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36 l Cultura Spettacoli

Il nuovo album

Roberta Finocchiaro: le mie anime in un cd Tancredi Bua PALERMO

In scena. Una delle coreografie di Marco Bebbu, con la immancabile doccia finale ispirata al celebre film degli anni ‘80

Il musical in scena al teatro Al Massimo sabato e domenica

Valeria è Alex di Flashdance: il mio sogno di danzare è realtà La Belleudi, allieva della scuola di Amici di Maria De Filippi, nei panni della protagonista. La regia è di Chiara Noschese Simonetta trovato PALERMO Quando Alex inizia a muoversi, siamo tutti con lei. Quando Alex scivola, sussultiamo. Quando Alex si scatena, con quel dito puntato contro i componenti ingessati della commissione… beh, è un trionfo. Perché tutti (tutte), un momento nella vita abbiamo desiderato affacciarci da quella massa irrisolta di ricci e ballare, ballare, ballare. «Flashdance» non è stato solo un film, ma è l’esempio del sogno piccino che esce dal cassetto e vola alto, senza preziosismi. Che diventasse un musical, era quasi normale, lapalissiano. E finalmente – dopo un anno in tournèe in tutta Italia – arriva anche a Palermo. «Flashdance il Musical», firmato Stage Entertainment e Full House Entertainment; sarà ospitato (dopo due repliche al Metropolitan di Catania) saba-

to e domenica al Teatro Al Massimo, nel cuore di una tournée isolana organizzata da Giuseppe Rapisarda Management. Nella tuta sporca di Alex ci sarà Valeria Belleudi, interprete di first class musical come «Sister Act» e «Priscilla la Regina del Deserto», nata nella scuola di «Amici» di Maria De Filippi frequentata nel 2004. Dietro le quinte, un’altra donna: l’attrice Chiara Noschese, al suo debutto alla regia di un musical (ripreso dopo una prima edizione del 2010 firmata da Federico Bellone) dopo family show come «Il Piccolo Principe» e «Le avventure di Alice nel Paese delle Meravi-

La ballerina si racconta «Avevo 10 anni quando vidi il film e decisi che da grande avrei fatto le stesse cose»

glie». Ad affiancarla un team creativo italiano: coreografie di Marco Bebbu, direzione musicale di Angelo Racz, set designer di Gabriele Moreschi, luci di Francesco Vignati e suono di Armando Vertullo. Ed eccoci a Valeria Belleudi, sulle punte da quando aveva otto anni, dietro un microfono da quando ne aveva 14, perché il suo sogno è quello di essere «un’artista completa» alla maniera degli States. «Sono cresciuta guardando Lorella Cuccarini – spiega la Belleudi -, ma Flashdance ce l’ho nel cuore da sempre: la prima volta lo vidi a dieci anni e avevo già deciso che da grande avrei ballato come Alex». Che lavora come operaia saldatrice di giorno e balla in un locale notturno la sera. «Alex parla delle paure di tutte noi, di ogni donna che si mette in gioco. Io ho i sogni di Alex, la sua storia è vicina alla mia; ho 33 anni, come lei non sono giovanissima, ma la sfida è bellissima. E finora credo di

averla vinta». Il musical ricalca in tutto e per tutto il film del 1983 di Adrian Lyne, interpretato da Jennifer Beals. E recupera le hit più famose («What a feeling», «Maniac», «Gloria», «Manhunt», «I love Rock’n Roll») riproposte fedelmente in lingua inglese. Il film è un bouquet di record: incassò al box office quasi 200 milioni di dollari, in Italia è stato il film più visto dell’anno, prima di titoli come «Il Ritorno dello Jedi», «Staying Alive», «The Day After» e «007 Mai Dire Mai»; la colonna sonora di Giorgio Moroder (considerato l’inventore della disco music) ha venduto 20 milioni di copie, guadagnato un Oscar per la migliore canzone («What a Feeling» cantata da Irene Cara), due Golden Globe per colonna sonora e canzone, un disco d’oro e numerosi dischi di platino; la versione inglese della canzone di Umberto Tozzi fu interpretata da Laura Branigan. (SIT)

Capita che mentre suoni co tua band un paio di pezzi c try in un locale catanese, in q lo stesso entri la produttric mona Virlinzi, sorella del gendario e compianto Fra sco. Capita che la Virlinzi folgorata dalla tua musica e cida di lavorare sui tuoi b portandoti a registrarli negl ti Uniti, a Memphis, lì dove to il sound «americano» con sei cresciuta e che disco dop sco hai imparato ad amare storia di Roberta Finocch classe ’93, in uscita domani c suo secondo disco, Somet True, interamente inciso al Phillips Recording di Mem Tennessee. Lo stesso che n anni ha ospitato Jerry Lee Le Bob Dylan, Alex Chilton de Star, Johnny Cash, «l’uom nero» Roy Orbison e altre gende della musica made in «Something True mi rappre ta al cento per cento – racc la Finocchiaro – e racchiude te le mie anime, dal folk di shville al soul di Memphis. C no chitarre e banjo, ma an fiati e «stacchi» di chitarra t dei dischi della Stax Recor Cresciuta a Catania in una f glia di musicisti, Roberta h sempre scritto e messo in m ca i suoi brani in inglese, la gua che le viene più congen «Le canzoni che ascolto s tutte cantate in inglese. I musicisti di riferimento? Sic mente Ryan Adams e John yer». (*TABUA*)

La cantautrice. Roberta Finocch


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