Africa Nr 6 - Novembre-Dicembre 2010

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i l o c i t r a i l g e r e v e c i rr e P F D P n i i t e l p m o c t i . i h c n a i b i r d a p @ a c i r f a


dal 20 novembre al 20 dicembre

E con 20 euro in più regalala ad un amico. Mandaci il suo indirizzo e...

Per Natale regalati e regala Africa anno 88

anno 88

n.3 maggio-giugno 2010

anno 88

anno 88

n.5 settembre-ottobre 2010

anno 88

n.4 luglio-agosto 2010

www.missionaridafrica.org

n.6 novembre-dicembre 2010

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Nigeria

Tanzania La guerra del biliardo

Mali

Crociera nel Sahel

TURKANA

NELLA CULLA DELL’UMANITÀ

Malawi

Il regno del tè

Economia

La febbre dell’oro

Eritrea

Il volto del regime

Nigeria

Guerra di religione?

SUDAFRICA

CALCIO D’INIZIO

Sudan

Orgoglio dinka

Tanzania

Il vino della savana

Benin

Il mercato di Cotonou

Storia

Gli esploratori missionari

ISOLE

sperdute GUINEA-BISSAU

reportage

LA REGINA DEL TANGANICA Guinea

Bella e dannata

Pigmei

Piccoli e felici

Algeria

Storia

I monaci L’impresa di Tibhirine di Bikila

Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Milano.

Offshore Congo

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Petrolio

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Primavera nel Delta

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CA DAL CIELO

n.2 marzo-aprile 2010

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LE

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editoriale

di Paolo Costantini

Il momento della verità

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elle prossime settimane si deciderà il futuro di alcuni grandi Paesi africani. La Costa d’Avorio, ex locomotiva economica dell’Africa occidentale (era leader mondiale della produzione di cacao), è chiamata alle urne il 31 ottobre per sbloccare la grave crisi che paralizza il Paese da 8 anni. La guerra civile, 20022004, ha peggiorato significativamente la qualità della vita della popolazione e tagliato in due la nazione: il Sud, controllato dall’esercito fedele al governo, ed il Nord nelle mani delle forze ribelli che fiancheggiano l’opposizione politica. Dal

2005, le elezioni sono state rinviate una decina di volte con svariati pretesti. Questa sarà la volta buona? Dopo una lunga trattativa, i contendenti hanno trovato un accordo, ma al momento in cui scriviamo l’esito delle urne resta molto incerto: la carica del presidente è contesa tra Konan Bédié, Laurent Gbagbo e Alassane Ouattara. I perdenti accetteranno la sconfitta o torneranno ad armare schiere di supporter/miliziani per mettere a ferro e fuoco il Paese? Stessa incognita per la Guinea Conakry, (maggior esportatore mondiale di bauxite) alle prese con una

difficile impasse politica innescata con il golpe militare compiuto nel 2008 dal capitano Moussa Dadis Camara. La sua giunta militare ha lasciato il posto ad un governo di transizione, guidato dal generale Sekouba Konaté, garante di nuove e trasparenti elezioni. Il voto, programmato nello scorso settembre, è stato posticipato al 31 ottobre. Si teme che i due candidati (l’ex-primo ministro Cellou Dalein Diallo e lo storico oppositore Alpha Condé) ne approfittino per forzare la mano, con l’uso delle armi, anziché affidarsi alle urne. Non meno cupe sono le ombre che si formano at-

torno al Sudan, la più vasta nazione dell’Africa. Il prossimo 9 gennaio è in programma un referendum storico che potrebbe sancire l’indipendenza della regione meridionale del Paese. Molti cittadini del Sud Sudan sono favorevoli alla secessione, che, evidentemente, non è ben vista da Khartoum perché significherebbe perdere il controllo delle riserve petrolifere nazionali del Sud. Gli osservatori internazionali temono che il referendum possa riaccendere la miccia della guerra civile. La situazione è potenzialmente esplosiva, soprattutto se si considera la posizione del Sudan nello scacchiere internazionale: una potenza regionale in pieno sviluppo, alleata con la Cina ed in rotta di collisione con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Qualcuno potrebbe perciò essere interessato a favorire un collasso del Paese. Nei prossimi mesi dunque si giocheranno tre partite cruciali in Costa d’Avorio, Guinea e Sudan. Dall’esito di questi appuntamenti capiremo il livello di maturità democratica raggiunto nel continente. Se l’Unione Europea deve sostenere concretamente gli sforzi di tutti coloro che credono nei valori della giustizia e nella pace, i politici africani hanno il dovere di fare la propria parte. Per l’Africa è giunto il momento della verità. • africa · numero 6 · 2010

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sommario

lo scatto 24 Gara di pesca Nigeria

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Direzione, reDazione e amministrazione

viale Merisio, 17 24047 Treviglio (BG) tel. 0363 44726 - fax 0363 48198 africa@padribianchi.it www.missionaridafrica.org Direttore

Paolo Costantini CoorDinatore

Marco Trovato

Progetto grafiCo e realizzazione

copertina

36 Missioni spaziali

di Alessandro Gandolfi/Parallelozero

attualità

Elisabetta Delfini webmaster

Paolo Costantini amministrazione

Bruno Paganelli

Promozione e UffiCio stamPa

Luciana De Michele foto

Copertina Alessandro Gandolfi Si ringrazia Olycom Collaboratori

Claudio Agostoni, Marco Aime, Enrico Casale, Giovanni Diffidenti, Matteo Fagotto, Alessandro Gandolfi, Diego Marani, Raffaele Masto, Pier Maria Mazzola, Giovanni Mereghetti, Sara Milanese, Aldo Pavan, Giovanni Porzio, Anna Pozzi, Sergio Ramazzotti, Andrea Semplici, Daniele Tamagni, Alida Vanni, Bruno Zanzottera, Emanuela Zuccalà CoorDinamento e stamPa

Jona - Paderno Dugnano

Periodico bimestrale - Anno 88 novembre - dicembre 2010, n° 6

Aut. Trib. di Milano del 23/10/1948 n.713/48 L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dai lettori e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione. Le informazioni custodite verranno utilizzate al solo scopo di inviare ai lettori la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 675/96 - tutela dei dati personali).

COME RICEVERE AFRICA per l’Italia:

3 4 R.D. Congo, discesa all’inferno 10 Il vecchio Roque non c’è più 12 Le mogli dei Presidenti 17 Noi, schiave del sesso 18 Cantiere Addis Abeba Africanews

a cura della redazione di Giovanni Porzio

di Sara Milanese e Fulvia Boniardi di Luciana De Michele di Anna Pozzi

di Raffaele Masto e Marco Gualazzini

società

il regno segreto 26 Tunisia, della lingerie 28 Bianco Natale? 34 Bidoni dissetanti di Paola Marelli di Paola Marelli

di Luciana De Michele

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libri e musica Libri e musica

44 Panorama mozzafiato Zambia

66 Pellegrini zulu Sudafrica

cultura

48 Il vulcano dei Masai 54 Maghi delle parole 61 A.A.A. Cercasi fidanzato al Cairo di Bruno Zanzottera

di Franco Capone e Bruno Zanzottera di Emanuela Zuccalà

sport

62 Un’anguilla alle Olimpiadi 65 Un canestro per la vita di Marco Trovato

di Luciana De Michele

chiese

68 Il villaggio dei lebbrosi 72 Brevi

di Anna Pozzi e Bruno Zanzottera A cura di Anna Pozzi

storia

74 Il principe esploratore togu na 76 vita nostra 77 di Enrico Casale

a cura della redazione

a cura della redazione

di P. M. Mazzola e C. Agostoni

Contributo minimo di 30 euro annuali da indirizzare a: Missionari d’Africa (Padri Bianchi) viale Merisio, 17 - 24047 Treviglio (BG) CCP n.67865782 oppure con un bonifico bancario sul conto della BCC di Treviglio e Gera d’Adda intestato a Missionari d’Africa Padri Bianchi IBAN: IT 93 T 08899 53640 000 000 00 1315

per la Svizzera: Ord.: Fr 35 - Sost.: Fr 45 da indirizzare a: Africanum - Route de la Vignettaz, 57 CH - 1700 Fribourg C.C.P. 60/106/4

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news

a cura della redazione

Africanews, brevi dal continente 1 Nigeria, alluvioni catastrofiche Le forti piogge delle ultime settimane hanno provocato esondazioni, allagamenti e devastazioni in varie parti del Paese. L’apertura di due dighe (o il parziale cedimento delle stesse, come spiffera la stampa locale) ha provocato due milioni di sfollati e la distruzione di circa cinquemila villaggi.

2 Guinea Conakry, sfuma il voto È stato rinviato al 31 ottobre il secondo turno delle presidenziali, previsto lo scorso 24 ottobre. Come già avvenuto a settembre, il voto è stato annullato a seguito di disordini di piazza, con diverse vittime, avvenuti a Conakry tra militanti politici e forze dell’ordine.

3 Niger, democrazia in bilico Lo scorso 31 ottobre i nigerini sono stati chiamati alle urne per un referendum costituzionale. In seguito a un colpo di Stato con cui lo scorso febbraio è stato destituito il controverso presidente Mamadou Tandja, il potere politico è nelle mani di una giunta militare. Nel 2011 si terranno le elezioni per il ristabilimento di un potere civile.

4 Ciad, spiragli di pace I principali leader delle milizie antigovernative, con basi in Sudan, hanno annun-

ciato di rinunciare alla lotta armata e di aderire all’amnistia proposta dal presidente Idriss Deby. La pacificazione del Paese prosegue in vista delle prossime elezioni (legislative il 6 febbraio, presidenziali il 3 aprile).

5 Costa d’Avorio, col fiato sospeso C’è attesa per i risultati delle elezioni presidenziali, svoltosi lo scorso 31 ottobre, dopo anni di violenze e tensioni politiche. Il potere è conteso tra Konan Bédié, Laurent Gbagbo e Alassane Ouattara. I perdenti accetteranno la sconfitta?

6 Egitto, la sfida dei Fratelli I Fratelli Musulmani, la maggiore organizzazione dell’opposizione egiziana, parteciperanno alle elezioni legislative del prossimo novembre. Nel 2005 il movimento islamico, nonostante i brogli e le intimidazioni, conquistò il 20 per cento dei seggi.

