Africa 01 2015

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AFRICA n.1 GENNAIO-FEBBRAIO 2015 - anno 93

rivista bimestrale

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Missione • cultura

vivere il continente vero

Gabon

Cacciatori di virus Mozambico

Profeti esorcisti Sudafrica

Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 , DCB Milano.

Pescatori di diamanti

NAMIBIA nel regno degli Himba


Scopri la nuova Africa. Ancora più ricca, più sorprendente e più bella !

AFRICA N.1 GENNAIO-FEBBRAIO 2015 - ANNO 93

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VIVERE IL CONTINENTE VERO

ETIOPIA

Ladri di terre

KENYA

Acrobati negli slum

MODA

AFRICA AFRO BEAUTY

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Nuova grafica, nuove rubriche, nuovi servizi esclusivi. La stessa passione di sempre per il continente vero.

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TRALE

BRAIO

IO-FEB

N.1 GENNA

2015

- ANNO

93

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• CULT

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Intervist

al voto

AGE REPORT

Nigeria

RUANDA

Un eroe NAMIBIA

Al di là

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Con soli 30 euro leggi la rivista cartacea per un anno e ricevi in omaggio via mail Africa digitale (in formato pdf). AFRICA N.1 GENNAIO-FEBBRAIO 2015 - ANNO 93

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VIVERE IL CONTINENTE VERO

ESCLUSIVO

Intervista a Mugabe REPORTAGE

Nigeria al voto RUANDA

Un eroe missionario

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NAMIBIA

Al di là delle dune

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AFRICA AFRICA LA STELLA NERA DI AFRICA HOLLIWOOD ETIOPIA N.1 GENNAIO-FEBBRAIO 2015 - ANNO 93

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UGANDA

Offerta valida fino al 15 marzo 2015 riservata all'Italia

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BURUNDI

Missione di pace

ANGOLA

La febbre dell’oro

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CHILI DI GLORIA

KENYA

Malindi addio

I PRINCIPI DELLA RIFT VALLEY MOZAMBICO

L’ULTIMO PARADISO

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Storie di adozioni

VIVERE IL CONTINENTE VERO

tel. 0363 44726

SUDAFRICA

TORNA MADIBA

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LA REGINA

DELLA TV www.africarivista.it


Sommario COPERTINA 42

Namibia. Nel regno degli Himba

ATTUALITà 4

Panorama

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Nigeria. Fiamme nel Delta del Niger

12 Lo scatt o Liberia.

AFRICA

Indesiderato

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Gabon. Cacciatori di virus

22

Burundi. Reporter senza paura

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Missione • cultura

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Dall’Africa c’è sempre qualcosa di nuovo Plinio il Vecchio (I secolo d.C.)

DIRETTORE RESPONSABILE Pier Maria Mazzola DIRETTORE EDITORIALE Marco Trovato PROMOZIONE E WEB Matteo Merletto

SOCIETà 25

Nigeria. Il Maggiolino tutto sole

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Sudafrica. Pescatori di diamanti

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L’arte di far nascere

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Italia. Straniero a chi?

38 Lo scatt o

Coppa d’Africa

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40

Le sirene del Mozambico

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Nel regno degli Himba

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Bellezze al top

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Mali. Oculisti su due ruote

BLOG www.buongiornoafrica.it a cura di Raffaele Masto

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Sotto il sole com’è bello pedalar

PUBBLICITÀ segreteria@africarivista.it

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ARTE Tunisia. Nel villaggio dei Murales

FOTO Si ringrazia Parallelozero In copertina: Eric Lafforgue

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SPORT Uganda. Brividi sul Nilo

AMMINISTRAZIONE E ABBONATI Paolo Costantini PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Claudia Brambilla Editore Provincia Italiana della Società dei Missionari d’Africa detti Padri Bianchi

STAMPA Jona - Paderno Dugnano

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Cristiani sotto tiro

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Lo scatt o

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RELIGIONE Mozambico. "E liberami dal male"

SEDE

C.P. 61 - 24047 Treviglio BG 0363 44726

0363 48198 facebook twitter www.africarivista.it info@africarivista.it

UN’AFRICA DIVERSA La rivista è stata fondata nel 1922 dai Missionari d’Africa, meglio conosciuti come Padri Bianchi. Fedele ai principi che l’hanno ispirata, è ancora oggi impegnata a raccontare il continente africano al di là di stereotipi e luoghi comuni.

INVETRINA

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STORIA Nel regno del terrore

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Periodico bimestrale - Anno 93 gennaio-febbraio 2015, n° 1 Aut. Trib. di Milano del 23/10/1948 n.713/48

Viale Merisio, 17

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Eventi

Web

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Viaggi

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Libri

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Musica e Film

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Posta

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L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dai lettori e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione. Le informazioni custodite verranno utilizzate al solo scopo di inviare ai lettori la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 196 del 30/06/2003 - tutela dei dati personali).

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L’Africa degli Animali Gli specialisti dell’Africa African Explorer S.r.l Piazza Gerusalemme, 4 - 20154 Milano Tel. 02.4331.9474 - Fax 02.4398.2618

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Pregiudizi e panico sono nemici della verità. Informati correttamente sull’epidemia di ebola. Non credere alle falsità che alimentano la psicosi e veicolano messaggi sbagliati. Leggi e diffondi sul web la nostra campagna L’Africa non è un virus! www.africarivista.it #africaisnotebola

AFRICA

Missione • cultura

Pangeacom.it | SIGNAdesign.it - Foto: B. Zanzottera

il tour operator che ha stoffa

Negli ultimi anni l’Africa è diventata famosa per l’incomparabile bellezza della sua fauna selvaggia, ed ancora oggi rimane il continente che più strettamente si associa all’idea di una natura perfettamente conservata, con la vita degli animali autentica ed originale. Le nostre proposte verso il Kenya, la Tanzania, l’Uganda, lo Zambia e Zimbabwe, il Botswana, sono create appunto per far scoprire questo mondo, per addentrarsi tra i percorsi e i parchi più belli, per cercare, annusare, sentire gli animali. Per far provare quelle sensazioni troppo spesso assopite che stanno dentro di noi.


Sì, cambiare...

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Il risveglio di Addis CENTRAFRICA

Sul fronte di guerra

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UGANDA

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Avrete senz’altro notato che abbiamo cambiato look: nuova grafica, nuova testata, nuovi collaboratori, nuove rubriche, nuovo sito internet. Molte altre novità ve le sveleremo nei prossimi numeri. È inevitabile rinnovarsi per una rivista che si occupa di un continente in pieno movimento e in perenne trasformazione. Cambiamo per cercare di offrirvi un’informazione sempre più ricca e più interessante. Ma restiamo fedeli agli ideali che da sempre ispirano il nostro lavoro. Attorno a questi ideali collaborano da molti anni giornalisti e missionari, laici e religiosi: perché riteniamo più importante ciò che ci unisce piuttosto che ciò che ci divide; perché non ci fa paura il confronto; perché vogliamo arricchirci delle nostre reciproche differenze. I nostri lettori crescono: una straordinaria anomalia considerando i tempi bui che vive la stampa. Nel nostro piccolo, andiamo controcorrente. Evidentemente c’è un pubblico, incredibilmente variegato e dinamico, che sente il bisogno di un’informazione “diversa” sull’Africa. Ci proviamo, alla nostra maniera. Non amiamo l’esotismo e neppure il pietismo con cui si è soliti parlare di questo continente. Diffidiamo dei filantropi che giurano di avere a cuore solo il bene degli africani. Diffidiamo anche degli “esperti” che con le loro analisi tranciano giudizi inappellabili e danno lezioni di morale. Nelle nostre pagine raccontiamo frammenti di vita, spezzoni di realtà, alcune delle

BURUNDI

Missione di pace

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EBBRAIO

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ANNO 93 2015 -

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CARIV WWW.AFRI

MISSIONE

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O ESCLUSIV

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IL CONTINE

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Guerre ario di religione ssion

RUANDA

Un eroe mi NAMIBIA

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AFRIC A PIA ETIOPIA ETIO A I R BELLEZZE AFRICA I GLOLE HILI D

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ESPLORAZIONI

N.1 GENN AIO-FEBBR

AIO 2015 - ANNO 93

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Viaggio sul fiume Congo

VIVERE

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La rinascita del cacao

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I seguaci di Bin Laden

Ladri di ter

Viaggio sul Tanganika

NAMIBIA

NEL REGNO DEGLI HIMBA MO AFRO BEAUTDA Y

PASSIONE SENZA CONFINI

persone che abbiamo avuto la fortuna di conoscere. Ci piace scoprire storie ignorate dai grandi media; frantumare cliché e luoghi comuni; rivelare notizie positive, senza dimenticare le grandi tragedie; svelare il volto meno conosciuto del continente vero. Abbiamo novantatre anni di storia, ma non smettiamo di meravigliarci dei prodigi dell’Africa. Continueremo a raccontarveli. Marco Trovato e Paolo Costantini

RICEVI AFRICA A CASA La rivista (6 numeri annuali) si riceve con un contributo minimo suggerito di:

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· rivista cartacea Svizzera: 40 Chf

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re

KENYA

AVVENTURA

CALCIO

• CULTURA

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VIVERE IL CONTINENTE VERO

MALI

MISSIONE

ETIOPIA

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I lettori che vivono in Svizzera possono versare i contributi tramite: · PostFinance - conto: 69-376568-2 IBAN: CH43 0900 0000 6937 6568 2 Intestato a “Amici dei Padri Bianchi”, Treviglio BG · Paypal e carta di credito su www.africarivista.it Per informazioni: segreteria@africarivista.it

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Grace Mugabe, 50 anni, moglie del novantenne leader dello Zimbabwe Robert Mugabe, è stata nominata al vertice dell’ala femminile del partito di governo Zanu-Pf. Il primo passo verso la presidenza del Paese?

