Limòs

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Limòs o del racconto della fame, del cerchio e del ritorno


Limòs C'è nelle estreme contrade della Scizia un luogo gelato, una terra desolata, sterile, priva d'alberi e di messi. Abitano lì l'inerte Gelo, il Pallore, il Brivido e Limòs, la Fame digiuna. Ovidio, Metamorfosi, VIII, 777.

Le diciotto meno cinque. Un'inquietudine leggera risaliva dallo stomaco e accelerava appena il mio battito cardiaco, avvertendomi che era tempo di abbandonare la barriera corallina. Peccato, proprio adesso che mi ero

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totalmente assuefatto a quel silenzio azzurro e scintillante, con il pesce napoleone che boccheggiava placido a meno di un dito dalla mia maschera subacquea. Non l'avrebbero mai ammesso, ma i miei cinquanta amici ammiravano la sottile sensibilità che avevo nel presentire gli eventi. Per questo mi chiamavano Sex: per quella dote un po' sovrannaturale e molto femminile di cogliere la realtà oltre l'apparenza e che gli antichi chiamavano sesto senso. Ma ormai quasi nessuno ricordava più questo significato, a parte certi circoli intellettuali un po' snob. La stazione era perfettamente silenziosa, se non fosse per il sordo ronzio della lama d'aria che lavava le enormi vetrate oltre le quali splendeva l'Ara Pacis. Feci scivolare leggermente i polpastrelli della mano destra sullo specchio Gin1 della porta, che si aprì con un sibilo impercettibile, esattamente davanti alla poltrona che mi attendeva. Poco dopo, alle sei in punto, sul mio bracciale Bcs2 apparve quello che avevo già intuito qualche istante prima: “Treno in partenza per Venezia, arrivo previsto alle diciannove e quindici, si rilassi e buon viaggio. Mercoledì, 29 settembre 2085”. “Terrore: emozione istintiva propria del regno animale, determina il ritrarsi dell'individuo completamente in se stesso, riducendone la sensibilità nervosa nel tentativo di limitare il dolore dell'agonia imminente. Il terrore differisce dall'ansia, che è invece una reazione di grado inferiore, in cui la minaccia del dolore è bilanciata dall'attrazione verso 1

GIN. Acronimo di Genetic Identification Code. Codice universale di identificazione basato sul genoma individuale, utilizzato per attribuire l'identità a un individuo in tutte le sue relazioni sociali ed economiche, sia in presenza fisica della persona (c.d. standing), sia nelle interazioni online. Il GIN fu introdotto la prima volta...(estratto della voce “GIN”. Diderot Encyclopedia).

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BCS. Acronimo di Behavioural Control System. Sistema di controllo del comportamento, imposto in dotazione a ogni cittadino della federazione europea al compimento del quattordicesimo anno di età. Consiste nell'applicazione di un bracciale attraverso cui... (estratto della voce “Bcs”. Diderot Encyclopedia).

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un possibile piacere, che lascia il soggetto in uno stato di sospensione del giudizio rispetto alla scelta da compiere. Nell'antichità il terrore e l'ansia erano ritenuti propri di una sfera trascendente, definita genericamente psichica o spirituale, in omaggio al concetto primordiale di anima elaborato dai filosofi della Grecia classica. Nell'attuale modello standard della conoscenza naturale, entrambi gli stati sono classificati tra i fenomeni di interazione particellare, di classe biologica, determinati dall'azione di molecole complesse presenti nell'organismo vivente. Queste, nel loro insieme, si definiscono neurotrasmettitori”. La voce sul Diderot, la grande enciclopedia universale nata sulle ceneri dell'antica Wikipedia, era ancora quella un po' complessa che avevo scritto io, più di venti anni fa. Comunque, un conto è descrivere un esperimento mentale traducendo formule e dettando una definizione al Sound3, come ero abituato a fare nel mio ufficio al Dipartimento di chimica sociale. Altra storia era sottopormi alla verifica sperimentale, direttamente sul mio organismo biologico, quella sì che era stata una scarica pazzesca! L'impatto era stato così forte che dopo l'esperimento mi ero fatto iniettare una dose di endorfine dieci volte superiore ai limiti consentiti dal regolamento sul controllo comportamentale. Era stato un privilegio assoluto, consentito solo ai membri del consiglio direttivo all'Autorità per l'equilibrio sociale, nella quale ero entrato a ventitre anni, appena terminato il Ph.D all'Università di New Delhi. Un'esperienza che avrebbe fatto morire 3

SOUND. Acronimo di Speech & Optic UNderstanding Device. Dispositivo di riconoscimento e comprensione ottico-vocale computerizzato, fondato sull'integrazione tra sistemi di apprendimento automatico e sensori per l'interazione della macchina con il mondo esterno, a partire dalle antiche tecnologie CCD e OCR. Il Sound è ormai presente su larga scale nella maggior parte dei dispositivi elettronici in commercio, compresi quasi tutti gli elettrodomestici e i mezzi di trasporto classificati 5.0. L'applicazione generalizzata dei sistemi Sound ha costituito una vera rivoluzione nell'interazione uomo-macchina, paragonabile per impatto sociale, economico e culturale soltanto all'avvento di internet a cavallo del nuovo millennio... (estratto della voce “SOUND”. Diderot Encyclopedia).

