AISO - ASSOCIAZIONE ITALIANA STUDI SULLE ORIGINI - CINISELLO BALSAMO - Viale Molise, 1 - Tel. 02 612 77 40 - redazione@origini.info Newsletter trimestrale on line • Novembre 2012 • N.ro 3 • Direttore AISO: Stefano Bertolini • Redazione: Renato Colmano, Fabrizio Fratus, Giusy Pistillo • Fax 02 612 47 896 • www.origini.info
DALLA PARTE DELLE BAMBINE Nel mondo sono 100 milioni quelle costrette a sposare uomini adulti. Cento milioni di piccole sacrificate a uomini adulti per denaro e tradizioni. L'ONU, per la prima volta, si è mobilitato per loro. Cambierà qualcosa?
Ghada, 8 anni a Hajjah, Yemen
Foto di Stephanie Sinclair da SETTE, n.ro 40/2012
SALVIAMO LE SPOSE BAMBINE Una sfida impossibile? Q uando questo numero di AISO magazine sarà messo online, molto probabilmente a fine ottobre, molti di voi avranno appreso della mostra fotografica che Stephanie Sinclair tiene a New York, nel palazzo dell'ONU, dedicato al problema delle spose bambine. Un problema che coinvolge le famiglie dei paesi più poveri cui le grandi e potenti nazioni poco si interessano, non essendoci interessi economici da sfruttare, vergognosamente. Finita l'esposizione, forse dopo alcuni minuti dalla chiusura, tutto ritornerà come prima. Anche noi non sappiamo cosa fare e quali iniziative prendere, vista l'impossibilità di intervenire. Egoisticamente il mondo occidentale non interviene, anche perché i viaggi «del piacere» in Thailandia e dintorni piacciono a molti, anzi a moltissimi... Anni fa conobbi un imprenditore veneto per via della
I Paesi a rischio
I cinque Paesi dove sono state scattate le foto di questo piccolo servizio. I matrimoni delle spose bambine senza alcun rispetto per i limiti di età avvengono in almeno 50 Paesi del mondo! Tra i primi 20 ci sono India, Nepal, Mozambico, Nicaragua ed Etiopia.
mia professione di redattore. Mi venne il vomito quando uscii dal suo ufficio... Anche lui, come tanti altri, aveva la sua «bambina di otto anni»... in Thailandia. Ma questa è un'altra storia ancora più sporca, per la quale si potrebbe fare qualcosa. A noi non ci resta che fare opera di paziente divulgazione affinché molte più persone si rendano conto del problema. Problema nato secoli fa. Si narra che Isabella di Valois, principessa di Francia, andò in sposa a Riccardo II d'Inghilterra a sette anni appena compiuti. Non vi fu sdegno per quel matrimonio che sarebbe stato illegale già ai tempi della Roma antica, quando l'età minima per essere moglie era 12 anni. Al contrario: quelle nozze furono salutate con gioia in entrambi i regni, nella speranza che l'unione tra la bimba «dalle rosee guance» e il sovrano trentenne e vedovo mettesse fine alla terribile Guerra dei Cent'anni. Ma era il 1396, tardo Medioevo. Perfino in Europa i minori e soprattutto le minori non avevano la minima voce. I matrimoni tra i bambini delle famiglie reali non erano rari, anzi erano apprezzati come strumento di alleanze politiche. Quelli tra i figli della nobiltà pure, per unire terre e patrimoni. E anche tra i poveri succedeva, per pochi soldi, per ignoranza e disperazione, e per consuetudine. Motivi che in sostanza non si sono esauriti con l'andare dei secoli. Sempre meno frequenti in Occidente, dove le legislazioni fissano e impongono limiti chiari all'età minima del matrimonio, in ge2
La Giornata mondiale delle bambine Si tiene al Palazzo dell'ONU, a New York, dall'11 ottobre al 29 novembre 2012, la mostra Too young to wed con 34 foto (alcune delle quali qui riportate), scattate da Stephanie Sinclair in 5 Paesi, nell'arco degli ultimi 9 anni, alle bambine costrette a sposarsi. È la prima volta che un organismo mondiale affronta il problema, anche se a livello di un forte resoconto fotografico. Si spera che la notorietà dell'autrice, giornalista per il quotidiano Chicago Tribune ed inviata speciale nell'ultima Guerra in Iraq, nonché fotografa freelance per il National Geographic e vincitrice di numerosi premi (tra cui un Pulitzer), possa suscitare interesse non solo nei visitatori, ma anche presso la stampa internazionale.
nere a 18 anni come in Italia, le nozze di bambini persistono nei nostri Paesi solo in certe comunità: succede ancora tra i Rom, tra gli africani, ancor più tra gli emigrati asiatici, soprattutto dall'India e dal Pakistan. Avvengono in segreto, coperte dall'omertà che ogni tanto viene infranta da qualche coraggiosa ragazzina, a volte da una madre, che sfida la «legge« della comunità. L'allarme maggiore riguarda inLe unioni coniugali celebrate anzi tempo sono generalmente un fenomeno molto raro tra le classi agiate, mentre la percentuae aumenta notevolmente con il calare del reddito.
29 anni di differenza. Faiz, 40 anni, e Ghulam, 11, seduti nella casa dell'uomo prima del matrimonio celebrato in Afganisthan, l'11 settembre del 2055. La bambina, da allora, ha anche smesso di frequentare la scuola come avvieme quasi sempre dopo il matrimonio, visto che le famiglie temono che questi rappresenti un rischio per nuove relazioni.
