Edizione n2

Page 1

e n i z a g ma

e l y t s life

nino ar Gian c s O e i an o Dard a Brun d o t t e 14 | Dir ggio 20 a -m e il r n.2 - ap

L’emigr

azio

le top ne del

car

lusso l a a i c l a c ac a t à r e p A he verr c o n i li: il Tic l e n i m Beltra (sana) a p o r Eu ’altra l e r a In m


Trattieni il respiro e vivi il tuo sogno in libertà

Luxury & Sports Car Rentals

Drive Dreams SA - Via San Salvatore 2 - 6900 Paradiso (CH) Mob. +41 (0)79 532 32 05

Impugna il volante. Le tue dita sono pronte ad accarezzare i Paddle per cambiare marcia in pochi millisecondi. Il piede spinge su un acceleratore possente e frena con dolcezza centinaia di cavalli rombanti. Un ruggito arriva alle tue orecchie e ti risveglia sensi assopiti. Un brivido corre lungo la tua schiena e si ripercuote su tutto il corpo. Drive your Dreams è questo e mille altre sensazioni che potrai vivere solamente mettendoti alla guida delle nostre favolose supercar, italiane fino all’ultimo rombo. Celebra un anniversario, festeggia il raggiungimento di un obiettivo, condividi un momento di gioia da scolpire per sempre nella tua memoria. Noleggiare una delle nostre dream car con l’esclusiva formula “DyD short term rent” significa dimostrare una straordinaria capacità di sognare mantenendo contemporaneamente i piedi ben saldi a terra. Drive your Dreams è una tempesta di amore verso sé stessi, un bel modo per dirsi bravo!

Tel. +41 (0)91 922 06 48 - info@driveyourdreams.ch - www.driveyourdreams.ch


indice

35 - Giannino intervista Giannino

n. 2 - aprile/maggio 2014

10 il mercato dell’automobile 06 capo caseggiato

24 caccia al lusso 24

08 EDITORIALE 10 Supercars 10 - Italiane da asporto 16 - Il mercato svizzero tiene 18 - Novità dal Salone di Ginevra 19 - Scoppia la cabrio-mania

40

Le ragioni di Moretti

76 SALONE DEL MOBILE

47 VIAGGIARE

La grande fuga dal lusso 24 - Dove emigrano i beni italiani 28 - Il nuovo redditometro 30 - Diamanti... i migliori amici Treni 40 - Destinazione paradiso

47 AEROPORTI

47 - Le piste Fantasma 53 - Pampas Toscana I nuovi padroni delle piste

58 INTERVISTe 58 - Paolo Beltraminelli: Italia, quel vicino scomodo 66 - Voluntary disclosure: tutto da rifare 70 - Banca Rothschild: il Centro di competenze 72 - Più bancomat per tutti

4

contents

76 - Arredo salvato dal bonus

86 SHIPPING

86 - L’Europa (sana) del mare Tutti i dati del cluster marittimo

82 CROCIERE

82 - Intervista a Pierfrancesco Vago, Presidente Clia Europe: la caccia al passeggero

94 TELECOMUNICAZIONI 94

TLC 94 - Alla ricerca di un leader 102 - L’azienda: Stonex fra high-tech e low-cost

108 SPORT

108 - Golf: Cina in buca La crisi europea e italiana 112 - I nuovi green nel mondo

gallery&news

rubriche 22 - On the road 68 - Corporate law 108 - On the green 124 - Diamo i numeri 126 - Nord ovest e sud est 130 - Books 131 - Back to the past 132 - Forrest

76 salone del mobile

86 INDUSTRIA MARITTIMA

22 on the road

130 books

124 numbers

131 history

45 - Beauty gallery 79 - Design gallery 90 - Fashion gallery 100 - High-tech news 104 - High-tech gallery 115 - Luxury news 118 - Appointments

115 luxury news

45 beauty

79 DESIGN

104 high-tech contents

5


GRIMALDI GROUP

Capo-caseggiato

L’editoriale

N.2 - aprile / maggio 2014

Short Sea Services Trieste

Primo febbraio. Via ai controlli sui conti correnti dei contribuenti italiani, con nascita ufficiale della prima anagrafe (forse unica al mondo) dei conti correnti; 12 marzo redditometro con partenza delle prime 20.000 lettere prodrome di accertamenti. Infine la pubblicazione di una mappa dettagliata provincia per provincia, cromaticamente connotate per la propensione all’evasione fiscale. A voler essere trendy si potrebbe affermare che il Grande fratello fiscale italiano, quello che ha prodotto con 80 finanzieri in trasferta l’accertamento di due milioni di euro di evasione a Cortina (e un calo del 30% nel fatturato dalla località turistica), stia per chiudere la sua morsa sul paese degli evasori. Come non ricordare quindi le recenti dichiarazioni dell’ex Sindaco di Venezia, il filosofo Cacciari non certo tacciabile di avventurismo di destra, pronto ad affermare che le medie di evasione (specie nella regioni del Nord) risultano distorte nel grande calderone di una media nazionale in cui incidono regioni dove le tasse non si pagano (o si pagano ad altri che lo Stato non sono); al punto di sostenere che le medie di evasione di Veneto, Lombardia e altre regioni produttive risultano inferiori a quelle di paesi coralmente considerati virtuosi, come Germania o Francia. Tutti i movimenti autonomisti o pseudo indipendentisti (visto che si contrabbanda una vecchia ruspa per un carro armato pronto a sparare) stanno facendo della pressione fiscale la colonna portante della loro azione di protesta. Per altro si moltiplicano sul territorio le minacce di ribellione fiscale, in un contesto economico e sociale in cui, quasi miracolosamente e con il vago sospetto di una censura preventiva, sono sparite dai titoli dei giornali specie nazionali le notizie relative ai suicidi di imprenditori e artigiani. Notizie che trovano invece conferma sulle numerose testate locali. È quindi inutile nascondersi dietro un dito: l’evasione fiscale è certo una delle tante malattie del sistema Italia, ma la terapia scelta, quella di un’oppressione concentrata nelle maggiori aree produttive, rischia di essere avvertita, nell’immaginario collettivo, come peggiore del male. E allora anziché parlare di Grande Fratello fiscale viene terribilmente voglia di ricordare una figura ben nota agli italiani di un’altra generazione: il capocaseggiato. Era quell’omino (inquilino o portiere che fosse) di provata fede fascista al quale il Partito, nel ventennio, affidava il compito di controllare e relazionare la vita di ogni singolo affittuario o proprietario di appartamento. In allora privi di intercettazioni telefoniche. La mappa provincia per provincia delle aree fiscalmente pericolose ci ha detto dove la caccia ai contribuenti sarà più intensa. Grazie a nuovi capi-caseggiato, abbiamo la speranza di mappare condominio per condominio.

Genova Savona

DIRETTO DA Bruno Dardani e Oscar Giannino executive Director Luigi Perillo

Barcellona

CEO Giovanni Parisi

Valencia

editorial Director Flaviano Pontini

Ravenna

Ancona Livorno Civitavecchia Salerno Porto Torres Brindisi Cagliari Palermo

Tangeri

Tunisi

Graphic designer Paola De Andreis Alessandra De Andreis

Catania

Bar Corfù Igoumenitsa Patrasso Pireo

Malta Heraklion

Tripoli / Al Khoms

Collaboratori Laura Alberti Claudio Antonelli Camilla Conti Marcello Dax Massimo Gardini Riccardo Rolando Daniele Terranova

Bengasi

Pubblicità info@chlifestyle.ch Tel. +41 (0) 815110132 STAMPA MediaPoint

Merci al sicuro, autisti a riposo e tanto risparmio. Alla velocità ci pensiamo noi ROTABILI • CONTAINER • PASSEGGERI • CARICHI SPECIALI

Scopri la carta vincente !

MEMBER OF Axis Association

6

CH&lifestyle

la tua carta relax di bordo ti offre sconti fino al 40%! puoi utilizzarla a bordo presso: Ristoranti, Bar, Wellness center, Fitness center, Negozi

INFO & PRENOTAZIONI

+39 081.496.777 • cargo@grimaldi.napoli.it

http://cargo.grimaldi-lines.com


La fiamma della speranza L’editoriale

Il messaggio del presidente del Consiglio davanti alla platea della City di Londra, non si presta a interpretazioni distorte. Cari investitori, diteci voi a quali condizioni siete disposti a investire in Italia. E non è un messaggio casuale né per contenuti né per tempistica. Gli indicatori borsistici e non solo, parlano chiaro: l’Italia è tornata al centro. Forse giustamente, non se ne parla troppo, per paura di spezzare l’incantesimo. E chi ne parla lo fa con estrema prudenza; dopo otto anni continuativi di crisi e una cappa diffusa di pessimismo, non potrebbe accadere diversamente. “L’Italia - dice Renzi - ha bisogno di gente che tiri fuori i soldi. Dobbiamo essere capaci di attrarre questo flusso di denaro”. E la partita, la partita della vita, non si giocherà per il giovane premier nell’abolizione del Senato e nei segnali di cambiamento che sta lanciando da settimane, non tanto nei concetti alla base di un Documento di politica economica e finanziaria che ha parzialmente deluso chi si aspettava una reale svolta, bensì sulla capacità davvero di abbattere i tempi di applicazione delle riforme. Quello sarà il punto di svolta. Non solo per Renzi, ma per un intero paese che attende di essere liberato al più presto dal gioco degli apparati. Renzi sa benissimo che se la ricetta per ricompattare l’Italia fosse quella di trasformare una vecchia ruspa e quattro balordi nei simboli di un golpe, allora sarebbe meglio chiudere e dichiarare fallimento. Sa che invece le più importanti aree produttive del paese, dalla Lombardia al Veneto, hanno bisogno di ossigeno, di spazi di manovra, di flessibilità. Esiste un rapporto di causa-effetto fra le posizioni del nuovo governo e l’andamento della Borsa italiana, regina d’Europa e sempre più florida. Il merito non è certo tutto di Renzi, ma il clima nuovo ha certo instillato, nel sistema morente del paese, una timida goccia di linfa vitale. Da inizio anno, il listino delle blue chip

8

editorial

di Bruno Dardani

italiane è il migliore del Vecchio Continente con una performance salita nelle ultime ore anche fino al 14%. Alle sue spalle Madrid, staccata di quasi 10 punti percentuali. L’Italia torna ad attirare investimenti, nel momento in cui rischiano, invece, quelli che vanno verso i Paesi emergenti. Sono infatti peggiorate le valutazioni di Brasile, Russia, Turchia e Venezuela; molti paesi, tra i quali l’Ucraina, e ancora il Venezuela, sono stati declassati. Fra le infrastrutture insufficienti, la mancanza di manodopera qualificata e burocrazia del Brasile e le tensioni geopolitiche della Russia, tutto gioca a favore dell’Italia. Sono ancora la moda, il lusso, l’alimentare a tirare una nuova volata con le acquisizioni, da parte di multinazionali straniere, delle eccellenze del made in Italy: da Krizia, Loro Piana, a Poltrona Frau. Ma gli investimenti internazionali si stanno indirizzando anche su aziende più piccole dell’industria meccanica, logistica ed elettronica (fra fusioni e acquisizioni 198 operazioni perfezionate negli ultimi tre anni, per un valore di 53,9 miliardi di euro). Dopo che il fondo americano BlackRock, il maggiore gestore del risparmio al mondo, tra fine febbraio e marzo ha comprato

azioni delle maggiori banche italiane, crescendo in Mps, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Montepaschi, muovendosi anche su Unicredit, sulla sua scia si è lanciata la Banca Centrale della Cina. L’istituto centrale di Pechino detiene il 2,102% di Eni e il 2,071% di Enel. Jp Morgan, qualche giorno fa, ha espresso parere favorevole sul debito pubblico di Italia e Spagna i cui tassi potrebbero scendere ancora di 25-30 punti base. I segnali ci sono, una fiammella di speranza si è accesa. Ora il documento di programmazione economica e finanziaria del governo, non può non alimentarla a costo di entrare in una rotta di collisione degna di uno scontro finale con tutti quei poteri dello Stato, la cui arroganza e la cui invasività nella struttura economica del paese hanno determinato, spesso dietro il totem di cause giuste, la bancarotta del sistema. Le prime reazioni al Documento a dire il vero sono tiepide. E non potrebbe essere differente. Sulla disperazione sta prevalendo nel paese un’altrettanto pericolosa sensazione di trovarsi davanti all’ultima spiaggia. Anche gli scettici si obbligano e si violentano per sperare e per puntare sul premier attribuendogli quasi doti taumaturgiche. Per questo, per molti, il documento di programmazione economica è stato ed è una delusione. Eppure nella forma si basa su una svolta essenziale, riforme che l’Italia tenterà di imporre anche all’Europa. In altre parole il Def per la prima volta dopo anni non è fatto solo di tasse e accise, ma anche di un’ipotesi di taglio netto alla spesa pubblica. Contrariamente alle aspettative il documento è anche basato su un grande realismo e non contiene ricette o indicazioni miracolistiche su possibili nuove fonti di entrata. Quindi è dotato di coperture che arriveranno da voci certe e verificabili. Nessun tappeto volante o lampada di Aladino, quindi. Anche se sa Dio quanto il paese ne avrebbe bisogno.


Supercars da asporto

Cross-border supercars

Scatta il redditometro. Dopo il flop del superbollo che ha cancellato le vetture di lusso dalle strade italiane, le nuove misure minacciano di azzerare il mercato, con effetti perversi su occupazione, attività economica e gettito fiscale. Fuga oltre frontiera o targhe estere per circolare (a rischio) in Italia

10

luxury industry

l

e leggende metropolitane ormai si sprecano. C’è chi favoleggia di garage forzieri a più piani dove dietro porte con codice numerico di accesso si celino veri e propri tesori concentrati di Ferrari, Bugatti, Lamborghini, Bentley, Aston Martin. Tenute in perfetta efficienza (pneumatici gonfiati, pieno di carburante, carrozzeria scintillante) sarebbero destinate a un frontalierismo da week end. Transito in dogana, ovunque questa dogana si trovi in Pandina o Fiat Punto, parcheggio della stessa in un piazzale a prova di occhi indiscreti. Trasferimento del bagaglio su un’auto di lusso con targa straniera (non solo svizzera o monegasca, ma anche comunitaria, ovviamente dotata dell’obbligatorio contratto di noleggio) e via libera per un week end nel lusso senza la certezza di essere intercettati ogni cinque chilometri da una pattuglia che ti iscrive al volo nella prossima lista degli accertati e per la quale persino una sacca da golf equivale a una confessione di evasione. Le vie della lotta all’evasione e della lotta parallela e contraria all’”invasione dei controlli” percorrono ormai gli itinerari più fantasiosi. Sui quotidiani si moltiplicano le notizie circa a colossali traffici di auto di lusso di proprietari italiani che attraversano i confini e svaniscono. Alcune vendute a compratori che sanno di poter ottenere prezzi da liquidazione, altre impacchettate

per mercati lontani, altre oggetto delle formule più originali e fantasiose di riuso e riutilizzo. Un dato solo è certo: sulle strade italiane le auto di lusso sono diventate una assoluta rarità. In parte, certo, per la crisi economica che ha impattato anche sul mercato del leasing. In massima parte però per un night mare fiscale che ha trasformato la lotta all’evasione in una gogna del lusso. Con risultati concreti a dir poco deprimenti. L’addizionale sul bollo auto, pari a 10 euro per ogni kW di potenza degli autoveicoli superiori a 225 kW, era stata introdotta nel luglio 2011 dal governo Berlusconi. Dal 1° gennaio 2012, in conseguenza del decreto “Salva Italia”, la sovrattassa era stata portata a 20 euro/kW ed estesa alle vetture con potenza superiore ai 185 kW. Secondo le intenzioni, l’addizionale sul bollo auto avrebbe dovuto portare nelle casse dello Stato ben 168 milioni di euro. Tuttavia, la storia ha avuto un epilogo assai più modesto, anzi nefasto: si è stimata una perdita complessiva di circa 140 milioni di euro. Nel 2012 secondo le associazioni della filiera infatti sarebbero sfumati 93 milioni di Iva. Senza contare, superbollo (13 milioni), bollo alle Regioni (19,8 milioni), IPT alle Province (5,2 milioni) e addizionale sulla RCA (9 milioni). Il superbollo è rimasto al proprio posto.


Lo scorso gennaio il governo Letta ne ipotizzò la cancellazione. Ma non si è fatto nulla. Nonostante il crollo delle vendite nel settore di competenza e quello top si sia attestato attorno al 35%, a febbraio di quest’anno il mercato ha segnato una ripresa, ma il mercato del lusso è rimasto al palo. A parte Maserati che ha registrato 106 immatricolazioni rispetto alle 9 dello stesso periodo del 2013 e Porsche che ne ha registrate 215 contro 165, Ferrari e Lamborghini hanno perso terreno, di poco, ma segnano un calo. Ovviamente il 2012 è stato l’anno nero. La caccia alle streghe del Fisco ha prodotto i suoi effetti deleteri sul Pil. “Superbollo e spettacolarizzazione nei controlli anti-evasione stanno distruggendo un settore, quello delle auto di lusso, che da sempre parla italiano”, aveva denunciato Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di autoveicoli di tutti i marchi commercializzati in Italia. “La contrazione delle vendite registrata nel primo trimestre di quest’anno di Ferrari, -51,5% rispetto al pari periodo del 2011, e Maserati, -70%”, aveva dichiarato il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi, “testimoniano come le scelte intraprese dal Governo abbiano letteralmente terrorizzato i potenziali clienti. Anche quelli, e sono la stragrande

12

luxury industry

maggioranza, che nulla avrebbero da temere dall’Agenzia delle Entrate. Ora chi possiede queste vetture o cerca di sbarazzarsene, soprattutto all’estero, o le tiene in garage per paura di essere fermato e fatto oggetto di indagini plurime”. Purtroppo anche se c’è stata un’inversione di trend il terreno perso sarà molto difficile da recuperare. Una doppia colpa se si pensa che nel resto del mondo le cose sono molto diverse. Il mercato dell’automotive, non è un segreto per nessuno, è stato il primo a risentire della crisi economica e, per molti versi ne è anche stato un volano, ma un comparto di questo mercato, quello del lusso sta andando in contro tendenza e le proiezioni per il prossimo quinquennio sono a dir poco rosee. Da un’indagine di Frost & Sullivan, autorevole società di ricerca internazionale, il mercato delle super car è in movimento: non si può dire che sia un movimento ordinato, anzi è piuttosto disomogeneo, ma sembra promettere nei prossimi anni grande vitalità: si parla di un raddoppio dei numeri, da 5 a 10 milioni di auto vendute con una concentrazione maggiore tra le compatte ed i Suv. Sempre secondo Frost & Sullivan i maggiori acquirenti della fascia top sono molto giovani, ricchi di seconda generazione,

concentrati nelle aree emergenti del mondo che cercano auto di lusso dotate delle tecnologie più all’avanguardia. E se, come dichiara Thiyagarajan, responsabile per i trasporti di Frost & Sullivan, è vero che il modello più venduto della Jaguar Land Rover è stato l’Evoque con 95mila automobili nel 2012, ciò indica che i produttori dovranno accontentarsi di margini di profitto inferiori rispetto alle vecchie, grandissime auto di lusso. Il dato più significativo e confortante è che non sono solo le super premium come Bentley o Rolls Royce, rispettivamente Volkswagen e BMW, a fare la differenza, ma anche il settore premium. BMW e Mini hanno chiuso il 2013 con un segno più di circa il 10% sull’anno precedente e il dato non si riferisce solo a mercati in forte espansione come la Cina, ma riguarda anche Stati Uniti e Canada dove l’aumento è addirittura del 52%. Secondo i calcoli dell‘Unrae, Unione rappresentanti dei veicoli esteri, la vendita di veicoli esteri sul mercato italiano è precipitata: sono state colpite indiscriminatamente anche vetture non di grande valore, con contestuale crisi del mercato delle sportive e la conseguente perdita dell’Iva e dell’Ipt. La Porsche ha calcolato una fuga di auto di lusso di almeno mille esemplari al giorno,

un crollo delle vendite in Italia vicino al 45% e una fortissima svalutazione dei modelli. Fino al 2011 le Porsche usate che lasciavano il nostro paese erano 60, numero che è cresciuto fino a 120 alla settimana da dicembre, periodo dell’introduzione del Superbollo, per arrivare a livelli di 200 auto espatriate alla settimana dopo i recenti blitz dell’Agenzia dell’Entrate Ma lo stesso vale per gli altri marchi di prestigio come Ferrari, Maserati, Lamborghini, ecc. Secondo i dati di Federauto la Maserati ha perso il 77% di vendite a marzo, la Ferrari il 38%. Ma il vero flop non è tanto nel mancato introito nelle casse dell’erario, quanto nella crisi di un settore che dà lavoro a migliaia di persone. I volumi di vendita sono tornati - secondo Federauto - ai livelli di fine anni ’70, determinando la dispersione di investimenti e capitali, imponendo un riposizionamento attuato attraverso dolorosi processi di ristrutturazione aziendale, licenziamenti di personale e massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, con circa 57 milioni di ore di cassa integrazione nel biennio 20122013”. Con un risultato paradossale ma ormai consueto e atteso in tutte le crociate fiscali contro il lusso: il crollo nei volumi di vendita

e di fatturato del settore ha determinato per lo Stato, anche nel 2013, la perdita secca di circa 3 miliardi di euro di gettito. Le auto di lusso scappano all’estero, si ritargano, vengono smontate a pezzi, nascoste nei garage o nei cascinali, ma nella maggior parte dei casi svendute attraverso concessionari che trovano nei paesi vicini acquirenti prontissimi a sfruttare l’occasione ghiotta di super-cars in svendita. SUV e auto sportive o di lusso lasciano così il nostro paese e vengono rivendute da commercianti, anche improvvisati, in tutta Europa o nell’Est per i modelli con più chilometri. Un fenomeno in rapida crescita che preoccupa soprattutto le case automobilistiche, certamente non coinvolte direttamente, ma che si rendono conto che i volumi di vendite già risicati a causa della crisi sono evidentemente destinati a calare ulteriormente se non cambiano condizioni e strategie. Sulle strade italiane se circola una super car, è quasi certo che non ha targa italiana. Anzi, è proliferato l’uso di targhe dell’Europa dell’est, in particolare di Romania, Ukraina e Polonia. Un escamotage diventato molto rischioso visto che chi guida è inserito comunque nell’elenco degli accertabili,

anche se l’auto risulta di proprietà di un cittadino effettivamente estero e quindi utilizzata in prestito, oppure a un dipendente dell’azienda proveniente da un paese estero. Non sussiste un esplicito divieto a guidare l’auto, per esempio, di un proprio operaio, anche tutti i giorni. L’unica limitazione viene dall’articolo 132 del Codice della strada: “Gli autoveicoli, i motoveicoli e i rimorchi immatricolati in uno Stato estero e che abbiano già adempiuto alle formalità doganali… sono ammessi a circolare in Italia per la durata massima di un anno, in base al certificato di immatricolazione dello Stato di origine”. Peccato che, non essendoci più “formalità doganali”tra i paesi Ue, stabilire la data ufficiale d’ingresso in Italia è affare impossibile. Non solo. Emergono altri dubbi (o sotterfugi?): basterebbe uscire un giorno dai confini per poi rientrare e azzerare così l’anno di bonus? E il riferimento all’immatricolazione nello stato di origine metterebbe fuorilegge tutte le auto con targa straniera più vecchie di un anno beccate sul suolo italiano senza nessun documento doganale comprovante l’ingresso meno di un anno prima? Non ci sono risposte chiare. E il sottobosco che ne è derivato è sotto gli occhi di tutti.

luxury industry

13


web, video, grafica, editoria, eventi

14

luxury industry

tedeschi, costa 1900 euro con un’Iva al 19%. Si paga un bollo massimo di 400 euro, cui si aggiungono tariffe mensili con un risparmio anche del 50% rispetto all’Italia. A gennaio del 2013 c’è stata una retata in Alto Adige con un sequestro di 120 vetture. Il motivo era l’evasione dell’Iva. Si trattava di rivendita di proprie auto all’estero. Il leasing e il noleggio diretto senza altri sotterfugi è

abstract

Lo stesso buco legislativo hanno iniziato a sfruttarlo i lavoratori stranieri in Italia. Pur al volante di auto meno lussuose, non si sognano nemmeno di farle ritargare alla scadenza del dodicesimo mese. Altra strada battuta è quella del leasing stipulato in Germania, in ossequio alla norma comunitaria sulla libera circolazione dei servizi anche di tipo finanziario. Restano numerosi gli italiani che scelgono il macchinone con targa straniera. Alcuni per disfarsi di un’auto costosa con targa italiana e sottrarla così ai controlli tributari. Vendono a una società tedesca o slovena o polacca o romena che si occupa di leasing o noleggio a medio e lungo termine, con la quale l’ex proprietario italiano stipula un contratto a tariffe vantaggiose. La stessa automobile scompare dalla disponibilità formale del contribuente italiano per poi ritornare subito dopo in suo “possesso”. L’ipotesi più praticata resta però quella di stipulare direttamente il contratto di noleggio con la concessionaria che ha già in dote autovetture che poi vengono reimmatricolate in un Paese dell’Unione Europa o di affidarsi a un intermediario per effettuare un’operazione analoga in terra straniera. In Germania, ancor di più in Polonia, Romania e Bulgaria, le tasse e i costi sono nettamente più bassi rispetto all’Italia e la convenienza è assicurata. Infatti immatricolare un’auto con targa <Zoll>, ovvero per i non residenti né per i cittadini

consentito invece dalla libera circolazione delle merci in Europa. Tanto quanto esiste la possibilità di acquistare auto e poi reimmatricolarle. In molti Paesi conviene. In Francia per esempio le auto non francesi di seconda mano costano anche il 30% in meno rispetto a quelle in vendita da noi. Inoltre per vetture con più di 6000 chilometri percorsi non è dovuto alcun conguaglio Iva.

SUV e auto sportive o di lusso lasciano il nostro paese e vengono rivendute da commercianti, anche improvvisati, in tutta Europa o nell’Est per i modelli con più chilometri. Un fenomeno in rapida crescita che preoccupa soprattutto le case automobilistiche, certamente non coinvolte direttamente, ma che si rendono conto che i volumi di vendite già risicati a causa della crisi sono evidentemente destinati a calare ulteriormente, se non cambiano condizioni e strategie. La Porsche ha calcolato una fuga di auto di lusso di almeno mille esemplari al giorno, un crollo delle vendite in Italia vicino al 45% e una fortissima svalutazione dei modelli. Fino al 2011 le Porsche usate che lasciavano il nostro paese erano 60, numero che è cresciuto fino a 120 alla settimana da dicembre, periodo dell’introduzione del Superbollo, per arrivare a livelli di 200 auto espatriate alla settimana dopo i recenti blitz dell’Agenzia dell’Entrate, ma lo stesso vale per gli altri marchi di prestigio come Ferrari, Maserati, Lamborghini, ecc. Secondo i dati di Federauto la Maserati ha perso il 77% di vendite a marzo, la Ferrari il 38%. Ma il vero flop non è tanto nel mancato introito nelle casse dell’erario, quanto nella crisi di un settore che dà lavoro a migliaia di persone. Sulle strade italiane se circola una super car, è quasi certo che non ha targa italiana. Anzi, è proliferato l’uso di targhe dell’Europa dell’est, in particolare di Romania, Ucraina e Polonia.

corso San Gottardo 25 • CH-6830 CHIASSO • tel. 091 6821760

www.mediaeventschiasso.com

luxury industry


628 per mille 628 per thousand

Parco veicoli (autovetture)

Al Canton Ticino un primato, quasi, mondiale, nella densità della motorizzazione con medie superiori al 62% di veicoli in relazione alla popolazione. Il boom delle occasioni italiane

s

i chiama MMAO, la Mostra Mercato Auto Occasione, organizzata da UPSA Gruppo del Luganese che si è svolta nei giorni scorsi a Lugano. Un’occasione per fare il punto su un mercato, piccolo dal punto di vista quantitativo, ma significativo per intensità e per capacità di fornire una cassa di compensazione per grandi fenomeni in atto in paesi vicini, in primis quello italiano. E in effetti il Canton Ticino un record può ben vantarlo: in un paese come la Svizzera che conta 538 vetture ogni mille abitanti, Lugano, Bellinzona, Mendrisio e vicinanze, fanno balzare questa quota a 628 vetture per mille abitanti, immediatamente a ridosso della Malesia, terza in classifica nel mondo, al piccolo Lussemburgo e agli Stati Uniti che - secondo le ultime statistiche - si confermano stabilmente ai vertici con 765 vetture ogni mille abitanti. Dal 1990 ad oggi la Svizzera ha quasi raddoppiato il suo parco auto, da 2.985.000 a 4.320.000 vetture. Per tasso di motorizzazione il Canton Ticino si colloca in prima posizione rispetto a tutti gli altri Cantoni svizzeri. Contando poi che sul suo territorio insistono ogni giorno le auto di circa 60.000 frontalieri, si può ben comprendere perché i problemi della viabilità, della mobilità e quindi del traffico siano diventati una priorità assoluta per le amministrazioni cantonali e cittadini della

16

luxury industry

Svizzera italiana. Come detto, il mercato dell’auto nel Canton Ticino, che anche in periodi di crisi comunque mantiene le sue posizioni, accende storicamente i riflettori sui fenomeni che trasformano i mercati vicini. Ad esempio su quello della fuga di auto di

lusso dalla vicina Italia, oltre che su quello della importazione di auto second hand dal mercato italiano a prezzi che in taluni casi si sono rivelati assolutamente convenienti e concorrenziali, generando in taluni periodi una vera e propria corsa alle occasioni sia nel segmento delle top car che dei Suv.

Automobili per cilindrata e carburante

Numero di autovetture per 1’000 abitanti

Tasso di motorizzazione. 2010

Fonte: Stat. veicoli stradali e STATPOP, UST

luxury industry

17


di Laura Alberti

viaggio in cabrio

eleganza dal salone di ginevra

Travelling by cabrio

Elegance from the Geneva show

audi

www.audi.it | www.audi.ch

S3 Cabriolet Quattro posti sportiva dal motore potente (2.0 TFSI 300 CV / 221 kw) e i consumi bassi (7,1 litri di carburante ogni 100 km), vanta un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,4 secondi. Il suo dinamismo è garantito dalla trazione integrale permanente quattro, e anche la capote è un concentrato di tecnologia. Azionata da un motore elettroidraulico e fissata a una struttura in magnesio, alluminio e acciaio, si apre e si chiude in 18 secondi anche a vettura in movimento, fino ai 50 km/h. Tra i colori a catalogo, l’esclusivo nero pantera effetto cristallo.

MERCEDES-BENZ

nissan

skoda

CLASSE C

GT-R NISMO

VISION C

Cento chili in meno e un’innovativa gamma di motori per la nuova Classe C di Mercedes-Benz. Sicura e confortevole - grazie all’autotelaio disponibile anche con sospensioni pneumatiche -, abbina il design lineare e insieme suggestivo a interni di classe e prestazioni elevate. Il passo è ora di 80 mm più lungo, così come la lunghezza della vettura lo è di 95 mm e la larghezza di 40 mm. Con fari alogeni H7 di serie nella versione Executive e fari a LED a basso consumo nelle versioni Sport, Exclusive e Premium, la nuova Classe C offre due configurazioni del frontale: sportiva con Stella centrale oppure, come tradizione delle Berline, sul cofano motore.

Guida precisa ed elevata aerodinamicità per la nuova sportiva di casa Nissan. Un’auto grintosa grazie al telaio innovativo, con molle e ammortizzatori Bilstein DampTronic sulle sospensioni disponibili nelle versioni Comfort, Normal e R - dal livello di attrito eccellente e la precisa manovrabilità. Speciali bracci sono installati sulle sospensioni anteriori a doppia traversa. Con carrozzeria disponibile in Brilliant White Pearl, Meteor Flake Pearl Black, Ultimate Metallic Silver, Vibrant Red e Dark Matte Grey, la GT-R Nismo ha cerchi a 6 razze, sedili ergonomici reclinabili in fibra di carbonio e strumentazione rivestita in Alcantara.

Dopo la Octavia e la Superb, ecco la Skoda Vision C, progettata sotto la direzione creativa di Jozef Kaban, già ideatore della Bugatti Veyron e di molti modelli Audi. In arrivo nel 2016, l’avveniristica coupé si caratterizza per le linee basse e il grande bagagliaio, che la rendono un’auto elegante e pratica al tempo stesso. Il prototipo presentato montava un motore 1400 a metano da 100 CV - lo stesso di Volskwagen Golf, Audi A3 Sportback e Skoda Octavia G-TEC - attento all’ambiente e ai consumi, con 91 g/ Km di CO2 emessi e un consumo di 3.4 Kg/100 km.

www.mercedes-benz.it

18

luxury industry

www.nissan.it

www.skoda-auto.it

ALFA ROMEO

www.alfaromeo.it | www.alfaromeo.ch

avant-premiere 4C Spider Due posti secchi, trazione posteriore e motore in posizione centrale per l’evoluzione della coupé lanciata lo scorso anno. Esclusiva già nell’involucro - con la livrea Bianco Lucido Tristrato e i cerchi a diametro differenziato - dà il suo meglio nelle prestazioni. Agilissima, è lunga 4 m con un passo inferiore ai 2.4 m e, a secco, pesa meno di 1000 kg. Il suo sistema di scarico centrale a doppio stadio, con terminali in titanio e carbonio, è stato progettato dalla Akrapovic (Moto GP, Superbike). Il nuovo 4 cilindri 1750 Turbo Benzina Alfa TCT garantisce performance eccellenti.

luxury industry lifestyle

19


Per non farsi notare... MASERATI

chevrolet

www.it.chevrolet.ch

I nuovi status symbol ferrari

www.maserati.com

GranCabrio Sport

California T

Sportività all’ennesima potenza per la nuova GranCabrio Sport, frutto di un motore più potente e di un cambio più reattivo. Il propulsore V8 da 4,7 litri, con i suoi 10 cavalli di potenza in più rispetto alla GranCabrio, viene abbinato ai consumi ridotti - grazie al Programma di Riduzione Attriti - e alla capacità di accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,2 secondi. Maneggevole e sicura, nella sua versione Sport Skyhook presenta sensori di accelerazione che inviano i dati relativi al movimento di ruote e telaio a un processore centrale, capace di regolare gli ammortizzatori in tempo reale.

Confortevole, divertente da guidare ma adatta anche all’uso quotidiano, si distingue per il motore V8 Ferrari dotato di turbo, soluzione già adottata per la GTO del 1984, la F40 del 1987 e ora tornato anche sulle monoposto di F1. Con accelerazioni da 0 a 100 km/h in 3,6 secondi e da 0 a 200 km/h in 11,2 secondi, ha turbine Twin Scroll, motore a 8 cilindri e nuove molle e ammortizzatori Magnaride più rapidi del 50%. La potenza specifica di 154 CV/l del nuovo V8 Turbo a iniezione diretta, con potenza massima di 560 CV, è il più elevato della categoria.

opel

www.opel.it | www.opel.ch

CORVETTE Stingray

Cascada

Design, tecnologia a prestazione si incontrano nella nuova Corvette Stingray. Una sportiva di carattere, con struttura, telaio, gruppo propulsore e tecnologie di supporto completamente nuovi. I suoi 466 cavalli (343 kW) a 6000 giri e 630 Nm di coppia a 4600 giri ne fanno la Corvette di serie più potente di sempre. Esclusivi i dettagli: volante di diametro ridotto, due schermi HD infotainment, telaio dei sedili in magnesio, impianto di illuminazione con fari a LED e nuovo motore V-8 LT1, abbinato alla trasmissione manuale a sette rapporti.

Telaio dall’elevata rigidità torsionale, sospensioni anteriori HiPerStrut e sistema di sospensioni attive FlexRide per la nuova cabriolet media Opel. L’ispirazione rimanda al passato, all’eleganza classica delle Grandes Routières, ma le soluzioni sono di ultima generazione: struttura con componenti in magnesio per la riduzione del peso, lunotto a filo tessuto come nelle roadster di lusso, poliestere tra strato esterno e rivestimento interno per un elevato isolamento termico e acustico. Tra le varianti, la turbo benzina 1.6 SIDI ECOTEC.

