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CINGHIALI E FAUNA SELVATICA, AZIENDE AL COLLASSO. SUBITO ABBATTIMENTI
COLDIRETTI ALESSANDRIA PRESENTE AL BLITZ PER PORTARE LA TESTIMONIANZA DEGLI ALLEVATORI
CINGHIALI: SUBITO ABBATTIMENTI CONTRO ASSEDIO A CITTÀ E CAMPAGNE. AZIENDE ORMAI AL COLLASSO
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Coldiretti Alessandria ha preso parte al blitz degli agricoltori nella Capitale in piazza SS. Apostoli per chiedere a rappresentanti delle Istituzioni e della politica di fermare una calamità che diffonde la peste suina, distrugge i raccolti, aggredisce gli animali, assedia le stalle e causa incidenti stradali con morti e feriti, anche recenti. Per il territorio alessandrino, portavoce della disperazione degli imprenditori del settore, Marco Moro, allevatore suinicolo della Val Borbera, zona rossa, 400 capi assolutamente sani, dovuti abbattere a tutta velocità. Ora si trova ad affrontare il vuoto stalla, un disastro per la filiera, per il Made in Italy, per la biodivesità e la lista potrebbe allungarsi ancora. Un’azienda tramandata da generazioni, “Da Pina”, a Molo di Borbera, con le più moderne tecniche di lavorazione a filiera chiusa, dall’ingrasso dei maiali alla loro macellazione sino alla trasformazione delle carni. Da gennaio vive tutta la drammaticità della situazione e dalle sue parole emergono rabbia e frustrazione per un “immobilismo che non può più essere tollerato!”. Accanto a lui, tanti agricoltori e allevatori provenienti da altre parti d’Italia ma con la stessa drammatica storia, e ci sono le sagome di un branco di cinghiali a grandezza naturale per dimostrare concretamente cosa significa trovarseli di fronte in strada, nei campi o davanti alla propria abitazione. “Servono interventi immediati, mirati e su larga scala per ridurre la minaccia dei cinghiali. Un pericolo concreto nelle campagne ma anche all’interno dei centri urbani, per cittadini e turisti con un danno incalcolabile per l’immagine dell’Italia nel mondo. I branchi si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute - ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. La situazione è diventata insostenibile con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole ma viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale”. Gli allevatori della Coldiretti hanno anche portato in piazza i prodotti tipici Made in Italy che rischiano di scomparire a causa della peste suina, tra questo un posto importante è occupato dal Nobile del Giarolo, prodotto esclusivamente con tutte le parti nobili del maiale, prodotto tipico del territorio compreso tra le Valli Curone Grue, Ossona, Borbera e Spinti tutte a ridosso del Monte Giarolo. “Sono trascorsi sei mesi da quando il primo caso di Peste Suina Africana ha fatto irruzione in provincia di Alessandria – ha affermato il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Ci troviamo di fronte ad un bilancio che si aggrava di giorno in giorno, un allarme cinghiali ormai sfuggito ad ogni controllo e il fatto che la PSA sia arrivata nella Capitale non ci ha sopresi affatto. Non c’è altro tempo da perdere mancano risposte alle imprese e misure che mettano veramente in sicurezza il territorio. Se le responsabilità non portano a una presa di coscienza che si traduca in fatti concreti, e quindi al via al depopolamento, non avremo vie d’uscita”. L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero anche perché un italiano adulto su quattro (26%) si è trovato faccia a faccia con questi animali.
Sei mesi fa il primo caso di PSA in provincia, situazione drammatica, mancano concretezza e risposte
A 6 MESI DAL PRIMO CASO DI PSA TROVATO IN PROVINCIA MISURE INSUFFICIENTI PER IL DEPOPOLAMENTO
CINGHIALI: COLDIRETTI PIEMONTE HA PRESENTATO L’INDAGINE “UNGULATI EMERGENZA SUL TERRITORIO”
Ciò che si vede mentre scorrono le immagini è una realtà che conosciamo, purtroppo, molto bene dove la peste dei cinghiali è la punta dell’iceberg. Prati distrutti, mais e grano devastati, danni risarciti agli agricoltori anche dopo oltre 2 anni, 231 incidenti stradali causati dallo scontro con un selvatico nel 2021, situazione faunistica paragonabile all’Italia del 1600, nel “fare caccia” oggi ci sono di mezzo soldi pubblici che vengono messi a disposizione per mantenere i problemi”. Questo e molto altro è quanto emerge dall’inchiesta “Ungulati emergenza sul territorio” realizzata dal giornalista Stefano Rogliatti, presentata da Coldiretti Piemonte al Cinema Romano a Torino. Dopo i lavori precedenti creati sempre con Rogliatti, “Rice to Love” e “Né Tonda né Gentile”, quest’ultima indagine nasce dalla problematica che genera, ormai da diverso tempo, la presenza incontrollata e sempre maggiore del cinghiale sul territorio piemontese, stimata ad oggi intorno a 200 mila capi. Per questo si è indagato, attraverso punti di vista e voci differenti, sulle cause che hanno determinato una situazione ormai insostenibile dal punto di vista sanitario, della sicurezza stradale