Re dialogue rapporto finale (it)

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con il sostegno finanziario dell’Unione Europea

Per un dialogo sociale adattato alle imprese di economia sociale a gestione partecipativa Raccomandazioni per gli attori europei del dialogo sociale

Austria Belgio Spagna Francia Italia Romania Regno Unito RE:DIALOGUES - Raccomandazioni

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Febbraio 2013 – febbraio 2014, con la partecipazione di:

Fundación

LESMES

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Avviso Il contenuto di questa pubblicazione impegna solo i suoi autori. La Commissione Europea non è responsabile dell’uso che potrebbe essere fatto delle informazioni contenute in questa pubblicazione.

RE:DIALOGUES sul web Informazioni dettagliate sul progetto RE:DIALOGUES sono reperibili sui seguenti siti internet: http://www.ensie.org http://www.terre.be RE:DIALOGUES - Raccomandazioni

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Sommario

Sommario ...........................................................................................................................................5 Introduzione .......................................................................................................................................6 Il dialogo sociale europeo................................................................................................................6 Dalle relazioni industriali al dialogo sociale..................................................................................6 Un dialogo sociale in costruzione ................................................................................................6 L’economia sociale partecipativa.....................................................................................................7 L’impresa di economia sociale : definizione secondo EMES .........................................................7 La partecipazione in seno all’impresa : una questione di empowerment (autoaffermazione) e di interesse generale .......................................................................................................................8 Il progetto RE:DIALOGUES ...............................................................................................................9 Un gruppo, due tipi di partner, due tipologie d’imprese ..............................................................9 Sei temi, sei incontri e una metodologia concreta ..................................................................... 11 Dalle osservazioni alle raccomandazioni europee ..............................................................................13 Conoscersi, riconoscersi e lavorare insieme...................................................................................14 Una voce per l’economia sociale all’interno del dialogo sociale .....................................................16 Per un riconoscimento legale della gestione partecipativa nell’impresa ........................................17 Rapporti nazionali .............................................................................................................................19 Austria ..........................................................................................................................................19 Belgio............................................................................................................................................ 20 Francia ..........................................................................................................................................21 Italia ............................................................................................................................................. 22 Regno Unito .................................................................................................................................. 24 Romania .......................................................................................................................................26 Spagna ..........................................................................................................................................27 Conclusioni .......................................................................................................................................29 Allegati ............................................................................................................................................. 30 Allegato 1 : questionario per l’inchiesta qualitativa .......................................................................30 Allegato 2 : tabelle delle osservazioni e delle raccomandazioni per ogni paese.............................. 35 Bibliografia....................................................................................................................................37

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Introduzione Ci sono imprese di economia sociale che sviluppano una dinamica di coinvolgimento, oppure una gestione completa dell’impresa, basata sulla partecipazione dei lavoratori al processo decisionale. Le loro modalità innovative di funzionamento richiedono a queste imprese una specifica caratterizzazione in tema di approccio alle questioni del lavoro e della proprietà, della struttura, della forma di governo, della gestione delle risorse umane, del management e della politica del lavoro. Siamo di fronte a delle peculiarità che influenzano le relazioni industriali di queste imprese: da una parte le modalità con cui esse pensano, concepiscono e organizzano le relazioni industriali nel loro funzionamento partecipativo, dall’altra il modo in cui si inquadrano nei sistemi organizzati della concertazione sociale ai livelli nazionale ed europeo. In entrambi i casi, queste imprese incontrano delle difficoltà. Grazie all’analisi di queste difficoltà e all’identificazione di alcune opportunità, i partner del progetto RE:DIALOGUES rivolgono le proprie raccomandazioni ai responsabili e ai rappresentanti delle organizzazioni politiche e di difesa dei lavoratori europei, nonché ai componenti del Consiglio Economico e Sociale Europeo.

Il dialogo sociale europeo Dalle relazioni industriali al dialogo sociale Le relazioni industriali sono definite come “ un insieme di fenomeni, che agiscono contemporaneamente sul luogo di lavoro e al di fuori, finalizzate a determinare e a regolare le relazioni del lavoro.“ [SALAMON M., 2000] Il campo coperto dalle relazioni industriali non si limita quindi unicamente alla relazione tra datore di lavoro e lavoratori. Infatti queste relazioni comprendono “l’insieme delle pratiche e delle regole che, all’interno di un’impresa, di un settore, di una regione o di tutto il sistema economico, strutturano i rapporti tra i lavoratori, i datori di lavoro e lo Stato. Questi rapporti possono essere individuali o collettivi, essere il risultato delle azioni compiute direttamente dagli attori implicati nel rapporto di lavoro o dai loro rappresentanti, radicarsi nelle consuetudini o dare vita alla produzione di regole formali (accordi, convenzioni, leggi, etc.)” [LALLEMENT M., 1997] In questa definizione si ritrova la descrizione del dialogo sociale. E’ all’interno di questo quadro che i partner del progetto RE:DIALOGUES hanno condotto le loro riflessioni. Un dialogo sociale in costruzione Il dialogo sociale europeo riunisce delle organizzazioni di datori di lavoro e delle organizzazioni di lavoratori europee in discussioni bilaterali e processi di consultazione della Commissione Europea. Queste organizzazioni elaborano delle relazioni collettive e contribuiscono alla costruzione della politica sociale dell’Unione Europea, in particolare sui temi del lavoro. Hanno anche la possibilità di concludere degli accordi che possono, se prendono la forma di una direttiva europea, diventare vincolanti per gli stati membri. Il dialogo sociale europeo agisce su tre livelli: quello interprofessionale, quello di settore e quello dell’impresa. Tuttavia, non si tratta di un ”sistema di relazioni collettive di lavoro di livello europeo paragonabile a quello che esiste negli stati membri, soprattutto perché il dialogo sociale europeo non RE:DIALOGUES - Raccomandazioni

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possiede i risvolti concreti tipici della maggior parte delle istanze nazionali, in particolare in materia di salari.” [LÉONARD E., 2012] Inoltre, se gli attori del dialogo sociale europeo assicurano il ruolo di informazione e di consultazione, essi faticano ancora a espletare pienamente il loro ruolo di negoziatori; prova ne sia lo scarso numero di accordi-quadro conclusi in questi ultimi anni. Il dialogo sociale europeo può e deve trovare ancora le sue peculiarità. Ma si ritrovano già “dei processi di scambio di informazioni, di conoscenza reciproca e di coordinamento” che possono “inquadrare i negoziati a livello locale”. E’ proprio per questo motivo che è parso importante ai partner del progetto RE:DIALOGUES di rivolgersi agli attori del dialogo sociale europeo.

L’economia sociale partecipativa L’impresa di economia sociale : definizione secondo EMES La rete EMES (Emersione delle Imprese Sociali in Europa) raggruppa dei centri di ricerca universitari e dei ricercatori il cui obiettivo è stato L’economia sociale rappresenta il 6,53% dei finora la costruzione progressiva di un « corpus » lavori retribuiti nell’Unione Europea a 27 stati europeo di conoscenze teoriche ed empiriche intorno negli anni 2009-2010, pari a 14.128.134 posti di al concetto di economia sociale. EMES ha stabilito nove lavoro. Rispetto al 2003, si tratta di un criteri che caratterizzano un’impresa di economia incremento del 26,79%. [CIRIEC, 2012] sociale1. Dimensione economia e imprenditoriale

Dimensione sociale

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1) Una produzione di beni e/o servizi in forma continuativa e professionale; 2) un elevato grado di autonomia sia nella costituzione che nella gestione (nonostante possano esservi alcune sovvenzioni) ; 3) l’assunzione di un livello significativo di rischio economico ; 4) la presenza di un certo numero di lavoratori retribuiti (accanto a volontari o utenti) ; 5) un obiettivo esplicito di produrre benefici per la comunità ; 6) essere un’iniziativa collettiva, non di un singolo bensì di un gruppo di cittadini ; 7) un processo decisionale non imperniato sulla proprietà del capitale ; 8) una dinamica partecipativa che coinvolga i diversi portatori di interesse coinvolti dall’attività (lavoratori retribuiti, utenti, volontari, enti pubblici territoriali, etc.) ; 9) una limitata possibilità di distribuire gli utili di esercizio.