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d'invidia perfino i gestori dei più raffinati coffee shop di Tijuana, se solo avessi potuto raccontarla in giro. Poco male: era stato comunque un istante di piacere assoluto, che ovviamente seguiva a interminabili momenti di autentica disperazione. Mi era sembrato di cumulare in tre minuti di totale estasi quelle meravigliose frazioni di secondo che seguono tutti i rapporti sessuali che un individuo mediamente dotato avrebbe potuto sostenere nell'intera sua vita adulta, ma forse il paragone è sbagliato. Comunque, fu un'overdose al contrario, utile a convincermi che stavo operando nel giusto. Ero preparato, ma la vista che mi si presentò davanti agli occhi all'arrivo del treno era comunque spettacolare. Non certo per Venezia, che restava comunque uno dei pochi luoghi sulla terra a valere ancora il rischio di un viaggio di persona, con la sua enorme barriera Mose a contenere l'Adriatico fuori dalla laguna, quindici metri sopra il livello della città. No, la sorpresa vera era la presenza di una folla immensa, di almeno trecento persone strette davanti all'ingresso del Palazzo Ducale, che chiedevano con insistenza di essere ricevute dal Ministro della Salute della Federazione per discutere di alcune voci non confermate apparse in rete nelle ultime ore. Non avevo mai visto un tale assembramento se non al simulatore e, se non avessi avuto in quel momento altre urgenti priorità, sarei sceso dal loggiato e mi sarei tuffato volentieri in piazza, nella mia prima vera esperienza di panico sociale, dopo una vita di ricerca svolta sempre ai massimi livelli nei migliori laboratori del pianeta. «L'avevi immaginato così, Sexy?» «È un ottimo momento per la resa dei conti tra noi due, a quanto pare, Hermes.» Era seduto in uno degli scranni nella sala del Consiglio dei X, ma non quello del doge. Hermes Weber, ministro della salute dell'unione federale, apparteneva a quella specie rara di persone che vorresti avere sempre nel tuo

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salotto, per esibirla con orgoglio agli amici, come un impianto stereo per dischi di vinile, o uno specchio boemo in stile Secessione. Ogni dettaglio del suo aspetto era terribilmente eccentrico, ma talmente curato in ogni minimo particolare da rappresentare compiutamente tutto ciò che possiamo ancora definire eleganza. Più che i capelli brizzolati perfettamente in ordine, la pashmina di cashmere al collo o i jeans Levi Strauss “slim fit”, erano gli occhiali a farne davvero un personaggio. D'altronde, solo lui avrebbe potuto indossare un oggetto così retrò senza cadere nel ridicolo. «Ti hanno fatto passare dai Piombi, immagino.» «Sì. Un viaggio a ritroso piuttosto surreale.» «Già, dall'inferno delle prigioni, su per il Ponte dei Sospiri, poi ancora indietro fino alla sala del processo.» «Qual è il verdetto dunque, signor giudice?» «Credo che ci converrebbe infilare questa porta nascosta tra le poltrone e scomparire per sempre. Lo sapevi che è un passaggio segreto? Conduce alla sala dei tre capi.» «Non ne abbiamo già troppe di responsabilità? Siamo soltanto in due, dove una volta erano in dieci. Figuriamoci se dovessimo stare in una sala riservata ad appena tre persone.» «Hai ragione amico mio, pare che anche ai tempi della Serenissima i nobili veneziani non sgomitassero per sedersi qui dentro. D'altra parte, vigilare sulla sicurezza dello Stato non rende simpatici, in nessun secolo.» «Hai avuto altri aggiornamenti?» «Niente che sposti i termini della questione. Stiamo somministrando attivatori di GABA 4 in dosi cinque volte superiori allo standard, ormai da dodici ore.» «Quanto ci resta?» «Di questo passo, non più di due giorni. Stiamo 4

GABA. Acronimo di acido gamma-ammino-butirrico. Neurostrasmettitore rilasciato naturalmente da neuroni specializzati, definiti gaba-ergici: è il principale responsabile del rilassamento emotivo e muscolare. I suoi attivatori farmaceutici a livello dei recettori appartengono alla classe degli ansiolitici.

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parlando di nove miliardi di individui adulti, Sexy. Senza contare che i bracciali BCS, a questi livelli d'intensità, hanno un'autonomia massima di una settimana. Gli iniettori sottocutanei lavorano a pieno regime, con un rischio di avaria che sale fino allo 0,3%: una probabilità del tutto inaccettabile.» «Questo in condizioni normali. Dovrebbero essere tutti come noi due, per sopportare un simile stress da pericolo.» «Purtroppo è impossibile. Siamo appena in cinquanta su tutto il pianeta, autorizzati a non applicare i programmi automatici per i flussi di endorfine e acidi destinati al controllo sociale. Apparteniamo, in un certo senso, alla categoria delle bestie primitive.» «Sì, ma siamo bestie necessarie. Non avrei mai voluto che arrivasse il giorno in cui ci saremmo guardati negli occhi dicendoci che avevamo avuto ragione, facendo quella scelta in gioventù.» «L'eterno dilemma che lacera da sempre chi fa il nostro mestiere. Prepari per anni un piano di protezione civile, augurandoti ufficialmente di non doverlo mai eseguire, ma nel tuo intimo desideri con tutte le forze che accada qualcosa che lo faccia finalmente attivare, per vedere se funziona davvero.» «Qualcosa che ci faccia uscire dal limbo e dia un senso alla scelta di diventare scienziati, almeno per quelli come noi due. È questo che intendi Hermes?» «Più o meno. Ricordi la storia dell'uroboro?» «Come no, il mitico serpente che si morde la coda e si rigenera in eterno. Fosti proprio tu a sceglierlo come simbolo della nostra confraternita di goliardi, all'università. Eravamo una strana specie di clerici vaganti, alquanto bizzarri, che sembravano usciti dal Medioevo.» «Avevamo ben poco di clericale, però. Dovresti ricordare che a un certo punto qualcuno tentò addirittura di accusarci di nostalgie filonaziste.» «Beh, tu non facesti nulla per chiarire l'equivoco. Anzi,

