Estratto 00 Stimazine ::: brain made in Milano

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Benvenuti al numero zero di

Il primo intento di questa pubblicazione è quello di abbracciare la cultura del tatuaggio in tutte le sfumature e nella sua accezione più intima e quotidiana. Desideriamo esplorare questo tema a fondo: il tatuaggio è arte, è un’espressione sociale, è una traduzione simbolica di un sentimento, è un modo per definire la propria personalità, è un modo per raccontare e raccontarsi. Per questo vogliamo dare spazio a uomini e donne che con fierezza portano impressa sulla pelle la loro storia e la esibiscono con disinvoltura. Consideriamo superata l’epoca in cui il tatuaggio era qualcosa che suscitava scandalo. Ora quello che era uno stigma sociale si è trasformato in uno stigma personale, in un’affermazione decisa della propria identità.

L’ambizione di STIGMAzine è diventare un raccoglitore di storie uniche di identità tatuate del nostro tempo che possano diventare fonte d’ispirazione, per accettarsi scegliendo di esprimere la propria personalità senza necessariamente conformarsi a schemi imposti. Vogliamo de-costruire lo stigma sociale rendendo il segno distintivo e la diversità linguaggio ed espressione artistica, perché siamo noi i padroni del nostro corpo e della nostra identità. Il tatuaggio è un linguaggio di segni impressi sulla pelle, di STIGMA. La vostra editor Alessandra @etoilerebelle “È necessario che le nuvole fuori escano anche dalla cornice. Tutto esce sempre da se stessi: il sangue, le lacrime, le nuvole, la vita stessa.” Frida Khalo.

Welcome

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ARTWORK by Cesare Tassani


STIGMAZINE EDITOR AND ILLUSTRATOR Alessandra Giannini editor@stigmazine.com

Sono nata a Milano, da quando ho memoria ho sempre disegnato. Mi sono laureata in architettura riempiendo i bordi dei fogli di appunti di personaggi bizzarri e fantastici. Oggi tatuatrice e owner di LeCaveau tattoo Milano. Sono una fan di Frida Khalo. Amo i gatti, i cavalli e gli unicorni.

COEDITOR AND WRITE Olga Orlandi subs@stigmazine.com Partecipo per Stigmazine principalmente con la mia metà sinistra: il mio lato guasto. Quello dell’acufene, dell’orecchio pinzato, del mignolo a scatto, della gamba pigra. Per il resto mi limito a cercare di non vivere nello stato orribile di quieta disperazione*, a costo di essere sempre assonnata, precaria, ortoressica, senza patria, senza dio. *quieta disperazione è di Thoreau.

STYLIST AND GLOBETROTTER Marta Petrini press@stigmazine.com Qualsiasi cosa ti serve io sono in grado di aiutarti. Garden designer di professione ma anche decoratrice, stylist, make-up artist e soprattutto Globe-trotter per Stigmazine. Sempre in giro per la città alla ricerca di nuove tendenze, storie insolite da raccontare Quando non mi trovate mi mimetizzo come un camaleonte a contemplare il mio Eden privato.

ART DIRECTOR AND PHOTOEDITOR Ilaria Tresoldi ads@stigmazine.com Nata brianzola, ora milanese D.O.C. Un po’ dello spirito della campagna mi ha seguito anche in città: mi sposto sempre in bici, mi piace restaurare mobili e lavorare il legno. Affascinata dal design mi sono poi avvicinata al mondo della comunicazione, tutto sempre ascoltando heavy metal ad alto volume e all’insegna del mio motto: #odiotutti .

EDITOR AND ILLUSTRATOR Alessandra Giannini COEDITOR AND WRITER Olga Orlandi ART DIRECTOR AND PHOTOEDITOR Ilaria Tresoldi STYLIST AND GLOBETROTTER Marta Petrini PHOTOGRAPHERS Ivan Lattuada, Marco Alfredo Bressan WRITERS AND CONTRIBUTORS Cesare Facchetti Amman, Cecilia Granata, Emanuela Grisanti Stigmagazine.com

Contributors

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1. WELCOME Alessandra Giannini vi da il benvenuto al numero 1 di Stigmazine 3. CONTRIBUTORS La squadra rosa per Stigmazine

4. LA POSTA DEL . RE Rivelaci i tuoi tatuaggi più segreti

24. DIETRO LE SBARRE Che legame c’è tra carcere e tatuaggi? Alex ci racconta la storia di suo padre.

10. SPOTTING ON THE ROAD Una rassegna di tatuaggi trovati per strada

Contents

12. PORN IS MORE HONEST... Bellezze (tatuate) al bagno viste da Silvia Pannella

Rubriche

9. SELFIE INK I selfie dei nostri lettori... e della redazione

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People & Ink

16. LA FEDE La nostra coeditor OERRE intervista sua sorella che ci svela un’inedita Gorla (milanese)

5. DIPENDE TUTTO DA QUELLO Risorse per fare la pace con se stessi.

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22. UNMADE IN USA Tattoed life negli States vista da Cecilia Granata

28. MEET VERONICA Parliamo con Veronica che durante lo shooting ci svela la sua passione per i tatuaggi 32. RUOTA....DIETRO LE ARPIE Ragazze scatenate e tatuate su pattini a rotelle


38 Culture

38 MOTHER MONSTER Tatuaggi e body modifcation da una inedita prospettiva.... 42. UN PASSO VERSO L’ARTE ETERNA Possiamo conservare un tatuaggio dopo la nostra morte? 44. STORIA DI UN TATTOO SUPPLY Hard Color di Lupo e Sara

Beauty and..

46. ABBINE CURA Consigli pratici su quali antidolofici usare

47 TRA LEGALE E ILLEGALE E’ illegale non soffrie? Cosa dice la legge sugli antidolorifici.

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52 Tecniche e curiosità

48. ARCHETIPI Simboli e significati dietro i tatuaggi: la donna lupo 50 TATTOO STYLE:TRADITIONAL Conosciamo gli stili e le tecniche del tatuaggio 52. PSYCHO PALEO Intervista impossibile al primo uomo tatuato 53 INSTA PORN Alcuni tatuaggi molto HOT scelti su Instagram 54 FILM REVIEW Una scleta di film per restare sempre in tema tatuaggio. 55. LA TATUAGENDA Tutti gli inviti che non potete declinare

Contents

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La Posta del La nostra coeditor Olga Orlandi risponde alle vostre questioni inerenti al tatuaggio e non solo.

Cara Oerre, Mi chiamo Stella ho 40 anni e vorrei farmi un tatuaggio. E’ il primo, non ne ho altri. Vorrei tatuarmi una matrioska con il nome delle mie figlie. Tuttavia mio marito è contrario, per lui farsi il primo tatuaggio a 40 anni non ha alcun senso. Inoltre a lui non piacerebbe. Io penso che il corpo sia mio e per me questa è una cosa importante che vorrei segnare sulla mia pelle, inoltre io mi piacerei con un tatuaggio, ma non vorrei neanche “non piacere” più a mio marito. Sono molto combattuta su questa questione, mi rimane in testa e non ci dormo la notte, sogno matrioske. Aiutami tu, come posso fare? Stella R., 40 Stella cara, questa presente è tutto un fraintendimento: né io né nessun altro possiamo consigliarti sul che fare dalla cosa più tua, ovvero la tua pelle. Ecco invece una domanda che faccio io a te: se tuo marito ti tradisse e tu fossi all’oscuro di tutto, allora vorrebbe dire che non è fedifrago? Presumibilmente mi risponderesti di no. Allora ecco la similitudine: se tu sogni un tatuaggio e non te lo imprimi sulla pelle ma continui a desiderarlo... tuo marito avrà a che fare con una compagna autentica? No. Lui può pensare che se non realizzi il tuo desiderio sei diversa da Quella che l’avrebbe su una spalla o su una chiappa, e invece saresti comunque in ribellione in coscienza. E quando una convinzione è repressa si rafforza. Magari in altre forme e più pericolose: la rassegnazione non esiste, svicola e si presenta nei litigi, nelle menzogne, nell’ipocrisia... nella depressione o nel l’odio. Dunque, se non vorresti farne a meno, non rinunciare. E non affannarti a giustificare quello che lui disprezza, non pretendere che ti comprenda a fondo, semplicemente informalo. Tutto quello che può accadere è già scritto: se non sarà il tatuaggio a far saltare la coppia, sarà qualcos’altro e se non basterà il tatuaggio a mettere distanza tra voi, forse, non basteranno motivi più sostanziosi. Fallo come si fa la prova del nove: se tutto si sistema l’operazione non era azzardata, se i conti non torneranno... significa che c’era un errore a monte. D’altronde puoi sempre fare come fanno molti: recita e la tua coppia sarà longeva! In tal caso: buona vita di quieta disperazione (H. D. Thoreau)!

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Posta del


Testo Emanuela Grisanti - Foto di Marthea

DIPENDE TUTTO DA QUELLO Risorse per fare la pace con sé (continuando, se vuoi, a odiare il mondo)

Dipende tutto da cosa? Da quello che vuoi. E tu sai cosa vuoi scalfire per sempre sulla tua pelle, vuoi imprimere un disegno, un simbolo, un ricordo, una memoria, una parte di te sul tuo corpo, profondamente, con l’inchiostro, per sempre.

Poi c’è quello che vuoi nella vita. La mia rubrica ti aiuterà a capire e sapere che come il tatuaggio, così anche le tue parole e le tue azioni si imprimono nella vita in maniera chiara, distinta e durevole.

Infatti tutto quello che diciamo e facciamo ha un effetto sugli altri, sul mondo, sul nostro futuro. Io mi occupo di Life Coaching: aiuto le persone che si rivolgono a me a ridisegnare la loro vita, riconoscendo prima di tutto i loro desiderie potenziali, per poi metterli in azione. In qualche modo anche io uso la macchinetta: utilizzo degli strumenti efficaci, per modificare le abitudini che non funzionano e imprimere nuove abitudini più funzionali nella vita dei miei clienti. In questa rubrica portiamo avanti questo parallelismo: quello che ti disegni ha una forza racchiusa in sé; quella forza è una parte di te che si esprime, quindi: cosa vuoi esprimere nel mondo e come puoi farlo? Parliamo quindi di tatuaggi, del significato che possono assumeree di quello che con essi vogliamo comunicare. Scopriremo insieme come realizzare un passo alla volta un disegno alla volta. Ricevo a Milano, in via dei Cybo,7 (fermata MM1 Loreto) e una volta alla settimana, su appuntamento, presso lo studio Le Caveau Tattoo.

BIO: Emanuela Grisanti è Counselor e Life Coach, titolare di potentia.it, si rivolge alle donne creando per loro percorsi di consapevolezza e empowerment, per guidarle verso la propria personale autostima e un’ autentica realizzazione. Appassionata di filosofia e simbologia, scrive per Stigmazine la sezione Archetipi, in cui descrive la valenza personale più profonda e teorizza il significato che chi si tatua vuole esprimere per se stesso e verso il mondo. Risorspe per fare pace

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New perspectives on the visionary world of fashion. Ivan Lattuada photographer www.ivanlattuada.com

Backstage Moncler Raris A/W 16/17


selfie ink Appassionati di selfie e di tattoo?

Inviaci il sefie del tuo tattoo preferito a subs@stigmazine.com e verrà pubblicato sul prossimo numero. Ricordati di raccontarci in poche righe la storia del tuo tatuaggio. OLGA oerre ORLANDI Unusual Stigma Conosco i miei polli! tattoo by Etoilerebelle

ALESSANDRA etoilerebelle GIANNINI Vedo le cose da un prospettiva molto personale come la mia pipistrella dark upsidedown. tattoo by C’est Nina.

MARTA marthea PETRINI Secondo una promessa fatta il segreto è racchiuso nel cuore. “My Secret Heart” Veglia con uno sguardo attraverso e al di là. Tattoo by Etoilerbelle I tuoi tatuaggi

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Location: east market, milano

SPOTTING ON THE ROAD

Tatuaggi trovati per strada.

Nome: Clara Occupazione: crafts+sewing www.petitepoisroe.com Tattoos: Iluustration by Matteo Piana

Nome: Denise Occupazione: articoli per animali personalizzati e su misura. Icappottinidellazia Tattoos: Rodrigo Garcia, Beppe Fallarino.


