Progetto per il Chicago Tribune di Adolf Loos

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Indice Introduzione................................................................................2 1. Concorso per il Chicago Tribune Tower........................................3 1.1 Il Concorso..........................................................................................................3 1.2 Il programma del Concorso................................................................................4 1.3 Progetti vincitori..................................................................................................6 2. Ordini architettonici..................................................................8 2.1 Gli ordini nell'antichitĂ ........................................................................................8 2.2 L'ordine dorico....................................................................................................9 2.3 La proporzione nell'ordine................................................................................11 2.4 Entasi del fusto della colonna............................................................................12 3 Adolf Loos e The Chicago Tribune Column..................................13 3.1 Adolf Loos.........................................................................................................13 3.2 Ornamento e Decoro........................................................................................14 3.3 Loos e Il concorso per il Chicago Tribune........................................................16 3.4 Confronto con le proporzioni classiche.............................................................19 3.5 Ricerca delle Fonti.............................................................................................20 4. Nuovi strumenti per la rappresentazione digitale utilizzati...........21 4.1 Autodesk Revit e modellazione parametrica.....................................................21 4.2 AR Media realtĂ aumentata applicata all'architettura......................................22 4.2.1 Modello tridimensionale..............................................................................23 4.2.2 Modello tridimensionale sezionato..............................................................24 5. Conclusioni.............................................................................25 6. Tavole....................................................................................26 7. Appendici...............................................................................36 8. Bibliografia.............................................................................47 9. Indice delle illustrazioni...........................................................48 1



1. Concorso per il Chicago Tribune Tower 1.1 Il Concorso L'annuncio del concorso per il Chicago Tribune venne divulgato il giorno 10 Giugno 1922. La data prevista per la consegna degli elaborati fu fissata il 1° Novembre dello stesso anno e venne dato un mese di grazia dalla giuria per i progetti che arrivavano da lontano, così il 1° Dicembre alla chiusura del concorso vennero ammessi in totale 204 progetti, altri 59 arrivarono dopo lo scadere del termine. “[...] There is no precedent for this great contest, which

has drawn upon the genius of the old world and the new. The competitive metod is adopted in case of public buildings with increasing frequency, but the new Tribune Building will be the first privately owned edifice the design for wich was awarded in a prize competition open to the world. There never has been such a contest and it is very duobtful that there ever will be another. [...]”2 (trad: Non ci sono precedenti per questo grande concorso, che ha attinto il genio nel vecchio mondo e nel nuovo. Il metodo concorsuale è adottato nel caso di edifici pubblici con sempre maggiore frequenza, ma il nuovo palazzo per il Tribune sarà il primo edificio privato che è stato assegnato al progetto per aver vinto il concorso a premi aperto a tutto il mondo. Fig. 1: Bando di concorso diffuso in Francia Non c'è mai stato un concorso così ed è molto difficile che c'è ne sarà mai un altro con la stessa valenza.) “[...] The Tribune's desire to erect the most beautiful and distinctive office building in the

world, we belive, is now certain fulfillment. [...]”3 (trad: Il desiderio del Tribune di erigere l'edificio più bello e caratteristico del mondo, crediamo, è ormai certo appagamento.) Il concorso ebbe un forte impatto sul mondo dell'architettura non solo durante la sua durata, ma anche successivamente, in quanto centocinquantacinque prospettive, tutte 36x66”, vennero selezionate tra i progetti partecipanti, ed esposte in tutto il paese. Come luogo per la prima esibizione fu scelto il dipartimento di Architettura dell'Università dell'Illinois: l'intento era di esporre le idee dei più grandi architetti di tutto il mondo. In seguito la mostra si spostò in moltissime altre Università e istituti. 2) S. Tigerman, Chicago Tribune Tower Competition & late entries, New York,Rizzoli,1980, p. 7 3) Ivi, p. 7

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“[...] The greatest architectural contest of history will results not only in archivement of what

The Tribune annunced as its desire, the most beautiful and distinctive office buildings; it will give Chicago an architectural gem of the first water and it will add permanently to the resources of the modern architect a mine of new ideas and suggestions. This was the hope of The Tribune and it has been fully realized. [...]”4 (trad: Il più grande concorso di architettura della storia risulterà non solo come conseguimento di ciò che il The Tribune aveva precedentemente annunciato come suo desiderio, realizzare l'edifico per uffici più bello e caratteristico; esso darà un gioiello architettonico della migliore qualità a Chicago e si inserirà in modo permanente tra le risorse di ogni architetto moderno come una miniera di nuove idee e suggerimenti. Questa era la speranza del The Tribune, risultato che è stato pienamente realizzato.) L'eco che sviluppò questo concorso fu ineguagliabile per l'epoca, le richieste di ammissione ad esso furono più 2000, e tutte le maggiori testate di architettura e ingegneria dell'epoca pubblicarono il bando. L'ammissione al concorso era legata all'attestazione della formazione, capacità ed esperienza, dimostrabili in maniera libera da ogni partecipante.

1.2 Il programma del Concorso Il Bando presentava 18 punti in cui indicava tutte le informazioni relative al concorso, le informazioni sulla giuria, quelle sul lotto, le tavole da presentare e l'importanza dell'anonimato dei concorrenti. La giuria era composta da 5 membri : Alfred Garner, Robert R. McCormick, Joseph M. Patterson, Edward S.Beck e Holmes Onderdonk e affiancata dall'architetto Mr. Howard L. Cheney. Il lotto è situato a Chicago, nel terreno di proprietà del Chicago Tribune posto all'incrocio fra Michigan Avenue e Austin Avenue, con dimensioni di 35,7 metri di larghezza e 46,4 metri di lunghezza. Nel bando si trova la pianta del lotto comprendente l'edificio preesistente The Tribune Plant eretto nel 1920, il prospetto da Austin Avenue ed un inquadramento a scala territoriale.

Fig. 2: Preesistenza a fianco l'area di progetto, The Tribune Plant (1920)

4) Ivi, p. 8

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Fig. 3: Pianta del lotto di progetto

Fig. 4: Prospetto della Preesistenza da Austin Avenue

Nel bando viene specificato che il progetto deve occupare totalmente l'area disponibile ed avere un altezza minima di 175 piedi e altezza massima di 400 piedi (circa 125metri), l'edificio non potrĂ superare i 260 piedi con un area superiore ai 3600 piedi quadrati. Nei piani piĂš bassi andranno collocati i vari dipartimenti del Chicago tribune mentre nei piani superiori andranno collocati spazi per uffici. Al punto 15 del bando si stabilivano le prescrizioni per gli elaborati grafici da presentare; fra questi l'obbligo di presentare i disegni in bianco e nero, le dimensioni previste per le tavole da consegnare, il metodo d'impaginazione e il divieto di riportare alcuna parola o descrizione.

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1.3 Progetti vincitori Il 3 Dicembre 1922 vennero annunciati i primi tre classificati, il primo premio al numero 69, il secondo al numero 187 e il terzo al numero 90, rispettivamente Hood & Howels, Eliel Saarinen e Holabird & Roche.

