Spqr Sport n. 2 - 2011

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IL FUTURO DI ROMA CAPITALE Gianni Alemanno, Sindaco di Roma

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oma si appresta ad affrontare un decennio cruciale per realizzare il rilancio decisivo della sua area metropolitana nel panorama nazionale e internazionale. Dieci anni che si sono aperti, nel 2010, con la nascita dell’ente speciale Roma Capitale e che si chiuderanno nel 2020, l’anno dei XXXII Giochi Olimpici e XVI Giochi Paralimpici, con la speranza di riportarli nella nostra Città, oltre mezzo secolo dopo l'esperienza indimenticabile del 1960. Una grande sfida, ma anche una splendida opportunità in grado di catalizzare proposte, risorse e investimenti per il futuro di Roma. Il processo di programmazione strategica, avviato nel 2008 con l’istituzione della Commissione per il Futuro di Roma Capitale, consente di dotarci di tutti gli strumenti e di tutti i progetti necessari per affrontare le sfide dei prossimi anni e per governare un nuovo e duraturo ciclo di sviluppo della Capitale. Abbiamo chiamato questo percorso “Progetto Millennium” per sottolineare, anche simbolicamente, la svolta epocale che intendiamo realizzare per il futuro della Città. Gli Stati Generali della Città che abbiamo vissuto nel mese di febbraio sono stati, dunque, una tappa importante di questo percorso, una grande occasione di riflessione, dialogo e confronto sui progetto che compongono il Piano Strategico di Sviluppo di Roma Capitale. Questo strumento nei prossimi anni dovrà consentire alla Città di proporsi come polo capace di attrarre risorse nazionali ed internazionali, soggetto credibile nell’assegnazione di ruoli e funzioni politiche ed economiche, territorio metropolitano motore dello sviluppo a livello globale. Gli Stati Generali, inoltre, hanno aperto la fase della partecipazione attiva nella Città e della concertazione con le istituzioni nazionali e locali: le proposte progettuali contenute nel Piano Strategico di Sviluppo si sono arricchite grazio al contributo di tutti. Ora vogliamo realizzarle e costruire insieme la nuova Capitale.


photogallery Uno scatto che ferma una storia. Un’immagine che ha il potere di regalare un momento alla leggenda e suscitare emozioni. Istanti che rimangono impressi nella pellicola e nell’anima. Senza bisogno di alcuna spiegazione.

2011 - HOBART, AUSTRALIA - FRANCESCA SCHIAVONE DURANTE UNA GARA …UNA RAGAZZA CHE IL TENNIS LO MASTICA

2011 - PARK CITY, UTAH FINALI MASCHILI DEI CAMPIONATI MONDIALI DI FREESTYLE


2011 - ARLINGTON, TEXAS - CLAY MATTHEWS FESTEGGIATO DURANTE LA FINALE DEL SUPERBOWL

2011 - TELFORD, INGHILTERRA - UN CONCORRENTE SALTA NEL FUOCO DURANTE LA “CORSA DEGLI UOMINI DURI” COME NELLA “NO LIMITS” ITALIANA


2011 - GARA NASCAR NEL CIRCUITO DI DAYTONA FLORIDA.

2011 - BERLINO, GERMANIA - TNA WRESTLING EUROPEAN TOUR, BEER MONEY, INC. VS MOTORCITY MACHINE GUNS


Tutto in uno scatto di Roberto REAN CONT Sales Manager - Sport Getty Images

2011 - ASPEN, COLORADO - CONCORRENTI SI SFIDANO SULLE MOTOSLITTE DURANTE I WINTER X GAMES

Roma corre veloce verso i Grandi Eventi che la caratterizzano. Lasciato alle spalle il Sei Nazioni, con Getty Images agenzia ufficiale del rugby nazionale, la Capitale sta per vivere un mese di maggio particolarmente intenso con gli Internazionali d’Italia di Tennis, il Concorso Ippico di Piazza di Siena, il Golden Gala di Atletica Leggera che vedrà Bolt ai nastri di partenza e la finale di Coppa Italia che si svolge ormai in sede unica nella Capitale di fronte al Presidente della Repubblica. Per accompagnare questi appuntamenti, per una primavera estate capitolina particolarmente densa ed alla luce del grande successo avuto dalla rubrica che state leggendo, è stato pensato dalla Redazione del giornale un lungo speciale fatto solo di scatti. Scatti da tutto il Mondo, che “celebrino” momenti emozionali e d’agonismo particolarmente intensi. Gli uffici di Getty sono andati a caccia delle immagini maggiormente emblematiche e rappresentanti le tante discipline sportive che sono praticate a livello nazionale ed internazionale. D’altronde erano mesi che, ai nostri indirizzi di posta elettronica, ricevevamo plauso per il modo particolare di raccontare lo sport: in una parte del giornale, questa, scatti capaci di fissare un momento come solo la fotografia può fare, in altre sezioni lunghi dossier, interviste, approfondimenti per sottolineare una vocazione culturale particolarmente spiccata da parte della rivista dell’Amministrazione romana. Siamo a lavoro e, come al solito, sarete voi a giudicarci.


SPQR SPORT, il nuovo mensile voluto dall’Ufficio Sport del Comune di Roma è sfogliabile anche online sul sito www.spqrsport.it SPQR SPORT sarà presto presente anche nei principali social network ed inviato tramite newsletter. Un modo per raggiungere una fetta quanto più ampia della popolazione capitolina. Internet garantisce un’importante diffusione parallela rispetto al prodotto cartaceo che rispetta i canali classici della diffusione freepress: la rivista è distribuita in occasione dei grandi eventi sportivi della capitale e anche sul territorio grazie alla scelta di un esercizio commerciale (edicole, bar, etc) nelle piazze più importanti dei 19 municipi romani. L’elenco è consultabile sul web.


LA COPERTINA

spq ort

Karol Wojtyla

Il Papa sportivo

di Ruggero ALCANTERINI foto Mostra “L’Emozione e la Ragione”

te migliore di noi, quella che tutti teorizzano e quasi nessuno realizza, salvo gli eroi ed i santi. La mostra fotografica “L’Emozione e la Ragione” realizzata a Verona e da cui provengono alcune delle immagini pubblicate dal nostro giornale è il fulcro di una grande attività di approfondimento, una serie articolata di eventi, che è passata per le conferenze internazionali “Etica e Sport nel XXI Secolo” e “Vivere da Campione, sino all’ultimo”. Alla fine di maggio si continuerà nel contesto di Sport Expo, sempre a Verona, quindi a Cracovia, tappa finale della Mostra e infine di nuovo a Roma, nell’ottobre 2012, quando Karol Wojtyla sarà il grande testimone del XVIII Congresso Europeo del Fair Play con la partecipazione corale dei rappresentanti di quaranta Paesi. “Vi ringrazio, cari atleti, che fate dello sport una ragione di stile di vita, nonché un legittimo motivo di prestigio e di onorevoli affermazioni, In pa-

ensare a Giovanni Paolo II come il Papa che ha segnato in modo determinante la storia dell’umanità nel XX Secolo è fatto scontato, tanto quanto la sua qualità di uomo inteso nella sua completezza, quindi anche come sportivo praticante. Le immagini private che pubblichiamo testimoniano la sua fisicità, il suo rapporto con tante e diverse discipline, la sua passione per la natura in cui amava immergere il proprio corpo e fondere il proprio spirito, vivendo sino all’ultimo con il piglio del campione, traendo e provocando in un costante confronto con se stesso e il mondo straordinarie emozioni, essenziali per trarre dal profondo gli incrollabili fondamenti, che hanno sempre sostenuto la sua ragione d’essere, operare, decidere. Giovanni Paolo II, “Santo Subito”, viene beatificato a prescindere dal processo di canonizzazione, perché lui continua a rappresentare la par-

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ri tempo, vorrei esortarvi a far si che codeste competizioni sportive siano contraddistinte non solo dalla virtù della lealtà e dalla probità, ma anche da un impegno costante per le conquiste più vere e durature, per le vittorie dello spirito, il quale deve avere sempre il primato nella scala dei valori umani, siano essi agonistici, siano sociali e civili.” Questo uno degli innumerevoli pensieri rivolti agli sportivi da Giovanni Paolo II durante i frequenti incontri dedicati, che hanno caratterizzato il suo Pontificato, ma non è né esemplificativo, né completamente rappresentativo del Personaggio, che a ragione viene definito non tanto e non solo come il Papa degli sportivi, quanto il “Papa Sportivo”. Un uomo cresciuto tra monti, fiumi e campetti di fortuna Infatti, Karol Wojtyla era cresciuto a “pane e sport” nella sua Wadowice, poi a Cracovia , sui Monti Tatra, a

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Il Papa polacco è stato apprezzato da milioni di persone in tutto il mondo, cattolici e non. Soprattutto i giovani lo hanno amato. Il Santo Padre, che sarà nominato Beato il prossimo primo maggio, era un grande appassionato di sport, soprattutto dello sci, disciplina sportiva che ha praticato fino a tarda età. IL PAPA SPORTIVO | 13

IL PAPA SPORTIVO | 12

spq ort

STATI GENERALI DELLA CITTÀ 2011

ROMA CITTÀ NELLA COMPETIZIONE GLOBALE

ROMA CITTÀ DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Centri di eccellenza per la salute

Sviluppo della mobilità sostenibile

Polo di ricerca pediatrica Bambino Gesù

Pedonalizzazione del Tridente mediceo

Accessibilità intermodale alla Città

Recupero d R dell TTevere come asse e vitale le de della ella C e Città

Fiumicino 2 – Nuovo hub del Mediterraneo

Parco fluviale olimpico

Piano d’azione per l’energia sostenibile

Completamento delle rete metropolitana

Cooperazione tra Università e imprese

Smart Grid nel nuovo piano d’assetto dell’Eur

Polo dell’innovazione: Laboratorium

ROMA CITTÀ POLICENTRICA E SOLIDALE

ROMA CITTÀ DELLA CULTURA E DELL’ENTERTAINMENT

Nuovo modello di integrazione sociale

Valorizzazione delle aree dimesse

Poli della solidarietà

Parco della Musica e delle Arti

Piano Regolatore Sociale – Livelli Garantiti Assistenza

Nuove Centralità Urbane

Secondo polo turistico

Centralità Romanina Tor Vergata – Città dei giovani e della musica

Rigenerazione Urbana delle Periferie

Riqualificazione del lungomare di Ostia

Tutela e valorizzazione di Roma Antica

Ricostruzione di Tor Bella Monaca

Sistema integrato dell’area archeologica centrale

PROGETTI PILOTA OBIETTIVI STRATEGICI ARTICOLAZIONE OBIETTIVI

IL PIANO STRATEGICO DI SVILUPPO DI ROMA CAPITALE in dall’inizio del suo mandato, la Giunta Capitolina ha individuato nella pianificazione strategica il metodo e lo strumento più adeguato per imprimere nuovo impulso alla crescita della Città e per avviare “un nuovo ciclo di sviluppo”. L’Amministrazione capitolina, nel convegno sugli Stati Generali, ha dettato le linee programmatiche per una ripartenza della città che sappia guardare al passato ma entri nella modernità. Già a partire dal DPF 2009-2011 (novembre 2008) Roma Capitale ha deciso di puntare sugli strumenti di una pianificazione strategica incentrata sui concetti di competitività e solidarietà. La sequenza logico-culturale, evolutiva della Porta dei Tempi e le sue motivazioni hanno consentito di definire l’architettura d’impianto del Piano Strategico, che è stata posta alla base della necessaria fase di concertazione interistituzionale e di confronto partenariale. Tale architettura si articola su tre livelli di riferimento.

di Bruno CIGNINI*

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* Direzione “Promozione e Tutela Qualità Ambientale” Dipartimento “Tutela Ambientale e del Verde - Protezione Civile”

1) Il primo livello corrisponde agli obiettivi strategici, che rappresentano altrettante immagini sintetiche della città del futuro: “Roma, Città della sostenibilità ambientale”, “Roma Città policentrica e solidale”,

“Roma Città nella competizione globale” e “Roma Città della cultura e dell’entertainment”. 2) Il secondo livello articola in maniera più mirata i 4 obiettivi strategici ed individua 12 temi progettuali di riferimento; 3) il terzo livello è rappresentato dai progetti pilota, che costituiscono, per ognuno dei temi progettuali individuati, un gruppo di azioni prioritarie su cui concentrare, a livello operativo, le risorse progettuali, amministrative ed economiche, in modo tale che possano fare da volano all’implementazione del Piano Strategico di Sviluppo. Tra questi la ricostruzione del quartiere di Tor Bella Monaca, la nascita della città dei giovani e della musica, la riqualificazioni di aree come il lungomare di Ostia, la valorizzazione di aree dismesse come nel caso del Parco della Musica e delle Arti. Il secondo Polo Turistico, la tutela e valorizzazione di Roma antica.