20

luxury industry

www.ferrari.com

luxury industry

21


SUV COMPATTO IN CASA PORSCHE The new compact Suv

22

on the road

Evoluzione sportiva del nuovo SUV compatto di Porsche, la Macan S rende omaggio ai modelli più dinamici della casa madre, regalando però ai viaggiatori un comfort senza eguali.

Le tre modalità di ribaltamento dei sedili posteriori consentono di portare la capienza del bagagliaio da 500 a 1500 litri. Sul fronte delle performance, la Macan Turbo vanta un motore biturbo V6 da 3,6 litri con la straordinaria potenza di 294 Kw (400 CV). Il cambio PDK a 7 rapporti fa il paio con il PTM, trazione integrale attiva con ripartizione variabile della coppia, che reagisce alle specifiche situazioni di marcia e allo stile di guida del momento. Qualsiasi sia il fondo stradale, la forza è ripartita in modo ottimale sulle quattro ruote, fino a raggiungere - se

necessario - il 100% tra asse anteriore e posteriore. Garanzia di sicurezza di marcia e precisione di sterzata, il PTM consente anche di avere un’ottima stabilità di marcia e un’elevata dinamica e maneggevolezza. A contribuire all’ottimo stile di guida della Macan Turbo sono anche le sospensioni pneumatiche con regolazione dell’assetto e dell’altezza, che abbassano la vettura di 15 mm rispetto al telaio con sospensioni in acciaio. Cuore del telaio, il Porsche Active Suspension Management (PASM), sistema di regolazione elettronica degli ammortizzatori. Tre sono le modalità disponibili: Comfort, Sport e Sport Plus, che enfatizza al massimo la vocazione sportiva dell’automobile. Il limitatore di giri si fa più rigido, i tempi delle cambiate si accorciano ulteriormente e, attivando la funzione Launch Control, si ha un’ottimale accelerazione in partenza da fermo. Se la sportività è un’imprescindibile caratteristica della Macan Turbo, sul fronte del comfort non vi è nulla da obiettare. C’è il Burmester ® High-End Surround Sound-System,

con l’amplificatore a 16 canali con 1000 Watt di potenza e 16 altoparlanti incluso subwoofer da 300 watt con amplificatore digitale; e c’è il Porsche Communication Management (PCM), sistema di gestione del modulo di navigazione con disco fisso, radio, CD/DVD, regolazione suono, computer di bordo o telefono e schermo touch da 7’’. Tra gli optional, l’accesso ai servizi online e il sistema di comandi vocali. L.a.

abstract

c

inque porte, cinque posti e una comodità che va di pari passo con la potenza. In due parole, un SUV compatto. È la nuovissima Macan Turbo di casa Porsche. Un’auto ideale per l’uso quotidiano, ma certo non banale. Una vettura solida, compatta e autentica che offre nuove sensazioni e nuovi stimoli. I tratti peculiari della casa tedesca sono ben visibili. La fiancata aggressiva, la linea del tetto che fluisce decisa nella parte posteriore, i richiami alla Porsche 917 nel cofano che si sviluppa fino ai passaruota e alla 918 Spyder, nel design delle bocchette laterali. Se i cerchi da 21 sono indice di elevate prestazioni (di serie la Macan monta però cerchi da 19), la parte posteriore stretta nella zona del tetto, larga sopra le ruote - è un tributo alla 911. Il risultato è di una non scontata sportività. All’insegna della sportività sono anche gli interni: tre display per il pannello della strumentazione, contagiri centrale e accorciamento della distanza tra leva selettrice e tasti funzione per la parte ascendente del tunnel centrale.

Lanciata sul mercato la nuovissima Macan Turbo di casa Porsche. Dotata di un PTM consente di avere un’ottima stabilità di marcia e un’elevata dinamica e maneggevolezza. A contribuire all’ottimo stile di guida della Macan Turbo sono anche le sospensioni pneumatiche con regolazione dell’assetto e dell’altezza, che abbassano la vettura di 15 mm rispetto al telaio con sospensioni in acciaio. Cuore del telaio, il Porsche Active Suspension Management (PASM), sistema di regolazione elettronica degli ammortizzatori. La Macan Turbo vanta un motore biturbo V6 da 3,6 litri con la straordinaria potenza di 294 Kw (400 CV). Il cambio PDK a 7 rapporti fa il paio con il PTM, trazione integrale attiva con ripartizione variabile della coppia, che reagisce alle specifiche situazioni di marcia e allo stile di guida del momento.

on the road

23


di Claudio Antonelli

Voilà. Il grande fratello The big brother

Decollato il redditometro, crollano tutti i consumi del lusso con danni inquantificabili al sistema Paese, all’occupazione e persino al gettito fiscale che si vorrebbe incrementare. Intanto l’invasione totale nella privacy spinge gli italiani ad azzerare la spesa o a effettuarla oltre-confine. Porti turistici deserti, viaggi comprati all’estero, e ora anche il colpo finale sul mercato immobiliare.

24

luxury industry

p

er molti è il cartello che indica l’inizio dello Stato di Polizia Tributaria. Per altri è, finalmente, la panacea per la lotta all’evasione. Il redditometro, più volte emendato, è un sistema di verifiche che permette al Fisco di risalire dalle spese sostenute per valutare il vero reddito. In realtà un metodo invasivo e border line che permette allo Stato di spiare e guardare anche i lati più intimi dei cittadini. Senza contare la lunga serie di effetti collaterali sul Pil italiano. Lo stato di Polizia tributaria in cui versiamo e le campagne iper-politicizzate contro gli evasori hanno depresso i consumi di alto livello. Con tutto ciò che ne consegue sugli indotti. I blitz anti-evasione non sono fatti “a caso” ma partono da “incroci delle banche dati”, ha detto il direttore dell’Agenzia

delle Entrate, Attilio Befera ascoltato in commissione Finanze il 2 aprile al Senato. Befera ha richiamato l’esempio del blitz di Cortina: dei 173 accertamenti fatti, 142 sono stati definiti e incassati. “Il risultato”, ha detto, “sono 1,2 milioni di imposte dirette (Ires e altre), 224mila di Iva e 675mila di sanzioni”. Definirlo un successo sembra però una forzatura. Calcolatrice alla mano bisognerebbe contare l’impatto negativo sulle vendite e sui consumi che certi blitz hanno prodotto. E quindi sul Pil. Senza contare il costo di missione di funzionari, addetti e accertatori. La medesima logica si può applicare al nuovo redditometro. “Il cliente, nel dubbio, non spende”. Questo, in estrema sintesi, secondo molti operatori di settore, l’impatto sulla propensione all’acquisto di beni o

servizi non strettamente necessari alla vita quotidiana. Tra chi teme le maggiori ripercussioni figurano le agenzie di viaggi, le gioiellerie, i negozi di animali domestici, le agenzie di assicurazione. Effetti più contenuti per i centri sportivi e le beauty farm in contesti termali, per le scuole private e per il mercato delle opere d’arte. “C’è un senso di impotenza, non siamo mai stati preoccupati come ora”, ha dichiarato apertamente Mauro Bussoni, vicedirettore generale di Confesercenti. Per alcuni beni e servizi, le vendite hanno già risentito delle misure di tracciabilità finanziaria per le spese superiori a 3.600 euro e di limitazione del contante sotto la soglia dei mille euro. È il caso anche del comparto viaggi e vacanze, dove il problema è sempre più la concorrenza

internazionale su un mercato globale. “I clienti vanno all’estero per sfuggire ai controlli”, ha dichiarato Fortunato Giovannoni, presidente di Fiavet. Anche per gioielli e preziosi “da un paio d’anni si susseguono manovre che ci danneggiano”, ha commentato Giuseppe Aquilino, presidente di Federpreziosi, “al punto che per gli orologi delle grandi marche abbiamo registrato dal 2012 una flessione del 50 per cento”. Nel settore viaggi, ad esempio, il risultato perverso è immediatamente tangibile. Secondo stime approssimative nel solo luganese avrebbero aperto i battenti in un anno più di 20 agenzie. Alcune delle quali forniscono anche il servizio completo. Vendita del pacchetto turistico, parcheggio delle auto con targa italiana,

accompagnamento in aeroporto con mezzi a targa svizzera. Tra le voci compaiono inoltre le spese per gli animali domestici, comprese quelle veterinarie. “Era il settore meno danneggiato dalla crisi”, ha spiegato il presidente di Aisad, Virgilio Camillini, “ma per colpa dell’effetto psicologico stiamo già registrando un calo dei ricavi del 3-4%, non solo per l’acquisto, ma anche per l’alimentazione e gli accessori”. Di barche neppure a parlarne. I porti turistici italiani hanno registrato e subito inermi le conseguenze di un vero e proprio esodo di massa verso i porticcioli di Francia, Slovenia, Malta. Perché? É sufficiente ipotizzare il caso di un libero professionista che nel 2009 abbia siglato un contratto di leasing per un’imbarcazione del valore di 180 mila

luxury industry

25


26

luxury industry

come regalo di nozze. E guai a dire che si è buttato via le ricevute. Non vale addurre la scusa: non le ho tenute tanto non potevo detrarre. Se vi siete sposati nel 2009 potreste ricevere “ai sensi dell’art. 32 d.p.r. 29.09.1973 n.600 e 51 d.p.r. 26.10.1972 n. 633 un questionario, relativo al pagamento dei seguenti eventuali acquisti e per l’esecuzione delle prestazioni connesse con: bomboniere, fioraio, orefice, abiti da cerimonia, tipografia, ristorante, fotografo, estetista, parrucchiere, intrattenimento e noleggio auto per cerimonia”. E occhio a non aspettare il sedicesimo giorno, possono scattare sanzioni fino a 2mila euro solo per l’omissione o il ritardo. Non è esente nemmeno il mercato della casa visto gli obblighi di segnalazione anti riciclaggio a cui gli agenti immobiliari devono sottostare, sino alla registrazione su un libro mastro e la conseguente denuncia alle autorità competenti anche di chi è entrato in agenzia solo per assumere informazioni generiche.

Il redditometro inoltre potrebbe accendere i suoi fari sull’acquisto di un immobile il cui valore viene considerato incongruo rispetto al reddito dichiarato. Se infatti avete acquistato un immobile del valore di 400 mila euro, avete dichiarato un reddito annuo di 100 mila euro e contratto un mutuo per 150 mila euro, dovrete dimostrare al fisco da dove arrivano i rimanenti 250 mila euro. Nel caso di giovani all’acquisto della prima casa, è possibile dimostrare di aver ricevuto i 200 mila euro dai propri genitori, si potrà sostenere di aver vissuto in casa loro accantonando una parte del proprio reddito annuo in un fondo di investimento ad alto rendimento. Se l’acquirente non è un giovane (e magari non ha più i genitori) potrà sempre esibire una donazione o il lascito di una somma in denaro da parte di un congiunto defunto oppure la cessione di quote societarie. In ogni caso bisognerà esibire anche le ricevute di pagamento, i bonifici e gli assegni utilizzati per pagare

eccesso o in difetto. Quindi la cosiddetta profilazione del reddito del contribuente - ha sancito sempre il Garante - potrà avvenire utilizzando unicamente spese certe e spese che valorizzano elementi certi quali il possesso di beni o l’utilizzo di servizi. Fin qui la premessa in tono legale. La sostanza sta però nella totale caduta del concetto liberale di rapporto paritetico tra cittadino e Stato. Nel 2012 Piero Ostellino, già direttore del Corriere della Sera, ha

abstract

euro con un canone annuo quinquennale di 60 mila euro. Se nel triennio dal 2009 al 2011 ha dichiarato un reddito di circa 50 mila euro, sarà certamente convocato. Bisognerà portare prove concrete e convincenti: si può esibire l’anticipo del Tfr ricevuto nel 2008, oppure documenti che provano l’uso di titoli finanziari in scadenza o persino una vincita, sempre che possa essere documentata. Non è un caso se la spesa complessiva dei diportisti in due anni è calata del 73%. Sono rimasti vuoti, infatti, circa 36mila posti barca, il che ha significato anche la perdita di circa 10mila posti di lavoro. Tutte barche che non sono più rientrate arricchendo i porticcioli di Spagna (12%), Montenegro (8%), Malta (15%), Grecia (19%), Francia (12%), Croazia (15%) e Albania (19%). Persino un viaggio può far scattare il redditometro: se andate alle Maldive con un reddito da 18 mila euro l’anno, non siete credibili. A meno di non dimostrare di essersi sposati e di averlo ricevuto

la ditta ristrutturatrice. Uno stress mica da ridere. Appare ormai chiaro che l’Agenzia delle Entrate può infatti passare sotto la lente le spese effettuate dai contribuenti nel corso dell’anno, mettendole a confronto con i redditi dichiarati nel modello Unico o nel 730. Se il tenore di vita di un cittadino non è compatibile con i compensi percepiti, allora scatteranno i controlli. Le verifiche si concentreranno su quei contribuenti le cui spese complessive superano di almeno il 20% il reddito imponibile dichiarato ogni anno (dal 2009 in poi). Nel calcolo di queste differenze, verrà tenuto conto della composizione dell’intero nucleo familiare del cittadino (cioè dell’eventuale reddito del coniuge e del numero di figli a carico). Poiché l’Agenzia è un ente pubblico, non dovrà ottenere il consenso dei diretti interessati, cioè dei contribuenti, prima di raccogliere i dati sulle spese da loro effettuate. Le leggi sulla privacy, che regolano lo scambio di informazioni tra cittadini, società e associazioni private, non impongono invece alcun vincolo alle attività del fisco, che potrà liberamente eseguire i propri controlli. I cittadini hanno comunque diritto ad accedere ai propri dati personali acquisiti dal fisco, con una richiesta scritta. Se le informazioni fossero errate o rilevate violando la legge, il contribuente ha diritto a farle correggere o a chiederne la cancellazione. A gestire l’intera anagrafe tributaria sarà la Sogei, la quale dovrà usare i dati soltanto per gli accertamenti fiscali e non per altre finalità. Lo scorso novembre il garante della privacy è intervenuto per chiedere una serie di correzioni al sistema per garantire in sostanza la segretezza e la correttezza delle informazioni. In sostanza l’unico vero stop che il sistemone targato Attilio Befera ha subito è quello relativo alle medie Istat. I valori delle spese medie non potranno - per fortuna - essere utilizzati per determinare spese ricorrenti, come abbigliamento, alimentari e alberghi, per le quali il fisco non ha evidenze certe. Tali dati infatti, sostiene il Garante, sono riferibili allo standard di consumo medio familiare, e non possono essere ricondotti correttamente ad alcun individuo, se non con notevoli margini di errore in

sostenuto che il governo Monti si ispira a “un regime totalitario di socialismo reale”. Ineccepibile. Così come la sua denuncia più “politica”. Ostellino, infatti, ha più volte rincarato la dose: “Quello che sta succedendo in Italia è che, per via fiscale, ci stanno requisendo le libertà civili. Hanno cominciato coi rendiconti bancari: ogni anno le banche manderanno i rendiconti di ciascun italiano all’Agenzia delle entrate. Ora ci sono controlli sulle utenze telefoniche. Questa è un’invasione nella vita degli italiani”. Già dal 31 ottobre 2013 le banche sono state costrette a comunicare all’Anagrafe tributaria tutti i dati dei propri correntisti che hanno aperto conti entro il 2011. Entro il 20 aprile, invece, saranno da segnalare conti, deposito titoli e ogni operazione effettuati nel 2013. Il fisco italiano avrà così a disposizione il sistema di monitoraggio e mappatura contro l’evasione fiscale più completo e invasivo al mondo. Oltre ai conti correnti, saranno monitorati anche depositi di titoli, gestioni patrimoniali, carte di credito/debito, operazioni extraconto e tutto quanto gravita attorno al mondo economico, in sostanza ogni movimentazione possibile di soldi da parte del cittadino.

Per molti è il cartello che indica l’inizio dello stato di Polizia Tributaria. Per altri è, finalmente, la panacea per la lotta all’evasione. Il redditometro, più volte emendato, è un sistema di verifiche che permette al Fisco di risalire dalle spese sostenute per valutare il vero reddito. In realtà un metodo invasivo e border line che permette allo Stato di spiare e guardare anche i lati più intimi dei cittadini. Per alcuni beni e servizi, le vendite hanno già risentito delle misure di tracciabilità finanziaria per le spese superiori a 3.600 euro e di limitazione del contante sotto la soglia dei mille euro. È il caso anche del comparto viaggi e vacanze, dove il problema è sempre più la concorrenza internazionale su un mercato globale. Nel settore della nautica, sono rimasti vuoti circa 36mila posti barca, il che ha significato anche la perdita di circa 10mila posti di lavoro. Tutte barche che non sono più rientrate arricchendo i porticcioli di Spagna (12%), Montenegro (8%), Malta (15%), Grecia (19%), Francia (12%), Croazia (15%) e Albania (19%). Il redditometro inoltre potrebbe accendere i suoi fari sull’acquisto di un immobile il cui valore viene considerato incongruo rispetto al reddito dichiarato. Se infatti avete acquistato un immobile del valore di 400 mila euro, avete dichiarato un reddito annuo di 100 mila euro e contratto un mutuo per 150 mila euro, dovrete dimostrare al fisco da dove arrivano i rimanenti 250 mila euro.

luxury industry

27


viewpoint

principalmente, sulle spese la cui esistenza non è messa in discussione; 2) sulle spese presunte legate al mantenimento di beni nella disponibilità del contribuente; 3) sull’eventuale “fitto figurativo”; 4)sulla quota di incremento patrimoniale attribuibile nell’anno; 5) sulla quota di risparmio formatasi nell’anno. Notifica dell’invito a comparire Tramite tale atto, il contribuente viene invitato, appunto, a comparire per fornire dati e notizie rilevanti, nonché per esibire documenti relativamente alle spese sostenute nel corso dell’anno, o alle spese presunte dal D.M. 24.12.2012, relative al mantenimento di beni nella sua disponibilità, come autovetture, natanti e immobili. Ricevuto l’invito a comparire, il contribuente ha l’obbligo di presentarsi alla data fissata per l’incontro e, se le giustificazioni che egli adduce vengono ritenute persuasive, la pratica potrà subito essere archiviata. Notifica dell’invito al contradditorio

Guida al nuovo redditometro

28

Premessa

Procedimento

L’art. 38 del D.P.R. 600/73 stabilisce che, il reddito complessivo delle persone fisiche può essere determinato dall’Agenzia delle Entrate mediante il redditometro, che consiste in una quantificazione presuntiva del reddito fondata sull’assunto, in base al quale l’entità delle spese sostenute nel corso dell’anno dal contribuente deve essere coerente con il reddito dichiarato. L’art. 22 del D.L. 31.05.2010 n. 78, conv. L. 30.7.2010 n. 122, ha introdotto rilevanti modifiche alla disciplina del “redditometro”. L’Agenzia delle Entrate con la circolare n. 6 del 11 marzo 2014 ha fornito le nuove e definitive istruzioni sul funzionamento del nuovo redditometro. Ecco come adottare il comportamento corretto al fine di difendersi da eventuali azioni dell’Amministrazione Finanziaria. Tale tipologia di accertamento è possibile solo se tra il reddito dichiarato dal contribuente e quello accertato dall’Agenzia delle Entrate sussiste, anche per un solo anno, uno scostamento del 20%; opera solo a partire dai controlli sull’anno 2009.

L’Agenzia delle Entrate non può, una volta esaminata la posizione fiscale del contribuente, procedere subito con la notifica dell’avviso di accertamento, ma deve, a pena di nullità del medesimo, instaurare un preventivo contraddittorio. In virtù di ciò, non è automatico che dal controllo scaturisca l’accertamento, siccome il contribuente può, ancor prima di tale momento, dimostrare che l’entità del reddito dichiarato è coerente con le spese a vario titolo sostenute. Se viene notificato l’accertamento, rimane impregiudicata la facoltà di proporre ricorso dinanzi alla Commissione Tributaria, contestando in ogni modo la quantificazione reddituale presunta dall’Agenzia delle Entrate. È importante rammentare che nell’accertamento vanno indicati i motivi per cui le deduzioni difensive del contribuente non sono state condivise dal funzionario. Il contraddittorio verrà focalizzato: 1) sui dati “certi” così come risultanti dalle banche dati, perciò,

luxury industry

In caso contrario verrà emesso un invito al contraddittorio, finalizzato all’accertamento con adesione. Nell’invito sono contenute le imposte che si presumono evase. Il contribuente, nel momento in cui riceve l’invito, può accettare integralmente la pretesa e, in tal caso: 1) bisogna pagare gli importi richiesti a titolo di imposta, anche in forma rateale senza la necessità di prestare alcuna garanzia; 2) le sanzioni da infedele dichiarazione (dal 100% al 200% della maggiore imposta) sono ridotte a un sesto del minimo. Nell’invito a comparire è fissata la data per il secondo confronto tra le parti, ove è possibile definire la vertenza con l’ufficio, eventualmente concordando una riduzione di quanto richiesto. In tal caso, le somme possono essere pagate anche in forma rateale senza la necessità di prestare alcuna garanzia, e le sanzioni sono ridotte a un terzo del minimo edittale. Notifica dell’accertamento Se l’Agenzia delle Entrate e il contribuente non sono riusciti a trovare un accordo, viene notificato l’avviso di accertamento, che contiene l’intimazione al pagamento delle somme pretese. Ove venga proposto ricorso occorre pagare, entro 60 giorni dalla notifica, un terzo degli importi richiesti a titolo di imposta. Bisogna mettere in risalto che, ricevuto l’accertamento, il contribuente può: 1) prestare acquiescenza, fruendo della riduzione a un terzo delle sanzioni se versa le somme entro 60 giorni, anche in

forma rateale senza prestare alcuna garanzia; 2) definire le sole sanzioni fruendo della loro riduzione a un terzo, potendo ricorrere per la sola imposta (gli interi importi richiesti a titolo di sanzione devono essere versati entro 60 giorni); 3) presentare ricorso (dopo la notifica del ricorso, le parti possono definire la vertenza tramite conciliazione giudiziale, potendo negoziare la pretesa, e in tal caso le sanzioni sono ridotte al 40% e gli importi possono essere versati ratealmente senza garanzia); 4) se gli importi richiesti a titolo di imposta non sono superiori a 20.000,00 euro, notificare il reclamo e stipulare, prima di trovarsi di fronte al giudice, un accordo di mediazione, con possibilità di negoziare la pretesa (in tal caso le sanzioni sono ridotte al 40% e gli importi possono essere versati ratealmente senza garanzia). Difesa del contribuente Il contribuente può dimostrare che il maggior reddito determinato dall’Agenzia delle Entrate: a) non sussiste; b) oppure sussiste, ma in misura inferiore. A tal fine, bisogna documentare il possesso di: 1) redditi esenti totalmente o parzialmente, come alcune tipologie di borse di studio o i redditi di lavoro dipendente dei frontalieri; 2) redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta, come gli interessi attivi bancari, i dividendi derivanti da partecipazioni “non qualificate”, i proventi dei fondi comuni di investimento; redditi soggetti a imposta sostitutiva, come gli interessi sui titoli di Stato e su altre obbligazioni, i proventi derivanti da gestioni patrimoniali individuali; 3) redditi legalmente esclusi dalla formazione della base imponibile (si può trattare di somme non soggette a tassazione nei confronti del contribuente accertato, come i prestiti di amici o di familiari, il tutto debitamente documentato); 4) redditi diversi da quelli posseduti nello stesso periodo d’imposta. Oltre a ciò, è possibile censurare: 5) la possibilità di utilizzo del redditometro, dimostrando la mancanza dello scostamento del 20% tra reddito accertato e reddito dichiarato; 6) che il bene ritenuto nella disponibilità del contribuente è in realtà nella disponibilità di terzi (potrebbe essere l’ipotesi in cui il contribuente accertato è un semplice “prestanome”); 7) che l’incremento patrimoniale in realtà non è avvenuto a titolo oneroso ma a titolo gratuito.

luxury industry

29


Pietre da investimento e pietre che fisicamente forse l’investitore non vedrà mai utilizzando per il suo bene rifugio le casseforti di Intermarket Diamond Business. Con un servizio di diversificazione dei carati

C

vengono banditi a tempo indeterminato. Perché quello dei diamanti è un mercato basato essenzialmente sulla fiducia. E sull’esperienza. Mentre David Wahl, titolare della Wahl Diamonds che da tre generazioni commercia pietre grezze, versa sulla scrivania manciate di diamanti grezzi, spiega come riconoscere il diamante nascosto dentro il conglomerato grezzo e come individuare le inclusioni (difetti, ndr) che lo renderanno meno profittevole. Esistono software che scansionano la pietra ma l’occhio del tagliatore continua a fare la differenza. Oltre che il valore aggiunto del diamante finito. “Su cento pietre solo 20 finiscono nell’alta gioielleria e di questa percentuale solo l’1% può essere definita una pietra veramente

pura”, spiega Alberto Osimo, presidente di Geci, uno dei quattro istituti gemmologici al mondo certificati CIJBO. “Oggi l’acquirente di gioielleria con diamanti”, prosegue, “è un consumatore attento che desidera ricevere spiegazioni precise e dettagliate sulle varie caratteristiche del diamante, sulle eventuali differenze di valore (e quindi di prezzo) e in generale sentirsi più tutelato nelle proprie scelte, sia dal punto di vista dell’informazione che della sicurezza. Il modo in cui il diamante è stato tagliato e lucidato , le sue proporzioni e simmetria sono di estrema importanza, poiché questi fattori determinano la vita, lo splendore e la dispersione della pietra. Per il resto esiste una classificazione che segue le lettere dell’alfabeto. Solo dalla D alla M si tratta di pietre quotabili. Per tutte si può dire con certezza che non esistono bolle speculative”. Infatti tra la miniera e la gioielleria ci sono almeno otto-nove passaggi. La filiera lunga fa da un lato lievitare il prezzo ma dall’altro

Ha ragione di brillare 1. É il bene rifugio per eccellenza Mentre l’oro è un bene speculativo, il diamante è fatto per salvaguardare il patrimonio, metterlo al riparo dalle crisi e dalle oscillazioni finanziarie. 2. Si rivaluta Da quando esistono delle quotazioni ufficiali (1973) si può accertare che il diamante si è sempre rivalutato costantemente e il suo valore è cresciuto di 1-1.5% oltre l’inflazione ogni anno. 3. É indipendente Non essendo legato all’economia o alla politica di nessuno Stato mondiale, non rischia brusche cadute. 4. É un bene reale A differenza di molti prodotti finanziari, il diamante è un bene fisico e non esistono sottostanti. 5. Non ha costi Il diamante è un bene che non sostiene nessun tipo di costo

30

luxury industry lifestyle

iniziale, né di mantenimento. Oltre all’Iva non prevede imposte. 6. É un bene liquidabile ovunque Come abbiamo già affermato, il diamante è un bene sovranazionale e in quanto tale, è possibile rivenderlo ovunque. 7. É un investimento sicuro I diamanti da investimento rispondono alle 4 risoluzioni ONU che attestano la provenienza da paesi non coinvolti in avvenimenti bellici, terroristici e di sfruttamento minorile; inoltre un’ulteriore certezza di eticità viene attestata dal Kimberly Process Certification Scheme, che traccia il percorso del diamante dall’uscita dalla miniera ai tagliatori fino alla Borsa del Diamante di Anversa. 8. É un investimento per tutti Non occorre essere milionari per investire in diamanti; l’investimento minimo si aggira sui 7.000 euro.

luxury industry

viewpoint

Diamanti… i migliori amici Diamonds… best friends

entinaia di telecamere e massima sicurezza. Poco più di 2,5 chilometri quadrati a due passi dalla stazione centrale di Anversa. All’interno passa di mano il 75% dei diamanti grezzi e oltre il 60% di quelli lavorati per un mercato globale che vale 22 miliardi di dollari all’anno. All’incirca il 7% del Pil del Belgio, il Paese che, con quattro Borse, tagliatori, istituti di certificazione e duemila e cinquecento dealers registrati, da decenni si conferma l’indiscussa piazza mondiale delle pietre preziose. Dove nulla è cambiato rispetto al XVIII secolo. L’avvento del digitale non ha scalfito le tradizioni. All’ingresso delle Borse ci sono alcune bacheche. Nelle prime sono appese foto formato passaporto. I nuovi commercianti fanno richiesta di ammissione. Per 60 giorni restano in stand-by. Si può essere respinti senza una motivazione scritta. La decisione del board non può essere messa in discussione. Perché è lo stesso gruppo di saggi a cui ci si rivolge per le controversie tra associati: due gradi di giudizio e il terzo spetta alla giustizia belga che nel 99% dei casi applica le medesime motivazioni, non avendo a disposizione periti più esperti di quelli della Borsa di Anversa. Nelle rimanenti bacheche ci sono le foto segnaletiche. Alcuni dealer sono indicati come cattivi pagatori e sospesi. Altri

31


34ma EDIZIONE

DAL 15 AL 18 MAGGIO 2014

VOTA & VINC I

ON

abstract

C

funziona da camera di compensazione. Effetto che negli ultimi anni ha stimolato la novità del settore. Sono sempre più i diamanti acquistati come bene rifugio da investimento. Cartina di tornasole è IDB, Intermarket Diamond Business, che attraverso 8mila sportelli bancari (presente anche in Italia, Svizzera e Slovenia) copre oltre il 95% della quota di mercato italiana tanto che lo scorso anno ha fatturato poco meno di 110 milioni. Una cifra notevole se si considera che è oltre un quarto dell’intero fatturato del settore della gioielleria e delle pietre preziose. Nel 2002 in Italia sono stati venduti 22 milioni di euro in diamanti da investimento e nel 2011, anno boom, si è arrivati praticamente alla soglia dei 200. Per tornare a un valore più fisiologico. “L’investimento considerato nel medio e lungo periodo fornisce una serie di vantaggi”, spiega Andrea Giacobazzi responsabile acquisti IDB, “che rendono il diamante interessante anche per cifre inferiori ai diecimila euro con un periodo minimo consigliato tra i 5 e i 7 anni”. In sostanza tramite il canale bancario è possibile acquistare diamanti fisici, in alternativa, IDB può offrire un servizio di custodia nelle proprie casseforti. Immaginando un investimento di 50mila euro, è consigliabile un diamante da 8mila euro, uno da 12 mila e uno da 30mila. Al momento dell’acquisto il cliente paga l’Iva che recupererà alla vendita. Nessun altra tassa è dovuta. Mentre i costi di commissione sono elevati per i primi tre anni. Poi si raggiunge il break even. Dal settimo anno in avanti sono stabili al 7% del valore. Da ricalcolare su un rendimento medio annuo del 4-4,2%. In sostanza in 10 anni l’investimento da 50mila avrà reso più di 15mila euro netti. Niente di speculativo, ma niente male per un bene rifugio. “Per policy”, prosegue Giacobazzi, “trattiamo solo diamanti delle dimensioni tra il mezzo e il carato e mezzo. Una questione di liquidabilità”. IDB, infatti, garantisce all’investitore, tramite il mercato, il ricollocamento del diamante. Anche se al momento su circa un miliardo di venduto, la media di richieste di disinvestimento viaggia sull’1,5%. Visto l’andazzo dei mercati finanziari conviene guardare sul lungo termine. C.A.

Anversa: quattro Borse, tagliatori, istituti di certificazione e duemilacinquecento dealers registrati, da decenni è l’indiscussa piazza mondiale delle pietre preziose. Dove nulla è cambiato rispetto al XVIII secolo. L’avvento del digitale non ha scalfito le tradizioni. Sono sempre più i diamanti acquistati come bene rifugio da investimento. Cartina di tornasole è IDB, Intermarket Diamond Business, che attraverso 8 mila sportelli bancari (presente anche in Italia, Svizzera e Slovenia) copre oltre il 95% della quota di mercato italiana tanto che lo scorso anno ha fatturato poco meno di 110 milioni. Una cifra notevole se si considera che è oltre un quarto dell’intero fatturato del settore della gioielleria e delle pietre preziose. L’investimento considerato nel medio e lungo periodo fornisce una serie di vantaggi che rendono il diamante interessante anche per cifre inferiori ai diecimila euro con un periodo minimo consigliato tra i 5 e i 7 anni. In sostanza tramite il canale bancario è possibile acquistare diamanti fisici, in alternativa, IDB può offrire un servizio di custodia nelle proprie casseforti

luxury industry

SO SMS

WWW.AUTONASSALUGANO.CH MAIN SPONSORS

32

COR

SPONSORS

MEDIA PARTNERS


HOUSE&LUXURY

Le ragioni di Moretti Moretti’s vision

GIANNINO INTERVISTA GIANNINO

Dopo le polemiche (distorte) sulla difesa del suo emolumento “l’ormai ex numero uno” di Fs aveva dimostrato, dati alla mano, di avere le idee chiare per rendere competitive le ferrovie italiane. Da un lato l’utile, dall’altro la discussione aperta sui contributi dello Stato. E in prospettiva un rilancio del cargo e, forse, la quotazione in Borsa

www.houseluxury-re.ch

Giannino vs Giannino

35


Le ragioni di Moretti Nelle settimane scorse si è violentemente riaccesa la polemica sull’ingegner Moretti, il capo delle FS ora passato in Finmeccanica. Sulla sua retribuzione, e sul suo modo di dire fuori dai denti “se volete me ne vado”. Lei che è un liberista, sarà d’accordo. E invece no. Perché bisogna distinguere il giudizio su Moretti e su quel che ha fatto in questi anni, dai problemi strutturali e irrisolti che, agli occhi di un liberista, Fs

36

Giannino vs Giannino

-nella sua somma di Rfi e Trenitalia- ha ancora in pancia. E dunque? Per certi versi c’è da chiedersi chi gliel’abbia fatto fare, all’ingegner Mauro Moretti capo delle Fs, di infilarsi a testa bassa in una polemica frontale contro i tagli alle eccessive retribuzioni dei dirigenti pubblici che ha in mente - finalmente - il governo Renzi. E a esporsi così all’inevitabile coro di sberleffi al

suo indirizzo che ha imperversato sulla rete e da parte di diversi esponenti politici. Ma, a costo di essere tra i pochi a dirlo, la polemica va chiarita. Primo: Moretti rispondeva a una domanda in generale e non sul suo compenso, e in più in merito ai tagli ai manager pubblici, che non sono i dirigenti pubblici. Secondo: Renzi da Bruxelles ha risposto che è sicuro di convincere Moretti, ma la polemica tra premier e Moretti s’é chiusa con un reciproco “mi fido di lui”, ed è un fatto oggettivo perché se no Renzi non lo avrebbe considerato come possibile ministro, alla nascita del suo governo. Chiariamo in punta di fatto. La proposta di tagli di spesa avanzata da Cottarelli e su cui Renzi è deciso riguarda i dirigenti pubblici, ministeriali e periferici, visto che quelli apicali guadagnano in media più di 12 volte il reddito procapite degli italiani, rispetto a 4,9 volte in Germania e 6,4 volte in Francia. Ce ne sono ancora diversi che sfuggono alla decisione assunta sotto il governo Monti con il decreto legge 6 luglio 2012 n.95, che fissa per loro il tetto della retribuzione corrisposta al primo presidente di Corte di Cassazione, intorno ai 300mila euro lordi. Basti pensare ai segretari generali di Camera e Senato, che sfiorano quota 500mila, e allo stesso presidente della Corte costituzionale che arriva a 545mila. È a questa fascia dirigenti apicali e di prima fascia, che a propria volta, ripeto, in media ricevono 10 volte il reddito medio degli italiani - che si rivolge il giro di vite di Cottarelli e Renzi, per recuperare quasi 500 milioni quest’anno e altrettanti nel 2015. Ed è cosa sacrosanta.

