Africa Nr 1-2012 Gennaio Febbraio 2012

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n.1 gennaio-febbraio 2012

anno 90

Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Milano.

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Reportage

Camerun feudale Religioni

Shalom Uganda Nigeria

sudafrica

Nel regno delle rondini

stelle nascenti


informazioni

ImperdIbIle anno 89

2011 agosto

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frica.org

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Milano. 2, DCB

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Marocco

n.5 settembre-ottobre 2011

Gibuti

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anno 89

L’ultima frontiera

ie Nigeria Le concer Moda z A scuola negli slum di Fe dai Masai

Richiedi Africa entro il 15 aprile. Riceverai in omaggio il nuovo libro

Kenya

mpanti a R i n a v Gio

anno 89

n.2 marzo-aprile 2011

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Buongiorno Africa

Ruanda

Rivoluzione hi-tech Monasteri copti Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Milano.

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Egitto

la grandezza dei piccoli Somaliland

Nel Paese che non c’è

Kenia

Uganda

Il missionario Ebrei della corsa all’Equatore anno 89

n.1 gennaio-febbraio 2011

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Somalia

di Raffaele Masto

Sport

L’Africa di corsa Kenya

Le nonne del karate

metropoli d’AfricA

anno 89

n.6 movembre-dicembre 2011

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La legge del terrore Ghana

Le iniziazioni Krobo

anno 89

n.3 maggio-giugno 2011

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magico sudafrica

Gabon

Polmone verde

I binari della storia

Togo

Etiopia

Uganda

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Il business del corallo

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Tunisia

SAHARAWI

combattenti nel deserto Sudafrica

Il business degli squali

Malawi

Professione: arbitro

Capoverde

Incredibile Santo Antão

Un lucido e appassionato racconto che svela potenzialità e contraddizioni del continente africano. Una raccolta di storie e aneddoti illuminanti che gli occhi aperti di un grande reporter, collaboratore di Africa, hanno saputo catturare in vent’anni di viaggi. (Bruno Mondadori 2011, pp. 208, 16 euro).

Le regine Nella Valle Progetto dei tessuti dell’Omo skate

Leggi Africa per un anno e ti regali un libro prezioso. Il tutto a soli 35 euro! Promozione riservata ai nuovi iscritti in Italia e valida fino all’esaurimento delle scorte. (30+5 euro di spedizione) Per Informazioni e adesioni: africa@padribianchi.it tel. 0363-44726


editoriale

a cura della redazione

La fine di UN mondo S

arà stato il troppo cibo di queste feste natalizie e di fine anno! Sta di fatto che ho proprio fatto un sogno strano. Mi trovavo circondato da persone di colore verde, blu e arancio, in una sorta di manifestazione. Di fronte a me, polizia e manganelli. E donne vestite in modo strano che distribuivano ottimo couscous. Le persone parlavano una lingua incomprensibile e leggevano i giornali da destra a sinistra. Mi sono guardato intorno e mi sono scoperto in una piazza piena di gente che manifestava. Il sogno proseguiva e sono arrivato presso una capanna dalla quale chi mi precedeva usciva felice mostrando un

pollice di colore nero. Tutti avevano in mano un foglio con tanti simboli ma ancora non capivo dove ero finito e… sbang! Mi sono risvegliato tutto sudato e perso nel mio solito letto, nella mia solita stanza.

Il sogno mi fa riflettere... È finito un anno fatto di rivoluzioni in gran parte nell’Africa mediterranea, ma anche di importanti manifestazioni nei centri del potere finanziario. Si sono tenute votazioni in molti Stati africani ma ancora molti immigrati si ritrovano a lavorare per pochi euro nell’Europa in crisi. Dei capi di Stato si sono succeduti ed altri sono finiti sotto

processo... E pensare che i Maya hanno predetto che questo nuovo anno, il 2012, sarà l’ultimo del mondo così come lo conosciamo: la fine del mondo! Mah! La mia impressione, invece, è che ci stiamo piuttosto avvicinando alla fine di UN mondo. Il sogno che ho fatto mi ha scosso, ma non mi ha tolto la speranza che anche in questo tempo di crisi non ci siano prospettive. Forse è solo un tipo di mondo che sta cambiando. E mi piacerebbe dare il mio contributo per rendere il nuovo che sta nascendo migliore e più equo. Un mondo in cui un bambino resti un bambino e non un soldato o un minatore. Un mondo

in cui i giovani che manifestano per riappropriarsi del proprio futuro siano ascoltati dai governanti e non manganellati e incarcerati. Un mondo in cui i poteri forti della finanza non siano più i soli padroni dell’economia. Un mondo in cui le ricchezze dei Paesi siano usate con equità per promuovere lo sviluppo delle popolazioni. Un mondo in cui i politici lavorino al servizio della gente, dei più bisognosi e non per difendere ricchezze e privilegi di pochi. Un mondo in cui per una volta l’Africa possa dare il buon esempio al nostro caro Occidente. Ma un mondo vero, reale, concreto e non un mondo di sogno... africa · numero 1 · 2012

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sommario

lo scatto 6. Giù la testa Direzione, reDazione e amministrazione

Cas. Post. 61 - V.le Merisio 17 24047 Treviglio (BG) tel. 0363 44726 - fax 0363 48198 africa@padribianchi.it www.missionaridafrica.org http://issuu.com/africa/docs Direttore

Paolo Costantini CoorDinatore

Marco Trovato

Progetto grafiCo e realizzazione

Elisabetta Delfini

Promozione e UffiCio stamPa

Matteo Merletto webmaster

8 40

Paolo Costantini amministrazione

Bruno Paganelli foto

Copertina Marco Trovato Si ringrazia Olycom Collaboratori

Claudio Agostoni, Marco Aime, Giusy Baioni, Enrico Casale, Giovanni Diffidenti, Matteo Fagotto, Diego Marani, Raffaele Masto, Pier Maria Mazzola, Giovanni Mereghetti, Aldo Pavan, Giovanni Porzio, Anna Pozzi, Andrea Semplici, Daniele Tamagni, Alida Vanni, Bruno Zanzottera, Emanuela Zuccalà CoorDinamento e stamPa

Aut. Trib. di Milano del 23/10/1948 n.713/48 L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dai lettori e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione. Le informazioni custodite verranno utilizzate al solo scopo di inviare ai lettori la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 675/96 - tutela dei dati personali).

Quando la danza è vita di Marco Trovato e Marco Garofalo

attualità

3 4 La mappa del terrore 8 A caccia di voti 12 Pillole assassine 14 Dove va la nuova Libia? Africanews

a cura della redazione a cura della redazione di Marco Trovato

di Massimo Ruggero

di Alessandro Gandolfi

Jona - Paderno Dugnano

Periodico bimestrale - Anno 90 gennaio-febbraio 2012, n° 1

copertina

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in italia L’onorevole di Michela Offredi

società

22 29 Alla corte del Re 30 Muscoli a Dakar 33 Balli in stampella Camerun feudale

di Anna Pozzi e Bruno Zanzottera di Anna Pozzi

africa rivista COME RICEVERE AFRICA per l’Italia:

Contributo minimo consigliato 30 euro annuali da indirizzare a: Missionari d’Africa (Padri Bianchi) viale Merisio, 17 - 24047 Treviglio (BG) CCP n. 67865782 oppure con un bonifico bancario sul conto della BCC di Treviglio e Gera d’Adda intestato a Missionari d’Africa Padri Bianchi IBAN: IT 93 T 08899 53640 000 000 00 1315

per la Svizzera: Ord.: Fr 35 - Sost.: Fr 45 da indirizzare a: Africanum - Rte de la Vignettaz 57 CH - 1700 Fribourg CCP 60/106/4

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di Luciana De Michele di Luciana De Michele

R.D. Congo

48. Febbre a 90 Sudafrica

56. È già Carnevale Sudafrica

34 Posti pazzeschi 36 Nel regno delle rondini a cura della redazione

di Marco Trovato e Cyril Ruoso

sport

50 Libia, calcio: la rivoluzione di Luca Spampinato

viaggi

52 La Venezia d’Africa 58 libri e musica di Silvia Prati

di P.M. Mazzola e C. Agostoni

cultura

60 La bottega dei cristalli 62 Marocco, orafi in crisi di Paola Marelli

di Silvia Koch e Sonia Drioli

chiese

64 News di Chiesa 66 Shalom Uganda 73 Cristiani nel deserto 76 toguna 77 vita nostra a cura di Anna Pozzi

di Marco Trovato e Marco Garofalo di Anna Pozzi

a cura della redazione

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news

a cura della redazione

Africanews, brevi dal continente 1 Senegal, violenze in Casamance Il movimento separatista che dal 1982 combatte per l’indipendenza della Casamance (stretta tra i territori del Gambia e della Guinea Bissau) ha annunciato che intende abbandonare la lotta armata per trasformarsi in partito politico. Negli ultimi due anni il Movimento delle forze democratiche di Casamance (Mfdc) ha condotto attacchi armati che hanno causato la morte di una ventina di soldati, altrettanti ribelli e un numero imprecisato di feriti.

2 Costa Avorio, al voto dopo la guerra Il partito Rassemblement des Républicains del Presidente Alassane Ouattara ha vinto le prime elezioni legislative dalla guerra civile conclusasi ad aprile. L’affluenza alle urne è stata meno del 40% (la metà di quanto registrato alle presidenziali dello scorso anno). Il voto è stato boicottato dal Fronte popolare ivoriano (Fpi), il partito dell’expresidente Laurent Gbagbo (estradato al Tribunale penale internazionale dell’Aja con l’accusa di crimini contro l’umanità).

3 Egitto, rivoluzione a rischio Sanguinosa repressione dell’esercito sui manife-

stanti che protestano contro la nomina di Kamal el Ganzuri (già primo ministro sotto la presidenza di Hosni Mubarak) come nuovo capo del governo. Almeno dieci persone sono morte negli scontri, un migliaio ferite e centinaia incarcerate. Sul fronte politico la seconda fase delle legislative, valide per l’elezione della Camera bassa del Parlamento, ha confermato la vittoria dei partiti islamici che hanno conquistato circa il 36% delle preferenze. La terza tornata è prevista per gennaio, a cui seguirà – verso la metà del 2012 – l’elezione presidenziale.

4 Tunisia, nuovo Presidente «Sarò fedele ai martiri e agli obiettivi della rivoluzione». Sono le prime parole pronunciate dal nuovo Presidente tunisino Moncef Marzouki, insediatosi il 13 dicembre, a circa un anno dall’inizio della rivoluzione che fece cadere Ben Alì. Lo storico oppositore del regime ha assicurato che sarà il «Presidente di tutti i tunisini», «aperto all’estero» e «attento a proteggere le donne, velate e senza velo».

5 Mauritania: niente soldi ai terroristi La Mauritania ha invitato a non pagare i riscatti per far liberare gli ostaggi europei rapiti nel Sahel dal braccio

gistri un calo delle presenze turistiche, a causa dell’instabilità ai confini con la Somalia e per la diminuzione degli arrivi da un’Europa in crisi finanziaria».

maghrebino di al-Qaeda. «Dobbiamo prosciugare le fonti del terrorismo e costringere i rapitori in un angolo», ha detto Ahmedou Ould Ideye, ministro per la Difesa della Mauritania.

8 Mozambico, a tutta birra

6 Nigeria, crescita economica

Per favorire l’utilizzo di prodotti locali, il Mozambico ha deciso di promuovere la birra ottenuta dalla lavorazione della manioca (prodotta in gran quantità nell’ex colonia portoghese). Il governo ha portato al 10% le tasse su questo tipo di birra, contro il 40% che grava sulla birra realizzata con malto di orzo importato dall’estero.