Fig. 5: Primo classificato Hood & Howels

Fig. 6: Secondo classificato Eliel Saarinen

Fig. 7: Terzo classificato Holabird & Roche

Hood & Howels vinsero il primo premio, il Tribune dedicò al loro progetto le più alte parole di riconoscimento, paragonandolo alle “[...] rocce di Gibilterra e nominando il lavoro di Hood & Howels pietra miliare nella storia dell'architettura americana. [...]” 5 Il progetto rappresenta l'espressione gotica del problema americano del grattacielo. Dalla posizione in cui si trova è visibile ovunque: gli architetti hanno sfruttato questa caratteristica proponendo un progetto molto audace, che unisce la bellezza nella forma con la forza, assolvendo appieno il compito affidato dal Chicago Tribune, in un modo che il giornale aveva neanche immaginato. Il Chicago Tribune fa risaltare, come tratto particolarmente geniale dell'idea, il fatto che, attraverso lo sfruttamento di tutto il terreno edificabile fino ad una altezza di 200 piedi, viene raggiunta l'impressione di una potente 5) A. Loos, The Chicago Tribune Column, in Zeitschrift des Oesterreichishen Ingegnieur und Architektenvereins,75,26 gennaio 1923,, p. 13

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torre gotica, che sopra la pianta quasi quadrata porta la sua imponente massa fino ad un'altezza di 400 piedi verso l'alto. Gli otto colossali contrafforti, nella conclusione a cappella, sono la coronazione di questo palazzo, che nel suo effetto porta ad esprimere il concetto della sfida e quello del baluardo protettivo; un pensiero particolarmente geniale sta nell'esaltazione che l'edificio ha dell'altezza, la cui sommità, rinvia allo stile architettonico della cattedrale. Libero da ornamenti eccessivi, la Tribune Tower unisce nella sua nobile forma dignità e maestosità con la semplice concezione della costruzione tendente al cielo. “Speriamo con il nostro progetto di aver creato un tutto, non una torre che è messa sopra un edificio, ma piuttosto un complesso unitario, un edificio che sia simbolo del Tribune. Non avevamo in mente per niente con il nostro progetto di esprimere qualche stile archeologico, ma volevamo piuttosto trovare una soluzione finale al problema del grattacielo americano con il suo profilo tendente alla certicalità e le sue divisioni orizzontali, alla quale diversi architetti nelle diverse città d'America si sono provati in condizioni spesso molto meno favorevoli. Volevamo con questo simbolo di Chicago unire nel nostro studio bellezza e forza, non però attraverso una forma non già esistente. Infine non deve rimanere taciuto, che ci ha condotto a scegliere un progetto con uno stile gotico e traforato il pensiero della possibilità di una illuminazione visibile da lontano dell'edificio di notte.”6 così parlano gli architetti del proprio progetto in un'intervista riportata dalla rivista austriaca Zeitschrift des Oesterreichischen Ingenieur

und Architektenvereins.

Fig. 8: Particolare del modello del progetto di Hood& Howells

6) Ivi, p. 14

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2. Ordini architettonici

2.1 Gli ordini nell'antichità Vista la conformazione del progetto di A. Loos, si è ritenuto opportuno approfondire gli ordini classici, per poter analizzare meglio le scelte progettuali e per confrontale con le proporzioni antiche. Il concetto di ordine nacque con la civiltà greca nel periodo che va dal VI al III secolo a.C., dal momento in cui si venne a creare l’esigenza di dare fondamento razionale all’architettura, determinando e misurando lo spazio attraverso l’uso di elementi codificati e ripetibili. Alla base della formalizzazione degli ordini c’era la ricerca dell’armonia e delle proporzioni delle parti, che si concretizzò con la scelta e la ripetizione di un modulo (generalmente il raggio di una colonna misurato all’altezza dell’entasi). Il modulo è l’unità di misura che si assume per fissare criteri di proporzionalità. La più antica codifica degli ordini architettonici a noi pervenuta è opera del romano Vitruvio che, nel suo trattato De architectura (I secolo a.C.), codificò cinque ordini architettonici, distinguendoli in tre principali (dorico, ionico e corinzio) e due secondari (composito e tuscanico). Il trattato, giunto fino a noi attraverso traduzioni medievali prive di illustrazioni, durante il Rinascimento venne studiato ed interpretato da numerosi trattatisti, i Fig. 9: I 5 ordini architettonici (Diderot, D’Alambert, quali a loro volta fornirono versioni L’Encyclopédie, Volume Architettura , Libritalia,2000) differenti basandosi sull’osservazione 8


delle rovine romane. In epoca medievale si assistette alla quasi totale dissoluzione della normativa architettonica classica, mentre durante il Rinascimento l’esigenza di un inquadramento razionalmente comprensibile dello spazio e delle superfici fece rinascere l’interesse per gli ordini architettonici. In particolare, nel Cinquecento la morfologia degli ordini classici venne ricostruita dai trattatisti e codificata in canoni che definirono i cinque ordini in base a rapporti dimensionali proporzionali al diametro di base della colonna. Il Neoclassicismo si espresse con il ritorno ad una rigorosa applicazione degli ordini classici, mentre durante l’Ottocento l’impiego degli ordini classici, pesantemente condizionato dagli insegnamenti accademici, finì per diventare un puro esercizio formale.

2.2 L'ordine dorico

“L'ordine dorico ebbe principio dai Dori, popoli greci che abitarono in Asia. Le colonne, se si faranno semplici senza pilastri, devono esser lunghe sette teste e mezza, ovvero otto. […] Negli antichi non si vede il piedistilo a quest'ordine sì bene nei moderni; […]” A.Palladio7

Fig. 10: Ordini dorici comparati (P. Chitham, Gli ordini classici in architettura, Hoepli, Milano, 2004)

7) A.Palladio, I quattro libri dell'architettura, Edizioni Studio Tesi , Roma,2008, p. 37

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L'ordine dorico è il primo e il più antico degli ordini architettonici greci, nacque nel Peloponneso e si diffuse nell'entroterra greco e nelle colonie greche in Italia. Differisce dal dorico romano per l'assenza del piedistallo, come si nota nella figura 10 che rappresenta l'ordine del Partenone. Il fusto presenta delle scanalature poco profonde unite a spigolo vivo che esprimono una spinta ascendente e accentuano l'effetto chiaroscuro. Esso è caratterizzato da un rigonfiamento a due terzi dell'altezza detto entasi, che serve a correggere l'illusione ottica del restringimento generata in una fila di colonne perfettamente tronco-coniche. La colonna poteva avere un'altezza da 4,5 a 6 volte il diametro della sua base. Il capitello dorico era formato dall'echino su cui poggiava l'abaco, che ha la forma di un parallelepipedo a base quadrata. Sopra il capitello si trova la trabeazione. Dal basso verso l'alto, in questo ordine essa è composta da: un'architrave liscio, su cui poggia il fregio, suddiviso alternativamente in metope, spazi rettangolari che potevano essere lisci, scolpiti o dipinti, e triglifi, rettangoli solcati verticalmente. Tra l'architrave e il fregio vi è un nastro detto tenia sul quale sono applicati degli elementi rettangolari, le regulae in corrispondenza dei triglifi. Il fregio dorico deve sempre iniziare con un triglifo. Al di sopra della trabeazione è presente la cornice che racchiude il timpano, uno spazio triangolare che andrà ad accogliere le decorazioni frontonali. Tra il fregio e la cornice vi è una decorazione continua a gocce, qui però cambia il nome da regulae a mutuli.

Fig. 11: Ordine dorico greco

Fig. 12: Ordini architettonici secondo Vignola

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2.3 La proporzione nell'ordine Le proporzioni degli ordini architettonici, in particolare quelle dell'ordine dorico, che approfondiremo, variano leggermente a seconda dei vari trattatisti (nella figura 13 troviamo le proporzioni analizzate da Vignola), ma le proporzioni di base sono comuni a tutti. Secondo Vignola 8, nota l’altezza totale di un ordine architettonico, il piedistallo dovrebbe essere un terzo dell’altezza della colonna e la trabeazione un quarto. Per ottenere queste dimensioni bisogna dividere l’altezza data NO in diciannove parti uguali, quattro delle quali sono destinate al piedistallo B, dodici alla colonna A e tre alla trabeazione C. Definita in tal modo l’altezza della colonna, è possibile ricavare la dimensione del suo raggio nell’entasi a seconda dell’ordine architettonico di appartenenza. Il diametro della colonna (doppio modulo) corrisponde a quello delle circonferenze ottenute suddividendo l’altezza della colonna in sette parti uguali (nell’esempio) nell’ordine tuscanico, in otto parti uguali nell’ordine dorico, in nove parti uguali nell’ordine ionico ed in dieci parti uguali negli ordini corinzio e composito, secondo una regola proporzionale consolidata. Le tre semicirconferenze P, Q , R, suddividono l’altezza del fusto in tre terzi; quello in basso è il terzo inferiore e posiziona l’entasi della colonna, i due in alto rappresentano rispettivamente il terzo medio ed il terzo superiore. Infine il sommoscapo (sezione superiore della Fig. 13: Proporzione negli ordini architettonici colonna) deve avere un diametro pari ai cinque sesti secondo Vignola dell’imoscapo (sezione inferiore della colonna). 8) J. Barozzi da Vignola, Regola delli cinque ordini d’architettura, Roma,1562