Nome: Michelle Lelo Occupazione: owner di Spiritual Revival www.shopspiritualrevival.com Tattoos: made in NY city

Nome: Chiara Luppi Occupazione: designer Tamtambalidè

Nome: Matteo e Fabio Occupazione: Hand made creation, Blue Bowtie pappillons www.bluebowtie.bigcartel.com Tattoos: Pietro Sedda (Milano), Blackwood (Modena), PMP (Piacenza), Matteo Masini (Bologna)


PORN IS MORE HONEST THAN RELIGION

Nome: Silvia Pannella Soprannome: Panny Età: 31 Età del tuo primo tattoo: 14 Professione: Shop Manager presso El ranaTattoo shop e One Firenze Tattoos by: Oltre ai resident del Rana family Giulia luconi, Andrea Raudino e Rossella Ammendola ho la firma sulla pelle delle nostre guest Michele Agostini, Giorgio Rabbachin, Carlo formisano dell’indelebile shop, Carlo fast color, Gaia Z, Massimo Gurnari, Gabriele ferraris e poi C’est Nina. “Credo che per fare belle foto oltre a una buona tecnica ci voglia tanta sensibilita’ nel vedere la bellezza dei volti delle persone e del mondo in generale.”

Catturata dalla magia dell’acqua Silvia Pannella ritrae persongaggi tatuati nella vasca da bagno. La vasca rappresenta il luogo dell’intimità, un radicale mettersi a nudo che scopre senza veli e inibizioni l’essenza più vera e profonda del sè. Il corpo tatuato si racconta attraverso segni e colori cosi come lo sguardo e la gestualità dei protagonsti del racconto fotografico di Silvia. Scatta con spontaneità e sensibilità, facendo emergere la bellezza e l’intimità delle persone messe a nudo nella loro essenza più vera. Il tatuaggio esaltato dall’acqua sembra galleggiare, come se affiorasse dalla pelle e dall’acqua per raccontarci una storia, uno scorcio di vissuto. In ogni scatto una posa, una sensazione, un’emozione fugace quasi rubata e sottratta dalla più profonda intimità. Lo sguardo di una donna coraggiosa che non ha paura dell’onestà del desiderio e crede nel 012

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Interviste

lieto fine....che poi altro non è che “il piacere finale”. La tua immagine del profilo di Facebook cita: Porn is more honest than religion. Carmelo Bene ha detto: “il porno si instaura dopo la morte del desiderio [...]. Quando tu fai qualcosa al di là della voglia, la voglia della voglia, questo è il porno.” Tu che hai da dire sul porno? E sull’eros? Secondo me il porno è intrattenimento mentre l’eros è passione, io, come credo un po’ tutti. In dei giorni m’annoio e sono porno in dei giorni vivo più di passioni e assaporo l’eros. Attraversiamo periodi anche in ambito sessuale , l’importante è sperimentare. La frase su facebook è una provocazione a tutti quelli che considerano il porno un’oscenità. L’oscenità è altro.


Indelebile, C’EST Nina ,25, tatuatrice, scatto n 15


Nella tua esperienza che legame c’è tra tattoo e sesso? Mi viene in mente solo una cosa....il piacere finale. Scegli tra i tatuaggi che hai quelli che potresti usare per una storia illustrata della tua vita. Ce ne sono 4 a cui sono legata in modo particolare: -il primo è il volto di una donna visibilmente provato con le scritte “violent famme” e “nomore” -il secondo la scritta “mujer redonda” -il terzo “un pompetta dell’asma con scritto “che ansia” -il quarto e non ultimo una vagina con una molotov in mano con scritto “pussy riot” . Ti ritrovi a fissare l’Arno e a pensare al Tigre? Con che sentimento? Non fisso l’arno, forse lo facevo quando ero piccola, se penso al Tigre mi viene voglia di partire, comunque se devo tirare in ballo un sentimento direi libertà. Ti senti parte di una tribù suburbana o ritieni di essere non classificabile? Non mi sento parte di nessuna tribu suburbana, gli steriotipi sulla gente con i tatuaggi sono futili e ho smesso da tempo di classificare le persone dall’ “Abito”. Il passante qualunque potrebbe avere l’impressione superficiale che sei ostile o che hai un carattere aggressivo: fa bene ad essere intimorito, si sbaglia di grosso o un po’ è un po’? Fa bene, soprattutto il passante qualunque. A parte gli scherzi, ho un carattere molto diffidente, faccio male i conti con il gestire la mia aggressività ma in fondo sono una buona, solo che me ne sono scordata.’ Come sfuggi alla noia? Ovviamente guardando film porno, allo stesso gradino direi mangiando. Stai realizzando un interessantissimo progetto sulle bellezze al bagno. Da dove nasce l’idea di mettere tutti a mollo nella vasca? Nasce in una giornata di sole in piscina con Giulia, mi sono alzata mentre lei era sott’acqua, ho pensato a quell’immagine ferma in una fotografia...da li la voglia di fotografare altri corpi nudi con altre storie da raccontare ferme e indelebili. Che origini ha la tua vocazione fotografica? Credo che per fare belle foto oltre a una buona tecnica ci voglia tanta sensibilita’ nel vedere la bellezza dei volti delle persone e del mondo in generale....mi è sempre piaciuto fare foto anche se non ho mai frequentato corsi di nessun tipo. Non mi ritengo una fotografa, mi diletto. Che legame c’è tra fotografia e tatuaggio? Raccontare storie e fermare ricordi, momenti di vita, piaceri, per sempre. Cosa ti ispira? Non c’è qualcosa in particolare che m’ispira, ci sono delle sensazioni che ho mentre cammino, guardo i volti delle persone, parlo con la gente, faccio viaggi che mi portano a dover fermare quegli attimi con le foto, l’esperienza più bella è stata il Nepal, in quel luogo la 014

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Interviste


macchina fotografica scattava foto da sola. Le tue muse? Non ho muse ma posso nominarti una fotografa che ammiro molto: Judy Dater.

LINK: https://www.facebook.com/silvia.pannella https://www.facebook.com/elranatattooshoparezzo https://www.facebook.com/onefirenze

Indeleble Giulia,30 tatutrice scatto n1

Catturata dalla magia dell’aqua Silvia Pannella ritrae persongaggi tatuati nella vasca da bagno. La vasca rappresenta il luogo dell’intimità, un radicale mettersi a nudo che scopre senza veli e inibilizioni l’essenza più vera e profonda del sè. Il corpo tatuato si racconta attraverso segni e colori cosi come lo sguardo e la gestualità dei protagonsti del racconto fotografico di Silvia. Scatta con spontaneità e sensibilità, facendo emergere la bellezza e l’intimità delle persone messe a nudo nella loro essenza più vera. Il tatuaggio esaltato dall’acqua sembra galleggiare, come se affiorasse dalla pelle e dall’acqua per raccontarci una storia, uno scorcio di vissuto. In ogni scatto una posa, una sensazione,

Indelebile, Erika, tatuatrice, 24 scatto n9

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LAFEDE

LAFEDE, all’anagrafe Federica Orlandi. Nei momenti di relax mette sotto sopra un monolocale dalle parti di Gorla. Ben servito in fatto di metropolitana ed etnici inconsapevolmente vegan (involtini primavera 1,00 €, piadina falafel 1,50 €, e quando è festa... baingan bharta per euro 4,00!), in definitiva un habitat perfetto per affamati con piccoli budget e per trovare una Tennentz e le siga anche ad ore piccolissime. Grandissima, ma poco efficace per la guardia, è la cagna Leila: adottata al canile di fiducia della famiglia Orlandi, in quel di Calvenzano, tra gli esemplari adulti taglia XL, carattere docilissimo, si distingue sopratutto per le raffinate caratteristiche estetiche “orecchie elastiche”, “pelo ispido e brizzolato”, “moonbooth di lanuggine sulle terga” e “barbetta con bavetta”.

LAFEDE ha un letto, ma dorme sul divano abbracciata a LALEILA, che sgombra solo in caso di amanti: magari impegnativi, ma, per ora, senza impegno. LAFEDE ha una sorella che le scrive la biografia, e poi LAGIÒ, detta madreh, con cui si azzuffa e si pastrugna a fasi alterne come il suo umore bipolare. Il papà è in rotta verso le Galapagos sulla nave a tre alberi di Jack O’ Brain “il fortunato”. Di lavoro, per non smentire la sua personalità incatalogabile, è contabile: autodidatta e non proprio ordinata, ma se non sposti nulla dalla sua scrivania picassiana sa dove mettere le mani. Dai tempi in cui giocava a rubamazzo con la calcolatrice a fianco per tenere i punti, oggi da la paga a molti ragionieri e parecchi commercialisti. Anche a quelli che dovrebbero pagare lei e non lo fanno... Conosce la discriminazione perché è molto tatuata, perché ha una dilatazione all’orecchio come una mursi d’Etiopia e perché ha ereditato molti geni meridionali e e viene scambiata per una nativa di Goa. LAFEDE ha avuto un’infanzia montessoriana, un’adolescenza da TSO e un ingresso nell’età adulta alla Caligari. Oggi è libera: dalle checker board perché fa i conti a mente e dai ricoveri coatti perché, se le cola il naso, è per la rinite allegica: va spontaneamente in farmacia e si compra l’Acqua di Tabiano. Caligari se lo guarda al cinema.

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People and Ink

OERRE il tuo battesimo tatuato è stato minorenne? Legalmente eseguito? LAFEDE Il primo tatuaggio l’ho fatto a 14 anni. Super legalmente. In studio, prenotato con mia madre e fatto con il fidanzato dei tempi... il primo tatuaggio per entrambi. Lui era un po più grande e ha fatto una roba più sensata e meno insulsa del mio tribale da tre centimetri quadri! Fortuna che mi hai chiesto del primo, perché, dal secondo in poi è tutt’altra storia... OERRE dunque, se oggi, un amico che ancora non vota ti chiedesse un suggerimento per aggirare le leggi saresti sua complice? LAFEDE dipende molto dalla testa dell amico e dai genitori. Se mi paresse che è davvero cosciente di quel che vuole fare, tenderei a convincere i genitori. Anzi: è già successo, e sì... sono vecchia! Non credo ci sia nulla di male nel tatuarsi qualcosa di bello e significativo nonostante l’età anagrafica... A18 anni avevo già almeno 7 o 8 tatuaggi di cui alcuni anche piuttosto importanti per posizione e dimensioni e non me ne sono ancora pentita. OERRE e i genitori dell’adolescente li hai poi convinti? LAFEDE affermativo! OERRE il primo disegno? L’ultimo? Quello che ti guardi e riguardi ancora con soddisfazione? Quello che ti fa recitare il rosario “sbagliato” ogni volta che


Foto di Marco Alfredo Bressan People and Ink

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ti ricordi di averlo stampigliato? Mai pensato o dato una “seconda mano”? Sì perché o no perché. LAFEDE il primo disegno come ho detto un tribalino sull’ avambraccio, effettivamente insulso ma carico di emozioni e aspettative: l’inizio acerbo di un percorso espressivo che non ho mai abbandonato. lo guardo ancora con tenerezza... L’ultimo un veliero che prende il largo con le date di nascita e morte di mio padre; diciamo che è la lapide di una tomba che non esiste. Tatuaggi che mi imbarazzano per bruttezza un paio... ma ci rido sopra quando qualcuno me li fa notare, nel loro “nonsenso” hanno un perché! Quello di cui mi compiaccio in particolare è una fenice sulla gamba esattamente nel mio stile, fatta inaspettatamente bene da un ex fidanzato agli esordi. Iniziato e finito in più di due anni per forze di causa maggiore: le linee prima dell ultima comunità, il colore dopo che sono uscita... effettivamente la rinascita c’è stata. Coprire non è una cosa che mi si addice. C’è tanto spazio sul corpo: piuttosto qualcosa di nuovo, ma perché coprire? Come filosofia di massima è raro che io mi penta, magari sono critica, ma tutto serve: ogni tatuaggio mi ricorda qualcosa al di là della bellezza estetica, quindi non ce la farei a coprirlo . OERRE secondo la tua opinione ci sono corpi tatuati indegnamente o non si può criticare il gusto altrui? Ora metti da parte il fair play e spara a zero. LAFEDE mmmh... in generale ogni tatuaggio fatto perché fa figo essere tatuati è deprecabile. I tatuaggi non pensati ma fatti per occupare un po’ di pelle pure. Ma quelli fatti solo per assecondare il gusto altrui o la tendenza del momento... quelli mi fanno uscire di testa. Chi si tatua solo in punti visibili, con soggetti e tecniche che compiacciono “il pubblico” della cricca che bazzicano al momento è un cretino. Ma infondo... ognuno decida che fare col suo corpo e poi, se non rompe il cazzo a me, io non lo rompo a lui! OERRE gli studi che hai frequentato: igiene? Contabilità? Prezzi? Preparazione tecnica? LAFEDE ho frequentato di tutto: dagli studi, alle sedute domestiche in amicizia, ma il peggio è stato nei centri sociali dove dire che la pulizia scarseggia è quasi un complimento... L’igiene è importante, quanto meno l’osservanza delle regole di base. Rischiare di ammalarsi per un tatuaggio anche no. Gli studi -quasi- certamente ti tutelano su quello. Sui prezzi non m i trovo d’accordo però, sono esagerati nel novantanove per cento dei casi, soprattutto se ti presenti per la prima volta sono sparate esorbitanti; so che è quasi “un cartello”, ma non sopporto questo genere di speculazioni, con tutto che io non ho mai pagato un tatuaggio a prezzo pieno. Se per contabilità intendi il fisco... beh: non commento perché potrei perdere degli amici! OERRE lavori a domicilio? È andato tutto liscio? LAFEDE si direi di sì ...ecco forse in casa di “amici di amici” ti capita di incappare in tatuatori improvvisati ed essere 018