IL PARCO FLUVIALE | 20

Alla partenza della Maratona di Roma sventolano insieme la bandiera italiana e quella giapponese. Per non dimenticare lo sforzo di una nazione che sta rialzandosi dopo un terremoto e uno tsunami che l’ha duramente colpita

SPQR SPORT Rivista ufficiale Roma Capitale, Politiche dello Sport

Mensile di informazione a distribuzione gratuita Reg. Trib. di Roma n. 21 del 27-01-10 IN PRIMA, Una foto di fine Anni CinAnno II quanta vede un gruppo di giovani Numero 2 con le mute di Roma e Lazio, gioca-

re all’ombra della storia, sotto un acquedotto romano alla periferia sud di Roma. I colori dello scatto, l’ambientazione riportanto ad uno sport d’altri tempi. spq ort

Editore Alfacomunicazione Srl Via del Giuba, 9 - 00199 Roma Direttore Responsabile Fabio Argentini

SOMMARIO

Anche SPQR SPORT, la rivista che fa della promozione e della cultura dello sport un obiettivo irrinunciabile, si prepara ai grandi appuntamenti dei prossimi mesi, quali gli Internazionali di Tennis, il Concorso Ippico di Piazza di Siena, il Golden Gala di Atletica leggera. Oltre al numero canonico sono in preparazione due speciali: il primo proprio sui prossimi Grandi Eventi di Roma, l’altro, in collaborazione con l’agenzia fotografica Getty Images, sugli scatti più belli dello sport dalle sue origini ai giorni nostri. Una raccolta di fotografie che avranno la forza di raccontare tante discipline, gli uomini che di queste sono stati gli interpreti. Speciali da conservare come quello da poco prodotto sui 150 anni di sport nella Capitale d’Italia. Fabio Argentini

SPQR SPORT

ROMA CAMBIA. ECCO I PROGETTI.

NUMEROTRENUMEROTRENUMEROUNO NUMEROTRE

12.Giovanni Paolo II, il Papa sportivo 16.Andrea Giani e la Generazione dei fenomeni 20.Il Parco Fluviale Olimpico 42.La Maratona della solidarietà 52.Intervista a Carolina Kostner 54.Rugby, che passione 61.La Un Rugby da Guiness dei primati 66.Mangiarotti, il Campidoglio e le Stoccate Vincenti 70.Il boomerang a Roma 74.Fiamme Gialle: 100 anni di sport: le interviste a gustavo Thoeni, Antonio Rossi, Valerio Aspromonte, Alessio Sartori e Giulia Quintavalle 86.I Giochi dell’antica Roma: le tabulae lusoriae 90.Pubblica Ammiinistrazione: Patrizia Prestipino 92.Il Mito delle figurine 102.La Lazio Calcio a Cinque vince la Coppa Italia 106.News 122.Nel mondo dei Media: il nuoto pinnato 126.Le palestre scolastiche negli interventi del Dipartimento Sport 130.Una corsa contro i suicidi 132.Pugilato femminile: l’intervista ad Alice Caligiuri 138.I Vip e lo sport: a colloquio con Piera Degli Esposti 140.Sport ai Raggi X: il pentathlon moderno 144.Photogalery Old

di Vincenzo RICCIARDI

Redazione Via C. Bavastro, 94 - 00154 Roma Tel. 06 671070333 Fax. 06 671070332 redazione@spqrsport.it grafica@spqrsport.it commerciale@spqrsport.it Art Director Alberto Brunella Stampa SE.GE.S. Srl - Roma

foto DPT SPORT

In collaborazione con Ufficio Stampa Campidoglio S Dipartimento Sport Saverio Fagiani, Maria Iezzi

rio Pennacchia, Simone Pierini, Pasquale Polo, Maurizio Pompili, Stefano Raucci, Roberto Rean Cont, Vincenzo Ricciardi, Silio Rossi, Fulvio Stinchelli, Christian Zicche con accensione modulare per illuminare le palestre sia nell’utilizzo serale che nell’illuminazione complementare utile nelle giornate invernali di maltempo anche nelle ore diurne, assicurando quindi un consumo energetico adeguato alle diverse necessità di utilizzo. Nel corso dei lavori, di concerto con i dirigenti scolastici e i responsabili delle Associazioni sportive di gestione, si è posta l’attenzione sia alla rimozione di ostacoli potenzialmente pericolosi, che al miglioramento generale dell’accessibilità agli impianti, non solo per i disabili ma per tutti. Le palestre scolastiche oggetto di interventi sono state sette nell’ultimo periodo.

Il Dipartimento Sport interviene sulle strutture scolastiche con adeguamenti e potenziamenti delle attrezzature utilizzate anche dalle associazioni sportive scelta progettuale ha tenuto conto dello stato di manutenzione delle strutture e dell’attività delle associazioni sportive interessate all’utilizzo. Gli adeguamenti sono stati progettati e diretti da un gruppo di tecnici dipendenti del Dipartimento, quindi praticamente a costo zero per l’Amministrazione che ha potuto così destinare interamente all’esecuzione dei lavori le risorse economiche a disposizione. Le opere progettate forniscono alle strutture migliore accessibilità,migliore qualità dei servizi, e non ultimi nuovi impianti di illuminazione

SCUOLA E SPORT | 126

Hanno collaborato Andrea Abodi, Partner Ruggero Alcanterini, Luca Aleandri, Getty Images Antonella Bartolucci Proietti,DAL Paolo PALALOTTOMATICA D AD DoAXEL, FINO AGLI Severo Ciabatti, Bruno Cignini, Agenzie e fotografi ICE PARK DI ROMA ra Cirulli, Paolo Dentice di Accadia, Getty Images: Paolo Bruno, Luis CaValentina Di Felice, Antonio Farino- stillo, Franco Origlia, Pietro Rolandi la, Giorgio Franchetti, Edoardo Lubrano, Anita Madaluni, Stefano Roma Capitale: Fabio Callini, SteManzi, Eleonora Luca fano Bertozzi, Marco Catani, ClauCarolina Kostner: la danza sulMassari, ghiaccio Montebelli, Primavera Moretti, Lui- dio Papi, Claudio Valletti V gi Panella, Federico Pasquali, MaSCUOLA E SPORT | 127

Carolina Kostner è la più amata atleta italiana dei pattini. Leggera come una farfalla quando pattina, ha Roma nel cuore...

DIFFUSIONE. La rivista è distribuita nel corso degli eventi sportivi dove è presente il Comune di Roma e free press in tutte le piazze più importanti dei 19 municipi romani (l’elenco dei punti è sul web all’indirizzo www.spqrsport.it dove si possono anche consultare le pagine della pubblicazione). Per ritirare una copia è anche possibile contattare il numero 06.6710.70315 (Ufficio Sport).

ono stati ultimati i lavori di ristrutturazione di 7 palestre scolastiche, individuate nel territorio urbano fra le molteplici strutture utilizzate dalle associazioni sportive negli orari in cui le scuole sono libere da impegni educativi e didattici. In quest’ottica gli sforzi e gli investimenti sopportati dall’Amministrazione hanno il duplice scopo di migliorare tanto la qualità dell’offerta di pratica sportiva a livello locale quanto la promozione sportiva giovanile nelle scuole. Questi 7 interventi si aggiungono ai 19 già realizzati in esecuzione a precedenti progetti nell’ambito del potenziamento di questo servizio in cui il Dipartimento Sport si è reso promotore di iniziative atte a migliorare le strutture in uso alle numerose Associazioni Sportive. La

di Luca MONTEBELLI

foto Getty Images

ederla scivolare leggiadra, in completa simbiosi con la musica e il ghiaccio, farebbe pensare che lei con i pattini me sotto i piedi c’è nata, che il primo paio di scarpe non fosse normale come quelle di tutti i bambini ma con le lame attaccate. Carolina Kostner è scesa fino a Roma per mostrare anche alle nostre latitudini quanto è brava, magari per far proseliti per affascinare qualche ragazzina, per chiamarla a seguire il suo esempio. In un PalaLottomatica entusiasta per il “Golden Celebrities On Ice” , la 24 enne di Ortisei ha recitato un vero e proprio spot per il pattinaggio su ghiaccio. Da quell’esibizione è passato tempo ma lei ricorda con un sorriso l’amore particolare per la nostra città, dove certo la sua disciplina non è proprio così popolare. «Studio storia dell’arte al Dams. Come non potrei non amare una città

ricca di arte, di storia come Roma? In quei giorni ho avuto poche opportunità di girare, di visitarla, ma sono già venuta tante volte con i miei genitori, ho conosciuto i posti più belli e suggestivi, tornerò ancora perché non mi stanco mai di camminare per le strade di questa città».

Roma che anche grazie a te sta scoprendo il pattinaggio su ghiaccio. Con la tua esibizione al PalaLottomatica hai certamente fatto una grande promozione per il tuo sport. «Di questo sono felice. È importante scendere più a sud delle tradizionali piazze del pattinaggio per far aumentare l’interesse. Certo occorrerebbero maggiori infrastrutture, tecnici preparati, programmazione per poter fare in modo che i giovani si avvicinino a questa disciplina. Spero che questa esibizione romana non rimanga fine a se stessa, CAROLINA KOSTNER | 52

che possa diventare un appuntamento fisso, un punto di partenza. Io verrei sempre molto volentieri».

tante aspettative riposte su di te? «È bello ma a volte mi pesa, mi piacerebbe potermi allenare e gareggiare con maggiore serenità, so però che questo fa parte del gioco A volte mi piacerebbe allenarmi con maggiore tranquillità, senza troppe responsabilità, comunque non è un grande problema». Una responsabilità grande che ha influito sulla prestazione alle Olimpiadi. «Confesso che anch’io mi aspettavo molto da me stessa. La delusione è stata tanta, ringrazio la mia famiglia, i miei genitori, sono stati loro a farmi superare i momenti di depressione, bisogna guardare avanti, pensare alle prossime gare».

Arrivano i mondiali, hai qualche problema fisico, cosa ti aspetti da questo importante appuntamento. «Il ginocchio mi da fastidio ma l’appuntamento è troppo importante, di quelli da non sbagliare. Ho fiducia, sono molto concentrata, spero in un bel risultato. L’argento

europeo mi ha dato grande carica. Ci sarà tempo dopo Tokyo per operarmi».

Carolina, tanti anni di attività, stai già pensand do al giorno che smettera ai? «Ho l’esempio di mia cugina Isolde, dopo la lunga carriera agonistica ha messo su famiglia, due bei bambini... Certo vorrei completare gli studi poi stabilirmi dalle mie parti, adoro l’Alto Adige, le sue montagne i suoi scenari naturali».

Il pattinaggio su ghiaccio è una disciplina affascinante ma praticata ancora da pochi, cosa auspichi per una crescita del tuo sport. «Servirebbero infrastrutture su tutto il territorio nazionale, bravi tecnici, programmazione. Spero di poter dare in futuro il mio contributo per far avvicinare i giovani a questa disciplina che mi ha dato tanto e che amo». In bocca al lupo Carolina, ti aspettiamo a Roma l’anno prossimo, carica di allori e di medaglie.