8 Madagascar, un precario equilibrio Malgrado l’insediamento del nuovo parlamento malgascio (sciolto nel marzo del 2009dopo il golpe di Andry Rajoelina), restano tesi i rapporti tra il governo in carica e l’opposizione. Il 17 novembre dovrebbe svolgersi un referendum costituzionale, nel 2011 le elezioni legislative e presidenziali.

9 Sudan, sale la tensione Il 12 ottobre il presidente Omar al Bashir ha annunciato che non permetterà che il Paese si divida (a gennaio è previsto il refe-

to di uno dei giacimenti di minerali ferrosi più ricchi del mondo. Con i nuovi ricavi minerari le autorità di Freetown sperano di rimpinguare le casse dello Stato, prosciugate dalla guerra civile che ha imperversato negli anni ’90.

11 Gambia, a morte gli spacciatori Il parlamento di Banjul ha emesso una legge che prevede la pena di morte per chi viene trovato in possesso di più di 250 grammi di cocaina o eroina. La Gambia rischia di diventare l’ennesimo narcostato dell’Africa occidentale. Fonte: AgiAfro, Bbc, Jeune Afrique, Misna

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7 Tanzania, solida democrazia Si sono svolte il 31 ottobre le elezioni politiche in Tanzania. Sei candidati hanno sfidato alle urne il Presidente uscente Jakaya Kikwete, dato come favorito alla sua successione per un secondo e ultimo mandato di cinque anni. La Tanzania è uno dei Paesi africani politicamente più stabili.

rendum sull’indipendenza del Sud Sudan). Si teme una nuova guerra civile.

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10 Sierra Leone, un giacimento miliardario Nella regione di Tonkolili è iniziato lo sfruttamen-

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attualità

testo e foto di Giovanni Porzio

Ragazzini al lavoro nella miniera di Ruashi: molti hanno meno di 10 anni. La corsa sfrenata all’eldorado congolese, principale produttore al mondo dei metalli strategici, calpesta ogni giorno i diritti di milioni di minatori

Viaggio nelle sperdute e terrificanti miniere di coltan, il metallo “hi-tech”

R.D. Congo, 4

discesa all’inferno africa · numero 6 · 2010


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attualità

Nella remota regione del Katanga, cassaforte delle ricchezze congolesi, si trovano i più colossali giacimenti di metalli strategici. Assicurano il business dell’industria hi-tech ma alimentano da decenni violenze e sfruttamento inauditi

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n girone dantesco: dall’alba al tramonto 4mila disperati scavano a mani nude nel fango color ocra della miniera di Ruashi, nella remota provincia congolese del Katanga. I più robusti scendono nei crateri, strisciano nei cunicoli delle pericolanti gallerie e armati di picconi e rudimentali scalpelli aggrediscono il filone di roccia. I portatori risalgono a fatica le montagne di detriti, con le spalle piagate dai sacchi di juta da 50 chi-

Il coltan (agglomerato di due minerali, columbite e tantalite) serve a far funzionare i più sofisticati prodotti dell’industria hi-tech: cellulari, computer portatili, PlayStation. Nella foto, la pesa del materiale alla fine della giornata di lavoro 6

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li. I bambini, centinaia di bambini dagli 8 ai 15 anni, fanno il lavoro “leggero”: spaccano le pietre a martellate e immersi nell’acqua fetida delle pozze di lavaggio setacciano ogni giorno tonnellate di terra inalando polveri e letali particelle di metallo. Sono i creuseurs, i cercatori artigianali, l’eufemismo coniato per definire i minatori illegali che spinti dalla fame hanno invaso le concessioni appaltate alle grandi multinazionali. Dagli inesauribili giacimenti estraggono rame, oro, diamanti, cobalto e la preziosa cassiterite in cui si trova il coltan (columbitetantalite), il superconduttore indispensabile per far funzionare i nostri computer portatili, i nostri telefoni cellulari e le PlayStation dei nostri figli: l’80% delle


attualità

testo di Sara Milanese e Fulvia Boniardi foto di Fulvia Boniardi

Il vecchio RoqUe Le ruspe hanno raso al suolo lo storico bazar dei poveri di Luanda Il glorioso Roque Santeiro, il mercato all’aperto più grande di tutta l’Africa, è stato abbattuto dalle autorità angolane. Duecentomila piccoli commercianti sono stati sfrattati, per far spazio ai nuovi ricchi

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na distesa di terra e pattume, e qualche ruspa: è tutto quel che resta del glorioso Roque Santeiro, il mercato all’aperto più grande di tutta l’Africa, di certo il più famoso, il vero cuore di Luanda, capitale dell’Angola. Dopo averlo minacciato per anni, e dopo ripetuti comunicati durante tutta l’estate, il comune di Luanda ha costretto gli oltre 200mila venditori a traslocare. Al posto dello storico mercato le autorità hanno promesso di costruire un complesso per riqualificare il quartiere di Sambizanga, nella più grande baraccopoli di Luanda, la Lixeira, che dai tempi dei portoghesi accoglie le immondizie di tutta la città.

Un pezzo di storia Inaugurato ufficialmente nel 1991, ma sorto nei primi anni Ottanta, in un’Angola ridotta alla fame dalla guerra civile, per più di vent’anni il mercato è stato l’ancora di salvezza per il Paese. Luanda era la fortezza dove ripararsi per sfuggire alle violenze e agli scontri. E il Roque era l’unico posto in città dove si riusciva sempre a mettere qualcosa sotto i denti. Con la chiusura del Roque, l’Angola intera perde un pezzo importante della sua storia: soprattutto durante la guerra, l’economia nazionale è sopravvissuta grazie alle bancarelle di questo mercato, questa era la borsa degli angolani.

Fino ad oggi, in un Paese dove il lavoro regolare non ha valore, il Roque era il centro del commercio informale della città, il mezzo di sussistenza per centinaia di migliaia di persone. Dagli elettrodomestici ai cellulari, dai vestiti alle scarpe, dalla frutta alla carne, dal carbone ad ogni tipo di refurtiva: al Roque si trovava qualsiasi cosa, tutto all’aria aperta, appoggiato sui banchetti o accumulato per terra, sulle stuoie, nella polvere. La migliore descrizione di cos’era questo mercato è dello scrittore angolano Pepetela: «Se quello che cerchi non c’è al Roque Santeiro, vuol dire che non è stato ancora inventato».


di Luciana De Michele

AFP PHOTO/Mark RALSTON

attualità

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Le mogli dei 12 africa · numero 6 · 2010


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First Ladies africane, in posa per una foto di gruppo Foto ufficiale del Summit African First Ladies Health, dedicato alla lotta alle malattie del continente, tenutosi nella primavera del 2009 a Los Angeles. 1. Ida Odinga (Kenya) 2. Laraba Tandja (Niger; il marito è stato deposto con un golpe lo scorso febbraio) 3. Penehupifo Pohamba (Namibia) 4. Thandiwe Banda (Zambia), 5. Maria da Luz Dai Guebuza (Mozambico) 6. Mathato Sarah Mosisili (Lesotho) 7. Sia Nyama Koroma (Sierra Leone) 8. Turai Umaru Musa Yar’Adua (Nigeria, vedova dell’ex Presidente Umaru Yar’Adua, morto lo scorso maggio) 9. Inkhosikati LaMbikiza (Swaziland) 10. Ana Paula dos Santos (Angola) 11. Chantal Biya (Camerun), 12. Adélcia Barreto Pires (Capo Verde).

Presidenti

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attualità

di Anna Pozzi

Noi, schiave del sesso Due testimonianze sconvolgenti dalla strada I

n strada trovi gente di tutti i tipi, anche tante persone cattive», racconta Queen, nigeriana, ex prostituta nella zona di Castel Volturno. «La mia madam mi costringeva a stare in campagna, dove era molto buio e mi portavo un po’ di benzina per fare un filo di luce. Chi arrivava sin lì sapeva che poteva permettersi tutto, perché se anche urlavo nessuno avrebbe sentito. Un incubo durato quattro anni. Arrivava di tutto lì: spesso erano ragazzacci della zona o camorristi che si portavano pure la pistola e poi ti minacciavano. Oppure ti rubavano tutto. O ti obbligavano a soddisfare le loro perversioni. A volte arrivavano ragazzi in gruppo. E poi un sacco di immigrati… Non so, forse perché vivono pure loro una vita da schifo, e così poi si sfogano su di noi, e spesso sono così violenti e brutali che non sai mai se ne esci viva». «La mia madam mi trattava come una schiava e minacciava di uccidermi. Avevo paura. C’è voluto molto tempo perché potessi

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Un libroinchiesta sulla prostituzione in Italia svela i drammi delle giovani immigrate in gran parte africane costrette a vendersi sui marciapiedi. Ecco cosa raccontano due donne nigeriane fidarmi di quel cliente che sembrava gentile. Ha cominciato a venire regolarmente. A volte non voleva neppure fare sesso. Ma pagava lo stesso. Io però ero sospettosa. Nessuno era mai stato gentile con me. Da quando ero arrivata in Italia avevo trovato solo violen-

ze e minacce. Non riuscivo a vedere il bene che mi si avvicinava attraverso quel cliente gentile. Ma lui non si è arreso, e un po’ alla volta mi ha mostrato che c’erano delle vie d’uscita da quella maledetta strada. Grazie anche a lui, ora, ho cominciato una nuova vita».

mi massacrarono e si sbarazzarono di me… Per mesi sono passata da un ospedale all’altro. Nessuno mi voleva. Neppure i servizi sociali. Perché ero clandestina. E poi sarei dovuta morire. Invece qualcuno ha cominciato a occuparsi di me. Sembra un miracolo». •

