. L’idea è di lasciare libero l’accesso in un tratto di pista per permettere a scialpinisti e ad escursionisti con le ciaspole di raggiungere gli itinerari vicini, riservando però un anello ai fondisti per evitare che la pista, una volta battuta, possa essere rovinata. La nostra è una proposta, ma la gestione spetta alle due nuove strutture presenti sulla pista».


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LA E SE T L AF IFNI N SR TA RA

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L'allarme. In vari comuni del Trentino si aggirano falsi volontari della CRI

La Croce Rossa Italiana avverte: attenti alle truffe e ai truffatori Purtroppo quello che poteva essere un caso isolato si sta invece espandendo a macchia d’olio. Le persone che si spacciano per Volontari della Croce Rossa Italiana stanno continuando, imperterriti, la loro truffa ai danni di ignari cittadini, per lo più anziani.

I

n questi giorni, in vari comuni del Trentino moltissime persone vengono contattate sia telefonicamente che personalmente- da fantomatici volontari - con la richiesta di far aderire i residenti a raccolte fondi in favore di Croce Rossa Italiana. Durante la telefonata viene dato un appuntamento – tendenzialmente per il giorno successivo- al fi ne di entrare in casa e convincere l’ignaro cittadino ad offrire una qualsiasi somma a favore dei bisognosi. A volta la richiesta viene fatta anche offrendo un minikit di pronto soccorso. E nei casi in cui questi falsi volontari (che altro non sono che abili truffatori) non riescano a comunicare telefonicamente e quindi a fissare un appuntamento, attendono i cittadini sotto casa, nei pressi della chiesa, del supermercato o in altri

luoghi di pubblico interesse. La Croce Rossa Italiana vuole ricordare che: 1) Non effettua assolutamente il porta a porta; 2) Non chiama telefonicamente le persone; 3) Non offre o vende - a nessun titolo - minikit di pronto soccorso o altro tipo di oggettistica. Le raccolte di CROCE ROSSA ITALIANA a favore dei CROCE ROSSA ITALIANA, pertanto invita la popolazione a: a) non fare entrare in casa chi si spaccia per Volontario di Croce Rossa Italiana; b) non dare offerte a coloro che vi offrono un qualsiasi gadget a nome di Croce Rossa Italiana; c) dare immediata notizia dei tentativi di truffa al più vicino Gruppo di Croce Rossa Italiana o mettersi direttamente in comunicazione con i nostri uffici – dal lunedì al sabato 8.00-14.00- al numero 0461/380000. d) avvisare immediatamente Polizia e/o carabinieri, dando magari una descrizione di coloro che ci hanno avvicinati.

più bisognosi (fondi, abbigliamento o altri contributi volontari) vengono fatte sempre ed unicamente in piazza, alla luce del sole, e senza alcun impegno per coloro che, vicini o lontani, seguono il nostro operato. La preoccupazione di CROCE ROSSA ITALIANA, infatti, non è solo che la truffa continui, ma che questi truffatori, entrando nelle case, possano rappresentare un vero pericolo per la sicurezza delle persone, specialmente degli anziani o di chi vive da solo. Croce Rossa Italiana Comitato Regionale di Trento


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I E R I AV V E N N E

LA FINESTRA

IERI AVVENNE

Fatti e cronache d’altri tempi del Trentino e della Valsugana 19 maggio 1748

31 maggio 1521

I cappuccini in festa

La cappella delle Anime

«Giorni caldi. Li PP. cappuccini qui in Trento hanno dato principio all’ottavario de’ loro due santi Fedele e Giuseppe. La chiesa è ornata splendidamente con damaschi, scudi e pitture, ma sopra tutto ha una sontuosa illuminazione, col sparo di mortaretti, musica in canto di cantori venuti a posta e suonatori di Trento, Rovereto e Sacco. Hanno fatta molta spesa di carta e cartoni per aver avuti in convento più uomini per molto tempo. Venerdì scorso è capitato in Mezzotedesco mons. Firmian per venire all’elezione di un coadiutore. Li nostri terziari hanno fatto fare nella chiesa loro un organo». Padre Angelo Maria Zatelli, Diario delle cose occorse, (1747-1779)

«L’ultimo di maggio 1521 il venerabile e benemerito Pievano Cristoforo Clamer diede la resa conto della spesa e del ricevuto per l’amministrazione e fabbrica nel cimitero parrocchiale della Cappella delle Anime, in presenza del Sindaco ser Giovanni Egidio Spider e dei gastaldi esteriori. In questo resoconto il buon sacerdote restò liquido e reale creditore di 160 Ragnesi, dei quali come appare dallo stesso Istromento, ei fece un dono alla predetta cappella». Memorie di Pergine e del Perginese raccolte da P. De Alessandrini.

26 maggio 1909

7 maggio 1779

Contro l'alcolismo

Cronache di Levico

L’eccessivo consumo di alcol è una piaga sociale non solo dei giorni nostri. Esattamente un secolo fa, infatti, proprio per contrastare il diffondersi dell’alcolismo tra la popolazione trentina, il governo austriaco assunse la decisione di aumentare le imposte che gravavano sull’alcol.

«Ieri sera dopo 4 mesi di siccità è venuta la pioggia ed anco oggidì ha seguitato. Il primo di questo ha preso il possesso di Levico la nostra regina ed oggidì li signori commissari sono in Fiemme a dare il possesso la nostro principe degli stati austriaci esistenti in questa valle. La comunità di Levico ha comprato il castello con tutte le entrate dal principe per 33.000 talleri». Padre Angelo Maria Zatelli, Diario delle cose occorse, (1747-1779)

12 maggio 1929

La grotta Battisti Durante una battuta di caccia sulla Paganella, due cacciatori fortuitamente scoprono una fra le maggiori grotte del Trentino, luogo che sarà poi intitolato alla memoria di Cesare Battisti.

6 giugno 1939

Scompare Augusto Avancini A Cles muore Augusto Avancini, conosciuto esponente socialista trentino. Era nato il 28 febbraio 1868 in Valsugana, precisamente nel paese di Strigno.

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CRONACHE

L'obiettivo. Valorizzare la filiera della lavorazione della carne e degli insaccati

Castelnuovo: è in arrivo un polo per carni e salumi Un polo dell’«arte rossa», in grado di riunire sotto lo stesso tetto più aziende distribuite sull’intera filiera delle carni e dei salumi, dal macello alla trasformazione dei residui di lavorazione, ma anche servizi e formazione specifica.

È

questo il progetto promosso da Filiera Agroalimentare Trentina Spa con il supporto di Trentino Sviluppo per il compendio ex Malerba di Castelnuovo Valsugana, che già ospita la stessa FAT e che presto si aprirà a due nuove attività: Copackaging Trentina Spa e una new.co che si occuperà della lavorazione dei sottoprodotti della macellazione e del sezionamento. Compie così due significativi passi in avanti il progetto che intende replicare le esperienze del polo dell’arte bianca e quello per l’elettrotecnica e l’edile già avviate presso il Polo Tecnologico di Rovereto in collaborazione con il sistema della formazione professionale provinciale (Istituto alberghiero per l’arte bianca e Centro Formazione Professionale G. Veronesi). Nella seduta del 9 maggio scorso il Consiglio di amministrazione di Trentino Sviluppo ha infatti dato il via libera all’ingresso nel capitale sociale di Copackaging Trentina S.p.a per 450 mila euro. Trentino Sviluppo si impegna inoltre ad eseguire lavori per circa 500 mila euro, al fine di adeguare il complesso produttivo FAT e renderlo idoneo ad accogliere la nuova iniziativa industriale. «Un intervento, quello a supporto di Filiera Agroalimentare Trentina – commenta Paolo Mazzalai, presidente di Trentino Sviluppo – doppiamente significativo: da un lato è perfettamente coerente con

una strategia di sviluppo delle filiere specializzate, in quanto capaci di generare benefici a livello di sistema, oltre la singola azienda; inoltre, in questo caso specifico, si valorizza una lunga tradizione trentina nella produzione di insaccati che apre a nuove prospettive di commercializzazione della carne nostrana». Copackaging Trentina Spa, costituita il 14 ottobre 2008 dalla stessa FAT Spa e da Copackaging Srl di Villandro-Chiusa (Bolzano), avvierà infatti a Castelnuovo un centro di affettamento e confezionamento. L’obiettivo è quello di diventare punto di riferimento per i produttori di salumi trentini e provenienti da fuori provincia per l’affettamento e l’imballaggio dei prodotti, garantendo elevati standard di sicurezza e di tecnologia applicata al settore alimentare. Copackaging Trentina prevede per l’avvio dell’attività l’impiego di circa 17 dipendenti, con interessanti prospettive in particolare per la manodopera femminile. Soddisfatto per la fiducia accordata dal Cda di

Trentino Sviluppo, Quirino Purin, presidente di Filiera Agroalimentare Trentina Spa, evidenzia le potenzialità legate al nuovo assetto produttivo: «La nostra ambizione è quella di valorizzare la filiera della lavorazione della carne e degli insaccati, ma più in generale anche quella di promuovere un territorio, la Bassa Valsugana, ricco di prodotti tipici e dalle prospettive commerciali particolarmente interessanti grazie alla vicinanza con il Veneto». È stato inoltre formalizzato l’acquisto da parte di Trentino Sviluppo di una parte dell’immobile di Filiera Agroalimentare Trentina Spa, così da permettere a FAT di acquisire le risorse finanziarie necessarie per lo sviluppo dell’attività e al tempo stesso consentire l’insediamento presso il medesimo sito produttivo delle due nuove iniziative, che realizzano un significativo allungamento orizzontale della filiera produttiva. Oltre a Copackaging Trentina Spa, infatti, si sta perfezionando l’iter di avvio

e insediamento presso il compendio industriale di Castelnuovo di una new.co che si occuperà di lavorare i sottoprodotti della macellazione e del sezionamento, con particolare attenzione al confezionamento della trippa, alimento che si sta ritagliando una interessante fetta di mercato in particolare nell’est Europa. Ma il supporto di Trentino Sviluppo al rafforzamento delle logiche di filiera non si ferma alla sfera immobiliare e delle partecipazioni. Proprio presso lo stabilimento FATdi Castelnuovo, infatti, è operativamente partito il 7 maggio scorso un cantiere Kaizen con l’obiettivo di ottimizzare i processi produttivi rivolto a FAT e ad altre due aziende locali: Crucolo Srl di Scurelle e Casearia Monti Trentini Spa di Grigno. Conosciuto anche come “metodo Toyota”, il Kaizen - dai due termini giapponesi KAI (cambiamento) e ZEN (meglio) – è già stato sperimentato con successo dagli esperti di Trentino Sviluppo presso Meccanica Cainelli di Volano e gli stabilimenti roveretani di Dana e Luxottica. Nel caso di Luxottica, in particolare, il cantiere Gemba Kaizen concluso il 9 settembre scorso ha dato vita ad una linea pilota per la realizzazione della montatura grezza degli occhiali la quale ha fatto registrare un incremento del 40% della produttività e una diminuzione superiore al 50% del WIP, ovvero il materiale in corso di lavorazione, e del led time, cioè il tempo di attraversamento.

IN BREVE BORGO VALSUGANA

Giochinsieme di Mario Pacher

Erano ben 19 i gruppi che si sono incontrati presso il Palazzetto dello Sport di Borgo Valsugana a festeggiare, nell’ambito della consueta manifestazione “Giochinsieme”, la fine dei corsi invernali di educazione motoria organizzati dal Settore Socio-Assistenziale del Comprensorio della Bassa Valsugana e del Tesino. Quest’anno il trofeo, assegnato con il criterio della maggior presenza di partecipanti rapportata agli iscritti al corso, è andato al gruppo di Tezze, con ben 20 presenze su 22. La mattinata di giovedì 7 maggio, iniziata con la coloratissima sfilata accompagnata dalla musica di Claudio Gianello e del gruppo di Gianni e immortalata dalle foto del Circolo fotografico “Gigi Cerbaro”, è proseguita con i giochi fino al momento della premiazione di tutti i gruppi con la coppa offerta dai

Tutti i partecipanti

rispettivi Comuni e consegnata dai Sindaci o dagli Assessori alle Politiche Sociali. Soddisfazione è stata espressa dall’Assessore alle Politiche Sociali Mario Dandrea e dalla Responsabile del Settore Sociale Maria Angela Zadra, che hanno voluto progressivamente orientare questo evento verso il gioco e il divertimento, piuttosto che verso l’agonismo e la competizione, riscontrando il generale apprezzamento dei partecipanti. Dopo il pranzo, servito con la collaborazione degli Alpini di Borgo Valsugana, si è dato il via alle danze che ha consentito di “rompere” i gruppi costituiti e di favorire e semplificare attraverso il ballo l’incontro tra tutti i presenti. A breve partiranno le iniziative previste per l’estate, che permetteranno di non perdere i risultati raggiunti con il programma invernale. Per informazioni e iscrizioni telefonare allo 0461/755561. (m.p.)