Corre l’economia della Nigeria, il maggior produttore africano di petrolio e la seconda economia del continente (dopo il Sudafrica). Il Pil nel 2012 è previsto in crescita del 7,2%, mentre secondo i calcoli del governo - il rapporto deficit/Pil dovrebbe scendere al 2,75% e l’inflazione diminuire sotto la soglia del 10%.

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Fonte: Bbc, Jeune Afrique, AgiAfro, Misna

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6 7

7 Kenya, a caccia di turisti Nel 2011 il Kenya ha registrato un aumento del 44% degli introiti provenienti dal turismo, favorito dalla svalutazione della moneta locale. Lo ha reso noto il ministro del Turismo, Najib Balala, non nascondendo il timore che «l’anno prossimo si re-

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attualità

La Mappa a cura della redazione

Dove si trovano i d Marocco

Attentati, assalti pirateschi, sequestri di occidentali: dal Sahel alla Somalia cresce la minaccia del terrorismo di matrice fondamentalista

Il Gruppo Islamico Marocchino Combattente, legato ad al-Qaeda, è autore di sanguinosi attentati: a Casablanca (2003) a Madrid (2004) e, forse, a Marrakech (aprile 2011). Tra i suoi affiliati vi sono anche miliziani che hanno combattuto in Afghanistan.

Libia Nell’incerto periodo di transizione post-Gheddafi si stanno fortificando alcune organizzazioni radicali che invocano la Jihad. A preoccupare l’intelligence occidentale è soprattutto il Gruppo Islamico Combattente Libico, legato alla galassia del salafismo armato, avversato in passato dal Rais di Tripoli.

Mali, Niger, Mauritania e Algeria In questa vasta area desertica si celano le basi e i campi di addestramento del più potente e pericoloso gruppo terroristico, responsabile di feroci attentati: al-Qaeda nel Mahgreb islamico (Aqmi). Il ramo nordafricano di al-Qaeda dispone di centinaia di seguaci che puntano a rovesciare i governi della regione per instaurare un califfato islamico. I sequestri di stranieri occidentali, insieme al contrabbando e al traffico di cocaina, sono la principale forma di finanziamento della cellula jihadista, che è nata in Algeria ma opera anche in Mauritania, Mali e Niger. 4

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Nigeria L’organizzazione estremista Boko Haram è responsabile di clamorosi attentati, come quello compiuto lo scorso 26 agosto alla sede Onu di Abuja (24 morti e 80 feriti). Il gruppo si batte per l’imposizione della sharia, contro la comunità cristiana e il governo del Presidente Goodluck Jonathan.


del Terrore

iscepoli africani di Bin Laden Egitto

Sudan

Il gruppo radicale Jihad islamica egiziana è guidato dal medico egiziano Aymane Al Zawahiri, il capo di al-Qaeda succeduto ad Osama bin Laden. Responsabile di feroci attentanti sotto il regime di Hosni Mubarak, potrebbe approfittare della fragile situazione politica nel Paese.

Nella provincia occidentale del Darfur scorazzano bande tribali di predoni e milizie filogovernative che terrorizzano la popolazione civile e minacciano gli stranieri occidentali.

Eritrea L’isolamento internazionale del regime di Asmara ha contribuito a ravvivare le attività del Movimento per la Jihad islamica, che ha la base in Sudan e vorrebbe istituire uno Stato Islamico.

Somalia L’organizzazione terroristica al-Shabaab è composta da almeno tremila jihadisti che ambiscono a instaurare uno Stato Islamico basato sulla sharia (la legge islamica). Da cinque anni conduce attacchi contro il governo somalo e le truppe dell’Unione Africana che lo sostengono. Si finanzia con assalti di pirateria e rapimenti che sconfinano in Kenya, Tanzania e Yemen.

Ostaggi Ostaggi Ci sono 5 italiani in Africa prigionieri di gruppi criminali. L’ultima connazionale finita nelle mani dei qaedisti è Rossella Urru, 30 anni, sarda, operatrice umanitaria rapita in Algeria lo scorso 23 ottobre in un campo profughi saharawi. Bruno Pellizzari e Deborah Calitz sono stati sequestrati dai pirati il 10 ottobre 2010 al largo della Tanzania, mentre navigavano. Maria Sandra Mariani, 53 anni, turista, è stata catturata il 2 febbraio scorso a Djanet, in Algeria al confine col Niger, dai miliziani di al-Qaeda. Franco Lamolinara, ingegnere, 47 anni, è stato sequestrato nel nord della Nigeria il 12 maggio da un gruppo di uomini armati, probabili estremisti islamici. africa · numero 1 · 2012

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lo scatto

testo di Julien Murambu foto di Phil Moore/AFP

Gi霉 6

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RD Congo

la testa M

ilitari congolesi fermano dei manifestanti scesi nelle strade di Lubumbashi il 9 dicembre per protestare contro la rielezione del presidente Joseph Kabila. La comunicazione dei risultati delle presidenziali, ufficialmente vinte dal capo di Stato uscente con oltre il 48% dei suffragi, ha provocato in tutto il Paese cortei e tumulti cui hanno partecipato migliaia di militanti dei partiti d’opposizione e di organizzazioni della società civile che hanno denunciato irregolarità e brogli elettorali. La repressione violenta delle autorità ha provocato almeno sei morti e un numero imprecisato di feriti e arresti arbitrari. Gli osservatori internazionali che hanno monitorato la consultazione hanno affermato che le elezioni “mancano di credibilità”. Secondo il cardinale Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, «i risultati del voto non sono conformi né alla verità né alla giustizia». La Repubblica Democratica del Congo - grande otto volte l’Italia - è un gigante malato e corrotto. Benché sia uno dei paesi al mondo più ricchi di minerali preziosi e di risorse naturali, il 78% della sua popolazione vive nella miseria. •

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attualità

testo di Marco Trovato foto Afp

A caccia di voti

Le curiose iniziative dei candidati africani per tentare di vincere le elezioni politiche

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le prossime elezioni Gambia parlamentari, gennaio Senegal presidenziali, febbraio Egitto presidenziali, marzo Mali presidenziali, aprile Burkina Faso politiche e amministrative, maggio Capo Verde amministrative, maggio RD Congo amministrative, maggio Mali politiche, luglio Camerun parlamentari, luglio Marocco politiche, settembre Sierra Leone presidenziali e parlamentari, novembre Kenya politiche e presidenziali, dicembre Gabon parlamentari, dicembre

In Africa le campagne elettorali sono formidabili sfide all’insegna della creatività. Battaglie spregiudicate in cui i politici usano ogni genere di espediente per rastrellare voti

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K inshasa, capitale della R.D. Congo, alla vigilia del voto presidenziale dello scorso novembre, i sacerdoti di una setta evangelica si sono spinti a offrire ai fedeli delle indulgenze plenarie in cambio del loro voto per Joseph Kabila. Per non essere da meno, i pastori pentecostali che sostenevano il

In alto, manifestanti pro Gbagbo durante la campagna elettorale dell’ottobre 2010 in Costa d’Avorio; a sinistra, Ghana, Accra: un corteo di sostegno a Nana Akufo, candidato alle presidenziali nel dicembre 2008. Il Ghana è stato il primo paese africano a liberarsi dal governo coloniale ed è come un faro per la democrazia in Africa

rivale Etienne Tshisekedi hanno distribuito durante le messe dei santini con l’immagine del candidato, con tanto di preghiera votiva. In Africa capita spesso che chiese e moschee si trasformino in teatri per comizi elettorali. Ma la religione non è l’unica leva usata dai politici per assicurarsi il consenso.

Acrobazie e musica Ogni genere di espediente è buono per rastrellare voti. Da Dakar a Johannesburg le campagne elettorali acquistano i contorni di battaglie spregiudicate, formidabili sfide all’insegna della creatività. Se in Occidente l’uso di internet, e soprattutto dei social network, è diventato cruciale per vincere un’eafrica · numero 1 · 2012

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attualità

di Massimo Ruggero

Pillole assassine Il mercato dei farmaci contraffatti in Africa Il 60 per cento dei medicinali venduti a sud del Sahara è falso. Un business criminale che produce ogni anno affari milionari. E decine di migliaia di morti evitabili

O

gni anno 750mila persone muoiono a causa di prodotti farmaceutici falsificati. I tre quarti si contano nel sud del mondo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il 15% dei farmaci smerciati a livello globale sia contraffatto. Ma in Africa la percentuale raggiunge il 60%.

Internet far west I medicinali venduti per strada e nei mercati subsahariani sono per lo più sottodosati, scaduti o privi di principi attivi, spesso tossici e nocivi: rappresentano un flagello per la salute pubblica del continente. E il business assassino dei farmaci falsi dilaga anche su internet. Secondo l’indagi12

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ne Fake medicines: a global issue, presentata di recente nel Parlamento europeo, il 62% dei farmaci acquistati in rete è falso, il 95,6% delle farmacie online è illegale. Nel 94% dei siti web l’identità del farmacista non è verificabile. Oltre il 90% vende senza ricetta prodotti che richiederebbero un’apposita prescrizione medica. Un anno fa la Commissione europea ha adottato un’importante direttiva (2011/7/ UE) finalizzata a contrastare la vendita su internet di farmaci contraffatti. Ma lo smercio in Africa prosegue alla luce del sole.

Riconoscere i falsi Le aziende farmaceutiche stimano una perdita di almeno 70 miliardi di euro per i mancati guadagni dovuti al business illegale gestito dalla criminalità organizzata. La rete di distribuzione dei farmaci contraffatti è ramificata e coinvolge decine di migliaia di persone. Solo nel piccolo Benin - stima una ricerca delle Università di Abomey e Benin City - operano almeno diecimila farmacisti non autorizzati, che smerciano l’85% di pillole e sciroppi acquistati dagli

In Africa pochi possono permettersi di acquistare medicinali in farmacia. Gran parte della popolazione li compra sulla strada, dove sono più economici ma anche meno sicuri

abitanti (il che produce, tra l’altro, un’evasione fiscale di 4,5 milioni di euro, sottratti alle già deficitarie casse dello Stato). Il problema cruciale è come rendere il mercato della salute più sicuro. Cinque Paesi africani (Kenya, Uganda, Ghana, Nigeria e Tanzania) stanno sperimentando un dispositivo di nuova generazione - il Minilab - che permette di individuare in breve tempo i farmaci falsi (ovvero quelli che contengono meno dell’80% di principi attivi dichiarati). Il congegno costa relativamente poco, 10mila dollari. Ma per funzionare ha bisogno di acqua sterile, impianto elettrico e aria condizionata: forniture non sempre disponibili nelle campagne dell’Africa. In alternativa, le autorità sanitarie africane dispongono

di un sistema di controllo - denominato mPedigree - che dal 2008 viene usato con successo per la verifica dei farmaci antimalarici (il 70% dei quali è contraffatto) in Ghana, Kenya, Ruanda e Nigeria. Il suo funzionamento è semplice. Prevede la stampa di un codice di autenticità su ciascuna confezione medicinale, ricoperta da una pellicola removibile simile a quella dei “gratta e vinci”. Per il paziente basta grattare e comunicare il codice, tramite sms gratuito, a una centrale operativa. Verificata l’autenticità della confezione, un semplice “ok” mette al riparo dai falsi. Un sistema semplice ed efficace che, secondo gli esperti, potrebbe dimezzare nei prossimi anni il numero dei decessi causati in Africa dai falsi medicinali. •


attualità

di Alessandro Gandolfi/Parallelozero

Dove va la nuova libia? Chiedetelo ai baby-vigili

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A Bengasi le strade sono sorvegliate da poliziotti “under 15”

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attualità

Nella capitale della Cirenaica, dove è iniziata la rivolta che ha abbattuto il regime di Gheddafi, ci sono bambini a dirigere il traffico. In perfetta uniforme da piccoli vigili urbani.