Come spazzatura «Un giorno i miei strozzini mi gettarono via in un sacco nero della spazzatura. Dopo avermi presa a bastonate e accoltellata», racconta Patricia, un’altra nigeriana, ospite di una casa di accoglienza a Pavia. «Mi gettarono via come un rifiuto lungo il ciglio di una strada. La stessa strada dove mi avevano costretta a vendere il mio corpo per anni, per pagare un debito che mi avevano imposto non so più bene perché… Ma io avevo pagato tutto. E volevo liberarmi dalla schiavitù della strada». «Loro però non mi volevano lasciare. Hanno voluto farmela pagare. Un prezzo ancora più alto. Troppo alto. A causa mia, uccisero mia sorella in Nigeria. Poi

SchiAve Trafficate, vendute, prostituite, gettate. Donne Libro-inchiesta sul traffico del sesso dal sud del mondo all’Italia, a cura di Anna Pozzi e suor Eugenia Bonetti, con prefazione di Dacia Maraini San Paolo 2010 pp. 293 - Euro 18,00

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società

testo di Paola Marelli foto AFP

Tunisia, il regno segreto della lingerie Viaggio nell’industria nordafricana dell’intimo Molte fabbriche producono ogni giorno tonnellate di biancheria erotica. Un colossale commercio di slip, reggiseni e collant. Destinati all’Europa e al floridissimo mercato arabo

I

l business della seduzione non conosce crisi. Lo testimonia il boom di presenze registrate al Salone Mediterraneo della Lingeria, neonata fiera internazionale che ha radunato a Tunisi il gotha mondiale dell’industria dell’intimo. L’affollata kermesse ha promosso reggiseni, collant, giarrettiere, slip all’ultimo grido: il meglio della biancheria femminile, messo in mostra senza imbarazzo per la prima volta in una nazione musulmana, alla faccia degli anatemi lanciati da qualche imam ultra-

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conservatore. E il successo dell’iniziativa ha convinto gli organizzatori a rilanciare: la seconda edizione di Lingerie Med si terrà dal 9 all’11 marzo 2011 (www. lingerie-med.com).

Boom di aziende Oggi la Tunisia detiene il quarto posto (appena dietro l’India) nella classifica dei Paesi produttori di abbigliamento intimo. Tutti i grandi marchi europei del settore sono sbarcati dall’altra parte del Mediterraneo, per sfruttare il basso costo della manodopera locale (stipendio medio mensile di 250 euro) e le agevolazioni degli accordi bilaterali con l’Unione Europea (esenzione doganale per le spedizioni). Negli ultimi vent’anni nelle province di Monastir e Sfax sono sorte 122 industrie tessili, 1680 aziende

Nei Paesi arabi, le vetrine dei negozi di lingeria espongono manichini anonimi senza capo, ma all’interno si trovano i capi più sexy e audaci


attualità

testo di Raffaele Masto foto di Marco Gualazzini

Energica Addis Abeba Viaggio in una città sospesa tra passato e futuro

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La capitale dell’Etiopia sta vivendo un impressionante boom economico ed edilizio. Ma la frenesia che serpeggia nei cantieri e l’ottimismo delle autorità non hanno migliorato la vita dei poveri

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ddis Abeba (“nuovo fiore”, è questo il suo significato in amarico), sulla carta, è una città senza storia: ha solo poco più di 100 anni di vita. Eppure, in pochi luoghi del mondo, come qui, la storia trasuda da ogni pietra. Nel 1800 di questa città non c’era nulla, era un’ampia conca ricoperta di eucalipti su un vasto altopiano fra i 2mila e i 3mila metri che copre buona parte del Corno d’Africa. Fu Menelik II a creare in quel pianoro la capitale dell’impero dei Negus, millenaria civiltà di un popolo di religione cristiana, l’unico in tutto il continente africano. Le cose andarono così: Menelik II e la regina Taitù erano alla ricerca di un luogo adatto nel quale trasferire la capitale del regno. Arrivarono sulla collina di Entoto che sovrastava la piana di eucalipti. Per Menelik quella collina era il luogo adatto: un luogo dominante e imprendibile militarmente. Non fece i conti con l’opinione della regina che lo considerò troppo freddo, esposto ai venti, isolato. Tanto fece che costrinse Menelik - considerato a quei tempi in Europa un sovrano guerriero, tenace e crudele - a scendere di mille metri circa ed edificare la capitale nella piana di eucalipti. La storia è fatta anche di piccole cose e le questioni domestiche, a volte, hanno il loro peso.

Un’impagabile vista dall’alto

Entoto oggi è a 10 chilometri da Addis Abeba. La strada si lascia indietro il frastuono della città, supera l’università, l’ambasciata americana, attraversa una larga arteria punteggiata ai due lati da negozietti che vendono le tradizionali stoffe colorate e poi si arrampica all’interno di un folto bosco. La salita si fa aspra, i taxi gialli arrancano e sbuffano. Gruppi di donne salgono e scendono a

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lo scatto

testo di Luca Spampinato foto di Pius Utomi Ekpei/AFP/Getty Image

Gara di

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Cinquemila euro per un pesce

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nche quest’anno, migliaia di pescatori provenienti da ogni parte della Nigeria si sono dati appuntamento al consueto Argungu Fishing Festival, che si tiene ogni primavera (esclusi i periodi di guerra o di forte siccità) nella regione nord-occidentale di Kebbi. Il culmine di questa kermesse lunga quattro giorni è un’imponente gara di pesca che si svolge nelle torbide acque del fiume Matan Fada. Un colpo di pistola dà il via alla sfida. La maggior parte dei pescatori si getta nel fiume con reti e trappole tradizionali, mentre i più audaci tentano di catturare la prede con le mani. I partecipanti (all’ultima edizione erano 30mila) hanno un’ora a disposizione per prendere il pesce più grande e conquistare l’ambito premio della competizione: un milione di naira (circa 5mila euro). Lo scorso anno il pesce “vincitore” pesava 75 chili. Un tempo potevano gareggiare anche le donne, ma la recente introduzione della legge islamica nella regione ha indotto le autorità locali a riservare la pesca ai soli uomini.

pesca

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società

di Paola Marelli

Bianco

foto Marco Longari

Anche l’Africa

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Natale?

celebra (a modo suo) la nascita di Gesù In Egitto si digiuna per quaranta giorni, in Sudafrica ci si abbuffa attorno al barbecue, in Ghana si fa festa in spiaggia, in Nigeria si celebra come Halloween… Dall’Africa, una rassegna di curiose usanze natalizie, fra tradizioni e follie moderne

è una festa nazionale, chiamata Boxing Day (il nome deriva dalla vecchia usanza di distribuire in quel giorno i regali - boxes): le famiglie ne approfittano per affollare le spiagge o per andare a trovare amici e parenti fuori città.

Spese folli

L’

Africa non rinuncia al Natale. Occasione propizia per pregare, per ritrovarsi in famiglia, e per far festa assieme agli amici. Ogni Paese celebra la ricorrenza a suo modo. Attingendo a piene mani dalla tradizione cristiana, importando mode consumistiche dall’Occidente, mischiando liturgie solenni, rituali animisti, credenze pagane… Ecco una carrellata di curiose usanze natalizie, da Città del Capo al Cairo. Kinshasa. Un attivista politico vestito da Babbo Natale durante la campagna elettorale, nel luglio del 2006, alla vigilia delle prime elezioni libere della R.D.Congo

Pic-nic sudafricani

In Sudafrica, nell’emisfero australe, il Natale cade in piena estate. Le scuole sono chiuse per le vacanze e i bambini hanno tutto il tempo per adornare alberi e presepi artigianali. I festeggiamenti ruotano attorno al pranzo natalizio, che in genere viene consumato all’aperto, con un barbecue scoppiettante su cui sfrigolano carni di tacchino, manzo o selvaggina. Il menu prevede anche un maialino guarnito con riso giallo e uva passa. E un’abbuffata di dolci: budini speziati, fagotti ripieni di frutta e l’immancabile dessert speciale chiamato Lekker Pudding (la cui ricetta è top-secret). Il giorno di Santo Stefano

In Camerun i bambini si presentano alla messa natalizia indossando abiti nuovi acquistati per l’occasione. Le famiglie danno fondo ai propri risparmi pur di vestire i pargoli come principi. E le donne spendono ogni anno una fortuna per rinnovare le acconciature (il business delle parrucche e delle extension ha un’impennata a dicembre). Arrivare all’appuntamento natalizio senza un minimo di disponibilità economica viene considerato una vergognosa sciagura. Secondo il giornale locale Le Messager, le spese natalizie sono motivi di frequenti litigi coniugali e rappresentano le prime cause di divorzio. Anche in Uganda il Natale è una festa molto “cara” (in ogni senso). Nelle camafrica · numero 6 · 2010

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società

di Luciana De Michele

Nelle campagne dell’Africa milioni di donne e bambini percorrono chilometri per procurarsi l’acqua. I pesanti secchi sono un fardello dannoso per la salute. Meglio far rotolare dei bidoni…

Bidoni dis S

i chiama Hippo Water Roller. È un bidone cilindrico capace di trasportare fino a 90 litri d’acqua. Può essere spinto o trainato senza sforzo come un rullo, anche sui terreni più impervi. È stato progettato per facilitare l’accesso all’acqua potabile nelle zone rurali dell’Africa, dove ogni giorno donne e bambini sono costretti a camminare per svariati chilometri con pesanti secchi sulla testa. Il nuovo congegno moltiplica la quantità d’acqua trasportabile, riduce la fatica e soprattutto azzera i problemi fisici (seri danni alla colonna vertebrale) connessi