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Frammenti di storia immortalati in un fotogramma

Come eravamo... Una fotografia spesso racconta più di mille parole. È qualcosa che ferma una frazione di secondo e la rende imperitura nel tempo. Con questa nuova rubrica, “Come eravamo”, intendiamo riproporre vecchie fotografie di luoghi, persone, scolaresche, gruppi, associazioni della Valsugana, del Tesino e del Trentino. Pertanto invitiamo tutti i lettori che avessero delle fotografie d’epoca (dagli anni ‘80 in giù) a inviarcele via e-mail (redazione@lafinestra.it) o a portarcele in redazione (viale 4 Novembre 12, Borgo Valsugana). Le tratteremo con la massima cura, le restituiremo immediatamente ai legittimi proprietari e, soprattutto, le pubblicheremo su questa pagina con il nome dell’autore e una breve didascalia di spiegazione all’immagine.

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Levico Terme

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FOCUS

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Pergine. Una presenza sempre apprezzata e di cui molti conservano ricordo

Le ancelle della carità nella comunità perginese Nell’aprile del 2008, dopo 127 anni di presenza nella comunità perginese e 120 in particolare presso l’ex ospedale e attuale Casa di riposo S.Spirito, le Ancelle della Carità hanno deciso di lasciare l’Istituzione per raggiunti limiti di età nonché per motivi di salute e sono ritornate alla loro Casa Madre.

A

di Paolo Chiesa

Pergine Valsugana la presenza delle Suore della Congregazione delle “Ancelle della Carità” inizia nel lontano 1881 presso l’asilo infantile. La loro città di origine era Brescia, dove nel 1836 nacque il primo istituto, come riportato in un documento dell’archivio della Casa Madre: «Il nostro Istituto ebbe origine nell’anno 1836 quando il Colera Morbus desolò la nostra Brescia. Non erasi ancor presentato il flagello alle porte della città nostra, quando una giovane signora concepì e palesò ad alcune sue amiche il desiderio di assistere i colerosi quando avvenisse il bisogno». La “giovane signora” era la fondatrice della congregazione Paola Di Rosa che fece nascere una struttura rivolta all’aiuto ovunque ve ne fosse bisogno: “lazzaretti, ospedali civili e militari e campi di battaglia”. Gli ambiti del loro intervento erano: “assistenza parrocchiale

Le ultime tre ancelle della carità a Pergine

e catechistica; assistenza educativa in scuole elementari, studentati, collegi, orfanotrofi e scuole per sordomuti; assistenza morale in case della provvidenza e assistenza nelle case di riposo e a domicilio per i più bisognosi». In seguito l’istituzione diventò sempre più grande, arrivando fino alla dimensione attuale che comprende, oltre a varie sedi in Italia, anche delle delegazioni in Croazia, Brasile, Ecuador e Africa. A Pergine, dal 1888 le Reverende Suore furono assegnate, oltre che all’asilo, alla sede di P.zza Gavazzi dell’Ospedale Ricovero di S. Spirito che fu

la storica sede della Casa di Riposo fino al 1962. La prima convenzione di collaborazione con le Ancelle di cui si ha memoria risale al 1947 e dettava le regole del “servizio di assistenza a ricoverati e infermi dell’Ospedale Ricovero di S. Spirito”, allora amministrato dall’ECA (Ente Comunale di Assistenza). Fino da allora alle Suore furono assegnati i compiti di assistenza alla persona e di gestione del servizio cucina e guardaroba, con l’ausilio di personale laico subalterno. Per le rimanenti attività (pulizia delle stoviglie, dei pavimenti, della scale, dei vetri e delle stanze dei degenti), l’ECA si

affidava a personale laico che era sotto la responsabilità della Madre Superiora. Il reparto maternità, a suo tempo ospitato presso la struttura di P.zza Gavazzi, era gestito da levatrici coadiuvate indirettamente dalla Suore. Una curiosità contenuta in una nota inviataci dal direttore della Rsa di Pergine Giovanni Bertoldi, indica i compensi delle religiose che all’epoca erano di 30 lire per la Superiora e 20 lire per le altre Suore. La seconda convenzione risale al 1968, quando l’Ospedale Ricovero aveva sede presso il Palazzo Montel (sede della Casa di Riposo fino al 1975). La convenzione prevedeva la presenza di una Madre Superiora quale direttrice, una Madre infermiera, una Madre guardarobiera e una Madre cuciniera. Dal 1969 le Suore furono esonerate dall’assistenza notturna che venne assegnata a personale laico. Nel 1975 terminò la loro attività presso l’asilo G.B. Chimelli. Fino al 1978 il numero delle religiose presso la Casa di Riposo era di 5 suore

di cui 3 infermiere, che passò poi a 6 di cui 4 infermiere. Successivamente la convenzione venne via via rinnovata e aggiornata fino ad arrivare ai giorni nostri. Oltre all’attività di assistenza (accompagnamento, aiuto nell’assunzione del pasto, ascolto) e di supporto infermieristico, le Suore hanno curato in modo particolare la sfera morale, etica e religiosa degli ospiti, occupandosi anche della cura delle cappelle (S. Spirito per la sede di via Pive e S. Barbara per quella di Via Marconi) e delle manifestazioni religiose. Nel 2006 ci fu l’avvicendamento della Madre Superiora quando Suor Ermelinda venne sostituita da Suor Antonia. Successivamente, per motivi di salute e di anzianità, il numero delle Ancelle della Carità si ridusse fino a 3. Nell’aprile del 2008, dopo 127 anni di presenza nella comunità perginese e 120 in particolare presso l’ex ospedale e attuale Casa di riposo S.Spirito, le Ancelle della Carità hanno deciso di lasciare l’Istituzione per raggiunti limiti di età nonché per motivi di salute e sono ritornate alla loro Casa Madre. Le ultime tre sono state: Suor Adelina, che era presente dal 1995, Suor Graziella dal 2003 e la Madre Superiora Suor Antonia, dal 2006. Altre religiose che sono tuttora ricordate per la loro opera furono: Madre Luigina, Madre Ermelinda, Suor Carolina, Suor Serafina, Suor Santina, Suor Piera, Suor Pierina.


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L’Associazione Velica Trentina compie sessant’anni

LA GRANDE VELA SUL LAGO DI CALDONAZZO Dal dopoguerra ad oggi il circolo velico ha organizzato importanti manifestazioni a cui hanno partecipato i nomi più prestigiosi della vela nazionale.

N

el dopoguerra, in tempo di scarsità, di emigrazione, di faticosa ricostruzione, sul lago di Caldonazzo, in località S. Cristoforo si ritrovarono alcuni appassionati della vela: commercianti, professionisti, giovani neolaureati, ragazzi e ragazze dallo spirito avventuroso. Un uomo di straordinaria capacità organizzativa e relazionale, Enrico Garbari, cercò di costruire un primo nucleo di attività già nel 1946. C’era con lui anche un profugo istriano, Diodato Bari, di antica tradizione marinara nella società Pietas Julia di Pola che trasferì sul lago di Caldonazzo la sua arte di nocchiero. C’era un ragazzo giovanissimo di nome Meo Bassi che imparò i primi rudimenti e farà importanti regate negli anni successivi. Ezio Vernaccini è oggi un anziano signore in pensione ma allora giovane ingegnere si costruì la barca e si lanciò sul lago nelle prime evoluzioni veliche. Franco Ciresa, Domenico Fogarolli, Francesco Primon, Agostino Pontillo, Massimo Tomasi, Mario e Pino Menestrina, Renato Tomasi, Sergio Piazza, Romano e Giovanni Palazzolo, Corrado Sessa, Aldo Erdini,

sono altri nomi importanti che diedero vita alle prime scuole di vela e a quella che è oggi la regata più vecchia del lago di Caldonazzo: il trofeo Tridente d’ Oro. Nel novembre 1949 avviene la storica riunione di fondazione dell’Associazione Velica Trentina con l’approvazione dello statuto e delle cariche sociali. Primo presidente il comm. Garbari. Poi nel 1950 l’affiliazione a quella che diventerà la Federazione Italiana Vela. In quel momento ci sono in Italia solo 387 circoli velici e nella zona del lago di Garda (province di Verona e Brescia e regione Trentino Alto Adige) soltanto tre. Negli anni successivi vengono acquistati i terreni in località Valcanover, nella baia del sogno, e con il lavoro volontario di donne e uomini viene costruita la sede che sarà pienamente operativa già nel 1957. C’è in tutti l’entusiasmo che anima l’Italia deglia nni ‘50: la voglia di riscatto, la speranza di una vita migliore, il sogno di sentirsi liberi e felici. E’ la grande forza che creerà il miracolo economico, anche se il Trentino faticherà ancora un decennio prima di consolidare un benessere che l’autonomia renderà stabile e sicuro con il secondo statuto

del 1972. C’è in quegli anni anche una forte sinergia tra istituzioni pubbliche e le associazioni come la Velica, nome con cui affettuosamente è chiamato il sodalizio, che consente di conseguire ottimi risultati. Sul lago di Caldonazzo si formano così velisti come Giuliano Demattè, quattro volte campione italiano della classe Snipe, come Antonio Bari e Ferrucio Bernardis, sempre campioni italiani di quella classe; Andrea Piazza, Sergio Golser, Sandro Ciresa, i fratelli Primon, Marco Dallarosa conquistano primati nazionali e internazionali nelle classi Snipe, Finn e 470 e vengono selezionati negli anni ‘70 per gli allenamenti olimpici. Passano alla Velica anche personaggi storici della vela gardesana e nazionale come Norberto Foletti e Sergio Gaibisso, che guiderà la Federazione Italiana Vela sino al 2008. Si formano alle regate della Velica Mauro Pelaschier, mitico timoniere di Azzurra, e Luca Devoti campione olimpico della classe Finn a Sidney 2000, per arrivare ai giorni nostri con il giovani Ruggero Tita campione italiano ed europeo Optimist nel 2006 e lanciato

Il Presidente Roberto De Bernardi

verso prestigiosi traguardi nelle classi 29er e 49er. Pittori famosi come Gay immortalano sulla tela le vele dell’associazione. Sarà poi uno dei maggiori pittori trentini, Aldo Schmid , a dipingere il logo che campeggia sulla facciata del circolo. Il ruolo assunto dall’Associazione Velica Trentina nella formazione di giovani velisti e di nuovi skipper con i corsi estivi e la scuola per cabinati, l’organizzazione di regate internazionali e la partecipazione ai più importanti e impegnativi eventi velici nazionali ed europei gli ha fatto assumere un posto di prestigio nell’ambito dello sport della vela. Si può orgogliosamente affermare che sul lago di Caldonazzo è cresciuta una piccola accademia della vela e della nautica apprezzata in

tutta Europa e conosciuta nel mondo. Ogni anno sono ospiti della Velica atleti provenienti da ogni regione italiana e da ogni stato europeo e americano. Recentemente, proprio mentre si disputava la Coppa America sulle acque di Valencia, era alla Velica, per disputare il campionato europeo master snipe, il presidente del Reale Yacht Club di Valencia. Occorre poi sottolineare la funzione associativa che il sodalizio svolge con attività culturali, ludiche e di solidarietà sociale che trasmettono i valori della cooperazione, del rispetto delle persone, della lealtà. Tutto si svolge nel segno del volontariato dove uomini, donne, ragazzi e ragazze offrono il loro aiuto per realizzare le scuole di vela, per organizzare le regate, per sviluppare al meglio le varie e diverse attività. La vela è la grande passione che unisce tutti e tutte sia come sport sia come divertimento nel tempo libero, sul lago di Caldonazzo come nelle trasferte sulle rotte del mediterraneo, in una dimensione che rispetta la natura (la vela è decisamente ecologica) e nel contempo la fa apprezzare, che rende possibile incontri con tante altre persone e fa nascere nuove conoscenze e interessanti opportunità. L’Associazione Velica Trentina è insomma una proposta aperta a tutti per conoscere, sperimentare, inserirsi nel meraviglioso mondo della vela, della navigazione, della scoperta. Roberto De Bernardis Presidente dell’Associazione Velica Trentina-asd


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CORSI DI PATENTE NAUTICA E VELA D’ALTURA Il Signore che vedete nella foto è l’Ammiraglio Dalmazio Sauro (…si proprio lui …il nipote del martire Nazario Sauro) che era al comando della mitica Amerigo Vespucci negli anni 90, anzi più precisamente nel 1992, quando ci fu la famosa Regata in onore di Cristoforo Colombo che 500 anni prima scoperse l’America. Bene, ora questo grande amante del mare e della nautica è approdato da qualche anno alla Velica Trentina e tra le altre mansioni che svolge nel Direttivo, conduce assieme ad uno staff di istruttori i Corsi per la Patente Nautica senza limiti dalla costa, che l’Associazione Velica Trentina asd organizza da alcuni anni. Sembra strano ma nella nostra regione sono molti gli appassionati che ogni anno “affollano” le Scuole di Vela ed i corsi di Nautica d’Altura. I corsi teorici si svolgono nei mesi invernali, dove si apprendono tutte le nozioni per poter “carteggiare” e conoscere tutte le manovre che uno skipper

deve fare per poter affrontare il mare in sicurezza, con barche a vela e motore. Nei mesi estivi invece si svolgono dei corsi di vela su cabinati per abituare gli allievi alla preparazione e conseguente conduzione delle imbarcazioni. Il corso comprende 30 lezioni di due ore, con molto materiale

L'Amerigo Vespucci, due epoche

L'Ammiraglio Dalmazio Sauro

didattico fornito dalla scuola. Si svolgono anche uscite in mare nel golfo di Trieste a bordo di imbarcazioni dei soci della Velica. In estate vengono organizzate delle crociere settimanali per affinare le tecniche imparate durante i mesi invernali. Si svolgono an-

che crociere in flottiglia con altre scuole sia nel mare Adriatico sia nello Jonio nelle splendide isole greche. Lo spirito accademico e la passione del mare fanno si che in questi corsi si vengano a formare marinai rispettosi della natura e delle regole che il mare richiede.