Blaise Compaoré, ex presidente del Burkina Faso, salito al potere nel 1987 e costretto a dimettersi lo scorso 31 ottobre sotto la pressione della piazza che gli ha impedito di ricandidarsi per la quinta volta, è fuggito in Costa d’Avorio.

Aumentano i migranti Malgrado la crisi economica in Europa, nel 2014 sono stati 207.000 i migranti che dall’Africa hanno tentato di attraversare il Mar Mediterraneo per raggiungere il vecchio continente. Nel tragico bilancio stilato dall’Alto commissariato Onu per i

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rifugiati, l’Africa si conferma il principale punto di partenza per chi vuole fuggire da guerre, carestie, epidemie, regimi illiberali. L'anno scorso almeno 4.272 sono morte durante i viaggi della speranza. La stragrande maggioranza dei decessi (3.419) si è verificata nel Mediterraneo.

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Via i caschi blu dal Congo Nel corso del 2015, l’Onu ritirerà il contingente Monuc dalla Repubblica democratica del Congo. I ventimila caschi blu, dislocati soprattutto nelle regioni orientali del Paese, verranno gradualmente fatti rientrare in patria. La missione fu creata nel 2000 con il compito di monitorare e stabilizzare una Paese strategico e fragile, minato dalla insicurezza e scosso da violenze etniche spesso fomentate da chi ha inte-

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a cura di Enrico Casale newsnews

La malaria uccide meno Arrivano buone notizie sul fronte dalla lotta alla malaria. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, negli ultimi tre anni in Africa i casi di contagio sono diminuiti da 173 a 128 milioni, mentre il tasso di mortalità si è più che dimezzato. I progressi sono dovuti a migliori strumenti per combattere la patologia, a un maggiore impegno politico e a una forte crescita dei finanziamenti alle campagne di lotta al paludismo. Oggi circa metà della popolazione delle aree a rischio dispone di zanzariere impregnate di insetticida (nel 2004 il dato era del 3%). Ogni anno la malaria provoca circa 600.000 vittime: nove su dieci sono africane.

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resse a sfruttare le ingenti risorse naturali congolesi. I problemi sono tutt'altro che risolti. Alla base della decisione dell’Onu, ci sono motivi economici: la missione costa più di un miliardo di euro l’anno. Droni italiani in Centrafrica Nel corso del 2015 l’Italia invierà dei droni (aerei senza pilota), nella Repubblica Centrafricana a sostegno della missione di pacificazione dell’Unione europea. Di questa missione, che conta 750 militari e poliziotti di diverse nazioni, fa già parte un contingente di genieri italiani della Brigata paracadutisti Folgore che in questi mesi hanno lavorato per migliorare le infrastrutture locali. I droni italia-


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James Bond sbarca a Tangeri Il prossimo film della saga di James Bond, che si

55 La percentuale del calo delle presenze turistiche in Africa dovuto alla paura per l’epidemia di ebola

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elezioni 2015

ni potrebbero partire da N’Djamena, la capitale del confinante Ciad, e da qui monitorare anche il vicino Niger e, soprattutto, il Sud della Libia, aree estremamente sensibili anche per gli interessi italiani. Sviluppo malato in Mozambico Il Mozambico sta vivendo un boom economico impetuoso: nel corso del 2014 il Pil è cresciuto del 7%, percentuale che dovrebbe essere confermata anche nel 2015. L’economia del Paese, che ha mantenuto uno dei più elevati tassi di crescita dell’Africa, dipende dell'esportazione delle materie prime, in particolare da alluminio, gas naturale, carbone, oro, titanio e bauxite. Ma anche da un’industria in fase di crescita con fonderie, cementifici, birrifici e zuccherifici. La crescita però riguarda pochi: l'82% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno.

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Centrafrica febbraio, elezioni presidenziali Nigeria febbraio, presidenziali e parlamentari Sudan aprile, elezioni generali Etiopia maggio, elezioni generali Mauritius maggio, elezioni parlamentari Burundi giugno, presidenziali Guinea giugno, presidenziali Somaliland giugno, presidenziali RD Congo giugno, amministrative Tanzania ottobre, politiche Costa d'Avorio ottobre, presidenziali Burkina Faso novembre, presidenziali intitola «Spectre», sarà in buona parte girato a Tangeri, città marocchina che già nel 1987 aveva ospitato le riprese del celebre «007» britannico. Nell’immaginario collettivo Tangeri rimane la meta preferita degli agenti segreti e il centro di traffici illegali, anche se oggi la città portuale, fiore all’occhiello del Marocco, è un centro moderno e in forte crescita. Le riprese del film si protrarranno fino a ottobre. Daniel Craig incarnerà per la quarta volta James Bond sullo schermo. Le «Bonds girls» sono l’italiana Monica Bellucci, la francese Léa Seydoux e l'inglese Noemie Harris (nella foto).

600 milioni di euro, genererà 160 megawatts. Rabat sta investendo molto nella produzione di energia

rinnovabile (solare, ma anche eolica) con la quale vorrebbe coprire, entro il 2020, almeno il 42% del proprio fabbisogno. Sud Sudan, ancora guerra? La fine della stagione delle piogge, che impediscono qualsiasi movimen-

to sulle lunghe distanze, potrebbe riaccendere la miccia dello scontro etnico in Sud Sudan. Da circa un anno la più giovane nazione africana (nata nel 2011) è sconvolta da una feroce guerra civile che contrappone i soldati governativi del presidente Salva Kiir ai ribelli di Riek Machar. Le fragili tregue non durano molto. Sullo sfondo restano i problemi di gestione delle risorse petrolifere e idriche, ma anche le tensioni tra le due più importanti etnie: Dinka e Nuer. Dall'inizio del conflitto i morti sono stati diecimila, un milione e 800.000 gli sfollati.

Marocco, al via centrale solare La prima centrale termosolare del Marocco entrerà in funzione nei primi mesi del 2015 a Ouarzazate, nel Sud del Paese. L’impianto, costato più di africa · numero 1 · 2015 5

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attualità di Raffaele Masto

I dannati del petrolio

Reportage dal Delta del Niger, cassaforte del greggio nigeriano

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Damiano Rossi/Parallelozero


La foce del fiume Niger era un paradiso naturale. Oggi è una delle zone più inquinate e pericolose dell’Africa. I guerriglieri locali lottano contro le società petrolifere, accusate di saccheggiare le ricchezze e devastare l’ambiente.

«Is not possible... But is possible». La Nigeria del terzo millennio è racchiusa tutta in questa frase: ci sono le leggi, i divieti, le prescrizioni, ma si può aggirare tutto. Sempre. Restando impuniti. Basta conoscere la persona giusta e possedere il denaro per comprare i suoi servizi. Accade per le grandi cose e anche per le piccole, per ottenere una concessione o per aprire un’impresa, per ottenere un visto di uscita o di entrata, per essere assunti all’università o nell’amministrazione dello Stato. Non è possibile... Ma è possibile. Vale in tutta la Nigeria e a maggior ragione nel Delta del Niger, che è il cuore pulsante del Paese, la cassaforte petrolifera di tutta la nazione, l’origine del Pil più alto

▶ La regione del Delta, affacciata sul Golfo di Guinea, è costellata di pozzi, oleodotti e piattaforme petrolifere. Ma negli ultimi dieci mesi il prezzo del greggio è precipitato da 120 $ a meno di 60 $ al barile, provocando il crollo delle entrate per il governo nigeriano

Spesa sulla strada Viaggiare nel Delta del Niger ne è la conferma. Per le strade di Port Harcourt si può fare la spesa tranquillamente seduti in auto, bloccati in un traffico che nemmeno un esercito di vigili riuscirebbe a sciogliere. Dai finestrini della vostra vettura sfila, infatti, un vero e proprio centro commerciale provvisto di qualunque tipo di merce: dentifrici, frutta, lamette, pane, volanti per auto, sedie pieghevoli, asciugamani, saponette, orologi... E si potrebbe continuare all’infinito. Basta avere pazienza, prima o poi il ragazzo con la merce che vi interessa sfilerà esattamente davanti al vostro parabrezza. Basta fargli un cenno e lui vi decanterà il prodotto che volete com-

NIGERIA Niger

◀ Ogoniland, cinquanta chilometri ad est di Port Harcourt, capitale del Rivers State. Un militante del Mend è impegnato nella raffinazione artigianale del petrolio, prelevato illegalmente da un oleodotto sabotato. Questa è la regione in cui visse Ken Saro-Wiwa, poeta e attivista del popolo Ogoni, tenace oppositore della Shell, fatto impiccare nel 1995 dal dittatore nigeriano Sani Abacha

di tutto il continente. In realtà un abbaglio, perché se il valore di quel Pil viene diviso per il numero di abitanti, la Nigeria perde il primato di nazione più ricca d’Africa perché è anche la più popolosa: ben 180 milioni di abitanti, nella stragrande maggioranza poveri.