«U

n giorno ero fermo a un incrocio di Bengasi. Ho visto passare con il semaforo rosso un uomo in macchina, l’ho fermato e gli ho detto: “La prossima volta lo dico alla Nato e ti faccio bombardare…”. Si è messo a ridere e mi ha promesso di non farlo più». Islam Abd Salam ha la cravatta nera e le scarpe lucide della festa, e mentre parla si sistema continuamente il cappello con il fregio tricolore della nuova “Libia liberata”. Lui è un vigile urbano che ama il suo lavo16

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ro e conosce bene il codice stradale. «Sono orgoglioso di indossare questa divisa, amo l’ordine sulle strade e ciò che il vigile rappresenta nella società» - dice, ma non tutti a volte lo prendono sul serio. Perché anche se dirige il traffico da ormai otto anni, Islam Abd Salam è alto un metro e mezzo, non può dare le multe e di anni lui ne ha solo 14.

Educazione stradale Islam non è l’unico vigile “bambino” che si incontra a Bengasi, la capitale della Cirenaica divenuta simbolo

di una rivolta che ha cambiato la storia del Paese. Oggi insieme a lui all’incrocio che guarda il Tibesti Hotel ci sono suo fratello Ahmed Kder (15 anni) e i piccoli Mohamed Walid e Ali Salem, entrambi 10 anni (Ali è il più elegante di tutti, nella sua divisa bianca con tanto di cordone di rappresentanza). In tempi di crisi gli uomini sono corsi al fronte e i bambini, verrebbe da pensare, si sono ridotti a dirigere il traffico. Non è così, o meglio non è solo così. Certo, durante la guerra civile

i piccoli vigili (ce ne sono almeno un centinaio sparsi in tutta la città) hanno dato una grossa mano a gestire il traffico, poiché molti adulti erano partiti a combattere in prima linea, togliendo “manodopera” ai corpi di polizia del traffico. Ma i bambini vigili non sono un’invenzione recente, non sono nati in conseguenza del conflitto. «L’idea mi è venuta all’indomani del mio incidente automobilistico - esordisce Masoud Abdulaziz Haji - perché volevo che tutti capissero l’importanza dell’educazione


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in italia

di Michela Offredi

L’onorevole Faccia a faccia col deputato Jean-Léonard Touadi

È approdato in Italia dal RD Congo trent’anni fa. Ha fatto lo studente, il giornalista, il professore. Oggi è il primo ed unico nero africano a sedere tra i banchi del Parlamento. «Esiste una politica sana»

curriculum Jean-Léonard Touadi è nato a Brazzaville il 25 gennaio 1959. In Italia si è laureato in Filosofia e in Giornalismo e Scienze politiche. Ha insegnato alle università di Bologna, Milano e Roma. È stato conduttore televisivo in Rai (Un Mondo a Colori) e autore di libri (Africa. La pentola che bolle, Emi 2003; Congo. Ruanda. Burundi. Le parole per conoscere, Editori Riuniti 2004; L’Africa in Pista, SEi 2006; curatore, con Ilaria Cresti, del recente Il continente verde, Bruno Mondadori). Nel 2006 è diventato assessore del Comune di Roma. Eletto con l’Italia dei Valori alle politiche del 2008, ha lasciato il partito di Antonio Di Pietro per confluire nel Pd. È il secondo parlamentare di colore della storia italiana (dopo Mercedes Lourdes Frias, originaria di Santo Domingo, eletta nel 2006 con Rifondazione Comunista). www.touadi.com 20

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O

riginario del Congo, cattolico, sposato, quattro figli, plurilaureato, già assessore del Comune di Roma, nel 2008 è stato eletto


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società

testo di Anna Pozzi foto di Bruno Zanzottera/Paralelozero

Viaggio fuori dal tempo nel lamidato di Rey Bouba

Camerun feudale 22

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società Nel nord del Camerun c’è un piccolo mondo sconosciuto con leggi e tradizioni di secoli fa. Qui vive il lamido, un sovrano dai poteri assoluti che abita in una sorta di castello da cui governa il suo regno

B

aba, il padre, non mostra mai il suo volto. Baba, il padrone, esige che non lo si guardi mai direttamente. Impone rispetto, obbedienza, sottomissione. Baba è padre di tutti e padrone di tutto. È il lamido, il sultano di Rey Bouba, nel nord del Camerun, il re, la guida, lo chef (il capo), con poteri assoluti e indiscussi, di vita e di morte. Ci vogliono almeno quattro ore di pista polverosa, che taglia una savana punteggiata di arbusti e acacie, per raggiungere dalla città più vicina Garoua, capoluogo della provincia del Nord Camerun, il lamidato (sultanato) di Rey Bouba. Quattro ore, se tutto va bene, per fare un salto nel tempo e nello spazio di molti secoli e di altri mondi. Eppure… Eppure in questo luogo straordinariamente tradizionale, c’è qualcosa di estremamente moderno. Baba all’anagrafe è Aboubakari Abdoulaye, il sultano di Rey Bouba, discendente di una dinastia che governa da oltre 2 secoli un territorio di circa 36mila chilometri quadrati, più vasto del Belgio o del Ruanda, e di circa

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società

di Anna Pozzi

Alla corte del Re In udienza dal sovrano del popolo mossi Il Mogho Naba è la più potente e prestigiosa autorità tradizionale del Burkina Faso. Anche i politici al governo devono consultarsi con lui prima di prendere decisioni importanti

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enerdì mattina. Ore sette e trenta. Il Re più potente dell’Africa occidentale, il Mogho Naba, sovrano del popolo mossi, incontra i sudditi per quindici minuti. I Mossi sono l’etnia più numerosa del Burkina Faso (circa la metà della popolazione): il loro regno millenario, fondato su salde strutture tradizionali, mantiene tuttora una grande influenza in molti ambiti. E sua maestà il Mogho Naba rimane depositario di un potere assoluto.

Falsa partenza La cerimonia del venerdì mattina, detta della “falsa partenza”, è l’unico momento rievocativo accessibile al pubblico. Ricorda un episodio di molti secoli fa, quando il re, sul piede

di partenza per andare a riprendersi la moglie preferita tornata in famiglia, venne convinto dai suoi ministri a restare per condurre l’esercito contro i nemici in marcia sulla capitale. Il re scese da cavallo, sacrificando il suo amore alla ragion di Stato. La cerimonia si svolge secondo un rituale sempre uguale. I dignitari di corte arrivano di fronte al palazzo con i loro lunghi abiti colorati e svolazzanti e una sorta di zucchetto in testa. Si posizionano davanti al palazzo secondo il grado e l’importanza e attendono l’uscita del re. La sua comparsa viene salutata da un colpo a salve e dagli applausi. Il sovrano, vestito di bianco, oggi concede udienza alla giornalista di Africa.

Garante della pace «Le istituzioni tradizionali hanno una grande importanza nella storia del Burkina Faso», spiega. «Nessuno ignora la potenza dei nostri regni. Questo non impedisce di coesistere con le istituzioni repubblicane moderne, che noi riconosciamo. Noi continuiamo a porci come un’autorità morale, legittimata dalle popolazioni, per le quali rappresentiamo un punto di riferimento e un

garante dei valori positivi del nostro popolo». Il Mogho Naba tiene a precisare che tradizioni e modernità non sono in contrapposizione. Egli stesso viene spesso consultato dal potere politico, specialmente in occasioni di tensioni o crisi. Anche durante l’ammutinamento di una parte dell’esercito che la scorsa primavera ha provocato violenze in un

Paese solitamente tranquillo. Per l’occasione, il re è stato chiamato d’urgenza a svolgere il ruolo di paciere. «Il Mogho Naba - precisa il sovrano - ha l’obbligo di assicurare la pace e la prosperità. Deve vegliare affinché regnino la giustizia e la sicurezza nel suo popolo». «I poteri del Mogho Naba aggiunge - sono illimitati e assoluti». Non sono in pochi a crederci. Anche oggi.• africa · numero 1 · 2012

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società

testo e foto di Luciana De Michele

Balli in stampella A Dakar i disabili danno spettacolo

Il corpo di ballo Handy-Rhythm è nato in un povero quartiere nella periferia della capitale senegalese. E ora si esibisce anche in Europa

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i chiama HandyRhythm ed è un corpo di ballo nato nel 2007 a Guediawaye, periferia di Dakar. Conta una quindicina di ballerini, di cui la metà donne: tutti affetti da malformazioni fisiche. Omar Laye, il fondatore della troupe, spiega il significato dell’iniziativa: «Vogliamo sfidare i pregiudizi e mostrare che le persone disabili non sono un peso per la società ma,

al contrario, possono fare cose belle e utili! Anche nel mondo dello spettacolo». Yoro Niang, 32 anni, un diploma di animatore sociale nel cassetto, è il direttore artistico del gruppo: «In Africa si dà per scontato che se sei disabile devi tendere la mano a chiedere l’elemosina - dice -. Ma noi combattiamo questo atteggiamento. E lo facciamo danzando, davanti al mondo, cercando di superare i nostri limiti: non ci sentiamo handiAiutiAmoli L’associazione dei disabili di Guediawaye, Dakar, ha bisogno di sostegno economico per riparare sedie a rotelle e stampelle. Anche per costruire un asilo per bambini con handicap e figli di donne disabili. Info: omarlaye@yahoo.fr

cappati». Al ritmo delle percussioni i ballerini di Handy-Rhythm si esibiscono in salti, acrobazie e coreografie create da loro stessi. Tengono le prove tutti i giorni nella decadente struttura della loro associazione, o nelle strade sabbiose della banlieue «per integrarsi con il territorio e creare momenti di aggregazione». E quando si esibiscono sul palcoscenico uniscono spettacolo e denuncia sociale, entrando in scena con cartelli che sensibilizzano sulle problematiche che i disabili sono costretti ad affrontare. Una delle ballerine è Coumba Deme: «Non è stato facile iniziare», confessa mentre si cambia d’abito prima di esibirsi. «Qualcuno ci ha incoraggiati, ma molti ci hanno deriso o criticato». Loro non si sono sconfortati e ora… si godo-

il festival A Dakar in dicembre si è tenuta la quarta edizione di HandiFestival (www. handifestival.com), una kermesse di quattro giorni che ha messo in mostra il talento artistico, culturale e scientifico di centinaia di disabili di ogni nazionalità. L’evento è stato promosso dal Segretariato del Decennio africano delle persone disabili (www. africandecade.org), agenzia nata a Città del Capo nel 2004 per promuovere politiche di inclusione a favore delle persone con handicap.

no il successo. «Siamo stati invitati a tenere spettacoli in Svezia e Germania… All’inizio Handy-Rhythm era solo un sogno; oggi è diventato un lavoro». • africa · numero 1 · 2012

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testo e foto di Luciana De Michele

Muscoli a

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Dakar D

elle assi di legno poggiate su pali arrugginiti fanno da panche, delle sbarre di ferro con due cerchioni di metallo all’estremità fungono da bilancieri: a variarne il peso, delle pietre che si inseriscono o si tolgono al loro interno. «Ogni cerchione può arrivare a pesare fino a 105 chili», spiega un ragazzo. «A Dakar non scherziamo: i muscoli sono la nostra passione». Una grande palestra si stende sulla scogliera della Corniche, la striscia di terra che lambisce le acque dell’oceano, a poca distanza dall’Università Cheikh Anta Diop. Gli studenti si radunano qui ogni giorno, la mattina presto e il tardo pomeriggio. Gli attrezzi sono disseminati sulla spiaggia. Niente tapis roulant computerizzati o sofisticati macchinari per rassodare i glutei.

I bicipiti vengono scolpiti in modo artigianale. «Abbiamo trasformato della vecchia ferraglia in efficaci arnesi per il body building», racconta Amadou Bâ, un habitué della palestra. Tra i frequentatori non ci sono solo gli universitari, ma anche impiegati e uomini d’affari.