Cf. http://www.emes.net/about-us/focus-areas/social-enterprise

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La partecipazione in seno all’impresa : (autoaffermazione) e di interesse generale

una

questione

di

empowerment

Le imprese di economia sociale sono caratterizzate da una dinamica partecipativa e da un processo decisionale caratteristico. Grazie alla combinazione di questi due aspetti, l’impresa sviluppa una gestione partecipativa. Il gruppo belga Terre la definisce come “l’organizzazione del processo di presa di decisioni strategiche, politiche e operative che coinvolge direttamente la totalità dei lavoratori nel dibattito e nella decisione in un’ottica di interesse generale” [ASSEMBLEA GENERALE DEL GRUPPO TERRE, 2012]. In questo tipo di gestione, vi sono due pratiche fondamentali: 1) la democrazia diretta che permette a ogni lavoratore di divenire co-decisore ; 2) l’identificazione precisa degli ambiti dedicati al dibattito e alla presa di decisioni, in modo da permettere a ogni lavoratore di distinguere il momento della produzione da quello della codecisione. La gestione partecipativa è pertanto un’innovazione in materia di governance2. Essa ha delle ripercussioni su tutti gli aspetti della vita dell’impresa, in particolare sulla politica di gestione delle risorse umane3. La gestione partecipativa favorisce l’empowerment4 (autoaffermazione) dei lavoratori: prendere delle decisioni che impattano sull’impresa, specialmente quelle di carattere strategico, non è agevole, né scontato. Sono necessarie capacità di comprensione, di riflessione critica, di proposizione, di dibattito e di posizionamento che, in assenza di una cultura propizia alla’assunzione di decisioni di tipo imprenditoriale, devono essere acquisite attraverso la formazione e la pratica quotidiana di partecipazione. L’empowerment è di fatto uno strumento della gestione partecipativa. D’altro canto l’empowerment è anche l’obiettivo della gestione partecipativa, poiché l’essere umano è al centro delle preoccupazioni. I nostri paesi europei, che esaltano principi della democrazia, li concepiscono però con estrema difficoltà nel contesto dell’impresa. Sta di fatto che il mondo del lavoro costituisce un ambiente imprescindibile per l’esercizio della cittadinanza attraverso l’assunzione di responsabilità e di decisioni. In questo modo, il lavoratore passa dal ruolo di mero fornitore di lavoro a quello di co-responsabile del proprio lavoro e quindi della propria vita. Inoltre, la gestione partecipativa favorisce il perseguimento dell’interesse generale. Il ricorso all’intelligenza collettiva permette di trovare delle soluzioni creative, sensate, accettate e orientate verso l’interesse del maggior numero di partecipanti. Oltre alla dimensione democratica, la gestione partecipativa rende il contesto di lavoro più gradevole e garantisce una certa libertà di decisione ai lavoratori che rivestono un ruolo esecutivo. Tutto ciò accresce le loro motivazioni, rendendo l’impresa più produttiva.

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La governance è « il sistema formato dall’insieme dei processi, regole, leggi e istituzioni finalizzato a definire le modalità con cui l’impresa è diretta, amministrata e controllata. » (HAIDAR, 2009) 3 La gestione delle risorse umane costituisce l’insieme delle pratiche messe in atto per amministrare, mobilitare e sviluppare le risorse umane al fine di raggiungere i propri obiettivi. 4 « L’empowerment è il processo che aumenta la capacità degli individui o dei gruppi a compiere delle scelte e a trasformarle in azioni e risultati attesi. » (THE WORLD BANK, s.d.)

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Il progetto RE:DIALOGUES Questo progetto è stato possibile grazie al « RE:DIALOGUES » come un « REplica verificarsi di due condizioni. La prima è l’interesse, la (risposta) » concreta alle difficoltà disponibilità, la motivazione e il livello di maturità incontrate dalle imprese di economia sociale dei diversi partecipanti, compresi gli invitati alle nelle loro relazioni industriali, attraverso un « DIALOGO » costruttivo con gli attori della tavole-rotonde, ad affrontare il tema, talvolta concertazione sociale. delicato, del dialogo sociale. La seconda è la concessione di un finanziamento da parte dell’Unione Europea per progetti di durata annuale incentrati sul tema delle relazioni industriali. Queste condizioni hanno consentito di organizzare un numero sufficiente di incontri per raggiungere il livello di collaborazione e la qualità del dibattito necessari. Un gruppo, due tipi di partner, due tipologie d’imprese Il gruppo che ha condotto a termine questo progetto era composto da due tipi di partner. Da una parte, sette gruppi/reti di imprese sociali che sperimentano nei rispettivi paesi diverse forme innovative di relazioni industriali e dall’altra parte quattro gruppi di esperti operanti nel settore delle relazioni industriali. Questa partnership ha permesso di avere da un lato un approccio pragmatico e dall’altro un parere esperto e delle griglie di analisi pertinenti. Tra le imprese partner è possibile distinguere quelle che hanno un’ottica di inserimento a lungo termine e quelle con una prospettiva di inserimento a medio o corto termine. Per le prime, la partecipazione agisce a tutti i livelli decisionali e comprende una formazione continua alla partecipazione stessa sotto forma di un ciclo di riunioni complementari. Per le seconde, la partecipazione è organizzata nei limiti del possibile in funzione della rotazione del personale in fase di inserimento.

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Centre d’Économie Sociale - Université de Liège Specificità: esperienza scientifica http://www.ces.ulg.ac.be

Nome: Consorzio Sociale Abele Lavoro Attività : rete di imprese sociali operanti principalmente nel settore del riciclaggio Visione: inserire socialmente e professionalmente delle persone svantaggiate Lavoratori : 700 ETP http://www.csabelelavoro.it

European Network of Social Integration Enterprises Specificità: conoscenza imprenditoriale e sociale http://www.ensie.org

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Nome: Federación Castellano–Leonesa de Empresas de Inserción - Fundación Lesmes Attività: rete di imprese di inserimento della Castiglia-León Visione : promuovere e sviluppare, insieme ad altri attori economici e sociali, le misure di inclusione sociale, le imprese di inserimento e l’accesso al lavoro per le persone vittime o a rischio di esclusione sociale. Lavoratori: 50 ETP http://www.feclei.org

LESMES

Fundación

Nome: Le Relais Attività : gruppo di imprese sociali attive nel recupero, selezione e vendita di abbigliamento usato e nella produzione di isolante termico Visione : conservare la propria dignità grazie al lavoro Lavoratori: 1.200 ETP http://www.lerelais.org

Nome : Social Firms UK Attività : rete di imprese sociali Visione: tutti hanno la possibilità di avere un impiego Lavoratori : 1.751 ETP (Equivalente Tempo Pieno http://www.socialfirmsuk.co.uk

Imprese partner

Esperti

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Solidarité des Alternatives Wallonnes et Bruxelloises Specificità: agenzia di consulenza http://www.saw-b.be

Institut de Développement Européen des Entreprises Sociales Specificità: centro di ricerca legato ai sindacati http://www.ideesasbl.be

Nome: Ateliere Fara Frontiere Attività: riciclaggio e riutilzzo di materiale informatico Visione: lottare contro l’esclusione, proteggere l’ambiente e sviluppare dei progetti di solidarietà per l’educazione e lo sviluppo locale Lavoratori: 10 ETP http://www.atelierefarafrontiere.ro

http://www.bbsnet.at

Visione : riunire tutti gli organismi senza scopo ri lucro della Stiria che puntano a reintegrare le persone disoccupate nel mercato del lavoro Lavoratori : 200 ETP stabili e 900 ETP temporanei ogni anno

Attività : rete di imprese di inserimento della regione della Stiria

Nome: Beschäftigungsbetriebe Steiermark

Nome: Groupe Terre Attività : gruppo di imprese operanti prevalentemente nei settori del recupero, delle costruzioni e della solidarietà internazionale. Visione : partecipare alla creazione di un mondo democratico in cui ogni essere umano ha il diritto di vivere dignitosamente, di realizzarsi nel rispetto reciproco e in quello delle generazioni future. Lavoratori: 300 ETP http://www.terre.be


Sei temi, sei incontri e una metodologia concreta Per raccogliere le informazioni utili, focalizzare e analizzare le questioni, addivenire a delle constatazioni comuni e poi a delle raccomandazioni, i partner hanno optato per un approccio bottom-up5. Essi hanno affrontato i seguenti argomenti: la qualità del lavoro, l’efficacia del loro sistema di governo, la relazione datore di lavoro – lavoratore, la gestione delle risorse umane che ne deriva, le relazioni con gli attori della concertazione sociale tradizionale e le relazioni con i poteri pubblici, con riferimento alle finalità di interesse generale che queste imprese perseguono. Sono stati organizzati sei incontri di due giornate in cinque degli otto paesi presenti al tavolo dei partner. La metodologia del progetto è stata decisa come risultato di una concertazione. Ogni incontro è stato predisposto intorno alle seguenti domande: 

Qual è lo stato del dialogo sociale nel paese di ogni partner?

Quali sono le condizioni organizzative per favorire la partecipazione?

Quale dovrebbe essere il ruolo degli attuali attori della concertazione sociale per costruire un dialogo sociale adattato alle imprese di economia sociale?

Le risposte a queste domande sono state raccolta attraverso diversi canali : 1) la condivisione delle esperienze dei partner; 2) una inchiesta qualitativa6 condotta da ogni partner presso alcune imprese di economia sociale del proprio paese, incentrata sulle pratiche partecipative di queste ultime e sullo stato del loro dialogo sociale. - Austria : AMSEL, BAN, Chance B, Heidenspass, Kultur in Graz, Ökoservice - Belgio : Damnet, Les Grignoux, Le groupe Terre, La Poudrière, Socomef - Francia : Le Relais Bretagne, Le Relais Nord-Est Île-de-France, Le Relais Nord Pas-deCalais, Le Relais Val-de-Seine - Italia : Agridea, Arcobaleno, Otre Il Muro, La Rosa Blu - Regno Unito : HAO², Lambeth Accord, Orchardville Company, Pembrokeshire Frame, Pluss Organisation - Romania : Ateliere Fara Frontiere, Atelierul de Panza, Concordia, Alaturi de Voi - Spagna : Ceislabur-GRM-Reusad, La Encina Servicios Integrados, Todos Servicios Múltiples, MiraverIntegración Puente Ladrillo 3) la visita presso imprese di economia sociale nei paesi che hanno ospitato un incontro : Terre asbl (BE), le cooperative del Consorzio Sociale Abele Lavoro (IT), RE:Social Club (IT), Ateliere Fara Frontiere (RO), Sacoza de pansa (RO), Projectul Mozaic (RO), Concordia Bakery (RO), Gredo San Diego « Las suertes » (ESP), Asador AMAIA (ESP), Le Relais Nord-Pas-de-Calais (FR), Métisse (FR); infine l’organizzazione di una tavola-rotonda con alcuni attori del dialogo sociale in occasione di ogni incontro: Marcel Bartholomi - FOSODER (BE), William Wauters - Groupe Terre (BE), Diego Dutto - Consorzio SELF (IT), Giovanni Porquier – Arcobaleno Cooperativa Sociale (IT), 5

Un approccio bottom-up caratterizza il principio generali di funzionamento di uno sviluppo procedurale in cui si parte dal dettaglio, dal “basso”, cioè dal livello più dettagliato (in senso gerarchico od operativo), per consolidare progressivamente i dati e operare una sintesi. 6 Vedere questionario nell’allegato 1.