Warri Yenagoa

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Port Harcourt



Jacob Silberberg/Panos Pictures/Luz George Osodi/Panos Pictures/Luz

Vicino alla città di Warri, la popolazione asciuga la pasta di manioca sfruttando il calore prodotto dalla combustione dei gas combusti che escono dal sottosuolo (responsabili di malattie agli occhi e ai polmoni)

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testo e foto di Sergio Ramazzotti/Parallelozero

Lo scatt o


INDESIDERATO LIBERIA. Uno dei membri delle squadre di raccolta cadaveri della Croce Rossa liberiana, alla periferia di Monrovia. Le squadre, composte da volontari che prima dell’epidemia erano tassisti, studenti universitari, semplici impiegati, sono addette al recupero dei corpi dei morti per ebola. In una giornata, una squadra riesce a raccogliere non più di tre o quattro corpi. Spesso i familiari si rifiutano di consegnare la salma, poiché ignari del rischio di contagio o perché decisi a seppellirla con il rito tradizionale che prevede il lavaggio del cadavere; per loro la cremazione è inconcepibile. In questi casi, i volontari della Croce Rossa conducono con i familiari trattative lunghe ed estenuanti, che non di rado si risolvono in un nulla di fatto. A volte, poi, le squadre in tuta protettiva sono temute perché si crede che siano loro a diffondere il virus, tanto che al loro arrivo le si accoglie a sassate. «Siamo detestati», dice Garmai Sumo, volontaria 27enne. «Nel mio quartiere, dove tutti sanno cosa faccio, non posso nemmeno fare la spesa perché nessuno accetta i miei soldi: credono che siano avvelenati». In pochi mesi l’epidemia di ebola ha ucciso circa 8.000 persone in Africa occidentale. A fine dicembre, il numero dei contagiati, secondo l’Oms, è salito a 20.000.

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attualità testo di Simi Olaseni - foto di Christophe Lepetit/LightMediation

Cacciatori di virus

IN GABON con gli scienziati dediti allo studio dei pipistrelli che propagano IL VIRUS ebola

14 africa · numero 1 · 2015


I “pipistrelli della frutta” sono i principali propagatori del micidiale virus. Nel cuore della foresta del Gabon un team di epidemiologi sta effettuando delle ricerche su questi animali. Che potrebbero aiutarci a trovare un rimedio alla malattia

L'ultima epidemia di ebola che terrorizza il mondo è scoppiata un anno fa in un piccolo villaggio della Guinea, non lontano dal confine con la Sierra Leone. Poche capanne (ormai disabitate) sperdute in piena foresta tropicale sono servite da incubatrice per «la peggiore crisi sanitaria dai tempi dell’Aids». I ricercatori hanno verificato che qui è avvenuto il primo contagio… prodotto dall’incontro fortuito tra un pipistrello e un bambino di due anni. Una lunga ricerca È ormai stato accertato che il virus ebola è trasmesso agli uomini da animali selvatici, che ne costituiscono il serbatoio primario. I “pipistrelli della frutta” (appartenenti alla famiglia degli Pteropodidi) sono considerati gli ospiti naturali del micidiale virus (mortale nell’85 per cento degli individui contaminati). In particolare, gli scienziati hanno individuato come responsabili del contagio tre specie di pipistrello frugivoro

(Hypsignathus monstrosus, Epomops franqueti e Myonycteris torquata). Le aree d’insorgenza dei virus possono sovrapporsi sostanzialmente alla distribuzione geografica di questi animali. A queste conclusioni sono arrivati gli scienziati del Centre International de Recherches Médicales di Franceville, in Gabon, che dal 2001 sono impegnati a studiare i meccanismi di contagio del virus tra animali e uomini. «Ci sono voluti anni di osservazioni sul campo per averne la certezza», spiega l’epidemiologo Eric Leroy che, assieme a un team di colleghi francesi, ha portato avanti l’immane lavoro di screening e analisi nel cuore della foresta equatoriale. «Sapevamo

◀ Un laboratorio mobile del Centre International de Recherches Médicales di Franceville, in piena foresta pluviale ▼ Un esemplare di pipistrello della varietà Epomops franqueti, catturato dagli scienziati vicino al fiume Ogooué

africa · numero 1 · 2015 15


▼ I pipistrelli catturati vengono inseriti in sacchetti di tela dopo la cattura. Qui siamo nei pressi dell’ospedale di Lambaréné, fondato dal dottor Albert Schweitzer

16 africa · numero 1 · 2015

▶ Dopo la cattura, tutto il materiale usato dai ricercatori è accuratamente disinfettato, per limitare i rischi di contagio



attualità testo di Raffaele Masto - foto di Marco Trovato

Reporter senza paura «E liberami dal male»

Abbiamo visitato a Bujumbura l’unico giornale indipendente del Burundi... nel mirino dei governanti

22 africa · numero 1 · 2015



Società testo e foto di Sergio Ramazzotti/Parallelozero

Pescatori di diamanti

Sudafrica, la dura vita dei minatori subacquei in cerca dei brillanti sul fondo del mare

26 africa · numero 1 · 2015


Nel villaggio di Port Nolloth centinaia di sudafricani si calano negli abissi dell’oceano alla ricerca di pietre preziose. Rischiando ogni giorno la vita A Port Nolloth, un villaggio sulla costa occidentale del Sudafrica, 700 chilometri a nord di Città del Capo, i minatori vanno al lavoro con maschera e pinne. Cercano diamanti, ma qui i diamanti non si estraggono dalla terra: si pescano sul fondo del mare. Ogni giorno che le onde lo permettono, decine di subacquei prendono il largo sulle loro barche o da riva, a nuoto, e si tuffano nelle acque torbide dell’Atlantico meridionale. Con i loro strumenti rudimentali pompano la ghiaia del fondo, nei greti di fiumi preistorici sommersi dall’oceano milioni di anni fa, dove si nascondono i diamanti. In media cinque carati per tonnellata, «ma a volte basta spostarsi di un solo metro dal terreno che hai battuto per settimane», dice Geoff Lorentz, uno dei veterani fra i cercatori, «ed ecco che trovi il filone che ti regala 150 carati per ogni sacco da trenta chili». Trecento carati al giorno, mille in tre giorni, fanno un jackpot, termine da casinò che sublima la filosofia dei sommozzatori di Port Nolloth: «Ogni immersione è una scommessa con la sorte». È la

chimera del jackpot, l’ossessione che la ricchezza possa trovarsi a pochi centimetri da dove si è scavato il giorno prima, che dà agli uomini la forza di affrontare le massacranti giornate in acqua. Caccia al tesoro Port Nolloth, seimila abitanti, un grumo di casupole affacciate sull’Atlantico e circondate dal deserto del Namaqualand, il centro abitato più vicino a 90 chilometri, alla fine dell’Ottocento era soprannominato “Port Jolly”, porto felice: sulle sue banchine transitava tutto il rame delle ricche miniere dell’entroterra, nei suoi bordelli i minatori veniva-

no a sfogarsi nel fine settimana. Oggi, per i locali, è «la feccia del mondo». Chiuse le miniere di rame, pressoché defunta l’industria ittica, rimangono i diamanti: se ne estraggono 150.000 carati l’anno, oltre l’uno per cento della produzione del Sudafrica. Ma il mare non si lascia depredare a piacimento: per due terzi dell’anno le onde impediscono alle barche di lasciare il porto, e spesso, anche se le barche riescono a uscire, sono i sub che, sul fondo, rischiano di essere trascinati via dalle correnti. Il primo diamante fu trovato a Port Nolloth nel 1927. In poche settimane la notizia si diffuse in tutto

il Sudafrica, e sul posto si precipitarono in migliaia a cercare fortuna: soltanto nel primo mese di scavi furono trovati oltre 12.000 carati. «Quelli erano bei tempi», dice Gary Wilson, sommozzatore di spiaggia che scava nella concessione più vicina alla costa con una pompa collegata al motore di un trattore. «Il mare era aperto a tutti, fino a vent’anni fa chiunque poteva arrivare qui con una bagnarola e una

▼ Alcuni membri dell’equipaggio di Geoff Lorentz. Di recente i loro sforzi sono stati premiati da una pietra di 9,7 carati, pura e di un bel colore bianco. Durante il viaggio di ritorno, il gruppo ha festeggiato con parecchie bottiglie: all’arrivo gli uomini erano talmente ubriachi da non riuscire a manovrare per entrare in porto

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Rudolf Van Zyl, uno dei 54 sommozzatori alle dipendenze della Marine West, è imbarcato sulla Ocean Stromm, una nave di 21 metri ancorata a tre miglia dalla costa. Come i colleghi, trascorre al largo fino a tre giorni di seguito

La costa dei diamanti

Il villaggio di Port Nolloth si trova nella costa dei diamanti, che si estende per circa 400 chilometri a sud della foce del fiume Orange (che segna a nord il confine con la Namibia), nella provincia del Northern Cape: per millenni le loro acque hanno eroso e trascinato al mare le rocce in cui, miliardi di anni fa, il fuoco e le pressioni della crosta terrestre trasformarono volgari schegge di carbone in gemme nobili. Il litorale è diviso in un mosaico di 56 concessioni controllate da tre società, ed è battuto da una quarantina di imbarcazioni e circa 130 subacquei.