Matteo Renzi

Oltretutto, Renzi nel DEF si è convinto a spostare ancora più in basso il tetto di riferimento, i 239 mila euro di compenso al capo dello Stato. È una proposta che insieme agli amici avevamo avanzato fin dalla campagna elettorale del 2013, e dunque brindo, in alto i calici. Sarà esaltante e durissimo vedere i capi di gabinetto e i direttori generali che guadagnano di più, scrivere i provvedimenti attuativi della nuova norma che taglierà loro gli stipendi. Ma è sacrosanto. E su questo Renzi ha ribadito che intende convincere chi avesse dubbi. Ed è ovvio che agli occhi degli italiani sia cosa popolarissima. Diversa è la disciplina dei manager delle società controllate dalla mano pubblica. Anche per loro, ai tempi di Monti, si era previsto un tetto analogo, ma con l’eccezione - fondamentale - delle società emittenti strumenti finanziari quotati sui mercati regolamentati. Come Eni, Enel, appunto Fs, e diverse tra le maggiori utilities locali quotate, e a propria volta emittenti di titoli. In questo caso, lo Stato ha deciso di affidarsi a criteri di mercato. Questo spiega gli emolumenti molto più elevati di Scaroni all’Eni e, a scendere nella scala, di Conti all’Enel, fino agli 870 mila euro lordi di Moretti a Fs, o il milione di euro superato annualmente dall’ad di Cassa Depositi e Prestiti, Gorno Tempini. Ora Renzi vuole un giro di vite anche su questa materia. Benissimo, ne vedremo i dettagli. Ma andiamo alla sostanza della polemica: per le grandi società pubbliche che “stanno” sui mercati finanziari, la logica

di avere un tetto più elevato ai compensi è giusta e fisiologica. Perché è il mercato a giudicare. Perché non sono dirigenti pubblici, di fatto inamovibili, ma veri e propri manager che scadono e possono esser rinnovati come no. In questo, Moretti ha ragione, non torto, se si parla dei manager delle “grandi”. Il problema è un altro. Bisogna evitare che accada che lo Stato acconsenta al ripetersi di casi più volte avvenuti, di manager pubblici che avevano gestito male e malissimo, e che venivano comunque locupletati. Come avvenne al predecessore di Moretti, che lasciava un’azienda con 2,1 miliardi col segno meno in bilancio, e che pure uscì con oltre 8 milioni di buonuscita. Moretti ha portato il conto economico al segno più per mezzo miliardo, con un margine di utile che in termini percentuali è doppio di Deutsche Bahn e Sncf, i due omologhi giganti ferroviari tedesco e francese. Finché lo Stato avrà grandi aziende che devono essere sottoposte al giudizio del mercato e non della fedeltà politica a chi comanda, e non capirà che molte di loro sarebbe meglio comunque cederle, è un bene che quelle poche grandi aziende abbiano manager con retribuzioni pari a quelle che per utile e fatturato valgono sul mercato. Perché punirli e sostituirli di fronte a cattiva gestione fa parte del contratto, a differenza che per i dirigenti pubblici. Però l’attivo di gestione vantato da Moretti dimentica i miliardi di euro di trasferimenti annuali pubblici. E qui veniamo infatti al problema che

resta per il liberista. Certo, Moretti si arrabbia molto quando alcuni patiti della concorrenza - che mi stanno simpatici assai - come il professor Ugo Arrigo e l’Istituto Bruno Leoni di cui anch’io sono senior fellow, cioè una sorta di “vecchio zio”, fanno conti comparati dei trasferimenti pubblici ventennali a Fs doppi e tripli rispetto a quelli dello Stato tedesco e francese agli omologhi gruppi ferroviari, mentre Moretti ribatte che il sussidio per passeggero/ km nei servizi universali non aperti alla concorrenza - come l’Alta Velocità - è però largamente inferiore in Italia. Ma questo fa parte della natura sanguigna di Moretti. È arrivato a far dire che meditava di sporgere querela, contro lo studio di Arrigo pubblicato per il Bruno Leoni. Ma poi non lo farà, o almeno questo è ciò che mi auguro. Anche qui, distinguiamo. Che cosa? Moretti è un manager cresciuto per decenni nelle Ferrovie, e ha saputo modificarne in profondità la struttura organizzativa e gestionale, che aveva ancora ereditato frazionata in compartimenti territoriali - dei veri e propri “potentati” personali e politici e sindacali - in cui ognuno gestiva gare e forniture, con tanta materia per le Procure, come negli anni si è visto. L’opera di razionalizzazione e ottimizzazione, compreso un energico sfoltimento dei ranghi, è stata immane. Disconoscere questo, e rimpiangere i manager Fs del passato, amici dei partiti e dei tangentari, è cosa dell’altro mondo. È molto diverso invece pensare al futuro.

Giannino vs Giannino

37


Le ragioni di Moretti

Mauro Moretti

di risparmio e assicurativa, e significa porre le premesse perché nel delivery postale Poste si internazionalizzi come è accaduto in passato per le Poste tedesche e olandesi. Considerazioni analoghe valgono per Fs. Occorrono tre scelte chiare, di principio. Quali? Nel PNR del governo Renzi si parla per la prima volta di una separazione verticale e totale di attività nel gruppo Fs. Non riguarda solo la rete di RFI rispetto a Trenitalia. Bisogna distinguere, appunto, tre cose. Primo, sulla rete, investimenti e redditività vanno sottoposti a un’inflessibile rinegoziazione con lo Stato e l’Autorità di settore, in modo che non sia un ostacolo alla concorrenza e che gli investimenti

pubblici annuali non autofinanziati da Fs siano parametrati al ritorno atteso tariffario regolamentato. Oggi i più polemizzano perché Fs investe poco, ma è lo Stato che ha tagliato i fondi mentre il gruppo ha accresciuto di molto la quota autofinanziata in conto economico, e mediante obbligazioni che hanno ottenuto ottima accoglienza sui mercati internazionali. Secondo: nell’offerta di servizi, la separazione tra attività aperte a concorrenza e di puro mercato, come l’AV (e il cargo, voglio sperare), è altra cosa rispetto a tutti i servizi ferroviari da comprendere negli obblighi di servizio universale. Gli italiani continuano a credere che Fs debba dare più servizi a tutti prescindendo

da chi paga, e le Regioni a propria volta sono abili nel rilanciare la polemica sulle spalle di Moretti. Ma è un errore. Moretti ha posto da anni all’azionista pubblico il problema degli oneri da servizio universale, nel trasporto pubblico locale e regionale, ma anche su molte tratte che non sono comprese nei due comparti ma continuano a non essere remunerative. Ma lo Stato è sempre rifuggito da una risposta chiara, e si procede ogni anno con ricontrattazione delle quote finanziarie di copertura degli oneri. Siccome la coperta della finanza pubblica è corta a Roma come nelle Regioni, ecco l’origine del problema. Ma a Moretti io riconosco che ha posto il problema, non si è mai tirato indietro.

abstrac t

Un futuro in cui? Moretti ha parlato con Renzi non solo della cessione di Grandi Stazioni e Cento Stazioni, previste per quest’anno. Moretti vuol quotare Fs. E allora su questo il liberista incallito e preoccupato inizia subito a preoccuparsi, e a preparare gli argomenti da spendere. Va evitato il bis della scelta compiuta da Letta su Poste, prendendo integralmente per buona l’idea di Sarmi di quotarla così com’è, mentre andavano separate le attività finanziarie - il più delle sue revenue e redditività - da quelle postali e da tutto il resto che non è core business. Separare le attività significa far emergere i sussidi impropri incrociati che alla rete territoriale di Poste vengono dalla raccolta

38

Giannino vs Giannino

Solo che è un classico problema che deve risolvere un’Autorità indipendente dei Trasporti, fissando il perimetro dei servizi e i criteri di finanziamento. La politica non ce la fa nel nostro Paese. Sul cargo, quando anni fa Moretti chiese l’ok alla politica per una drastica revisione dei tanti servizi punto-punto non remunerativi, la politica insorse localmente e centralmente. E anche di questo sono figlie scelte discutibili, su un servizio che non ha saputo risolvere ancora il problema del collegamento logistico del sistema portuale italiano verso il Nord Europa, mentre aprivamo giustamente le porte alla concorrenza di DB in tutta la Padania. Terzo: è dalle prime due scelte che dipende

Si sono placate, ma non del tutto, le polemiche sull’emolumento dell’ing. Mauro Moretti, numero uno di Ferrovie italiane. Chiariamo in punta di fatto. La proposta di tagli di spesa avanzata da Cottarelli e su cui Renzi è deciso riguarda i dirigenti pubblici, ministeriali e periferici, visto che quelli apicali guadagnano in media più di 12 volte il reddito procapite degli italiani, rispetto a 4,9 volte in Germania e 6,4 volte in Francia. Non i manager, per i quali deve contare e conta il risultato. Moretti ha portato il conto economico al segno più per mezzo miliardo, con un margine di utile che in termini percentuali è doppio di Deutsche Bahn e a Sncf, i due omologhi giganti ferroviari tedesco e francese. Finché lo Stato avrà grandi aziende che devono essere sottoposte al giudizio del mercato e non della fedeltà

che cosa quotare di Fs, non dal criterio della massimizzazione dell’incasso tenendo insieme un gruppone di attività diverse per tipologia di offerta e modalità di finanziamento e ricavi. Questo è ciò che pensa un liberal-liberista. Che paradossalmente aggiunge: se ci fosse un azionista pubblico finalmente convinto di questi criteri di mercato, il manager migliore per fare tutte queste cose resterebbe proprio Moretti. Uno al quale va giustamente il sangue alla testa, vedendo che noi a francesi e tedeschi abbiamo aperto le porte, non dico spalancate ma aperte sì, mentre loro a casa loro si guardano bene dal fare lo stesso con noi.

politica a chi comanda, e non capirà che molte di loro sarebbe meglio comunque cederle, è un bene che quelle poche grandi aziende abbiano manager con retribuzioni pari a quelle che per utile e fatturato valgono sul mercato. Moretti è un manager cresciuto per decenni nelle Ferrovie, e ha saputo modificarne in profondità la struttura organizzativa e gestionale, che aveva ancora ereditato frazionata in compartimenti territoriali – dei veri e propri “potentati” personali e politici e sindacali - in cui ognuno gestiva gare e forniture. Moretti ha posto da anni all’azionista pubblico il problema degli oneri da servizio universale, nel trasporto pubblico locale e regionale, ma anche su molte tratte che non sono comprese nei due comparti ma continuano a non essere remunerative.

Giannino vs Giannino

39


di Laura Alberti

Destinazione Paradiso Destination paradise

Dalla Svizzera all’Australia, passando per la Norvegia, l’Alaska e il Canada: i viaggi a bordo dei treni panoramici regalano una nuova prospettiva sul mondo. Tra ghiacciai, cime innevate, boschi secolari e infinite distese d’acqua, il panorama scorre accanto ai meravigliati viaggiatori


c

i sono viaggi che sono esperienze di vita. Dove a contare non è la meta, ma il tragitto. Dove il mondo ti scorre accanto, e ti senti tanto piccolo di fronte alla sua straordinaria immensità. Salire su di un treno panoramico significa cambiare prospettiva, almeno per un po’. Accettare di fermarsi, mettere in pausa un tempo che scorre troppo velocemente. Significa lasciarsi cullare dai colori dei boschi, dei mari, delle montagne, viaggiando con il cuore, con la testa e con la mente. Spesso basta allontanarsi di poco, come nel caso del Glacier Express (www.glacierexpress.ch), il treno rosso e bianco che, da Zermatt, arriva a St. Moritz. Un percorso attraverso il Vallese e l’Engadina, che regala la placida tranquillità del Rodano e del Reno, la poesia delle cime alpine innevate, il brivido di ripide pareti rocciose e di gelidi torrenti di montagna. La magia di una marmotta che saltella felice, la rarità di una stella alpina. Punto più alto del viaggio, l’Oberalppass, 2.033 metri di pura suggestione. Di treni panoramici è pieno il mondo. Li trovi persino là, dove mai te lo aspetteresti. In Australia, The Ghan (www.greatsouthernrail.com.au) regala tre itinerari di enorme fascino. La tratta Adelaide - Palm Springs - Darwin attraversa l’intero continente, da sud a nord, tra le meraviglie naturali del Red Centre e del Nitmiluk National Park. I colori del paesaggio riempiono le carrozze, e l’emozione è indimenticabile. È invece l’Oceano il protagonista della rotta Sydney - Adelaide - Perth, che attraversa il deserto della Nullarbor Plain e regala un’esperienza unica, quella del più lungo tratto ferroviario dritto del mondo. Per finire con la storia del The Overland, chiamato a ripercorrere la rotta che, un tempo, gli “Overlanders” attraversavano a cavallo. Tutt’altro paesaggio è quello che si gode in Alaska, dai finestrini del White Pass (www.wpyr.com). La White Pass Summit Excursion porta da Skagway a un’altezza di oltre 800 metri, e fa sentire tutti un po’ avventurieri e un po’ pionieri, con la comodità, però, di sedere in suggestive carrozze vintage. Tutt’intorno, cascate, montagne, ghiacciai e testimonianze del passato, retaggi dei cercatori d’oro

42

transport

In apertura: The Ghan, in Australia, collega Adelaide a Darwin passando per Alice Springs Dall’alto: il Glacier Express, in Svizzera, arriva a St. Moritz dopo un suggestivo viaggio tra ghiacciai e cime innevate. Tra le tante escursioni possibili in Alaska, la White Pass Summit Excursion è un’esperienza unica al mondo. Nella pagina accanto: qualunque itinerario si scelga, le Canadian Rockies Routes regalano paesaggi di straordinaria bellezza


di Laura Alberti

l’uomo in viaggio man on the go

ACCA KAPPA Della Collezione Viaggio, il dentifricio senza fluoro nel formato da 12,5 ml e lo spazzolino con setole in nylon e custodia www.accakappa.com

CZECH&SPEAKE Nel pratico formato da viaggio, Cologne for the traveller è ideale per un weekend come per una vacanza lunga. La scatola contiene quattro boccette da 15 ml per portare con sé la propria fragranza preferita (Cuba, Neroli, N°88 e Oxford & Cambridge) www.czechandspeake.com

I COLONIALI Men’s Skin Treatment, travel kit per la pelle maschile con shower gel da 75 ml e gel dopobarba da 100 ml. Euro 18.95 www.icoloniali.com

Un modo suggestivo ed emozionante di vivere la Norvegia: il viaggio in treno

che di lì passarono. In Canada, i vagoni gialli e blu del Rocky Mountaineer offrono il panorama unico del “Sea to Sky Climb”(www.rockymountaineer.com), il mare che incontra il cielo, e del Cheakamus Canyon (itinerario da Vancouver alla rinomata località sciistica di Whistler). Ancor più sorprendenti sono i tanti percorsi delle Canadian Rockies Routes: il panorama è talmente magico che rimanere “incollati” al finestrino è la norma. E che dire della linea Oslo-Bergen (www.visitnorway.com)? Sette ore tra comprensori sciistici e tratti mozzafiato come l’altopiano dell’Hardangervidda, da proseguire - e ne vale assolutamente la pena! - con la Ferrovia di Flåm, una delle linee ferroviarie più ripide al mondo su binari normali.

44

transport

abstract

ACCA KAPPA A sinistra, spazzola per capelli Gondola in legno Zebrano, Toulipier e Acero, cuscinetto in gomma naturale e spilli in legno di Carpino, lavorata e lucidata a mano. A destra, Classica Legno è un set per la rasatura in Zebrano composto da un pennello in puro tasso e da un rasoio dotato di lame Gillette Fusion www.accakappa.com

Ci sono viaggi che sono esperienze di vita. Dove a contare non è la meta, ma il tragitto. Dove il mondo ti scorre accanto, e ti senti tanto piccolo di fronte alla sua straordinaria immensità. Salire su di un treno panoramico significa cambiare prospettiva, almeno per un po’. Accettare di fermarsi, mettere in pausa un tempo che scorre troppo velocemente. Significa lasciarsi cullare dai colori dei boschi, dei mari, delle montagne, viaggiando con il cuore, con la testa e con la mente. I viaggi a bordo dei treni panoramici regalano una nuova prospettiva sul mondo. Tante le esperienze possibili dalla Svizzera all’Australia, dalla Norvegia al Canada per arrivare fino all’Alaska dove il panorama è talmente magico da “costringere i passeggeri a restare incollati” al finestrino.

URIAGE Tre nuovi prodotti per la prima linea completa che utilizza solamente tre filtri solari, senza octocrilene e quindi perfetta per la cute sensibile: Olio Secco SPF 30 e SPF 50+ e XP Crema SPF 50+. I primi due (euro 22 l’uno) hanno texture evanescenti e non grasse, l’ultima (euro 16.90) è l’ideale per la fotosensibilità grave www.uriage.com

AVÈNE Schiuma da barba senza parabeni, ad azione purificante, idratante e lenitiva. La glicerina ammorbidisce la pelle, il rischio di proliferazione microbica della rasatura diminuisce e l’acqua termale regala una sensazione di piacere www.avene.it

EIGHT & BOB Tubetto da 100 ml di Aftershave, ideale per idratare e curare la pelle dopo la rasatura. Tra gli ingredienti, la Boswellia Serrata ha proprietà rigenerative. La sua applicazione forma una pellicola che favorisce la penetrazione degli ingredienti. Euro 45 www.eightandbob.com

beauty

45


di Marcello Dax

di Laura Alberti

bellezza in valigia beauty in suitcase

DIEGO DALLA PALMA I colori del mare vestono i mascara della collezione Rainbow, disponibili in due tonalità (il verde dei fondali marini e l’azzurro intenso) e perfetti per la bella stagione. Euro 18 www.diegodallapalma.com

CHANEL Immancabile nel beauty case di una donna, il celebre rossetto Rouge Allure, qui nella tinta 136 Mélodieuse www.chanel.com

L’ERBOLARIO Pratico formato roll-on per il profumo in gel Ibisco, dotato di bustina e capace di evocare le avvolgenti atmosfere dell’Africa. Tra gli ingredienti, l’Elemi, il Limone e il Coriandolo. Euro 12 www.erbolario.com

L’OREAL La linea Sublime Sun si arricchisce della gamma protettiva ultra-leggera sensazione pelle nuda, perfetta per idratare e proteggere viso e corpo grazie all’unione tra i filtri Mexoryl SX e XL e la Vitamina E. Prezzi a partire da 14.40 euro www.loreal.it CAUDALÍE Funzionale trousse da viaggio con: acqua micellare, per detergere e struccare viso e occhi; olio secco per nutrire ed idratare la pelle; crema/ trattamento naturale per pelli giovani e sensibili; e gel doccia da 30 ml senza sapone. Euro 16 it.caudalie.com

46

beauty

VICHY Della linea Pureté Thermale, lo struccante integrale 3 in 1 (euro 14.50) combina insieme latte detergente, tonico e struccante occhi. Per la pelle sensibile, lo struccante micellare 3 in 1 (euro 18.50) con Pro-Vitamina B5 e Acqua Termale www.vichy.it

KERAMINE H Il travel kit ristrutturante si compone di uno shampoo da 100 ml e di una crema da 75 ml, perfetti per nutrire e ristrutturare ogni tipo di capello, rendendolo morbido, pettinabile ed elastico. In vendita a 4.65 euro su www.socostore.it

BABYLISS Della collezione Pocket, la mini piastra lisciante nera con piastre sottili Satin’touch da 14x60 mm, pochette termoresistente e interruttore on/off www.babyliss.it

Le piste fantasma Ghost runaways

Aeroporto Tempelhof


Dalle cattedrali nel deserto made in Spagna, agli aeroporti con troppe ambizioni (Montreal). Lo scalo di Nicosia chiuso dopo l’invasione turca e quello di Gaza spianato dalle ruspe israeliane; la caduta dei grandi miti

Berlin-Tempelhof

i

l sito internazionale news.com.au ha pubblicato recentemente un curioso elenco dei più incredibili aeroporti abbandonati. Della lista fanno parte vere e proprie cattedrali nel deserto, ma anche scali strategici per impieghi militari e, dulcis in fundo, lo scalo berlinese di Templehof, che ha evitato per il rotto della cuffia di seguire il destino del suo cugino Tegel airport, costretto dagli errori progettuali compiuti nella realizzazione del nuovo aeroporto berlinese Willy Brandt, in ritardo costruttivo di almeno dieci anni, a continuare a recitare il ruolo di hub per la capitale tedesca, benché a sua volta cada a pezzi. Benvenuti nella terra di nessuno. Titola il sito. E pone al primo posto della classifica degli aeroporti abbandonati a causa di danni alle piste o crack finanziari quello di Castellón (Spain) 1. Costa Azahar Airport, Spain. Ufficialmente dichiarato aperto nel 2011, non ha mai visto un volo commerciale, un charter o un air cargo sollevarsi dalla sua pista. Monumento a un politico locale, tale Carlos Fabra, l’aeroporto, non lontano da

48

transport

Valencia è costato 150 milioni di euro. 2. Don Quijote Airport, Spain Al secondo posto ancora Spagna. Quasi un miliardo di euro buttati alle ortiche per costruire il Don Quijote Airport (o Ciudad Real Central, secondo il suo nome ufficiale); pensato nel 1990, come alternativa al Madrid-Barajas Airport. A cinquanta minuti da Madrid su un treno ad alta velocità in servizio da Siviglia. Primo aeroporto interamente privato (anche se finanziato con abbondanti fondi pubblici) non ha fatto a tempo ad aprire: nel 2012 era già chiuso. E poi il problema degli aeroporti è solo italiano. 3. Berlin Tempelhof, Germany Dalla Spagna alla Germania. Lo storico aeroporto di Hitler, il Berlin-Tempelhof ha chiuso ufficialmente i battenti ai passeggeri nell’ottobre del 2008. Prima della costruzione del Pentagono vantava il primato di più grande edificio al mondo. Oggi il ‘Tempelhof Field’ è stato trasformato nel più grande parco urbano di Berlino e i vecchi edifici ospitano eventi come sfilate di moda.

Nicosia International Airport

4. Croydon Airport, England Insieme con Le Bourget Parigi e Templehof a Berlino, è stato per decenni uno degli assi portanti del trasporto aereo in Europa. Le sue piste erano state calcate da personaggi come Amy Johnson e Charles Lindbergh, Winston Churchill. La sua pista incrociava un importante arteria stradale, che addetti ai lavori dotati di bandiere rosse provvedevano a bloccare ogni qualvolta un aereo in decollo o in atterraggio aveva la precedenza. Il vecchio terminal che ha ospitato anche la prima torre per il controllo del traffico aereo, è ancora in piedi. 5. Nicosia International Airport, Cyprus In quinta posizione si colloca il Nicosia International Airport ovvero il più importante aeroporto di Cipro, costretto a bloccare ogni attività con l’invasione turca del 1974. Oggi è terra di nessuno, una specie di area smilitarizzata occupata dalle Nazioni unite e vietata sia a greci che turchi. 6. RAF Binbrook, England La Gran Bretagna che nella seconda Guerra mondiale combattè in cielo la sua battaglia per la sopravvivenza, ha decine di piste

abbandonate che dovrebbero ora entrare a far parte del progetto per regional hub lanciato dal Sindaco di Londra per promuovere un’alternativa alla pista 11 di Heatrow. RAF Binbrook, non lontano da Brookenby nel Lincolnshire era utilizzata come base dei bombardieri della Raf nella seconda Guerra mondiale e ha continuato a svolgere questo ruolo sino al 1980. Sulla sua pista è stato girato il film Memphis Belle. 7. Gaza International Airport, Gaza strip Il top è l’aeroporto internazionale di Gaza. Finanziato interamente con fondi dell’Unione europea e con un contributo straordinario dell’Olanda, ha aperto nel 1998. Denominato Yasser Arafat International Airport, questo aeroporto è stato subito al centro di un contenzioso fra Autorità nazionale palestinese e Israele. Il governo di Gerusalemme ha rivendicato da subito il diritto a controlli di sicurezza congiunti su uno scalo che si trova a meno di un’ora di macchina da Tel Aviv e che quindi avrebbe rappresentato un potenziale pericolo per la sicurezza dello stato ebraico. Nell’anno di apertura statistiche molto ottimistiche parlano di un traffico di

700.000 passeggeri. In ogni caso nel 2001 l’operazione militare su Gaza ha segnato il destino dell’aeroporto. I razzi hanno distrutto torre di controllo e stazione radio (pare usata per altri fini). 8. Stapleton International Airport, US Stapleton International Airport è stato lo scalo di Denver, Colorado fra il 1929 e il 1995, quando fu rimpiazzato dal Denver International. Nel luglio del 1997, la struttura fu così danneggiata da una tempesta da renderne inevitabile la demolizione. Resta solo la vecchia torre di controllo. 9. Marine Corps Air Station El Toro, US “Benvenuti sulla terra” era il saluto che Will rivolgeva agli alieni in Independence Day. Molte scene del film sono state girate nell’aeroporto Air Station Marine Corps El Toro nella Orange County, aeroporto che appare esattamente come il posto ottimale sul pianeta per accogliere un’invasione aliena. É chiuso dal 99 e non per un attacco di extra-terrestri. 10. Galeville, Shawangunk, US Ancora Stati Uniti. Il piccolo aeroporto militare nello Stato di New York fu costruito

durante la seconda Guerra mondiale per addestrare i piloti dell’Accademia militare. Poi per alcuni anni è stato adoperato per usi civili. Ora è parte integrante dello Shawangunk Grasslands National Wildlife Refuge. 11. Johnston Atoll Airport, US Più che un’aeroporto era una piccola portaerei persa nel Pacifico. Il Johnston Atoll Airport, fu costruito in un piccolo atollo centinaia di miglia a sud delle Hawaii Base militare Usa per tutto il ventesimo secolo, chiuse nel 2005. Oggi è in totale abbandono come lo sono le abitazioni per 400 uomini e un piccolo ospedale sotterraneo. Durante la guerra subì un attacco da parte dei sommergibili giapponesi. 12. Montreal-Mirabel International Airport, Canada Aperto nel 1975, il Montreal International Airport in Quebec ora è relegato a piccolo scalo per voli cargo. Le sue ambizioni erano ben altre: era stato progettato come il più grande aeroporto del mondo, dieci volte il Charles de Gaulle Airport in Paris. Avrebbe dovuto ricevere 50 milioni di passeggeri

transport

49


Gaza International Airport

50

transport

Aeroporto Kai Tak Hong Kong

abstract

all’anno, ma i conti erano sbagliati. E lo scalo passeggeri è chiuso dal 2004. Qui è stato girato il film Terminal con Tom Hanks. 13. Floyd Bennett Field, New York, US Scalo storico di New York, Floyd Bennett Field fu testimone degli exploit di Amelia Earhart e Howard Hughes. Rimpiazzato dal Newark Airport nel New Jersey, ora è un parco pubblico. 14. Robert Mueller Municipal Airport, US E ancora America. Robert Mueller Municipal Airport ha fedelmente servito la città di Austin in Texas dal 1928 al 1999 per essere sostituito con il Austin Bergstrom International Airport. Anche qui resta in piedi solo la torre di controllo. 15. Kai Tak International Airport, Hong Kong Kai Tak International è stato il principale aeroporto di Hong Kong dal 1925 al 1998, quando è stato chiuso e tutto il traffico spostato sull’ Hong Kong International Airport. Circondato da montagne, case e grattacieli garantiva, specie sulla pista 13, uno degli atterraggi più emozionanti. Su questa pista l’aereo doveva compiere una virata di 90 gradi e talora di 180 per allinearsi con la pista.

Il sito internazionale news.com.au ha pubblicato recentemente un curioso elenco dei più incredibili aeroporti abbandonati. Della lista fanno parte vere e proprie cattedrali nel deserto, ma anche scali strategici per impieghi militari e, dulcis in fundo, lo scalo berlinese di Templehof, che ha evitato per il rotto della cuffia di seguire il destino del suo cugino Tegel airport. Nella lista dei quindici aeroporti fantasma figurano molti scali americani, soppiantati da aeroporti più moderni, ma anche Nicosia, abbandonato dopo l’invasione turca di Cipro, e Gaza, bombardato in occasione di uno dei conflitti Israelo-palestinesi. Per molti aeroporti abbandonati un ruolo all’interno di film famosi.


Benvenuti Willkommen Bienvenus Welcome Benvenuti Willkommen Bienvenus Welcome Benvenuti Willkommen Bienvenus Welcome Benvenuti Willkommen Bienvenus Welcome Benvenuti Willkommen Bienvenus Welcome Benvenuti Willkommen Bienvenus Welcome Benvenuti Willkommen Bienvenus Welcome Benvenuti Willkommen Bienvenus Welcome Bienvenus Willkommen Bienvenus Welcome Benvenuti WillkomIl cuore delloWelcome shopping a Benvenuti Lugano men Bienvenus Welcome Benvenuti Willkommen Bienvenus

pampas toscana Tuscany “pampas”

Turbolenza negli aeroporti italiani. Su Firenze e Pisa piomba l’argentina Corporacion America. Nel nord est si concretizza la grande alleanza guidata da Save. In Lombardia Linate sogna i “regali” Expo. Napoli diventa base di Easyjet

transport

53


Eduardo Eurnekian

d

alla conquista argentina degli aeroporti toscani, alla bagarre milanese su Sea condita da un’inchiesta giudiziaria i cui risvolti sono ancora imprevedibili fino alle nuove alleanze strette a Nordest dalla veneziana Save. Il sistema aeroportuale italiano è in fibrillazione proprio mentre si stanno decidendo le sorti della compagnia di bandiera. La fase di post deregolamentazione porta dritto verso un consolidamento del settore ma è opportuno

54

transport

che le scelte vengano fatte secondo logiche industriali e non protezionistiche.

LO SBARCO DI Eurnekian Crescita dei passeggeri, utili in calo, ma tenuta dei margini. Sono questi i principali dati che emergono dai bilanci di Adf e Sat, le società che gestiscono rispettivamente gli aeroporti di Firenze e Pisa, entrambe sotto opa da parte del gruppo argentino Corporacion America.

Nel corso del 2013 l’Aeroporto di Firenze ha registrato una crescita dei passeggeri del 7% rispetto all’anno precedente, facendo segnare il record annuale di traffico. Dal punto di vista finanziario il bilancio 2013 di Adf si è chiuso con ricavi per 39,1 milioni, in flessione rispetto ai 49,9 milioni dell’anno precedente a causa della realizzazione del nuovo terminal. L’utile netto è invece passato da 3,3 a 0,8 milioni, anche se il gruppo ha visto un miglioramento del margine lordo, passato dal 19,6 al 20,9%. Il gruppo ha infine dimezzato il dividendo, portandolo a 0,04 euro per azione. I numeri del Vespucci potrebbero dover essere presto sommati a quelli di Sat visto che l’intenzione di Corporacion America è quella di integrare la gestione dei due scali. Dal canto suo anche Pisa vede crescere il traffico passeggeri dell’aeroporto Galilei, che nel primo bimestre dell’anno ha fatto registrare un incremento dell’1,8% dei transiti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel 2013 anche l’aeroporto pisano ha visto dimezzarsi gli utili, passati da 6,32 a 2,69 milioni, risultati «che si confrontano con quelli record registrati nel 2012 e risentono di eventi che hanno impattato su tutto il settore del trasporto aereo», ha spiegato l’amministratore delegato Gina Giani. Le performance dell’esercizio, ha proseguito, sono comunque «in linea con le attese e i dati di traffico del nostro aeroporto hanno registrato un andamento superiore a quello del sistema aeroportuale italiano». Il trend positivo dei passeggeri resta nel solco dei risultati ottenuti nel 2013 quando per la prima volta con i suoi 4.479.690 passeggeri l’aeroporto di Pisa è entrato nella top ten degli aeroporti italiani. Quanto ai ricavi, sono scesi dell’1,4% a 69,5 milioni, a fronte di una posizione finanziaria netta in miglioramento. Numeri a parte, quella in corso sugli scali toscani è una vera rivoluzione. Il magnate argentino Eduardo Eurnekian prima ha acquistato una quota di Aeroporto di Firenze abbinando l’operazione al lancio di un’opa da 13,42 euro per azione e pochi giorni dopo ha raddoppiato annunciando un’offerta pubblica d’acquisto anche sullo scalo di Pisa, a 13,15 euro. L’obiettivo è quello di integrare la gestione dei due scali toscani. Anche perché il concetto del «piccolo non è bello» è vero solo in parte perché quando la società è piccola, le compagnie aeree hanno più potere

Aeroporto di Linate

negoziale. Per i grandi vettori gli aeroporti sono in qualche misura intercambiabili e devi essere bravo a stipulare contratti vantaggiosi. Un sistema regionale per gli aeroporti può dunque avere senso: ci sono regioni, come appunto la Toscana, in cui la domanda di trasporto va oltre le esigenze specifiche del bacino geografico. Si tratta di mete ambite all’estero. E la Toscana è la vera seconda regione turistica d’Italia. Non solo. Le due società sono in utile e soprattutto per quanto riguarda Pisa tutti gli investimenti sono stati e saranno finanziati attraverso mutui e cash flow, senza chiedere un euro ai contribuenti. L’aeroporto pisano negli ultimi anni ha investito 10 milioni l’anno senza bisogno di aiuti e ha un master plan perfettamente coperto. Quanto a Firenze, il prezzo proposto da Eurnekian è di 13,42 per azione, non male se si fa una valutazione della società sull’andamento recente di Borsa. Ma l’offerta potrebbe creare qualche difficoltà a chi come l’Ente CrFirenze ha in pancia il titolo a più di 18,10 euro. Non solo. In riva all’Arno si contesta anche l’eccessiva vaghezza nel dichiarare le finalità dell’Opa: “L’acquisto da parte dell’Offerente della Partecipazione Azionaria e la conseguente promozione

dell’Offerta hanno come obiettivo l’acquisto di una partecipazione di controllo nell’Emittente al fine di promuovere l’integrazione e lo sviluppo del cd. Sistema Aeroportuale Toscano (un sistema composto dagli aeroporti di Pisa e di Firenze”, si legge nel comunicato di presentazione dell’offerta. Nulla si dice sugli investimenti - a cominciare dalla nuova pista - su cui si discute da anni fra enti locali.

ALLEANZE SERENISSIME Mentre la Toscana si affida a compagni di viaggio sudamericani, a Nordest parla solo veneto il nuovo polo aeroportuale che allea gli scali di Venezia e Treviso, gestiti da Save, con quelli di Verona e Brescia, gestiti da Catullo. I soci pubblici di Catullo si sono messi d’accordo e creeranno una newco, che si chiamerà Aerogest, in cui confluiranno le quote di controllo di Verona e Brescia, in mano alla camera di Commercio di Verona, della Provincia di Trento, del Comune e della Provincia di Verona. II gruppo Save entrerà all’inizio nell’azionariato di Catullo con una piccola quota, quella messa a disposizione dal Comune di Villafranca (2,6%) per poi salire fino al 35% tramite un aumento di capitale che sarà varato, secondo i programmi,

dall’assemblea degli azionisti della società veronese entro giugno. Dopo mesi di trattative sono state dunque superate le resistenze locali che temevano un ridimensionamento del ruolo di Verona. Ma qualche nodo da sciogliere resta: a febbraio il Tar di Brescia ha accolto il ricorso di Sacbo, la società che gestisce lo scalo di Bergamo, contro la concessione quarantennale per la gestione di Montichiari ottenuta nel marzo 2013 da Catullo. Per il tribunale amministrativo è necessaria una gara di livello europeo per l’assegnazione della gestione. Verona ha annunciato che presenterà ricorso. Intanto la Save, che è anche in corsa per la privatizzazione dello scalo sloveno di Lubiana, ha chiuso il 2013 con un calo dell’utile netto del 22,6% a 24,8 milioni di euro dai precedenti 32 milioni, mentre sia il risultato operativo lordo sia il fatturato consolidato sono migliorati. L’ebitda è infatti passato da 53 milioni a 58,5 milioni, salendo del 10,4%, mentre i ricavi sono cresciuti dell’8,9% da 133,5 milioni a 145,4 milioni. La posizione finanziaria netta è invece peggiorata, passando dal saldo negativo di 81,6 milioni di fine 2012 al saldo, sempre negativo, di 191,2 milioni a causa soprattutto della distribuzione straordinaria di riserve

transport

55


sulla Turchia. Il consiglio della società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa presieduto da Piero Modiano avrebbe infatti autorizzato la partecipazione alla gara per il nuovo scalo di Istanbul. In particolare Sea prenderà parte a un’associazione temporanea di impresa (ati), insieme a due partner, per aggiudicarsi un project construction management. Si tratta della costruzione di un nuovo aeroporto che affiancherà quello situato a Yesilkóy nella parte europea della capitale. I due partner sono uno locale e il gruppo italiano di ingegneria Aicom: in caso di successo della gara questi ultimi si occuperanno della costruzione, la società milanese fornirà la sua consulenza.