invece i Paesi, e si stima siano una cinquantina, ovvero un quarto di quelli esistenti, dove il fenomeno è ancora molto diffuso, e se non legale certo tollerato. «Salvate le spose bambine, risparmiate le vostre figlie», è l'appello rivolto a queste nazioni, in Africa e in Asia ma anche in Oceania e in America Latina, dall'Unicef e da una miriade di attivisti e organizzazioni tra cui l'International Center for Research on Women (Icrw). Anche se esistono non pochi sposibambini, la pratica riguarda infatti soprattutto le femmine. Ai motivi economici, una figlia è un costo se resta in casa, mentre porta una dote se viene sposata, si aggiunge la questione dell'onore: non si corrono rischi di perdita della verginità o di gravidanze prima del matrimonio. Secondo l'Agenzia dell'Orni per i diritti dei minorenni, tra le donne di età compresa tra i 20 e i 24 anni in Niger il 74% è diventata moglie prima di compiere i 18 anni, il 71% in Ciad, il 70% in Mali e il 66% in Bangladesh. Tra i primi 20 Paesi di questa triste classifica figurano India, Nepal, Mozambico, Nicaragua, Etiopia. Nei prossimi dieci anni,
stimano i ricercatori dell'Icrw, saranno almeno 100 milioni le nuove spose bambine che si aggiungeranno alle oltre 60 milioni di oggi. Anche adesso, mentre leggete questo articolo, in pochi minuti decine di vite si sono trasformate in tragedia. Il dato stimato dall'Unicef comprende tutte le ragazzebambine al di sotto dei 18 anni, e che una 17enne si sposi non è forse così scandaloso per noi, anche in Occidente esistono eccezioni legali, rare e in calo, per cui una 16enne può contrarre matrimonio, in genere per una gravidanza e comunque per sua libera scelta. In molti Stati persistono invece milioni di casi ben più gravi, di bimbe costrette a nozze forzate in età prepuberale e già così piccole consegnate al marito: bambine di 15 anni, anche di 10, perfino di 6 o 7 anni! Fa male sapere quanta miseria e quanto dolore si cela dietro questi «contratti matrimoniali» e fa ancora più male sapere la «loro silenziosa sofferenza». Una
L'India è il Paese dove, ancora oggi, si celebra il 40% dei matrimoni pecoci del mondo intero! sofferenza dovuta ai devastanti effetti psicologici, intellettuali, sociali, che si si registrino tra le bimbe spose con tassi altissimi di morti precoci per gravidanze a rischio e per parto. Molte piccole spose contraggono l'Aids, soprattutto in Africa, dai mariti adulti ai quali non sono certo in grado di imporre precauzioni. Ma nemmeno questo basta, al momento, per sradicare una delle piaghe più dolorose del pianeta. Sono solo bambini, non hanno voce, non hanno nessuno che li difenda! Siano sgomenti, o Signore, di fronte a questa cattiveria! Renato Colmano Rielaborato da un articolo di Cecilia Zecchinelli, SETTE magazine, 5 ottobre 2012
L'incubo di un risveglio. Rajni ha cinque anni. In questa foto si è appena svegliata ed è in braccio a uno zio, dopo la festa di matrimonio con la quale è finita sposa ad un uomo del Rajasthan, in India. Quando sono così piccole le spose, di solito, restano qualche anno insieme alla famiglia d'origine. Le fotografie di Sinclair sono potenti. Raccontanto tante cose e spesso spaventano. Denunciano senza arroganza. Aiutano chi all'interno di società retrograde e culturalmente complicate si batte per un presente migliore.
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INCONTRO EUROPEO A PARIGI Il 30 settembre si è svolto nella splendida corncie di Parigi un incontro pubblico presso l'Espace des Congrès des Esselières cui ha partecipato il nostro Fabrizio Fratus, collaboratore di AISO magazine e vice direttore dell'Associazione. Ecco un breve resoconto dell'incontro. Spesso pensiamo che ciò che accade a noi non possa accadere ad altre persone o in altri posti, al contrario è facile che anche nel resto del mondo capitino circa le stesse cose. Non come in Italia, ovviamente. Qui il dibattito sul neodarwinismo è sterile e spesso i neodarwinisti sono i primi a fuggire al confronto. In Francia, al contrario, il dibattito è più acceso e seguito. Il 30 settembre, presso l’Espace des Congrès des Esselières de Paris-Sud, si è tenuto un incontro pubblico a cui ho partecipato con il Dr. Oktar Babuna (Neurochirurgien, Membre de la Fondation de Recherche Scientifique d’Istanbul) e con Dominique Tassot (Ingénieur des Mines de Paris, Président du Centre d’Etudes et de Prospectives sur la Science - CEP). Oktar Babuna lo avevamo già incontrato a Milano durante il convegno del 2010 e si conoscevano lo stile e le argomentazioni che si sviluppano su tre precise argomentazioni: - origini della vita; - sviluppo e complessità della cellula; - mancanza di fossili che rappresen- tano la trasformazione delle specie.
Argomenti che senza ombra di dubbio spingono il neodarwinismo con le spalle al muro relegandolo ad una posizione alquanto difficile da difendere. La relazione di Oktar Babuna, ben preparata, è stata portata con numerosi esempi e rappresentazioni che hanno contribuito a fare comprendere ai diversi partecipanti l’inconsistenza dell’ipotesi neodarwinista. A seguire vi è stato l'intervento di Fabrizio Fratus concentrato sulla mancanza di validità scientifica della teoria di Darwin: il primo passaggio è stato quello di presentare cosa è la scienza per i maggiori scienziati del passato e di oggi per poi proseguire nel rappresentare le prove che negano validità scientifica al neodarwinismo e concludere con affermazioni degli stessi scienziati naturalisti che in diverse occasioni hanno testimoniato la mancanza di prove a sostegno della teoria e della non scientificità della stessa. Ultimo relatore, Dominique Tassot. Lo studioso, che ha collaborato al libro curato da Roberto de Mattei: Evoluzionismo, un ipotesi al tramonto, cattolico e presidente
dell’Associazione creazionista CEP, ha iniziato tutti i suoi interventi prendendosi gioco delle posizioni neodarwiniste e mettendo a confronto i dati scientifici con ciò che viene sostenuto dai materialisti e ciò che vi è scritto nella Bibbia. Per Tassot non ci sono dubbi, il neodarwinismo è una favoletta e al contrario i dati della scienza confermano con forza la Genesi. Un incontro molto ben organizzato con la presenza di diverse persone, giornalisti, studiosi e rappresentanti di diverse religioni. L’incontro è stata un’ottima occasione per presentare la reale inconsistenza dell’ipotesi materialista sulla nostra esistenza.
LA FINE DEL DNA SPAZZATURA
Lo scorso anno l'ENCODE (Enciclopedia degli elementi di DNA), gruppo di ricerca finanziato dal NHGRI (National Human Genome Research Institute), il cui scopo è quello di costruire una lista più completa degli elementi funzionali nel genoma umano, inclusi gli elementi che agiscono a livello di proteine e RNA, e gli elementi normativi e di controllo per cui un gene è attivo, hanno concluso in un loro studio affermando che «la gran parte delle regioni non codificanti dei genomi è funzionale».