OCEANO AT L A N T I C O

NAMIBIA

BOTSWANA Johannesburg

PORT NOLLOTH

Ora n g e

SUDAFRICA Città del Capo

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LESOTHO



SocieTà testo di Raffaele Masto - foto di Sven Torfinn Panos/Luz

L’arte di far nascere

Dalle levatrici alle ostetriche, come cambia il prezioso mestiere di chi assiste i parti

32 africa · numero 1 · 2015



SocieTà testo di Claudio Agostoni - foto di Bruno Zanzottera/Parallelozero

Straniero a chi? Mario Balotelli, nato (col nome di Mario Barwuah) in Italia da genitori ghanesi, un esempio di italiano di seconda generazione. Anche lui ha dovuto attendere il compimento del 18º anno di età per ottenere la cittadinanza italiana

Studiano, lavorano e sognano un futuro in Italia. Incontriamo i figli dell’immigrazione africana


Vengono chiamati “italiani di seconda generazione”, in quanto figli di immigrati. Nati e/o cresciuti in Italia, sono integrati perfettamente nell’ambiente in cui vivono. E chiedono a gran voce di essere trattati da normali cittadini

Per comprendere la quotidianità e le emozioni delle seconde generazioni basta sentire le loro voci attraverso il web. Blog come yallaitalia.it o secondegenerazioni.it ci spiegano chi sono i figli degli immigrati: ragazzi nati in Italia, oppure arrivati nel Paese in tenera età o già in fase adolescenziale. Ma è seconda generazione anche il figlio di coppie miste (lui immigrato, lei no o viceversa). I sociologi definiscono “generazione 2.0” (G2) i nati in Italia da genitori immigrati; “generazione 1.5” i figli giunti in Italia dopo la nascita; “generazione 1” gli individui immigrati arrivati in Italia in maniera indipendente e non prima dei 15 anni. A prescindere dalla gradazione sociologica, i numeri raccontano un fe-

nomeno in crescita esponenziale: i figli di stranieri nati in Italia erano 6.000 nel 1992, 51.000 del 2005. Le cifre attuali parlano di una popolazione di circa 700.000 persone. In cerca d’identità Tutti questi ragazzi hanno molte cose in comune. O meglio hanno molte “assenze” in comune. Per esempio quella dei nonni, una figura sociale quasi sempre mancante. E spesso con gli anziani nel Paese d’origine restano anche i parenti, così frequentemente i vicini di casa diventano gli “zii”. La necessità di dimostrare a chiunque che sono “italiani veri” spinge molti ragazzi addirittura a rinnegare alcuni tratti somatici. Esemplificativa è l’esperienza di Evelyne Afa-

awua, autrice del blog Nappytalia.it (il termine nappy deriva dall’unione di due parole: la “n” di naturally e “appy” da happy), primo sito dedicato alla cura della pelle e dei capelli delle donne nere in Italia. In un video curato dalla redazione di La città nuova (lacittanuova.milano.corriere.it), Evelyne racconta del difficoltoso processo che l’ha portata ad ostentare con fierezza la sua capigliatura crespa. Leggi assurde Una storia degna del funky pregno d’orgoglio del James Brown di Say It Loud. I’m Black and I’m Proud. Orgoglio necessario anche per misurarsi con una legislazione che ha dell’assurdo. Non basta essere nati in Italia: un ragazzo di seconda generazione può richiedere la cittadinanza solo al com-

pimento del 18° anno di età, a patto che dimostri di aver risieduto ininterrottamente in Italia dalla nascita e che i suoi genitori abbiano provveduto a registrarlo come residente immediatamente dopo la nascita. Visto che, quando fa comodo, l’espediente di parificare le situazioni si trova, forse lo sport può diventare una scorciatoia per abolire simili assurdità. Alcune federazioni sportive hanno inventato decine di scappatoie per poter infarcire la propria selezione nazionale di ragazzi G2. Persino Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, ha recentemente dichiarato che chiederà alla Federcalcio l’introduzione dello ius soli sportivo. Prendere a calci una legislazione paradossale attraverso il pallone? Perché no?

icona del volley azzurro

La pallavolista Valentina Diouf, 22 anni, 202 centimetri di bravura e bellezza, è il nuovo simbolo dell’Italia dello sport. Il grande pubblico l’ha conosciuta e apprezzata in occasione dell’ultima edizione della Coppa del Mondo di Volley, lo scorso ottobre, quando ha trascinato la nazionale azzurra fino a sfiorare l’impresa del podio. Nata a Milano da padre senegalese e madre italiana, ha dovuto anche lei attendere di diventare maggiorenne per poter ottenere la cittadinanza italiana (come del resto è accaduto a Mario Balotelli). Oggi gioca nel ruolo di schiacciatrice e opposto nella Futura Volley Busto Arsizio, ma è con la maglia della nazionale che si esalta. «Che emozione ascoltare e cantare il nostro inno prima delle partite». africa · numero 1 · 2015 35


CONDUTTRICE

TELEVISIVA

azioni perso27 anni. Le inform Wintana Rezene, ta no: «Wintana Facebook reci nali della sua pagi un nome non intana”. Lo so, ho na si pronuncia “U rla re sembro ma a sentirm i pa proprio ita lia no… mano Winty, nese! Tutti mi chia un cummenda mila una sorta di m ix tra Br id ge t Jo nes, Ugly Betty, Oprah Winfrey e Mel B (perché la cu ltu ra pop non gu asta m ai)…». Q ua lc he r ig a sotto: «M i piace defin ir m i at leta perché smentisco quello che si peno!». Figlia di ricani. Però ci prov lla Cosa sui maratoneti af ien reata in Sc za de lau è , ea itr er ta ra un’immig trice televisiva estiere fa la condut io Pomunicazione. Di m ica e radiofon (Rad ) or ct Fa X v, yT ja (Mtv, Dee jay). polare, Radio Dee

SCRITTRICE Randa Ghazy, 28 anni. Nata a Saronno (Varese) da genitori originari di Alessandria d’Egitto, è una scrittrice di successo. A soli 15 anni ha pubblicato il primo libro, Sognando la Palestina (Fabbri), finora tradotto in 16 lingue: il ritratto di un’amicizia tra un gruppo di ragazzi che vivono nei territori occupati di Gaza. Ai ragazzi di seconda generazione ha dedicato un lavoro ironico e sagace: Oggi forse non ammazzo nessuno. Storie minime di una giovane musulmana stranamente non terrorista (Fabbri). Ha una laurea in Scienze internazionali e istituzionali europee e ha concluso un master in Economics and Political Science.

ADDETTA STAMPA Kibra Sebhat, 28 anni. È nata in Veneto, ma si considera milanese al cento per cento. I suoi genitori sono arrivati dall’Eritrea negli anni Settanta e «con i miei fratelli ci siamo sempre chiamati la famiglia Brambilla». In un colloquio per fare la commessa in un negozio di abiti si è sentita dire «qui siamo in Italia» e che era importante lavorare in un modo tipicamente italiano. Da allora si chiede qual è il modo “tipicamente italiano” di piegare una maglietta. È tra le redattrici di La città nuova, le pagine online che il Corriere della Sera dedica alla Milano multietnica: mezzo milione di stranieri in tutta la provincia, il 15 per cento nati in Italia.

36 africa · numero 1 · 2015

MUSICISTA Amir Issaa, 36 anni. È uno dei musicisti più apprezzati della scena hip hop italiana. È nato a Roma, al Fatebenefratelli, sull’isola Tiberina. Il nome lo ha scelto suo padre, che era nato ad Alessandria d’Egitto. Il colore della pelle invece non lo ha scelto nessuno: è venuto un po’ più scuro di quello dei compagni delle elementari, frequentate alla scuola Figlie della Divina Provvidenza, a Testaccio. Il papà di Amir era in carcere e la mamma, che si chiamava Emma e adesso non c’è più, aveva capito che per evitare discriminazioni era meglio cambiargli nome. Così fino a 20 anni Amir divenne Massimo. Ora che è una star ha un sacco di nickname: Meticcio, Peso Piuma, China, o più semplicemente Amir.



SocieTà di Lourenço Correia

Le Sirene Tre giovani donne

mozambicane

Si sono specializzate in biologia marina e hanno conseguito i brevetti subacquei. Ora hanno ideato un progetto per studiare e tutelare gli straordinari reef corallini del Mozambico Adagiato nelle acque cristalline dell’oceano Indiano, il Mozambico vanta oltre tremila chilometri di costa e decine di isole con incantevoli spiagge ancora preservate dal turismo di massa. Un vero e proprio paradiso ecologico, con alcuni tra i migliori luoghi al mondo per fare snorkeling e immersioni subacquee. Località come Ponta d’Ouro, Ilha da Inhaca, Barra, Bazaruto e Pemba offrono una grande varietà di pesci, testuggi-

ni, mammiferi marini e coralli ben conservati. La lunga guerra civile che ha insanguinato il Paese dopo l’indipendenza (ottenuta dal Portogallo nel 1975), fino al 1992, ha contribuito a isolare per lungo tempo le regioni costiere, preservandone la fauna marina. Oggi il Mozambico vive una fase di sviluppo economico (il Pil cresce in media dell’8% all’anno: tra i boom più elevati del continente africano), stimolata dai nuovi investimenti in-

unite dall’amore

frastrutturali e dal dinamismo dell’industria estrattiva (gas, carbone, minerali). La crescente ricchezza sta favorendo il settore dell’edilizia e del turismo. Patrimonio da difendere Ma il forte sviluppo della costa potrebbe mettere a rischio il delicato equilibrio marino, finora ben custodito. Per questo, le autorità hanno creato nei pressi dell’arcipelago delle Quirimbas la più importante area marina protet-

per il mare

ta dell’intero continente africano. E nella difesa dell’ecosistema marino sono impegnate in prima linea tre giovani donne mozambicane. Si chiamano Anabela Muchunga, Damboia Cossa e Halima Taju. Sono tre amiche accomunate dalla passione per il mare. Hanno frequentato assieme l’Università Eduardo Mondlane di Maputo, conseguendo un master in biologia e gestione costiera. Hanno acquisito i brevetti per immergersi ◀ Le tre promotrici del Dive Princess Project invitano a immergersi nelle acque marine del Mozambico, ricchissime di plancton, tra lussureggianti reef corallini e foreste di mangrovie, dove vagano tutto l’anno miriadi di pesci multicolori, ma anche tartarughe, inoffensivi squali balena, dugonghi e rare specie di mante

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SocieTà testo di Alberto Salza - foto di Eric Lafforgue

Nel regno degli Himba

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Namibia, viaggio alla scoperta di un popolo fiero e ospitale

