Africa Nr 1-2011 Genn-Febb 2011

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n.1 gennaio-febbraio 2011

anno 89

www.missionaridafrica.org

Somalia

La legge del terrore Ghana

Le iniziazioni Krobo Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Milano.

Tunisia

Il business del corallo

magico sudafrica


informazioni

Anche A scuolA un’Africa raccontata in modo diverso Promozione speciale per classi scolastiche, docenti e studenti:

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di Paolo Costantini

Ma sono ancora selvaggi laggiù?

P

oco tempo fa, un mio amico parroco ha invitato a cena vari sacerdoti dei dintorni con i quali ho un’amicizia di lunga data. Di fronte a me c’era un giovane sacerdote congolese, originario del Kivu, con il quale ho cominciato a dialogare in swahili, chiedendo notizie della regione e di miei amici di quei luoghi. Questa conversazione mi rallegrava e mi faceva rivivere i bellissimi momenti della mia vita missionaria sul terreno, laggiù, nel cuore dell’Africa… Quale non fu la mia sorpresa - e la mia rabbia - nel sentire il sacerdote alla mia sinistra rivolgere al confratello congolese questa fra-

se: “Ma laggiù cominciate a civilizzarvi un po’ o siete ancora selvaggi?”. Sono rimasto senza fiato. Vi risparmio il seguito della vicenda. La stupidità, l’ignoranza e la tracotanza di un’osservazione del genere mi fanno male ancora oggi. Siamo nel 2011; abbiamo avuto alle spalle un Concilio Vaticano II che ha cercato di aprire porte e finestre non solo della Chiesa ma di tutta la nostra società; abbiamo televisioni, internet ed altri strumenti che sono come tanti binocoli puntati sulle finestre dei nostri vicini, anche dall’altra parte del mondo; abbiamo modo di apprezzare civiltà e culture così diverse dal-

le nostre, così ricche e così misconosciute, eppure ci troviamo ancora rinchiusi nel misero guscio dei nostri pregiudizi e della nostra presupposta superiorità razziale. Purtroppo anche in ambienti ecclesiali si possono incontrare delle chiusure mentali che sono figlie delle idee del nostro tempo e non del Vangelo, figlie di un grave provincialismo culturale diffuso da molti media che pensano più a vendere che a informare e formare. Come missionario e come sacerdote mi sento ferito ed umiliato, perché il mondo ecclesiale per definizione dovrebbe essere accogliente ed aperto all’altro. Invece, a volte, è negli am-

Marco Longari/AFP

editoriale

bienti laici che trovi più sensibilità su queste problematiche. Il mio non vuole essere un rimprovero ma un invito a tutti ad “allargare lo spazio” della nostra tenda, come cantava Isaia prima del Natale; a guardare oltre i propri orizzonti; a dare spazio anche alla nostra curiosità. A diventare “cittadini del mondo”. Ci accorgeremmo allora che l’Africa non è solo miseria, fame, carestia e guerre tribali, ma che è fatta di mamme, di bambini, di giovani che vogliono vivere, che aspirano ad una vita migliore. Sono uomini e donne che si danno da fare per cambiare la loro società. E a volte ci riescono! • africa · numero 1 · 2011

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sommario

lo scatto 8 La notte della democrazia

Direzione, reDazione e amministrazione

viale Merisio, 17 24047 Treviglio (BG) tel. 0363 44726 - fax 0363 48198 africa@padribianchi.it www.missionaridafrica.org Direttore

Paolo Costantini CoorDinatore

Marco Trovato

Progetto grafiCo e realizzazione

Elisabetta Delfini webmaster

Paolo Costantini amministrazione

Bruno Paganelli

Promozione e UffiCio stamPa

Luciana De Michele foto

Copertina Marco Garofalo Si ringrazia Olycom Collaboratori

Claudio Agostoni, Marco Aime, Enrico Casale, Giovanni Diffidenti, Matteo Fagotto, Alessandro Gandolfi, Diego Marani, Raffaele Masto, Pier Maria Mazzola, Giovanni Mereghetti, Sara Milanese, Aldo Pavan, Giovanni Porzio, Anna Pozzi, Sergio Ramazzotti, Andrea Semplici, Daniele Tamagni, Alida Vanni, Bruno Zanzottera, Emanuela Zuccalà CoorDinamento e stamPa

Jona - Paderno Dugnano

Periodico bimestrale - Anno 89 gennaio-febbraio 2011, n° 1

Aut. Trib. di Milano del 23/10/1948 n.713/48 L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dai lettori e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione. Le informazioni custodite verranno utilizzate al solo scopo di inviare ai lettori la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 675/96 - tutela dei dati personali).

COME RICEVERE AFRICA per l’Italia:

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per la Svizzera: Ord.: Fr 35 - Sost.: Fr 45 da indirizzare a: Africanum - Route de la Vignettaz, 57 CH - 1700 Fribourg C.C.P. 60/106/4

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copertina

36 Sudafrica Magico

di M. Trovato e M. Garofalo

attualità

3 Africanews 4 La legge del terrore 10 Gli affari sporchi del Benin 14 Il club dei miliardari 17 L’inferno dei gay a cura della redazione a cura della redazione

di R. Masto e B. Zanzottera di Luciana de Michele di Marco Trovato

società

20 L’oro rosso della Tunisia 26 L’ospedale galleggiante 29 Sciami gustosi 30 I prodotti tipici dell’Africa 32 Nozze tuareg di Alessandro Gandolfi di Marco Trovato

di Luciana de Michele a cura della redazione di Elena Dak

libri e musica

44 Libri e musica

di P.M. Mazzola e C. Agostoni

Costa d’Avorio

18 Preghiere di pace Sudan

34 Miraggio sahariano Libia

64 Epifania ortodossa Etiopia

cultura

46 52 Il Mozambico in passerella 54 Lo scultore dei rottami 56 Lisbona, Africa Esame di maturità

di Bruno Zanzottera

di P. Marelli e D.Tamagni di E. Zuccalà e A. Vanni

di C. Agostoni e D. Tamagni

sport

60 Il leopardo delle nevi 63 Il regno della neve di Paola Marelli

di Luca Spampinato

chiese

66 Le erbe prodigiose di fra Fiorenzo 70 Brevi di Anna Pozzi e Bruno Zanzottera A cura di Anna Pozzi

storia

72 L’esploratore delle dune 75 Le ultime colonie 76 togu na 77 vita nostra di Diego Marani

di Enrico Casale

a cura della redazione

a cura della redazione

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news

a cura della redazione

Africanews, brevi dal continente 1 Etiopia, il ritiro del campione Haile Gebrselassie, 37 anni, pluripremiato campione olimpionico della maratona e dei diecimila metri, ha annunciato il suo ritiro dalle competizioni internazionali. Gebrselassie, una leggenda vivente dello sport, atleta generoso e caparbio, una dozzina di titoli mondiali e record assoluti in bacheca, è stato il più grande podista africano degli ultimi cinquant’anni.

2 Sudafrica, nasce l’agenzia spaziale È stata inaugurata a Johannesburg la sede dell’Agenzia spaziale nazionale del Sudafrica (Sansa) con l’obiettivo dichiarato di lanciare e osservare satelliti strategici per l’intera Africa. Prima potenza economica del continente, diventa il quarto paese africano in possesso di un’agenzia spaziale nazionale dopo la Nigeria, l’Algeria e l’Egitto.

3 Egitto, l’inferno dei profughi Almeno 250 profughi africani - tra cui un folto gruppo di eritrei respinti in Libia nel giugno scorso dall’Italia - sono tenuti prigionieri da 2 mesi sul Sinai da un gruppo di trafficanti beduini di esseri umani. Hanno già ucciso otto persone, alcune delle quali perché avevano tentato di fuggire, altre perché non avrebbero mai potuto pagare

gli 8mila dollari richiesti dai sequestratori per proseguire il loro viaggio verso Israele. Sulla vicenda grava il silenzio della comunità internazionale.

4 Guinea, vento democratico Sono state rimosse le sanzioni dell’Unione Africana alla Guinea, imposte 2 anni fa dopo un colpo di Stato militare. La scelta è maturata con il buon esito delle recenti elezioni presidenziali e il ritorno nel Paese di un governo eletto e di un Presidente civile (il leader storico dell’opposizione politica, Alpha Condé, 72 anni).

5 Nigeria, corsa presidenziale L’attivista anticorruzione Mallam Nuhu Ribadu si è candidato alle elezioni presidenziali del 2011. Classe 1960, docente a Oxford, si rifugiò in Gran Bretagna per sfuggire a ripetuti attentati. Rientrato in patria, Ribadu sfiderà l’attuale Presidente Goodluck Jonathan. Anche Wole Soyinka, scrittore e poeta nigeriano, premio Nobel per la letteratura nel 1986, ha annunciato il lancio di un suo partito politico in vista delle presidenziali.

6 Costa d’Avorio, ad un passo dal baratro Rischia di precipitare in una sanguinosa guerra civile la crisi post-elettorale ivoriana scoppiata all’inizio di dicembre. Il presidente uscente

Laurent Gbagbo ha rifiutato il verdetto delle urne che aveva sancito l’elezione (riconosciuta dalla Comunità Internazionale e dall’Unione Africana) di Alassane Ouattara come nuovo capo dello Stato. Ad Abidjan e nel resto del Paese si susseguono violenze e cortei di protesta: il bilancio provvisorio parla della morte di decine persone tra manifestanti e forze dell’ordine.

7 Tanzania, università per infermieri La facoltà di Scienze infermieristiche dell’Università di Dar es-Salaam ospiterà un centro di eccellenza per la

tente privata è da anni bersaglio di intimidazioni e atti di violenza. Quattro suoi giornalisti, tra i quali il manager Mukhtar Mohamed Hirabe, sono stati assassinati solo nello scorso anno.

9 Ruanda, uno storico trapianto Importante successo nel mondo della sanità africana. In Ruanda al King Faycal Hospital di Kigali è stato trapiantato per la prima volta un rene. L’intervento, avvenuto lo scorso 14 dicembre, è stato effettuato dall’équipe guidata dall’urologo ruandese Emile Rwamasirabo. Fonte: AgiAfro, Bbc, Jeune Afrique, Misna

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formazione di infermieri e paramedici dell’Africa centrale.