Trend traffico passeggeri aeroporti italiani 2009-2013

PIZZA LOW COST

56

transport

al 2012 e i movimenti sono diminuiti del 9,5%. Infine, lo scalo di Charleroi, di cui il gruppo detiene una quota pari al 27,65%, ha evidenziato un incremento del 4,2% arrivando a quasi 6,8 milioni di passeggeri.

TURBOLENZE IN LOMBARDIA Fra i dossier più caldi sul tavolo del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, c’è quello relativo a Sea sulla quale pesa una multa dell’Ue da 360 milioni più 92,5 milioni di interessi (in totale circa 452 milioni) per presunti aiuti di Stato relativamente alle 18 ricapitalizzazioni effettuate sulla controllata Sea Handling da novembre 2002 a dicembre 2009. La strada individuata per evitare il fallimento della società (e per cancellare la multa) era quella della discontinuità aziendale garantita dalla creazione di una nuova società, la Airport Handling. Ma da Bruxelles nel frattempo è arrivato un secco no. La nuova società, secondo il commissario europeo alla Concorrenza, Joaquín Almunia, dovrà essere a maggioranza privata. Alle multe Ue, si aggiungono le beghe giudiziarie: la procura meneghina ha acceso i riflettori sulla vendita del 29,75 per

cento della società controllata dal Comune di Milano che era stata aggiudicata il 16 dicembre 2011 all’unico offerente, il fondo italiano F2I di Vito Gamberale. Il reato ipotizzato è quello di turbativa d’asta. Intanto, in attesa che a Bruxelles cambino idea, Milano ha strappato dal governo la parziale liberalizzazione dei voli per Linate. Una deroga limitata al periodo di Expo. Nei sei mesi dell’evento i voli sul Forlanini potrebbero così aumentare del 20-30 per cento. Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia è ottimista: “In caso di accordo tra Alitalia ed Etihad, il relativo piano industriale dovrebbe prevedere non solo nuove tratte tra Linate e altre città all’interno dell’Unione Europea, ma anche un rafforzamento di Malpensa con nuove rotte intercontinentali”. Il governatore lombardo Roberto Maroni teme invece che l’ingresso del socio arabo nella compagnia di bandiera si traduca alla fine in una marginalizzazione del ruolo di Malpensa. «Sarebbe una follia perché significherebbe buttare all’aria tutti gli investimenti fatti in questi anni per valorizzarla». Nel frattempo anche la Sea prova comunque a internazionalizzarsi dopo il tentativo in Argentina. E, nelle more della chiusura con l’Europa del dossier Sea Handling, punta

Fonte: Assaeroporti su dati società di gestione aeroportuale

abstract

disponibili per 100 milioni. Il cda ha comunque stabilito di proporre all’assemblea la distribuzione di un dividendo pari a 0,48789 euro per azione, il 17,4% in più rispetto alla cedola staccata un anno fa (27 milioni di euro in tutto). I risultati dell’esercizio passato hanno risentito del processo di revisione della strategia del gruppo attuato dal management con l’obiettivo di rifocalizzare le attività sul core business del settore aeroportuale che ha condotto, tra le altre operazioni, alla cessione delle partecipazioni nelle aree di business relative al Food & Beverage and Retail e alla gestione delle infrastrutture. Dal punto di vista industriale, il Sistema Aeroportuale di Venezia ha chiuso lo scorso anno con oltre 10,5 milioni di passeggeri, in aumento dello 0,5% rispetto all’anno precedente, per quasi 100 mila movimenti complessivi (-4,9% rispetto al 2012). In particolare, i passeggeri dello scalo di Venezia sono stati oltre 8,4 milioni (+2,6%) mentre i movimenti hanno registrato un calo del 3,8%, in un panorama nazionale che ha mostrato una flessione del traffico pari all’1,9%. Invece, l’aeroporto di Treviso ha chiuso il 2013 con quasi 2,2 milioni di passeggeri, in riduzione del 6,8% rispetto

Mentre Milano è avvolta dalla nebbia su Capodichino è spuntato un raggio di sole. Lo scalo napoletano gestito dalla Gesac è infatti diventato ufficialmente una base EasyJet in Europa, la terza in Italia dopo Milano Malpensa e Roma Fiumicino. Il ritorno d’immagine per la città sarà enorme e non soltanto perché alcuni aerei hanno il logo Napoli. Ma anche perché verrà promossa in tutti gli aeroporti europei dove la compagnia arancione fa scalo con i suoi 14 milioni di passeggeri l’anno. In pratica tutti. In totale 154 destinazioni dall’Italia durante la stagione estiva 2014. E 21 da Napoli con le nuove rotte che si aprono quest’estate verso Amburgo, Bruxelles, Mykonos, Corfù e Catania. E 146 voli a settimana. Con Napoli EasyJet ha anche un rapporto quasi affettivo. É stata, infatti, la prima compagnia low cost a volare da Capodichino nel 2000. In qualità di partner strategico e di lungo periodo, ha investito regolarmente nello scalo al fine di diventare la prima compagnia con una quota di mercato del 28% e 1,6 milioni di passeggeri trasportati lo scorso anno. Con l’apertura di questa base, la Compagnia stima di trasportare 2 milioni di passeggeri nel primo anno di operazioni, un aumento di 400 mila passeggeri rispetto lo scorso anno, con 2 Airbus A319 di stanza a Capodichino. Per facilitare i viaggi d’affari, che rappresentano un quinto del traffico in partenza dall’aeroporto di Napoli, aumenterà l’offerta dei viaggi in giornata, incrementando le frequenze giornaliere su destinazioni come Londra e Parigi.

Dalla conquista argentina degli aeroporti toscani, alla bagarre milanese su Sea condita da un’inchiesta giudiziaria i cui risvolti sono ancora imprevedibili fino alle nuove alleanze strette a Nordest dalla veneziana Save. Il sistema aeroportuale italiano è in fibrillazione proprio mentre si stanno decidendo le sorti della compagnia di bandiera. La fase di post deregolamentazione porta dritto verso un consolidamento del settore ma è opportuno che le scelte vengano fatte secondo logiche industriali e non protezionistiche. Numeri a parte, quella in corso sugli scali toscani è una vera rivoluzione. Il magnate argentino Eduardo Eurnekian (Corporacion America) prima ha acquistato una quota di Aeroporto di Firenze abbinando l’operazione al lancio di un’Opa da 13,42 euro per azione e pochi giorni dopo ha raddoppiato annunciando un’offerta pubblica d’acquisto anche sullo scalo di Pisa, a 13,15 euro. Mentre la Toscana si affida a compagni di viaggio sudamericani, a Nordest parla solo veneto il nuovo polo aeroportuale che allea gli scali di Venezia e Treviso, gestiti da Save, con quelli di Verona e Brescia, gestiti da Catullo. I soci pubblici di Catullo si sono messi d’accordo e creeranno una newco, che si chiamerà Aerogest, in cui confluiranno le quote di controllo di Verona e Brescia. Milano ha strappato dal governo la parziale liberalizzazione dei voli per Linate. Una deroga limitata al periodo di Expo. Nei sei mesi dell’evento i voli sul Forlanini potrebbero così aumentare del 20-30 per cento. Lo scalo napoletano gestito dalla Gesac è infatti diventato ufficialmente una base EasyJet in Europa, la terza in Italia dopo Milano Malpensa e Roma Fiumicino.

transport

57


di Bruno Dardani

Quel vicino scomodo A complicated neighbour Paolo Beltraminelli, dopo un anno da Presidente del governo ticinese, elenca le sfide che attendono Lugano e il Cantone, su temi delicati come la pressione frontaliera sul mercato del lavoro, lo sviluppo di una piazza finanziaria “meno Italia-dipendente”, gli squilibri istituzionali e fiscali all’interno della grande regione insubrica.

h

a appena concluso il suo anno da Presidente del governo del Canton Ticino. Consigliere di Stato, politico di punta del PPD, Paolo Beltraminelli traccia per CH&Lifestyle un bilancio, ma anche e specialmente un quadro di prospettiva sul futuro del Canton Ticino e sui rapporti, non sempre facili, con il vicino Italia. Paese - sottolinea - dalle grandi potenzialità imprenditoriali, all’interno del quale “uno sviluppo duraturo delle Regioni di confine non solo aiuterà una crescita bilanciata degli scambi commerciali, industriali e finanziari, ma permetterà anche una diminuzione della pressione sul mercato del lavoro del Canton Ticino”. Come vede il futuro del Canton Ticino e di Lugano? Mi può indicare tre criticità e tre potenzialità? Il futuro del Canton Ticino e della città di Lugano è pieno di sfide che solo assieme potranno essere affrontate con successo. Da un lato Lugano rappresenta un quarto del potenziale fiscale e un quinto della popolazione del Cantone, ma molte delle problematiche non possono essere risolte legislativamente a livello comunale. Inoltre il Cantone è il tramite istituzionale tra i Comuni e la Confederazione. Le maggiori criticità che mi sembra importante menzionare sono legate alla regolarizzazione del passato fiscale dei capitali gestiti dalle banche, infatti per il futuro il cammino indicato dalla Confederazione e dalle banche stesse andrà verso uno scambio accresciuto d’informazioni, il passato resta un nodo importante del dibattere. La seconda problematica è legata ad una disparità evidente del livello salariale e del costo della vita tra il Ticino e la zona di frontiera, questa disparità genera un’attrattiva al mercato del lavoro ticinese con una pressione sempre meno sostenibile da una realtà economica molto più piccola rispetto alle regioni italiane confinanti. Da ultimo vorrei ricordare che la debolezza attuale dell’economia della zona Euro e la debolezza stessa dell’Euro mette sotto pressione le esportazioni e accresce quelle disparità già menzionate all’interno della Regio Insubrica. Lugano e, più in generale, il Canton Ticino hanno delle potenzialità importanti tra

cui una burocrazia e una legislazione molto più semplici e stabili nel tempo, combinate con una fiscalità ordinaria vantaggiosa sia per le persone fisiche che per quelle giuridiche; sia dal punto di vista delle aliquote sia dal punto di vista della collaborazione tra autorità fiscali e assoggettati. Non da ultimo il Canton Ticino è dotato di infrastrutture d’avanguardia sia dal punto di vista logistico, ma anche della formazione universitaria e professionale, dell’innovazione, della sanità e dello sviluppo culturale e turistico. I problemi di sistema bancario e finanza porteranno a un ridimensionamento o alla costruzione di un centro finanziario davvero internazionale? La domanda è mal posta in quanto la piazza finanziaria e bancaria cantonale è attiva da oltre 200 anni ed è costituita da una moltitudine di banche e società che già da decenni offrono servizi e prodotti finanziari alla clientela internazionale. Se l’Italia ha rappresentato dagli anni Sessanta fino agli anni Ottanta dello scorso secolo un mercato ad alta crescita, negli ultimi trent’anni sono stati sviluppati altri mercati internazionali: Europa occidentale, Europa dell’est, Paesi del Mediterraneo, America del Sud, Russia ecc. Purtroppo l’Italia sta attraversando un periodo difficile sia da un punto di vista politico sia economico e quindi da anni non c’è crescita di patrimoni da amministrare. Il nostro auspicio è che l’Italia sappia uscire al più presto da questa stasi e ricominci a crescere. Non intravvede in Canton Ticino una difficoltà a progettare e pianificare il futuro, ad esempio selezionando in modo più puntuale le aziende (specialmente italiane) che vogliono delocalizzarsi nel Cantone? Oppure intervenendo con tempi più rapidi ed efficaci come richiede l’economia globale sui progetti di sviluppo? Nel caso specifico dell’insediamento delle ditte italiane nel nostro Cantone, v’è da segnalare che l’interesse dimostrato da alcuni imprenditori italiani ha suscitato un certo eco soprattutto in Lombardia. L’economia ticinese, va ricordato, non si vuole porre in semplice competizione con le realtà d’oltre confine. Al contrario, sarebbe opportuno cercare di sviluppare una sorta di “spazio funzionale”, che

permetta la coesistenza, la specializzazione e lo sviluppo armonioso di diversi settori sia al di qua che al di là della frontiera. Infatti le iniziative di promozione economica e di marketing territoriale del Cantone si rivolgono a un pubblico globale. Questo punto merita di essere sottolineato: tramite le sue iniziative di marketing territoriale, il Cantone non ha alcun interesse a rendere più fragile il tessuto economico delle regioni italiane confinanti. Questo perché l’economia ticinese è tributaria del ricco capitale umano e finanziario, nonché delle competenze presenti nell’economia dell’Italia settentrionale. Queste due aree economiche sono unite da un fitto intreccio di legami personali, aziendali, commerciali, finanziari e istituzionali. Un marketing territoriale aggressivo, basato esclusivamente su criteri quantitativi ossia sul numero d’imprese delocalizzate - sarebbe quindi diametralmente contrario ai principi e agli obiettivi della politica economica del Cantone. Questo approccio trova peraltro conferma nelle cifre: secondo i dati a disposizione, dal 1997 al 2012, il programma di marketing territoriale Copernico ha attratto in Ticino 241 nuove imprese. Di queste, 113 provenivano dall’Italia, vale a dire una media di circa sette delocalizzazioni all’anno nel periodo in questione. Un numero relativamente limitato se si considera la vastità del tessuto imprenditoriale della vicina Lombardia (secondo i dati Istat, erano 88’259 le aziende attive nel “settore industriale in senso stretto” e 378’393 quelle in “altri servizi” nel 2011) e che molte aziende hanno mantenuto una solida presenza anche oltre frontiera. In conclusione, possiamo quindi affermare che la politica di sviluppo economico del Canton Ticino è volta a favorire una crescita sostenibile e duratura che valorizzi le peculiarità territoriali, lo spirito imprenditoriale, l’innovazione, creando quindi posti di lavoro qualificati, coesione sociale e qualità della vita, in un’ottica di competitività di tutto il territorio a 360 gradi. Già oggi sono disponibili e attuati diversi strumenti per promuovere uno sviluppo efficace e dinamico, il cui obiettivo è l’aumento della capacità innovativa e della concorrenzialità delle piccole-

interview

59


Il tunnel del Gottardo

Pressione “frontaliera” a Ponte Chiasso

medie imprese (PMI). Ciò avviene, da un lato, grazie al sostegno delle condizioni precompetitive - tra cui il trasferimento del sapere e delle tecnologie, la messa in rete, lo stimolo all’innovazione - in alcuni settori prioritari e, d’altro canto, attraverso la concessione di aiuti mirati. Questi ultimi sono concessi al settore industriale e a quello del terziario avanzato in modo molto selettivo e strettamente legato all’innovazione. Alptransit è un’opportunità ma se non integrato a sud può diventare un disvalore? AlpTransit, che sarà inaugurata nel 2016, è indubbiamente un’opportunità sotto più punti di vista. Per ciò che concerne il traffico viaggiatori, i tempi di percorrenza dei collegamenti tra il nord e il sud delle Alpi si ridurranno di circa un terzo rispetto ad oggi e le frequenze saranno raddoppiate. D’altro canto, l’apertura della galleria di base del Monte Ceneri (inaugurazione 2019), avrà un grosso impatto sui collegamenti regionali in Ticino, con tempi di percorrenza dimezzati, che ci auguriamo aiuterà a diminuire il

60

interview

traffico veicolare dei lavoratori frontalieri che ogni giorno varcano il confine italosvizzero. Riguardo al traffico merci, si disporrà di un tratto ferroviario di pianura da confine a confine, che garantirà lo sfruttamento di maggiori capacità. Ciò renderà il traffico su ferrovia più attrattivo rispetto alla concorrenza stradale, concretizzando così gli importanti sforzi intrapresi attraverso la politica federale del trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia. AlpTransit, nata dalla spinta per ridurre il traffico stradale di transito di merci tra Nord e Sud Europa, oggi diventa un potenziale mezzo di sviluppo anche per l’economia cantonale e italiana; infatti sia le importazioni che le esportazioni italiane potranno beneficiare di un trasporto veloce, sicuro e libero da pratiche doganali permettendo di connettere e sviluppare anche i porti dell’Italia settentrionale. Il Cantone dovrà, da parte sua, rispondere alla difficile sfida di salvaguardare la capacità e la sicurezza della strada nazionale per i bisogni del traffico interno.

AlpTransit non è ancora stata completata sul lato svizzero e permangono alcune incertezze sui tempi che richiederanno gli adattamenti delle linee di accesso in Italia. Si dovrà quindi ancora far capo anche alla linea esistente; ciò non permetterà di sfruttare al meglio le potenzialità del nuovo sistema e di togliere il traffico merci in transito attraverso gli agglomerati di Bellinzona e Lugano. L’efficacia del sistema dipenderà anche dalla capacità della rete italiana ad assorbire il traffico e a gestirlo attraverso opportuni terminali. Il recente accordo tra Svizzera e Italia per la costruzione di un corridoio per il trasporto di semirimorchi con altezza laterale fino a 4 m prevede anche il finanziamento di alcuni interventi sulla linea di Luino, che ha carattere complementare rispetto a quella principale verso Chiasso. Questo dovrebbe facilitare il raggiungimento dei risultati sperati e rappresenta un ottimo esempio di come Svizzera e Italia possano collaborare in modo proficuo quando vi sono in gioco interessi comuni e convergenti. Parlando poi dei rapporti con I’Italia,

ritiene che la convenzione sui frontalieri sia superata? Secondo lei si va verso nuova imposizione fiscale? La Convenzione sui frontalieri è datata 1974, solo per questo motivo mi sento di dire che è superata dai cambiamenti intercorsi negli ultimi 40 anni nei rapporti tra Svizzera e Italia, tra Canton Ticino e regioni italiane limitrofe. Vorrei inoltre ricordare che la Convenzione copre unicamente i residenti nella fascia di 20Km al di fuori del confine svizzero e che presupponeva un ritorno al domicilio quotidiano, fatti diventati ora desueti con gli accordi di libera circolazione tra Svizzera e Unione Europea. Dal punto di vista ticinese non vedo modifiche necessarie del sistema di tassazione, infatti i lavoratori frontalieri sono assoggettati all’imposizione fiscale svizzera secondo i principi internazionali. L’accordo fiscale del 1974, applicabile solo ai residenti nella fascia di confine, verte sul ristorno di una parte dell’entrate fiscali incassate in Ticino a beneficio dei Comuni di provenienza dei lavoratori frontalieri,

d’altro canto essi non sono tassati in Italia. É chiaro che la pressione sul mercato del lavoro e sui salari generata in Ticino da questa disparità di trattamento in Italia dei lavoratori, spinge per un nuovo sistema d’imposizione fiscale in parte in Svizzera e in parte in Italia. Sono da risolvere da parte italiana le problematiche interne, infatti se l’accordo dovesse cadere e non fosse sostituito non ci sarebbero più i ristorni e i lavoratori frontalieri sarebbero tassati in Italia, con le aliquote in vigore, ma l’imponibile sarebbe diminuito di una somma forfettaria come già applicato ad oggi per i lavoratori frontalieri verso San Marino o il Principato di Monaco. Questo da un lato aumenterebbe il gettito fiscale in Italia, ma le imposte sarebbero raccolte dal governo centrale sfavorendo i Comuni di confine e accrescerebbe il carico fiscale sui frontalieri italiani. Non avverte un rischio di accertamento visto che Saccomanni venne in Svizzera a dettare regole unilaterali e a Lugano, in Abt, l’ex Pm Greco, e il capo dell’Ucifi

vengono a affermare che colpiranno anche chi professionalmente ha aiutato l’esportazione di capitali (banche, fiduciari ecc)? Non è lesivo della sovranità svizzera e del cantone? Il programma di riemersione dei capitali italiani detenuti all’estero, Voluntary Disclosure, o altro, rappresenta sicuramente un tema cruciale sul quale le banche svizzere intendono ora e in futuro diffondere un’informazione precisa e puntuale. Tenuto conto degli enormi interessi in gioco, purtroppo su questo tema si sono succedute anche informazioni erronee e fuorvianti. Per fare chiarezza l’Associazione Bancaria Ticinese ha quindi ritenuto indispensabile ascoltare dalla viva voce dei diretti autori il senso e l’interpretazione delle norme annunciate. A posteriori possiamo dire che la conferenza ha raggiunto i suoi obiettivi e i relatori italiani, al di là di alcuni luoghi comuni per altro subito rintuzzati da un’attenta moderazione, hanno rispettato le opinioni della platea e i diritti del Paese che li ha ospitati. Per quel che concerne un

interview

61


62

interview

Il gremio finora utilizzato è quello della Regio Insubrica che potrebbe essere migliorato ed esteso. Il suo parere su una cooperazione nel campo della Sanità, dei Trasporti ferroviari, degli aeroporti (Malpensa e Agno), ma anche su integrazioni industriali Nel campo della sanità possono esserci collaborazioni per evitare la creazione di doppioni in quanto a centri di competenze ed eccellenza, ma bisogna tenere conto delle differenze dei sistemi sanitari nei rispettivi paesi. A livello di trasporti si lavora da parecchi anni con alterne soddisfazioni e certamente il trasporto sia pubblico che privato è uno dei punti più sensibili nei rapporti transfrontalieri. Basti pensare che ogni giorno entrano in Ticino circa 55’000 automobili generando situazioni indiscutibilmente complicate e creando insofferenza in tutti gli utilizzatori delle strade. Dobbiamo essere coscienti che la frontiera non è mai stata impermeabile e non lo sarà mai, quindi le soluzioni pensate in un limbo non saranno mai un successo. In un mondo globale e interconnesso come quello attuale, non possiamo pensare di

abstract

discorso più ampio il Governo e le banche svizzere continueranno a battersi affinché la nostra piazza finanziaria sia preservata dalle discriminazioni ancora oggi esistenti nei rapporti fiscali tra Italia e Svizzera. Si può pensare a un referendum anti Schengen visto che la vulnerabilità delle dogane aperte di notte verso l’Italia sta diventando un problema? Secondo l’ordinamento svizzero per annullare gli accordi di Schengen si dovrebbe far capo a un’iniziativa popolare, che passa per una raccolta di firme e la discussione in Governo e Parlamento Federali; quindi si tratta di una procedura che richiede una tempistica abbastanza complessa e lunga. Inoltre vorrei ricordare che gli accordi di Schengen possono essere temporaneamente sospesi per ragioni d’ordine pubblico, in passato questa opportunità è stata utilizzata sia dalla Francia per limitare l’entrata di extracomunitari provenienti dall’Italia sia dalla Danimarca per limitare la criminalità transfrontaliera dalla Germania. Non da ultimo, durante un incontro tra Comuni ticinesi di frontiera, autorità di Polizia e Guardie di confine è stato chiaramente spiegato che il livello di criminalità in termini quantitativi non sono in aumento in Ticino. Al di là delle battute su una futura unione tra Lombardia e Canton Ticino, come potrebbe svilupparsi una reale collaborazione più efficace di quella attuale? Quando parliamo di collaborazione tra Canton Ticino e regioni italiane limitrofe non bisogna dimenticare lo squilibrio istituzionale tra due entità fondamentalmente diverse. Infatti esistono differenti limiti decisionali dei rispettivi legislativi che non possono agire autonomamente su tutto e che, anche in quello che possono decidere, hanno delle differenze sostanziali sulle competenze. Fatta questa doverosa puntualizzazione, è chiaro che un’accresciuta collaborazione sia necessaria, vista l’interdipendenza dei due territori. Questa collaborazione potrebbe sfociare sia in decisioni legislative, laddove possibile, sia in azioni di pressione verso quei rispettivi livelli istituzionali che possono prendere le decisioni.

poterci chiudere a riccio, ma dobbiamo interagire per trovare gli equilibri necessari. Sul futuro del Canton Ticino e di Lugano, ottimista o pessimista? Sono per natura ottimista, inguaribilmente ottimista, che non vuol dire essere ingenuo o sottovalutare le difficoltà, ma avere la consapevolezza delle capacità del nostro cantone e degli attori che saranno chiamati a lavorare assieme per risolvere le complesse tematiche che ci aspettano. Il Canton Ticino è diventato negli ultimi anni una sorta di carta tornasole della Confederazione Svizzera, sviluppando problemi in anticipo rispetto al resto del paese. Questa deve essere un’opportunità per trovare delle soluzioni innovative a problemi che toccheranno in futuro anche altri cantoni. Mi permetta una battuta in conclusione: Resto positivo ma ci attendono anni di duro lavoro, mi auguro l’Italia possa al più presto riprendersi, la pressione odierna non è più tollerabile a lungo come dimostra la votazione del 9 febbraio che imporrà di gestire meglio la presenza di lavoratori stranieri favorendo prima l’occupazione degli Svizzeri e domiciliati.

Ha appena concluso il suo anno da Presidente del governo del Canton Ticino. Consigliere di Stato, politico di punta del PPD, Paolo Beltraminelli traccia per CH & Lifestyle un bilancio, ma anche e specialmente un quadro di prospettiva sul futuro del Canton Ticino e sui rapporti, non sempre facili, con il vicino Italia. Il futuro del Canton Ticino e della città di Lugano è pieno di sfide che solo assieme potranno essere affrontate con successo. Le maggiori criticità che sembra importante menzionare sono legate alla regolarizzazione del passato fiscale dei capitali gestiti dalle banche, infatti per il futuro il cammino indicato dalla Confederazione e dalle banche stesse va verso uno scambio accresciuto d’informazioni, il passato resta un nodo importante del dibattere. La seconda problematica è legata a una disparità evidente del livello salariale e del costo della vita tra il Ticino e la zona di frontiera, questa disparità genera un’attrattiva al mercato del lavoro ticinese con una pressione sempre meno sostenibile da una realtà economica molto più piccola rispetto alle regioni italiane confinanti. Il programma di riemersione dei capitali italiani detenuti all’estero, Voluntary Disclosure, o altro, rappresenta sicuramente un tema cruciale sul quale le banche svizzere intendono ora e in futuro diffondere un’informazione precisa e puntuale. La Convenzione sui frontalieri è datata 1974, solo per questo motivo è superata dai cambiamenti intercorsi negli ultimi 40 anni nei rapporti tra Svizzera e Italia, tra Canton Ticino e regioni italiane limitrofe.

interview


di Giavanni Parisi e Daniele Terranova

Vendite difficili

Le tre opzioni: 1) apertura di un ufficio di rappresentanza; 2) apertura di una sede secondaria con rappresentanza stabile; 3) costituzione di una società o ente dotato di autonomia giuridica.

64

Law

d

ottore vorrei vendere in Italia, ma dicono che è complicato. É vero? É questa la convinzione che si ha dall’estero prima di approcciare un investimento imprenditoriale in Italia. Dipende da ciò che effettivamente si vuole implementare e realizzare nel mercato italiano. É questa la preliminare e unica risposta. Caso pratico: una società anonima di diritto svizzero con sede a Lugano intende espandere la propria attività in Italia. Quali sono le forme operative da adottare sul territorio italiano e, in particolare, quali sono le condizioni e gli adempimenti necessari per costituire una “new.co” italiana, partecipata dalla società svizzera e in quale forma giuridica?

Le forme tipiche attraverso cui un soggetto non residente può “approcciare” lo sviluppo della sua presenza in Italia sono tre: 1 apertura di un ufficio di rappresentanza; 2 apertura di una sede secondaria con rappresentanza stabile; 3 costituzione di una società o ente dotato di autonomia giuridica. Premesso che a mero giudizio dello scrivente (spesso) la situazione più semplice da fornire è, in caso di individuazione della volontà di costituire un’apposita e autonoma soggettività giuridica, quella di costituire una società a responsabilità limitata (s.r.l.) in quanto soggetto giuridico già “predisposto” e pronto a uno sviluppo “locale” del business,

le principali caratteristiche delle possibili soluzioni sono le seguenti. L’ufficio di rappresentanza: è la più snella forma di penetrazione diretta sul mercato italiano. Esso consente all’impresa estera di promuoversi direttamente sul territorio italiano, con bassi costi di costituzione e gestione e senza assumere soggettività tributaria in Italia. É da precisare che l’ufficio di rappresentanza svolge una funzione meramente ausiliaria e preparatoria alla penetrazione dell’azienda estera sul mercato italiano. É quindi da intendersi (al fine di non assumere soggettività fiscale) mero punto di concentrazione di attività promozionali e pubblicitarie, di raccolta di informazioni, di ricerca scientifica o di mercato, e non anche di attività produttive o commerciali in senso proprio. L’ufficio di rappresentanza è quindi da configurarsi quale semplice centro di costo (eventualmente deducibile per l’impresa madre estera) che però non deve produrre alcun reddito (e quindi non configurabile quale stabile organizzazione della impresa estera). Non assumendo alcuna soggettività giuridica l’ufficio di rappresentanza non soggiace agli obblighi previsti per le sedi secondarie: ciò comporta che la società estera non è tenuta a depositare l’atto costitutivo e i bilanci di esercizio e derivanti dichiarazioni di redditi. Permangono comunque gli obblighi pubblicitari da assolvere al Registro delle Imprese in quanto la sua istituzione deve essere denunciata per l’aggiornamento del Repertorio delle notizie economiche e amministrative (Rea). L’ufficio di rappresentanza costituisce sicuramente la più snella forma di penetrazione diretta sul mercato italiano, anche con particolare riguardo ai minori costi di costituzione e gestione (limitati al costo di una comunicazione telematica alla competente camera di commercio). L’apertura di una sede secondaria con rappresentanza stabile. Tale ipotesi applicabile sul suolo italiano implica a sua volta l’attuazione di tre principali concetti: a) dipendenza economica e amministrativa;

b) stabilità operativa; c) rappresentanza nei confronti dei soggetti esterni. Quindi la sede secondaria con rappresentanza è un’organizzazione sottoposta al coordinamento economico e amministrativo di un’impresa estera, ma dotata di un certo grado di autonomia sul piano gestionale e operativo, nonché legittimata, tramite uno stabile impianto di mezzi destinati allo svolgimento dell’attività, ad agire in nome e per conto della società estera in modo continuativo. La sede secondaria di una società costituita all’estero è assoggettata alla pubblicità degli atti sociali; pertanto, la stessa, sarà tenuta ad iscriversi presso il Registro delle imprese competente. Inoltre, la società estera sarà tenuta a pubblicare le generalità delle persone che la rappresentano stabilmente nel territorio italiano e a depositare l’atto costitutivo e i bilanci. É da sottolineare che ciò comporta per l‘imprenditore estero l’assunzione di una soggettività tributaria in Italia. Terza ed ultima strada percorribile da un soggetto straniero per espandere la propria attività sul mercato italiano consiste nella costituzione di una vera e propria società con piena ed autonoma personalità giuridica. A questo punto dell’illustrazione delle “complicanze burocratiche” italiane appare opportuno precisare che gli adempimenti e l’assistenza professionale da richiedere da parte del potenziale investitore elvetico su suolo italiano è sostanzialmente identica a quanto necessario per effettuare le medesime scelte strutturali in Svizzera (assistenza di un fiduciario commercialista per espletamento di pratiche con il registro delle imprese ed, eventualmente, solo in caso di costituzione di nuova società di un notaio che, congiuntamente al fiduciario, procederanno alla costituzione di una società). Restiamo nella più completa e lungimirante ipotesi della scelta di costituire una società di capitali di diritto italiano; per prima cosa occorre individuare la forma societaria più adatta alle esigenze di business che si intendono sviluppare.

Le alternative da proporre all’investitore estero sono due: 1) la s.p.a., il cui capitale minimo di 120.000 euro è rappresentato da azioni, ha l’obbligo di istituire un organo di controllo; 2) la s.r.l., il cui capitale minimo è pari a 10.000 euro (per completezza si precisa che esiste la possibilità di costituire una s.r.l. con capitale inferiore ad euro 10.000, ma, dal punto di vista operativo, non si consiglia tale scelta) e in cui la necessità di un organo di controllo è subordinata al superamento di alcuni limiti dimensionali (come nella SA di diritto svizzero). Tra le ipotesi proponibili, anche se l’investitore ha forma giuridica di SA il cui corrispondente italico è la Spa, per le caratteristiche di investimento è forse più simile agli standard elvetici la s.r.l. (qui si denotano le prime differenze tra i due ordinamenti). Restando quindi nel caso in cui si decida di optare per la s.r.l., si pone preliminare l’esigenza di definire il contenuto dei patti che andranno a regolamentare il funzionamento giuridico della società: si dovrà definire un testo di statuto (l’investitore ticinese, condividendo la lingua italiana, si ritroverà, nella definizione delle disposizioni statutarie, in un ambito famigliare - cosa di non poco conto per un primo approccio estero). Se poi la costituenda s.r.l. avrà unico socio la SA di Lugano le disposizioni statutarie saranno oltretutto semplificate facendo sì che lo statuto della SA possa essere (quasi) trasportato nella “sorella gemella” di diritto italiano. Parallelamente alla stipulazione dell’atto costitutivo in forma di atto pubblico, verrà richiesta la partita Iva della “new.co” che in Italia è necessariamente obbligatoria e coincide oltretutto con il codice fiscale e numero di registrazione alla Camera di Commercio, il cui adempimento di registrazione è assunto dal notaio (esattamente come in Canton Ticino). Quindi, “Dottore vorrei vendere in Italia, ma dicono che è complicato. É Vero?” – “Dipende. Le chiedo io perchè non farlo, se già interessato?”