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Piero De Rosa- Agridea Cooperativa Sociale (IT), Cosimo Lacava – Confederazione Genrale Italiana del Lavoro CGIL (IT), Tito Ammirati - CSAL (IT), Mihaela Darle – Confederazione nazionale sindacale Cartel Alfa (RO), Alexandru Borcea - Ariesassociazione professionale dell’industria elettroinica e software (RO), Maria Nieves Ramos - FAEDEI (ESP), Miguel Angel Martin - A-Lavar EI (ESP), Gemma Ramón Vallecillo - Syndicat UGT (ESP), Pierre Duponchel e Roger Pouillaude - Le Relais (FR). Ogni paese ha strutturato le sue risposte secondo tre livello : il livello dell’impresa, il livello di settore e il livello nazionale, aggiungendo talvolta anche il livello europeo 7. Le risposte sono state comparate, analizzate e sintetizzate per potere addivenire a delle raccomandazioni comuni rivolte agli attori del dialogo sociale europeo.

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Vedere Tabella delle constatazioni e raccomandazioni per paese nell’allegato 2.

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Noi non vogliamo riprodurre il modello di « assistenza » troppo spesso sviluppato in Romania. Noi desideriamo fare veramente dell’inclusione attiva. Investendo se stessi all’interno di progetti solidali, i lavoratori diventano attori della solidarietà.. (OURIAGHLI Raluca - AFF/Romania)

Uno status particolare potrebbe evitare i vincoli che incontriamo per il fatto di dovere vivere con uno status di impresa commerciale che mal si adatta alla nostra realtà. . (COEUGNIET Michel - Le Relais/Francia)

Le imprese di inserimento e i sindacati dovrebbero sviluppare un’alleanza strategica per condividere i loro valori essenziali, scambiare delle competenze e perseguire insieme i loro obiettivi comuni. (RIGBY Michele - SFUK/Regno Unito)

Dalle osservazioni alle raccomandazioni europee

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Chiediamo di trovare un posto nel sistema attuale, senza essere marginalizzati. (ROBERTI Xavier - Groupe Terre asbl/Belgio)

Anche se esistono delle delegazioni sindacali nelle imprese di economia sociale, queste ultime non si sentono rappresentate nel dialogo sociale. (TREGUER Guillaume - FECLEI/Spagna)

La cosa più importante per noi è di avere una maggiore sicurezza a livello legale. Per questo desidereremmo avere più peso e più dialogo. (GRUBER Charlotte - BBS/Austria)

In Italia corriamo il rischio molto forte di produrre dei nuovi poveri. Su questo punto sarebbe possibile condurre una vera lotta con i sindacati al nostro fianco. (TABACCHI Georges - CSAL/Italia)


Conoscersi, riconoscersi e lavorare insieme Osservazioni Le imprese di economia sociale con a gestione partecipativa hanno sviluppato delle strutture e delle dinamiche di formazione per la presa di decisione che sono peculiari e orientate verso il perseguimento del loro obiettivo sociale: la costruzione di un mondo economico responsabile e rispettoso delle generazioni future, l’accesso al lavoro di qualità per ogni persona - a prescindere dal suo percorso o dalla sua formazione – la produzione come occasione di impiego e luogo di cittadinanza, il perseguimento dell’interesse generale attraverso delle pratiche democratiche innovative. In questo modo, esse contribuiscono direttamente al perseguimento degli obiettivi delle organizzazioni di difesa dei lavoratori, in particolare quelli della Confederazione europea dei sindacati (CES) il cui obiettivo principale è di « promuovere il modello sociale e di operare per lo sviluppo di una Europa unita di pace e stabilità nella quale i lavoratori e le loro famiglie possono godere pienamente dei diritti umani e civili e di alti livelli di vita. » [CES, 1973] Il modello sociale prefigurato dal CES è « una società che unisce una crescita economica sostenibile accompagnata da livelli di vita e di lavoro in costante crescita, comprendendo il pieno impiego, la protezione sociale, le pari opportunità, dei lavori di buona qualità, l’inclusione sociale e un processo decisionale che coinvolga pienamente la partecipazione dei cittadini. » Nonostante abbiano obiettivi identici, le imprese di economia sociale a gestione partecipativa incontrano delle difficoltà ad avviare discussioni costruttive con le organizzazioni di difesa dei lavoratori. Nell’ambito del progetto RE :DIALOGUES sono state individuate diverse ragioni che spiegano queste difficoltà. Anzitutto i partner constatano un’assenza di contatti tra le imprese di economia sociale e le organizzazioni di difesa dei lavoratori, cosa che provoca una mancanza di conoscenza, se non un’indifferenza, spesso reciproca. Inoltre, alcune imprese ignorano il funzionamento del dialogo sociale. Sotto la maschera degli scopi dichiarati di interesse generale, queste imprese si situano in un « quadro di riferimento unitario » [SALAMON M., 2012], con il rischio di privilegiare una risoluzione dei conflitti autoritaria e paternalista. Secondariamente, all’interno delle imprese di economia sociale a gestione partecipativa c’è una differenza di prospettiva, legata alla struttura proprietaria dell’impresa, nella concezione e organizzazione dei rapporti tra il datore di lavoro e il lavoratore. In effetti la gestione partecipativa spezza la dicotomia classica tra “ padroni “ e “ lavoratori “, che differenzia i primi quali proprietari dei mezzi di produzione (o del capitale) dai secondi che costituiscono la forza di lavoro; gli interessi di queste due categorie sono solitamente ritenuti divergenti. Nelle imprese di economia sociale a gestione partecipativa, le stesse persone appartengono a entrambe le categorie.

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La terza considerazione è che la pratica della democrazia diretta implica un approccio diverso nel concepire e organizzare la protezione dei diritti collettivi e individuali dei lavoratori all’interno dell’impresa. Il modello organizzativo attuale adottato dalle organizzazioni di difesa dei lavoratori è basato sulla delega delle funzioni di controllo, di discussione e di decisione a uno o più delegati. Questo è logico in un’impresa tradizionale, dove il negoziato è necessario. In un contesto di gestione partecipativa, l’interesse generale è garantito da un’assemblea generale che prende le decisioni strategiche, dove vige il principio “ una testa, un voto “, e dove i lavoratori che lo desiderano possono divenire soci presentando una domanda. L’assenza di gruppi di interesse divergenti permette di fare a meno dei delegati. Stabilito che ogni lavoratore può essere divenire co-decisore delle decisioni più importanti, bisogna assicurare a ciascuno una formazione alla partecipazione. Questa formazione passa per lo sviluppo della capacità di esprimersi, di capire gli argomenti in discissione e di prendere posizione. Sembra chiaro agli occhi dei partner che la collaborazione tra le imprese di economia sociale a gestione partecipativa e le organizzazioni di difesa dei lavoratori è necessaria. Questa permetterebbe di avvicinare due attori del mondo del lavoro che perseguono i medesimi obiettivi e che, davanti ai fenomeni della delocalizzazione e dell’impoverimento legati alle logiche della concorrenza e della massimizzazione del profitto, devono trovare delle soluzioni creative. La gestione partecipativa potrebbe allora essere accolta come modello di gestione pertinente per rispondere alle sfide della sostenibilità e dell’accessibilità al lavoro. L’impresa potrebbe essere riconosciuta come un ambiente favorevole per l’educazione alla presa di decisioni e alla cittadinanza. Le organizzazioni di difesa dei lavoratori, che hanno basato il proprio funzionamento e la propria ideologia sulla logica del conflitto d’interesse, potrebbero adottare un approccio diverso nei confronti delle imprese di economia sociale a gestione partecipativa, senza però abbandonare il loro sistema tradizionale di protezione dei lavoratori nelle imprese tradizionali. Tali organizzazioni potrebbero allora prefigurare un proprio ruolo nella gestione partecipava ed eventualmente promuoverla e utilizzarla, in particolare per favorire la ripresa delle imprese a rischio di chiusura.

Raccomandazioni Raccomandiamo un dialogo permanente con le organizzazioni di difesa dei lavoratori, nel rispetto delle finalità delle imprese di economia sociale e delle modalità decisionali collettive inerenti alla gestione partecipativa a democrazia diretta.

Ipotesi di lavoro Questo dialogo potrebbe cominciare con una serie di incontri tra le organizzazioni di difesa dei lavoratori e le imprese di economia sociale a gestione partecipativa, sia a livello europeo che di paese e di impresa. Ciò dovrebbe permettere di conoscersi, di comprendere i rispettivi valori fondanti e di costruire una relazione costruttiva. Per quanto riguarda nello specifico le imprese di economia sociale a gestione partecipativa a democrazia diretta, questi incontri dovrebbero individuare quali potrebbero essere le modalità specifiche di riconoscimento del modello di gestione partecipativa a democrazia diretta e identificare il ruolo specifico che le organizzazioni di difesa dei lavoratori possono ricoprire all’interno di tali imprese, in particolare per quanto riguarda la protezione individuale dei lavoratori e le garanzie di rispetto della normativa del lavoro. RE:DIALOGUES - Raccomandazioni

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Le Università potrebbero partecipare a questi incontri al fine di aiutare a creare dei modelli per le pratiche correnti e future.

