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Puntare sull’organizzazione della filiera
A che punto è la logistica urbana?
Lo sviluppo dell’e-commerce e delle consegne a domicilio, così come la rinascita dei piccoli negozi di prossimità senza magazzino sono canali di distribuzione in rapida crescita e danno l’impressione di generare congestione e traffico. La realtà è che la mobilità privata è ancora il problema numero uno, soprattutto per la grande quantità di spazio urbano occupato dai veicoli in sosta su strada, che vengono utilizzati solo poche ore al giorno. La logistica urbana efficiente è parte della soluzione alla congestione delle nostre città se riesce a mettere in campo un sistema molto più sostenibile: un furgone ben carico utilizzato 8 ore al giorno o più, ad esempio, è una soluzione molto più efficiente e sostenibile per trasportare merci rispetto a mezzi di minore portata.
Il network Alice sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nella ricerca e sviluppo europei, ma cos’è esattamente e quali sono gli aspetti più interessanti della logistica urbana a cui state lavorando?
Per troppo tempo l’attenzione per l’innovazione sulla logistica delle merci si è concentrata solo sulla tecnologia o sulla digitalizzazione. Alice, pur essendo favorevole a questi sviluppi, vuole al contempo cercare di definire quale sia il vero problema. La pianificazione della filiera e della catena logistica, così come la sua gestione efficace, sono una scienza e quindi il modo in cui organizzi (o non organizzi) la tua operatività giornaliera ha un impatto molto più grande sui risultati di esercizio rispetto a qualsiasi evoluzione tecnologica che può accompagnare questa ottimizzazione. Questo è il motivo per cui abbiamo sviluppato il concetto di Physical Internet e cioè lo sviluppo di un sistema a rete interconnesso e auto-organizzante per ridurre i colli di bottiglia e promuovere un utilizzo sempre più efficiente delle infrastrutture.
In questi ultimi tempi si sente spesso parlare di innovazioni disruptive; quali sono quelle davvero rivoluzionarie?
Il nuovo paradigma che davvero può cambiare il nostro modo di intendere la logistica è quello della condivisione degli asset fisici e immateriali da parte degli operatori. La modularizzazione può anche essere un fattore rivoluzionario come fattore abilitante della condivisione delle risorse e dell’interconnessione delle reti logistiche. È interessante notare che la filiera che sta introducendo piccole unità logistiche modulari riutilizzabili è il settore dell’agricoltura (per la distribuzione di frutta e verdura) e del food in generale.
Quali sono gli aspetti più interessanti in termini di impatto sulla logistica urbana della rivoluzione e-commerce che in Italia è in una fase iniziale?
Non sono così sicuro che l’Italia sia molto arretrata. È vero, però, che negli Stati Uniti e in Cina il settore è cresciuto più velocemente. Uno degli aspetti più sfidanti dello sviluppo logistico legato all’e-commerce è la necessità di identificare aree logistiche localizzate in prossimità delle aree urbane, con costi sempre crescenti. Il costo per l’affitto di uno spazio commerciale è molto più alto di quello logistico e per questo gli investitori e gli immobiliaristi si trovano davanti a un dilemma: puntare su un ritorno dell’investimento a breve o scommettere sul fatto che ampie aree commerciali nel centro urbano dovranno essere convertite in transit point logistici per sostenere l’aumento della domanda generata dalle consegne a domicilio? La risposta è probabilmente lo sviluppo di un nuovo modello di business logistico che tenga conto dei flussi e dei volumi in gioco piut
tosto che della disponibilità statica di grandi magazzini. Nel futuro si svilupperanno sempre più spazi logistici che non saranno principalmente utilizzati per lo stoccaggio, ma per svolgere operazioni sempre più efficaci e puntuali di cross dock e questa nuova operatività sarà in grado di creare molto più valore dei centri commerciali tradizionali.
Ci può suggerire qualche buona pratica nella logistica urbana che possa essere trasferita e implementata in Italia?
Prima di tutto fatemi dire che anche l’Italia ha qualche buona pratica che potrebbe essere portata ad esempio. Guardando all’estero, però, sono sempre più affascinato dal servizio Binnenstadt operativo in Olanda. Si sono resi conto che non si dovrebbe mai sprecare un viaggio e quindi hanno sviluppato un modello di business nel quale combinano viaggi di consegna di articoli ordinati via e-commerce con il ritiro di materiali riciclabili o la raccolta di merce per un’ulteriore distribuzione. I veicoli in questo modo non viaggiano mai vuoti.
In che modo le città gestiranno la mobilità delle merci nei prossimi 20 anni?
Se prevarrà la sostenibilità e la razionalità le nostre città vedranno meno traffico, anche se quello delle merci raddoppierà. Questo perché la mobilità privata diminuirà drasticamente favorendo i servizi di trasporto pubblico o di condivisione di veicoli, mentre le merci viaggeranno su veicoli ben carichi, operativi 24 ore su 24. Questi stessi veicoli non andranno mai in giro vuoti ma saranno sempre operativi, ad esempio effettuando la raccolta dei rifiuti, la logistica di ritorno dell’e-commerce o addirittura pulendo le strade.
Ha qualche suggerimento per i nostri operatori logistici italiani?
Vorrei suggerire a tutti di iniziare a pensare a modelli di business che permettano di connettere le reti e le filiere, collaborare non solo con clienti e fornitori ma anche con competitor per ottenere l’ottimizzazione dei carichi. In questo modo il proprio business sarà più sostenibile, ridurrà i costi e consentirà una migliore ottimizzazione delle risorse.