Africa 06 2013 - Novembre-Dicembre 2013

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Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 , DCB Milano.

n.6 novembre-dicembre 2013

anno 91

www.missionaridafrica.org

Un anno di eventi


per naTale reGala e reGalaTi n.5 settembre-ottobre 2013

www.missionaridafrica.org

africa anno 91

Zambia

Missione Zambesi Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 , DCB Milano.

Somalia

A caccia di pirati

Ghana

La cittĂ della boxe

Etiopia

L’ospedale volante

Africa

Generazione XXL Con soli 50 euro leggi Africa per un anno e la regali a un amico. In omaggio riceverai il nuovo libro di Raffaele Masto Diario africano, Taccuino Di un reporTer

auGuri Da TuTTi noi! www.missionaridafrica.org promo@padribianchi.it cell. 334 244 06 55 tel. 0363 44726


editoriale

di Raffaele Masto

Sostenere, non giudicare L

a sciagura di Lampedusa sembra ormai lontana. Ma è solo un’illusione: i barconi di migranti hanno smesso di arrivare con la frequenza di qualche mese fa solo per una questione climatica. Nelle profondità dell’Africa le condizioni che spingono migliaia di giovani ad affrontare i pericoli di un lungo viaggio e di una traversata marittima che li porti nell’agognata Europa non sono per nulla cambiate, anzi. A freddo, non obnubilati dalle emozioni suscitate dalla tragedia dei primi di ottobre, non possiamo far altro che costatare che quella invernale è solo una pausa. Poi il Mediterraneo -cimitero tornerà ad essere alimentato di nuovo da quel serbatoio di speranze deluse che è il continente africano.

La prima cosa che dobbiamo costatare è che i formidabili livelli di crescita, vantati da molti Paesi africani definiti paradisi per gli investitori mondiali, non sono evidentemente considerati una chance dai giovani africani. Dobbiamo prenderne atto ed evitare che il cliché della crescita diventi un nuovo luogo comune con il quale definire l’Africa. Certo, la crescita c’è e costituisce una grande speranza, un’opportunità; ma evidentemente chi fugge non ha molta fiducia sul fatto che i vantaggi economici determinati da quella crescita, saranno distribuiti equamente. Come dargli torto? Se si guarda schematicamente ai Paesi dell’Africa subsahariana, non si può fare a meno di rendersi conto che molti sono governati da Presidenti al potere ormai

oltre i mandati consentiti, o da classi politiche che sono le stesse da decenni, a volte dall’indipendenza. Qualche esempio? Etiopia, Eritrea, Angola, Mozambico, Ciad, Sudan, CongoBrazzaville, Gabon, Togo, Zimbabwe, Uganda, Burkina-Faso, Camerun. Oppure sono Paesi con guerre e conflitti interni gravi: Somalia, R.D. Congo, Nigeria, Mali, Centrafrica. O ancora Paesi ridotti in miseria che, seppure crescano grazie ad investitori esterni, devono affidarsi a sporchi traffici internazionali come quello della droga: Guinea, Gambia, Guinea Equatoriale, Guinea-Bissau. Insomma, non c’è nulla di definito, nulla che ci possa far prevedere che in primavera, quando le condizioni climatiche lo permetteranno, ci saranno

meno migranti desiderosi di raggiungere le coste europee. Nulla che ci possa preservare da un nuovo tsunami emotivo e mediatico come quello determinato dalla sciagura autunnale di Lampedusa. O meglio, un motivo di speranza c’è, ed è il fatto che in molti Paesi è sempre più attiva e visibile la cosiddetta “Società civile” che si manifesta con proteste, critiche, contestazioni, proposte: Sudan, Togo, Uganda, Est del Congo; sono settori della società che spingono perché la crescita sia realmente una opportunità per tutti. Ma hanno bisogno di un sostegno esterno, cioè che Europa, Onu, Stati Uniti aiutino la società civile a scaricare realmente i vecchi dinosauri per fare spazio al “nuovo che avanza”, che in Africa c’è, eccome se c’è. • africa · numero 6 · 2013

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sommario

Dall’Africa c’è sempre qualcosa di nuovo Plinio il Vecchio (I secolo d.C.) EditorE

Prov. Ital. della Soc. dei Missionari d’Africa detti Padri Bianchi dirEttorE rEsponsabilE

Alberto Rovelli

dirEttorE EditorialE

Paolo Costantini CoordinatorE

Marco Trovato wEbmastEr

Paolo Costantini amministrazionE

Bruno Paganelli

promozionE E UffiCio stampa

Matteo Merletto

progEtto grafiCo E rEalizzazionE

Elisabetta Delfini

dirEzionE, rEdazionE E amministrazionE

Cas. Post. 61 - V.le Merisio 17 24047 Treviglio (BG) tel. 0363 44726 - fax 0363 48198 africa@padribianchi.it www.missionaridafrica.org http://issuu.com/africa/docs

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copertina

4 Africa 2013

a cura di Marco Trovato

attualità

3 14 Guerra “verde” alle zanzare 20 Surf estremo 22 Privé Lubumbashi 27 L’ultimo ballo del caro estinto 28 Il futuro è in Africa Africanews

a cura di InfoAfrica

di Nzioka Museru e Remi Benali di Olivia Widmond

di R. Masto e G. Dubourthoumieu di Edwin Monroe

foto

Si ringrazia Olycom CoordinamEnto E stampa

Jona - Paderno Dugnano

Periodico bimestrale - Anno 91 novembre-dicembre 2013, n° 6

Aut. Trib. di Milano del 23/10/1948 n.713/48 L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dai lettori e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione. Le informazioni custodite verranno utilizzate al solo scopo di inviare ai lettori la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 196 del 30/06/2003 - tutela dei dati personali).

di Marco Trovato

società

30 35 Kenya, lezioni high-tech 36 Gente che fa notizia La memoria ritrovata

di M. Aime e X. Rossi Pictures di Desmond Nzioka

a cura della redazione

libri e musica

africa rivista

@africarivista

e musica 38 Libri di P.M. Mazzola e C. Agostoni

cultura

40 I signori del miele 48 Ritmi divini 52 Una lavagna per informare 54 Giovani obiettivi di Eric Tourneret

di Olivier Goujon

di Eugene Lacoste di Marco Trovato

sport

58 Ruanda sui pedali

di M. Pastonesi, B. Zanzottera e M. Trovato

viaggi

64 Fuga sul monte Kenya di Bruno Zanzottera

chiesa

70 Bacchetta magica 74 Notizie in breve togu na 76 vita nostra 77 di Alain Buu/Orizon

a cura di Anna Pozzi

a cura della redazione

a cura della redazione

COME RICEVERE AFRICA per l’Italia:

Contributo minimo consigliato 30 euro annuali da indirizzare a: Missionari d’Africa (Padri Bianchi) viale Merisio, 17 - 24047 Treviglio (BG) CCP n.67865782 oppure bonifico bancario su BCC di Treviglio e Gera d’Adda Missionari d’Africa Padri Bianchi IBAN: IT 93 T 08899 53640 000 000 00 1315

per la Svizzera:

Ord.: Fr 35 - Sost.: Fr 45 Africanum - Rte de la Vignettaz 57 CH - 1700 Fribourg CCP 60/106/4

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news

a cura di

INFO

Africa

www.infoafrica.it

Africanews, brevi dal continente 1 Sudan, africani contro Cpi

3 Boom turisti, Sudafrica avanti

I capi di Stato e di governo dell’Unione Africana, riuniti ad Addis Abeba, hanno chiesto alla Corte penale internazionale un rinvio del processo a carico del Presidente sudanese Omar al-Bashir e di quello keniano Uhuru Kenyatta. Hanno annunciato la presentazione di una richiesta all’Onu perché venga rispettato il principio dell’immunità per i capi di Stato.

Un rapporto della Banca Mondiale sottolinea il potenziale di espansione turistica nei prossimi cinque anni dell’Africa subsahariana e di Botswana, Capo Verde, Namibia, Sudafrica e Tanzania in particolare. Dal 1990 il numero dei turisti in Africa è triplicato, con un record di 33,8 milioni di presenze nel 2012. Il Sudafrica è il paese più attrezzato per ricettività e infrastrutture.

2 Kenya, sindrome somala La Commissione parlamentare keniana per la Difesa ha valutato la chiusura dei campi profughi per i rifugiati somali. Secondo il presidente della Commissione, «alcune di queste strutture sono utilizzate come campi di addestramento». Il riferimento è all’attacco dello scorso 21 settembre contro il Westgate Shopping Mall di Nairobi, costato la vita a decine di persone e rivendicato dal gruppo armato somalo al Shabaab.

AL

20 23 24 20

OTO

novembre novembre novembre dicembre

8 gennaio 5 febbraio

questro dei dieci membri dell’equipaggio.

5 Liberia, Inghilterra per Taylor L’ex Presidente liberiano Charles Taylor, condannato a 50 anni di detenzione per le violenze commesse durante la guerra civile in Sierra Leone, sconterà la pena in un carcere britannico. L’ex capo di Stato ha però chiesto il trasferimento in un carcere ruandese perché teme per la propria vita.

4 Somalia, arrestato leader pirati

6 Gambia, via dal Commonwealth

Mohamed Abdi Hassan, considerato il numero uno dei pirati somali e ritenuto dall’Onu tra i più pericolosi, è stato arrestato in Belgio, ove si era recato attiratovi con un tranello. Si stima che dal 2005 abbia accumulato una considerevole ricchezza grazie alle sue attività criminali. Grande bocca, come è soprannominato, dovrà rispondere dell’attacco alla nave Pompei e del se-

Il Gambia ha deciso di ritirarsi dal Commonwealth, l’organizzazione che riu-

nisce 54 Paesi quasi tutti anglofoni e con un passato coloniale britannico. In un comunicato il governo sottolinea che il Gambia «non farà mai più parte di un’istituzione neocoloniale». L’ultimo Paese a uscire dal Commonwealth è stato lo Zimbabwe, nel 2003.

7 Angola, Pechino più vicina La compagnia di bandiera angolana Taag ha raddoppiato i propri voli tra Luanda e Pechino a causa delle relazioni sempre più strette tra i due Paesi e della presenza in Angola di una folta comunità cinese che, si stima, conta circa 260mila persone.

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6 5

Mozambico (locali) Mauritania (legislative e locali) Guinea Bissau (presidenziali) Madagascar (presidenziali e parlamentari 2° turno) Puntland (presidenziali) R.D. Congo (locali)

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7 3 africa · numero 6 · 2013

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copertina

a cura di Marco Trovato foto Afp

gennaio

Pascal Guyot

Coppa d’Africa

Ti fosi del Mal i nel villaggio di Douentza esulta no per una rete segnata da lla loro na zionale impegnata nella Coppa d’A frica, svoltasi in Sudafrica dal 19 gennaio al 10 febbraio: venti gior ni di febbre ca lcistica che ha nno pa ra lizzato l’intero continente. In finale le Super Aquile della Nige ria (già campioni continentali nel 1980 e 1994) hanno spezzato il so gno del Burkina Faso, piccolo e povero Paese del Sahel, vera sorpre sa del torneo. Terzo classificato: il M ali, quarto il Ghana.

