Gli obiettivi del 2023: dal no alla carne finta al semaforo in etichetta
Cinghiali: a oltre un anno dal primo caso di peste nessun risultato apprezzabile
Patronato Epaca: domanda assegno unico universale. Indennizzo da marzo 2023 a febbraio 2024
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RE G I S T R A Z I O N E TR I B U N A L E di Alessandria n.69 del 21.1.1953
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N o v i L i g u r e C o m p l i m e n t i !
Più di un anno fa, era esattamente il 7 gennaio 2022, il primo caso di peste suina. Inevitabile iniziare questo primo editoriale senza ripensare a quelle giornate dove concitazione, rabbia e frustrazione si mescolavano a dubbi e perplessità.
A dodici mesi di distanza ci ritroviamo ancora, praticamente, al punto di partenza, stessi dubbi e stesse perplessità ma, soprattutto, tanta esasperazione.
Da sempre sosteniamo una sacrosanta verità, noi agricoltori non vogliamo essere indennizzati ma essere messi nelle condizioni di poter raccogliere il frutto del nostro lavoro e venderlo a prezzi equi. Nonostante ciò, siamo da sempre in lotta con risarcimenti che non arrivano, o hanno tempistiche assurde, e con una legge sulla caccia vecchia e superata che non permette di ristabilire un equilibrio sul territorio: un numero di cinghiali ormai insostenibile sotto ogni punto di vista. Nelle pagine di questo numero di “Agricoltura Alessandrina” dedicheremo un ampio approfondimento, dalle linee guida operative alla proroga dei Comitati di Ambiti Territoriali Caccia.
Una proroga che vede Coldiretti in netto disaccordo, alla scadenza del 31 dicembre 2022 i rinnovi andavano fatti, senza perdere tempo! Invece, ancora una volta ci troviamo di fronte ad una Regione che demanda responsabilità e non prende decisioni: sull’assurdo spreco di denaro della rete di recinzione ci siamo espressi poco perché, conoscendo bene il territorio e la morfologia alquanto complicata di “zone rosse” e buffer, sapevamo bene quando fosse denaro sprecato. Risultato, oggi ci troviamo con un aumentato numero di cinghiali e i problemi di sempre.
I rapporti con il mondo venatorio, la difficoltà a reperire personale, corsi per i tutor… insomma, troppa
burocrazia per un problema che da anni vede Coldiretti in prima linea in difesa della sicurezza dei cittadini e del prodotto in campo.
Obiettivo: ridimensionare il numero di cinghiali per contenere il dramma degli incidenti stradali causati da fauna selvatica, purtroppo anche con esito mortale, ma anche mettere un freno al costo sostenuto dagli agricoltori per continuare a seminare i campi puntualmente distrutti dalle incursioni di questi animali.
Abbiamo percorso diverse fasi, dal dialogo con le Istituzioni, ai Tavoli di concertazione sino alle mobilitazioni di piazza ma, a fronte di tante promesse, non sono arrivati risultati apprezzabili e concreti.
Non sottovalutiamo le varie sfaccettature delle decisioni che andrebbero prese nel mettere d’accordo assessorati e ministeri, agricoltori e cacciatori ma altrettanto bene sappiamo che il numero dei capi abbattuto sino ad oggi sul territorio regionale è di circa 16.000 che diventa poco più di 3.500 per la provincia di Alessandria. Numeri che si commentano da soli, che però rappresentano in concreto quanto la situazione sia, da tempo, sfuggita di mano: un anno fa il primo cosa di PSA ma noi di Coldiretti avevamo già denunciato più volte i pericoli di epizoozie legate al numero impressionante di capi sul territorio. Ecco perché, a gennaio 2022, avevamo subito detto “tanto tuonò che piovve”, per rendere bene l’idea dell’immobilismo delle istituzioni.
Ora, però, è trascorso un anno altro e se ci voltiamo indietro l’amarezza diventa rabbia perchè non solo la “zona infetta” continua ad allargarsi ma soprattutto per la drammatica realtà del vuoto stalla con il quale tante aziende devono ogni giorno fare i conti. Sino a quanto potranno resistere, visto il momento economico così difficile?
Il Bando per la biosicurezza degli allevamenti suini in scadenza il 31 gennaio ha voluto essere una boccata d’ossigeno, e per molti aspetti lo è stato, ma non risolve il problema. E’ sul depopolamento e sulla Legge venatoria che bisogna agire per non perdere il patrimonio suinicolo, uno dei fiori all’occhiello dell’agroalimentare Made in Italy. La lotta contro il cibo sintetico, che ci vedrà impegnati a trecentosessanta gradi durante il 2023, parte proprio dalla tutela dei patrimoni enogastronomici territoriali e dalla difesa della biodiversità.
Un esempio? La produzione di salame Nobile del Giarolo, eccellenza della norceria tricolore, inserito tra i 5.450 tesori del Made in Italy a tavola messi a rischio da siccità, crisi economica e… peste dei cinghiali!
Dopo chilometri di inutile recinzione la situazione è la stessa se non peggiorata e il “vuoto stalla” continua
E RINNOVI:
FONDAMENTALE ASCOLTARE TERRITORIO E IMPRENDITORI
Sarà un anno molto impegnativo questo 2023, sia dal punto di vista sindacale che territoriale: vivremo, infatti, la stagione dei rinnovi della classe dirigente. Incontri pianificati, dalle Sezioni alle Zone, per incontrare gli associati, informarli sulle ultime novità tra Pac e Psr e soprattutto ascoltare le loro opinioni: sentire dalla voce di chi ogni giorno vive e si confronta con i punti di forza e di debolezza del territorio quali sono le priorità più urgenti a cui dare risposte. Molte già le conosciamo ma è fondamentale attuare un feed back continuo perché, lo sappiamo bene, alcune tematiche sono trasversali mentre altre sono rappresentative solo di alcune aree.
La ripresa, nuovamente in presenza, degli incontri zonali come prima dell’era Covid, offre l’opportunità di stringere mani e guardare dritto negli occhi i nostri imprenditori. Insomma, capire se stiamo andando nella giusta direzione oppure dobbiamo cambiare strada!