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8 Somalia, onde libere Radio Shabelle, una delle poche emittenti attive in Somalia, ha ottenuto il premio di Reporters sans Frontieres per la libertà di stampa. La piccola e coraggiosa emit-

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Mohamed Dahir/AFP

attualità

a cura della redazione

Mohamed Jillan, 20 anni, accusato di furto, mostra il braccio amputato dai ribelli antigovernativi

Somalia, sentenze shock dei giudici integralisti

La legge del terrore 4

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Fustigazioni, amputazioni, lapidazioni. Sono atroci le pene inflitte dai tribunali imposti in Somalia dai miliziani fondamentalisti collegati ad Al Qaeda

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a prima sentenza fu emessa il 3 novembre del 2008. Nella città meridionale di Chisimaio una ragazzina di 13 anni venne giustiziata a colpi di pietre. Si chiamava Aisha Ibrahim Dhuhulow, aveva il corpo e lo sguardo di una bambina. Pochi giorni prima di morire era stata violentata sulla strada da tre uomini. Lei stessa si era rivolta alle autorità locali per denunciare lo stu-

pro e chiedere giustizia. Ma un tribunale “islamico”, capeggiato dallo sceicco Hayakalah, l’aveva trasformata da vittima a imputata. Accusandola di adulterio. E condannandola ad una pena atroce. Aisha venne trascinata sulla piazza principale dai miliziani integralisti Al Shabaab (i «giovani»). Coperta da un velo verde, legata con forza alle gambe e alle mani, la ragazzina

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attualità

testo di Raffaele Masto foto di Bruno Zanzottera/Parallelozero

Gli affari sporchi del Benin

reportage dal piccolo regno dei commerci illeciti

Un tempo l’economia del Benin era fondata sull’esportazione del cotone, oggi viene integrata da torbide attività criminali. Dal contrabbando del petrolio allo sfruttamento della prostituzione, fino all’odiosa tratta dei bambini schiavi

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embrano bottiglioni di olio vergine di oliva e si trovano su ogni bancarella del Benin. In realtà contengono petrolio nigeriano importato clandestinamente: il carburante artigianale che fa funzionare questo piccolo e povero Paese dell’Africa occidentale, stretto (quasi schiacciato) tra la Nigeria e il Togo. Benché l’economia locale sia basata sulla produzione del cotone (che assicura circa l’80% delle esportazioni), la particolare collocazione geografica del

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attualità

di Luciana de Michele

Il club dei miliardari Rockefeller d’Africa: scopriamo chi sono e come vivono Lo chiamano il continente dei poveri. Ma può vantare una schiera gremita di milionari. E una dozzina di imprenditori tra i più ricchi e i più potenti del pianeta

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e celebrità più ricche d’Africa non sono politici corrotti, ma imprenditori e uomini d’affari. Alcuni hanno ereditato poltrone d’oro nei consigli d’amministrazione delle grandi aziende, altri hanno costruito da sé i loro imperi economici. Oggi danno la-

voro a decine di migliaia di persone. E contribuiscono pesantemente a incrementare il Pil dei Paesi in cui vivono. Nell’ultima classifica della rivista Forbes, i milionari africani sono circa 100mila. E i miliardari sono una dozzina. Ve li presentiamo.



attualità

di Marco Trovato

L’inferno dei gay

In Uganda dilaga l’odio contro gli omosessuali A Kampala le sette fondamentaliste cristiane lanciano anatemi omofobici, mentre i politici rastrellano voti con slogan intolleranti. E c’è chi invoca la pena di morte per i gay

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ignore, liberaci dal male dell’omosessualità». «Dio Onnipotente, castiga i depravati che diffondono l’Aids». «Padre Eterno, sconfiggi la piaga dell’immoralità che corrode la società». Le invocazioni dei pastori evangelici rimbalzano da una chiesa all’altra di Kampala. Nella capitale ugandese le sette fondamentaliste americane fanno a gara a lanciare i loro anatemi omofobici. La crociata antigay è portata avanti con ogni mezzo: processioni, volantini, ronde cristiane. Un predicatore locale, il reverendo Martin Ssempa, si è spinto a proiettare un film porno in chiesa per mostrare ai suoi fedeli gli “orrori” dell’omosessualità. Un’iniziativa che ha ricevuto il plauso di molti parlamentari. Il tema della «deriva morale della società» è entrato prepotentemente nella campagna elettorale per le elezioni presidenziali del

prossimo 18 febbraio. In Uganda l’omosessualità è un reato punibile con 14 anni di carcere. Un deputato ultraconservatore, David Bahati, ha presentato un progetto di legge che prevede la pena di morte per chiunque si renda colpevole di «gravi comportamenti omosessuali». La proposta ha suscitato indignate proteste, dall’Unione Europea agli Stati Uniti (Barack Obama l’ha definita «odiosa»). Anche i vescovi cattolici ugandesi hanno chiesto l’immediato ritiro della proposta shock.

Caccia all’uomo Il Presidente Yoweri Museveni, candidato per un nuovo mandato, infastidito dal clamore suscitato dalla vicenda e preoccupato di perdere l’appoggio dei donatori stranieri, ha insabbiato per il momento il disegno di legge. Ma a riaccendere le polemiche ci ha pensato un giornale locale, Rolling

Sopra, una manifestazione anti gay a Kampala. Sotto, un attivista gay ugandese si nasconde il volto durante una conferenza stampa

Stone, che lo scorso ottobre ha pubblicato in prima pagina le foto di quindici presunti omosessuali ugandesi - corredate di nomi e indirizzi - sotto un titolo raccapricciante: «Condannateli all’impiccagione». Il governo di Kampala ha dovuto sospendere la pubblicazione della testata (che ha annunciato la diffusione di altri cento nomi) sotto la pressione delle proteste internazionali. Ma la polizia non è riuscita a impedire la caccia al gay. Decine di omosessuali sono stati aggrediti e malmenati. Un attivista per i diritti civili, Frank Mugisha, ha raccontato di «persone che hanno rischiato il linciaggio, bersagliate con pietre dalla folla, buttate fuori dal lavoro, ripudiate dai loro stessi familiari». Mugisha ha lanciato un appello disperato: «Qualcuno fermi l’infamante campagna d’odio contro i gay prima che sia troppo tardi». • africa · numero 1 · 2011

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lo scatto

testo di Paolo Costantini foto Afp

Preghiere di pace 18 africa 路 numero 1 路 2011


Giorni di paura e speranza in Sud Sudan

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na comunità di cristiani si raduna a pregare all’ombra di un grande albero nei pressi del villaggio di Acumcum, nel Sudan meridionale. Lo scorso 9 gennaio dieci milioni di abitanti di questa vasta regione, ricca di petrolio e fertili terre, si sono recati a votare per lo storico referendum che potrebbe sancire la divisione del Paese più vasto dell’Africa e la contemporanea nascita di una nuova nazione: la Repubblica del Sud Sudan. Al momento in cui andiamo in stampa, l’esito della consultazione non è ancora stato comunicato: la popolazione locale, in maggioranza cristiana e animista, vive giornate di apprensione e di speranza. La paura è che le autorità centrali, capeggiate da leader arabi e musulmani, non accettino la probabile vittoria del fronte indipendentista. L’eventuale sabotaggio del piano di pace da parte del governo di Karthoum (capeggiato dal Presidente Al-Bashir, incriminato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità nel Darfur), potrebbe riaccendere la miccia delle armi che, in ventun anni di guerra civile fra Sud e Nord Sudan, hanno già ucciso due milioni di persone.

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società

testo e foto di Alessandro Gandolfi / Parallelozero

L’oro rosso della Tunisia

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Il business del corallo che unisce le due sponde del Mediterraneo

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edute nella veranda, le sette ragazze di Moktar Saoudi lavorano il corallo senza dire una parola. Le mani sul trapano elettrico, lo sguardo fisso su quei rametti rossi da forare con precisione. «Ci vuole molta acqua, altrimenti diventa giallo, e state attente alle dita…», urla l’orefice mentre prepara i gioielli per la sua vetrina. Il negozio di Moktar è un chioschetto lungo Rue Bourguiba; ci si arriva scendendo le vie strette di Tabarka e lasciandosi a destra il Café des Andalous, l’animato ritrovo dei pescatori. È davanti a un narghilè o a una tazza calda che ogni settimana si vende e si acquista corallo grezzo tunisino. «Lo comprano tutto gli italiani», si lamenta Moktar. «Vengono qui con i

Gli abitanti delle coste tunisine pescano il migliore corallo rosso del mondo. Ma il suo florido commercio viene gestito da una comunità di mercanti di origini liguri protagonisti di una storia incredibile iniziata cinque secoli fa loro euro e non ne lasciano per nessuno. E così la storia dei tabarchini si ripete».

Ai tempi di Barbarossa Chi sono i tabarchini di cui parla Moktar? La loro vicenda ricorda quella di un romanzo d’avventura, intrisa com’è di sogni coraggiosi, di sacrifici, di successi e schiavitù. Ma per poterla comprendere a fondo occorre fare un salto indietro di cinque secoli, nell’Europa del Cinquecento, quando

lungo le coste del Mediterraneo scorrazzavano le galee dell’ammiraglio turco Khayr al-Din, detto Barbarossa. Durante una delle sue scorribande il celebre corsaro occupò la costa tunisina; ma quando, nel 1535, il sultano locale invocò l’aiuto di Carlo V d’Asburgo (re di Spagna e sovrano del Sacro Romano Impero), il pirata si ritrovò di fronte la flotta imperiale. La sconfitta fu inevitabile e in cambio del favore il sultano di Tunisi

fu costretto a cedere il diritto alla florida pesca del corallo.