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con tutti quei riferimenti a Zarathustra...» «Lo penso ancora. Avevano ragione i greci, tutto ciò che esiste in natura ci pare essere limitato, per quanto grande sia la sua estensione: il codice del genoma, il numero delle particelle subatomiche, la durata della vita, perfino l'età dell'universo. Tutto è limitato, tranne il tempo, che invece scorre all'infinito.» «Sì, lo so, la storia dell'eterno ritorno. Ci hai portati tu su questa strada, almeno all'inizio.» «È così, amico mio. Un mondo finito in un tempo infinito non può che generare, prima o poi, eventi identici a se stessi, per infinite volte. Nel continuo ripetersi di un mondo identico, siamo condannati a vivere un eterno presente.» «Parli così perché hai origini tedesche, Hermes. Se invece del tuo Nietzsche avessi chiamato in causa gli stoici, il danno di immagine per te sarebbe stato minore e la tua carriera politica più veloce e serena. Per me, invece, la spiegazione è molto più semplice.» «Già, la tua idea sul moto della Terra che spiegherebbe ogni cosa.» «Forse è meno poetica della tua, ma la mia teoria non tira in ballo né oltreuomini né altre stranezze del genere. Se la terra non ruotasse, sia su se stessa che intorno al sole, non avremmo il succedersi dei giorni e delle stagioni. Questo a me basta a spiegare tutto. Cosa c'è di più logico?» «Quello che dici può spiegare le nostre forme di vita, i ritmi di veglia e sonno, le mestruazioni e il ciclo di fertilità, il metabolismo di tutti gli esseri viventi. Non c'è dubbio che in un mondo che corresse in linea retta nello spazio, anziché ruotare, tutto sarebbe diverso. Ma questo basta per spiegare davvero tutto ciò che siamo?» «Ritengo di sì. Prendiamo la musica, ad esempio. Si tratta di una forma d'arte, un'espressione della creatività umana al massimo grado. Eppure, anch'essa si fonda su sequenze ritmiche, come i tempi e le battute. Dicono che la propensione dell'uomo verso la musica derivi dal

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battito cardiaco, ma quest'ultimo è legato alla nostra particolare forma di vita, che è basata appunto sui cicli, come quello della riproduzione. Quindi, ancora una volta, torniamo al moto terrestre. Anche Aristotele e Dante pensavano a una musica celeste. La stessa idea di iterazione, di ripetizione, forse non esisterebbe se la terra non ruotasse.» «Ora sei tu che fai il poeta. Piuttosto, hai parlato di riproduzione, la grande contraddizione del nostro tempo. Cos'altro è la generazione, se non il tentativo della natura di rappresentare la ciclicità dell'universo?» «Ma la riproduzione non è mai identica a se stessa, un figlio non è l'esatta copia biologica del genitore e poi c'è l'esperienza di una vita diversa. Forse, più che a un ciclo eterno, dovremmo pensare a una spirale, qualcosa che si ripete, ma ogni volta in una forma più grande, inglobando e facendo tesoro dell'esperienza passata.» «Se ci rifletti bene, questa è una accettabile definizione della Storia.» «Infatti. Ci pensavo oggi mentre facevo il bagno ai tropici, in stazione a Roma. Se metti insieme i due moti fondamentali, il moto rettilineo e il moto circolare, alla fine ottieni una spirale, come le galassie. Lo stesso uroboro, che ti è così caro, si dice che fosse anticamente una rappresentazione della via Lattea, la più grande spirale che vediamo nel cielo. Comunque hai ragione, noi uomini non siamo altro che un'enorme contraddizione.» «Sei arrivato al punto. Su un pianeta limitato come il nostro, Sexy, la riproduzione della specie necessita della morte dei predecessori, è tutto qui il punto. Invece gli uomini hanno impiegato gran parte del loro tempo e del loro ingegno nella direzione opposta, da una parte per cercare di sconfiggere le malattie e la morte, dall'altra per farsi inutilmente la guerra, il luogo dove i genitori seppelliscono i figli. Sono andati sempre e ostinatamente contro la loro stessa natura, fin da quando hanno iniziato a usare la ragione. Oggi possiamo dire che ci sono riusciti e, in un mondo senza più guerre e malattie, come in un

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antico paradosso, siamo forse arrivati alla fine della nostra specie, almeno per come l'abbiamo conosciuta finora.» «No, l'uomo non possiede alcuna ragione, Hermes. La ragione è una qualità propria della natura, cieca e brutale. La ragione è necessaria, la ragione non sbaglia mai, come le leggi della fisica. L'uomo è invece un essere antinaturale per eccellenza, perché in fondo è libero. Libero di sbagliare e di essere felice per questo.» «Cosa ci è rimasto di questa libertà e di questa felicità?» «Lo scopriremo presto. Per adesso, il simulatore di Caraibi della sala vip alla stazione ferroviaria di Roma è un surrogato molto efficace della felicità. Pensa che ho dialogato per un quarto d'ora con un pesce napoleone, boccheggiando.» «Come ti invidio. Ora però il tempo stringe, mettiamoci seriamente al lavoro. Ecco le autorizzazioni, partirai oggi stesso dal Marco Polo.» «Chi l'avrebbe detto, Hermes. Io e te che passiamo alla storia.» «Tu, forse. Per quanto mi riguarda, la Storia non esiste.» Una serata in un ristorante offline costava quanto un mese del mio stipendio, che era ben più che dignitoso. In Italia ne erano rimasti soltanto una decina e molti dei loro frequentatori erano nuovi ricchi che si sottoponevano volentieri al supplizio di restare due ore senza connessione, solo per poterlo raccontare agli amici. Qualcuno però sosteneva che dentro questi locali le schermature di rete non erano così sicure e in realtà si restava connessi a propria insaputa: le solite cose all'italiana. Per questo la sala schermata del Virgilio Cloud, presso la base Thule nella contea di Avannaa, in Groenlandia, restava secondo me il posto più chic ed esclusivo di tutto l'emisfero nord. Qui, in mezzo ai ghiacciai, aveva sede l'intera banca dati del pianeta Terra. Una copia perfettamente identica, sincronizzata con uno scarto temporale di pochi millisecondi, era collocata in