Dalle tue parole traspare tutta la passione, l’amore per quello che fai come sei diventata la campionessa che sei. «Vengo da una famiglia di grandi sportivi, mamma Patrizia, era una pattinatrice su ghiaccio, papà, Erwin, è stato giocatore ed ora è un allenatore di hockey su ghiaccio. Da piccola mi piaceva sciare, avrei voluto praticare quella disciplina, seguendo l’esempio di mia cugina Isolde, ma poi ho capito che il pattinaggio era il mio sport, sul ghiaccio miglioravo di in giorno così ho scelto ed i risultati mi hanno dato ragione».

Hai iniziato piccolissima, sei diventata presto una “stella”, quanto ti pesa e quanto ti piace essere sotto i continuamente sotto i “riflettori” avere CAROLINA KOSTNER | 53

al successo del “Golden Celebrities On Ice” svoltosi al PalaLottomatica, che ha portarto a Roma i Campioni Olimpici e i Campioni Mondiali di pattinaggio artistico su ghiaccio (tra gli ospiti il campione americano Iysacek e la Kostner che è la testimonial dell’evento) sulle note delle più belle canzoni d’amore proposte live dall’eccellenza della musica italiana, alla nuova straordinaria pista stabile che, pienamente inserita nel quadrante olimpico, si trova a Piazza Mancini e che risponde al nome di Axel, il pinguino che da il nome all’impianto. La pista del ghiaccio, che ha le stesse dimensioni di quelle olimpioniche, offre anche tantissime occasioni per fare sport anche con corsi di pattinaggio per i più giovani. Fino alla realtà delle piste itineranti. Da cinque anni si vedono riversarsi negli Ice Park di Roma 100.000 amanti del pattinaggio su ghiaccio. Avere la grande opportunità di scivolare su una pista nel cuore su piste allestite in diversi angoli della città, alla stregua di quanto già avviene da molti anni in altre importanti città come New York, Chigago Vienna, Parigi, Berlino nelle quali il ghiaccio è ormai un attesissima consuetudine, ha fatto si che la disciplina “On Ice” entrasse nel cuore e nelle abitudini della gente. Gli Ice Park rappresentano dunque un suggestivo luogo di aggregazione, originale e moderno dove il pubblico oltre a cimentarsi in una disciplina insolita per Roma, ha la possibilità di assistere alle evoluzioni di autentici fuoriclasse, campioni mondiali e stelle internazionali. Tante le iniziative ideate per animare le piste di Viale Tor Di Quinto, Piazza S. Giovanni La Salle, Villa Gordiani, Don Bosco e Piazza Re di Roma. Particolare attenzione è stata posta nel rendere accessibile a tutti la pratica del pattinaggio. Chi dispone di propri pattini infatti è potuto scendere in pista gratuitamente, questo per incrementare il numero di praticanti e per dare maggiore impulso alla disciplina. Per quel che concerne la parte più sportiva, cioè per far crescere la capacità dei giovani in uno sport poco conosciuto qui a Roma sono stati messi a disposizione qualficati istruttori, quelli che tutto l’anno lavorano nella pista di Iceland i quali hanno offerto la loro esperienza a giovani e meno giovani. Tra le iniziative più coinvolgenti quella legata al mondo dei giovani. Ha preso vita quest’anno il “Progetto Scuola” in virtù del quale, gli studenti degli istituti romani hanno potuto accedere gratuitamente alle piste durante le ore di Educazione Fisica o durante le gite scolastiche. In una città dove sono sempre meno i momenti interamente dedicati ai bimbi, inolte, gli Ice Park ha ricostruito uno spazio ludico davvero magico. Le maschere dei personaggi più amati dei cartoni animati come: Topolino, Paperino, Tigro, Pippo, Minnie e molti altri che intratterranno i bambini con animazione, giochi, ed evoluzioni sulla pista con show che si sono ripetute quotidianamente.

Hanno collaborato: A come Avventura (Ufficio stampa), Alphaomega, Ars Media, Massimo Barone, Benvenuti (archivio privato), L’Emozione e la Ragione (mostra su Giovanni Paolo II), Bruno Cignini, Franco Fabbro, Fiamme Gialle (Ufficio stampa), Guiness World Records, Giulio Iannelli, Istituto Luce, Mangiarotti (archivio privato), Maratona di Roma, M.Roma Volley (Ufficio Stampa), Panini (Ufficio Stampa), Tommaso Pasero, Peroni, Photogross di Massimo Grosso, Provincia di Roma (Segreteria dell’Assessore allo Sport), Unione Italiana Collezionisti Olimpici e Sportivi (archivio)

SPQR SPORT ANNO II N. 2 152 PAGINE


Politiche dello Sport

L’INIZIATIVA EDITORIALE DEL DIPARTIMENTO SPORT

Il Dipartimento Sport online su www.sportincomune.it


PRONTI PER IL GRANDE SPORT Alessandro Cochi, Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale

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ccoci arrivati ai Grandi Eventi che caratterizzano la primavera–estate romana: dagli Internazionali di Tennis che “apriranno” la stagione il 7 maggio, al Golden Gala di Atletica Leggera, da Piazza di Siena, alla finale di Coppa Italia che si gioca ormai stabilmente nella Capitale di fronte al Presidente della Repubblica dalla finale scudetto nel volley, al grande fitness, ai Mondiali di Beach Volley, agli XFighters che quest’anno sbarcheranno all’Olimpico, ai campionati di pesca sportiva e molto altro ancora.

Ci arriviamo dopo un anno di lavoro intenso in cui il Comune di Roma ha lasciato il passo a Roma Capitale, in cui tanto si è fatto per preparare la corsa verso l’Olimpiade 2020 e per ricordare quella del 1960, in cui si è lavorato per la promozione dello sport e per le discipline considerate a torto minori. Minori, ma non per noi. E lo dimostra anche la rivista che avete tra le mani: a partire dai contenuti che spaziano toccando molti sport senza figli e figliastri e a finire con una foto di rara bellezza in copertina che racconta di una partita giocata tra ragazzi alla fine degli Anni ’50, all’ombra di un acquedotto dell’antica Roma. Un mix di sensazioni e colori difficilmente oggi riproducibile. Dal passato al futuro: l’ultimo atto di un anno importante da parte dell’amministrazione, è rappresentato dagli Stati Generali: un lavoro portato avanti per mesi dai tecnici di Roma Capitale e incentrato su vari progetti strategici per il rilancio della nostra città. Lo sport, nella due giorni congressuale svoltasi al Palazzo dei Congressi, ha avuto un ruolo molto importante nell’economia del pacchetto di proposte presentate alla stampa e alla popolazione romana: in particolare per quanto attiene al Parco Fluviale che presentiamo, in un lungo focus, proprio in questo numero.


IL PAPA SPORTIVO | 12


spq ort

Karol Wojtyla

di Ruggero ALCANTERINI foto Mostra “L’Emozione e la Ragione”

Il Papa sportivo

ensare a Giovanni Paolo II come il Papa che ha segnato in modo determinante la storia dell’umanità nel XX Secolo è fatto scontato, tanto quanto la sua qualità di uomo inteso nella sua completezza, quindi anche come sportivo praticante. Le immagini private che pubblichiamo testimoniano la sua fisicità, il suo rapporto con tante e diverse discipline, la sua passione per la natura in cui amava immergere il proprio corpo e fondere il proprio spirito, vivendo sino all’ultimo con il piglio del campione, traendo e provocando in un costante confronto con se stesso e il mondo straordinarie emozioni, essenziali per trarre dal profondo gli incrollabili fondamenti, che hanno sempre sostenuto la sua ragione d’essere, operare, decidere. Giovanni Paolo II, “Santo Subito”, viene beatificato a prescindere dal processo di canonizzazione, perché lui continua a rappresentare la par-

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te migliore di noi, quella che tutti teorizzano e quasi nessuno realizza, salvo gli eroi ed i santi. La mostra fotografica “L’Emozione e la Ragione” realizzata a Verona e da cui provengono alcune delle immagini pubblicate dal nostro giornale è il fulcro di una grande attività di approfondimento, una serie articolata di eventi, che è passata per le conferenze internazionali “Etica e Sport nel XXI Secolo” e “Vivere da Campione, sino all’ultimo”. Alla fine di maggio si continuerà nel contesto di Sport Expo, sempre a Verona, quindi a Cracovia, tappa finale della Mostra e infine di nuovo a Roma, nell’ottobre 2012, quando Karol Wojtyla sarà il grande testimone del XVIII Congresso Europeo del Fair Play con la partecipazione corale dei rappresentanti di quaranta Paesi. “Vi ringrazio, cari atleti, che fate dello sport una ragione di stile di vita, nonché un legittimo motivo di prestigio e di onorevoli affermazioni, In pa-

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ri tempo, vorrei esortarvi a far si che codeste competizioni sportive siano contraddistinte non solo dalla virtù della lealtà e dalla probità, ma anche da un impegno costante per le conquiste più vere e durature, per le vittorie dello spirito, il quale deve avere sempre il primato nella scala dei valori umani, siano essi agonistici, siano sociali e civili.” Questo uno degli innumerevoli pensieri rivolti agli sportivi da Giovanni Paolo II durante i frequenti incontri dedicati, che hanno caratterizzato il suo Pontificato, ma non è né esemplificativo, né completamente rappresentativo del Personaggio, che a ragione viene definito non tanto e non solo come il Papa degli sportivi, quanto il “Papa Sportivo”. Un uomo cresciuto tra monti, fiumi e campetti di fortuna Infatti, Karol Wojtyla era cresciuto a “pane e sport” nella sua Wadowice, poi a Cracovia , sui Monti Tatra, a

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Il Papa polacco è stato apprezzato da milioni di persone in tutto il mondo, cattolici e non. Soprattutto i giovani lo hanno amato. Il Santo Padre, che sarà nominato Beato il prossimo primo maggio, era un grande appassionato di sport, soprattutto dello sci, disciplina sportiva che ha praticato fino a tarda età. IL PAPA SPORTIVO | 13


Zakopane e nei fiumi, nei campetti di fortuna, temprandosi nel fisico e formandosi nel carattere e nello spirito, praticando lo sport nella sua più ampia accezione, come straordinaria opportunità per misurarsi con se stesso, con gli altri e con la natura, trovando in questi momenti la grazia, la condizione per elevare i valori etici ad un livello pressoché assoluto, probabilmente la via più diretta per sentirsi vicino a Dio. Infatti lui che amava le moltitudini, sentiva anche il bisogno di isolarsi per riflettere e pregare, guadagnandosi la condizione ideale a prezzo dell’ impegno fisico e in virtù del gesto sportivo, prima e dopo la sua ascesa al Trono di Pietro. Oltre alle sue gite “ufficiali” sulla Marmolada e all’Adamello con il Presidente, Sandro Pertini, stando alle informazioni, ai racconti e alle confidenze, Karol e Giovanni Paolo II hanno convissuto in un “Campione” dalla polivalenza straordinaria, posto che già vescovo e poi cardinale non si era mai privato della sua fisicità, sciando, nuotando, pagaiando, correndo, giocando il calcio e la pallavolo, pedalando e inerpicandosi su percorsi non privi di pericolo e difficoltà. Una volta Papa, Karol non perse mai le sue abitudini, semplicemente le conciliò con il suo nuovo status e quindi, affrontando divertito il conformismo e la preoccupazione della corte e della sicurezza vaticana, spesso sfuggendo ai controlli vestito

da semplice prete e senza scorta, per andare a sciare nei dintorni di Roma, sulle piste di Campo Staffi o a Monte Livata, in fila agli skilift come uno qualsiasi, salvo essere riconosciuto, perché fermo nella preghiera a metà discesa. Il fratello lo volle portiere Il Cardinale, Monsignor Stanislao Dziwisz, oggi Arcivescovo di Cracovia e per 39 anni a fianco di Giovanni Paolo II nella qualità di Segretario, ci ha raccontato che il più importante ricordo d’infanzia che serbava Karol Wojtyla era legato allo sport e all’immagine di se stesso su un campo di calcio, nel ruolo di portiere, cui il fratello maggiore lo aveva indirizzato. Sempre nell’incontro di Verona, tre mesi fa, il Cardinale Dziwisz ci ha confermato che Giovanni Paolo II, dopo aver aperto la via tra Pisoniano e il Santuario della Mentorella, con seicento metri di dislivello (Via oggi a lui intitolata come “Sentiero Karol Wojtyla” e percorsa da escursionisti esperti) quando ancora era cardinale, ha poi continuato a frequentare in incognito il grande e suggestivo altipiano dei Monti Prenestini, tra il Monte Guadagnolo e Capranica Prenestina, naturalmente all’insaputa di tutti e spesso degli stessi Padri Resurrezionisti Polacchi, custodi del Santuario “costantiniano”, più antico d’Italia. Il Monastero amato da Wojtyla fu fondato da Papa S. Silvestro I nel V Secolo, per onorare la memoria di IL PAPA SPORTIVO | 14