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People and Ink

inibita nel tirarti indietro. Uno studio, su questo, si deve tutelare e dunque è difficile uscirne con una porcheria totale di disegno. OERRE descrivi la tua tribù urbana. LAFEDE in generale mi ritrovo con una varietà di persone e non escludo nessun tipo di frequentazione -ovviamente no fasci, no razzisti, no perbenisti, no moralisti, no “troppo dio”- ma, principalmente, ho un circolino di mutuo soccorso tra Gorla e Lambrate di gente che, in effetti, si ritrova per affinità suburbane. La tendenza è all’arrabattamento, al baratto, all’impegno anarchico e animalista, all’inversione del ciclo sonno veglia; molto tabacco, per qualcuno, ma non -più- per me, molto altro; siamo fortissimi sull’ospitalità e la ristorazione cruelty free: couchsurfing uno a casa dell’altro, merende veg, petsitting ai reciproci cani... tutti bastardi, è chiaro. OERRE e i tatuaggi? LAFEDE certo, dimenticavo i tatuaggi: quasi tutti della “tribù” hanno tatuaggi. Molti sono retaggi di storie dolorose, ma c’è anche il richiamo alla tradizione old school. OERRE retaggi dolorosi dici: e qual’è tuo rapporto col dolore... LAFEDE ho una soglia del dolore molto alta, quindi il dolore -inteso come autolesionismo- non è una caratteristica della mia scelta di avere molti tatuaggi. Anzi, è anche il fatto di essere coriacea che mi incoraggia! OERRE il tatuaggio e amore e amicizia e famiglia? LAFEDE per quel che mi riguarda, ogni tatuaggio è il risultato dei miei stati d’animo del momento, o celebra gli eventi importanti della mia vita, quindi è, di volta in volta, dedicato all’amore, all’amicizia e alla famiglia. OERRE proseguirai a tatuarti? Cosa? E poi cosa? E poi cosa? E quando non c’è più spazio? LAFEDE si ovvio! Ho talmente tanti progetti che quando ho la possibilità vado in panico e non so a quale dare la


precedenza! Comunque è in cantiere un albero fatto da una cara amica su buona parte della gamba sx. Spazio? Come si può avere problemi di spazio? Non devi aver letto i trattati astronomia: lo sanno anche i bambini che lo spazio è infinito! OERRE aggiungi una strofa alla canzone di Gaber: il tatuaggio è di destra o di sinistra? LAFEDE il tatuaggio è a destra e a sinistra. Finché c’è posto libero. LINK -Gorla è un quartiere di Milano, lambito dalla Martesana, posto nella periferia nord-orientale della città; ci trovate molti take away etnici veraci e supereconomici. Qui un po’ di storia: www.circolofamiliareunitaproletaria.it -Il baingan bharta è una deliziosa ricetta indiana a base di melanzane. Ecco la ricetta del blog kosher Labna.it: www.labna.it -Al canile di Calvenzano ci sono i meglio meticci della bergamasca e volontari da premiare: date un occhio qui www. canilecalvenzano.it e likate su FB. -Jack O’ Brain “il fortunato è il capitano inglese protagonista dell’avventurosissimo film Master and Commander che piaceva tanto al papà. Ecco la scena dell’esaltante finale aperto che vi dice qualcosa del veliero tatuato sul polpaccio de LAFEDE: youtu. be/_3e8LFPe59o - Wiki “mursi d’Etiopia” alla pagina it.m.wikipedia.org/wiki/Mursi -TSO è l’acronimo di Trattamento Sanitario Obbligatorio, legge 833 del 1978: www.giustizia.it/giustizia/it/mg_3_2_20.wp -I giochi educativi montessoriani, checker board comprese, sono in vendita on line. Per avere un’idea generale cercate sul sito dell’AMI - Association Montessori Internationale - ami-global.org -Wiki Caligari qui it.m.wikipedia.org/wiki/Claudio_Caligari, il trailer di Non Essere Cattivo, ultimo, strepitoso film, uscito postumo qui www.youtube.com › watch -Per la voce “umarells” vedi alla pagina umarells.wordpress.com -Wunderkammer, in italiano camera delle meraviglie o gabinetto delle curiosità o delle meraviglie... prosegue alla pagina it.m.wikipedia.org/wiki/Wunderkammer -E ora cantatevi questa: Giorgio Gaber - Destra-Sinistra People and Ink

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un-MADE IN USA Parole e immagini: Cecilia Granata

Comincio questa rubrica Americana con un presupposto forte: gli Stati Uniti sono un paese che di segni sul corpo ne lascia, spesso in una versione molto espressiva, ma poco rassicurante. Penso ai segni che le agghiaccianti news purtroppo documentano frequentemente, segni del razzismo feroce di cui la polizia ma non solo si rende artefice (interessante qui la radice del termine, arte, in relazione ai segni sul corpo ) nei confronti delle minoranze. Segni indelebili e a volte fatali. Penso ai segni delle dipendenze, alcol, eroina, anfetamine e la famosa Meth, che un po’ ci piace dopo Breaking Bad, ma che davvero di Bad ha molto. Camminando nel centro di San Francisco ci si ritrova in una corte dei miracoli in versione Postmoderna e parecchio Pulp. Menti allucinate in corpi grigi, inteso in senso letterale poiche’ l’uso di meth e’ riconoscibilissimo: l’incarnato color polvere e gli occhi vuoti schizzati di rosso, un mosaico di croste e lividi, sconvolgente avanguardia del disagio. La percentuale e’ altissima, gli Stati Uniti s-vantano un record di drug-addicts raccapricciante. E poi i segni tristi della poverta’: le strade della Bay Area sono…colorate… dalle file di tende che si allungano a perdita d’occhio sotto i cavalcavia; mi ricordano stranamente l’India, famiglie ammassate sui marciapiedi, la vita che si dispiega così, senza niente a eccezione dei colori. Ma se l’India ha la collaborazione degli Dei, il sorriso che vede oltre Maya e non si preoccupa, i numerosi senzatetto della California (molti 020 | People and Ink

di questi giovani) sono invece spenti, hopeless, rifiutati da una societa’ che si rappresenta perfetta e rigogliosa, luccicante nei suoi schermi ultrapiatti di ultima generazione. Specialmente a San Francisco, a due passi dalla Silicon Valley, dove propio le grandi aziende tech, con dipendenti strapagati, hanno creato un abisso tra ricchi e poveri, portando gli affitti a cifre improponibili, e alla scelta forzata della strada o del ghetto per una larga percentuale che non puo’ permetterseli. Poverta’, che si manifesta nel corpo non solo come malnutrizione, condizioni igieniche inadeguate e abuso di sostanze, ma anche, per una ampia fetta di popolazione che non necessariamente vive nelle strade, come mancanza assoluta di assistenza medica e psicologica. In questo strano paese sono troppi..ssimi a non rivolgersi MAI al medico perche’ fuori budget (la sanita’ pubblica non esiste. Esiste una sorta di aiuto per gli indigenti grazie all’Obama Care, che copre comunque uno spettro limitato). Una situazione surreale e molto frequente e’ quella di rifiutare che venga chiamata un’ambulanza in caso di incidenti anche seri perche’ costerebbe cifre esorbitanti che in pochi possono pagare -addirittura casi limite di persone inconsce che denunciano poi chi ha chiamato soccorsi per loro-. Penso ancora ai segni lasciati dalla completa mancanza di educazione alimentare, conosciamo tutti il diffuso fenomeno dell’obesita’ made in USA, ma anche dal suo contrario, l’iper-fitness e l’ossessione per l’apparenza che si manifesta in “capolavori” della chirurgia plastica. La lista e’ lunga, ma voglio arrivare oltre. A qualcosa


di buono che nasce paradossalmente da un sistema così problematico e ingiusto. Per sopperire a questa radicale mancanza di sostentamento e supporto, e’ tipica di questa cultura, la creazione di realta’ autogestite, mai occupate o illegali, ma sempre create privatamente in forma assolutamente strutturata e professionale, che propongono vari aspetti di coinvolgimento e che per le loro fattezze neutre si rivolgono a tutta la popolazione e non solo agli ambienti piu’ alternativi come invece possono essere in Europa i centri sociali. E allora possiamo parlare degli Orti Urbani, messi a disposizione da privati, nel caso di Berkeley l’Universita’ o a NY ricordo i vari giardini condominiali con accesso libero, dove a fronte del lavoro individuale, se ne raccolgono e consumano i prodotti. Esiste effettivamente una realta’ simile anche in Italia, ma la differenza e’ sicuramente nella funzionalita’ e accessibilita’. L’America e’ efficiente e molto avanti in questo, l’apparato kafkiano a cui siamo abituati noi Italiani non e’ una situazione frequente qui. Gli orti a un isolato da dove vivo sono sempre rigogliosi e il loro sfruttamento e’ indirizzato in larga parte ai giovani, che imparano l’autosostenibilita’ e il valore reale del proprio lavoro, arricchendo allo stesso tempo il contesto sociale e cittadino nel valore della cooperazione. O ancora, mi vengono in mente progetti come Black Women Birthing Justice, collettivo multirazziale di donne che si propongono di assistere a costo contenuto e in modo naturale la gravidanza e il parto in situazioni di difficolta’ economica e di svantaggio culturale. Non dimentichiamo che il prezzo di un banale parto in ospedale negli USA (perche’ c’e’ un prezzo, concetto già di per se assurdo) si aggira sui $3500. E poi laboratori creativi come l’East Side Arts Alliance, gestiti da attivisti che utilizzano i fondi per promuovere iniziative di aggregazione sociale o di riabilitazione attraverso l’arte e la cultura. O come House of Malico, collettivo femminile e femminista con grande stile, che lavora nella direzione

dell’autocoscienza del corpo delle donne, in particolare di colore, tramite laboratori, performances e party selvaggi, dal carattere primordiale e molto cool. Non puo’ mancare lo Yoga e i suoi innumerevoli spazi a offerta libera e sempre affollatissimi, primo fra tutti Yoga to the People, che con il suo appeal decisamente rivisitato in chiave moderna (playlists indie accompagnano la faticosissima lezione) attrae adepti di ogni sesso, eta’ e colore (anche se in effetti la sottoscritta, purista di uno Yoga tradizionale e poco trendy, nonostante apprezzi l’iniziativa e il largo consenso, storce sempre un po’ il naso davanti alla commercializzazione brutale di questa disciplina. Ma questa e’ un’altra storia…) Per restare in tema di segni sul corpo e concludere, vi racconto anche che 2 volte a settimana vado ad a fare agoupuntura al Berkeley Acupuncture Project, un ampio spazio sulla strada principale, pagando quello che posso tra $15 e $40. La stanza e’ comune, arredata con una ventina di grosse poltrone reclinabili. I terapisti, di solito 2 nella stessa fascia oraria, che poi cambiano nel corso della giornata, dedicano circa 10 minuti a paziente, discutendone le necessita’ in base ad una accurata cartella clinica, pizzicandoli di conseguenza e lasciandoli poi liberi di riposare con gli aghi per tutto il tempo gradito. Certo, il supporto offerto da questi gruppi e’ spesso qualcosa che dovrebbe essere pubblico e soprattutto un diritto scontato. Ma paradossalmente proprio il fatto che sia invece qualcosa che nasce dall’iniziativa individuale e da una necessita’ inalienabile che altrimenti non viene soddisfatta, rende queste iniziative molto forti e appassionate, dedicate al loro obiettivo in modo radicale e altamente funzionali nella loro organizzazione impeccabile. Il risultato e’ un grande coinvolgimento su più livelli, un prezioso aggregante del tessuto sociale che riesce a districarsi con successo in questa societa’ complessa e variegata culturalmente, incrociando linee di pensiero e creando/rinforzando un senso di comunita’ e di cooperazione rispettosa che raramente ho visto in Italia, se non su scala molto piu’ piccola e decisamente di nicchia.