Comune denominatore sarà la consapevolezza che le imprese devono essere messe in condizioni di svolgere un ruolo essenziale nel presidio territoriale, nel contrasto alla crisi climatica e contro il dissesto idrogeologico in un continuo percorso di crescita.
Non dimentichiamo le difficoltà di un’annata difficile, che porta i segni della siccità e del conflitto in terra ucraina, ma sappiamo che la nostra forza risiede nella capacità di non dare nulla per scontato, per questo diciamo grazie a tutti coloro che credono e che continueranno a condividere la nostra progettualità. Con il supporto dei tecnici e degli esperti di settore analizzeremo il Piano Strategico della Pac, i Bandi del nuovo Piano di Sviluppo Rurale ma anche le ultime novità fiscali e,
ovviamente, illustreremo le grandi battaglie che ci vedranno schierati da Nord a Sud del Paese: al primo posto la lotta al cibo sintetico.
Educare i futuri consumatori è prioritario per evitare che fake news indeboliscano la Dieta Mediterranea, patrimonio dell’Unesco, e portino effetti devastanti per la salute e l’economia dei territori, andando a minare quella biodiversità che fa crescere la fame di Made in Italy nel mondo e moltiplicare i tentativi di Italian sounding.
La guerra al cibo sintetico è una guerra a tutti gli effetti, ne parla solo Coldiretti, andando a smuovere equilibri malsani che si celano dietro informazioni distorte e fuorvianti: sappiamo bene che diamo fastidio, ma sappiamo altrettanto bene che dobbiamo salvare il patrimonio agroalimentare e le aziende che lo rendono così prezioso.
Colgo l’occasione per dire un grande grazie a tutti coloro che hanno messo nero su bianco la loro firma per dire no al Frankenstein food, che hanno ascoltato le ragioni di una verità che ben camuffata, costruita apposta per spostare l’attenzione del consumatore. A livello nazionale sono state raggiunte, in poco più di un mese, oltre 350.000 firme e circa 5.000 sul territorio alessandrino: abbiamo unito le forze ma la nostra battaglia prosegue più determinata che mai. Contrasteremo sempre le distorte politiche europee che appoggiano il “nuoce alla salute” sulle bottiglie di vino o l’etichetta a semaforo che mette il verde su bevande zuccherine e il rosso all’olio di oliva.
Non dimentichiamo che il nostro progetto economico, i progetti di filiera, valorizzano le identità locali come “leve competitive” per generare sviluppo economico, ma anche qualità della vita dando dignità e
titolarità sociale alle imprese agricole.
L’agricoltura da anni è tra le priorità nelle agende di governi e addetti ai lavori, abbiamo ottenuto risultati importanti ma non abbastanza: per questo continueremo a ragionare in termini di efficacia e di concretezza, garanzia di risultato per le imprese agricole.
Non per Coldiretti, ma per l’Italia, per continuare a crescere agli occhi dell’Europa e del mondo.
Arriviamo da mesi che portano i segni della siccità e dei costi alle stelle a causa della guerra IN CALENDARIO INCONTRI ZONALI
La nostra forza risiede nella capacità di non dare nulla per scontato. Con i consumatori si rafforza il No
COLDIRETTI IN PRIMA LINEA
Dagli attacchi alla produzione di carne, salumi e vino alla battaglia sull’etichetta Nutriscore che boccia le eccellenze Made in Italy, dal pericolo dell’arrivo nei piatti di carne o latte in provetta fino alla difesa delle denominazioni più tipiche.
Sono queste secondo Coldiretti Alessandria alcune delle sfide che nel 2023 attendono il cibo ed i vini Made in Italy nell’Unione Europea dove, peraltro, si attende finalmente nel nuovo anno il via libera alla nuova genetica “green” capace di sostenere l’obiettivo della sovranità alimentare, difendere dai cambiamenti climatici il patrimonio di biodiversità e far tornare la ricerca italiana protagonista.
Nel 2023 potrebbero essere già presentate le prime richieste di via libera all’arrivo sulle tavole in Europa per la carne prodotta in laboratorio come novel food dopo il via libera della Fda negli Stati Uniti.
Si tratta di una minaccia letale per l’agricoltura italiana, la salute dei consumatori e la biodiversità del pianeta contro la quale sono state già raccolte quasi 400mila firme nella mobilitazione della Coldiretti per promuovere la legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione in Italia del cibo sintetico. Una con-
trarietà trasversale come dimostrano le firme raccolte nell’ambito dell’iniziativa di Coldiretti, Campagna Amica, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe e Filiera Italia. Insieme al premier Giorgia Meloni e al Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare hanno firmato Ministri e Sottosegretari, Parlamentari nazionali ed europei, Sindaci, personalità della cultura dello sport e dello spettacolo, rappresentanti istituzionali di Regioni e Province, imprenditori e numerosi Vescovi. La verità è che non si tratta di carne ma di un prodotto sintetico e ingegnerizzato, che non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e, inoltre, non è accessibile a tutti poiché è nelle mani di grandi multinazionali.
“A conferma delle perplessità che abbiamo più volte rimarcato, è stata rinviata, invece, almeno all’autunno 2023 la presentazione della proposta di regolamento rispetto all’etichettatura Nutriscore, un sistema fuorviante, discriminatorio ed incompleto che finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è
nota neanche la ricetta. L’equilibrio nutrizionale non va ricercato nel singolo prodotto ma nell’equilibrio tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e per questo non sono accettabili etichette semplicistiche che allarmano o scoraggiano il consumo di uno specifico prodotto”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
“Un approccio che va combattuto perché apre le porte al cibo sintetico, dalla bistecca fatta nel bioreattore al latte senza mucche, che rappresenta una minaccia letale per l’agricoltura italiana, la salute dei consumatori e la biodiversità del pianeta. A livello nazionale sono circa 350 mila le firme già raccolte dalla mobilitazione della Coldiretti, oltre 34 mila in Piemonte, più di 4.500 in provincia di Alessandria per promuovere la legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione in Italia del cibo sintetico per il quale nel 2023 potrebbero essere già presentate le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio in Europa dopo il via libera della Fda negli Stati Uniti”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.