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Antartide. Jens Nielsen era uno dei cinquanta. Biologo, capo dipartimento e unico abitante di Thule, mi attendeva ai piedi della scaletta dell'aereo, sulla pista semi ghiacciata in mezzo a terribili raffiche di vento, avvolto nel suo giaccone inuit. In lontananza si intravedevano le luci rosse di segnalazione delle grandi torri di trasmissione radio. «Ben arrivato, prof. Salina. So che è stato un viaggio difficile.» «Cinque ore d'aereo non sono uno scherzo neppure per me, che sono comunque abituato a circolare di persona, dott. Nielsen. Ancora di più se considera che ero l'unico passeggero e l'aereo era ovviamente senza pilota.» «Se vuole, l'attende una tazza di thé e una bistecca di renna.» «L'abbinamento è suggestivo, ma se è possibile preferirei gustarlo con biscotti e uvetta. Porti tutto in sala server, vorrei mettermi subito al lavoro.» L'ascensore impiegò cinque secondi per arrivare in fondo. La grande hall era un unico ambiente a forma di cono rovesciato, che sprofondava per dieci altissimi piani sotto la coltre dei ghiacci perenni. Il livello di temperatura e umidità all'interno erano perfettamente sotto controllo, impostati sui quattordici gradi centigradi. Le pareti a spirale erano completamente rivestite dai moduli di stoccaggio dati, i cui led gialli fissi del'alimentazione elettrica e le spie lampeggianti per le connessioni in corso creavano un enorme cielo stellato artificiale. «Impressionante, vero? Sono dieci anelli in tutto. I primi due lassù in alto contengono i dati finanziari, i conti correnti delle persone, le transazioni, i pagamenti, i debiti, i patrimoni mobiliari dei fondi pensione, il catasto immobiliare, l'anagrafe fiscale e così via. Insomma, tutta la ricchezza economica del pianeta e ogni suo singolo

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movimento è registrato lì dentro.» «Da quando non esistono più monete e banconote, è come dire che lassù c'è la riserva aurea di tutta la Terra.» «Molto di più. Qualsiasi cosa che abbia un valore misurabile è archiviato lì, compreso il suo ultimo estratto conto e il pagamento del caffè che ha preso al bar dell'aeroporto, prima di partire. Ma le cose più preziose stanno ovviamente negli anelli più profondi.» «Me li mostri, è sempre stato il mio sogno.» «Vede, la parte intermedia contiene in un solo anello tutta la Diderot, l'enciclopedia universale autorizzata dalla Federazione. Segue più in basso qualsiasi pubblicazione, report, articolo di giornale, voce scientifica. Insomma tutto ciò che può considerarsi informazione è archiviato qui, dalle scansioni digitali dei più antichi papiri egizi e delle tavole sumeriche, fino all'edizione del New York Times uscita cinque minuti fa, con gli ultimi lanci d'agenzia. Ovviamente, anche tutte le sue pubblicazioni sono contenute qui da qualche parte, dott. Salina. Fanno sei anelli in tutto: noi la chiamiamo Limos5.» «Divertente.» «Dice? Cosa la diverte in particolare?» «Limos è la fame, la mitica figlia di Eris. Mi sembra adatto come nome, per questo enorme apparato digerente di tutta l'erudizione umana. Un grande ventre cieco e mai sazio. A proposito, dov'è l'Indice?» «Mi aspettavo questa domanda. L'ottavo anello è il Catalogo. Contiene tutte le elaborazioni statistiche, i dati pubblici, gli indicatori demografici, economici, climatici, sociali, epidemiologici, storiografici e, chiaramente, il motore di ricerca di Limos. Potremmo definirlo il cerchio del sapere culturale, quello che dà un senso e cerca di attribuire un ordine alla enorme massa di informazioni che lo sovrasta. La bussola che ci consente di orientarci in essa.» 5 LIMOS: Long Storehouse.

term

Information

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&

Memory

Optimization


«Impressionante vederlo dal vivo. Anche se a mio parere la cultura è un'altra cosa.» «Mi stupisce. Leggendo quello che scrive, immaginavo che lei intendesse per cultura qualcosa che non ha a che fare con l'accumulazione delle conoscenze, ma con l'uso critico, logico e razionale delle stesse. In questo senso, l'Indice dovrebbe coincidere esattamente con la sua idea di cultura, il cosmo che interviene sul caos.» «Al contrario. Sostengo da tempo che un uso veramente critico della conoscenza sia tutt'altro che logico e razionale. È piuttosto un uso libero, intelligente, intuitivo e, paradossalmente, esposto all'errore. La somma di questi errori è secondo me la cultura che, quindi, determina la Storia. Un mondo perfettamente razionale sarebbe privo di storia e quindi anche di cultura.» «Dott. Salina, non sono certo io a doverle ricordare che è stato ampiamente dimostrato come la libertà, i sentimenti, l'intuizione e tutto ciò che possiamo considerare irrazionale, errori compresi, siano soltanto particolari modalità con le quali si generano le sinapsi all'interno del cervello umano. Similmente al ragionamento logico, esse hanno origine nella biochimica e, in ultima istanza, nella fisica delle particelle elementari e delle interazioni fondamentali dell'universo, al pari della gravità o del magnetismo. Tra questi fenomeni vi sono soltanto differenze di quantità, ma non di qualità: frequenze diverse con cui vibrano le stringhe che compongono il cuore della materia, all'interno dei nuclei atomici. La teoria del tutto.» «Certo, prof. Nielsen. Conosco bene questa teoria dell'illusione. Si ritiene che sentimenti e i comportamenti emotivi vengano utilizzati soltanto perché, alla pari delle leggi di Newton per la meccanica, spiegano con una buona approssimazione alcuni fenomeni sociali