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Flotta “PUNTA INDIANI” N° 415 Lago di Caldonazzo 2007 N° Cognome Nome 1 Bari Antonio 2 De Bernardis Roberto 3 Lambertenghi Paolo 4 Pallaoro Alessandro 5 Saltori Lorenza 6 Piazza Andrea 7 Zuanelli Silvano 8 Pendesini Marta 9 Bernardis Gabriele 10 Bellotti Alessandro 11 Bellotti Giorgia 12 Dalla Costa Maurizio 13 Emer Roberto 14 Niccoli Marco 15 Niccoli Francesco 16 Ballardini Diego 17 Negrini Corrado 18 Pisetta Marco 19 Bolognini Roberto 20 Giaccaglia Sergio 21 Candida Luigi 22 Rossi Flavio 23 Cielo Corrado 24 Moronato Andrea 25 Piffer Maddalena 26 Olioso Stefano


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C U LT U R A

Tula. In Russia una delegazione trentina guidata dal presidente Dellai

I meli trentini nel giardino di Tolstoj

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ggi abbiamo messo a dimora tante piantine di melo, ma soprattutto abbiamo gettato il seme di un’amicizia che sono certo darà tanti frutti». Lo ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai commentando la cerimonia per la posa dei meli trentini nel celebre giardino di Tolstoj. La cerimonia si è svolta subito dopo la firma di una dichiarazione di intenti tra il presidente trentino e il governatore di Tula, Viatcheslav Dmitrievitch Dudka, che punta a promuovere collaborazioni su diversi fronti, da quello economico-commerciale a quelli della ricerca e della cultura. «Italia e Russia - ha commentato Dellai - da tempo cercano di costruire una stabile collaborazione e in questo quadro anche fra le regioni dei due Stati è importante fare nascere dei rapporti costruttivi». « È molto bello ha aggiunto il presidente trentino - che a cir-

«

ca 200 anni di distanza siano piantate qui delle varietà di melo che provengono dalla Val di Non. Vedo in questo un po’ l’emblema di una grande nazione, come la Russia, fortemente ancorata alle sue tradizioni ma al tempo stesso attenta al cambiamento». Dellai ha ringraziato quanti hanno contribuito a far nascere questo progetto, ricordando in particolare Ugo Winkler, il compianto presidente del

circolo Arci Trentino rappresentato da Wanda Chiodi, presente all’incontro assieme a Gabriele Calliari, presidente della Coldiretti trentina. Con l’aiuto di quest’ultimo Dellai e Dudka hanno piantato due dei cinquecento giovani meli fatti appositamente arrivare dalla Val di Non per la tenuta di Yasnaya Polyana, lo storico giardino fondato negli anni Trenta da Lev Nikolaevic Tolstoj, dichiarato patri-

monio storico dell’umanità e considerato anche un grande simbolo di pace e di armonia uomo-ambiente. Come ricordato dal pronipote di Tolstoj, Vladimir Ilitch Tolstoj, direttore del giardino storico, il grande scrittore russo acquistò, dopo una ‘ricerca di mercato’, i meli della Val di Non non solo perché belli ma anche perché i loro frutti erano considerati ricchi di quelle vitamine necessarie

a contrastare malattie come lo scorbuto. «Le piante trentine hanno resistito per due secoli - ha commentato il governatore Dudka - ma l’amicizia tra i nostri due popoli, che è ancora più antica, resisterà per molto più tempo».«Ci vedremo tra un anno - è stata la promessa del presidente trentino al momento del commiato - per raccogliere insieme le primissime mele del frutteto che accomuna le nostre storie. Nel frattempo nel nostro “cesto” abbiamo già messo la consapevolezza che progetti come questo sono un po’ il simbolo di un Trentino che da una parte valorizza uno dei suoi distretti più importanti, quello frutticolo, dall’altra pensa già ad un futuro che premierà chi affronta il mercato con competenza, tecnologia, know how, conoscenza approfondita: in una battuta, chi saprà vendere meli e non soltanto mele. Ecco perché la ricerca, nella fattispecie sul codice genetico delle piante da frutto, è strategica».


IL RICORDO

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Il lutto. È scomparso il fondatore di Forzatrentononsoloclub

Con Giovanni Tomasi si è spenta la voce libera di Forza Italia

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iovanni Tomasi ci ha improvvisamente lasciati. Non faceva pesare sugli altri i suoi problemi di salute e per questo pochi sapevano del suo ultimo ricovero e della precarietà delle sue condizioni negli ultimi tempi. Dire che se ne va una voce libera sembra una frase fatta. Tomasi ha impersonato questo ruolo in Forza Italia fin dai primi pionieristici anni fondativi, dal 1993-94. Fu tra i primi ad organizzare un club, quella sorta d’anticamera delle idealità che ha portato alla costituzione del Partito, per tappe. Poi tutti i club scomparvero per esaurimento dell’entusiasmo. Tutti tranne il suo “Forzatrentononsoloclub”, nome tutto d’un fiato, senza spazi di attesa, come gli interventi che Giovanni faceva quando aveva un’idea da difendere. Giovanni continuò a tenere

viva la formula del club per quelle persone che non amavano la politica di Partito per le tensioni che comporta e per i freni alla libertà individuale che gli Statuti impongono. Eppure era un berluscioniano senza condizioni. Tutto il resto, uomini e idee, erano discutibili e anche criticabili, la figura di Berlusconi era, per lui, al di sopra di ogni giudizio. Al recente congresso costitutivo del PDL aveva risfoderato la passione dei primi anni. Capiva che iniziava una nuova stagione, che stava nascendo quel Partito per il quale gente come lui aveva lavorato in silenzio e disinteressatamente in questi

ultimi 15 anni. Recentemente aveva aperto una sede per il suo club, chiedendo agli amici dei “mattoni”virtuali quasi per allargare ad altri la gioia di inventare un luogo in cui continuare a trovarsi e a discutere di valori e di libertà. Pur vivendo tra gente che sgomitava per avere un incarico, rifiutò sempre di essere coinvolto direttamente, così come non accettò mai le candidature che sosteneva invece per gli altri, quelli che considerava amici. Nei momenti difficili andava ai Compi a stemperare tensioni e a rinnovare il rito dell’amicizia vera con persone che sceglieva lui. A Vera e alla sua meravigliosa famiglia un abbraccio affettuoso da parte di tutti noi che siamo stati gratificati dalla presenza stimolante e mai banale di un uomo generoso e altruista. Giacomo Santini

La Redazione de “La Finestra” e di “Prima Pagina” partecipa al dolore della famiglia per l’improvvisa e prematura scomparsa di Giovanni Tomasi, amico e attento lettore de “La Finestra” da moltissimi anni.


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RICORRENZE

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Sport. Quel 5 giugno 1999 il prologo di una fine già scritta

Pantani L’eroe tragico:

dieci anni fa la caduta Marco Pantani era l’eroe che «cadde, risorse e non giacque»; l’eroe che cadeva – quante volte cadde! – ma sempre trovava la forza di rialzarsi, per buttare il cuore oltre l’ostacolo e lanciare la bici verso il traguardo. Fino a quando, dieci anni fa, giunse quel controllo a sorpresa a Madonna di Campiglio...

«L

di Francesco Grosso

a salita è come la vita: ha delle regole che devi a forza rispettare. Puoi provare ad ignorare le difficoltà che prospetta, ma in questo caso lei si ribella e ti presenta il conto. Una salita breve puoi affrontarla tutta d’un fiato, in apnea: ma in una salita lunga non puoi barare. In una salita lunga ognuno va a finire al suo posto». Sembrano – e forse sono – le parole di un eroe tragico, di un uomo che della vita ha sperimentato asprezze e dolcezze, un uomo di slanci incoscienti e sofferte meditazioni. Sono le parole dell’ultimo autentico eroe popolare dello sport italiano, Marco Pantani detto «il Pirata», ciclista dal volto triste e dall’aura magnetica. Ogni volta che le telecamere ne inquadravano la figura,

era possibile cogliere nei suoi gesti qualcosa di solenne e di tragico, che attirava e che atterriva. Pantani era diverso – non solo dal punto di vista delle prestazioni atletiche – dai suoi colleghi: come se insieme al peso della bicicletta trascinasse su per i tornanti alpini e pirenaici un destino segnato, al quale lui osava ribellarsi in continuazione. Forse per questo era tanto amato da sportivi e semplici appassionati. Pantani era l’eroe che «cadde, risorse e non giacque»; l’eroe che cadeva

– quante volte cadde! – ma sempre trovava la forza di rialzarsi, per buttare il cuore oltre l’ostacolo e lanciare la bici verso il traguardo. La sua vita e la sua carriera agonistica si sono consumate in fretta, molto in fretta: come tutti gli artisti “maledetti”, era un composto disorganico di genio e sregolatezza. Forse per questo era tanto amato, e forse per questo molti non gli perdonarono gli errori che (non da solo, in verità) commise. Fra pochi giorni ricorre il decimo anniversario dalla caduta del mito-Pantani. Era la tarda mattinata del 5 giugno del 1999, e l’Italia intera iniziava a fare i conti con una notizia di quelle che fanno il giro del mondo in pochi minuti: «Pantani positivo ad un controllo antidoping». Pantani l’eroe, possibile? Pantani il trionfatore del Giro e del Tour dell’anno prima, possibile? Il Giro d’Italia aveva fatto

tappa a Madonna di Campiglio, e quella notte un controllo a sorpresa aveva inchiodato lo scalatore romagnolo alla realtà dei suoi valori ematici sballati. Il suo ematocrito (il parametro che misura la densità del sangue) risultava di qualche punto percentuale sopra il 50% consentito, e pertanto scattava per lui la sanzione prevista: quindici giorni di inibizione dalle corse, con effetto immediato, il che voleva dire ritiro dal Giro fino a quel momento stradominato, impossibilità di bissare il successo dell’anno precedente, ignominiosa fine di una favola antica. Crepuscolo degli Dei. Ai giornalisti accalcati davanti al suo albergo – alcuni in lacrime come bambini davanti ad un giocattolo rotto – quella mattina disse: «Nel corso della mia carriera e della mia vita sono caduto tante volte, ed ogni volta mi sono rialzato. Ma questa vol-

ta…». Era il prologo di una storia già scritta. La sua era stata un’epopea, un’avventura epica, un’ascesa verso il mito che ora finiva miseramente e rumorosamente nella polvere. Nessuno lo sapeva e pochissimi avrebbero potuto sospettarlo, ma quel 5 giugno del 1999 Pantani non metteva soltanto fine alla sua carriera di re della montagna: in realtà cominciava a morire. L’eroe fragile, fra domande alle quali non seppe dare risposta e poco convincenti dichiarazioni di innocenza, fra estemporanei ritorni alle corse e lunghe soste negli inferni artificiali delle droghe, imboccava la strada in discesa che lo avrebbe condotto al residence Le Rose di Rimini. L’uomo che con i suoi trionfi aveva fatto sognare e innamorare milioni di sportivi morì solo, disperato, sconfitto, in una stanza banale d’albergo. Era la notte di San Valentino del 2004.


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Focus. Il Paese asiatico è fortemente minacciato dai famigerati taliban

Per il Pakistan si profila un’ipotesi da brividi Il Pakistan è uno Stato-chiave nello scacchiere globale. L’eventualità di un suo collasso innescherebbe reazioni a catena di vastissima portata e di incalcolabile gravità, soprattutto perché il Paese asiatico è una potenza atomica e se uno solo di quegli ordigni capitasse in mani sbagliate...