Il 2023 si prospetta, dunque, denso di nuove sfide e, dopo aver fermato il tentativo di escludere dai prossimi finanziamenti europei della promozione carne, salumi, vino e birra nel nuovo anno è necessario mantenere alta la guardia affinchè nel prossimo regolamento non si torni alla demonizzazione di alcuni prodotti rischiando di favorire il passaggio a una dieta unica mondiale, dove il cibo sintetico si candida a sostituire quello naturale.
Il giusto impegno della Commissione Europea per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle
quantità consumate.
Intanto, dopo aver fermato il tentativo di escludere dai prossimi finanziamenti europei della promozione carne, salumi, vino e birra è allarme per l’autorizzazione Ue concessa all’Irlanda che potrà adottare un’etichetta per gli stessi vino e birra, oltre che liquori, con avvertenze terroristiche, che non tengono conto delle quantità, come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati” nonostante i pareri contrari di Italia. Francia e Spagna e altri sei Stati Ue, che considerano la misura una barriera al mercato interno, e l’annuncio della stessa Commissione di possibili iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici.
Ma le battaglie interessano anche l’innovazione che va davvero nella direzione degli interessi dei cittadini e delle imprese a partire dall’atteso via libera alla nuova genetica “green” capace di sostenere l’obiettivo della sovranità alimentare, difendere il patrimonio di biodiversità agraria presente in Italia dai cambiamenti climatici e far tornare la ricerca italiana protagonista. Nell’agenda 2023 del presidente Ursula Von der Leyen nell’ambito del Green Deal c’è anche la legislazione per nuove tecnologie di miglioramento genetico che permettono di riprodurre in maniera precisa e mirata i risultati dei meccanismi alla base dell’evoluzione biologica naturale, raggruppate sotto la denominazione Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita). Innovazioni che non implicano l’inserimento di Dna estraneo alla pianta e dunque non hanno nulla a che vedere con gli Ogm come dimostrano gli accordi siglati dalla Coldiretti con la Siga (Società Italiana di Genetica Agraria) e con il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura).
Grazie a tutti coloro che hanno già firmato e che firmeranno la petizione “NO al cibo sintetico” promossa da Coldiretti, Campagna Amica, Filiera Italia e World Farmers Markets Coalition ha superato a livello nazionale quota 350.000 firme.
Molto importante il contributo degli alessandrini: la mobilitazione ha già raccolto oltre 5.000 firme per scongiurare l’arrivo in Italia di carne finta, prodotta in laboratorio, mentre nel 2023 potrebbero essere già presentate le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio in Europa dopo il via libera scattato a novembre 2022 negli Stati Uniti.
Chi volesse sostenere l’iniziativa firmando la petizione può farlo negli Uffici Coldiretti sul territorio provinciale durante gli eventi e i mercati di Campagna Amica e negli agriturismi Terranostra.
A TAVOLA BOCCIATI DAL 54%, PRIORITARIO VALORIZZARE LA FARINA DEL TERRITORIO
Continua a suscitare perplessità, anche sul territorio provinciale, l’autorizzazione concessa dall’Unione Europea all’immissione sul mercato di Acheta domesticus, vale a dire il grillo domestico, in polvere parzialmente sgrassata, come nuovo alimento. La maggioranza degli alessandrini considera, esattamente come il 54% degli italiani, gli insetti estranei alla cultura alimentare nazionale e non li porterebbe mai a tavola mentre, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, sono indifferenti il 24%, favorevoli il 16% e il 6% non si esprime.
“Valorizzare la vera e tradizionale farina del territorio deve essere un’assoluta priorità, senza dimenticare altre tipologie di farine piemontesi, come quella di mais o di riso, che vengono utilizzate per svariati prodotti da forno. Partendo proprio dai numeri della provincia alessandrina, particolarmente vocata alla produzione di frumento tenero con una superficie di oltre 34 mila ettari e più di 2 milioni di quintali per una superficie regionale complessiva di
circa 84 mila ettari”.
Così il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco sul via libera dell’Ue alla farina di grillo tanto che, dal prossimo mese, potrebbero trovarsi nei negozi di alimentari pasta, miele, barrette energetiche e biscotti ottenuti con polvere di grillo domestico distribuiti da un’azienda italiana, l’Italian Cricket Farm di Scalenghe, nella Città metropolitana di Torino. La società piemontese, infatti, ha fatto richiesta a Bruxelles di produrre polvere di grillo domestico da destinare al mercato alimentare.
La commercializzazione di insetti a scopo alimentare è resa possibile in Europa dall’entrata in vigore dal primo gennaio 2018 del regolamento Ue sui “novel food” che permette di riconoscere gli insetti interi sia come nuovi alimenti che come prodotti tradizionali da paesi terzi.
Al momento la Ue ha già autorizzato la vendita, come cibo da portare in tavola i grilli domestici (Acheta domesticus), la larva gialla della farina (Tenebrio molitor) e la Locusta
migratoria.
“Prodotti che nulla hanno a che fare con quelli preparati con la farina di grano e che ben si discostano dai valori che promuoviamo del mangiar sano, portando sulle tavole prodotti di cui è possibile tracciare l’origine. Al di là, quindi, della normale contrarietà degli italiani verso prodotti lontanissimi dalla cultura nazionale, l’arrivo sulle tavole degli insetti solleva dei precisi interrogativi di carattere sanitario e salutistico ai quali è necessario dare risposte, facendo chiarezza sui metodi di produzione e sulla stessa provenienza e tracciabilità, considerato che la maggior parte dei nuovi prodotti proviene da Paesi extra Ue, come il Vietnam, la Thailandia o la Cina, da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco
Assurdo, quindi, parlare di farina di grillo domestico, allevato in Piemonte, quando Coldiretti porta avanti da anni progetti di filiera agricola del territorio, come Gran Piemonte, lanciato insieme al Consorzio Agrario del Nord Ovest, tramite il quale sono già stati seminati oltre 7 mila ettari, e volto a valorizzare proprio l’oro giallo ed ottenere prodotti da forno veramente prepararti con la farina del territorio per rispondere anche alle esigenze dei consumatori che sono sempre più attenti alla provenienza degli ingredienti.