Alexander Joe

Africa 2013 febbraio

Pistorius sotto accusa L’atleta sudafricano Oscar Pistorius in Tribunale a Pretoria per l’udienza di convalida del suo arresto: è accusato di avere ucciso la fidanzata Reeva Steenkamp nel giorno di San Valentino. Secondo gli inquirenti, l’ex corridore sparò «con l’intenzione di uccidere». Il processo avrà inizio il 3 marzo 2014. In caso di condanna Pistorius rischia l’ergastolo.

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copertina Sia Kambou, Afp

aprile

Bangui nell’anarchia Un giovane ribelle della coalizione Seleka a Bangui, nella Repubblica Centrafricana. Il 24 marzo i miliziani hanno preso il controllo della capitale, costringendo alla fuga il presidente François Bozize (rifugiatosi in Francia). Il 18 agosto il capo dei golpisti Michel Djotodia è stato nominato Presidente, aprendo un periodo di transizione che dovrebbe portare alle elezioni. La Repubblica Centrafricana è ricca di minerali ma poverissima e in preda all’anarchia: i ribelli continuano a saccheggiare e a uccidere impunemente i civili, soprattutto nelle aree nord-orientali del Paese.

aprile Daniel Hayduk

Togo in fiamme

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Un manifestante, mascherato per evitare di poter essere identificato, affronta le forze di sicurezza del Togo durante i tafferugli scoppiati a metà aprile nella capitale Lomé. L’ex colonia francese, alle prese con una grave crisi economica e sociale, è governata col pugno di ferro dal presidente Faure Gnassingbé, succeduto nel 2005 al padre, rimasto al potere per 35 anni. Nel 2013 diversi giornalisti scomodi e leader dell’opposizione sono stati incarcerati per ordine del regime.

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copertina Mohamed Abdiwahab

settembre

In spiaggia a Mogadiscio

Un bambino con un fucile gio cattolo cammina su una spiaggia vicino a Mogadiscio affollata di bagnanti. Dopo vent’anni di guerra civile e violenze fratricide, la capitale della Somalia cerca la normalità. Gran parte del territorio è tornato sotto controllo dall’esercito e dai soldati dell’Unione Africana che difendono il governo di transizione. L’economia sta lentamente rimettendosi in moto, decine di migliaia di cittadini fuggiti all’estero stanno tornando a casa. Ma per la ricostruzione del Paese e il ripristino della sicurezza serviranno aiuti ingenti.

settembre

Terrore a Nairobi Un commando terroristico fa irruzione il 21 settembre nel centro commerciale Westgate Shopping Mall di Nairobi. L’attacco, rivendicato dai ribelli somali al Shabaab, si concluderà dopo quattro giorni di assedio da parte delle forze di sicurezza, con un bilancio pesante: 67 vittime (tra cui almeno 18 stranieri) e 62 feriti. Gli Shabaab hanno sostenuto di aver organizzato l’attacco in rappresaglia alla presenza militare keniana nel sud della Somalia, roccaforte del gruppo islamista. Nella foto: due donne con i loro bambini, ostaggi all’interno del centro commerciale, tentano di fuggire dal commando terrorista. Reuters/ Goran Tomasevic

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attualità

testo di Nzioka Museru foto di Remi Benali/Lightmediation

Guerra “verde” Kenya, visita al centro di ricerca e sviluppo

Siamo entrati nei laboratori dell’Istituto di Entomologia di Nairobi dove gli scienziati studiano i segreti delle zanzare e lottano contro il morbo-killer. Senza utilizzare farmaci e pesticidi

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S

i trova in un palazzo in vetro e cemento a Kisarani, periferia di Nairobi, il quartier generale degli scienziati antimalaria. È qui che ha sede l’International Centre of Insect Physiology and Ecology (Icipe), un istitu-

to internazionale di ricerca specializzato nello studio degli insetti, specie dei parassiti portatori di malattie pericolose per l’uomo. Nei suoi sofisticatissimi laboratori operano alcuni dei migliori entomologi e biologi al mondo. «Il nostro obiet-


alle zanzare

sulle difese naturali antimalaria

MINUSCOLI KILLER

Nei laboratori di Nairobi i ricercatori dell’Icipe studiano il comportamento delle micidiali zanzare anofeli. La malaria è una patologia causata dall’infezione di parassiti del genere Plasmodium trasmessi all’uomo dalla puntura di particolari zanzare (chiamate Anopheles). Si manifesta con sintomi dovuti alla distruzione dei globuli rossi - febbre intermittente, brividi di freddo e sudorazione - che possono presentarsi ciclicamente, fino a degenerare in anemia, complicanze renali e cardiache. Nei casi più gravi (come la malaria tropicale, causata dal Plasmodium falciparum) può portare alla morte.

tivo - spiega il direttore Christian Borgemeister - è mettere a punto dei metodi intelligenti per contrastare e sconfiggere le peggiori patologie tropicali, prime fra tutte la malaria». Per perseguire questo risultato l’Icipe studia i segreti della

zanzara anofele responsabile della trasmissione della malattia. «Da cento anni sappiamo che le sue punture sono il veicolo con cui il plasmodio della malaria infetta l’uomo, ma molto ci resta da capire sulle modalità con cui ciò avviene».

Armi naturali Il motivo per cui il Kenya ospita dal 1970 un polo all’avanguardia a livello mondiale per lo studio di questa malattia è presto detto: a sud del Sahara si concentra il 91% delle morti per malaria. Il mor-

bo si diffonde in nazioni devastate da guerre, carestie e migrazioni forzate, dove non può essere controllato. L’Africa nera, dunque, è il luogo in cui la comunità scientifica deve tenere sempre alta la soglia di monitoraggio. africa · numero 6 · 2013

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degli interventi di controllo delle zanzare, insieme a un maggiore accesso ai test diagnostici, sono stati la chiave di questo progresso.

Nuove insidie Ma ancora molto resta da fare. Non basta distribuire pillole di chinino e zanzariere per sconfiggere la malaria. Bisogna anzitutto controllare le zanzare. «Sono principalmente gli interventi dell’uomo sulla natura a produrre le zone di proliferazione degli insetti», sostiene John Githure, capo del dipartimento della sanità, che avverte: «A causa del riscaldamento dell’atmosfera, provocato dalle attività umane, la malaria ha fatto la comparsa in regioni dove un tempo era sconosciuta. La malattia si è diffusa anche in zone montagnose e piuttosto fredde, un tempo ritenute sicure. I cambiamenti climatici mettono a dura prova la capacità degli studiosi di contrastare l’insidia delle anofeli che, dal canto loro, hanno dimostrato di essere in grado di adattarsi perfettamente alle nuove condizioni… Così come il morbo sa modificarsi per eludere medicine e terapie chimiche. Di recente è stato scoperto in Cambogia un nuovo ceppo di malaria resistente ai farmaci, in particolare all’artemisina, geneticamente diverso dagli altri ceppi presenti nel mondo. Nei laboratori di Nairobi gli scienziati stanno già studiando un metodo naturale per rispondere alla nuova minaccia. •

medici ambulanti A Kinshasa i ginecologi arrivano in furgoncino

Nella capitale della RD Congo la clinica itinerante Maisha fornisce assistenza sanitaria a migliaia di donne povere e bisognose di cure di Michel Yambuya Un’ecografia, un lettino, pillole, garze, siringhe, bisturi, sacche di sangue, flebo, kit essenziale per il pronto soccorso... Un dottore, un’infermiera, un tecnico di laboratorio: il tutto stipato dentro un furgoncino rosso recuperato di seconda mano. È l’ospedale itinerante Maisha che porta soccorso a migliaia di donne bisognose. «Offriamo assistenza sanitaria a domicilio a chi non ha un mezzo di trasporto né le possibilità economiche per recarsi in un nosocomio», spiega il promotore dell’iniziativa, Dieudonné Sengeyi, medico nel Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia degli Ospedali Universitari di Kinshasa. «Spesso le distanze dal più vicino centro di salute sono proibitive almeno quanto i costi per una visita in ambulatorio o per un ricovero ospedaliero». Risultato: solo il 35% delle donne congolesi può permettersi di farsi curare. Il resto deve lottare in solitudine per sopravvivere alle malattie. Malaria, Aids, infezioni intestinali e polmonari sono le principali cause di morte. «Le donne incinte sono particolarmente vulnerabili e bisognose di cure», spiega il dottor Sengeyi. In media ogni donna congolese porta a termine 5 maternità nella vita. Ma 8 bambini su 100 muoiono appena nati, e 6 madri su 100 soccombono durante il parto. «Per contrastare queste terribili statistiche abbiamo pensato di realizzare una clinica itinerante, in grado di assicurare cure mediche, check-up, esami diagnostici e prevenzione alle donne più povere che abitano nei villaggi in foresta e nei sobborghi degradati della capitale Kinshasa». Da quando è entrata in funzione, la Clinique mobile Maisha ha permesso di salvare centinaia di vite umane. «Ma per continuare abbiamo bisogno di sostegno economico», fa sapere il dottor Sengeyi. Per maggiori informazioni: dsengeyi@hotmail.com Una nave-ospedale in Congo È approdata al porto di Pointe-Noire, nella Repubblica del Congo, e vi rimarrà ormeggiata fino alla prossima estate, la MV Africa Mercy, la nave-ospedale non governativa più grande al mondo. Dotata di sei sale operatorie e 78 posti letti, ha un equipaggio composto da 400 volontari provenienti da ogni parte del mondo che assicurano a bordo circa 7.000 delicate operazioni in un anno. www.mercyships.ch/it/. africa · numero 6 · 2013

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attualità

testo di Olivia Widmond

Il documentario

Per mostrare coraggio e rompere la noia decine di ragazzi si arrampicano sui convogli in corsa per sfiorare gallerie, pali e cavi dell’alta tensione. Un gioco folle che spesso finisce in tragedia

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La regista sudafricana Sara Blecher ha realizzato il film Surfing Soweto per raccontare il passatempo estremo in voga tra i giovani disoccupati delle bidonville sudafricane. Il lungometraggio, che ha richiesto tre anni di riprese, è uscito nel 2010. Protagonisti della pellicola sono tre ragazzi senza famiglia (Bitch Nigga, Lefa e Mzembe) con problemi di droga, alcool e soldi. Tre vite difficili - emblemi di una generazione allo sbando - giocate sul filo del pericolo estremo. Un documentario scioccante, pluripremiato nei più importanti festival internazionali. Da vedere.

