Officina_marzo_2015

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Periodico di cultura & politica officinamelfi@gmail.com

Anno IX n. UNO

Edito da: Associazione Officina, Melfi. Direttore Responsabile: Marco C. Tucci . Reg. Tribunale Melfi n. 1 24.01.2007 in corso di rinnovo. Grafica e stampa: Rual Studio Melfi - marzo 2015. Redazione: Lucia Calabrese, Pasquale Ciliento, Donato Lomio, Enzo Navazio, Raffaele Nigro, Alessandro Panico. In questo numero: Tiziana Ferrieri, Antonio A. Locuratolo, Gianluca Tartaglia

DOVE

Matera 2019 corona il lento disvelamento di un altro Sud, interno, profondo e terapeutico

ERAVAMO RIMASTI?

Il Tour e la questione meridionale

Alessandro Panico

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uattro anni che sembrano un secolo. I fatti che ci separano dall’ultimo numero di questa rivista sono stati molti e non tutti lieti. Mentre scorre di nuovo la penna sul foglio, il primo pensiero va ad Angelo Albanese. Chissà come la prenderebbe un vecchio comunista come lui, sentendosi paragonato a Mosè mentre contempla la Terra Promessa dall’alto del monte. Però è proprio così: Angelo ci ha lasciati a un metro dal Traguardo, quello con la maiuscola, nel pieno della campagna elettorale che avrebbe portato il centrosinistra di Melfi a una vittoria attesa da quindici anni. Da allora il giornale non è più uscito. Vista da oggi, quella sembra davvero un’ altra epoca. Gli articoli scambiati su pezzi di carta, discussi uno per uno in interminabili riunioni di redazione, al posto della cena. Pomeriggi interi passati nel retrobottega del tipografo per impaginare al PC. Quando poi uscivano i fogli di stampa, chiusi in pesanti pacchi di carta da imballaggio,

Alla ricerca di un Sud orientale, ultimo approdo incontaminato Raffaele Nigro

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a tempo la questione meridionale non è più di moda e non soltanto perché gli approdi sulle coste di Lampedusa e della Sicilia hanno spostato l’attenzione dell’Europa verso il sud del sud e l’esplosione della violenza

Isis ha richiamato lo sguardo verso la Libia, ma per il semplice fatto che dalla Riforma Fondiaria e dalle migrazioni di massa verso nord, i media e i governi hanno cancellato la vecchia questione. Quell’argomento si è ridotto insomma a informazioni intorno alle cronache pro-

dotte dalle quattro organizzazioni malavitose del mezzogiorno: mafia, camorra, sacra corona unita e ‘ndrangheta. Riflettevo su questo rileggendo il Pellegrino di Puglia di Cesare Brandi e scorrendo una vecchia intervista rilasciatami a metà anni Novan-

LETTERE

Ricordo di un amico LUCIA CALABRESE

Moi aussi, Je suis Charlie TIZIANA FERRIERI

(Pagina 15)

(Continua a pagina 3)

(Continua a pagina 2)

Edward Lear — Viaggio in Basilicata. Disegni inediti. Foto Archivio A. Panico — Raffigurato il castello di Melfi il 18.09.1847.

TEATRO

Al Comune Comune di Melfi e Agenda digitale

4 5

Gli incentivi fiscali per aumentare residenti

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ARCHITETTURA

I Festival Federiciano Cronache estive (Pagina 6)

XXI Giornate Internazionali Normanno-Sveve

Workshop internazionale: il centro storico di Melfi in mostra a Venezia. (Pagina 8)

(Pagina 3)

Riforme ARTE

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Associazioni Un anno di attività dell’Associazione Nitti

STORIA

(Pagina 11)

Le cifre dell’Amministrazione

Macro-regioni, un’analisi quantitativa

SPETTACOLO

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La poesia di Giacinto Cerone (pagina 10) Torna a Melfi la collezione sacra dei Doria (pagina 11)

Itinerari nel Medioevo e segnaletica (Pagina 7) Viaggio a Melfi sotterranea

Una rivoluzione borghese

Camìna Cantìna (Pagina 15)

di Enzo Navazio

(Pagina 12)


2 DALLA PRIMA DOVE ERAVAMO RIMASTI? (Continua da pagina 1)

appuntamento in sede a sporcarsi le dita con l’inchiostro colorato, piegando le copie una per una per poi distribuirle in strada, nelle edicole, sui banchi dei bar. Distribuzione gratuita ovviamente, con contributo a offerta. Conti che non tornavano quasi mai e allora scattava l’autotassazione dei soci o il piccolo contributo di qualche commerciante. Alcuni si raccomandavano di non essere citati sul giornale, perché a quel tempo parlare male dell’Amministrazione era considerata lesa maestà. Anzi, fare opposizione era il classico atto dei soliti comunisti. Anche quando il giornale svolgeva compiti di servizio, illustrando la proposta di regolamento urbanistico BenevoloCaputi (e la Ciudad Lineal 167, già teorizzata nel primo novecento da Soria y Mata e attuata a Stalingrado) o descriveva i metodi per abbassare i consumi energetici negli edifici (nel 2007 ne parlava Casa Clima a Bolzano, mentre a Melfi si discuteva di 167). Già, l’Azienda Speciale 167, che costava 400.000 euro l’anno: chiedevamo a gran voce ci chiuderla, mentre la destra di governo se ne spartiva le poltrone. O ancora affrontava i temi di bilancio, l’indebitamento del Comune che cresceva e sfondava in quegli anni i 10 milioni di euro. Tutte pratiche accatastate sulla scrivania dietro cui, dalla primavera del 2011, si è seduto Livio Valvano. Intanto, in questi quattro anni è cambiato quasi tutto: la città, i percorsi personali di ciascuno dei protagonisti di quella prima fase dell’avventura editoriale, il modo di comunicare, internet, i social network. Oggi tutti possono impugnare una tastiera e scrivere ai politici, o dei politici. Alcuni abbandonandosi al populismo (tutti uguali, tutti disonesti, tutti incapaci), altri individuando in chi amministra il più semplice capro espiatorio per tutti i problemi personali, in un’epoca com-

plessa e difficile. I più ragionando, segnalando, proponendo idee e soluzioni, faticando sottovoce in quella bella avventura collettiva che è la vita civile di una città. Quello che dunque non è cambiato è l’esigenza di comunicare. Non solo informare, far conoscere le cose che accadono, dentro e fuori dal palazzo, ma anche discuterne. In fondo, Officina nasceva proprio con questo spirito, scegliendo già nella testata l’officium, l’impegno partecipato dei cittadini di cui parlava Cicerone, o Giorgio Gaber con il verso “Libertà è partecipazione”. Officina è periodico di cultura e politica, come recita il sottotitolo. Nell’ordine indicato perché la politica, quando è buona, si nutre di cultura. In questo numero proviamo a fare una sintetica retrospettiva delle cose accadute nell’ultimo anno, dalle iniziative culturali fino ad alcune cifre dell’attività amministrativa. Sarebbe interessante verificare insieme ai lettori questo percorso e seguirne il filo conduttore, per guardare sempre meglio alla città e al suo sviluppo. Oggi abbiamo nuovi strumenti per interagire: email, social network, ma anche la posta tradizionale e le chiacchierate con i componenti della redazione. Senza dimenticare lo scenario più ampio in cui si svolgono i fatti cittadini, come ci suggerisce ad esempio l’analisi quantitativa riportata di fianco sulle macro-regioni. Oppure l’articolo di apertura di Raffaele Nigro, che offre ai lettori un’acuta riflessione sulla nuova “questione meridionale” e sulla scomparsa del Sud dall’ agenda politica nazionale. Nigro ci porge un Sud diverso: interno, orientale, quasi terapeutico, lontano dal Grand Tour e dai grandi media. Un Sud che oggi trova la sua icona in Matera 2019, ma cui pensiamo che in fondo appartenga l’intera Basilicata. Insomma, evviva la democrazia veloce e digitale, ma è viva anche la riflessione paziente, all’uso antico. Da qui vorremmo ripartire. Alessandro Panico

Nel dibattito nazionale anche un gruppo di discussione nato su Facebook

Macro-regioni

Un’analisi quantitativa basata su dati statistici

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l tema dell’articolazione amministrativa dello Stato dovrebbe seguire un approccio laico, rifuggendo dalle mode del momento compresa quella della spending review. Tanto per cominciare, è bene chiarire che se ne sta discutendo in tutta Europa. La Francia di Hollande ha pronta una riforma che prevede la riduzione da 22 a 14 delle attuali ripartizioni regionali (che in uno stato centralista come quello transalpino hanno funzioni molto più ridotte). Anche un modello opposto come quello tedesco (Stato federale) ha in corso una riduzione dei Lander (Regioni) da 16 a 9 entro il 2020. Entrambe le riforme rispondono a un dato storico: l’evoluzione tecnologica e nelle comunicazioni tende a ridurre la proliferazione dei livelli periferici, mentre i confini concepiti nei decenni passati sono oggi completamente sbilanciati rispetto a tutti gli indicatori demografici, economici, politici. E questo è un costo, sia per i territori che per la nazione intera: lo conferma anche la Società Geografica Italiana in una recente proposta di modifica a 36 regioni. Oppure, ad esempio, con una riduzione delle Regioni da 20 a 11 basata su criteri strettamente perequativi, come quella proposta di fianco secondo lo spartiacque appenninico (elaborata dal gruppo Facebook “Il Vulture-Melfese è in Basilicata?”), si ridurrebbe il rapporto tra la regione più grande e la regione più piccola da 8 a 3 in termini di superficie, da 78 a 2 in termini di abitanti, da 79 a 4 in termini di PIL e da 101 a 1,75 in termini di seggi elettorali, con due terzi delle regioni attestate su un’identica quota di 50 deputati a testa. Che le Regioni, poi, non siano entità teologiche, ma zone statistiche e demografiche, nate piuttosto frettolosamente a margine del dibattito nella Costituente e partite solo

nel 1970, è cosa nota. Come prova di quanto sia relativo e soggettivo il tema dell’identità, rivendicato dai sostenitori dello status quo, si può ad esempio sostenere con altrettanta forza argomentativa l’identità storica e culturale delle nuove 11 configurazioni, con un semplice esercizio (v. tabelle in basso), che ragiona in termini di branding sugli elementi comuni ai nuovi territori: un’icona, un Schema di riforma dei Lander personaggio simbolo, un aggettivo. Si rifletta, si discuta.