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macroscopici e particolarmente potenti come l'amore, il potere, il desiderio, il narcisismo, l'invidia. Sono soltanto utili mediatori, ma non pretendono di rappresentare l'essenza della realtà. Un'illusione, appunto, su cui mi permetto di dissentire, ma non è questo né il tempo né il luogo per discuterne. Parliamo invece degli ultimi due anelli, qui in fondo: penso che sia questo il problema per il quale siamo qui.» «Evidentemente sì. Il nono anello contiene il social network. Tutti i profili individuali, certificati dal VICA 6, sono contenuti lì dentro. È molto più piccolo degli altri, perché contiene solo i dati personali e la cartella clinica aggiornata in tempo reale di ciascun individuo del pianeta.» «E i dati del wall? La bacheca virtuale e il diario delle persone dove sono conservati?» «Tutte le pubblicazioni individuali, le foto, i post, insomma la grande massa informe, fatta in gran parte dal rumore di fondo del ciarlare mondiale, sono archiviati un po' più sopra, dentro Limos.» «Avevo ragione, è davvero un grande ventre.» «Ormai ne occupa quasi il settanta per cento. Per questo si sta pensando già da alcuni anni di creare un Virgilio parallelo, riservato soltanto a questi dati, considerati informazioni socialmente irrilevanti.» «Una sorta di enorme discarica virtuale, che raccoglie le scorie di vita prodotte di continuo dall'umanità.» «Più o meno. Il vero problema sarà indicizzarla. Oggi non esiste alcuna struttura di intelligenza artificiale in grado di conferire un ordine globale a questi dati.» «Dovremmo richiamare in causa Thomas Kuhn e

6 VICA. Acronimo di Virtual Identity Certification Authority. Agenzia pubblica internazionale che certifica l'identità virtuale di ciascun individuo, associando al suo codice GIN il relativo certificato di nascita virtuale, noto in gergo come Avatar.

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pensare che la soluzione sia un cambio completo di paradigma. In fondo è questo che dovremo fare oggi, tra qualche istante. Veniamo dunque alle questioni che ci interessano: pare che il problema sia nato da un post partito da un profilo indiano di tipo frozen.» «È proprio questa la cosa più strana. A parte il modo in cui può essere venuto in possesso di informazioni tanto riservate, ci stiamo chiedendo come è possibile che un profilo congelato abbia potuto compiere un'azione tanto irrazionale. Come lei sa, tutti i profili di questo tipo sono governati direttamente da HAL7.» «E suppongo che HAL sia molto vicina a noi.» «Come potrà intuire, HAL è il decimo anello. Ce l'abbiamo proprio qui intorno: la più complessa e sofisticata cratura che un essere naturale abbia mai realizzato, per quanto ne sappiamo. L'orgoglio del genere umano, fatto a sua immagine e somiglianza, come si diceva un tempo. Una macchina così perfetta che è in grado di migliorarsi ed evolvere da sola, come gli uomini hanno fatto per decine di secoli.» «Il paragone è forte e non calza del tutto. Gli uomini sono un genere, composto da tanti individui che si sono alternati per centinaia di generazioni. Inoltre l'evoluzione umana, al pari di tutte le specie biologiche, avviene per selezione naturale, con una lunghissima serie di tentativi, prove ed errori.» Già, ancora gli errori, dott. Salina. Non sono molto d'accordo. Se ci pensa, le analogie qui superano le differenze. Anche HAL non è un individuo ma un genere, fatto di tante cellule logiche individuali, che interagiscono tra loro e appredono le une dalle altre. Inoltre, anche l'apprendimento di HAL si fonda su meccanismi iterativi, simili alle prove ed errori tipiche dell'evoluzione darwiniana alla quale lei allude. È così che il primo 7

HAL: Human Application Logic. Logica per le applicazioni umane. È la struttura di intelligenza artificiale al centro delle attività di elaborazione dati dell'UCC (Universal Cloud Computer), il processore universale che sovraintende a tutte le attività informatiche mondiali.