Il loro nome significa “accattoni”, ma in loro colpisce soprattutto la fierezza e la bellezza. Custodi di culture e tradizioni secolari, preservate grazie all’isolamento in cui vivono, gli Himba sono molto più di una banale attrazione turistica Gli Himba della Namibia sono un gruppo di “villan rifatti”, contadini che traggono prestigio dall’essere diventati pastori di vacche. Me ne accorsi analizzando l’uso del bastone fatto dai bambini. Il bastone è simbolo pastorale per eccellenza: anche il papa ne ha uno. I bambini himba, senza un bastone si sentono nudi. Le bambine pascolano il bestiame come i maschi, ma questi adoperano il bastone in modo differente: nel colpire gli animali (vacche, cani e tutto quel che si muove) o nel legnare i coetanei con cui litigano (succede). I maschietti himba, con un bastone in mano, si preparano a difendere gregge e territorio, mandrie e pascoli, in un gioco che deriva dalla storia di un popolo al contempo invasore e perseguitato. Origini contadine L’ambiguità tra un’origine bantu, agricola e sedentaria, e uno sviluppo culturale da pastore nilotico si scopre, tra gli Himba, nel sovrapporsi di strutture che privilegiano la donna e altre che danno il potere all’uomo. Per gli Himba, l’universo è mucca e il capofamiglia è

maschio. Il bestiame viene ereditato per via materna, ma la proprietà è maschile. Al capofamiglia resta il possesso dei buoi, simbolo di potere, e il controllo del fuoco sacro, che lo mette in relazione con gli antenati. Il culto degli antenati, tra gli Himba, è un altro elemento di origine agricola, tipico delle popolazioni che abitavano la foresta pluviale prima della grande migrazione verso le savane. Nel Kaokoveld, la commistione dà luogo a strane manifestazioni, quali il funerale itinerante, in cui si porta in giro il morto di corsa, affinché scelga egli stesso il luogo di sepoltura, poi marcato con pile di crani bovini: corafrica · numero 1 · 2015 43


na in giù per marcare una tomba femminile, all’insù per i maschi. Maniaci delle acconciature Gli Himba sono ossessionati dalla bellezza del corpo e, in particolare, della testa. Se il corpo è totalmente spalmato di burro rancido e ocra, se i vestiti sono morbide pelli plissettate che ondeggiano al passo, se braccia e gambe sono ornate di monili in spirali e perline di ferro, è nei cappelli che si vede il vero Himba. La pettinatura con treccine è tipica delle ragazzine, mentre i maschietti si rasano lasciando un codino. Ancora trecce, ma più incolte e disordinate, segnalano la ragazza in età preadolescenziale: il caos tra i capelli simboleggia l’incertezza di chi sta per diventare donna. Quan44 africa · numero 1 · 2015

do è pronta per sposarsi, la ragazza porta i capelli legati all’indietro con la fronte rasata. A quel punto riceve l’acconciatura-copricapo ekori (una sorta di tricorno in pelle). Dopo un anno di matrimo-

Accattoni a chi?

nio sostituisce l’ekori con l’erembe, un pezzo di pelle ricavato dalla testa di una capra fissato sotto i capelli, sulla nuca. Per i maschi, l’attenzione e la cura sono più o meno simili, anche se variano le

Gli Himba provengono dal Kasai (una regione sud-orientale dell’odierna Repubblica democratica del Congo). La loro lingua di ceppo bantu è quella degli Herero, arrivati dal nord attorno al 1600 d.C. L’alta statura e alcuni tratti del viso ricordano Masai e Turkana dell’Africa orientale, così come acconciature e poggiatesta. Intorno al 1870, un gruppo herero fu costretto a rifugiarsi in Angola, a mendicare cibo e pascolo. Da qui il loro nuovo nome: himba significa semplicemente “accattoni”. Dopo la riconquista del Kaokoveld intorno al 1920, il nome ha perso di senso: gli Himba sono una delle popolazioni africane dove la fierezza si sposa con una disposizione gentile e una grande bellezza fisica.

◀ I capelli vengono puliti con la cenere e poi intrecciati in acconciature impastate di fango e ocra, così imponenti da far pensare alle corna maestose dei buoi degli Himba



SocieTà testo di Adama Faye - foto di Javer Acebal/Sightsavers

Oculisti... In Mali niente può fermare

una pattuglia di valorosi medici-centauri

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su due ruote Il dottor Boubacar Fomba e i suoi colleghi chirurghi di Sightsavers si muovono ogni giorno in sella alle loro moto per raggiungere i villaggi più isolati e salvare la vista dei malati di tracoma «Ho vissuto nel buio per più di dieci anni ed ero ormai rassegnata alle tenebre. Poi un giorno è arrivato al villaggio un dottore e mi ha detto che avrebbe potuto guarire i miei occhi. L’indomani mi ha operato e ho rivisto la luce». Tenimba è una donna di 78 anni che vive nel villaggio di N’Korobougou, una manciata di capanne persa nella brousse del Mali. Centauri in camice Soffriva di un’acuta forma di tracoma che l’aveva quasi resa cieca del tutto. La sua vista è stata salvata da un oculista-centauro. «Ho perso il conto dei chilometri che ho percorso nella brousse e dei chili di sabbia che ho ingoiato durante i viaggi». Scherza Boubacar Fomba. Ogni mattina si mette alla guida della sua vecchia motocicletta e sfreccia nella polvere per raggiungere i villaggi più isolati della regione di Koulikoro. «Da queste parti le due ruote sono il mezzo più efficace per muoversi e riuscire a

portare soccorso a chi necessità di cure», spiega il dottore, impegnato da anni con Sightsavers, un’organizzazione non profit internazionale che lotta contro la cecità evitabile in una trentina di Paesi poveri. Nemico invisibile Nel mondo ci sono 40 milioni di persone non vedenti, ma l’80 per cento della cecità si può prevenire o curare. A spegnere la vista sono malattie potenzialmente curabili come la cataratta, il glaucoma, la carenza di vitamina A, l’oncocercosi. Oppure il tracoma, che è la patologia più insidiosa e diffusa nella zona in cui opera il dottor Fomba. «È un’infezione batterica che colpisce soprattutto i bambini e le loro madri, poiché si diffonde attraverso il contatto diretto con le persone infette oppure oggetti contaminati come gli asciugamani», chiarisce il medico, che ogni giorno si muove di villaggio in villaggio alla ricerca delle persone attaccate dalla patologia, la

cui diffusione è provocata da un batterio, un nemico invisibile, ed è favorita da carenze igieniche e scarsità d’acqua pulita. «Raggiungiamo le zone più isolate e meno servite, alla ricerca di persone colpite dalla malattia. Tramite l’invio di semplici sms, segnaliamo alla centrale operativa a Bamako il numero dei casi accertati e richiediamo l’invio delle medicine necessarie. Grazie all’uso dei cellulari, possiamo tenere costantemente monitorata la situazione e verificare l’efficacia della nostra attività».

▼ In un remoto villaggio della regione occidentale di Koulikoro, Boubacar Fomba cura Tenimba, una donna di 78 anni affetta da trichiasi, lo stadio avanzato del tracoma: l’infezione è diventata così grave che le ciglia sono rivolte verso l’interno, graffiando dolorosamente il bulbo oculare con ogni battito

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Società testo di Grace Mulunga - foto di Francesco Cosentini

Sotto il sole com’è bello pedalar L’avventura di un cicloescursionista italiano sulle piste rosse e sgangherate dell’Africa orientale. Un viaggio pieno di sorprese e di insegnamenti, che ora diventa un libro Ha lo sguardo solare e sorridente, come la terra che ha attraversato. Francesco Cosentini, trent’anni, nato in provincia di Salerno, è il protagonista di un insolito viaggio nel cuore caldo dell’Africa. Dopo aver vissuto per anni in Tanzania lavorando a progetti di cooperazione, ha deciso di concedersi una vacanza speciale. Un bel giorno è salito in sella alla sua bicicletta e ha cominciato a pedalare, equipaggiato con lo stretto necessario, per scoprire nuovi orizzonti. Ha attraversato savane brulicanti di animali, villaggi isolati, laghi e foreste sconosciuti ai turisti, piste ignorate dalle mappe. Senza fretta. «Mi sono ispirato a un proverbio swahili, Pole Pole ndio mwendo, ovvero: “Piano piano è il giusto andamento”», spiega. Non aveva una meta precisa da raggiungere, non cercava l’impresa né era interessato ad alcun record.

Paura sul lago «Desideravo solo vivere le emozioni del viaggio, assaporando ogni chilometro di strada percorso sui pedali». La conoscenza della lingua swahili lo ha favorito. Soprattutto l’ha aiutato lo spirito con cui è partito. «Ho cercato di sgombrare la mente dai pregiudizi, restando aperto all’incontro e al confronto, sempre pronto ad affrontare qualsiasi evenienza». Dai sobborghi di Dar es Salaam ha pedalato lungo la costa fino al confine con il Mozambico, per poi affrontare una lunga pista sconnessa che lo ha condotto sulle sponde del lago Nyassa. Qui è salito a bordo di un battello che ha rischiato di affondare durante una tempesta. Ha proseguito il viaggio costeggiando altri due laghi immensi: il Tanganica e il Vittoria, prima di concludere la sua avventura in un piccolo

villaggio nella regione di Iringa. Un itinerario di oltre cinquemila chilometri, percorso nell’arco di quattro mesi. «Fortunatamente è andato tutto per il verso giusto», racconta oggi con soddisfazione. «Certo non sono mancati timori o momenti di sconforto, ma non ho avuto seri problemi, fatta eccezione per le tante forature e i piccoli imprevisti che fanno parte del gioco… Le persone che ho

incontrato lungo la strada mi hanno sempre accolto nel migliore dei modi e mi hanno aiutato tutte le volte che ne ho avuto bisogno». Gli aneddoti da raccontare sono tantissimi; per questo Francesco ha deciso di raccogliere avventure e disavventure in un libro, Pole Pole. Fresco di stampa, è ora in vendita a 12 euro sul sito lafeltrinelli.it e nelle Librerie Feltrinelli. Non perdetevelo, se amate viaggiare.