“Region’s Eleven”. Schema a 11 regioni, una provincia autonoma e 3 aree metropolitane.


3 DALLA PRIMA IL TOUR E LA QUESTIONE MERIDIONALE (Continua da pagina 1)

ta da Maria Luisa Spaziani, la poetessa che fu amica di Eugenio Montale. Sollecitato da Vito Laterza, Brandi raccoglieva in volume alcuni articoli pubblicati sul Corriere della Sera, reportage condotti sul Sud e che descrivevano Matera, le cattedrali romaniche e i castelli di Puglia e Basilicata, il barocco leccese. Un libro che analizzava i capitoli costruiti anche sul sud da Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia. La Spaziani mi aveva detto invece che nell’immediato dopoguerra si era scatenata in Lombardia la voglia di visitare il Gargano richiamati dalla presenza di

strade e la distanza delle provincie dalla corte borbonica. Ma quanto ha nuociuto la scarsa conoscenza dell’entroterra meridionale? C’era una volta il Tour che portava gli stranieri, i giovani che da tutta Europa venivano in Italia in cerca di formazione, a visitare Milano, Firenze, Roma, Bologna e Venezia. L’Italia era quella. C’era poi il Grand Tour, un viaggio più ricco e pericoloso, per affrontare il quale era necessario dettare testamento presso un notaio. Scrive Cesare Malpica a metà ‘800 che dovendo partire addirittura da Napoli alla volta di Potenza viene invitato dagli amici del caffè Gambrinus a rivolgersi a famiglie note della provincia e a fare testamento, perché dopo gli Alburni si va in Siberia o in Africa.

Abruzzo. Neppure Goethe, che aveva avuto la fortuna di apprendere l’Italiano da un pugliese emigrato in Germania, tale Domenico Giovinazzi di Castellaneta, aveva pensato di entrare nel regno delle tenebre qual era l’interno del Sud, per far visita al paese del suo maestro. Era un viaggio al quale si erano rischiosamente sottoposti viaggiatori diciamo così di professione, solitari e coraggiosi, da Edward Lear a Lenormant, da Ulisse De Salis Marchlins alla Janet Ross, all’abate Fortis a Norman Douglas. Ma potevano bastare le descrizioni di questi intrepidi esploratori che Attanasio Mozzillo ha censito nel 1964 con puntigliosità nel suo Viaggiatori stranieri nel Sud ? Oppure occorrevano i flussi di viaggiatori che a partire dalla primavera e a finire

mento del sud. Matera e il materano furono fatti conoscere dopo le visite dei viaggiatori classici che abbiamo citato e le cui vicende sono state ampiamente raccontate da Giovanni Caserta, da Gaetano Fierro, da Fulvia Fiorino e Giovanni Dotoli, e poi da Carlo Levi e da Manlio Rossi Doria, da Piovene e Brandi e successivamente dai sociologi americani Friedman, Corman, Banfield, da archeologi e storici d’arte come Adamesteanu, Orsi, Belli D’Elia e da fotografi che hanno lasciato testimonianze iconiche a cavallo tra primo e secondo Novecento, da Giovanni Guareschi a Franco Pinna, a Cartier Bresson e a Mario Cresci. La scoperta del sud è stata lenta e progressiva. Prima come scoperta del suo assetto antropologico, della veste

16 FEB Michele Placido Serata d’onore

19 FEB Corrado Tedeschi L’uomo che amava le donne

26 FEB Paola Gassman La vita non è un film di Doris Day

12 MAR Mariarosaria Omaggio Omaggio a voi

23 MAR

Carlo Levi, Lucania ‘61. Olio su tela.

Gennaro Cannavacciuolo

Padre Pio e dal mare. Avvenne solo allora la scoperta del sud, delle sue coste, dei suoi monumenti e infine della sua straordinaria cucina. Ed è avvenuta con l’interesse crescente della emittenza pubblica e privata verso questa parte d’Italia. Leggendo questa roba ho riflettuto sul carattere sbilenco della Questione Meridionale, sulla parzialità di lettura dei mali che hanno afflitto il Sud. Innegabili le ragioni economiche e l’assetto feudale della società, l’assenza di

Il Grand Tour portava i viaggiatori da Roma a Napoli, la città dei lazzaroni dei quali aveva parlato con ardore romantico Stendhal e per chi avesse voluto proseguire, li spingeva a salpare dal porto di Napoli fino a Palermo. Era questo il viaggio nel Sud, non altro. Per tutto il Sette e l’Ottocento, secoli di grandi viaggi e scoperte geografiche, pochissime persone si erano arrischiate a visitare le provincie di Calabria, Terra di Basilicata, Puglia, Molise e

a tutto l’autunno percorressero queste terre ricche di montagne e di monumenti mai esplorati? E’ accaduto così che l’Italia sud orientale restasse sconosciuta, perché poco battuta e che con due tre secoli di ritardo si scoprisse l’esistenza di un mondo di bellezze monumentali e paesaggistiche. Matera, capitale culturale del 2019, aldilà della retorica che sta avvolgendo la questione, aldilà delle faide politiche che sta suscitando, è il coronamento di un lento disvela-

sociologica rurale e arcaica, quindi come strumento politico di denuncia e poi sempre più come approdo verso luoghi incontaminati, verso un mare pulito e rigenerante. Fino a Basilicata coast to coast, ultimo approdo di una generazione malata e depressa che a contatto della natura incontaminata e in una sorta di neo-oleografia ambientale scopre il viaggio terapeutico nel vecchio e dimenticato sud. Raffaele Nigro

L’invisibile che c’è

31 MAR Paolo Triestino Benhur

16 APR Paolo Romano Sleuth. Gli insospettabili


4 Procede l’innovazione telematica dell’Ente

Il Comune verso l’Agenda digitale Elenco dei servizi online attivati e raggiungibili dal sito www.comunemelfi.it

TRIBUTI COMUNALI D

a gennaio 2015 si accede online al servizio tributi mediante l’apposita piattaforma telematica raggiungibile dal sito del Comune. Con le lettere sulla tassa rifiuti 2014, ciascun contribuente ha ricevuto User e Password per accedere al servizio (in mancanza, potrà richiederle allo sportello). Il servizio consente di scambiare messaggi, fare segnalazioni, trasmettere documenti e consultare i propri dati fiscali, catastali, etc. Si possono anche inviare denunce e dichiarazioni, mediante il servizio protocollazione. Un’apposita sezione è riservata ai CAF e ai professionisti (commercialisti) che potranno operare, previa delega, per conto di più utenti.

GARE TELEMATICHE

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er le procedure di gara telematiche relative all’affidamento di lavori, servizi e forniture, il Comune di Melfi opera da febbraio 2015 mediante la piattaforma ASMECOMM, gestita dalla Centrale di Committenza ASMEL. L’iniziativa nasce nell’ottica della semplificazione, razionalizzazione, trasparenza e celerità dell’azione amministrativa. La piattaforma è raggiungibile all’indirizzo www.asmecomm.it. Gli operatori economici - imprese e professionisti - interessati a operare con il Comune devono abilitarsi (gratuitamente) all’albo fornitori della loro categoria, seguendo le istruzioni presenti online.

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o Sportello comunale on-line per la microraccolta dei rifiuti speciali consente da gennaio 2015 di ottenere una riduzione dei costi di trasporto e trattamento finale, a beneficio dei singoli produttori, che si vedono così agevolati nell’ottemperamento degli obblighi normativi. Risultato atteso è il contrasto alle attività nocive di smaltimento di rifiuti speciali, pericolosi e non, nei contenitori della raccolta urbana e ai diffusi fenomeni di abbandono di rifiuti nel territorio comunale. I comportamenti virtuosi saranno premiati attraverso l’attivazione di sgravi sul sistema di tassazione comunale dei rifiuti urbani, pari a 150 euro a tonnellata o frazione conferita nel sistema.

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a giugno 2014 le pratiche edilizie di cui al D.P.R. 380 del 06.06.2001 (Testo Unico per l'edilizia) sono gestite mediante lo sportello unico digitale. Si inoltrano quindi esclusivamente online le pratiche relative a permesso di costruire, SCIA, CIA, CIA asseverata e altre comunicazioni (deposito frazionamento, comunicazione inizio e fine lavori, etc.), nonché tutte le integrazioni alle pratiche. E' possibile anche la registrazione multi-utente, riservata a studi professionali e imprese. I dati di registrazione sono tuttavia sempre legati alla persona fisica. Trai i dati obbligatori occirre fornire un indirizzo PEC.

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n attuazione della normativa sulla "impresa in un giorno", il Comune di Melfi gestisce lo Sportello Unico delle attività produttive (SUAP). Lo sportello telematico cura tutti i procedimenti relativi alle attività produttive (localizzazione, realizzazione, trasformazione, ristrutturazione o riconversione, ampliamento o trasferimento, cessazione, etc.). Tutte le richieste di autorizzazione, SCIA, comunicazioni sono presentate esclusivamente online. Lo Sportello comunale provvede all’inoltro della documentazione alle altre amministrazioni competenti, curando l’intero procedimento compresa l’eventuale conferenza di servizi con gli Enti terzi.

