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Guida autonoma in ambito urbano

Quali sono gli aspetti più rilevanti della logistica urbana su cui siete impegnati in questo momento?

A Göteborg abbiamo fondato la Urban Freight Platform (UFP), un’iniziativa congiunta tra le Università di Göteborg e Chalmers. La ricerca sui trasporti e la logistica all’interno delle due università è sinergica, integra il focus sulla tecnologia e l’innovazione con le scienze sociali. Ad esempio, stiamo lavorando insieme sul ruolo futuro dei veicoli autonomi nelle consegne di merci in città. La maggior parte della ricerca nel trasporto merci a guida autonoma è concentrata su viaggi a lunga distanza, quindi porre l’attenzione sull’ambito urbano è molto interessante perché è necessario esplorare una serie di ipotesi sulle implicazioni future. Insieme ai colleghi in Francia stiamo anche lavorando sull’ottimizzazione del servizio di “consegna istantanea” e cioè quelle consegne che avvengono entro due ore dall’ordine. La domanda per questo genere di servizio sta crescendo rapidamente e ancora non sono del tutto analizzati gli effetti sui modelli di logistica urbana esistenti.

In questi ultimi mesi abbiamo sentito più volte parlare di innovazione distruttiva nella logistica e in particolare in quella urbana; quali sono le vere innovazioni del settore?

Le nuove tecnologie che consentono una migliore gestione della mobilità urbana di merci e persone potrebbero portare a grandi benefici in termini di condivisione dello spazio urbano e migliore utilizzo della capacità stradale. D’altra parte, i modelli di business che indichiamo come distruttivi stanno anche portando alla frammentazione delle consegne con il contemporaneo aumento di quelle istantanee. La crescita di servizi nuovi come Uber per la mobilità delle persone sta anche mettendo sotto pressione l’utilizzo dello spazio urbano per il carico/scarico e questo, a sua volta, ha un impatto sull’operatività delle aziende.

È difficile indicare una o due specifiche innovazioni principali dal momento che molte generano modifiche nei modelli di business e conseguentemente hanno un impatto sul trasporto merci in ambito urbano.

L’Italia sta vivendo una rivoluzione per via dell’e-commerce: quali sono gli impatti sulla logistica urbana?

L’aspetto su cui stiamo maggiormente indirizzando il nostro interesse è quello legato alla crescente frammentazione delle consegne causate dal numero sempre maggiore di ordini da parte dei consumatori attraverso l’e-commerce. Sebbene il mercato possa essere considerato maturo in alcuni Paesi, è interessante che esistano così tanti modelli diversi di consegna: per esempio, in alcuni luoghi la consegna a domicilio è l’approccio normale mentre in altri vediamo un uso molto maggiore dei punti di raccolta o del sistema di lockers. Al momento, possiamo dire che “non esiste un modello unico” e questo rende interessante svolgere confronti a livello internazionale. Una caratteristica interessante dell’ecommerce è la connessione con le scelte relative alla mobilità personale. L’uso dell’automobile è stato fortemente legato ai viaggi di shopping e l’aumento dell’e-commerce apre la possibilità di cambiare tale caratteristica della mobilità individuale: se i prodotti vengono consegnati direttamente al consumatore, potremmo ritenere che ci sia la possibilità di utilizzare meno l’automobile privata, specialmente nelle aree urbane.

Quali sono le migliori pratiche europee in materia di logistica urbana che possono essere trasferite in Italia?

È molto importante condividere idee sulle buone pratiche e prendere in considerazione opportunità di trasferimento del know-how. Ad esempio stiamo lavorando su un progetto europeo che si pone l’obiettivo di far diventare le nostre città dei veri e propri “laboratori”. Questo è molto interessante perché è un modo per aumentare la cooperazione con gli stakeholders e allo stesso tempo sviluppare idee e iniziative su larga scala. Penso che l’aspetto più significativo in molti progetti che si occupano della logistica urbana non sia necessariamente l’implementazione o la dimostrazione di una specifica soluzione ma piuttosto il processo di collaborazione che deve essere messo in atto per ottenere il cambiamento desiderato.

In che modo le città gestiranno la mobilità delle merci nei prossimi 20 anni?

Debbo dire che sono ottimista sui miglioramenti che vedremo in questo campo. Penso che ci sia stato un notevole aumento della ricerca negli ultimi 5-10 anni. Inoltre, c’è stato un crescente impegno sul tema che ha portato alla nascita di legami sempre più forti tra ricerca, autorità centrali e locali, aziende del settore privato. Questo è importante per trovare soluzioni sostenibili ai problemi complessi della logistica urbana. Penso che entro il 2035 vedremo molte più città in cui le emissioni legate alla logistica urbana saranno drasticamente ridotte o addirittura eliminate del tutto e dove il sistema di logistica urbana funzionerà in modo molto più efficiente di oggi. Tuttavia, ci saranno alcune grandi sfide da affrontare in relazione al crescente livello di urbanizzazione globale. Dobbiamo aumentare l’impegno e le competenze delle autorità locali e dei governi regionali e nazionali sulla logistica urbana e sui relativi modelli di logistica urbana. Parlo di conoscenza, informazione, consapevolezza e conseguenti piani specifici di formazione di nuove professionalità e competenze. Al momento, alcune città in Europa hanno raggiunto una leadership in questo campo ed è essenziale che molte altre si uniscano a loro in questo processo di innovazione e di sviluppo resiliente.

Sergio Barbarino

Sergio Barbarino lavora al Brussels Innovation Centre dove guida il team di Open Innovation. È anche il presidente di Alice, la piattaforma europea per l’innovazione per la logistica finalizzata alla realizzazione del cosiddetto Pysical Internet. Nato a Napoli, ha una laurea in Ingegneria Chimica presso l’Università di Napoli Federico II e un MBA presso la Solvay Business School di Bruxelles. È anche stato Visiting Professor – tra gli altri –all’Ecole des Mines de Paris, alla City University di Londra, alla Laval University Quebec, alla Solvay Brussels School, allo ZLC Zaragoza.

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