Una voce per l’economia sociale all’interno del dialogo sociale Osservazioni Anche il dialogo sociale europeo è costruito secondo la logica della divergenza di interessi tra “padroni” e “lavoratori”. La logica specifica delle le imprese di economia sociale che applicano una gestione partecipativa non è prevista. Al fine di prendere parte all’elaborazione delle politiche sociali ed economiche, conservando al tempo stesso il proprio modo di gestione innovativo, queste imprese vogliono ora trovare un posto nel processo di dialogo sociale senza dovere “scegliere uno dei due campi”. La presenza di un nuovo soggetto che non si situa in una dinamica di confronto legata alla difesa degli interessi di un gruppo specifico, potrebbe permettere di trovare delle risposte originali alle sfide sociali ed economiche. I dibattiti e i negoziati che hanno luogo nel contesto del dialogo sociale potrebbero essere arricchiti da questo modo diverso di pensare. Ciò consentirebbe la messa in atto di soluzioni costruite a partire da una forma di intelligenza collettiva.

Raccomandazioni Raccomandiamo la rappresentanza sistematica delle imprese di economia sociale a gestione partecipativa all’interno delle istanze di concertazione organizzate, in qualità di attori a pieno titolo a fianco di quelli tradizionali che sono i rappresentanti dei datori di lavoro e i rappresentanti dei lavoratori.

Ipotesi di lavoro Due argomenti sono state esaminati nel quadro del progetto RE:DIALOGUES: il posto dell’economia sociale a gestione partecipativa all’interno degli spazi di consultazione europea del Consiglio Economico e Sociale Europeo (CESE) e negli spazi di concertazione del dialogo sociale di settore. Per quanto riguarda il CESE, la questione potrebbe investire maggiormente il gruppo III, nel quale l’economia sociale è già rappresentata. Questo gruppo “riunisce un ampio ventaglio di organizzazioni sociali, professionali, economiche e culturali che compongono la società civile negli stati membri. L’obiettivo comune dei componenti del gruppo III è di addivenire a una vera democrazia economica, sociale e partecipativa nell’Unione Europea. » [CESE] Così facendo, la questione potrebbe influenzare le posizioni di questo gruppo nelle materie legate all’imprenditoria, in particolare attraverso le sezioni ECO8 e SOC9 . A livello di settore, l’economia sociale a gestione partecipativa 8 La sezione ECO tratta del coordinamento delle politiche economiche e monetarie, degli orientamenti generali delle politiche economiche e monetarie, degli orientamenti generali di politica economica, del patto di stabilità e di crescita, dell’allargamento della zona euro e di altri dossier relativi al governo dell’economica. Nel settore della coesione economica e sociale, la sezione ECO è competente per le politiche regionali, strutturali e di coesione. 9 La sezione SOC copre un ampio ventaglio di campi d’azione, tra cui figurano l’impiego e le condizioni di lavoro, la politica sociale e la povertà, l’educazione e la formazione, la giustizia e gli affari interni (in particolare l’immigrazione e l’asilo), la sanità, l’uguaglianza tra uomini e donne, le problematiche legate all’handicap, la demografia, la famiglia, la cultura, lo sport, la cittadinanza, il volontariato e la comunità Rom.

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potrebbe dare vita alla creazione di un nuovo comitato, eventualmente nel settore del recupero e riciclaggio. A tal fine occorre che le imprese sociali a gestione partecipativa si federino per settore di attività e che raggiungano il livello di rappresentanza necessario. Una volta soddisfatte queste condizioni, non resterà loro che trovare una soluzione per essere riconosciuti come partner sociale di livello nazionale per potere portare il tema di questa seconda raccomandazione all’interno di ogni paese.

Per un riconoscimento legale della gestione partecipativa nell’impresa Osservazioni Al giorno d’oggi la gestione partecipativa non è integrata nella legislazione, sia essa europea o nazionale. Ciò contribuisce al mancato riconoscimento delle imprese che la adottano da parte di alcuni attori tradizionali della concertazione sociale. Per questi ultimi, l’assenza di un quadro giuridico la rende automaticamente illegittima, sebbene la gestione partecipativa soddisfi tutti gli obblighi che le imprese hanno sul fronte della normativa del lavoro e addirittura si prefigga di andare oltre in materia di informazione, di consultazione e di partecipazione dei lavoratori alle decisioni. In più, la gestione partecipativa deve avere un inquadramento per garantire il suo obiettivo di perseguimento dell’interesse generale ed evitare che alcune imprese, che non operano secondo questa finalità, la utilizzino a sproposito. Questa tappa, essenziale per il riconoscimento della gestione partecipativa come possibile forma di gestione di un’impresa, impedirebbe ogni deriva del suo utilizzo e favorirebbe la sua esistenza e il suo sviluppo in intesa con gli attori attuali della concertazione sociale. Essa contribuirebbe direttamente all’ottenimento del diritto dei lavoratori all’informazione, alla consultazione e alla partecipazione, sostenuto dall’Unione Europea.

Raccomandazioni Raccomandiamo, a livello del dialogo sociale, di incoraggiare la messa in atto di quadri legali che permettano la gestione partecipativa a democrazia diretta nell’impresa.

Ipotesi di lavoro Un’ipotesi di lavoro potrebbe essere il riconoscimento da parte della Commissione Europea e del Parlamento Europeo della gestione partecipativa da parte delle imprese di economia sociale come un esempio innovativo di partecipazione dei lavoratori alla gestione delle loro imprese grazie al suo processo decisionale democratico, che contempla sia la presa di decisioni strategiche che la distribuzione degli utili dell’impresa. Il Parlamento Europeo ritiene che i lavoratori devono non solamente godere del diritto all’informazione e consultazione, ma anche disporre di un diritto di partecipazione al processo decisionale. Ciò è in linea con gli articoli 5, 114, 115, 151 e 153 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (FUE), grazie ai quali l’Unione intende “sostenere e completare le attività degli RE:DIALOGUES - Raccomandazioni

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stati membri per quanto concerne la partecipazione dei lavoratori, al fine di contribuire alla realizzazione dei principali obiettivi della politica sociale europea enunciati nell’articolo 151 del Trattato FUE, in particolare il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, una protezione sociale adeguata, un livello di impiego elevato e la lotta contro le esclusioni.� [Schmid-Drßner M., 2013]

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Rapporti nazionali Se il progetto RE:DIALOGUES ha condotto a formulare delle osservazioni seguite da raccomandazioni comuni a livello europeo, ha parimenti permesso a ogni partner di affrontare e approfondire le questioni legate al dialogo sociale nazionale. Si tratta di una linea di lavoro complementare, perché i problemi e le aspettative delle imprese di economia sociale a gestione partecipativa sono rilevanti anche a livello nazionale. Inoltre, gli attori del dialogo sociale nazionale hanno un peso e un ruolo specifico in ogni paese. Lo stesso vale per la legislazione, le strutture e le pratiche di concertazione sociali dei diversi paesi. Si riportano di seguito le osservazioni e raccomandazioni per ogni paese, come pure le eventuali opportunità e le iniziative avviate o favorite dal progetto RE:DIALOGUES a livello locale, regionale o nazionale.

Austria Osservazioni e raccomandazioni Livello nazionale Osservazione

Spiegazione

Raccomandazione Livello di settore Osservazione Spiegazione

Raccomandazione

Livello dell’impresa Osservazione Spiegazione Raccomandazione

Il dialogo sociale impatta su tutti i settori della politica sociale ed economica austriaca. Il Servizio Pubblico del Lavoro (AMS) è gestito da un consiglio di amministrazione composto da rappresentanti dei datori di lavoro e delle lavoratrici/lavoratori (Camera Economica, Federazione dell’Industria, Camera del Lavoro, Confederazione austriaca dei Sindacati). Esistono delle imprese autogestite, ma non rivestono un ruolo importante. Il Consiglio di amministrazione dell’AMS è coinvolto nella gestione delle politiche del lavoro ed esercita una grande influenza sulla formulazione delle politiche in materia di impiego. Instaurare una nuova forma di partenariato sociale, che riunisca gli interessi dei datori di lavoro e delle lavoratrici/lavoratori. La possibilità di partecipazione all’interno delle imprese di inserimento (EI) è legata alle forme contrattuali. Tutte le EI organizzano delle assemblee con tutti i lavoratori e c’è quindi un’opportunità di partecipazione. All’interno delle EI ci sono due tipi di contratto: quelli a tempo indeterminato e quelli a termine. La partecipazione coinvolge maggiormente i lavoratori a tempo indeterminato, che però sono la minoranza. Il numero di contratti di lavoro nelle imprese sociali di inserimento dovrebbe essere fissato a seconda della percentuale di disoccupazione (ad es. 10%) per permettere alla maggioranza dei lavoratori di partecipare. La durata del contratto di inserimento varia da tre mesi a un anno. Nel corso degli anni questa durata si è viepiù ridotta. Ciò contribuisce a rendere la partecipazione delle persone in inserimento sempre più complicata. Individualizzare la durata del periodo di inserimento a seconda del profilo di ogni lavoratore (da qualche mese fino a una durata indeterminata) per assicurarne l’inserimento nel mondo del lavoro e promuovere una gestione più partecipativa e democratica.

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Opportunità e attività BBS ha programmato azioni di sensibilizzazione dei partner sociali in merito all’importanza di una partecipazione dell’economia sociale negli ambiti di concertazione organizzati.