SEGNALAZIONE

DISSERVIZI

RITIRO INGOMBRANTI

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a gennaio 2015, se un cittadino ha necessità o ritiene di fare una segnalazione al Comune per comunicare un disservizio (esempio: manutenzione strade, pericoli, pubblica illuminazione non funzionante, rifiuti abbandonati, randagismo, etc.) può utilizzare la piattaforma telematica predisposta dal Comune. Occorre trasmettere un numero di cellulare. Si possono inviare anche foto e posizionare il problema sulla mappa. Il cittadino riceverà un codice di controllo via sms e sarà avvisato periodicamente sull’avanzamento del problema, dalla presa in carico da parte dell’ufficio competente fino alla sua soluzione. Lo stesso servizio è utilizzabile anche per richiedere il ritiro gratuito presso il domicilio di rifiuti urbani ingombranti.

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a giugno 2014 il Comune ha istituito l’Agenda digitale degli eventi. Dal sito del Comune, o anche sulla propria agenda su PC, telefonino o tablet (per gli utenti Google+) è possibile visionare il calendario aggiornato degli eventi e manifestazioni programmate in città (teatro, musica, cinema, cultura, sport, convegni, mostre, riti religiosi, etc.). Con l’insediamento della Consulta delle Associazioni e l’aggiornamento dell’Albo, tutte le associazioni culturali e sportive censite possono segnalare al Comune gli eventi da esse organizzati, al fine dell’inserimento nell’agenda digitale.


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Prima puntata

Le cifre dell’Amministrazione Un primo elenco di attività svolte negli ultimi mesi dalla giunta comunale nei settori tributi, ambiente, servizi sociali

230

circa sono i cittadini che godono dell’esenzione totale dei servizi comunali fondamentali (mensa, scuolabus, asilo nido, assistenza economica a famiglie in situazione di disagio), con una politica di progressiva riduzione in favore delle fasce più deboli che dal 2011 ha visto quadruplicare il fondo di assistenza ed introdurre o elevare progressivamente le fasce di esenzione. Dal 2015 i beneficiari saranno anche impegnati a svolgere attività lavorative, con il coinvolgimento delle imprese del territorio, mediante appositi incentivi.

63%

E’ la percentuale di raccolta differenziata raggiunta a inizio 2015, contro il 9% a inizio mandato del sindaco. Dall’anno scorso il Comune di Melfi fa a meno dell’inceneritore Fenice, ma anche delle discariche. Tutte le 8.000 tonnellate circa di rifiuti urbani vengono avviate su percorsi virtuosi. Il multimateriale (cassonetti azzurro e verde: vetro, carta, cartone, plastica) viene riciclato. La frazione umida (cassonetto marrone) è avviata verso impianti di compostaggio mentre il residuo secco (cassonetto grigio) subisce un pre-trattamento per essere avviato verso impianti che lo usano come combustibile. Ciò ha prodotto anche un risparmio nei costi di smaltimento di oltre 100.000 euro, che ha consentito riduzioni nella tassa rifiuti delle famiglie e ulteriori investimenti, come le isole ecologiche in legno nel centro storico e i kit per le deiezioni dei cani nei parchi, o come i contributi per la rimozione dell’amianto nagli edifici e gli sconti per la raccolta dei rifiuti speciali degli artigiani e degli agricoltori mediante la piattaforma informatica Wastesmart attivata dal Comune. O come le campagne di sensibilizzazione nelle scuole: dalle luminarie natalizie in stile “recycle” agli oltre 2.000 questionari somministrati in famiglia dai bambini, con il 95% di risultati positivi.

50.000

E’ il contributo a fondo perduto massimo concedibile (nella misura del 60%) per le microimprese “ad alta attrattività turistica” che intenderanno insediarsi nel centro storico (bando aperto dal 1 marzo 2015). Si tratta, ad esempio, di caffè letterari, winebar, enoteche, book shop, botteghe di artigianato artistico e simili.

Zero

E’ la TASI che pagano a Melfi le famiglie e le piccole e medie imprese. Una scelta impegnativa per le casse comunali (dove si applica, grava in media 300 euro/anno a famiglia e 1.000 euro/anno per una piccola impresa), resa possibile anche grazie a una riduzione della spesa (ad esempio la razionalizzazione del servizio di trasporto pubblico locale). ZERO è anche la tassa rifiuti per tre anni, per chi decide di trasferirsi nel centro storico (famiglia, artigiano, commerciante o professionista). In generale la tassa rifiuti a Melfi è tra le più basse della Basilicata (meno di 1 euro/mq a famiglia contro i 2,5 / 3 euro di media, con una quota fissa di 32 euro, a fronte degli oltre 250 euro massimi negli altri comuni). Idem per gli artigiani. Il contenimento delle tasse locali riguarda anche l’IMU, che è ridotta al 50% per i commercianti del centro storico e per tutti gli artigiani del territorio comunale. ZERO è anche l’IMU sui terreni agricoli, vista l’inclusione di Melfi tra i Comuni montani nell’ultimo provvedimento di legge del Governo. L’IMU è ridotta al minimo sulle locazioni abitative a nuovi residenti (vedi sotto). Tutti i redditi fino a 15.000 euro sono esentati anche dall’addizionale comunale IRPEF (più del 50% dei contribuenti). Inoltre, i debiti del Comune di Melfi sono scesi in 3 anni da 10 milioni a meno di 4 milioni di euro (circa 200 euro pro-capite), un dato tra i più bassi d’Italia.

167

E’ il nome dell’Azienda Speciale per la gestione del PEEP “Incoronata-Monte Perrone”. Con costi di gestione superiori a 300.000 euro l’anno durante il decennio di Amministrazione di centrodestra, era un carrozzone che andava chiuso. E’ stato fatto a gennaio 2015, dopo una liquidazione durata tre anni a costi quasi zero.

Tra le misure previste, l’azzeramento di TARI e TASI, la riduzione al minimo dell’IMU e il rimborso di servizi e utenze

Pacchetto fiscale per i nuovi residenti Varate nel mese di febbraio dall’Amministrazione comunale importanti agevolazioni fiscali

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a notizia delle nuove assunzioni in FCA non ha colto impreparata l’Amministrazione comunale di Melfi, che già dal mese di dicembre aveva programmato una serie di misure fiscali e finanziarie tese a favorire una ripresa demografica, incentivando l’arrivo di nuovi cittadini residenti. L’avviso pubblico per manifestazione di interesse, aperto fino al 16 aprile, consente a chi deciderà di

trasferirsi a Melfi, avendo un lavoro stabile, di ottenere rimborsi di utenze e servizi comunali (mensa, scuolabus, piscina, asilo nido, etc.) fino a 250 euro/mese per 3 anni se andrà ad abitare nel centro storico e fino a 150 euro/mese se deciderà per un altro quartiere. Inoltre, se il nuovo residente acquisterà casa non pagherà né IMU né TASI. Se la casa è nel centro storico, non pagherà per 3 anni nep-

pure la TARI. Quindi imposte locali ZERO. Anche se prenderà casa in affitto non pagherà per tre anni la TARI e la TASI sarà azzerata sia per lui che per il proprietario. Quest’ultimo, inoltre, pagherà l’IMU nella misura più bassa consentita dalla legge, ossia lo 0,4%, con una riduzione pari a ben il 60% rispetto all’aliquota ordinaria. Non è finita: grazie all’attivazione del tavolo di concertazione con le organizzazioni

per la stipula di un accordo locale sui contratti a canone concordato (Legge 431/1998), il proprietario che affitterà casa ai lavoratori alle condizioni agevolate dell’accordo potrà beneficiare anche della “cedolare secca” nella misura super-ridotta del 10%. Quest’ultima sostituisce tutte le imposte sui redditi legati al canone riscosso: IRPEF, addizionale regionale e addizionale comunale. Sostituisce anche le imposte

indirette: registro e imposta bollo sul contratto, sui rinnovi e sulle quietanze, che quindi non sono più dovute. Si tratta di condizioni di favore davvero eccezionali, praticamente uniche in Italia, che intendono cogliere l’importante fase di ripresa produttiva nell’area industriale, favorendo lo sviluppo demografico della città, ma si rivolgono a lavoratori in genere, compresi gli autonomi.