Questa scoperta è molto significativa e di grande interesse per i teorici dell'ID per almeno quattro ragioni. • La prima ragione è che l'affermazione che la maggior parte del nostro «DNA è spazzatura», usata per lungo tempo dai critici dell'ID come obiezione all'ID, viene a cadere. Infatti perché un «Progettista» avrebbe riempito i nostri cromosomi con così tanta precisione? Ciò sarebbe sorprendente nell'ipotesi dell'ID, ma avrebbe senso in una prospettiva darwiniana, dove tali sequen-
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ze sono pensate come «i residui degli esperimenti falliti dalla natura» (Ohno, 1972). Se queste scoperte dell'Encode al momento non confermano in modo diretto l'ID o smentiscono il Darwinismo, sono tuttavia un punto in più per rispondore alle frequenti critiche mosse all'ID. • La seconda ragione è che questa notizia dimostra il grande valore scientifico dell'ID rispetto al naturalismo evoluzionista. Ciò viene a confermare che il concetto di ID porta a trovare scopi ingegneristici in ogni parte della cellula, mentre il concetto che la vita è il prodotto di un processo naturale cieco e non guidato conduce sempre più al concetto che il DNA non abbia alcuna funzione. Pertanto il paradigma evoluzionista scoraggia e ostacola la ricerca delle funzionalità; il paradigma ID la incoraggia decisamente. • La terza ragione, il DNA spazzatura condiviso (fra le specie) è stato spesso supposto per offrire la prova della discendenza comune (darwiniana) di tutte le specie da un unico progenitore. Ma se queste sequenze non codificanti sono di fatto funzionali allora queste sequenze condivise possono essere facilmente spiegate dall'ID. • La quarta ragione, infine, sfata la sbandierata «identità» genomica del 94% tra scimmia uomo perché in questo modo si riferisce solo al 6%. Le regioni del DNA non codificanti proteine sono molto più specifiche per ogni specie. Se queste parti di DNA non codificanti sono veramente funzionali, allora cosa succede all'«identità» e all'ipotesi darwiniana di «progenitore comune»? Si profila veramente una decisa sconfitta dell'evoluzionismo! ID (INTELLIGENT DESIGN) È la traduzione più diffusa di Intelligent Design (ID), che significa più precisamente «Progetto Intelligente», o «Progettualità razionale». Afferma semplicemente che la complessità degli esseri viventi fa pensare alla messa in atto di un progetto e non può essere spiegata come frutto del caso – come afferma invece il darwinismo, che postula un’opera di mutazioni casuali e selezione naturale. L’ID non precisa né le caratteristiche del Progettatore, né come si è realizzato il progetto e neppure quanto tempo è stato impiegato. Si oppone al darwinismo e al naturalismo, ma fra i suoi aderenti ci sono persone di varie religioni e anche chi crede in un'evoluzionismo teista. Fernando De Angelis
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CHE COSA INSEGNA LA SACRA SCRITTURA CIRCA LA CREAZIONE DEL MONDO VISIBILE? ATTENZIONE! Il presente «Compendio» è tratto integralmente da Famiglia Cristiana n. 35/2006! In sostanza fa parte del Nuovo Catechismo della Chiesa cattolica. Lo riportiamo perché lo troviamo di estremo interesse, in quanto esula dal «doppiogioco» che esiste nell'ambito della dogmatica cattolica tra l'evoluzione e la Creazione biblica.
La Bibbia, parlando della cre-
azione, dice che Dio ha creato il cielo e la terra in sei giorni. Non si tratta di sei giorni come i nostri, di una settimana. La parola giorno, in questo contesto, ha il significato di epoca, era, lungo periodo di tempo Il primo libro della Scrittura, la Genesi, cioè l'origine, non è un libro di storia o di scienza, ma è un libro di fede e vuole insegnarci che Dio è l'unico creatore del cielo e della terra. Ci sono tentativi di mettere d'accordo la Bibbia con la scienza: non ne vale la pena, perché l'intento della Bibbia è religioso, vuole rivelarci che Dio esiste prima del mondo ed esisterà per sempre. La Scrittura ci presenta la creazione imbolicamente come un susseguirsi di giorni di lavoro che terminano col settimo giorno, il sabato, giorno del riposo. Quello che ci vuole far capire la Bibbia nel racconto della creazione è, dunque, il valore del mondo creato, l'ordine che c'è tra le cose create: il regno dei minerali, le piante, gli animali e 5
l'uomo. La grande lezione della Genesi è questa: tutto viene da Dio, tutto deve tornare a Dio. Tutte le cose del mondo, insieme alla storia degli uomini, fanno capo a Dio; tutto rientra nella legge del tempo e dello spazio. Solo Dio è eterno, immenso, infinito. Un altro insegnamento riceviamo dalla Bibbia: nel mondo creato ci sono ordine e bellezza. L'espressione biblica: Dio vide che era cosa buona, significa che la creazione è fatta con ordine, bellezza e amore. La bellezza della creazione è un riflesso della bellezza e della grandezza di Dio. Di tutte le cose create, l'uomo risulta al vertice, perché è fatto a immagine e somiglianza di Dio: ha l'intelligenza, la volontà, il cuore. Nella creazione si va dal meno perfetto al più perfetto; in cima a tutte le creature c'è l'uomo. Dio ama tutte le creature; più di tutti ama l'uomo. Gesù dice che Dio si prende cura anche dei gigli del campo e dei passerotti, ma in primo luogo si prende cura dell'uomo: «Voi valete più di molti passeri!» (Le 12,6-7), e: «Quanto è più prezioso un uomo di una pecora!» (Mt 12,12). Il Compendio del Catechismo insegna che l'uomo è il vertice, il punto più alto di tutte le cose create, perché è l'unica creatura che Dio ha voluto con l'intelligenza e la volontà: l'ha creato simile a se stesso. Il Figlio di Dio diventa uomo per poterci salvare. Ed è vero uomo oltre che vero Dio. Gli uomini di qualunque razza, colore e stirpe sono tutti uguali, tutti nobili, perché «da un solo uomo sono state generate tutte le nazioni» (At 17,26). Qual'è il posto dell'uomo nella Creazione? L'uomo è il vertice della ceazione visibile, in quanto creato a immagine e somiglianza di Dio.
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I PRINCIPALI TERMINI DEL CONTRADDITORIO! Ringraziamo sentitamente il Prof. Ferdinando De Angelis che ci ha autorizzato il riporto di alcuni termini in uso nel contradditorio tra Creazionismo ed Evoluzionismo. De Angelis è, tra l'altro, autore del bellissimo libro L’origine della vita per evoluzione, un ostacolo allo sviluppo della scienza (Casa Biblica Vicenza, 2001), tradotto in portoghese, inglese, spagnolo e del libro Cultura e Bibbia (Gribaudi, 2009), revisione del primo e suo ampliamento a tematiche che vanno oltre il contrasto all’evoluzionismo biologico. ABIOGENESI
Crede che le prime forme di vita si siano originate da materia non vivente. Dopo la sconfitta della generazione spontanea, sulla quale i suoi sostenitori si erano accaniti a insistere per secoli, a quella vecchia e non più presentabile idea è stato dato il nome nuovo di Abiogenesi, spostando il fenomeno da qui e ora a un tempo e a un luogo indeterminati. Come la «generazione spontanea», anche l’abiogenesi non è stata mai dimostrata, anzi il crescere delle conoscenze l’hanno da tempo resa un’assurdità scientifica e biologica, perché l’essere vivente più semplice è in realtà più complesso di un moderno computer e si mantiene in vita su un equilibrio delicatissimo; non si riesce a capire, perciò, come ci si permetta e si permetta di proporre come «scientifico» un sorgere della vita a opera di fulmini che si scaricano negli stagni! Purtroppo non si può logicamente sconfessare, perché non è possibile dimostrare la non esistenza di qualcosa; per esempio, se qualcuno immagina che sotto i ghiacciai del Polo Sud ci sia un’abbondanza di funghi porcini, non può essere smentito neanche da chi va a controllare, perché si può sempre dire che in quel punto non ci sono, ma altrove sì, e il non trovarli non può mai dimostrare che non ci sono. Fa parte del sistema evoluzionista, si contrappone alla biogenesi e al creazionismo.