e dei gravi danni alle colture, fino ad arrivare a toccare i meccanismi che regolano la caccia ed il mercato della carne di selvaggina. Una prima visione alla quale ha partecipato Coldiretti Alessandria, territorio da gennaio di quest’anno suo malgrado al centro dell’attenzione dopo il primo caso di PSA registrato in una provincia che oggi si trova a dover fare i conti con vuoti stalla, imprenditori in grave difficoltà e un comparto suinicolo in affanno. “Ho incontrato agricoltori che mi raccontano la loro disperazione, ho chiesto a veterinari di spiegarmi le criticità sanitarie, ho ascoltato il racconto di chi ha avuto danni e dolori sulle strade. Viaggiando lungo il territorio tecnici e studiosi hanno dato il loro contributo a chiarire le difficoltà nel trovare le soluzioni. Molto è stato fatto ma molto non è ancora stato chiarito e definito. Questa inchiesta, basata sulle testimonianze, ha l’ambizione di rendere più chiaro e leggibile il difficile momento che stanno subendo la società, il settore agricolo e l’ambiente”, ha spiegato Stefano Rogliatti. Diversi, infatti, i contributi all’interno di questo progetto: dal mondo agricolo a quello della caccia fino a quello universitario per arrivare all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta e all’Associazione Familiari e Vittime della Strada. “A causa dei cinghiali, sono già stati persi circa 80 mila ettari che, se fossero tutti coltivati a frumento tenero, corrisponderebbero a 600 milioni di kg di pane non prodotto. In Piemonte, ad oggi, dopo 6 mesi dal primo caso di Peste Suina e 3 dalla firma dell’ordinanza regionale che aveva dato il via libera a contenuti innovativi e misure straordinarie, sono stati abbattuti solo poco più di 2000 cinghiali quando l’obiettivo è quello di arrivare almeno a 50 mila – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Serve, quindi, necessariamente una proroga di tale ordinanza, almeno fino a fine settembre, quando si auspica sarà stato definitivamente approvato il Piano Regionale di interventi urgenti e inizierà, parallelamente, la caccia programmata, ma ancor più è necessario superare una serie di prese di posizione inaccettabili e strumentali da parte delle amministrazioni provinciali, degli ATC e CA, ovvero di quei gruppi di potere di cui si fa cenno anche nell’inchiesta stessa, che stanno di
Dal punto di vista sanitario e della sicurezza fino ai meccanismi che regolano la caccia
EmErgEnza cinghiali / contratti di filiEra fatto rallentando ed, in alcuni casi, bloccando l’operatività”. Coldiretti Piemonte ha voluto e ideato questa indagine ancor prima che sul territorio regionale scoppiasse il primo caso di Peste Suina africana, proprio a testimonianza di quanto, già da diverso tempo, si stia lavorando sulla problematica dei cinghiali, portando alla ribalta tale questione attraverso varie manifestazioni di piazza, segnalazioni e lettere in Regione, oltre a specifiche azioni mediatiche. “Dalla necessità di una riforma inerente la gestione della caccia e degli Istituti venatori a quella di modificare la normativa europea poiché la peste è dei cinghiali e non dei suini fino alla questione degli indennizzi alle imprese agricole e all’incolumità pubblica. Non dimentichiamoci poi dei ristori alle imprese - ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco - perché, se da un lato, sono stati stanziati dall’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte 1,8 milioni di euro come aiuti straordinari rispetto ai danni subiti, dall’altro i criteri di pagamento sono riduttivi in quanto non valorizzano le razze suine più pregiate, quelle autoctone e gli allevamenti allo stato brado o semibrado che rappresentano un’elevata fonte di reddito per le imprese che le allevano e che trasformano direttamente le produzioni in pregiate carni e rinomati salumi. Le aziende suinicole in zona rossa vanno risarcite adeguatamente non solo per i suini che hanno dovuto abbattere, ma anche per il mancato reddito che avranno finché non potranno ripristinare l’allevamento, costrette ora al vuoto sanitario”. L’auspicio ed il senso di questo lavoro è, dunque, quello di stimolare un confronto finalizzato ad individuare le necessarie soluzioni ad una problematica che sta concretamente mettendo a rischio il mondo agricolo, l’ecosistema e la nostra economia.
PESTE DEI CINGHIALI: AGGIORNAMENTO DATI
Secondo il report odierno dell’Osservatorio epidemiologico dell’IZS del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, con i dati aggiornati dei cinghiali campionati per PSA dal 27 dicembre 2021 al 9 giugno 2022, su 1092 cinghiali campionati (715 in Piemonte e 377 in Liguria) sono stati riscontrati i seguenti casi: • 144 casi positivi (90 in Piemonte e 54 in Liguria); • 929 casi negativi (608 in Piemonte e 321 in Liguria); • 19 casi da testare (17 in Piemonte e 2 in Liguria). Tutti i 144 casi positivi sono all’interno della Zona Infetta (ora denominata Zona di restrizione II) e che comprende i 114 comuni tra Piemonte e Liguria.