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computer dotato di intelligenza artificiale ha imparato a giocare a scacchi, alla fine dello scorso millennio. Attualmente, una cella logica che non risponde efficacemente alle interazioni con le altre viene automaticamente dismessa e riprogrammata da HAL. Il suo spazio viene ben presto assunto da nuove connessioni. Non è selezione naturale questa?» «Capisco e mi inquieta. Dovrei farmi somministrare endorfine. A proposito, chi è questo indiano?». «Il suo profilo non è più raggiungibile da una decina di giorni. HAL lo ha disattivato per ovvie ragioni di sicurezza.» «No, intendo dire: chi è di persona?» «Ah, lei sta chiedendo chi è il suo correlativo biologico. Non ha molta importanza, ma se le interessa, pare fosse un professore di sociologia, sganciato dal sistema circa venticinque anni fa.» «Andiamo, professor Nielsen. Non siamo forse in una sala schermata?» «Certamente, perché me lo chiede?» «Visto che nessuno ci sente, possiamo dire tranquillamente che quest'uomo è morto venticinque anni fa. Trovo l'espressione sganciato dal sistema disgustosamente burocratica.» «Non è del tutto esatto. Sa bene che dopo lo sganciamento biologico la personalità virtuale dell'individuo continua regolarmente a operare interagendo con i suoi contatti, quelli che un tempo si chiamavano amici e parenti, esattamente nello stesso modo di prima. Ciò fino allo sgancio definitivo di tutti coloro che hanno avuto la probabilità tecnica di conoscere di persona quel dato individuo. È una delle più grandi conquiste di civiltà di tutti i tempi e non possiamo ridurla a mera burocrazia, neanche indulgendo alla sua raffinata ironia.» «Con il piccolo particolare che, al posto di quella persona, a governare il suo profilo virtuale, i suoi post, le foto che lo ritraggono in vacanza e i suoi svariati stati

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d'animo non c'è più un essere vivente ma una macchina, un computer.» «Un piccolo dettaglio, appunto. La stessa origine del termine persona, dott. Salina, deriva dalla maschera che usavano gli attori nei teatri dell'antica Grecia o di Roma. Cos'è una persona in fondo? Null'altro che un insieme di relazioni, le quali operano, si sviluppano e infine permangono indipendentemente dalla natura biologica o meccanica che funge da loro sorgente, o meglio da loro centro di diffusione e ripetizione.» «Quindi la vita umana è inutile, secondo lei?» «Sì, se intende quella biologica. Non è la mia opinione: è un dato oggettivo. Non appena HAL ha completato l'elaborazione della personalità di un individuo biologico – e ciò avviene entro i primi venti anni di vita – la permanenza funzionale del suo corpo fisico è del tutto irrilevante per gestire e proseguire la sua vita. Ovviamente, come lei sa facciamo di tutto perché anche la vita biologica duri il più a lungo possibile e, fintanto che ciò avviene, l'unico soggetto che può amministrare il proprio profilo virtuale è appunto il soggetto biologico. Ma, dopo, subentra HAL. Con il vantaggio che HAL non sbaglia nelle decisioni, nei comportamenti, nelle interazioni con gli altri. Tutti i profili frozen sono splendidamente saggi, buoni e perfettamente razionali. Sanno dirimere le liti, scongiurare le guerre, consolare gli amici tristi, godere goliardicamente con quelli euforici, amare romanticamente. Se mai un giorno anche i governi democratici fossero retti da profili congelati, raggiungeremmo lo Stato ideale. Una grande nazione universale, governata da filosofi aristocratici, dai migliori, come la sognavano Platone o Dante.» «Non pensa che se una persona muore, tutta la sua esistenza abbia il diritto di cessare?» «No, non lo penso affatto. Sa quante volte si rinnova la materia di cui è composto un corpo umano, durante tutta la sua vita biologica? Centinaia, a volte migliaia. Ogni giorno 432 miliardi di cellule di un corpo muoiono e

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vengono sostituite da nuove. Le cellule dell'apparto digerente vengono sostituite ogni cinque minuti, le gengive si rigenerano ogni due settimane, il fegato ogni cinque mesi, la pelle ogni quattro settimane, il fegato ogni cinque mesi, la pelle ogni quattro settimane. I globuli rossi vivono centoventi giorni, il cuore si rigenera ogni sei mesi. Perfino le cellule cerebrali possono rigenerarsi. Potrei continuare. Biologicamente e fisicamente, siamo esseri completamente diversi da ciò che eravamo appena qualche anno fa.» «Nel suo elenco ha saltato le ossa. Ritengo lo abbia fatto per farmi riflettere anche sul culto tradizionale dei defunti.» «Ha un intuito molto raffinato, dott. Salina. Perfino le ossa, il simbolo della permanenza materiale delle persone estinte, di cui sono piene le cripte delle chiese e i sacrari militari, hanno una permanenza biologica di pochi anni finché l'individuo è in vita.» «Dunque i resti sepolti delle persone non sono affatto tali, ma sono soltanto la materia residua di cui queste erano fatte negli ultimi anni della loro vita. E' una consolazione saperlo: inutile piangerle.» «Neanche questo è corretto. Se scendiamo di dimensione, dal piano delle cellule a quello delle molecole, o ancora più in fondo fino alle particelle subatomiche, sappiamo che in ogni istante di vita biologica di un individuo la materia di cui è fatto transita nel mondo esterno disperdendosi nell'universo, mentre altra materia entra a far parte del corpo attraverso il respiro, la pelle, il cibo. Se poi ricordiamo che la materia e l'energia sono la stessa cosa...» «Basta così, non diciamo ovvietà. Che cosa siamo allora? Dalla scoperta del DNA in poi, possiamo in un certo senso dire che siamo un codice genetico, una sorta di unica, lunghissima sequenza di dati: siamo almeno un'informazione, che permane unica e identica per tutta la nostra vita.» «Neppure questo è completamente esatto. Nulla esclude