BIOGENESI
Significa che la nascita (genesi) di un essere vivente è dovuta a un altro essere vivente (gr. bios, vita). Una «A» davanti ne è la negazione, e così si ha l'abiogenesi, una teoria che crede nella possibilità che un essere vivente non derivi da un altro essere vivente, ma da reazioni chimiche della materia non vivente. In tutte le osservazioni in natura e in tutti i laboratori del mondo si è sempre constatata la biogenesi e la Bibbia parla fin dall’inizio di una riproduzione «secondo la propria specie» (Gn 1). Ciononostante alcuni continuano a sostenere che sia più scientifica l’Abiogenesi; e persone, che si definiscono «credenti biblici», continuano a dargli credito. Fa parte del sistema creazionista, mentre si contrappone all'abiogenesi e alla generazione spontanea.
CONCORDISMO
Le persone religiose sono, in fondo, tutte concordiste, perché tutte desiderano trovare una concordia fra ciò che credono e i fatti accertati (la scienza, ma non solo). I problemi nascono dove permane una distanza fra le due parti e, in questi casi, ci sono diversi modi di reagire: 1) C’è chi tiene ferme le proprie convinzioni religiose e cerca di adattarci i fatti, decidendo di contestare i fatti stessi o la loro interpretazione (creazionismo). 2) C’è chi ha una fiducia assoluta nella scienza del momento e perciò cerca di interpretare la Bibbia in modo elastico, adattandola alla scienza prevalente (e proprio a questi è stato dato il nome di concordisti). 3) C’è infine chi si pone nel mezzo, cercando di dare un po’ di ragioni e un po’ di torti a entrambi. Quest’ultima posizione sembra la più ragionevole ed equilibrata, ma Cristo era ragionevole ed equilibrato? Richiedeva e richiede una fede moderata? Certo la Bibbia non disprezza la ragione e la concretezza, ma indica chiaramente una priorità: «Il timore del Signore è il principio della scienza» (Ec 1,7). E ancora: «Se credi, vedrai la gloria di Dio» (Gv 11,40). Gesù è stato poco compreso dai sapienti e dagli intelligenti (Mt 11,25). Per l’apostolo Paolo il Cristianesimo è una «pazzia», una «pazzia» preferibile alla follia degli uomini che si credono sensati (1Cor 1,18-4,17). Il concordismo si manifesta principalmente come creazionismo progressivo o come evoluzionismo teista. Esso si contrappone al creazionismo vero e proprio.
CREAZIONISMO
Il creazionismo del quale si discute sui media è quello iniziato e promosso da alcuni movimenti statunitensi, i quali interpretano il racconto biblico in modo letterale (con una creazione in sei giorni di 24 ore formanti una settimana ininterrotta, verificatasi circa 10 mila anni fa) e proponendolo in modo prevalente con argomentazioni scientifiche. Sono loro ad aver iniziato l’offensiva contro il darwinismo, accusandolo di essere un’ideologia. Non è perciò corretto definirsi semplicemente creazionisti, senza alcun aggettivo, e dare poi al termine un significato diverso. Chi crede che la creazione si sia realizza-
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ta in milioni o miliardi di anni, deve definirsi ed essere definito aderente all’evoluzionismo teista, oppure al creazionismo progressivo (solitamente indicati come «concordismo»). Il creazionismo si contrappone all’evoluzionismo in generale e al darwinismo in particolare.
CREAZIONISMO PROGRESSIVO
Molti accettano il racconto biblico della creazione in sette giorni ma, per risolvere le difficoltà con la teoria evolutiva, interpretano i giorni della creazione come lunghi periodi di tempo (giorno biblico = era geologica), cioè non come giorni di 24 ore e formanti una settimana ininterrotta. Si contrappone al «creazionismo letteralista»: il Dio biblico resta il Dio Creatore, ma avrebbe realizzato la sua opera progressivamente. Questa interpretazione presenta molti inconvenienti in quanto contrasta con: 1) l’analisi di Genesi 1-3 che spinge a interpretare la parola «giorno» secondo il suo significato di «periodo di 24 ore»; 2) l'affermazione della Genesi che la Creazione è avvenuta per categorie (i vegetali nel terzo giorno, gli animali marini e volatili il quinto giorno, gli animali terrestri e l’uomo il sesto giorno), mentre nell’evoluzione ogni era geologica è caratterizzata dal prevalere di particolari associazioni di piante, animali marini, animali terrestri e volatili, che vivevano in rapporto fra loro; 3) altri passi della Bibbia collegati con Genesi 1-3, come l'istituzione del Sabato e la presenza del peccato prima di Adamo; 4) la «questione» sulla natura di Dio, perché «se» il peccato faceva parte della Creazione di Dio e c’era prima di Adamo, come mai Dio trasforma a sua immagine un ominide in cui prevale la «lotta per la sopravvivenza» uccidendo suo fratello Abele? In questo caso sarebbe un Dio diverso da quello biblico. Poi non avrebbe più senso il parallelismo fra il «primo Adamo» e il «secondo Adamo» (cioè Gesù) che Paolo espone in Romani 5. In ultima analisi il «creazionismo progressivo» è una forma di «concordismo».
Continua sul prossimo numero
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MUTAZIONI BENEFICHE: IL CASO DI LIMONE DEL GARDA Limone del Garda, paesino adagiato lungo le rive del Lago di Garda, in provincia di Brescia, oltre ad essere noto per il suo clima mite e dolce, è passato alla storia come un luogo dove i cittadini nativi godono di una buona salute fisica, grazie alla «Apolipoproteina A-1Milano»...