Un’enclave cristiana A sconfiggere il Barbarossa era stata in realtà la flotta dell’ammiraglio genovese Andrea Doria, stretto alleato di Carlo V. L’imperatore cedette a lui la concessione per la pesca e la commercializzazione del corallo a Tabarka, contratto che il Doria girò a sua volta a una famiglia amica, quella dei marchesi Lomellini di Pe-

Lo scheletro calcareo del corallo, durissimo e ricercato come materiale per la costruzione di gioielli, è ricoperto da uno strato di tessuto molle che viene rimosso per la lavorazione

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società Uno scorcio notturno del bazar: è qui che viene venduto gran parte del corallo lavorato a Tabarka

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società

testo di Marco Trovato

l’Ospedale

galleggiante La Chauncy Maples diventerà una clinica itinerante

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er vent’anni è rimasta ormeggiata nel porto di Monkey Bay, alla punta estrema del lago Malawi, ridotta ad un bar galleggiante che ogni sera si riempiva di ubriachi e zanzare. Ma la Chauncy

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Maples, la più antica imbarcazione dell’Africa, non meritava quella fine ingloriosa. Il governo del Malawi ha deciso di trasformarla in una nave ospedale: presto porterà medicinali e cure

gratuite a circa 2 milioni di persone disseminate lungo le sponde del lago. Un incarico nobile che restituisce onore a questo leggendario vascello di 38 metri, appartenuto in origine ad una società missionaria bri-

tannica, che ha navigato per lungo tempo nel cuore del continente in soccorso dei più bisognosi.

V iaggi u manitari F u un battello epico fin dalla sua nascita: costruito nel



società

testo di Luciana de Michele

Sciami guStoSi

a Kampala è iniziata la caccia alle cavallette Ogni inverno la capitale ugandese è invasa da milioni di insetti volanti. Dal cielo piovono leccornie e business appetitosi

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ono un flagello conosciuto fin dall’antichità. Compaiono all’improvviso in sciami colossali e divorano tutto ciò che trovano sul loro percorso. Non c’è nazio-

ne africana che non abbia sperimentato il potere distruttivo delle cavallette. Ancora oggi l’Information Locust Service della Fao aggiorna quotidianamente il bollettino dei danni di questa sciagura: coltivazioni e pascoli devastati dall’Algeria allo Zimbabwe. Solo in Uganda la periodica invasione di questi insetti voraci è attesa con trepidazione. Ogni anno, nei mesi di novembre e d i c e mbr e , milioni di ca-

vallette discendono gli altopiani etiopi per raggiungere le umide regioni attorno al Lago Vittoria. È la stagione delle “senene”: sorta di locuste della specie Ruspolia nitidula. Per settimane il cielo di Kampala viene offuscato da impressionanti nuvole di insetti verdi e marroni che svolazzano senza sosta.Al calar del sole la gente si riversa sulle strade per catturarne il maggior numero possibile: gli ugandesi ne vanno ghiotti. I viali della metropoli si riempiono di trappole artigianali composte da lamiere di metallo collocate in posizione verticale sopra dei grossi bidoni. Per attirare gli insetti si utilizzano faretti elettrici o lampade a petrolio Le luci richiamano le senene sulle lastre scivolose: a migliaia finiscono intrappolate nei bidoni (guardate il video su www.vimeo. com/11193910). I cacciatori di cavallette si danno

da fare fino all’alba. Vivaci plotoni di bambini partecipano alla raccolta sulle strade e rischiano ogni notte di finire sotto le auto (il bollettino degli incidenti mortali, in questo periodo, è terribile). Alle donne spetta il compito di pulire le senene, eliminando zampe e ali, e di trasformarle in gustose prelibatezze. Le cavallette possono essere cucinate in vari modi: fritte e speziate, arrostite e ridotte in polvere, in padella con cipolle e peperoncino. Pietanze stuzzicanti e ricche di proteine. Si vendono in ogni angolo di Kampala. Un chilo di senene vale 6mila scellini ugandesi, circa 2 euro. Il business delle cavallette può garantire per un anno intero l’affitto della casa, l’acquisto di abiti nuovi, il pagamento delle tasse scolastiche. Un castigo del cielo? Macché: una benedizione divina. • africa · numero 1 · 2011

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società

testo e foto di Elena Dak

Nozze tuareg

Scene da un matrimonio nel deserto del Niger Nelle oasi sperdute nel massiccio dell’Aïr ogni estate si festeggiano i matrimoni tradizionali dei Tuareg. Un’occasione propizia per assistere a rituali antichi che celebrano la bellezza e l’orgoglio di questo popolo

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lcuni dei Tuareg che vivono tra i monti dell’Aïr in Niger sono dediti alle carovane del sale, altri coltivano gli orti nell’oasi di Timia. Per tutti, il mese di agosto è consacrato alla celebrazione dei matrimoni. I festeggiamenti durano diversi giorni, durante i quali l’intera comunità partecipa a canti,

I gioielli indossati dalla sposa vengono tramandati da madre in figlia in occasione dei matrimoni. Già nel XV secolo il celebre geografo arabo Ibn Battuta narrò il fascino delle donne tuareg 32 africa · numero 1 · 2011



lo scatto

testo di Andrea Semplici foto di Marco Trovato

Miraggio sahariano 34 africa 路 numero 1 路 2011


Il lago di Um el-Ma in Libia

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na spettacolare duna si specchia nel lago di Um el-Ma, “La madre dell’acqua”, nel profondo sud della Libia. Qui, nell’Erg di Ubari, maestoso deserto di sabbia, i miraggi diventano realtà. Acque perenni e salatissime riaffiorano come per magia in superficie, dopo essere scivolate dalle montagne del Messak e del Tassili, dando vita a una ventina di incredibili laghi. Il più bello di tutti è Um el-Ma, con le acque verdi e le palme da dattero che avvolgono le sue rive. Una piscina perfetta per un bagno da sogno nel cuore del Sahara.

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copertina

testo di Marco Trovato foto di Marco Garofalo

Sudafrica

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Magico F

Gli straordinari prodigi di una scuola di magia per veri Harry Potter

inalmente il gran giorno è arrivato. Terminate le lezioni, alla vigilia delle vacanze estive, è il momento della consegna dei diplomi. Non c’è una sedia libera al Bishop Theatre di Città del Capo. Gli studenti del College of Magic, prima accademia al mondo consacrata all’insegnamento della magia, sono agitatissimi in platea. Indossano tutti l’uniforme d’ordinanza della scuola: completo nero, camicia bianca, cravatta, scarpe di vernice tirate a lucido. Alle loro spalle i familiari, tronfi di orgoglio nei loro abiti della festa, preparano videocamere e macchine fotografiche. Le luci si spengono, in sala cala il silenzio. Compaiono sul palco i professori, sorridenti ed emozionati: per mesi si sono prodigati a svelare ai loro alunni i segreti dell’illusionismo e oggi devono premiare i maghetti più meritevoli. Uno dopo l’altro i piccoli allievi sono invitati a esibirsi davanti al pubblico. Per un paio di ore si susseguono numeri ad effetto di trasformisti, incantatori, chiaroveggenti, mimi, ventriloqui, ammaestratori di pulci… Uno spettacolare saggio di fine anno che si conclude con l’assegnazione dei vari attestati. Alla fine della cerimonia Vuyolwethu Foslara, 13 anni, aspirante giocoliere, pare soddisfatto: è stato promosso con il massimo dei voti alla classe quarta. «Ci vorranno ancora due anni di studi e di faticose esercitazioni prima di ottenere il diploma», spiega. «Ma è già una bella soddisfazione aver conquistato il prestigioso certificato del triennio: non vedo l’ora di metterlo in bella mostra sulle pareti della mia camera». Come dargli torto? Quella pergamena gialla che accarezza in continuazione con le dita vale più di un tagliando vincente della lotteria: è un biglietto di sola andata per uscire dall’inferno.

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libri

di Pier Maria Mazzola

Alcuni dei miei migliori amici sono bianchi

Sulla missione

«I bianchi sono inflessibili con i soldi - motivo per cui ne hanno tanti». «Noi neri, in quanto tali, ci siamo buttati a pesce sull’idea di poter dare la colpa al passato, soprattutto all’infanzia. (…) Se non vai da uno psicologo per elaborare il lutto di un’infanzia sotto apartheid, inutile tentare di convincere gli altri di avere avuto una vita difficile. L’azienda sudafricana media segue il solito schema a cappuccino: tanto caffè nero in fondo, uno strato di candida schiuma e una spruzzata di cacao in cima». «Se c’è una cosa di questo paese in cui vige una parità assoluta, è proprio il razzismo di ognuno. Sarebbe bello ammetterlo». Satira sociale allo stato puro, politicamente scorretta, sempre spassosa, spesso motivo di riflessione anche per chi in Sudafrica non ci vive.

Le frecce come un ago di bussola impazzito che cerca il nord. La copertina esprime lo spirito di dibattito a tutto campo che soffia su ogni pagina. La provocazione di un non credente - che tuttavia ama girare film sui missionari, come quello allegato - è raccolta da missionari e non (tra questi ultimi vanno segnalati Raniero La Valle e Maurizio Chierici). Il volumetto riproduce la vera discussione che si è innescata attorno a un tavolo per capire se è ancora lecito parlare di missione. I sospetti che gravano su di essa sono tanti. Da dove ripartire per non essere, come missionari, i rappresentanti di un “sistema” ecclesiastico? Di tutto ciò si parla senza quasi fare ricorso a un linguaggio da addetti ai lavori. Come uscire dalla crisi? Con una linea «riformista» oppure «radicale»?

di Ndumiso Ngcobo

Voland 2010, pp. 198, 14 euro

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di Giovanni Munari e Mario Ghiretti

Emi 2010, pp. 119 + dvd 33’, 12 euro

La Somalia non è un’isola dei Caraibi

Il desiderio di Kianda

Il profeta di Zongo Street

È mancato il 1° ottobre scorso, pochi mesi dopo l’uscita del suo libro, curato dall’amico Pietro Petrucci. Aden, medico formatosi in Italia, è stato figura di spicco nella storia del suo Paese: ministro della Sanità con Siad Barre, confidava di estendere l’accesso alla salute al più gran numero, ma dal regime dovette poi subire il carcere, per lunghi anni, fino all’esilio italiano. È poi stato uno dei protagonisti della Conferenza di Nairobi del 2004-05 sulla pace in Somalia. Dalle memorie consegnate a questo suo secondo libro escono, oltre all’autobiografia di Aden, sprazzi dell’Italia dagli anni Cinquanta in poi e la storia, assai più travagliata, della Somalia. Per il cui futuro Aden vedeva «meglio le Corti Islamiche che i signori della guerra» o i “talebani” Shaabab.