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LE

EVASIONI

Foto di Marco Alfredo Bressan, intervista di Alessandra Giannini ad Alex


I

Alex classe ‘75 Milano Bonnie and Clyde tattoo by Etoilerebelle


Si veste sempre molto elegante, impeccabile in ogni suo capo di abbigliamento, è un uomo veramente gentile ed educato. Intervisto Alex nel mio studio di tatuaggi durante una seduta. I miei clienti mi raccontano volentieri delle loro vite durante il tatuaggio e Alex è mio assiduo cliente da oltre un anno. Stiamo terminando il lavoro su un pezzo che gli impegna tutta la schiena. Il soggetto è la famosa e spietata coppia di fuorilegge, negli stati uniti rurali degli anni ’30: Bonnie e Clyde. In vista degli articoli sul rapporto tra tatuaggio e carcere intervisto Alex sul suo tatuaggio, sul significato e sulla provenienza. Ne nasce un racconto spontaneo, sotto gli aghi, che parla della vita fuorilegge di padre di prigione e di tatuaggi. Alex come mai hai deciso di farti dietro la schiena Bonnie e Clyde? Mio padre aveva lo stesso soggetto, era un tatuaggio eseguito in carcere, raffigurava Bonnie e Clyde, giganteschi dietro la schiena. Lei con il reggicalze, nuda, entrambi con i mitra in mano. Raccontami di tuo padre “Quando mio padre ha 17 anni nasco io (mia madre aveva 19 anni) e inizia a rapinare banche e gioiellerie e poi in quel periodo nelle banche c’era molta liquidità. Lui non osava rapinare bar o tabacchi. Lo arrestano appena compiuti i 18 anni dopo una rapina a Bergamo, insieme a mio zio, il bottino ammontava a 300.000 di lire. Mentre fuggivano un contadino prese il numero di targa. Quando arrivò la polizia mia madre fece finta di pulire la casa, era una di quelle donne di allora che non acconsentono e non dicono nulla. Nessuno trovò il bottino perché era nascosto nella mia culla. Non so poi che fine fece il denaro. Il tempo trascorre fino a quando un giorno mia nonna mentre si affaccenda per casa sente di un detenuto che ha ingoiato un crocifisso in un carcere della Sardegna. Era mio padre. Era stato trasferito là e per farsi cambiare di penitenziario aveva deciso di ingoiarsi la croce. La notizia fece molto scalpore, si parlò addirittura di “miracolo”. Lui si salvò è uscì da quel carcere con un morso di un detenuto così ben delineato che si vedeva la dentatura di sopra e di sotto. Quando fu scarcerato ci trasferimmo in Sicilia, lui fece mille promesse a mia madre e aprimmo un bar e un negozio di fotografia. Poi però fù arrestato nuovamente per associazione mafiosa. Detenuto nel super carcere di Trapani andai spesso a trovarlo fino al giorno che mia madre decise di cambiare vita, di ricominciare una nuova strada e nuovamente ci trasferimmo al nord. Uscì con un permesso nel ‘85 e rientrò prima a Forlì poi e Ravenna.

Nell’89 tornò in libertà definitivamente perché ritenuto detenuto modello. Poco dopo però tentò nuovamente una rapina asserragliandosi in una chiesa, il colpo andò male e fu nuovamente catturato. Finì gli anni di carcere man mano che arrivavano i definitivi, al San Quirico di Monza. Tuo padre portava i segni di quegli anni sul corpo? Mio padre aveva tutte le cicatrici e i segni di quella vita insieme a tutti i tatuaggi fatti in carcere, tra cui una pergamena sul braccio sinistro con scritto il mio nome e il nome di mia madre, Bonnie e Clyde raffigurati giganteschi sulla schiena simboleggiavano il tipo di vita che aveva scelto di fare e il disegno di un cobra che saliva dal piede sulla gamba. Infine sulla mano aveva tatuato una mano ammanettata.


Come viveva i suoi tatuaggi?

Come facevano i tatuaggi in carcere?

Quando mio padre veniva in spiaggia, stava completamente vestito perché si vergognava dei tatuaggi, non li mostrava mai, tuttavia tutte le donne lo guardavano perché era davvero un bell’uomo. Ebbe persino una storia con la direttrice di un carcere, erano gli ultimi anni di galera (non da sorvegliato speciale) e lei lo chiamava per dei colloqui di orientamento così fu sopraffatta dalla sua bellezza e consumarono la loro storia in carcere. Lo venne a sapere anche mia madre. Mia madre…..Lui l’ha fatta impazzire…ma ancora oggi lei dice che è stato l’amore della sua vita.

Con la bic, costruivano una macchinetta rudimentale con il walkman e se li facevano tra di loro.

Cos’ ha detto tua madre quando le hai raccontato che ti saresti fatto sulla schiena Bonnie e Clyde come tuo padre? Mia madre è contenta dei miei tatuaggi, io mi vesto sempre elegante e le piace questo contrasto.

Tuo padre aveva dei tatuaggi carcerari con un significato particolare? Si. La mano ammanettata per esempio, un suo amico ne aveva una uguale e questo significava che quando muore uno l’altro dopo poco sarebbe morto. E andò veramente così infatti quando morì il suo amico mio padre dopo poco lo raggiunse, aveva 44 anni. I Puntini sul palmo invece significavano com’eri posizionato nell’associazione di stampo mafioso, non solo in Sicilia ma anche in altre parti del sud. Mio padre se lo tolse con i primi laser negli anni ‘90 perché voleva cambiare vita…. ma alla fine non ce l’ha fatta.



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Foto di Ivan Lattuada Make up e stylist Marta Petrini Intervista di Alessandra Giannini a Veronica Baldassarri.

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Veronica: alta bionda un corpo tonico e uno spirito deciso. Professione: fotografa Passioni: Esperta di Cross fit Segni particolari: tanti tanti tatuaggi e un amore per l’arte.

scelta e avere la possibilita dipubblicare le proprie foto su Travel Argentina. Lei Sceglie Buenos Aires e vince l’opportunita di esporre 5 foto a scelta. Il successo e tale che vende tutte le foto esposte. Il suo progetto si chiama Wave (onde) e da questo stimolate successo Un anno fa si iscrive per gioco ad un inizia la sua nuova carriera fotografica. concorso per fotografi non professionisti per un agenzia Argentina, il premio Veronica parlaci di te Il tuo battesimo proposto era poter fotografare una citta a dell’inchiostro a quando risale?

Avevo appena compiuto i 18 anni e all’insaputa dei miei genitori sono andata da un tatuatore di cui non ricordo neanche il nome che mi ha tatuato la classica rosa sul braccio. E come succede la maggior parte delle volte quando non vuoi farti scoprire dai genitori, un giorno sovrappensiero ti togli la maglietta e…

I tuoi artisti preferiti? Pietro Sedda, Stizzo, Davide Andreoli, artisti fotografi Erbaviz , mi piace Mario Testino perche fotografa le donne con uno stile fantastico e fighissimo, mi piace come icona tutto cio che riguarada il calendario Pirelli ho tutto, i libri, pubblicazioni….mia piaceva David Bowie mi piacerà sempre e per sempre.

vedo piu. Io il tatuaggio non lo faccio per un significato ma per un arte decorativa del corpo.... per me è una vera arte.

che mi piace di piu e quello che mi hai fatto tu (le Caveau tattoo) perche e quello che mi ha dato piu sofferenza perche la sofferenza del tatuaggio ne aumenta il valore. Mi piace anche l’idea di questa dea del suo significato, poi messa vicino al cuore mi appartiene molto Esiste un tatuaggio di cui ti sei pentita? I tatuaggi di cui mi son pentita gli ho gia coperti. Uno di questi era un tribale sotto al braccio, fatto male con un inchiostro sbavato disegnato da uno sconosciuto, per fortuna non ce piu.

Il tatuaggio che preferisci qual’è? Mi piacciono tutti ma in realta il tatuagio

E ti fanno sentire bene i tuoi tatuaggi? Si

E migliorato anche il tuo sexappeal? Si mi piace vedermi cosi, infatti continuo a tatuarmi fino a farne sempre di più... perchè secondo me il corpo pieno di Come senti nel tuo corpo tatuato? Mi piace da morire. Io non me li vedo tatuaggi è piu bello. neanche piu i miei tatuaggi, sono come parte della mia pelle, come se fossi nata Il tuo prossimo tatuaggio? cosi, sono cosi parte di me che anche Lo farò sul petto, una sofferenza... ma lò quando mi provo dei vestiti non me li faro qui. People and Ink

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Ha gia un tema? Si. La testa di due donne che si guardano, disegnato in stile Tradicional. Un aneddoto insolito legato ai tuoi tatuaggi? Spesso mi fermano durante i viaggi soprattutto alla dogana e mi chiedono tante cose diverse. Mi ricordo di una volta mentre tornavo dall’ Argentina con una maglietta a maniche corte mi hanno fermata ai controlli perche erano molto sospettosi, putroppo ce sempre questo cliche su tatuaggio e vedendomi cosi hanno pensato fossi una cattiva ragazza. In Italia le persone purtroppo sono ancora molto limitate e piene di pregiudizi nei confronti dei tatuaggi. Io amo l’America perche la maggior parte sono come me, tanti tatuaggi e nessuno ti dice niente o ti guarda male, anzi spesso è anche un valore aggiunto, sei considerato anche meglio. Per quanto riguarda la mia carriera lavorativa invece ho sempre dovuto nascondere i miei tatuaggi con vestiti e magliette a manica lunga. E un paese dove hai dei bei ricordi? La Malesia, lì le donne sono tutte coperte ed è insolito per loro vedere delle donne tatuate e quando mi incontravano mi guardavano incuriosite, mi toccavano mi tiravano su le maniche mi dicevano “che belli!”, mi chiedevano “fa male farli?”. Loro hanno delle calze finte con disegnato dei tatuaggi e ogni tanto se le mettono quindi quando vedevano i miei mi toccavano per vedere se fossero finti. Un tatuaggio che vorresti fare ma forse non farai mai perche non hai il coraggio? Non esiste. Io dico sempre questo e l’ultimo, troppa sofferenza mentre li faccio non riesco piu a resistere troppo dolore, poi effettivamente ne ho gia tanti, troppi, poi pero mi guardo e dico: si vado avanti mi piacciono troppo e poi c’è ancora spazio! Mia madre prima o poi morirà dalla disperazione, non si e ancora abituata mi chiede sempre: “ma questo e l’ultimo, vero?”.

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A RUOTA... DIETRO LE ARPIE Testo di OERRE - Foto di Max Gagliano e Gabriele Sturaro

Indoor: tipico afrore da spogliatoio, tipico rimbombo infernale da palazzetto. Sono seduta gobba sugli spalti di cemento freddo e aspetto che finisca un allenamento di palla canestro: solita roba di canottiere sintetiche, scarpe a panino imbottito, finte smargiasse, sgommate e, dopo tutta la coreografia, tiri mosci. E la similitudine vien da se. Guardo l’ora insieme all’allenatore e la telepatia s’avvera: “DOCCIAAA!”Si spegne l’ultima eco di rimbalzi atomici, il testosterone svapora e un mucchio silenzioso di caschetti comincia a sgranchirsi in un angolo a bordo-campo. Studio le geometrie sul linoleum e, come metto a fuoco le ellittiche concentriche della pista, un fruscio schettinante ci dilaga dentro: uno sciame a rotelle si allunga, si allunga e comincia a serpeggiare affondando le cosce. FRRR- mani dietro la schiena, paradenti fluo -FRRR-FRRR-FRRR- calzettoni, ginocchiere -FRRR-FRRR-, vado in trance su una primate a rotelle: livido/tatuaggio, livido/tatuaggio, liv.

FISCHIO PERFORANTE Il riscaldamento è fatto. Adesso Roller Derby.