Law

65


VOLUNTARY DISCLOSURE Italia- Svizzera. Tutto da rifare Decaduto il decreto, i circa 200 che hanno aderito alla voluntary disclosure rischiano di trovarsi senza coperture esposti alle ritorsioni fiscali e a inchieste penali

i

dati ufficiali non esistono, le precisazioni del governo sugli effetti penali potenziali tanto meno. Si sa solo che la pattuglia di coraggiosi esploratori che avrebbero utilizzato il decreto sulla voluntary disclosure per legalizzare i loro capitali all’estero non supererebbe i 200, con un generico “rientro” di alcune centinaia di milioni di euro. Come noto la voluntary disclosure, avviata in modo anomalo con una circolare dell’Agenzia delle entrate, sfociata in un decreto legge che avrebbe dovuto costituire la spina dorsale del provvedimento di risanamento fiscale, stralciata e finita nel limbo delle leggi che si faranno, è teoricamente decaduta; come sottolineato anche dal Sole24Ore, fino a quando le norme non avranno preso un assetto definitivo i procedimenti verranno tenuti in sospeso, avendo comunque congelato le condizioni più favorevoli di accesso per il contribuente che si è “prenotato” con le regole che tra poche ore saranno decadute. Regole che sono state in ogni caso messe in salvo in sede di conversione in legge del Dl 4/14, e che comunque troverebbero

66

law

protezione in una giurisprudenza di legittimità (e anche costituzionale) univoca sul punto. Ma fra i 200 che hanno creduto allo Stato, un po’ di ansia serpeggia. L’esperienza dello scudo fiscale docet e in linea del tutto ipotetica il fatto di essersi consegnati inermi nelle mani dell’agenzia delle entrate, solleva più di qualche interrogativo sull’obbligo di trasmissione di questi dossier alle Procure. I profili di responsabilità penale in un caso comunque di vacatio legis potrebbero, sempre ipoteticamente, riguardare sia i soggetti che hanno usufruito della voluntary dimezzata, sia i professionisti che l’hanno incentivata. Ma tutto è confinato nel mondo dei se e dei ma. Secondo quanto dichiarato dal governo, l’esecutivo e il parlamento dovrebbero iniziare a lavorare sui nuovi testi della collaborazione volontaria. Un compito tutt’altro che facile anche alla luce delle bellicose audizioni parlamentari di esponenti della pubblica amministrazione, in particolare sul tema del forfait di imposta, sospeso fra la reale utilizzabilità del provvedimento da parte di chi ha

depositato capitali all’estero e che non accetterebbe aliquote troppo onerose e la necessità politica (avvertita a vari livelli della pubblica amministrazione) di sanzionare duramente e reprimere il contribuente infedele, scoraggiandolo definitivamente dal riprovarci magari con operazioni esterovestite. In mezzo a questo guado si trova il nuovo disegno di legge sulla voluntary che non ha ad oggi trovato risposte neppure sulla sanzione penale (presupposto indispensabile dell’autodenuncia e per questo cancellata da tutti i paesi europei che hanno tentato la strada del ritorno di capitali). E ciò al punto che molti ipotizzano una ripresa sia pure tardiva di accordo fiscale non unilaterale con la Svizzera, anche per stringere i tempi ed evitare che in questo periodo, i troppi allarmi spingano i capitali italiani ad abbandonare davvero le banche svizzere, ma non per tornare in Italia. Si parla anche di introdurre aliquote tarate sulla dimensione dei capitali depositati all’estero ipotizzando un’aliquota compresa

tra il 18 e il 25% per i piccoli depositi fino a 3 milioni di euro. L’impressione è che su questo provvedimento pendano almeno tre elementi di fortissima incertezza. In primis la sfiducia crescente dei cittadini sull’affidabilità degli impegni assunti dallo Stato in tema di sanatorie fiscali. Dopo lo scudo anche la voluntary disclosure sbugiardata non depone certo a favore della “tenuta” dello Stato. In secondo luogo - secono il parere unanime di molti consulenti - sta letteralmente esplodendo all’interno della pubblica amministrazione un vero e proprio conflitto fra diversi organi dello Stato, con inevitabile coinvolgimento di alcune Procure nettamente contrarie a una soluzione che salvi o l’anonimato o il capitale fuggito all’estero. Infine una terza resa dei conti sarebbe in atto a livello politico. Se il testo di un nuovo disegno di legge è già arrivato dalla minoranza forzista, all’interno del PD gli anti-renziani starebbero affilando le lame, in vista di uno scontro con il premier sempre più mercatista e sempre più pragmatico specie quando si parla di rilancio delle imprese

e del sistema economico del paese, obiettivi questi prevalenti su qualsiasi altra valutazione anche di tipo ideologico. Le stime del precedente ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, sui risultati della collaborazione volontaria che avrebbe dovuto portare nelle casse dello Stato 8 miliardi di euro, di cui 3 nel 2014 e 5 nel 2015, sembrano essere vecchie di decenni. A complicare le cose potrebbe anche contribuire l’Ocse attraverso il suo braccio operativo Gafi, stranamente silente quando in ballo c’erano gli interessi americani, il Fatca lanciato contro le banche svizzere e la paradossale disponibilità delle banche americane ad accettare correntisti anche coperti da anonimato. Oggi pronto, ad esempio nei confronti dell’Italia, ad assumere una rigidezza di giudizio degna di Torquemada. Secondo Capezzone, capogruppo di Forza Italia, il “controesodo” dei capitali si concretizzerà a fine estate, anche perché con la voluntary disclosure, ovvero la procedura di rientro dei capitali all’estero in conti correnti, conti deposito o altro

non dichiarati al Fisco italiano, il governo di Matteo Renzi (come prima quello Letta) spera di trovare qualche miliardo da utilizzare per diverse misure importanti. Nel frattempo, come detto, si torna a parlare dell’accordo Italia-Svizzera sullo scambio di informazioni fiscali, con all’ordine del giorno la cancellazione della Svizzera dalla “lista nera” italiana, quella del libero accesso al mercato italiano da parte delle banche svizzere, quella del regime fiscale dei lavoratori frontalieri. Una cosa è certa. Dopo l’iniziativa popolare (impropriamente definita referendum) per una modifica costituzionale in materia di controllo sui flussi di immigrazione, anche il vento in Svizzera è cambiato. Mentre qualcuno a Berna continua a sognare di ormai impossibili matrimoni con l’Unione europea, il “si” popolare anche rispetto a un’uscita da Schenghen, pone vincoli all’accettazione passiva da parte ella Confederazione di qualsiasi norma imposta dall’estero, a maggior ragione da un’Italia che “occupa”, con oltre 60.000 frontalieri su una popolazione di poco più di 300.000 abitanti, il Canton Ticino. BD

law

67


DIRITTO D’IMPRESA Quando la banca deve risarcire

La tematica dei rapporti fra banca e clienti è stata connotata negli ultimi anni da toni particolarmente accesi, che non hanno favorito la ricerca di soluzioni organiche atte a contemperare i contrapposti interessi sottesi al sistema bancario, e hanno anzi condotto a interventi legislativi per lo più diretti a fronteggiare le nuove interpretazioni giurisprudenziali che hanno interessato il settore. Il risultato è che la materia appare complessa e magmatica, anche in ragione della necessità di confrontarsi oltre che con un quadro normativo mutevole, con gli aspetti operativi che sono alla base dell’attività bancaria. Esemplare, sotto questo profilo, è l’evoluzione normativa che ha caratterizzato i mutui bancari, oggetto a partire dal 2006, di una serie di innovazioni ispirate da dichiarati “obiettivi di rafforzamento della competitività del sistema bancario – tramite la garanzia dell’effettività della mobilità della clientela e lo stimolo alla banche alla diversificazione nell’offerta dei prodotti finanziari – e di salvaguardia dei mutuatari a tasso variabile che incontrano maggiore difficoltà nel far fronte ai propri debiti”. Si tratta di misure che risultano espressioni di logiche diverse, spesso anche contrapposte, poiché per un verso si ispirano a una filosofia liberalizzatrice e, per un altro verso, invece, accentuano l’intervento pubblico nel sistema bancario, sul presupposto che occorre porre dei vincoli all’autonomia degli intermediari creditizi, onde assicurare una corretta gestione delle relative operazioni

e la tutela dei soggetti fruitori dei servizi. Da qui la difficoltà di cogliere le linee evolutive della disciplina del settore, che si presenta frammentaria e, continua a oscillare tra esigenze di efficienza del mercato e ragioni di salvaguardia della clientela, non sempre peraltro efficacemente soddisfatte. É evidente che il continuo succedersi di interventi normativi non contribuisce realmente a colmare le lacune sul piano della tutela dei clienti, accentuando piuttosto il carattere disorganico dell’attuale produzione legislativa, al momento non riconducibile a una logica unitaria e, rendendo così indilazionabile una completa, profonda revisione della materia. A tal proposito, si vuole evidenziare un’ importante pronuncia della Corte di Cassazione che con la sentenza n. 23232 del 14.10.2013, si schiera dalla parte dell’impresa e ricorda alle banche il dovere di solidarietà affermato dall’art. 2 della Costituzione, verso il creditore. Nel caso esaminato la Suprema Corte ritiene che l’istituto di credito, sia venuto a meno al principio di correttezza e buona fede negando lo “spacchettamento” dei mutui a una impresa di costruzioni. Tra le ragioni dietro le quali si era “nascosta” la banca vi erano: - la morosità; - il carattere facoltativo del frazionamento; - la volontà di mantenere l’ipoteca indivisibile. Per la Cassazione, nessuna di queste tre ragioni è stata ritenuta valida. Infatti la morosità non era precedente ma è

sopravvenuta alla decisione della banca proprio a causa della decisione stessa; la facoltatività non è stata ritenuta valida per via della prassi consolidata e del dovere di agire con correttezza e buona fede nei confronti del creditore; l’ipoteca unica e indivisibile ovvero il desiderio da parte della banca di avere un solo debitore mantenendo un’unica ipoteca non è stato considerato un buon motivo per venire meno agli obblighi “istituzionali” del creditore. Infatti pur costituendo il frazionamento del mutuo nel vigore della normativa precedente al d.lgs 1.09.1993 n. 385, non già un obbligo, bensì una facoltà unilateralmente esercitabile, dalla banca mutuante, integra la violazione dei doveri di solidarietà derivanti dal rispetto dei principi di correttezza [ art. 1175 c.c. “Il debitore e il creditore devono comportarsi secondo le regole della correttezza”] e buona fede oggettiva [ art. 1375 c.c. “Il contratto deve essere eseguito secondo buona fede”], che debbono permeare l’intera esecuzione del contratto, il comportamento della banca che rifiuti ingiustificatamente il frazionamento del mutuo e delle relative ipoteche, richiesto dalla mutuataria a seguito della vendita a terzi delle unità immobiliari edificate, procrastinando immotivatamente tale rifiuto. Un principio quello enunciato dalla Corte, che va inteso in senso oggettivo ed enuncia un dovere di solidarietà reciproca a prescindere dall’esistenza di obblighi contrattuali, così che dalla violazione di tale regola di comportamento può discendere, anche di per sé, un obbligo risarcibile.

Avv. Massimo Gardini fondatore e senior partner dello Studio GARDINI & MONTEFIORI.

LE POLIZZA VITA PER LA PROTEZIONE DEL PATRIMONIO La protezione patrimoniale è uno strumento assicurativo a disposizione di chiunque voglia proteggere, gestire e incrementare il proprio patrimonio. La sottoscrizione di una Polizza Vita costituisce la via più semplice e meno costosa per tutelare il patrimonio, per pianificare il passaggio generazionale e sfruttare un’ottimizzazione fiscale. Per i detentori di grandi patrimoni è l’unico vero strumento di tutela. In base al nostro ordinamento giuridico espresso nell’art. 2740 CC in tema di responsabilità patrimoniale il debitore risponde dell’adempimento delle proprie obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri. Questa è già una risposta a uno dei tanti “perché”… Un contratto di Assicurazione sulla Vita di tipo unit-linked, a vita intera, a fronte di un pagamento di un Premio Unico iniziale da parte del contraente, offre numerosi vantaggi: riservatezza formale nei confronti di terzi; impignorabilità e insequestrabilità, ai sensi dell’art. 1923 CC le somme dovute dall’assicuratore al contraente o beneficiario non possono essere sottoposte ad azione esecutiva o cautelare; pianificazione del passaggio generazionale, sfruttando tutti i vantaggi della Polizza vita, è il miglior strumento per pianificare il cambio di generazione all’interno delle famiglie di imprenditori; nessuna tassa sul Capital Gain, ai sensi dell’art. 12 DL 346/90 le indennità spettanti per diritto proprio agli eredi in forza di Assicurazioni previdenziali obbligatorie o stipulate dal defunto non concorrono a formare l’attivo ereditario; nessuna tassa di successione, essendo fuori dalla legittima, vengono a cadere i presupposti per la tassazione sui beni facenti parte dell’eredità, è evidente la possibilità di poter nominare come beneficiario qualsiasi persona fisica anche senza vincoli di parentela, oppure ente giuridico, Fondazioni, Trust e altro; in caso di decesso dell’assicurato, gli eredi non pagano le imposte relative al rendimento sulle plusvalenze (Capital Gain). A parziale pagamento del premio della Polizza è possibile considerare anche i beni immobili. Viene inoltre offerta la possibilità di una Polizza con gestione degli asset totalmente personalizzata per la gestione dei propri beni immobili, le collezioni d’arte, azioni di società quotate e non quotate, quote di società di capitali e tutto quanto faccia parte del patrimonio personale o famigliare. Le polizze di protezione patrimoniali sono dunque un efficace e attuale strumento nel pieno rispetto di tutte le norme vigenti.

Lo Studio viene costituito nel 1999 dall’unione delle esperienze maturate dai soci nei vari settori del diritto. Lo Studio oggi può contare su più sedi, da Santarcangelo di Romagna (RN) a Faenza (RA), da Bologna a Roma e, su più professionisti che apportano esperienze e competenze provenienti da diverse aree legali. Lo Studio gestisce una vasta gamma di operazioni e pone alla base della propria attività il criterio della suddivisione delle materie fra i propri componenti, mettendo cosi a disposizione del cliente gruppi di lavoro efficiente.

68

corporate law

Your future in your hands www.dravyalife.com


l

a denominazione non fa giustizia dei reali contenuti innovativi della struttura. In effetti il Centro di Competenze - così è stato battezzato realizzato dalla Banca privata Edmond de Rothschild di Lugano, in un momento di profonde trasformazioni nel mercato bancario svizzero e nei rapporti con la clientela internazionale, assume caratteri di assoluta novità nel panorama dei rapporti fra clientela internazionale e banche svizzere. Si tratta di un vero e proprio “laboratorio” che non si pone l’obiettivo di creare una funzione strettamente commerciale, quanto piuttosto un service a supporto della visione strategica della banca che pone al centro il cliente internazionale, le sue esigenze, la necessità di essere attento non solo alle politiche di investimento relative al suo capitale, ma anche e specialmente al framework normativo all’interno del quale gestire posizioni in assoluta trasparenza e senza rischi. Figlio di un cambiamento di paradigma, che sta iniziando solo ora a spiegare i suoi effetti, il Centro di competenze della Rothschild si pone come un vero e proprio incubatore di idee in grado di svolgere precise funzioni di supporto e di advisory alle scelte della clientela. Il centro si è posto l’obiettivo di cogliere le evoluzioni del settore bancario, incluse quelle sfumature apparentemente insignificanti che fanno poi la differenza in termini di valore aggiunto. Un’azione che conduce a informare di più, e meglio,

70

Swiss banks

Nel Centro di Competenze della Banca privata Edmond de Rothschild a Lugano un laboratorio dell’innovazione al servizio della clientela internazionale.

Massimiliano Matrone

il cliente nelle scelte del prodotto più adatto al suo identikit tenendo presente non solo il suo profilo di rischio ma anche e soprattutto la sua situazione personale presente e futura. In parallelo svolge un’attività di analisi comparata fra la situazione congiunturale e le esigenze di ogni singolo cliente, per

individuare prodotti e soluzioni non solo a rendimento soddisfacente ma anche fiscalmente efficienti in funzione della nazionalità del cliente. Il Centro di competenze definisce una visione strategica, individuando nel mercato di riferimento, caso per caso, tutte le opportunità reali, alla luce anche dei vincoli relativi alla libera prestazione dei servizi. In pratica il centro, messo in funzione tre anni fa, è il collettore degli input del cliente, degli input del sistema regolatorio interno, degli input che provengono dai sistemi regolatori esterni. Dall’esame coordinato di tutti i fattori emerge il quadro dei limiti entro i quali il singolo detentore di patrimonio è in grado di massimizzare il suo interesse senza correre rischi. È come un elaboratore centrale - afferma Massimiliano Matrone a capo del Centro di competenze della Rothschild di Lugano che confronta le varie opzioni e individua il punto di equilibrio fra le esigenze di chi detiene un patrimonio e la normativa esistente, in Svizzera, così come, a maggior ragione, nel paese di origine del cliente. Un cambio di passo rispetto a un sistema in cui a dettare tempi e modi era spesso la discrezionalità dell’operatore finanziario. All’interno dello schema operativo messo in funzione dalla Banca luganese, i private bankers trovano trasparenza di regole, ma anche i termini di un vero e proprio codice di condotta a tutela del loro operato e a maggior ragione degli interessi della clientela internazionale.

abstract

Cliente al centro Customer, first

Se è vero che anche altri istituti hanno percorso questa strada ponendo in essere un centro di advisory e assistenza ai clienti, il Centro di competenze tende a diversificarsi per le modalità operative sulle quali è stato progettato. Se altrove l’attività è finalizzata comunque alla vendita di servizi e prodotti al cliente, qui l’obiettivo è fornire un valore aggiunto al cliente, ottenendone come contropartita una fidelizzazione. Attraverso il Centro è infatti garantita anche l’interfaccia con i professionisti in grado di rispondere ai quesiti più complessi e articolati e di fornire un quadro di riferimento in cui il percorso di gestione patrimoniale non si trasformi in una corsa a ostacoli. Il Centro per altro riflette quella che è una strategia dichiarata e più volte confermata dalla Banca privata Edmond de Rothschild, una strategia che pone al centro il potenziale cliente, che diventa cliente non tanto affidando il patrimonio e optando per prodotti, ma condividendo una vision in linea con i recenti sviluppi della compliance bancaria. In questo la Banca ginevrina, di cui la sede di Lugano è espressione nel Canton Ticino e quindi nei delicati rapporti che sino ad oggi sono stati prevalenti con la clientela italiana, si connota da sempre come una realtà diversa dalle altre, ponendo come driver principale della sua attività non il profitto ma la reputazione e l’affidabilità. Costretto ad affrontare tematiche complesse e talora contraddittorie come la voluntary disclosure, il Centro di competenze ha l’ambizione, neppure tanto velata, di funzionare da punto di riferimento per il cliente, analizzando nel dettaglio la storia passata del cliente e tracciando un quadro di opzioni. Una fase importantissima di questo lavoro è rappresentata dalla “spiegazione” al cliente spesso alle prese con risposte parziali e frammentarie, fornite da un sistema di regole che tende a dilatare l’area dell’ansia e dell’incertezza. La sfida oggi - conclude Matrone - è quella di fornire alla nostra clientela internazionale un quadro attendibile dei cambiamenti in atto e di quelli che verranno nel mondo finanziario. Un mondo che nel campo dei servizi bancari sarà comunque profondamente diverso da quello attuale. M.D.

Banca privata Edmond de Rothschild di Lugano ha dato vita al Centro di Competenze un vero e proprio “laboratorio” che non si pone l’obiettivo di creare una funzione strettamente commerciale, quanto piuttosto un service a supporto della visione strategica della banca che pone al centro il cliente internazionale, le sue esigenze, la necessità di essere attento non solo alle politiche di investimento relative al suo capitale, ma anche e specialmente al framework normativo all’interno del quale gestire posizioni in assoluta trasparenza e senza rischi. Il centro si è posto l’obiettivo di cogliere le evoluzioni del settore bancario, incluse quelle sfumature apparentemente insignificanti che fanno poi la differenza in termini di valore aggiunto. Un’azione che conduce a informare di più, e meglio, il cliente nelle scelte del prodotto più adatto al suo identikit tenendo presente non solo il suo profilo di rischio ma anche e soprattutto la sua situazione personale presente e futura.

Swiss banks

71


di Camilla Conti

Più Bancomat per tutti Bancomat Uber Alles

Dall’obbligo del Pos per tutti i professionisti (più di due milioni) un regalino da due miliardi per il sistema bancario; anche per i produttori delle macchinette Atm una rendita del tutto insperata made in Italy

72

Italian banks

e

ra già successo con i registratori di cassa e, ancora prima, con le eco-shopper da vendere nei supermercati. Alcuni obblighi di legge e provvedimenti varati dal governo si sono trasformati in un’ottima occasione di business per i produttori, ma non per tutti. L’ultima novità, in ordine di tempo, riguarda l’installazione del Pos: in sostanza viene imposto a professionisti e imprese di accettare pagamenti con carta bancomat da parte dei privati. L’obbligo riguarda sia chi esercita un’attività di commercio al dettaglio, sia chi effettua un’attività di rivendita all’ingrosso. L’ambito applicativo della disposizione si desume dal decreto del ministero dello Sviluppo economico del 24 gennaio 2014. In particolare, l’articolo 1 del provvedimento citato «ha stabilito che a decorrere dal 1° gennaio 2014, i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare i pagamenti effettuati con

carte di debito». La disposizione non pone alcuna distinzione per ciò che riguarda le diverse tipologie di commercio (al dettaglio o all’ingrosso) ovvero per le prestazioni di tipo professionale. Non solo. Si sta parlando dell’introduzione del sistema di pagamento con carte di debito anche negli studi professionali. Il nuovo obbligo voluto dall’allora Governo Monti, in vigore dal 28 marzo 2014 ma in fase di proroga per volontà del Parlamento al 2015, è stato fatto passare come una misura che faciliterà i consumatori. Ma è proprio così? La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha calcolato in due miliardi i proventi che arriveranno alle banche da questo nuovo balzello a carico degli studi professionali. Dall’analisi emerge un dato sconfortante nel momento in cui si parla di Spending Review e diminuzione dei costi a ogni livello. Le imprese in Italia si attestano sui 5 milioni di soggetti circa che in un anno spendono mediamente 7 mila euro per

73


per raggiungere i tuoi obiettivi comunica il tuo business

a sua volta è composto dall’hardware (monitor, tastiera e altro), dal software (il programma che lo fa funzionare) e dalla rete che lo connette ai computer delle banca e del circuito. E poi la cassaforte, interna alla banca, studiata per cedere meccanicamente le banconote. Nei mesi scorsi sono state molte le voci contrarie all’obbligo di Pos. I primi a chiedere al Governo di essere esclusi dall’obbligo di Pos sono stati gli Architetti, sostenendo che “le attività professionali prevedono pagamenti normalmente superiori ai massimali delle carte di debito” e che quindi la categoria sarebbe gravata dai soli costi fissi per l’attivazione e la gestione del Pos, a fronte di un suo

abstract

servizi professionali con un volume di transazioni pari a circa 35 miliardi di euro. Applicando il 3% medio di commissione bancaria sui pagamenti si arriva a oltre 1 milione di euro in più di incassi per le Banche. I professionisti ordinistici sono 2.300.000 che dovrebbero dunque installare un Pos con due costi ulteriori: 150 euro circa per il rilascio del bancomat (pari a circa 350 milioni) e altrettanti per canone. Insomma, un regalo da oltre 2 miliardi di euro per il sistema bancario. Ma c’è di più. Cosi come è strutturata la norma (legge 221 del 17/12/2012), i professionisti dovranno accettare solo bancomat, escludendo quindi le carte di credito, che invece avrebbero potuto essere più utili per i pagamenti delle fatture visto che non hanno limiti giornalieri di utilizzo. Comunque, oggi il 90% delle transazioni tra professionisti e clienti avviene tramite bonifico ovvero assegno bancario; anche alla luce del limite di utilizzo del contante esistente in Italia. Secondo l’ex ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, il pacchetto di nuove norme doveva favorire la lotta al sommerso grazie ai pagamenti più tracciabili. Inoltre le leggi dovrebbero dare impulso al commercio online, in ritardo rispetto a quello di altri Paesi. Così come le nuove norme possono favorire la sicurezza: molti soggetti vittime di rapina a causa del possesso in cassa di contante, ora potrebbero essere prede meno appetibili per i criminali (se il pagamento è elettronico c’è poco da derubare). Di certo le nuove misure serviranno a creare maggiori difficoltà e costi diretti e indiretti per professionisti, imprese e cittadini, in un momento in cui semplificare e ridurre i costi è fondamentale. Ma principalmente la nuova legge all’insegna del “più bancomat per tutti” creerà un grande business per gli istituti di credito. Ma anche per chi i bancomat li fa e li vende. A livello internazionale, i produttori di Atm sono una ventina, ma sono tre quelli che si spartiscono le fette più importanti del mercato: le statunitensi Ncr (30%) e Diebold (21%), e la tedesca Wincor Nixdorf (circa 10%). L’Atm è composto da due parti: il terminale rivolto verso la strada o in uno spazio chiuso e sorvegliato, che

totale inutilizzo. Nettamente contrari all’obbligo anche il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, secondo cui “la norma impone un ulteriore balzello a carico dei professionisti e non ha nessuna finalità di lotta all’evasione e al sommerso, in quanto la quasi totalità delle prestazioni professionali ha una soglia di valore superiore ai 1000 euro, oltre la quale già ora tutti i pagamenti devono essere tracciabili e quindi fatti con sistemi di pagamento quali assegni o bonifici”. Il Cni ha calcolato che il nuovo obbligo complessivamente costerà agli ingegneri 60 milioni di euro, cifra che si trasformerà “da reddito dei professionisti a rendita per le banche”.

L’ultima novità, in ordine di tempo, riguarda l’installazione del Pos: in sostanza viene imposto a professionisti e imprese di accettare pagamenti con carta bancomat da parte dei privati. L’obbligo riguarda sia chi esercita un’attività di commercio al dettaglio, sia chi effettua un’attività di rivendita all’ingrosso. La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha calcolato in due miliardi i proventi che arriveranno alle banche da questo nuovo balzello a carico degli studi professionali. Le imprese in Italia si attestano sui 5 milioni di soggetti circa che in un anno spendono mediamente 7 mila euro per servizi professionali con un volume di transazioni pari a circa 35 miliardi di euro. Applicando il 3% medio di commissione bancaria sui pagamenti si arriva a oltre 1 milione di euro in più di incassi per le Banche. I professionisti ordinistici sono 2.300.000 che dovrebbero dunque installare un Pos con due costi ulteriori: 150 euro circa per il rilascio del bancomat (pari a circa 350 milioni) e altrettanti per canone. Insomma, un regalo da oltre 2 miliardi di euro per il sistema bancario.

perchè farlo con noi:

• siamo un magazine internazionale di altissimo livello • abbiamo una diffusione mirata • siamo presenti NELLE SALETTE freccia rossa, nelle sale vip di aeroporti importanti • siamo in distribuzione con il Sole24ore • proponiamo sconti su abbonamenti pubblicitari semestrali e annuali • scriviamo quello che gli altri non dicono!

UN leggere DIVERSO. DI SAPERE. DI PIACERE. info@chlifestyle.ch | (+41) 081 5110132

74

Italian banks


L’industria del mobile si aggrappa alla detrazione fiscale che consente a mille aziende di sopravvivere. Ma per chi vive di mercato domestico la crisi resta. Mosca fra gli obiettivi dell’export

76

lifestyle

t

recentosettantamila addetti, settantamila imprese e un fatturato complessivo di oltre ventisette miliardi di euro. Sono i numeri della filiera italiana del legno e dell’arredo che nel 2013 ha registrato un calo del fatturato per il macrosistema del 3,2%, con la chiusura di 2.400 aziende e 6.800 occupati persi. Colpa soprattutto del mercato domestico ancora troppo asfittico e del consumo interno che ha fatto segnare un altro -7,1% rispetto al 2012. Poteva comunque andare peggio. A giugno dell’anno scorso, infatti, il governo ha varato il bonus mobili, ovvero l’articolo

16 del Dl 63/2013, che consente di detrarre in dichiarazione, in 10 anni e nel quadro di una ristrutturazione edilizia, il 50% delle spese per l’arredo sino a un massimo di 10mila euro e che è stato prorogato a tutto il 2014. In pratica, il bonus mobili, solo nell’ultimo trimestre 2013, ha permesso di recuperare il 4% delle vendite nazionali, tenere aperte mille aziende, salvaguardare 3.800 posti di lavoro e recuperare oltre 300 milioni di fatturato alla produzione. Il segno resterà negativo anche nel 2014 ma le perdite sul mercato interno dovrebbero dimezzarsi.

Secondo Assarredo servirebbe un’Iva agevolata dell’8% per le giovani coppie che arredano casa, nell’ambito dell’attesa rimodulazione delle aliquote, che allinei l’Italia agli standard europei. In Spagna, Francia e Belgio l’aliquota Iva sui mobili è infatti compresa tra il 6 e il 10% mentre in Italia è al 22% per la maggioranza dei beni e complementi di arredamento. Il rilancio del settore passa comunque dall’export che nel 2013 è aumentato del 2,4% e che nel 2014 è atteso in ulteriore crescita (+3,4%) con saldo commerciale di quasi 9 miliardi di euro. La quota tricolore di export nell’Europa a 28 più la Svizzera è scesa dal 65% del 2008 al 57% del 2013 ma la fetta di mercato “made in Italy” nell’area extra-Ue è passata, rispettivamente, dal 35 al 43%. Mentre il Brasile fa i conti con dazi, la bussola si sposta verso l’India e la Cina insieme ovviamente ai Paesi arabi. Dopo Germania, Francia, Regno Unito e Russia, gli Usa sono il quinto mercato di destinazione, il primo al di fuori del continente europeo. Ma il mercato più promettente è quello russo. Il volume di scambi tra Roma e Mosca ammonta a 26 miliardi di euro, di cui 19 di importazioni verso l’Italia e 7 di esportazioni verso la Russia. Un mercato a cui il mobile italiano contribuisce in prima persona con un miliardo di export. A conferma che Mosca è ormai diventata una piazza vitale per moltissimi degli oltre 320 mila imprenditori del legno (in prevalenza piccoli e medi) che ogni giorno sono alle prese col tentativo di superare la crisi. L’incertezza per le eventuali sanzioni in seguito all’annessione della Crimea preoccupa molto gli imprenditori. Una conseguenza negativa c’è già stata: la svalutazione del rublo, infatti, ha causato di fatto un aumento dei prezzi e questo potrebbe rivelarsi un problema. Mosca, però, rimane tutt’ora un mercato assai importante per il legno-arredo e si tratta di un mercato che può crescere ancora, perché fino ad oggi è molto sviluppato a Mosca e nelle grandi città, ma le imprese nostrane stanno cercando di raggiungere anche altre aree del Paese ed è questo uno degli obiettivi della decima edizione del Salone del mobile Worldwide che si terrà proprio a Mosca il prossimo ottobre. Quest’anno, inoltre,

Federlegnoarredo porterà in Russia anche la prima edizione di MADE expo WorldWide dove si metterà in mostra la produzione italiana di finiture per l’edilizia e sistemi per le costruzioni. Una delle vetrine più importanti per il comparto è sicuramente anche il Salone Internazionale del Mobile che si è svolto a Milano dall’8 al 13 aprile con 1.749 espositori italiani ed esteri, 650 designer e oltre 300mila visitatori provenienti da 160 Paesi. Il 30% delle aziende in fiera è straniero. L’industria italiana del mobile ha utilizzato però solo in piccola parte il potenziale del made in Italy. Per diverse ragioni. Innanzitutto la dimensione delle imprese e la loro cultura industriale sono ancora deficitarie. Le nostre pmi nel settore del

abstract

Salvati dal bonus Emergency bonus

mobile sono perlopiù imprigionate nel mercato domestico con prodotti magari di ottima qualità ma generici. Questo li condanna a subire la concorrenza di prodotti generici dei Paesi a basso costo e a risentire del crollo del mercato interno. Il secondo fattore è il posizionamento della nostra industria del design su un segmento molto alto di mercato. Mentre la domanda va sempre più verso una creatività da acquistare a un prezzo accessibile. Il terzo punto riguarda la distribuzione dei prodotti di design italiano che è molto deficitaria e frammentata, a parte le grandi realtà. Ecco perché secondo alcuni osservatori l’industria italiana dovrebbe abbandonare la cultura del design esclusivo abbracciando il design democratico per sopravvivere nel mercato globale C.C.

Trecentosettantamila addetti, settantamila imprese e un fatturato complessivo di oltre ventisette miliardi di euro. Sono i numeri della filiera italiana del legno e dell’arredo che nel 2013 ha registrato un calo del fatturato per il macrosistema del 3,2%, con la chiusura di 2.400 aziende e 6.800 occupati persi. Colpa soprattutto del mercato domestico ancora troppo asfittico e del consumo interno che ha fatto segnare un altro -7,1% rispetto al 2012. Poteva comunque andare peggio. A giugno dell’anno scorso, infatti, il governo ha varato il bonus mobili, ovvero l’articolo 16 del Dl 63/2013, che consente di detrarre in dichiarazione, in 10 anni e nel quadro di una ristrutturazione edilizia, il 50% delle spese per l’arredo sino a un massimo di 10mila euro e che è stato prorogato a tutto il 2014.

design

77


viewpoint 78

PRIMA IL CEMENTO… Come funziona il bonus sugli arredi La Legge di Stabilità 2014, ha prorogato fino al 31 dicembre 2014 la detrazione IRPEF nella misura straordinaria del 50% (in luogo di quella ordinaria del 36%) per le spese relative agli interventi di recupero del patrimonio edilizio. Alla detrazione fiscale del 50% per interventi di recupero del patrimonio edilizio è stato affiancato un ulteriore incentivo per l’acquisto di mobili/arredi e grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+, nonché A per i forni, fino a un massimo di spesa di 10.000 euro, IVA compresa, con una detrazione del 50% anche in questo caso da ripartire in 10 rate annuali (il bonus di 10.000 euro per gli arredi è ulteriore rispetto al tetto dei 96.000 euro previsto per le spese di recupero del patrimonio edilizio). Il “bonus mobili” spetta ai contribuenti che fruiscono della detrazione fiscale del 50%, per aver sostenuto spese riguardanti il recupero del patrimonio edilizio e che sono assoggettati all’imposta sul reddito delle persone fisiche. In particolare hanno diritto alla detrazione: il proprietario o il nudo proprietario, il titolare di un diritto reale di godimento (usufrutto, uso, abitazione o superficie); chi occupa l’immobile a titolo di locazione o comodato; i soci di cooperative divise e indivise; i soci delle società semplici; gli imprenditori individuali, limitatamente agli immobili che non rientrano fra quelli strumentali o merce. Il bonus è destinato ai soli acquisti effettuati a partire dal 6 giugno 2013 e non oltre il 31 dicembre 2014 (fa fede la data dell’effettivo pagamento secondo il criterio di cassa). Le spese per gli interventi edilizi che consentono l’accesso al Bonus Mobili devono essere sostenute nel periodo che intercorre dal 26 giugno 2012 (data di entrata in vigore dell’art. 11 del “Decreto Legge 83/2012 sulle Detrazioni per interventi di ristrutturazione e di risparmio energetico”) e il 31 dicembre 2014 . La data di inizio dei lavori di recupero del patrimonio edilizio deve essere necessariamente antecedente a quella relativa all’acquisto degli arredi. I lavori di recupero del patrimonio edilizio devono essere in corso di esecuzione o comunque terminati da un lasso di tempo sufficientemente contenuto. Beneficiari del provvedimento sono tutti i soggetti IRPEF che hanno avviato, a partire dal 26 giugno 2012, lavori di recupero del patrimonio edilizio agevolabili. Il bonus è collegato agli interventi: - di manutenzione ordinaria, effettuati sulle parti comuni di edifici residenziali; - di manutenzione straordinaria, effettuati sulle parti comuni di edifici residenziali e su singole unità immobiliari residenziali (ad esempio ristrutturazione del bagno, sostituzione di infissi esterni e serramenti o persiane con serrande e con modifica di materiale o tipologia di infisso, realizzazione di recinzioni);

design

- di restauro e di risanamento conservativo, effettuati sulle parti comuni di edifici residenziali e su singole unità immobiliari residenziali; - di ristrutturazione edilizia, effettuati sulle parti comuni di edifici residenziali e su singole unità immobiliari residenziali; - necessari alla ricostruzione o al ripristino dell’immobile danneggiato a seguito di eventi calamitosi; - di restauro e di risanamento conservativo, e di ristrutturazione edilizia riguardanti interi fabbricati, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare e da cooperative edilizie, che provvedano entro sei mesi dal termine dei lavori alla successiva alienazione o assegnazione dell’immobile. Ne consegue che l’acquirente di un appartamento ristrutturato da una cooperativa può usufruire del “bonus mobili” per l’arredamento del medesimo. In base alle indicazioni restrittive contenute nella Circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 29/E del 18.09.2013 non sono agevolabili i cosiddetti “mini-lavori”. L’acquisto di arredi ed elettrodomestici deve essere finalizzato all’arredamento dell’immobile oggetto degli interventi edilizi precedentemente elencati; la detrazione trova applicazione anche quando tali beni siano destinati all’arredo di un ambiente diverso da quello interessato dai lavori edilizi. L’agevolazione fiscale compete per le spese sostenute dal 6 giugno 2013 al 31 dicembre 2014 per l’acquisto di mobili/ arredi, materassi, apparecchi di illuminazione e grandi elettrodomestici. Rientrano tra gli “arredi” agevolabili, a titolo esemplificativo, letti, armadi, cassettiere, librerie, scrivanie, tavoli, sedie, comodini, divani, poltrone, credenze, cucine, mobili per il bagno, arredi per esterno, nonché i materassi e gli apparecchi di illuminazione (lampade da tavolo e da terra, lampadari, appliques, etc) che costituiscono un necessario completamento dell’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione. Non sono agevolabili, invece, gli acquisti di porte, di pavimentazioni, di tende e tendaggi, nonché di altri complementi di arredo. Sono inclusi nell’agevolazione i mobili nuovi realizzati su misura, mentre restano esclusi dal bonus i mobili usati acquistati da venditori privati, antiquari e rigattieri. Grandi Elettrodomestici. Rientrano nei grandi elettrodomestici, di classe energetica non inferiore alla A+, nonché A per i forni, per le apparecchiature per le quali sia prevista l’etichetta energetica. I pagamenti devono essere effettuati tramite bonifico “parlante” dal beneficiario della detrazione, oppure tramite carta di credito o di debito (bancomat). Il soggetto pagante deve essere lo stesso al quale è intestata la fattura o ricevuta comprovante le spese per la ristrutturazione e la spesa di acquisto dei mobili.