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SocieTà/ARTE testo di João Nogueira - foto di Joel Saget/Afp/Getty Images

Nel villaggio dei murales

Tunisia, i graffiti ravvivano l’isola di Djerba

L’artista americana Monica Canilao decora un muro nel villaggio di Er-Riadh 54 africa · numero 1 · 2015



SocieTà/storia di Raffaele Masto

Nel regno del terrore

Viaggio nella storia tormentata dell’Africa: le atrocità di re Leopoldo II in Congo

58 africa · numero 1 · 2015 Panos Pictures/Luz


Falso filantropo Le terrificanti visioni che sconvolgono Kurtz sono le immagini di un genocidio poco conosciuto, quello perpetrato tra fine Ottocento e inizio Novecento da Leopoldo II del Belgio. Un sovrano subdolo e crudele, che passava per essere un filantropo e che invece fu artefice di uno dei più grandi misfatti della storia recente. Nel 1885 Leopoldo II riuscì a impossessarsi di un immenso territorio (76 volte

◀ Due indigeni incatenati per non aver procurato abbastanza caucciù: una punizione tra le più clementi imposte dai 16.000 mercenari assoldati da re Leopoldo II (foto sotto)

più grande del Belgio) ricoperto di foreste nel cuore dell’Africa − il bacino idrografico del fiume Congo − grazie a un’abilissima campagna di pubbliche relazioni, nel nome della promozione di ricerche geografiche e scientifiche, della lotta ai mercanti di schiavi arabi, e della diffusione della civiltà e del progresso. Per raggiungere i suoi scopi, reclutò il più celebre esploratore del suo tempo, Henry Morton Stanley, che percorse il fiume e stipulò centinaia di contratti ingannevoli con capitribù locali e mise le basi per la costruzione di un sistema di stazioni che facessero da collettori delle ricchezze della foresta che attraverso il fiume potevano giungere ai porti sulla foce e da qui in Europa. Servi del caucciù Ma che cos’erano a quei tempi le ricchezze della foresta? Ce n’era una, ambitissima dall’industria dell’epoca, una resina che si ricavava incidendo la corteccia dei cosiddetti alberi della gomma e si raccoglieva in recipienti messi ai piedi del tronco. Era il caucciù, che, grazie alla scoperta del processo di vulcanizzazione, era destinato a diventare il precursore della plastica. Per ottenere il controllo di questa materia prima strategica, re Leopoldo organizzò un vero e proprio regime commercial-militare fondato consapevolmente sul terrore. Occorreva manodopera per raccogliere il caucciù

Alla fine dell’Ottocento, il potente sovrano del Belgio s’impadronì del cuore dell’Africa e ridusse in schiavitù le popolazioni indigene, uccidendo e mutilando milioni di persone

Panos Pictures/Luz

«L’orrore! L’orrore!». Sono le ultime parole di Kurtz, uno dei grandi personaggi letterari del Novecento uscito dalla magistrale penna di Joseph Conrad nel libro Cuore di tenebra. Kurtz non è un “animo candido”; sulla palizzata davanti alla sua capanna sul grande fiume aveva conficcato le teste di alcuni indigeni uccisi, eppure di fronte a ciò che accade nella foresta pluviale del Congo non può che mormorare: «L’orrore! L’orrore!».

e trasportarlo fino al mare, così tutti gli africani furono obbligati a raccogliere quella resina senza alcun compenso. Ogni villaggio doveva consegnare agli emissari del re-filantropo una certa quota del prezioso prodotto vegetale: chi si rifiutava, o consegnava quantità minori di quelle richieste, era punito duramente, fino alla mutilazione: gli veniva tagliata una mano o un piede; alle donne, le mammelle. Contro i ribelli si ricorreva all’assassinio, a spedizioni punitive, distruzioni di

villaggi, presa in ostaggio delle donne. Crudeltà disumana A fare il lavoro sporco erano circa duemila agenti bianchi, disseminati nei punti più importanti del “regno” di Leopoldo: molti di essi erano malfamati in patria e malpagati in Congo. Ogni agente comandava truppe di mercenari (sedicimila in tutto) e un certo numero di nativi armati, presi da etnie diverse e dislocati nei singoli villaggi, per assicurare che la gente facesse il proprio africa · numero 1 · 2015 59


Panos Pictures/Luz

▲ Un uomo subisce le frustate di due mercenari assoldati da re Leopoldo. Accanto, due missionari mostrano le mutilazioni impartite agli “schiavi del caucciù” ▶ Pagina accanto, un colone viene trasportato da due indigeni nella foresta del Congo. A destra, un missionario svedese mostra un giovane con la mano sinistra tagliata

dovere. Se la quota era inferiore a quella stabilita, si ricorreva a fustigazioni o mutilazioni. Era il metodo del terrore, tanto efficace quanto diabolico. Tutto questo accadeva nello Stato Libero del Congo, così Leopoldo aveva chiamato il “suo” possedimento. Il risultato fu che, secondo calcoli attendibili, nell’arco di un ventennio morirono circa dieci milioni di persone, direttamente per le amputazioni o per le violenze, o indirettamente per epidemie o per fame. Sì, per fame.

Panos Pictures/Luz

Re Leopoldo fece tutto il necessario per cercare di cancellare le prove dei suoi crimini. A riportarli alla luce sono state le fotografie scattate dai missionari e dai reporter ai tempi dei massacri Perché un’altra forma di punizione per chi non riusciva a portare le quantità volute di caucciù era la distruzione dei raccolti o addirittura dei villaggi. E

portare la preziosa resina nelle quantità volute diventava sempre più difficile, perché le piante adatte, visto lo sfruttamento intensivo, si trovavano sempre più

Per approfondire Gli spettri del Congo, di Adam Hochschild (Rizzoli): si legge come un romanzo, in realtà è un libro storico che documenta fatti e soprattutto raccoglie scritti dei testimoni dell’epoca e degli uomini che denunciarono il genocidio. Il sogno del Celta, del premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa (Einaudi): è la storia di Roger Casement, console britannico in Congo, che denuncia re Leopoldo e finisce fucilato in patria come martire dell’indipendenza irlandese. Sterminate quelle bestie, di Sven Lindqvist (Ponte alle Grazie). Non è un libro sul Congo, ma le riflessioni di un uomo in viaggio in Africa, alle origini dei genocidi perpetrati dagli europei nel continente. 60 africa · numero 1 · 2015

Infine segnaliamo Il Soliloquio di re Leopoldo, di Mark Twain (Ibis), uscito nel 2001 in Italia ma in realtà pubblicato − non senza fatica − negli Usa e a Londra nel 1905. Il volume può considerarsi la prima documentata invettiva contro il movimento imperialista: denuncia, nella forma fantastica di un soliloquio del re del Belgio, la politica di genocidio e di spoliazione portata avanti in Congo dai colonizzatori europei, e punta l’indice a smascherare i diretti interessi che in tutto ciò ebbe la monarchia belga. Anche l’eco del libretto di Mark Twain contribuì alla decisione di re Leopoldo di rinunciare al suo personale Stato Libero del Congo.



SocieTà/religione testo e foto di Vlad Sokhin/Agentur Focus/Luz

“ E liberami dal «E liberami dal male»

Mozambico, reportage tra i pastori-esorcisti della Chiesa di Zion

Un diacono della Chiesa di Zion nel villaggio di Manje impone la Bibbia sulla testa di una ragazza durante una cerimonia di esorcismo

64 africa · numero 1 · 2015


male

I profeti della più importante Chiesa indipendente dell’Africa meridionale sottopongono i loro seguaci a sconvolgenti cerimonie di purificazione per liberarli dagli spiriti maligni…

La Zion Christian Church deriva il suo nome dalla cittadina americana di Zion, che si trova nello Stato dell’Illinois. Nel 1904, il pastore Daniel Bryant, uno dei fondatori di questa Chiesa cristiana indipendente di ispirazione pentecostale, lasciò gli Stati Uniti e andò a vivere in Sudafrica per evangelizzare la popolazione locale. Nell’arco di pochi decenni, convertì alla sua Chiesa decine di migliaia di persone. Tra i nuovi seguaci c’erano anche tanti immigrati mozambicani che, terminato il lavoro nelle miniere del Sudafrica, tornavano nella loro nazione di origine portando con sé la fede zionista. Oggi in Mozambico quasi il 17 per cento dell’intera popolazione (25 milioni di persone) è composto da discepoli della Chiesa di Zion. I credenti di questa religione − noti col nome di Maziones − ritengono che gli spiriti maligni, i demoni, possano nascondersi nel corpo delle persone. Per questo motivo si sottopongono a cerimonie di purificazione, veri e propri esorcismi, ogniqualvolta abbiano qualche problema fisico o psicologico - che

interpretano come un malessere “diabolico”. Gli esorcismi sono condotti dai “ministri del culto”, i sacerdoti della comunità religiosa che hanno la capacità di individuare i demoni che si annidano nel cuore delle persone. Questi pastoriesorcisti mescolano le parole della Bibbia con le credenze animiste, al punto di sembrare degli stregoni tradizionali, quelli a cui normalmente la popolazione si affida per liberarsi da malocchi o occulti malanni. Le cerimonie si svolgono nelle chiese durante interminabili veglie di preghiera o in occasione delle liturgie domenicali. Più spesso si tengono sul litorale sabbioso, in quanto l’acqua purificatrice è un ingrediente fondamentale di ogni rito zionista. Contro i demoni Nella capitale del Mozambico, Maputo, gli esorcismi avvengono due volte la settimana − ogni giovedì e domenica − lungo i cinque chilometri della spiaggia di Costa do Sol bagnata dalle acque dell’oceano Indiano (metafora del biblico fiume Giordano). africa · numero 1 · 2015 65


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Lo zionismo 猫 una religione sincretica che unisce alla liturgia cristiana elementi tipici della religione tradizionale