OERRE Sulla fronte di quanti, quando ti chiedono se pratichi sport e si sentono rispondere Roller Derby, si stampiglia un punto interrogativo? BRUTAL SANCHEZ Tanti, tantissimi, se non tutti. E sono le stesse che chiedono se c’é anche bisogno di una palla per giocarci e se negli anni ‘70, hanno fatto un film su questo sport (Rollerball - 1975). Un pattinante muore un po’ ogni volta che viene fatta questa domanda. Scherzo, non c’é motivo di prenderla in malo modo. Le discipline che non includono la palla, non sono tra le piú seguite. Ma ad ogni partita i cori si fanno piú forti, il tifo e’ costante e vediamo sempre piú persone incuriosite da quello che facciamo.

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OERRE Immagino che a quel punto tu abbia una filastrocca per spiegare in modo semplice di cosa si tratta… BRUTAL SANCHEZ Ebbene si. Il roller derby é uno sport di contatto, giocato su circuito ovale (“il track”) e su pattini a rotelle (o “quad skates”), in cui due formazioni si sfidano in una gara di velocitá, tecnica e strategia. L’obiettivo é fare piú punti delle avversarie. Il gioco si svolge in senso antiorario ed é suddiviso in riprese da 2 minuti ( dette “jam”) che compongono i due tempi principali (“period”). Chi segna i punti sono le giocatrici che hanno “la stella in testa” (copri casco o helmet cover con una stella), dette JAMMER. Le altre giocatrici sono le BLOCKER, di cui una PIVOT (helmet cover con striscia in mezzo). É uno sport che ha visto la sua prima messa in atto in America negli anni ‘50, nella sua versione più grezza, finalizzata al puro spettacolo( non aveva regole, tutto era concesso, anche risse in gioco) La vera e propria nascita come disciplina sportiva la si ha, sempre oltreoceano, ma una dozzina di anni dopo, per poi approdare in Europa poco dopo ed infine anche in Italia. OERRE E se poi la chiacchierata s’infittisce, andrai oltre la didascalia e avrai da raccontare qualcosa di più: come si comincia ad esempio? Quanto impegno e di che genere richiede tra allenamento e partite? Cosa c’è nella sacca di un giocatore? BRUTAL SANCHEZ Si inizia cadendo, come nelle piú belle cose. I primi mesi ricordo di averli passati praticamente per terra, |

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nonostante non fossi neofita del pattino. Ma nonostante questo, il miglioramento e la progressione atletica sono talmente costanti che non ci si accorge di quanto poco ci si mette ad apprendere le basi. Come impegno per le nuove leve si inizia con un giorno a settimana, che poi diventano 2 e poi 3, che sono i nostri allenamenti canonici. Chiaramente più si sale di livello, più l’impegno aumenta. E il weekend (uno al mese) c’é la partita. Quindi é sicuramente un buon impegno. Nelle sacche trovi di tutto: paradenti vaganti, tool, divise, fasce con i numeri, set di ruote, pezzi di ricambio, polveri deodoranti, protezioni maleodoranti , portafortuna e le immancabili scorte di intimo per almeno 2 compagne di squadra che sicuramente lo dimenticheranno. OERRE E se gli occhi del tuo interlocutore cominciano a brillare? BRUTAL SANCHEZ Vedo, link, lezioni di prova… Vieni a provare dalle Harpies - Roller Derby Milano, ogni lunedi alle 20.30 in Via G. di Vittorio a Settimo Milanese! Non importa se non hai i pattini: abbiamo tutto il materiale necessario. OERRE Il Roller Derby, comunque, sopratutto giocato a livelli agonistici, non è uno sport proprio per tutti -ho visto lividi e persino ossa inchiodate-: chi è meglio che si sieda su gli spalti? BRUTAL SANCHEZ In verità é bene sfatare il mito del “non fa per me”. Ciò che si vede fare in campo é il prodotto finito. In mezzo ci sono allenamenti, passione e voglia di applicarsi. Sono solo quelli gli ingredienti necessari per far parte di un team. E poi si ossa rotte alla peggio, lividi alla meglio, si mettono in conto. Ma non devono essere il limite. Come mi ha detto una grande atleta e coach (Master Blaster Aka Molly Stenzel delle Berlin Bomshells ): “A left on the road, doesn’t mean the end of the road, unless you fail to make the turn”. OERRE Magari, per questi ultimi che non sono adatti a farsi largo in pista, può esserci un futuro da appassionato commentatore a bordo campo: diamo ai futuri speaker un vademecum con il vocabolario sportivo esatto. BRUTAL SANCHEZ Essendo uno sport con basi in USA il vocabolario diventa il primo migliore amico in questa disciplina. Oltre ai già citati aggiungo: Power Jam: quando vedete una sola jammer in campo, sappiate che per l’altro team é un brutto momento. Penalty Box: quella schiera di sei sedili, segnalati da lettere “ B” e “J” di diversi colori. A volte piena a volte deserta, il posto in cui si scontano le penalità. Ref/Official: noti gergalmente come “zebras” per la loro divisa

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a righe bianche e nere, sono gli arbitri, i detentori del regolamento, senza di loro non sarebbe possibile nemmeno un’amichevole. Nso: “non-skating officials”, maglia rosa. Non danno l penalità ma hanno diversi compiti, dal tenere il punteggio a contare i secondi di penalità per le giocatrici al penalty box. Anche loro fondamentali per un corretto funzionamento del gioco. Ultimo ma non meno importante: WFTDA: che si legge “dabliueftidiei”, é la federazione creata per il circuito di Roller Derby Europeo e Americano. OERRE La squadra del cuore dello STIGMAZINE sono per ovvi motivi le Harpies - Roller Derby Milano: cosa dobbiamo raccontare del team, della squadra, di come si è composto il puzzle fino a qui e di quante tessere restano ancora da aggiungere per completare il quadro? BRUTAL SANCHEZ Grazie del supporto, prima di tutto. La nostra squadra nasce nel 2012 dalla volontà di pochissime persone e si caratterizza fin dall’inizio per un forte approccio “fai da te” tipico del roller derby che nel tempo coinvolge sempre piú atlete fino a contarne 30 nel 2015. Quest’anno, il 2016 per noi Harpies sarà un anno molto importante: recentemente la nostra è stata la prima squadra italiana ufficialmente ammessa nella WFTDA. E questo ci ha dato la giusta china per organizzare il DDT (Daga Denter Tournament - 2015), il primo torneo internazionale di roller derby organizzato in Italia, che si ripeterá anche nel 2016. In questi quattro anni non sono mancate le sfide, ma siamo sempre riuscite a ricavare messaggi costruttivi sia dalle vittorie, che dalle sconfitte .Come singole e come team é il nostro punto di forza e sicuramente non mancherà di accompagnarci durante tutto il nostro percorso. OERRE Se le arpie non tradiscono la loro ispirazione mitologica, prima o poi, volando alto, vorranno imbrattare le maglie di quale altra squadra e in quale finale di campionato? BRUTAL SANCHEZ Le Furie non si fermano, proprio così. Il nostro obiettivo principale é il voler diffondere la pratica di questo sport nel Belpaese, dando l’opportunità di giocare e allenarsi secondo gli stessi principi adottati in Europa. In gioco le priorità cambiano: puntiamo sempre a migliorarci, aiutandoci a vicenda per farlo. Comunicazione, strategie e atleticità sono sempre i punti fondamentali su cui lavorare. E se dicessi che non giochiamo per vincere, mentirei. É la benzina per il nostro motore a otto ruote, la voglia di raggiungere la vittoria. Vogliamo arrivare in alto nei ranking della WFTDA, dall’Europa fino alle competizioni Oltreoceano, al di là di chi affronteremo o in quale campionato. People and Ink

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OERRE Visto che in pista c’è un bell’assembramento, all’arbitro toccherà di essere attento che la rincorsa non si trasformi in una sgomitata senza quartiere: cosa non è permesso dal fair play nel Roller Derby? BRUTAL SANCHEZ Non sono permesse le gomitate, gli spintoni, le ginocchiate, gli sgambetti,le testate. Le zone legali comprendono tutta la parte centrale del corpo fino a sopra il ginocchio. Nella zona posteriore non é consentito colpire il centro della schiena, anche se ho il vivido ricordo di una francese che una volta mi ha caricato di testa colpendomi al centro della schiena: magic Moments. OERRE Mettiamo pure che qualche strattonatina per le maglie e qualche carezza un po’ pesante sfugga al fischietto del giudice di gara, quando la partita è chiusa, una birretta l’ha vinta su tutti o ognuno per suo conto? BRUTAL SANCHEZ Assolutamente l’opzione uno: il Roller Derby é un gioco dove ho trovato spesso fair play “on track” e “off track”. E non ci si limita al primo giro di birra: gli afterparty chiudono gloriosamente vittoria o sconfitta che sia. OERRE Per tutti quelli che da adesso tiferanno Harpies insieme allo SIGMAZINE: cosa dobbiamo urlare all’unisono dagli spalti? BRUTAL SANCHEZ

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ORLAN

THE MANIFESTO OF MOTHER MONSTER Appunti su un’artista femminista postumana, pioniera dell’uso delle modificazioni del proprio corpo come tecnica artistica

Testo e illustrazioni di Cesare Facchetti Amman

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Quando vidi per la prima volta un’intervista alla signora ORLAN ne fui scioccato, e pensai che fosse una pazza autolesionista, desiderosa di destare scandalo e di fare parlare di sé, più che di fare arte. Non ricordo esattamente quando la vidi, ma non la dimenticai: penso sia stato quasi vent’anni fa, verso la fine degli anni Novanta del Novecento. Non potevo sapere che l’aspetto post umano della signora ORLAN sarebbe stato il prototipo di alcune maschere assunte da Lady Gaga più di quindici o venti anni dopo[1], nella video performance di Born This Way; non che questo costituisca di per sé un merito artistico. Non mi rendevo ancora conto di quanto le modificazioni del corpo stessero prendendo piede, che stavano diventando la normalità anche nella mia parte di mondo, e che le protesi demoniache sottostanti la fronte della signora ORLAN erano, infine, nient’altro che la riproduzione deformata di una realtà molto concreta. Ho capito con grave ritardo che aveva ragione ORLAN, quando creava il suo personaggio dal volto alieno e mostruoso, e scrivo queste righe per farvi risparmiare tempo nel riconoscere il vero volto dell’umanità; quello di ORLAN, appunto. Vorrei tornare a Lady Gaga, che nell’incipit di Born this Way recita: This is the manifesto of Mother Monster: On G.O.A.T, a Government Owned Alien Territory in space, a birth of magnificent and magical proportions took place. But the birth was not finite. It was infinite. As the wombs numbered and the mitosis of the future began, it was perceived that this infamous moment in life is not temporal, it is eternal. And thus began the beginning of the new race, a race within the race of humanity, a race which bares no prejudice, no judgment but boundless freedom. But on that same day, as the eternal mother hovered in the mulit-verse, another more terrifying birth took place, the birth of evil.[2] le parole che ho messo in grassetto hanno più che l’odore di un riferimento ad ORLAN (Mother Monster) e alle sue Reincarnazioni e alla nascita di qualcosa di post umano nell’umanità.