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Surf

Sudafrica, i giovani di

È

il tetto di una vettura ferroviaria, ma viene usato come una tavola da surf. L’ebbrezza di cavalcare un treno lanciato a tutta velocità, il brivido di sfidare la morte scansando all’ultimo momento un tunnel o un cavo dell’alta tensione. Lo chiamano Train Surfing o Staff Riding, è un passatempo incosciente e potenzialmente letale in voga tra gli adolescenti di Johannesburg.

Corsa mortale Nato per gioco alla fine degli anni Cinquanta tra i giovani di Soweto, è dilagato negli ultimi dieci anni nei quartieri più poveri e disagiati della città, complice la frustrazione che attanaglia la prima generazione sudafricana postapartheid, schiacciata dal peso della disoccupazione e della mancanza di opportunità. Le inquietanti dimensioni del fenomeno - che ha già provocato


estremo

Soweto sfidano la morte sui tetti dei treni decine di vittime - hanno spinto le autorità a intervenire, aumentando i presidi della polizia nelle stazioni, attivando dei servizi di guardia sui convogli e promuovendo incontri di sensibilizzazione e progetti educativi nelle scuole. Tutto ciò ha permesso di diminuire i tragici incidenti. Ma non è bastato a fermare le folli bravate dei train-surfer che, spesso imbottiti di alcool e droghe, raggruppati in gang

dai nomi temerari, ancora oggi si giocano la vita sulle ferrovie locali.

In cerca di gloria I giovani fanno a gara a compiere acrobazie azzardate che gli amici filmano coi cellulari e cairicano su YouTube. I video mostrano ragazzi che saltano e ballano sui tetti dei treni in corsa, sfiorando i pali e i cavi delle linee elettriche, accasciandosi all’ultimo istante

prima di entrare in una galleria. Altri si aggrappano con le mani ai finestrini o alla fiancate del convoglio e resistono a gran velocità per chilometri e chilometri ondeggiando nel vuoto. Altri ancora si arrampicano sulle carrozze in movimento per poi gettarsi da un ponte sopra un fiume. Oppure si stendono sulla massicciata facendosi passare il treno pochi centimetri sopra la testa. Sport estremi praticati per

fare il pieno di adrenalina, rompere la noia, ostentare coraggio e spavalderia. I filmati non mostrano i corpi carbonizzati dei ragazzi rimasti folgorati da tremila volt di corrente né quelli schiacciati dalle motrici o spiaccicati lungo le rotaie. Quelli sono stati fotografati dal reporter sudafricano James Oatway. Chi se la sente può guardare il suo reportage train surfing soweto al sito web: www.jamesoatway.com • africa · numero 6 · 2013

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attualità

testo di Raffaele Masto foto di Gwenn Dubourthoumieu

Privé Lubumbashi

Corse di cavalli e fiumi di champagne: il “mondo a parte” dei ricchi nella RD Congo 22

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Party in maschera, concorsi ippici, gare di golf e ricevimenti sfarzosi. Nella provincia mineraria del Congo la comunità degli affaristi europei e sudafricani si trincera in circoli esclusivi. Mentre attorno la gente vive e muore nella miseria

S

pesso i ricchi non si accontentano di esserlo, debbono ostentarlo, e l’Africa è un palcoscenico ideale per mettere in scena la ricchezza. In questo continente infatti la povertà e la miseria si vedono, sono una realtà diffusa che riguarda la grande maggioranza della popolazione. Di conseguenza la ricchezza non deve far quasi nulla per apparire, chi la possiede deve solo viverla. Automaticamente la ostenterà.

Insulto ai poveri I bianchi in Africa hanno un’esperienza lunga di secoli in questo campo e riescono a fare le cose con una raffinatezza che è quasi arte. In questo servizio fotografico da Lubumbashi sembra proprio che alcune situazioni siano state create proprio per fare esattamente da contraltare alla fatica, al fango, al rischio continuo del lavoro in miniera di migliaia di congolesi che hanno avuto la sfortuna di nascere a questa latitudine, in un luogo ricco d’oro, di diamanti, di rame, di coltan. Insomma, il luogo ideale per sentirsi ricchi, per ricordarlo a sé stessi e agli altri. Cosa c’è infatti di più snob, di più superfluo dell’ippica nel bel mezzo della selva congolese? Forse questa pratica, e africa · numero 6 · 2013

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attualità

testo di Edwin Monroe

In Ghana vanno di moda i funerali danzanti. A ritmo di musica reggae o rap, le bare vengono portate a spalla da gruppi di becchini-ballerini

L’ultimo ballo del caro estinto Creatività funeraria

P

ensavate di aver visto di tutto nella vita? Cercate su YouTube il video Ghanian funeral dance e non crederete ai vostri occhi. L’ultima trovata delle agenzie di pompe funebri ad Accra, capitale del Ghana, è il funerale a tempo di musica reggae o rap. A lanciare l’idea è stato un paio di anni fa un noto impresario di onoranze funebri, tale Benjamin Aidoo, che per primo ha offerto ai propri clienti un servizio di ballerini (vestiti con completi bianchi e guanti immacolati) specializzati in danze coreografiche con le bare sulle spalle. Una proposta stravagante, forse un po’ kitsch, che ha riscosso un successo inaspettato. «Fatichiamo a stare dietro alle richieste», spiega mister Aidoo. «I portatori danzanti coi loro balli spettacolari sono richiestissimi perché rendono originale il corteo funerario e rallegrano un giorno segnato dalla tristezza». Oggi molte imprese funebri di Accra offrono

Non c’è da stupirsi. In Ghana la morte non fa paura e il culto dei defunti è praticato con passione e con fantasia. Questa è la patria delle casse da morto personalizzate: a forma di cacciavite (per un meccanico), matita (per un artista), zucchina (per un contadino), aragosta (per un pescatore), scarpa (per un calzolaio), autocisterna (per un benzinaio), Mercedes (per un tassista), utero (per una ginecologa). Le famiglie ghanesi spendono un patrimonio per assicurare ai loro amati una sepoltura memorabile. E naturalmente attorno al business del caro estinto prospera un’economia artigianale che dà lavoro a decine di migliaia di persone. I “funeral planner” organizzano tutto ciò che serve affinché il servizio in chiesa, il ricevimento e la sepoltura siano impeccabili. I “ghost writer” si occupano di scrivere i tributi e memoriali che verranno poi letti durante la cerimonia da amici e parenti del defunto. I disc-jockey e gli orchestrali assicurano l’accompagnamento musicale alle esequie. Fotografi e cameraman sono incaricati di im-

mortalare l’happening mortuario, le società di catering si preoccupano del rinfresco, i coiffeur curano le tradizionali acconciature funebri. Toccherà ai becchini-ballerini, con le loro performance irrefrenabili, scompigliare le zazzere impomatate dei famigliari in lutto. •

AP Photo/Sunday Alemba

questo servizio a pagamento (costo medio: 400 dollari).

Clown al funerale In Nigeria alcuni funerali assomigliano a parate carnevalesche. Parenti e amici del defunto fanno a gara a vestire gli abiti più vistosi e appariscenti. In questa foto un uomo vestito da pagliaccio partecipa alle esequie dello scrittore nigeriano Chinua Achebe, lo scorso 23 maggio. africa · numero 6 · 2013

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attualità

testo di Marco Trovato

Il futuro è in

Un team di giovani pubblicitari italiani sbarca Da Milano ad Accra, l’agenzia pubblicitaria Now Available approda in Africa occidentale sull’onda dell’entusiasmo. Pronta a cavalcare il boom economico

«G

irando per la città si respira un’aria elettrizzante. Energia pura. Dal tassista allo studente universitario, chiunque incontri sprigio-

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africa · numero 6 · 2013

na ottimismo, fiducia nel futuro, una vibrazione positiva e contagiosa». Emanuele Nenna, manager della Now Available Africa, (nowavailableafrica.

com), l’agenzia creata un anno fa dalla fusione con una struttura ghanese, è appena tornato da Accra, capitale del Ghana. E dal suo ufficio di Milano non nasconde l’entusiasmo: «L’Africa è il futuro. Un continente in pieno boom economico, con un’emergente classe media che spende e consuma a livelli mai visti prima».

Momento magico Meno aiuti, più investimenti: questo, in estrema sintesi, il nuovo approccio dell’Occidente al continente nero. Obiettivo: recuperare il terreno perduto, conquistato dalla Cina e dai nuovi partner commerciali. Passati di moda i filantropi, si muovono imprenditori e affaristi. «Nel nostro settore si


Africa

Lo sprint africano

in Ghana

stanno aprendo grandi opportunità di business», assicura Emanuele Nenna. A sud del Sahara gli analisti prevedono per il comparto pubblicitario una crescita degli investimenti superiore al 10%. «E il Ghana, nazione stabile e sicura, è il trampolino di lancio ideale per lanciarsi nell’avventura africana». Nell’arco di tre anni questa ex colonia inglese affacciata sul Golfo di Guinea ha visto crescere il suo Pil del 21%, record africano. L’export è triplicato dal 2006 al 2012 fino a 15 miliardi di dollari. Merito dell’estrazione del petrolio, scoperto sei anni fa al largo delle coste, ma più in generale dell’aumento dei prezzi delle materie prime e del volume Alcuni componenti dello staff internazionale e multietnico di Now Available Africa www.naafrica.com

delle esportazioni (oltre al greggio, oro, cacao, legname, bauxite, alluminio e diamanti).

Staff multietnico Accattivante Ghana. L’economia corre, gli investitori stranieri sono benvoluti e coccolati, l’avvio di un nuovo business non è reso difficoltoso da corruzione e burocrazia: un paradiso per chi vuole fare impresa. Ne sanno qualcosa i giovani pubblicitari italiani sbarcati ad Accra per lavorare nella sede locale dell’agenzia. Hanno subito affiancato di slancio i colleghi africani già operativi sul posto, una quindicina di professionisti della comunicazione promozionale provenienti da cinque differenti paesi. «Sono creativi, copywriter, web designer, digital strategist e art director. Uno staff multietnico in grado di integrare competenze creative e strategiche con la conoscenza della lingua e della cultura locale», chiarisce Nenna, socio fondatore della società as-

sieme ad Alessia Oggiano e Stefano Pagani.