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I Festival federiciano

Cronache dalle notti estive melfitane ideate nel segno di Matera 2019

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uella del 2014 è stata un’estate melfitana un po’ particolare. Non tanto per il cartellone impegnativo, con oltre 35 serate di musica in un mese e mezzo, quanto per la voglia di sperimentare che ha coinvolto associazioni, imprese di catering, operatori culturali e tecnici che hanno risposto tutti insieme all’invito dell’ Amministrazione comunale. Tutto nasce, ancora una volta, dalla ricerca di un filo di connessione con Matera, in vista di quello che sarebbe poi stato il trionfo arrivato in autunno. Questa volta il canale è stato l’Onyx Jazz Club, una tra le più antiche associazioni di cultura musicale della Basilicata. Melfi ha deciso di essere il partner principale di Gezziamoci 2014, esperimento itinerante del tradizionale Jazz Festival materano, ospitando ben sette serate di musica jazz internazionale. Intorno a questo primo nucleo è nata l’idea di penetrare il centro storico, ospitando gli eventi negli angoli più nascosti e inconsueti, ma anche di allargare i generi musicali nello spirito dell’incontro tra culture europee e mediterranee, come qui già avveniva ai tempi di Federico II. Così Largo Laviano ha accolto le raffinate sonorità jazz di Irene Robbins, che ha inaugurato il festival. Di grande suggestione la seconda serata sui bastioni della Porta Calcinaia, dimenticati dagli stessi melfitani. Lo splendido panorama del Vulture al tramonto è stato accompagnato al pianoforte da Kenny Werner e il suo trio, direttamente da New York in una delle pochissime tappe italiane, tanto da far intravedere tra il pubblico molti volti nuovi, che hanno fatto anche centinaia di chilometri per ascoltare gratis un artista da 50 euro a serata. Serata suggestiva anche nelle sale del castello, dove lo scroscio di un temporale estivo ha reso ancora più affascinante l’esibizione dei Giovani Accademici, in un percorso dove la musica classica di questi giovani talenti accompagnava, nelle varie sale, la visita ai tesori del museo archeologico. I giardini del vescovo sono stati l’occasione per accompagnare l’esibizione musicale del trio Jamali con la presentazione di un libro promossa dell’Associazione Nitti: altro obiettivo centrato. Per le vie della città hanno sfilato le sonorità adriatiche della Balca Bandanica, mentre la chiesa di San Lorenzo è stata location ideale per le arie liriche della soprano Veronica Pompeo. Il teatro Ruggero ha vibrato con i ritmi andalusi della Ola Flamenca. La classica location di piazza Duomo ha ospitato le serate maggiori: Danilo Rea Trio, i Tarantolati di Guastamacchia, il Canzoniere Grecanico Salentino e il concerto alternativo dei 99 Posse. Ancora le piazzette di Vico Gradelle e Via Normanni con Enrico Zanisi Trio e collettivo Casa Cava di Matera, mentre la piazzetta del Campanile ha accolto la Cavalleria Rusticana dell’orchestra Orsomando. Spazio ai più giovani in piazza IG10 con il rapper Clementino. Numerose anche le esibizioni di gruppi, associazioni e artisti di Melfi, da Melfincanto al Galà dello Sport CSI, dalle Magie d’Estate di Paolo Lepore al teatro del Magazzino dell’Arte, dalla prima edizione del Premio delle Genti Lucane, al musical Grease, all’esibizione dell’Associazione Auto d’Epoca. Momenti di animazione nelle piazzette e nelle frazioni sono stati curati dal Duetto Lucano, da Sarni Sax e dai Federiciani. Revival in villa con disco anni ‘70 e ‘80 di Marco Marmora e Michele Di Prenda. Spazio anche allo Sport con i tornei di tennis e pallavolo. Questa la traccia, per fare ancor meglio in futuro.


7 Tra le novità: spettacolo di videomapping sulla facciata della Cattedrale e percorso didattico e luminoso lungo via Normanni

Itinerari nel Medioevo Il tradizionale raduno di Falconeria si apre alle scuole e riscopre normanni, bizantini e longobardi

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e Giornate Medievali dello scorso ottobre sono state l’occasione per sperimentare alcune importanti novità nell’organizzazione di questo importante evento, che ruota intorno al tradizionale Raduno di Falconeria promosso dall’Associazione Falconieri Nino Laviano. La prima è stata l’introduzione di un percorso didattico lungo via Normanni, rivolto soprattutto alle scuole ma anche ai turisti. L’avvicinamento al castello diventa un vero e proprio itinerario nel tempo, in cui nei cortili e vicoli che fiancheggiano l’antica strada si aprono a sorpresa angoli di vita delle diverse civiltà che si sono succedute a Melfi durante il Medioevo. Dalla corte dei Bizantini (con le macchine belliche, la religiosità, la scrittura) alla piazzetta dei Longobardi (con le sepolture, le armi, gli abiti e la monetazione), fino ad arrivare all’accampamento dei Normanni, con gli scudi a mandorla, gli elmi a punta, le spade, il carro e i vari elementi che si possono leggere nel celebre arazzo di Bayeux in Normandia. Il castello, con i suggestivi spettacoli di Falconeria, chiude questa carrellata nel Medioevo in grande stile, celebrando l’imperatore Federico II e l’età sveva. Ma il racconto della storia di Melfi quest’anno si è arricchito anche di un affascinante momento di spettacolo sulla piazza della Cattedrale, curato da Operaprima, in cui il teatro danza e le acrobazie delle ballerine sospese nel cielo notturno si sono perfettamente sintonizzate con la proiezione in videomapping sulla facciata della Cattedrale e con i dialoghi tra i personaggi che hanno percorso la storia della città, dal catapano Basilio Boioannes ai papi dei concili fino all’ipotetico incontro tra Federico II e San Francesco.

Segnaletica turistica e guide multimediali

su smartphone Da qualche mese sono stati installati a Melfi, anche se su pali provvisori e in posizioni e altezze che richiedono ancora qualche messa a punto, alcuni cartelli turistici. Si tratta di un percorso numerato, comune anche ad altre città (Barile, Rionero, Venosa), che consente di percorrere il centro antico seguendo la narrazione della storia della città. Si parte da piazza Abele Mancini, dove si sta insediando l’Ufficio Informazioni Turistiche (IAT) a fianco alla sala mostre comunale. Si prosegue su vico Pendino, antico accesso alla città murata, poi verso porta Calcinaia, San Lorenzo, castello,

vico Gradelle, San Teodoro, Cattedrale, Museo Civico, Sant’Antonio e Porta Venosina, per chiudere con via Ronca Battista e via Nitti e tornare al punto di partenza. I testi sono in italiano e inglese e corredati da immagini. Altri cartelli specifici descrivono i principali monumenti. La principale novità consiste però nell’integrazione della segnaletica con una guida multimediale, che si può guardare o ascoltare da tablet o telefonino, collegandosi mediante i quadrati QR presenti sui cartelli oppure seguendo i percorsi internet o wi-fi scritti in basso.


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Laboratorio internazionale di architettura sul centro storico

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ato alcuni mesi prima della proclamazione di Matera 2019, l’accordo tra Comune di M e lf i e D I C E M (Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo) di Matera ha portato bene a entrambe le città. L’intesa durerà fino al 2019 e riguarderà iniziative scientifiche e culturali che avranno come oggetto la città di Melfi. La prima di queste si è svolta lo scorso autunno e ha coinvolto otto università italiane e straniere, che si sono confrontate per un mese in laboratori di approfondimento sul centro storico della città federiciana e, in particolare, sul recupero di quattro fabbricati dismessi: l’ex carcere convento di San Bartolomeo, l’ex cinema, già chiesa di Santa Maria La Nova, l’ex teatro San Filippo Neri nel complesso vescovile, l’ex scuola di San Teodoro ai piedi del castello. Oltre cinquanta allievi tra tesisti e dottorandi, accompagnati dai docenti, hanno lavorato nelle sale di Palazzo Donadoni, trasformato per l’occasione in uno spazio creativo e di co-working, grazie all’Archeoclub di Melfi. Durante il workshop si sono svolti anche alcuni seminari tematici, come quello dell’architetto Miha Desman, sulle più recenti evoluzioni dell’architettura di Lubiana, considerata da molti l’avanguardia mondiale nel recupero dei centri storici, o la lectio magistralis dell’architetto spa-

gnolo Guillermo Vazquez Consuegra, autore del Museo del Mare di Genova. Diversi gli spunti emersi dalle attività di laboratorio, come la proposta del team di Lisa Huang dell’Università di Gainesville (Florida), collaboratrice di Richard Meier a New York. Il suo gruppo si è concentrato sul recupero della scuola di San Teodoro, per la quale immagina una vetri-

Gianni Tecco e Francesco Sforza (Ancona), che recuperano il teatro San Filippo Neri (Palazzo Vescovile) creando una grande piazzaparco che abbraccia sia il cortile interno che tutta l’area esterna verso via Guarino, spingendosi fino all’ex tribunale (che viene demolito) e all’antistante piazza Federico II. Un grande parcheggio sotterraneo sotto il nuovo

na riservata ai prodotti enogastronomici top del territorio, da degustare su un magnifico terrazzo panoramico con vista sul castello e Monte Vulture, o lungo lo scalone naturale di Scesa Castello, rivalutato e pedonalizzato. Stesso fabbricato studiato anche dal gruppo di Pescara 1 guidato da Federico Bilò, che ha coinvolto anche la giovane melfitana Claudia Ricciardi. Qui si propone l’utilizzo come laboratorio di restauro e foresteria a servizio del Museo Archeologico. Più dirompente la proposta di Gianluigi Mondaini,

parco, accessibile dalla porta Troiana, risolve il problema parcheggi favorendo la creazione di una grande isola pedonale nel cuore del borgo antico. Interessanti anche gli spunti progettuali dei team di Lubiana (Yuri Kobe), Matera (Ettore Vadini) e Pescara 2 (Domenico Potenza), che si sono cimentati con l’ex cinema. Tutti raccolgono la suggestione di una grande galleria polifunzionale (qualcuno ricorderà la proposta simile del forum Melfiplus, curata nel 2009 dagli architetti Fontana e Fuschetto di Melfi). Il prospetto

principale e quello posteriore sulla piazza della fontana diventano trasparenti e si guardano, esaltando il portale medievale (Pescara), mentre box flessibili in materiale sintetico consentono molteplici usi, da un lounge bar a pedane per sessioni musicali o convegni, fino a gallerie per esposizioni di quadr i (Lubiana). La piazza antistante si allarga fino ad abbracciare corso Garibaldi e la vicina villetta Araneo (Matera), creando un grande spazio collettivo e di relazione. Più complessa era forse la sfida sull’ex convento di San Bartolomeo. Il gruppo di Ascoli (Luigi Coccia e Alessandro Gabbianelli) parte dal concetto di porosità, comune alla roccia vulcanica di Melfi e presente nel tessuto cittadino antico dai cortili dei palazzi fino agli ipogei, per proporre un’architettura per sottrazione, che svuota pezzi del fabbricato rendendolo più permeabile e versatile. La proposta di Venezia-IUAV e Genova (Sara Marini e Alberto Bretagna) è concettualmente molto raffinata e condensata in un piccolo libretto, in cui si recupera l’idea di un’antica operosità che crea la bellezza, dall’arte ai mestieri fino alla meccanica tradizionale e alla trasformazione manuale del cibo, con introduzione di vere e proprie macchine sceniche nel chiostro che prende vita. Tutti i lavori saranno in tour tra le università, a partire dal 15 marzo presso il prestigio-

so spazio espositivo dell’ex Cotonificio di Venezia, nel Sestiere di Dorsoduro.