Fitness fai da te Nel quartiere popolare di Medina le palestre fioriscono ad ogni angolo. Ma non è facile individuarle. Gli amanti del fitness si allenano dentro baracche semibuie, sotto tettoie di lamiera, accanto a pollai o recinti di capre, all’interno di cortili polverosi ingombri di arnesi. Al di là di cancelli arrugginiti e anonimi si cela un mondo fatto di muscoli e sudore. Gli attrezzi spesso vengono costruiti riciclando vecchi rottami:

Marco Garofalo

Nella capitale senegalese dilaga la passione per il culturismo

tubi idraulici per tonificare gli addominali, ingranaggi di vecchi motori per sviluppare i muscoli delle braccia, piccole carrucole arrugginite per bilanciare i pesi, cyclette fai da te per potenziare la resistenza. Uno accanto all’altro si allenano giovani sportivi, culturisti, lottatori professionisti. All’ora di punta il rumore diventa assordante: lo sferragliare degli attrezzi si intreccia a decine di voci, risate allegre, respiri affaticati. Nel Plateau, il cuore amministrativo di Dakar, si trovano le palestre più ric-

Gli amanti del body building si radunano in palestre artigianali, equipaggiate con pochi mezzi e tanta inventiva, per sviluppare muscoli granitici

che e moderne: qui si tengono corsi di step, aerobica, ginnastica. «Il costo per l’abbonamento mensile è di 15mila franchi cfa (quasi 30 euro, ndr)», spiega Fallou Diakhaté, ex campione di culturismo che oggi gestisce la celebre palestra Momar Thiam. «I giovani di Dakar sono disposti a fare sacrifici africa · numero 1 · 2012

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a cura della redazione

Posti pazzeschi «Non credo ai miei occhi». Viaggiando in Africa capita prima o poi a tutti di pronunciare questa frase: di fronte a negozi, hotel e locali che paiono uno scherzo. E invece…

In giro per l’Africa tra luoghi stravaganti e sbalorditivi Ma non è un sexy shop

Alla fine degli anni Ottanta Frank Ronald Price, un bianco sudafricano col pallino per gli affari, comprò un’isolata fattoria nel cuore della regione del Littel Karoo, lungo la statale R2. Per qualche tempo tirò avanti vendendo confetture, bevande e dolci artigianali. Ma gli affari decollarono quando i suoi amici decisero di fargli uno scherzo e una notte aggiunsero la parola Sex all’insegna del Ronnie’s Shop. Da quel momento quasi tutti gli automobilisti di passaggio cominciarono a fermarsi incuriositi. Frank non ha più cambiato l’insegna del suo locale: grazie a questo espediente il suo pub - che in realtà non ha proprio nulla di malizioso - si riempie ogni giorno di nuovi avventori.

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San Siro a Nairobi?

L’aereo-ristorante

Non è un’entrata secondaria dello stadio Meazza, a San Siro, Milano, bensì l’ingresso di un locale di Kibera, la più popolosa baraccopoli di Nairobi. Qui ogni fine settimana gli appassionati di calcio keniani si danno appuntamento per guardare in diretta le partite dei principali campionati di calcio, in particolare quello spagnolo, inglese e italiano. Al prezzo d’ingresso di pochi scellini, assembrati sulle panche riparate dalle lamiere, i tifosi seguono i match indossando la maglietta della squadra del cuore e intonando cori da stadio.

Sull’isola-stato di Sao Tome due vecchi aerei russi usati per portare soccorsi ai ribelli della Guerra del Biafra (1967) sono rimasti abbandonati ai margini dell’aeroporto. Finché un geniale impresario locale li ha trasformati in un ristorante e un dancing, ricavando nella fusoliera anche lo spazio per il suo ufficio.

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Anche voi Avete scoperto luoghi bizzArri in AfricA?

Mandateci le vostre segnalazioni, possibilmente corredate di foto, via mail (africa@padribianchi.it), via fax (0363 48198) o per posta (Africa - c.p. 61 - 24047 treviglio bg)


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testo di Maro Trovato foto di Cyril Ruoso/JH Editorial/Olycom

Nel regno delle rondini Il rifugio africano degli uccelli in fuga dall’inverno

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Un ricercatore italiano ha scoperto in Nigeria il più grande sito di svernamento delle rondini europee. E ha convinto la popolazione locale a non mangiarsele

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ornano, puntuali, ogni autunno. Alla fine della stagione delle piogge compaiono all’orizzonte e per sei mesi riempiono il cielo di Ebbaken disegnando spettacolari scenografie tra le nuvole. Sono due milioni di rondini fuggite dai primi freddi dell’Europa. L’istinto le ha guidate per oltre 4mila chilometri lungo rotte invisibili. Un esodo imponente e sempre uguale. Gigantesche nuvole nere si formano sulle pianure dell’Italia centro-settentrionale e si muovono velocemente verso l’Africa. In 2-3 settimane attraversano il

Mediterraneo, superano le sabbie infuocate del Sahara, sorvolano a bassa quota le savane del Sahel e giungono fino al villaggio di Ebbaken, in Nigeria, nelle praterie tropicali del Cross River State: il regno africano delle rondini. In questo santuario naturale ai margini della foresta pluviale, l’enorme colonia di uccelli può riposarsi fino ad aprile godendo di cibo abbondante (termiti, ragni, falene, moscerini e altri insetti volatili) e di temperature ideali (20-35 gradi centigradi): un luogo di delizia che non ha eguali nel continente.

Scoperta italiana Per molti decenni il paradiso delle rondini è stato un enigma che ha intrigato gli studiosi occidentali. Dov’era mai il ricovero africano in cui gli enormi stormi in uscita dall’Europa andavano a svernare? Qual era la regione subsahariana in grado di offrire l’habitat favorevole per la muta delle penne? Solo nel 1986 lo scienziato britannico John Ash scoprì a Ebbaken, nel sud-est della Nigeria, un colossale rifugio naturale - costituito da circa quaranta ettari di verde lussureggiante - che ogni

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TaccuIno

La Hirundo rustica, o rondine comune, è un piccolo uccello migratore (pesa appena venti grammi). È presente in quasi tutto il mondo (tranne che in Oceania). Si ciba di mosche, grilli, vespe, cavallette, libellule, falene. È un animale monogamo. I maschi, per attrarre le femmine, cantano e fanno sfoggio delle loro code. I loro nidi di fango e paglia sono costruiti su travi, vecchi fienili, all’esterno di edifici e sotto i ponti. Qui vengono deposte 4-5 uova, che si schiudono dopo 13-17 giorni. Ogni primavera, oltre 16 milioni di coppie di rondini, suddivise in enormi stormi, migrano dall’Africa e, viaggiando alla velocità media di 32 chilometri orari, raggiungono l’Europa per nidificare e riprodursi. Gli esemplari in Italia provengono soprattutto dai grandi dormitori della Nigeria (in particolare da quello di Ebbaken) e della Repubblica Centrafricana (area di Boda). Mentre le rondini dirette in Scandinavia e nell’Europa del nord provengono addirittura dal Sudafrica, compiendo un viaggio di oltre 12mila chilometri.

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inverno si popolava di miriadi di volatili. Era la città segreta delle rondini. Dieci anni dopo, un ornitologo di origini marchigiane, Pierfrancesco Micheloni, dimostrò che la misteriosa rotta migratoria degli uccelli di Ebbaken partiva dall’Italia e dalla Francia. La prova? I codici di riconoscimento rivenuti su centinaia di pennuti… gli stessi che lo studioso aveva provveduto a inanellare e a censire durante l’estate nelle campagne europee. Da quel momento Micheloni - sostenuto dalla Lipu e dall’Istituto di Fauna Selvatica - decise di dedicare la sua vita allo studio e alla salvaguardia delle rondini che trovano rifugio nelle savane della Nigeria (ma anche in Camerun, Gabon, Repubblica Centrafricana e Congo).

Cieli spopolati Ogni anno 20 milioni di rondini partono da queste regioni rigogliose e calde dell’Africa per riabbracciare la primavera nell’emisfero boreale. Compiono un lungo viaggio migratorio verso nord durante il quale percorrono fino a 322 chilometri al

Le rotte nord-sud delle rondini: da dove vengono e dove vanno per svernare

giorno. In Europa gli uccelli nidificano e si riproducono. Sempre di meno. Secondo uno studio di BirdLife International, negli ultimi quarant’anni la popolazione europea delle rondini si è ridotta del 40%. Colpa dell’uomo, ancora una volta, che ha devastato l’habitat di questi straordinari sterminatori di insetti nocivi

(un solo esemplare è capace di ingoiare 700 parassiti in un giorno). Nei centri abitati sono scomparsi sottotetti e pertugi, una volta popolati dai nidi di rondine. Non solo. Il cemento e il traffico hanno deturpato le campagne coltivate, soffocando i terreni di caccia preferiti dagli uccelli (siepi e laghetti, fossi e prati). La situazio-


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copertina

testo di Marco Trovato foto di Marco Garofalo

A Città del Capo i figli delle

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Quando la danza è vita

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township vanno a lezione di ballo

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ala il sipario e il teatro esplode in un fragoroso applauso. Un sorriso scioglie la tensione sul volto pallido di Philip Boyd: «È andata», sospira. Per tre ore è rimasto appollaiato nella cabina di regia, l’orecchio teso a captare gli umori del pubblico, lo sguardo ipnotizzato dai suoi allievi che sgambettavano sul palco dell’Artscape Opera House di Città del Capo. Per l’occasione - il ventesimo compleanno di Dance for All - c’erano tutti: le bambine di Gugulethu vaporose nei loro tutù colorati, i nuovi studenti di Nyanga fasciati da body attillati, le ragazze di Khayelitsha sfavillanti nelle gonne di tulle, i veterani di Langa tronfi di orgoglio nei costumi confezionati per l’evento. Tutti ballerini neri provenienti

dalle peggiori township. «All’inizio mi tremavano le gambe», confessa Thandiwe Matini, 16 anni, occhi luminosi incorniciati da una cascata di capelli. Questa piccola stella della danza spuntata tra le stamberghe di Manenberg a metà dello show si è esibita in un balletto swing, su musiche di Benny Goodman. «Mesi di prove per una manciata di minuti, ma ne valeva la pena: ci tenevo a fare bella figura». I suoi familiari, seduti in prima fila, non hanno smesso un attimo di scattare fotografie con i cellulari. Uno spettacolo nello spettacolo. Ma l’entusiasmo si avverte anche dietro le quinte, dove tra costumisti, truccatori e insegnanti, Philip dice: «Ero emozionato, è come se oggi avessi messo in scena vent’anni della mia vita». africa · numero 1 · 2012

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copertina

Marco Trovato

Da vent’anni la scuola “Dance for All” insegna i segreti del ballo a centinaia di giovani provenienti dai quartieri più poveri e malfamati del Sudafrica. Un’impresa sociale che sforna nuovi talenti

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lo scatto

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testo di Nicol Mkhize foto di Yasuyoshi Chiba/Afp

Febbre a

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Sudafrica

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lcuni abitanti della baraccopoli di Kliptown, vicino a Soweto, paiono ipnotizzati da una partita di calcio alla tivù. Dal 21 gennaio al 12 febbraio si terrà la 28ª edizione della Coppa d’Africa, la più popolare manifestazione sportiva del continente, un evento che ogni due anni accende la passione di milioni di tifosi e paralizza interi Paesi. Alla competizione calcistica, che quest’anno si giocherà in Gabon e Guinea Equatoriale, partecipano 16 nazioni (mancheranno tre squadre di punta - Camerun, Nigeria, Egitto - eliminate nella fase di qualificazione). Favorite per la vittoria finale sono Ghana, Senegal e Costa d’Avorio. Dovranno vedersela sul campo coi padroni di casa e con le agguerrite formazioni di Libia, Zambia, Burkina Faso, Sudan, Angola, Marocco, Tunisia, Niger, Ghana, Botswana e Mali. Questa edizione della Coppa d’Africa sarà l’ultima ad essere giocata in un anno pari. Infatti la prossima si giocherà nel 2013, in Sudafrica: la decisione è stata presa per evitare, come è accaduto in passato, che il torneo africano si sovrapponga alla Coppa del mondo. •

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sport

Libia, calcio: la rivoluzione di Luca Spampinato

Dopo il lungo incubo di Saadi Gheddafi, la nazionale “ribelle” sogna in azzurro

Sotto Gheddafi, il terzogenito del Rais comandava la nazionale col pugno di ferro. Ora sulla panchina libica potrebbe sedersi un allenatore italiano, Claudio Gentile, che torna a Tripoli dopo quarant’anni

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a Libia post-Gheddafi ritrova il sorriso sui campi di pallone. Mentre la guerra civile imperversava dalla Cirenaica alla Tripolitania, la nazionale di calcio allenata dal brasiliano Marcos Paquetá (senza stipendio da mesi) si è qualificata a sorpresa per la fase finale della Coppa d’Africa. Un successo storico che celebra l’inizio di una nuova stagione politica e sportiva e chiude definitivamente l’era del terribile Saadi, il terzogenito del Co-

Claudio Gentile, detto “l’Africano” perché nato a Tripoli, fu cacciato da Gheddafi dalla Libia nel 1970 assieme ad altri ventimila italiani 50

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lonnello, l’ex monarca assoluto del football libico.