Ampi orizzonti Talenti in fuga dal Belpaese? «Siamo piuttosto alla ricerca di nuove sfide professionali. In Italia prevale un senso di rassegnazione, il mercato appare saturo e stanco. Al contrario, in Ghana abbiamo trovato un clima stimolante, l’opportunità di metterci in gioco e realizzare dei progetti interessanti». Nell’arco di pochi mesi l’azienda, prima agenzia pubblicitaria straniera nel Paese, ha già acquisito importanti clienti: Mitsubishi Pajero, Nescafé e la banca locale CAL Bank. Inoltre sono in fase di finalizzazione accordi con assicurazioni, università, finanziarie, operatori delle telecomunicazioni e della grande distribuzione. «Il nostro team ha il vantaggio di mettere assieme energie e culture diverse. Ai clienti offriamo competenza, creatività, serietà. Valori propulsivi che ci permetteranno di varcare i confini ghanesi. Perché l’Africa è una terra vergine dal punto di vista pubblicitario». E i pionieri del mercato sono italiani. •

Non rallenta la corsa dell’Africa. Da cinque anni il Pil cresce a ritmi impressionanti e anche nel 2014 si prevede un balzo del 6%. Lo sprint dell’economia, sostenuto dall’export minerario, è rafforzato dall’aumento dei consumi privati interni (in 10 anni il reddito pro capite è aumentato del 30%) e degli investimenti. Merito anche di una nuova classe politica, più preparata e meno corrotta, che ha messo in moto importanti processi di riforme fiscali e politiche. Dal 2000 circa 30 Stati africani sono riusciti a sistemare i debiti mentre l’inflazione è calata mediamente all’8% rispetto al 22% degli anni Novanta. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nei prossimi cinque anni, il 50% delle economie a maggiore crescita si troveranno a sud del Sahara e il 10% nel Maghreb. E un recente studio dell’università di Johannesburg ha individuato le città ideali per fare affari in Africa: Accra (Ghana), Lusaka (Zambia) e Luanda (Angola). africa · numero 6 · 2013

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società

testo di Marco Aime foto Xavier Rossi Pictures/LightMediation

A Timbuctù riaprono le biblioteche sfregiate dai fondamentalisti

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società

testo di Desmond Nzioka

Kenya, lezioni high-tech Il Governo di Nairobi distribuisce un milione e mezzo di tablet agli studenti. Ma l’innovativo progetto di e-learning non risolve i problemi delle scuole

E

ntro dicembre il governo del Kenya darà inizio a un ambizioso piano di e-learning (costo stimato equivalente a 400 milioni di euro) che prevede la fornitura di 1,4 milioni di tablet destinati a sostituire quaderni e libri degli studenti delle superiori. L’idea della scuola digitale è stata accolta dall’opinione pubblica con un diffuso scetticismo e qualche polemica: in tanti hanno fatto presente che il sistema scolastico avrebbe bisogno di interventi ben più urgenti. Molti istituti cadono letteralmente a pezzi, i black-out di corrente sono frequenti, le aule sono sovraffollate, i docenti hanno stipendi da fame e richiedono di essere riqualificati, il tasso di abbandono agli studi è ancora terribilmente alto. Il Kenya, si sa, si

vanta di essere il polo tecnologico dell’Africa orientale. A sessanta chilometri da Nairobi sorgerà nei prossimi anni una sorta di Silicon Valley nella savana - Konza City Tecnology - consacrata alla ricerca e all’innovazione. I tablet nelle aule scolastiche sono solo l’ultimo dei progetti governativi che promette di proiettare nel futuro il Paese dei safari. Ma le contraddizioni sono evidenti. Ancora oggi la metà dei 44 milioni di keniani vive sotto la soglia di povertà e un terzo non ha accesso all’acqua sicura e ai servizi sanitari. Il 17% dei bambini è malnutrito. E un milione di ragazzi in età scolare non frequenta le lezioni. Basterà la tecnologia per convincerli a tornare sui banchi di scuola? •

Il genIo delle scarpe elettrIche Problemi di autonomia con lo smartphone o il tablet? A Nairobi uno studente venticinquenne, Anthony Mutua, ha ideato un dispositivo che permette di ricaricare il proprio cellulare mentre si cammina. Il congegno, un chip inserito sotto le suole delle calzature, sfrutta la pressione che durante il movimento viene esercitata dal peso del corpo sulle scarpe. «L’energia così prodotta può essere usata per alimentare qualsiasi tipo di telefono o dispositivo elettronico portatile», spiega l’inventore che ha già venduto (per circa 35 euro cadauna) un migliaio delle sue speciali scarpe Am-utua e inserito 2500 chip nelle calzature dei clienti.

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società

a cura della redazione

L’imprenditrice dell’anno È bella, brava, determinata e ambiziosa. Coi suoi modi eleganti ma decisi sembra incarnare la voglia di riscatto di milioni di donne africane. Magatte Wade, nata a Dakar, cresciuta in Germania e Francia, approdata negli Usa, è additata come una delle più brillanti imprenditrici del momento. Nel 2004 ha fondato una società di bevande, la Adina World Beverages, che ha fatturato due milioni di dollari commercializzando in America una bibita tradizionale senegalese a base di karcadé: il bissap. Un anno fa ha lanciato un’impresa di cosmetici specializzata in prodotti naturali per la pelle nera, la Tiossan: gli affari vanno a gonfie vele! E parte dei ricavi sono reinvestiti in opere sociali in Senegal. tiossan.com

Atleti, inventori, politici e imprenditori: protagonisti di un continente in movimento

Gente che fa notizia Ci sono persone che non passano inosservate, anche se non sono famose. Nel bene e nel male, sono i volti di un’Africa vibrante che non smette di sorprendere

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Swaziland, arriva la quattordicesima

Burkina, sapone anti-zanzare

Ennesime nozze reali in vista nel piccolo Stato dello Swaziland. Il re Mswati III, 45 anni, ha infatti scelto la sua quattordicesima moglie. La futura consorte, 18 anni, neodiplomata, si chiama Sindiswa Dlamini: verrà sposata dal sovrano appena rimarrà incinta. Il monarca, che finora ha resistito con forza alle riforme democratiche, è molto criticato all’estero per il sontuoso e dissoluto stile di vita (lo Stato finanzia corte e harem) in un Paese in cui il 70 per cento della popolazione stenta a sopravvivere.

Un sapone anti-zanzare offre la speranza di ridurre la propagazione della malaria in Africa (vedi servizio a pg. 1418): si chiama Faso soap ed è a base di citronella, karité e altri ingredienti naturali. Ha proprietà repellenti e sarebbe in grado di uccidere le larve delle zanzare. È stato inventato da due studenti dell’Istituto di ingegneria acquatica e ambientale di Ouadadogou, Moctar Dembélé e Gérard Niyondiko, che hanno ricevuto in premio 25.000 con cui avvieranno la produzione in Burkina Faso.

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libri

di Pier Maria Mazzola

Le nozze di al-Zain

Il tempo dalla mia parte

La nostra Africa

di Mohamed Ba

di Michelangelo Bartolo

Dello stesso autore, sudanese (19282 0 0 9) , a b b i a m o salutato l’anno scorso la riedizione di La stagione della migrazione a Nord, capolavoro della letteratura araba. Arriva adesso in italiano questa gustosa novella (del 1969) che, su un tono di commedia, offrendo uno spaccato di umanità varia, quella che ruota attorno ad al-Zain. Questi è uno sgorbio d’uomo, ma che pare avere un penchant mistico e che fa innamorare di sé una ragazza dopo l’altra, salvo poi cedere il passo ad altri pretendenti. Per questo, l’annuncio che infine al-Zain davvero convola a nozze (sarà vero?) è uno scoop per tutto il villaggio. Da non sottovalutare i due racconti in appendice, specialmente quello sulla nozione di sviluppo e la politica nazionale vista da un villaggio sul fiume.

«Lampedusa è un miracolo senza pietà. Quel gruppo di devastati ha un nemico, Bekor, lo stesso demone che spazza Jolof con il suo fiato pestifero». Amed, il protagonista senegalese - come l’autore - di questo bel romanzo, a Lampedusa ci arriva da nord, dopo essere emigrato dapprima a Parigi, con un confortevole volo da Dakar, e passato in seguito, via Nizza e, dopo qualche mese di galera per clandestinità in Italia, fino a Milano (dove per lui il duomo è un «grande baobab»). È una migrazione sulle tracce dello scomparso Biran, reincarnazione di un antenato, partito da Jolof prima di Amed per sconfiggere Bekor, «la bestia del Nord» che causa la grande siccità. Un tema drammatico, che l’autore modula su registri diversi, anche scanzonati, e che chiude con un folgorante Decalogo delle Differenze.

L’inglese dream significa “sogno”, ed è l’acronimo del programma contro l’Aids lanciato in Africa dalla Comunità di Sant’Egidio a inizio millennio. L’autore di queste “Cronache di un medico euroafricano” (sottotitolo) è uno degli iniziatori di Dream. Il libro è un diario dal Mozambico alla Tanzania fino alla… Africania, brioso a dispetto del tema, ma con pagine in cui il tono muta, come in occasione della visita al carcere di Maputo per una lezione di prevenzione (!) dell’Hiv. Essendo un medico alle prese non solo con pazienti ma, per motivi organizzativi, anche con burocrazie e indolenze afrokafkiane, l’autore non ci risparmia l’ampia faretra di ironie di cui la sua penna dispone. Il divertimento è assicurato, l’amarezza pure. E l’Africa dei funzionari ci fa una ben trista figura.

Sellerio 2013, pp. 125 14 euro

San Paolo 2013, pp. 139 12 euro

Gangemi 2013, pp. 299 18 euro

di Tayeb Salih

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Insulto, dunque sono

Il ritorno

di Giovanna Buonanno

di Dulce Maria Cardoso

Gli slurs, insulti a carattere discriminatorio, sono materia infinita e in perenne espansione. Particolarmente odiosi quelli che inchiodano un individuo al suo gruppo etnico, al colore della pelle o ad abitudini “strane”. In certi casi essi hanno scaldato i motori a veri genocidi - vedasi Ruanda. Tramite centinaia di esempi, questo libro approfondisce, fa anche sorridere e… aiuta a smettere.

Tra la Rivoluzione dei garofani e le ind ipenden ze del le province portoghesi d’Africa (1974-75), oltre 500mila coloni si precipitarono in madrepatria, un piccolo e povero Paese di 9 milioni di abitanti. Fu il dramma dei retornados, che l’autrice, una di loro, fa rivivere in quest’opera che l’ha consacrata tra le migliori voci delle lettere lusitane. Un dramma vissuto con gli occhi di un adolescente, che fonde nella sua narrazione gli eventi che si abbattono sulla sua famiglia - una madre «debole di testa», una sorella di poco più giovane, il padre, senza dimenticare la cagnolina! -, i cambiamenti epocali del momento, le pulsioni tipiche dell’età, il “normale” razzismo che serpeggiava nella società angolana coloniale, la diversità che i retornados sperimentano a loro volta in Portogallo.

Emi 2013, pp. 235, 16 euro

AFROPOLITANI

Per una volta, l’etichetta pare gradita a chi se la trova appiccicata. Gli afropolitani vivono stabilmente iin Occidente; sono scrittori globali, con preoccupazioni che travalicano il loro continente d’origine e anche il pianeta immigrazione, ma non rinunciano a un punto di vista proprio. Paladina di questa tendenza è l’anglo-nigeriana Taye Selasi con La bellezza delle cose fragili (Einaudi).