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all’approvvigionamento idrico nei fiumi e nei pozzi. Ideato e prodotto da una società sudafricana, il “bidone rotolante” è già stato diffuso in 30mila pezzi (con beneficio per oltre 200mila persone) da amministrazioni locali, ong, enti benefici. Nelle campagne africane disseminate di mine, l’Hippo Water Roller può persino salvare la vita. «Se urta accidentalmente un ordigno - assicurano i produttori - il bidone salta in aria senza procurare danni a chi gli sta vicino, mentre l’acqua contenuta al suo interno attutisce la forza dell’esplosione. Una prova? Il video su www.hipporoller. org. Sempre in Sudafrica, a Johan-

nesburg, i fratelli Hans e Piet Hendrikse hanno ideato un congegno simile: si tratta di un fusto cilindrico di plastica, leggero e resistente, che è in grado di immagazzinare e trasportare fino a 70 litri di acqua con l’ausilio di una semplice corda. L’hanno battezzato Q-Drum. «Assomiglia ad un gioco», assicura un missionario in Zambia che l’ha regalato ai suoi parrocchiani. «I bambini si divertono a farlo rotolare per chilometri. Nel frattempo aiutano le famiglie senza correre rischi per la salute». Il costo circa 50 euro a esemplare. Contro i 5 euro per un secchio made in China. Varrà la differenza? •


setanti

I numeri della sete 3,5 milioni di esseri umani non avranno accesso all’“oro blu” nel 2025 1,6 miliardi non hanno accesso all’acqua potabile 5 milioni di persone muoiono ogni anno per malattie legate alla mancanza d’acqua 2 milioni di esse sono bambini 12% della popolazione mondiale oggi consuma l’85% di tutta l’acqua disponibile 425 litri di acqua consumata al giorno da un americano 237 litri da un italiano 10 litri da un abitante del Madagascar (Fonte Cipsi)

L’uLtima invenzione? una bustina-fiLtro

Il Q-Drum, nella foto, è esposto al Museo della Scienza di Londra e alla Biennale Internazionale del Design che si tiene a SaintÉtienne, in Francia, fino al 5 dicembre. www.qdrum.co.za

Un gruppo di ricercatori dall’Università sudafricana di Stellenbosch ha ideato uno speciale filtro per l’acqua - piccolo, pratico, economico - che va collocato nel collo di una bottiglia per eliminare batteri e altre sostanze nocive. In pratica il congegno consiste in una bustina da tè, realizzata con microfibre che eliminano gli agenti patogeni, riempita con grani di carbone attivo che contribuiscono a rendere potabile l’acqua. Il costo del filtro? Solo 0,005 dollari a bustina. Un’inezia che potrebbe salvare in Africa ogni anno milioni di vite. africa · numero 6 · 2010

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copertina

testo e foto di Alessandro Gandolfi/Parallelozero

Missioni

Visita guidata a Malindi, la

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spaziali

“Cape Canaveral” africana africa · numero 6 · 2010

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copertina

Sulle coste del Kenya, tra spiagge esotiche e palme da cocco, sorge una base spaziale costruita dagli scienziati italiani mezzo secolo fa. Oggi, dopo un lungo periodo di inattività, ha ripreso a controllare i satelliti in orbita. Nell’attesa di lanciare il primo razzo africano 38 africa · numero 6 · 2010



lo scatto

testo di Luca Spampinato foto di Bruno Zanzottera

Panorama mozzafiato

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Le maestose cascate Kalambo

U

n ragazzino si sporge con cautela da un balcone roccioso affacciato sulle spettacolari Kalambo Falls, alte 235 metri, all’estremità sudorientale del lago Tanganica. Situate al confine fra Zambia e Tanzania, sono le seconde cascate più alte del continente (dopo quelle di Tugela Falls, in Sudafrica, ben 948 metri di altezza). Dalla loro sommità si può ammirare l’acqua spumeggiante del fiume Kalambo tuffarsi nel vuoto lungo una parete vertiginosa che finisce in una gola profonda 300 metri e quindi defluire nel lago Tanganica. Un sorprendente angolo d’Africa, da scoprire lontano dalle chiassose mete turistiche. Sui pendii attorno alle cascate, nidifica una colonia di marabù giganti. A valle, invece, si possono trovare reperti archeologici risalenti fino al 300.000 a.C. Gli scavi degli studiosi hanno già portato alla luce numerosi strumenti di pietra dell’età acheuleana e altri importanti utensili, inclusa una clava di legno e attrezzi da scavo. Il sito è stato dichiarato monumento nazionale dalle autorità dello Zambia. Il miglior modo per visitarlo è pernottare in uno dei lodge situati sulle sponde del lago (per esempio a Mpulungu in Zambia o a Muzi in Tanzania) vicino alle cascate, raggiungibili poi con un pick-up o con un’escursione organizzata in barca. Gli sforzi del viaggio saranno ripagati da un panorama impareggiabile •

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libri

di Pier Maria Mazzola

Tocca a te

di Kgebetli Moele

Il Ventre del Il metrò Pitone

L’odio per l’Occidente

Dio dei cristiani, Dio dei musulmani

«Il mio viaggio era in ogni caso un’avventura verso l’ignoto e io non ero così ingenua da credere che di là dal mare si trovasse l’Eden». La voce è quella di una giovane donna ivoriana, partita ragazza e sbarcata già madre a Palermo dopo un paio d’anni sulle strade dell’Africa occidentale. Una storia vera, romanzata quanto basta e ricca di considerazioni nonché di informazioni, sempre in maniera narrativa, sul modo di vita degli Abigì, che sono la gente della nostra N’Guessan Ahou Cunégonde. Una storia che, in terra sicula, arricchisce Cunégonde di un marito e di un altro figlio, e che si chiude su un interrogativo. Perché «la nebbia non si è ancora diradata». Il romanzo, uscito dapprima in Francia, beneficia per l’edizione italiana di un’apposita prefazione di Serge Latouche.

Il sociologo svizzero non ha mai avuto peli sulla lingua. Da oltre quarant’anni si batte per la causa del «Terzo mondo». È stato anche relatore speciale sul diritto all’alimentazione per il Consiglio Onu per i Diritti umani. Questa volta affronta un tema scomodo fin dal lessico: l’odio. Il fatto è che nei suoi numerosi incontri internazionali Ziegler sente crescere un sentimento, da parte di politici e intellettuali del sud del mondo, che va ormai guardato in faccia. Tanto più che esso tende a frenare le iniziative politiche internazionali di per sé buone, ma che hanno il difetto di venire dalle potenze occidentali, note per il loro impiego del “due pesi due misure”. In positivo, l’autore vede in tale «odio» un potenziale di energie per cambiare le relazioni Nord/Sud.

Se «insistere su quello che ci unisce, non su quello che ci divide» è regola aurea per rendere possibile ogni tipo di relazioni (Giovanni XXIII l’applicava all’ecumenismo), resta vero che un dialogo autentico si deve nutrire di verità. È alla battaglia su quest’ultimo versante che si dedica questo libro. Per l’autore, le «false somiglianze» tra islam da una parte e cristianesimo ed ebraismo dall’altra non fanno che alimentare confusione. Da specialista, porta esempi anche complessi, come la duplice traduzione in arabo del nome Gesù e perché nel Corano la scelta sia caduta su “Isa¯ anziché su Yasu¯”. A un livello più fondamentale, l’autore evidenzia la netta differenza di concezione del rapporto con Dio: la «sottomissione» islamica è assai distante dalla «alleanza» giudaico-cristiana.

di Donato Ndongo

di Enzo Barnabà

L’Aids voce narrante. Dopo la prima parte il «Libro dei vivi», in cui si narra dell’ascsa socio-economica di un ragazzo di famiglia povera, originario di un ambiente rurale sudafricano simile a quello dell’opera prima di Moele, Camera 207 nel «Libro dei morti» il virus esce dall’ombra. Dopo il suicidio della moglie, scopertasi sieropositiva, Khutso si trasforma in complice dell’Hiv. Di qui in poi, i capitoli, scritti dal virus, hanno per titolo i nomi delle vittime. «L’inserimento medio [nel Libro] era di sette donne alla settimana, una al giorno, ma il record fu di sedici nella settimana dal 23 al 29 giugno del 2003 (…). Come? Soldi e donne: si mescolano in modi che perfino io non capisco». Si va così verso un finale inevitabilmente amaro. Un romanzo forte di denuncia sociale. Epoche 2010, pp. 186 € 14,00

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Emi 2010, pp. 192 € 12,00

La metropolitana del titolo è quella di Madrid. Presso una sua stazione si svolge la vicenda, che precipita verso il dramma, di un vu’ cumprà camerunese. È un uomo tranquillo, di riflessione più che di azione, che sa intuire la difficoltà di vivere anche dei bianchi che ogni giorno prendono la metro. Intanto rievoca la sua vita, a partire dall’ambiente delle origini legato alla missione cattolica, e come si ritrovò a decidere di partire, navigando clandestinamente da un porto all’altro fino alle Canarie. Il sogno di conoscere altri mondi era scattato in lui sui banchi di scuola, leggendo Il piccolo principe. L’autore è un esiliato della Guinea Equatoriale. Questo è il primo titolo in italiano proveniente, anche se come “letteratura delle migrazioni”, dalla ex colonia spagnola. Gorée 2010, pp. 404 € 18,00

di François Jourdan

di Jean Ziegler

Tropea 2010, pp. 263 € 17,50

Lindau 2010, pp. 285 € 24,50


musica

di Claudio Agostoni

AfrIcA “50 yeArs Of musIc” AA.VV.