Fuggiasco in Niger Per vent’anni il figlio del Rais ha controllato col pugno di ferro la nazionale libica. Autoproclamatosi capitano della squadra, maglia numero 11, dittatore dello spogliatoio, Saadi decideva le formazioni, gli schemi da adottare, le sostituzioni, i castighi e le epurazioni. «Se un compagno gli mancava di rispetto - ricorda l’ex portiere Samir Abud - gli faceva pagare l’affronto a caro prezzo». Poco prima che i rivoltosi conquistassero Tripoli, Saadi Gheddafi, che oggi ha 38 anni, è scappato nel Niger dove ha ottenuto asilo per motivi umanitari. È


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viaggi

di Silvia Prati

La Venezia d’Africa

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Benin, visita alla città galleggiante di Ganvié V enezia è unica al mondo. Col suo intreccio di canali, la poesia del tramonto sull’acqua, i suoi eleganti palazzi nobiliari… Uno straordinario rifugio galleggiante fondato nel VI secolo da popolazioni in fuga dall’invasione dei barbari (gli Unni guidati dal celebre Attila). Ma in un altro continente, in un’altra epoca, qualcuno ha subìto la medesima sorte: oltre mille anni dopo, altre genti in fuga - stavolta da schiavitù e guerre tribali - si sono rifugiate sull’acqua, e lì hanno eretto le loro case e cresciuto i loro figli.

Era infatti il 1717 quando, al seguito del re Agbogdobé, centinaia di famiglie originarie di Togo e Benin si affacciarono sulle rive del lago Nokoué per sfuggire ai Fon, ai quali le credenze religiose impedivano di entrare nell’acqua. La leggenda narra che lo stesso re Agbogdobé abbia scoperto un isolotto, e - trasformatosi in coccodrillo grazie alla magia vodù - vi abbia condotto il suo popolo che non sapeva nuotare, trasportandolo sul suo dorso. Così trecento anni fa è nata Ganvié, la Venezia d’Africa, la città dei coccodrilli sacri.

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viaggi Piroghe e palafitte Situata a meno di 20 chilometri da Cotonou (capitale economica del Benin), Ganvié (“la comunità che ha ritrovato la pace”) è il più importante villaggio lacustre d’Africa, e conta oggi più di 30mila abitanti. Ma l’architettura ha poco in comune con la Venezia italiana: nessuna gondola, nessun palazzo o campanile. Sull’acqua si estende una fitta distesa di palafitte in bambù rettangolari o coniche coi tetti spioventi di paglia e si muovono centinaia di piroghe. Uomini e donne, bambini, bestiame e verdure viaggiano sulle piroghe. Tutta la vita. E quello che non galleggia, si staglia leggero

Tre secoli fa un re africano trovò rifugio coi suoi sudditi sull’acqua di un grande lago. Oggi quell’antico insediamento lacustre è diventato la più grande città di palafitte del continente

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libri

di Pier Maria Mazzola

Moschee d’Italia

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Etiopia. Saggio di un outsider

Camera Africa

La Sura di Maria

di Maria Bombardieri

di Massimo Rossi

Le confessioni di un terrorista albino

Il nostro Paese irto di minareti? Questo studio accurato e ricco di dati - con il pregio di basarsi su una «ricerca empirica», come evidenzia il prefatore Stefano Allievi - ci ricorda anzitutto che le moschee vere e proprie non sono più di cinque; centinaia, invece, le sale di preghiera ricavate in capannoni e altri luoghi. Maria Bombardieri difende, all’ombra della Costituzione, il diritto al luogo di culto anche per i musulmani. Al tempo stesso ci introduce nel dibattito esistente anche all’interno della variegata comunità islamica d’Italia. Moschee imponenti o piccole moschee diffuse, che servirebbero meglio i credenti? Viene messo in evidenza, in particolare, il processo di avvicinamento avviatosi in tempi recenti tra i diversi tronconi dell’islam italiano, Ucoii e Coreis in primis.

Tra gli oltre 1400 titoli solo in italiano sull’Etiopia - una decina solo nel 2011 - Rossi trova una sua cifra, che è forse quella della consapevolezza. Propone il suo diario di viaggio organizzato da un tour operator senza le ingenuità e gli oh del neofita. Le informazioni che dà su Paese e popolazioni sono certo ricche, ma non va trascurata allo stesso tempo l’ironia autocritica dell’homo turisticus, qual egli stesso e i suoi compagni sono. I riferimenti letterari, in una simile operazione, aiutano. Oltre allo storico L’Omo del 1899, scritto in base alle note di viaggio della spedizione Bottego, troviamo citati autori più recenti: antropologi come Geertz o giornalisti come Kapuscinski, che intendono il viaggio come conoscenza di sé, in fin dei conti, ancor più che di altre genti.

In queste Confessioni, edite in Italia per la terza volta dal 1989, uno dei maggiori romanzieri e poeti sudafricani viventi racconta i sette anni di carcere che gli costò la sua opposizione all’apartheid. Bianco, sposatosi in Francia con un’asiatica (violando quindi l’Immorality Act di Pretoria e per questo impedito a rimpatriare), da Parigi fa volare per il mondo i suoi versi, autentici «attacchi frontali e senza requie» al regime. Nel 1975 rientra in Sudafrica, sotto mentite spoglie. «Sapevo che ero bruciato, che loro sapevano di me e, un po’ alla maniera di un bambino che chiude gli occhi nella speranza che così facendo le cose brutte se ne andranno, avevo sperato contro ogni speranza che sarei passato attraverso le maglie della rete che da qualche tempo si stava chiudendo intorno a me»…

Varcati i trent’anni di storia, la più tenace manifestazione nel suo genere in Italia, il Festival di Cinema Africano di Verona, ha voluto preparare un libro sulla cinematografia del continente, illustrato con numerose foto a colori. Si è cercato di evitare il rischio di rimanere intrappolati in uno sguardo prevalentemente storico, cercando piuttosto di osservare il presente, le nuove tendenze, i giovani autori. Significativa, in proposito, la seconda parte del volume, in cui alcuni registi di nuova generazione fanno la propria, soggettiva lettura di film africani classici. È la continuazione, con altri strumenti, generi e stili, dello sforzo di «decolonizzare gli schermi» d’Africa - e gli schemi nostri sull’Africa - intrapreso da oltre mezzo secolo.

Maria non è certo chiamata “Madre di Dio” dall’islam, è comunque una figura cui il Corano riserva un trattamento eccezionale. I versi a lei dedicati sono in numero superiore che nei Vangeli. Un capitolo, il XIX, prende da lei il titolo. Attorno alla traduzione in italiano di questa sura prende vita un commentario versetto per versetto, dopo un’adeguata introduzione e un’appendice in cui il curatore si preoccupa di attualizzare il messaggio di questa Scrittura per l’uomo occidentale d’oggi. L’imam Pallavicini, un amico del dialogo interreligioso, è vicepresidente della Coreis, l’associazione islamica che raccoglie in particolare musulmani italiani, e autore di molti titoli tra cui Il Misericordioso. Allah e i suoi profeti (Emp 2009).

Emi 2011, pp. 254, 14 euro

Mimesis 2011, pp. 313, 24 euro

Alet 2010, pp. 362, 18 euro

Cierre edizioni 2011, pp. 168, 12,50 euro

Morcelliana 2010, pp. 232, 16,50 euro

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a tempo determinato

di Breyten Breytenbach

a cura di Vanessa Lanari

a cura di Yahya Pallavicini


musica

di Claudio Agostoni

KInSAShA SuCCurSALE BAloji

Post hip hop music: così viene definita la musica di questo artista nativo di Lumumbashi, nella R.D. Congo, ma cresciuto a Liegi, in Belgio. Lui si limita a dichiarare che “… i miei pezzi sono troppo musicali per essere rap e troppo rap per essere world music, ci sono troppi arrangiamenti per essere slam e troppe lingue straniere (lingala, swahili) per essere canzoni francesi…”. In effetti il suo è un sound composito con una patina colorata di rumba congolese anni settanta, afrofunk nigeriano, ska… C’è anche la cover di uno storico pezzo congolese come Indépendance cha cha: “Molti considerano un sacrilegio il fatto che mi sono permesso di cambiare le parole, con un testo meno accomodante. Ma quelle originali avevano qualcosa di vuoto, sembrano teleguidate dai belgi prima di andarsene”.

AfrICAn LuLLAbIES AA.VV.

Questa nuova raccolta della Rough Guide ci regala una immersione in una piccola ma affascinante componente della musica africana: quella delle ninne nanne. Trattasi di una antologia dove sono presenti alcuni dei più grandi nomi della musica africana, ed è possibile farsi cullare dalle affascinanti voci dei Ladysmith Black Mambazo o di Angelique Kidjo, così come dai dolci suoni della mbira e della kora. Come bonus cd viene proposto l’album di Virginia Mukwesha Mataré - The Power of Mbira. Il mbira è un antico strumento centrale nella cultura Shona dello Zimbabwe, usato nelle tradizionali cerimonie di famiglia. La Mukwesha propone una sorta di lunga suite strumentale basata su melodie tradizionali: 5 temi suonati su 7 diverse mbira, creando 35 variazioni tematiche.

KwEgnE KAreyCe Fotso

Dopo numerosi anni d’apprendistato in apprezzati gruppi camerunesi come i Korongo, Kareyce si è fatta conoscere dal grande pubblico nel 2000, imponendosi nella scena camerunese. Ha timbrato numerose presenze in festival nel Camerun, in Congo-Brazza, in RDC, in Costa d’Avorio, in Benin, in Francia ed in Giappone. Kareyce ricava la sua ispirazione prevalentemente dalle tradizioni bamilékés e dalle musiche delle regioni occidentali del suo Paese, anche se conosce bene tutte le tradizioni musicali del Camerun. Nei suoi spettacoli usa strumenti ancestrali come choue, nde, sanza, ntem… che alterna con la chitarra creando una sorprendente simbiosi tra l’Africa profonda con il jazz e il soul. Kuichoueu in lingua bamiléké significa “unità, armonia”: e la ricerca di un equilibrio, musicale ma anche sociale, è il messaggio che la Kareyce lancia con questo lavoro.

