Ma dove vai se
inglese
l’ non lo sai... Le opportunità in più che offre il saper parlare la lingua internazionale di ALESSIA FRATINI
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a crescita dell’Italia passa anche dalla possibilità di comunicare bene con il resto del mondo. La conoscenza delle lingue e, in particolare dell’inglese, diventa una componente importante della competitività di ogni paese in un contesto sempre più globalizzato. Se per chi cerca lavoro l’inglese è ormai requisito fondamentale, per le aziende è d’obbligo. Basta ricordare che l’Italia è la decima nazione nel mondo per esportazioni. Come si possono diffondere i prodotti italiani in altre nazioni e attrarre aziende straniere o fondi esteri senza conoscere l’inglese?! L’Italia è anche il quinto paese più visitato al mondo e il turismo di tipo culturale e naturalistico è un settore molto significativo per l’economia locale.
Una risorsa importantissima, che una diffusa conoscenza della lingua anglosassone renderebbe di certo più florida. Anche nella pubblica amministrazione, parlare inglese può offrire grandi vantaggi. La conoscenza dell’inglese è fondamentale per presentare progetti in ambito comunitario e può attrarre più facilmente fondi dall’Unione Europea. Sono infinite le opportunità che la lingua inglese potrebbe offrire al nostro Paese, è ora di rendersene conto. E’ ora che venga destinata la giusta attenzione anche a livello governativo. Sarebbe vantaggioso anche per quei politici dall’inglese, a dir poco, maccheronico, che forse non afferrano l’importanza e le prospettive aperte dalla conoscenza della lingua del Commonwealth.
English, ultimi in classifica Sono molte le indagini e le ricerche che testimoniano quanto poco gli italiani sappiano le lingue straniere. Secondo il Censis il 66% degli italiani sostiene di conoscere le lingue, se però questa lingua devono anche utilizzarla, le cifre calano vistosamente: la metà degli intervistati ritiene la propria preparazione scolastica, soltanto il 24% ritiene buono il proprio livello e appena il 7% lo giudica molto buono. Ma com’è la situazione dell’Italia rispetto agli altri paesi? L’indagine Language knowledge in Europe, conferma che l’Italia (insieme alla Spagna) è uno dei paesi membri dell’Unione Europea in cui la conoscenza delle lingue straniere è più bassa. Con il 12,4 % di persone che parla inglese, l’Italia si colloca agli ultimi posti della classifica: lontana dai paesi scandinavi, dove oltre la metà della popolazione parla inglese, ma anche dai paesi confinanti che sfiorano il 30%. E, se è vero che la situazione qui sta migliorando (10 punti di differenza tra la percentuale degli anziani e quella dei giovani che parlano inglese), è comunque da segnalare che gli altri paesi avanzano più di noi. Solo il 18% dei giovani (15-34 anni) parla inglese: siamo ultimi in classifica, è la percentuale più bassa dell’Unione Europea. Non a caso, poco meno della metà degli studenti Erasmus in Italia ritiene assolutamente inutile l’utilizzo della lingua inglese nel nostro Paese, e l’altra metà lo considera utile, ma non fondamentale.
Pubblico, privato e fai da te L’inglese si può studiare a scuola e all’università, ma anche in centri privati o con soggiorni nei paesi in cui si parla inglese. Due volte alla settimana o corso full immersion, lezioni individuali o di gruppo, con l’insegnante oppure on-line… l’importante è impararlo! I bambini italiani iniziano a imparare l’inglese dalla scuola primaria, anche se con docenti che non hanno una formazione specializzata per l’insegnamento di una lingua straniera. Nonostante lo studio di questa lingua sia praticato in media 3 ore a settimana in tutti gli istituti sco-
Le scuole integrano le lezioni base con corsi curati da insegnanti madrelingua e scambi culturali e viaggi all’estero E c’è chi investe in iniziative personali lastici secondari, l’apprendimento nella maggioranza dei casi rimane a un livello scolastico. A Latina fanno eccezione gli istituti superiori che hanno corsi con indirizzo linguistico (il Liceo scientifico E. Majorana e l’Istituto A. Manzoni), che offrono anche ore di lezioni con docenti madre-lingua e la possibilità di scambi culturali con studenti di altre nazioni per migliorare la preparazione. Molti istituti offrono poi corsi aggiuntivi fuori dall’orario scolastico, pagati dagli studenti, e si possono sostenere gli esami per gli attestati che certificano il livello di padronanza linguistica a livello internazionale. L’apprendimento offerto dalla scuola pubblica, però, in molti casi è poco innovativo e legato a vecchi modelli di studio. Questo è uno dei motivi per cui sempre più persone si rivolgono a corsi d’inglese privati che si avvalgono di metodologie innovative e praticano situazioni di conversazione. Negli anni, la tipologia di persone che decidono di migliorare il proprio inglese è diventata più varia, forse anche a causa della situazione economica. Ci sono studenti di tutte le età: giovani, i figli dei 40enni50enni, generazione che parla poco l’inglese e vede il corso privato come un investimento nel futuro dei figli, e studenti universitari, che magari vogliono prepararsi all’università o hanno in programma di proseguire
gli studi all’estero. Ma l’obiettivo finale sembra per tutti essere la ricerca del lavoro: circa la metà di chi frequenta corsi privati spera di aumentare le sue probabilità di assunzione. Acquisire una padronanza della lingua straniera più diffusa nel mondo costituisce, infatti, un requisito importante nel curriculum. Non solo per chi ha intenzione di lavorare fuori dall’Italia, ma anche per chi cerca lavoro a livello locale: che si tratti di multinazionali del settore chimicofarmaceutico o di piccole realtà che vogliono avere contatti con l’estero, la conoscenza dell’inglese è sempre più una competenza irrinunciabile nella valutazione di un candidato.