S.Eustachio, che secondo la leggenda aveva inseguito un cervo albino dalla Villa dei Pisoni alla rupe della Mentorella, ove il nobile animale si rivelò Dio e il generale romano Placido si convertì appunto con il nome cristiano di Eustachio. Per quello che sappiamo, Karol come altri illustri educatori riteneva lo sport il mezzo principe per dialogare e condividere esperienze fondamentali con i giovani, creando anche in Vaticano nell’agosto 2004 il Dipartimento dello Sport, con lo scopo di promuoverlo come parte inscindibile della cultura. Il Cardinal Dziwisz dice: «si informava sui risultati delle partite». Lui aveva avuto modo di tirare anche con l’arco e giocare a bocce. Sempre il Cardinale Dziwisz ci confidava che Karol era un grande appassionato di calcio e seguiva con grande interesse il Campionato Italiano, al punto di chiedere notizia dei risultati, anche quando si trovava all’estero. In conclusione, se le immagini originali ed esclusive - provenienti dagli effetti personali di Karol Wojtyla - testimoniano la sua grande fisicità, le foto successive al grave attentato subito in Piazza S.Pietro il 13 maggio del 1981, testimoniano progressivamente una decadenza aggravata da quel trauma che non lo avrebbe mai abbandonato, ma che lui continuò ad affrontare con determinazione e serenità “fino all’ultimo” da Campione insuperabile quale era.


spq ort

IL GIUBILEO DEGLI SPORTIVI Il 29 ottobre del 2000, Anno Giubilare, il Santo Padre ha celebrato il Giubileo degli Sportivi allo Stadio Olimpico, gremito per l’occasione.

IL PAPA SPORTIVO | 15


LA NAZIONALE

Nel Massachusets c’è una graziosa cittadina, Holyoke, dove il 6 febbraio del 1895 è praticamente nata la pallavolo. Qui tale Morgan radunò alcuni insegnanti del college di Springfield per partecipare per la prima prova ad una inedita competizione. Furono schierate due squadre da cinque con il sindaco ed il comandante dei vigili del fuoco in campo a fare numero: era il battesimo della nuova disciplina che soltanto negli anni successivi fu perfezionata e dotata di regole vere. Normale che la galleria dei campioni risiedesse ad Holyoke e che in questo interessante museo, in questa casa dei famosi, vincendo la rituale ritrosia degli americani che gradiscono celebrare tutto quanto è nazionale, fosse inserito anche qualche italiano. Il primo ad entrarci è stato Julio Velasco che è argentino, ma che ha conquistato il posto grazie a quanto ha fatto da noi con la “generazione dei fenomeni”. Dopo l’allenatore è toccato ad Andrea Gardini, uno tra i “centrali” più forti al mondo e capitano dell’Italia che vinceva. Terzo, “the last, but not the least”, Andrea Giani che due anni fa è stato convocato negli Stati Uniti per essere celebrato come meritava: «M’è sembrato di andare ad un’Olimpiade. Davanti a quelle persone che rappresentano la pallavolo di ogni parte del mondo ti rendi conto del significato di quel premio e pensi che anche tu hai contribuito a dare qualcosa. Mi hanno premiato per la mia versatilità a ricoprire più ruoli. Che è un po’ la sintesi della mia carriera, orientata a cercare di far tutto bene e con serietà».

In Nazionale Giani Giani ha ha vinto vinto tre tre titoli titoli mondiali mondiali In Nazionale consecutivi con allenatore consecutivi (1990 (1990 ee 1994 1994 con allenatore Velasco, 1998 con allenatore Velasco, 1998 con allenatore Bebeto) Bebeto) ee quattro europei quattro europei (nel (nel 1989, 1989, 1993, 1993, 1995 1995 ee 2003).IlIlsuo suo record record didi presenze presenze in in maglia maglia 2003). azzurra (474) è ancora il primato assoluto, azzurra (474) è ancora il primato assoluto, fra tutti tutti gli gli sport, sport, didi partite partite giocate giocate con con la fra la Nazionale. Il suo esordio in maglia azzurra Nazionale. Il suo esordio in maglia azzurra èè avvenuto avvenuto aa Cagliari Cagliari ilil 66 maggio maggio del del 1988 1988 (Italia-Finlandia 3-0). (Italia-Finlandia 3-0). La sua ultima partita in occasione del TIM All La sua ultima partita in occasione del TIM Star Volley a Firenze, il 17 novembre 2005. All Star Volley a Firenze, il 17 novembre Giani è anche l’azzurro con più presenze alle 2005. Giani è anche l’azzurro con più Olimpiadi: 5, da Seul ad Atene, dove ha presenze alle Olimpiadi: 5, da Seul ad Atene, vinto due argenti, nel 1996 e nel 2004, e dove ha vinto due argenti, nel 1996 e nel un bronzo nel 2000. 2004, e un bronzo nel 2000. NAZIONALE - 1988-2005 474 PRESENZE

NELLA HALL OF FAME

OLIMPIADI ARGENTO BRONZO ARGENTO

Atlanta 1996 Sidney 2000 Atene 2004

CAMPIONATI MONDIALI ORO Rio De Janeiro 1990 ORO Atene 1994 ORO Tokyo 1998 CAMPIONATI EUROPEI ARGENTO Berlino 1991 ORO Turku 1993 ORO Atene 1995 BRONZO Eindhoven 1997 ORO Vienna 1999 ORO Berlino 2003 WORLD LEAGUE ORO ORO BRONZO ORO ORO ARGENTO ORO ORO ORO BRONZO ARGENTO

Milano 1991 Genova 1992 San Paolo 1993 Milano 1994 Rio De Janeiro 1995 Rotterdam 1996 Mosca 1997 Mar Del Plata 1999 Rotterdam 2000 Madrid 2003 Roma 2004

COPPA DEL MONDO ORO Giappone 1995 BRONZO Giappone 1999 ARGENTO Giappone 2003 GRAND CHAMPIONS CUP FIVB ORO Tokyo 1993 WORLD TOP FOUR FIVB ORO Osaka 1994 WORLD SUPER SIX FIVB ORO Tokyo 1996


ANDREA GIANI QUINDICI ANNI DI TRIONFI CON LA “GENERAZIONE DI FENOMENI” ROSSI hiedi chi erano i Beatles. Un po’ d’anni fa, gli Stadio, un gruppo musicale di grande successo, invitavano i ragazzi di allora a cercare notizie sui “Fab Four” di Liverpool, che soltanto gli adulti avevano potuto apprezzare in quel meraviglioso periodo (62-70), che apriva la strada ad un nuovo modo, sicuramente rivoluzionario, di intendere e di fare canzoni. Alla stessa maniera è normale domandarsi, oggi, chi siano stati quei pallavolisti italiani che dal 1989 al 1996 e successivamente fino al 2000, magari con piccoli ritocchi e ricambi, hanno ”rivoltato” tatticamente e sul piano dei risultati una disciplina, il volley, che stentava a decollare e che trovava difficoltà nel farsi apprezzare, nonostante il gran numero di praticanti e la facilità a giocarlo, visto che si inizia nelle scuole. Dove non c’è bisogno di strutture particolari: bastano una palestra o uno spazio all’aperto, due alberi ed una rete che possa allungarsi per unirli. Chiedete, allora, chi erano questi atleti, come era nata la “generazione di fenomeni” grazie a quei venti coetanei fortissimi, guidati da un argentino di La Plata, venuto in Italia per distribuire lezioni di tecnica, ma soprattutto il culto della vittoria. Già, perché se non si possono togliere meriti a chi lo ha sostituito nella conduzione della Nazionale, Bebeto, Anastasi e Montali ad esempio, non si può non riconoscere quanto Julio Velasco sia stato il vero e più autentico artefice dell’epopea italiana di quegli anni, il guru della “nascita” della pallavolo da vertice, l’uomo della provvidenza come, a più riprese e con molta onestà, hanno riconosciuto i dirigenti internazionali, il presidente federale Magri, i protagonisti di quella cavalcata che non poteva non portare ai ripetuti successi nei palazzetti di tutto il mondo. Tra loro, ovviamente, c’era anche Andrea Giani, recordman delle presenze azzurre e non soltanto nel campo ristretto del volley. Giangio vanta, infatti, l’invidiabile primato di 474 getto-

C

ni in maglia azzurra, titolo che, probabilmente, nessuno potrà battere. Giani è nato per fare sport. Per giocarlo ed insegnarlo. Che sia finito nella pallavolo per germogliazione spontanea, è quasi un caso, perché pur essendo stato “prestato” dal canottaggio a cui lo aveva iniziato, affidandolo, però, ad alcuni suoi colleghi, a Sabaudia il padre Dario, Andrea aveva la testa per esercitarsi e riuscire in qualsiasi disciplina fosse stato dirottato. Papà Giani, primo voga dell’otto italiano alle Olimpiadi di Tokio, vedeva crescere questo “fenomeno”, atleta nella mente prima che in un corpo scolpito da migliaia di ore passate a faticare in palestra, e pur sperando di vederlo in acqua, non ha opposto la minima resistenza quando dalla scuola media Giulio Cesare di Sabaudia, il ragazzo fu direttamente prelevato per essere avviato con maggiore attenzione alla pallavolo. Del canottaggio restavano a Giani le 80 gare disputate e le 79 vinte: «Quella che ho perduto - ricorda sorridendo ancora oggi - m’è stata rubata da giudici decisamente parziali. Per non farmi vincere avevano spostato il traguardo». E nel volley, a partire dalla juniores, Giani trovò compagni di viaggio ugualmente efficaci, gli stessi che negli anni seguenti faranno parte delle continue convocazioni e saranno con lui ai mondiali, agli europei, ai Giochi. Tutti degni di rappresentare i colori del nostro Paese, regalando al movimento una serie infinita di coppe, targhe, medaglie e titoli, riconoscimenti di vario genere, soprattutto a livello internazionale. «Alla bacheca manca soltanto l’oro olimpico. Non è cosa di poco conto, certo, ma pure per tre volte ci siamo andati vicino. Per quanto riguarda le altre competizioni, abbiamo sbaragliato il campo, eliminando i brasiliani, i cubani, gli olandesi, i russi tradizionali dominatori nella pallavolo. Ecco perché siamo nella storia. La favola della “generazione di fenomeni” è raccontata dalle mille vittorie conquistate, dalla tecnica acquisita, dai giusti