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2.4 Entasi del fusto della colonna L’entasi è il rigonfiamento del fusto della colonna. Generalmente si trova ad un terzo della sua altezza ed ha lo scopo di correggere l’errore ottico che porta a percepire da lontano un assottigliamento verso la metà della colonna. Esistono due differenti metodi grafici per ottenere due diversi tipi di entasi: il primo viene destinato a colonne tuscaniche e doriche, mentre il secondo viene impiegato per colonne ioniche, corinzie e composite, dal profilo più slanciato. Approfondiamo il primo caso (ordini dorico e tuscanico), in quanto utile per un confronto con la colonna di A. Loos, chiaramente dorica, ma non rispetta le proporzioni tradizionali. Il terzo inferiore del fusto resta rigorosamente cilindrico e la rastremazione (riduzione della sezione) inizia solo a partire da un terzo dell’altezza del fusto, non tramite due rette Fig. 14: Disegno dell'entasi convergenti verso le estremità del sommoscapo, ma mediante due curve, appena accennate, il cui filo è ottenuto secondo una particolare costruzione che prevede la proiezione del sommoscapo AA’ sul diametro BB’, la successiva suddivisione dei segmenti BC e C’B’ in un determinato numero di parti uguali e l’analoga suddivisione dell’altezza dei due rimanenti terzi (terzo medio e terzo superiore) del fusto in altrettante porzioni equivalenti. I punti di intersezione delle verticali alzate dai punti individuati sul diametro del fusto al terzo medio con le orizzontali mandate dai punti individuati sull’altezza dei due terzi superiori, congiunti insieme, danno il profilo del fusto.

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3 Adolf Loos e The Chicago Tribune Column

3.1 Adolf Loos Il ruolo che Adolf Loos occupa nella storia dell’architettura moderna non può che essere considerato rappresentativo e principale. Egli lavora parallelamente, ma allo stesso tempo in maniera distaccata, agli esponenti più importanti e significativi del movimento moderno: Walter Gropius, Le Corbusier, Mies van der Rohe, ed altri ancora, secondo i quali, l’opera architettonica di A. Loos non produrrebbe una rottura netta con gli stili tradizionali e lo storicismo dell’epoca. Il suo rapporto tra progresso e tradizione aveva, infatti, una visione più complessa che poteva creare incomprensioni o equivoci. Figlio di uno scultore, dal 1885 Loos studia alla Scuola di Arti e Mestieri di Reichenberg, quindi al Politecnico di Dresda. Nel 1892 si reca negli Stati Uniti, passando da Philadelphia a New York, a Chicago, dove per vivere fa i lavori più disparati. Nel 1896, dopo una breve permanenza a Londra, si stabilisce a Vienna. Diventa amico di alcuni dei protagonisti delle avanguardie artistiche europee. Il suo primo progetto risale al 1903: la ristrutturazione di Villa Karma situata a Montreux (Svizzera) e caratterizzata dall'estrema semplificazione delle superfici e dal rigoroso studio volumetrico. Interessante notare come già all'epoca l'architetto avesse incominciato a sperimentare la rielaborazione dell'ordine dorico (fig. 16), anche se con una rastremazione molto più evidente rispetto al progetto per il suddetto concorso. I lavori furono temporaneamente bloccati dalle forze dell'ordine a seguito delle proteste di alcuni

Fig. 15: Adolf Loos

Fig. 16: Particolare del colonnato di villa Karma

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cittadini per la bruttezza dell'edificio, ritenuto troppo spoglio; episodio che si ripeté nuovamente durante l'edificazione della Looshaus in Michaelerplatz (fig. 17), a Vienna. Nel 1910 l'architetto realizza la Villa Steiner e la casa sulla Michaelerplatz a Vienna. Nel 1912 disegna la Casa Scheu, anch'essa situata a Vienna, una delle prime a utilizzare una copertura piana a terrazza. Nella progettazione di queste case Loos inventa il Raumplan, una soluzione spaziale nella quale gli ambienti hanno altezze diverse a seconda della funzione e Fig. 17: Vista da Michaelerplatz della Looshaus l'incastro tra i vari volumi comporta quindi vari dislivelli. Le Corbusier riprenderà questa idea in alcune delle sue più celebri architetture. Nel 1922 Loos viene nominato dirigente dell'ufficio per i nuovi insediamenti periferici del Comune di Vienna, carica che manterrà per breve tempo, ma che lo porterà alla progettazione di alcune case popolari. Tale tema viene affrontato in un'ottica diversa rispetto a quella del Razionalismo: infatti le case progettate da Loos erano pensate in modo da essere autocostruibili e da poter risultare esse stesse fonte di contributo alla vita quotidiana dei propri abitanti (ad esempio con orti per la coltivazione delle verdure, ecc.). Nella storia dell’architettura è soprattutto ricordato come colui che definì per primo nel suo tempo l’ornamento come un crimine non solo nei confronti dell’architettura ma anche verso la società.

3.2 Ornamento e Decoro Nel 1908 pubblicava Ornament und Verbrechen (Ornamento e Delitto) un brevissimo saggio, inserito in Parole nel vuoto9, in cui approfondiva i temi della sua polemica con gli artisti della Secessione viennese, ed esponeva una sua teoria in cui si privilegiava l'utilità della produzione di oggetti di forma semplice e funzionale. Anche grazie a questo scritto, Loos verrà in seguito considerato uno dei fondatori del razionalismo europeo e, in genere, del gusto architettonico moderno. Bisogna considerare che l'argomento fondamentale di Loos contro l'utilizzo dell'ornamento si basava non solo sul dispendio di tempo e di materiale provocato dalla decorazione, e neanche su una 9) A. Loos, Ornamento e Delitto, in Parole nel vuoto,Adelphi Edizioni,1972, p. 217-228

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caratteristica puramente formale, ma rappresentava la sua risposta alla situazione artistica del suo tempo. “L'evoluzione della civiltà è sinonimo dell'eliminazione dell'ornamento dall'oggetto d'uso”10 Loos tratta anche il rapporto fra ornamento e durata dell'oggetto, un tema che lui analizza rispetto al prodotto. “[...] I cambiamenti nello stile ornamentale hanno per conseguenza una rapida svalutazione del prodotto. […] la forma di un oggetto resiste tanto a lungo, vale a dire che viene sopportata tanto a lungo, quanto dura fisicamente un oggetto. E cercherò di spiegarmi: un abito muterà più frequentemente forma che non una pelliccia. [...]” 11 Dall'elaborazione di questo saggio, l'architetto si chiederà allora come affrontare la decorazione, in quanto per le pratiche attuali l'ornamento era parte integrante della composizione, anche architettonica: elaborerà allora il concetto di decoro. Il decoro è stato sempre confuso con l’ornamento. I due termini, decorazione e ornamento, sono stati usati come sinonimi. Se cerchiamo di distinguerli, a partire dal loro grado di necessità, ci accorgiamo che attraverso il decoro gli elementi della costruzione assumono le loro forme rappresentative e che quindi è un principio necessario, mentre l’ornamento racconta una storia parallela al senso dell’edificio applicandosi alle sue forme in modo didascalico. Se riconduciamo il significato di decorazione alla sua origine più antica (vitruviana) di ricerca delle forme convenienti, risolviamo molte contraddizioni, come quella fra decorazione e forme semplici, e quindi il presunto e inspiegabile conflitto fra decorazione e architettura moderna. Le forme semplici dell’architettura moderna non risultano dalla soppressione della decorazione, semmai dalla soppressione dell’ornamento, ma sono forme in cui il principio della convenienza è portato alle massime conseguenze. Il punto di vista di Adolf Loos è chiaramente contro l’ornamento come contraffazione, ma attento alla definizione degli elementi attraverso la ricerca della loro forma appropriata. La sua definizione di architettura “Se in un bosco troviamo un tumulo lungo sei piedi e largo tre, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto un uomo. Questa è architettura” si fonda sul riconoscimento del senso di una forma elementare, il tumulo, e della sua destinazione. Il tumulo di Loos è privo di ornamenti, ma la sua forma si compie attraverso il principio del decoro. Non è solo un mucchio di terra, ma una forma rappresentativa della propria identità e destinazione.12 L'impossibilità di mutare il senso comune di percepire la realtà rappresenta la ragione per cui l'architettura è destinata a essere la più conservatrice tra le arti e, dunque, l'unica 10) Ivi, p. 218 11) Ivi, p. 224 12) Antonio Monestiroli, La metopa e il triglifo. Nove lezioni di architettura, Laterza, Roma-Bari, 2002, pp. 38-39