I

di Francesco Grosso

l Pakistan deve aumentare i suoi sforzi per reagire nei confronti di «una minaccia che potrebbe metterne in discussione la stessa esistenza»; le prossime settimane «risulteranno decisive» per capire se il Paese può uscire da questa delicata situazione. Sono parole, queste del generale David Petraeus (responsabile delle operazioni dell’esercito statunitense nell’area afgano-pakistana) che mettono i brividi, per almeno tre motivi. Intanto perché provengono da un alto ufficiale che ha sempre dato prova di grande equilibrio espositivo, abituato ad esprimersi nel tipico linguaggio neutro della diplomazia: devono dunque esistere fondati motivi se nei giorni scorsi si è espresso con toni tanto estremi. In secondo luogo, perché il Pakistan è uno Stato-chiave nello scacchiere globale, e l’eventualità di un suo collasso innescherebbe reazioni a catena di vastissima portata e di incalcolabile gravità. Ma le parole di Petraeus fanno paura soprattutto perché il Paese asiatico è una Potenza atomica: nei suoi arsenali sono presenti forse un’ottantina di testate e non è il caso di illustrare cosa potrebbe avvenire, ove mai uno solo di questi ordigni capitasse in mani sbagliate. È certo che in Pakistan si gioca in queste settimane una delle partite più importanti per la stabilità mondiale. L’esercito è infatti impegnato in una serie di operazioni contro milizie di fondamentalisti islamici che in occidente

conosciamo ormai bene: sono i famigerati taliban, gli «studenti» che da anni infliggono danni e perdite ingenti alle truppe NATO presenti nel vicino Afghanistan. Il lungo confine fra i due Paesi è infatti poroso, praticamente inesistente, in ogni caso incontrollabile, e dunque la contiguità fra fondamentalisti dell’una e dell’altra parte è di fatto totale. Un fronte è la retrovia dell’altro, e la situazione è complicata dal fatto che ormai vasti territori del Pakistan sono effettivamente controllati dai taliban, che vi hanno insediato loro amministrazioni, loro leggi, loro tribunali. Mesi fa, dopo sanguinosi scontri, il governo centrale era arrivato a stringere un accordo (suicida, secondo vasti settori dell’opposizione) «pace in cambio di terra»: Islamabad si impegnava a riconoscere una sorta di autorità federale dei taliban su quei territori in cui di fatto risultavano inse-

diati da anni, e questi a loro volta si impegnavano a cessare le ostilità, e a rinunciare al loro progetto di prendere il controllo del Pakistan per instaurarvi una teocrazia. In seguito ad una «strategia della tensione» abilmente perseguita dagli estremisti, dal mese scorso gli scontri sono ripresi, e i taliban – che godono del consenso, o quantomeno dell’acquiescenza, della popolazione delle regioni che controllano – sono giunti a soli 80 km dalla capitale. A questa inaccettabile situazione l’esercito pakistano (fra i più potenti al mondo, per consistenza numerica e armamenti) reagisce con ferocia sempre maggiore: ovvio che a fare le spese di una situazione del genere sia come sempre la popolazione civile, presa in mezzo fra oscurantismo e cannoneggiamenti, violenza tribale e violenza governativa. La situazione è seria, perché

il protrarsi dei combattimenti alimenta l’ostilità verso il debole governo del premier Asif Ali Zardari. Una parte (largamente maggioritaria) dell’opinione pubblica vorrebbe vedere eliminata una volta per tutte la minaccia rappresentata da una banda di fanatici tagliagole; un’altra vede di pessimo occhio gli eccessi cui si abbandona l’esercito regolare; un’altra ancora (quella più povera, scontenta, non scolarizzata) risulta invece attratta dai fermenti rivoluzionari propagati dai taliban. In questa acqua sporca prolifera il germe dell’integralismo, e intanto alcuni settori dell’esercito manifestano crescente insofferenza. Scissioni in seno all’esercito, i taliban alle porte di Islamabad, il potere negoziale derivante dal possesso dell’«arma assoluta» nelle mani sbagliate: una serie di ipotesi che è meglio non prendere neppure in considerazione.

IN BREVE Basta il cuore? di Michele Luongo

Tempo fa ho letto, su “Il giornale”, un articolo di Filippo Facci circa la candidatura di Luigi De Magistris con l’Italia dei Valori alle Europee. Nulla da obiettare sulla candidatura, né sul partito. Non mi è piaciuto, però, l’affondo sull’attività dell’ex pm di Catanzaro, sulle indagini “Poseidone “ e “Why not”, quasi a deriderle. Facci esprime sicuramente al meglio la sua libertà intellettuale, ma forse – come tanti - ha poca conoscenza delle problematiche del Sud. Il Sud è una terra che per capirla bisogna viverla, altrimenti si è lontani e non si ha la minima idea dei problemi che quotidianamente l’affiggono. Eppure doveva bastare proprio quel “caos mediatico” che si è sviluppato con il “Caso De Magistris”, per avere almeno una riflessione e per dare maggiore forza e rispetto alle coraggiose investigazioni che, forse, avevano toccato proprio il centro del problema. Un’insanabile ferita che inesorabilmente consuma, lacera le migliori risorse di quella terra, che si vuole, ora, con il silenzio, con il tempo dimenticare, abbandonare. Quindi una realtà scomoda, ma che solo con una crescita strutturale economica e sociale potrà essere risolta, e se ciò non avverrà, non ci si culli nell’egoismo del proprio benessere, perché quanto prima si potrà ripercuotere anche sui territori del Nord. La realtà meridionale è difficile, a volte anche per le spiegazioni più semplici. Per esempio, chi non ha visto il messaggio pubblicitario in cui il calciatore del Milan Gennaro Gattuso, di origine calabra, mette in evidenza la bellezza della Calabria e poi chiede alla gente se è disposta a metterci il cuore. Ma alla Calabria, al Sud, la sola cosa che non manca è proprio il cuore. Capisco la pubblicità, ma è tutto il resto che manca: infinita attesa, eterne promesse, oscuri compromessi, e poi quell’assordante grido del silenzio di voci stanche.


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Intervista. Musica, teatro, cinema e televisione per il noto artista partenopeo

Massimo Ranieri Una vita sul palcoscenico Non solo cantante, ma grande attore di teatro, di cinema, nonché conduttore televisivo. E tutto sempre condito da tanta simpatia, da amore e dedizione verso il suo pubblico che non lo hai mai abbandonato e che anzi è sempre più numeroso. Abbiamo incontrato Massimo Ranieri prima dell’ennesima replica del suo spettacolo “Canto perché non suo nuotare… da 40 anni”. di Giuseppe Facchini

Giuseppe Facchini assieme a Massimo Ranieri durante l'intervista

“La mia vita cominciò come l’erba, come il fiore, e mia madre mi baciò come fossi il primo amore”. Così recita la prima frase della canzone “Vent’anni” che ha permesso a Massimo Ranieri di vincere l’edizione 1970 di Canzonissima. Aveva vent’anni anche in realtà, ma alle spalle già due vittorie al Cantagiro di Radaelli con “Pietà per chi ti ama”nel 1967 e “Rose rosse”nel 1969, e una carriera iniziata da giovanissimo. Massimo Ranieri è nato a Napoli nel 1951, ma in realtà non ha mai smesso di avere vent’anni, per la forza, l’energia e la volontà che ha messo nella sua poliedrica vita di artista. Una straordinaria carriera di cantante che lo porterà poi a rivincere Canzonissima con “Erba di casa mia “nel 1972 e il Festival di Sanremo 1988 con “Perdere l’amore” e a incidere tantissimi dischi di grande successo. Non solo cantante, ma grande attore di teatro, di cinema, nonché conduttore televisivo. E tutto sempre condito da tanta simpatia, da amore e dedizione verso il suo pubblico che non lo hai mai abbandonato e che anzi è sempre più numeroso. Abbiamo incontrato Massimo prima dell’ennesima replica

del suo spettacolo “Canto perché non suo nuotare… da 40 anni”. Quando sei stato in Trentino la prima volta? «Sono stato qui tantissimi anni fa, la prima volta, mi ricordo vagamente perché avevo appena 16 anni. Tra le vostre meravigliose montagne e i vostri echi c’era un freddo polare perché era inverno, ma anche un grande calore da parte di un pubblico molto affettuoso». Siamo nel tuo camerino, prima dello spettacolo “Canto perché non suo nuotare… da 40 anni”. Un momento che hai vissuto centinaia, migliaia di volte. Come lo vivi questo momento? «Si vive sempre come la prima volta, fortunatamente almeno per quello che mi riguarda, per trovare sempre la stessa emozione, o gran parte di questa emozione, per far sì che tu ti diverta ancora a fare a questo mestiere, perché non diventi una routine. Non dico come la prima volta, ma come le prime volte». Stai vivendo un periodo di successo incredibile, il successo della maturità, e conquistando un pubblico sempre più vasto. «Sicuramente sì, lo posso dire senza ombra di dubbio, questo


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Intervista. Musica, teatro, cinema e televisione per il noto artista partenopeo è il momento più bello della mia vita artistica, un momento straordinario e incredibile. Da due anni a questa parte, dalla trasmissione televisiva “Citofonare Calone”, questo spettacolo con più di 300 repliche, un successo continuo. Non svegliatemi». E pensare che negli anni Settanta eri sul punto di smettere la carriera di cantante. «Ho smesso, non ne volevo più sapere, perché quando ti ritrovi a 24 anni ad aver vinto tutto, 2 Canzonissime, 2 Cantagiro, avevo partecipato a 7 Canzonissime, 2 Sanremo, con centinaia di serate e tanti dischi venduti... Sentirsi vecchio è brutto, volevo cambiare mestiere per rivitalizzarmi». Hai realizzato anche dischi molto innovativi e fuori dagli schemi, come”La faccia del mare” sulla storia di Ulisse. Li hai fatti perché ci credevi? «Mi piaceva la storia di Ulisse, la nostra storia, il viaggio, la scoperta, mi piaceva l’idea, il filo logico. Avrò venduto 3 dischi. Sei da tantissimo tempo in testa alle classifiche di vendita dei DVD con la registrazione

del tuo spettacolo. «È fantastico, sono primo da un anno e mezzo, salgo e scendo, ma sono sempre lì e davanti a personaggi come i Tokyo Hotel, Madonna, Vasco Rossi, Pink Floyd». Lo avresti mai pensato? «Mai, mai, mai al mondo, assolutamente, a 56 anni quando ho iniziato questo spettacolo, mai, un successo così straordinario». Dove trovi questa energia, sembra non ti stanchi mai e hai programmato il tour fino a dicembre? «Prova a stare sul palcoscenico con me e vedi cosa ti arrivava dalla platea. È l’entusiasmo, l’amore, la dedizione, il divertimento. Il pubblico si diverte e mi diverto anch’io». Quando ti guardi indietro? «La domanda è: avresti immaginato tutto ciò? La risposta è no». Parliamo del tuo rapporto con il pubblico. «La cosa divertente è che mi sono conquistato gran parte del mio pubblico. Quando l’estate canto in queste aree aperte, con 4-5000 persone ho un pubblico che va dai 7

ai 70 anni, di generazione in generazione». Una vera e propria dedizione al pubblico da parte tua. «L’impegno è sempre uguale ed è giusto che sia così, penso lo sia per tutti quelli che fanno questo mestiere, parliamo di noi della vecchia guardia». E questa tua voce che migliora di anno in anno, come la curi? «Non faccio niente di particolare, mi sfumicchio anche qualche sigaretta, ogni tanto non fa male, allenta la tensione e lo stress; la voce sicuramente è maturata grazie al teatro, perché il teatro ha richiesto un altro tipo di voce, e ho scoperto una voce che non sapevo di avere, grazie al mio maestro Giorgio Strehler». È stata proclamata la canzone del secolo, parliamo di “Perdere l’amore”. Cosa hai provato quando l’hai cantata la prima volta? «Non dico che sarei stato eliminato al Festival di Sanremo, ma che sicuramente non sarei entrato nei primi tre o nei cinque, ma volevo almeno arrivare nei dieci, per lasciare un bel ricordo, e ritornare poi a fare teatro. Invece il destino

ha voluto che questa canzone vincesse il Festival nel 1988. Sono grato a questa canzone perché mi ha riportato alla canzone. Non saremmo qui a quest’ora a cantare, sarei qui a parlarti di teatro che mi ha formato, realizzato e mi ha dato grandi soddisfazioni. Nel mondo del teatro ero visto come un rompiscatole, un appestato. “Perdere l’amore”, è stata la canzone della svolta. Mai al mondo mi sarei aspettato un successo simile e ancora stiamo qui a cantarla. Non vedo l’ora che si apra il sipario per cantarla ancora e non mi stanco mai di cantarla». Come fai ad essere così versatile e a passare da un genere di spettacolo a un altro? «Bisogna sempre avere e sentire quel bambino dentro di noi che ha sempre voglia di giocare e paura di annoiarsi; questo bambino mi trascina e io lo ascolto. È la mia forza». Hai iniziato con il cinema molto presto con un grande film “Metello”. Lo volevi tu o ti è stato proposto? «Mi è stato proposto, io non ho mai fatto e questo mi dispiace molto, i film con le canzoni, i musicarelli, all’epoca stava ormai finendo quel genere,

anche se avevo appena vinto il Cantagiro nel 1969 con “Rose rosse”, mi proposero un film vero, di quelli serie e tosti, una perla. Devo tutto a Mauro Bolognini, perché ha creduto in me, e ha avuto ragione. Ormai purtroppo non si fa più quel tipo di cinema». Come vorresti che la gente ti definisca? «Mi piace una definizione del grande Totò: un operaio dello spettacolo, ma che all’occasione non si perde mai d’animo, sempre pronto a prendere una cazzuola, un chiodo,un martello, per costruire qualcosa. A volte faccio lo spazzino, vado negli angoli a scoprire qualcosa. La voglia, la curiosità, noi viviamo di questo, guai se non avessimo questo, sono la nostra forza e la nostra spinta per andare avanti». Il tuo futuro? «A maggio faccio la regia dell’”Elisir d’amore” al Petruzzelli di Bari e poi continuo con questo spettacolo; a fine anno o inizio anno, uscirò invece con un disco nuovo in napoletano». Viva Massimo e grazie per la tua straordinaria carriera artistica!