Nel 2009 si temeva, a Luanda, il crollo di un edificio di 17 piani nella zona di Kinaxixi. Motivo: le infiltrazioni d’acqua dalla sottostante laguna interrata, nel 1975, per renderla area edificabile. Nel 2008 altri palazzi erano già implosi. Nel suo romanzo, pubblicato nel 1995, l’autore già vedeva le case di Kinaxixi sgretolarsi una alla volta, ma a suon di musica e senza fare male agli abitanti. Era la “vendetta” dello spirito delle acque, Kianda. Con la sua elaborazione personale, ricca anche di ironia, di un mito locale, Pepetela stigmatizzava il blocco politico succeduto alle elezioni del 1992 che avrebbero dovuto portare la democrazia e la pace, e allo stesso tempo i “crolli” sociali che andavano modificando l’Angola. Il romanzo è opportunamente introdotto da Vincenzo Barca.

Una decina di brillanti racconti di autore ghaneano trasferitosi da ragazzo negli Stati Uniti. Zongo Street è lo scenario di buona parte delle storie (salvo quelle newyorkesi) ma, anche se situata a Kumasi, in quella via brulica un’Africa eclettica: vi sono hausa, pigmei, musulmani... Un microcosmo nel quale si succedono storie d’infanzia, d’amore, di vita, di morte. Tutte colorate di humour, tenerezza e satira sociale. Quanto al «profeta» di quella via, «Kumi continuò a essere l’unico adepto della sua nuova religione»… L’autore, qui alla sua prima opera pubblicata, è stato una rivelazione folgorante nel 2005, grazie soprattutto a Mallam Sile, uno dei racconti di questa raccolta, finito sul New Yorker e subito acclamato.

di Pepetela

di Mohammed Naseehu Ali

di Mohamed Aden Sheikh

Diabasis 2010, pp. 323, 19 euro

Edizioni Lavoro 2010, pp. 97, 12 euro

66thand2nd 2009, pp. 213, 6 euro


musica

di Claudio Agostoni

RAIny SeASon BLueS Lobi TrAoré

9 agosto 2008. Bogolan Studio di Bamako, Mali. Lobi Traoré, figlio del blues del baobab e amante di quello dei cactus (per chi non si occupa di botanica: discepolo di Ali Farka Touré e grande ammiratore di John Lee Hooker), mette gli accordi della sua chitarra acustica a disposizione della produzione di Chris Eckman, cofondatore dei Walkabouts e dell’etichetta indipendente Glitterhouse. Una sessione di 4 ore dove tutto viene registrato dal vivo, senza una setlist prestabilita. Lobi non può saperlo, ma quelle che registrerà saranno le canzoni del suo ultimo cd. Poco meno di 2 anni dopo, lo scorso giugno, sarebbe morto, improvvisamente e senza tante spiegazioni di contorno. L’eredità che ci lascia sono 10 tracce che hanno tutta l’epica, la purezza e la tragicità della musica di quelle parti. L’incanto delle ballate countryblues di Mississippi John Hurt e la magia dei primi dischi di Ali Farka Touré.

BeAutIfuL ImpeRfeCtIon AsA

«Mia mamma di solito mi dice che... non va bene / vedere l’uomo che ami e agire come una pazza / Ma dimmi che cosa può fare una ragazza innamorata? / Stanotte io rompo la regola di mia mamma / Baby ci sono un sacco di cose che voglio dirti / Sono innamorata di te, mi stai facendo impazzire / So che suona stupido. Ma va bene per essere la tua donna tutti i giorni?». È l’incipit di Be my man, una canzoncina che, ascoltata un paio di volte, ti si stampa in testa e non esce più. L’interprete di questo gioiellino pop è Asa, giovane artista parigina di nascita ma cresciuta e formatasi in Nigeria, dove i genitori l’hanno portata all’età di due anni. Da bambina ha accudito i 3 fratelli maschi, si faceva compagnia con il canto e non ha mai sognato di dedicarsi ad altro. Questo è il suo secondo cd, con cui ci regala un pop-soul raffinato, dove racconta con leggerezza temi anche intimisti, usando una chiave leggiadra e ironica.

SénégAL: éCho muSICAL AA.VV.

Mi rendo conto di essere monotono e ripetitivo, ma anche questo nuovo volume che la Syllart dedica agli anni in cui è nata la musica africana moderna è assolutamente imperdibile. In questo caso, come sempre con l’ausilio di un doppio cd (quasi due ore e mezzo di musica), si torna in Senegal. Se con Teranga Spirit si passava in rassegna la musica degli anni dell’indipendenza e con Musical Effervescence si tastava l’incursione e gli effetti del funk nella musica senegalese, con questo Écho Musical si cerca (con successo) di mostrare come sia meticcia la musica senegalese. Si scandaglia così il rapporto con la musica cubana, il crossover con morne e coladere capoverdiane e l’apporto di musicisti internazionali come il cantante e percussionista guineano Amara Touré. Sonorità meticce che hanno forgiato e sono la spina dorsale della musica senegalese contemporanea.

oppoSIte peopLe, the muSIC of feLA KutI MAMud bAnd

Un cd di afrobeat, dedicato a Fela Kuti, made in Italy? Che di questi tempi si possa fare di tutto ormai è scontato. Meno che lo si faccia bene. La notizia è che la Mamud Band lo fa addirittura molto bene. La band, capitanata da Lorenzo Gasperoni, include 9 musicisti: una sezione fiati di forte impatto, arricchita dalla presenza di musicisti cubani e costituita da tromba, sax contralto e sax baritono, chitarra, piano elettrico, e una sezione ritmica affidata a basso e batteria, cuore pulsante della band. E per quando c’è da cantare è stato ingaggiato Bunna, la voce degli Africa Unite. Per il repertorio sono stati estrapolati 11 brani dal ricco patrimonio artistico di Fela. Egbe Mi O, Zombie, No Agreement, Colonial Mentality… Non una semplice rilettura o un’operazione di finto modernariato musicale, ma un tentativo (riuscito) di esplorare nuovi territori dell’afrobeat. africa · numero 1 · 2011

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cultura

testo e foto di Bruno Zanzottera/Parallelozero

Esame di maturità

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cultura

a cura di Paola Marelli

foto di Daniele Tamagni

Il Mozambico

Intervista a Taibo Bacar, nuova stella del È un giovane e promettente stilista di Maputo. Ha presentato la sua ultima collezione nei templi sacri dell’alta moda europea. Ora punta a diventare l’ambasciatore dell’eleganza mozambicana in tutto il mondo

È

giovane (25 anni appena compiuti), talentuoso (ha già vinto numerosi concorsi di design) e ambizioso (ha presentato la sua ultima collezione con una tournée mondiale). Lo stilista mozambicano Taibo Bacar è l’emblema di un’Africa nuova, dinamica e bella, che conquista meritatamente i riflettori internazionali. In patria si è fatto conoscere nel 2008, aggiudicandosi il premio della Mozambique Fashion Week. Da quel momento le donne più in vista di Maputo (soprattut52 africa · numero 1 · 2011

to deputate e imprenditrici di successo) hanno riempito i guardaroba con i suoi vestiti eleganti e briosi: un turbinio di camicette ammiccanti, gonne leggere come farfalle, bustini variopinti e giacche ricoperte di paillettes. Capi sempre raffinati, dalle linee classiche ma impreziositi con un tocco di glamour. Una sintesi mai scontata tra il rigore della haute couture europea e l’esuberanza della fantasia africana. La sua ultima collezione ha sfilato a Milano Donna, lo scorso settembre, accanto alle griffe più

Il successo non ha cambiato Taibo: lo stilista mozambicano partecipa a sfilate di beneficenza e a progetti umanitari in favore dei giovani mozambicani

importanti dell’alta moda (Armani, Ferrè, Gucci, Versace, Chanel, Dior…). Taibo Bacar è stato il primo designer mozambicano a calcare una grande passerella del prêt-à-porter.

Un evento che non è passato inosservato: le più autorevoli riviste di moda gli hanno riservato commenti lusinghieri. Lo abbiamo intervistato all’indomani della sua sfilata.



cultura

testo di Emanuela Zuccalà foto di Alida Vanni

Lo scultore dei rottami

Sahab Koanda trasforma i rifiuti in opere d’arteI

Un artista del Burkina Faso recupera dalle discariche ogni genere di ferraglia. E coi materiali di scarto realizza sculture ecologiche e stravaganti. Uno stile inimitabile che lo ha reso famoso anche in Europa

S

ulla sua carta d’identità c’è ancora scritto “apprendista parrucchiere”. Perché Sahab Koanda, 39 anni, originario di un piccolo villaggio del Bur54 africa · numero 1 · 2011

kina Faso, ha tentato mille mestieri prima di accorgersi di essere un artista. Ha frequentato la scuola coranica, ha fatto il manovale nei cantieri edili, il barbiere, finché

si è unito a una compagnia teatrale del quartiere Tampouy, nella capitale Ouagadougou. Girava per le zone rurali a coscientizzare la gente su temi sociali e sensibili come la prevenzione dell’Aids, le gravidanze precoci e i diritti dell’infanzia, attraverso la recitazione, la danza e la musica. «Ma non mi bastava» racconta lui «volevo spingermi oltre. Sentivo che la mia vita o sa-

rebbe stata arte, o sarebbe stata niente». Un artigiano gli presta il suo atelier, sempre a Tampouy, e Sahab, completamente autodidatta, si scopre scultore e pittore.