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strada possibile deve rifarsi allo "spirito classico", nel quale risiede la radice del comune sentire. Sono qui riconoscibili i tratti di una volontà tesa a prendere le distanze dalla soggettività dell'architetto inventore che vede, come obiettivo auspicabile, non la rivoluzione delle forme, bensì il riconoscimento di un'origine portatrice di un messaggio ancora attuale. Per questo motivo, il panorama di riferimento non è, per Loos, il mondo immediatamente circostante, dominato da mode ed esigenze mutevoli, ma il patrimonio offerto dalla tradizione antica. Si tratta di un tema ricorrente che ritorna, nel medesimo anno e con argomentazioni pressoché identiche, persino nella sua critica pubblica nei confronti di Josef Hoffmann: "Per me la tradizione è tutto, l'azione della libera fantasia per me si colloca su un piano secondario"13. Appare evidente il debito nei confronti del pensiero di Semper che trent'anni prima aveva sostenuto che "il genio creativo dei greci aveva un compito più nobile, un obiettivo più alto che l'invenzione di nuovi tipi e motivi dell'arte, che venivano loro dagli antichi e che per loro rimasero sacri" 14. Di fronte alla domanda di esprimere la propria visione sulle vecchie e nuove strade nell'arte di costruire, Loos risponde sostenendo che la forma è conseguenza, da un lato, del modo di produzione e, dall'altro, dell'aderenza alle radici più antiche della tradizione.

3.3 Loos e Il concorso per il Chicago Tribune “[...] Nel compiere tale progetto stava davanti agli occhi dell'autore la richiesta del programma: “erigere il più bello e distinto palazzo di uffici del mondo”: costruire un edificio, che visto in foto o nella realtà anche una sola volta, non potesse più essere dimenticato. Erigere un monumento che possa restare per sempre legato indissolubilmente con l'idea della città di Chicago, come la cupola di San Pietro con Roma e la Torre pendente con Pisa. […]”15 L'importanza dell'aspetto esterno del nuovo grattacielo, in fase di giudizio, era espressa a chiare lettere nel bando, tuttavia, per Loos, essa dovette costituire un vero e proprio punto di

Fig. 18: Schizzi del progetto in fase preliminare A. Loos

13) A. Loos, Ehi Wiener Architekt, in Dekorative Kunst, 1898,ripubblicato in Uber Architektur,1995, p. 26 14) Semper (1860) 1878, p. 206. 15) A. Loos, The Chicago Tribune Column, in Zeitschrift des Oesterreichishen Ingegnieur und Architektenvereins,75,26 gennaio 1923, p. 16

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partenza, piuttosto che una semplice motivazione. Se l'idea di una torre con base quadrilatera, rialzata su un basamento a gradoni, fu sviluppata nel corso degli studi preliminari a partire dalla forma più comune di grattacielo, nella soluzione definitiva la parte del fusto venne sostituita con una colonna di ordine dorico, raggiungendo un'altezza complessiva di circa 125m, sembrerà però più alto grazie all'effetto prospettico dell'abaco. Riguardo al limite dell'altezza massima prevista dal bando, A. Loos dirà: “[...] Nel caso in cui il limite di altezza dovesse essere ritirato, potrebbe essere installata in cima una statua raffigurante un tribuno della plebe romano seduto. […]”16 L'articolazione semplice della parte basamentale, con aperture ad intervalli regolari lungo i nove piani e i livelli dei due gradoni superiori, era interrotta soltanto nella metà inferiore della facciata, dove una coppia di colonne con trabeazione, anch'esse doriche, inquadrava l'atrio d'accesso. In modo simile a quanto Loos aveva già immaginato per la torre, la suddivisione orizzontale dei piani interessava anche l'enorme colonna: ciascuna delle ventotto scanalature era occupata da una fila di finestre, disposte da un estremità all'altra, che per aumentare l'effetto prospettico, diminuivano la loro larghezza proporzionalmente all'altezza, con una differenza fra il primo e l'ultimo piano di 15 cm. Il risultato provocava un'inconsueta geometria degli ambienti interni, distribuiti nell'area perimetrale del fusto, mentre il centro era occupato da un vano quadrato contenente i vani ascensori (fig. 17). Il fusto presenta un'evidente rastremazione

Fig. 19:Pianta tipo per la Chicago Tribune Tower

Fig. 20:Particolare del capitello in prospetto

Fig. 21: Particolare del basamento in prospetto

16) Ivi, p. 17

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verso l'alto, che differisce dall'entasi classica, in quanto, il primo terzo, che dovrebbe essere cilindrico, è leggermente rastremato, e nei due terzi restanti aumenta la rastremazione. In questa scelta progettuale si individua un ulteriore punto a favore della percezione prospettica, evidentemente ricercata in ogni sua possibile formalizzazione. La scelta di trasformare letteralmente una colonna dorica in un grattacielo viene spiegata dallo stesso Loos nella relazione di accompagnamento al progetto, pubblicata sul Zeitschrift des Oesterreichishen Ingegnieur

und Architektenvereins, il giornale ufficiale della Associazione austriaca degli ingegneri e degli architetti (ÖIAV). “[...] Progettare un edificio che unisca il giornale Chicago Tribune ad un immagine avente un carattere unico. Come raggiungere ora tale scopo? Costruire il più alto edificio al mondo, più alto del Woolworth Building? Il limite d'altezza posto a 400 piedi rendeva questa impresa impossibile. Ripetere l'espediente del “New York Herald” o del “Morgan Building”, più piccoli degli edifici circostanti? Una simile imitazione sarebbe impossibile relativamente al bando. Oppure scegliere nuove forme architettoniche senza tradizione, come fanno gli artisti edilizi tedeschi, francesi ed austriaci, che derivano dalla cubistica Berlino o dal Belgio del 1848? Ahimè tutte queste forme non tradizionali vengono velocemente sostituite da altre ed il possessore diventa presto cosciente, che la sua casa non è più moderna, poiché tali forme cambiano come cambiano i i cappelli delle donne. Non resterebbe quindi nient'altro se non il costruire il tipico grattacielo americano, i cui rappresentanti si potrebbero facilmente distinguere l'uno dall'altro dall'inizio di questo movimento. Ma già oggi viene difficile ai laici (ai non esperti) il riconoscere se il palazzo, di cui vede la foto, si trovi a San Francisco o a