Voland 2013, pp. 219 14 euro


musica

di Claudio Agostoni

FLor dI bILA NeuzA

Neuza è nata nel 1985 sull’isola di Santiago, nell’arcipelago di Capo Verde. Sua madre, originaria dell’isola di Fogo, si trasferì nella capitale nella speranza di una vita migliore. Canta nei bar locali in cambio di cibo, bevande e tabacco, finché l’eccesso di quest’ultimo la stronca. Neuza ha solo 6 anni e torna a Fogo dalla madrina, facendo la spola tra le due isole per finire gli studi. È durante questi viaggi che impara le arie tradizionali dell’isola dominata dal Pico de Fogo, melodie eseguite dai passeggeri per combattere la noia e la paura del viaggio. Oggi che fa la cantante, è proprio in questi ritmi (telaia baxo, rabolo, samba…) che pesca il suo repertorio. Grazie a Neuza in Trabessado scopriamo anche la curcutiçan, una giostra vocale tradizionale dove le donne con ironia provocano la virilità maschile…

NhA vIdA Nh CeuzANy Ceuz

Ceuzany è la cantante del gruppo Cordas do Sol, la band che nel 2010 furoreggiò a Capo Verde con l’album Lume d’lena: 35mila copie vendute in un Paese che conta solo 350mila abitanti. Ceuzany è nata in Senegal, ma è a Mindelo che ha iniziato la carriera. A 12 anni partecipò al Festival des Petits Chanteurs. Vinse le selezioni svoltesi a São Vicente, ma alle finali di Praia si qualificò solo dodicesima. La rivincita arrivò nel 2008 quando a Fogo vinse un concorso che metteva in gara tutte le finaliste degli anni precedenti. Nel frattempo per vivere si esibiva negli hotel di São Vicente, dove fu notata da da Arlindo Évora, autore, compositore e cantante dei Cordas do Sol. L’ingaggio nella formazione più amata dai capoverdiani fu immediata. Oggi, con questo album, Ceuzany inizia l’avventura solista…

SpIrIt MoMo SAid

Un lavoro, questo di Momo Said, che è figlio di una storia fatta di migranti, di nuove generazioni e di spiriti liberi. Nato a Casablanca nel 1982 da emigranti marocchini, Momo è cresciuto nelle Marche, in provincia di Ancona, dove inizia un percorso musicale già a sei anni. Suo padre vende dischi e cassette nei mercati, ed è su quel bancone che Momo costruisce la sua cultura musicale. Suona il rullante nella banda del paese e a 18 anni compone le prime canzoni. Questo è il suo lavoro d’esordio, per il quale ha scelto di utilizzare la lingua inglese. Musicalmente è una miscela eterogenea di soul, beat, reggae, folk e funk. Un album completamente acustico, vivo, vero, suonato. L’energia, quella elettrica, è stata utilizzata solo dai registratori, per fissare a memoria questa energia umana positiva.

MusIcAsseTTe AFRO

Brian Shimkovitz, un etnomusicologo nativo di Chicago e residente a Los Angeles, da qualche anno ha fatto del raccogliere e postare in rete cassette afro la sua missione di vita. Forte del fatto che nel continente africano il nastro rimane ancora il supporto musicale più diffuso, Brian ne ha collezionati migliaia. Oggi il suo blog Awesome Tapes from Africa (awesometapes.com) è anche un’etichetta, ed è diventato un punto di riferimento imprescindibile per gli appassionati del genere.

LA RegINA deL POP TuNIsINO Su YouTube è stato caricato un video che consente di rivivere gli echi dei concerti estivi di Emel Mathlouthi, indiscussa stella del pop tunisino post Ben Alì. Amante di Dylan e di Joan Baez, ma anche di Cheikh Imam, il trovatore egiziano scomodo al vecchio potere. Temperamento incandescente anche quello della Mathlouthi, artista dotata di una voce singolare.

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cultura

testo e foto di Eric Tourneret/LightMediation traduzione di Silvana Leone

Nella Valle dell’Omo il popolo dei Benna si è specializzato nella raccolta e nella vendita del miele selvatico. I suoi uomini si arrampicano su alberi secolari ad altezze vertiginose. E armati solo di un tizzone ardente affrontano gli sciami delle api

I signori del Alla scoperta del dolce mondo dei Benna, 40

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miele

i migliori apicoltori d’Etiopia africa · numero 6 · 2013

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Più furbi delle aPi Camerun, la caccia al miele degli uomini-pagliaio Anche la tribù dei Gbaya, che vive nelle foreste dell’Africa centrale, ha ideato ingegnose tecniche per individuare e raggiungere gli alveari. E per difendersi dalle micidiali api selvatiche Foto di Eric Tourneret/LightMediation

«M

io padre mi ha regalato il primo alveare quando ero bambino. Oggi ne posseggo più di trenta». Oïta Woubiné ha quarant’anni, conosce i segreti delle api e sa come ammaestrarle. «Ogni volta che mi imbatto in uno sciame in volo, batto le mani per attirarle nei miei alveari». Nelle sperdute savane dell’Etiopia meridionale, i Benna sono conosciuti come un popolo di raffinati apicoltori. Costruiscono delle casette artificiali in legno per le api selvatiche e le posizionano in cima agli alberi affinché possano essere abitate dalle colonie di insetti guidate dalle api regine. Poi si recano pe-

riodicamente a recuperare nelle arnie il miele prodotto, fondamentale per l’economia di questa tribù seminomade. Scambiato o venduto nei mercati, esso procura ai Benna una minima quantità di denaro, indispensabile per l’acquisto di generi di utensili domestici.

Fango protettivo Sono venuto nella Valle dell’Omo per documentare la particolare attività di questa tribù. Assieme all’amico Oïta, al suo vicino Sabi e agli altri uomini delle famiglie, mi sto inoltrando nella foresta, per sistemare dei nuovi alveari e raccogliere il miele. Siamo in marcia all’alba. Gli uoafrica · numero 6 · 2013

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cultura

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testo e foto di Olivier Goujon / LightMediation

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È

grigio il cielo e i tuoni scuotono le colline, c’è aria di pioggia. Ma nel villaggio di Ghisoro la gente continua a radunarsi nel grande terrazzo di terra affacciato sulla vallata. Da un cespuglio all’improvviso sbucano una ventina di uomini vestiti con tessuti bianchi e rossi. Marciano in fila indiana con passo ritmato intonando una canzone. Sulle teste sorreggono degli enormi cilindri di legno: sono i tamburi sacri del Burundi. Non sono comuni strumenti a percussione, ma oggetti rituali custoditi in speciali santuari e rispolverati per le occasioni speciali. Hanno

uno status semidivino e annunciano eventi importanti come i matrimoni, i funerali, le feste nazionali. Un tempo scandivano le incoronazioni e indicavano anche il momento del risveglio o dell’inizio del riposo notturno dei re, i quali, a loro volta, interpretavano i segnali divini veicolati dai tamburi traducendoli in azioni di governo. Secondo la leggenda fu proprio un sovrano, braccato dagli eserciti coloniali tedesco e belga, a nascondere i tamburi nel villaggio di Ghishoro, poco più di un grappolo di capanne, sperduto tra le alture che lambiscono il confine ruandese.

Burundi, il risveglio dei tamburi sacri

Ritmi

divini

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cultura

Nel cuore dell’Africa tornano a riecheggiare i tamburi che nell’antichità scandivano la vita di re e sudditi. Come nel passato il loro irrefrenabile rullio comunica i messaggi delle divinità del pantheon animista Scappati dalla guerra La processione dei percussionisti entra nella spianata erbosa. Ora i tuoni del temporale hanno lasciato il posto alle possenti vibrazioni dei tamburi che riecheggiano nella valle. Al centro dello spiazzo il Grand Tambourinaire guida il drappello dei suonatori. I suoi salti e le sue

Dall’alto. La capanna ove sono custoditi i tamburi sacri. I suonatori entrano in scena battendo i tamburi portati sulle loro teste. Il tamburo centrale, l’Inkiranya, detta il ritmo che i tamburi Amashako e Ibishikiso, sui lati, seguono con un battito continuo mentre un bambino evoca con la danza i movimenti di un guerriero 50

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urla eccitate rievocano le gesta dei guerrieri, valorosi difensori di un regno minacciato nell’antichità dagli invasori provenienti da lontane pianure. «Possa io morire se ho tradito il mio tamburo», ripete in uno stato di trance. Suonare i tamburi sacri è un privilegio trasmesso di generazione in generazione nelle famiglie di Ghisoro. Henri André si è specializzato nella manutenzione di questi strumenti-feticci. «Sono fatti con pelle di bufalo e un tronco cavo ricavato dall’albero umuvugangoma». Suo padre era stato un grande percussionista. «Faceva parte di una band gloriosa», racconta Henri André. «Negli anni Ottanta aveva girato mezzo mondo, da Parigi a New



cultura

testo di Eugene Lacoste

Una lavagna per informare A Monrovia, in Liberia, un quotidiano viene scritto col gessetto

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el Paese dove televisioni e computer sono un lusso per la maggior parte della popolazione, un giornalista intraprendente ha trovato un modo per dare informazioni quotidiane alle persone. La carta stampata non ha 52

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futuro? Meglio tornare alla vecchia lavagna. Nell’era di Internet, mentre l’informazione web, gratuita, veloce, accessibile da qualsiasi smartphone, cannibalizza i media tradizionali, c’è un giornalista della Liberia che scrive un quoti-

diano con il gessetto. «Nel mio Paese in pochi possono permettersi di acquistare un giornale, ancora meno sono quelli che dispongono di un computer collegato alla Rete», spiega Alfred J. Sirleaf, fondatore del giornale di strada The Talk Daily (“La voce del giorno”). Anche le radio e le televisioni sono un lusso per la maggior parte dei liberiani. «Ma l’informazione deve essere accessibile a tutti - prosegue Alfred - Perché solo un popolo informato può costruirsi una coscienza civile e sviluppare la nazione».