Cercate un Bignami della musica africana? Agognate il meglio di quanto pubblicato da etichette specializzate come Sterns, Lusafrica, Gallo, Syllart, World Circuit, Oriki Music, Piranha, Palm Pictures, Real World? Le hit di Angelique Kidjo, Salif Keita, Mory Kante, Fela Kuti, Cesaria Evora, Bonga, Miriam Makeba, Manu Dibango, Papa Wemba, Astatke Mulatu, Geoffrey Oryema, Amadou & Mariam, Orchestra Baobab, Cheb Khaled, Dahmane EL Harrachi… E di molti altri di cui non sapete ancora il nome? Questa è la pubblicazione che fa per voi: un box di 18 cd con oltre 250 brani che ripercorrono 50 anni di musica, di storia e di cultura del continente africano. Allegato c’è anche un libro con interventi di giornalisti come Veronique Mortaigne (Le Monde), Francis Dordor (Les Inrocks), Bouziane Daoudi (Liberation). Gente che ne sa di musica africana…

AfrOcubIsm AfroCubisM

Tutti conosciamo il Buena Vista Social Club, il progetto musicale che ha fatto conoscere al mondo musicisti della terza età che si sono autoinvestiti del ruolo di ambasciatori della musica cubana. Quello che non è risaputo è che il disco di Compay Segundo & Company è stato inciso perché a Cuba non erano mai arrivati dei musicisti maliani che dovevano incidere un cd. Constatata la loro impossibilità a raggiungere l’isola Ry Cooder, con l’aiuto di Juan de Marcos Gonzalez, si decise di fare un disco di musica cubana, il cui suono riportava indietro nel tempo: Buena Vista Social Club appunto. I musicisti maliani sono arrivati a Cuba solo oggi, con 15 anni di ritardo. Per l’occasione è nato Afrocubism: l’incontro di musicisti cubani di grande fama, come Eliades Ochoa e i componenti del Cuarteto Patria, con altrettanto talentuosi musicisti del Mali. Risultato: una meraviglia.

bIyO. WATer Is LOVe sAbA

Saba Anglana, cantautrice italo etiope, è nata in Somalia. Un album moderno ed originale, a cavallo tra pop, cantautorato e musica etnica. Si avvale della collaborazione di musicisti di Addis Abeba e dei loro antichi strumenti, del basso di Martino Roberts, della kora e del djembè di Cheick Fall, della chitarra di Tatè Nsongan e della batteria di Silvio Vassallo. Biyo significa acqua nella sua lingua natale. Acqua vista come risorsa preziosa, carente e quindi a tratti sacra, un elemento che unisce e divide gli uomini. L’album è cantato in diverse lingue e come fiumi s’incontrano in continui travasi a dispetto delle barriere: l’amarico dei nonni materni di Saba, l’italiano di suo padre e della sua formazione, il somalo del paese in cui è nata, l’inglese dell’internazionalità che mette tutto in relazione. Just let it flow, let it flow… canta in Welcome: lascia semplicemente che tutto scorra.

HeDzOLeH

HedzoleH soundz

La storia degli Hedzoleh, libertà nella lingua locale, comincia nel 1970, al Napoleon Club, un night club di Accra: luogo di incontro tra musicisti locali e star del rock internazionale, come Brian Eno, George Harrison e Mick Fleetwod. Il proprietario, il libanese Faisal Helwani, classe 1946, un appassionato di musica da sempre. Gli Hedzoleh, organizzati attorno a musicisti usciti dal Ghana Arts Council, furono la prima band del Napoleon. Folgorati dal sound primordiale della band di Carlos Santana che avevano visto al Soul to Soul Concert di Accra (1971), dove suonarono insieme musicisti africani e americani, svilupparono un sound che richiamava l’Africa e i suoi ritmi tradizionali in modo assai più esplicito degli Osibisa, storici veterani dell’afro-rock. Il primo disco degli Hedzoleh oggi è stato strappato all’oblio e ristampato da Soundway, a cui va un nostro infinito grazie. africa · numero 6 · 2010

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cultura

testo e foto di Bruno Zanzottera

Il vulcano dei Masai

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I celebri pastori della Tanzania venerano il vulcano Ol Doinyo Lengai come un luogo sacro. Sono convinti che all’interno del suo irrequieto cratere abiti il “dio delle savane”. Siamo andati a curiosare…

L’

Ol Doinyo Lengai - la “montagna di Dio” in lingua maa - è il vulcano che i Masai venerano come un luogo sacro, arrampicandosi di tanto in tanto sulle impervie pendici per lanciare offerte tra le fenditure della caldera e propiziarsi i favori della divinità che abita nelle sue viscere.

In marcia coi Masai

In questo momento mi sta attendendo lassù, a 2.890 metri d’altezza, con la cima tra le stelle che dominano la savana di questa parte della Tanzania settentrionale dove la Great Rift Valley, la più estesa frattura della crosta terrestre, mostra alcuni tra i suoi paesaggi più spettacolari. Dalla sua

vetta mi separano circa 2.000 metri di dislivello lungo un sentiero che si inerpica verso la sommità del vulcano seguendo una linea quasi retta. Ed è per evitare il caldo asfissiante lungo un percorso privo di ripari che decido di mettermi in cammino verso mezzanotte assieme alle mie guide, quattro giovani e fieri Masai. La salita dura svariate ore e l’alba è già passata da un po’ quando finalmente superiamo l’ultimo tratto di salita che avviene sulla lava che ha cancellato ogni traccia di sentiero. Il sole però non riesce a bucare la spessa coltre di nubi che avvolge il cratere mischiandosi alle fumarole delle varie “bocche di fuoco”.

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cultura

testo di Franco Capone foto di Bruno Zanzottera

Maghi del

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Sono uomini e donne di grande cultura e saggezza. Cantastorie itineranti, custodi di antiche leggende, maestri indiscussi dell’arte oratoria. Testimoni viventi di una storia gloriosa

le parole

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cultura

La casta dei griot del Mali, storici con il tamburo A

l posto della cetra hanno uno strumento a corde altrettanto virtuoso ed efficace: la kora. Anche loro, come gli aedi (cantori) dell’antica Grecia, raccontano le gesta degli eroi, di villaggio in villaggio, durante le feste, i battesimi, i matrimoni. Ma rispetto ai cantastorie 56 africa · numero 6 · 2010

greci del VI secolo a.C., in più usano il balafon, uno xilofono antesignano del pianoforte, e un tamburo, il djembé. Li chiamano griot, sono i menestrelli dell’Africa nera. Una casta super istruita, maghi della parola, del suono e del canto, maestri della tradizione, rigorosa-

mente orale. Invece di raccontare i passi dell’Odissea e dell’Iliade fanno rivivere, per esempio, la saga di Sundiata Keita, il “re leone” fondatore dell’antico impero del Mali. Sundiata non espugnò Troia, ma vinse la battaglia di Kirina nel 1235 d.C., tappa decisiva per la formazione di uno degli im-

Sopra a sinistra, nel villaggio di Samaya i griot celebrano il coraggio dei cacciatori mentre questi danzano attorno al fuoco Sopra a destra, i cantastorie impugnano le kore, strumenti a corde, a metà fra arpe e liuti, realizzati con casse di zucca ricoperte di pelli animali


cultura

di Emanuela Zuccalà

A.A.A. Cercasi fidanzato al Cairo Le confessioni agrodolci di una blogger egiziana I

n un caffè nel labirintico suq del Cairo, Ghada Abdel Aal sorseggia limonata alla menta e parla di come le femministe egiziane non siano riuscite, purtroppo, a far breccia nella mentalità della classe media: «Commettono un errore fatale, incolpando la religione islamica per i diritti negati delle donne, e così la maggioranza della popolazione le ha in odio». Ghada, invece, che ha 31 anni e di professione è farmacista, ha raccontato le contraddizioni della società egiziana e il senso di repressione vissuto dalle donne con l’arma affilata ma garbata dell’ironia. Il suo blog ormai di culto (wanna-b-a-bride.blogspot. com, in arabo) e il suo bestseller Che il velo sia da sposa! (pubblicato in tutto il mondo, in Italia da Epoché) l’ha resa un autentico fenomeno editoriale.

L’amore proibito Ghada ha riassunto le sue peripezie e quelle delle amiche nel personaggio di Bride, sdoganando il gran tabù delle giovani donne del suo Paese: il desiderio di maritarsi con il vero amore, senza accontentarsi di gof-

Il suo libro d’esordio è diventato un bestseller. Come il suo blog. Il segreto del successo di Ghada Abdel Aal? L’ironia con cui rivela le tradizioni maschiliste del mondo arabo. A cominciare dal matrimonio fi pretendenti presentati da amici e parenti, che nel libro compongono un’esilarante galleria di tipi umani. Il medico abbigliato di mille colori che, nel salotto della papabile moglie, chiede di guardare la partita in tivù; il poliziotto che millanta passeggiate romantiche e poi la porta a un posto di blocco, inseguimento di malavitosi incluso; il corteggiatore di classe incontrato sull’autobus che alla fine le sfila il portafoglio. Ne compaiono molti altri nella fiction Voglio sposarmi! che sta andando in onda

in questo periodo in Egitto e sui maggiori canali tivù del mondo arabo, facendo guadagnare a Ghada l’appellativo di “Bridget Jones con l’hijab”. Eppure, in barba al successo, ai quasi cinquemila amici guadagnati su Facebook e ai gruppi di fan, la scrittrice con la battuta sempre pronta confessa di non avere ancora trovato un fidanzato: «Ora è più difficile», ride. «Ho scritto che la nostra società è ingiusta con le donne: qui, se hai 30 anni e non sei sposata significa che sei difettosa. Quindi gli uomini non mi si avvicinano per paura di ritrovarsi nel prossimo libro…».

Il futuro marito... «Qui non esiste l’opzione boyfriend», prosegue Ghada. «Il fidanzato è solo il futuro marito: lo incontri a casa dei tuoi, con le porte aperte, oppure fuori ma con qualcuno di famiglia. Al terzo appuntamento già parli di chi acquisterà la lavatrice e chi il materasso. E se chiedi di vederlo ancora per conoscerlo meglio, lui ti risponde: perché mai? Io ho una casa, un lavoro, che vuoi di più?». Normale, in Egitto. Non per Ghada, che mette alla berlina con delicatezza certa arroganza maschilista. Senza rancore. «Vorrei solo che le donne credessero nel loro diritto di scegliere. A partire dal marito». • africa · numero 6 · 2010

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sport

di Marco Trovato

Un’anguilla alle L’incredibile storia del peggiore nuotatore del mondo

Eric Moussambani, atleta della Guinea Equatoriale, è entrato nella storia dei Giochi olimpici: a Sydney realizzò il peggiore risultato di sempre nella gara dei 100 metri stile libero. Oggi sogna di riscattarsi 62 africa · numero 6 · 2010


sport

di Luciana De Michele

Un canestro per la vita A Maputo scende in campo la solidarietà

Ana Biavatti

In Mozambico il basket è diventato un’ancora di salvezza per decine di piccole orfane. Grazie ad una squadra speciale creata da un imprenditore italiano

H

anno grinta e talento. E sogni che volano alto, come l’aquila che campeggia sulle loro divise. Sono le giovani atlete mozambicane della squadra di basket di Zimpeto, periferia della capitale Maputo. Una squadra speciale nata all’interno di un orfanotrofio, per iniziativa di un imprenditore italiano innamorato del Mozambico: Simone Santi. «Devo molto a questo Paese - spiega - e credo che la pallacanestro sia un ottimo strumento per insegnare ad affrontare la vita a testa alta». Santi, 41 anni, amministratore delegato della Leo-