Fig. 22: Prospetto da Michigan Avenue per la Chicago Tribune Tower

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Detroit. Scelsi quindi la colonna. Il motivo della colonna indipendente, libera ed enorme è dato dalla tradizione: la colonna traiana, era il motivo per la colonna di Napoleone in Place Vendome . Si spinsero subito contro questa idea pensieri architettonici ed estetici: è permesso costruire una colonna abitata? Su questo deve essere replicato che anche i più bei motivi dei grattacieli, contro i quali per queste ragioni mai furono opposti i pensieri, fuoriescono da monumenti non abitabili, come il classico esempio del monumento sepolcrale del re Mausolos per il Metropolitan Building ed il modello del campanile gotico per il Woolworth Building […]”17 Per quanto il rapporto tra la scelta progettuale e la destinazione d'uso prevista possa sembrare non giustificata Loos argomenta la sua tesi così: “[...] Immedesimarsi con una società giornalistica così strettamente, poiché io non sono solo architetto, ma anche scrittore e collaboratore di tutti le riviste d'arte moderne e ho lavorato nei miei giovani anni come giornalista (critico d'arte) a New York, so pienamente fino a che limite si possa andare dal punto di vista architettonico con un edificio per un giornale. Questo progetto è degno di un “Chicago Tribune”; per un piccolo giornale invece sarebbe un'esagerazione. [...]”18 L'edificio doveva essere collegato alla preesistenza tramite un fabbricato posto sul lato posteriore da realizzare in mattoni, come il Tribune Plant (per l'appunto la preesistenza), salvo la colonnata alla sommità con lo stesso materiale del grattacielo. A. Loos intendeva rivestire quest'ultimo completamente in marmo nero lucido e a detta sua “ […] Nessuna rappresentazione grafica è in grado di descrivere l'effetto di questa colonna. I lati lisci e lucidi del cubo e i solchi della colonna potrebbero sopraffare l'ammiratore. Verrebbe data una sorpresa, una sensazione anche nei nostri tempi moderni e altezzosi. […]”19

3.4 Confronto con le proporzioni classiche Con l'intenzione dell'architetto di riproporre il tema della colonna dorica greca, sorge spontaneo domandarsi come la figura di A. Loos, apertamente contro l'ornamento, possa rileggere gli ordini antichi, anche se chiaramente nel progetto presentato al concorso ci sono molti punti in contrasto con l'ordine classico. Il primo punto da affrontare è la presenza di un basamento che ricorda molto la 17) Ivi, p. 17 18) Ivi, p. 16 19) Ivi, p. 17

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funzione di piedistallo, non previsto dal dorico greco, ma neppure assimilabile, per le proporzioni, a quello romano, in quanto si presenta senza cimasa o zoccolo, ed ha un rapporto altezza/base squilibrato rispetto a qualsiasi ordine, che solitamente si aggira sui 2/2,5, mentre questo ha un rapporto di 1,4, cioè molto tozzo. L'altezza del fusto è un altro aspetto da analizzare. L'ordine dorico definisce l'altezza della colonna a 7 o 8 moduli (misurati all'entasi) a seconda del trattatista (Fig. 10), mentre la colonna del progetto misura 3 moduli e ¾ (modulo misurato non al primo terzo della colonna, ma all'imoscapo, in quanto la rastremazione inizia già dalla base), anche questa molto tozza rispetto alle proporzioni. Nell'ipotesi in cui non fossero stati fissati dal bando limiti d'altezza, mantenendo le proporzioni classiche ed utilizzando lo stesso diametro all'imoscapo, l'altezza totale dell'edificio sarebbe stata di oltre 200 metri.

3.5 Ricerca delle Fonti La ricerca delle fonti in questa tesi, ha svolto un ruolo molto importante, sopratutto per la difficoltà nel reperire materiale grafico. Infatti, dopo innumerevoli richieste in varie biblioteche, musei e associazioni, gli unici documenti rinvenuti sono il prospetto frontale, una pianta tipo del fusto e chiaramente la prospettiva molto famosa e altrettanto diffusa, la quale forniva comunque la maggior parte delle informazioni. Il prospetto laterale e la pianta del piano terra non si trovano in nessuna pubblicazione o catalogo di musei. Questo svantaggio iniziale ha avuto un riscontro inaspettato: la ricerca, infatti, anche se non ha individuato tutti i materiali grafici, che nel 1922 sono stati presentati al concorso, ha rinvenuto molti documenti che hanno permesso di capire al meglio l'idea dell'architetto, e hanno coperto di gran lunga la mancanza dei suddetti elaborati. Inoltre, questa iniziale mancanza di informazioni ha portato ad approfondire a fondo l'edificio e a ripercorrere le scelte progettuali ritrovando le matrici che hanno portato l'architetto alla realizzazione del progetto. La ricerca delle informazioni si è svolta per lo più in maniera telematica, scelta obbligata, data la limitatezza di materiali riguardanti l'architetto nella nostra zona, e si è indirizzata verso le biblioteche delle Università di Architettura in Austria, Germania e Repubblica Ceca, ai musei che tra i loro archivi conservano materiale grafici dell'epoca, a 3 riviste di Architettura Austriache e Tedesche operanti già ai primi '900 e direttamente al Chicago Tribune.

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4. Nuovi strumenti per la rappresentazione digitale utilizzati

4.1 Autodesk Revit e modellazione parametrica Il lavoro di ricostruzione digitale è stato effettuato grazie all'utilizzo del software CAD e BIM Autodesk Revit, che ha permesso di poter lavorare sfruttando al massimo la parametrizzazione dei vari elementi velocizzando la modellazione e perfezionandola. Il programma consente di inserire elementi tridimensionali con caratteristiche modificabili successivamente, come ad esempio la stratigrafia dei muri o la dimensione degli infissi: questo processo parametrico viene apprezzato sopratutto in edifici grandi e complessi come il progetto di Loos. L'elemento più interessante su cui soffermarsi è sicuramente la parte del fusto, elemento rastremato, che fornisce indubbiamente molti spunti sulle potenzialità del programma. Di seguito tre esempi: 1. Realizzazione della muratura e posizionamento infissi: Il primo passo è stato ricreare un solido di riferimento tridimensionale con le fattezze del progetto; dalle facce del solido si ricava direttamente l'elemento con le caratteristiche della muratura, avente materiale specifico e spessore voluto. Sono state poi collocate le finestre di un piano e, copiandole in altezza, il programma automaticamente forava il muro, adattava la posizione mantenendo la l'asse, nonostante il muro fosse rastremato, questo procedimento, che con altri software avrebbe richiesto molto più tempo e a maggior probabilità di imprecisione, viene svolto automaticamente dal programma immettendo specifici comandi. 2. Realizzazione dei piani divisori interni al fusto: Metodo simile si è applicato per la realizzazione dei piani interni, difatti utilizzando il solido di riferimento si sceglie un interpiano e automaticamente inserisce dei solai, anche se nel nostro caso avevano tutti perimetri differenti, con caratteristiche scelte e successivamente modificabili. 3. Realizzazione delle suddivisioni dei vari piani interni al fusto: Disegnando i muri divisori di un singolo piano, abbiamo la possibilità di “associarli” ai muri perimetrali, ossia spostando il muro essi si modificano automaticamente seguendolo, questa proprietà si trasmette ad un eventuale copia di questo elemento, così, con un comando copiamo i muri per i livelli che selezioniamo e, questi si adatteranno alla nuova intersezione con il muro esterno perimetrale. 21


Un altra importante potenzialità del programma risiede nel fornire piante, sezioni, prospetti, spaccati assonometrici e viste del modello costantemente aggiornate ad ogni modifica, dando così al disegnatore o al progettista la possibilità di controllo incrociato in ogni momento e di poter agire sul modello da molteplici punti d'osservazione. È interessante immaginare come l'architetto avrebbe fruito di questi nuovi mezzi, e sopratutto