CroCodILE bLuES sAMBA tourè

Cresciuto con il desert blues di Ali Farka Touré, ad un certo punto della sua carriera Samba Touré ha avuto l’onore di essere chiamato in tour dal mentore in persona, oltre che da Toumani Diabaté nel più recente Ali Farka Touré Variations Tour. Una chiamata non casuale perché Samba Touré è un chitarrista formidabile che al suono di Ali (trasposizione su chitarra elettrica dell’ancestrale blues amadran) sa aggiungere profumi del repertorio songhai e qualche ammiccamento occidentale. La sua musica è un tuffo nell’animismo magico del fiume Niger, nell’ipnosi delle voci a chiamata e risposta, nel contrappunto asciutto e mistico della calebasse. Un ottimo disco, impreziosito dalla voce unica di Oumou Sangare, che in Moussoya celebra il ruolo delle donne nella società maliana. africa · numero 1 · 2012

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cultura

testo di Silvia Koch e Sonia Drioli foto di Sonia Drioli

Marocco, or L’argento del deserto non luccica più I mastri gioiellieri di Tiznit, celebri per la loro abilità nella lavorazione dell’argento, oggi sono schiacciati dalla concorrenza straniera

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iznit è una cittadina di sessantamila abitanti alle porte del Sahara. La chiamano la «San Marino del deserto». Ma non gode di buona salute. La lavorazione artigianale dell’argento, storico motore dell’economia locale, vive un momento difficile. I mercanti di souvenir a Marrakech e Casablanca preferiscono smerciare bigiotteria prodotta industrialmente in Europa o Cina: in tempi di crisi economica, tagliano sui costi… e sulla qualità. A

rimetterci sono gli orafi di Tiznit. Come Fouad, che da una vita fabbrica a mano le cosiddette “croci del Sud”, gioielli tipici messi in vendita nei bazar. «In un mese ne fabbrico centoventi. Ma guadagno appena 1000 dirham, circa cento euro», spiega a denti stretti. Fouad lavora nella sua bottega, esposto tutto il giorno alla micidiale polvere dell’argento. Indossa un paio di occhiali protettivi, «ma alla fine della giornata gli occhi bruciano». L’argento proviene in parte


afi in crisi Un’artigiana di Tiznit. Furono gli ebrei sefarditi di origine spagnola, approdati in Marocco alla fine del Quattrocento, a insegnare l’arte dei gioielli ai Berberi di questa regione

dalle miniere marocchine attorno a Ouarzazate, in parte dall’estero (anche dall’Italia). Ma per competere con le produzioni industriali straniere, gli artigiani di Tiznit sono costretti a ricorrere al contrabbando o alla fusione di antichi gioielli. Il segno più evidente della crisi è stato la chiusura del vecchio suk, dove i mastri gioiel-

lieri insegnavano la loro arte e dove l’argento prendeva forma. Solo un anno fa l’antico mercato era in piena attività; oggi si vedono solo vetrine semivuote, negozi abbandonati, merce ammucchiata e impolverata. Diversi fabbri hanno abbandonato l’attività, strozzati dai debiti. Altri hanno deciso di resistere e hanno fondato un’associazione di categoria, Tiwinass, che in lingua locale significa “catena”. «Dobbiamo restare uniti - avverte Fouad - se vogliamo passare questo momentaccio». Basterà? • africa · numero 1 · 2012

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chiesa in africa

a cura di Anna Pozzi

Algeria •

Un delicato equilibrio

S

i gioca tra dichiarazioni concilianti e prese di posizione molto meno accomodanti il delicato equilibrio tra governo e Chiese cristiane in Algeria. Da un lato, il ministro per gli Affari religiosi Bouabdallah Ghulamallah ha recentemente dichiarato che «i cristiani sono liberi di associarsi per raccogliere fondi e costruire chiese». Dall’altro lato, però, la stampa algerina non dà tregua nel prendere di mira uomini di Chiesa (cattolici o non) e nell’accusare di proselitismo soprattutto evangelici e protestanti. E allora, mentre il ministro afferma che i cristiani esercitano il culto «in un quadro regolamentato» e che «tutti gli individui sono uguali davanti alla legge», nei fatti, la Legge sui culti non musulmani, promulgata nel 2006, pone molti limiti alla libertà di religione. Certamente, il governo algerino non vede di buon occhio soprattutto la presenza di gruppi di evangelici molto attivi nella regione tradizionalmente riottosa rispetto al potere centrale della Cabilia, ma lo stesso arcivescovo cattolico di Algeri, mons. Ghaleb Moussa Abdallah Bader, non è stato risparmiato dalle critiche per aver chiesto pubblicamente il rispetto della libertà religiosa, nonché per aver denunciato le grosse difficoltà nell’ottenimento dei visti per il personale religioso. Eppure, secondo le stime ufficiali, i cristiani in Algeria sono oggi solo poco più di 10 mila su 35 milioni di abitanti; una presenza numericamente insignificante, che spesso viene usata come capro espiatorio per orientare sul “diverso” il forte disagio presente nella società algerina.

SUDAFRICA •

Svolta al femminile

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er la prima volta, una donna si trova ad essere Segretaria generale di una Conferenza episcopale cattolica. Si tratta di suor Hermenegild Makoro, delle Sorelle del Preziosissimo Sangue, nominata Segretario generale della Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’Africa Meridionale (Sacbc). Ne ha dato l’annuncio lo scorso dicembre l’arcivescovo di Johannesburg, mons. Buti Tlhagale, presidente della stessa Sacbc. Una simile iniziativa poteva venire solo da una Chiesa giovane, dinamica e aperta come quella del Sudafrica. Del resto, negli ultimi sei anni suor Makoro ha affiancato p. Vincent Brennan, della Società delle missioni africane (Sma) come segretario generale associato della Conferenza dei vescovi a Pretoria. Classe 1951, suor Makoro è laureata in educazione e formazione all’università del Transkei e diplomata in teologia all’università di Natal-Pietermaritzburg. Originaria della provincia del Capo Orientale e seconda di quattro figli, è cresciuta in una famiglia cattolica, ha frequentato la parrocchia di Mariazell, prima di entrare nella congregazione delle Sorelle Missionarie del Preziosissimo Sangue nei primi anni Settanta.

Nigeria • Restituite all Il governatore di Anambra, Peter Obi, ha deciso di restituire alle Chiese le scuole confiscate durante la guerra civile. L’Anambra, uno degli Stati petroliferi della Nigeria sud-orientale, tra il 1967 e il 1970 faceva parte della repubblica secessionista del Biafra. Verranno così restituite alla Chiesa cattolica, alle sue congregazioni e alla comunità anglicana 1040 scuole. Il governatore, che ha un fratello sacerdote ed una sorella suora, si è impegnato a finanziare le scuole con l’equivalente di circa 28 milioni di euro continuando ad assicurare lo stipendio agli insegnanti. In questi giorni si discute anche della possibile restituzione delle scuole così dette “missionarie” nella regione di Lagos.

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BURUNDI •

Clima di violenza «La guerra è malvagia, sia per coloro che vogliono iniziarla sia per coloro che pensano di avere la vittoria assicurata. Per favore, non ci abituiamo alla guerra, non giochiamo con la guerra». Negli stessi giorni in cui i vescovi del Burundi lanciavano questo accorato appello, venivano uccisi a bruciapelo una religiosa croata, suor Lukrecija Mamic, delle Ancelle della Carità, e un volontario italiano Francesco Bazzani dell’Associazione cooperazione missionaria (Ascom) di Legnago. Un’altra religiosa, suor Carla Brianza, è sopravvissuta riportando gravi ferite. È successo nella serata di domenica 27 novembre, quando due criminali hanno fatto irruzione nel convento adiacente all’ospedale di Kirembe, dove lavoravano le vittime. I due assassini sono stati subito presi, processati e condannati all’ergastolo, ma il giudice che ha emesso la sentenza è stato a sua volta arrestato perché avrebbe permesso ai due criminali di dichiarare pubblicamente che c’erano dei mandanti, cosa che avrebbe messo in imbarazzo il governo burundese. In questo clima avvelenato, i vescovi chiedono la «cessazione immediata delle uccisioni e delle sparizioni forzate e un maggiore rispetto per la dignità della persona e della legge».

a Chiesa scuole confiscate

Somalia•

La Caritas resta

P

er il momento la Caritas può restare in Somalia. Per il momento, perché nulla è più incerto di quello che avviene in questo tormentato Paese, dove la Caritas locale cerca di portare aiuti di prima necessità alla popolazione che sta letteralmente morendo di fame da diversi mesi. A fine novembre infatti, il gruppo estremista Shabaab ha decretato l’espulsione di sedici organizzazioni non governative e agenzie dell’Onu perché «ritenute nocive per la creazione di uno Stato islamico o impegnate in attività diverse da quelle ufficialmente dichiarate». «Al momento - riferisce a Fides Suzanna Tkalec, responsabile di Caritas Somalia - nessuna nostra operazione è stata colpita dalla decisione degli Shabaab. La nostra unica preoccupazione è di aiutare le popolazioni colpite dalla carestia. Per questo la Caritas e i suoi partner locali e stranieri hanno deciso di operare nella discrezione totale, non rilasciando informazioni dettagliate sulle loro attività sul terreno somalo». La Caritas ha iniziato il suo impegno umanitario nella regione fin dal marzo 2011, quando ancora le grandi agenzie internazionali non avevano lanciato l’allarme. La lunga presenza missionaria in quella terra e le relazioni di amicizia che si sono create hanno permesso di intervenire tempestivamente ed anche di cominciare a realizzare anche qualche piccolo progetto di sviluppo che permette di guardare oltre l’emergenza».

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chiese

testo di Marco Trovato foto di Marco Trovato e Marco Garofalo

Shalom Uganda 66

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Il mondo sconosciuto degli ebrei all’Equatore Gli Abayudaya sono una piccola comunità ebraica. Fondata cent’anni fa nel cuore dell’Africa da un capo militare orgoglioso, cocciuto. E soprattutto visionario. Tanto quanto i suoi seguaci

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a terra promessa assomiglia al seno di una donna. «Prosperoso e fertile», ha precisato l’uomo che ci ha indicato la strada. Una profezia azzeccata. Il colle verdeggiante a forma di mammella troneggia sulla savana a pochi chilometri dalla città di Mbale. Sulle mappe viene segnalato col nome di Nabugoye Hill, ma per la gente del posto è semplicemente “la collina degli ebrei”. «Le Sacre Scritture non ne fanno menzione», ha ammesso la nostra guida. «Ma le vie del Signore sono infinite… Specie quando penetrano nel ventre molle dell’Africa», ha aggiunto con una risata. Su questa piccola altura ugandese - collegata al resto del mondo da una fragile pista piena di buche - ha trovato rifugio una sperduta tribù ebraica composta da uomini e donne dalla pelle nera come l’ebano. Si chiamano Abayudaya. Non hanno legami di sangue con Abramo e Giacobbe, né rivendicano alcuna lontana ascendenza giudaica risalente al re Davide. A differenza dei loro fratelli etiopi, i celebri Falashà, non cullano il sogno di vivere in Israele. Professano l’ebraismo in solitudine, a modo loro. Portando avanti usi e costumi che non è frequente rintracciare a queste latitudini. Pregano in sinagoghe tirate su con

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chiese

testo e foto di Anna Pozzi

Cristiani

nel deserto

Reportage dalle solitarie missioni del Niger Mentre nel Sahel cresce il rischio terrorismo e i seguaci di al-Qaeda minacciano i cristiani, un drappello di missionari italiani si ostina a cercare il dialogo coi fedeli musulmani del Niger

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al cuore di Lodi al cuore del deserto. Da un contesto dove il cattolicesimo è ancora vivo e vivace, a una missione vastissima, dove, quando va bene, ci sono dai 60 agli 80 cristiani. Eppure, don Domenico Arioli, sacerdote lodigiano, sembra perfettamente a suo agio in questa realtà che ormai ha fatto sua da quasi dieci anni. Era il 2002 quando, insieme a un’avanguardia formata da due preti e due laiche con-

sacrate, è sbarcato in Niger. Un Paese poverissimo, lambito dal deserto, quasi completamente islamizzato. A Dosso, la cittadina in cui si sono insediati a 130 chilometri dalla capitale Niamey, c’era una chiesetta, costruita 25 anni fa, e una minuscola comunità cristiana. «Quando siamo arrivati racconta don Domenico eravamo i primi due preti permanenti in questa missione».