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SOSTIENI I MISSIONARI D’AFRICA

scegli quale progetto adottare

1 2 3 4

Mozambico assistenza agli

orfani

(P. Claudio Zuccala)

Mali medicine per un

dispensario (P. Alberto Rovelli)

Burkina Faso microcredito per le

donne

(P. Maurice Oudet)

Mali banchi per una

scuola

(P. Vittorio Bonfanti)

5 6 7 8

Sudafrica retta scolastica per

seminaristi (P. Luigi Morell)

Uganda libri e quaderni per

studenti poveri (P. Jean Le Vacher)

RD Congo cibo e cure per i

rifugiati

(P. Pino Locati)

Aiuti da destinare

dove è più urgente

(P. Paolo Costantini)

COME AIUTARE: Le offerte, fiscalmente deducibili, vanno inviate alla Onlus Amici dei Padri Bianchi (cod. fiscale 93036300163) Specifica il titolo o il numero del progetto Dona tramite: - WEB (con Paypal dal sito www.africarivista.it) - POSTA (CCP numero 9754036) - BANCA (Bonifico su Iban IT73 H088 9953 6420 0000 0172 789)

Per maggiori informazioni sui progetti: tel. 0363 44736, africa@padribianchi.it www.africarivista.it

africa · numero 1 · 2015 73


Regalo solidale Libro fotografico Viaggio a Kingoué è un volume fotografico curato da Linda de’ Nobili che documenta la vita quotidiana di uno sperduto villaggio della Repubblica del Congo. A Kingoué mancano la luce, l’acqua, le strutture sanitarie e i mezzi di comunicazione e informazione. Pubblicata a proprie spese dalla fotografa presso la casa editrice Kogoi, la raccolta è anche un libro solidale. Parte del ricavato verrà infatti utilizzato per aiutare l’associazione“Casa del Cuore Amici del Congo” ad acquistare un pick-up. Il fuoristrada sarà utile a tutta la comunità per raggiungere − in caso di bisogno − l’ospedale e i servizi offerti dalla città principale, situata a 13 ore di auto dal villaggio. Il libro è in vendita online a 25 euro sul sito www.kogoiedizioni.it

Torino Lezioni di KISWAHILI Ogni martedì sera, dalle 21 alle 22.30, si tengono i corsi di lingua e cultura swahili organizzati dalla diocesi di Torino, presso l’Istituto Missioni Consolata di Cialdini, 4. L’insegnante è Gianluigi Martini, linguista di professione ed esperto di kiswahili, la più importante fra le lingue bantu. L’ultima lezione si terrà martedì 26 maggio. La quota di partecipazione è di 120 euro. www.diocesi.torino.it, tel. 340 6305479, martiniglm38@gmail.com

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Brescia Arte dal Congo Warega, signori della foresta è il titolo della mostra d’arte allestita a Brescia dai Missionari Saveriani. Fino al 1° marzo, presso la sede in via Piamarta 9, si possono ammirare i manufatti, gli amuleti, le maschere e le insegne del potere dei Warega, etnia che vive nella parte orientale della Rd Congo. Venerdì 16 gennaio è prevista una conferenza intitolata “Di cosa parliamo quando parliamo delle Arti dell’Africa Nera? Un primo sguardo artistico e antropologico”. www.saverianibrescia.it Tel. 030 3772780

Francia e Burkina Festival del cinema Dal 9 al 15 febbraio ha luogo nel comune francese di Saint-Georges-de-Didonne la sedicesima edizione del CinéSud African Short Film Festival, l’unico evento in Europa interamente dedicato a cortometraggi realizzati da registi africani (www.festivalpleinsud.com). Sempre per gli appassionati del grande schermo, ricordiamo che in Burkina Faso, dal 28 febbraio al 7 marzo, torna il Festival Panafricain du Cinéma de Ouagadougou (Fespaco), il più importante appuntamento dedicato al nuovo cinema africano. (www.fespaco-bf.net)

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per segnalazioni: bacheca@africarivista.it

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EVENTI WEB Viaggi Libri Musica Film Posta

a cura di Valentina Milani

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INVETRINA

EVENTI

Gorizia Stage di percussioni africane Per gli amanti della musica africana da non perdere sono gli stage organizzati dall’Escola Afrobrasil. Nei week-end del 7-8 febbraio e 7-8 marzo si può infatti partecipare ai corsi di percussioni africane condotti dal maestro Seydou Dao, presso l’Ilydance Studio di Monfalcone (GO), in via S. Polo 19. www.afrobrasil.eu, tel. 377 2627450, info@afrobrasil.eu


a cura di Giusy Baioni

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Cucina Avete una passione per il cibo africano? Ricordate con nostalgia quel piatto speciale assaggiato durante un viaggio in West Africa, ma non sapete come cucinarlo? Su Recettes Africaines trovano spazio i sapori di alcuni Paesi dell’Africa occidentale e centrale: si va dal Senegal alla Guinea, dall’Algeria al Mali, dal Burkina Faso alla Costa d’Avorio, dal Camerun al Congo, tutte ricette sapientemente raccolte da Oumou Bah. Potete anche scaricarle gratuitamente in forma di libretto. E, se volete, c’è pure un servizio di newsletter, la pagina Facebook e l’app gratis per il vostro smartphone. Provare per credere. www.recettesafricaine.com (in francese)

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Capelli Capelli, che passione. Molti i siti e blog dedicati ai capelli afro, alla loro cura, ai consigli per nuove acconciature. Come il blog “casalingo” gestito da Tendayi, giovane sudafricana di Pretoria con la mania dei capelli, come scrive lei stessa. Si è fatta una cultura leggendo e sperimentando su di sé e la condivide con le sue lettrici. africanhairblog.com (in inglese)

Moda La moda africana non è più solo folklore. Dal 2011, ogni agosto a Londra si svolge la African Fashion Week, la maggiore vetrina europea per gli stilisti africani emergenti, che mira ad accrescere il potenziale mercato, attirare i media e trasformare la creatività in consapevolezza e sostenibilità. Storia e immagini su africafashionweeklondon.com (in inglese)

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WEB

Think tank Condividere analisi sull’Africa contemporanea e sulle sue sfide: è questo l’obiettivo di Afrology, sito togolese al quale contribuiscono molti africani della diaspora. Un luogo di scambio per analizzare le strutture sociali, a partire dal concetto di «identità collettiva», e individuare le cause della «decadenza morale della politica», dell’etnicismo, dell’autolesionismo. L’obiettivo di Afrology è quello di elaborare e diffondere soluzioni di politica pubblica, con l’intento di influenzare gli attori delle decisioni politiche. Si tratta di una struttura indipendente e senza scopo di lucro, che si avvale del contributo di economisti, giuristi, informatici, ragionieri ecc., per creare uno spazio di riflessione e di dibattito sul continente. www. afrology.com (in francese)

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COPPIE MISTE Si chiama Diaxasso, che in lingua wolof (Senegal) vuol dire mescolarsi. È il nome del blog di Cristina, che così si presenta: «A quarant’anni mi è nata una famiglia mista: un mari-

to senegalese è arrivato una primavera e, un anno e mezzo dopo, in autunno, un bambino. Prima di loro, ero anche (e sono) una counsellor dell’immigrazione e delle nuove identità». E precisa: «Questo blog non è solo un racconto personale, ma fa parte di un progetto più ampio, che desidera promuovere l’idea di una cittadinanza attiva e partecipe grazie alle diversità”». Sul blog dibatte delle sfide dell’integrazione, partendo dalle esperienze personali sue e degli amici che via via si sono aggiunti al progetto. Scorrendo i post, ci si fa un’idea di quanto l’Italia sia ancora carente sul percorso dell’uguaglianza e di quanta discriminazione soffrano i bambini figli di coppie miste. cribaba.blogspot.it

Sport Appassionati di calcio, se volete seguire cosa accade sui campi africani e non volete perdervi gli aggiornamenti delle migliori squadre, eccovi serviti. Sul sito African Football c’è tutto quello che desiderate sapere: match, risultati, polemiche, protagonisti, ma anche video. Tutto sul calcio africano e sulle prodezze dei calciatori africani che giocano nei campionati europei. E ovviamente già da subito trovate tutte le informazioni sulla Coppa d’Africa 2015. www.africanfootball.com (in inglese) africa · numero 1 · 2015 75


IN VETRINA

VIAGGI

a cura della redazione

Guinea-Bissau

Tour del Gabon

il carnevale più bello In Guinea-Bissau si svolge ogni anno a febbraio il carnevale più colorato e allegro dell’Africa. Un appuntamento che esalta la gioia di vivere della popolazione locale. Nella capitale Bissau, giocolieri, acrobati e mangiafuoco si sfidano in gare di acrobazia, mentre i tamburi animano le danze di giovani ballerine, abbigliate con gonnelline di rafia e reggiseni di gusci di noci di cocco. Le feste più suggestive si svolgono nell’arcipelago delle Bijagós, 88 isole sospese nell’oceano Atlantico, lontane anni luce dagli itinerari turistici. Qui le grandi maschere in cartapesta, adornate di piume e sonagli, sono indossate dagli sciamani che inscenano riti magici e propiziatori attorno ai falò dei villaggi. www.bissautourism.com/

76 africa · numero 1 · 2015

Benin Nel regno delle amazzoni È tornato all’antico splendore di un tempo il complesso dei palazzi reali di Abomey, sorprendente città del Benin, già capitale dell’antico regno di Dahomey (fondato nel 1625 dall’etnia Fon). Gli edifici, ricchi di sculture, bassorilievi e murales, in passato erano difesi da un esercito di donne-guerriere, chiamate “amazzoni” dai conquistatori europei. Distrutti da un incendio nel 1892 e da una tromba d'aria nel 1984, i palazzi sono stati dichiarati dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità” e, dopo un lungo lavoro di ristrutturazione, sono stati completamente recuperati. Periodicamente ospitano le cerimonie dei re tradizionali e ogni giorno possono essere visitati, assieme all’interessante museo storico di Abomey. www.brusselsairlines.com