Le giovani atlete di Maputo. Il prossimo settembre il Mozambico ospiterà gli All Africa Games, che si svolgono ogni 4 anni

nardo Business Consulting (sostiene le imprese che investono in Africa), console onorario del Mozambico a Milano, è anche presidente della società sportiva Lazio Basket. E ama intrecciare lo sport con la solidarietà. A Roma e provincia ha realizzato sette centri di avviamento gratuito alla pallacanestro in quartieri a rischio di emarginazione (info su www.laziobasket. it). «Facciamo giocare as-

sieme 400 bambini di 27 nazionalità diverse», svela con soddisfazione Santi. «Un’iniziativa di successo che abbiamo voluto esportare a Maputo. Perché ad ogni latitudine lo sport può essere uno straordinario mezzo di integrazione e promozionale sociale». Con un investimento di 50mila euro sono stati costruiti i rettangoli da gioco, procurati canestri e palloni, assicurate le attrezzature per gli allenamenti. Ai cento piccoli ospiti dell’orfanotrofio Arco Íris di Zimpeto, infine, sono state distribuite le magliette biancoazzurre con l’aquila, inconfondibile stemma laziale. «Siamo imbattibili», assicura Regina, tredicenne, capitana della squadra femminile. «Quest’anno non abbiamo mai perso: 19 vittorie su 19 partite disputate… Mi piacerebbe diventare una giocatrice professionista». Il suo idolo? La campionessa Clarisse Machanguana, pivot di talento, icona indiscussa del basket mozambicano (dopo aver giocato in Portogallo, Stati Uniti, Francia e Spagna, è approdata in Italia nella squadra del Parma). Chissà, un giorno forse anche Regina volerà via da Maputo. Come un’aquila. •

Cuore neroazzurro André è un bambino angolano, ex menino de rua cresciuto sulle strade della capitale Luanda. È nato con una grave malformazione cardiaca. Ma oggi è guarito. La scorsa estate è stato operato al cuore in Italia, grazie all’interessamento della Regione Toscana e del programma Inter Campus, promosso dall’omonima società nerazzurra. Il presidente interista Massimo Moratti, sponsor dell’iniziativa, non ha cercato pubblicità. Ma padre Stefano Francesco Tollu, impegnato da anni in favore dei giovani più bisognosi dell’Angola, ha voluto ringraziarlo pubblicamente. E noi, volentieri, ne diamo conto.

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lo scatto

testo di Luca Spampinato foto di AFP/Rajesh Jantilal

Pellegrini Zulu

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Sul monte Sacro

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orteo di fedeli al tradizionale pellegrinaggio della Chiesa di Nazareth sul monte Nhlangakazi, 80 chilometri a nord di Durban. La setta - la seconda più grande del Sudafrica - è stata fondata nel 1910 dal santone Isaiah Shembe (1870-1935), una sorta di Messia nero, guaritore con poteri “soprannaturali”, autoproclamatosi profeta di Cristo. Oggi oltre un milione di discepoli, in maggioranza appartenenti all’etnia zulu, vive seguendo la sua dottrina, basata sui dieci comandamenti e su un lungo elenco di norme severe e talora curiose (proibiti fumo, alcol, animali domestici, ma anche i saponi per pulirsi e le bare ai funerali). Ogni anno, nel mese di gennaio, almeno 30mila fedeli si radunano per pregare sulla montagna sacra dove, secondo la tradizione, Shembe ebbe la sua rivelazione divina. La ricorrenza, che dura tre settimane, è un’occasione propizia per richiedere intercessioni e miracoli. •

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chiese

testo di Anna Pozzi foto di Bruno Zanzottera

Nel cuore del Togo c’è un villaggio dove hanno trovato rifugio centinaia di lebbrosi rifiutati dalle famiglie. Ma anche tante giovani ragazze contagiate dall’Aids. In loro soccorso opera un drappello di suore che offrono cure e accoglienza

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Il vIllaggIo dei lebbrosi

In un posto “maledetto” i missionari aiutano i malati abbandonati

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n tempo faceva paura solo a nominarlo. Kolowaré, il villaggio dei lebbrosi sperduto nelle savane del Togo, era come una maledizione, un sortilegio. Oggi molte cose sono cambiate, ma quell’etichetta infausta gli è rimasta appiccicata.

Sorrisi per curare «Il villaggio è nato per accogliere e curare i malati di lebbra rifiutati dalle famiglie», ricorda suor Antonietta Profumo, per tutti suor Etta. Le religiose di Nostra Signora degli Apostoli sono venute qui oltre cinquant’anni fa, un

posto dove nessun altro voleva stare. Dal nulla hanno creato un dispensario, una maternità, una scuola, un centro nutrizionale per bambini malnutriti. Grazie a loro, la maledizione di Kolowaré non fa più paura. Oggi suor Antonietta Profumo si aggira sorridente

tra i suoi malati. Lebbrosi, ma non solo. Lei c’è abituata. Prima di arrivare qui nel 2002 è stata 12 anni in Costa d’Avorio, sempre in un lebbrosario. Quegli arti rosicchiati dalla malattia, quelle piaghe che non si rimarginano mai, lesioni e deformazioni, fanno africa · numero 6 · 2010

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chiesa in africa

a cura di Anna Pozzi

EGITTO•

L’insofferenza dei cristiani

C

he cosa significa essere una famiglia cristiana in un Paese musulmano? È uno dei moltissimi temi emersi durante il Sinodo per il Medio Oriente che si è tenuto a Roma lo scorso ottobre, con particolare riferimento all’Egitto. In questo Paese, dove i cristiani - in larghissima maggioranza copto-ortodossi - rappresentano circa il 10 per cento della popolazione, le famiglie si trovano confrontate a leggi e consuetudini spesso contraddittorie. La Costituzione parla chiaro: «L’islam è la religione di Stato […] e i principi della legge coranica costituiscono la fonte principale della legislazione». Le famiglie cristiane, dunque, possono vivere liberamente Grandi Laghi •

Chiese per la pace

la loro fede negli spazi privati, ma incontrano grandi difficoltà in molti contesti pubblici. Il caso di un cristiano divorziato che voleva risposarsi in Chiesa ha fatto molto rumore l’estate scorsa in Egitto, mettendo in evidenza le contraddizioni che esistono tra la legge del Paese e le pratiche religiose. Il violento conflitto che ha opposto il Papa copto-ortodosso Shenuda III e l’Alta Corte amministrativa ha avuto pesanti strascichi. Non solo negativi, tuttavia. Il fedele divorziato, infatti, ha intentato e vinto in prima istanza un processo contro la Chiesa copta davanti al Tribunale civile e quindi in appello presso l’Alta Corte. Shenuda III, no-

Kenya • Ecumenismo

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enya ed Etiopia sono state le mete del primo viaggio africano del nuovo segretario del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), il pastore Olaf Fykse Tveit, che prende il posto del pastore Samuel Kobia, appartenente alla Chiesa metodista del Kenya. Proprio a Nairobi, Tveit ha tenuto il suo primo discorso presso la sede della Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa. Al centro del suo intervento,

A

vviare un’azione sinergica per rendere la Chiesa dei Grandi Laghi promotrice di una cultura di pace e riconciliazione. È il tema al centro della discussione e dell’impegno dei vescovi di questa travagliata regione, che si sono riuniti a Bujumbura, capitale del Burundi a metà ottobre. Promossa dalle Conferenze episcopali di Tanzania e Burundi, vi hanno partecipato anche i presidenti delle Commissioni giustizia e pace, i vescovi delle diocesi confinanti con il Burundi e i delegati della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. I due Paesi organizzatori stanno affrontando da molto tempo il delicato processo del rimpatrio di migliaia di rifugiati burundesi, fuggiti in Tanzania durante le diverse fasi del conflitto civile che a più riprese ha interessato il vicino Burundi.

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nostante il duplice verdetto negativo, ha deciso di «non tener conto del giudizio civile in quanto il matrimonio è un atto religioso e deve rispettare la legge religiosa». Questo caso, che ha sollevato grandi dibattiti e polemiche in Egitto, ha avuto, però, anche il merito di sollecitare il ministro della Giustizia a cercare di colmare un vuoto giuridico. E, a questo proposito, è stato creato un apposito comitato, di cui fanno parte delegati delle Chiese copto-ortodossa, cattolica e protestante. Il comitato è incaricato di studiare un progetto di legge relativo allo status personale dei non musulmani, che sarà poi discusso in Parlamento.

il tema della pace: “Superare la violenza e stabilire una pace duratura in Africa”, con un’attenzione particolare per il ruolo che le Chiese di tutto il continente possono svolgere. «Levate la vostra voce contro la violenza, contro il peccato e contro ciò che può frantumare la comunità umana e il suo futuro», ha detto il pastore. E, rivolgendosi alle Chiese che si trovano in situazioni di particolare difficoltà, ha sottolineato la necessità di un sostegno solidale, «per essere reciprocamente responsabili nei confronti del mistero del bene».

Nigeria •

Il Papa chiede giustizia

Sudan •

I timori dei vescovi

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n’Assemblea plenaria straordinaria dei vescovi cattolici del Sudan si è tenuta a metà novembre a Rumbek, in Sud Sudan, per discutere delle implicazioni e delle conseguenze del referendum per la secessione del Sud del Paese, previsto per gennaio 2011. Segno che anche la Chiesa cattolica di questo vasto e travagliato Paese è molto preoccupata per un evento che potrebbe avere gravi ripercussioni. Venti di guerra spirano, infatti, sul Sudan, a cinque anni dalla firma degli accordi di pace, siglati a Nairobi, nel gennaio 2005. Il Paese sta vivendo «un momento storico», ha dichiarato padre Santino Morokomomo segretario generale della Conferenza episcopale sudanese. Che ha però messo in guardia sulle difficoltà che potrebbero accompagnare il «pacifico svolgimento» del referendum. «Come possiamo parlare di un referendum pacifico - ha denunciato mons. Edward Hiiboro, vescovo di Tombura-Yambio senza ricordare con preoccupazione la persistente persecuzione dei cristiani che il Sudan ha sperimentato?».