ORLAN è nata nel 1947 come Mireille Francette Porte, a Sainte ètienne, Francia e nel suo CV online così si definisce: ORLAN is one the most famous French artist internationally known. She creates sculptures, photographs, performances, videos, and videogames, augmented reality, using scientific and medical technics like surgery and biogenetic. Those are only mediums for her, the idea prevails and the materiality pursues. ORLAN makes her own body the medium, the raw material, and the visual support of her work. It takes place as the “public debate”. She is a body art major face, or “carnal art”

(French idioms), as she used to define it in her 1989 manifesto.[3] Her commitment and her liberty are an integral part of her work. She defends innovative, interrogative and subversive positions, in her entire artwork. ORLAN changes constantly and radically data, which disrupt conventions, and “ready-made thinking”. She is opposed to the natural determinism, social and politic and to all domination forms, male supremacy, religion, cultural segregation and racism, etc. Always mixed with humor, oftenon parody or even grotesque, her provocative artworks can shock because she shakes up the preestablished codes.[4] Nella parte in grassetto emerge bene la funzione politica dell’arte di ORLAN, che ha come mezzo e fine la rinascita e reinvenzione continua attraverso la sovversione. I contenuti della dichiarazione d’intenti di ORLAN sono sostanzialmente gli stessi espressi più tardi da Gaga, e anche le modalità di espressione hanno qualcosa in comune. Se non è plagio, è significativa eredità e ispirazione. C’è una lunga tradizione di modificazioni del corpo come forma d’arte il cui scopo è rendere il corpo umano straordinario, simile all’ideale che ne abbiamo o addirittura simile alla concezione che abbiamo del corpo sovrumano e divino[5], in una parola al corpo mistico. Le modificazioni strutturali del corpo attestate dalla storia delle arti e dall’antropologia mi sembrano riguardare più diffusamente il corpo della donna[6], mentre le modificazioni sul corpo dell’uomo tendono a essere epidermiche. Nella nostra cultura occidentale attuale, per avvicinarsi all’ideale di bellezza, le donne, e in misura minore gli uomini, ricorrono alle liposuzioni e soprattutto alle PROTESI (fig. 1): la chirurgia è una delle tecniche e dei temi del lavoro di ORLAN. Ci sono modificazioni del corpo attestate nelle culture popolari

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che riguardano anche le classi sociali medie, esse sono ad esempio l’allungamento del collo delle donne delle tribù Kayan della Thailandia, o il rimpicciolimento del piede in Cina cui la tradizione ha dato il nome di “piede di loto” (figg. 2 e 3). Queste modificazioni, per quanto dolorose, hanno lo scopo di rendere più carina la donna che ne è portatrice, o meglio di avvicinarla a un ideale di bellezza. Esistevano però nelle culture Egizia e poi Maya (figg. 4 e 5) delle modificazioni estetiche ma anche sacralizzate, che avevano lo scopo di rendere alcune personalità della corte più simili agli dei. In comune a Egizi e Maya era la pratica dell’allungamento progressivo del cranio per mezzo di fasciature e costrizioni operate a partire dall’infanzia. Nella cultura cristiana inoltre le modificazioni del corpo e le ferite ad esso inferte[7] fanno parte della concezione del corpo mistico, cioè del corpo nella cui materia e nel cui dolore agisce e si manifesta la divinità, per esempio attraverso le stigmate. Il corpo mistico di riferimento è il corpo di Cristo. ORLAN LAVORA SUL CORPO MISTICO in un senso universale, non specificamente cristiano, e usa non solo la propria immagine[8] ma il proprio corpo come campo e strumento. Un

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po’ di esempi di questo modo di lavorare sulla deformazione del corpo o dela sua immagine sono: 1994, Entre deux, auto ibridazione tra la propria immagine e quella delle dea Venere come immaginata da Botticelli fatta a partire dalla propria immagine per arrivare a un’immagine divina. 1998, Auto ibridazioni precolombiane, dove deforma con il fotoritocco l’immagine del proprio volto fino a renderlo simile a vasi o volti di culture precolombiane. Quando ORLAN interviene chirurgicamente su di sé fa conservare in contenitori reliquiario i materiali corporei provenienti dal suo corpo e estratti durante l’operazione, che diventa essa stessa performance. Dal 1974 impersona la Vergine Maria nelle sue performances, dal 1978 impersona Venere ma è solo all’inizio degli anni Novanta che inizia a sottoporsi a operazioni chirurgiche per l’impianto di protesi per fare del proprio corpo la scultura di una nuova immagine. Questo ciclo di interventi e modificazioni corporee viene nominato Les Reincarnations de Sainte ORLAN. La differenza tra il lavoro di ORLAN e la chirurgia estetica sta soprattutto nel fatto che il fine non è avvicinarsi a un’ideale di bellezza per un consumo erotico o narcisistico, ma avvicinarsi a un’ideale di forma aliena,


divina e comunque post umana, rinascendo in una forma nuova e mostrando all’umanità la possibilità di rinascere in una forma nuova. Sicuramente da femminista e da intellettuale che ha vissuto i movimenti libertari degli anni Sessanta ORLAN modifica il suo corpo e la sua immagine in polemica rispetto al modello di una bellezza di consumo; insomma, se si fosse semplicemente rifatta le tette non si sarebbe scandalizzato nessuno ma non sarebbe nemmeno stata arte.

[1] C’è tuttora una causa in corso, intentata da ORLAN a Gaga, dove ORLAN lamenta il plagio di alcune sue idee da parte della pop star Germanotta, con la complicità del compianto stilista Alexander McQueen. Per i particolari della causa si vada al sito https://news.artnet.com/people/orlan-lawsuit-lady-gaga-new-york-403937 [2] Per il testo completo della canzone e la traduzione del testo vedi il sito http://www.wx1.org/ricaricablog/2011/03/lady-gaga-born-this-way-testo-traduzione-e-video-ufficiale.html [3] Un articolo che spiega perfettamente la scena delle ultime tendenze della BodY art o Art Carnal è quello di Alessandro Arpa che trovate seguendo questo link https://medium.com/@alessandroarpa/cyber-per formance-f5b7a66bb342#.l50js7fac Le cui prime righe sono incomprensibili ma il resto è illuminante, e chiarisce in parte anche l’espressione “post umano” che ho inserito in questo mio scritto ma non avevo sbatti di spiegare. [4] Il sito di ORLAN www.orlan.eu è molto ricco e illuminante, queste righe sono tratte da http://www.orlan.eu/bibliography/ [5] Per approfondire questo argomento consiglio: Desmond Morris; La Scimmia Artistica – Rizzoli, 2014. [6] Non ho fatto uno studio scientifico a riguardo, ma a occhio e per quanto ne so la differenza di genere tra le modificazioni del corpo degli uomini e quelle delle donne mi pare lampante. [7] Ad esempio le stigmate e le mutilazioni genitali autoinferte, ma potrei continuare. Vedi per approfondimenti https://it.wikipedia.org/wiki/Skopcy oppure il volume The Cut, di Valentina Mmaka, edizioni dellArco. [8] Confronta il lavoro di travestimento dell’artista Cindy Sherman, e come fondatore di questa pratica, di Marcel Duchamp/Rrose Selavy

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Un passo verso l'arte eterna. Chi non vorrebbe un pizzico d’immortalità? se possiedi un tatuaggio sei sulla buona strada. Qualcuno ha scritto : Il tatuaggio è un’opera eterna su un supporto effimero, la realtà dei fatti mi ha confermato il contrario. Cosi quando mi è stata affidata la rubrica del “prendersi cura” ho pensato subito a uno dei temi che preferisco, lo studio e la conservazione della pelle umana. Si lo so l’argomento è un po’ provocatorio e molto borderline ma nel viaggio del mondo dell’inchiostro tutto è possibile. Scorro immagini di tatuaggi più antichi della storia e mi rendo conto che questa pratica di conservazione risale a centinaia di anni fa. Esistono oltre 300 disegni su pelle del 19°secolo, conservati all’interno della Wellcome Collection di Londra, circa 56, pezzi sono al museo di Storia Naturale, Il Dipartimento di Medicina Legale a Cracovia in Polonia ne conserva 60 mentre l’Instituto Nacional de Medicina Legale del Portogallo ne contiene 70 e ci sono tanti altri esempi di piccole collezioni da Londra a Berlino all’Austria. Mi chiedo se sia ancora l’ennesima vanità dell’essere umano o più una macabra affermazione della nostra follia. In realtà mentre oggi, in tempi moderni, il tatuaggio ha prevalentemente un valore artistico e soprattutto introspettivo, in passato ed esattamente nei primi del 800 tutto assumeva un altro aspetto e chi si tatuava lo faceva per appartenenza, affiliazione a clan o per identificarsi in codici segreti criminali. Gli studiosi dell’epoca infatti erano più focalizzati alla conservazione per decifrarne il loro significato iconografico e a stabilirne una tassonomia di simboli, basata su connessioni psico-criminali attraverso la lettura del tatuaggio. Cesare Lombroso in “L’uomo delinquente “del 1876 scrive sul tatuaggio: «fra gli uomini non delinquenti» tende «a decrescere», mentre «l’usanza permane non solo, ma prende proporzioni vastissime nella popolazione criminale, sia militare, sia civile» «Nulla è più naturale che un’usanza tanto diffusa tra i selvaggi e fra i popoli preistorici torni a ripullulare in mezzo a quelle classi umane che, come i bassi fondi marini, mantengono la stessa temperatura, ripetono le usanze e le superstizioni». Tutto questo mi riporta a scrivere su quanto il “prendersi cura” abbia una doppia valenza di significati mirata a far sopravvivere a noi il tatuaggio, così da raggiungerne l’estrema visione di immortalità.“Ognuno spende la propria vita alla ricerca dell’immortalità e questo è un modo semplice per ottenerne un pezzo”. Con queste parole Peter va der Helm artista olandese, affida al tatuaggio il dono dell’immortalità ma non è l’unico dedito a questa “originale” se non folle forma d’arte. In una metropoli come Tokio dove l’arte dello stupire è all’ordine del giorno esiste un collezionista ancora più insolito il Dr. Katsunari Fukushi dell’Università di Tokyo che in eredità dal padre patologo Il dottor Fukushi Masaichi (1878-1956) ha ricevuto ben oltre 100 pezzi di corpi, come veri e propri abiti in “pelle” tatuati e perfettamente conservati. Testo di Marta Petrini immagine tratta da Cesare Lombroso “L’uomo criminale.

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Per quanto affascinante o macabra possa essere questa archiviazione non si sa ancora esattamente se in passato venisse fatta in modo etico e soprattutto consenziente, ma penso di no. Si racconta dell’esistenza di un certo venditore che si faceva chiamare Dr.La Valett, (sicuramente uno pseudonimo) che prelevava campioni di pelle, presso la facoltà medica di Parigi per poi rivenderli come souvenir. Ci sono altri casi orribili di acquisizioni illecite di campioni, soprattutto durante il nazismo come quello di Ilse Koch detta anche la strega di Buchenwald ovvero la moglie del comandante Karl-Otto Koch, diventata famosa per aver asportato pelli tatuate ai prigionieri uccisi trasformandole in paralumi. Oggi fortunatamente esiste un’etica umana e c’ è chi sostiene che tali donazioni dovrebbero essere trattate e tutelate come tutte le altre donazioni di organi, così la legge richiede ai musei che espongono tali reperti una licenza detta di esposizione al pubblico di resti umani. La difficoltà sta nel fatto che la maggior parte delle collezioni sono di proprietà universitarie e non tutti posseggono una licenza quindi generalmente l’accesso e la visione di questi campioni resta sfortunatamente limitata solo agli studenti di medicina. Ma veniamo a noi e al progetto di essere immortali semplicemente grazie ad un tatuaggio. Esiste un uomo Geoff Ostling 60 anni insegnante in pensione di Sydney che ha fatto la scelta di donare dopo la morte la sua pelle tatuata alla National Gallery of Australia. La decisione è arrivata quando un curatore del museo ha avvicinato il signor Ostling con la strana richiesta. Et voilà il gioco è fatto questa pratica è arrivata fino ai giorni nostri . Ora mi chiedo: Quanto sarebbe bello ricevere in eredità il tatuaggio del proprio nonno? Considerandole opere d’arte quali queste sono, sarebbe ancora più originale andare in un galleria e poter scegliere tra un olio su tela o un inchiostro su pelle umana? Comprare un tatuaggio da appendere in casa o meglio ancora da regalare? Un nuovo modo di fare arte? Buoni spunti di riflessione....Per il momento prendiamo spunto dal passato, lasciamo che i tatuaggi parlino per noi e di noi, forse è solo di questo che ci dobbiamo preoccupare, prendersi cura di noi stessi e della nostra anima.

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Storia di un tattoo supply...