Malawi Trekking sul monte magico Il Monte Mulanje, nel sud del Malawi, è una destinazione ideale, e poco conosciuta, per gli amanti della natura e del trekking. L’itinerario a piedi inizia alle pendici della montagna, coperte da piantagioni di tè e tabacco, e si snoda tra maestose cascate che scivolano lungo le pareti di granito, rigogliose foreste di bambù e felci, fino a raggiungere il picco di Sapitwa, a 3002 metri, tra le nuvole che ammantano il tetto dell’Africa meridionale. Un paesaggio mozzafiato protetto dalle autorità, popolato da spiriti mitologici, ma anche da babbuini, scimmie e piccole antilopi e iene. www.africawildtruck.com

Dal 16 al 22 di febbraio si svolge la decima edizione della “Tropicale Amissa Bongo”, la più spettacolare gara ciclistica dell’Africa centrale: anche se non siete appassionati di pedali, potete seguire la carovana di corridori e inoltrarvi nelle foreste incontaminate del Gabon alla scoperta di superbi parchi naturali. www.ngondetour.com


Musica

a cura di Claudio Agostoni

Joe Driscoll & Sekou Kouyate Faya

Noura Mint Seymali Tzenni

Fofoulah Fofoulah

“Music is my passport” canta Sekou Kouyate nella seconda canzone di questo cd. Cresciuto a Conakry in Guinea, in una famiglia di abili musicisti, grazie al suo stile unico di suonare con vari effetti, in una varietà di generi e con un’intensità estrema, Kouyate in Francia è conosciuto come il “Jimi Hendrix della kora”. Driscoll, “il gangsta dal polmone d’acciaio”, è apprezzato nel giro del rap, del looping e del beatboxing. Insieme hanno fatto uno splendido disco che fonde hip-hop, funk e soul, rock con afrobeat, reggae e splendidi groove africani.

10 canzoni, ognuna con una sua storia. A interpretarle un’artista mauritana, figlia di una famiglia di griot. La prima è il dialogo tra due persone che si incontrano in un terra straniera; segue una riflessione sul cambiamento e l’instabilità. El Barm parla d’amore, mentre El Madi riporta le riflessioni di un carcerato prima dell’indipendenza della Mauritania. La quinta descrive un piatto a base di spezie e fiori. A seguire, una poesia, un canto devozionale, la descrizione di un’erba medicinale, i ritmi di una danza e una canzone dedicata alla nonna.

È un quintetto con base a Londra, un progetto di fusioni culturali, che per nome ha adottato un termine wolof: fofoulah, “È qui”. Nel titolo del brano d’apertura c’è la filosofia della band: Kelinte, “Nessuna difficoltà”. Il testo recita «Uniamoci, lasciamo il conflitto e lavoriamo insieme. Nella comunità c’è pace». Lo strumento che dà il ritmo al progetto è un tamburo sabar, una percussione della tradizione wolof dalla forma a calice, con il corpo ricavato da un solo tronco di legno scavato da parte a parte e con una membrana di pelle di capra.

Localization Records

Glitterbeat

Film

a cura di Simona Cella

Le scarpe della festa

Afrostorie italiane

In un piccolo villaggio tunisino, Nader, un bambino di 9 anni, corre infaticabile tra la scuola e piccoli lavoretti. La festa de l’Aïd si avvicina e il padre porta Nader e i suoi fratelli al mercato per comprare nuovi vestiti. Ma le scarpe alate che vuole Nader sono troppo care per le tasche del padre… Il bimbo non riesce a darsi pace e il suo desiderio si trasforma in un sogno di libertà. Lieve racconto di formazione che ben miscela neorealismo e animazione, Les souliers de l’Aïd (Le scarpe della festa) di Anis Lassoued è ora disponibile in dvd. www.coeweb.org

Forse non tutti sanno che dal cinema muto ai giorni nostri sono 500 gli attori neri che hanno recitato nei film italiani (come in Paisà di Rossellini). Fred Kudjo Kuwornu, regista di origini ghanesi, nato e cresciuto in Italia, si è messo sulle loro tracce e ha deciso di farne un documentario: Blaxploitalian - Cent’anni di Afrostorie nel Cinema italiano, ora in fase di riprese. Il film è anche una campagna sociale contro la discriminazione degli attori afrodiscendenti. www.blaxploitalian.com

di Anis Lassoued

di Fred Kudjo Kuwornu

Glitterbeat

Ebola si combatte anche con la musica

Tra i primi a pensarci, l’ex calciatore del Milan George Weah (ma anche ex candidato alla presidenza della Liberia): andatevi a vedere su YouTube cos'è riuscito a fare. Una trentina di star del pop britannico, capitanate da Bob Geldof, hanno registrato una canzone per raccogliere fondi. In campo è sceso anche un "supergruppo’ formato da 12 star dell’Africa occidentale. La canzone, Africa Stop ebola (anche questo videoclip è caricato su YouTube) è eseguita, tra gli altri, da Tiken Jah Fakoly, Amadou & Mariam, Salif Keïta, Oumou Sangare, Kandia Kora, Mory Kanté e Mokobé.

L’Africa di Angelina

Angelina Jolie girerà Africa, un film sull’avventurosa e controversa vita del settantenne archeologo e politico keniota Richard Leakey, in prima fila nella lotta contro il traffico di avorio. Spinta da una forte connessione con l’Africa e da una convinta coscienza ecologista, la Jolie, attrice, regista, produttrice e ambasciatrice dell'Unhcr, si affiderà, per la sua terza regia, allo sceneggiatore Eric Roth, autore di Forrest Gump. africa · numero 1 · 2015 79


scriveteci

IN VETRINA

POSTA

info@africarivista.it fax 0363 48198 C.P. 61 - Viale Merisio, 17 Treviglio BG

a cura della redazione

VOLONTARIO SOLARE Sono un vostro affezionato lettore “over 60” che da sempre lavora nelle telecomunicazioni e negli impianti solari, sia come progettista che come formatore. Dopo anni di lavoro, ho ceduto la mia piccola azienda artigiana e ho deciso di iniziare un nuovo percorso, quello di Volontario solare o Missionario solare. Sono disponibile per tutte le ong e/o associazioni che operano in Africa e Medio Oriente per progettare impianti solari e fare formazione (a mio avviso la cosa più importante). E sono pronto a partire ovviamente gratis. Contattatemi. Franco Porta fpsolare@gmail.com E I MISSIONARI? Apprezzo il lavoro che fate. Le foto e gli articoli che pubblicate sono davvero molto belli. Ho solo un appunto da fare: che fine hanno fatto le notizie delle missioni africane che leggevo una volta? Sono una vecchia abbonata affezionata al lavoro dei missionari... Grazie per la risposta e complimenti! Maria Teresa Cantù Monza

Gentile lettrice, non si preoccupi: potrà continuare a informarsi sulle attività dei Padri Bianchi attraverso il nuovo sito internet www. missionaridafrica.org e il nuovo notiziario Missionari d’Africa che riceverà per via postale a partire dalla prossima primavera. FUGA DI TURISTI Ho letto lo sconvolgente reportage dalla Liberia che avete pubblicato sull’ultimo numero. Vale la pena ricordare che l’epidemia di ebola ha fatto crollare l’industria del turismo in Africa. Gli operatori turistici denunciano un calo tra il 50 e il 70 per cento delle prenotazioni. Molti agenti europei e statunitensi hanno smesso di proporre tour africani. La paura irrazionale dei viaggiatori penalizza Paesi come Botswana, Kenya, Sudafrica, Etiopia, Namibia e Tanzania: destinazioni lontane più di cinquemila chilometri dall’epidemia! Per cortesia, aiutate a informare! L’industria del turismo in Africa vale 70 miliardi di dollari all’anno (3,6 per cento del pil) e dà lavoro a milioni di persone. Eleonora Fresta (Messina)

IL VOLTO DELL’AFRICA Nel periodo prenatalizio la mia casella della posta è stata letteralmente invasa da lettere con richieste di donazioni inviate da ong, associazioni caritatevoli, istituti missionari, enti umanitari. Sul mio comodino ho accumulato una trentina di fogli. Le immagini mostrano bambini malnutriti, malati dallo sguardo disperato, profughi ridotti alla fame. Mi chiedo se quelle foto siano scattate nello stesso continente di cui parlate voi: una terra piena di energie e di ottimismo. Qual è il vero volto dell’Africa? Sergio Crisafulli (via mail)

ce mostrare le energie positive di questo continente, pur senza dimenticare le disgrazie e le crisi umanitarie. Ma non pubblicheremo mai l’immagine di un bambino scheletrico o ammalato solo per commuovervi. IDEE CONFUSE? Prima insinuate la non correttezza della spesa etica (articolo “ombre sul commercio equo”, Africa 5/2014), poi celebrate la prima azienda di scarpe fairtrade ( articolo “L’Africa che cammina”, Africa 6/2014): mettetevi d’accordo o chiaritevi le idee. Gianluca Saponaro Verona

L’Africa ha tantissimi volti, molto diversi tra loro. Purtroppo siamo abituati a vederne solo un paio: il volto pietistico e quello esotico. Dalle nostre pagine ci sforziamo di raccontare storie e personaggi ignorati dai grandi media e dagli operatori economici e umanitari impegnati in Africa. Ci pia-

Gentile lettore, non è nostra abitudine generalizzare, banalizzare, fare di tutta l’erba un fascio. Il mondo non è colorato solo di bianco e nero. Il nostro compito è cogliere le mille sfumature di ogni storia che raccontiamo. Mettendo in evidenza le luci e le ombre.

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