4.2 AR Media realtà aumentata applicata all'architettura “Con il termine 'Realtà Aumentata' (Augmented Reality) ci si riferisce ad un insieme di tecnologie che consentono la fusione di reale e virtuale. Contrariamente a quanto avviene nel caso della Realtà Virtuale in cui l'utente è immerso in un mondo sintetico completamente ricostruito al computer, con il quale interagisce per mezzo di opportuni sensori ed effettori, nelle Applicazioni di Realtà Aumentata (Augmented Reality) sono i dati virtuali ad essere sovrapposti e integrati nel mondo reale, nello spazio fisico. Questa integrazione da vita di fatto a uno spettro infinito di applicazioni in diversissimi domini applicativi.”20 La Realtà Aumentata permette di visualizzare un oggetto tridimensionale riprendendo con una videocamera un “marker” (immagine prestampata associata all'oggetto) e di poter interagire semplicemente spostandolo fisicamente. Questo nuovo strumento di rappresentazione è destinato a rivoluzionare la concezione attuale della tridimensionalità digitale; se si pensa alla mera utilità del disegno digitale, quella cioè di rappresentare un idea, un concetto, e la sua evoluzione, dai primi software CAD bidimensionali, ai più evoluti programmi di modellazione parametrica, la posizione dell'utente finale è stata sempre di spettatore rispetto al processo. Considerando il caso in cui si presenti un progetto ad un committente, tendenzialmente profano di rappresentazione architettonica, con le comuni rappresentazioni grafiche, egli difficilmente comprenderà una pianta o ancor meno potrebbe fruire di un più chiaro modello tridimensionale, per cui occorrerebbe un minimo di dimestichezza con i software, ed è proprio in questo momento che la Realtà Aumentata potrebbe realmente stravolgere l'idea canonica di rappresentazione, l'utente finale potrebbe interagire semplicemente con il modello tridimensionale dell'edificio solamente ruotando la mano o avvicinandola.

20) InglobeTechnologies, 2013, Sistemi di Augmented Reality, disponibile su http://www.inglobetechnologies.com/it/realtaaumentata.php

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4.2.1 Modello tridimensionale

Fig. 23: Marker del Modello tridimensionale visibile tramite il software ARMedia sviluppato da Inglobe Technologies S.r.l.

Il modello è visualizzabile sia da PC che da smartphone installando ARMedia Player, per scaricare il file del modello basta semplicemente scattare una foto al QR Code all'interno del marker.

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4.2.2 Modello tridimensionale sezionato

Fig. 24: Marker del Modello tridimensionale sezionato visibile tramite il software ARMedia sviluppato da Inglobe Technologies S.r.l.

Il modello è visualizzabile sia da PC che da smartphone installando ARMedia Player, per scaricare il file del modello basta semplicemente scattare una foto al QR Code all'interno del marker.

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5. Conclusioni Risulta chiaro come le proporzioni proprie dell'ordine dorico greco non vengano rispettate. La motivazione ricade in prima battuta sul bando di concorso che pretendeva un'altezza minima di 175 piedi per tutta la superficie del lotto: ritroviamo, infatti, questa misura nell'altezza del basamento. A. Loos ha quindi utilizzato l'altezza maggiore consentitagli dai vincoli, 225 piedi, per inserire la sua colonna dorica e, per evitare un brusco cambiamento di sezione all'imoscapo, ha pensato di progettare la parte finale del basamento a gradoni, aumentando così la visibilità della colonna anche dal basso. La scelta di una colonna così tozza è sicuramente condizionata anche questa dal bando, in quanto risultava necessario predisporre spazi per uffici, e con l'altezza disponibile l'imoscapo avrebbe dovuto misurare dieci metri invece di venti per rientrare nelle proporzioni. Nonostante le differenze proporzionali, che dall'analisi risulta non una scelta progettuale, bensì una necessità dovuta ai limiti del concorso. Si può quindi concludere che il progetto è perfettamente il linea con la volontà di A. Loos di costruire un edificio, che visto in foto o nella realtà anche una sola volta, non potesse più essere dimenticato, risultato che l'architetto ha raggiunto indiscutibilmente. “[...] Le grandi colonne sono state finora costruite solo in stile romano, mai in quello greco. Questo pensiero era rimasto fino ad ora implicito, ed è venuto ora ad esplicita espressione. La grande colonna dorica greca verrà costruita. Se non a Chicago in un'altra città. Se non per il “Chicago Tribune” per qualcun altro. Se non da me da qualche altro architetto. ”21

21) Ivi, p. 17

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6. Tavole

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Ringraziamenti La fine di questa tesi segna la fine di un percorso, che mi ha fatto crescere come persona e mi ha fornito un bagaglio di esperienze e conoscenze, come mai avrei immaginato tre anni fa quando arrivai in quest'Università. Ringrazio innanzitutto il mio relatore, Arch. Prof. Alberto Sdegno, per la sua costante presenza e disponibilità, per tutti i consigli e i suggerimenti forniti, ma sopratutto, per la passione verso la materia che mi ha trasmesso in questi mesi. Ringrazio poi il mio correlatore, Arch. Prof. Denis Mior, per tutti gli spunti e gli stimoli che mi ha fornito e per avermi proposto la sperimentazione di nuove tecniche di rappresentazione. Ringrazio anche la mia famiglia per essermi stata sempre vicina nelle scelte e per aver sempre creduto in me e nel mio studio. Un sentito ringraziamento va a Federico per avermi tradotto dal tedesco il testo in appendice. Ringrazio gli amici per la loro costante presenza, e mi scuso se negli ultimi tempi non ho potuto sopperire ai miei doveri, ma stiate certi, recupererò. In ultimo, vorrei ringraziare la persona che più ha aiutato a redigere questo lavoro dandomi la forza per arrivare qui oggi, grazie Claudia di essere così speciale.

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7. Appendici

Appendice 1: A. Loos, The Chicago Tribune Column, in Zeitschrift des Oesterreichishen Ingegnieur und Architektenvereins,75,26 gennaio 1923, p. 13-17

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Di seguito la traduzione del articolo allegato:

Il concorso nazionale per il nuovo Palazzo della rivista Chicago Tribune. Nell'estate dello scorso anno sono apparse nei giornali continentali le prime notizie del grande concorso internazionale, il quale è stato indetto da uno dei principali quotidiani americani, il chicago tribune, per la presentazione di progetti per il suo palazzo del giornale, il quale dovrebbe essere eretto per un costo di 7,000.000 di dollari all'incrocio tra il Boulevard North-Michigan e la Austin Avenue. Presto erano disponibili anche i per alcuni aspetti devianti documenti del concorso, secondo i quali al di fuori dei 10 migliori progetti scelti dalla giuria, altri 10 progetti devono essere inclusi, ai quali dieci ditte di architetti americani erano stati invitati (...provenienza dei progetti). La non abituale altezza dei premi istituiti, di 50.000, 20.000 e 10.000 dollari, che nella nostra moneta ammontano alla notevole somma di 3,5 e 1,4 Miliardi, o 700 Milioni di corone per il terzo premio, furono un non piccolo stimolo per gli architetti di tutto il mondo a prendere parte a questo progetto. D'altro canto ha certamente contribuito ad alzare in massa significante l'interesse per la società giornalistica che ha indetto il concorso. Non ci fu quindi da stupirsi, se già in Settembre dello scorso anno successe al giornale, che circa 800 architetti da tutte le nazioni avevano fatto richiesta di ammissione al concorso, come era previsto dalle disposizioni, il cui numero salì infine sopra i 2000. Alla giuria sono arrivati insieme non meno di 189 progetti per la perizia, nei quali erano rappresentati architetti di 22 nazioni. La “Baugilde”, l'organo federale degli architetti tedeschi e della associazione centrale degli architetti austriaci, ha pubblicato quasi interamente nelle sue edizioni del 6 e del 20 dicembre il regolamento del concorso, dimodochè a questo punto solo ad alcuni punti vale la pena rinviare, i quali erano particolarmente vistosi per il concorso. L'ammissione era legata a un particolare attestato riguardante formazione, capacità ed esperienza, che ogni partecipante poteva dimostrare in maniera libera; per i disegni da presentare, che nella loro interezza potevano essere presentati solo in bianco e nero e non potevano riportare alcuna parola o descrizione, fu prevista una sfilza di prescrizioni riguardo a misura, modo della rappresentazione, incorniciatura e impaginazione ecc. Come termine di presentazione fu fissato il 1 Novembre 1922, però per spedizioni oltremare fu stabilito un prolungamento consistente nel fatto che la spedizione avvenisse prima del termine. Le ulteriori disposizioni non lasciano alcun dubbio sul fatto che per la società giornalistica indicente il concorso, era da mettere in pratica non tanto la più opportuna idea riguardo alla pianta, quanto in primissima linea che con il progetto premiato era da ottenere un palazzo che mettesse in ombra tutti quelli che erano finora stati costruiti e che divenisse il più bello e prominente di Chicago. Come architetto di consulenza per l'attuazione del concorso il Chicago Tribune si assicurò Mr. Howard L. Cheney, il quale – e ciò deve essere qui espressamente 41