Blogger di strada

Tredici anni fa Alfred si è messo in testa di fornire gratuitamente le notizie del giorno ai suoi connazionali. All’epoca si trattava di diffondere aggiornamenti sull’andamento della guerra civile che imperversava in Liberia. Oggi si tratta di dare notizie di ogni genere: politica, economia, società, sport, cultura, cronaca. L’intraprendente giornalista scrive ogni mattina ciò che accade nel Paese e nel mondo su una lavagna nera posizionata in uno snodo nevralgico della capitale



cultura

testo di Marco Trovato

Occhi puntati sulla generazione emergente dei fotografi africani

Giovani obiettivi Guerra. Miseria. Malattie. Ma ci sono anche altri modi di rappresentare l’Africa. Ne sono convinti i giovani fotoreporter del continente. Determinati a stupire il mondo

P

er lungo tempo lo sguardo dell’uomo bianco ha determinato il modo con cui l’Africa è stata illustrata dalla grande stampa. Fino a poco tempo fa le fotografie pubblicate da quotidiani e magazine erano scattate esclusivamente da reporter europei o statunitensi. Alcuni, i più bravi, ci hanno regalato istantanee di grande pregio e impatto

E

cco le quattro fotografie vincitrici della 3a edizione del concorso estivo indetto dalla nostra rivista: Monica Mietitore (1), primo premio della sezione Tradizione con uno scatto dall’Etiopia (Danze hamer); Francesco Cosentini (2) conquista la sezione Modernità con un’immagine che illustra La Cantina di Teddy, in Tanzania; Pietro Loredan (3) si afferma nella sezione Natura con questa foto che immortala una giraffa in Sudafrica. Una menzione speciale merita lo scatto di Vittorio Ricci, dal Sudafrica. Infine Silvia Pescivolo (4) si è meritata il Premio del pubblico con un’istantanea dal Togo ottenendo 82 Mi piace sulla pagina Facebook di Africa. Complimenti ai vincitori, a cui vanno in premio macchine fotografiche e chiavette Usb, e un ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato all’iniziativa

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emotivo, talvolta immagini di assoluto valore storico e documentaristico. Ma l’approccio all’osservazione e alla raffigurazione della realtà africana è stato spesso viziato da pregiudizi e distorsioni culturali.

Sguardi africani La parola Africa, nel vocabolario occidentale del fotogiornalismo, è stata - per certi versi, lo è tut-


Alla sera questo viale di Brazzaville si riempie di universitari che approfittano dell’illuminazione pubblica per studiare. La foto è del congolese Baudouin Mouanda, tra i fondatori del Collectif Generation Elili

tora - sinonimo di guerre, malattie, crisi umanitarie; oppure sinonimo di un mondo tribale, esotico e selvaggio, indifferente

allo scorrere del tempo. A spazzare via questi cliché oggi contribuisce una generazione emergente di fotografi africani che vuo-

le riappropriarsi della rappresentazione del mondo nero. Sono reporter giovani e talentuosi - ognuno con il proprio stile incon-

fondibile - che non hanno inibizioni nel mostrare un continente dinamico, in rapida trasformazione, pieno di contrasti e contraddizio-

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sport

testo di Marco Pastonesi foto di Bruno Zanzottera e Marco Trovato

Il Tour of Rwanda 猫 la pi霉 dura delle competizioni ciclistiche del continente. Una gara ricca di aneddoti, colpi di scena e straordinarie favole sportive

Montagne, eroi e imprevisti: torna il

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È

il Giro del quasi. Ma non è un quasi Giro. È il Giro del quasi nel senso del circa, del più e del meno ma anche del più o meno, del su e giù ma anche del suppergiù. È il Giro del Ruanda o, come lo battezzano loro, il Tour of Rwanda. Per esempio, la prima tappa del Tour of Rwanda 2010: quasi 150 chilometri a quasi 35 di media, ritrovo quasi alle 7, partenza quasi alle 8.15, il via fittizio quasi alle 8.20 - quasi 5 minuti di ritardo significa una puntualità quasi imbarazzante se non quasi sospetta -, quasi 13 chilometri tutti insieme per uscire da Kigali, che è una quasi metropoli, al via reale subito un quasi Gran premio della montagna, 5,9 chilometri al 6,8%, e il gruppo non fa a tempo a scattare che già esplode e si polverizza, e diventa un quasi gruppo. Sul primo colle rimangono in una trentina, cioè poco meno della metà (63 partenti: all’appello sono mancati un francese e due del Burundi, nonché l’intera nazionale del Senegal), poi selezione naturale e stradale. Alla fine, l’ultimo della carovana avrà quasi due ore di ritardo. Ma nessuno sarà fuori tempo massimo.

Giro più emozionante d’Africa

ui pedali africa · numero 6 · 2013

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sport

Corsa massacrante Il Tour of Rwanda conta quattro edizioni, ma se si considerano quelli corsi fin dagli anni Novanta, le edizioni sarebbero più di dieci. Solo che questi ultimi quattro sono professionistici, gli altri - raccontano - erano avventurosi: si sapeva dove si partiva, ma non dove si arrivava. Delle corse a tappe africane (dal Burkina Faso al Marocco, dall’Egitto al Gabon, in quasi tutti gli Stati, guerre permettendo), quella del Tour 60

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of Rwanda è all’unanimità giudicata la più dura per le salite e l’altitudine. Kigali, la capitale, partenza e arrivo finale, è su un altopiano a 1526 metri. Ma tutto il resto del percorso si trova più su: ci sono frazioni in cui si gareggia quasi costantemente sopra i 2000 metri, l’altimetria fa passare la voglia di andare in bici, e la Cima Coppi locale - il Sashwara - raggiunge quota 2475. E le discese, con certi fondi tipo palaghiaccio, non sono meno impegnative.

Arcobaleno di maglie Il Tour of Rwanda è anche la corsa a tappe africana più democratica: ogni giorno vengono assegnate 13 maglie di leader. Oltre alla maglia gialla per il primo nella classifica generale, a quella a pois per i Gran premi della montagna e a quella bianca per il migliore giovane, ci sono la maglia rossa per il più combattivo, la maglia giallo-rosso-nera per il vincitore della tappa, la maglia giallo-nera per il migliore africano, la maglia celeste con maniche gialle e profili

Il Ruanda è conosciuto come “il Paese delle mille colline” per i numerosi rilievi che lo caratterizzano. I ciclisti del Rwanda Team si allenano sulle montagne del complesso vulcanico dei Virunga, al confine con il Congo. Info: teamrwandacycling.org

verdi per il migliore ruandese e sei maglie blu per i componenti la migliore squadra. La cerimonia protocollare potrebbe durare un’oretta. Ma tanto, qui, il tempo non manca mai.



viaggi

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testo e foto di Bruno Zanzottera/Parallelozero

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Sulle orme della storia, alla conquista di una montagna simbolo di libertà Il lIbro

Nel 1943 tre prigionieri di guerra italiani, Felice Benuzzi, Giovanni Balletto e Vincenzo Barsotti, evasero dal campo di prigionia britannico a Nanyuki per salire sul monte Kenya. Si erano preparati per mesi, di nascosto, procurandosi con mille espedienti i materiali per costruire ramponi, piccozze, corde… Non avevano carte topografiche e quasi alla cieca attraversarono la foresta equatoriale per giungere ai piedi della montagna. Il diario di quell’incredibile impresa diventò un libro nel 1947, stampato in inglese e italiano, ripubblicato di recente: Fuga sul Kenya. 17 giorni di libertà di Felice Benuzzi (Corbaccio 2012, pagine 343, euro 19,90).

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viaggi Nel 1943, tre prigionieri di guerra italiani evasero da un campo inglese in Africa orientale al solo scopo di scalare il monte Kenya. Settant’anni dopo, abbiamo ripercorso l’itinerario di quell’incredibile avventura

«E

d ecco tra gli alberi oltre il ponte, spuntò improvvisamente, nero-violaceo, non ancora toccato dal sole, il Kenya con le sue guglie dentellate, stagliato contro il cielo opalino, in un’aria ultra-nitida, fantastica visione di durezza e di forza». Sono in tenda al campo Liki North a 3.993 metri d’altezza, le nuvole hanno

da poco ricoperto la cima della montagna e io passo il tempo rileggendo alcuni passaggi di Fuga sul Kenya, il libro di Felice Benuzzi, triestino con la passione per l’alpinismo. Inviato in Abissinia alla Direzione degli Affari Politici, con il compito di pacificare le popolazioni locali che si rifiutavano di accettare la presenza ita-

liana, Benuzzi venne fatto prigioniero dagli inglesi nel 1941, e trasportato al campo di prigionia 354 di Nanyuki, alle pendici di quel monte Kenya che diventerà il principale protagonista dei suoi sogni.

Folle idea Arrivato durante la stagione delle piogge, la montagna si negò alla sua vista

L’autore del servizio Bruno Zanzottera, in un momento di pausa durante la scalata, rilegge le pagine del libro Fuga sul Kenya

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per molti giorni, finché un mattino «improvvisamente le nubi si spostarono e dal grigiore dell’estremo oriente si stagliò il Monte delle Meraviglie, in mezzo al brillare dei ghiacciai… No, la bellezza non è morta ed è a portata di mano. A portata di mano? E se osassi?». Iniziò così a farsi strada nella mente del triestino l’idea un po’ folle di una



chiese

testo e foto di Alain Buu/Orizon/LightMediation

Bacchetta

Fratel Dario, «missionario dell’acqua» Comboniano e rabdomante, da trent’anni usa un bastoncino di legno per trovare l’acqua nel sottosuolo della Rift Valley e… dissetare i pastori dell’arida regione del Turkana

È

l’indovino dell’acqua. Esplora le savane riarse dal sole con una bacchetta di legno. In silenzio “ascolta” i rumori impercettibili della terra. E quando sente la “vibrazione” giusta, segna il punto in cui bisogna scavare il pozzo. Fa sgorgare l’acqua dal sottosuolo, ma non è uno stregone.

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È un missionario cattolico. Fratel Dario è nato in Friuli, nelle valli del Natisone, sessantadue anni fa. Nel 1975 è diventato comboniano. Poco dopo è partito per l’Africa orientale. Da allora vive alle estreme propaggini nordoccidentali del Kenya: una regione sperduta e assetata.

Uomo della Provvidenza

Brother Dario indossa pantaloncini e t-shirt, un berretto sulla testa, un paio di sandali usurati ai piedi. Ha un sorriso contagioso e una bella barba bianca. Si sposta di villaggio in villaggio con la sua bacchetta da rabdomante per individuare i fiumi sotterranei. La sua

fama di mago dell’acqua è conosciuta in tutta la vasta area del Turkana, dove le comunità di pastori seminomadi sono da sempre in guerra tra loro per contendersi le esigue risorse idriche (vedi Africa 5/2013). «Dio mi ha donato una sensibilità speciale per trovare la vita che scorre sotto ter-


magica

in Kenya

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chiesa in africa

a cura di Anna Pozzi

repubblica centrafricana •

L

kenyA

Religioni per la pace Dopo l’attentato presso il Centro commerciale Westgate di Nairobi, in Kenya, per opera dei terroristi somali del gruppo Shabaab, i responsabili religiosi del Paese hanno riaffermato la loro volontà di pace e di buona intesa tra tutte le religioni. In particolare, il Segretario generale del Consiglio supremo dei musulmani del Kenya ha dichiarato: «Noi, come leader religiosi, siamo impegnati in un dialogo vigoroso per assicurare che le nostre relazioni non solo vengano mantenute ma diventino ancora più forti. Siamo convinti oltre ogni dubbio che il tentativo di seminare discordia tra musulmani e cristiani fallirà miseramente e che rimarremo uniti». Il messaggio è stato ripreso dal vescovo anglicano di Nairobi e dall’arcivescovo cattolico di Nairobi. Il bilancio ufficiale della strage è di 72 morti e circa 200 feriti. Rimangono comunque senza risposta molte domande sull’accaduto e sull’intervento delle forze dell’ordine.