Belgio Osservazioni e raccomandazioni Livello europeo Osservazione Spiegazione

Raccomandazione

Livello nazionale Osservazione Spiegazione

Raccomandazione

Livello di settore Osservazione Spiegazione Raccomandazione

Livello dell’impresa Osservazione Spiegazione

Raccomandazione

Il modello economico così come concepito dalle imprese di economia sociale a gestione partecipativa (EESGP) non segue la logica “capitalista”. E’ questa logica “capitalista” che ha influenzato le strutture e le mentalità nel sistema di concertazione attuale. Inoltre, si tratta di un pensiero unico che la maggioranza dei decisori politici ed economici non ritengono di mettere in discussione. Questa logica non tollera l’esistenza di altre alternative. Riconoscere il modello economico “sociale partecipativo” come una reale alternativa economica adattata ai problemi del lavoro, della marginalizzazione e dell’ambiente e favorirne lo sviluppo grazie a un quadro giuridico adeguato (generalizzare l’aggiudicazione di contratti basati sulle caratteristiche sociali, ambientali, partecipative e locali delle imprese). C’è un deficit di identità e di visibilità delle EESGP. Non esistono vincoli statutari precisi in termini di partecipazione per le imprese di economia sociale, così come le loro caratteristiche non sono precisamente delineate. Creare un Consiglio nazionale ed europeo delle EESGP avente il compito di definirne i principi partecipativi, in particolari quelli da prevedere a livello statutario, e tutelarli. Nelle commissioni paritarie non sono prese in considerazione le finalità dell’economia sociale. L’unico criterio che orienta l’attribuzione e l’organizzazione delle commissioni paritarie è il tipo di attività economica. Chiedere al governo e al Consiglio Nazionale del Lavoro di prendere in considerazione le specificità delle EESGP all’interno di ogni commissione paritaria, o almeno di prevedere una commissione paritaria unica. Il funzionamento del processo decisionale delle EESGP è specifico. Le decisioni che sono prese in democrazia diretta non permettono il ricorso a meccanismi di delega per la rappresentanza, ma occorre che le garanzie di rispetto delle regole siano effettive. Approfondire e rendere sistematico il dialogo con le organizzazioni sindacali per trovare modalità di funzionamento che prevedano la democrazia diretta in certe decisioni.

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Opportunità e attività Il gruppo Terre ha lanciato un gruppo di lavoro composto da una decina di imprese di economia sociale a gestione partecipativa. L’obiettivo è di estendere a livello nazionale le attività del progetto europeo RE:DIALOGUES. Al tempo stesso, i medesimi partecipanti si sono raggruppati intorno al progetto di riconoscimento dello statuto di SCOP (società cooperativa e di partecipazione), con particolare enfasi sull’aspetto partecipativo. L’ONG del gruppo Terre, denominata “Autre Terre” (Altra Terra) ha avviato un progetto di riflessione sulla gestione partecipativa con i propri partner del Sud del mondo. Per una settimana alcuni partner del Burkina Faso, del Mali, del Perù e del Senegal hanno condiviso la loro esperienza e le loro buone pratiche inserenti alla gestione partecipativa. Ciò ha permesso loro di mettersi in gioco o di perfezionare le loro prassi.

Francia Osservazioni e raccomandazioni Livello nazionale Osservazione Spiegazione

Raccomandazione

Livello di settore Osservazione Spiegazione

L’impresa partecipativa (EP) non è riconosciuta. Le EP non hanno organismi specifici di rappresentanza, contrariamente alle imprese di inserimento (EI) o alle società cooperative e partecipative (SCOP), né tantomeno un status particolare come quello delle associazioni. L’etichetta di “impresa solidale” è attribuita sulla base di criteri quali il contenimento delle differenze retributive o lo svolgimento di attività di inserimento. Non ci sono esigenze particolari in materia di concertazione con i lavoratori, al di là di quelle esistenti nelle imprese tradizionali. La legge per l’Economia Sociale e Solidale, opera del Ministro Benoît Hamon, si basa su una giustapposizione di entità con differenti status. Il peso dell’EP è debole. Le SCOP e le EI riescono a farsi valere, ma ciò non accade per le EP. Assicurare alle EP un posto all’interno del sistema economico, in particolare attribuendo loro uno status particolare. In un primo momento l’ottenimento di un quadro giuridico sperimentale permettere l’osservazione del funzionamento interno delle EP, delle loro relazioni sociali con le autorità di tutela e con i partner sociali. Questo quadro legale potrebbe prevedere le misure e i controlli per stabilire la “conformità” dell’EP alla legge. Parimenti potrebbe definire un funzionamento adattato in materia di dialogo sociale nell’impresa, poiché l’attuale funzionamento delle istanze rappresentative del personale si basa unicamente sulla logica della difesa dei lavoratori nei confronti degli azionisti. A livello di settore vale la medesima osservazione di quello nazionale : la specificità delle EP non è considerata. Generalmente il contratto collettivo che precisa le relazioni con i lavoratori dipende dall’attività economica esercitata. Le associazioni di inserimento hanno il loro contratto dal 2011, ma esso non comprende alcun criterio legato alla partecipazione. Non c’è quindi alcuna previsione per il funzionamento particolare dell’EP.

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Raccomandazione

Livello dell’impresa Osservazione Spiegazione

Raccomandazione

Portare i rappresentanti di settore a riconoscere l’EP, in particolare in quei settori che si prestano alla combinazione degli approcci economico, sociale e di cittadinanza. In assenza di status specifico e di incentivi alla sua creazione, l’EP è difficile da gestire ed è poco attrattiva. L’EP è tenuta a identificare il suo carattere specifico attraverso l’adozione di molteplici identità come quelle di impresa di inserimento e di SCOP. Essa deve dimostrare di funzionare correttamente secondo le regole della prima e della seconda. D’altra parte, l’obbligo di nomina di rappresentanti del personale quando un’impresa supera certe soglie di numero di lavoratori non tiene conto delle sue modalità partecipative di funzionamento. La messa in atto di criteri pertinenti per le EP a seguito di osservazione, sperimentazione e armonizzazione, sarebbe un fattore di sviluppo. Questi criteri dovrebbero comprendere ad esempio la frequenza e il contenuto delle riunioni, la formazione, la remunerazione, etc.

Opportunità e attività Le Relais partecipa al gruppo di riflessione RE:DIALOGUES al fine di portare la propria testimonianza di impresa di economia sociale che applica la gestione partecipativa da 30 anni, e per dare un contributo al benchmarking con i partner europei. La partecipazione in seno all’impresa deve infatti inserirsi in una dinamica di miglioramento continuo. D’altra parte la maggioranza dei Relais in Francia sono delle SCOP, e le Unioni di SCOP, federate a livello nazionale, costituiscono degli interlocutori tecnici locali con cui affrontare i temi della partecipazione all’interno dell’impresa con identiche preoccupazioni economiche.

Italia Osservazioni e raccomandazioni Livello nazionale Osservazione

Spiegazione

La legge riconosce le specificità di alcune categoria di impresa di economia sociale, ma la sua applicazione è ancora carente. D’altro canto il quadro giuridico rimane vago e le nuove leggi non considerano sistematicamente tali specificità. La legge 25/2007, in attuazione della Direttiva 2002/14/CE, disciplina “l’informazione e la consultazione dei lavoratori” nelle imprese con almeno 50 lavoratori. E’ prevista la presenza dei rappresentanti dei lavoratori, senza considerare la particolarità delle imprese che applicano la gestione partecipativa. L’articolo 12 della legge 155/2006 disciplinante le “Imprese sociali” prevede il coinvolgimento dei lavoratori al fine di garantire il diritto a esercitare la loro “influenza” nell’ambito del processo decisionale. La legge 142/2001 che disciplina lo status di “socio lavoratore” di una cooperativa, spiega all’articolo 2.1 che l’esercizio dei diritti sindacali “trova

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Raccomandazione Livello di settore Osservazione Spiegazione Raccomandazione Livello dell’impresa Osservazione Spiegazione

Raccomandazione

applicazione compatibilmente con lo stato di socio lavoratore, secondo quanto determinato da accordi collettivi tra associazioni nazionali del movimento cooperativo e organizzazioni sindacali dei lavoratori comparativamente più' rappresentative”. Attuare la legge 142/2001, definendo il ruolo dei sindacati nelle imprese in cui la proprietà è in capo agli stessi lavoratori. I rappresentanti delle imprese sociali di inserimento (cooperative sociali) sono assimilati alla categoria dei “datori di lavoro”. Il dialogo sociale è costruito secondo la logica della divergenza di interessi tra “proprietari” e “lavoratori”. Prevedere un ruolo specifico negli organi del dialogo sociale per le imprese in cui i lavoratori sono i proprietari. I sindacati non conoscono le specificità delle imprese sociali di inserimento, in particolare in materia di gestione e partecipazione. Il meccanismo classico di rappresentanza sindacale non è adatto a delle imprese che applicano la gestione partecipativa in democrazia diretta. D’altro canto c’è il rischio, in assenza di controlli, di avere delle “false cooperative” dove i lavoratori non hanno né voce, né protezione. Costruire un dialogo tra le imprese sociali di inserimento che applicano la gestione partecipativa e i sindacati, e definire il ruolo di questi ultimi all’interno di queste imprese, nel rispetto della democrazia diretta. Ciò potrebbe concretizzarsi in particolare nell’affrontare i problemi della salute e della sicurezza, e nell’identificare la “false cooperative” dove il meccanismo tradizionale di rappresentanza sindacale è necessario.