Colore protagonista

di Laura Alberti

Colors on stage

B&B ITALIA Versione Candy Red per il premiatissimo tavolo Tobi-Ishi, ispirato alle pietre dei tradizionali giardini giapponesi www.bebitalia.com

MYYOUR Di Federico Traverso, il vaso Ampoule, realizzato in Poleasy®, è disponibile in diverse varianti di colore www.myyour.eu

ZAVA Disegnata da Valerio Cometti di V12Design, Rings è una sospensione a LED dalle traiettorie libere www.zavaluce.it

ALTREFORME Sono divertentissimi i barattoli Festa Mobile, dedicati alla Parigi anni ’20 di Ernest Hemingway www.altreforme.com

DOMITALIA Si chiamano Cross i tavolini di servizio in laminato plastico e struttura in tondino metallico www.domitalia.it

ADRENALINA Sembra un uovo Ouo, poltroncina girevole (design Simone Micheli) che avvolge il corpo come un guscio www.adrenalina.it

design

79


Kitch?No. Voglia di pepite Struggle for gold nuggets

OPINION CIATTI Di Lapo Ciatti, il mobile contenitore Principe Galeotto dal gusto medioevale www.opinionciatti.com DRIADE Coffee table prezioso, Sereno richiama nei suoi piedini le forme irregolari delle rocce www.driade.com

ura

su mis o n r e d o m & o ic s s cla

casamania Sembrano gabbie, ma sono lampade placcate oro, le Tweetie disegnate da Jake Phipps www.casamania.it

IL saccotto Simpaticissima e morbida poltrona per bambini a forma di elefantino www.saccotto.it

KARTELL Finitura metal oro per Master, disponibile anche in bronzo, argento, rame e canna di fucile www.kartell.it

tom dixon Pare una sfera dorata la lampada a sospensione in policarbonato www.tomdixon.net

nube Di Marco Corti, il divano Odilon con finitura bagno oro e cuscinatura in piuma www.nubeitalia.com

ARREDAMENTI MARCER S.a.s. di Marcer Eugenio & C. 80

design

Via dell’Artigiano 93, 32020 Lentiai (BL) | Tel. / Fax (+39) 0437.750579 | marcerarredamenti@libero.it


Pierfrancesco Vago, presidente di Clia Europe

Aperta la caccia al passeggero Hunting for passengers

Pierfrancesco Vago, presidente di Clia Europe traccia le linee di sviluppo del mercato crocieristico. Boom del Sud America, grande tenuta del Mediterraneo, ricerca di crocieristi “first-time”. Cresce la nicchia del lusso e sono in arrivo 24 nuove navi fra 2014 e 2015 e altre dodici nel triennio 2016-2018.

82

interview

d

a pochi giorni ha chiuso i battenti la fiera di Miami sulle crociere, ovvero il più importante appuntamento annuale per valutare le potenzialità del mercato, le nuove linee di tendenza, l’affermazione o il fallimento di nuovi prodotti e nuove offerte. Il mercato crocieristico mondiale protagonista negli ultimi 25 anni di una vera e propria galoppata caratterizzata da un trend di crescita costante, rallentata solo da fenomeni esogeni che hanno temporaneamente moderato il trend positivo, sembra essere pronto a una nuova favorevole stagione contrassegnata anche dall’entrata in servizio di nuove navi, ma specialmente dallo sviluppo di nuovi e talora molto complessi mercati (come quelli dell’estremo oriente) e quindi dalla ricerca di nuove aree di vendita del prodotto crociere. Pierfrancesco Vago, Presidente di CLIA Europe, l’associazione di riferimento del mercato crocieristico e una sorta di radar sulle strategie delle compagnie nel vecchio continente fornisce alcune indicazioni su mega fenomeni che stanno attraversando il mercato, indicando nuove rotte e forse, preconizzando una modificazione profonda nella struttura di un business sino ad oggi polarizzatosi essenzialmente su quattro aree geografiche (Stati Uniti, Caraibi, Nord Europa e Mediterraneo) e destinato a diventare probabilmente

multitask e multipolare. Quali previsioni per i prossimi 3 anni in Nord e Sud Europa? Una stima di così lungo periodo potrebbe essere prematura. I segnali però sono assolutamente incoraggianti e invitano a pensare che il trend di crescita del settore possa essere consolidato anche nel prossimo futuro. Le stime per il 2014 parlano di un generale incremento di passeggeri in Europa, con oltre 6,54 milioni di passeggeri provenienti dal vecchio continente e un incremento di quasi 200mila unità rispetto allo scorso anno (6,35 milioni). In questo quadro, ritengo che il Mediterraneo continuerà a rappresentare la seconda area di destinazione dopo i Caraibi, mentre il Nord Europa, dove già oggi è presente l’11% della flotta mondiale, potrebbe consolidare il percorso di crescita che nel 2013 ha registrato un +5%. Quanto incide nel Mediterraneo l’impraticabilità di così tante destinazioni (Egitto, Israele, Tunisia a rischio ecc)? É sicuramente un elemento di riflessione in fase di progettazione degli itinerari. Il vantaggio del nostro settore è quello della flessibilità: poter spostare le navi in una logica di tutela del cliente dai rischi legati alla situazione geopolitica di alcune aree di destinazione. La sicurezza dei passeggeri rimane la nostra priorità numero uno.

lifestyle

83


Certamente l’eventuale impraticabilità di alcune destinazioni può incidere in termini di offerta, ma allo stesso tempo nuove destinazioni e itinerari stanno crescendo e possono rappresentare un’interessante alternativa. Quali nuovi mercati si stanno aprendo concretamente con mercato locale di utenti e non solo con navi che operano? Golfo, Sud est asiatico, India, Cina. Tutti i mercati citati sono oggetto di interesse e investimenti nel settore. Proprio per questo la nostra associazione presidia queste aree con sedi distaccate e una relazione costante con gli stakeholders locali, con l’obiettivo di sensibilizzare il mercato sul prodotto crociera e sulla sua trasversale capacità di intercettare gusti e interessi di ogni consumatore. Per quanto riguarda i nuovi mercati di provenienza, i BRIC in rapida crescita rappresentano importanti opportunità per espandere la nostra capacità di turismo in Europa, così come la Russia, la Cina, ecc. Ma perché accada, occorre rendere più facile per i visitatori l’acquisizione dei visti. CLIA Europe vede molto favorevolmente gli sforzi in corso da parte delle istituzioni dell’Unione europea per rivedere il Visa Code e l’attenzione si concentra sulla necessità di agevolare le domande di visti turistici. É possibile un grande ritorno su Sud America come molti profetizzano? Il mercato delle crociere in Sud America è sicuramente interessante e ha conosciuto un vero e proprio boom negli ultimi 10 anni. Parliamo di un incremento del 3.000%, dai 50.000 passeggeri del 2000 ai

84

interview

quasi 1,5 milioni del 2012. A questo boom iniziale è seguita una più naturale fase di assestamento del mercato, principalmente guidato da un quadro economico favorevole e un crescente potere d’acquisto della middle class locale che ha rappresentato un propellente alla penetrazione del prodotto crociera nell’area. Allo stesso tempo però, in Sud America vengono impiegate navi più capienti, ma in numero sempre più ridotto rispetto agli anni passati. Ciò è dovuto ad alcuni perduranti ostacoli quali la mancanza di infrastrutture e terminal di alto livello dedicati esclusivamente al crocierismo, gli alti costi operativi, incomprensibilmente alti e spesso oggetto di aumenti dell’ultimo momento, ma soprattutto la mancanza di un chiaro, trasparente e credibile perimetro normativo. É quindi presto per prevedere un grande ritorno, ma sicuramente l’area del Sud America è fiorente e può diventare un mercato importante per il comparto. A quali diversificazioni di prodotto si andrà incontro? Il prodotto crociera è già estremamente diversificato, proprio per venire incontro a tanti e diversi target di mercato. L’offerta dovrà incontrare una domanda in evoluzione, dentro la quale giocheranno un ruolo decisivo la crescita dei passeggeri “first-time” (giovani generazioni di viaggiatori, in particolare la Generazione Millennial) e la crescita delle opzioni allinclusive e delle offerte “a pacchetto” di alloggi, servizi e accessori. Allo stesso tempo, le tendenze dei prossimi anni confermeranno l’interesse nei

confronti di crociere multi-generazionali e celebrative, al pari di quelle “social” e “di gruppo”. In ogni attività dello shipping (i container ne sono la prova) il carrier marittimo tende a impadronirsi della parte terrestre del trasporto, e quindi della logistica di terra. Accadrà anche nelle crociere? Tutte le compagnie sono impegnate e concentrate nel proprio core business e non sto osservando una tendenza in questa direzione. É comunque difficile fare una previsione: si tratterebbe di scelte gestionali delle singole compagnie, con logiche e motivazioni industriali specifiche per ciascuna di esse. Come già avvenuto in passato, potrebbe invece accadere che una compagnia partecipi, con alcune quote, alle compagini societarie per la gestione dei terminal, ma sempre in una logica funzionale al core business e spesso insieme ai propri competitor. L’obiettivo in quei casi è migliorare il servizio nei porti, non “appropriarsi” della logistica a terra. La fascia luxury ha ancora un senso? Assolutamente sì. In un recente report pubblicato da CLIA, tra i principali trend del mercato 2014 è emersa una maggiore domanda di crociere “Luxury”, stimolata da un’economia in miglioramento e da un’accresciuta fiducia del consumatore. Le navi Luxury offrono una esperienza più intima orientata al relax e alla scoperta di destinazioni meno frequentate, scelte per offrire servizi specifici (Luxury cruises, ecoturismo o crociere storiche) con l’opportunità di visitare piccoli anfratti, insenature, porti o arcipelaghi esclusivi.

Inoltre è crescente un’offerta Luxury anche a bordo delle navi più grandi, con la possibilità di avere esperienze uniche pensate su misura per i passeggeri. Che innovazioni dobbiamo aspettarci per i prossimi dieci anni. Navi ancora più grandi, navi multiproprietà, gonowher cruises? A livello globale, la flotta CLIA 2014 è composta da 410 navi e comprende una vasta tipologia di vascelli, dalle mega e medie dimensioni ad altre più piccole ed è quindi difficile identificare un trend specifico per il settore. Certamente la flotta crescerà ancora: nel 2014 e nel 2015, le compagnie CLIA introdurranno 24 nuove navi e altre dodici nel triennio 2016-2018. L’innovazione rappresenta una priorità per il settore e credo che le implementazioni tecnologiche per ridurre i costi nelle comunicazioni a bordo e maggior efficienza nel servizio ai passeggeri saranno un elemento chiave nel prossimo futuro Chi saranno gli alleati dei cruise operators? Partner dell’industria sono tutti gli operatori che favoriscono la crescita del comparto a livello mondiale. Proprio per questo, come parte del processo di globalizzazione di CLIA, abbiamo recentemente rinnovato il programma “CLIA Executive Partner”, composto da 250 tra autorità portuali, fornitori marittimi e dell’industria, tutti interlocutori delle compagnie, fondamentali per il supporto al funzionamento del sistema crocieristico. Inoltre abbiamo costituito un Comitato Globale Porti che servirà come punto di incontro per compagnie e porti di tutto il mondo destinato al confronto su tematiche di reciproco interesse connesse alle realtà portuali. Il Comitato contribuirà ad integrare maggiormente lo sviluppo della portualità nel più ampio alveo dell’industria crociere. Non possiamo neanche dimenticare le agenzie di viaggio. La crescita dell’industria delle crociere si deve anche al contributo delle agenzie che continuano a rappresentare il principale canale di vendita del prodotto crociere, a testimonianza del legame che le unisce al comparto crocieristico. Sono sempre state un partner fondamentale per noi, ponendosi nei confronti dei passeggeri come un eccellente interprete della nostra offerta. Sono pensabili new players oltre ai soliti

Carnival, Royal, NCL, MSC? Già oggi le compagnie associate CLIA sono 63, a dimostrazione dell’ampiezza del settore, sia in termini di offerta sia in termini quantitativi. L’auspicio di CLIA è che la crescita del mercato possa favorire l’ingresso di nuovi player in grado di portare un contributo di innovazione e qualità al comparto. Vedremo navi da crociera davvero progettate per mercati differenti (Cina?) Già oggi all’interno della navi da crociera è presente un’offerta davvero variegata

di servizi, in grado di soddisfare una clientela internazionale, ma senza scadere in un effetto omologazione. Una crescita di alcuni mercati potrebbe portare a un ripensamento di alcune aree in funzione dei gusti di questi passeggeri, ma sempre in maniera complementare all’offerta tradizionale. La sfida delle compagnie comunque è oggi legata allo sviluppo di itinerari e prodotti in grado di attrarre i consumatori asiatici per presidiare la domanda di questi mercati emergenti.

European cruise market by destination 2007-2013

abstract

European cruise market 2004-2013

Le stime per il 2014 parlano di un generale incremento di passeggeri in Europa, con oltre 6,54 milioni di unità provenienti dal vecchio continente ed un incremento di quasi 200mila unità rispetto allo scorso anno (6,35 milioni). In questo quadro il Mediterraneo continuerà a rappresentare la seconda area di destinazione dopo i Caraibi, mentre il Nord Europa, dove già oggi è presente l’11% della flotta mondiale, potrebbe consolidare il percorso di crescita che nel 2013 ha registrato un +5%. A livello globale, la flotta CLIA 2014 è composta da 410 navi e comprende una vasta tipologia di vascelli, dalle mega e medie dimensioni ad altre più piccole ed è quindi difficile identificare un trend specifico per il settore. Certamente la flotta crescerà ancora: nel 2014 e nel 2015, le compagnie CLIA introdurranno 24 nuove navi e altre dodici nel triennio 2016-2018. Giocheranno un ruolo decisivo la crescita dei passeggeri “firsttime” (giovani generazioni di viaggiatori, in particolare la Generazione Millennial) e la crescita delle opzioni all-inclusive e delle offerta “a pacchetto” di alloggi, servizi e accessori.

interview

85


di Bruno Dardani

L’Europa (sana) del mare The healthy Europe

Grazie a una tassazione agevolata e alla piena internazionalizzazione, le flotte comunitarie oggi contribuiscono per 145 miliardi al Pil comunitario e danno lavoro diretto e indotto a 2,3 milioni di addetti. Dalla leadership dei containers a quella greca sui mari del mondo

86

sea industry

e

siste un’altra Europa, che vive la crisi o, forse, sarebbe il caso di dire, cavalca la crisi, in modo totalmente diverso, che è collocata in modo armonico nell’economia globale e cresce in tutti i suoi indicatori più importanti, avendo fra l’altro come portabandiera non solo la Germania, ma anche i paesi più mal messi come la Grecia. È l’Europa del mare. Un recente studio redatto da Oxford Economics per conto di Ecsa, l’associazione

europea degli armatori, evidenzia dati ai più sconosciuti e sottovalutati nella stragrande maggioranza dei paesi comunitari. Nel 2012 l’industria marittima ha contribuito per 56 miliardi di euro alla formazione del Pil europeo, ha dato lavoro diretto a 590.000 persone e ha generato gettito fiscale per sei miliardi. Ogni lavoratore del settore marittimo ha mediamente generato 88.000 euro di pil procapite.

In settori direttamente e indirettamente dipendenti dall’attività marittima, si sono generati altri 1,1 milioni di posti di lavoro, con un ulteriore fatturato di 59 miliardi di euro. La supply chain e quindi la logistica da e per i porti ha prodotto un addizionale fatturato di 30 miliardi di euro con 550.000 posti di lavoro. Complessivamente, tenendo in considerazione l’indotto, l’industria marittima nel suo complesso ha prodotto

sea industry

87


nuovi player in particolare asiatici, è stata contenuta in un punto percentuale. Basti pensare che tutt’oggi le tre principali compagnie mondiali di trasporto container, quelle che complessivamente movimentano il 60% dell’interscambio di prodotti finiti e semilavorati, sono europee: la danese Maersk, la svizzero-italiana Msc e la francese Cma-Cgm. L’Europa controlla il 60% della flotta container mondiale con un ruolo chiave delle società tedesche nell’investimento in nuove unità di questo tipo. La Grecia in Europa vanta la flotta più potente (36% della flotta europea per portata e 43% per dwt) con una presenza predominante nei settori delle rinfuse solide e dei trasporti petroliferi. E a proposito di petrolio, lo studio di Oxford Economics evidenzia come il settore protagonista della maggiore crescita in Europa sia stato quello delle navi offshore. Erano il 28% della flotta mondiale nel 2005; sono il 37% oggi. La ricerca commissionata da Ecsa esamina

le ricadute economiche dell’attività di trasporto marittimo. In primis l’impatto diretto, quindi quello indiretto (servizi portuali, riparazioni navali, servizi finanziari per lo shipping, assicurazioni ecc) e quello indotto (la spesa degli addetti dell’industria marittima e della supplì chain). Quali sono le motivazioni di un’Europa a due velocità. Da un lato un’Europa “terrigna” che perde quote di mercato, denuncia un vero e proprio tracollo occupazionale e gioca un ruolo marginale ormai nella stragrande maggioranza dei comparti produttivi. Dall’altro un’Europa del mare, che controlla stabilmente i gangli vitali dell’interscambio mondiale, cresce, investe e crea occasioni crescenti di occupazione? La risposta va cercata essenzialmente in due fattori: il fisco e l’internazionalizzazione. L’industria marittima ha caratteristiche uniche che hanno consentito la messa a punto di schemi di tassazione nettamente più favorevoli. Schemi adottati a cavallo

The economic value of the EU shipping industry

88

sea industry

fra i due secoli, per evitare quella che altrimenti sarebbe stata una strada senza uscita: il totale azzeramento della flotta dei paesi Ue. Di fronte a una caduta libera delle flotte battenti bandiera comunitaria, l’Unione europea nel solo settore marittimo ha rinunciato al suo dogmatismo fiscale, prima rendendo possibili i registri internazionali marittimi, che garantivano ad esempio condizioni di “ingaggio” degli equipaggi competitive con quelle dei paesi concorrenti sulla scena marittima internazionale. Quindi agevolando l’applicazione di una tonnage tax, una tassa forfettaria pagata dalle compagnie di navigazione indipendentemente da fatturato o da utili e commisurata, per l’appunto forfettariamente, sul tonnellaggio delle navi in flotta. L’utilizzo a bordo di molti marittimi provenienti da paesi a minor peso salariale, l’abbattimento dei contributi previdenziali e la tassazione forfettaria hanno decretato il successo ricollocando in modo competitivo le flotte europee, inclusa quella italiana, nel mercato internazionale, favorendo investimenti consistenti nel rinnovo delle flotte stesse, e quindi nel miglioramento globale degli standard di sicurezza e di prevenzione dell’inquinamento. Tassazione e internazionalizzazione hanno proceduto di pari passo, grazie a precise guidelines dell’Unione europea che ha escluso la tonnage tax dalle more che incombono sugli aiuti di Stato. Queste misure hanno prima favorito il fenomeno del re-flagging ovvero il ritorno sotto bandiera comunitaria di navi che erano state immatricolate in registri di convenienza (come Panama, Liberia e altri) e che quindi anche dal punto di vista fiscale erano a tutti gli effetti perse per i paesi comunitari. Quindi la formazione di veri e propri registri comunitari in grado di attrarre anche armatori non comunitari, facendo dell’Unione europea la più importante concentrazione dello shipping mondiale e un eccezionale serbatoio di occupazione. Ciò al punto da provocare nelle cosiddette professioni e nei mestieri del mare un vero e proprio squilibrio fra domanda e offerta con una scarsità in particolare di ufficiali disponibili per l’imbarco.

abstract

un fatturato di 145 miliardi di euro, con un’occupazione di 2,3 milioni di addetti e un gettito fiscale pari a 41 miliardi. Ogni milione di euro di contributo dell’industria marittima alla formazione del Pil, ne produce 1,6 indotti in altre attività nell’Unione europea. All’inizio di quest’anno, il 2014, la flotta dei paesi membri dell’Unione (comprendente sia le navi battenti bandiera europea sia quelle controllate da interessi europei, ma immatricolate sotto altri registri marittimi) contava su 23.000 unità per una portata complessiva di 430 milioni di tonnellate e un dwt di 660 milioni. Fra il 2005 e il 2014 le flotte comunitarie sono cresciute di oltre il 70%, con l’affermazione di navi di sempre maggiori dimensioni. In campo marittimo l’Europa era e resta una potenza mondiale di riferimento: gli armatori comunitari controllano il 40% della flotta mondiale in termini di capacità di trasporto: in dieci anni la flessione, causata dall’ingresso sul mercato di

Esiste un’altra Europa, che vive la crisi o, forse, sarebbe il caso di dire cavalca la crisi, in modo totalmente diverso, che è collocata in modo armonico nell’economia globale e cresce in tutti i suoi indicatori più importanti, avendo fra l’altro come portabandiera non solo la Germania, ma anche i paesi più mal messi come la Grecia. È l’Europa del mare. Secondo un recente studio redatto da Oxford Economics per conto di Ecsa, l’associazione europea degli armatori, complessivamente, tenendo in considerazione l’indotto, l’industria marittima nel suo complesso ha prodotto un fatturato di 145 miliardi di euro, con un’occupazione di 2,3 milioni di addetti e un gettito fiscale pari a 41 miliardi. Ogni milione di euro di contributo dell’industria marittima alla formazione del Pil, ne produce 1,6 indotti in altre attività nell’Unione europea. Di fronte a una caduta libera delle flotte battenti bandiera comunitaria, l’Unione europea nel solo settore marittimo ha rinunciato al suo dogmatismo fiscale, prima rendendo possibili i registri internazionali marittimi, che garantivano ad esempio condizioni di “ingaggio” degli equipaggi competitive con quelle dei paesi concorrenti sulla scena marittima internazionale. Quindi agevolando l’applicazione di una tonnage tax, una tassa forfettaria pagata dalle compagnie di navigazione indipendentemente da fatturato o da utili e commisurata, per l’appunto forfettariamente, sul tonnellaggio delle navi in flotta.

sea industry

89


di Laura Alberti

perfette in barca the perfect sailor

BORSALINO Cappello a tesa larga in cotone a righe larghe. Euro 184 www.borsalino.com

ARTE ADDOSSO Della collezione “Con in tasca una poesia”, la capiente borsa da mare con doppi manici e tracolla. Disponibile in giallo, blu e arancione, è realizzata in poliestere dipinto a mano con smalti all’acqua. In vendita a 95 euro su shop.arteaddosso.com

MIA’S Braccialetto color neve con ancora smaltata oro. Euro 24 www.miasitaly.bigcartel.com

CIELO ALTO Prodotto novità, la mousse ecologica volumizzante nel formato da viaggio di 75 ml. Dal delicato profumo, regala alla capigliatura femminile morbidezza e volume, senza però appesantire il capello, perfetto per le giornate in barca www.cieloalto.it

PRINCESSE METROPOLITAINE Abito marinaresco a righe, in maglia e tessuto di cotone. La combinazione tra maglia e tessuto, sempre presente nelle collezioni del brand, regala un mix perfetto tra un look bon ton e uno più sporty www.princessemetropolitaine.com MARINA YACHTING Due outfit della nuova collezione donna di Marina Yachting. Lo stile marinaresco si fa contemporaneo grazie ai volumi innovativi e ai dettagli inattesi. Immancabile l’ancora. Nella foto, cinque tasche con risvolto in fondo in gabardine stretch color bianco e maglia con intarsio e collo con chiusura a corda www.marinayachting.it

90

fashion

CALZEDONIA È di un attualissimo bluette il costume intero con frange della serie Begonia. Euro 69 www.calzedonia.it

CAR SHOE Driving in vitello scamosciato blu www.carshoe.com

fashion

91


uomo in mare!

di Laura Alberti

Man overboard

BORSALINO Panama fine a tesa larga con cinta in cannetè. Euro 206 www.borsalino.it CALZEDONIA Blu e bianco il classico e confortevole costume modello runner. Euro 29.50 www.calzedonia.it

CIELO ALTO Spray disciplinante anti crespo e anti umidità, per combattere gli effetti del mare e del vento www.cieloalto.it

OAKLEY Per celebrare i 30 anni di Oakley, rari modelli vintage vengono riproposti per un periodo limitato di tempo. Qui Razor Blades it.oakley.com

MARINA YACHTING Quello di Marina Yachting è un uomo raffinato, che cura ogni minimo dettaglio e affronta le mezze stagioni senza mezze misure. Per lui lo sport è fonte di ispirazione, e l’eleganza imprescindibile. Nella foto, giubbotto con cappuccio in micro ottoman di cotone, girocollo rigato a manica lunga e pantalone di cotone stretch www.marinayachting.it

92

fashion

BALLY Praticissima in valigia e ancor di più in barca, la Travel Jacket (disponibile in vari colori) si ripiega nella sua bustina senza stropicciarsi www.bally.com

STEINER Binocolo marittimo Commander Global 7x50 con Bussola, irrinunciabile per ogni skipper che si rispetti www.steiner.de

CAR SHOE Eleganza anche in barca con la Boat Shoe nella variante blu navy. Una sottile striscia blu elettrico regala un tocco eclettico. CHF 395,www.carshoe.com

fashion

93


di Camilla Conti

AAA. Cercasi leader Looking for a leader É ormai bagarre per la conquista di una posizione di preminenza su un mercato comunitario frammentato in 27 operatori. Fra Deutsche Telekom, Orange, Telefonica e Vodafone vincerà la battaglia finale chi saprà aggregare e costruire la grande alleanza. Intanto, una parte sempre più rilevante del valore del mercato è assorbita dai device manufacturer, come Samsung e Apple, e dagli OTT, come Facebook e Google


m

entre in Italia i soci di Telecom continuano a discutere di poltrone e governance, a Londra Vodafone raggiunge l’intesa per l’acquisizione del 100% dell’operatore via cavo iberico Ono per 7,2 miliardi di euro, debiti inclusi. La multinazionale britannica delle tlc acquisisce così la più grande rete di nuova generazione spagnola, che collega 7,2 milioni di abitazioni in 17 regioni e 300 Comuni della Spagna, di cui nove sono grandi città, per un pacchetto di clienti complessivo, tra le comunicazioni fisse e mobili e i servizi televisivi, di 1,9 milioni di persone. “La combinazione di Vodafone e Ono crea un fornitore leader di servizi di comunicazione integrata in Spagna e rappresenta un’interessante opportunità di creazione di valore per Vodafone - ha spiegato Vittorio Colao, amministratore delegato di Vodafone - La domanda di prodotti e servizi di comunicazione unificata è aumentata notevolmente negli

96

tlc

ultimi anni in Spagna, e questa transazione, insieme al nostro programma di costruzione fiber-to-the-home, accelererà la nostra capacità di offrire proposte bestin-class nel mercato spagnolo”. Vodafone è al momento il più importante operatore del Vecchio Continente, conta su circa 14 milioni di clienti in Spagna, circa il 30% del mercato, e il takeover aggiungerà all’unità iberica il tanto necessario operatore di telefonia fissa. C’è chi si muove, come Vodafone, e chi si arena in discussioni più finanziarie che industriali come Telecom Italia. Intanto il mercato delle telecomunicazioni continua a correre. Con tempi supersonici. Dalle nuove tecnologie, ai sistemi innovativi nel campo dell’e-commerce e dei pagamenti con il cellulare. Mentre incalza la concorrenza dei cosiddetti operatori Over The Top (OTT) come Facebook, Google o Amazon su cui negli ultimi dieci anni si é spostata la catena di valore. L’acquisto di Ono dimostra soprattutto che

è già partito il consolidamento del mercato con un imminente risiko societario teso a ridurre il numero delle compagnie. Chi non sta al passo, perde il treno. Secondo Marc Vos, partner della società di consulenza Boston Consulting Group (Bcg), “Siamo entrati in un circolo vizioso. In sintesi, si continuano ad abbassare le tariffe telefoniche, per via della guerra dei prezzi e degli interventi regolamentari, che poi sfocia in una continua riduzione degli investimenti sulla rete o in un aumento del livello di indebitamento. Inoltre, una parte sempre più rilevante del valore del mercato viene assorbito dai device manufacturer, come Samsung e Apple, e dagli OTT, come Facebook e Google. Con il risultato che, purtroppo, il consumatore oramai percepisce i servizi di telecomunicazione come delle commodity. A mio avviso, non deve essere per forza così”. Vos cita come esempio il settore delle compagnie aeree: chi vola può scegliere di farlo in business o in

economy con le compagnie full service, poi ci sono anche le compagnie low cost. “Nelle tlc invece questa differenziazione fra offerta e prezzo non è così evidente Ad esempio, gli operatori potrebbero applicare prezzi più alti con preferenze di accesso alla rete mobile. Detto ciò, la questione delle tariffe è anche legata all’eccessiva concorrenza domestica. Si parla molto di risiko, anche di recente quando sono tornate le voci su una imminente fusione fra Wind e H3G. Ma questo è solo market repair, una riparazione d’urgenza del mercato locale. Così non si risolve il problema strutturale dell’Unione Europea dove ci sono centinaia di operatori per 27 paesi. Mentre in Usa a operare sono principalmente At&T, Verizon, Sprint e T-Mobile in un singolo mercato di 300 milioni di persone. Quindi, il vero consolidamento va fatto cross-border”. Chi farà da polo aggregante in Europa? I principali attori saranno quattro: Deutsche Telekom, Orange, Telefonica e Vodafone. Gli esperti azzardano qualche scenario: come le nozze fra i tedeschi e i francesi di Orange. Deutsche Telekom è presente in 20 Paesi con un focus storico sull’Est Europa e può anche contare sulla divisione T-Systems nata per fornire servizi ICT all’automotive e oggi attiva in molti altri settori a livello globale. Orange opera in 30 Paesi con un focus principale sull’Europa e l’Africa ed è campione mondiale nel packaging dei servizi. Sarebbe un gruppo formidabile. Poi c’è Telefonica che ha una delle migliori capacità di esecuzione sulla piazza: gli spagnoli ci mettono tre-sei mesi per decidere un piano ma poi partono con un’execution decisa. Telefonica è forte in Sudamerica ma anche in Germania, Uk, Spagna e ora in Italia. Non solo. Per rispondere all’avanzata degli Over The Top ha creato, molto coraggiosamente, la divisione Digital affidandola all’ex direttore delle operazioni europee Matthew Keys, uno dei manager più quotati del gruppo, con l’obiettivo di puntare sulla ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e servizi digitali. Alla fine, quindi, rimarranno al massimo 3-4 operatori per ogni Paese. Nel frattempo la catena del valore si è spostata dai gestori delle linee ai produttori di telefonini più innovativi e ai fornitori di servizi. La giapponese Docomo,

Focus: principali imprese nella filiera internet - 2012 Mercati a monte Sistemi Operativi Computer

Google

Microsoft

Apple

-

Mobile

Mercati internet orizzontali

Browser Computer

Mobile

search

social network

Primo Primo Primo Primo Marginale operatore operatore operatore operatore <1% 37% 40% 43% 90%

Primo Secondo Marginale operatore operatore <1% (91%) 29% Secondo Secondo operatore operatore 7% 25%

3%

portali

-

Pubblicità online Primo operatore 32%

Secondo Terzo Marginale operatore operatore <1% 7% 12%

3%

8%

Secondo operatore 39%

-

Marginale <1%

-

-

-

Secondo operatore 4%

Facebook

-

-

-

-

-

Primo operatore 79%

Yahoo

-

-

-

-

-

Primo Marginale operatore <1% 26%

3%

Fonte: elaborazioni Agcom su dati comScore, NetMarketShare, StatCounter, eMarketer

ad esempio, ha fatto nel 2007 un accordo con McDonald’s per pagare al fast food con il cellulare. I giapponesi stanno studiando come evolvere la tecnologia per soddisfare le esigenze di un intero ecosistema. Mc Donald’s deve infatti gestire le code alla cassa che rappresentano uno degli ostacoli più importanti al suo business, deve ridurre i tempi di pagamento ma al tempo stesso attirare più clienti possibili. Quindi Docomo cosa fa? Con le nuove tecnologie che consentono di localizzare

il cliente dal device, dallo smartphone o dall’ipad, consente a McDonald’s di mandare un coupon con uno sconto al potenziale cliente che si trova nei pressi del ristorante. E gli fa pagare con lo smartphone, in modo tale da velocizzare il processo e tenere sotto controllo la lunghezza delle code. Docomo sta anche investendo sulla sensoristica per veicolare sui device i dati relativi alla diagnostica, ovvero le informazioni sullo stato di salute, sulla

tlc

97


L’Italia invece procede a passo di lumaca. In un contesto, peraltro, sempre più difficile. Gli accessi alla rete telefonica fissa sono crollati nel 2013 di 730mila utenze, confermando una tendenza che si era già evidenziata negli anni precedenti e anzi raddoppiandone la portata, dal momento che nel 2012 le cessazioni erano state circa 450mila. I dati dell’Osservatorio trimestrale dell’Agcom sulle tlc aggiornato al 31 dicembre 2013 sottolineano come “la riduzione delle linee fisse disincentiva, come anche indicato nel rapporto Caio, a investire in reti di nuova generazione”. La quota di Telecom, secondo i dati Agcom, è scesa dell’1,5% (dal 64,6% al 63,1%) su base annuale, mentre Fastweb registra un +1%. Quote stabili per Wind, mentre Tiscali registra una crescita contenuta, dello 0,2%. Sugli accessi diretti alla rete fissa, che riguardano i nuovi entranti, l’Agcom sottolinea la buona performance di Fastweb (dal 23,6 al 25,2%), e il dinamismo dei servizi Wimax, che hanno raggiunto i 290mila accessi circa, e che ormai si equivalgono a quelli in fibra: Linkem rappresenta il 56% del segmento, poi Aria con il 38% circa. Nella larga banda retail si registra un aumento di 220mila accessi su base

annua, con la quota di mercato di Telecom che scende sotto al 50% (49,8%). Quanto al mercato mobile, un dato interessante riguarda le Sim che nel 2013 hanno effettuato traffico dati: sono in tutto 40 milioni, in crescita del 23,3% rispetto al 2012, con il traffico che è cresciuto a ritmo ancora più sostenuto, registrando un +33%, in linea con quanto successo nel 2012, (+34,3% rispetto all’anno precedente). Le Sim che nell’ultimo trimestre dell’anno hanno effettuato traffico dati hanno superato i 39,5 milioni, e quelle “solo dati” sono più di 8 milioni (+1,8% rispetto a fine 2012). Rispetto alle linee telefoniche mobili l’Agcom sottolinea come il mercato sia, negli ultimi due anni, “sostanzialmente saturo”, con i clienti che si conquistano essenzialmente sottraendoli alla concorrenza: a dimostrarlo ci sono i 3,5 milioni di operazioni di portabilità del numero che si registrano ogni trimestre. Le Sim abilitate al solo traffico locale, intanto, continuano a perdere terreno, scendendo di 7,5 milioni nel 2013, e gli Sms toccano quota 76,6 miliardi, con un -20% che conferma la tendenza negativa evidenziata negli ultimi anni a causa della concorrenza delle chat e delle app che offrono servizi di messaggistica.

Passando alle quote di mercato, secondo l’Authority sia Telecom sia Vodafone registrano un -0.9%, mentre crescono H3G (+0,2%) e Wind (+1,7%), che raggiunge il 25% del mercato. Secondo i dati Agcom il primo operatore nel segmento residenziale è Vodafone con il 31,4%, seguito da Telecom Italia (29,3%) e Wind (28%). Nel segmento affari, invece, “Telecom è largamente leader - si legge nel rapporto - con oltre il 60%”. In crescita, infine, gli abbonati agli Operatori mobili virtuali (Mvno), con 740mila utenti in più su base annua: la consistenza supera i 5,2 milioni di sim (pari a circa il 5,4% della base clienti totale). Poste Italiane è al 54,2% (2,8% del mercato complessivo), in lieve arretramento (-1,0%) rispetto a dicembre 2012. Coop Italia cresce di oltre il 2% (9,3% a fine anno). Da inizio anno, la crescita del mercato è concentrata, per oltre il 70% su Poste Mobile e Fastweb. Traffico e sms inviati crescono su base annua rispettivamente del 9,6% e del 13,3%. Anche l’Eldorado della telefonia mobile, dunque, pare ormai un ricordo lontano. I nuovi clienti ormai si conquistano solo “rubandoli” alla concorrenza con la famigerata guerra dei prezzi al ribasso. Ma peggio ancora, la telefonia fissa che continua

pressione sanguigna o sui battiti cardiaci. Dati che poi possono essere condivisi con tutta la filiera sanitaria, quindi il proprio medico, gli ospedali, le case farmaceutiche e addirittura le compagnie di assicurazioni. E se di mezzo c’è la propria salute, il cliente finale non cerca di certo la tariffa più bassa ma è disposto a pagare anche qualcosa di più per avere il servizio e le cure migliori. Poi ci sono le strategie sul fronte tariffario: Verizon ha capito che è più profittevole servire una famiglia intera piuttosto che il singolo individuo e quindi ha lanciato il piano “Share Everything” che prevede un unico contratto per tutti i device mobili usati in famiglia. Il numero dei terminali in famiglia è infatti aumentato drammaticamente negli ultimi anni, dai cellulari agli ipad etc, e quindi non aveva più senso fare dei contratti per ogni singolo device. In sostanza il cliente dice a Verizon quante sim vuole per la sua famiglia e riceve un’offerta in base al numero e all’utilizzo, un po’ come viene già fatto con le aziende.