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utti noi siamo portati a credere a ciò che riteniamo veritiero in relazione a quello che presunti esperti ci spiegano tramite i diversi canali media e così ci ritroviamo a considerare informazioni da verificare come prove oggettive. Capita a volte che queste nostre informazioni divenute per noi credenze si difendano in pubblico con forza e convinzione. Purtroppo il problema è presente in ognuno di noi e pochi ne sono coscienti. L’ultimo caso è quello di una docente di storia nel biennio di un Liceo classico, che durante una lezione ha approfondito con la classe la teoria di Darwin mettendone in luce i limiti di carattere scientifico e in sostanza la sua inaccettabilità. Gli studenti, in parte con ragione, visto che gli si poneva un problema di credere o non credere ai libri di testo che l'insegnante confutava circa l'esposizione della teoria di Darwin, sono ricorsi ad un «fatto» inconfutabile a sostegno della teoria darwiniana. Ovvero hanno presentato il caso degli abitanti di Limone del Garda, portatori di una mutazione genetica, attualmente ancora operante, che avrebbe dato luogo alla produzione di una nuova proteina, la Apolipoproteina A-1 Milano, che protegge dalle malattie cardiovascolari favorendo l’eliminazione del colesterolo. Appena appresa della nuova «prova» a sostegno della teoria l'insegnante si è subito chiesta il perché questa prova arrivi da studenti e non la si ritrova in nessun testo a favore di Darwin? Già da qui il sospetto che fosse, come sempre, una notizia fasulla; la do-
manda è stata posta al Dott. Nunzio Nobile, medico-chirurgo anche esperto biologo, che senza nessun tipo di problema, ha subito risposto e spiegato la questione, confutando nell'occasione che fosse una prova del neodarwinismo: «La Apolipoproteina A-1 ha già una funzione benefica per l’organismo in quanto estrae il colesterolo dal circolo sanguigno e la porta al fegato dove verrà eliminato attraverso la bile. La mutazione Milano presente in alcuni abitanti di Limone del Garda non porta quindi ad una funzione nuova, ma rafforza ed amplifica la funzione precedente della proteina. Queste mutazioni che provocano miglioramenti di una precedente funzione sono selezionate e si possono diffondere nella popolazione. Non è vero che le mutazioni sono o dannose o neutrali, qualche volta, seppur molto raramente sono benefiche, ma nel senso che migliorano una precedente funzione oppure possono determinare una perdita di una funzione che nel caso specifico possono dare un vantaggio all’organismo che la possiede: vedasi la resistenza dei batteri agli antibiotici. In queste questioni si deve rifuggire da due opposti estremismi: quello che
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dice che la teoria darwiniana non è valida in nessun evento della vita ed è da buttare via del tutto e quello che afferma la validità della teoria darwiniana in tutti gli eventi della vita compresa la macroevoluzione e le strutture complesse funzionali integrate. Di queste strutture sono piene le cellule, basti pensare alle macchine molecolari enzimatiche formate da molte sub-unità proteiche, non funzionando una sola di esse la funzione della struttura viene persa completamente. La formazione di queste strutture non possono assolutamente essere spiegate col meccanismo darwiniano di piccole mutazioni casuali più selezione naturale, per funzionare la struttura tutte le componenti devono essere presenti sin dall’inizio. Consiglio alla professoressa di leggere il libro di Michael Georgiev «La scatola nera di Darwin»; è un libro molto ben fatto e chiaro e accessibile anche ai non addetti ai lavori. In conclusione il meccanismo darwiniano può funzionare per quelle piccole mutazioni che migliorano una funzione precedente ed è questo il caso della Apolipoproteina A1 Milano. Ma il problema della vita è: come sono nate le funzioni irriducibilmente complesse? Cordiali saluti. Nunzio Nobile, medico-chirurgo» Anche in questo caso, come in tutti gli altri, le «prove» non sostengono per nulla il neodarwinismo; grazie alla docente che con coraggio ha fatto il suo dovere, spiegato con intelligenza le mancanze del neodarwinismo. Grazie al Dott. Nuzio Nobile che senza alcun problema ha risolto la questione delle mutazioni a Limone del Garda. La Redazione
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Un sereno
2014 ricco di
benedizioni nel Signore.
Proseguo il corso verso la meta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Ges첫.
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C'è un libro per tutti!
DARWIN HA SBAGLIATO
Il neodarwiniamo: irrazionale nelle sue pretese di Fabrizio Fratus
Autore: Piero Barovero Editrice: Book Sprint Edizioni Pagine: 95 Prezzo: e 12,00 Per ordinazioni: redazione@origini.info.
Questo non è un testo di biologia, ma un saggio epistemologico per rilevare le incongruenze del darwinismo. La logica ci insegna che se ammettiamo che «generato e generatore sono sempre della stessa specie» non riusciremo mai a spiegare l'origine della specie. I darwinisti non rispettano la logica, e non conosono nemmeno la matematica: non sanno che non si può passare da un numero intero ad un altro numero intero «con continuità». Questi errori di logica elementare sono alla base del «progresso» evoluzionista che sta portando tutto il mondo alla rovina.
L’uomo ha avuto la necessità di classificare e ordinare in gruppi tutti gli esseri viventi. Gli organismi viventi sono stati divisi in generi (gruppi di viventi con specifiche caratteristiche) e specie, identificate , oltre che dalle caratteristiche comuni anche dalla possibilità di generare individui. Il regno dei viventi è diviso in 5 gruppi che partono dal più semplice, quello delle Monère, fino al regno degli animali, quello più complesso. Il regno animale comprende milioni di specie differenti. Tra le molteplici specie appartenenti al mondo animale, l’uomo ha specificato diversi gruppi di appartenenza partendo da una prima e fondamentale differenziazione: esseri vertebrati ed esseri invertebrati. Senza addentrarci nella complessa rete gerarchica della divisione che l’uomo ha riscontrato si può certamente essere d’accordo nel sostenere che le varie classificazioni sono riferite a caratteri comuni e ben precisi che evidenziano l’appartenenza ad una o ad un altro genere familiare che comprendono le varie specie (famiglia lupo/cane che comprende le diverse specie di cani). Ciò che possiamo osservare è che qualsiasi genere/specie ha una serie di caratteristiche semantiche ferme nel tempo; si può catalogare ogni essere vivente nel suo genere/specie di appartenenza, sia vivo che morto, ciò non cambia nulla, le sue peculiarità di appartenenza ad una o ad un altro genere/specie restano comunque invariate. I caratteri di appartenenza ad una o ad altra genere/specie sono ben catalogate e rigorosamente precise in tutti i manuali di scienze naturali, i canoni di identificazione sono ben definiti e dettati da un ben limitato campo
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I variabile. Quindi, come tutti i manuali specificano, i generi familiari hanno caratteristiche ben definite e ben fissate nel tempo. La teoria di Darwin, che si basa sulla evoluzione della specie, ha alla base un concetto ben preciso che è quello della variazione nel tempo. La contraddizione della teoria applicata al dato certo, fissità del genere familiare di appartenenza, dimostra l’irragionevolezza delle argomentazioni a sostegno della predetta teoria. Non è possibile conciliare ciò che è accettato da tutti, cioè la catalogazione del genere familiare/specie, con una teoria che ne vuole contraddire l’essenza, cioè la fissità nel tempo dalle famiglia di genere a cui appartiene la specie, con un’ipotesi non verificata ed evidentemente in contrasto con la più elementare capacità raziocinante dell’essere umano. L’illogicità della pretesa neodarwiniana è assoluta! Ogni essere vivente, come d’accordo, ha un suo specifico genere e specie di appartenenza; un essere in fase di trasformazione a quale genere/specie apparterrebbe? Con chi si potrebbe riprodurre? È evidente che non avrebbe catalogazione e quindi andrebbe in contrasto con ciò che è certo, cioè il concetto specifico di appartenenza di ogni essere vivente ad un genere e conseguentemente alla sua specie. È la scienza stessa che nega ogni validità scientifica alla scuola di Darwin. Per comprendere più sostanzialmente le argomentazioni qui sopra riportate vi rimando all’ottimo saggio di Piero Barovero Darwin ha sbagliato. Ormai lo dicono veramente in molti che Darwin ha sbagliato!
Diversi lettori ci hanno chiesto il perché di questa immagine «zoologica» per una pagina dedicata ai libri. Diciamo che potrebbe essere fuori posto, ma ci sembra un simbolo di come Darwin e l'evoluzionismo... impongano con la forza il proprio pensiero!