Hard Color Intervista di Olga OERRE Orlandi

Lupo e Sara: avete deciso di mettervi in questi affari colorati per semplice spirito imprenditoriale o eravate coinvolti anche per interesse personale? Usciamo entrambi da un settore che non è ben certo quello imprenditoriale ma piuttosto più tecnico ed artistico. Tra i nostri interessi però ha sempre fatto parte il mondo del tatuaggio e dei piercing. Da qui nasce infatti la nostra collaborazione con Micromutazioni ed insieme a loro abbiamo concretizzato questa impresa di nome Hard Color qui a Milano. Perché avete chiamato la vostra impresa “hard”: per associazione con un hummus suburbano o perché i vostri colori non stingono... E’ un semplice gioco di parole con “Hardcore”, Musica che ascoltiamo e suono da molti anni

e in molti gruppi.. Anche il logo e’ un richiamo alla “X” simbolo dell’ hardcore newyorchese, solo che e’ composta da un ago da tatuaggio e uno da piercing per rimanere in tema. MIHC! ...ancora ci sono in circolazione colori e prodotti per il tatuaggio e le body modification di infima qualità? Mettete in guardia i nostri lettori! Questo settore è in continua crescita e ricerca. Sono oramai tanti i produttori specializzati e affermati per quanto riguarda questo tipo di prodotti e ottengono assolutamente ottimi risultati. Spetta anche al tatuatore scegliere con cura e affidarsi al giusto supplier. Possiamo ovviamente trovare chi questo mestiere lo prende sotto braccio e vende prodotti di scarsa qualità. Non sempre spendere il meno possibile

è la scelta migliore, soprattutto se il lavoro viene eseguito sulla pelle di una persona, dove dovrebbe restare per sempre... Quali sono le ultime frontiere raggiunte nella distillazione di colori e nella strumentazione tecnica, nonché nella cura dei tatuaggi? I prodotti sono sempre di più. Si evolvono, si modificano e soddisfano sempre di più le esigenze del tatuatore e del suo cliente. I colori sono luminosi e non creano

problemi alla persona tatuata. Le tecnologie sono sempre più all’avanguardia. Silenziose e precise durante il lavoro. Si usano nuove soluzioni e si sono abbattute un sacco di frontiere. Se prima eravamo abituati ad andare in farmacia a prendere creme lenitive per bambini, ora esistono prodotti specifici per la cura e per ogni esigenza sia etica (prodotti vegan-friendly) che fisica. Anche il vostro ambito, com’è per la cosmesi e la medicina di


oggi, tende ad abbandonare il sintetico per il naturale? Diciamo che il sintetico non fa bene a nessuno... Per quanto riguarda i colori e la cura del tatuaggio tanti produttori puntano sull’etica vegan-friendly e naturale, senza testare i loro prodotti su animali e usare petrolio e materiali chimici. Concordiamo in pieno! A quali nuovi prodotti puntate per la “collezione autunno/ inverno” da avere nel catalogo Hard Color? Già ad oggi il nostro negozio raccoglie i prodotti secondo noi più interessanti e professionali. Continueremo ad avere con noi i maggiori produttori di questo settore, tutti i grandi brand che lavorano da anni per ottenere sempre risultati migliori e possano così aiutare tatuatori e piercer. Ovviamente non mancano tutte le realizzazioni e innovazioni di Micromutazioni. Vi sembra che i tatuatori che si servono da voi siano sempre più esigenti ed aggiornati? Sai di un sottobosco di incompetenti che cresce o i cattivi operatori sono una pletora in crescita? Anche i tatuatori sono sempre piu’ interessati ai nuovi materiali e qui da Hard Color riescono a trovare tutto ciò di cui hanno bisogno per poter

lavorare nel miglior modo possibile. E’ giusto che siano esigenti ed aggiornati. Tanti giovani pensano che fare il tatuatore sia un lavoro che “fa figo” e che si impari da un giorno all’altro. No, non è così. E’ un lavoro al quale devi dedicare non solo tanto tempo ma passione e serietà. Se vuoi fare l’artista underground prendi carta e penna in mano e non pelle umana ed aghi. Un po’ di buon senso ci vuole! Siete tatuati? A chi vi affidate per farvi disegnare? Sì, siamo entrambi tatutati. Non ci siamo riempiti da un giorno all’altro, ma i nostri pezzi tatuati sui nostri corpi si sono sviluppati col tempo e immagino si continuerà un poco alla volta quando ci andrà. I nostri tatuaggi fanno parte del nostro passato, presente e futuro. Alcuni non sono dei capolavori e magari ci fan sorridere, altri invece sono dei veri e propri pezzi artistici fatti da amici tatuatori da cui ci si è affidati a loro per scelta di un loro stile preciso particolarmente apprezzato. Quali sono i vostri artisti preferiti? Eh, domandone.. Sono davvero tanti i tatuatori emozionanti e talentuosi oggigiorno. Sono sempre

più raffinati ed elaborati nei loro vari stili. Secondo noi ne esistono anche tanti che non sono bravi a farsi conoscere eppure sono delle bombe artistiche. Altri invece possiamo vederli nelle varie riviste Tattoo o convention. Non siamo capaci a fare pochi nomi, ne escluderemmo troppi che meritano di essere tra i nostri preferiti. Che fiere ed happening avete segnato in agenda per i prossimi mesi? Al momento ci interessa far crescere il nostro shop, farci conoscere dai nostri clienti in maniera più personale. Alle maggiori convention è comunque sempre presente lo staff di Micromutazioni. Il prossimo anno vedremo di partecipare anche noi a qualche fiera. Intanto appena si ha tempo andiamo a farci dei giri dove capita e ci interessa senza appuntarli in agenda. Il vostro è un business di soddisfazioni? È un ambito che ha ancora potenzialità per poter crescere o prevedi la concorrenza diventerà tanto imponente da dover svicolare su altro genere di prodotti? La concorrenza su territorio milanese è tanta, ma sono tanti anche gli studi che già esistono ed aprono. Si vedrà col tempo

se e quante soddisfazioni otterrà Hard Color. Noi e i nostri collaboratori siamo fiduciosi. Tocca portare pazienza e lavorare! Se riparate lo sguardo dall’abbaglio di questo luminoso momento per il tatuaggio vedete in arrivo novità esaltanti o una curva in discesa?! Noi ci auguriamo e crediamo in tante nuove belle cose. E’ un ambiente che merita tanto. Definiamo i bravi tatuatori dei veri e propri artisti e come nelle altre discipline artistiche tocca faticare costantemente per non perdersi nel nulla, crescere bene le nuove leve e farsi valere con le persone che apprezzano questo tipo di arte. Poi però la sfera di cristallo non ce l’abbiamo, purtroppo!


Abbine Cura Still Life di Ivan Lattuada

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1. Ink Booster È una Crema da utilizzare prima, durante e dopo le sedute di tatuaggi, infatti mantiene la pelle elastica lenisce e diminusce il sanguinamento sostituendo la classica “vasellina” a base petrolio. E’ composto da una base di pantenolo che allevia bruciore e prurito. E’ infatti senza silicone ed oli minerali. Non è antidolorifico ma lenitivo.

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2. Emla *da utilizzare solo con prescrizione medica 1 g di crema Emla contiene come principi attivi 25 mg di lidocaina e 25 mg di prilocaina nonché sostanze ausiliarie. L’anestesia dermica di Emla crema al 5% avviene grazie al passaggio di lidocaina e prilocaina dalla crema agli strati epidermici e dermici della cute e grazie all’accumulo di lidocaina e prilocaina nelle zone vicine ai recettori del dolore dermico e delle terminazioni nervose, attenuando la sensazione di dolore. Può essere aquistato in farmacia con ricetta medica. Va utilizzato 30 minuti prima di recarsi dal tatuatore coprendo la zona con apposita patch che andrà poi rimossa. 3.Vasocaine Spray Anestetico Inebetizzante. La Vasocaina impiega circa 90 secondi per cominciare ad avere effetto, e dura fino a 45-60 minuti. Va utiizzato durante il processo di tatuaggio poichè a pelle integra non agisce. ATTENZIONE:Non approvato in Italia 4.Blue gel Potentissimo e molto efficace. Contiene 4% lidocaina 2% tetracaina. Va utilizzato durante il processo di tatuaggio poichè a pelle integra non agisce. ATTENZIONE:Non approvato in Italia 5. Bactine Contiene 2,5% lidocaina e benzalconio cloruro 0,13%, purificata, profumi e altri ingredienti inattivi. Bactine lenisce la pelle, favorisce la guarigione, riduce il rossore, e riduce al minimo gonfiore causato da procedure di tatuaggio. ATTENZIONE:Non approvato in Italia 6. Hustle Butter Non anestetizza ma riduce il gonfiore e il sanguinamento durante il tatuaggio prodotto vegano naturale al 100% ricavato dalla papaya, dal mango, dal cocco. 7. Immortal Tattoo Cream Non anestetizza ma rende la pelle elastica, usato come after care ma anche come preparazione riduce il rossore e favorisce la guarigione grazie all’acido ialuronico e al pantenolo. Made in Italy.

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TRA

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In commercio si possono trovare diverse soluzioni di antidolorifici topici usati per il tatuaggio che alzano la soglia del dolore permettendo di farsi tatuare in modo più confortevole: spray anestetici, creme e gel paralizzanti. La prima domanda è: funzionano davvero? Se sì, come funzionano? Esiste una combinazione ideale di prodotti anestetici che fornisce sollievo massimo dolore durante il processo di tatuaggio? Infine un ultima domanda: sono legali? Il tatuaggio è una pratica dolorosa che consiste nell’introduzione di pigmento sottocutanea. Si è parecchio dolorosa. Se per alcuni artisti e tatuati la parte di sofferenza connessa alla pratica del tatuaggio è imprescindibile per altri l’uso di un anestetico è irrinunciabile a fronte di una ridotta capacità di gestire il fattore di dolore. Molti artisti ritengono che lavorare su una pelle trattata con anestetizzanti locali comprometta la qualità del lavoro, modificando in parte l’elasticità della pelle stessa. Molti prodotti in commercio sono stati tuttavia formulati in modo tale da non interferire con il lavoro del tatuatore. Esiste inoltre una specifica normativa, molti prodotti in commercio non possono essere utilizzati dal tatuatore sul cliente ma dal cliente stesso dopo aver consultato il proprio medico ed essersi fatto prescrivere il farmaco. Molti prodotti reperibili in commercio contengono uno o più dei seguenti ingredienti che inibiscono i segnali di dolore inviati al cervello durante il processo di tatuaggio: lidocaina, tetracaina, benzocaina, epinefrina. Esistono inoltre agenti naturali che possono migliorare la potenza di un anestetico locale, come il mentolo, canfora, olio di tea tree, e la radice di canfora. Dei quattro agenti paralizzanti citati, la lidocaina, maggiore è la percentuale, più efficace è il prodotto che agisce inibendo la percezione del dolore. La lidocaina, analogamente ad altri anestetici locali, impedendo l’entrata di ioni sodio attraverso le membrane dei nervi, causa un blocco reversibile della propagazione dell’impulso lungo le fibre nervose stesse. Gli anestetici locali di tipo amidico agiscono infatti attraverso i canali

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Testo e illustrazioni di Alessandra Giannini (etoilerebelle )

del sodio delle membrane dei nervi ma possono avere effetti analoghi anche sulle membrane eccitabili del cervello e del miocardio. La tetracaina o benzocaina sono “bloccanti” nervosi, piuttosto che inibitori nervosi come la lidocaina. Essi non impediscono ai nervi di inviare segnali di dolore al cervello, ma trasformando il dolore forte in un livello più lieve di disagio. Sia la lidocaina che la tetracaina bloccano i canali ionici per il sodio, condizione necessaria per l’invio e la conduzione dell’impulso, determinando quindi anestesia locale. Il grado di anestesia dipende dal tempo di applicazione. L’adrenalina è un ingrediente controverso essendo un vasocostrittore, lavora facendo stringere i vasi sanguigni, riducendo al minimo il sanguinamento e gonfiore durante il processo di tatuaggio. I vasocostrittori rallentano inoltre la velocità con cui il corpo assorbe la crema anestetica topica, spray o gel aumentando nel tempo l’effetto anestetizzante. Un uso eccessivo di adrenalina può causare tachicardia, in particolare sui clienti con elevato livello di ansia. Sono sostanze considerata “veleno” (molto tossica) secondo una normativa del R. D. 1934 (Tabella 3 della Farmacopea Ufficiale Italiana). Per l’utilizzo di preparazioni contenenti lidocaina, tetracaina, benzocaina, epinefrina è richiesta la presentazione di ricetta non ripetibile, valida per 30 giorni dalla data di prescrizione, che presenti tutti gli obblighi relativi delle ricette recanti una sostanza inclusa in tabella n. 3 della FU Italiana. Per ottenere risultati ottimali, si dovrebbe applicare uno strato spesso alla zona in cui stanno ottenendo tatuati, e poi avvolgere la zona con pellicola trasparente in plastica per favorire il massimo assorbimento, il cliente dovrà attendere ovunque da 15 a 60 minuti prima di poter iniziare al fine di ottenere il massimo beneficio dal anestetico locale applicata. Innanzitutto vediamo quali antidolorifici possiamo trovare, sia in farmacia che on line, su Amazon o presso i rivenditori di materiali Tattoo.