Il re del pattume Oggi che le sue opere potenti e surreali si sono fatte conoscere inaugurando l’edizione 2009 del Fespaco, biennale Festival Panafricano della Cinema-



testo di Claudio Agostoni foto di Daniele Tamagni

Nicolas Asfouri/AFP

viaggi

Lisbona, africa

Invito al viaggio nella capitale più “nera” d’Europa 56 africa · numero 1 · 2011



sport

testo di Paola Marelli foto di Olycom

Il leopardo

Dalle savane alle piste innevate, la favola di A trent’anni ha visto per la prima volta la neve. A trentuno ha scoperto la passione per lo sci. A trentasei si è qualificato per le Olimpiadi: primo atleta del Ghana nella storia dei Giochi invernali. Ora Acheampong vuole continuare a stupire il mondo

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i Giochi di Vancouver, lo scorso inverno, è stato tra gli atleti più fotografati e acclamati dal pubblico. Un tripudio di applausi e attestati di affetto che gli hanno riscaldato il cuore. E poco importa se non ha conquistato una medaglia. Kwame NkrumahAcheampong, 36 anni, è entrato nella storia dello sci mondiale: prima di lui nessun atleta ghaneano aveva mai partecipato ad un’Olimpiade invernale. Acheampong c’è riuscito, qualificandosi contro ogni

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sport

testo di Luca Spampinato

IlIl monarca regno della neve del Lesotho vuole diffondere lo sci Sua Maestà Letsie III, sovrano di un piccolo e povero Paese dell’Africa meridionale, ha innevato le cime delle montagne per promuovere la pratica dello sci. Ma i sudditi non sono entusiasti

L

a storia dell’Africa è costellata di imprese folli, frutto della megalomania dei suoi politici. Il primo Presidente della Costa d’Avorio, Félix-Houphouët Boigny, fece costruire una copia fedele della basilica di San Pietro in mezzo alla savana. Il dittatore dello Zaire, Mobutu Sese Seko, ordinò la realizzazione di una pista di atterraggio per i Concorde nel cuore della foresta congolese. Il tiranno centrafricano Jean-Bédel Bokassa volle per sé un palazzo imperiale mastodontico con tanto di corredo imperiale (trono d’oro e corona di diamanti). L’ultimo stravangante capriccio arriva dal Leso-

tho, un Paese montagnoso grande quanto il Belgio: Sua Maestà Letsie III, 47 anni, si è messo in testa di trasformare il suo piccolo regno in un sontuoso comprensorio sciistico con tante piste innevate e impianti di risalita. Obiettivo: «Fare divertire i miei sudditi».Completamente circondato dal Sudafrica, il Lesotho ha la particola-

Qui Afrika?

rità di essere l’unico Paese al mondo interamente al di sopra dei mille metri di altezza, con vette che superano i 3mila. Durante l’inverno le praterie che avvolgono le due catene montuose del Drakensberg e del Maluti vengono ricoperte da un soffice manto di neve. La magia dura poco, poiché il sole a quelle latitudini è im-

Un ragazzo con gli sci sulle spalle trascina una slitta nella neve. “Afrika”, c’è scritto sul cartello della località. Ma l’apparenza inganna. Siamo in Germania, in un paesino fondato da ex coloni dell’Africa Tedesca: d’inverno qui la temperatura scende spesso fino a quindici sotto zero.

pietoso. Ma il sovrano del Lesotho non è tipo che si arrenda alla natura. Cinque anni fa, nella pittoresca valle di Mahlasela, ha inaugurato la prima pista sciistica dell’Africa australe. E da quel momento non ha smesso di investire valanghe di soldi pubblici per realizzare il suo sogno. Il risultato si chiama AfriSki: una località sontuosa sperduta nel nulla, attrezzata con skilift di ultima generazione e cannoni per la neve artificiale. Guardare per credere: cliccando all’indirizzo www. afriski.net si può prenotare un albergo a quattro stelle, acquistare uno chalet di montagna, noleggiare l’attrezzatura per la neve, prenotare una lezione di snowboard. Peccato che sulle piste scivolino non più di 4mila visitatori all’anno: solo turisti sudafricani provenienti da Johannesburg e Pretoria. I 2 milioni di “sudditi” del Lesotho hanno ben altro a cui pensare che divertirsi sulla neve: l’aspettativa di vita media nel Paese è di 36 anni, un giovane su quattro è malato di Aids, il tasso di disoccupazione è del 45%. Due ore di lezione di sci costano 500 rand, 50 euro: l’equivalente dello stipen-

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lo scatto

testo di Andrea Semplici foto di Bruno Zanzottera

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Epifania


Festa solenne per i cristiani d’Etiopia

I

l 19 gennaio è il giorno più sacro del calendario religioso etiopico. In quella data oltre 52 milioni di cristiani copti festeggiano l’Epifania ortodossa (Timkat): un rito antico e solenne che celebra il battesimo di Gesù nelle acque del Giordano. Per l’occasione, fiumane di pellegrini confluiscono a Lalibela, la capitale spirituale dell’Etiopia, una Gerusalemme africana costruita nel Medioevo sulle rocce dell’altopiano. I preti copti, adornati con mantelli di velluto intessuti di filigrane dorate, guidano lunghe processioni mostrando ai fedeli le tabot, gli scrigni sacri, simbolo delle Tavole della Legge, che sono copia delle pietre su cui Dio, sul monte Sinai, incise i Dieci Comandamenti. In un luogo segreto dell’Etiopia, secondo le credenze locali, si conserva la vera Arca dell’Alleanza, l’urna originale nella quale furono custodite le pietre fondanti della religione cristiana.

ortodossa africa · numero 1 · 2011

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chiese

testo di Anna Pozzi foto di Bruno Zanzottera

Le erbe prodigios

in benin un medico missionario sfrutta

Nel grande ospedale di Tanguiéta si curano ogni anno diecimila persone malate di tumori, epatite, Aids e malaria. Con farmaci e interventi chirurgici. Ma anche con infusi naturali e tisane prodigiose…

E

pensare che quando sbarcò in Africa quarant’anni fa non ne voleva neppure sentir parlare di erbe e guaritori, di piante medicinali e intrugli sospetti. Medico e missionario, fra Fiorenzo Priuli ne aveva abbastanza della sua medicina occidentale per affrontare quel mondo di malattie e miserie. C’è voluto un po’ di tempo perché riuscisse a vedere, scoprire, capire anche quell’altro 66 africa · numero 1 · 2011

mondo: quello di culture, tradizioni, sensibilità molto diverse e complesse. C’è voluto tempo, ma ne ha fatto tesoro. Oggi, questo medico instancabile, tanto efficiente quanto disponibile, si è calato perfettamente nella realtà africana in cui vive. Senza rinnegare nulla della scienza medica occidentale, ma aprendosi a possibilità di cura che appartengono alla tradizione locale.



chiesa in africa

a cura di Anna Pozzi

ALGERIA •

Il santuario che unisce cristiani e musulmani

N

otre Dame d’Afrique può finalmente esibire un abito nuovo. Sì, perché i lunghi lavori di restauro che hanno interessato la basilica di Algeri, segno più evidente della presenza cristiana in un Paese quasi totalmente musulmano, sono terminati. E l’inaugurazione ufficiale, il 13 dicembre scorso, è stata occasione per celebrare questo luogo dal grande significato, non solo per la cristianità, ma «simbolo - come ha sottolineato l’arcivescovo di Algeri, mons. Ghaleb Bader - dell’incontro tra le persone, di intesa e di amicizia». E anche di dialogo islamo-cristiano. All’interno della basilica. infatti, una grande scritta invoca “Notre Dame d’Afrique a pregare

Costa d’Avorio • Religiosi uniti per la pace Sei giorni di preghiera e di digiuno. Di fronte all’incredibile e

scandaloso esito delle elezioni, i leader di tutte le religioni della Costa d’Avorio hanno deciso di mettersi insieme per invitare i propri fedeli a pregare e digiunare per una settimana a metà dicembre. Almeno loro hanno dato un segnale di unità all’interno di un Paese che fatica a trovare la via

della pace e della concordia. Anche le elezioni, tante volte rinviate e tanto attese, non hanno rappresentato quel punto di svolta che molti speravano. Anzi. Il capo di Stato uscente, Laurent Gbagbo, si è rifiutato di riconoscere la vittoria dello sfidante Alassane Dramara Ouattara, e si è auto-proclamato presidente, formando un proprio governo. Dal canto suo,

anche Ouattara, forte dei dati forniti dalla Commissione elettorale e del sostegno dell’Unione africana e internazionale, si è, sua volta, proclamato presidente e ha formato un governo. Insomma, all’indomani del ballottaggio del 28 novembre, la Costa d’Avorio si è ritrovata con due governi sulla carta e nessuno nella pratica.

Egitto •

Cristiani perseguitati:

S

i fa sempre più critica la situazione per i cristiani in Egitto. Complice un clima politico molto teso, si moltiplicano i casi di minacce o di insicurezza. Al punto che, dopo le proteste per la mancata autorizzazione alla costruzione di una chiesa nei pressi di Giza, il 4 dicembre, il responsabile dell’Unione egiziana per i diritti umani, Naguib Ghobrial, ha organizzato una manifestazione davanti all’Alta Corte dell’Egitto, a cui hanno partecipato sia cristiani che musulmani. I manifestanti chiedevano la liberazione dei circa 170 detenuti in seguito agli scontri di Giza (in cui hanno perso la vita quattro persone) e l’incriminazione del governatore di Giza e del capo della sicurezza che il 24 novembre avevano autorizzato l’uso di pallottole attive contro i manifestanti.