Opportunità e attività Il progetto ha permesso al Consorzio Sociale Abele Lavoro di avviare dei contatti con altre imprese di inserimento (attraverso la somministrazione del questionario) e di migliorare le relazioni con le organizzazioni di difesa dei lavoratori per renderle più costruttive. Le imprese sociali di inserimento lavorano molto con le pubbliche amministrazioni; esse possono allearsi con le organizzazioni di difesa dei lavoratori per trovare delle soluzioni e negoziare con le amministrazioni (es. ritardi di pagamento, rispetto dei contratti collettivi, etc.). Queste prese di posizione comune li avvicinerebbero e potrebbero portarli ad allearsi su alcune questioni. Potrebbero riflettere insieme sulle nuove attività che potenzialmente sviluppabili. I mercati cambiano e le risorse pubbliche diminuiscono; è necessario ripensare “l’impresa” per garantire a tutti l’accesso a un lavoro di qualità.

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Regno Unito Osservazioni e raccomandazioni

Livello nazionale Osservazione

Spiegazione

Raccomandazione

Livello di settore Osservazione

Spiegazione

Raccomandazione

La maggioranza dei sindacati non conoscono il modello di impresa sociale. Quelli che hanno già sentito parlare delle imprese di economia sociale a gestione partecipativa le considerano come una minaccia. Una grande percentuale di imprese sociale non ha alcun legame con i sindacati. Nel corso degli ultimi 30 anni, il movimento sindacale nel Regno Unito ha perso influenza. Rimane forte nelle grandi imprese, in particolare nel settore pubblico e nella grande industria. Il settore delle imprese sociali è di dimensioni modeste, poco conosciuto dall’opinione pubblica. Nel comparto delle imprese di economia sociale del Regno Unito, inteso in senso lato, i sindacati conoscono soprattutto le nuove organizzazioni mutualistiche create per fornire dei servizi pubblici a seguito dell’esternalizzazione del personale pubblico, e sono piuttosto scettici al riguardo. Essi temono che questo fenomeno porti alla privatizzazione e al deterioramento delle condizioni di lavoro dei loro membri. Social Firms UK dovrebbe cercare di sensibilizzare i sindacati e spiegare loro in cosa consistono i modelli di impresa sociale. I sindacati dovrebbero trasmettere queste informazioni a tutti i loro rappresentanti. Le imprese sociali e le imprese sociali di inserimento si impegnano a fornire diversi strumenti di azione ai lavoratori. Esse utilizzano svariati metodi per fare ciò, tra cui la partecipazione dei lavoratori alla presa di decisioni. La nostra inchiesta sulle imprese sociali ha rivelato che solo il 28% di chi ha risposto riporta che i suoi lavoratori aderiscono a un sindacato e che solo il 19% dei responsabili sono sindacalizzati. Meno del 20% delle imprese sociali / sociali di inserimento adottano un contratto collettivo. L’80% di chi ha risposto afferma che la cultura della propria impresa è molto diversa da quella delle imprese tradizionali. Le imprese sociali sono delle organizzazioni “popolari” la cui origine è nella comunità o nei gruppi di interesse, e cercano di correggere alcuni inconvenienti del mercato del lavoro di cui sono vittime i loro lavoratori, stagisti e volontari. Nella maggior parte dei casi la partecipazione della comunità / dei beneficiari è un elemento essenziale dell’organizzazione. Lo scarso livello di coinvolgimento dei sindacati dimostra la cattiva conoscenza del modello di impresa sociale da parte delle organizzazioni sindacali britanniche. Il ricorso a contratti collettivi di lavoro è meno frequente nel Regno Unito rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea. I sindacati dovrebbero imparare a conoscere il modello di impresa sociale, identificare gli obiettivi comuni e valutare in quali termini una cooperazione potrebbe facilitare la realizzazione di tali obiettivi. I sindacati e Social Firms UK dovrebbero collaborare per valutare il modello di emporwerment delle imprese sociali e integrarlo nel dialogo sociale.

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Livello dell’impresa Osservazione

Spiegazione

Raccomandazione

a) Obiettivo della gestione partecipativa Le imprese sociali hanno citato, in ordine di importanza, le diverse ragioni a favore dell’adozione della gestione partecipativa. Le tre principali erano le seguenti: sostegno alla vocazione sociale dell’impresa; guida allo sviluppo dell’impresa; guida allo sviluppo sociale e professionale dei lavoratori. b) Istanze e strutture Le imprese sociali sostengono la partecipazione dei lavoratori alla presa di decisioni riguardanti l’orientamento, i processi e la cultura delle loro imprese, incoraggiandoli a fare sentire il loro punto di vista e ad “appropriarsi” dell’impresa. Ciò comprende: rappresentanza nel consiglio di amministrazione; formazione di gruppi di consultivi di lavoratori / beneficiari e partecipazione dei lavoratori a dei gruppi di riflessione affinché presentino raccomandazioni su questioni specifiche; istanze dei lavoratori in materia di assunzione e “appropriazione” ufficiale dell’impresa da parte dei lavoratori. c) Valutazioni esterne delle pratiche di gestione partecipativa. Diversi metodi: valutazioni sociali, certificazione “Investors in People”, EFQM (Fondazione europea per la gestione della qualità), Star Social Firm. d) Incoraggiare e facilitare la partecipazione. Un messaggio chiave pervenuto dai dirigenti delle imprese sociali, specialmente quelli che impiegano persone con difficoltà di apprendimento, riguarda l’importanza di agire per assicurare che i lavoratori siano in grado di partecipare effettivamente, affrontando ostacoli quali il basso livello di istruzione, deficit cognitivi, timidezza e introversione. e) Molte risposte hanno evidenziato che la gestione partecipativa richiede molto tempo ed accresce le difficoltà di equilibrare gli obiettivi di produzione con quelli sociali. Lo scarso livello di coinvolgimento dei sindacati dimostra la cattiva conoscenza del modello di impresa sociale da parte delle organizzazioni sindacali britanniche. Il ricorso a contratti collettivi di lavoro è meno frequente nel Regno Unito rispetto agli altri paese dell’Unione Europea. Gli inconvenienti del mercato del lavoro patiti dai lavoratori, dagli stagisti e dai volontari nelle imprese sociali possono variare. E’ necessario trovare delle modalità per incoraggiare la partecipazione e l’attuazione di una gestione partecipativa che tenga in conto questi inconvenienti. Molte organizzazioni lavorano con persone che hanno difficoltà di apprendimento e per alcune l’implementazione di nuovi metodi e l’attuazione della formazione possono richiedere molto tempo. Social Firms UK e i sindacati devono facilitare e incoraggiare la diffusione di buone pratiche utilizzando diversi metodi e soluzioni, come gli studi di casi scritti o filmati, i kit di strumenti e i gruppi di discussione nei social media. Social Firms UK e i sindacati dovrebbero aiutare le imprese sociali ad attuare dei meccanismi che facilitino la partecipazione dei lavoratori, come ad esempio: affiancamento, corsi di autoaffermazione, come fare delle presentazioni, creazione di modelli virtuali e adattamento dei processi di partecipazione per rispondere ai bisogni dei lavoratori, dei beneficiari e della comunità partendo dai bisogni.

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Opportunità e attività Social Firms UK ha cominciato a sondare le relazioni con i sindacati, aprendo così le porte a una collaborazione più stretta.

Romania Osservazioni e raccomandazioni Livello nazionale Osservazione

Spiegazione

Raccomandazione

Livello di settore Osservazione Spiegazione

Raccomandazione

Livello dell’impresa Osservazione

Spiegazione

Il settore dell’economia sociale e solidale non è (ri)conosciuto e le imprese di economia sociale che sviluppano delle forme di gestione partecipativa e di empowerment dei lavoratori non partecipano alla concertazione tripartita. La legge sul dialogo sociale ha consentito la creazione di un Consiglio Economico e Sociale (CES) tripartito, formato da organizzazioni sindacali, imprenditoriali e della società civile; il CES è consultato obbligatoriamente in merito alle proposte normative. Il settore dell’economia sociale e solidale non ne è rappresentato. Organizzare una consultazione pubblica trasparente con tutte le parti interessate per nominare i rappresentanti del settore dell’economia sociale e solidale e permettere la loro partecipazione al dialogo sociale in qualità di componenti del CES romeno e del CESE europeo. Non esistono comitati di settore per concertare il contratto collettivo del settore dell’economia sociale e solidale. La legge 268/2009 per l’adozione dell’OUG 28/2009 prevede la creazione di comitati di settore che negozino un contratto collettivo di lavoro per settore di attività. Bisogna però notare che da un lato l’economia sociale può essere attiva in tutti i settori di attività, dall’altro nelle imprese sociali in generale, e in particolare in quelle sociali di inserimento di persone svantaggiate, non c’è la dicotomia tradizionale datore di lavoro / lavoratore; spesso queste imprese hanno una gestione partecipativa e un empowerment di tutti i lavoratori. Costituire un comitato di settore dedicato all’economia sociale e solidale, sul modello delle commissioni paritarie per i funzionari pubblici. Creare un posto per l’economia sociale e solidale a livello delle commissioni di dialogo sociale attive presso i ministeri romeni. Il parere di tutti i lavoratori che partecipano direttamente al dialogo sociale (e il voto in riunione plenaria) non ha riconoscimento legale: sono riconosciuti solo i rappresentati dei lavoratori o i delegati sindacali. Ma nelle imprese a finalità sociale che coinvolgono tutti i portatori di interesse, la polarizzazione datore di lavoro / lavoratore spesso non esiste. Non c’è rappresentanza sindacale dentro le imprese sociali. Dal momento che non esiste più un contratto collettivo a livello nazionale vincolante per tutti i lavoratori, non sussiste più l’obbligo di organizzare una contrattazione collettiva con i rappresentanti dei lavoratori. Fino a poco tempo fa, la legge prevedeva che soltanto il

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parere del rappresentante dei lavoratori fosse valido: quello di tutti i lavoratori non aveva valore legale. Oggi neanche quello del rappresentante dei lavoratori ha più valore nei settori che non adottano un contratto collettivo di lavoro di settore. Assicurare il riconoscimento legale della partecipazione diretta di tutti i lavoratori attraverso l’adozione di un quadro normativo per le decisioni prese dalla totalità dei lavoratori. Riconoscere il valore aggiunto di questo modello di impresa sociale e delle imprese sociali di inserimento per le nuove forme di dialogo sociale.