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CHI È ALLAH?
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L’ecumenismo pretende, a parole, una convivenza paritaria delle religioni. Si vorrebbe stabilire una pace mondiale su base religiosa secondo il principio che le differenze sono ugualmente valide. Nella cristianità s'è andato concretizzando il pensiero che «Allah» sia Dio, lo stesso che oltre ad avere parlato a Maometto parlò ad Abramo; ovvvero il Dio di Allah è lo stesso nostro Dio! Questo articolo, pur nella limitatezza di una pagina, vuol fare un po' di luce su questa errata concezione!
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n altre parole si tende a rientrare nel concetto del «relativo», per cui alla fine, tutto è uguale o simile e in cui dovrebbe, secondo i rappresentanti delle varie Chiese, prevalere la «tolleranza». Con questo spirito la cristianità in genere cerca di essere tollerante anche verso i musulmani. Se ciò può essere un buon proposito, tuttavia, si corre il rischio di «interpretare» alcune caratteristiche del Cristianesimo in modo errato, come, ad es., il parallelismo tra Allah e Dio. È significativo che l’enciclopedia dedicata all’Islam della Herder Verlag, alla voce Allah rimandi a quella di Dio. Ma dove scaturisce il termine «Allah»? Per comprenderlo occorre risalire ai tempi passati della Storia quando nella penisola arabica esisteva una fede pagana che credeva in molti dèi, spiriti e demoni. I loro luoghi sacri erano sassi, alberi e sorgenti, luoghi nei quali si offrivano sacrifici, come ai tempi del peggiore Israele. I serpenti poi fungevano da medium attraverso i quali i veggenti (o diversamente i «profeti») ricevevano vaticini, poiché secondo il loro credo nel serpente abitava uno «spirito comunicante» (interessante notare che nell'an-
tica lingua araba il termine che designava il serpente era: Saitan, Satana). Questa situazione si trascinò per secoli sino alla comparsa di Maometto. Al suo tempo, prima che fondasse l’Islam nell’anno 622 d.C., esistevano in Arabia più di 360 divinità. Ogni tribù aveva, quindi, il suo dio protettore. Anche la tribù dei Koraschiti, cui apparteneva Maometto, onorava una di queste divinità, a quanto pare la più importante o la più diffusa chiamata (in arabo) al-ilāh, diversamente pronunciata Allah (ricordiamo che questa divinità non era venerata come «Essere supremo»). Nel frattempo Maometto, tormentato da preoccupazioni di carattere religioso, ebbe modo di formarsi una profonda conoscenza dell'ebraismo e del cristianesimo. Fu allora che, verso il 610 d.C., a sua detta, l'arcangelo Michele, sul monte Hira, gli rivelò la «parola divina» imponendogli di predicarla a tutti (questo avvenimento è ricordata dagli Arabi con il noto mese del Ramadan). Da quel momento Maometto si sentì chiamato, come «guerriero santo», a convertire, perlomeno, le tribù arabe. Purtroppo se all'inizio usò la dialettica, entrato poi in conflitto con le oligarchie del luogo
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ed anche con gli Ebrei di Medina (che lo rimproverarono circa le sue vedute sull'AT), passò alle maniere forti, aiutato in questo dalle numerose tribù arabe, poverissime da sempre, arrivando in questo iniziale conflitto anche a sterminare la comunità ebraica di cui sopra. Così nel gennaio del 630 d.C. potè impadronarsi della Mecca. Distrusse gli idoli di tutte le tribù, e fece della Kaaba (la famosa pietra nera degli oracoli della sua tribù) un santuario musulmano. E, dopo aver vinto l’ultimo dio tribale, potè esclamare: Allah hu Akbar!, Allah è più grande!, cioè la «sua» divinità aveva vinto le altre 359! Purtroppo Maometto la pose allo stesso livello del Dio biblico JHWH, utilizzando presto l’AT e i Vangeli a proprio uso e consumo, non solo copiandoli, ma necessariamente alterandoli per dare una base teologica ai fedeli: il Corano, cioè «unica parola di Dio». La domanda chi sia Allah, non è solo una domanda teologica, ma sta diventando sempre di più una sfida politica. I politici ed i mass media parlano di Dio quando intendono Allah, cosa che è un volontario o involontario sviamento dell’opinione pubblica, poiché Allah non ha niente a che vedere con il Dio della Bibbia. Anche la tesi che «Allah» sia un mutamento della parola ebraica «Eloha» (plurale: Elohim), è linguisticamente sbagliata. Altrettanto il carattere di Allah con i suoi 99 nomi non è per nulla paragonabile al nostro Dio. Anche se Allah viene chiamato «il Misericordioso», egli ne è tutto il contrario, come dichiara la Sura 9:81: «Anche se chiederai 70 volte perdono, Allah non ti perdonerà» (Ed. Ulrico Hoepli). Che differenza con Matteo 18:22 dove Gesù dice che dobbiamo perdonare 70 volte sette!
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MI MANCA DOLLY! LA CLONAZIONE NON FUNZIONA PER BATTERE CERTE MALATTIE A 68 anni, Sir Ian Wilmut è uno degli scienziati più celebri al mondo: oggi le sue specializzazioni sono altre, ma il suo nome rimarrà per sempre legato al Roslin Institute di Edimburgo, alla pecora Dolly, alla clonazione. Un momento storico nell'evoluzione della scienza, caratterizzato da mille obiezioni etiche e religiose, ma anche da grandi speranze. Come quella, un giorno, di curare malattie degenerative irreversibili. A15 anni di distanza, Dolly è passata a miglior vita. Il suo corpo imbalsamato è in mostra al Museo nazionale della Scozia, a Edimburgo. Di clonazione non si parla quasi più, se non in termini di carte di credito. Come tecnica è stata un fallimento? «Con i primati non funziona. Non sappiamo perché, ma i risultati non sono quelli sperati. Per fortuna ci sono tecniche alternative che lasciano sperare in un futuro più roseo, come la riprogrammazione delle cellule, un metodo che è nato in Giappone e che ha eliminato il bisogno di generare cellule staminali embrioniche in laboratorio». Ci sono speranze un giorno di curare il Parkinson, l'Alzheimer, la sclerosi laterale amiotrofìca? «So che ci riusciremo, non so quando. Abbiamo fatto enormi passi avanti. Quando ero piccolo c'era la poliomelite, la gente moriva di tubercolosi. Con ogni generazione superiamo ostacoli enormi. La nostra è una nuova era, ma forse per goderne in pieno i benefici dovremo aspettare un po'. Prendiamo i vaccini: i primi c'erano già nel 18esimo secolo, ma è solo nel 20esimo che abbiamo imparato a re-
riesce ad allattarli tutti, se ne prende uno in casa, lo si tira su con il biberon. Ecco. Dolly era un po' come quell'agnellino. E stato molto commovente quando a sua volta è diventata mamma».