Importante far crescere i progetti di filiera come Gran Piemonte per promuovere le produzioni locali
PESTE DEI CINGHIALI: MISURE FALLIMENTARI
E’trascorso più di un anno ormai dal primo caso di Peste dei cinghiali individuato in Piemonte, in provincia di Alessandria, zona di Ovada, ma le soluzioni sono ancora insufficienti per fermare la problematica e garantire alle imprese la regolare operatività. E’ quanto afferma Coldiretti Alessandria nel commentare il basso numero di abbattimenti dei cinghiali che non raggiungono la soglia dei 16 mila, per cui resta lontano l’obiettivo dei 50 mila.
“Tante parole, diverse riunioni, ordinanze regionali, barriere e recinzioni in costruzione, senza un’effettiva tempistica in termini di conclusione dei lavori e di attivazione di interventi straordinari e risolutori - ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. La realtà è deludente e alquanto critica con danni economici incalcolabili alle produzioni e alle imprese agricole, all’ambiente ed incidenti stradali che si sono continuati a verificare durante quest’anno. Basti pensare che negli ultimi 7 anni i danni causati dai cinghiali si aggirano intorno ai 17 milioni di euro in Piemonte, secondo i dati. È evidente che le istituzioni debbano trovare una soluzione concreta per voltare pagina, per creare le condizioni affinché si generino i presupposti che consentano una ripresa dell’attività di allevamento an-
che nelle zone maggiormente interessate, per definire una prospettiva di ripresa, per mettere in sicurezza il nostro territorio, i cittadini e le imprese senza perdere altro tempo”. Occorre prendere atto una volta per tutte che i cacciatori non stanno supportando, soprattutto nelle zone interessate dalla PSA, le operazioni necessarie e più in generale la campagna di depopolamento del cinghiale: si deve quindi dare piena attuazione alle disposizioni recentemente introdotte con la riscrittura dell’articolo 19 della Legge n. 157/92 in tema di un efficace controllo della fauna selvatica.
Ecco perché è urgente investire per incrementare il personale preposto all’attività di abbattimento e vanno messi in atto senza più scuse, applicando le linee guida operative, tutti gli interventi, senza dipendere dagli ATC e CA che, salvo rare eccezioni, hanno di fatto bloccato finora l’operatività.
“E’ necessario consentire la ripresa dell’allevamento, con criteri di biosicurezza chiari e sostenibili, sia per le imprese ricadenti nell’area interessata da PSA sia per le tante imprese che allevano allo stato semi-brado in tutto il territorio regionale, le quali hanno dovuto spesso rinunciare a questa tipologia di allevamento con il rischio di perdere un lungo lavoro di tutela di razze storiche della
nostra biodiversità - ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Alla luce degli sconvolgimenti causati dalla guerra in Ucraina, è fondamentale consentire alle nostre imprese di poter svolgere il loro lavoro, garantendo al nostro Paese un livello corretto di sovranità alimentare. Le imprese agricole e la popolazione devono essere tutelati e la regione messa in sicurezza al più presto. Su questo fronte occorre che anche la politica si assuma, fino in fondo, le proprie responsabilità, evitando di intervenire, come sta accadendo con la prima stesura della legge regionale di riordino, solo nel contesto dell’attività venatoria e su aspetti aventi una connotazione di carattere esclusivamente gestionale e di interesse di pochi: serve concretamente definire una strategia che permetta, attraverso azioni immediate e straordinarie, di avviare un reale processo di eradicazione dal nostro territorio della peste suina africana”.
A oltre un anno dal primo caso di PSA dalle soluzioni adottate risultati deludenti
Passare dalle parole ai fatti senza perdere altro tempo, numero di abbattimenti insufficiente
Cil depopolamento dei cinghiali, non devono più esserci scuse: serve partire urgentemente e in maniera snella, senza dipendere dagli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e Comprensori Alpini (CA) che, fino ad ora, hanno di fatto bloccato l’operatività.
La situazione è ormai al collasso, con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole e all’ambiente e concreti rischi per la sicurezza dei cittadini, visti i tanti incidenti, purtroppo anche mortali, causati dai cinghiali.
Ad un anno di distanza dal primo caso di peste dei
cinghiali scoperto in Piemonte, i numeri di quella che popolamento continuano ad essere troppo bassi: i cin ghiali abbattuti superano di poco i 12.000 per cui resta lontano l’obiettivo dei 50.000.
I dati evidenziano come l’attività di controllo delle Province piemontesi, seppur con numeri ancora insufficienti, stia facendo aumentare i capi abbattuti, ma è necessario investire per incrementare il personale preposto a tale attività.
Sempre più deludenti, invece, i numeri relativi agli abbattimenti rispetto all’attività venatoria, in particolare alla caccia di selezione.
Riformare
CACCIA: RINNOVI ATC E CA, “NO AL COMMISSARIAMENTO”
Il mese scorso, in vista della scadenza del mandato dei Comitati di Gestione degli ATC e CA al 31 dicembre 2022, Coldiretti ha chiesto alla Regione di procedere subito con i rinnovi anziché mantenere in carica organismi che, salvo rari casi, hanno fallito la loro missione sul depopolamento dei cinghiali. Alla luce dei mancati rinnovi dei Comitati di Gestione a fine anno, il 27 dicembre Coldiretti ha chiesto alla Regione di fare un passo indietro sulla decisione di commissariare gli
organi degli ATC e CA con nomina degli attuali Presidenti quali Commissari, limitandosi a prorogare i Comitati per il tempo minimo necessario ai rinnovi.
Una riforma profonda ed efficace del sistema di gestione dell’attività venatoria a livello regionale è certamente necessaria ma richiederà molti mesi di lavoro, durante i quali non è pensabile mantenere attivi organi che hanno prodotto risultati del tutto insoddisfacenti sul fronte degli abbattimenti.
