Dal 2011 Art Night Venezia è la lunga Notte dell’Arte veneziana.
Dal 2013 è inserita nel calendario u ciale delle Notti d’Arte Europee promosse dalla Nuit Blanche di Parigi con cui per la prima volta condivide quest’anno la stessa serata, il 2 ottobre.
Art Night coinvolge le istituzioni culturali pubbliche e private di Venezia con centinaia di eventi gratuiti: fino a notte fonda aperture serali straordinarie di palazzi e musei, gallerie e fondazioni, perfomance teatrali, reading, concerti, mostre e laboratori.
Una maratona che illumina ogni anno la città o rendo l’imperdibile opportunità di vivere lo sterminato patrimonio d’arte di Venezia e che negli anni ha mosso migliaia di visitatori.
Progettare il programma cafoscarino per il decennale è stata un’operazione complessa. Molti erano infatti gli elementi da considerare: la stagione diversa (l’inizio di ottobre invece che il solstizio d’estate) o le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria. Prima ancora, la necessità di lasciare un segno. Per questo ci siamo concentrati sull’evento culturale dell’anno più importante per Venezia: la celebrazione dei suoi 1600 anni di storia.
Abbiamo chiesto a Vitruvio di elaborare un video, partendo da un ampio corpus di immagini della città costituito in una nostra precedente ricerca. Il risultato è sorprendente, riesce a farci vedere la storia e il mito di Venezia con uno sguardo inedito e a farci provare emozioni vere. Il video vuole essere una restituzione, un omaggio, a una città che ha bisogno di essere sostenuta.
Venezia è una città abitata da edifici, scriveva Pasternak, in cui ogni spazio è pieno di bellezza. Per descriverla si potrebbe prendere in prestito una frase che Dostoevskij utilizza per San Pietroburgo e che Sergio Bettini ha ripreso per la città marciana, «la più astratta e premeditata città dell’intero globo». Venezia - città premeditata, artificiale, non nata ma creata dall’uomo - produce la sua particolare mitologia perché la sua specificità entra nell’autocoscienza collettiva e presuppone la presenza di un osservatore esterno, tanto più e cace quando il suo sguardo appartiene a un artista. Ne vedremo più di uno… Venezia è semioticamente complessa: la lingua di questa città non è fatta solo di piazze, di campi, di calli, ma anche di isole, ponti, navi, venti di mare. Acqua significa accesso agli spazi del mare, legame con altre terre, altri paesi. Un’apertura che ha come contropartita la mancanza naturale di difese, l’essere in parziale balia di una natura capace di inghiottirla. Così l’apertura degli spazi d’acqua si contrappone a una tensione alla chiusura, al tentativo di proteggersi, di isolarsi dalla forza stessa della natura: Piazza San Marco è paradossalmente un’enorme sala a cielo aperto più che una piazza. Di nuovo le categorie spaziali si confondono in un ordine peculiare. «Venezia è sempre il luogo, più di ogni altro nel mondo, fatto per essere dipinto - è troppo fantastica per farne solo un ritratto» scrive il pittore americano William Congdon nel dicembre 1950: ribadisce la di coltà di dipingere Venezia e rinvia al problema cruciale della rappresentabilità di un mito.
THE LONG VENETIAN ART NIGHT by Silvia Burini
Art Night Venezia has been the long Venetian Art Night since 2011. In 2013 it was put on the official European Art Night’s calendar, promoted by Parisian Nuit Blanche and for the first time since then they share the same date: October 2nd.
Art Night involves public and private Venetian cultural institutions which offer hundreds of free events: palaces, museums, galleries and foundations stay open late; theatrical performances, readings, concerts, exhibitions and workshops continue into the night. A marathon that lights up the city every year with extraordinary opportunities to experience Venice’s boundless artistic heritage and counts thousands of visitors every year. Devising the Venice Decennale programme for Cà Foscari was a complex process. There were multiple elements to consider, including a change in season (early October instead of the summer solstice) or restrictions caused by the health emergency. More than anything, though, was the need to make a mark; for this reason the focus was on the most important cultural event of the year for Venice. the celebration of her 1600 years of history. We gave Vitruvio access to a large body of images of the city that we had in our archives from previous research and asked them to produce a video. The result is astounding; it succeeds in illustrating the history and the legend of Venice from an unprecedented angle, treating us to real emotions. The video aims to pay homage to a city that needs support.