alizzarli e somministrarli al meglio». E l'aspetto più frustrante del suo lavoro? «Sì: la distanza temporale tra la scoperta e l'arrivo al paziente di un medicinale in grado di migliorare le sue condizioni è difficile da accettare, ma inevitabile. Ci vogliono circa dieci anni. E per quanto sia entusiasmante quel momento in cui per la prima volta intravedi la possibilità di aver colto qualcosa di nuovo, è straziante vedere il rapido decorso di queste malattie». Crede che riuscirà mai a scrollarsi di dosso la definizione di papà di Dolly? «No, ma non credo neanche di volerlo. Da un punto di vista scientifico Dolly ha un posto indelebile nella storia, ma per noi, che in un certo senso siamo stati la sua famiglia, ha rappresentato molto di più di un esperimento scientifico». Le manca? «Certo, le eravamo tutti molto affezionati. Era una pecora speciale, aveva proprio qualcosa di umano. Si voltava se la chiamavi, era simpatica, socievole. In campagna, quando una pecora ha troppi agnellini e non
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E la sua morte? «Uno choc terribile. Sapevamo che fosse malata, ma non che fosse così grave. Aveva il cancro ai polmoni. Le hanno fatto l'anestesia per sottoporla ad alcuni esami ed è stato deciso che non era il caso di svegliarla. Se ne andata così». È rimasto stupito dalle obiezioni pubbliche che ci sono state alla clonazione? «Come scienziato sì, soprattutto dalle pressioni esercitate da alcuni governi. Negli Stati Uniti, ad esempio, l'amministrazione Bush aveva vietato tutti i finanziamenti federali alla produzione di cellule staminali. Nel Regno Unito siamo fortunati, ci sono regole complicate e dettagliate, ci sono garanti e supervisori, ma alla fine è quasi tutto possibile. E lo è – sembra quasi incredibile dirlo – grazie alla signora Thatcher, che aveva creato una commissione di esperti, con biologi e filosofi, la commissione Warnock, cui venne dato il compito di esprimersi sull'embriologia. È a questa commissione che si deve la definizione dei 14 giorni: prima un embrione umano non equivale a una persona. Con la terza settimana inizia a comparire il sistema nervoso e l'embrione ha altri diritti».
I tempi reali
«Ci vogliono dieci anni dal laboratorio alle applicazioni pratiche. Ed è straziante vedere il rapido decorso di Alzheimer o Sla» Ian Wilmut
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HACK: GLI ALIENI? ESISTONO, MA È MEGLIO CHE NON ARRIVINO C
lasse 1922, novant'anni compiuti. A parlare ad un convegno recentemente organizzato dal Corriere dell'Alto Adige, a Folgaria nel Trentino, è l'astrofisica triestina Margherita Hack, una delle figure più brillanti e prestigiose del mondo scientifico italiano che ha entusiasmato intere generazioni a cavallo di due secoli.
Come ha spiegato di recente spiegato sul Corriere del Trentino intervistata da Simone Casalini, la Hack si è sempre distinta per il suo impegno per i diritti civili, una passione che le deriva dal fatto che detesta le ingiustizie. Ma oggi è nota per la sua carriera di astrofisica intrapresa solo dopo aver lasciato la facoltà di Lettere. «Non era la mia strada. Poi mi ricordai che matematica e fìsica erano le mie materie preferite». L'università è diventata in seguito un mondo a lei «familiare». Un mondo che guarda con preoccupazione per il poco spazio dedicato ai giovani ricercatori: «Loro sono il nostro futuro, rinnovazione del Paese. Ma li stiamo perdendo perché l'estero offre più possibilità». Un ritratto di un carattere deciso, convinto delle proprie ragioni, proiettato al futuro e attento alle necessità e al bene comune, per niente offuscato dal peso dei 90 anni.
Professoressa Hack, c'è qualcosa in particolare che le piacerebbe condividere con il suo pubblico? In cosa si dovrebbe investire per le scoperte del futuro? «Di cose da dire ce ne sono sempre molte. Credo sia importante, oggi, interrogarci su cosa sia la materia oscura e quale rilevanza possa avere per noi. Resto però sempre molto legata alle questioni sulla conoscenza dell'universo, su una nin nrofonda comprensione dell'origine delle galassie, per esempio, e, soprattutto, sulle scoperte di nuovi pianeti e le conseguenze che potrebbero comportare. Sono argomenti così ampi che non c'è mai abbastanza tempo per esaurirli tutti». «La sonda su Marte potrebbe scoprire forme di vita fossili» M. Hack
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A proposito di nuove scoperte, cosa ne pensa della nuova sonda lanciata su Marte? «Oggi possiamo godere di strumenti sempre più sofisticati in grado di rilevare dettagli molto più precisi e funzionali. Siamo sempre stati incuriositi dalla ricerca di nuove forme di vita e forse siamo vicini a una scoperta in questo senso: la possibilità di confermare la presenza di batteri fossili, per esempio, sarebbe un grande passo avanti». Crede quindi nell'esistenza degli alieni? «Gli alieni? Esistono miliardi di pianeti, sarebbe assurdo credere di essere gli unici essere viventi in tutto l'universo. Credo fermamente nella loro esistenza, passata o presente, ma ritengo che un contatto sia molto improbabile. E forse è meglio così. Forse è giusto che le cose restino così come sono».
La sua passione, però, sono sempre state le stelle. «E continuano ad esserlo. Le stelle pulsanti, le stelle peculiari e, più in generale, la fisica applicata alle stelle mi hanno sempre interessata molto, fino a diventare una vera e propria passione». Intervista di Valentina Paulmichl del 17 agosto 2012
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AFGHANISTAN
QUANDO FINIRÀ QUESTA «MISSIONE DI PACE»?
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ove sono andati i fiori? Da molto tempo ormai le ragazze li hanno colti uno per uno. Così cantava molti anni fa una generazione americana che si rifiutava di combattere in Vietnam. Aveva molte ragioni. Da quelle paludi inutilmente bombardate a napalm, il più potente esercito del mondo uscì sconfitto...
I CREAZIONISTI E IL PROBLEMA DELL'ETÀ DELLA TERRA
Prosegue dal numero precedente 2/2012
A questo riguardo, sempre Ariel A. Roth, specifica che «si evidenziano lacune che rappresentano approssimativamente 6, 14 e più di 100 milioni d'anni. Una di queste lacune riguarda gli interi periodi Ordoviciano e Siluriano. Ci rendiamo conto che tali lacune esistono perché i depositi dell'Ordoviciano e del Siluriano sono presenti in altre parti del mondo. Secondo l'evoluzionismo, i depositi dell'Ordoviciano e del Siluriano hanno avuto bisogno di un lungo periodo di tempo per formarsi e per far evolvere gli organismi che ne costituiscono le caratteristiche fossili».
Non è nostro compito entrare nel merito di quella lontana Guerra e di «quello» (un «quello» chiamato «Missione di pace») che avviene in Afghanistan, ad es., o di altre guerre perché non solo gli USA, ma «mezzo mondo», fa la guerra. Vorremmo solo ricordare al termine ormai prossimo dell'anno 2012 alcune parole di Gesù: «Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non
si sgomenti» (Gv 14:27). «Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo» (Gv 16:33). Ed è questa la «missione di pace» che ogni cristiano dovrebbe adempiere nel corso della propria vita. Auguriamo ai nostri lettori ogni bene per il 2013 sotto lo sguardo di un Padre sempre benevolo con tutti.