detto – si sforzò di rispondere alle infinite e provenienti a lui da tutto il mondo domande finalizzate al chiarimento delle in sé già molto estese disposizioni del concorso, e mandò le stesse attraverso circolari a tutti i partecipanti. La giuria fu costituita da 5 membri, e cioè un membro dell'American Institution of Architects e quattro della Tribune Building Corporation. Erano questi: (elenco di nomi). La corte premiante ha attuato i suoi estesi compiti molto velocemente, dimodochè già il numero del Chicago Tribune del 3 dicembre potesse far conoscere l'esito del concorso in tutto il mondo e potesse portare l'immagine del progetto il quale come uno dei più potenti lavori di costruzione americani avrebbe costruito la casa del Tribune. Come vincitore uscì dalla concorrenza John Mead Howells, un architetto di New York il cui progetto fu premiato con il primo premio (immagine in centro alla pagina). Il giornale dedicò a Howells parole del più alto riconoscimento; paragonò alla nuova “Tribune Tower” - così fu chiamata la torre gotica – le rocce di Gibilterra e nominò il lavoro di Howells come una pietra miliare nella storia dell'architettura americana. Il progetto rappresenta l'espressione gotica del problema americano del grattacielo; la circostanza che il grattacielo dalla sua posizione è visibile ovunque, ha dato l'opportunità a Howells di attingere a piene mani e di creare una sebbene audace anche orgogliosa e dominante impresa edilizia, che unisce bellezza nella forma con forza degna di ammirazione e significa una soluzione del compito dato dal Chicago Tribune, in modo che il giornale stesso meglio non potesse immaginare. Il Chicago Tribune fa spiccare come tratto particolarmente geniale dell'idea, il fatto che attraverso lo sfruttamento di tutto il terreno edificabile fino ad una altezza di 200 piedi ed il ritorno della pianta della torre solo in direzione della Austin Avenue tanto sopra il boulevard come anche da nord e sud viene raggiunta l'impressione di una potente torre gotica, che sopra la pianta quasi quadrata porta la sua potente massa fino ad un'altezza di 400 piedi verso l'alto. Gli otto colossali contrafforti, nella conclusione a mò di cappella, traforata e gotica della enorme torre, sono in ogni senso della parola la coronazione di questo capolavoro, che nel suo effetto porta ad espressione tanto il concetto della sfida come del baluardo protettivo; un pensiero particolarmente geniale sta in questo enorme progresso dell'edificio verso l'altezza, nel quale la conclusione, rinviante ad una cattedrale, sembra per così dire riappacificante. Libero da acconciamenti sovraccarichi, la Tribune Tower unisce nella sua nobile forma dignità e maestosità con graziosità nella concezione della costruzione tendente al cielo. La torre del Tribune innalza secondo l'opinione del Chicago Tribune la casa di questa grossa impresa giornalistica, dalla sfilza di piccoli stabilimenti, che dovrebbero servire solo a scopi di acquisto, a uno dei più belli edifici di tutta Chicago e insieme dare un nuovo stimolo per l'ulteriore abbellimento di questa città. John Mead Howells, figlio del famoso novellista americano William Dean Howells, il quale si unì all'architetto Raymond M. Hood, è diventato ormai secondo le disposizioni 42


del concorso anche architetto designato per la costruzione dell'edificio del Tribune. Conseguentemente sono abbozzati i pensieri principali , che hanno portato lui e il suo collega al progetto e che lui ha espresso in tali parole: “Il nostro progetto deve soprattutto essere l'espressione edilizia del “The Tribune”. Fino alla sua intera altezza il progetto è eseguito nell'angolo tra la Michigan Avenue e la Austin Avenue, in forma quasi quadrata, in modo che esso possa destare verso tutte le direzioni l'impressione del simbolo del Tribune; speriamo con il nostro progetto di aver creato un tutto, non una torre che è messa sopra un edificio, ma piuttosto un complesso unitario, un edificio che sia simbolo del Tribune. Cresce con i suoi otto pilastri nella sua conduzione lineare naturalmente verso l'alto, i suoi membri sono ricondotti insieme in altezza attraverso un parapetto aperto; l'attuazione prevede il miglior sfruttamento possibile della luce laterale nelle stanze degli uffici ed il panorama nell'Avenue da entrambi i lati. Non avevamo in mente per niente con il nostro progetto di esprimere qualche stile archeologico, ma volevamo piuttosto trovare una soluzione finale al problema del grattacielo americano con la sua alta, tendente e verticale linea e le sue divisioni orizzontali, alla quale diversi architetti nelle diverse città d'America si sono provati in condizioni spesso molto meno favorevoli. Volevamo con questo simbolo di Chicago unire nel nostro studio bellezza e forza, non però attraverso una forma non già esistente. Infine non deve rimanere taciuto, che ci ha condotto a scegliere un progetto con uno stile gotico e traforato il pensiero della possibilità di una illuminazione visibile da lontano dell'edificio di notte.” Howells, il quale si è fatto un nome già attraverso i suoi numerosi progetti di edifici per banche per New York, San Francisco e Leath, come attraverso la costruzione dell'Università in Columbia, ha oggi 54 anni. Questa torre sarà il suo primo lavoro a Chicago. [la traduzione salta pagina 3 dove vengono descritti altri progetti partecipanti] Come terzo portiamo nell'abbozzo 7 il progetto “The Chicago Tribune Column” di Adolf Loos, dal cui rapporto di spiegazione riportiamo testualmente: « Nel compiere tale progetto stava davanti agli occhi dell'autore la richiesta del programma: “erigere il più bello e distinto palazzo di uffici del mondo”: costruire un edificio, che visto in foto o nella realtà anche una sola volta, non potesse più essere dimenticato. Erigere un monumento che possa restare per sempre legato indissolubilmente con l'idea della città di Chicago, come la cupola di San Pietro con Roma e la Torre pendente con Pisa. Progettare una casa che unisca il giornale “Chicago Tribune” davanti a tutti gli intellettuali ad un immagine avente uno speciale carattere. Come raggiungere ora tale scopo? Costruire il più alto edificio al mondo, più alto del Woolworth Building? Il limite d'altezza posto a 400 piedi rendeva questa impresa impossibile. Ripetere l'espediente del “New York Herald” o del “Morgan Building”, più 43