Venice is a city inhabited by buildings - observed Pasternak - where everything is occupied by beauty. Dostoevskij’s description of St Petersburg might be used, borrowed by Sergio Bettini to describe the city of Saint Mark: “the most abstract and premeditated city of the entire globe”. Venice a premeditated, artificial city, not born but created by man generates her rare mythology through her specificity, entering the collective conscience, and presuming the presence of an external observer with an eye as effective as that of an artist. We will see more than one...
Semiotically, Venice is complex: her language goes beyond the piazza, the campo and the calla to include islands, bridges, ships, the wind and the sea. Water signifies access to sea spaces, connection to other lands, other countries. An opening whose counterpart is a lack of natural defences, partially at the mercy of nature that could swallow her up. So, open spaces of water contrast with a tendency for closure, an attempt to self-protect, self-isolate from the strength of nature; paradoxically Piazza San Marco is a great open air room rather than a square. Once again, spatial categories are mixed up in a peculiar order. “Venice, more than any other place in the world, is always made to be painted it is too fantastic for mere portrayal”, writes American painter William Congdon in December 1950. He underlines the difficulty in painting Venice and points to the crucial issue of how to represent a myth.
Iosif Brodskij Fondamenta degli Incurabili
VENEZIA OPERA
MONDO
di Simone Salomoni
Per lungo tempo ho avuto l’abitudine di passare a Venezia primi giorni dell’anno, perversamente attratto del freddo umido, a tratti irreali, restavo ammaliato dai riflessi del sole nell’acqua, dal modo obliquo, tipico di gennaio, con il quale raggi penetravano fra le calli per arrivarti dentro le ossa senza procurarti nessun sentimento di calore.
Credo che la fascinazione veneziana, in coloro che come me la subiscono - perché sì: per altri Venezia è poco meno di un vecchio luna park, al confronto Coney Island è Mirabilandia - sia dovuta almeno in parte al modo in cui, per attributi caratteriali e impostazione mentale, viene a rontato l’ignoto, lo straordinario, il mostruoso che entra giocoforza nelle vite di noi tutti, nessuno escluso: ciò che ti è sconosciuto puoi evitarlo e temerlo; oppure abbracciarlo e scoprirlo. Venezia non è provinciale e non è metropolitana, non è moderna e non è vetusta, è complicata, ma a misura d’uomo; la guardi, ti chiedi se sia davvero una città, poi ricominci a guardarla: Venezia ha questa oscena pretesa di esserci e farsi guardare, non conosce mode e stagioni. Franco Moretti nell’introduzione al suo bellissimo Opere Mondo. Saggio sulla forma epica dal Faust a Cent’anni di solitudine ho in mano l’edizione Einaudi del 1994, scrive nella prefazione che «Faust, Moby Dick, L’anello del Nibelungo, Ulisse, Cantos, La terra desolata, L’uomo senza qualità, Cent’anni di solitudine non sono libri qualsiasi. Sono monumenti. Testi sacri: che l’occidente moderno ha a lungo scrutato, cercandovi il proprio segreto» [pag. 3]. Aggiunge che la storia [letteraria] non sa cosa farsene perché non sa classificarli e allora «li tratta come fenomeni isolati: casi singoli, stranezze, anomalie». Venezia è questo: una città sacra, un monumento, zeppa di misteri e segreti, inclassificabile, bizzarra, fenomenale, isolata. Una città a rischio, una città da salvare, una città che non sai cosa fartene, contraria a una certa idea di mondo di velocità, di modernità di progresso (non a caso il 27 aprile del 1910 i Futuristi fecero piovere dalla Torre dell’Orologio 800.000 volantini intitolati “Contro Venezia passatista”), eppure è sempre lì, con un ruolo da protagonista. Venezia ti guarda be arda come una maschera della Commedia dell’arte e ti ricorda che il modo in cui guardi il mondo
For many years I would visit Venice in early January, perversely attracted by the damp chill, at times unreal. I’d feel enchanted by the reflections of the sun on the water, the oblique angle at which, so typical of January, the rays of light penetrate the calli into your bone with no feeling of warmth.