Raccomandazione

Opportunità e attività L’incontro di Ateliere Fara Frontiere (AFF) con il rappresentante della federazione dei datori di lavoro ha rivelato un notevole indebolimento del dialogo sociale se paragonato a quello esistente sotto il precedente regime. Si sta attualmente discutendo delle misure per ripristinare la situazione. Inoltre AFF ha dato vita a una nuova attività di raccolta e riciclaggio di radiografie mediche, ispirandosi all’analogo progetto condotto dal gruppo Terre.

Spagna Osservazioni e raccomandazioni Livello nazionale Osservazione

Spiegazione

Raccomandazione Livello di settore Osservazione

Spiegazione

Raccomandazione

Livello dell’impresa Osservazione

Le imprese di economia sociale sono assimilate alle imprese tradizionali; la loro particolarità ne impedisce il riconoscimento come attore specifico del dialogo sociale, a cui al momento non hanno accesso. Gli attori tradizionali del dialogo sociale, in particolare i sindacati, non conoscono né l’identità, né il funzionamento specifico di queste imprese, tra cui le imprese sociali di inserimento. Chiedere al governo di includere l’economia sociale come quarto attore del dialogo sociale spagnolo. All’interno del Consiglio di Economia Sociale della Castiglia – León, i pareri dei rappresentanti dei quattro tipi di impresa di economia sociale (Cooperative, Società di lavoratori, Imprese di lavoro protetto, Imprese di inserimento) sono presi in considerazione. Tuttavia, le Imprese di inserimento hanno difficoltà a influenzare il dibattito. Le Imprese di lavoro protetto godono di una maggiore autorevolezza per influenzare le posizioni del Consiglio. Le Imprese di inserimento non condividono sempre queste posizioni. Chiedere al governo e al Consiglio Nazionale del Lavoro che sia attribuita la stessa importanza alle Imprese di lavoro protetto e alle Imprese di inserimento. Non ci sono rappresentanti sindacali nelle Imprese di inserimento finché le loro dimensioni sono ridotte. Se una decisione del Consiglio di amministrazione è contestata da parte di alcuni lavoratori, si avvia un dialogo per addivenire a una soluzione condivisa.

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Spiegazione Raccomandazione

La partecipazione dei lavoratori è abbastanza diretta grazie all’intervento di un accompagnatore sociale che ha il compito di facilitare il dialogo interno. Chiedere al governo regionale di sostenere il ruolo degli accompagnatori sociali all’interno delle Imprese di inserimento.

Opportunità e attività A livello regionale FECLEI approfitta della dinamica creata da questo progetto per stimolare la sensibilizzazione dei partner sociali sulle specificità e le sfide dell’inserimento lavorativo. A livello nazionale, FAEDEI è sollecitata dai sindacati per sostenerli nella loro lotta contro lo smantellamento dello stato sociale.

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Conclusioni Le imprese di economia sociale a gestione partecipativa sono una risposta alle difficoltà di accesso al lavoro di qualità, in particolare per le personale che non hanno un alto profilo, inteso come un livello minimo di competenze tecniche, attitudini e atteggiamenti sociali adeguati, esperienza professionale, specializzazione, motivazione e ambizione. Esse sono una risposta alla mancanza di partecipazione democratica nelle imprese, che invece potrebbero essere un terreno propizio allo sviluppo della cittadinanza. Una risposta già sperimentata e concludente, ma curiosamente non ancora completamente accettata, che fatica a trovare il suo posto nei meandri di un quadro normativo e di un dialogo sociale costruiti su misura per il modello imprenditoriale tradizionale. Il progetto RE:DIALOGUES ha riunito, per un anno, delle persone provenienti dai mondi imprenditoriale, politico, sindacale e accademico per studiare questo argomento. Il progetto si è chiuso con la condivisione di un set di raccomandazioni rivolte agli attori del dialogo sociale europeo. Senza la pretesa di avere raggiunto un risultato finale, questo progetto può e deve essere il punto di partenza di nuove relazioni o di collaborazioni tra le imprese di economia sociale a gestione partecipativa e gli attori tradizionali del dialogo sociale, in particolare le organizzazioni di difesa dei lavoratori. Ciò dovrebbe avvenire a livello europeo, ma anche a quello nazionale e regionale, in base alla strutturazione del dialogo sociale propria di ogni paese. L’innovazione è la fonte del cambiamento. L’economia sociale è pioniera in materia, perché propone delle risposte credibili e originali. In quanto modello economico a pieno titolo, deve essere accettata da oggi negli spazi organizzati del dialogo sociale in Europa. Essa costituisce uno strumento formidabile per costruire la “Europa 2020” che persegue l’obiettivo di un’economia intelligente, sostenibile e inclusiva.

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Allegati Allegato 1 : questionario per l’inchiesta qualitativa

RE:DIALOGUES - QUESTIONARIO Contatti :

Xavier Roberti ( xavier.roberti@terre.be – 0032 478 512 722) Salvatore Vetro ( salvatore.vetro@terre.be – 0032 497 74 53 68)

A chi è rivolto : minimo 5 imprese per paese partecipante (se possibile, selezionare imprese che abbiano approcci diversi alle pratiche partecipative, per valorizzare le differenze) Uso del questionario : si consiglia di aiutare le imprese nella compilazione del questionario (con un’intervista di persona, o telefonica) Data limite : da inviare entro martedì 11 giugno 2013 Istruzioni :

1) in caso di riposte multiple, cancellare la/le scelta/e inutile/i ; 2) per le risposte numeriche è sufficiente un ordine di grandezza ; 3) per « lavoratori » si intendono i subordinati, i tirocinanti, gli stagisti, i volontari.

Persona intervistata Cognome e nome

Funzione

Anno di assunzione

1. Commenti 1.1. 1.2.

1.3.

Il questionario è difficile da riempire ? sì / no  Se sì : Perché ? … Mancano delle domande per comprendere le eventuali pratiche partecipative della vostra impresa ? sì / no  Se sì : Quali ? … Altri commenti : …

2. Caratteristiche dell’impresa 2.1. 2.2. 2.3. 2.4. 2.5. 2.6. 2.7.

Nome : … Forme societaria: … Numero di anni di attività: … Settore (i) di attività : … Numero di « lavoratori » : … Numero di Equivalenti a Tempo Pieno : … Lavoro proposto ai lavoratori in inserimento : …

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2.8. 2.9. 2.10. 2.11.

2.12. 2.13. 2.14. 2.15.

Definizione del target di persone a cui si rivolge (di chi si occupa prioritariamente l’impresa?) :… Proporzione di tale target rispetto al totale dei lavoratori : … Ricavi annuali : … Provenienza dei ricavi : Vendite di beni o servizi : % Sovvenzioni pubbliche : % Donazioni : % Contribuzione dei soci : % Altro : … % Ci sono molti concorrenti nel vostro settore di attività ? sì / no C’è una gerarchia all’interno della vostra impresa ? sì / no C’è una rappresentanza sindacale nella vostra impresa ? sì / no L’impresa ha difficoltà ad applicare il contratto collettivo di lavoro ? sì / no

3. Pratiche partecipative nell’impresa 3.1. 3.2.

3.3.

Qual è la vostra definizione di « pratica partecipativa » ? … Ci sono delle pratiche partecipative nella vostra impresa ? sì / no  Se sì : Quali sono queste pratiche partecipative ? …  Se no : 1) La vostra impresa ha sviluppato un modo di gestione diverso da quello « classico » (con rappresentanza sindacale) ? sì / no  Se sì : Quale ? … 2) Quali sono i freni / ostacoli all’introduzione di pratiche partecipative nella vostra impresa ? … Cosa rappresentano per voi le pratiche partecipative nell’impresa ? Indicate le vostre risposte attribuendo un numero d’ordine di importanza.  … Una leva per lo sviluppo economico dell’impresa  … Una leva per lo sviluppo socio-professionale dei lavoratori  … La realizzazione degli scopi sociali dell’impresa Una politica di gestione delle risorse umane  … Una pratica di dialogo sociale / relazioni sociali / relazioni industriali  … Altro : …..  …

4. Modalità di gestione 4.1.

4.2. 4.3. 4.4.

Qual è il « percorso » (es. :proposta, discussione, decisione, applicazione, valutazione) dei diversi tipi di decisione nella vostra impresa ? Se citate degli organi decisionali (es. : consiglio di amministrazione o assemblea generale), precisate il numero dei componenti e la loro provenienza (operai, impiegati, dirigenti, esterni). 1) Decisione strategica : … 2) Decisione programmatica : … 3) Decisione operativa : … 4) Questioni legate alla sicurezza e alla salute : … Come sono gestiti i conflitti ? … Come sono gestiti i contenziosi individuali ? … In caso di contenzioso, quali sono le possibilità di ricorso da parte dei lavoratori, oltre a quelle previste per legge ? …

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5. Relazioni con le organizzazioni sindacali 5.1. 5.2.