Foto: Archeoclub Melfi—Eufemia Telesca

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Il poeta dello spazio orizzontale Materia plasmata e segno inquieto nel percorso artistico di Giacinto Cerone G

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iacinto Cerone nasce nel 1957 a Melfi, dove frequenta il liceo artistico. Nel 1975 si iscrive all’Accademia di belle arti di Roma e segue corsi di scultura, fonderia, fotografia, teoria della forma e della percezione visiva. Dopo la tesi torna in Basilicata e inizia a sperimentare installazioni ambientali con gabbie e cubi. In occasione dell’estate melfitana 1980 prepara tre giornate di performance: Contrazione (Corpo su carta) ispirato a Jackson Pollock, Help dedicato a J. Dine e ZINCO. Nel 1981 conosce Giuseppe Appella che lo porta a Castronuovo Sant’Andrea, dove tiene la sua prima personale: Dieci sculture e dieci motivi jazz, con le prime sculture in rame. Dal 1986 collabora alla rivi-

Nel 1990 inaugura a Milano (Galleria Valeria Belvedere) la mostra dal titolo San Michele. Nel 1991 si sposta ad Albisola producendo opere in ceramica che saranno esposte a Verona in una mostra intitolata Doppi Fiumi, altre a Modena nel 1992 presso la Galleria Roberto Monti in una mostra dedicata a Hölderlin dal titolo Der Adler. Nel 1993 Valentina Bonomo lo presenta nella sua prima grande personale romana dal titolo Aiaram, presso la galleria di piazza Santa Apollonia. Nell’atelier di Luciano Trina, nel 1993 stampa delle incisioni monotipo e con Giosetta Fioroni un’acquaforte per Incerti frammenti di Andrea Zanzotto. Nel 1994 si trasferisce in via Sebastiano Grandis in Santa Croce in Gerusalem-

primi gioielli di ceramica, esemplari unici: il tema è la rosa. I gioielli sono il pretesto per approfondire e sfidare la ceramica come materiale da utilizzare per oggetti decorativi come il tavolo con carciofi, le tazze da tè di Mozart, le cornici come decorazione di camini Nel 1996 inizia a usare i merletti sulla ceramica e le opere in gesso sono eseguite senza la necessità di costruire uno stampo. A volte le sculture sono popolate da icone provenienti dagli stampi di oggetti (giocattoli, verza, acanto, carciofo, ecc.). Espone la seconda opera orizzontale in Via degli Artisti a Torino. L’opera occupa la superficie della stanza con una grande lastra in gesso costruita su misura, costringendo in tal modo il visitatore a guardarla solo dall’esterno. Con San Savino

temi e sulla politica della scultura greca: Fidia e il Partenone. Graziano Paiella ne racconta le giornate con la telecamera. In un’intervista a Rai3 Cerone dice: “Non ho

mai visto un’opera d’arte figurativa davanti la quale la gente applaude. Commuove la musica, commuove la poesia […] un quadro commuove in modo silente. Non ho mai visto qualcuno applaudire davanti la Gioconda […] Vorrei che la gente applaudisse davanti a un’opera, non di certo davanti alla mia”. Con l’opera I soffincielo

sta Altrimmagine. Nel 1987 nascono le prime due ceramiche, Marsupio e Martini, in una piccola fornace in vicolo del Moro. Nel 1988, vende le prime opere in legno: Basso-

rilievo, Inclinata, Lupo, Monaco, Utranquilla, Piccola inclinata, Spezzacatene nella galleria Break Club di Roma. In occasione della mostra al Graffiti now atelier di Verona, nel 1989, entrano nel suo lavoro l’alluminio e la ghisa.

me. Qui nascono la serie di opere in gesso e moplen: Il

mare, prima scultura orizzontale, Disco con gigli, Sposa infelice, Calle appoggiate, Stele bucolica, Piazza Sonnino, Paesaggio tettonico). Il tema di Ofelia, già inaugurato con la scultura Vita di Ofelia (1993) comincia a essere una costante nella sua poetica. Da qui la mostra Ofelia in traum del 1995 a Verona. Per Valentina Bonomo realizza i

esposta all’Attico di Sargentini e le lastre in ceramica alla Galleria Oddi Baglioni del 1997, si definisce l’idea per una scultura orizzontale. Nel 1998 esegue le prime litografie raccolte nella cartella Ofelia in Traum. Nel novembre del 1999 inizia la realizzazione della scultura in gesso nello Spazio per l’arte contemporanea a Tor Bella Monaca. L’opera è il monumento all’orizzontalità (cm 300x3300x360). Ritorna sui

(2000) per la prima volta la ceramica viene indurita togliendole qualsiasi accezione pittorica. I soffincielo sono le prime dodici opere platinate, più simili all’acciaio che alla ceramica. Si prepara anche per la sua prima personale all’estero presso la David Gill Galleries di Londra. In questo periodo nascono opere in ceramica che riportano iscrizioni ispirate alla Poesia. Dedica a suo padre la mostra a Mantova del 2001 “Tripoli. Delle croci e delle delizie” e pubblica, con lo stesso titolo, un libretto d’artista per le Edizioni Corraini. A settembre a Carrara esegue la sua prima e unica produzione di marmi. Il tema delle icone della mitologia (gli Argonauti) ritorna nel gruppo di opere Donne per la storia, personale presso Gasparelli Arte

Contemporanea di Fano e nella mostra Sant’Agnese presso la galleria romana Autori Cambi del 2002. Nel 2003 espone in una collettiva all’Académie de France Villa Medici di Roma e prepara le cere per gioielli realizzati in argento presso l’orafo Paolo Mangano. A febbraio del 2004 è invitato a realizzare un intervento scultoreo alla facoltà di Architettura: “Una sposa infelice a Valle Giulia”, grande scultura in gesso, ultima sua opera. Il 4 ottobre 2004 muore presso l’ospedale San Camillo di Roma. Il suo Presepe Drammatico, già esposto nel 2005 a Matera e nel 2008 al Castello Malatestiano di Longiano, viene riallestito nel 2010 al Santuario della Scala Santa di Roma. Nel 2011 una sua personale è allestita alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (foto). Nel 2014 una selezione di trenta disegni è stata esposta al MACRO di Roma in una mostra dal titolo: Il massimo dell’orizzontale. Opere su carta. Le sue opere sono esposte alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, al MACRO di Roma, alla BNL di Roma, alla Galleria d’Arte Moderna di Torino, alla sede INPDAP di Bruxelles, all’UNICREDIT di Torino, al MUSMA di Matera, al MIC di Faenza, alla Galleria d’Arte Moderna di Cento. * Fonte: Archivio G. Cerone su web.


11 Siglato un protocollo d’intesa tra Amministrazione Comunale e Direzione Regionale dei Beni Culturali

Sacra bellezza nelle sale del principe Ritornati a Melfi dopo quaranta anni i quadri di Casa Doria provenienti dal Castello

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ancavano dal lontano 1975 i quadri della collezione di arte sacra di Casa Doria, trasferiti quarant’anni fa dal castello di Melfi ai laboratori di Matera per ragioni di restauro e conservati nei magazzini della Soprintendenza del Borgo La Martella. Grazie a un protocollo d’intesa fortemente voluto dall’ Amministrazione comunale, cui ha aderito con convinzione il nuovo Direttore Regionale dei Beni Culturali Marta Ragozzino, le opere possono finalmente essere visitate nella bella cornice del Museo Civico di Palazzo Donadoni. La struttura, anche grazie al costante impegno della locale sezione di Archeoclub, si sta affermando sempre più come il luogo della memoria collettiva cittadina, alternando con continuità mostre, eventi, manifestazio-

ni culturali di vario genere e meritando ormai un profilo più compiuto e maturo all’interno dell’ importante rete museale della città, insieme al Museo Nazionale, al Museo Diocesano, alle chiese rupestri e, in prospettiva, all’ex cinema e all’ex carcere (vedi articolo a pag. 8). Tornando ai quadri, si tratta di nove tele a tema sacro, tra le quali spicca un grande Crocifisso con l’Eterno e Santi, opera del pittore fiammingo Cristiano Danona, di Anversa. Il quadro dominava l’altare della cappella gentilizia Doria all’interno del castello e risale al 1589, cioè alla prima fase dell’insediamento nel feudo, avvenuto nel 1531. Un altro Danona appartiene alla collezione del vescovo ed è esposto nel vicino Museo Diocesano. Altre opere della collezione appena recuperata sono attri-

buite alla scuola di Andrea Miglionico, autore di un importante ciclo biblico all’interno della Cattedrale. Opere più tarde sono del Di Mattia e del Fundone. Tra le curiosità il “ripensamento” del Danona, che cancella tra le nuvole una lancia originariamente impugnata dal soldato sulla destra - probabilmente un autoritratto - e il quadro raffigurante un ex voto all’Immacolata per il salvataggio di una giovane caduta in un pozzo in località Valchiera, ai piedi della Porta Venosina. Il quadro è importante perché presenta una delle pochissime raffigurazioni della città, probabilmente l’unica da quel particolare punto di osservazione. All’interno del Palazzo è stata collocata anche una grande pala barocca, acquisita dall’Archeoclub con una meritevole operazione di crowdfunding.