believe that the fascination of Venice for those who, like me, suffer it yes, because others see Venice as little more than an old funfair, as if comparing Coney Island with Mirabilandia is at least partly due to the way, according to character and a brain’s wiring, the unknown, the extraordinary, the monstrous that everyone no exceptions inevitably has to deal with in life: you can avoid and fear that which you do not know or you can embrace and explore it. Venice is neither provincial nor metropolitan; it is neither modern nor antique; it is complicated but in human proportions; you look at it, ask yourself if it is really a city, then look at it again. Venice has this dreadful way of demanding presence and being observed; it knows no fashion or season. In the introduction of his wonderful Opere Mondo, Saggio sulla forma epica dal Faust a Cent’anni di solitudine (I have the 1994 Einaudi edition), Franco Moretti writes in the preface that Faust, Moby Dick, The Ring of the Nibelung, Ulysses, Cantos, The Waste Land, The Man Without Qualities, A Hundred Years of Solitude are not books at all. They are monuments. Sacred texts, which the modern-day West has scrutinised at length in order to discover their secret” [pag. 3]. He adds that [literary] history does not know how to deal with them because it cannot classify them and so “treats them as isolated phenomena: singular cases, oddities, anomalies”. This is Venice: a sacred city, a monument, crammed with mystery and secrets, classifiable, bizarre, phenomenal, isolated; a city at risk, a city to save, a city you don’t know what to do with, contrary to any idea of a world of speed, modernity and progress (it is no coincidence that on April 27th, 1910, the Futurists scattered 800,000 leaflets from the Clock Tower entitled ‘Contro Venezia passatista’ - Against Traditionalist Venice). Yet, it endures, in a leading role. Venice gazes mockingly at you, like a mask from the Commedia dell’Arte and reminds you that the way you look at the world is the way in which you experience it, and that an unusual, unconventional, eccentric, odd and different way of being in the world can always be invented.
If you want to that is.
è il modo in cui vivi il mondo e che un modo diverso, inconsueto, anticonvenzionale, eccentrico, peculiare di essere nel mondo può sempre essere inventato. Basta volerlo. Il pizzo verticale delle facciate veneziane è il più bel disegno che il tempo-alias-acqua abbia lasciato sulla terraferma, in qualsiasi parte del globo. In più esiste indubbiamente una corrispondenza - se non un nesso esplicito - tra la natura rettangolare delle forme di quel pizzo - ossia degli edifici veneziani - e l’anarchia dell’acqua, che disdegna la nozione di forma. È come se lo spazio, consapevole - qui più che in qualsiasi altro luogo - della propria inferiorità rispetto al tempo, gli rispondesse con l’unica proprietà che il tempo non possiede: con la bellezza. Ed ecco perché l’acqua prende questa risposta, la torce, la ritorce, la percuote, la sbriciola, ma alla fine la porta pressoché intatta verso il largo, nell’Adriatico.
From an idea by
Silvia Burini, Università Ca’ Foscari Venezia
Executive producers
Università Ca’ Foscari Venezia and Vitruvio Virtual Reality
Created by Writer and showrunner
Vitruvio Virtual Reality
Simone Salomoni
Director
Alessandro Agostini
Art director
Ubaldo Righi
Director of photography and visual designer
Alessandro Agostini/Ubaldo Righi
Character modeler and animator
Maurizio Agostini
Set modeler
Audio and video editing
Filippo Rimondi Alessandro Reggiani
Original Soundtrack by
Murakami
Assistant Director
Maria Vittoria Salvatori
Chief technology o cier
Sandro Selva
Special thanks to
Deborah Guarnieri
Scarica l’App Vitruvio AR+ su tablet o smartphone, apri l’App, inquadra la rielaborazione digitale del dipinto L’ingresso del Canal Grande, Santa Maria della Salute e la Dogana dal campo Santa Maria Zobenigo di Bernardo Bellotto (1743, olio su tela conservato al Getty Museum di Los Angeles ) e rivivi l’esperienza della Xa Art Night Venezia e di Venezia 3021.
Download the Vitruvio AR+ app to your tablet or smartphone. Open the app and scan the digital painting L’ingresso del Canal Grande, Santa Maria della Salute e la Dogana dal campo Santa Maria Zobenigo di Bernardo Bellotto (1743, oil on canvas, location: Getty Museum, Los Angeles CA). Experience the 10th Art Night Venice and Venice 3021.