Aiuti ai giovani Da allora la cittadina è triplicata, arrivando oggi a contare 80mila abitanti, e la missione si è arricchita di strutture e attività. Loro sono sempre in due, don Domenico e don Andrea, arrivato nel 2005, affiancati di tanto in tanto da alcuni laici. Come la coppia di giovani pensionati che attualmente si occupa del dispensario e del futuro centro culturale. Don Domenico ci mostra l’edificio in costruzione. africa · numero 1 · 2012

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chiese L’invito del vescovo di Niamey

Abbattiamo i pregiudizi

Sono più di trent’anni che è in Niger, più di dieci che è vescovo della capitale Niamey. Monsignor Michel Cartateguy, missionario francese della Società Missioni Africane (Sma), guida una diocesi con 8 parrocchie e 15 preti diocesani. «Siamo una piccola comunità - spiega - ma la nostra presenza è importante perché contribuisce a cambiare lo sguardo del musulmano rispetto al cristiano. Ci si conosce e cadono molti pregiudizi reciproci. Oggi siamo accolti come una comunità di credenti, prima eravamo visti piuttosto come degli infedeli… Le relazioni con la comunità islamica e i suoi rappresentanti sono buone, ma vanno coltivate tutti i giorni, perché il vento dell’intolleranza soffia anche qui: ci sono molti imam che vorrebbero che venisse applicata la sharia o instaurata una repubblica islamica». Ai proclami degli integralisti Monsignor Cartateguy risponde con un progetto di tutt’altro tenore: «Mi piacerebbe creare un istituto sulla pace e la riconciliazione per riflettere insieme sull’apporto che noi, cristiani e musulmani, possiamo dare insieme in questo campo». 74

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«Ci sarà una biblioteca, una sala informatica, una sala polivalente per proiezioni e spettacoli teatrali, una sala di lettura e un anfiteatro». Il progetto è ambizioso e ormai a buon punto. «Verrà utilizzato soprattutto dai giovani - dice il missionario - che qui non hanno molti luoghi e occasioni di aggregazione». Non lo dice, perché è scontato, che saranno quasi tutti musulmani, così come la direttrice, una giovane donna con un vistoso velo rosso in testa, che visita la nuova struttura dove presto sarà chiamata a lavorare. In parrocchia c’è già un foyer per le ragazze, frequentato ogni anno da una ventina di giovani del posto che non sono mai state a scuola o che sono state costrette ad abbandonare gli studi. In Niger, il livello di

alfabetizzazione è bassissimo, circa il 30%. Anche perché la popolazione è molto povera. «Uno stipendio minino mensile - dice don Domenico - è di circa 30mila franchi Cfa, ovvero 45 euro. Molti vivono di espedienti e di qualche commercio, dunque non possono permettersi di mandare i figli a scuola».

Il dialogo possibile In questi ultimi anni, il governo e le organizzazioni internazionali stanno facendo degli sforzi per promuovere l’accesso all’educazione, ma con scarsissimi mezzi e altrettanto scarsi risultati. Don Domenico sta pensando di creare anche dei piccoli pensionati là dove ci sono scuole medie, per permettere ai ragazzi dei villaggi di poter

accedere all’istruzione secondaria. Mentre a Dosso sono sempre più numerose le famiglie che chiedono di poter mandare le loro figlie al foyer della parrocchia. Il corso è articolato in tre anni e prevede, oltre all’alfabetizzazione, lezioni di taglio e cucito, cucina e igiene. «Le ragazze che li frequentano - dice don Domenico - sono tutte musulmane. La gente di qui ormai ci conosce e ha fiducia in noi. Ha capito che non forziamo le persone a diventare cristiani e così le famiglie ci affidano le loro figlie». «I cristiani qui sono pochissimi - precisa don Domenico - e vengono quasi tutti da altri Paesi, soprattutto da Togo e Benin. Sono immigrati venuti in Niger per lavorare. Per loro la parrocchia è un punto di riferi-


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toguna - la casa della parola lettere Un misterioso monastero

Ho appena fatto un viaggio sul lago Tanganika, in Tanzania, dove ho scoperto un antico monastero vicino al villaggio di Kipili, purtroppo in grave stato di abbandono. Incuriosito ho cercato di documentarmi tramite Internet, ma non ho trovato alcuna notizia. Qualcuno può aiutarmi a rispolverare la storia di questo straordinario eremo africano? Gian Casati San Donato Milanese gian.casati@gmail.com

Risposta su Capo Verde Sono il presidente dell’associazione Capo Verde e non solo. Nella rubrica Toguna la casa della parola 6/2011, ho apprezzato la franchezza della risposta che avete dato al signor Ernesto Colantonio

a cura della redazione

a proposito delle lamentele e delle delusioni che gli hanno suscitato alcune foto e alcune letture dei forum su Capo Verde. Condivido in toto: troppi italiani vanno lì con l’idea di ritrovarci usi, costumi, e abitudini (spesso cattive) che sono abituati a vivere in Italia. Antonio Danise, via mail Vorrei intervenire a proposito della lettera del pensionato di Milano che sogna Capo Verde. Caro signor Ernesto, parta senza pregiudizi, si allontani dai villaggi turistici e sorrida alla gioiosa popolazione africana, che ha tanto da comunicarci. Credo che questa sia la via per scoprire un pezzetto del suo desiderato “paradiso”. Distinti saluti Rosetta Guardi, via mail

Ricomincio in Africa Ho 47 anni, la metà dei quali trascorsi come operaio in una fabbrica che ha chiuso i battenti lo scorso novembre. Fino a poche settimane fa non sapevo davvero

dove sbattere la testa. Una speranza si è accesa leggendo il vostro articolo “Ma quale crisi?”, pubblicato sull’ultimo numero della vostra rivista. Ora sto pensando sul serio di lasciare l’Italia e cercare fortuna in Ghana. Mi sto informando con l’ambasciata per le questioni burocratiche. Vorrei aprire un piccolo ristorante. A 47 anni sono pronto a iniziare una nuova vita in Africa, grazie anche a voi. Matteo Marchetti, Fabriano

Proposte indecenti Sono reduce da una breve vacanza in Gambia. Assieme ad un’amica volevo trascorre qualche giorno di relax. in riva al mare. Purtroppo abbiamo dovuto passare il nostro tempo a respingere le proposte indecenti avanzate, con insistenza e sfacciataggine, da caterve di giovani locali. Appena mettevamo piede sulla spiaggia, venivamo avvicinate da ragazzi che avevano un solo interesse: offrirci del sesso a pagamento! Siamo rimaste disgustate dalla deriva di una società

smarrita che ha perso i suoi valori. Donatella Brasca, Milano Cara Donatella, mi spiace che non abbiate potuto apprezzare la bellezza del Gambia, piccola e ospitale nazione che merita di essere visitata (specie nell’entroterra lontano dalle località balneari). Le turiste dovrebbero avere il diritto di rilassarsi su una spiaggia senza essere importunate con fastidiose offerte di sesso a pagamento. Tuttavia non siamo ingenui. Il mercato vive sulla legge della domanda e dell’offerta: l’elevata presenza di gigolò in Gambia è la conseguenza del fatto che troppe visitatrici dalla pelle bianca volano a Banjul in cerca di evasioni sentimentali e avventure erotiche a pagamento. Può darsi che il turismo sessuale sia l’indizio di una società smarrita. Di certo è una piaga alimentata da viaggiatori e viaggiatrici occidentali. Marco Trovato coordinatore rivista Africa

SONdAGGIO PAReRI RAccOltI SullA PAGINA FAcebOOk dI AFRIcA Ogni volta che accade una tragedia in Africa le organizzazioni umanitarie lanciano la ricerca di aiuti tramite gli SMS solidali. 8% Penso sia un modo pratico per aiutare le popolazioni in difficoltà 7% Credo sia un modo per lavarsi le mani senza affrontare i problemi alla radice 36% Bisogna accompagnare questa raccolta fondi con azioni a lungo termine 49% Penso che solo una parte dei soldi inviati in questo modo arrivi a destinazione “I figli degli immigrati stranieri nati in Italia hanno diritto ad ottenere la cittadinanza”: sei d’accordo con quanto detto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano? 94% Sì, concordo pienamente 4% Sì, ma ci sono questioni più importanti e più urgenti per il nostro Paese 0% No, solo chi discende da un italiano ha diritto alla cittadinanza 2% No, è corretta la legge attuale: a 18 anni si può chiedere la cittadinanza

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africa rivista


n. 1 gennaio . febbraio 2012 www.missionaridafrica.org

L’ultima trovata del missionario? Una mini-latteria solare

di Anna Pozzi

Nei villaggi più poveri e isolati del Burkina Faso un Padre Bianco francese installa frigoriferi a pannelli solari. E insegna alla donne locali a gestirli con profitto

Padre Maurice Oudet in assemblea con i capi villaggio

Ci sono voluti diversi anni per una cosa apparentemente molto semplice: creare una piccola latteria con un frigo a energia solare in un remoto villaggio peul nel cuore del Burkina Faso. Ma niente è come sembra quando si vanno a toccare equilibri culturali, tradizionali ed economici che sembrano fissati nel tempo. Eppure, grazie alla sua determinazione e a una rete straordinaria di relazioni a livello di base, il padre Maurizio Oudet, Padre Bianco francese, è riuscito in questa piccola-grande impresa.

Fiducia nelle donne

Il pannello solare che fornirà alla mini latteria un’energia pulita e gratuita

padri bianchi . missionari d’africa

Lo scorso agosto, padre Oudet, insieme alla presidente dell’Unione delle mini latterie del Burkina e a un tecnico dell’allevamento dell’associazione “Accord”, è partito, con un camioncino alla volta del villaggio di Mu, nei pressi di Boromo, più di duecento chilometri dalla capitale. Nel cassone c’era di tutto. Il grande frigorifero, soprattutto, con il pannello solare e tutto l’occorrente per creare la piccola latteria che sarà gestita dalla donne

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peul. «È una scommessa!», dice padre Maurice che con i suoi due collaboratori incontra i capi-villaggio e le donne sotto un’ampia tettoia, al riparo dal sole cocente. Tutti prendono la parola. Si confrontano su questioni tecniche ed organizzative. «Siamo d’accordo che saranno le donne a occuparsene - dice il missionario - hanno seguito una formazione per poter gestire al meglio la produzione e la commercializzazione dei prodotti. Lavoreranno bene».