CINGHIALI: TROPPI PER 7 ITALIANI SU 10, VANNO FERMATI
Quasi sette italiani su dieci (69%) ritengono che i cinghiali siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ in riferimento al rapporto Ispra sulla proliferazione dei cinghiali in Italia, dalle campagne alle città con in media 300mila abbattimenti all’anno nel periodo 2015-21, in aumento del 45%. Il risultato - sottolinea la Coldiretti - è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali. I branchi - sottolinea Coldiretti - si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. La situazione è diventata insostenibile in città e nelle campagne con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole ma - continua Coldiretti - viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale senza dimenticare i rischi per gli allevamenti e il Made in Italy a tavola con la diffusione della peste africana. L’invasione da parte dei selvatici ha causato un incidente ogni 41 ore con 13 vittime e 261 feriti gravi secondo l’analisi di Coldiretti su dati Asaps, Negli ultimi dieci anni il numero di incidenti gravi con morti e feriti causati da animali è praticamente raddoppiato (+81%) sulle strade provinciali secondo la stima Coldiretti su dati Aci Istat. “La maggioranza degli italiani considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate” denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’esigenza “di interventi mirati e su larga scala per ridurre la minaccia dei cinghiali a livello nazionale”.
Si dovrà lavorare ad una razionalizzazione del numero di Istituti venatori
Si dovrà lavorare ad una razionalizzazione del numero di Istituti venatori considerando che allo stato attuale sono ben 38 gli ATC e CA presenti a livello regionale, senza mettere in discussione un principio imprescindibile dell’incompatibilità in termini di rappresentatività.
Coldiretti, infatti, ha sempre ritenuto fondamentale che i soggetti designati per una delle quattro categorie, siano essi imprenditori agricoli, cacciatori, amministratori locali o rappresentanti delle associazioni di protezione ambientale, non possano esercitare attività ricadenti in altre categorie, già rappresentate all’interno dello stesso Comitato di Gestione.
Ogni componente deve essere adeguatamente rappresentata senza potenziali conflitti di interesse per evitare che si possano venire a creare, tra gli organi che sono chiamati a svolgere un importante ruolo di interesse pubblico, posizioni di monopolio dannose per tutti.
Coldiretti ringrazia tutti i suoi rappresentanti che hanno lavorato e lavoreranno per cercare le giuste sinergie affinché i Comitati di Gestione affrontino una volta per tutte il depopolamento del cinghiale e, più in generale, la riduzione dei danni da fauna selvatica.
Prorogare il mandato, secondo Coldiretti, è strumentale solo a chi vorrebbe eliminare la clausola di incompatibilità. E, a pagare per questa ‘poca trasparenza’, sono le vittime degli incidenti stradali causati dai cinghiali, oltre alle imprese agricole che scontano danni gravissimi alle produzioni.
IN PUBBLICAZIONE IL NUOVO DECRETO FLUSSI, ECCO LE NOVITÀ
Al momenti di andare in stampa è in fase di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il nuovo Dpcm di programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori non comunitari nel territorio dello stato per l’anno 2022, che riguarda tanto il lavoro stagionale che le altre tipologie di quote d’ingresso, incluse le quote di conversione.
Rispetto ai precedenti, il decreto si contraddistingue per un significativo aumento delle quote disponibili incluse quelle riservate alle asso -
ciazioni di categoria e per la riconferma della procedura accelerata/ semplificata di rilascio dell’autorizzazione, riservata alle sole associazioni di categoria del mondo agricolo.
In totale il Dpcm rende disponibili 82.705 quote (erano 69.700 quelle del 2021). Confidiamo che, laddove ci fossero ulteriori necessità di quote, si possa ricorrere ad un nuovo decreto di integrazione
Forse a piccoli passi ma con certezza ci si avvicina sempre più a quelle
che sono le proposte che Coldiretti in tutte le sedi istituzionali ha avanzato, e che continuerà a sostenere, finalizzate ad una gestione diretta delle quote da parte delle associazioni di categoria.
Per quanto riguarda le quote per lavoro stagionale queste ammontano a 44.000 unità (erano 42.000 quelle del 2021) delle quali 1.500 sono riservate alle nuove richieste di nullaosta stagionale pluriennale, quote che di fatto consentono all’impresa negli anni successivi di non essere vincolata ai termini di pubblicazione in G.U. del Dpcm per avere accesso all’autorizzazione.
Questo decreto sarà anche l’occasione per sperimentare il superamento del nullaosta, sostituito da una comunicazione allo sportello unico per l’immigrazione da parte del datore di lavoro contenente la proposta di contratto di soggiorno
Sarà l’occasione per sperimentare il superamento del nullaosta
per lavoro subordinato. Ma la vera ed importante novità di questa tornata è rappresentata dal consolidamento e riconferma del rilascio di quote di ingresso riservate alle Associazioni di categoria per i propri associati nella misura di 22.000 unità (erano 14.000 quelle del 2021) a dimostrazione del fatto che i tempi sono maturi per rendere strutturale la norma sperimentale introdotta dal decreto semplificazione (Dl 73/2022).
Questa disposizione, rivendicata con forza da Coldiretti, in quanto confermata e rafforzata, è evidentemente espressione della qualità dell’agire a garanzia di un utilizzo corretto e legittimo della procedura a partire dalla presentazione dell’istanza ma soprattutto a finire con la reale e concreta instaurazione del rapporto di lavoro.
Questa riconferma apre quindi una nuova stagione nel ruolo che Coldiretti potrà svolgere a servizio delle imprese associate che potrebbe ulteriormente consolidarsi nel prossimo futuro con un ruolo più significativo di collaborazione sul versante dei controlli a garanzia della compatibilità della richiesta con la condizione aziendale.
Da ultimo si segnala che il Governo con questo Dpcm ha ritenuto opportuno, in ragione delle gravi difficoltà in cui versano ampie fasce di popolazione nel Paese, di prevedere che il datore di lavoro
interessato abbia previamente verificato presso il centro per l’impiego competente dell’indisponibilità di un lavoratore presente sul territorio nazionale prima di assumere lavoratori non comunitari dall’estero. Confidiamo che questa previsione sia una opportunità per i lavoratori italiani e non solo un appesantimento burocratico
LAVORATORI
Questa tipologia di rapporto completerà il mercato del lavoro agricolo in quanto potranno accedervi pensionati di vecchiaia o anzianità, studenti con meno di 25 anni di età, disoccupati, percettori di NASPI, Dis-Coll, reddito di cittadinanza o altri ammortizzatori sociali e detenuti ammessi al lavoro all’esterno.