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per noi e per i musulmani”. E sono moltissime le donne musulmane che si raccolgono qui in preghiera di fronte a Maria. Tutte le più alte autorità algerine, compreso il ministro per gli affari religiosi, erano presenti all’evento, così come una folta delegazione appositamente venuta dalla Francia, tra cui il sindaco di Marsiglia. Per una volta, sono state superate le discordie che minano i rapporti tra i due Paesi, per mostrare una possibilità concreta di collaborazione. Notre Dame d’Afrique, infatti, è stata restaurata - per un costo complessivo di cinque milioni di euro - sia grazie a finanziamenti e donazioni francesi e dell’Unione Europea, sia grazie al contributo del governo algerino. Un segno, anche questo, di collaborazione anche all’interno di un Paese dove le relazioni tra cristiani e musulmani non sono sempre buone. E, infatti, proprio il giorno prima dell’inaugurazione, quattro cristiani protestanti della Cabilia sono stati condannati ad alcuni mesi di prigione con la condizionale per aver aperto un luogo di culto non autorizzato. Una legge algerina del 2006, che regola i culti non musulmani, impone infatti che qualsiasi luogo di culto debba avere un’apposita autorizzazione. Che le autorità algerine tendono sistematicamente a non dare. E così, specialmente in Cabilia, dove i gruppi evangelici stanno facendo molti proseliti, i leader religiosi adibiscono delle sale a luoghi di culto. L’utilizzo di una di queste è al centro della denuncia che ha portato alla condanna di quattro cristiani. Il “Collettivo dei Religiosi per la pace”, al quale aderisce la Chiesa cattolica, ha dunque emesso un documento in cui si dice preoccupato per il «pericolo che si profila all’orizzonte». Per questo, i religiosi lanciano un «appello solenne a non cedere alle provocazioni ed alla violenza da qualunque parte provengano; a non pronunciare parole di esclusione etnica, religiosa e nazionalista; a non commettere atti di intimidazione, di minaccia, di sterile provocazione».

non solo islamismo Secondo Aidan Clay, direttore per il Medio Oriente di International Christian Concern (Icc), «mentre la maggior parte degli attacchi contro i copti sono commessi da gruppi di musulmani, l’attacco sui manifestanti disarmati è stato il primo, a memoria recente, autorizzato da una branca del governo e compiuto da forze di sicurezza egiziane. La persecuzione anti-cristiana in Egitto sta raggiungendo un nuovo livello, dal momento che i copti non sono solo discriminati, ma sono presi a bersaglio e uccisi dal governo. Chiediamo al presidente Mubarak di agire immediatamente per perseguire chi ha autorizzato l’attacco e liberare i manifestanti detenuti, in particolare i ragazzi. Se non fa così, sarà chiaro che il regime di Mubarak e i tribunali egiziani autorizzano e incoraggiano la violenza contro i cristiani».

Malawi •

Chiesa e Stato: è maretta

D

opo molti anni, i vescovi del Malawi si erano decisi a scrivere una lettera pastorale che toccava però anche i temi caldi del Paese. Intitolata Leggere e interpretare i segni dei tempi: temi socio-politici ed economici presenti in Malawi, la lettera, pubblicata all’inizio dell’Avvento, metteva il governo di fronte a molte delle sue responsabilità. Ci sono voluti quaranta giorni perché il presidente della Repubblica Ngwazi Bingu wa Mutharika rispondesse, accusando i vescovi di mancanza di rispetto, di essere di parte e di aver oltrepassato i limiti concessi. Una risposta molto dura, che non apre alcuno spiraglio di speranza e di dialogo, in un Paese dove una sorta di dinastia si sta sovrapponendo a quel barlume di democrazia che stava nascendo. africa · numero 1 · 2011

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storia

testo di Diego Marani

l’esploratore

deLLe dune

Heinrich Barth alla scoperta delle oasi del Sahara

Audace viaggiatore tedesco dell’Ottocento, Barth vagabondò per cinque anni nel cuore del deserto, tra luoghi e popoli sconosciuti, lungo piste di sabbia avvolte dal silenzio e arroventate dal sole. Sul suo taccuino raccontò i segreti del Sahara

L

a storia dell’esplorazione del Sahara è legata al nome di un grande viaggiatore tedesco vissuto nella metà dell’Ottocento: Heinrich Barth. Nacque il 16 febbraio 1821 ad Amburgo. Studiò a Berlino (storia, geografia e filologia) e imparò le lingue: francese, inglese, spagnolo e arabo. 72 africa · numero 1 · 2011

Viaggiatore infaticabile Dal 1845 al 1847, cioè attorno ai 25 anni, viaggiò per il Mediterraneo, dalla Spagna alla Grecia, ma per la sponda sud. Fu il suo primo impatto con l’Africa: un colpo di fulmine. Nel 1846 decise di risalire il Nilo fino al Sudan settentrionale. Nel 1849 si aggregò a una spedizione inglese che partendo da

Tripoli, in Libia, scese verso il lago Ciad. Questo fu il viaggio della vita: in cinque anni, Barth percorse qualcosa come ventimila chilometri. Dopo aver attraversato il Sahara e raggiunto il lago Ciad, l’infaticabile viaggiatore tedesco continuò ad esplorare il Sahel verso ovest, passando per Sokoto, Gao e Timbuctu, dove si

fermò circa sei mesi. Qui diventò amico dello sceicco locale, al-Baqqai, raccolse informazioni sui Tuareg e spunti sulla storia africana. A quel tempo questo era di per sé un approccio rivoluzionario: solo vent’anni prima, verso la fine della propria vita, il filosofo Friedrich Hegel - punto di riferimento per tutta la



storia

testo di Enrico Casale

Le ultime colonie In Marocco resIstono due antIche enclave spagnole

S

ul pennone sventola la bandiera giallorossa della Spagna, ma a Ceuta e Melilla sta diventando sempre più difficile trovare un cittadino che si chiami Juan o José. Più facile invece è incontrare Mohamed o Ahmed. Le due enclave spagnole in territorio marocchino si stanno africanizzando. Gli spagnoli sono sempre meno attirati da queste cittadine affacciate sul Mediterraneo, nonostante gli sgravi fiscali e gli stipendi più elevati garantiti dalla madrepatria, mentre la popolazione di origine araba continua a crescere. Ceuta e Melilla appartengono alla Spagna, rispettivamente dal 1668 e dal 1497. Da lì partì la conquista del Nord Marocco nel XIX secolo. Quando la Spagna nel 1956 decise di concedere l’indipendenza alle colonie, le due località (vivaci porti commerciali e snodi strategici per il controllo d’accesso al Mediterraneo) rimasero sotto il controllo di Madrid. Il Marocco ne ha sempre rivendicato la sovranità. Una pretesa che ha acceso un duro confronto con Madrid. Nel 2002 le truppe maroc-

A cinquant’anni dall’indipendenza delle maggiori nazioni africane, le città di Ceuta e Melilla, storici avamposti coloniali di Madrid, sono ancora uno schiaffo alla sovranità territoriale del Marocco

CEUTA e MELILLA

MAYOTTE

RÉUNION

chine occuparono per pochi giorni Perejil (un’isoletta davanti alle due enclave) poi liberata con un colpo di mano delle truppe speciali spagnole. Nel novembre del 2007, quando re Juan Carlos visitò Ceuta e Melilla, il governo marocchino organizzò manifestazioni antispagnole e minacciò di interrompere le relazioni diplomatiche. Oggi il Ma-

rocco sta costruendo due porti proprio vicino alle enclave. Scopo dichiarato di Rabat è ostacolare le attività economiche dei due territori spagnoli per renderli, con il passare del tempo, troppo costosi da mantenere per Madrid. La frontiera con il Marocco, che segna il confine meridionale dell’Unione Europea, si è surriscaldata.

Due isole francesi Ceuta e Melilla non sono le uniche colonie rimaste in Africa. Al largo delle coste orientali del continente, nelle acque dell’oceano Indiano, galleggiano due isole francesi: Mayotte (nell’arcipelago delle Comore, 186mila abitanti) e Réunion (a est del Madagascar, 794mila abitanti). Entrambe hanno deciso, tramite referendum, di non staccarsi da Parigi. Réunion è dipartimento francese da 64 anni, Mayotte dallo scorso primo gennaio. La stessa Ue ha finanziato la costruzione di una doppia barriera metallica (alta tra 4 e 6 metri) intorno a Ceuta e Melilla. L’obiettivo? Proteggere un pezzo di storia. E dissuadere le migliaia di immigrati africani che premono contro le città. • africa · numero 1 · 2011

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togu na - la casa della parola lettere Il fallimento degli aiuti Vorrei dire la mia a proposito del vostro articolo sull’utilità degli aiuti all’Africa. Ho lavorato 12 anni nell’ambito della cooperazione internazionale. In qualità di agronomo e logista ho vissuto esperienze professionali in Eritrea, Etiopia, Congo e Tanzania. Ho collaborato con 6 organizzazioni diverse. E ovunque ho avuto la spiacevole sensazione di sentirmi complice di un sistema che non funziona, privo di scrupoli e privo di professionalità, animato dalla retorica e dall’autocompiacimento. La gran parte dei progetti in Africa serve soprattutto a pagare lo stipendio ai tanti, troppi impiegati della cooperazione, che hanno smarrito - da tempo - gli obiettivi reali della loro missione. A beneficiare degli aiuti, purtroppo, non sono quasi mai gli africani. Per questo ho deciso di cambiare vita e di cambiare lavoro. Tiziano Monfreda, Roma

Silenzio in Costa d’Avorio Vivo giorni di angoscia per le sorti del mio Paese dilaniato dalle violenze post-elettorali. Mi colpisce il silenzio assordante dei media italiani… Perché i vostri giornali e i vostri politici non parlano della drammatica situazione che sta dilaniando la Costa d’Avorio? Perché la diplomazia non si muove per sostenere il presidente Ouattara, legittimo vinci76 africa · numero 1 · 2011

a cura della redazione

tore delle elezioni? Come al solito l’Africa viene dimenticata nel momento del bisogno... Christine Fatiga, via mail

Viaggio a Gibuti? Sono in cerca di una meta originale per il prossimo mio viaggio. Ditemi un solo buon motivo per visitare un Paese piccolo, povero e arido come Gibuti. Grazie. Davide Ruffolo, via mail Caro Davide, ogni posto è degno di essere visitato se sappiamo mettere in discussione i nostri pregiudizi. Ogni viaggio è degno di essere vissuto se siamo disposti a ritornare a casa, cambiati.