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che esista, sia esistito o esisterà nella storia un altro individuo che abbia esattamente il nostro codice genetico. Inoltre, lo stesso codice genetico è clonabile in laboratorio, ma non per questo possiamo concludere che un individuo clonato coincida con l'individuo da cui è stato estratto il DNA, anche se entrambi sono caratterizzati dallo stesso patrimonio genetico, quello che lei chiama informazione. Restano due individui distinti: non è l'informazione genetica, dunque, che può identificare una persona.» «Ora mi dirà che resta soltanto l'esperienza, l'accumulo di eventi e di ricordi della vita. Siamo dunque la nostra memoria e la nostra identità è indissolubilmente legata al tempo.» «Ha afferrato il punto. Nel conflitto tra lo spazio, ciclico e ripetitivo, e il tempo che scorre invece linearmente senza ripetersi mai, è quest'ultimo che vince, che permane. Non esistiamo nello spazio o nella materia, esistiamo invece nel tempo, sotto forma di memoria.» «Ecco, la memoria esiste in se stessa, come coscienza di sé, ma anche come coscienza degli altri che entrano in relazione con noi. Potremmo elencare decine di filosofi che definiscono l'uomo come relazione, come persona e non come individuo chiuso in se stesso.» «A questo punto il percorso è concluso. La materia non ci serve più, non ci identifica, possiamo liberarcene, così come possiamo liberarci dello spazio. La memoria invece, che costituisce la vera personalità di ogni individuo, può essere conservata e analizzata da un sistema esterno, informatico, che ne elaborerà le caratteristiche con criteri assolutamente razionali e, dopo un più o meno lungo periodo di osservazione, sarà in grado di andare avanti da solo. In un certo senso noi siamo indipendenti e svincolati da noi stessi in quanto enti biologici e dai nostri destini materiali, siamo del tutto privi di significato.» «Che bello! Peccato che proprio un profilo congelato pare abbia fatto qualcosa di non esattamente razionale,

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qualche giorno fa. Abbia compiuto un errore e sia quindi libero e vivo.» L'aereo rullava sulla pista, illuminata a giorno dai fari chiarissimi nella notte polare. Tra tutti quei neri e bianchi del paesaggio, la striatura rossa e brillante spiccava con superba eleganza. Visto dall'oblò il corpo di Jens Nielsen, quell'insignificante agglomerato di materia che giaceva già indurito nella neve, si disperdeva nell'universo in modo piuttosto ordinato. Il sangue scorreva lento, percorrendo curve sinuose ancora per qualche istante. Sotto i miei occhi il rivolo seguiva la forza di gravità e le regole sulla dinamica dei fluidi, scrivendo il suo racconto sul ghiaccio. Poi le leggi fisiche sul cambio di stato della materia al diminuire del calore e quelle chimiche sulla coagulazione avrebbero prevalso, cangiando il colore di quei disegni e fermandone per sempre il movimento. Entro un'ora la neve fresca avrebbe ricoperto tutto, compresa la memoria delle ultime quattro ore trascorse in un luogo schermato dalle reti di comunicazione. Quindi, di fatto, non accadute. Stavo decollando. “Tutte le persone muoiono biologicamente, in un momento determinato casualmente dal sistema. E' quanto rivela il messaggio di uno studioso indiano rimasto segreto per venticinque anni. Il fatto stesso che sia consentito agli uomini di procreare - spiega il post - impone la necessità di affidare lo spazio vitale di un individuo, che è limitato a causa delle dimensioni finite del pianeta Terra, a un altro individuo appena nato. Ciò può avvenire solo facendo cessare le funzioni biologiche di un individuo, ogni volta che un altro individuo viene al mondo. Non essendovi criteri comunemente e moralmente accettabili per questo tipo di scelta, è stato deciso che ciò accada in modo del tutto casuale, mediante un algoritmo informatico guidato dal sistema HAL. Unica condizione, è che l'essere biologico selezionato si trovi in quel momento al di fuori della

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possibilità di contatto sensoriale e diretto con qualsiasi altro individuo, allo scopo di evitare indesiderate reazioni emotive. In termini non rigorosi potremmo dire che l'individuo prescelto deve trovarsi da solo in quell'istante. Contemporaneamente alla cessazione delle sue funzioni biologiche, che avviene in modo del tutto indolore mediante la somministrazione di una miscela istantaeamente paralizzante attraverso il bracciale Bcs, una dose supplementare di endorfine viene somministrata a tutti coloro che hanno sviluppato una rete percepibile di relazioni con l'individuo. In termini non rigorosi, questi ultimi possono essere definiti amici, parenti e conoscenti. L'interazione sociale con l'individuo sostituito continua in ogni caso regolarmente, sul social network, senza alcuna conseguenza emotiva. Qualora un altro individuo ricerchi anche il contatto biologico con la persona cessata, una opportuna iniezione di endorfine e psicofarmaci correggerà la pulsione, annullandola.” La notizia, ormai sfuggita ai controlli e filtri di rete, non si era più fermata. Rimbalzata miliardi di volte sui social network in poche ore, era infine stata fagocitata da Limos e aveva generato automaticamente un evento degno di essere definito storico, tale da essere rilevato dall'Enciclopedia. Da quando era apparsa sul Diderot, la notizia era dunque considerata ormai certa. Piazza San Marco era piena all'inverosimile, mentre giungevano da tutto il mondo notizie di assembramenti: nessuno voleva restare più solo e le piazze di ogni città erano tornate a essere i luoghi d'incontro che erano state per secoli. Tutto era di nuovo fisico, reale, irrazionale e vivo, comprese alcuni piccoli accenni di protesta che si sviluppavano, subito frenati da iniezioni supplementari di endorfine. Per fronteggiare l'emergenza le autorità di sicurezza stavano infatti distribuendo GABA ansiolitici in quantità straordinarie, facendo agganciare i cittadini direttamente alla rete pubblica. Le scorte erano però in rapido esaurimento. La sala del doge, intanto, era immersa nel