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comportamenti evidenziati in campo, all’interno del gruppo e nei confronti degli avversari, dalle risposte date alle numerose innovazioni tattiche che Velasco, quasi divertendosi, proponeva ad ogni raduno. Nel giro azzurro, direttamente dalle nazionali giovanili, io sono entrato una prima volta nel 1988, convocato per i Giochi di Seul, e in pianta stabile un anno dopo, subito dopo la vittoria dell’Italia agli Europei di Stoccolma. La prima gara ufficiale della gestione Velasco, un appuntamento che apriva all’Italia il percorso irresistibile lungo le autostrade del mondo. Grazie ad indiscutibili campioni, che mi piace nominare, sperando di non dimenticarne nessuno, perché, chi più, chi meno, compreso il sottoscritto, ci ha messo il cuore e la determinazione. Mi riferisco ad Anastasi, Bernardi, Bracci, Cantagalli, De Giorgi, Galli, Gardini, Gravina, Andrea Lucchetta, Margutti, Martinelli, Masciarelli, Papi, Pasinato, Passani, Pippi, Tofoli, Zorzi. Ecco, sono loro la “generazione di fenomeni” evocata ogni volta che la pallavolo si afferma, o quando, purtroppo, perde incontri e terreno nel ranking internazionale. Ma mi piace dare quanto loro spetta anche allo staff tecnico, ai dirigenti, insomma a tutti quegli addetti ai lavori che, lavorando a stretto contatto con noi, hanno garantito con l’impegno le fortune delle squadre. Ovviamente - continua Giani - non possiamo non ricordare quanta parte abbia avuto Velasco nell’aiutare a crescere questo gruppo, che era già sufficientemente forte, ma che aveva bisogno di una guida capace di far capire quanto in ognuno di noi, a parte una discreta tecnica, ci fossero grinta, rabbia, voglia di affermarsi, concentrazione: qualità inespresse fino ad allora, probabilmente perché gli italiani hanno un carattere che “sfugge” a queste regole, regole che soltanto teoricamente sappiamo essere necessarie per affermarsi nello sport. Quando arrivò Velasco, per la verità, alcuni di noi si sentivano già forti, perché avevamo vinto con i club, addirittura più preparati e pronti ri-

IL SUO SPORT I primi approcci con la pallavolo sono avvenuti nella palestra della scuola media di Sabaudia. Sono stati Claudio Di Coste e Saverio Baio, rispettivamente allenatore e palleggiatore del Sabaudia, a trasmettergli la passione ed ad indirizzarlo verso quello sport. Dal minivolley, Giani passò in Serie D e, all’età di 14 anni, esordì in Serie A2.

spetto a quelli più grandi di età, che non avevano la stessa abitudine alla fatica. Così già dal primo raduno a Modena, Julio tirò fuori un’agenda sulla quale aveva annotato quelle che secondo lui avrebbero dovuto essere le linee guida per una corretta gestione del gruppo. In evidenza c’era scritto che cosa doveva cambiare, quali dovessero essere le regole ferree per rivoluzionare in meglio il sistema volley. Velasco aveva una profonda convinzione: secondo lui nel gruppo azzurro, ma anche in atleti che non vi trovavano spazio, c’erano ragazzi di talento, ma poco abituati al sacrificio. Soltanto sudando in maniera più intensa avremmo potuto stare al passo delle formazioni più forti del mondo. In Italia, diceva, avete la cultura degli alibi, siete troppo abituati a cercare giustificazioni per le sconfitte, niente

GIOVANILI Polisportiva Sabaudia 1982-1984 CAMPIONATI: 5 Parma: 1989-1990, 1991-1992, 1992-1993 Modena: 1996-1997, 2000-2001 COPPE ITALIA: 5 Parma: 1986-1987, 1989-1990, 1991-1992 Modena: 1996-1997, 1997-1998 SUPERCOPPA ITALIANA: 1 Modena: 1997 CHAMPIONS LEAGUE: 2 Modena: 1997, 1998

CARRIERA DA ALLENATORE 2007-2008 Pallavolo Modena A1 2009-2010 M. Roma Volley A2 2010-2011 M. Roma Volley A1 Campionato Serie A2: 1 - Roma: 2009-2010, Coppa Italia di Serie A2: 1 - Roma: 2009-2010 Challenge Cup: 1 Modena: 2007-2008,

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COPPA DELLE COPPE: 3 Parma: 1987-1988, 1988-1989, 1989-1990 COPPE CEV: 3 Parma: 1991-1992, 1994-1995 Modena: 2003-2004 SUPERCOPPA EUROPEA: 2 Parma: 1989, 1990 COPPA DEL MONDO PER CLUB FIVB: 1 - 1989


spq ort LA MALATTIA, IL RISCHIO DI RINUNCIARE AD UN CAMPIONE Pochi sanno che abbiamo corso il rischio di dover rinunciare ad un grande campione. Quando Giani aveva quattro anni fu colpito da una bruttissima forma di broncopolmonite, che ne minò, al momento, il suo fisico bionico e che lo costrinse a lunghe degenze in ospedale: al Bambino Gesù, al Policlinico Gemelli, per finire allo Spallanzani, ultima tappa di un calvario durato dieci mesi: “Avevo preso tanta acqua per giocare al calcio fuori casa a Sabaudia, ed avevo continuato a camminare sul terreno bagnato anche quando aveva smesso di piovere. Inevitabile che mi venisse la febbre da cui, anche nei giorni successivi non riuscivo ad uscire. Mio padre decise di portarmi a Roma, passai dieci mesi in ospedale e mi preoccupavo perché vedevo che gli altri bambini venivano dimessi e che io ero l’unico a restare. Fortunatamente un medico, amico di mio padre, diede un consiglio decisivo: portatelo via da lì, disse. E per pochi minuti fui girato allo Spallanzani, pronto a sdraiarmi in un altro lettino. Tra lo stupore di mia madre, una suora mi ordinò di rinunciare alle coperte e di andare fuori a giocare con gli altri. Il giorno dopo la febbre non c‘era più”.

è più dannoso: bisogna rialzarsi, ripartire da zero e non piangersi addosso. Ci insegnò ad adattarci sempre di fronte a quello che ci capitava, a cominciare dal cibo. Così smettemmo di portarci in trasferta i consueti generi di conforto: parmigiano, biscotti, merendine che in altri casi ci avevano dato una mano per tenerci su. Ci disse che la vera pallavolo in Europa veniva giocata nei paesi dell’Est, ecco perché nei primi tempi ci portò spesso da quelle parti, dove non è che si mangiasse benissimo e si alloggiasse in hotel a cinque stelle. Ma pronto a gratificarci, a restituirQUEI MERAVIGLIOSI ANNI DI PARMA … ci quei pochi benefit che eravamo stati costretti ad abbandoNel 1985, richiesto dalla Pallavolo Parma, dove ha cominciato la sua nare, a restituirci un po’ di abitudini italiane, con l’arrivo delle importante carriera di professionista. Quindicenne Giani ha conosciuto vittorie e soprattutto dopo aver verificato che avevamo capito altri futuri campioni, come Andrea Zorzi e Andrea Lucchetta, con i quali la lezione e che eravamo in grado di “menare” randellate a tutha formato l’ossatura del dream team di Julio Velasco. Inserito te le avversarie del mondo». nell’Under 18, ha preso poi parte al campionato di Serie C. Allenato da Ecco perché l’Italia del volley è stata al vertice per tanti anni Gian Paolo Montali, fu presto richiesto dall’allenatore della prima risvegliando un movimento, ovviamente nelle scuole, nelle pasquadra, Aleksander Skiba, che lo aggregò al gruppo. La stagione lestre nei circoli sportivi, nelle città come nei piccoli centri, che 1986-87 fu quella dell’esordio di Montali come allenatore della prima sembrava non poter emergere. squadra e il campionato, che doveva essere una tappa interlocutoria, Col susseguirsi delle vittorie nei Mondiali, negli Europei e nelè diventato quello della vittoria della Coppa Italia e del primo posto in le Coppe Internazionali la domanda è cresciuta in maniera regular season. Nella finale play-off il giovane team parmense fu esponenziale fino a collocare, ancora oggi, la pallavolo al sesconfitto dalla Panini Modena di Velasco, Bernardi e Cantagalli, in garacondo posto, dopo il calcio, nelle statistiche del Coni come 5. Nella stagione 1987-88 la squadra fu ulteriormente rinnovata. praticanti, come società interessate ed affiliate ai comitati reEntrati nel gruppo Marco Bracci (laterale) e Claudio Galli (centrale), gionali e provinciali. Sollecitando gli interpreti meravigliosi di sulle maglie biancoazzurre ha fatto la sua comparsa il marchio quegli anni a restare nel mondo del volley, da allenatori, diMaxicono. Il 21 febbraio 1988 Giani ha ottenuto il suo primo successo rettori sportivi o direttori generali, da commentatori televisiinternazionale, con la Coppa delle Coppe, vinta a Bologna. In vi, da semplici addetti ai lavori. campionato la squadra ducale fu nuovamente sconfitta da Modena. «Perché - conclude Giani - fare il pallavolista è una filosofia Negli anni successivi Giani ha vinto gli scudetti 1989-90, 1991-92 e di vita: ti impegni, vinci, perdi, ti spacchi le ginocchia, ma poi, 1992-93, oltre a due Coppe Italia, due Coppe CEV e altre due Coppe alla fine, nel tuo piccolo ti inorgoglisci quando vedi che qualdelle Coppe. cuno per strada ti riconosce e ti dà una pacca sulle spalle. Io sono stato tra i più fortunati, ma non crediate che gli altri stia… E QUELLI DI MODENA no là a maledire il giorno che hanno iniziato a fare il muro o lo Giani è rimasto a Parma fino al 1996, quando la squadra schiacciate. Rifarei tutto, comrinunciò al titolo di Serie A1. Si trasferì quindi a Modena, presa la scelta di lasciare il caSQUADRE DI CLUB vincendo subito con la Las Daytona lo scudetto 1996-97, nottaggio. A quarantuno anni, 1984-1985 Polisportiva Sabaudia la Coppa Italia, la Coppa CEV e la Coppa dei Campioni. grazie anche a questa discipli1985-1996 Pallavolo Parma Nella stagione 2006/07 ha chiuso la sua carriera di atleta na, posso dire di essere un uoper diventare allenatore di Modena. 1996-2007 Pallavolo Modena mo felice».

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STATI GENERALI DELLA CITTÀ 2011

ROMA CAMBIA. ECCO I PROGETTI.

IL PIANO STRATEGICO DI SVILUPPO DI ROMA CAPITALE in dall’inizio del suo mandato, la Giunta Capitolina ha individuato nella pianificazione strategica il metodo e lo strumento più adeguato per imprimere nuovo impulso alla crescita della Città e per avviare “un nuovo ciclo di sviluppo”. L’Amministrazione capitolina, nel convegno sugli Stati Generali, ha dettato le linee programmatiche per una ripartenza della città che sappia guardare al passato ma entri nella modernità. Già a partire dal DPF 2009-2011 (novembre 2008) Roma Capitale ha deciso di puntare sugli strumenti di una pianificazione strategica incentrata sui concetti di competitività e solidarietà. La sequenza logico-culturale, evolutiva della Porta dei Tempi e le sue motivazioni hanno consentito di definire l’architettura d’impianto del Piano Strategico, che è stata posta alla base della necessaria fase di concertazione interistituzionale e di confronto partenariale. Tale architettura si articola su tre livelli di riferimento.

di Bruno CIGNINI*

F

* Direzione “Promozione e Tutela Qualità Ambientale” Dipartimento “Tutela Ambientale e del Verde - Protezione Civile”

1) Il primo livello corrisponde agli obiettivi strategici, che rappresentano altrettante immagini sintetiche della città del futuro: “Roma, Città della sostenibilità ambientale”, “Roma Città policentrica e solidale”,

“Roma Città nella competizione globale” e “Roma Città della cultura e dell’entertainment”. 2) Il secondo livello articola in maniera più mirata i 4 obiettivi strategici ed individua 12 temi progettuali di riferimento; 3) il terzo livello è rappresentato dai progetti pilota, che costituiscono, per ognuno dei temi progettuali individuati, un gruppo di azioni prioritarie su cui concentrare, a livello operativo, le risorse progettuali, amministrative ed economiche, in modo tale che possano fare da volano all’implementazione del Piano Strategico di Sviluppo. Tra questi la ricostruzione del quartiere di Tor Bella Monaca, la nascita della città dei giovani e della musica, la riqualificazioni di aree come il lungomare di Ostia, la valorizzazione di aree dismesse come nel caso del Parco della Musica e delle Arti. Il secondo Polo Turistico, la tutela e valorizzazione di Roma antica.

