Phit04 tom de dorlodot

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PHIT N°04 GEN/FEB 2011 ANNO II BIMESTRALE 3,90 €

4 °0 N


Karakorum – coordinate: 47°17'57"N; 102°33'38"E Il K2, conosciuto anche come “La Montagna Selvaggia”, è l'orgoglio alpinistico degli italiani. Tra i primi a tentarne la scalata nel 1909, Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi. La spedizione che, invece, vi riuscì per prima nel 1954 era guidata da Ardito Desio e composta da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli.

PHITTING AROUND

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Pakistan

testo di foto di

Birds in My Head , Ghinzu

alessia giorgia pagano ramon morillas, pati trespando

ai confini del paradiso andata e ritorno + Appena tornato dalle vette himalayane, è già pronto per "involarsi" all'altro capo del mondo. Thomas de Dorlodot, Tom per gli amici, è uno che non si ferma mai. Per lui "phitting around" significa volare con parapendii e paramotori, fino «ai confini del paradiso». Ma cosa succede se oltre al gelo, alla scarsità di ossigeno e alle turbolenze, ci si trova di fronte la furia della natura? Ecco il racconto di un viaggio in una terra difficile, il Pakistan, e di un sogno: battere un record mondiale...

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de per 450km lungo il confine tra Pakistan settentrionale, India e Cina, e che fu la capitale dell'Impero Mongolo di Gengis Khan nel XIII secolo. Lo scenario, a tutt'oggi, conserva la sua magnificenza, presentandosi come il territorio con la più alta concentrazione di ghiacciai, dopo le calotte polari. Ma anche quello che ospita la strada asfaltata internazionale più alta del mondo (la Karakorum High-

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way, considerata da molti “l'ottava meraviglia”) e le vette più elevate, tra cui il K2 (8.611m). Senza contare la presenza di una settantina di picchi oltre i 7.000m e i 57km di estensione dello spettacolare ghiacciaio Baltoro. Scosceso, impervio, quasi totalmente desertico: perfetto per gli amanti della natura incontaminata, delle vertigini, dell’estremo. «Il Pakistan – conferma Tom – è uno dei migliori

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a sfida è superare l'altitudine massima in parapendio e paramotore, stabilita durante la spedizione pakistana del 2009 dal compagno d'avventura Ramon Morillas (7.859m con motore, dopo 20 anni di preparazione e tentativi) e dallo stesso Tom (6.625m senza motore). Il luogo prescelto per l'impresa è il Karakorum, in Himalaya: la catena montuosa che si esten-


«Il K2 è la seconda cima più alta della terra, e noi siamo stati i primi ad aver volato qui: mi sono sentito come un esploratore del XXI secolo»

scorso, anche gli abitanti del luogo sono impazienti di vederci spiccare il volo, come "uccelli di montagna"... Ma questa volta, purtroppo, sarà tutto diverso».

L'ALLUVIONE posti al mondo per il volo. Come le Hawaii lo sono per il surf, o l'Alaska per lo sci. Le montagne sono maestose, i venti potenti, il paesaggio sublime, la natura ancora vergine». Tom, sognante, inizia a descrivere a Phit il suo viaggio straordinario, metro dopo metro, fino ai confini del paradiso. E ritorno.

IL VIAGGIO «Mentre tutto il mondo sta vibrando all'unisono al ritmo dei Mondiali, noi decidiamo di partire alla volta del Pakistan. Il piano prevede di trascorrere 50 giorni nel cuore del Karakorum. Ci accamperemo a Ghizar Valley, attraverseremo la valle

di Karimabad (Hunza) e raggiungeremo il ghiacciaio Baltoro nella regione di Askole: 500 chilometri su terra e poi tutto parapendio. Per concludere, esploreremo in paramotore la zona di Broad Peak e del K2». Nei primi quattro giorni di viaggio va tutto liscio: «partiamo da Granada e arriviamo a Hushe, passando per Barcellona, Islamabad, la Karakorum Highway e Skardu. Appena ricevuto via cargo l'equipaggiamento (550kg), cominciamo a fare rifornimento di carburante e a riempire le bombole di ossigeno... Siamo pronti, felici, trepidanti. I (para)motori stanno per ruggire e noi non vediamo l'ora di entrare nel cuore dell'azione. Memori delle nostre avventure dell'anno