98

tlc

abstract

viewpoint

Italia ferma ai nastri di partenza a crollare vertiginosamente e gli investimenti in reti di nuova generazione scarseggiano. Certo, la colpa è anche dei regolatori. Secondo Alberto Carnevale Maffè, docente dell’Università Bocconi di Milano “L’Europa ha perso dieci anni, dietro a regole sbagliate, che hanno creato una concorrenza artificiosa e dannosa. Le ultime acquisizioni sono soltanto il segnale di una ripresa del mercato, ma non è una vera svolta, per la quale serve che il Regolatore produca un quadro di regole favorevole agli investimenti di pochi grandi soggetti”. Serve insomma un quadro regolamentare che garantisca una remunerazione adeguata di investimenti tali da spingere avanti l’innovazione europea. I nuovi standard nascono solo in un mercato concentrato, dove grandi campioni tra le telco sono sostenuti dalle regole. L’Europa deve scegliere se fare il passo verso “L’Unione tecnologica europea”, dove c’è spazio solo per cinque attori sul Continente. I grandi operatori infrastrutturali dovranno gestire i nuovi standard. La competizione avverrebbe invece su modelli di servizio e contenuti, non più sul mero accesso alla rete, il cui valore tenderà a zero.

Chi farà da polo aggregante per le Tlc in Europa? I principali attori saranno quattro: Deutsche Telekom, Orange, Telefonica e Vodafone. Gli esperti azzardano qualche scenario come le nozze fra i tedeschi e i francesi di Orange. Deutsche Telekom è presente in 20 Paesi con un focus storico sull’Est Europa e può anche contare sulla divisione T-Systems nata per fornire servizi ICT all’automotive e oggi attiva in molti altri settori a livello globale. Orange opera in 30 Paesi con un focus principale sull’Europa e l’Africa ed è campione mondiale nel packaging dei servizi. Sarebbe un gruppo formidabile. Poi c’è Telefonica che ha una delle migliori capacità di esecuzione sulla piazza: gli spagnoli ci mettono tre-sei mesi per decidere un piano ma poi partono con un’execution decisa. Telefonica è forte in Sudamerica ma anche in Germania, Uk, Spagna e ora in Italia. Mentre in Italia i soci di Telecom continuano a discutere di poltrone e governance, a Londra Vodafone raggiunge l’intesa per l’acquisizione del 100% dell’operatore via cavo iberico Ono per 7,2 miliardi di euro, debiti inclusi. E l’Italia resta in effetti al palo. I dati dell’Osservatorio trimestrale dell’Agcom sulle tlc aggiornato al 31 dicembre 2013 sottolineano come “la riduzione delle linee fisse disincentiva, come anche indicato nel rapporto Caio, a investire in reti di nuova generazione”. La quota di Telecom, secondo i dati Agcom, è scesa dell’1,5% (dal 64,6% al 63,1%) su base annuale, mentre Fastweb registra un +1%.

lifestyle tlc

99


di Laura Alberti

di Laura Alberti

piccolo paradiso

CELLULARI supertecno

in heaven

GOLDEN DREAMS

VERTU

TONINO LAMBORGHINI

solo per iPhone

VERTU CONSTELLATION

ANTARES

Quelli della svizzera Golden Dreams sono i più lussuosi iPhone al mondo. Ci sono smartphone d’oro e quelli in pelle di alligatore, quelli con diamanti incastonati e quelli intagliati a mano. Il tutto senza dimenticare la tecnologia più all’avanguardia. L’iPhone Gold Edition 24 ct, disponibile in versione bianca o nera, accosta la preziosità dell’oro all’alluminio verniciato e alla finitura sparkling, mentre la Desert Edition è realizzata in pelle di alligatore lavorata a mano: un elegantissimo mix di perfezione svizzera e prestigio, disponibile in nero, oro, bianco e arancio. Tante anche le possibilità di personalizzazione, dai colori shock ai disegni sul retro della scocca.

Il brand UK presenta un prezioso smarthphone realizzato a mano spesso 11 mm, con scocca in titanio, schermo in cristallo di zaffiro da oltre 100 carati e retro in pelle di vitello nero, moka, cappuccino, lampone o arancio. Uno smartphone sorprendente, con suonerie composte dalla London Symphony Orchestra e servizi esclusivi, da VERTU LIFE - che consente di partecipare a eventi su invito, esperienze di shopping esclusivo e di accedere ai più prestigiosi Gentlemen’s Club del mondo - a VERTU CERTAINTY, per una protezione all’avanguardia. C’è poi il servizio Monogram con cui è possibile inserire anche sigle o iniziali per personalizzare il proprio smartphone. Costo del Vertu Constellation Monogram, € 5.900.

Dopo il lancio sul mercato russo e la presentazione a Baselworld, presto arriverà sul mercato italiano il luxury smartphone Antares. Un gioiello di tecnologia e prestigio, con piattaforma Android, processore quad core da 1.5 GHz e schermo Gorilla Glass antigraffio. Uno scudo rosso racchiude il “toro che carica”, icona del brand, e lo accosta all’acciaio inox e alla pelle lavorata a mano. Sul piano della tecnologia, lo smartphone vanta una RAM 2 GB, una memoria interna di 32 GB, speaker integrati Yamaha e due fotocamere con video Full HD, l’una da 13 l’altra da 5 megapixel. Di lusso anche il packaging, un’elegante scatola in alluminio. Antares è in vendita in edizione limitata a partire da 3.500 euro.

www.goldendreams.ch

www.vertu.com

www.lamborghini.it

100

high-tech

high-mobile

sony

nokia

LG

XPERIA M2

NOKIA LUMIA 930

LG G2 MINI

Dimensioni 540x960 e display qHD da 4.8’’ per il nuovo smartphone di casa Sony. La fotocamera da 8 MP – con sensore di immagini Exmor RS per dispositivi mobili e tecnologia HDR per foto e video - regala fotografie dalla qualità eccellente; il riconoscimento automatico è in grado di identificare fino a 36 tipi di scena, mentre il sensore Exmor RS consente di immortalare anche i dettagli più piccoli con il minimo rumore e il massimo risultato. Il processore quad-core Qualcomm Snapdragon da 1.2 GHz garantisce prestazioni e velocità elevate, il modem LTE/4G consente una velocità di download fino a 150 Mbit/s e di upload fino a 50 Mbit/s. La funzionalità STAMINA permette di utilizzare lo smartphone senza scaricare velocemente la batteria.

Top di gamma della casa finlandese, il Nokia Lumia 930 (in vendita da giugno a un prezzo indicativo di 599 dollari) monta il sistema operativo Windows Phone 8.1. Elegante e moderno, con la sua unione tra il policarbonato e il metallo e lo schermo ClearBlack da 4,5’’, è uno smartphone “social” grazie a World Flow e ad applicazioni come Nokia Storyteller, per condividere sui social le proprie storie con slideshow video. Le mappe gratuite di HERE si uniscono alle sue tante dotazioni, da Microsoft Office a Nokia Camera, fino a Bing Health & Fitness. Oltre al Nokia Lumia 930, due sono i modelli novità: il Lumia 630, primo dual-SIM della gamma, e il Lumia 635, dai prezzi democratici. Smathphone performanti, sempre più adatti a un utilizzo business.

Nominato “miglior smartphone 2013”, il nuovo LG G2 Mini si appresta ad arrivare sul mercato italiano. Il design innovativo e i tasti posteriori del fratello maggiore G2 rimangono, a garantire una User Experience unica grazie all’unione con il codice di blocco Knock Code: l’utente, scegliendo una sequenza personale da 2 a 8 tocchi da eseguire in qualsiasi punto dello schermo, ottiene un altissimo livello di privacy. La batteria 2.440mAh ha una capacità del 28% maggiore rispetto al leader di mercato nella sua categoria. Con schermo di 4,7’’, il più ampio tra gli schermi degli smartphone compatti, è dotato di sistema operativo Android 4.4 KikKat. LG G2 Mini sarà commercializzato al prezzo consigliato di 299,90 euro.

www.sonymobile.com

www.nokia.com

www.lg.com

high-tech

101


di Laura Alberti

high-tech/lowcost High-tech/lowcost

1

abstract

00% italiani, tecnologia avanzata, design all’avanguardia e prezzo accessibile: sono gli smartphone prodotti dall’azienda monzese Stonex. Un’azienda leader nel settore degli strumenti di misurazione, con un fatturato di 40 milioni di euro e una previsione di crescita del 25-30% per il 2014. Un anno fa, sfidando la crisi, ecco l’idea: dar vita a uno smartphone dalle elevate prestazioni e il prezzo contenuto. In che modo è possibile abbinare design ricercato, prestazioni elevate e prezzi accessibili? “Il nostro team di ricerca e sviluppo ha lavorato molto per riuscire a coniugare tutto ciò. Abbiamo portato il design italiano, da sempre tra i migliori al mondo, all’interno dei nostri smartphone. Il know-how dell’azienda, che nasce da strumenti di precisione per la misurazione, ci ha permesso di partire da una base solida, mentre il prezzo accessibile è un must che ci distingue nel mercato”. Che tipo di azienda è Stonex Smartphone? “È una start-up nata nemmeno un anno fa, che sta raggiungendo ottimi traguardi. È un’azienda snella e intelligente che, grazie ai costi contenuti, riesce a competere con i più grandi. Il nostro business è partito dalla vendita online e, ad oggi, abbiamo già 400 punti vendita che coprono tutto il Paese”. Italia e tecnologia non è un binomio così comune. Il made in Italy è un valore aggiunto? “Il valore aggiunto è dato senz’altro dalla passione e dalla voglia di misurarsi in un settore difficile, acquisendo giorno dopo giorno consapevolezza delle proprie risorse. Per noi il made in

Giovanissima azienda italiana con sede a Monza, Stonex Smartphone (www.stonexsmart.com) è la testimonianza di come anche il made in Italy, nel campo della tecnologia, possa dire la sua. Noi abbiamo intervistato il suo CEO, Davide Erba

Italy è importante e stiamo dimostrando che, se lo si vuole, anche in Italia si possono realizzare prodotti tecnologici all’avanguardia”. Qual è l’ultimo prodotto lanciato sul mercato e quali le novità che avete in programma? “Il nostro top di gamma è l’STX Ultra, smartphone da 5” con caratteristiche di ultima generazione, come la fotocamera da 8Mpx e le utili applicazioni personalizzate sviluppate dal nostro team. Non ci fermiamo ai due modelli a catalogo, anzi, siamo pronti a lanciare nuovi smartphone e accessori per completare la nostra offerta”. Una previsione sulla tecnologia nei prossimi 10 anni? “È difficile fare una previsione per i prossimi 10 anni. Lavorare in mobilità sta diventando sempre più importante; connessioni internet più veloci, social network, posizionamento GPS, invio immagini e video sono i trend più ricercati. Gli smartphone stanno sostituendo sempre più i PC anche in ambito lavorativo e tutta la tecnologia sta confluendo in device sempre più performanti”.

Stonex Smartphone è una start-up nata nemmeno un anno fa, che sta raggiungendo ottimi traguardi. È un’azienda snella e intelligente che, grazie ai costi contenuti, riesce a competere coni più grandi. Un’azienda leader nel settore degli strumenti di misurazione, con un fatturato di 40 milioni di euro e una previsione di crescita del 25-30% per il 2014. Stonex coniuga con eccellenti risultati sia l’attività nel campo delle telecomunicazioni sia l’attività di alta tecnologia nel settore del geo-positioning realizzando prodotti di elevato valore tecnologico, rinnovando continuamente le proprie soluzioni integrate e offrendo prodotti innovativi come lo smartphone dalle elevate prestazioni e dal prezzo contenuto.

Davide Erba

102

high-tech

high-tech

103


di Laura Alberti

BACK TO THE FUTURE il pazzo mondo della tecnologia

MAIKI Chic come la più preziosa delle borsette, Oblige veste alla perfezione l’iPhone 5. Disponibile anche in azzurro e rosa, costa 19.99 euro www.maiworld.com

WOOD’D È realizzata in legno stampato la cover Galassia, 100% made in Italy e disponibile nelle versioni per iPhone 4s e 5s. Euro 26.90 www.woodd.it

vaveliero Parte della collezione Flags Cover, la cover British ha una finitura superficiale ispirata all’olio su tela. Per iPhone 5/5s, costa 19.99 euro www.vaveliero.com

PURO Parte della Happy Cartoon Collection, il simpatico gufo in silicone 3D per iPhone 5/5s/5c. Disponibili anche panda, polipetti e zebre. Euro 16.99 www.puro.it

tucano In policarbonato, la cover Delikatessen Newspapers per iPhone 5c. Euro 17 www.tucano.com

104

lazerwood Ha un motivo romboidale la Checker Black iPhone Snap Case. Disponibile per iPhone 5 e 5s, è in vendita a 27 dollari su shop.lazerwood.com

high-tech

CASE-MATE Elegante e preziosa, Madison (per iPhone 5 e 5s) è realizzata in pelle trapuntata con veri cristalli Swarovski. Disponibile anche in bronzo e oro, è in vendita a 70 dollari su www.case-mate.com


di Riccardo Rolando

QR CODE, QR COSA? Qr Code, Qr What?

i

nquadrare, fotografare, catturare sono i verbi che comunemente vengono utilizzati per indicare il gesto che consente alla fotocamera del nostro Smarthphone di acquisire i dati contenuti nel codice e “aprire” quella finestra sui contenuti che il QR Code ci regala in qualsiasi momento della giornata e in ogni angolo della città. Il QR Code come ogni altra tecnologia sta sviluppando un proprio lessico e un proprio gergo che entrano sempre più in uso nel linguaggio comune quanto più questo nuovo mezzo di comunicazione si diffonde e diventa popolare. Il QR Code è un codice a barre bidimensionale, che può contenere sino a 7.089 (settemilaottantanove) caratteri alfanumerici. Il QR Code è una tecnologia matura, di facile implementazione, di facile generazione. Come si accede ai contenuti? La risposta è molto semplice: attraverso una tecnologia che decine di milioni di persone hanno in tasca, uno Smarthphone. QR sta per Quik Response: è sufficiente che lo Smarthphone sia dotato di uno delle decine di lettori, qr droid per Android o qrafter per ios (giusto per citarne alcuni tra quelli gratuiti). Molto spesso ci facciamo un’idea delle cose e dei fenomeni basandoci soltanto sul nostro vissuto, quindi potrebbe capitare

di percepire il fenomeno della diffusione dei QR Code come qualcosa di marginale. Primo dato: i QR Code per essere letti hanno bisogno di uno SmarthPhone; in questo momento in Europa sono presenti 60.000.000 di questi oggetti, dei quali 20.000.000 in Italia, con un trend di crescita pazzesco. L’attenzione del mercato si sta spostando dal marketing alle applicazioni di utilità potremmo presto trovarci questi simpatici quadratini su documenti, prodotti alimentari, parcheggi o come ha fatto una nota marca di caffè sul piattino sotto la tazzina al bar.

provare per credere: qr code misurabile

www.upgradesrl.com

Collegatevi al link alla pagina del sito di Upgrade attraverso il QR Code. Avete notato che si è in grado ad esempio di capire da che tipo di apparato state accedendo? Bene ora che lo avete letto, aprite questo link Report - http://goo.gl/0YAeXc. L’ultimo contatto riportato è il vostro; serve aggiungere altro? Ma si può fare di più: aggiungiamo che la

misurazione è la base di qualsiasi azione di marketing e non solo, poter presentare a un cliente o a una organizzazione una reportistica puntuale sui risultati ottenuti dall’azione svolta è alla base di qualsiasi rapporto commerciale. Scusate ma qui ora, non stiamo più parlando di QR Code o di informatica, stiamo parlando di business!

abstract

QR CODE la sintesi della comunicazione dinamica. Ce lo spiega Riccardo Rolando che profesionalmente si occupa di information technology

Il codice QR (in inglese QR Code) è un codice a barre bidimensionale composto da moduli neri disposti all’interno di uno schema di forma quadrata. Il nome QR è l’abbreviazione dell’inglese quick response (risposta rapida), in virtù del fatto che il codice fu sviluppato per permettere una rapida decodifica del suo contenuto. I codici QR possono contenere sia indirizzi internet, che testi, numeri di telefono, o sms. Sono leggibili da qualsiasi smartphone munito di un apposito programma di lettura (che è spesso già installato nel telefono dal produttore). Il loro utilizzo sta crescendo sempre più nel campo delle azioni di marketing anche grazie alla possibilità di memorizzare chi si collega al Qr Code rendendo possibile la misurazione esatta dell’azione di marketing.

· PIANTE DA ESTERNI · PIANTE D’APPARTAMENTO · PIANTE AROMATICHE

· PROGETTAZIONE, COSTRUZIONE E MANUTENZIONE GIARDINI · LAVORI IN PIETRA

· RECINZIONI · ORCHIDEE · GIOCHI D’ACQUA, IRRIGAZIONE, BIOTOPI

VIA PIODELLA 18, 6933 MUZZANO - TEL. 091 967 12 68 · FAX 091 966 24 17 106

high-tech High-tech

info@albertostierlin.ch - www.albertostierlin.ch


di Bruno Dardani

In buca cinese The Chinese hole Il golf sfonda nella Repubblica popolare con oltre 600 circoli dove si spendono anche 200.000 dollari per una quota soci. La crisi della Spagna e del Maghreb. In Italia falcidia le schiere dei giocatori con meno tempo e meno soldi. Riflettori acesi sulla Sicilia

108

sports

l

o chiamavano “Chuiwan” (colpire la palla) e le prove della sua esistenza sarebbero presenti su vari dipinti antichi. Il gioco prevedeva l’uso di 10 mazze di legno, rifinite con giada, filigrane in oro e decorazioni intagliate sul manico. Anno: 1282. Sarà forse per questa primogenitura che tende a strappare alla Scozia il merito di aver inventato il gioco del golf, che la Cina sembra essersi oggi impegnata in una corsa contro il tempo per diventare regina del green. Mentre nell’Europa, duramente colpita da una crisi economica che ha escluso dai circoli professionisti e piccoli imprenditori a corto di tempo disponibile, liquidità ma specialmente di quella condizione di relax e di assenza di preoccupazioni pressanti che è matrice irrinunciabile di questo sport, il golf langue e non sono pochi i green che stanno andando in malora, la Cina vive una stagione travolgente. Bollato come “borghese” da Mao Zedong, il golf in Cina trascinato dalla crescente ricchezza della classe media e dal fascino di uno sport che è diventato il simbolo più prepotente della nuova ricchezza cinese, il golf conta su quasi 600 club, con un costo medio di iscrizione superiore alle 30.000 sterline. Nei circoli più ricercati, quelli in cui è complesso trovare quote disponibili, i soci pagano all’anno dai 150 ai 200.000 dollari. Nel 2012 il golf in Cina ha rappresentato un giro d’affari da 545 milioni di dollari in continua crescita. Ogni giocatore in Cina è disposto a pagare e paga oltre cento dollari in più a week end per calcare il green di uno dei circoli esclusivi. E in Cina è sorto anche il campo più grande del mondo. É Mission Hills, a Shenzhen, a pochi chilometri da

sports

109


Hong Kong: sei milioni di metri quadrati dentro i quali c’è di tutto, dai negozi ai ristoranti, dai centri benessere alle sale conferenze, ma soprattutto lussuosi complessi residenziali vista sul campo: 180 buche - in alcune parti di arduo completamento -, ricavati dai disegni di super campioni quali Jack Nicklaus, Vijay Singh, Ernie Els, Annika Sorenstam e Greg Norman. I fratelli Chu sono considerati i padri del golf cinese: hanno liquidità illimitata e sono i proprietari del Mission Hills Golf, complesso all’interno del quale si è svolta anche la World Cup. Se il fenomeno Cina ha caratteristiche quantitative e qualitative uniche, la golf-

110

sports

mania è fenomeno comune per tutti i paesi nei quali si sta affermando una classe media alla ricerca di simboli tangibili di successo. É accaduto in gran parte dei paesi dell’area del Maghreb oltre che nel Golfo persico e quindi negli Emirati. Accade ora persino in Iran dove la società australiana Pacific Coast Design ha avviato la costruzione del primo campo da golf in Iran. Il finanziatore TSI (Iranian Land) ha scelto Pacific Coast Design per progettare un percorso standard internazionale di diciotto buche, più un percorso academy di nove buche, vicino alla città di Panand, a circa 15 minuti dal principale aeroporto di Teheran.

concentrati oggi sulla formula del week end lungo, anche per quanto riguarda il popolo golfista nord europeo (Germania, Olanda, Belgio). Turisti questi che, ad esempio in Spagna, avevano ideato e applicato con successo la formula delle pensioni a riscatto: una parte della pensione veniva per l’appunto riscattata dall’avente diritto che investiva il ricavato nell’acquisto di appartamenti vista golf . I mutamenti imposti dalla crisi hanno favorito alcune località vicine ai mercati austriaco e tedesco in particolare. É il caso ad esempio dei golf collocati nell’area del Garda, facilmente raggiungibili e sfruttabili anche per un week end. Ma non per questo le conseguenze della crisi sono risultate meno evidenti sul mercato italiano che ha visto chiudere i battenti strutture importanti come il Golf Club Le Madonie in Sicilia e il Golf Club Arco di Costantino a Roma, mentre altri circoli hanno attraversato momenti difficilissimi, riuscendo a uscirne (come accaduto al Golf Club di Bogogno vista sul Monte Rosa) solo dopo complessi cambi di proprietà e dopo aver affrontato un rischio degrado che nei green è rapidissimo. Un campo da golf si ripaga solo se affiancato da uno sviluppo immobiliare, ovvero dalla costruzione di alloggi, (le abitazioni direttamente sul green sino ad oggi sono andate, con un più 30%, in controtendenza rispetto al mercato immobiliare) e di resort di dimensioni contenute. E operazioni articolate di questo tipo risultano essere sempre più difficili in Italia anche se le contestazioni ambientaliste hanno perso appeal grazie ai nuovi sistemi di utilizzo contenuto dell’acqua e fertilizzanti. Nonostante un calo secco dei praticanti (si calcola che sui 93.000 censiti dalla Federazione contro gli oltre 100.000 del 2012, non più di 50.000 siano effettivi giocatori e frequentatori di circoli) qualche nuova iniziativa si registra. É il caso della realizzazione recente, a opera del Gruppo Mezzacane, del Golf Club Siracusa, 18 buche e un resort da 120 camere. Quindi di un secondo campo non distante, fra Sicracusa e Catania. Si sta anche affermando una specializzazione di green esclusivi caratterizzati da quote sociali e fee per giocate molto più alte rispetto alla media. É il caso del selezionatissimo Golf Club Forte dei Marmi che fa capo a Paolo Oddani.

Regione Totale Tesserati Abruzzo 613 Calabria 208 Campania 529 Emilia Romagna 10788 Friuli Venezia Giulia 2001 Lazio 9195 Liguria 3983 Lombardia 24672 Marche 2537 Molise 72 Piemonte 14364 Puglia 922 Sardegna 1081 Sicilia 492 Toscana 6660 Trentino Alto Adige 3506 Umbria 796 Valle d’Aosta 974 Veneto 9736 Totale complessivo 93129 Fra i proprietari dei principali golf in Italia figurano gruppi industriali, come Benetton per il golf di Asolo o la famiglia Monti Riffeser per il Golf La Bagnona a Siena. In altri casi come per il Golf Club San Domenico, legato all’omonima masseria, un ruolo trainante è svolto da operatori turistico-alberghieri. É il caso del golf club

abstract

Sopra il Golf Club San Domenico, sotto Golf Club Cina Mission Hills a Hainan

Mentre l’intero sito è di 1.400 ettari, la zona golf occupa 340 ettari, e comprende: il percorso, l’academy e il club house, oltre a immobili residenziali e commerciali, un albergo e una scuola. Il sito si trova a un’altitudine tra 1.055 e 1.100 metri ed è semi-desertico, per ora non vi è un solo albero. La terra sarà irrigata da acque reflue trattate, il landscaping e il vivaio d’erba sono già stati realizzati. Un secondo campo, con un investimento complessivo, anche immobiliare, da 2,2 miliardi di dollari denominato The Flower of The East è in costruzione a Kish ed è finanziato da un businessman iraniano residente in Germania e da investitori tedeschi e svizzeri. Di certo la geografia del golf mondiale, che quasi sempre è disegnata dall’andamento dell’economia nei singoli paesi, sta mutando profondamente. Gli Stati Uniti che hanno svolto insieme con la Gran Bretagna un ruolo di precursori, hanno sperimentato per primi le conseguenze della crisi economica che ha prodotto la chiusura di golf courts storici, mentre in altri circoli i soci si sono letteralmente rimboccati le maniche suddividendosi i compiti, per mantenere agibile il green. In Europa i primi a subire l’impatto della recessione sono stati i campi da golf spagnoli. Anche qui, come in Italia, la quota dei circoli era utilizzata come status symbol da professionisti che progressivamente sono stati costretti ad alzare bandiera bianca. Anche molti progetti nuovi sono tornati nel cassetto, in considerazione del livello di investimento che si aggira sui 250.000/300.000 euro a buca con l’aggiunta di circa un milione e mezzo di euro se a firmare il progetto è uno dei grandi nomi del settore, nella maggioranza top players. A entrare in crisi sono poi stati, per motivi totalmente differenti, i campi che erano stati realizzati nei paesi del nord Africa per soddisfare una domanda sostenuta di turismo golfistico. Un turismo che richiede la presenza di quattro o cinque campi nel raggio di mezz’ora dalla residenza del turista. Nei paesi del Maghreb e in Egitto, l’instabilità conseguente la cosiddetta primavera araba, ma anche la paura di derive integraliste, ha falcidiato il numero di turisti/golfisti provocando anche un cambio di abitudini e una riduzione nei periodi medi di vacanza sportiva,

Donnafugata nel sud della Sicilia (legato a NH Hotel). E proprio la Sicilia sembra essere nel mirino di grandi investitori internazionali, convinti che l’isola rappresenti l’unica valida alternativa in sud Europa, a una serie di paesi (inclusa la Turchia) ormai considerati a rischio.

Mentre nell’Europa duramente colpita da una crisi economica che ha escluso dai circoli, professionisti e piccoli imprenditori a corto di tempo disponibile, liquidità ma specialmente di quella condizione di relax e di assenza di preoccupazioni pressanti che è matrice irrinunciabile di questo sport, il golf langue e non sono pochi i green che stanno andando in malora, la Cina vive una stagione travolgente. Bollato come “borghese” da Mao Zedong, il golf in Cina trascinato dalla crescente ricchezza della classe media e dal fascino di uno sport che è diventato il simbolo più prepotente della nuova ricchezza cinese, il golf conta su quasi 600 club, con un costo medio di iscrizione superiore alle 30.000 sterline. Nei circoli più ricercati, quelli in cui è complesso trovare quote disponibili, i soci pagano all’anno dai 150 ai 200.000 dollari. Il mercato italiano che ha visto chiudere i battenti strutture importanti come il Golf Club Le Madonie in Sicilia e il Golf Club Arco di Costantino a Roma, mentre altri circoli hanno attraversato momenti difficilissimi, riuscendo a uscirne (come accaduto al Golf Club di Bogogno vista sul Monte Rosa) solo dopo complessi cambi di proprietà e dopo aver affrontato un rischio degrado che nei green è rapidissimo.

sports

111


Green caraibico Caribbean green REpubblica dominicana paradiso del golf The Golfers heaven Svilluppo sportivo ma specialmente un’opportunità unica per iniziative immobiliari in un paese che garantisce pratica quasi 365 giorni all’anno

Golf Ascona

n

egli ultimi anni il Golf ha conosciuto una grande diffusione a livello mondiale trasformandosi in un’attività sportiva di massa, e non solo un gioco di Elite chiuso in club esclusivi. Questo ha permesso uno sviluppo molto interessante di un intero comparto turistico con la creazione di mete specializzate per un pubblico sempre più attento alla scelta di nuovi orizzonti golfistici. In Europa i primi paesi a sviluppare il turismo Golfistico sono stati la Spagna e il Portogallo dove sono prolificate le costruzioni di nuovi campi accompagnati da Progetti Immobiliari importanti, al di fuori dei quali si sono creati veri e propri indotti di servizio dallo sviluppo dei Progetti aeroportuali sino ad attività terziarie e servizi di ricezioni, creando occupazione e sviluppo di aree sino a quel momento di poco interesse. Un esempio molto importante e significativo è rappresentato dalla Repubblica Dominicana, che ha costruito la sua immagine di principale meta per golfisti Golf Bogogno

112

sports

da tutto il mondo, con le sue meravigliose spiagge, i colori e sapori tipici dei Caraibi, che hanno permesso la costruzione di più di venti Campi da Golf solo negli ultimi dieci anni. Considerando poi lo sviluppo di grandi infrastrutture realizzate per una maggior capacità di ricezione, attraverso i suoi 5 aeroporti intercontinentali che hanno permesso collegamenti diretti dall’Europa, dal Sud America e Nord America, aprendo nuovi mercati sino ai lontani paesi dell’EuroAsia. Un esempio di progettualità turistica che non è passato inosservato agli addetti ai lavori, che hanno adottato come modello, è il sistema turistico Dominicano che sviluppa in proprio le opportunità che accompagnano la creazione di nuovi Campi da Golf ed il loro sviluppo immobiliare. Molti Paesi tra cui l’Italia, ma la stessa vicina Svizzera, stanno tentando di captare un turismo molto ricco e selettivo proveniente da Regioni delle nuove frontiere della ricchezza, nazioni dell’EuroAsia come Kazakhstan, Azerbaijan e Turkmenistan.

Nazioni dove il clima invernale non permette di utilizzare le loro strutture locali e dove il crescente livello amatoriale di questo sport gioco è in continua ricerca di luoghi dove poter avere un naturale svolgimento, in qualsiasi stagione dell’anno. Non tutti si allontanano sino ai lontani Caraibi, ma imprenditori del settore, sia nel Ticino che in Italia, stanno cercando di creare le migliori offerte e condizioni turistiche per attrarre questi investimenti, che trascinerebbero lo sviluppo immobiliare e l’intera filiera di indotto commerciale che ne deriverebbe. Per esempio ad Ascona ci sarà in giugno una delle Tappe dell’ importante Torneo RACE TO Kazakhstan, Patrocinata tra l’altro dalla Axis Foundation di Lugano, proprio con l’intento di creare una migliore piattaforma per ospitare nuovi turisti e far conoscere l’ospitalità elvetica, ma anche creando opportunità di incontro per poter sviluppare una rete di interessi commerciali, occasioni che potranno incrementare gli interscambi culturali ed economici. Golf Pevero

sports

113


di Laura Alberti

la stanza del lusso Luxury room

Yacht che sembrano ville, trattamenti da re e il parco acquatico più innovativo d’Europa si accompagnano alle curiosità in chiave luxury, dalla cuccia gioiello agli estintori personalizzati

luxury news

115


Dnc Tag

Splash&Spa

Time in box

Al fuoco!

Come Indiana Jones

Come un re

Persino un oggetto “noioso” e puramente funzionale come l’estintore può vestirsi di lusso e glamour. A testimoniarlo è la linea SAFE-T dell’azienda belga DNC TAG, che ha eliminato il classico rosso (se non per trasformarlo nel rosso della bandiera elvetica) per far spazio a tinte shock, fotografie, disegni e persino rivestimenti tessili, come il cavallino del modello Tex Cow. Tre le linee: Classic, omaggio al colore, TAG, con decorazioni geometriche e bandiere, e infine Exclusive, in rame, oro e tessuti esclusivi, dal cuoio all’alcantara.

Per trascorrere una giornata all’insegna dell’avventura - o del relax che si voglia! la scelta giusta è il Tamaro Park, in Canton Ticino. Qui annoiarsi è impossibile. C’è il Tamaro Jumping, con il suo salto di 15 metri, e c’è il Parco Avventura, con i suoi ponti, le corde e le passerelle per “girovagare” da un albero all’altro. Ci sono le passeggiate panoramiche e le escursioni in mountain bike sul Monte Tamaro. E, soprattutto, c’è la spettacolare scenografia del parco acquatico Splash&SPA, con il suo lussuoso centro benessere, gli scivoli vertiginosi e le piscine a onde.

Una cuccia come un gioiello: è Gabriel by TIMEINBOX, ideata dal brand di luxury petcare insieme alla gioielleria milanese Pia Mariani. Ispirata al gioiello Gabriel e presentata in anteprima durante la Design Week, la cuccia è stata realizzata da Costa Compensati Curvati lavorando il legno d’ebano sulle forme dell’angelo/stella Gabriel, ciondolo che Pia Mariani propone in oro bianco, oro giallo e pavé di diamanti. Completa la creazione il cuscino in seta capitonné color ocra, richiamo ai caldi colori dell’oro.

www.safe-t.eu

www.timeinbox.it www.tamaropark.ch

Benetti Yachts

Dream&Charme

Collina d’Oro

Eleganza in mare

Soggiorni da re

lusso e benessere

Ultimo nato in casa Benetti, il 56 metri Lady Candy è un gioiello di design e tecnologia. Realizzato in acciaio e alluminio, vanta una velocità massima di 17 nodi e una pressoché totale silenziosità. Il design classico tipico degli yacht Benetti viene ravvivato da tocchi contemporanei: dal black&white cui le scure finestrature circolari e lo scafo bianco danno vita all’enorme salone di 88 mq sul main deck, fino alla beach area della plancia di poppa, con tanto di gymnasium e bagno turco.