Lavoro: quel 20% in più di possibilità
zazioni, come quella del manutentore meccanico, è importante averlo nel proprio bagaglio culturale.
Quanto incide la conoscenza della lingua inglese nella ricerca di lavoro? Ovviamente dipende dal tipo di occupazione, ma è sicuramente una marcia in più nel momento delle selezioni: si stima che l’inglese offra il 20% in più di possibilità di trovare lavoro. Soprattutto nel settore chimico e farmaceutico e, ovviamente, in tutti i lavori riguardanti l’import-export è difficilissimo essere assunti se non si conosce l’inglese. È meno richiesto nelle figure tecniche, però in alcune specializ-
Allenarsi con gli attori Una fonte semplice per migliorare la conoscenza dell’inglese è guardare programmi e film in lingua originale. Alcuni canali TV permettono di vedere le trasmissioni anche in lingua originale, spesso sottotitolati e su Internet si può trovare praticamente di tutto: film, serie TV, cartoni animati, documentari etc… L’im-
Un buon metodo per apprendere è ascoltare i film in lingua originale Chissà se le star di Hollywood non doppiate dagli attori italiani hanno lo stesso fascino
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portanza dei media per l’apprendimento spontaneo della lingua inglese è fuori discussione e in molti pensano che forse sarebbe meglio abbandonare il doppiaggio e smettere di sottotitolare in italiano film e i telefilm. Infatti, tutti quei paesi che non eseguono il doppiaggio dei prodotti audiovisivi hanno un grado maggiore di conoscenza delle lingue straniere, e in particolare l’inglese. Al contrario, i paesi che attuano il doppiaggio ne possiedono una conoscenza scarsissima. Oltre all’evidente opportunità di migliorare la pronuncia ascoltando i programmi in lingua originale, si possono imparare frasi colloquiali e nuovi termini. Senza contare che spesso non conosciamo neanche la voce dei nostri attori preferiti. Che valutazione potrà mai essere la nostra, se in realtà ascoltiamo la recitazione di un altro attore? Prima di rispondere però ribaltiamo la situazione con qualche esempio: perderebbe qualcosa la recitazione di Mastroianni, Benigni o della Magnani, se fossero doppiati? Potremmo comunque apprezzare appieno la loro recitazione? Forse, in fin dei conti, il doppiaggio della quasi totalità dei prodotti audiovisivi trasmessi in Italia rappresenta uno svantaggio più che un vantaggio.
A che serve?
LINGUA FRANCA – L’inglese è la lingua ufficiale delle comunicazioni internazionali e della navigazione aerea e marittima, lingua internazionale della scienza, dell’economia, dello sport e dello spettacolo. Nel mondo globalizzato, capita sempre più spesso che persone di diverse nazionalità si trovino a dover collaborare ed è necessario poter comunicare in inglese. Vogliamo farci trovare impreparati?
A che serve conoscere l’inglese? che piaccia o meno l’inglese è la lingua franca e chi non lo parla è svantaggiato. Qualcuno può forse negarlo?! È di fondamentale importanza conoscerlo, l’inglese è un vero passepartout. Che si tratti di viaggi, lavoro o tempo libero studiare l’inglese significa aprire la strada ad altre opportunità.