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P I A N E TA E U R O PA

Trento. Educazione per il Futuro d’Europa al centro di vari convegni IN BREVE I paesaggi della letteratura tedesca

Bisogna imparare e vivere la dimensione europea L’Europa resta qualcosa di molto astratto per i nostri giovani che oggi hanno ridotto il loro consenso per tutti gli interventi europeistici, mentre negli anni ’90 avevano un grado di fiducia molto elevato verso l’Europa. Diventa così fondamentale il ruolo dell’educazione. di Luisa Bortolotti

È

la terza volta che ci occupiamo del “Jean Monnet Programme – LLP 2007-2013”, cioè Progetto Educazione per il Futuro d’ Europa (abbreviato EFE). Il programma europeo J. Monnet fa parte del Lifelong Learning Programme (LLP); mira a promuovere conoscenze ed a sviluppare consapevolezza rispetto a temi legati al processo di integrazione europea. I lavori del progetto prevedono: moduli di insegnamento all’università; lavoro con gli insegnanti, con le scuole, con le case editrici; convegno e workshops ogni anno; raccolta di buone pratiche educative e didattiche in dimensione europea; produzione e sperimentazione di materiale didattico; comparazione internazionale. Nel numero di giugno 2008 avevamo presentato workshop e convegno che, nei pomeriggi dei giorni 8 e 9 maggio 2008 dal titolo “L’Europa a scuola: diversità e cittadinanza attiva”, si erano svolti pres-

so la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trento, con la partecipazione di vari relatori, anche stranieri. Sul recente numero di aprile 2009 avevamo invece dedicato spazio al prof. Falk Pingel del Georg Eckert Institut für Internationale Schulbuchforschung, di Braunschweig, che il 30 marzo 2009 ha accolto l’invito della prof.ssa Olga Bombardelli, responsabile del progetto Jean Monnet presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trento, ed ha tenuto un’interessante relazione sul tema “Educazione ad una cittadinanza europea ed insegnamento della storia”, a cui è seguito un vivo dibattito da parte dei presenti. Qui ci dedichiamo al Seminario “Imparare e vivere la dimensione europea” che, sempre all’interno del Jean Monnet Programme, si è svolto nei giorni 28 e 29 aprile 2009, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Trento, rivolto a docenti, studenti, tirocinanti, associazioni, autori di libri di testo e a tutti gli

interessati. Tre le relazioni importanti: una del prof. Henk Oonk su “Orientamento europeo ed internazionale (EIO) in alcuni paesi dell’EU: esempi pratici”, una del prof. Michele De Beni su “L’intercultura nella realtà scolastica quotidiana in Europa”, una della prof. ssa Olga Bombardelli su “La produzione e l’analisi di materiali didattici nell’ambito del progetto ‘Educazione per il futuro d’Europa”. Sono seguiti anche interessanti lavori di gruppo con: la costruzione di un’unità di apprendimento in dimensione europea, la segnalazione di buone pratiche, studio degli indicatori della dimensione europea in educazione. Infine molto stimolante si è rivelato il dibattito con le domande poste dai presenti ai relatori. L’Europa resta qualcosa di molto astratto per i nostri giovani che oggi hanno ridotto il loro consenso per tutti gli interventi europeistici, mentre negli anni ’90 avevano un grado di fiducia molto elevato verso l’Europa. Il ruolo dell’educazione

diventa pertanto sempre più importante in questo senso. «Si intende promuovere - ha detto la prof.ssa Olga Bombardelli, coordinatrice - la conoscenza della problematiche legate al processo di unificazione europea all’università e nelle scuole, con l’istituzione di nuovi corsi di studio su come insegnare l’Europa a scuola, con l’organizzazione di iniziative volte a costruire e a mettere in comune le esperienze didattiche, con la produzione di materiali didattici in dimensione europea per alcune discipline, soprattutto per l’educazione alla cittadinanza, e per attività formative come scambi, mostre. Si fa riferimento ad un concetto di dimensione europea e interculturale che mira a prendere atto della situazione europea e internazionale nella quale siamo costantemente inseriti, con un approccio documentario e critico; l’ottica si inserisce in un progetto culturale di qualità e in un contesto di consapevolezza civica». Per tutti gli interessati a questo tema si consiglia di visitare il sito http://efe.lett. unitn.it.

Leggere è un continuo viaggiare attraverso infiniti luoghi di numerose epoche. Leggendo percorriamo i viali di Berlino come le viuzze di Praga, ci addentriamo nei villaggi della Bucovina come nella Vienna della Duplice monarchia. Attraversiamo i territori densamente popolati delle metropoli come le vallate montane ricche di vegetazione e magari finiamo per approdare sulle coste della Boemia. Ogni lettura è un viaggio, è una odissea attraverso luoghi reali o immaginari; e forse è proprio il viaggio a costituire l’essenza della narrazione, della scrittura, della letteratura. A condurci in un viaggio straordinario nella letteratura tedesca (di lingua tedesca, quindi anche quella austriaca e quella praghese come quella svizzera e quella degli scrittori germanofoni del nostro continente, dal Südtirol all’Europa centro-orientale) è l’Atlante della letteratura tedesca, appena pubblicato da Quodlibet. Curato da Francesco Fiorentino e Giovanni Sampaolo, e pensato quale omaggio al germanista Marino Freschi, questo volume si stacca decisamente dai tradizionali Festschrift, offrendoci una straordinaria narrazione attraverso prospettive nuove. Attorno a Reno e Danubio si è dipanata molta storia europea, e proprio da questi due grandi fiumi diparte la navigazione nella letteratura tedesca. È un viaggio che non stanca di sorprendere. È un viaggio le cui tappe non sono solo i territori di origine degli scrittori, ma anche quelli che si materializzano nelle loro creazioni letterarie: dalla Germania alla Kakania, agli orienti e terre dell’Utopia. A realizzare questa straordinaria opera hanno contribuito oltre sessanta studiosi, fra cui Fabrizio Cambi e Alessandro Fambrini, che il 20 maggio scorso, presso la Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale di Trento, hanno dato vita ad un incontro-dibattito organizzato dal Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale.


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C U LT U R A

SOGNI GLOBALI

PAGINE D'AMORE Cognola - Presso il Punto Lettura Argentario di Cognola dal 4 giugno al 2 luglio si potrà consultare la vetrina tematica “Pagine d’amore e di passione”. Orari: Lun.-Gio. 14.30-18.30. Lun., Gio., Ven. anche 9.00-12.00.

IN AULA CON I FIORI

Trento - Nell’ambito del Festival dell’economia 2009, in Piazza Duomo a Trento viene allestita la mostra “Sogni globali”, viaggio fotografico tra la ricchezza della miseria e la miseria della ricchezza a cura di Romano Magrone. Dal 29 maggio al 2 giugno.

Pergine - Mostra di tavole botaniche, libri, cartoline, ricordi di scuola curata da Beniamino Gretter e Luciano Dellai. Pergine, Museo della Scuola, Via S. Pietro 4. Lun.-sab: 15.00-17.30. Mer. e ven. anche 9.00-12.00.

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QUELLE MEMORIE... Pergine - Scrissi queste memorie ad esempio de’ miei trapassati. L’archivio Bortolamedi di Roncogno nell’Archivio storico del comune di Pergine. Presentazione del libro curato da Katia Marchel. Pergine, 27 maggio ore 18.00, Museo della Banda.

Trento. Al Buonconsiglio due sorprendenti collezioni inedite

Ecco l’Egitto mai visto In anteprima mondiale, a oltre cento anni dalle scoperte, l’esposizione “Egitto Mai Visto” permette di ammirare oltre 800 affascinanti ritrovamenti che fanno parte di due sorprendenti collezioni inedite, profondamente diverse tra loro, una proveniente dal Castello del Buonconsiglio e l’altra dal Museo Egizio. La più ricca e straordinaria raccolta, proveniente dai depositi del Museo Egizio di Torino, l'istituzione museale più importante dopo quella del Cairo, si deve al grande archeologo Ernesto Schiaparelli, celebre in tutto il mondo per la sensazionale scoperta della tomba di Kha,

l'architetto del faraone Amenofi III. Grazie agli eccezionali materiali esposti, ai diari di scavo, alle lettere e alla documentazione fotografica,

si può rivivere l'emozione delle ricerche, effettuate fra il 1908 e il 1920 a Gebelein e soprattutto ad Assiut, la mitica città dove, secondo

la tradizione copta, si rifugiò la Sacra Famiglia nella fuga in Egitto. Il visitatore anche attraverso ricostruzioni scenografiche di forte impatto, è condotto in un viaggio alla scoperta di questo capoluogo di provincia dell'Antico Egitto che per 4000 anni ha custodito i segreti della vita quotidiana e dell'Aldilà. Accanto a questa eccezionale raccolta, viene presentata la curiosa sezione egizia del Castello del Buonconsiglio, costituita da oggetti mai visti prima d'ora, acquisiti nella prima metà dell'Ottocento dal trentino Taddeo Tonelli, ufficiale dell'Impero Austro Ungarico e conservati finora nei depositi del museo.

Borgo – Casa Strobele, in via Telvana 5, dal 1998 ospita durante l’estate incontri con artisti contemporanei. In questa sede, fino al 30 maggio, si possono ammirare le incisioni dell’artista viennese Susanne Cornaro. Inaugurazione 21 maggio ore 18.00. Orari: da martedì a sabato 10.00-12.00, domenica 10.00-12.00. Lunedì chiuso.

Casa Strobele

Trento. Al Mtsn per conoscere e salvare un animale unico Bianca, una pernice in pericolo La mostra “Bianca, una pernice in pericolo”, organizzata dal WWF ITALIA - Progetto ecoregione Alpina e dal Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento, intende sottolineare l’assoluta unicità della pernice bianca, uccello splendidamente adattato all’ambiente alpino mediante processi microevo-

La Montagna incartata

Trento - Ex libris. Castelli, villaggi, rifugi, passeggiate e scalate. Una esposizione a cura di Gian Carlo Torre. La montagna quale tema dell’ex libris: un itinerario nella cultura simbolica del triangolo uomo-libro-montagna. Trento, Biblioteca comunale Sala Manzoni, via Roma, 55. Fino al 25 maggio. Lun.-Ven. 8.3020.30. Sab. 8.30-18.30.

lutivi durati migliaia di anni. Proprio questa specializzazione estrema la rende però impotente di fronte a cambiamenti climatici e ambientali troppo veloci, quali quelli che si stanno verificando negli ultimi anni. La mostra, che chiuderà i battenti il prossimo 24 maggio, si propone di sensibilizzare la

popolazione circa la possibile estinzione di questo volatile e al contempo favorirne, mediante la conoscenza, la tutela e la protezione. Trento, Museo di Scienze Naturali, Via Calepina 14. Orario: da mart. a dom. 10.00-18.00. Lunedì chiuso.

Trento. Le foto del concorso sui fenomeni meteo

Il cacciatore delle Alpi

Tutti gli scatti del clima La mostra “Gli scatti del clima”, allestita presso il Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento, raccoglie ed espone tutte le fotografie inviate al quotidiano “Trentino” nell’ambito dell’omonimo concorso, dedicato ai fenomeni meteorologici. Il concorso ha visto la partecipazione di quasi 2000 fotografi, dilettanti e non, che

hanno spedito le loro immagini via mail o via posta ordinaria ed hanno poi atteso il verdetto dei lettori, raccolto punto su punto via web. Trento, Museo Tridentino di Scienze Naturali, via Calepina 14. Orari: 10.00-18.00, chiuso i lunedì non festivi. Info: 0461 270 301. Ingresso gratuito.

LAVORI IN CORSO

A Romeno - foto di Davide Giupponi

Con la mostra “Il cacciatore delle Alpi”, dedicata a Mario Rigoni Stern, il Centro Documentazione Luserna vuol far conoscere ad un largo pubblico la storia dell’attività venatoria nelle Alpi come fenomeno culturale e sociale, oltre che economico, che ha accompagnato la storia delle popolazioni di questa terra. Luserna. Orario: 10.00-12.00 e 14.30-17.30.


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LA FINESTRA

Maggio 2009

S P E T TA C O L O

Musica. Continua l’ascesa della giovane band valsuganotta

Dopo X-Factor, scoppia l’effetto Bastard

U

di Paolo Chiesa

n vero e proprio ciclone i “Bastard”, che ha portato i principali giornali nazionali ad occuparsi di loro: Repubblica, Corriere e Gazzetta compresi. Sono stati invitati nel consueto giro televisivo e radiofonico e poi il concerto in piazza Duomo a Trento con gli altri protagonisti di “X-Factor” che ha fatto sentire loro il calore dei fans. È anche uscito un loro cd con quattro cover e due inediti, compreso “L’amor carnale”: un brano rock come solitamente non si sente in Italia. L’idea fissa dei “Bastard” è ora quella di fare uscire per la fine del 2009 un cd di inediti di quelli come hanno in mente loro: un po’AC/DC, un po’ Beatles ma ormai soprattutto molto “The Bastard sons of Dioniso”. I tre “Bastard”, a detta di tutti, sono ormai diventati gli ambasciatori del Trentino. Loro trentini lo sono davvero e lo vogliono essere, altroché.

loro caratteristico sound. Ma anche una tv che ha permesso di farli conoscere in maniera determinante, interpretando una serie di canzoni che molti ragazzi (tra i quali a volte loro stessi) non avevano mai sentito come “I just can’t get

Ma con una certa convinzione hanno fatto chiaramente capire che ora l’attenzione della gente dovrebbe concentrarsi non su questo loro aspetto, ma sulla loro musica e questo sarà quello che sicuramente accadrà, ora che le luci della tv si sono spente. Una tv che amplifica e che potrebbe far sembrare “semplice” e “immediato” un discorso musicale che i “Bastard” hanno sviluppato invece in un percorso fatto di centinaia di concerti e di lunghe sedute in sala prove per affinare quello che è ora il

per cui siamo contenti di averli potuti vedere e ascoltare durante la loro esperienza ad “X-Factor”. Anche “La Finestra” era presente alla conferenza stampa in occasione del concerto di piazza Duomo. Ecco una

Nelle foto di questa pagina: i Bastard in conferenza stampa (foto Paolo Chiesa)

enough” dei Depeche Mode, “Wild World” di Cat Stevens, “Walk this way” degli Aerosmith & Run DMC, “Tutta mia la città” dell’Equipe 84, “Ragazzo di strada” dei Corvi, “Contessa” dei Decibel. Questo è un altro dei motivi

delle domande che abbiamo posto ai tre “Bastard”. "Voi avete una capacità comunicativa enorme, soprattutto nei confronti dei ragazzi, degli adolescenti. Una vostra frase o battuta su argomenti come alcol,

droga, integrazione razziale o altri può essere amplificata, distorta o diventare in qualche modo una verità. Sentite questa responsabilità?" Questa la risposta di Jacopo: «La sentiamo molto. Però noi non “dobbiamo” dare un esempio. Noi semplicemente possiamo dire ai giovani che ci seguono che tutti hanno una testa e tutti possono fare le cose con coscienza. Sembra una cosa banale, però sono tanti quelli che sbagliano. Anche noi magari abbiamo sbagliato in passato. Ma è così. Non mi sento di dire di essere una persona perfetta. Semplicemente bisogna fare attenzione perché la vita è una sola. Però io non voglio essere l’esempio di nessuno». È comprensibile che non vogliano essere considerati un esempio. Ma un esempio è comunque quello che sono. E la risposta di Jacopo ci ha fatto capire che probabilmente si tratta di un esempio positivo.