A convegno gli studiosi provenienti da tutta Europa. Presentati in anteprima anche i reperti medievali dagli scavi nel castello

I manoscritti e i cristalli dell’imperatore

Per la prima volta a Melfi le Giornate Internazionali Normanno Sveve

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u iniziativa del Comune si sono tenute per la prima volta a Melfi, dopo quarant’anni, le Giornate Internazionali Normanno Sveve, organizzate ogni due anni dall’Università di Bari a partire dal 1973 e giunte ormai alla XXI edizio-

ne. Si tratta del più importante convegno di studi su questo fondamentale periodo della storia europea e del Sud Italia. Di grande attualità il tema di questa edizione: Ci-

viltà a confronto nel Mezzogiorno Normanno Svevo. Economia, società, istituzioni. L’i-

niziativa è stata voluta dall’ Amministrazione comunale, il cui invito è stato accolto sia dall’Università Aldo Moro che dal MIBACT. Di grande prestigio la faculty, con relatori provenienti da tutta Europa, tra cui Jean Marie Martin che ha relazionato sul rapporto tra Romani e Longobardi, Kristian Toomaspoeg sulle influenze germaniche, Nikolas Jaspert sul ruolo delle donne di corte (le due “Costanze”), Kordula Wolf sul rapporto tra cristiani e musulmani, Annick PetersCustot sul monachesimo italo-greco, Giuseppe Mandalà del CCHS di Madrid sulle nuove fonti araboislamiche, Filippo Ronconi dell’École des Hautes Studies en Sciences Sociales di Parigi sull’incontro tra culture attraverso i manoscritti. Le con-

clusioni sono state affidate a Cosimo Damiano Fonseca, Accademico dei Lincei, con il quale l’Amministrazione ha inteso riallacciare un rapporto da troppi anni interrotto. Molti i temi interessanti, tra cui il ritrovamento di un manoscritto greco delle Costituzioni di Melfi della fine del 1200, conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi. L’occasione è stata preziosa anche per la mostra in anteprima, dopo un restauro promosso dal Comune pres-

so il MIBACT, dei recenti reperti rinvenuti nei castelli di Melfi e Monteserico, tra cui gli splendidi cristalli con caratteri cufici in oro e le ceramiche raffiguranti scene di caccia col falco e animali mitologici, con ogni probabilità appartenenti alla mensa dell’imperatore Federico II. Si tratta delle prime e uniche tracce finora esistenti di cultura materiale di età sveva a Melfi. La mostra è tuttora visitabile ed è in corso di stampa il catalogo.


12 A cavallo tra ‘800 e ‘900 una nuova classe dirigente guida la trasformazione urbana e civile di Melfi

Una rivoluzione borghese tra sottosviluppo e modernità Enzo Navazio

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’ingresso della Basilicata nello Stato unitario, favorito dalla conquista garibaldina ma programmato e voluto dalla parte più avvertita della borghesia lucana, inserisce nella nuova realtà statale una regione in cui tutti i parametri misuratori dello sviluppo e del progresso hanno indici talmente irrilevanti, se non del tutto negativi, da colpire gli stessi commissari piemontesi, inviati nelle prefetture per organizzare l’integrazione e il coordinamento amministrativo e normativo della legislazione borbonica con quella unitaria. D’altronde, che l’obiettivo dell’unificazione sia espressione della volontà e degli intendimenti di una parte minoritaria della popolazione è confermato dalla partecipazione ai plebisciti di annessione, in cui l’esercizio del voto è riservato censuariamente ai proprietari

terrieri e ai titolari di reddito elevato, tanto da determinare un’affluenza al voto tra il 25% e il 30% della popolazione presente nei vari Comuni: a Melfi votano 2096 persone, a Rapolla 771, ad Atella 457, a Lavello 1035, a Rionero 3050, a Potenza 3564. Se l’adesione alla prospettiva unitaria è esplicitata, con il fervore degli animi e l’entusiasmo del grande progetto, attraverso l’unanimità dei voti espressi, già nell’an-

no successivo l’esplosione del brigantaggio farà tara dei sogni e delle promesse - determinando una spaccatura all’interno della stessa borghesia, con molti grandi proprietari che riscopriranno le proprie radici borboniche - e porrà con forza il problema dell’educazione e dello sviluppo delle classi inferiori, ma soprattutto il problema della sussistenza e delle condizioni di vita materiali dei contadini, dei piccoli proprietari e delle masse bracciantili. L’estensione alle regioni meridionali del corpus legislativo piemontese costituisce un obiettivo complesso e laborioso da conseguire: se per l’unificazione politica è sufficiente un plebiscito, l’armonizzazione e connessione di realtà legislative profondamente diverse comporta un intervento continuo di studio, sintesi e vaglio degli a-

spetti da accettare e trasmettere nella nuova realtà unitaria, in rapporto ad altri da eliminare. E se tale prospettiva, nel primo decennio, è realizzata in tempi relativamente lunghi, un ulteriore impulso di modernizzazione è immesso nella società italiana dal raggiungimento dello storico e secolare obiettivo di Roma capitale del nuovo Stato e soprattutto dall’avvicinamento logistico e materiale, così ottenuto, della realtà

governativa alle terre del Mezzogiorno. I problemi dello sviluppo e del progresso collettivo posti al centro dell’attenzione e dell’operato delle classi dirigenti sono affrontati, come impone lo spirito scientifico e positivista dell’epoca, con una serie di indagini conoscitive, tese ad acclarare la realtà presente e, sulla base delle conoscenze acquisite, elaborare forme di intervento risolutore. Gli ultimi decenni del secolo sono contrassegnati, a livello politico, dalle grandi inchieste parlamentari di cui quella agraria (1884), coordinata da Stefano Jacini, costituisce l’archetipo delle altre che si succederanno nel tempo e che saranno il supporto statistico e scientifico dell’elaborazione politica e degli studi dei grandi meridionalisti quali Fortunato, Dorso e Nitti. E’ doveroso, però, evidenziare e sottolineare, come

a fronte della grande mole di studi e documenti prodotti non corrispondesse una pari e similare capacità di intervento riformista e modernizzatore dell’accertata realtà economica di sfruttamento e arretratezza. Il sottosviluppo generale del Mezzogiorno era costituito dall’unione di tante realtà economiche e sociali particolari su cui, soprattutto nella seconda parte del secolo, si innestano una serie di inter-

venti di ammodernamento gestiti dalle singole borghesie locali, non tanto come sostegno e aiuto per elevare i livelli di vita e acculturazione delle classi inferiori, quanto piuttosto come ammodernamento delle forme e dei modi di vita collettivi e, soprattutto, affermazione del decoro borghese quale etica e finalità di tutta una società. Di fronte alle stragi e morti causate dalle grandi ondate epidemiche di vaiolo, colera e tifo che attanagliano la Basilicata fra il 1865 e il 1890 e all’esigenza di porre un freno alla diffusione endemica della tisi - malattia del secolo, peraltro esorcizzata e disinnescata, nel suo aspetto deleterio e mortale, dalla celebrazione in opere letterarie, teatrali e drammatiche – tutti i paesi provvedono a dotarsi di regolamenti sanitari e di igiene: a Melfi nel 1882, grazie all’operato del Dott. Raffaele Pagniello. Ma soprattutto si interviene a livello locale e regionale, rivoluzionando il tessuto di base sanitario con il potenziamento, da un lato, degli ospedali già esistenti, come avviene a Melfi, col lavoro svolto da Sindaci quali Michele Pastore e Michele Mancini e, dall’altro, con la regolamentazione dell’arte medica affidata al tessuto diffuso di medici di base, alla presenza e supporto alle farmacie - il cui esercizio, titolarità e funzionamento sono sottoposti a controllo e autorizzazione amministrativa - e incidendo in un costume secolare e atavico, con la proibizione dell’esercizio dell’ arte lunga ai barbieri, salassatori e flebotomi. Si interviene nel settore della pubblica istruzione con la creazione, grazie all’emanazione a livello nazionale della legge Casati (1865), di una rete di istituti scolastici per la istruzione di base e superiore, di cui peraltro sino agli anni del primo dopoguerra fruiranno soprattutto i rampolli della buona borghesia nazionale e locale. Si cerca di creare dei punti di riferimen-

to centralizzati, quali l’ubicazione delle scuole elementari in palazzo Ripandelli, a vico dell’Armonia, mentre si investe molto nella gestione, funzionamento e ampliamento del Convitto Gasparrini, che grazie all’operato di prèsidi quali Gennaro Araneo, Luigi Rubino e Paolo Savino diventerà uno dei punti di riferimento nazionale per la formazione culturale e professionale dei giovani di Basilicata, Puglia e Campania. Le grandi trasformazioni architettoniche e urbanistiche realizzate nella penisola e nelle città suscitano nella borghesia locale un effetto imitazione positivo, che porta alla trasformazione del volto urbano con la pavimentazione delle strade interne – tra il 1880 e il 1903 sono selciate tutte le strade principali, mentre spesso per alcune secondarie sono gli stessi privati ad accollarsi l’onere, come succede per Vico dell’Armonia pavimentato a proprie spese da Michele Pastore – e soprattutto con l’apertura di nuovi assi viari quali via Santa Sofia e Viale G. D’Annunzio, per collegare il paese con la nuova stazione ferroviaria. E’ proprio questa realizzazione - la ferrovia giunge a Melfi nel 1892, dopo che la linea, realizzata sino a Rocchetta e Candela da un quindicennio, grazie all’opera dell’ing. Miraglia, riesce a superare il problema del dislivello costituito dalle colline che circondano il paese – unitamente all’arrivo della motorizzazione individuale a costituire la leva che obbliga la città alla trasformazione in senso moderno e a uscire dal concetto psicologico e rassicurante della città chiusa, sicura, medievale. Con l’abbattimento di spezzoni della cinta muraria si consente l’accesso ai veicoli, come il tratto di mura di fianco alla Porta Venosina o l’apertura della breccia di Via Carmine, con la realizzazione del breve tratto di strada di accesso. Ma è soprattutto il capovol-