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«HO VISTO LA

a drammatica testimonianza di un missionario minacciato dai Seleka. «Questa volta è toccato a me avere la visita dei Seleka». Comincia così la lettera di padre Beniamino Gusmeroli, classe 1961, originario di Tartano (Sondrio). Prete della congregazione del Sacro Cuore di Gesù di Betharram (Betharramiti), vive da 24 anni a Bouar, in Centrafrica. Comincia così, in modo molto semplice. Anche se l’esperienza è stata alquanto traumatica. Mentre altre regioni e altre diocesi del Paese sono state ripetutamente e pesantemente prese di mira dai ribelli della Coalizione Seleka - solo ufficialmente dissolta dall’autoproclamato Presidente Michel Djotodia - Bouar era stata sinora risparmiata. Sino alla notte tra il 27 e il 28 settembre. Padre Beniamino, che è parroco di Notre Dame de Fatima, se l’è vista brutta. E come lui, fratel Martial. «Nel cuore della notte - continua il racconto - Martial si è trovato fuori dalla stanza un uomo armato che lo spinge all’interno e lo minaccia col fucile. Si fa dare quello che ha: soldi, computer, macchina fotografica... Dopo aver messo a soqquadro

tutta la stanza, lo ha costretto a mostrargli la mia camera. Io, nel sonno, sento bussare, esco e mi trovo un kalashnikov puntato contro il naso. Mi sono detto: “Ci siamo!” E ho iniziato a invitare alla calma il militare. Questi, dopo aver spinto in malo modo Martial nella mia stanza, lo costringe a sdraiarsi per terra e inizia a minac-

Nigeria •

Uccisa missionaRia italiana È morta dopo dodici giorni di coma, massacrata a colpi di machete per una rapina il 26 settembre scorso. Si tratta di Afra Martinelli, una missionaria laica originaria del bresciano, 78 anni, 30 dei quali al servizio della Chiesa nigeriana a Ogwashi-Okwu, una cittadina di circa 30mila abitanti. Fortemente impegnata per il diritto allo studio e per l’inserimento professionale dei ragazzi e delle ragazze del Delta del Niger, dirigeva il Centro Regina Mundi, una struttura che ospita ragazzi e ragazze, con una scuola di informatica che lei stessa aveva contributo a fondare e un collegio per chi abita lontano. Il Centro Regina Mundi era diventato un riferimento essenziale per gli studenti della città e dei villaggi vicini che avevano bisogno di internet. Dopo averla colpita alla testa con un machete, gli aggressori hanno portato via computers e soldi. «Aveva solo tanta voglia di condividere; con i cristiani, che nel Delta del Niger sono maggioranza, con gli animisti e i fedeli di altre religioni», ricorda Enrico Martinelli parlando di sua sorella.


MORTE IN FACCIA»

ciare me: vuole i soldi. Le uniche parole di francese che conosce sono: Donne l’argent! (dammi i soldi). E Je vais vous tuer (vi ammazzo)». Padre Beniamino riesce a mantenere la calma e, mentre qualche preghiera gli affiora sulla labbra, viene costretto a dare tutto quello che ha. «Mi sembravano mo-

menti interminabili e mi chiedevo sino a quando sarebbe rimasto lì. Finita questa consegna forzata e con qualche calcio, mi costringe a sedermi sulla sedia vicino al letto, mi lega stretto, mi serra il volto con del nastro adesivo: la bocca, le orecchie, gli occhi e le spalle». Quando riesce finalmente a liberarsi, padre Beniamino corre a cercare Martial e il guardiano. Quest’ultimo è legato, ma Martial non c’è. «Alle 4.30 circa torna, dicendo che lo hanno costretto ad accompagnarli fino all’ospedale e poi lo hanno rilasciato». Tanta paura, ma questa volta i banditi/ribelli non hanno ucciso né ferito nessuno. Anzi, da questa drammatica vicenda, padre Beniamino riesce a trarre anche qualche elemento di speranza: «La mattina di sabato, tanti gesti di solidarietà della gente, i missionari, le radio locali, i militari venuti a certificare l’accaduto; insomma, un via vai di gente. Il giorno dopo, la festa dei 75 anni di presenza dei frati in Centrafrica, con due nuove ordinazioni. L’importante - conclude - è il messaggio di pace del Vangelo che si rinnova e continua».

Egitto •

tutti uguali davanti alle urne?

P

er l’Egyptian Center for Developement Studies and Human Rights, un’ong egiziana vicina alla Chiesa copta-ortodossa, riservare alcuni seggi in Parlamento a gruppi sociali definiti su base religiosa contraddice il principio di uguaglianza tra i cittadini. L’ong respinge anche la definizione dei copti come “minoranza” in quanto «i copti sono parte del tessuto della nazione». Anche il vescovo copto-cattolico di Minya, Botros Fahim Awad Hanna, ritiene che il sistema delle quote «favorisca la divisione del Paese su base settaria. Tutto deve essere posto sotto una legge che garantisca a tutti i cittadini uguali diritti e aiuti a selezionare persone competenti, a prescindere dalla loro confessione e pratica religiosa. Così non avremo più bisogno di escamotage cui si è fatto ricorso in passato per evitare che i copti disertassero in massa le elezioni».

BURKINA FASO

La Chiesa non va in Senato

Anche in Burkina Faso la Chiesa rifiuta di implicarsi direttamente in politica e, dichiara in una nota la Conferenza Episcopale, «non siederà in Senato». Lo scorso maggio è stata, infatti, approvata una nuova legge che istituisce la Camera Alta. Una riforma molto controversa e criticata dalla stessa Chiesa, perché molti ritengono che il nuovo Senato possa essere usato dal presidente Blaise Compaoré, al potere da più di trent’anni, per ricandidarsi nel 2015. La nuova legge, inoltre, prevede che un certo numero di seggi venga assegnato a rappresentanti nominati dai capi religiosi. La Chiesa cattolica, però, non ci sta e fa sapere che «fedele a sua natura e alla sua missione, non parteciperà agli organi deliberativi, esecutivi, legislativi o giudiziari. La partecipazione a un tale processo ci porterebbe ad allinearci su questa o quella posizione, togliendoci così ogni possibilità di esercitare il nostro ruolo primario di autorità morale per illuminare, promuovere la coesione sociale e, se necessario, mediare, al servizio della maggioranza e dell’opposizione» .

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Gentile Sig.ra Silvana, mi capita spesso di ricevere lettere come la sua. Con la crisi, la prospettiva di una fuga tenta sempre più persone. Mettersi in gioco

(coordinatore rivista Africa)

Solidarietà Vorrei segnalare ai lettori di Africa un’iniziativa di solidarietà che seguo da alcuni anni in GuineaBissau con l’associazione Ahead. Il nostro progetto

Questione di immagine anno 91 re 2013

re-ottob n.5 settemb

ridafrica.org

www.missiona

Zambia

Missione Zambesi Somalia

A caccia di pirati Milano. comma 1 , DCB n. 46) art. 1,

Ghana

La città della boxe Etiopia

L’ospedale volante

27/02/2004 (conv. In L.

Sono una donna di 58 anni. Mi piacerebbe gestire una piccola pensione sull’isola di Boa Vista, a Capo Verde. Non sono ancora in pensione, ma il mio stipendio (1.300 euro al mese, busta paga da dipendente comunale) non è sufficiente a coprire tutte le spese della casa. E poi le tasse e via discorrendo! Poi il lavoro che faccio non mi piace ed è per me fonte di frustrazione e amarezza. Sono spaventata, perché mi attende una vecchiaia di miseria. Non cerco illusioni, perciò spero in una risposta realistica e concreta. Silvana Belfiore, Arezzo

principale è il sostegno e la gestione dell’Ospedale Raoul Follereau specializzato nella cura degli ammalati di tubercolosi, una malattia che rappresenta ancora un gravissimo problema per tutti. In Guinea-Bissau i morti a causa della tubercolosi sono circa 400 all’anno e annualmente si manifestano 3.000 nuovi casi. Chiunque desidera aiutarci e avere maggiori informazioni può contattarci sul sito: ahead-onlus.org. Michele Toniato, via mail

353/2003 Postale - D.L.

Fuga ai tropici

alla sua età è ammirevole, e non voglio spegnere il suo entusiasmo. Tuttavia non esiste un posto ideale per vivere, esistono solo posti in cui ci sentiamo più o meno bene. E ciò che può funzionare per me non è detto che vada bene a lei. Non resta che provarci senza colpi di testa (mi sembra una donna saggia); provi a parlare con qualche connazionale che vive e lavora sul posto Sono tanti. Vada a Boa Vista. Recuperi tutte le informazioni possibili. Se questo l’avrà convinta chieda un periodo di aspettativa. E ci provi. Se andrà male avrà sempre un paracadute in Italia. Se le andrà bene potrà tornare a vivere serena e soddisfatta. E avrà già un cliente per la sua pensione, il sottoscritto. Auguri Marco Trovato

in Abbonamento

lettere

a cura della redazione

Spa - Spedizione Poste Italiane

togu na - la casa della parola

XXL Generazione

Africa

e dallo sguardo triste per sollecitare la generosità dei benefattori. Per questo ho molto apprezzato la vostra ultima copertina: finalmente l’immagine di un’Africa che “scoppia” di salute e di benessere. Continuate così. Per aiutare l’Africa non bisogna compatirla. Elsa Limonta, Milano

La tragedia dei migranti Dopo la tragedia di Lampedusa c’è una sola cosa da fare: chiedere all’UE di instaurare un corridoio umanitario per aiutare profughi, perseguitati politici, richiedenti asilo. Io ho firmato l’appello, invito tutti a farlo. Basta omicidi di Stato, anzi di Stati (Europa) perché è di quello che si tratta: omicidi premeditati. Rosanna Conti, via Facebook

Ho 64 anni, pensionata, e dedico il mio tempo libero a sostenere i missionari con raccolta fondi e iniziative a favore dell’Africa. Ma francamente sono stufa di ricevere riviste, bollettini e notiziari che mettono sempre in evidenza immagini di bambini sofferenti, scheletrici

sonDaggio Pareri raccoLti suLLa Pagina Facebook Di aFrica Dopo l’ennesima strage di migranti a Lampedusa ritieni che il governo italiano debba: 77% Chiedere all’Unione Europea un corridoio umanitario per aiutare profughi, perseguitati politici, richiedenti asilo 13% Presidiare con più attenzione le coste per soccorrere i barconi di migranti 7% Collaborare con le autorità dei Paesi dai quali i barconi partono per impedirne la partenza 3% Respingere ai Paesi di partenza i barconi che cercano di attraccare in Italia

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africa rivista


n. 6 novembre . dicembre 2013 www.missionaridafrica.org

Camminando insieme Ecco i progetti realizzati dai missionari grazie al vostro aiuto... e quelli che vorremmo realizzare assieme a cura della redazione In queste pagine vi informiamo sullo stato di avanzamento dei progetti di solidarietà promossi dai Padri Bianchi e sostenuti dalla generosità dei lettori di Africa. Assieme abbiamo fatto grandi cose. Assieme potremo farne molte altre...