piccoli degli edifici circostanti? Una simile imitazione sarebbe impossibile relativamente al bando. Oppure scegliere nuove forme architettoniche senza tradizione, come fanno gli artisti edilizi tedeschi, francesi ed austriaci, che derivano dalla cubistica Berlino o dal Belgio dell'anno 1848? Ahimè tutte queste forme non tradizionali vengono velocemente sostituite da altre ed il possessore diventa presto cosciente, che la sua casa non è più moderna, poiché tali forme cambiano come cambiano i cappelli delle donne. Non resterebbe quindi nient'altro se non il costruire il tipico grattacielo americano, i cui rappresentanti si potrebbero facilmente distinguere l'uno dall'altro dall'inizio di questo movimento. Ma già oggi viene difficile ai laici (ai non esperti) il riconoscere se il palazzo, di cui vede la foto, si trovi a San Francisco o a Detroit. L'autore scelse quindi per il suo progetto la colonna. Il motivo della colonna indipendente, libera ed enorme è dato dalla tradizione: la colonna traiana era il motivo per la colonna di Napoleone sopra Place Vendome (una piazza a Parigi). Si spinsero subito contro questa idea pensieri architettonici ed estetici: è permesso costruire una colonna abitata? Su questo deve però essere replicato che anche i più bei motivi dei grattacieli, contro i quali per queste ragioni mai furono opposti pensieri, fuoriescono da monumenti non abitabili, come provano nel classico esempio del monumento sepolcrale del re Mausolos per il Metropolitan Building ed il modello del campanile gotico per il Woolworth Building. Si può essere sicuri che mi sia costato molto tuttavia pubblicare questa idea; poiché ciò che agli altri architetti viene permesso senza problemi, a me non viene mai risparmiato il rimprovero, fatto con la durezza catonica grazie alla quale mi sono fatto un nome, di aver rinnegato i miei principi. In realtà però non li ho mai abbandonati e garantisco per il mio progetto pienamente. Immedesimarsi con una società giornalistica così strettamente, poiché io non sono solo architetto, ma anche scrittore e collaboratore di tutti le riviste d'arte moderne e ho lavorato nei miei giovani anni come giornalista (critico d'arte) a New York, so pienamente fino a che limite si possa andare dal punto di vista architettonico con un edificio per un giornale. Questo progetto è degno di un “Chicago Tribune”; per un piccolo giornale invece sarebbe un'esagerazione. La maggior parte delle opposizioni si dirigeranno, temo, contro la mancanza di decorazioni del mio progetto. I miei insegnamenti, che le decorazioni degli antichi presso di noi vengano espressi con materiali nobili, vengono qui a massima espressione: può essere utilizzato solo un materiale, e cioè granito nero e lucido. Nessuna rappresentazione grafica è in grado di descrivere l'effetto di questa colonna. I lati lisci e lucidi del cubo e i solchi della colonna potrebbero sopraffare l'ammiratore. Verrebbe data una sorpresa, una sensazione anche nei nostri tempi moderni e altezzosi. L'edificio non è più alto di quanto le disposizioni permettano, sembrerà però più alto grazie all'effetto prospettico dell'abaco. 44


Ho sperperato in quanto allo spazio; ogni monumentalità è possibile solo a costo dello spazio – grande atrio d'entrata e largo impianto di salita - ; il possessore vorrebbe tenere davanti agli occhi che la vera signorilità non si contraddistingue attraverso piccoli gesti, e piuttosto attraverso il contrario viene raggiunto l'effetto impressionante, come provano lo “New York Herald” ed il “Morgan Building”. La proiezione tra la base della colonna e l'edificio pianta dovrebbe essere di laterizio e terracotta, con eccezione del cornicione e della colonna, che devono essere dello stesso materiale dell'edificio principale. In questo modo sarà mostrato nel modo migliore che il nuovo edificio e l'impianto esistente si appartengono l'un l'altro. I giganti sopra la colonna dell'entrata hanno la solita funzione come nel Tempio di Giove di Agrigento e nella forma accovacciata nel Teatro di Dioniso ad Atene. Nel caso in cui il limite di altezza dovesse essere ritirato, potrebbe essere installata in cima una statua raffigurante un tribuno della plebe romano seduto. Le grandi colonne sono state finora costruite solo in stile romano, mai in quello greco. Questo pensiero era rimasto fino ad ora implicito, ed è venuto ora ad esplicita espressione. La grande colonna dorica greca verrà costruita. Se non a Chicago in un'altra città. Se non per il “Chicago Tribune” per qualcun altro. Se non da me da qualche altro architetto. »

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8. Bibliografia S. Tigerman, Chicago Tribune Tower Competition & late entries, Rizzoli , New York,1980 A. Loos, The Chicago Tribune Column, in Zeitschrift des Oesterreichishen Ingegnieur und Architektenvereins,75,26 gennaio 1923, p. 13-17 Diderot, D’Alambert, L’Encyclopédie, Volume Architettura , Libritalia,2000 A.Palladio, I quattro libri dell'architettura, Edizioni Studio Tesi , Roma,2008 R. Chitham, Gli ordini classici dell'architettura, Hoepli , Milano,2004 J. Barozzi da Vignola, Regola delli cinque ordini d’architettura, , Roma,1562 M. Biraghi, Storia dell'architettura contemporanea I, Piccola Biblioteca Enaudi , Torino,2008 A. Loos, Ornamento e Delitto, in Parole nel vuoto,Adelphi Edizioni,1972, p. 217-228 A. Monestrioli, La metopa e il triglifo. Nove lezioni di architettura, Laterza , Roma-Bari,2002 A. Loos, Ehi Wiener Architekt, in Dekorative Kunst, 1898,ripubblicato in Uber Architektur,1995, p. 26 B. Gravagnuolo, Adolf Loos, Idea Books , Milano,1995 R. Bosel e V. Zanchettin, Adolf Loos 1870-1933: Architettura. Utilità e Decoro, Electa , Roma,2007 P. Tournikiotis, Adolf Loos, Princeton Architectural Press , New York,2002 A. Sarnitz, Adolf Loos 1870 - 1933: Architect, Cultural Critic, Dandy. , Taschen , Köln,2003 B. Rukschio, Adolf Loos: Leben und Werk, Rezidenz Verlag , Salzburg,1987 F.W., Der Internationale Wettbewerb für den neuen Zeitungspalast der "Chicago Tribune, in Zeitschrift des oesterreichischen ingenieur und architektenvereins,75,04/03/1923, p. 1317

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9. Indice delle illustrazioni -Bando di concorso diffuso in Francia...............................................................................3 -Preesistenza a fianco l'area di progetto, The Tribune Plant (1920)...................................4 -Pianta del lotto di progetto...............................................................................................5 -Prospetto della Preesistenza da Austin Avenue.................................................................5 -Primo classificato Hood & Howels...................................................................................6 -Secondo classificato Eliel Saarinen..................................................................................6 -Terzo classificato Holabird & Roche................................................................................6 -Particolare del modello del progetto di Hood& Howells..................................................7 -I 5 ordini architettonici (Diderot, D’Alambert, L’EncyclopÊdie, Volume Architettura , Libritalia,2000)...............................................................................................................8 -Ordini dorici comparati (P. Chitham, Gli ordini classici in architettura, Hoepli, Milano, 2004).............................................................................................................................. 9 -Ordine dorico greco.......................................................................................................10 -Ordini architettonici secondo Vignola...........................................................................10 -Proporzione negli ordini architettonici secondo Vignola................................................11 -Disegno dell'entasi..........................................................................................................12 -Adolf Loos.....................................................................................................................13 -Particolare del colonnato di villa Karma........................................................................13 -Vista da Michaelerplatz della Looshaus........................................................................14 -Schizzi del progetto in fase preliminare A. Loos............................................................16 -Pianta tipo per la Chicago Tribune Tower.....................................................................17 -Particolare del capitello in prospetto..............................................................................17 -Particolare del basamento in prospetto..........................................................................17 -Prospetto da Michigan Avenue per la Chicago Tribune Tower....................................18 -Marker del Modello tridimensionale visibile tramite il software ARMedia sviluppato da Inglobe Technologies S.r.l............................................................................................23 -Marker del Modello tridimensionale sezionato visibile tramite il software ARMedia sviluppato da Inglobe Technologies S.r.l......................................................................24

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