È

il più popoloso Paese dell’Africa, quello con le più grandi potenzialità di crescita. Eppure la Nigeria fatica a trovare la strada di uno sviluppo sociale, economico e democratico. Lo testimoniano anche gli attentati che hanno funestato le celebrazioni per i cinquant’anni dell’indipendenza, lo scorso ottobre ad Abuja; 12 morti e decine di feriti sono il risultato dell’esplosione di due autobombe nel luogo in cui si teneva la parata militare. In questo contesto si inserisce l’accorato invito di Benedetto XVI: «Lavorare sempre più assiduamente per la pace e la prosperità dei loro concittadini, per la continua diffusione della democrazia e di autentici diritti umani attraverso una legislazione saggia e giusta e per l’ulteriore sviluppo integrale di tutti, con un’attenzione particolare verso i più poveri e più deboli». africa · numero 6 · 2010

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storia

di Enrico Casale

Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi, ai confini del mondo

Il prIncIpe

eSPlOrAtOre

Alla fine dell’Ottocento un rampollo di casa Savoia cominciò a viaggiare senza sosta nei luoghi più inesplorati. Dal Polo Nord all’Himalaya, fino alle misteriose vette dell’Africa. Solo in Somalia decise di fermarsi. Per realizzare un sogno

P

erché volete portare via il nostro principe? Questo è il posto dove ha voluto essere sepolto e la sua volontà va rispettata. Ci penseremo noi a evitare ogni profanazione». I soldati italiani rimasero a bocca aperta. Era il 1992 e da Mogadiscio erano arrivati a Johar per recuperare i resti di Luigi

«

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Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi, così da salvarlo dai saccheggi che devastavano la Somalia dopo la caduta del regime di Siad Barre. Non si aspettavano una simile manifestazione di affetto da parte dei somali, e si arresero. Si limitarono a rendere gli onori militari sulla tomba e tornarono nella capitale.

I somali continuarono a vegliare il mausoleo. Lo fecero fino a quando la furia dei combattimenti nel 2006 investì la città. I fondamentalisti presero Johar e la saccheggiarono. Alcuni di loro arrivarono sulla tomba e, pensando che vi fossero celati oggetti preziosi, spaccarono la lapide e profanarono il cadavere gettandolo in un

campo poco distante. Una barbarie che non ha cancellato il ricordo del Duca degli Abruzzi.

tra mare e montagna Luigi Amedeo di Savoia è stato uno dei più grandi esploratori italiani ma anche uno dei volti più presentabili del colonialismo tricolore. Nato a Madrid il



togu na - la casa della parola lettere Adozioni dall’Etiopia A proposito del vostro articolo sulle adozioni (Africa 4/2010), vorrei raccontarvi la mia esperienza. Sono un genitore adottivo; assieme a mia moglie ho adottato in tempi diversi due bambine etiopi. Alla prima adozione, il giudice con cui abbiamo sostenuto il colloquio per ottenere l’idoneità ci chiese da quale Paese pensavamo dovesse provenire il figlio che intendevamo adottare. Noi candidamente rispondemmo che per noi era indifferente; il giudice invece ci fece una lavata di capo: ci disse che era una questione cruciale, che non era possibile andare da un Paese all’altro così come capita... Per quanto ci riguarda, noi non abbiamo valutato il Paese, ma l’ente preposto alla pratica dell’adozione: cercavamo lo spirito giusto alle nostre esigenze. Per fortuna abbiamo incontrato il Centro Aiuti per l’Etiopia che ha portato a termine, nel migliore dei modi, la nostra pratica. Giorgio Giacon (via mail)

Cuore operaio Sono un operaio di 57 anni di un paese della bassa bresciana. Nell’ultimo numero di Africa mi ha colpito l’editoriale intitolato Un colpevole silenzio, che denuncia i soprusi contro le popolazioni indigene. Nel mio piccolo sto facendo un po’ di propaganda per sensibilizzare i tanti che, come me, sono all’oscuro di tutto ciò. Ma vorrei fare qualcosa di più, qualcosa che possa 76 africa · numero 6 · 2010

a cura della redazione

realizzarsi concretamente nell’immediato futuro: ad esempio un nuovo pozzo per i boscimani che si trovano nella Central Kalahari Game Reserve. Serviranno dei soldi: mi sembra di aver letto su una rivista di una stima sui 1020mila euro per un pozzo: non è una cifra stratosferica! Nella mia esperienza e ingenuità sono portato a pensare che basti solo un po’ di buona volontà. Prometto che mi farò carico della cifra necessaria, o di buona parte di questa, se più alta di quelle stimate, alla buona riuscita del progetto. Pierluigi Togni Quinzano d’Oglio (BS)

Privacy zulu A proposito del test di verginità impiegato dalle giovani zulu in Sudafrica (Africa 3/2010), la cosa importante per me è sempre il fatto di non andare contro la privacy: l’umanità è portata ad essere pettegola per natura. Sono informazioni di carattere sessuale, e penso che pure la Chiesa condanni questo modo di agire, che rende pubblica ogni notizia personale, perché si tratta di questioni molto delicate. Lucio Dinacci (via mail)

Più notizie missionarie Cari amici, complimenti per la professionalità con cui è concepita e impaginata la rivista. Ho ricevuto il primo numero del mio abbonamento. Alcuni articoli sono veramente appassionanti. Ad esempio quello sui Dinka. Ma soprattutto i servizi della sezione Storia sui missionari esploratori. Mi permetto però un’osserva-

zione: mi aspettavo qualche notizia in più sull’evangelizzazione dell’Africa. Ad esempio sui Dinka si dice che sono poligami (io ho pensato non evangelizzati), ma in realtà cercando ulteriori notizie su altre fonti ho saputo che almeno in parte sono stati cristianizzati (anche se da missionari anglicani): qualche notizia in più sulle attività missionarie in corso per i Dinka l’avrei letta volentieri, magari in forma di intervista con un padre che li ha incontrati o li frequenta. Questo tipo di notizie secondo me dovrebbe essere il valore aggiunto di una rivista missionaria, e si trova solo in maniera risicata e oserei dire timida. Un saluto dalla Germania. Andrea Sari (via mail) Grazie per l’osservazione: ne terremo sicuramente conto per cercare di migliorare ad ogni numero.

Due mesi di attesa! Sono una fedele lettrice di Africa e voglio esprimere tutta la mia gratitudine e ammirazione per il “prodotto” che realizzate con tanto amore, passione e professionalità! Articoli e foto splendidi! Grafica accattivante! Quella che emerge è un’Africa nuova, affascinante, piena di colori, di energie e potenzialità infinite. Ogni numero è un piccolo e prezioso regalo che mi fa sentire “cittadina del mondo”… L’unico aspetto negativo della rivista - se così si può dire - è che quando termina la lettura, ahimè, devo aspettare tanto, troppo tempo, per la prossima… Gra-

zie di cuore e lunga vita ad Africa! Anna Maria Fantuzzi Valdobbiadene (Tv) Gentile lettrice, in molti ci scrivono chiedendoci un’Africa mensile. La cosa, ovviamente, ci fa piacere. Purtroppo le nostre limitate disponibilità non ci permettono di pubblicare Africa ogni mese. Per il momento devi portare pazienza. Forse, un giorno, sarai accontentata; dipende anche dagli abbonati: Africa ha bisogno del contributo di tutti per crescere e diffondersi.

Pizze a Nairobi Siamo due ragazze italiane di trent’anni. La provvidenza ci ha portate in Kenya, dove abbiamo conosciuto un’associazione non profit, Fatima Health Center, che da più di 40 anni aiuta la gente del luogo con orfanotrofio, casa per anziani e una maternità. Il problema principale sono i fondi, quindi ci è nata l’idea di poter sovvenzionare la struttura attraverso il ricavato di una pizzeria. La zona universitaria potrebbe offrire un buon giro di clienti, ovviamente il ricavato andrebbe all’orfanotrofio. C’è qualcuno che vuole aiutarci? Katia e Chiara kiara.capi@libero.it

Prendete anche voi la parola nella “Togu na”. Scrivete a: Africa C.P. 61 24047 Treviglio BG oppure mandate una mail: africa@padribianchi.it o un fax: 0363 48198


n. 6 novembre.dicembre 2010 www.missionaridafrica.org

Piacevole rimpatriata Ex alunni: 32° incontro

di Giuseppe Piantoni

I Padri Bianchi italiani sono una grande famiglia che comprende anche molti amici e collaboratori laici. Tra loro non mancano gli ex alunni dei seminari di un tempo. Ecco la cronaca del loro recente raduno a Bassano del Grappa Ho spinto cautamente la porta d’ingresso dell’aula magna degli Scalabriniani perché il convegno degli ex allievi dei Padri Bianchi era già cominciato. Accuso un piccolo ritardo dovuto ad un incerto senso dell’orientamento che mi affligge da qualche tempo, aggravato dai consigli di mia moglie che indovina sempre le strade sbagliate. All’entrata, cenni larghi di saluto e sorrisi ci vengono dall’ampio semicerchio dei convenuti: gentili signore, compunti signori, qualche barba, qualche viso subito riconosciuto. È un tuffo nel passato. L’arredo inestetico del grande salone, il colore neutro dei muri, un vago odore di vivande che sale da qualche cucina collegiale, mi ricordano gli anni dell’insegnamento nel seminario minore di Treviglio, negli anni Sessanta. Allora ero “il maestro” e alcuni di quelli che ora scorgo, accompagnati da mogli e figliolanza, erano miei allievi. Sono perso nei ricordi mentre il Superiore provinciale, padre Marchetti, mite e pacato va elencando i progetti dei Padri Bianchi nelle varie missioni d’Africa; le speranze di una sopravvivenza della congregazione legata a vocazioni preminentemente africane; le opere e i numeri dei missionari ancora in attività e di quelli a riposo. In gioventù la-

Ancora una lezione del “maestro”. Oggi come ieri.

voravo con loro, insegnavo con loro, vivevo con loro e ad ogni nome associavo una fisionomia familiare, stimolato da piccoli cenni di mia moglie che vogliono sincerarsi ch’io mi ricordi. E poi la verve di padre Costantini, responsabile della bellissima rivista missionaria

Africa, ci coinvolge in osservazioni e complimenti per i testi e le foto che la rendono veramente attraente e stimolante. Bisogna proprio sostenerla e diffonderla. Il presidente degli ex allievi Rizzi ci invita già al convegno dell’anno prossimo che si decide collegialmente di tenere a Treviglio. La Messa nella cappella degli Scalabriniani è presieduta da padre Fontana che ci commuove con la sua omelia piena di sentimenti. È arrivato il momento conviviale della festa. Le strette di mano, gli abbracci, i ricordi ci accompagnano verso il refettorio. Cerco i miei vecchi alunni: Bottacin, Bottero (che barba imponente!), Donanzan, Poli, i Toldo… parlo con loro anche di quelli che non ci sono…ma un giorno verranno! Il pranzo è gustoso e la compagnia caciarona. Si finisce sul vecchio ponte di Bassano col tradizionale grappino e quattro passi nella storica cittadina, utili per smaltire qualche spirito in eccedenza. Bisogna pure tornare a casa! Grazie ai Padri Bianchi per questo appuntamento ristoratore.