Vacciago, Lago d’Orta. Dream&Charme offre la possibilità di soggiornare in un luogo unico e ricco di fascino, un palazzo nobiliare ristrutturato nel 2010 con 8 posti letto e 8 bagni. Tra servizi esclusivi - dal maggiordomo al cuoco, fino alla piscina interna - e antichi fasti, gli ospiti possono godere dell’opulenza di materiali come il travertino e le lastre di pietra locale, in suggestivo contrasto con il carattere minimal e contemporaneo del nuovo arredo. Sul sito il codice della villa è: Villa 0456 TOP 100

Aperta dallo scorso gennaio, la SPA firmata Alain Mességué è il gioiello beauty & wellness del Resort Collina d’Oro. Per la primavera, la nuova proposta “Cleopatra per un giorno” regala una giornata da principesse, con il bagno al latte e miele, l’accesso al percorso umido e secco e il light lunch (euro 170). Imperdibili anche i pacchetti “Drive your dreams”, tour di Lugano alla guida di una Ferrari California o di una 458 Spider, e “Speciale shopping”, con 4 buoni da spendere al Fox Town di Mendrisio.

www.benettiyachts.it

http://dreamcharme.com

www.resortcollinadoro.com

116

luxury news

luxury news

117


italia

gli appuntamenti da non perdere questo mese 1

2

Festa della focaccia di Recco 1 giugno RECCO

Dagli appassionati di Harley Davidson ai giocatori di scacchi, passando per gli amanti dell’antiquariato. Tutti insieme appassionatamente a Recco, a pochi chilometri da Genova per degustare focaccia normale, focaccia con la cipolla, ma specialmente l’inimitabile focaccia al formaggio di Recco. Dieci volontari estratti a sorte tenteranno di battere il primato: divorare un chilo di focaccia in meno di 4 minuti e 58 secondi, precedente record di sbafatori. www.focacciadirecco.it

Festa del culatello 31 mag-8 giu ZIBELLO (RE) A Zibello, suggestivo borgo medievale della provincia di Parma che vanta i titoli di “Citta slow”, “Città dei sapori” e “Città d’Arte”, torna l’appuntamento con la tradizionale Festa del Culatello. www.stradadelculatello.it

5

3

5

VICENZA ORO SPRING 10-13 maggio Vicenza Appuntamento imperdibile per appassionati di gioielli e operatori del settore per apprezzare nuove tendenze, trend, gusti e per conoscere sempre più a fondo i segreti della professione e conoscere i trendi mercato. http://spring.vicenzaoro.com/it/

1

Oltre cento dipinti, sculture e opere su carta racconteranno l’avventura creativa grazie alla quale Matisse ha dato forma tangibile all’emozione risvegliata dai suoi modelli e al piacere stesso di ritrarli. www.palazzodiamanti.it

Torna a Santa Margherita Ligure il “Challenge Santa Street Golf” 9 buche, per squadre di 4 giocatori, e copre un percorso cittadino dislocato tra vicoli, piazzette, mare e imbarcaderi. L’edizione 2014 del Challenge Santa Street Golf è inoltre collegata alla 24ma Coppa “Velier– Champagne Billecart”, che si terrà sabato 10 maggio 2014 al Golf Club di Rapallo. www.streetgolf.it

top

five

4

Challenge Santa 4 Street golf MATISSE 9 maggio LA FIGURA santa margherita Sino al 15 giugno ligure Ferrara

2 È TEMPO DI EVENTI

3

Gli eventi rappresentano una leva di comunicazione che permette il contatto “diretto” con il proprio target consentendo di trasmettere, senza intermediazioni, i valori e le peculiarità di ogni attività. Dalla colazione di lavoro per poche e selezionate persone al grande evento con migliaia di partecipanti, ogni azienda organizza un evento con l’obiettivo di creare visibilità, consapevolezza, fidelizzare la propria clientela o celebrare un avvenimento. Grazie a 25 anni di

esperienza nel settore dell’allestimento, forniamo e installiamo strutture, arredi e accessori adatti per ogni tipo di manifestazione, meeting o evento. Metteteci alla prova, senza impegno effettueremo un sopralluogo e sottoporremo alla Vostra attenzione il nostro migliore preventivo certi che professionalità, flessibilità ed esperienza unite a funzionalità, eleganza e competitività ci rendano il Partner ideale per ogni Vostra occasione di incontro.

Kairos Allestimenti SA | Via Ligornetto 19c | CH - 6854 S. Pietro - Stabio | T +41 (0)91 647 09 89 | info@kairosgroup.ch | www.kairosgroup.ch

118

appointments


mondo

gli appuntamenti da non perdere questo mese 4 1 2 sea food expo El salto 3 gran premio 5 6-8 maggio del colacho festival di cannes di indianapolis 8 giugno Castrillo de Murcia

bruxelles

14 maggio cannes

25 maggio Indianapolis

Jacques Villenueve sarà il protagonista di un Nel paesino di Castrillo grande ritorno alla 500 de Murcia nella regione miglia di Indianapolis. Burgos - Castilla e Leon una Il canadese, 42enne volta all’anno si consuma figlio dell’indimenticato la follia. Dal 1630 ad oggi, Gilles, dopo aver vinto uomini con il costume il titolo CART nel 1995 giallo rosso che raffigura comprensivo della 500 il diavolo, compiono “El miglia che gli aprì le porte salto del colacho”: saltano della F1, torna ora alle alcuni neonati che sono corse sugli ovali americani. stati deposti con cura su www.indianapolismotorspeedway. dei materassi. Con il salto com/indy500/ i diavoli portano via tutti i mali così i bambini vengono purificati. Se sopravvivono…

Quest’anno toccherà a un attore dare il benvenuto a tutti quanti sulla Croisette di Cannes, per la cerimonia di premiazione finale del festival del cinema. Sarà Lambert Wilson a fare da “cerimoniere” del Festival di Cannes 2014. Cerimonia di chiusura anticipata a sabato 24 maggio a causa delle elezioni politiche. www.festival-cannes.com/ fr.html

1

www.seafoodexpo.com/global

http://www.spanish-fiestas.com/ festivals/baby-jumping/

5

120

appointments

Organizzato fin dal 1997 dall’Automobile Club di Monaco, questa gara a cadenza biennale si svolge due settimane prima del Gran Premio di Monaco di Formula 1. Autentica corsa di velocità, si disputa sul mitico circuito del Principato, ed è riservata alle auto degli ultimi 50 anni di corse automobilistiche. Sponsors «Chopard» e la banca «Credit Suisse». www.garedepoca.com/ gp_historique_de_monaco_ m260.html

top

five

4

Un paradiso per gli appassionati dei frutti di mare. É lo European Seafood, evento che riunisce compratori e venditori di frutti di mare da tutte le parte di Europa e del mondo . ESE è la più grande esposizione del commercio del pesce, per gli acquirenti professionali è un’occasione unica per incontrare e fare affari con i fornitori di frutti di mare provenienti da ogni angolo del globo.

gran premio storico di monaco 9-11 maggio montecarlo

3

2

Risk Management Consulting Mida, con oltre quarant’anni di esperienza, è una società di brokeraggio assicurativo in grado di offrire al cliente un’attività di consulenza sui rischi assicurativi e non, attraverso un sistema integrato e un proprio network di alleanze strategiche, il tutto orientato al cambiamento e all’innovazione. Mida svolge un’attività di Risk Management per la individuazione dei rischi e dei programmi assicurativi. Non opera come un broker tradizionale: supporta le aziende in altre aree complementari attraverso proprie alleanze strategiche.

+ DI

40

+ DI

1000

CLIENTI ATTIVI

IN

120

PAESI NEL MONDO

ANNI DI ESPERIENZA

GESTIONE RISCHI, PROGRAMMI ASSICURATIVI, SUPPORTO ALLE AZIENDE

Mida S.r.l. P.le Dateo, 6 20129 Milano www.midabroker.it mida@midabroker.it tel. +39 02.970648.1


Un contributo importante Per un anno Bally supporta l’attività dell’artista prescelto organizzando esposizioni presso musei, acquistando un’opera, realizzando una monografia e fornendo un contributo economico mirato alla concretizzazione di un progetto artistico.

Nelly Rodriguez Fotografia

Artista Bally 2008

Gabriele Genini Illustrazione

Nell’universo Bally il lusso è infatti inteso come stile di vita, un concetto concreto e tangibile che si manifesta nella qualità e cura dei dettagli che caratterizzano tutte le linee di prodotto.

Artista Bally 2009

Una filosofia espressione di una vera e propria cultura aziendale che negli anni ha portato Bally a realizzare prodotti paragonabili a vere e proprie espressioni artistiche.

La Fondazione Bally per la Cultura ha come obiettivo quello di cercare e mettere in luce artisti ticinesi che avranno l’opportunità di essere sostenuti e supportati a livello internazionale da uno dei Brand più famosi nel settore del lusso.

Ed è quindi per coerenza con i propri valori artistici che Bally ha deciso di legarsi al Ticino, sua terra d’elezione, investendo sulla cultura e sulla creatività di talenti emergenti in grado di distinguersi nel campo delle arti figurative.

Renato Tagli Land Art

Annunciarsi è semplice Per il titolo di Artista Bally dell’anno le iscrizioni sono sempre aperte. Chiunque volesse partecipare al concorso può iscriversi in qualunque momento dell’anno compilando l’apposito formulario elettronico pubblicato nel sito:

www.fondazionebally.ch

Dal 2007 la Fondazione Bally per la Cultura ricerca talenti di età variabile tra i 21 ed i 55 anni, nati o residenti in Canton Ticino e in grado di distinguersi nel campo delle arti figurative quali pittura, scultura, fotografia e illustrazione.

Artista Bally 2010

Pascal Murer Scultura

Artista Bally 2011

Nevercrew Street Art

Artista Bally 2012

Alla costante ricerca di talenti in “ombra” da mettere in luce

www.fondazionebally.ch

Per chiarire qual è l’obiettivo del lavoro che ogni anno la Fondazione Bally si accinge a compiere, il Consiglio di Fondazione ha ritenuto opportuno rivedere il significato del sostantivo “talento” traducendolo in ingegno, capacità, attitudine, inclinazione, estro e genialità.

Matteo Fieni Fotografia

Artista Bally 2013


d1amo 1 num3r1

200

1 mld $

Il Consiglio di amministrazione di Union Pacific Corp ha approvato un piano di investimenti pari a 3,9 miliardi di dollari per il 2014. Il che significa 300 milioni di dollari di spesa in più rispetto al 2013, soprattutto perché il numero di locomotive da acquisire crescerà da 100 dello scorso anno a 200 di quest’anno. L’investimento per il sistema globale di controllo denominato Positive Train Control aumenterà da $ 420m a $ 450m. Union Pacific ha pianificato questo ulteriore sforzo in previsioni di forte crescita dei volumi in mercati diversificati, sia nel 2014, sia negli anni a venire.

Dopo aver archiviato una crescita di $ 770 milioni negli utili per il 2013, APM Terminals vuole concentrare i suoi investimenti infrastrutturali in mega-città, in particolare nel mercato strategico dell’Africa occidentale e in America Latina. Nel 2013, APM Terminals ha investito oltre $ 1 miliardo in sviluppo delle infrastrutture portuali e nell’ampliamento di impianti esistenti. APM Terminals sta sviluppando nuovi terminal container in Nigeria, Brasile, Messico, Turchia e Cina.

14.000 La ONG internazionale Shipbreaking Platform, che ormai da anni si occupa dei danni provocati dalle attività di demolizione navale realizzate senza tutele per ambiente e salute in paesi del terzo mondo, ha rivolto pubblicamente un plauso al Dipartimento Foreste del Bangladesh e all’amministrazione del distretto per essere riusciti a ordinare la chiusura di due cantieri di demolizione, noti per essere i più grandi cimiteri di navi tossiche del mondo. Cantieri collocati sulla costa sud-est del paese. SK acciaio e SK Ship Breaking and Recycling erano riusciti ad affittare terreni a Chittagong illegalmente nel 2009, ad abbattere oltre 14.000 alberi di mangrovie e ad avviare l’importazione di navi di fine vita da demolire sulla spiaggia.

After posting an increased profit of $770 million for 2013, APM Terminals wants to focus its infrastructure investments in mega-city areas, especially in the strategic West African market and in Latin American. In 2013, APM Terminals invested over $1 billion in port infrastructure developments and updates. APM Terminals is developing new container terminals in Nigeria, Brazil, Mexico, Turkey and China.

The NGO Shipbreaking Platform has applauded the Bangladesh Forest Department and the District Administration for closing down two shipbreaking yards, known as one of the worlds’ biggest toxic ship graveyards, located on the country’s Southeast coast. SK Steel and SK Ship Breaking and Recycling were able to lease land in Chittagong illegally in 2009, chop down over 14,000 mangrove trees and start importing end-oflife ships for breaking on the beach.

23,6 mld €

Secondo il governo tedesco 6,9 milioni di famiglie vivono in condizioni di povertà energetica, un neologismo coniato per chi spende più del 10% del suo reddito per l’energia. Questo è in parte conseguenza della politica di Germania Energiewende, finalizzata a cancellare il nucleare e favorire l’affermazione di energie alternative. I consumatori tedeschi dovrebbero sovvenzionare energia verde per la somma abnorme di 23,6 miliardi di euro addizionali rispetto alle loro normali bollette elettriche per il cosiddetto “addebito per nuovi stanziamenti sulle energie rinnovabili”. The German government recently said that 6.9 million households live in energy poverty, defined as spending more than 10 per cent of their income on energy. This is partly a result of Germany’s Energiewende, the country’s turn away from nuclear and towards renewable energies.This year alone, German consumers are expected to subsidize green energy to the tune of a whopping €23.6 billion ($33 billion) on top of their normal electricity bills for the so-called “renewable energies reallocation charge.”

124

numbers

The Union Pacific Corp board has approved a $3·9bn capital spending plan for 2014. This is up $300m on 2013, primarily because the number of locomotives to be acquired will be increased from 100 last year to 200 this year, and greater investment is to be made in capacity enhancement. Spending on Positive Train Control will increase from $420m to $450m. The increased capital spending plan for 2014 also highlights UPC expectation of future volume growth across a wide range of markets in 2014 and beyond.

400 km

Una joint venture fra i gruppi Parsons, e Systra si è aggiudicata un contratto di servizi di consulenza di progettazione per il Qatar Long Distance Railway Network. La rete ferroviaria di 400 km pianificata dal Qatar disporrà di sette stazioni passeggeri, sei impianti di trasporto e un deposito. Fornirà servizi passeggeri e merci all’interno del Qatar, e collegamenti ad Arabia Saudita e Bahrain, come parte della futura rete ferroviaria di cooperazione del Consiglio del Golfo. A joint venture of Parsons and Systra has been awarded a design consultancy services contract for the Qatar Long Distance Railway Network.The planned 400 km rail network would have seven passenger stations, six freight facilities and a depot. It would provide freight and passenger services within Qatar, and links to Saudi Arabia and Bahrain as part of the future Gulf Co-operation Council rail network.

10 mil.

Il governo filippino ha lanciato un programma di ammodernamento per 12 aeroporti, tra cui il fatiscente aeroporto internazionale di Manila. Obiettivo: attrarre 10 milioni di turisti stranieri entro il 2016 e contribuire ad alimentare una delle economie a più rapida crescita dell’Asia. Tre dei progetti hanno un costo complessivo di P 54.6 miliardi (1,22 miliardi dollari), mentre sono ancora in fase di definizione i costi per gli altri.

4,7 mld $

L’Etiopia procede nella costruzione di una gigantesca diga sul fiume Nilo nonostante la dura opposizione dell’Egitto. La costruzione del Grand Ethiopian Renaissance Dam (noto come Gerd) è ora completata per circa il 30%. L’intero progetto si estende su una superficie di 1.800 km2 (695 miglia quadrate). Una volta completata, in tre anni, Gerd sarà la più grande diga idroelettrica in Africa. Alta 170m costerà $ 4,7 miliardi e verrà finanziata dalle obbligazioni etiopi e dai contribuenti. Ethiopia is pressing ahead with construction of a major new dam on the River Nile, despite stiff opposition from Egypt. Construction of the Grand Ethiopian Renaissance Dam (known as Gerd) is now about 30% complete. The whole project spans an area of 1,800 sq km (695 sq miles). Once completed, in three years, it will be Africa’s largest hydropower dam, standing some 170m (558ft) tall. At a cost of $4.7bn (£2.9bn) it will also be hugely expensive - mostly funded by Ethiopian bonds and taxpayers.

The Philippine government plans to upgrade 12 airports, including Manila’s main international airport, as it seeks to attract 10 million foreign tourists by 2016 and help fuel one of Asia’s fastest growing economies. Three of the projects have a combined cost of up to P54.6 billion ($1.22 billion), while costs for others are still being finalised.

numbers

125


Oslo

NORD OVEST

Il primo ministro norvegese Erna Solberg ha confermato l’intenzione di incrementare il committment del fondo sovrano norvegese da 920 miliardi di dollari per lo sviluppo di energie rinnovabili; la scelta si colloca nella strategia adottata dalla Norvegia per combattere i cambiamenti climatici. La Norvegia investe attualmente solo una frazione minima del suo fondo sovrano (costituiyo principalmente da proventi del petrolio) per investimenti verdi.

San Paolo

Norway Prime Minister Erna Solberg has confirmed plans to increase the exposure of its $920 billion sovereign wealth fund – the world’s largest – to renewable energy, part of its stated plans to use its vast wealth to combat climate change. Norway currently invests only a fraction of its sovereign wealth fund (built up from mostly oil revenues) to green investment.

Il Brasile è stato colpito dalla peggiore siccità degli ultimi decenni per quanto concerne in particolare le coltivazioni di caffè, che potrebbero vedere la loro produzione ridursi al livello più basso in oltre 30 anni. A causa della siccità i prezzi del caffè di tutto il mondo potrebbero aumentare. Il Brasile è il più grande produttore mondiale di caffè (quasi il 40% della fornitura annuale del mondo) e già si parla di una possibile carenza di prodotto sui mercati. Di solito, in questo periodo dell’anno, le piante di caffè arabica sulle montagne del Brasile stanno maturando, ma la siccità sta distruggendo i raccolti e alzando anche del 50% il prezzo del caffè. Più di 140 città in Brasile sono costrette a razionare l’acqua. Brazil has been hit by the worst drought in decades affecting coffee farmers, who might see their production shrink to its lowest in more than 30 years. Because of the dry spell, coffee prices all over the world could rise. Brazil is the world’s largest producer of coffee, growing nearly 40 percent of the world’s annual supply. But there could be a global coffee shortage. Usually, during this time of year, the delicate arabica coffee plants in the mountains of Brazil, where most of the world’s coffee comes from, are maturing. But last month the worst drought in decades hit Brazil’s coffee belt region, destroying crop yields and causing the price of coffee to shoot up more than 50% so far this year. The drought is historic, forcing more than 140 cities in Brazil to ration water.

Milano

Il primo di 63 treni Vivalto a due piani per l’operatore Trenord della Lombardia è stato recentemente presentato alla stazione di Milano Centrale. Il convoglio in grado di viaggiare a 160 km orari è composto da sei carrozze AnsaldoBreda TSR a due piani con aria condizionata e una singola cabina locomotiva elettrica E464 Bombardier Traxx. L’ordine del valore di 500 milioni di € per i convogli è stato finanziato dalla Regione Lombardia e da Trenord partner di joint venture Trenitalia e Le Nord. Il primo treno ha preso servizio sulla Mantova Cremona - Milano . The first of 63 Vivalto double-deck pushpull trainsets for Lombardia region operator Trenord was recently unveiled at Milano Centrale station. The 160 km/h trainset comprises six AnsaldoBreda TSR airconditioned double-deck coaches and a Bombardier E464 Traxx single-cab electric locomotive. The €500m order for the trainsets was funded by the Lombardia region and Trenord joint venture partners Trenitalia and LeNord. The first enter a service on Mantova Cremona - Milano route.

126

news

Panama

Marathon

Una parte dello storico Seven Mile Bridge nelle Florida Keys sarà conservato per le generazioni future; è stato infatti approvato un piano di restauro e manutenzione per 77 milioni di dollari che si protrarrà per i prossimi 30 anni. La Commissione della Contea di Monroe ha approvato il progetto per ripristinare e mantenere un segmento di 2,2 miglia del ponte tra Marathon e Pigeon Key. Il ponte è stato edificato più di un secolo fa, quando Henry Flagler costruì le ferrovie Florida Keys Over-Sea. Nel 1938 il ponte è stato convertito per le automobili, e nel 1982 il governo federale ha costruito un nuovo ponte. “Old 7”, il vecchio Seven Mile Bridge, è diventato un molo per i pescatori e zona pedonale, ma ora l’habitat marino rivendica un suo pedaggio per garantire la

L’accordo tra Panama Canal Authority (ACP) e Grupo Unidos por el Canal (GUPC) per il completamento del terzo set di chiuse è entrato in vigore. Tutti i membri del consorzio, tra cui Edilizia Urbana (CUSA), e il garante di Zurigo Nord America hanno ratificato l’accordo chiudendo quindi una controversia che aveva avuto inizio ai primi di gennaio e aveva spinto il consorzio a cessare le operazioni per due settimane nel mese di febbraio. Ufficialmente la nuova data per il completamento del Canale è fissata nel dicembre 2015; seguiranno numerosi test, con transiti commerciali regolari previsti nel primo semestre del 2016. Il consorzio ha ora il compito titanico di recuperare i due mesi di tempo perduti. Le condizioni dell’intesa prevedono l’emissione di un Performance Bond per 400.000.000 $ a Zurigo Nord America, per ottenere un finanziamento per completare l’intero lavoro.

sopravvivenza dell’opera. A portion of the historic Seven Mile Bridge in the Florida Keys is to be saved for future generations after officials approved a $77 million restoration and maintenance program that is to continue for the next 30 years. The Monroe County Commission approved the project to restore and maintain a 2.2-mile segment of the bridge between Marathon and Pigeon Key. The span was built more than a century ago, when Henry Flagler constructed the Florida Keys Over-Sea Railroad. In 1938 the bridge was converted for automobiles, and in 1982 the federal government built a new span. “Old 7” was retired and became a fishing pier and walking area, but the harsh marine environment has taken its toll.

The agreement between Panama Canal Authority (ACP) and Grupo Unidos por el Canal (GUPC) for the completion of the third set of locks has come into force as all required signatures have been gathered. All the members of the consortium, including Construction Urbana (CUSA), and the guarantor Zurich North America have now ratified the accord that ended a dispute which started in early January and led the consortium to stop working for two weeks in February. Officially the new date for the completion is December 2015, which will be followed by several tests, with commercial transits in the first half of 2016. However, the consortium has the titanic task of trying to make up time for the two months lost this year.A Performance Bond for $400 million may only be released to Zurich North America, to obtain financing to complete the work.

news

127


Jebel Ali

sud eST

DP World sarà l’apripista mondiale per il primo centro di controllo remoto delle operazioni delle gru, sia in banchina sia a piazzale, presso il nuovo terminal di Jebel Ali. La tecnologia è stata sviluppata da ABB. ABB ha costruito un sistema pilota che è entrato in esercizio commerciale dal 2010, e nel 2012 APM Terminals per Maasvlakte II di Rotterdam e DP World per T3 a Jebel Ali e Rotterdam World Gateway lo hanno opzionato.

Mosca Le autorità moscovite hanno incaricato il Design Institute Lengiprotrans di svolgere gli studi iniziali per le linee ad alta velocità da Mosca a St. Petersburg, Adler o Kazan; Le Russian Railways hanno scelto come progetto pilota il collegamento di 770 km di Mosca - Vladimir - Nizhny Novgorod. Questo corridoio serve regioni in cui vive il 20% della popolazione totale della Russia. La linea ad alta velocità sarebbe il primo progetto di grandi infrastrutture nel settore ferroviario in Russia attuato attraverso il partenariato pubblico-privato. La linea sarà progettata per velocità fino a 400 chilometri all’ora, con un tempo di viaggio end-to-end di 3 ore e mezza. Si stima che la linea venga utilizzata da 10,5 milioni di passeggeri l’anno entro il 2020; il costo totale del progetto è stimato in 928 miliardi di rubli. The Moscow authorities appointed the Lengiprotrans Design Institute to undertake initial studies for high speed lines from Moscow to St. Petersburg, Adler or Kazan, Russian Railways has selected a 770 km Moscow - Vladimir - Nizhny Novgorod Kazan route for its pilot project. RZD says this corridor would serve regions where 20% of the total population of Russia live. The high speed line would be ‘the first major infrastructure project in the railway industry in Russia implemented through publicprivate partnership. The alignment would be designed for speeds up to 400 km/h, giving an end-to-end journey time of 3½ h. Ridership is estimated at 10,5 million passengers/ year by 2020, and last year the total cost of the project was estimated at 928bn roubles.

DP World will soon pioneer the first remote control centre for both quay and yard cranes at its new terminal in Jebel Ali. ABB built a pilot that has been in commercial operation since 2010, and in 2012 two global terminal operators stated their interest: APM Terminals for Maasvlakte II in Rotterdam and DP World for T3 in Jebel Ali and Rotterdam World Gateway.

Dubai La Dubai Airport Freezone, nota anche come DAFZA, ha registrato un aumento del 42% del fatturato 2013 rispetto all’anno precedente. La Free zone ha accolto 196 nuovi “inquilini” e ha contribuito per l’8% al commercio internazionale di Dubai. DAFZA ha visto anche un aumento del numero delle imprese registrate che ora superano le 1.600. Secondo una nota rilasciata da DAFZA, il 39 per cento delle aziende proviene da Europa e Nord America. Dubai Airport Freezone Authority, also known as DAFZA, saw a 42% increase in revenue last year, compared to 2012. The freezone licensed 196 new tenants and contributed to eight percent of Dubai’s trade, DAFZA also saw an increase in the number of registered companies which now exceed 1,600 in total. According to a Dafza statement, 39 percent of companies come from Europe and North America.

128

news

Murmansk

Con lo scioglimento dei ghiacci nelle acque artiche della Russia, a causa del global warming, si è aperta una nuova rotta marittima che ridurrà di circa due settimane il tempo necessario per la spedizione di petrolio e gas dalla Russia verso l’Asia. La rotta del Mare del Nord corre lungo la costa artica della Russia, da Murmansk sul Mar di Barents fino in Estremo Oriente ed è stata scoperta nel’undicesimo secolo dai commercianti russi. Nel 1930, il famoso esploratore artico russo, Otto Schmidt, lo aprì per uso commerciale dopo essere stato il primo a navigare tutta la strada da Arcangelo allo Stretto di Bering in una sola estate.

As the ice melts in Russia’s Arctic waters due to global warming, a new Arctic shipping route is opening up and will cut about two weeks off the time needed to ship oil and gas from Russia to Asia. The Northern Sea Route runs along Russia’s Arctic coast, from Murmansk on the Barents Sea all the way to the Far East and it was discovered in the 11th century by Russian traders. In the 1930s, the famous Russian Arctic explorer, Otto Schmidt, opened it up for commercial use after being the first to sail all the way from Archangel to the Bering Strait in one summer.

Ho Chi Mihn City Il più famoso fast food degli Stati Uniti, McDonald’s, ha aperto il suo primo punto vendita in Vietnam e ha già servito hamburger a oltre 400.000 persone. 61.980 Big Mac sono stati venduti nei primi 30 giorni di attività. Il salario medio in Vietnam è di circa US $ 150 al mese, il costo di un Big Mac è di US $ 2,82 e un valore pasto è di US $ 3,99. Così, per molti vietnamiti, l’hamburger diventa un’occasione speciale per portare fuori la famiglia. L’anno scorso il Vietnam ha allentato i vincoli sugli investimenti stranieri, da allora ha visto grandi marchi come Burger King e Starbucks entrare in Vietnam. McDonald’s è l’ultima marca occidentale a conquistare il paese comunista seguendo Starbucks, Subway, Burger King e KFC.

America’s most famous fast food joint set up its first outlet in Vietnam last month and has already served over 400,000 people. 61,980 Big Macs were sold in its first 30 days of business. The average wage in Vietnam is about US$150 a month; the cost of a Big Mac is US$2.82 and a value meal is US$3.99. So, for many Vietnamese, it’s a special treat to bring the family to a place like this. Last year Vietnam relaxed its investment restrictions, and since then it has seen big brands like Burger King and Starbucks come into Vietnam. McDonald’s is the latest Western brand to make forays into the communist country following in the footsteps of Starbucks, Subway, Burger King and KFC.

news

129


books

cosa leggere | what to read Economia - 2014

22 Euro - 400 pagine

Come la Cina è diventato un paese capitalista Ronald Coase e Ning Wang Istituto Bruno Leoni Come la Cina è diventata un paese capitalista racconta lo straordinario viaggio che la Cina ha compiuto nel corso degli ultimi trent’anni. Negli anni Settanta, quella cinese era un’economia di stampo socialista, chiusa e basata sull’agricoltura; oggi è una delle maggiori potenze economiche. Alla luce della storia economica cinese e di un’attenta analisi delle riforme avvenute dopo la morte di Mao, Ronald Coase (uno dei maggiori economisti del Novecento scomparso di recente) e Ning Wang sostengono che i riformatori cinesi hanno accettato la “lezione” proveniente dall’Occidente liberista seguendo il tradizionale principio pragmatico cinese del “cercare la verità a partire dai fatti”. Per gli autori, il potenziale di crescita della Cina è ancora enorme, tuttavia può essere ostacolato dalla propensione dei leader del partito unico a controllare e indirizzare non solo l’economia, ma anche le idee e la vita delle persone.

Romanzo - 2014

16,90 Euro - 576 pagine

Storia di una ladra di libri Markus Zusak - Sperling & Kupfer Nella Germania della Seconda guerra mondiale, quando ogni cosa è in rovina, una bambina di nove anni, Liesel, inizia la sua carriera di ladra. Una carriera per fame, che però si trasforma. Oggetto dei suoi desideri e dei suoi furti è sempre lo stesso: un libro. Li ruba perché in quel modo li salva. La storia di Liesel è una storia particolare. Non la solita e già letta storia di infanzia e guerra. Infatti sta fuggendo dalle rovine della sua casa e della sua famiglia, accompagnata dal fratellino più piccolo, e diretta al paese vicino a Monaco dove l’aspetta la famiglia che li ha adottati. Nell’inverno gelido e bianco di neve, il bambino non ce la fa, ed è proprio vicino alla sua tomba che lei trova il primo libro. Il secondo, invece, lo salva dal fuoco di uno dei tanti roghi accesi dai nazisti. Col passare del tempo il numero dei libri cresce e le parole diventano compagne di viaggio, ciascuna testimone di eventi terribili ai quali la bambina sopravvive, protetta da quei suoi immortali, straordinari, amorevoli angeli custodi.

130

books

l’isola della paura Ancora oggi molti veneziani quando transitano in Laguna davanti all’isola preferiscono distogliere lo sguardo. No. Certo nessuno ammetterà di credere al malocchio, tantomeno agli influssi mefitici che nella nebbia sembrano sollevarsi da quel lembo di terra. In ogni caso di Poveglia, piccola isola della laguna veneta, fra le prime a ospitare nel 400 dopo Cristo le popolazioni in fuga dai Barbari, si preferisce non parlare. Fra il vecchio campanile della chiesa e gli edifici diroccati, scivolano silenziosi troppi misteri. E difficilmente fra i possibili acquirenti dell’isola, non lontano da Malamocco, che figura nella lista dei beni messi in vendita dallo Stato per fare cassa, ci sarà un veneziano. Troppe storie di sofferenza e di morte si nascondono sotto le radici delle vigne che occupano gran parte dell’isola. Avamposto militare nella

guerra di Chioggia fra le Repubbliche marinare di Genova e Venezia, Poveglia nel 1700 divenne la terra della morte nera. Qui venivano sepolti a migliaia i cadaveri di chi era stato ucciso dalla grande pestilenza, qui venivano anche deportati a forza i familiari degli appestati, non solo quelli contagiati, ma anche quelli sani, condannati dalla Serenissima a seguire il destino dei loro cari. Diventata il grande Lazzaretto di Venezia, quando le isole che portavano questo nome si erano rivelate insufficienti a svolgere il loro ruolo, Poveglia era diventata per uomini, donne e bambini la casa di una morte lenta. Ma non sono solo le fosse comuni che affondano nella sua terra, a rendere tetra la sua fama. Nel 1922 a Poveglia fu eretto uno strano edificio, oggi diroccato, che ufficialmente risultava essere una residenza per anziani disabili. Ma dietro le mura di quell’inconsueto

isolamento si celava, secondo molti, un ospedale psichiatrico, dove si tentavano i primi esperimenti di lobotizzazione dei malati di mente. A guidare la clinica degli orrori un dottore che si diceva fosse allievo dello svizzero dottor Sarlis, specialista nella rimozione di parti del cervello attraverso fori frontali. A Poveglia la fama di sadismo del direttore è sopravissuta anche alle versioni ufficiali. Così come è sopravissuta anche la leggenda della sua morte: suicida dal campanile della chiesa i cultori del mistero dicono che non morì nell’impatto con la terra, bensì soffocato da una strana nebbia sollevatasi dal terreno. Le leggende si alimentano di testimonianze, di voci, lamenti e strane apparizioni, al punto che recentemente i parapsicologi della serie tv “ghost adventures” hanno girato un episodio proprio sull’isola. Si faccia avanti chi vuole comprarla.

back to the past

131


Corri Forrest, corri...

Una gita pericolosa

Eccomi qua... nelle orecchie le parole della mia mamma... corri Forrest corri... e in tempi in cui i lupi la fanno da padroni... correre può rappresentare una salvezza... Jane vorrebbe fare una gita... non ama correre e quindi... Forrest deve organizzarsi... Sarebbe bello andare in treno... Scopro però che o prendi un treno molto molto molto veloce... Oppure non fai una gita... per modo di dire... questa stessa gita temo la volesse organizzare il nuovo capo dei capi... e guardando i treni ha avuto un momento di “sconforto” e ha pensato che l’omino che se ne occupa... forse prende troppi soldi... o forse se li merita... forse un po’ meno soldi e un po’ più di cioccolatini potevano essere suff... E qualche volta nella scatola di cioccolatini ci trovi anche... pensate pensate... un buono per un altro

treno ancora più veloce. Ma ecco che hanno cominciato a litigare... Strano però non si sono parlati da soli... in una stanza... ma attraverso giornali... chissà perchè tutti devono sapere ??????????? Forest non capisce molto a parte che è meglio... Provare con l’aereo... Aereo. Aereo??? Forrest scopre che gli aerei hanno un problema??? Eh si un problema grande grande... la mattina della gita rischi di non partire... Non capisco perchè ma hanno deciso di far solidarizzare i piloti e tutti gli altri... E allora che problema è??? É bello essere amici ma in realtà non sono amici sono solo persone che devono stare a casa senza lavorare... perchè mancano i soldi... poi non capisco... mi dicono che l’Italia vola sul deserto... e che i tedeschi non volano proprio... non capisco davvero

più niente. Boh??? Partiamo con la nave??? Nave??? Nave??? Dove possiamo andare con la nave??? E da dove possiamo partire??? Scopro allora che abbiamo tanti porti... ma che un signore vorrebbe chiuderne tanti... è un momento strano... si vogliono chiudere tante cose ma... In realtà la mamma mi dice che cambiano solo nome ... Come se io non sono piu Forrest e Jane Jane... strano gioco??? Se poi porto Jane in macchina... ci son tanti tanti blocchi e non si arriva in tempo... dove??? Credo che non porto Jane da nessuna parte e che... Cioccolatino??? É buono davvero e... finalmente svizzero... Stupido è chi lo stupido fa!

etnerroc ortnoc iav .ELYTSEFIL&HC A ONATIBBA OLLEUQ OMCRIVIAS .ICONOD NON TRILA ILG EHC

info@chlifestyle.ch 132

Forrest

info@chlifestyle.ch


C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

Marco Lupi, Un ambiente quasi familiare, 2010, tecnica mista su tela, cm 120 x 140

Relais - Gourmet - Wellness - Meetin g - Ce r im o n ie - Ev e n ti

MEDIAPOINT SA Piazza del Ponte, 9 C.P. 143 CH - 6850 Mendrisio Telefono +41 91 640 60 80 Telefax +41 91 640 60 89 e-mail mediapoint@interfida.ch

Immersa nel verde di un magnifico castagneto secolare, sulle colline che circondano il lago di Como e si innalzano verso il confine svizzero, a 493 metri s.l.m., TENUTA de l’ANNUNZIATA è un country hotel di charme circondato da 13 ettari di bosco, dove potrete concederVi un momento di relax nella splendida Beauty Farm, scegliendo il percorso ideale per risvegliare e rigenerare corpo e spirito. TENUTA de l’ANNUNZIATA è la location ideale per ogni tipo di evento: meeting di lavoro, workshop, matrimoni, cerimonie e feste speciali. Una calda atmosfera accoglie gli ospiti nelle sue 22 camere, viziandoli con ogni moderno confort.

Embraced by the magnificent green of ancient chestnut trees, on top of the hills around the Lake of Como, rising towards the swiss border, at 493 meters (1617 feet) a.s.l., TENUTA de l'ANNUNZIATA a charming country hotel surrounded by 13 hectares of woods, where you will be able to enjoy a moment of relax, in the wonderful Beauty Farm, choosing the perfect path to awaken and regenerate your body and soul. TENUTA de l'ANNUNZIATA is the ideal location for any kind of event: meetings, workshops, weddings, ceremonies and special celebrations. A warm atmosphere welcomes the guests in its 22 rooms, spoiling them with every modern comfort.

TENUTA DE L’ANNUNZIATA

Azienda Agricola Via Dante, 13 22029 Uggiate Trevano Como · Tel.+39 031.949.352 · www.tenutadelannunziata.com



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.