I geologi, a conoscenza da molto tempo di queste mancanze le chiamano «discordanze». Si hanno vari tipi di discordanze, ma noi considereremo solamente quelle più evidenti: quella della «pari conformità», che si verifica nel momento in cui la linea di contatto tra i due blocchi delle ere geologiche che si dovrebbero susseguire non è visibile o non vi è evidenza di erosione. Perché non vediamo un'evidente erosione dello strato inferiore, se queste lacune rappresentano un periodo di tempo tanto lungo? Avremmo dovuto osservare una grande erosione su questi strati inferiori che da milioni di anni sono stati esposti alle intemperie prima che si depositasse lo strato superiore. Avremmo dovuto avere una media regionale d’erosione di circa 100 m in 4 milioni di anni. Ivo Lucchitta, geologo non creazionista, noto studioso del Gran Canyon suggerisce che le lacune sono date da un tempo eccezionalmente corto,
di 4 o 5 milioni di anni. Per i creazionisti invece la spiegazione è che gli strati si sono depositati in modo rapido durante il diluvio biblico. Se si osserva la superficie della terra si possono frequentemente vedere gli effetti dell’erosione che danno forme irregolari come gole, valli etc. Gli effetti del tempo avrebbero dovuto lasciare tracce evidentissimi al contrario queste lacune sono generalmente piane, non modificate dagli agenti atmosferici, questo suggerisce che il tempo trascorso è poco o nullo. Collocandosi ai margini del Gran Canyon si rimane impressionati dall’evidente parallelismo degli strati della roccia; è un fenomeno che contrasta con la superficie del Canyon che ha grandi irregolarità date dall’erosione. Come mai non vi è una simile situazione nelle lacune visto che dovrebbero essere state lungamente esposte agli agenti erosivi?
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Continua prossimo numero
DA TUTTO IL MONDO!
Birra, birra!
«LUPPOLO E MALTO, CHE DIO LI PRESERVI!»
Prima benedizione della birra nel Burgenland (Austria): «Luppolo e malto, che Dio li preservi!». Sotto questo motto il 30 settembre ad Eisenstadt è stata per la prima volta benedetta la birra da parte del vescovo Ägidius Zsifkovics. Alla conclusione del suo mandato pontificale nel duomo di san Martino sono state benedette delle bottiglie; dopodiché è avvenuta la spillatura nella vicina locanda. Siccome nel Burgenland le benedizioni del vino hanno una grande tradizione, il vescovo vede di buon occhio la benedizione della birra: «Sia nella pigiatura del vino che nella fabbricazione della birra, la Chiesa vanta un’attività che è delle più lunghe». «È una cultura da rispettare», conclude Zsifkovics. In fin dei conti, anche la birra viene ricavata da doni divini della natura. No comment!!!
Animalia
FORMICHE INTELLIGENTI: UNA BUSSOLA INTERNA PER TROVARE IL CIBO
Citazioni citabili «ll lavoratore che fatica dev'essere il primo ad avere la sua parte di frutti» San Paolo (Seconda lettera a Timoteo 2:6) «Una vita senza avventura è probabilmente noiosa, ma una vita in cui si lascia che l'avventura assuma qualsiasi forma sarà sicuramente breve» Bertrand Russell (da L'autorità e l'individuo) «Amittit merito proprium qui alienum adpetit - Ha quel che merita chi perde il proprio per arraffare l'altrui» Fedro (I secolo d.C. - dalle Favole; Un cane, con carne in bocca, attraverso un fiume) «Guai a voi, che aggiungete casa a casa e unite campo a campo, finché non vi sia più spazio, e così restate soli ad abitare nel paese» Profeta Isaia (CEI/Gerusalemme 5:8 - VIII secolo a.C.) caso e che la loro capacità di trovare il cammino più breve tra due punti era dato dalle tracce di feromoni che si lasciavano dietro i loro passi», spiega Alberto Colorni, ingegnere dei Sistemi al Politecnico di Milano. Ora si suppone che questi insetti abbiano una bussola interna che li conduce a trovare nuovi percorsi.
I SURICATI
Pianeta Marte Presenze che stupiscono! Un gruppo di simpaticissimi suricati, noti ai bambini perché un suricato era il personaggio Timon del cartone Il re Leone di Walt Disney. Appartengono alla famiglia di mammiferi carnivori Viverridi erpestini, diffusa nell'Africa meridionale. Il suricata si nutre di piccoli vertebrati, di insetti, di bulbi e di radici; ha piccole dimensioni e come si nota nella fotografia è caratterizzato da otto-dieci fasce trasversali scure in corrispondenza del dorso.
LA GIRAFFA
FOTOGRAFATI CIOTTOLI ROTONDEGGIANTI
La sonda spaziale Rover curiosity della NASA nei primi 40 giorni dal suo ammaraggio su Marte ha eseguito, come risaputo, numerose fotografie del suolo. La cosa che ha sorpreso gli studiosi è che i ciottoli, alcuni dei quali piccoli come granelli di sabbia, sono rotondeggianti. L'intuizione che su Marte ci fosse stata acqua ha avuto ora conferma. Infatti «la forma rotonda delle pietre lascia dedurre che la ghiaia sia stata trasportata dall’acqua per un lungo tragitto ad una velocità di circa un metro al secondo e che fosse profonda dalle caviglie all’anca» (William Dietrich, University of California). Rover curiosity dovrà analizzare ulteriormente i sassi. A pro di che?
Ortles Le formiche sanno trovare nuove strade per raggiungere il cibo quando un ostacolo sbarra loro il percorso più breve. Questa innovativo fattore esplorativo è stato messo in evidenza da una ricerca, pubblicata sul Journal of Experimental Biology, che ha considerato 12 colonie di formiche Argentine, dando loro un'ora di tempo per trovare il cibo posto dal lato opposto di uno speciale labirinto, in cui le strade più brevi erano sbarrate. Le formichine hanno aperto un nuovo sentiero che è stato utilizzato dall'86% di esse. «Fino a ora si sapeva che ogni formica si muoveva a
GHIACCIO DI 2.600 ANNI FA
Ve lo immaginate l'uomo che deve cercare l'acqua in questo modo? Curiosità dalla Natura!
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Nel ghiacciaio dell'Ortles, il massiccio che si eleva sino a raggiungere quota 3.900 in Alto Adige, sono state rinvenute a 74 metri di profondità tracce di un'aghifoglia, risalenti alla fine dell'Età del ferro oltre ad un'elevata dose di radioattività degli anni '60, periodo di massima frequenza dei test nucleari nelle zone più settentrionali del pianeta. Ci chiediamo se era proprio necessario spendere somme ingenti per tutto questo, vista la situazione alimentare, ad es., nel Congo?