PHOTO & ARTE

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LA FINESTRA

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Focus. Gli scatti di Dido Fontana non passano mai inosservati

Le nuove prospettive di Dido, grezze e antifashion

Scatti provocativi, ritratti accattivanti, ironia e sensualità. Disinteressato per ogni forma di gratificazione estetica verso il soggetto. Gli scatti di Dido tendono a ricercare una sorta di verità evitando ogni forma di postproduzione digitale o ritocco che dir si voglia. Lo stesso motivo che da sempre gli ha fatto scegliere l’analogico come medium, asserendo che il digitale è «troppo democratico». Charlie Brill, il noto attore americano (chi non si ricorda di lui nelle storiche puntate di Star Trek e nei numerosi film e serial da lui interpretati?) commenta: «le foto sono fantastiche!!! Tu racconti la verità!!! Onorato di conoscerti», mr. Maximo (produttore del programma RoomRiders di Mtv) nello stile colorito della westcoast dice: «f***k!!! You are a Diesel, Man!». È stato definito “Contemporary Decadent”, “Gonzo”, “Antifashion”, “Grezzo”, “Americano”...certo che gli scatti di Dido Fontana non passano mai inosservati, tant’è che i Magazine di Los Angeles “Yuhmm”, quello spagnolo “Lamono” e “Digital Temple” dalla Francia gli hanno dedicato ampio spazio con interviste ed editorial accanto ad altri fotografi di caratura mondiale quali Terry Richardson, David LaChapelle, Yasumasa Yonehara, Estevan Oriol e altri “big” del panorama fotografico internazionale; recensioni e interviste che potete leggere anche sui siti delle riviste: yuhmm.com, lamonodigital. net e digital-temple.com.


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LA FINESTRA

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T E AT R O

Rovereto. All’auditorium Melotti Ugo Pagliai e Paola Gassman

In scena la follia di Enrico IV «Vorrei rendere evidente il senso e la sensata lucidità di chi, come Pirandello, vede nella follia un elemento scatenante, per rompere le falsità che circondano la vita di ciascuno di noi».

«P

referii restare pazzo e vivere con la più lucida coscienza la mia pazzia [...] questo che è per me la caricatura, evidente e volontaria, di quest’altra mascherata, continua, d’ogni minuto, di cui siamo i pagliacci involontari quando senza saperlo ci mascheriamo di ciò che ci par d’essere [...] Sono guarito, signori: perché so perfettamente di fare il pazzo, qua; e lo faccio, quieto! - Il guaio è per voi che la vivete agitatamente, senza saperla e senza vederla la vostra pazzia. [...] La mia vita è questa! Non è la vostra! – La vostra, in cui siete invecchiati, io non l’ho vissuta!» (Enrico IV, atto terzo) «Quando ci si confronta con un capolavoro, oc-

corre l’umiltà artistica e la consapevolezza critica che il testo sia già in sé carico della forza del messaggio e dell’attualità dello stesso. La mia attività oggi è tesa solo a riscoprire, in una realtà che agli occhi dei più appare folle, il senso tra personaggio e uomo, tra realtà e finzione, tra verità e apparenza. Anzi vorrei di più: vorrei rendere evidente il senso e la sensata lucidità di chi, come Pirandello, vede nella follia un elemento scatenante, per rompere le falsità che circondano la vita di ciascuno di noi, al presente e nella quotidiana finzione che è la realtà. La messinscena, l’allestimento e il progetto registico vogliono essere in funzione di quest’obiettivo». Così Paolo Valerio, regista del Teatro Stabile

Rovereto, Auditori um Melotti, C.so Bettin i 43. 25 maggio ore 20.45 .

di Verona, che ha messo in scena Enrico IV di Luigi Pirandello con Ugo Pagliai e Paola Gassman.

Le scene sono di Graziano Gregari, i costumi di Carla Teti e le musiche di Antonio Di Pofi.

Tuffo virtuale

Ecco “Il mare… in una stanza” Cosa c’è in fondo al nostro mare? Il Festival Discovery on Film al Museo Civico di Rovereto offre la possibilità di vivere un’esperienza emozionante partecipando a un’immersione virtuale alla scoperta dell’ecosistema marino del Mediterraneo. All’interno della cupola gonfiabile i visitatori vengono guidati in un viaggio subacqueo, simulato attraverso la proiezione sulle pareti della sfera del fondale marino, arricchito da alcuni particolari animali protagonisti della storia narrata. In questo mondo suggestivo, è divertente imparare a conoscere le molteplici forme di vita marina e approfondirne la biologia e l’ecologia, i sistemi di conservazione e di tutela. Inoltre s’indagherà, insieme al pubblico, sulle conseguenze provocate da alcuni nostri comportamenti, come ad esempio abbandonare un sacchetto di plastica sulla battigia. o CiviRovereto, Muse ina 1, ter Ca S. rgo co, Bo e dal io gg dal 21 al 25 ma Info e io. gg ma 31 al 29 ocivico. orari: www.muse rovereto.tn.it


CINEMA

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Borgo. Un film di Francesca Archibugi con un grande cast

È una "Questione di cuore” I cuori di Alberto e di Angelo ingrippano nella stessa notte. Così dice Angelo, giovane carrozziere che Alberto, sceneggiatore di successo, bravo e matto, non capisce.

A

lberto e Angelo diventano amici in sala rianimazione. Si legano in modo istantaneo, sorpresi loro stessi di capirsi così profondamente. Ma sono due maschi, e quindi paludano spesso le emozioni dietro lo scherno, lo scherzo. Come adolescenti al primo viaggio in tenda. Appena fuori, la vita gli sembra talmente cambiata, sempre consapevoli come sono di ogni battito cardiaco, che diventano indispensabili l’uno all’altro. Continuare a stare insieme significa stare con l’unica persona al mondo che - in quel momento - ti capisce. Alberto, che è strutturalmente un uomo solo, non riesce a dare stabilità al suo rapporto con la fidanzata, e

si installa come un paguro nella conchiglia, la casa di Angelo, lì al Pigneto, sopra la carrozzeria specializzata in auto d’epoca. Un mondo imperscrutabile, ora bellissimo, ora sinistro. Ma in quella casa c’è una famiglia, una moglie, Rossana, attraente di suo e in più incinta, una specie di donna al quadrato; e i due figli, Perla e Airton, una adolescente furiosa e un bambino impaurito dagli eventi. Alberto si scioglie in quella dolcezza che gli era non solo sconosciuta, ma perfino antipatica. Si crea una famiglia con due padri, con funzioni complementari: uno solido, Angelo, che manda avanti la carrozzeria, guadagna, evade e accumula, e l’altro, Alberto, che legge, scrive e

sperpera, soldi e relazioni. Ma non c’è scontro, fra le loro visioni delle cose: è anzi un abbraccio che nasconde la disperazione sotto gli sghignazzi virili. Angelo nasconde a tutti di sentirsi

LA FINESTRA

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Tutti al cinema PERGINE

X-Men Le origini: Wolverine

Prequel degli altri X-Men, in questo nuovo film fantastico del regista americano Gavin Hood, si torna indietro di diciassette anni per scoprire le origini di Wolverine, quando Logan, innamoratissimo di Volpe d’Argento, decide di arruolarsi in un programma chiamato “Arma X”, per vendicare la morte della sua amata, uccisa da un criminale che si chiama Sabretooth. Nel cast, tra gli altri, Hugh Jackman, Ryan Reynolds e Liev Schrelber. Sito internet: www.x-menorigins.com.

sempre peggio, e costruisce un piano… Borgo Valsugana Auditorium del Polo Scolastico, 23 e 24 maggio, ore 21.00.

ana, Pergine Valsug basa o, sc Bo n Teatro Do e 20.45 to 23 maggio or ggio, ma 24 a nic me do e . .45 -20 .00 ore 17


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T E S TAT I N A

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Bolzano. All’auditorium lo spirito del cabaret di Berlino dal 1920 a oggi

Ute Lemper, ecco gli Angeli sopra Berlino di Antonella Iozzo

U

te Lemper: l’eleganza magnetica dell’antidiva, il fascino raffinato del talento cerebrale. “Angels Over Berlin” è lo spettacolo che ha portato in scena all’Auditorium di Bolzano e - lo spirito del cabaret di Berlino dal 1920 a oggi - , come recita il sottotitolo, diviene, e non poteva essere diversamente, una visione nella notte, intensa e consapevole di sé. Da Brecht/Weill, a Telesin – Alberstein, fino alle composizioni della stessa Lemper, la musica ci scivola addosso obbligandoci a riflettere, un’induzione che contiene la tensione crescente di una “situazione musicale” dentro il teatro. Dotata di ottima presenza scenica, espressività e sensibilità la Lemper sembra usare la corporeità per descrivere un sentimento.

Una sinfonia di sensazioni, emozioni, malinconia, dolore, elaborata in materica sonorità, quasi come se il suono fosse il prolungamento di un vissuto o di un attimo intuito e ritrovato poi, nella reminiscenza di un ricordo rivolto al domani, è la stessa artista tedesca, infatti, a confermare: «Ogni canzone è una pièce di teatro che racconta di un paradiso perduto, e ci parla di oggi, e di noi». Supportata da un quartetto di ottimi musicisti: Vana Gierig pianoforte, Todd Turkisher batteria e percussioni, Mark Lambert chitarra, Don Falzone basso elettrico e contrabbasso, la Lemper esplora ogni frammento, ogni piega del tessuto musicale; la sua voce, capace di tonalità differenti, passa dal jazz alla canzone d’autore, dai ricordi dei cabaret di Berlino a quelli di Chicago, sono increspature e strascinamenti vocali, rugosità, velature,

Ute Lemper

soffi, sospiri, virtuosismi, gemiti, un misto di timbro e linguaggio che fende l’aria, un rimando di bellezza struggente. Il suo modo di spostarsi sul palcoscenico, i ritmi dei movimenti, la gestualità, la sobria ironia, seducono non solo il pubblico ma anche il suono. Un suono lento ma palpitante, un magma incandescente che diventa sostanza musicale,

interpretazione. Con grande padronanza poi, tiene sempre uniti la musica e il teatro, come se fossero elementi complementari, mai separati. Un effetto di saturazione che penetra il significato e riemerge negli effetti visivi di un “angelo” etereo, sospeso tra Brecht e Piaf, tra tradizione e modernità, tra le contaminazioni dall’ambiente newyorkese,

dove attualmente vive, e la canzone europea, tra impressioni sussurrate ed espressioni sottovoce. Una lunga emozione, nuova e retrospettiva, danza nella voce della Lemper, che sul finale, con uno slancio jazz, si carica di vitalità ed energia, un movimento impetuoso che ricrea incessantemente note, pause, accordi, la musica coincide esattamente con chi la suona, con chi le dà voce, è un glissando di sonorità, è un ritmo che si agita dentro gli artisti e intorno a noi. Un applauso scrosciante, un rumore carico di brio esplode in auditorium, quasi un controcanto al carisma della Lemper. Tutto è sentimento, fino all’ultimo atto – attimo, quando un tenero, piccolo “angelo” dai riccioli d’oro, appare sul palcoscenico insieme ai musicisti e raccoglie con un sorriso il meritato successo della mamma, la signora Ute Lemper.


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per

da staccare e conservare

Cucina Immagini

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La ricetta di maggio a cura di Fabrizio Todaro

Dolci. Un'idea fresca per le prime giornate calde di maggio.

TORTA FRESCA AL LIMONE

4 ore * facile

È una torta fresca e dalla consistenza vellutata che ben si addice alle prime giornate calde di questo periodo. Può essere preparata il giorno prima, è leggera, golosa e piacerà anche ai bambini. INGREDIENTI PER 10 PERSONE

Per la base: • 1 confezione di pasta frolla già pronta Per la crema: • 100gr burro • 225gr zucchero + 4 cucchiai • 3 uova intere + 1 tuorlo • 400 ml panna da montare • 12g colla di pesce (gelatina in fogli) • 150ml succo di limone • scorza grattugiata di 3 limoni

da staccare e conservare

1

Stendere uno strato di pasta frolla di circa 3mm sul fondo di una tortiera con i bordi alti. Bucherellare con una forchetta e far cuocere in forno per 30 minuti a 180°.