Yogurt e latte

Tutto è pronto per l’installazione. P. Maurice illustra alla popolazione l’uso del frigo a energia solare. Sotto, la presidente delle mini latterie del Burkina

Lui di esperienza ne ha già moltissima: di minilatterie, ma non solo. Da molti anni lavora per la promozione del mondo rurale ed è un esperto dei processi agricoli e dell’allevamento in Burkina Faso. Non distante dalla sua missione, una minilatteria che ha contribuito a creare rifornisce formaggio fresco e ottimo yogurt. «Ora vogliamo fare un esperimento anche in questa zona più remota - dice -. Abbiamo valutato che nel villaggio vicino ci sono potenzialità di acquisto di questi generi alimentari e dunque, se ben organizzata e rifornita di latte, nell’arco di tutto l’anno, la latteria può funzionare facilmente e dare dei benefici». Il frigo con pannello solare, fatto arrivare appositamente dalla Francia, è il primo nel suo genere in Burkina. Garantisce energia pulita e gratuita. Qui il sole non manca e il frigo ha una tecnologia tale che non necessita di batterie. Ha una durata prevista di 25 anni. Padre Oudet è entusiasta. «Se funziona, potremmo distribuire questi frigo in molte altre comunità isolate, dove non arriva la rete elettrica del Paese. Questo permetterebbe di creare piccole attività produttive per il bene di tutta la comunità». Il primo passo è stato fatto. Ora padre Maurice rilancia la sfida ad altri. •

Offerte per Sante Messe L’offerta per celebrare una Santa Messa è spesso l’unico sostentamento che il missionario riceve. È quindi un modo concreto per sostenerlo nel suo servizio sacerdotale. A titolo informativo, la Conferenza episcopale italiana suggerisce un’offerta minima di 10 euro

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Prima imparare e poi parlare Una scuola di lingua bambara in Mali Perdere tempo per parlare e restare con la gente: una via maestra per il dialogo e il rispetto reciproco. Ma prima devi imparare la lingua. E non solo quella...

La missione non può prescindere dall’inculturazione. Oggi questo è un concetto riconosciuto ma non era così scontato ai tempi dei pionieri dell’evangelizzazione. Eppure quasi 130 anni fa la visione missionaria del fondatore dei Padri Bianchi già affrontava l’argomento: “La conoscenza della lingua indigena è indispensabile per la predicazione. Di conseguenza è necessario che i missionari ricevano una formazione appropriata il più rapidamente possibile. Non appena ricevuta la nomina in un posto di missione, i missionari dovranno impegnare tutti i loro momenti di svago per lo studio della lingua…”.

di Vittorio Bonfanti Sono, appunto, le istruzioni e le direttive pastorali e missionarie che il Card. Lavigerie, fondatore dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi) consegnava al primo gruppo di missionari partenti per l’Africa Equatoriale nel marzo 1878. Sono parole che riguardano tutto il rapporto tra evangelizzazione e cultura. I missionari fin dall’inizio seguirono queste direttive, come testimonia ad esempio il Piccolo Catechismo in lingua kiganda, pubblicato ad Algeri nel 1881. Nel 1876 e nel 1881 due carovane di Padri Bianchi dirette a Tombuctu furono massacrate dai Tuareg. Passarono alcuni anni prima che mons. Lavigerie riconsiderasse il suo progetto di una penetrazione nella regione Sahara-Sudan e da lì verso l’Africa Sub sahariana. P. Anatole Toulotte, approfittando della penetrazione delle forze francesi all’interno, intraprese un viaggio di ricognizione e di conoscenza del territorio, partendo dalla baia del fiume Niger fino al Golfo della Guinea Conakry. Il suo diario, fedele

Il card. Lavigerie: “...al più tardi entro sei mesi dal loro arrivo, i missionari comunichino tra di loro nella lingua indigena”

alle consegne del Card. Lavigerie, è ricco di informazioni geografiche, culturali e linguistiche sulle popolazioni incontrate. Agli inizi del 1900, mons. Bazin pubblicava un Dizionario Bambara-Francese di 693 pagine. La scrittura si basava su quella francese. La lettera “u”, ad esempio, veniva scritta alla francese “ou” (Tombuctu si scriveva Tombouctou). L’alfabeto ufficiale, caratterizzato dalla presenza di 4 lettere particolari, data del 1980.

Il Centro studi per la lingua

Una delle attività del CEL è anche ricuperare favole e racconti in bambara utili per conoscere la cultura e per l’annuncio del vangelo

padri bianchi . missionari d’africa

È nel 1957 che i responsabili dei Missionari d’Africa aprono il CEL, Centro di studio della lingua bambara. Situato nel villaggio di Falajè, a 90 chilometri a Nord-Ovest della capitale del Mali, nella regione del Bèlèdugu (regione della latterite), in piena savana, in zona tipicamente bambara, il Centro accoglie ogni anno i missionari, uomini e donne, nominati nelle regioni abitate dai Bambara, dai Jula del Mali e del Burkina Faso e alcuni anche nelle regioni dove si parla il malinké o il kasonké.

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PROGETTI SOSTENUTI da AMICI DEI PADRI BIANCHI - ONLUS Progetto 01-10 RD Congo Sfamare i bambini del Congo Sostegno al Centro nutrizionale di Kisenso a Kinshasa e un acquedotto per dissetare i poveri del quartiere Referente: padre Italo Iotti

Progetto 06-10 Burkina Faso Costruire un mulino L’atmosfera conviviale e amichevole del CEL favorisce il dialogo e gli incontri

AMICI DEI PADRI BIANCHI ONLUS Codice fiscale 93036300163

L’associazione tra le sue attività ha quelle di • promuovere le sottoscrizioni di sostegno alla rivista “Africa”, pubblicata dai Padri Bianchi; • aiutare le Associazioni umanitarie e i centri di raccolta a favore di popolazioni bisognose di solidarietà; • sostenere le opere dei Padri Bianchi, rappresentati dalla Provincia Italiana dei Missionari d’Africa.

Le vostre donazioni possono fruire dei benefici fiscali concessi dalla legge, attraverso gli strumenti delle della detrazione/deduzione solo se vengono effettuate con pagamento tracciabile: assegno, bonifico, carta di credito, bancomat, CCP. È sufficiente allegare alla dichiarazione dei redditi la ricevuta del vostro dono. Versamenti, assegni e bonifici vanno indirizzati a: Amici dei Padri Bianchi - Onlus, V.le Merisio 17 - 24047 Treviglio BG CCP - c/t nr: 9754036 IBAN: IT32 E076 0111 1000 0000 9754 036 Cassa Rurale di Treviglio e Gera d’Adda IBAN: IT73 H088 9953 6420 0000 0172 789 BIC/SWIFT: BCCTIT2T

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P. Balanguin, con Le 100 frasi di base bambara e soprattutto P. Charles Bailleul, in arte Nci Kulubali, autore della Grammatica Bambara, del Dizionario Francese-Bambara e BambaraFrancese e di altre numerose pubblicazioni tra cui Ricchezze medicinali, sulla farmacopea tradizionale, sono all’origine dell’importanza del CEL. Due anni fa, si è anche aperto un sito in lingua bambara www.bamanan.org.

Una scuola di lingua e di vita

In 50 anni di attività numerosi sono coloro che sono passati dal CEL di Falajè, con una media di 10 per anno. Sacerdoti, religiose, religiosi, laici tutti col desiderio di conoscere e apprezzare la gente presso cui avrebbero lavorato. Il corso di bambara dura 6 mesi, dal 1 ottobre al 31 marzo suddiviso in due parti: 3 mesi, fino a Natale, dedicato soprattutto allo studio della grammatica, della fonetica e agli esercizi di dialogo e il resto, da gennaio al 31 marzo, vissuto in gran parte nei villaggi nei dintorni di Falajè. Durante i primi tre mesi, oltre alla lingua, gli studenti vengono introdotti anche alla cultura, alle tradizioni, agli usi e costumi della gente, preparandosi a vivere e condividere la vita della gente comune nei villaggi, ad apprezzarne i valori umani e la ricchezza culturale, oltre ad acquisire strumenti per proporre il messaggio evangelico non solo nella lingua indigena, ma anche con un linguaggio vivace e accessibile a tutti.

Dori - Il mulino della speranza Referente: padre Pirazzo Gabriele

Progetto 07-10 Borse di Studio Aiutare i seminaristi Padri Bianchi Referente: padre Luigi Morell luigimorell@padribianchi.it

Progetto 09-10 Mozambico Adotta un bambino in Mozambico Referente: padre Claudio Zuccala c_zuccala@hotmail.com

Progetto 01-11 Algeria Scolarizzazione Una biblioteca a Tizi-Ouzou per 500 studenti algerini Referente: padre José Maria Cantal pbprovmaghreb@yahoo.fr

Progetto 03-11 Kenya A scuola grazie a suor Agata Una scuola nella diocesi di Machakos per i piccoli orfani dell’Aids Referente: padre Luigi Morell luigimorell@padribianchi.it

Progetto 04-11 Mali Salute Un dispensario a Gao per portare medicine e cure in mezzo al deserto Referente: padre Alberto Rovelli Per ogni invio, si prega di precisare sempre la destinazione del vostro dono (numero progetto, sante messe, rivista, offerte, ecc) ed il vostro cognome e nome info africa@padribianchi.it telefono 0363 44726


informazioni

Le fiabe nei barattoli - Nuova edizione illustrata Un fortunato libro di Marco Aime, giornalista, antropologo e professore universitario che fa parlare le cose della vita quotidiana: i barattoli del supermercato, il tappeto, la vecchia bicicletta… per rivelare ai bambini i segreti di un mondo che anche essi possono capire e cominciare a cambiare. L’Autore racconta così la globalizzazione, la sostenibilità ambientale, il commercio equo e solidale e perfino la finanza etica. Un modo per presentare ai bambini problemi grandi e complessi ed i rimedi che vengono suggeriti. Le favole, che hanno sempre rappresentato un veicolo affascinante per presentare grandi verità morali e sociali, possono servire anche qui. Le illustrazioni sono di Valentina Gottardi. di Marco Aime, pp. 80, 11 euro

Sulle strade dell’utopia Vita e scritti di Tullio Contiero (1929-5006), “prete libero” con la passione del Vangelo, dei giovani e dei poveri. Senza peli sulla lingua, ha scosso una moltitudine di giovani e li ha pungolati all’impegno a favore dei poveri, quelli della loro città non meno di quelli del Sud del mondo, vittima dell’Occidente. Li ha provocati a toccare con mano la realtà: dal 1968, ogni anno, ha guidato goliardi e dottorini in visita all’Africa. Allo stesso modo in cui, nella Roma del dopoguerra, aveva trascinato nelle borgate i liceali di buona famiglia Uno slogan, riuscitissimo: “Maledetta la scienza che non si trasforma in Amore”. di Pier Maria Mazzola, pp.160, 12 euro

Tre Donne una Sfida L’incontro con tre donne musulmane di generazioni e paesi diversi ma accomunate dalla sfida di fare della religione islamica una “religione per donne”: Shirin Ebadi, iraniana, Premio Nobel per la Pace 2003; Fatima Ahmed Ibrahim, sudanese, prima donna eletta in un Parlamento africano e Malalai Joya, afgana, parlamentare dal 2003 al 2007, che denunciò i deputati “criminali di guerra”. Un sottile filo di consapevolezza e tenacia le unisce inconsapevolmente nella ricerca della loro dignità e dei loro diritti di donna. Tre donne profondamente credenti, ma che, a partire dalla verità umana e primato della coscienza, sanno indicare, nel variegato mosaico dell’islam, la via possibile di un’interpretazione libera dall’oppressione e dal maschilismo. di Paolucci Marisa, pp. 144, 11 euro

La casa editrice Emi è di proprietà della Cooperativa Sermis, costituita da 15 istituti missionari. I Padri Bianchi figurano tra i soci

PROMOZIONE AfricaPer scoprire il continente vero RIVISTE

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Nigrizia

Terre di Mezzo

Valori

Vps

Mensile del mondo nero

Mensile delle “alternative possibili”

Mensile di economia sociale

La rivista di chi abita il mondo

contributo

54 euro

AFRICA + NIGRIZIA

contributo

50 euro

AFRICA+TERRE DI MEZZO

contributo

55 euro

AFRICA + VALORI

Nella causale del versamento specifica: Africa + rivista scelta

contributo

51 euro

AFRICA + VPS


africa Marco Trovato

Continente nero? Non per noi! Africa, la ricevi per posta con un contributo minimo di 30 euro l’anno Informazioni allo 0363 44726 africa@padribianchi.it www.missionaridafrica.org C.P. 61 - 24047 Treviglio (BG)


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