Fatta eccezione per i pensionati, i suddetti lavoratori non devono avere avuto un ordinario rapporto di lavoro subordinato in agricoltura nei tre anni precedenti all’instaurazione del rapporto di lavoro occasionale.
DURATA
Sarà a tutti gli effetti un rapporto di lavoro subordinato agricolo con l’unico limite determinato dalla durata della prestazione che non potrà superare, per singolo occupato, le
45 giornate di lavoro effettivo in un arco temporale di durata del rapporto di 12 mesi.
COMPENSO E CONTRIBUTI
Rilevanti per l’impresa tanto le semplificazioni burocratiche che il contenimento dei costi. Le prime consentiranno all’impresa l’emissione di un’unica busta paga alla scadenza del rapporto, che assolve all’obbligo di informativa al lavoratore con la consegna del modello UNILAV di assunzione, ed erogando i compensi, in forma comunque tracciabile, per settimana-quindicina-mese.
Quanto al contenimento dei costi, è previsto che la contribuzione dovuta sui compensi erogati sia quella indicata per i territori svantaggiati, da versare in un’unica soluzione entro il giorno 16 del mese successivo al termine della prestazione.
Tutte le tutele a favore del lavoratore previste dall’Ordinamento, incluse le prestazioni di natura previdenziale ed assistenziale, e le tutele contrattuali, dal salario alle prestazioni del sistema della bilateralità agricola, saranno garantite al pari di qualsiasi occupato a tempo determinato (OTD).
Il salario corrisposto secondo i parametri della contrattazione collettiva sarà, inoltre, esente da imposizione fiscale, cumulabile con qualsiasi tipologia di trattamento pensionistico e sarà computabile ai fini della determinazione del reddito necessario per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno in caso di soggetti extracomunitari.
La contribuzione versata sarà utile ai fini di eventuali successive prestazioni previdenziali, assistenziali e di disoccupazione, anche agricole.
Sul prossimo numero di “Agricoltura Alessandrina” ulteriori aggiornamenti.
Settore vino, le minacce del 2023 RECORD PER EXPORT MA SOS ALLARMI IN ETICHETTA PER COSTI ALLE STELLE E BOOM FALSI
E’record storico per le esportazioni del vino Made in Italy nel mondo per un valore vicino agli 8 miliardi di euro nel 2022 grazie ad una crescita a due cifre delle vendite all’estero ma a pesare sono i costi delle aziende spinti dai rincari energetici, il moltiplicarsi delle imitazioni sui mercati esteri ed il rischio di un nuovo protezionismo alimentato dagli allarmi salutistici in etichetta come per le sigarette. E’ quanto emerge dal bilancio della Coldiretti sulla base dei dati Istat in riferimento all’autorizzazione Ue concessa all’Irlanda che potrà adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze terroristiche, che non tengono conto delle quantità, come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati” nonostante i pareri contrari di Italia. Francia e Spagna e altri sei Stati Ue, che considerano la misura una barriera al mercato interno, e l’annuncio della stessa Commissione di possibili iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici.
Stati Uniti, Germania e Regno Unito Regno Unito nonostante la Brexit salgono sul podio dei principali clienti del vino italiano ma in fortissima crescita sono le vendite anche in Francia, concorrente storica. A pesare sulla prima voce dell’export agroalimentare nazionale sono però gli aumenti dei costi di produzione diretti o indiretti a causa del caro energia. Nei vigneti si registrano, infatti, rincari che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio. Una bottiglia di vetro costa fino al 50% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni
di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%.
Un duro colpo anche al patrimonio vitivinicolo della provincia alessandrina, che vanta 12 Doc e 7 Docg, con 10.669 ettari di superficie vitata per una produzione di circa 944.313 quintali e 661.400 ettolitri prodotti, mentre la produzione di uva da tavola è di circa 520 quintali. “E’ del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol - ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.
Una scelta che rischia di alimentare paure ingiustificate nei consumatori come dimostra il fatto che quasi un italiano su quattro (23%) smet terebbe di bere vino o ne consu merebbe di meno se in etichetta trovasse scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di si garette, secondo un sondaggio on line sul sito
“La autorizzazione della Commis sione fa seguito a ripetuti blitz a livello comunitario di penalizzare il settore come il tentativo di esclu derlo dai finanziamenti europei della promozione nel 2023, sventa to anche grazie all’intervento della Coldiretti - ha aggiunto il Diretto re Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che fa parte a pieno titolo della
dieta mediterranea e conta diecimila anni di storia e le cui tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 a.c.”
Si tratta di difendere un settore del Made in Italy che ha scelto da tempo la strada della qualità con le bottiglie Made in Italy che sono destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola.
Il consumo pro capite in Italia si attesta sui 33 litri all’anno con una sempre maggiore attenzione alla qualità, alla storia del vino, ai legami con i territori che spingono italiani e stranieri anche alla scoperta di cantine e aziende.
Una scelta che rischia di alimentare paure ingiustificate nei consumatori
DAL MOSCATO AL BRACHETTO, HA VINTO IL TERRITORIO
Le feste di fine anno fanno registrare il massimo di domanda dello spumante italiano con circa 95 milioni di tappi di spumante stappati solo in Italia, tra Natale e Capodanno, in aumento dell’1% rispetto allo scorso anno. L’aumento della domanda in Italia e all’estero ha spinto la produzione nazionale che va ad attestarsi sopra le 970 milioni di bottiglie, per un fatturato di quasi 3 miliardi di euro, dei quali oltre i 2/3 realizzati fuori dai confini nazionali.
E’ quanto stima Coldiretti Alessandria, secondo l’indagine fatta dall’Istituto Ixe’, nel sottolineare che oltre 8 alessandrini su 10 (84%) a Capodanno non hanno rinunciato a fare un brindisi Made in Italy, anche per augurarsi un 2023 migliore.
Il Piemonte, e la provincia di Alessandria, sono da sempre in pole position con la tradizione di vini d’eccellenza che annovera etichette particolarmente adatte per i brindisi delle feste.