IL PARCO FLUVIALE | 20


spq ort ROMA CITTÀ DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE Sviluppo della mobilità sostenibile Pedonalizzazione del Tridente mediceo

Recupero d R dell TTevere come asse e vitale le della de ella C e Città Parco fluviale olimpico

Piano d’azione per l’energia sostenibile Smart Grid nel nuovo piano d’assetto dell’Eur

ROMA CITTÀ POLICENTRICA E SOLIDALE Nuovo modello di integrazione sociale Poli della solidarietà Piano Regolatore Sociale – Livelli Garantiti Assistenza

Nuove Centralità Urbane Centralità Romanina Tor Vergata – Città dei giovani e della musica

Rigenerazione Urbana delle Periferie Ricostruzione di Tor Bella Monaca

PROGETTI PILOTA OBIETTIVI STRATEGICI ARTICOLAZIONE OBIETTIVI

ROMA CITTÀ NELLA COMPETIZIONE GLOBALE Centri di eccellenza per la salute Polo di ricerca pediatrica Bambino Gesù

Accessibilità intermodale alla Città Fiumicino 2 – Nuovo hub del Mediterraneo Completamento delle rete metropolitana

Cooperazione tra Università e imprese Polo dell’innovazione: Laboratorium

ROMA CITTÀ DELLA CULTURA E DELL’ENTERTAINMENT Valorizzazione delle aree dimesse Parco della Musica e delle Arti

Secondo polo turistico Riqualificazione del lungomare di Ostia

Tutela e valorizzazione di Roma Antica Sistema integrato dell’area archeologica centrale


l Tevere è una risorsa preziosa e fondamentale per la città e per il suo sviluppo sostenibile. Il Progetto del“Parco Fluviale Olimpico” ha la finalità di recuperare l’antico rapporto tra il fiume e la città attraverso il risanamento ambientale e naturalistico delle golene del Tevere, nel tratto che va da Castel Giubileo fino al Ponte Duca d’Aosta (12 km), innalzandone al contempo i livelli di accessibilità e fruibilità. L’area è candidata ad accogliere alcune delle trasformazioni urbane più importanti legate all’evento olimpico (Villaggio Olimpico a Tor di Quinto e Villaggio Media a Saxa Rubra, che saranno integrati nel sistema del verde) e gode degli effetti della riorganizzazione del traffico veicolare e del trasporto pubblico locale (TPL) promossa dall’Amministrazione. A servizio del Villaggio Olimpico le linee ferroviarie presenti verranno potenziate, anche con la chiusura dell’anello ferroviario (area di Via Camposampiero), così da costituire la naturale cerniera di collegamento tra la città ed il suo parco sul fiume. Per la riqualificazione ambientale dell’area sono previsti una serie di interventi di forestazione arborea e di rinaturalizzazione, importanti anche per il miglioramento delle connessioni ecologiche con il sistema ambientale circostante, costituito principalmente dalle grandi aree naturali protette (Veio, Marcigliana, Insugherata, Aniene, Monte Mario), dalle grandi ville storiche (Villa Ada, Villa Glori) e dalle grandi aree verdi di quartiere (Parco delle Sabine, Acquacetosa, Tor di Quinto). Sono previsti anche una serie di interventi per estendere la navigabilità del fiume, con la realizzazione di una serie di nuovi approdi lungo le due rive, così da permet-

I

I relatori chiamati a parlare del “Recupero del Tevere come asse vitale della Citta - Parco Fluviale olimpico”. Da sinistra, Giorgio Cesari - Segretario Generale Autorita di Bacino Fiume Tevere, Giovanni Malago - Presidente del Circolo Canottieri Aniene, Alessandro Cochi - Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale e Marco Mattei, Assessore all’Ambiente e Sviluppo Sostenibile della Regione Lazio. terne una più completa fruizione del fiume, nonché la possibilità di un attraversamento “morbido” per gli utenti delle due sponde (per convenzione, la riva destra e sinistra si individuano mettendosi idealmente con le spalle alla sorgente). Verranno realizzate anche nuove attrezzature per il tempo libero e rafforzati i sistemi di mobilità alternativa attraverso l’integrazione ed il completamento dei percorsi ciclo-pedonali esistenti. Importanza prioritaria, nell’ambito degli interventi di risanamento previsti, riveste il potenziamento del Depuratore di Roma Nord, per il quale se ne ipotizzata la sostituzione con un impianto di moderna concezione (interrato), a cui applicare, per le acque in uscita, turbine idroelettriche per produrre energia rinnovabile. Per il miglioramento della qualità delle acque è prevista anche la realizzazione di barriere di captazione e smaltimento dei materiali solidi flottanti da realizzare sul fiume Aniene immediatamente a monte della sua confluenza nel Tevere.


IL PROGETTO Dalla diga di Castel Giubileo al Foro Italico: 12 km di fiume saranno restituiti alla popolazione grazie ad un connubio tra sport e ambiente, uno dei progetti più ambiziosi in vista dell’Olimpiade del 2020. L’eredità di maggiore rilevanza per la cittadinanza capitolina. Scopriamo dunque il progetto, chilometro dopo chilometro...

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L’aeroporto dell’Urbe a servizio del Progetto Olimpico.

5 LUNGOTEVERE

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DIGA DI CASTEL GIUBILEO TEVERE NAVIGABILE FERROVIA RM-VITERBO

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VILLAGGIO MEDIA

Con la creazione di una barriera di captazione e smaltimento dei materiali flottanti oltre a un’opera di riqualificazione ambientale, l’accesso dell’Aniene al Tevere sarà reso meno inquinante. CIRCOLI SPORTIVI

PISTE CICLABILI

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2 1 Le sponde del fiume saranno rese fruibili ai cittadini grazie ad un’opera di pulizia e accessi protetti per tutti i 12 km da Castel Giubileo al Foro Italico.

La diga di Castel Giubileo, con le sue quattro porte, produce elettricità per 12.000 famiglie. Il fiume sarà reso navigabile da questo punto fino a Ponte Milvio: 12 km con 3 approdi (Castel Giubileo, Depuratore Roma Nord, Ponte Milvio).

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9 Il Parco del Foro Italico, con i suoi impianti sportivi, il nuovo Ponte della Musica, Ponte Milvio con il progetto di campo gara di canoa-kayak, l’area del Flaminio con lo stadio, il palazzetto, l’ippodromo e gli spazi culturali. Tutto farà parte della progettualità olimpica. COLLEGAMENTO VIA PRATI FISCALI VIA OLIMPICA CONFLUENZA ANIENE AEROPORTO DELL’URBE

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DEPURATORE VILLAGGIO OLIMPICO CENTRO BROADCASTING

PARCO TOR DI Q CIRCOLI SP

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PONTE MILVIO

4

FORO ITALICO

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La linea Roma-Viterbo confluirà nel progetto di anello ferroviario che alleggerirà il traffico su gomma.

12 km di pista ciclabile sulla riva destra saranno oggetto di riqualificazione. Analogo percorso sarà, invece, realizzato sulla riva opposta con due ponti di raccordo, uno sfruttando il passaggio industriale del Depuratore, l’altro sul ponte della Musica al Foro Italico.


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Il parco di Tor di Quinto, il poligono e tutti i circoli sportivi che insistono intorno al Tevere saranno messi a sistema all’interno del Parco Fluviale. Il nuovo Villaggio Olimpico e centro broadcasting sarà realizzato dove oggi sorge il galoppatoio dei Lancieri di Montebello. Questo sarà, al termine dei Giochi, restituito ai romani insieme all’area limitrofa oggetto di forestazione.

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AREA FLAMINIO CIRCOLI CANOTTIERI

FORO ITALICO

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PONTE DELLA MUSICA

Il depuratore sarà interrato restituendo 40 ettari di verde alla popolazione. Produrrà energia elettrica. Il ponte industriale darà la possibilità di traversamento del fiume in bicicletta o a piedi.

5 Nell’area RAI di Saxa Rubra sorgerà il villaggio Media per l’Olimpiade 2020. Tutta la zona limitrofa sarà oggetto di forestazione.


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Il Parco Fluviale rappresenterebbe una vera e propria cerniera di connessione ecologica tra i parchi e le ville limitrofe da realizzare attraverso la creazione di corridoi di verde ottenuti con l’impianto di nuovi alberi

UNA CERNIERA TRA PARCHI E VILLE l Tevere rappresenta il più significativo corridoio ecologico della città, in quanto, senza soluzione di continuità, attraversa tutto il territorio, da nord a sud, fino a raggiungere il mare ad Ostia. Per questa sua caratteristica e grazie anche al collegamento con il suo maggiore affluente, l’Aniene, che a sua volta attraversa tutto il settore orientale della città, costituisce il complesso più importante di connessione con il sistema ambientale cittadino, formato dalle diverse aree naturali protette presenti nel suo territorio (ben venti), dalle numerose aree verdi cittadine (quali ville storiche, parchi e giardini di quartiere) e dalle estese aree agricole che caratterizzano l’ambiente periurbano. La creazione del Parco Fluviale del Tevere, con i previsti interventi di

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riqualificazione ambientale, permetterà di aumentare le possibilità di connessione e di raccordo ecologico con le aree di importanza naturalistica presenti nel settore settentrionale della città, quali il parco di Veio, le riserve naturali della Marcigliana, dell’Insugherata, di Monte Mario e della Valle dell’Aniene e la grandi ville storiche, quali villa Ada e villa Glori, nonché le aree verdi attrezzate di quartiere, quali il parco di Tor di Quinto e il parco della Sabine. L’importanza di questi collegamenti ambientali é di fondamentale importanza per la funzionalità e la qualità dell’ecosistema cittadino e per la tutela e la valorizzazione della biodiversità urbana. Corridoi attraverso i quali specie animali potranno avere passaggi privilegiati e protetti.

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::: LO STUDIO DEL PERCORSO:::

UN SOPRALLUOGO NEL PARCO CHE SARÀ…

Alessandro Cochi, Delegato alle Politche Sportive e Bruno Cignini, estensore del dossier, analizzano il Progetto del Parco Fluviale Olimpico.

::: LA DIGA DI CASTEL GIUBILEO:::

Il controllo del rilascio idrico della centrale Idroelettrica di Castel Giubileo, è uno dei nodi più importanti da sciogliere per la navigazione del Tevere. Nella foto a destra, un ponte di ferro dismesso che conduceva ad una fabbrica.

::: LA PISTA DALLA DIGA :::

::: ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE :::

La pista ciclo-pedonale corre lungo tutto l’argine superiore destro del fiume, da Castel Giubileo fino a Ponte Milvio.

::: GOLF E DINTORNI :::

Campo di pratica golf sull’argine destro, alla fine di via del Baiardo.

L’antica “Fornace Mariani”, da alcuni decenni in disuso, potrebbe essere restaurata come esempio di archeologia industriale.

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::: GLI ARGINI DA TRASFORMARE :::

::: DALLA RAI AL VILLAGGIO MEDIA :::

I terreni limitrofi al Centro RAI di Saxa Rubra verranno riqualificati con impianti di forestazione arborea.

::: IL CANALE D’IMMISSIONE :::

Attualmente, alcune parti dell’area dove sorgerà il Villaggio Media, sono utilizzati per il pascolo.

::: INSEDIAMENTI ABUSIVI :::

::: GLI ATTUALI APPRODI :::

L’immissione nel Tevere delle acque trattate dal Depuratore di Roma Nord-Grottarossa.

::: LA PISTA CICLABILE ::: Un fabbricato realizzato sotto un ponte.

::: VERSO L’ANELLO FERROVIARIO ::: La stazione di Grottarossa della ferrovia Roma Nord. Il traffico su ferro sarà potenziato.

Pista ciclabile in riva destra all’altezza del Centro RAI Saxa Rubra.