Già, perché la furia della natura sta per scatenarsi: piogge, monsoni e alluvioni devasteranno il Pakistan, provocando oltre 2.000 morti, 3.000 feriti, due milioni di case distrutte o danneggiate, 12 milioni di persone bisognose di aiuti umanitari. Ben altre cifre, rispetto ai record che sognano Tom e i suoi. Ed è qui che il racconto si intreccia a quello del compagno Ramon, e l'impresa individuale degli uomini e degli sportivi è inglobata nella storia di un intero popolo. Il blog di Ramon, un diario di bordo scritto praticamente in diretta, fa accapponare la pelle. «Siamo disperati», scrive. «A Hushe piove ininterrottamente da quattro giorni. Non riesco a provare più di due voli al giorno,

e non oltre i 5.000 metri di altezza. Le nubi sono basse, la cautela è estrema, "stringiamo le chiappe", detto senza mezzi termini. Sembra nulla rispetto al 2009, ma io ora sfioro il ghiaccio come fa una lametta sulla barba. In queste condizioni, un incidente può essermi fatale: in caso di avaria del motore, per esempio, non avrei punti di atterraggio. Eppure la magia del panorama e la visione fantasmagorica delle cime tra le nuvole mi riempiono il cuore. Sarà una grande spedizione, questa». Così Tom e Ramon si dirigono in jeep a Ovest, verso la valle di Ghizer, vicino al confine afghano, dove stabiliranno il loro campo di volo. Durante il tragitto, villaggio dopo villaggio, notano però che le acque dei fiumi cominciano a salire pericolosamente. Volare è impossibile perché il vento contrario è troppo forte, si resta attaccati alle rocce ed è difficile mantenere la quota. Poi, in men che non si dica, ecco

Sand Board

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IL KIT DI TOM Ovvero cosa occorre per battere un record di volo in parapendio, a 8.000m.

loro permesso di tornare a Skardu sono scomparsi. I ragazzi si rendono conto di essere completamente tagliati fuori.

«Ora abbiamo capito», racconta Ramon. «Sarà così per tutto il resto della nostra spedizione: noi staremo sempre sull'orlo di un

vuole", ndr). Ho sempre davanti agli occhi la montagna di Masherbrum (chiamata anche K1, ndr), e ormai mi sembra quasi viva: di giorno si ricopre di nubi, svelando solo qualche cima che brilla, e di notte riflette la luce della luna. Non mi stanco mai di guardarla: mi dice che c'è ancora una strada da seguire...». Anche Tom non dimentica il mo-

baratro. Il paese, qui intorno, ha l'aria di un'enorme cava abbandonata e quando chiediamo alla gente del posto, non fa altro che risponderci "inshallah" ("se Dio

mento per lui più difficile: «è stato sicuramente quando, a metà della spedizione, mi sono ammalato. Oltre al diluvio incessante, il cibo scarseggiava e io ho perso

NEL NULLA

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Un ringraziamento a: «C02 logic, che neutralizza tutte le nostre emissioni di C02».

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il monsone: l'acqua comincia a travolgere ponti, pezzi di strade, interi villaggi e il numero di dispersi e sfollati aumenta di minuto in minuto. Tom e Ramon rimangono bloccati per quattro giorni, ospitati in una piccola abitazione, cibandosi di tortillas avanzate e polletti. «Finito il diluvio, mi ci vogliono quattro ore di volo per tornare a Gilgit – prosegue Ramon – e molto meno per rendermi conto della gravità della situazione che osservo dall'alto. Non oso immaginare quello che sta accadendo delle zone meridionali del paese». Per completare il quadro, Gilgit viene occupata dai militari dopo pesanti scontri tra sunniti e sciiti. Non va dimenticato, infatti, che il Pakistan è una roccaforte islamica, spesso al centro di aspri conflitti politico-religiosi. Approfittando di una tregua, i nostri si involano verso il Baltoro. Tom, con il suo parapendio Aspen 3, riesce persino a evitare una valanga di fango e pietre «grosse come automobili». Davanti agli occhi, la distruzione: i ponti e le strade che avrebbero

mezzi di trasporto paramotore parapendio paracadute di soccorso veicoli in spalla zaino da montagna acqua ossigeno cibo kit di pronto soccorso abbigliamento abiti resistenti ai 30°C sotto zero guanti riscaldati scarponi da montagna occhiali da sole strumenti strumentazioni di volo sostegni fune, piccozza, ramponi geo-localizzatore con GPS tag telefono satellitare macchina fotografica videocamera equipe (60 persone) due alpinisti professionisti due guide di montagna un guidatore un meccanico un fotografo, un cameraman un regista un cuoco 55 facchini d'altura in loco allenamento di base: un'ora di corsa al giorno; 300 ore di volo all'anno un motto da portarsi nel cuore: «sperare per il meglio, essere pronti al peggio»


«La montagna di Masherbrum di giorno si ricopre di nubi e di notte riflette la luce della luna. Non mi stanco mai di guardarla: mi dice che c'è ancora una strada da seguire» più di 10 chili in 2 settimane. Poi, dormendo in tenda, nel bel mezzo della bufera, a oltre 4.000 metri sul livello del mare, non era affatto semplice rimettersi in forze... Per fortuna, a curarmi è stato un pastore “guaritore” (forse un santo) che vive attaccato a un ghiacciaio, nei pressi di un torrente. Lui ci ha nutrito con lo yogurt e il formaggio delle capre che alleva. Apo Ali, questo è il suo nome».

sempre di più contro la montagna. Ora non può fare più nulla. Fa appena in tempo a sollevare i piedi, prima di schiantarsi a terra ad altissima velocità, rimbalzando tra le pietre e i blocchi di ghiaccio... Il telaio è totalmente piegato, il serbatoio rotto, l'elica crepata. Io sono paralizzato dalla paura, per un momento penso che sia morto... Ma eccolo rialzarsi, stordito e contento. È vivo».