Dall’Asti spumante al Moscato d’Asti, dall’Asti tipologia secco, al Brachetto fino all’Alta Langa: i consumatori non hanno che l’imbarazzo della scelta. “Sono tutti vini Docg di cui si ha assoluta garanzia sulla provenienza delle uve e sulla lavorazione esclusivamente territoriale: un valore aggiunto non da poco quando sono all’ordine del giorno truffe ed imitazioni, come quella che colpisce, spesso, il Prosecco che, ad esempio, diventa Kressecco in Germania”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco Sulla crescita delle bollicine tricolori pesano però gli aumenti dei costi di produzione diretti o indiretti a causa del caro energia. Dai vigneti dove i rincari sono stati fino al +170% per i concimi fino alle cantine dove una bottiglia di vetro costa fino al 70% in più rispetto allo scorso anno, ma ad aumentare sono anche i prezzi dei tappi, delle gabbiette per i tappi, delle etichette e dei cartoni di imballaggio per i quali si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%.
RICONVERSIONE E RISTRUTTURAZIONE DEI VIGNETI, DOMANDE ENTRO IL 31 MARZO
Definite le norme nazionali di attuazione al regolamento Ue sull’intervento di riconversione ristrutturazione dei vigneti per la campagna vitivinicola 2023/2024. Le domande vanno presentate entro il 31 marzo.
Le Regioni definiscono, tra l’altro, aree di intervento, limitazioni a zone interessate dai disciplinari di produzione, individuano i beneficiari, indicano varietà, forme di allevamento e ceppi per ettaro, superfici interessate, azioni ammissibili e finanziamento, periodo entro cui realizzare riconversione ristrutturazione.
I beneficiari sono persone fisiche o giuridiche che conducono vigneti con varietà di uve da vino, in particolare imprenditori agricoli singoli e associati, organizzazioni di produttori vitivinicoli, cooperative agricole, società di persone e di capitali che esercitano attività agricole, Consorzi di tutela.
Le attività di riconversione ammesse sono quelle relative al reimpianto sullo stesso appezzamento o su un altro, anche senza la modifica di allevamento, di una diversa varietà di maggior pregio (enologico e commerciale) e al sovrainnesto su impianti ritenuti già razionali per forma di allevamento e per sesto di impianto in buono stato vegetativo.
La ristrutturazione consiste nella diversa collocazione del vigneto con reimpianto dello stesso in una posizione più favorevole, nel reimpianto nella stessa particella con modifiche alla forma di allevamento.
Via libera anche al miglioramento delle tecniche di gestione dei vigneti.
E’ escluso dai benefici per la riconversione e ristrutturazione il rinnovo dei vigneti che sono arrivati al termine
del ciclo naturale.
Per ottenere il contributo occorre intervenire su una superficie non inferiore a 0,5 ettari che scende a 0,3 ettari nel caso di aziende che partecipano a un progetto collettivo o che hanno una superficie vitata inferiore a un ettaro.
L’aiuto può andare in compensazione delle perdite subite dai produttori per l’esecuzione dell’intervento o come contributo ai costi di ristrutturazione e conversione.
La compensazione può coprire fino al 100% delle perdite ma non può superare i 3mila euro per ettaro. Il contributo è fino al 50% dei costi che sale al 75% nelle Regioni “meno sviluppate”. Per il 2023/24 il contributo può raggiungere 16mila euro a ettaro. Livelli fino a 22mila e 24.500 euro/ettaro nelle regioni meno sviluppate per sostenere la viticoltura in zone ad alta valenza ambientale e paesaggistica se si verifichi uno dei criteri indicati dal decreto e cioè pendenza del terreno superiore a 30%, altitudine di oltre 500 metri, sistemazione degli impianti su terrazzi e gradoni e viticoltura delle piccole isole.
Il 20% delle risorse è riservato a riconversione ristrutturazione dei vigneti storici ed eroici.
Una quota del 15% assegnata alle regioni è destinata al finanziamento del reimpianto per motivi fitosanitari. Il contributo è concesso solo se i vigneti sono soggetti a un provvedimento di estirpazione obbligatoria. I produttori possono recarsi presso gli uffici territoriali della Coldiretti per ulteriori informazioni e per la messa a punto delle pratiche.
Sottoprogramma apistico regionale 2023-2027
APICOLTURA: PROSSIMA LA NUOVA OCM DI SETTORE
In sede di Conferenza Stato-Regioni, è stato approvato il Decreto Ministeriale recante le disposizioni nazionali di attuazione dell’OCM per il settore apistico.
Al pari della altre OCM, per esempio Ortofrutta e Patate, si tratta del provvedimento che, in attuazione della riforma PAC 2023-2027 (Regolamento UE 2021/2115), andrà a definire tutti gli interventi che si andranno ad attivare per il settore apistico e che verranno a tutti gli effetti inglobati all’interno del Piano Strategico Nazionale della PAC a partire dal 1° gennaio 2023.
Già in questi mesi la Regione Piemonte ha lavorato alla stesura del Sottoprogramma apistico regionale per il periodo 2023-2027.
Si ricorda che, con l’entrata in vigore della riforma della PAC 20232027, l’annata apistica coinciderà con l’anno solare ovvero dal 1° gennaio al 31 dicembre.
Il nuovo Sottoprogramma apistico regionale, ormai pressoché delineato e a cui Coldiretti ha contribuito presentando tutta una serie di osservazioni, presenta alcune novità
di rilievo per un settore, oggi, in grave difficoltà. L’apicoltura regionale sta attraversando un momento di grave crisi, dovuta principalmente al calo delle produzioni di questi ultimi anni e gli apicoltori guardano quindi con grande interesse al futuro Sottoprogramma quinquennale (2023-27) di sostegno al comparto
apistico.
Aumenta la disponibilità finanziaria per le varie misure, in particolare per il sostegno agli investimenti materiali ed immateriali (Intervento B), che prevede un contributo a fondo perduto del 60-75% per l’acquisto di materiale e attrezzature per favorire la pratica del nomadismo (Azione B4), di macchinari e attrezzature relativi ai processi di estrazione, conservazione e confezionamento del miele e degli altri prodotti dell’alveare, nonché l’acquisto di arnie (Azione B1).