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ARCHETIPI

Simboli e significati dietro i tatuaggi

La donna e il lupo. Testo di Emanuela grisanti illustrazione di Alessandra Giannini @etoilerebelle

Oggi parliamo di un tatuaggio classico, richiesto da molte donne, a seconda delle epoche in versione più classica (indiani d’America) o versione manga (Mononoke princess). ORIGINE E TRADIZIONE: Il lupo è un simbolo complesso, con connotazioni positive e negative, che si porta dietro secoli di persecuzioni e stermini legati alla natura carnivora ma anche una simbologia legata, a seconda delle epoche e delle culture, ad aspetti celestiali e terreni. Pensiamo al lupo azzurro, eroe guerriero antenato di Gengis Khan, simbolo della luce del cielo, o alla lupa che allatta i gemelli Romolo e Remo, simbolo di madre terra, portatrice di vita. In natura il lupo femmina alfa può comandare il suo branco, dirigerlo coscientemente verso cibo e riparo, è madre premurosa e compagna fedele e così il maschio lupo, animale monogamo per antonomasia, che esprime nell’unione la forza e la prosperità del branco intero garantendo la sopravvivenza della sua specie. Nella tradizione Scandinava Fenrir è il lupo dalle forze potenti e distruttrici che deve essere imprigionato e sepolto nelle viscere della terra; quando un giorno, approfittando della debolezza degli Dei scapperà dalla sua prigione, con le sue fauci divorerà il sole distruggendo l’ordine cosmico. L’associazione del lupo con la morte si ritrova anche nel mantello di pelle di lupo indossata da Ade, dio greco dell’oltretomba. IMMAGINI: Le raffigurazioni principali di questo Tattoo consistono in una donna bellissima con sguardo diretto e ferino, combattivo, sicuro. Dietro di lei la sovrasta una testa di lupo più o meno evanescente, a rappresentare il suo animale totemico, o animale guida. Un’altra rappresentazione comune è quella della donna selvaggia che indossa la pelle di lupo a cappuccio, a simboleggiare la forza, il dominio della propria parte ferina e quindi la sua “uccisione”, oppure più maliziosamente un duplice aspetto di donna bellissima che si può trasformare in lupo, volendo. La pelle del lupo può anche rappresentare la scorza, l’apparenza, una sorta di “pellaccia da dura”, da “donna tosta” mostrata esteriormente, ma che nasconde un cuore tenero e onesto. Lascia intuire una doppia natura di preda e predatrice. La donna esce dalle fauci aperte del lupo, e si nasconde dentro di lui. Un cappuccetto rosso vendicativo? Una dimostrazione di forza laddove il lupo rappresenti l’uomo vorace e la donna sua vittima, quasi a voler dire: “lupaccio, se ti avvicini la brutta fine la fai tu”. Esultante e dolcissima la fierezza dello sguardo la ferocia dei canini bene in vista. Nella lotta per la vita il lupo aggredisce e così la donna che di lui si veste o che lo contiene. La donna aggressiva in questo caso (aggredire, etimologicamente, in origine significava andare verso) non violenta, ma che prende ciò che vuole. La versione Mononoke rappresenta esattamente questa capacità di scegliere ciò che è giusto per se stesse e in ultimo anche per gli altri, dominare i lati oscuri e feroci, incanalarli in gesti grandi e virtuosi, verso la propria libertà ed espressione di unicità e consapevolezza, permette di incanalare valori comuni che di conseguenza sono benefici anche per gli altri. Chi sceglie questo tatuaggio contiene forse tutti questi ideali, forse desidera riconoscere ed esternare tutte queste ambivalenze che contiene dentro di sé: ferocia e tenacia, tenerezza e fedeltà, istintualità e perseveranza, resistenza e calore umano istintuale, raccolto dal profondo della sua origine animale.


STILE TRADITIONAL parole e immagini di Etoilerebelle

TATTOO STYLES. TRADITIONAL. Lavorando in uno studio di tatuaggi mi capita di imbattermi in persone con una buona cultura del tatuaggio, spesso tuttavia entrano persone che per la prima volta si approcciano al mondo del TATTOO o che si sono sempre tatuati in modo intuitivo senza mai approfondire tecnica o stile del tatuaggio. Di qui la mia decisione di passare in rassegna alcuni stili tra i più diffusi e praticati per fornire a chi è digiuno alcune linee guida, non esaustive né eccessivamente tecniche, tali da potere essere approfondite secondo la sensibilità di ciascuno. Mi scuso se talvolta semplificherò alcuni argomenti o ne ometterò altri, ma il mio non si propone di essere un manuale esaustivo quanto un primo approccio conoscitivo. Gli stili nel tatuaggio sono riconoscibili per temi, soggetti ed esecuzione. Esistono anche molte contaminazioni tra stili e linguaggi fuori dalle righe ma qui ci occuperemo di quegli stili che possiamo tracciare con sufficiente chiarezza. Il Traditional (Old school, tradizionale o American style) “Vorrei tatuarmi una rondinella traditional”. Come riconosciamo un tatuaggio traditional? Un tatuaggio traditional si caratterizza in primo luogo per la semplicità delle forme del disegno e del soggetto. I disegni sono molto semplici da sembrare talvolta infantili, la rondine traditional non è realistica ovvero non tenta di riprodurre fedelmente l’immagine della rondine come in una fotografia ma è al contrario estremamente stilizzata. Le forme grafiche del soggetto traditional sono facilmente riconoscibili, sono pulite ed efficaci senza troppi dettagli. L’estrema semplicità è l’identità del tatuaggio traditional, la sua forza, che ha permesso a questo stile di durare nel tempo. Il tatuaggio è indubbiamente un messaggio che noi portiamo impresso sulla nostra pelle e nel traditional molto più che in altri stili tale messaggio è chiaro e ben definito, senza troppi fronzoli o digressioni. Partiamo dalla nascita di questo stile. Il tatuaggio tradizionale americano nasce contestualmente all’invenzione da parte di O’Reilly della macchinetta elettrica da tatuaggio. L’inventore parte dal meccanismo della macchina da cucire e realizza una macchinetta per tatuare la pelle. Tra i primi artisti che praticano lo stile traditional possiamo nominare Don Ed Hardy, Mike “Rollo” Malone, Dan Higgs, Chris Conn, Theo Mindell, Mike Pike, Civ, Bert Krak, Tim Lehi, Scott Sylvia, Jeff Rassier, Gus Wagner, Paul Rogers “Brooklyn” Joe Lieber, Bert Grimm, Owen Jensen. Un’icona del traditional è sicuramente Norman Keith “Sailor Jerry” Collins (1911-1973). Il suo lavoro si colloca tra la seconda guerra mondiale e la guerra del Vietnam tra Chicago e Honolulu. In particolare sono famose le sue donnine stilizzate, pinup dalle forme procaci. La sua ricerca nel campo del tatuaggio ha introdotto nuovi sviluppi sia nelle tecniche di esecuzione che nella produzione di pigmenti per tatuare. Collins è sicuramente uno sperimentatore, sia nelle tecniche che nei linguaggi, è il primo occidentale a studiare lo stile giapponese.

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TEMI Dai flashes (disegni guida per il tatuaggio) tradizionale possiamo identificare alcuni temi caratteristici di questo stile. Alcuni temi tra i più diffusi sono viaggi, fede, amori e dolori, patriottismo, vittorie e sconfitte, e tra i soggetti più comuni rose, rondinelle, pantere, pugnali, cuori, fiori, sirene, teschi, serpenti, aquile, draghi, donne, simboli religiosi o nautici. TECNICA Lo stile è caratterizzato da linee solide, ben definite, da colori saturi e da forti sfumature di base nere, i colori sono pochi e contrastanti. Viene spesso usata una tecnica di sfumatrua detta “grattata”, realizzata con decisi colpi di ago, con aghi flat o magnum che definisce una sfumatura decisa in cui si leggono le singole tracce di ogni ago presente nel gruppo. I colori tipici del Traditional sono il rosso, il giallo, il verde e il blu. Questo perché in origine i colori da tatuaggio erano pochi e difficili da produrre. Oggi lo stile tradizionale conserva questa caratteristica cromatica, utilizzando tutt’oggi una ristretta gamma di colori. La linea del traditional puo essere sottile o molto spessa quasi a precorre il naturale allargamento della linea sottile nel tempo. Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento. “Flash from the past, Classic American Tattoo Design 1890-1965”, Paul Rogers Tattoo Research Center – Hardy Marks Publications. Contents

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PSYCO-PALEO Incontro Otzi nel limbo di una paralisi notturna. Mi si presenta in camera da letto nella semi oscurità e sono costretta a fissarlo perché sono rigida e atrofizzata come uno spastico: barbuto, a petto nudo, con i pantaloni di pellaccia stracciati sul culo. Mi gelo d’orrore ma tento un approccio spavaldo: e chi cazzo sei scusa? Ovviamente non posso parlare, ma tanto fa uguale perché, in stato allucinatorio, funziona a casaccio. E quello risponde: sono Otzi l’uomo del Similaun. OERRE: CHIIII?! OTZI: un tirolese del 3300 OERRE: a. E infatti mi parevi poco aggiornato in fatto d’outfit OTZI: attenta cara: nessuno avrebbe scommesso sulla paleodieta eppure... OERRE: hai intenzione di lanciare la moda dell’Età del Rame e produrre una linea in pelle con ancora i brandelli delle bestie attaccati? Che schifo OTZI: per me significa un ritorno alle origini, a materiali organici, completamente biodegradabili... se usiamo i cani domestici la filiera sarà cortissima e, saltando il passaggio della concia delle pelli, anche ecologica al massimo. OERRE: che orrore! Ma perché di tutti quelli che potevano sopravvivere nei secoli sei così longevo proprio tu? OTZI: ma mia cara, il cattivo gusto è inestinguibile, anche perché altrimenti di cosa scrivereste voialtri? OERRE: in effetti devo ammettere che è un bel colpo che al posto di Steve Jobs mi stai ammorbando tu: lui non ha nemmeno un tribalino, mentre tu hai il primato come primo sapiens tatuato nella storia dell’uomo! Dimmi qualcosa sui tatuaggi del Calcolitico che almeno ho qualcosa d’interessante per lo STIGMA OTZI: li ho fatti cinquemila anni fa e oggi Brad Pitt ha la mia silhouette disegnata sull’avambraccio: sono il primo tatuato e sono diventato un’icona io stesso. È una soddisfazione grandissima: oggi chiunque abbia un tatuaggio, anche quelli che ignorano della mia esistenza, mi devono della gratitudine. Molti mi scrivono... OERRE: ti scrivono cosa? OTZI: non ne ho idea, non ho mai imparato a leggere e generalmente preferisco esprimermi a gesti. Oggi, per essere più moderno, ho imparato i gestacci e faccio un sacco ridere i ragazzini. OERRE: va beh... e la sfiga? Dicono che tutti gli scienziati, i medici e gli scrittori che si sono occupati di te crepano male e anzitempo. OTZI: certo! Io porto iella e lo rivendico con orgoglio: non avrei nemmeno più un secondo di vita privata se non ci fosse il dubbio che sono un menagramo In questo mi ha ispirato Amanda Lear, che ancora oggi non conferma e non smentisce della sua identità sessuale e continua ad essere intrigante OERRE: sei serio? OTZI: no: sono sono un delirio

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NOTE Paralisi notturna: leggetevi il wiki a questa pagina [https://it.wikipedia.org ] e sperate di non averla mai, se poi volete proprio avere caga, guardate il docu-film “The Nigthmere” [movieplayer.it/video/the-nightmare-trailer_24007/] e tenete presente che questo quadro orrorifico famosissimo rappresenta proprio la paralisi del sonno Se v’interessa la storia di Otzi per intero, dal 3000 dc ad oggi leggete qui: it.m.wikipedia. org/wiki/Mummia_del_Similaun. Potete vederlo in carne e ossa (letteralmente) nel Museo Archeologico dell’Alto Adige: http://www.archaeologiemuseum.it/it

Intervista di OERRE a Ötzi. Foto di Ivan Lattuada.


insta - porntattoo #porn #tattoo .....questa selezione di tatuaggi trovati su Instagram è vietata ai minori di 18 anni, abbiamo selezionato per voi tre bravissimi artisti grafic-blackworkers che hanno sperimentato sul tema del tatuaggio HOT. E ...se avete il coraggio....mandateci i vostri tatuaggi hot e vle ostre preferenze come messaggio PVT su ISTAGRAM #stigmazine @stigmazine.

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