CRASH

IL RITORNO

Il culmine della tragedia è stato l'incidente di Ramon, che Tom ricorda così: «approfittando di un giorno di tregua dalle piogge, abbiamo deciso di sorvolare il ghiacciaio Concordia che, elevandosi fino a 7.000 metri, viene giustamente definito “la più potente manifestazione delle forze orogenetiche sulla terra” (l'orogenesi è la formazione delle catene montuose, ndr). Intorno a noi, si apre una delle visioni più impressionanti della nostra vita: siamo circondati dalla maggiore concentrazione di “8.000” del pianeta, e sotto i nostri piedi si estendono i ghiacciai del Baltoro, di Golden Austin e di Vigne... Ma improvvisamente il motore di Ramon si spegne! Intorno, solo rocce e pareti di ghiaccio. Fortunatamente lui sta volando con il suo Advance Omega 8 e la sottigliezza del telo di cui il paramotore è composto gli permette di effettuare qualche manovra di precisione. Sollevato dal vento, tenta di tornare indietro e di trovare un punto di atterraggio ai piedi del ghiacciaio. Ma gli va incontro una massa d'aria che lo spinge

Alla fine, sopravvivendo al peggio tra itinerari improvvisati, esplorazioni e soste obbligate, coprendosi nella notte con le vele del parapendio e grazie a un efficiente sistema di localizzazione, i nostri eroi riescono a tornare a casa. E il record? I sogni? «Naturalmente abbiamo dovuto rinunciarci: eravamo lì e, nel frattempo, le inondazioni devastavano il paese. Mentre l'anno scorso avevamo usato il parapendio 28 giorni su 40, questa volta siamo rimasti in Pakistan per quasi due mesi e io sono riuscito a volare solo 10 volte. Nell'unica occasione che potevamo sfruttare, il paramotore di Ramon si è schiantato sul ghiacciaio... E le nostre speranze di battere il record si sono schiantate con lui». Eppure Tom non demorde: «siamo felici di tutte le decisioni che abbiamo preso. E abbiamo la certezza che torneremo in Karakorum. Del resto, l'importante non è raggiungere sempre i propri obiettivi, quanto fare costanti progressi per arrivarci. L'esplorazione aerea di questo territorio è una grande sfida e le opportunità

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che offre sono enormi come le sue montagne. Il K2 è la seconda cima più alta della terra, e noi siamo stati i primi ad aver volato qui: mi sono sentito come un esploratore del XXI secolo».

IL RECORD MORALE «Ciò che più emerge da questo viaggio, però – conclude Ramon – è la cordialità degli abitanti di questa zona del mondo perduta e dimenticata. Ti aiutano, ti aprono le loro case e i loro cuori, senza chiedere nulla in cambio: una lezione di vita per cui qualsiasi record sportivo passa in secondo piano. Abbiamo visto villaggi rasi al suolo, ponti distrutti, famiglie isolate sui tetti. Ma la cosa impressionante è stata la solidarietà delle persone, che insieme hanno cominciato a ricostruire il loro mondo dalle macerie. Sarebbe lo stesso nella nostra vecchia Europa?».

IL FUTURO Quanto al futuro, Tom annuncia: «stiamo per intraprendere un viaggio nel sud della Spagna, per poi trascorrere tre mesi in Messico. Il prossimo anno ho in programma una traversata del continente africano alla ricerca di secret spots, solo col mio Volkswagen Amarok». E – aggiungiamo noi – lo aspetta anche la nuova edizione di Red Bull X-Alps. Arrivederci ragazzi: non smettete mai di volare come “gli uccelli di montagna”...

Dove volare? I migliori spot consigliati da Tom:

IN PARAMOTORE Europa – Alpi, Svezia, Turchia (Mar Nero) Mali – Pays Dogon

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IN PARAPENDIO Francia – Chamonix Italia – Marmolada, Bassano del Grappa Spagna – Granada Turchia – Oludeniz Marocco – Aguergour U.S.A. – Jackson Hole Perù – Lima Cile – Iquique India – Bir (Himachal Pradesh) Nepal – Pokhara Guatemala – Atitlan Lake


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