Sarà inoltre possibile usufruire del sostegno per l’acquisto di materiali e attrezzatura per il miglioramento delle condizioni di lavoro, dispositivi di protezione individuale (DPI) e sistemi per il miglioramento della gestione aziendale (hardware/
CREDITO DI IMPOSTA ACQUISTO ENERGIA
Per le imprese “non energivore” dotate di contatori con potenza pari almeno a 4,5 kW (per i precedenti interventi il limite di accesso era fissato a 16,5 kW), è riconosciuto un bonus sotto forma di credito di imposta pari al 30% della spesa sostenuta per l’acquisto della componente energetica utilizzata nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2022; il credito spetta se il prezzo medio della componente energia del terzo trimestre 2022 risulta superiore al corrispondente prezzo medio riferito al medesimo trimestre del 2019; per le imprese “non gasivore”, il bonus è pari al 40% della spesa sostenuta per l’acquisto del gas naturale, consumato nei mesi di ottobre, novembre e dicem -
bre 2022, per usi energetici diversi da quelli termoelettrici (per il terzo trimestre è del 25%).
Il credito spetta qualora il prezzo medio di riferimento del gas naturale (pubblicato dal Gestore dei Mercati Energetici) del terzo trimestre 2022 abbia subito un incremento superiore al 30% del prezzo medio del corrispondente trimestre del 2019.
I suddetti crediti di imposta sono utilizzabili in compensazione entro il 30 settembre 2023 oppure possono essere ceduti mediante comunicazione telematica.
I beneficiari dei suddetti crediti dovranno inviare all’Agenzia delle Entrate una apposita comunicazione entro il 16 febbraio 2023.
Gli apicoltori guardano con grande interesse al futuro Sottoprogramma quinquennale di sostegno al comparto apistico
software), contenuti nell’Azione B5.
Le grandi aspettative derivate dall’introduzione di una nuova misura volta ad arginare gli effetti negativi delle avversità climatiche (Azione B2), che prevedeva un sostegno per far fronte agli ingenti costi sostenuti per l’alimentazione di soccorso alle api, che il mondo apistico vedeva con grande interesse, purtroppo è venuta meno dopo la bocciatura della Commissione europea. Rimane nell’ambito di questo sostegno la possibilità di acquistare strumenti per il monitoraggio a distanza degli alveari, come ad esempio le bilance. Recentemente sembrerebbe esserci stata una prima apertura da parte della Commissione europea sull’introduzione dell’intervento sull’alimentazione di soccorso.
Si tratta di un primo segnale che auspichiamo possa portare, certamente non per il 2023 ma almeno per i prossimi anni, a realizzare concretamente questo aiuto.
A livello nazionale si sta perciò continuando a portare avanti il confronto a livello comunitario. Un notevole sforzo viene fatto per garantire sostegno alla promozione, alla comunicazione per sensibilizza -
re maggiormente i consumatori sulla qualità dei prodotti dell’apicoltura, con la creazione di una specifica misura (Azione F1).
Rimangono attive, come negli anni precedenti, le misure di sostegno per l’assistenza tecnica (Azione A2), per l’attività di formazione (Azione A1) e la lotta alla varroa (Azione B1). Infine, nell’ambito della riforma PAC 2023-2027 sono previsti ulteriori interventi che interesseranno il settore apistico ma non rientrano nell’OCM, bensì all’interno dello Sviluppo rurale e dei nuovi Pagamenti diretti. Si tratta di due assolute novità.
Tra i 5 eco-schemi definiti a livello nazionale, per un ammontare complessivo di 4,4 miliardi di euro per il 2023-2027 e che prevedono per gli agricoltori impegni ambientali volontari oltre la condizionalità e che rientrano nella cosiddetta “architettura verde” della riforma della PAC, è previsto l’eco-schema 5 - Misure specifiche per gli impollinatori (sia su colture erbacee che arboree). A questo impegno sono ammissibili le superfici a seminativo e quelle occupate da colture arboree permanenti sulle quali sono rispettati i seguenti impegni:
sEttorE aPistico• coltivazione di colture a perdere di interesse mellifero nei seminativi, incluso impegno di non uso di diserbanti e altri fitosanitari, sulla superficie oggetto di impegno fino al completamento della fioritura;
• coltivazione di colture a perdere di interesse mellifero nell’interfila delle colture permanenti, incluso l’impegno di non uso di diserbanti chimici e altri fitosanitari sulla superficie oggetto di impegno, durante la fioritura sia della coltura arborea sia della coltura di interesse apistico.
L’eco-schema 5 prevede un pagamento annuale di 500 euro/ha per i seminativi e di 250 euro/ha per le colture permanenti ed è prevista una dotazione di 43,4 milioni di euro/anno.
Nell’ambito dello Sviluppo rurale, tra le nuove misure agro-climatico-ambientali (le cosiddette ACA), è prevista l’ACA 18 - impegni per l’apicoltura, che prevede un sostegno alle aziende apistiche che detengono alveari o praticano nomadismo in aree particolarmente importanti dal punto di vista ambientale e naturalistico.
Sono state emanate da Agea le istruzioni operative per la presentazione delle domande relative all’intervento a sostegno della riduzione dei maggiori costi energetici sostenuti dalle imprese florovivaistiche ai sensi del DM 19 ottobre 2022 n.532191.
Alle imprese agricole beneficiarie sarà concesso un aiuto, qualora i costi sostenuti nel periodo 1° marzo 2022 - 31 agosto 2022, per l’acquisto di una o più delle seguenti risorse energetiche: energia elettrica, gas metano, G.P.L., gasolio, biomasse utilizzate per la combustione in azienda, risultino superiori di almeno il 30% rispetto ai costi complessivamente sostenuti nel medesimo periodo dell’anno 2021.
L’aiuto concedibile sarà determinato nella misura del 30% dei maggiori costi sostenuti.
Il periodo di presentazione delle domande decorrerà
dal 25 gennaio 2023 al 27 febbraio 2023.
Per la presentazione delle domande e maggiori informazioni, rivolgersi agli uffici Caa Coldiretti Alessandria.