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Il progetto prevede la realizzazione di tre nuovi approdi per la navigazione, nel tratto compreso tra Castel Giubileo e Ponte Milvio. Nella foto, un piccolo pontile per canottieri.


spq ort ::: 40 ETTARI SOPRA IL DEPURATORE :::

::: INSEDIAMENTI ROM :::

Il depuratore di Roma Nord-Grottarossa verrà interrato e il terreno sovrastante sarà riqualificato a verde attrezzato.

::: I CIRCOLI DI ROMA :::

Lungo via del Baiardo sono presenti e attivi numerosi circoli e impianti sportivi.

::: ENTRA L’ANIENE :::

Attualmente, lungo le golene del fiume, sono presente alcuni insediamenti Rom.

L’Aniene si immette nel Tevere all’altezza di Villa Ada; qui è previsto un impianto di captazione dei rifiuti galleggianti.

::: LA PISTA CHE VERRÀ :::

Inizio della pista ciclabile in riva sinistra, che da questo primo breve tratto, già realizzato per poche centinaia di metri a partire dal Raccordo, si snoderà lungo tutto l’argine parallelamente alla pista, da ristrutturare, sulla riva destra.

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INTORNO AL TEVERE, LA STORIA DI ROMA

La storia del Tevere inizia nel giorno in cui Enea, profugo da Troia e in cerca di una nuova patria risalendo la sua foce e poi inoltrandosi nel fiume lo risalì fino a raggiungere un luogo abitato dai pastori. Lì verrà fondata Roma. Allora la denominazione del fiume era Albula. Poi ebbe altri nomi ma quello definitivo la prese dal dio del fiume o da un re chiamato Tiberino che vi annegò l Tevere, fin dalla sua nascita, è stato l'anima di Roma sin da Enea (profugo da Troia e in cerca di una nuova patria risalendo la sua foce e poi inoltrandosi nel fiume lo risalì fino a raggiungere un luogo abitato dai pastori) passando dalla stessa leggenda di fondazione. Il re della città di Albalonga, Amulio, nell'antico Lazio, aveva una nipote: la sacerdotessa Rea Silvia. Rea Silvia ebbe due gemelli e lo zio, che era il re della città, per timore che i due bambini potessero prendere il suo posto, ordinò di uccidere la donna e i due bambini. Le guardie del re Amulio, però, non ebbero il coraggio di uccidere i due bambini e così li misero in un cesto e li abbandonarono sulle rive del Tevere. Un giorno dai monti scese una lupa per bere al fiume. La lupa sentì il pianto dei due gemelli e si avvicinò al cesto, leccò le guance dei bambini come volesse baciarli, li scaldò e dette a loro il suo latte. Il pastore Faustolo trovò Romolo e Remo vicino al fiume, li prese e li portò a casa sua dove li allevò insieme a sua moglie.

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Sul fiume verrà fondatta Roma Il primo nome del fiume fu Albula. Poi ebbe altri nomi, come Rumor, ma quello definitivo lo prese dal dio del fiume o da

un re chiamato Tiberino che ci annegò. In un primo tempo sulle sue rive si incontrarono popoli diversi, poi però quando i primi romani occuparono la valle sotto al Palatino il fiume divenne il loro confine e il baluardo contro i nemici del momento: gli Etruschi. A un certo punto fu necessario costruire dei ponti per poter attraversare il fiume. I primi furono eretti in legno, il che consentiva di smontarli o di incendiarli in caso di necessità militari. In seguito con l'espansione della città di Roma i ponti cominciarono ad essere costruiti in muratura e il fiume servì soltanto a scopi pacifici.

Il fiumee… pootaabile Innanzitutto per moltissimi secoli dissetò i Romani. Poi il censore Appio Claudio, costruttore della via Appia, fornì Roma del suo primo acquedotto.In seguito nel medioevo quando Vitige abbattè gli acquedotti l'acqua divenne assieme al Tevere, un bene prezioso. L'acqua infatti non era soltanto potabile, ma anche ricca di pesci di ogni genere, fluviali e marini: cefali, anguille, spigole... Il Tevere fu utilizzato come via di comunicazione fin dai tempi più antichi, imbarcazioni di ogni tipo lo solcarono.

La statua del Dio Tevere in Campidoglio. Vicino al braccio destro c’è la lupa con i due gemelli.


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SARÀ NAVIGABILE? DA PONTE DUCA D’AOSTA ALL’ISOLA TIBERINA Nel secondo tratto dovranno essere realizzati i seguenti interventi: • interventi di manutenzione straordinaria degli attracchi esistenti, con verifica della sicurezza di stazionamento durante le piene e nei periodi di forti escursioni di livello tra regimi di magra e quelli di piena (si può arrivare ad escursioni di oltre 15 m); • intervento di riqualificazione di un’area attrezzata per la manutenzione delle imbarcazioni (Lungotevere della Vittoria, riva destra); • interventi per il miglioramento dell’accessibilità alle banchine da realizzarsi tramite la riqualificazione di accessi già esistenti (ad es. quello dello Scalo De’ Pinedo);

ISOLA TIBERINA PONTE DI SPINACETO (GRA)

PONTE DUCA D’AOSTA ISOLA TIBERINA;

CASTEL GIUBILEO PONTE DUCA D’AOSTA;

Gli interventi necessari, per la navigabilità futura del fiume, da Castel Giubileo fino alla foce possono essere ripartiti in 4 tratti:

PONTE DI SPINACETO FOCE (OSTIA ANTICA)

DA CASTEL GIUBILEO AL PONTE D’AOSTA Nel primo tratto dovranno essere realizzati i seguenti interventi: • un intervento strutturale per il superamento della soglia a valle di Ponte Milvio, con realizzazione di una conca di navigazione in adiacenza della banchina di destra, con livelli regolabili in funzione del fiume; • un intervento per la difesa estetico-qualitativa del corso d’acqua, da realizzarsi sul fiume Aniene prima della sua confluenza nel Tevere, con barriere di captazione, contenimento e smaltimento dei materiali flottanti e fluitati portati dalle acque; • un intervento non strutturale, ma politico-amministrativo, che preveda un protocollo d’intesa con ENEL SpA (gestore dell’impianto idroelettrico di Castel Giubileo) per il controllo dei rilasci di acqua nel fiume, a valle dello sbarramento, nel rispetto della razionalizzazione produttiva dell’impianto;

DALL’ISOLA TIBERINA A SPINACETO Nel terzo tratto dovranno essere realizzati i seguenti interventi: • opere per il superamento dell’interruzione della navigabilità causata dalle soglie presenti all’altezza dell’Isola Tiberina. Per ottenere ciò sono state previste due soluzioni progettuali; tra queste quella maggiormente fattibile prevede la realizzazione di opere a valle di Ponte dell’Industria, con una traversa con luci regolate da paratoie mobili e una conca di navigazione affiancata alla traversa stessa, in riva destra; • opere di ampliamento dell’approdo di Ponte Marconi, con riqualificazione dello stesso; • opere di ristrutturazione dell’approdo del Torrino a monte del Ponte di Spinaceto (GRA), in riva sinistra, con sistemazione del galleggiante e dell’area di accesso (connessione con la pista ciclo-pedonale); DA SPINACETO ALLA FOCE Nel quarto tratto dovranno essere realizzati i seguenti interventi: • realizzazione di un nuovo approdo in corrispondenza della Nuova Fiera di Roma, con banchina galleggiante e piattaforma per movimentazione dei natanti; • opere di ristrutturazione ed ampliamento dell’esistente approdo di Ostia Antica con realizzazione di piattaforma a terra.

IL FIUME CHE SARÀ l fiume Tevere, il maggior corso d’acqua dell’Italia peninsulare, si forma nell’Appennino Tosco-Emiliano e sfocia nel mar Tirreno dopo un percorso di circa 405 km. Secondo fiume italiano per estensione di bacino e 4° per deflussi, è il 3° per lunghezza e contribuisce, per circa il 20%, agli apporti nel Mar Tirreno. Nel corso degli ultimi anni il Tevere è stato oggetto di un complesso programma di recupero ambientale, con l’obiettivo di riattivare e valorizzare le sue innumerevo-

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Gli interventi per la riqualificazione del Tevere, Parco Fluviale Olimpico

li potenzialità storiche e naturali. Il fiume di Roma costituisce infatti una insostituibile risorsa necessaria non solo per l’ecosistema cittadino, ma anche perché dispone di grandi spazi utili per le attività culturali e ricreative, che vanno incontro alla forte e legittima domanda di riappropriazione della città, da parte della stragrande maggioranza dei romani. Per questo il Tevere deve essere considerato come un vero e proprio corridoio ecologico da tutelare e da mettere in connessione con il resto della città, a partire dal

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nostro esteso sistema di parchi urbani, attraverso una serie di interventi infrastrutturali e funzionali. Oggi il Tevere si presenta come una nuova entità: l’attivazione dei nuovi depuratori, la ripresa della navigazione, la realizzazione di percorsi ciclopedonali che lo attraversano da nord a sud, stanno via via trasformando il Tevere in un luogo sempre più “avvicinabile” e popolato di romani e di turisti. Individuazione delle diverse possibilità e delle modalità di intervento mirate alla valorizzazione dello straordinario patrimonio


Caratteristiche del Tevere da Castel Giubileo a Pon nte Milvio Il tratto fluviale interessato dal Parco Fluviale Olimpico ha come limite settentrio-

Caratteristiche del Tevere da Castel Giubileo alla foce

di cui il Fiume Tevere è depositario, ma di cui tutti noi abbiamo grande responsabilità. Gli alti muraglioni costruiti per difendere Roma dalle inondazioni hanno avuto l’effetto di allontanare il fiume dalla popolazione, nascondendone molti aspetti. Le caratteristiche dei suoi 55 km cittadini, da Castel Giubileo alla foce, per esempio, o quelle dei suoi 36 ponti le cui tipologie costruttive, essendo opere realizzate tra il 179 a.C. (Ponte Emilio) e il 1972 (Ponte Nenni) rappresentano esse stesse un percorso lungo la storia di Roma. Le strategie di tutela e valorizzazione del fiume svolgono un ruolo primario nel processo di sviluppo sostenibile a livello urbano; basti pensare che delle 1.300 specie di piante spontanee presenti a Roma, circa 600 sono associate all’habitat acquatico e ripariale del fiume e all’importanza dei 35 km dell’itinerario ciclabile sul Tevere.