L’adozione fa male Nel leggere il numero 4 di Africa mi sono soffermato con profonda delusione sull’articolo “Un miraggio chiamato adozione”. Come al solito viene superficialmente promossa la prospettiva del «bravo genitore che farebbe del bene al bambino africano salvandolo dalle ingiustizie del suo continente per portarlo in Italia a vivere per sempre felice e contento». Ma state scherza ndo? L’adozione internazionale permette di sradicare una persona dalla sua famiglia biologica (intendo anche allargata), dalla sua lingua naturale, dall’opportunità che ha di conoscere la sua storia… per farlo vivere in un ambiente a lui “estraneo”: un ambiente che lo rifiuterà non appena risulterà come una minaccia per la società. Molti genitori

adottivi non hanno alcuna idea della responsabilità che si addossano. Un bambino non è un pacco regalo o un cagnolino che è meglio portare via dal canile per dargli una vita migliore. Non avete idea di cosa vuol dire crescere in Italia come una persona di origine africana e, per lo più, adottato. Non avete idea della perdita di identità che l’adozione ha causato portandoti a sentirti tanto sradicato (e disperato) da spingerti a ritornare in un’Africa, la culla dell’umanità, che ora, anche lei, ti vede come straniero. Matteo Fraschini Koffi, Malindi Risponde il giornalista Enrico Casale, autore dell’articolo. Ciao Matteo, anch’io sono un papà adottivo. Anch’io mi sono posto e mi pongo il problema dello sradicamento di mio figlio dal suo Paese nativo. E mi spiace che cresca in un ambiente lontano da quello di origine. Però sono anche convinto che ciascuno è quello che nel tempo diventa o accetta di diventare. Alle spalle di ogni bimbo adottato non c’è solo lo sradicamento culturale, ma anche quello familiare. E la bruciatura dell’abbandono lascia una cicatrice che non sparirà mai. L’amore però può lenire (non far scomparire) il dolore. So che anche nel campo delle adozioni ci sono aspetti che non funzionano: corruzione, indifferenza, ecc. Ma laddove le cose funzionano (e in Italia, lasciamelo dire, funzionano

meglio che altrove) non è meglio far crescere un bimbo in una famiglia che lo ha voluto e cerca di aiutarlo piuttosto che lasciarlo in condizioni disagiate?

Un regalo azzeccato Per Natale un’amica mi ha donato l’abbonamento alla vostra rivista. È il regalo più bello che potesse farmi: amo viaggiare per l’Africa e sono felice di avervi conosciuto: non vedo l’ora di leggere il prossimo numero. Spero di trovare presto un servizio sulla Namibia, un Paese che amo alla follia! Anna Sgroi, Milano

Boicottiamo la lingerie? Non immaginavo che in Tunisia si producesse gran parte della biancheria intima venduta in Italia (Africa 6/2010). Ma siamo proprio sicuri che dietro a quelle tonnellate di slip e reggiseni non si nasconda una nuova forma di sfruttamento? Mi piacerebbe sapere quali sono le condizioni di lavoro delle operaie tunisine che lavorano per Playtex, Lovable, Fila. Noi donne occidentali potremmo boicottare le aziende che sfruttano la manodopera africana nei loro stabilimenti. Marika Sarzanini, Padova

Prendete anche voi la parola nella “Togu na”. Scrivete a: Africa C.P. 61 24047 Treviglio BG oppure mandate una mail: africa@padribianchi.it o un fax: 0363 48198


africa

Le nostre mostre fotografiche disponibili per esposizioni in tutta Italia Le mostre possono essere allestite in scuole, biblioteche, parrocchie e centri culturali. È richiesto un contributo minimo di 200 euro per l’esposizione più il rimborso delle spese di spedizione. Per prenotazioni e informazioni rivolgersi alla redazione, tel.0363 44726, africa@padribianchi.it Anteprime su www.missionaridafrica.org

Donna Africa

Un collage di sguardi d’autore sull’universo femminile africano di Andrea Semplici e Bruno Zanzottera

L’Africa di Edo

Uno sguardo al continente africano e alla sua gente litografie di Edoardo di Muro

L’Africa nel pallone

Venti fotografi illustrano sogni e illusioni del calcio africano

Figli maledetti

I piccoli dannati del Congo di Marco Trovato

Contattaci per informazioni

africa@padribianchi.it Tel. 0363 44726

Nei giardini di Allah

Viaggio tra le sabbie del Sahara di Marco Trovato

Sulle strade di Maputo

I “meninos de rua” del Mozambico di Giovanni Diffidenti


n. 1 gennaio . febbraio 2011 www.missionaridafrica.org

R.D. Congo: il ritorno dei “kadogo” Soldati all’età di quattro anni Un missionario sul terreno ci parla dell’inferno dei bambini soldato ai quali è stata rubata l’infanzia.

di Pino Locati “kadogo” - sono stati iniziati alla guerra nel modo più atroce: il primo attacco era contro il proprio villaggio dove erano obbligati ad uccidere i genitori o i fratelli. Separati brutalmente dal proprio ambiente, diventavano i nemici della propria società per essere trasformati in “macchine da guerra”: uccidere, vendicarsi, saccheggiare e stuprare erano le azioni che riempivano la loro giornata!

UN Photos

Secondo le statistiche ONU, negli ultimi decenni, 300mila baby soldati sono stati reclutati con la forza in una trentina di Paesi dell’emisfero sud del mondo. Di questi, la

metà sono in Africa e sono stati impiegati nelle guerre dagli anni 1980 ad oggi. Non sono solo bande di ribelli a sequestrarli, ma anche gli eserciti regolari, promettendo loro soldi, sicurezza e prestigio sociale. E così migliaia di ragazzi di strada o adolescenti senza avvenire si arruolano per sentirsi qualcuno. In Congo, i ragazzi e le bambine sono stati rapiti soprattutto nelle campagne e nelle scuole isolate. Alcuni avevano appena quattro anni. I ragazzi -

Elicotteri dell’Onu imbarcano bambini soldato smobilitati per riportarli a casa e seguire un processo di reinserimento. Sette anni di guerra quasi continua hanno provocato la morte di almeno 4 milioni di persone, la maggior parte dei civili.

padri bianchi . missionari d’africa

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Tiggy Ridley/IRIN

Giovani combattenti di una milizia vicino a Bunia, Ituri. La R.D. Congo è uno dei Paesi con il più alto numero di bambini soldato

Ancora sotto le armi

Otto anni dopo la fine “ufficiale” della guerra nel Congo, la situazione non sembra cambiata e alcuni bambini hanno continuato a

combattere anche dopo la firma del trattato di pace. Circa 11mila bambini o ragazzini sono ancora in armi, soprattutto nella regione orientale del Kivu, al confine con il

Rwanda e il Burundi, non a caso infestata da una miriade di gruppi armati che rifiutano ogni programma di disarmo. In questi ultimi anni, circa 3mila sono stati strappati alle loro famiglie dai militari o dai ribelli. Altri, invece, sono stati smobilitati ma poi, per mancanza di alternative e per l’impossibilità di essere mantenuti dalle famiglie, sono tornati a fare l’unico mestiere che conoscevano. Alcuni non tornano a casa per vergogna, altri per paura. Se i ragazzi sono addestrati alla guerra, le bambine servono per tenere il campo pulito, le divise in ordine, preparare da mangiare e soddisfare gli istinti bestiali della soldataglia. Secondo Amnesty International, solo nel Nord Kivu, circa la metà degli ex kadogo rientrati nelle loro famiglie grazie al programma nazionale di smobilitazione sarebbero stati di nuovo reclutati dai gruppi armati. “Proprio la loro precedente esperienza nei gruppi armati rende questi bambini reclute di gran valore. In questo caso, l’esperienza può essere mortale”.

Cittadino del mondo La paura, una gabbia di morte Missionario in ambiente musulmano, p. Alberto ci invita a vincere pregiudizi e paure per evitare un impoverimento umano della nostra società

cercare strade nuove di coabitazione, di apertura al diverso. Io non mi sento per nulla un “Bergamasco DOC”, preferisco essere un cittadino libero del Mondo, tentando di vivere il meglio possibile con tutti anche se diversi . La paura é una gabbia di morte e il Signore ci ripete continuamente “Non abbiate paura...!”

Charlotte Stiamo assistendo a fenomeni migratori di gente disperata... come disperati erano gli italiani che partivano dall’Italia nell’800 e ‘900. Non è certo il rinvio ai loro Paesi di origine a migliorare la situazione, e non sarà la paura nei loro confronti che garantirà a noi la “ massima sicurezza”. La paura - che pare essere la carta vincente degli “Italiani DOC” - è sempre cattiva consigliera e non permette di avanzare, di

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Vi racconto un banale episodio di vita missionaria che è durato tre anni. Charlotte é una bambina di 6 anni. Abita a 200 metri dalla missione e da 3 mesi frequenta la prima elementare.È vivace, felice di andare a scuola. Ma deve esserle capitato qualcosa di brutto perché, appena mi vede, scappa via terrorizzata. Quando ho cercato di avvicinarla ho peggiorato la situazione: ho sempre letto sul suo volto il terrore, l’immagine del male, quel

di Alberto Rovellli male che alla fine rende schiavi e infelici. Poco tempo fa ho saputo che alcuni adulti vedendomi avevano detto a Charlotte: “Se non fai la brava quell’uomo bianco ti prende e ti mangia!” Era tre anni fa... Lascio perdere la stupidaggine e la cattiveria di quegli adulti e mi chiedo: come posso liberare Charlotte da tre anni di terrore? Una domenica mattina la vedo in fondo alla chiesa tutta rannicchiata contro la nonna per sfuggire al pericolo. La saluto, le prendo la mano e le auguro di imparare tante cose a scuola. Quando me ne vado, tira un profondo sospiro di sollievo: Charlotte é scampata al pericolo di essere portata via. Il giorno del catechismo sono un po’ più fortunato. Entro in classe e trovo Charlotte che mi saluta e mi guarda... Beh lasciatemi dire che non ho saputo trattenermi dal fare il nonno! Ho preso la sua testolina e l’ho stretta fra le mie braccia; quando le ho aperte,


Addio a padre “Cesco” L’ultimo viaggio di un missionario infaticabile

Charlotte rideva raggiante. Cosa non avrei dato per quel sorriso!