4

Versare il composto nel pentolino del burro fuso e far cuocere lentamente a bagnomaria, sempre mescolando, per 15 minuti finché la crema si sarà addensata, poi togliere dal fuoco.

7

Foderare di pellicola la tortiera, posare il disco di frolla precedentemente cotto, e versare sopra la crema livellando con un cucchiaio. Riporre in frigorifero a solidificare per 2 d'ore.

2

Togliere il disco di pasta frolla dalla teglia e far raffreddare. Nel frattempo sciogliere 100gr di burro in un pentolino a bagnomaria.

5

Ammollare la colla di pesce in una tazza d'acqua fredda, strizzarla con le mani quandi unirla alla crema al limone e mescolare finché si scioglie. Lasciar raffreddare.

8

Per la copertura, mescolare il Tortagel con 4 cucchiai di zucchero, l'acqua e il succo di limone. Mettere sul fuoco e far sobbollire per un paio di minuti. Aggiungere del colorante alimentare giallo.

Per la copertura: • 1 bustina di Tortagel • 4 cucchiai di zucchero • 100ml succo di limone • 150ml acqua • colorante alimentare giallo (facoltativo)

3

Mescolare in una ciotola 225gr di zucchero, le uova, il succo e la scorza di limone.

6

Montare la panna con 4 cucchiai di zucchero e unirla alla crema al limone mescolando delicatamente dal basso verso l'alto per non smontare il composto.

9

Versare la copertura sul dolce, riporre nuovamente in frigo per 1 ora a solidificare e... buon appetito!


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Maggio N E S T R A Maggio L A F I N LE A S TFRI A 20092009

Casa dolce casa Curiosità di maggio Negativi delle foto

Vi sarà talvolta capitato di dover fare una stampa di una vostra vecchia fotografia e di non ricordare, però, dove avevate messo il negativo. Un ottimo sistema per trovare sempre il negativo giusto al momento giusto è quello di infilarlo nell’album, dietro la fotografia.

Argenteria lucente

Se volete evitare che il vostro servizio in argento si ossidi dovete prendere un pezzo di gesso e metterlo nel posto in cui conservate la vostra argenteria. Il gesso assorbirà gran parte dell’umidità, prevenendo o, perlomeno, ritardando l’ossidazione.

Limoni freschi

Il limone, si sa, una volta tagliato a metà diventa presto secco e perde le proprie caratteristiche originarie. Se per fare una ricetta vi servono solo poche gocce di limone, invece di tagliarlo a metà, potete bucarne il fondo con i rebbi di una forchetta e quindi spremere. Il limone si conserverà molto più a lungo.

Per un invito a cena Dovete organizzare un pranzo o una cena importante? Quel che cucinerete sarà fondamentale ma ricordate che la forma con cui apparecchiate il tavolo è la prima cosa che salta agli occhi degli invitati. Ecco qualche consiglio utile per dare un’ottima impressione. Per le grandi occasioni è necessario il sottopiatto che non verrà mai tolto per tutta la durata del pranzo. Molto belli i sottopiatti colorati danno un tocco informale al tavolo. Sul sottopiatto appoggerete poi il piatto piano e la fondina. A destra dei piatti mettete il coltello, con la lama rivolta verso l’interno, e il cucchiaio. A sinistra invece le forchette e il tovagliolo ripiegato semplicemente a triangolo o a rettangolo. In alto, sopra il piatto, le posate da dessert; sopra le posate di destra i bicchieri fino ad un massimo di quattro mentre sopra le posate di sinistra il piattino per pane o per il contorno. Se vorrete utilizzare dei segnaposti posizionateli dietro le posate da dessert. Sale e pepe dovranno essere in tavola riposti negli appositi contenitori o in ciotoline provviste di cucchiaino.

Iniziate sempre un pranzo o una cena importante con un aperitivo. Servite drink e stuzzichini in continuazione, senza attendere la presenza di tutti gli ospiti: l’aperitivo serve proprio per riempire questo spazio. (s.c.)

Per un buon caffè

La preparazione del caffè, e il caffè in generale, rappresentano per noi italiani prima di tutto un piacere e in secondo luogo è un vero e proprio rito con i suoi segreti, fondamentali per un risultato perfetto. Per un buon caffè è necessario avere un moka, una buona miscela di caffè, dell’acqua fresca e senza residui di calcare o cloro. Versate l’acqua fresca nella caldaietta della moka fino al livello della valvola di sicurezza. Non fate mai il caffè con acqua calda o bollita. Con un cucchiaino riempite il filtro di caffè evitando di pressare la polvere. Chiudete bene la moka e mettetela sul fuoco a fiamma bassa. Attendete poi che il caffè esca completamente mantenendo il coperchio alzato per evitare che il vapore alteri il gusto. Quando il caffè è pronto spegnete subito la fiamma facendo attenzione a non lasciarlo bollire. Servite il caffè ben caldo e in tazzine che rendano gradevole la degustazione. Non zuccherate mai il caffè direttamente nella moka: rischiate di non far piacere ai vostri ospiti visto che molti amanti del caffè lo prendono amaro per assaporarne l’aroma. (s.c.)

Diamo uno stop alle tarme È finalmente arrivata la primavera e con la bella stagione serve il guardaroba adatto. Bisognerà quindi cimentarsi con la pulizia dell’armadio, tirando fuori abiti leggeri e mettendo da parte fino al prossimo autunno cappotti e maglioni di lana. Non è sempre semplice capire cosa è giusto e cosa non è giusto fare per riporre gli indumenti invernali per un lungo periodo. Si sa infatti che le tarme si nutrono di fibre di origine animale: le pellicce, le piume, la lana sono il loro cibo preferito. È importante sapere che le tarme possono entrare nel vostro armadio anche d’inverno: è quindi necessario pulire e arieggiare spesso gli indumenti in lana o in piuma anche nel periodo in cui li utilizzate. Durante l’estate invece, quando l’abbigliamento invernale deve essere messo da parte, è importante riporre gli abiti in lana (o comunque in tessuti soggetti a tarme) in custodie di plastica ben chiuse. Per chi è più pignolo in commercio si trovano anche buste in plastica che, grazie all’utilizzo dell’aspirapolvere, permettono di mettere sotto vuoto i vestiti rendendoli così immuni alle tarme e guadagnando spazio nell’armadio. Dopo la pulizia del vostro guardaroba mettete dei profumatori antitarme: oltre a prevenire gli insetti, regalano una fragranza piacevole.

Se per la prevenzione è ormai troppo tardi e le tarme hanno già iniziato a rosicchiare i vostri abiti, dovrete provvedere ad una piccola disinfestazione. Scovate e ripulite tutti i possibili focolai, trattate le fessure (dei bauli in particolar modo) con un insetticida liquido o spray. Evitate invece di trattare direttamente gli indumenti, i prodotti insetticidi potrebbero essere nocivi. (s.c.)


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Moda&Bellezza Curiosità di maggio Via il chewing-gum

A chi non è mai capitato di “ritrovarsi” un chewing-gum appiccicato al proprio vestito? Non disperate. Per togliere la gomma da masticare che si è attaccata ai vestiti, infatti, potete chiudere il capo d’abbigliamento in un sacchetto di plastica e metterlo in freezer: una volta congelato il chewing-gum si leverà con molta facilità.

Capi in pelle

I capi in pelle sono piuttosto difficili da lavare in quanto solo le lavanderie specializzate sono in grado di farlo. Con alcuni accorgimenti comunque si può prolungare la “durata” del capo. A parte l’esterno, il problema sussiste quando la sudorazione eccessiva “impregna” la fodera. Il consiglio è di pulire il capo con una spugna umida di acqua e ammoniaca (magari di quelle profumate) e passare leggermente su tutta la fodera tamponando e non strofinando (se invece avete l’imbottitura, lavare spesso la stessa con le precauzioni sopra indicate). Per l’esterno, è possibile utilizzare una spugna inumidita sempre di acqua e ammoniaca (in percentuale del 10% circa) e passarla sulla parte in pelle con movimenti leggeri (non pressare o strofinare) e circolari. Asciugare poi immediatamente con un panno di lana pulito, porre il capo in pelle in un luogo ventilato e ombreggiato. Due o tre volte all’anno utilizzare poi i prodotti specifici per la pelle per ravvivarla e recuperarne la lucentezza.

LL A A FF II N N EE SS TT RR A A

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La camicia evergreen Per la primavera-estate 2009 la moda riprende uno dei capi d’abbigliamento più classici, ciò che rende una donna perfetta per ogni occasione, il primo tra i must have del guardaroba: la camicia bianca. Elegante, sobria, raffinata, la camicia bianca è e rimarrà un’autentica dichiarazione di stile: perfetta per un look sexy abbinata ad un tailleur sagomato, trasgressiva se si vuole ricreare un look mascolino e adatta ad ogni occasione, dal giorno alla sera non rischia di essere mai banale pur mantenendo la sobrietà e la semplicità che la caratterizza. Questo capo evergreeen quest’anno si porta in tutte le soluzioni immaginabili, dalla versione maschile, da smoking, fino alla variante più femminile addolcita da tagli infiancati e ruches. Si troveranno, tra le

proposte moda, anche camicie - maxi per andare in spiaggia o da indossare durante le camminate estive sotto il sole, da abbinare a cinturoni e stivali color cuoio e, per chi ama osare, anche ad un cappello da cowgirl. Quest’anno, infatti, la camicia bianca, purché rigorosamente in tinta unita, si porta con tutto ma il cuoio è certamente l’abbinamento preferito. (s.c.)

Quadretti vichy... per tutti Dal cassetto delle tovaglie al guardaroba: questo il viaggio compiuto negli anni dai quadretti più famosi al mondo, il cosiddetto vichy. Originari di Manchester, in Inghilterra, i celebri quadretti, approdano in America nel Settecento attraverso i coloni inglesi. Successivamente tornano di moda negli anni Cinquanta, quando vestono i sogni erotici degli uomini degli Stati Uniti: vichy erano infatti spesso i top e le culotte delle pin-up di quegli anni. A rendere il tessuto vichy famoso furono però i tavoli di bettole e osterie. Almeno fino a quando non divennero di gran classe nel momento in cui Brigitte Bardot ne fece la sua divisa a Saint Tropez: camicia annodata sotto il seno su pinocchietti bianchi divennero a quel punto icona mondiale di eleganza e sensualità. I quadretti vichy ritornano anche nella primavera – estate 2009 e in versione family, ossia per tutti. Uomo, donna o

Il ritorno del bianco

Il bianco è da sempre il colore del guardaroba che segna l’arrivo della bella stagione. Anche per l’uomo. Il vestito bianco è infatti un capo strettamente estivo e assolutamente vietato nei mesi più freddi quando l’abito deve essere rigorosamente scuro. Il white suite è invece elegante simbolo di ritrovata leggerezza, caratteristica evidente della bella stagione. Per la primavera – estate 2009 le passerelle propongono un abito bianco destrutturato e in una versione innovativa anche se con abbinamenti vintage. Si abbinano infatti sandali o addirittura sneakers stringate (meglio se in pelle) e coloratissime. Sono assolutamente sconsigliati abbinamenti da Mr Crocodile Dundee: niente cappelli in paglia e scarpe coordinate. Ma vietata anche la versione formale: il consiglio fashion è infatti quello di movimentare la sobrietà dell’abito da uomo. Anche la borsa aiuterà: niente ventiquattro ore classiche ma svecchiatevi con sacche a mano colorate o borse a tracolla altrettanto variopinte. (s.c.)

bambino i quadretti vestono tutti! Per lei nella bicromia bianco–rosso su camicette di cotone o abiti dai tagli retrò da abbinare a sneakers altrettanto quadrettate o a sandali tinta unita rigorosamente con la zeppa. Per lui invece il vichy viene rivisitato nelle varie nuance del blu: una camicia da portare con il jeans bianco e, esagerando, anche total vichy con quadretti di diverse dimensioni. Si preferisce però l’abbinamento alla tinta unita: è sicuramente più semplice da portare e meno impegnativo. Chi si può permettere un total vichy senza remore sono senza dubbio i più piccoli: anche per loro il quadrettato è infatti di gran moda. Come per mamma e papà le tinte sono il rosso per le femminucce e il blu per i maschietti; per lei mini scamiciati, per lui completini casual. La fantasia vichy è perfetta sia per uno stile sportivo o marinaro che per uno stile più chic ma è sicuramente pensata per il giorno. (s.c.)