Mozambico . progetto 09.2010 Il Centro Santi Innocenti

referente, padre Claudio Zuccala Nato nel 1998 su iniziativa di suor Delfina Tamega, una religiosa mozambicana,

il Centro Santi Innocenti ha l’obiettivo di aiutare un centinaio di ex meninos de rua, bambini e bambine, dai tre anni in su, finiti a vivere sulla strada. Il progetto ha raccolto fino ad oggi quasi 80mila euro di offerte. Tra i benefattori ci sono molti lettori e abbonati di Africa che ringraziamo di cuore. Le donazioni sono state usate per assicurare cibo, igiene personale e istruzione ai giovani ospiti del centro, ma anche per ristrutturare il vecchio stabile e costruire una cucina e alcune aule scolastiche. Si può continuare ad aiutare Suor Delfina e i suoi ragazzi contribuendo alle varie necessità del centro (vitto, abbigliamento, materiale scolastico, manutenzione ordinaria) oppure adottando a distanza un bambino. Per maggiori informazioni contattare Padre Claudio Zuccala, c_zuccala@hotmail.com

padri bianchi . missionari d’africa

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Burkina-Faso Un centro per studenti

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referente, padre Pierre Béné

Kenya . progetto 07. 2010 Un sostegno ai seminaristi Padri Bianchi

Uganda . progetto 16.2012 Scuola di speranza

Situato nella città di Ouagadougou, nel cuore della povera nazione del Sahel, Il Pellicano è un centro di formazione e di incontro per giovani studenti. Ma non solo: con la sua attività favorisce soprattutto l’incontro e il dialogo tra giovani di ogni religione: musulmana, cristiana e animista. Il centro aveva bisogno di un piccolo finanziamento di circa 1.500 euro per la ristrutturazione della sala di lettura e l’acquisto di nuovi libri. La risposta dei benefattori è stata veloce e generosa. Le donazioni sono già state inviate in Burkina-Faso e utilizzate per lo scopo! Un grande grazie a chi ha aiutato.

Ideato nel settembre 2010 da padre Luigi Morell, il progetto si prefigge di sostenere le spese di 24 giovani candidati Padri Bianchi, per gli studenti di teologia. Provengono da Burkina, Congo, Nigeria, Togo, Uganda, Kenya... Ad ogni candidato va pagata la retta scolastica (circa 1.300 euro annui) a cui si sommano i costi per vitto, alloggio e trasporto. Nel corso del 2013 i lettori di Africa hanno donato 3.100 euro: aiuti preziosi; ma lo sforzo finora profuso per sorreggere questi giovani non basta: il costo della vita nella capitale del Kenya continua a crescere e il cammino intrapreso dai seminaristi deve proseguire.

Nel nord del Paese, ai confini con il Sud-Sudan, padre Jean Le Vacher e una comunità di suore ugandesi gestiscono una scuola per centinaia di bambini meno fortunati: orfani, rifugiati, ex baby-soldati, abbandonati, amputati… Tutti bisognosi di aiuto. La scuola è dedicata al “Beato Damiano”, il santo eroe di Molokai. Attualmente la struttura ospita più di 600 allievi, ugandesi e sudanesi. Il numero degli alunni è in continuo aumento e le strutture non bastano. C’è bisogno di nuovi dormitori, un refettorio, qualche aula di studio in più, più docce e servizi igienici, un’infermeria... E anche una cappella. Per questo progetto sono stati raccolti e inviati 4.667 euro.

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referente, padre Luigi Morell

referente, padre Jean Le Vacher


Mali . progetto 04.2011 Un dispensario per Gao

Mozambico . progetto 19.2013 Un pozzo per una scuola

Italia . progetto 20.2013 Un aiuto ai missionari anziani

Il progetto è stato lanciato da padre Alberto Rovelli con lo scopo di sostenere il dispensario della missione a Gao, in pieno Sahara. La zona è tornata sotto il controllo governativo dopo i mesi di occupazione da parte dei miliziani islamisti che hanno saccheggiato la piccola struttura sanitaria, portando via tavoli, sedie, medicinali, il microscopio per le analisi di laboratorio. Sul posto sono rimasti gli infermieri che assistono i malati come possono; ma hanno bisogno di un aiuto economico per garantire cure e assistenza alla popolazione locale, in particolare a donne e bambini. I lettori di Africa possono contribuire all’acquisto di medicine, strumenti diagnostici e l’arredo sanitario.

Suor Zaida è una francescana mozambicana. Da molti anni dirige un collegio che ospita una settantina di ragazze con situazioni famigliari difficili alle spalle. L’obiettivo del centro è di aiutare le ragazze a crescere in un ambiente sano e sicuro affinché possano diventare donne mature e responsabili. Un problema cronico che affligge le giovani residenti è la mancanza d’acqua dovuta a una rete di distribuzione inesistente. Per questa ragione suor Zaida ha preso la decisione di far trivellare un pozzo azionato con una pompa. La Onlus Amici dei Padri Bianchi ha accettato di sostenere l’iniziativa, con l’aiuto dei lettori di Africa. Costo preventivato per il pozzo: 2.000 euro.

Hanno dedicato la loro vita agli ultimi, ai più bisognosi. In Africa hanno costruito scuole, pozzi, dispensari, strade, rifugi per bambini di strada e donne maltrattate. Hanno vissuto decenni di fatiche e sofferenze a stretto contatto con la guerra, la miseria, la malattia. Oggi sono missionari anziani e avrebbero diritto a riposarsi in Italia, trascorrendo ciò che ancora resta da vivere con dignità e serenità. Molti di loro hanno bisogno di cure mediche e assistenze infermieristiche: spese ingenti e necessarie per le quali richiediamo un aiuto generoso a tutti coloro che apprezzano il lavoro dei missionari.

referente, padre Alberto Rovelli

referente, fratel Franco Pinna

referente, padre Paolo Costantini

padri bianchi . missionari d’africa

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Idea Regalo

Ghana Una moto per rompere l’isolamento referente, padre Richard K Baaworbr

Tom Zendaagagn è un villaggio di circa 500 abitanti, nel nord est del Ghana: un posto piuttosto isolato. Padre Richard K. Baawobr ha richiesto l’acquisto di una motocicletta da donare alla comunità locale. «Il mezzo permetterà di raggiungere alcuni punti nevralgici, come centri medici e pozzi distanti tre chilometri dal centro abitato», spiega. «In particolare garantirà il trasporto di anziani, donne e malati». La spesa preventivata era di 2mila euro: somma prontamente raccolta in donazioni e già inviata in Ghana. Grazie al vostro sostegno.

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Algeria -Tunisia Scolarizzazione femminile Istituo Ibla

I Missionari Padri Bianchi hanno una lunga storia alle spalle che prende il via alla fine dell’Ottocento grazie all’insegnamento e alla predicazione di un cardinale francese, Charles Lavigerie. Per far conoscere la sua eccezionale vita è ora disponibile Il cardinale Carlo Lavigerie (Editrice Velar), pubblicazione a cura di Massimiliano Taroni, che in poche pagine, chiare e di facile lettura, ripercorre la formidabile avventura umana e missionaria di un uomo di Chiesa che fra i primi si batté contro lo schiavismo e per lo sviluppo delle popolazione africane. La sua avventura continua oggi con le due congregazioni missionarie da lui fondate, i Padri Bianchi e le Suore Bianche, impegnate nel nome del Vangelo a lottare contro ogni sorta di sfruttamento umano. Il libro può essere richiesto al costo di 5 euro (spese di spedizione incluse): tel. 0363 44736, africa@padribianchi.it

referente, padre José Maria Cantal

Il missionario spagnolo padre José Maria Cantal aveva richiesto un aiuto economico per sostenere gli studi di alcune ragazze algerine in situazioni particolarmente difficili e aggiornare una biblioteca a Tizi Ouzou. Entrambi i progetti sono già stati realizzati con successo. Le donazioni pervenute in questi ultimi mesi alla Onlus sono state destinate, con l’accordo dei benefattori, ad un altro progetto urgente sopraggiunto nel frattempo: la ristrutturazione dell’Istituto Ibla, a Tunisi, distrutto da un incendio nel gennaio 2010 (vedi Africa 2/2010, pag. 78). La somma raccolta - 6.600 euro - ha permesso l’acquisto di cinque computer per la consultazione e due impianti di deumidificazioni indispensabili per la preservazione dei libri.

Come aiutare i missionari Ciascuno può fornire un aiuto economico, anche piccolo, per contribuire alla realizzazione dei progetti di solidarietà promossi di missionari Padri Bianchi. È sufficiente specificare nella propria donazione il titolo o il numero del progetto preferito. Le offerte vanno invitate a: Onlus Amici dei Padri Bianchi (c.f. 93036300163), specificando il numero del progetto, tramite: Online www.missionaridafrica.org\ progetti POSTA (CCP: numero 9754036) BAnCA (Iban: IT73 H088 9953 6420 0000 0172 789) Chi effettuerà un’offerta di almeno 50 euro riceverà come ringraziamento Il cardinale Carlo Lavigerie Info: Tel. 0363 44736, africa@padribianchi.it


Fai un regalo ai missionari

Sostieni le attivitĂ dei Missionari Padri Bianchi impegnati in 24 Paesi africani Fai una donazione di almeno 60 euro entro il 31 dicembre 2013 specificando nella causale Sostegno ai missionari Riceverai in omaggio per un anno la rivista Africa

Le donazioni, fiscalmente deducibili, vanno intestate a Onlus Amici dei Padri Bianchi (C.F. 93036300163) CCP 9754036 IBAN IT 73H0 8899 5364 200000 0172 789 Online dal sito: www.missionaridafrica.org/progetti Informazioni allo 0363 44726 africa@padribianchi.it

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n.4 luglio-agosto 2013

anno 91

www.missionaridafrica.org

nigeria Nigeria

Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 , DCB Milano.

Nel regno del terrore

namibia Namibia

Al di là delle dune

Ruanda

un Un eroe missionario

Marocco

donne Donne a tutto gas

Congo

il popolo del fiume

info: Tel. 0363 44726 promo@padribianchi.it www.missionaridafrica.org


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