Come è percepita la vostra modalità di gestione da parte delle organizzazioni sindacali ?(es. : interesse, diffidenza, incomprensione, utopia, minaccia, opportunità) … Quali sono le vostre relazioni con le organizzazioni sindacali ? …

L’inchiesta prosegue solo per le imprese che attuano delle pratiche partecipative.

6. Proprietà

6.1. 6.2.

L’impresa possiede un capitale sociale sotto forma di azioni o quote di proprietà dei cooperatori ? sì / no  Se sì : 1) I lavoratori partecipano alla proprietà dell’impresa ? sì / no  Se sì : a) I lavoratori detengono la maggioranza del capitale ? sì / no b) I lavoratori detengono la totalità del capitale ? sì / no c) La proprietà è concentrata nelle mani di una piccola parte di lavoratori ? sì / no 2) In assemblea generale vige il principio « un socio = un voto » ? sì / no  Se no : Qual è la logica di voto ? (es. proporzionale al numero di quote sociali possedute) … 3) In assemblea generale ci sono dei componenti che non detengono quote di capitale ? sì / no  Se no : Come è costituito il capitale sociale / patrimonio della vostra impresa ? … Qual è la proporzione di lavoratori che fanno parte dell’assemblea generale ? … Quali sono le condizioni per diventare componenti dell’assemblea generale ? …

7. Formalizzazione e valutazione delle pratiche partecipative 7.1.

7.2.

7.3.

7.4.

Le vostre pratiche partecipative sono formalizzate ? sì / no  Se sì : Sotto quale forma (in quale tipo di documento) ? - Regolamento interno - Carta d’intenti / dei valori - Descrizione delle funzioni - Altre forme (politiche per l’accoglienza e la formazione) Le vostre pratiche partecipative sono oggetto di valutazione formale ?  Se sì : 1) Quando ha luogo questa valutazione ? 2) Come si concretizza la valutazione ? 3) Da chi è condotta questa valutazione ? Svolgete delle riunioni al di fuori dell’orario di lavoro con i lavoratori ? sì / no  Se sì : 1) Su quali argomenti ? 2) Qual è la percentuale di lavoratori presenti ? Svolgete delle riunioni in orario di lavoro con i lavoratori ? sì / no  Se sì : 1) Su quali argomenti ? 2) Qual è la percentuale di lavoratori presenti ?

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8. Gestione del personale : attese, formazione e valutazione 8.1.

Nella vostra impresa ci sono delle attese verso i lavoratori in termine di partecipazione ? sì / no  Se sì : 1) Quali sono queste attese ? … 2) Questa attese sono esplicitate ? sì / no  Se sì : Attraverso quale strumento ?

8.2.

I lavoratori sono soggetti a valutazione ? sì / no  Se sì : E’ valutato il grado di partecipazione dei lavoratori o di alcuni di loro ? sì / no  Se sì : a) Quali categorie di lavoratori ? (es. lavoratori in inserimento, tutti i lavoratori) … b) La valutazione condiziona la loro evoluzione all’intero dell’impresa ? sì / no c) La valutazione condiziona il loro livello retributivo ? sì / no d) La valutazione condiziona la loro permanenza all’interno dell’impresa ? sì / no I lavoratori sono formati alle modalità di gestione dell’impresa ? sì / no  Se sì : 1) Fate ricorso all’accompagnamento/tutoraggio, alla trasmissione di esperienze o ad altre pratiche di questa natura ? sì / no 2) Somministrate una formazione specifica (es. come prendere la parola, comunicazione verbale e non verbale, assertività, lettura del bilancio, etc.) ? sì / no  Se sì : a) Avete dei a formatori interni ? sì / no b) Vi appoggiate a formatori esterni ? sì / no 3) Qual è la frequenza di queste formazioni ? …

8.3.

9. Difficoltà legate alle pratiche partecipative 9.1. 9.2.

Quali sono le difficoltà incontrate dall’impresa nell’attuazione delle sue pratiche partecipative ? … Quali sono le eventuali soluzioni individuate ? ….

10.

Motivazioni

10.1.

Secondo voi, cos’è che motiva la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa ? La loro partecipazione alla proprietà Il fatto di essere « lavoratori » La loro partecipazione agli organi di governo Le relazioni interpersonali (es. « Se ci vai tu, vengo anch’io ») Altro : …

10.2.

   

In che modo l’impresa rafforza la motivazione dei lavoratori ? ….

RE:DIALOGUES - Raccomandazioni

33


11.

Finanziamenti

11.1.

Quale budget è dedicato dall’impresa alle pratiche partecipative ? Tempo di lavoro : Formazione : Riunioni (informazione, discussione, decisione) : Utilizzo di infrastrutture : Comunicazione : Altro : …

…€ …€ …€ …€ …€ …€

11.2. 11.3.

L’impresa considera questo budget come un costo o un investimento ? …. Perché ? …. L’impresa vorrebbe dedicare un budget più elevato alle pratiche partecipative ? sì / no

12.

Dialogo sociale

12.1.

In cosa le relazioni con i sindacati sono o possono essere un’opportunità per le vostre pratiche partecipative? …. In cosa queste relazioni sono o possono essere un freno / ostacolo alle vostre pratiche partecipative ? ….

12.2.

RE:DIALOGUES - Raccomandazioni

34


Livello di settore

Livello nazionale

RE:DIALOGUES - Raccomandazioni

Esempio. Nelle commissioni paritarie non è contemplata la presenza dell’Economia Sociale.

Osservazione Esempio. I lavoratori che sono proprietari della loro impresa non hanno la possibilità di partecipare ai negoziati per gli accordi nazionali.

Spiegazione Esempio. Tutta la concertazione è organizzata intorno a tre attori permanenti : i rappresentanti dei datori di lavoro, i rappresentanti dei lavoratori e lo stato. Non è previsto che ci siano dei datori di lavoro che sono anche lavoratori. Esempio. L’unico criterio che orienta l’attribuzione e l’organizzazione delle commissioni paritarie è il tipo di attività economica.

1) Ogni paese riempie la tabella in calce. 2) I risultati saranno esaminati in occasione del nostro incontro di Madrid. 3) Sulla base di questa revisione comune, sarà redatto un documento di raccomandazioni.

Metodo :

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Esempio. Chiedere al governo e al Consiglio Nazionale del Lavoro di prendere in considerazione le specificità delle imprese sociali di inserimento in ogni commissione

Raccomandazione Esempio. Chiedere al governo e al Consiglio Nazionale del Lavoro di accettare un quarto interlocutore permanente in rappresentanza dei « datori di lavoro / lavoratori ».

1) Sulla base delle inchieste condotte a livello nazionale verso le imprese sociali, verificate se il dialogo sociale nella sua forma attuale è « adatto », ai livelli nazionale, di settore e della singola impresa. 2) Proponete eventuali suggerimenti per il miglioramento sotto forma di raccomandazioni (precisando a chi sono rivolte).

Obiettivo :

Paese : ………………………………

RE:DIALOGUES – Dalle osservazioni alle raccomandazioni

Allegato 2 : tabelle delle osservazioni e delle raccomandazioni per ogni paese


Esempio. Una decisione o un Esempio. Solo il delegato dei parere espressi dal Consiglio lavoratori può rappresentarli. Una dell’impresa devono avere l’avallo decisione collettiva non lo permette. di un rappresentante dei lavoratori per essere validi. Una decisione presa dall’insieme di tutti i lavoratori nel Consiglio dell’impresa senza l’avallo di un rappresentante dei lavoratori non ha valore.

RE:DIALOGUES - Raccomandazioni

Livello dell’impresa

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Esempio. Chiedere al governo e al Consiglio Nazionale del Lavoro che una decisione o un parere approvati da tutti i lavoratori in un Consiglio d’impresa siano ugualmente validi.

paritaria, oppure di creare una commissione paritaria specifica per le imprese sociali di inserimento.


Bibliografia ARCQ E., CAPRON M., LÉONARD E., REMAN P. (dir), Dynamiques de la concertation sociale, Ed. du CRISP, 2012. CENTRE INTERNATIONAL DE RECHERCHES ET D'INFORMATION SUR L'ECONOMIE PUBLIQUE, SOCIALE ET COOPÉRATIVE, L'Économie sociale dans l'Union européenne, CESE, Bruxelles, 2012. COMMISSION EUROPÉENNE, Les relations industrielles : Synthèse, Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione Europea, Luxembourg, 2010. EMES, Focus area: Social enterprise, s.d. Consultato il 20 novembre 2013 sul sito web. FOX A., Industrial sociology and industrial relations, HMSO, Londra, 1966. FOX A., Beyond contract: work, power and trust relations, Faber & Faber, Londra, 1974. GROUPE TERRE, La gestion participative en entreprise: définition, postulats, logique et application dans le groupe Terre, Liegi, 2012. LALLEMENT M., Sociologie des relations professionnelles, La Découverte, Parigi, 1995. SALAMON M., Industrial Relations: Theory and Practice, Pearson education, Edimburgo, 2000. SCHMID-DRÜNER M., Fiche technique sur l’Union européenne : le droit des travailleurs à l’information, à la consultation et à la participation, 07/2013.

Siti web http://www.emes.net http://www.etuc.org http://go.worldbank.org

RE:DIALOGUES - Raccomandazioni

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