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LA FINESTRA

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SCIENZE

Indagine. Dal Cnr un’informazione necessaria per ricostruire in sicurezza

I danni del terremoto? Dipendono pure dal terreno Ricercatori dell’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale (Imaa) del Cnr di Tito scalo (Pz), in collaborazione con università della Basilicata, università di Siena e German Gfz di Potsdam, sono al lavoro in Abruzzo per una campagna di misure e di raccolta dati sulle caratteristiche vibratorie dei suoli nelle aree edificate colpite dal terremoto. di P. Serbolina

N

on è solo la qualità edilizia delle abitazioni a determinare gli effetti di un terremoto. I danni di un sisma, infatti, dipendono anche dalla tipologia del terreno. Lo hanno messo in evidenza le misure geofisiche condotte dall’Imaa-Cnr in Abruzzo, proprio nei luoghi sconvolti dalla forte scossa tellurica del 6 aprile scorso. «Non tutti i terreni sono di uguale ‘consistenza’ e alcuni sono più vulnerabili di altri. Studiarne le caratteristiche consente di prevedere la loro risposta alle onde sismiche», spiega Maria Rosaria Gallipoli, dell’Imaa-Cnr. «Ad esempio, le informazioni elaborate mostrano che i terreni sedimentari di Navelli hanno amplificato l’intensità dell’onda sismica di 3-4 volte e prolungato di molti secondi la durata, rispetto agli effetti che la medesima scossa avrebbe provocato sulla roccia». Le misure e le elaborazioni, con il sostegno dei volontari dell’Associazione nazionale pubbliche assistenze e il contributo della società Progepiter, sono iniziate nel pomeriggio del 6 aprile scorso, ad appena 12 ore di distanza dalla più devastante scossa notturna, utilizzando 5 tromometri digitali per l’acquisizione di microtremori, effettuando misure di geoelettrica e installando 8 accelerometri per la registrazione di aftershock (repliche). «I microtremori, essendo ‘rumore’ sempre presente nel

terreno, di origine sia antropica sia naturale, permettono di stimare le ‘risonanze’ dei vari terreni» prosegue Gallipoli. «Su tutta l’area del danno sono state effettuate oltre 150 misure elaborate con la tecnica HVSR (Horizontal-to-Vertical Spectral Ratio), che hanno fornito informazioni su come le caratteristiche vibratorie dei terreni abbiano potuto incrementare il danneggiamento sugli edifici sovrastanti. Abbiamo studiato molte località vicine tra loro che presentano caratteristiche particolari: in quelle meno danneggiate troviamo funzioni HVSR piatte e sempre inferiori a 2, mentre nei siti

danneggiati si misurano forti picchi sino ad oltre 7. Tali differenze caratterizzano, ad esempio, Monticchio ed Onna, Gagliano Aterno e Goriano Sicoli, San Pio alle Camere e Castelnuovo. La stessa differenza può emergere anche all’interno dello stesso abitato come ad esempio tra il centro storico di Navelli e la sua zona di espansione». «Con la geoelettrica possiamo poi riconoscere lo spessore e la profondità sedimentaria dei terreni», aggiunge Sabatino Piscitelli, ricercatore Imaa-Cnr. «I dati evidenziano la notevole variabilità delle condizioni geologiche, con coperture

superficiali, come a Navelli, o con spessori oltre gli 80 metri come ad Onna. A Navelli, durante uno degli eventi sismici, abbiamo registrato con gli accelerometri contemporaneamente le ‘reazioni’ al suolo della roccia e dei sedimenti. In corrispondenza della roccia il valore massimo delle accelerazioni è di circa l’1.5% dell’accelerazione di gravità con una durata significativa di 7 secondi mentre in corrispondenza della parte sedimentaria si raggiungono picchi di accelerazioni doppie con durata di oltre 20 secondi». Questo significa che nella parte rocciosa il terremoto è stato avvertito molto meno che nella zona sedimentaria dove si concentrano i danni più significativi. A conferma dei risultati ottenuti con i microtremori, a Castelnuovo, paese a pochi chilometri dall’Aquila e che ha subito danni equivalenti al IX grado della scala Mercalli-CancaniSieberg (dunque tra le zone più colpite e danneggiate), sono stati registrati gli aftershock, per capire come oscillano i terreni anche in caso di forte terremoto. «I primi dati elaborati fanno ritenere che l’incremento di danno qui subito rispetto ad altre località pure prossime sia da attribuire ai notevoli effetti di amplificazione delle onde sismiche dovuti alla ubicazione del paese, che poggia su una collina di sabbia e ghiaie», riprende Gallipoli. «Un terreno così ‘friabile’ ha provocato l’apertura di voragini, causando dissesti locali e aggravando il quadro del danneggiamento».

IN BREVE A Forio d’Ischia dal 10 al 13 maggio scorsi si è svolto un convegno internazionale sui georischi marini organizzato dall’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Igag-Cnr). Al centro del simposio, le tecniche e i principi per studiare i rischi geologici causati da processi ed eventi che si verificano sui fondali. Tra questi, le frane sottomarine che nel passato anche recente hanno generato maremoti con onde alte fino ad una decina di metri, quali quelli avvenuti a Stromboli nel 2002, a Nizza nel 1979 (10 vittime) o a Scilla (Rc) nel 1783 (1500 vittime).

La scelta di Ischia come sede del convegno è stata significativa. Recentissimi studi hanno, infatti, datato il collasso della parte meridionale di quest’isola a soli 2.500-3000 anni fa (una data dal punto di vista geologico molto recente). «Questo collasso - spiega Francesco Latino Chiocci, ricercatore associato dell’Igag-Cnr e ordinario di geologia marina all’Università La Sapienza di Roma - ha creato una gigantesca valanga di detrito che portò, sino a 40 km dall’isola e a 1.000 m di profondità, un’enorme quantità di blocchi grandi come palazzi, generando verosimilmente un maremoto che spazzò (almeno) tutte le coste del Golfo di Napoli». Durante il congresso di Ischia sono stati presentati anche i primi risultati del progetto MaGIC, (www.magicproject. it) il cui obiettivo è proprio la mappatura dei georischi marini lungo le coste italiane. Sebbene sia ancora in una fase iniziale, il progetto ha già prodotto 25 delle 72 carte previste, evidenziando una grande diffusione dei lineamenti di instabilità lungo le nostre coste. Un dato che testimonia come i fondali marini italiani evolvano in maniera molto più rapida di quanto previsto o ipotizzato.


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UN PC PER VOI

LA FINESTRA

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Focus. Attenzione a scaricare dalla rete musica o filmati coperti da diritti d’autore

Musica: aumentata la durata del copyright di Luciano Motta

R

ecentemente il Parlamento Europeo ha aumentato il limite di durata del diritto d’autore per le opere musicali. Si prospetta già tale estensione anche per i filmati. È dagli inizi del 2008 che il Parlamento Europeo discute riguardo ad una normativa che estenda la durata temporale del copyright a tutela del materiale musicale. Dopo più di un anno di valutazioni il Parlamento Europeo ha stabilito di aumentarne il limite di scadenza di ulteriori venti anni. Fino ad ora infatti il diritto d’autore sulle opere musicali in Italia era di 50 anni mentre in gran parte degli altri Paesi il numero di anni varia dai 60 ai 95. Il primo ad avanzare una proposta fu il Commissario Europeo irlandese Charlie McCree-

vy, che specificò di voler aumentare la durata del copyright fino a 95 anni. La prima opposizione, mossa dal Regno Unito, che sperava in un aumento più soft viene ora accolta dal Parlamento che ha deciso di ampliare la durata del diritto d’autore sulle opere musicali per tutti i Paesi aderenti all’Unione Europea a 70 anni. Musiche famose come quelle prodotte da gruppi come Beatles e Rolling

Stones sarebbero diventate di pubblico dominio e libera diffusione. Peraltro è una normativa che non giunge inaspettata, dopo i recenti avvenimenti che hanno visto comminare da parte di una Corte svedese una severa condanna agli amministratori di un sito di Filesharing Peer-to-peer denominato “Pirate Bay” (condivisione di contenuti) ad una sanzione pecuniaria milionaria, e un anno di

prigione per tutti gli amministratori del sito, inoltre il danno cagionato all’industria discografica è stato quantificato in 3 milioni di dollari (circa 2.8 milioni di euro), che gli amministratori di tale sito dovranno rimborsare in parti uguali. Ricordiamo anche che gli autori di libri godono già da tempo di un copyright superiore a 70 anni di validità e che comunque, anche in Italia già vige una normativa rigorosa sul copyright per cui è lecito scaricare sul pc solamente brani musicali regolarmente acquistati da siti a tale scopo autorizzati, il più famoso di tali siti è di Apple, “i Tunes”, ma ora anche Nokia, con “Ovi” e molti altri produttori di Hardware mettono a disposizione del pubblico della grande rete i loro shop on

line. A maggior ragione quanto riportato, almeno per l’Italia, vale anche per i filmati protetti da diritto d’autore, anch’essi reperibili e acquistabili a prezzi vantaggiosi – seppur con limitazioni d’uso o di visione – presso molti siti (Mediaset, Tim, Mediaworld ecc.) Inoltre non pochi provider italiani, provvedono automaticamente a limitare la banda nei confronti dei loro utenti che si collegano a determinati siti di Peerto-peer, pratica peraltro discutibile perché nulla vieta di scambiarsi file o altro di pubblico dominio e non coperto da diritti d’autore.


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LA FINESTRA

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Caleidoscopio Le curiosità di maggio

Una finestra sul mare... Le spiagge che hanno ricevuto la Bandiera Blu 2009, sono 227, 12 in più rispetto allo scorso anno (il 10% delle spiagge premiate a livello internazionale). Bandiera blu anche a 60 approdi turistici (erano stati 56 lo scorso anno). Istituita nel 1987, anno europeo per l’ambiente, la Campagna è curata nei vari Paesi dalla FEE, Foundation for Environmental Education.

Lo sapevate che...

IL MEGLIO DI SÉ

Perché si dice “piantare in asso” di Johnny Gadler

Dalla fidanzata, dall’amico, dal datore di lavoro, dall’automobile o dal telefonino… nella pubblicità persino dal deodorante! Chi, almeno una volta nel corso della propria vita, non è stato piantato in asso da qualcuno o da qualcosa? Questo modo di dire, che significa abbandonare una persona in una situazione difficile, ci è talmente familiare che quasi mai ci si chiede da dove esso tragga origine. Perché se il significato di “piantare” ci è subito chiaro, l’accostamento della parola “asso” assomiglia a un rebus. E difatti lo è, poiché le interpretazioni su questa espressione non sono affatto univoche. Tre le ipotesi più diffuse. La prima, e

anche la più quotata, rimanda il termine “asso” al mondo del gioco, e in particolar modo a quello dei dadi, dove l’asso rappresenta il punto più basso e l’inesorabile sconfitta. Un’altra spiegazione si rifà alla lingua latina in cui la parola “assus”significava prima “arrostito”, poi “senza acqua” e infine “solo”. La terza ipotesi è la meno seguita benché risulti la più affascinante perché rimanda all’antica Grecia e, ovviamente, alla sua ricca mitologia. “Asso”, dunque, deriverebbe da Nasso, la più grande isola delle Cicladi,

Incredibile

ma vero... SBORNIA DA LICENZIAMENTO Perdere il lavoro è sicuramente uno shock. Così un operaio russo della grande città industriale di Jiekaterinburg ha pensato bene di superare il trauma del licenziamento con la bevanda nazionale: la vodka. In poche ore è riuscito a ingurgitarne addirittura 4 litri. Una quantità che non gli è stata fatale solo grazie al suo fisico possente.

oggi gettonatissima meta turistica ma anche luogo in cui, secondo il mito, il leggendario eroe Teseo avrebbe abbandonato – pardon, piantato in asso – Arianna, figlia del re di Creta Minosse, che grazie al celeberrimo “filo” aveva aiutato il futuro re d’Atene ad uccidere il Minotauro. Sicuramente Arianna fu piantata in asso da Teseo, ma non è affatto provato che questo modo di dire si ricolleghi proprio a questa vicenda che peraltro, ricorrendo a un’altra locuzione molto diffusa, “calza a pennello”. Ciascuno è libero di credere alla spiegazione che più lo aggrada o lo affascina; l’augurio, però, è quello di essere piantati in asso il meno possibile.

TRADITO DA MOGLIE E SUOCERA Per 21 anni tutto era filato liscio. Il vice sceriffo di Lakekand, piccola città della Florida, si era sempre distinto per professionalità e abnegazione. Poi, come un fulmine a ciel sereno, il licenziamento... a causa della moglie e della suocera. Ebbene sì, le due signore non hanno resistito alla tentazione di sottrarre all’uomo l’auto di servizio, girando per la città a sirene spiegate e con i lampeggianti accesi. Madre e figlia sono state arrestate dai colleghi dello sventurato ufficiale che è subito diventato un ex vice sceriffo.

IPSE DIXIT

Se non puoi essere un’autostrada, sii solo un sentiero, se non puoi essere il sole, sii una stella. Non è grazie alle dimensioni che vincerai o perderai: sii il meglio di qualunque cosa tu sia. Douglas Malloch, da “Sii il meglio di qualsiasi cosa tu sia”

PRIMA CHE CALI IL SIPARIO

«Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere cosi come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un’opera di teatro, che non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca senza applausi…». Charlie Chaplin

PER BOSCHI...

«Andai nei boschi per vivere con saggezza, vivere con profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto». Henry David Thoreau, da “Walden, ovvero La vita nei boschi”

UN LADRO MALDESTRO Quello del ladro non è un mestiere da tutti. Lo ha capito benissimo Abert Vicent Perkins, un uomo statunitense che aveva deciso di dare una svolta alla propria vita compiendo una rapina in banca. Tutto era andato secondo i piani, tranne un piccolo dettaglio. Infatti l’uomo, forse per fingersi un cliente prima di pronunciare la fatidica frase “mani in alto”, aveva estratto il proprio portafoglio appoggiandolo al bancone dello sportello. E lì è rimasto. Risalire alla sua identità è stato un gioco da ragazzi.


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