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JOB - È ormai diventato un requisito fondamentale nel mondo del lavoro. Esistono oramai pochissime professioni che non richiedono (almeno) la conoscenza della lingua inglese e lavorare in alcuni settori senza parlarlo è diventato impossibile. La conoscenza dell’inglese è sempre stata una chance per trovare lavoro, ora è quasi irrinunciabile.
LEARNING – Erasmus, scambi culturali, viaggi-studio… sono molte le iniziative in campo per facilitare l’incontro tra diverse culture a livello scolastico e l’inglese è indispensabile, ancor più se si tratta di Università. La maggior parte delle pubblicazioni in campo scientifico vengono fatte proprio in inglese, risulta difficile immaginare una carriera universitaria senza la padronanza della lingua. TRAVEL –L’inglese è il mezzo principe per la comunicazione interculturale: una risorsa preziosa per viaggiare, non solo nei paesi anglofoni, ma in qualsiasi altra parte del mondo. È uno strumento formidabile per entrare in contatto con nuove culture e tentare di comprenderle. Conoscendo l’inglese si è sicuramente compresi, si trovano più facilmente informazioni e nuovi amici. Un viaggio, in fin dei conti, è molto più di uno spostamento fisico e geografico.
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CULTURE – Di sicuro si guadagna in cultura, conoscere una lingua non è solo imparare delle parole straniere. Significa conoscere un altro modo di vedere il mondo e poterne apprezzare anche la letteratura. Proprio come i capolavori Pirandello o Dante perdono molto se tradotti, allo stesso modo gli scritti di Joyce o le opere di Shakespeare si fanno apprezzare meglio se lette in lingua originale.
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NEOLOGISMS - La nostra vita quotidiana è impregnata di termini inglesi e tutti utilizziamo parole e acronimi di cui, in molti casi, non conosciamo neanche il significato. I nuovi vocaboli dei media, della tecnologia, della scienza, della finanza e persino della politica sono in gran parte neologismi inglesi e senza traduzione in italiano (es. premier, governance, spread, spending review). Conoscendo l’inglese si evita il rischio di diventare analfabeti di ritorno (già il 50% degli italiani non riesce a capire appieno quello che legge stando a una ricerca dell’Ocse). Molte sono le parole straniere che hanno affiancato o sostituito i termini italiani, ma ora dobbiamo confrontarci con tantissimi termini che non hanno un corrispettivo in italiano. Insomma ormai bisogna conoscere l’inglese per capire l’italiano!
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INFORMATION - Per essere sempre aggiornati e poter sentire cosa pensa il resto del mondo l’inglese è indispensabile. Spesso ci lamentiamo dell’informazione in Italia, perché non provare cercare altrove le informazioni che ci interessano? Nell’era di Internet non abbiamo più scuse per l’ignoranza.
BRAIN TRAINING - È importante stimolare e far lavorare i propri neuroni, per mantenere giovane il nostro cervello. Imparare una lingua straniera è un ottimo allenamento e un rimedio molto efficace contro l’invecchiamento del cervello. Forse più utile del Sudoku… FRIENDS & PARTNER – Con l’inglese abbiamo maggiori possibilità di fare amicizia con persone straniere e magari per incontrare trovare l’anima gemella? La nostra società è sempre più multiculturale: molti sono stranieri che vivono in Italia e molti italiani viaggiano, soggiornano, per periodi più o meno lunghi, o vanno a vivere in un altro paese.Situazioni che facilitano la nascita di coppie miste, tutti ne conosciamo almeno una!
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MUSIC - Quante volte ci troviamo a canticchiare (e forse un po’ a storpiare) qualche canzone in inglese? Nella migliore delle ipotesi, afferriamo giusto il significato di qualche parola. Non sarebbe interessante sapere che cosa dice? Potrebbe rivelarsi un modo per apprezzare appieno i testi, che in alcuni casi sono simili a poesie, per migliorare il nostro inglese o per evitare brutte figure. Spotify, il servizio di musica in streaming, ha realizzato un sondaggio sulle hit i cui testi vengono più spesso travisati. Al primo posto in classifica tra le hit c’è “I don’t want to wait” di Paula Cole (brano diventato famoso grazie al telefilm Dawson Creek) trasformata in un maccheronico “Adouanaueii”. Meglio darsi da fare anche per non ritrovarsi nel 50% degli utenti che, secondo il sondaggio di Spotify, storpiano e sbagliano le parole quando canticchiano le canzoni, no?