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Simile mutamento di prospettiva avviene anche nel settore dello spettacolo con l’affermazione, accanto alle vecchie forme teatrali, di forme più popolari di divertimento basate sul cinema, in cui l’identificazione attorespettatore è favorita dalle tematiche affrontate e dall’u-

tilizzo di un linguaggio scenico, contenutistico e di proposizione di valori facilmente apprendibile dalle masse. Non è un caso quindi che in Melfi, dove nasce il primo teatro della zona, grazie a una sottoscrizione fra i cittadini interessati, si assista ben presto all’alternarsi sul palcoscenico di compagnie teatrali - le esibizioni sono lo svago della buona borghesia locale e l’occasione per riaffermare con la proprietà o l’abbonamento ai palchetti il ruolo sociale dei notabili, non solo

dei melfitani ma anche dei centri vicini, vista la partecipazione all’investimento di soggetti di Rapolla, Rionero, Lavello e Venosa – con le proiezioni cinematografiche cui accede anche il contadino, l’artigiano o il bracciante agricolo. La ricerca della modernità e il superamento delle antiche forme e modi di vita e coesistenza della società contadina si trasforma ben presto, grazie alla supremazia economica e culturale della borghesia, in una progressiva asfissia dei ceti più deboli. Basti pensare all’occupazione e all’acquisto, da parte della borghesia locale, delle terre comuni in cui i contadini esercitavano per tradizione secolare i diritti consuetudinari di pascolo, servitù o coltura, con susseguente Afermazione della proprietà privata ed esclusione di qualsiasi diritto limitativo. Le classi popolari, ridotte alla fame, devastate e distrutte dalle ondate epidemiche – a Melfi nell’epidemia di colera del 1888 su 153 morti, considerando l’estrazione sociale, il 72% è costituito da contadini, mentre se guardiamo alle condizioni economiche identica percentuale è rappresentata da quelli che nei documenti sono definiti “poveri” – avranno come unica risorsa l’emigrazione

verso le Americhe e l’abbandono delle terre natìe. Un fenomeno nuovo che, iniziato con numeri ristretti, con l’aggravarsi della situazione economica alla fine del secolo XIX si trasforma in un fiume impetuoso, che pone problemi On. Attilio Di apoli alla classe dirigente e allarma la borghesia nazionale e locale, determinando e causando le prime forme di intervento e i primi provvedimenti normativi. Interventi che però

non riusciranno a scalfire lo zoccolo duro della miseria, essendo basati più sulla ideologia liberistica delle grazie o delle concessioni che non sul riconoscimento dei diritti. Si assisterà così nel corso degli anni a un fenomeno da contrappasso dantesco: gli individui e i soggetti cacciati dalla società borghese saranno

torio che spaventa la stessa classe dirigente regionale, allarmata dall’abbandono delle campagne, dal deserto sociale dei calanchi, delle colline e delle piane paludose e malariche.

coloro che contribuiranno al suo rafforzamento e salvezza, con le rimesse in moneta pregiata fatte alle famiglie rimaste in patria.

per la Basilicata, questo non significherà il superamento del sottosviluppo e del divario economico con le zone più progredite del paese, ma occorrerà attendere l’irruzione sulla scena politica dei partiti di massa e, soprattutto negli anni al volgere del secolo, la nascita e formazione in Basilicata ed a Melfi dei partiti socialisti per avviare un processo di partecipazione popolare. Tuttavia, se da un lato ciò porterà al riconoscimento universale dei diritti

Se anche il viaggio porterà negli anni successivi all’emanazione della Legge Speciale

politici, dall’altro non inciderà sui fattori produttivi e sposterà il problema dello sviluppo economico sulle generazioni successive. Problema che verrà in parte affrontato solo nel secondo dopoguerra, con i grandi investimenti statali. Anche questi ultimi però, pur generando occupazione e pro-

Rocco Scotellaro

gimento radicale a livello mondiale nell’ideologia dei consumi della società borghese a determinare un cambiamento profondo della società di fine Ottocento, con l’affermazione dei servizi collettivi e la trasformazione di quei consumi sino ad allora considerati solo privati, quali i fattori energetici o la gestione dei mezzi di locomozione, in servizi pubblici di cui la società si fa carico, o nella diretta erogazione o nell’approntare strutture e condizioni affinché ciò si possa verificare. La gestione della pubblica illuminazione, l’esercizio delle strade ferrate, la pubblica istruzione non più affidata alla volontà del singolo, ma garantita e gestita dallo Stato, aprono spazi enormi nel superamento del concetto ottocentesco dello Stato asettico e configurano ben presto la nuova figura dello Stato erogatore di servizi e imprenditore-produttore di quei beni che, per la loro rilevanza sociale, devono essere forniti dal Pubblico.

Su questo coacervo e groviglio di modernità e passato, di novità e persistenza di usi e consuetudini ataviche, si innesta il viaggio compiuto dal Presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli fra il giugno e l’ottobre del 1902, a dorso di mulo, nelle terre lucane. Questo viaggio costituisce, con la sua eccezionalità, la presa di coscienza da parte della società italiana, umbertina e giolittiana dell’esistenza di una regione notevolmente arretrata dal punto di vista del tessuto produttivo e delle infrastrutture economiche, tale da determinare un pesante ristagno culturale e sociale. Accettando le insistenze e pressioni dei deputati lucani quali, Ciccotti e Branca, ma soprattutto influenzato dagli studi e dalla produzione scientifica di Nitti e Fortunato sui problemi dello sviluppo meridionale e sul dramma costituito dalla realtà socioeconomica napoletana, si realizza e si programma questo viaggio, che costituirà per la classe dirigente nazionale la percezione di una regione in cui le condizioni di vita materiale sono al limite della sussistenza, tanto da determinare quel movimento migra-

gresso civile, non riusciranno a liberare il Mezzogiorno dalla sua secolare arretratezza, che si manifesterà nelle nuove forme del limitato godimento delle opportunità e occasioni create dalla modernità tecnologica - ora informatica - e in cui l’indice del ritardo è costituito dal dilagare dell’economia criminale legata a corposi fenomeni di devianza e dalla scarsità di presenza e fruizione di una rete di adeguati servizi sociali e culturali.

Non gridatemi più dentro non soffiatemi in cuore i vostri fiati caldi, contadini Beviamoci insieme una tazza colma di vino! Ché all'ilare tempo della sera s'acquieti il nostro vento disperato Spuntano ai pali ancora le teste dei briganti, e la caverna l’oasi verde della triste speranza lindo conserva un guanciale di pietra Ma nei sentieri non si torna indietro Altre ali fuggiranno dalle paglie della cova perché lungo il perire dei tempi l'alba è nuova, è nuova. Sempre nuova è l’alba - Rocco Scotellaro


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Viaggio inedito in Un anno di Nitti Molte le iniziative del sodalizio Melfi sotterranea intitolato allo statista lucano Con Camìna Cantìna il Comune fa riscoprire gli ipogei del centro storico

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n labirinto fitto, profondo, che all’improvviso si anima di colori, sapori e musica. Le viscere vulcaniche del centro storico di Melfi hanno preso vita grazie a Camìna Cantìna, la rassegna promossa dal Comune che per due weekend, tra gennaio e febbraio, ha animato cinque cantine lungo via Nitti e via Bagno. Soltanto un assaggio delle grandi potenzialità turistiche di un patrimonio sotterraneo del tutto sconosciuto e per nulla valorizzato, ad eccezione delle sale espositive della casa vinicola Carbone. Quattro serate di musica d’atmosfera, degustazioni e spettacolo di luci hanno trasformato quest’angolo di città scavata nella Hauyna vulcanica in un laboratorio underground tra associazioni musicali come la Orsomando, operatori dello spettacolo come Tequila Service, imprese di catering come Officina Contemporanea e, soprattutto, i proprietari degli immobili, tutti pronti a rispondere

all’invito del Comune. Gradevole anche la partecipazione di giovani, sia tra il pubblico che nell’organizzazione, che fa ben sperare per la nascita di nuove iniziative imprenditoriali, che magari possano prendere spunto da questo primo esperimento promosso dalla pubblica amministrazione e, perché no, attingere a una delle misure di sostegno economico presentate in questi ultimi mesi. L’impressione è che Melfi non debba inventarsi nulla per offrire finalmente suggestioni significative e attrarre turisti. Una di queste è certamente il patrimonio sotterraneo, che merita un idoneo piano di valorizzazione a partire dal censimento statico, urbanistico e catastale delle cantine e degli ipogei: altra iniziativa messa già in bilancio dall’ Amministrazione. Un percorso animato nelle cantine è il perfetto appuntamento serale per il dopo teatro, oppure per una cena speciale dopo aver percorso i suggestivi vicoli della città.