Celebrazione eucaristica. Come ai vecchi tempi

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Un Natale all’insegna della Alcune idee per sostenere il lavoro dei missionari in Africa

Sfamare i bambini del Congo

Fabbricare un mulino in Burkina Faso

Aiutare gli studenti in Kenya

1-10 RD Congo Sostegno al Centro nutrizionale di Kisenso

6-10 Burkina Faso Dori - Il mulino della speranza

7-10 Borse di Studio Per studenti Padri Bianchi

Distribuire acqua potabile ogni giorno e salvare da morte certa centinaia di bambini malnutriti: ecco alcune delle attività alle quali, grazie anche al sostegno dei lettori di Africa, padre Italo Iotti si dedica con passione ed efficacia a Kisenso, uno dei più disastrati comuni di Kinshasa, capitale della R.D. Congo.

Referente: padre Italo Iotti

Beog neere, “Un domani migliore”: è una cooperativa agricola di giovani orfani di Dori, nel Burkina Faso, nata nel 2005, con il sostegno dei nostri missionari. Un primo aiuto concreto: l’acquisto di un mulino/miscelatore per i mangimi necessari agli allevamenti. Costo previsto: circa 9.100 euro.

Referente: padre Pirazzo Gabriele

Ancora oggi molti giovani, specialmente africani, si preparano per la Missione. La formazione è lunga e gli studi costano caro. Spesso i giovani candidati non hanno una famiglia che li sostenga materialmente negli anni di formazione. Il tuo contributo può aiutarli nel faticoso cammino che li porterà a vivere a stretto contatto con i più bisognosi.

Referente: padre Luigi Morell

SOSTENETE AFRICA Cari amici, Africa vive solo grazie al sostegno dei suoi lettori. Non accetta pubblicità né sponsor che potrebbero limitarne la libertà d’informazione. A fronte degli aumenti dei costi di produzione e spedizione, stiamo facendo uno sforzo enorme per continuare a offrire una rivista di qualità. Ma abbiamo bisogno del vostro aiuto: per questo vi chiediamo di partecipare alle spese con un 78 africa · numero 6 · 2010

contributo annuo minimo di 30 euro, (invece di 25). Ringraziamo fin da ora tutti coloro che vorranno offrire più della cifra minima suggerita: la loro generosità ci permetterà di continuare ad inviare Africa anche a chi non è in grado di sostenere questa spesa. Sicuri della vostra comprensione, vi presentiamo i nostri migliori auguri di un sereno Natale. Paolo Costantini, direttore di Africa


solidarietà

a cura dei Padri Bianchi

Ricostruire un dispensario in Congo

Costruire una scuola in Mozambico

Regalare un pulmino ad un parrocchia in Kenya

8-10 Congo Ricostruzione maternità Aboro

9-10 Mozambico Centro Santi Innocenti

12-10 Kenya Un camioncino per St. Mary

Aboro è una piccola località situata nel nord-est della R.D. Congo. Negli anni Ottanta tre suore aprirono un centro di salute per partorienti e neonati. Nel 1999 la guerra civile ha distrutto tutto costringendo la popolazione alla fuga. Dieci anni dopo si è deciso di riattivare il centro e lo scorso marzo tre suore hanno ripreso il servizio. Ma bisogna ricostruire reparto di maternità e dispensario. Il tuo aiuto, anche piccolo, è prezioso per fare decollare il progetto.

Referente: padre Pino Locati

Colpita dalla tragica situazione di tanti ragazzini di strada in periferia di Beira, suor Delfina Tamega, una religiosa mozambicana, fondava nel 1998 il Centro Santi Innocenti. Il suo obiettivo: fornire ai ragazzi istruzione e formazione. Oggi, terminate le aule per il primo decennio (secondo il sistema scolastico mozambicano), servono altre due aule per l’ultimo biennio ed una cucina per garantire i pasti agli alunni. Preventivo: 30.500 euro per le aule e 4.100 euro per la cucina. Diamo una mano a suor Delfina. www.santinnocenti.org

Referente: padre Caludio Zuccala

Mukuru è una baraccopoli di Nairobi, popolata da operai con salari da 40/60 euro al mese, con baracche senza acqua, luce e servizi igienici. Il precariato regna sovrano, la scolarizzazione ridotta a qualche anno e il tasso di HIV/AIDS altissimo. In sei centri della baraccopoli la parrocchia di St Mary’s promove opere sociali, formative ed educative. Serve un camioncino per trasportare gli ammalati, il materiale scolastico e le vettovaglie (le scuole offrono un pasto al giorno ai bambini) Costo preventivato: circa 25mila euro. Anche tu puoi sostenere il progetto.

Referente: padre Luigi Morell

come aiutare concretamente Sostieni uno o più progetti missionari presentati in queste pagine. Il tuo aiuto andrà direttamente in Africa, senza perdite di tempo né spese amministrative. Ecco come contribuire: • Ccp: n.: 67865782 - Missionari d’Africa, - C.P. 61 - 24047 Treviglio-BG • Bonifico:IBAN:IT 93 T 08899 53640 000 000 00 1315

- Banca di appoggio: Cassa Rurale - BCC di Treviglio e Gera d’Adda - C/t Amici dei Padri Bianchi - Onlus • Assegno intestato a: Amici dei Padri Bianchi - Onlus Specificare nella causale il nome o il numero del progetto e indicare il proprio codice abbonato o il nominativo con l’indirizzo.

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AMICI DEI PADRI BIANCHI ONLUS Ricordiamo che l’associazione AMICI DEI PADRI BIANCHI onlus

tra le sue attività ha quelle di: • aiutare le Associazioni umanitarie e i centri di raccolta a favore di popolazioni bisognose di solidarietà; • sostenere le opere dei Padri Bianchi, rappresentati dalla Provincia Italiana dei Missionari d’Africa; • promuovere le sottoscrizioni di sostegno alla rivista Africa, pubblicata dai Padri Bianchi. Le donazioni alla Onlus sono detraibili dalla dichiarazione dei redditi. Ricordiamo anche che nella vostra dichiarazione dei redditi, potete scegliere AMICI DEI PADRI BIANCHI-Onlus come destinatari del 5 per mille. Codice Fiscale della ONLUS: 93036300163 Info: africa@padribianchit.it Tel. 0363 44726 Conto intestato a: Amici dei Padri Bianchi - Onlus IBAN: IT73 H088 9953 6420 0000 0172 789

Come aiutare i missionari La Società dei Missionari d’Africa - Padri Bianchi conta circa 1.540 membri che svolgono la loro missione in 25 Paesi africani ed altri 20 Paesi nel mondo. L’offerta per la Santa Messa è spesso l’unico sostentamento che il missionario riceve e quindi un modo concreto per sostenerlo nel suo servizio sacerdotale. Per inviare la vostra offerta vi potete servire di uno dei mezzi indicati nella pagina precedente. A titolo informativo, la Conferenza episcopale italiana suggerisce una minima offerta di 10 euro.

PROMOZIONE Africaper scoprire il continente vero PROMOZIONE

+ Vps

Volontari per lo Sviluppo, la rivista di chi abita il mondo contributo

48 euro

AFRICA + VPS

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Riviste che trattano temi simili o complementari ai nostri.

+

+

Nigrizia

Valori

contributo

49 euro

Nella causale del versamento specifica: Contributo cumulativo AFRICA + NIGRIZIA

contributo

50 euro

AFRICA + VALORI


informazioni

Africa presenta

professione

REPORTER

L’ARTE DI FOTOGRAFARE L’IMMATERIALE

Corso intensivo per imparare a catturare l’anima del continente nero Due giorni full-immersion, alla portata di tutti, in compagnia di Bruno Zanzottera, reporter e Alberto Salza, antropologo, alla scoperta di un continente prodigioso, da esplorare con curiosità e fotografare con abilità. Riti ancestrali, cerimonie segrete, spiriti invisibili, costumi e tradizioni di popoli sconosciuti. Tutti i segreti per realizzare un buon reportage. Milano, sabato 11 e domenica 12 dicembre Ai partecipanti in omaggio la rivista Africa per un anno. Informazioni e adesioni; www.parallelozero.com Tel. 02 89281630 info@parallelozero.com

volontariato Hai tempo per l’Africa? contattaci

Cerchiamo volontari per far crescere la nostra rivista L’invito è rivolto a persone di tutte le età disposte a dedicare tempo, capacità e competenze professionali per:

• promuovere e diffondere la rivista Africa attraverso mostre, fiere, banchetti e incontri pubblici in tutta Italia • organizzare eventi culturali anche attraverso le mostre fotografiche di Africa • aggiornare e migliorare il nostro sito internet

Se vuoi aiutarci, scrivi a: animazione@padribianchi.it o chiama il 334 24 40 655


Aiutaci a farti conoscere l’Africa Africa, la ricevi per posta con un contributo minimo di 30 euro l’anno Informazioni allo 0363 44726 africa@padribianchi.it www.missionaridafrica.org C.P. 61 - 24047 Treviglio (BG)



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