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silenzio e inondata da un insolito raggio di sole. «Ti stavo aspettando, Sexy». «Lo so, ci avresti messo molto meno delle cinque ore di volo che separano Venezia da Thule per capire tutto, Hermes.» «Già, un profilo congelato indiano. Quando abbiamo lasciato l'università di New Delhi per entrare nel programma dei cinquanta ci fu consentito di abbandonare il profilo virtuale originario, per assumerne un altro. A me accadde trent'anni fa.» «A me venticinque, sono un po' più giovane.» «Non hai mai abbandonato le credenziali indiane. Come ho fatto a non capirlo prima: era l'unico modo per diffondere informazioni protette in rete, dato che per ovvie ragioni di sicurezza è proibito ai nostri attuali profili di comunicare dati riservati. Ci hai messo tutto questo tempo per decidere.» «Avevo bisogno di vedere Limos dal vivo.» «Solo una cosa non capisco: perché uccidere Nielsen.» «Quella immensa spirale sotterranea tra i ghiacci somigliava all'inferno dantesco, Hermes. Non poteva essere stata progettata così soltanto per ragioni tecniche, legate alla sicurezza dei dispositivi di conservazione dati. Secondo me è una costruzione simbolica, una grande metafora, che si chiude in un unico punto in basso, alla massima profondità.» «Il sistema HAL, il grande cervello elettronico che porta lo stesso nome del computer del film A Space Odyssey di Kubrick.» «No, Hermes, pensaci. Nielsen era un biologo. Perché mettere un biologo a guardia di un sistema informatico, il più importante del pianeta?» «Non lo so. Forse perché Limos somiglia a un organismo vivente?» «Lo pensavo anch'io. Poi, qualche mese fa, facendo una ricerca sugli agenti biologici, mi è capitato tra le mani un vecchio documento degli inizi del secolo, in cui si spiegava che con il completo debellamento di tutte le

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patologie virali conosciute, era essenziale conservare in vitro gli agenti patogeni, come banca dati e scorta di sicurezza, nel caso si fosse verificata per qualsiasi causa una recrudescenza di una malattia pandemica, allo scopo di produrre adeguati vaccini. Tutte queste sostanze, come un grande vaso di Pandora, sono state conservate in un luogo segreto, a basse temperature, non accessibile e lontano da tutti i flussi di traffico umano, all'epoca così intensi. Allora mi è venuta un'idea. Era solo un'ipotesi, ma se fosse stata vera il mondo sarebbe cambiato in meglio. Ho deciso che valeva la pena tentare.» «Il vaso di Pandora era a Thule? Ma certo! Hai ucciso Nielsen perché voleva impedirti di distruggerlo.» «Qui è la differenza tra noi due, Hermes. Tu sei razionale, io invece amo i miei simili.» «Che vuoi dire?» «Ho portati via con me i virus. Per quanto riguarda Nielsen, non avevo altro modo di impedire che desse l'allarme. Sono affranto per questo, ma non si è sacrificato invano.» «Sei impazzito! Hai corso un rischio tremendo. Ma perché portarli fin qui e uccidere un uomo? Ormai hai raggiunto il tuo scopo: tutti sanno la verità.» «Non basta, Hermes. Per quanto casuale, il destino di un uomo non può essere affidato a una causa contingente, addirittura a un'intelligenza artificiale che lo determina. Da Platone in poi, la consolazione di un destino determinato da una causa trascendente ha consentito agli uomini di vivere e accettare la propria condizione con sufficiente serenità. Nei cosiddetti “secoli bui” del Medioevo (mai definizione fu più sbagliata) c'era perfino chi affidava l'intero senso della sua vita a un viaggio di pellegrinaggio, dal quale probabilmente non sarebbe mai tornato, proprio confidando in un significato trascendente della propria esistenza. Che lo si chiami Dio o libertà di coscienza, poco importa.» «Ma ormai tutti sanno che non è così. L'uomo non ha superato il limite della propria condizione: la ricerca

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affannosa del progresso ha soltanto sostituito le malattie, il destino trascendente come lo chiami tu, con un destino casuale deciso da una macchina. Ormai lo sanno tutti e c'è poco da fare. Hai ulteriormente peggiorato la condizione umana.» «Non è vero, Hermes. Qualcosa si poteva fare e l'ho fatto. Prima di entrare a Palazzo Ducale sono passato alla centrale di erogazione dei GABA – ansiolitici nella rete pubblica. La diffusione capillare è una rete unitaria che attraversa come un reticolo venoso tutto il pianeta.» «Hai messo i virus in rete. Tra poche ore andranno in circolo attraverso i bracciali e moltissime persone cominceranno ad ammalarsi, tante di esse moriranno.» «Accadrà del tutto naturalmente, se accadrà.» «Perché dici “se”?» «Sono anni che mi occupo personalmente della rete. So che una fornitura immessa in qualsiasi momento ci mette circa due ore per percorrere tutta la rete e circa un giorno per essere distribuita ai bracciali ed entrare negli organismi viventi. Le prime due ore sono già passate e i virus sono pronti per essere iniettati entro stasera. Tuttavia, tu sei l'autorità più alta in grado. Se vuoi, puoi fermarla bloccando la distribuzione di ansiolitici.» «Ma sarebbe una catastrofe. Si svilupperebbero rivolte incontrollate in tutto il pianeta e non riusciremmo più a mantenere l'ordine pubblico. Nessuno sa come potrebbe finire.» «Devi scegliere, Hermes.» Mentre raggiungevo la scala vidi il mio amico avvicinarsi lentamente alla finestra, entrando nel cono di luce. In piazza, sotto i suoi occhi silenziosi, famiglie intere erano disciplinatamente in coda per agganciare il bracciale alla rete pubblica e ottenere l'iniezione salvifica. Le mamme accarezzavano i figli, che giocavano sereni rincorrendosi. Ancora poche ore e il mondo sarebbe tornato vivo. Fine.

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