Vincere i pregiudizi

Perché racconto questo piccolo episodio? Per augurare Buon Natale a voi e a tutti gli

PROGETTI Ricordiamo ai lettori che Africa sostiene e promuove vari progetti di sviluppo e solidarietà. Come inviare il vostro contributo: • Ccp: n.: 67865782 - Missionari d’Africa, - C.P. 61 - 24047 Treviglio-BG • Bonifico su conto Amici dei Padri Bianchi - Onlus: IBAN: IT73 H088 9953 6420 0000 0172 789 - Cassa Rurale di Treviglio e Gera d’Adda • Assegno intestato a: Amici dei Padri Bianchi - Onlus Specificare sempre la causale del versamento, il vostro cognome e nome con indirizzo

Per maggiore informazioni scriveteci a: africa@padribianchi.it oppure chiamateci allo 0363 44 726

italiani dispersi nel mondo, perché si reagisca di fronte a un appiattimento e ripiegamento dell’Italia su se stessa; ne uscirebbe davvero più povera in umanità. Se non stiamo attenti, i seminatori di brutte notizie diventano più importanti dell’unica Buona Notizia che i pastori di Betlemme hanno ascoltato dagli Angeli: “Non abbiate paura, vi annunciamo una grande gioia... È nato un Salvatore, il Messia, il Signore... Ecco il segno che vi diamo: troverete un bambino in fasce deposto in una mangiatoia”. I grandi dell’epoca ebbero paura di quel Bambino. E i grandi del nostro tempo? Abbiamo bisogno di riascoltare questo annuncio perché dentro di noi ospitiamo troppe paure. Sono troppi e troppo ingiusti i pregiudizi seminati a proposito dell’incontro di civiltà e di popoli. Dobbiamo essere capaci di vivere questo nostro tempo come un’opportunità, una sfida per vivere tutti meglio domani: é questo il grande sogno di Dio. Buon Natale, anche se in ritardo.

Francobolli per le missioni Raccogliamo francobolli usati. Inviare a: P. Sergio Castellan Padri Bianchi Casella Postale 61, 24047 Treviglio (Bergamo)

padri bianchi . missionari d’africa

Il Signore lo ha chiamato in cielo lo scorso 3 dicembre. Padre Francesco Alberton, “Cesco”, era nato nel 1923 a Pove del Grappa. Attratto dall’Africa, entrò nella Società dei Missionari d’Africa, Padri Bianchi, ove prestò giuramento all’età di 24 anni. Un anno dopo fu ordinato sacerdote. Considerato un ottimo educatore ed animatore missionario, venne trattenuto in Italia per la formazione dei giovani: a Parella prima e a Treviglio poi. Di quell’epoca, tutti ricordano il suo grande impegno per i canti liturgici che dirigeva con passione e puntigliosità. Padre Cesco - così veniva chiamato affettuosamente dai confratelli - era fortemente attratto dal movimento dei Focolarini di Chiara Lubich, che coniugava “preghiera” e “azione sociale”. Ne diventò membro, sposandone la spiritualità. Nel 1964 partì per l’Africa, in Burundi, realizzando finalmente il suo sogno. Vi rimase fino al 1973, quando rientrò in Italia per riprendere l’animazione missionaria. Nominato superiore della comunità di Marano di Napoli, nel 1991, intrecciò innumerevoli relazioni valorizzando in poco tempo la vivacità della comunità cristiana locale. Una volta ritiratosi nella casa dei Padri Bianchi a Castelfranco Veneto, Cesco pubblicò un libro dedicato al movimento “Fratelli e sorelle di tutti” fondato da padre Giuseppe Russo, di cui padre Francesco aveva raccolto l’eredità spirituale.

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AMICI DEI PADRI BIANCHI ONLUS Codice fiscale 93036300163

Ricordiamo che l’associazione AMICI DEI PADRI BIANCHI onlus

tra le sue attività ha quelle di: •finanziare progetti umanitari in Africa •sostenere le opere sociali dei Padri Bianchi italiani •promuovere la solidarietà internazionale con conferenze e dibattiti pubblici •far conoscere le ricchezze culturali ed umane del continente africano, attraverso la rivista Africa Le donazioni alla Onlus sono detraibili dalla dichiarazione dei redditi. Conto intestato a: Amici dei Padri Bianchi - Onlus IBAN: IT73 H088 9953 6420 0000 0172 789 Società dei MISSIONARI D’AFRICA detti Padri Bianchi ENTE MORALE CON PERSONALITÀ GIURIDICA La Società dei Missionari d’Africa, Padri Bianchi, è un Ente Morale con personalità Giuridica (Regio decreto, 25 maggio 1936) la cui denominazione è: Provincia Italiana della Società dei Missionari d’Africa, detti “Padri Bianchi” C.F. 80105630158 con sede legale a Treviglio in Viale Merisio, 17. Tale denominazione va usata per individuare la nostra Società nei documenti ufficiali e legali, denominazione che è bene usare anche nei “Testamenti” per “Eredità” o “Legati”. Per ulteriori informazioni: Economato Provinciale Padri Bianchi economato@padribianchi.it

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indirizzi Case Dei PaDRi BianChi in italia

PaDRi BianChi in italia CASTELFRANCO VENETO BELLOMI Carlisaia BORTOLI Tarcisio CECCON Mariano CECCON Ugo FONTANA Luciano GIANNASI Aldo GUAZZATI Fausto LAZZARATO Silvio

CASTELFRANCO VENETO Via Ponchielli, 6 31033 Castelfranco V. (TV) Tel. 0423 494100 - Fax 0423 494005 mafrcasteo@padribianchi.it TREVIGLIO Viale Merisio, 17 - C.P. 61 24047 Treviglio (BG) Casa Provincializia Tel. 0363 41010 - Fax 0363 48198 provincia@padribianchi.it economato@padribianchi.it Redazione Rivista Africa Tel. 0363 44726 - Fax 0363 48198 africa@padribianchi.it Casa di Residenza Tel. 0363 49681 - Fax 0363 48198 cstgvn@padribianchi.it

TREVIGLIO BERTELLI Gustavo CASTAGNA Giovanni CASTELLAN Sergio COLOMBO Luciano COSTANTINI Paolo DOLCI Giuseppe GHERRI Walter MARCHETTI Giovanni MATTEDI Giuseppe PAGANELLI Dante Bernardo PAGANELLI Bruno PIRAZZO Romeo PLEBANI Luigi REDAELLI Giuseppe ROMA VEZZOLI Michele (Casa generalizia) ALTRI ALBIERO Sergio (Trebaseleghe, PD) BOLOGNA Giuseppe (San Damiano d’Asti, AT) FABBRI Guido (Corporeno, FE) GAMULANI Abdon (Senerchia, AV) PIROTTA Pierangelo (Sturno, AV) SCREMIN Gaetano (Novale, VI)

CASA GENERALIZIA Via Aurelia, 269 - C.P. 9078 00165 Roma Tel. 06 3936341 - Fax 06 39363479 m.afr@mafrome.org www.mafrome.org P.I.S.A.I. (Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica) Viale Trastevere, 89 00153 Roma Tel. 06 58392611 - Fax 06 5882595 info@pisai.it www.pisai.it

PaDRi BianChi all’esteRo BENACCHIO Nazareno AFRICA BONFANTI Vittorio MALI CAZZOLA Gaetano R.D. CONGO COSTA Luigi RUANDA GODINA Arvedo MALI IOTTI Italo R.D. CONGO LAZZARATO Luigi R.D. CONGO LOCATI Giuseppe R.D. CONGO LUCCHETTA Giuseppe RUANDA MORELL Luigi KENYA PINNA Franco MOZAMBICO PIRAZZO Gabriele BURKINA FASO PIRAZZO Giancarlo BURKINA FASO ROVELLI Alberto MALI ZUCCALA Claudio MOZAMBICO seminarista

PIRAS Alessandro ZAMBIA

BRASILE

Case Dei PaDRi BianChi in svizzeRa FRIBURGO Africanum Route de la Vignettaz, 57 CH - 1700 Fribourg Tel. 0041 26 4241977 Fax 0041 26 4240363 C.C.P. 17-1818-3 afrikanumluz@bluewin.ch Per Africa: Africanum Route de la Vignettaz, 57 CH - 1700 Fribourg C.C.P. 60-106-4


informazioni

L’ora della maturità - La Chiesa in Africa ai tempi del secondo Sinodo In Africa il cristianesimo è in crescita. È probabile che questo continente giocherà un ruolo essenziale nel futuro della fede cristiana. È dunque importante conoscere la realtà ecclesiale africana. Nella seconda Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per l’Africa, svoltasi a Roma nell’ottobre del 2009, la Chiesa africana, ormai adulta, vuole assumersi le proprie responsabilità pastorali verso una serie di gravi problemi riguardanti la giustizia, la pace, la riconciliazione. “Africa, alzati e cammina!” è il grido di questa Chiesa. La loro risoluzione farà da rampa di lancio per lo sviluppo del continente. di Sourou Jean-Baptiste, pp. 96, 9 euro - Collana Missione e Chiesa locale - Ed. EMI

Dudal Jam - A scuola di pace - Percorsi di dialogo interculturale dal Burkina Faso Questo libro ci accompagna alla scoperta di un’Africa spesso invisibile, qui osservata da una prospettiva diversa, svelandoci la ricchissima cultura di un piccolo paese - il Burkina Faso - e raccontandoci uno straordinario progetto di pace nato dal dialogo interculturale e interreligioso. La convivenza pacifica tra fedi e culture diverse è davvero possibile! È accompagnato da un CD-rom multimediale con una miniera di spunti di riflessione (testi, foto, video...) pensati principalmente per uso didattico ma appassionanti per tutti. di Canova Patrizia e Dotti Michele, pp. 176, 13 euro, con CD-rom, Collana Strumenti - Ed. EMI

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