Gianluca Tartaglia*

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a presentazione del libro “Stile Bergoglio, effetto Francesco” del vaticanista e inviato del Tg1 Fabio Zavattaro, tenutasi il 14 marzo presso l’auditorium del centro culturale Nitti, è solo l’ultimo, in ordine di tempo, di un folto e qualificato calendario di eventi culturali organizzato in questi anni dall’Associazione “Francesco Saverio Nitti”. Il sodalizio -guidato dalla presidente Patrizia Nitti, nipote dello statista- vuole perseguire fini culturali ed etico-civili di natura sociale, promuovere l’opera e il pensiero dello statista lucano e salvaguardare i valori laici e repubblicani contenuti nei principi fondamentali della repubblica italiana, in coerenza con l’insegnamento dello stesso Nitti. L'associazione, che raccoglie soci individuali, ha costituito, insieme alle istituzioni della Basilicata, la Fondazione "Francesco Saverio Nitti" presieduta dal prof. Stefano Rolando. Le iniziative culturali, in una prima fase, sono state rivolte a far conoscere e promuovere il pensiero e l’opera dello statista melfitano. Lo si è fatto con un ciclo di eventi culturali e civili dedicato all’opera di Nitti in relazione all’attualità della politica e della società italiana, dal titolo “Francesco Saverio Nitti, Pagine scelte. Ciclo di lezioni sulle opere nittiane”. Un quadro di

iniziative che ha rivolto contemporaneamente lo sguardo indietro e lo sguardo avanti per cercare nella storia, nei suoi conflitti, nelle sue soluzioni alcune risposte alle ragioni di crisi e alla domanda di sviluppo che il presente – nel Mezzogiorno, in Italia, nel mondo – pone alla responsabilità di tutti, cittadini e classi dirigenti. Le lezioni nittiane sono state uno straordinario quadro di sintesi di temi che per metà sono state condizioni di crisi e per metà cultura delle soluzioni: dall’-

ce, l’occasione per far conoscere meglio la figura di Francesco Saverio Nitti attraverso la recente attività editoriale dedicata allo statista. Tra di essa, la nuova e breve biografia di Nitti, scritta da Giovanni Vetritto, che ha

Europa al Mezzogiorno, dalle condizioni del lavoro a quelle della burocrazia, dall’economia alla legalità, dalle garanzie della pace alla qualità della democrazia. L’impegno di approfondimento della figura di Francesco Saverio Nitti è proseguito scandagliando una seconda caratteristica di quella personalità. La sua autorevole relazionalità con grandi personalità del suo tempo. La ricostruzione, con il ciclo di eventi “Nitti &”, di cinque grandi interlocuzioni tra le tante che potevano essere svolte - sono state una lezione di storia ma soprattutto una lezione di metodo sulla qualità della politica e sul rapporto stretto tra saperi e poteri.

avviato la collana editoriale della Fondazione Nitti.

“Incontri d’Autore” è stata, inve-

* Direttore dell’Associazione Nitti.

Affrontare problematiche attuali che, traendo spunto dalla vasta tematica nittiana, si proiettano nei dibattiti che oggi coinvolgono l’Italia e il Mezzogiorno in particolare è stato il senso del ciclo di incontri pubblici “Noi in Italia, opportunità e rischi. Tre temi nittiani”. In passato non abbiamo fatto mancare, con il ciclo di eventi “A che serve l’unità ?”, il nostro contributo al dibattito nazionale sulle radici dell’Italia moderna e contemporanea in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Così come, ogni 25 Aprile e 2 Giugno, non facciamo mai mancare il nostro sostegno e il nostro contributo alle iniziative che celebrano la festa della Liberazione dall’occupazione nazifascista e la festa della Repubblica. In ossequio ai principi di libertà e democrazia che hanno caratterizzato la vita di Francesco Saverio Nitti e che guidano la nostra Associazione.


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Lettere in officina

Ricordo di un amico Lucia Calabrese (Continua da pagina 1)

Caro Angelo, avrei voluto trovare un modo più originale per iniziare questa lettera, ma la parola caro è quella che riassume meglio il sentimento che si prova a salutare un amico. Da quando te ne sei andato è la prima volta che riguardo e sfoglio i numeri del nostro giornale “Officina”. Con ogni copia ho ripercorso con la mente tutte le riunioni di redazione, avvertendo una forte nostalgia delle nostre discussioni e anche delle risate. Ho riletto i tuoi editoriali di direttore, le piccole cronache quotidiane di paese, ironiche, puntuali, pungenti, che firmavi con pseudonimi come Iflem, Mister Alan, La Talpa, dalle quali si traeva sempre una riflessione e un sorriso. L’idea che mi ero fatta di te si è rivelata esatta: un gigante dall’aspetto severo e qualche volta burbero, puntiglioso, preciso fino a rasentare la pignoleria, ma che nascondeva un animo sensibile e semplice, pronto a cogliere negli altri quelle sfumature che spesso sfuggono nei veloci rapporti quotidiani. La nostra redazione, per dirla con un termine mangereccio, era una macedonia fatta di persone con storie e passati diversi. Spesso in contrapposizione ideologica, ma che hanno fatto della diversità un valore e una ricchezza. Unite dalla stessa esigenza di voler essere una

“voce” nel paese. Ti ricordi di quella volta quando, dopo una lunga e accesa discussione nella quale non riuscivamo a trovare la sintesi sull’impostazione di un articolo, la tua testardaggine unita alla mia non lasciavano spazio agli altri?

del materiale. Caro Angelo, ancora oggi, su una cosa abbiamo la tua stessa convinzione: la politica non è una cosa astratta. Per il cittadino comune lo diventa perché, chi la fa in modo attivo, spesso, si dimentica che è solo un delegato che deve

Moi aussi, Je suis Charlie Tiziana Ferrieri

C

A un certo punto tu, con un garbo stizzito, mi dicesti: “Sei proprio una democristiana!”. E io, con altrettanto garbo e stizza, risposi: “Grazie alla DC voi comunisti avete imparato la democrazia, fino ad arrivare al Governo!”. Poi siamo scoppiati tutti a ridere. Era sempre così! In questi quattro anni di tua assenza sono cambiate persone e situazioni, sia nell’ambito della politica nazionale che locale. Non ti nascondo che spesso, di fronte a un fatto nuovo, mi chiedo quale sarebbe stata la tua opinione. Mi manca il confronto con te. Suppongo che la stessa cosa succeda agli amici della “nostra” Officina. Nessuno di noi ha preso il tuo posto di direttore del giornale, tanto che non ne abbiamo pubblicati altri. In fondo tu eri il motore che ci spronava, specialmente quando non eravamo puntuali nella consegna

dare conto. Sempre. La prima preoccupazione di un politico dovrebbe essere quella di comunicare, di spiegare, di confrontarsi con chi lo ha votato. Di fare delle critiche un mezzo per operare meglio nell’interesse comune. Deve essere sempre il primo a dare l’esempio. A Melfi è cambiato lo scenario politico. A malincuore devo dire che una cosa è rimasta uguale: la mancanza di comunicazione. Non a caso, forse, dopo quattro anni, timidamente e con umiltà, stiamo tentando di riprendere la stampa del giornale. Ricominciare a essere una voce, condivisa o meno, che abbia l’unico obiettivo di sempre: informare con verità e suscitare il dialogo nei termini della correttezza e del rispetto. Direttore, che ne pensi? Ciao Angelo! Lucia.

on il nuovo anno arriva finalmente il momento del viaggio tanto atteso. Spulciando tra i ricordi d’infanzia, mi torna alla memoria un maglioncino avuto in dono dal mio papà che profumava di bello e di romantico. Per me, bambina, “profumava di Parigi”. Uno sguardo veloce alle proposte in internet e si parte. Metto ovviamente in agenda il Louvre e la “nostra” Monna Lisa: se Leonardo è riuscito a esprimere così tanta bellezza su una piccola tavola, se i francesi la ostentano con tanta eleganza allora bisogna visitarla, mi dico. Ma nel mio vademecum ho anche la basilica di Notre Dame, patrimonio dell'Umanità. Anche qui ricompaiono i ricordi: stavolta quelli sbiaditi del liceo e l'incoronazione di Napoleone, che avrei voluto rivivere tra le navate imponenti dell’austera cattedrale. Ecco: questo avrei voluto trovare, semplicemente. All’arrivo, tra gli schiamazzi di quattro adolescenti, Parigi è come l’avevo sognata, con la maestosa Tour Eiffel che campeggia spavalda nel cielo sereno dell’Ile de France. Mai avrei creduto di trovarmi da lì a poco al centro di una tragedia storica, di una vicenda mediatica seconda soltanto al crollo delle torri gemelle. In cinque minuti di completo terrore, due ragazzi armati di kalashnikov hanno

appena seminato la morte tra le vie della città inneggiando ad Allah, a Dio. Hanno massacrato il direttore e la redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, si dice per una copertina ritenuta denigratoria nei confronti dell’Islam. Parigi d'un tratto mi appare una città in guerra, umiliata e spaventata. E’ subito chiaro che non si tratta di un semplice attentato, ma di un attacco alla libertà d’espressione. Io non ho paura, nonostante le continue perquisizioni, nonostante le strade invase dall'esercito, nonostante le sirene delle forze dell'ordine che smorzano continuamente le nostre conversazioni. Piazza della Repubblica si prepara lentamente a ospitare trentasei Capi di Stato: non è una manifestazione, non un corteo, è un fiume di persone provenienti da tutte le parti del mondo per difendere la libertà, mentre il cielo romantico lascia il posto a un’ infinità di elicotteri che volano alti sulla piazza. Il brivido di tanta emozione mi fa piangere. Così, con in volto lo sconcerto degli eventi e nel cuore la gioia nel veder sfilare tanti leader e persone comuni in un unico cordone di pace, mi sono sentita improvvisamente parte del mondo vero. Ringrazio Parigi e la vita, per avermi fatto provare da vicino l’emozione di quest’esperienza.


16 Buona Pasqua dalla redazione di Officina

Antonio Alfonso Locuratolo

è un giovane fotografo di Melfi. Ha partecipato a diverse rassegne fotografiche nazionali e internazionali, ottenendo premi e riconoscimenti. Tra questi, il Festival della Fotografia di Reggio Emilia. La sua ricerca muove da temi naturalistici, sociali, antropologici, nei quali è evidente l’adesione affettiva alle figure e luoghi ritratti. Ha pubblicato nel libro “Riforma Fondiaria e Paesaggio” dell’Istituto Alcide Cervi, per i tipi di Rubbettino nel 2012.


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