Lunghezza: 55,600 km Larghezza minima alveo: 60 m Larghezza massima alveo: 120 m Portata massima giornaliera: 1.873 m3/sec Portata media giornaliera: 222 m3/sec Portata minima giornaliera: 75 m3/sec Numero dei Municipi attraversati: 10 Numero di ponti: 36 Numero di soglie: 9 Numero di circoli sportivi: 52 Numero di galleggianti: 42 Navigazione turistica da Ponte Duca d’Aosta all’Isola Tiberina: 6 km Navigazione turistica da Ponte Marconi ad Ostia Antica: 28 km Tipologia arginale prevalente da Castel Giubileo a ponte Milvio: argine il terra Tipologia arginale prevalente da ponte Milvio a ponte Sublicio: muraglioni Tipologia arginale prevalente da Castel Giubileo a ponte Milvio: argine in terra

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nale la diga di Castel Giubileo ed il limitrofo ponte omonimo del GRA. Il fiume in questo tratto è compreso tra le due vie consolari Salaria e Flaminia ed affianca in riva destra, superate le borgate di Labaro e Prima Porta, un territorio eterogeneo, nel quale coesistono zone consolidate, campagna urbanizzata e antichi centri urbani. Questo primo tratto il fiume, di lunghezza di 12 km, riceve le acque dell’Aniene, il principale affluente di sinistra (100 km), che, dopo aver lambito i quartieri di Lunghezza, Settecamini, Tor Sapienza, La Rustica, Rebibbia e Monte Sacro, termina la sua corsa nei pressi di Tor di Quinto. Sulla riva destra, superati gli insediamenti di Labaro e Prima Porta, il Tevere scorre parallelo alla via Flaminia ed abbraccia con un’ansa l’area occupata dal Depuratore di Roma Nord. Sulla riva opposta il fiume lambisce gli insediamenti di Castel Giubileo, Fidene e Serpentara, scorrendo parallelo alla Via Salaria e all’asse della ferrovia Roma-Firenze, fino a raggiungere lo scalo di Roma Settebagni e l’aeroporto dell’Urbe. Prima della città, il Tevere si incontra coon l’’Aniene Dopo la confluenza con il Fiume Aniene, il Tevere entra nel tessuto della città consolidata e l’alveo è connotato, su entrambe le sponde, dalla presenza di circoli sportivi. In riva destra il fiume costeggia l’area di Tor di Quinto e, successivamente, il quartiere della collina Fleming; in riva sinistra, superati i campi sportivi dell’Acqua Acetosa, incontra il parco di Villa Ada, adiacente al quartiere Salario, dominato dal Monte Antenne, e, successivamente il Parco di Villa Glori affiancato al Villaggio Olimpico, ai piedi del Quartiere Parioli. In riva sinistra il fiume ha una scarsa accessibilità, sia per la presenza dei numerosi circoli sportivi, sia per la cesura costituita dall’asse ferroviario. La riva destra è invece costeggiata dalla pista ciclopedonale. La vegetazione ripariale, costituita prevalentemente da salici e pioppi, appare rigogliosa e la fauna si presenta particolarmente ricca di specie. Il fiume in questo tratto è, infatti, caratterizzato dalla presenza di aree protette, quali il parco di Veio e il Parco della Marcigliana (riva dx) e la riserva della Valle dell’Aniene (riva sx).

In questo tratto il fiume ha un’ampiezza costante, con valori compresi tra i 75 e i 90 m, ad eccezione delle sezioni all’altezza della Traversa di Castel Giubileo e di Ponte Milvio dove raggiunge un valore di 100 e 130 m. L’area è attraversata da una fitta rete idrografica, controllata dal Tevere e dall’Aniene, che incide, talora profondamente, i rilievi. I corsi d’acqua maggiori sono, in riva destra, il torrente Valchetta all’altezza di Castel Giubileo, il fosso del Mugnaio e, poco più a sud, il fosso dell’Acquatraversa presso Tor di Quinto. In riva sinistra, il Fosso Spoda, all’altezza della borgata di Castel Giubileo e, più a valle, all’altezza di Villa Ada, si immette il fiume Aniene con i suoi affluenti fosso di Pratolungo, fosso di Casal de’ Pazzi e Fosso di Montesacro. Entrambe le rive sono caratterizzate da arginatura in terra a golena singola con scarpate non rivestite. Il Tevere comee prrodutttorre di energia eletttriica perr i romaani Lungo il fiume sono presenti due idrovore, la prima in riva destra, a monte dell’ansa che abbraccia l’area occupata dal depuratore Roma Nord, la seconda in riva sinistra, in corrispondenza dell’aeroporto dell’Urbe. A monte del Ponte di Castel Giubileo

IL PARCO FLUVIALE | 33

(G.R.A.) il fiume forma un ampio bacino artificiale, dovuto alla costruzione di una diga per la produzione di energia elettrica. La diga costituisce il grande sbarramento sul Tevere prima del suo ingresso nella città ed il limite del tratto cosiddetto urbano del fiume. La centrale elettrica, annessa allo sbarramento, fu realizzata nel 1952 e fornisce energia a 12.000 famiglie romane. Progettata dall’architetto Gaetano Minnucci, la centrale è tutt’uno con la diga costituita da una traversa e da 4 paratie mobili di 20 m di ampiezza, per una lunghezza totale di 92 m. L’impianto è del tipo a “bassa caduta” in quanto il dislivello disponibile per attivare le turbine varia da un massimo di 8,20 m ad un minimo di 3 m. L’altezza massima di ritenuta dello sbarramento è di 9 m, oltre i quali l’acqua del fiume tracima. Subito a valle della traversa di Castel Giubileo l’alveo fluviale è caratterizzato da un bosco ripariale su entrambe le sponde formato in prevalenza da salici e pioppi, ma anche da ontani e olmi; sulla riva destra è presente l’antica Fornace Mariani da tempo dimessa (esempio di archeologia industriale). Sull’argine in terra, in riva sinistra, si snoda la pista ciclo-pedonale che inizia proprio all’altezza della diga di Castel Giubileo e che


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Dati relativi ai Municipi di Roma Capitale attraversati dal Tevere Municipio Dimensioni

Abitanti

(ettari)

XX IV II XVII I XVI XI XV XII XIII

18.670 9.781 1.367 561 1.430 7.312 4.730 7.087 18.317 15.064

Densità (ab./ettaro)

147.000 203.000 124.000 75.000 122.000 146.000 140.000 154.000 165.000 198.000

termina nel cuore del quartiere Prati – Delle Vittorie (Viale delle Milizie). In riva sinistra è presente un impianto sportivo in fase di realizzazione e uno specchio d’acqua artificiale (ex-pesca sportiva), oggi in uso al Corpo Forestale dello Stato. Proseguendo, all’altezza del Centro RAI di Saxa Rubra, entrambe le aree golenali sono caratterizzate da campi incolti utilizzati a pascolo (pecore ed alcuni bovini). Poco prima dell’ansa del Tevere di fronte al circolo della Guardia di Fi-

7,8 20,7 90,7 133,6 85,3 19,9 29,6 21,7 9,0 13,1

XX IV

XIX

V II

XVII XVIII

III I IX

XVI

VI

VII

X

XV XI

XIII

XII

nanza, l’alveo presenta, in riva destra, campi adibiti a seminativo asciutto e in riva sinistra una vegetazione ripariale arborea ed arbustiva molto rigogliosa retrostanti alla quale vi sono aree adibite ad attrezzature sportive. Il successivo tratto, all’altezza della rupe di Grottarossa, è caratterizzato, in riva destra, da attività agricole e dal pascolo di greggi di pecore, mentre in riva sinistra, l’intera ansa è occupata dal circolo sportivo del Ministero delle Finanze e, oltre l’argine, da un’ampia area industria-

Nel tratto da Castel Giubileo a Ponte Milvio sono presenti sette ponti: la coppia di ponti che costituisce l’attraversamento carrabile del Grande Raccordo Anulare all’altezza di Castel Giubileo, il ponte del depuratore Roma Nord, a servizio del depuratore, il ponte Ferroviario, parte dell’anello di Roma Nord in via di riqualificazione, il ponte di Tor di Quinto, realizzato in occasione dei Giochi Olimpici del 1960, il Ponte Flaminio, realizzato nel 1951, per creare una scenografica via d’accesso alla città per il traffico proveniente da nord ed infine ponte Milvio, costruito lungo il percorso del-

le/artigianale. Più a valle, in corrispondenza del depuratore di Roma Nord, il fiume presenta in riva destra la tipica vegetazione di sponda e un’are agricola adibita a seminativo asciutto che termina nell’argine in terra su cui corre la pista ciclo-pedonale. In riva sinistra si trova un folto bosco ripariale molto VIII interessante frequentato da numerose specie di uccelli e subito dietro da un prato incolto, utilizzato per il pascolo. Circa 1 km più a valle l’alveo presenta su entrambe le rive un ricco bosco ripariale; in riva destra è presente un grosso centro sportivo, alle spalle del quale vi è un insediamento misto terziario/industriale. Lungo il Tevere, fiooriiscono i circooli rom manii. Gli insediamenti Rom In riva sinistra, il tratto è caratterizzato dalla presenza dell’area dell’aeroporto dell’Urbe, antistante al quale vi è una estesa area agricola (Azienda Faiazza) con campi coltivati e allevamenti di bestiame. Subito dopo il fiume presenta in riva destra prati incolti o adibiti al pascolo sia a

le vie Flaminia e Cassia per oltrepassare il Tevere, fuori della città antica di Roma. Vale la pena ricordare che la prima menzione di ponte Milvio, all’epoca in legno, risale al 207 a.C. e la sua costruzione è attribuita ad un magistrato Molvius appartenente alla gens Molvia. Nel 110 a.C. Marco Emilio Scauro ricostruì il ponte in muratura. Dopo ripetute distruzioni e lavori di ripristino, l’attuale sistemazione, ad opera del Valadier, risale al 1805.

7 PONTI SUL PARCO


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destra che a sinistra della pista ciclopedonale, si tratta infatti di una doppia fascia di aree agricole in abbandono tra la sponda e l’argine e tra l’argine ed il rilevato ferroviario dismesso di Via Camposampiero, oggi occupato da numerosi capannoni e manufatti utilizzati per attività artiginali/industriali. In corrispondenza dell’immissione del Fiume Aniene nel Tevere, il tratto presenta in riva destra circoli sportivi tra argine e sponda. In riva sinistra, a monte della confluenza, una fascia ad orti urbani e, oltre l’argine, aree adibite ad attività industriali e artigianali. A valle della confluenza, in area esondabile in destra si trova un consistente insediamento Rom. Una vegetazione d’altri tem mpi Nell’ansa del Tevere più a valle, nei pressi del circolo sportivo Canottieri Aniene, l’alveo fluviale è connotato dalla presenza su entrambe le rive di impianti sportivi: il tratto è caratterizzato da un forte restringimento dell’area

esondabile in conseguenza della messa in sicurezza del circolo della Polizia di Stato in riva destra. Poco prima del Ponte Flaminio, l’alveo presenta in riva destra, all’altezza della Collina Fleming un tratto di golena con folta vegetazione sia arbustiva che arborea che dona al tratto un aspetto seminaturale. Sulla sponda sinistra, retrostante alla vegetazione arborea ripariale sono presenti una serie di circoli sportivi (tra i quali quello del Ministero degli Affari Esteri) sotto la collina di Villa Glori e a ridosso del villaggio Olimpico dei Giochi del 1960. Subito dopo Ponte Flaminio, in riva destra si incontra, sulle sponde e sulla banchina, un’area semi-naturale, con alberi e vegetazione spontanea che la rendono uno degli habitat più interessanti lungo il tratto urbano del fiume. In riva sinistra, dietro la ricca vegetazione ripariale arborea sono presenti una serie di impianti sportivi che terminano all’altezza di Ponte Milvio.

IL TEVERE, L’ATTORE NUMERO UNO La storia, rivisitata dalla cultura e dalla sagacia di Luigi Magni, dei primi 244 anni di vita dell’Urbe, da quando ancora non esisteva e i sacri colli erano abitati da figure fantastiche e divisi dal Tevere, il dio Tiberino. Tutti interpretati da Gigi Proietti, si avvicendano sulla mirabile scena rotante racchiusa in un imponente cilindro nero, quasi un personaggio a sé, i sette Re e rapidi personaggi di contorno. Il Tevere negli anni è stato raccontato a teatro, nella letteratura, nella musica, in tv e al cinema, dalle epopee antico romane al Ponte Milvio con i suoi lucchetti e i suoi amori.

L’ELENCO DELLE PISTE CICLABILI SUL FIUME itinerario ciclo-pedonale attualmente esistente lungo le golene L’ del Tevere rappresenta una delle principali componenti del sistema di mobilità sostenibile all’interno della città. Per lo più utilizzato a fini sportivi e ricreativi, in alcuni casi anche alternativo all’uso dell’auto, permette una fruizione completa del fiume e si affianca all’attuale servizio di navigazione turistica. La pista si sviluppa prevalentemente sulla riva destra, da Castel Giubileo fino al Ponte di Spi-

naceto (GRA, altezza Mezzocammino) per una lunghezza complessiva di circa 35 km. I punti di intersezione del percorso ciclo-pedonale con gli approdi esistenti sulla riva destra sono Ponte Duca d’Aosta, Ponte Risorgimento, Ponte Regina Margherita, Ponte Umberto I, Ponte Principe Amedeo, Calata degli Anguillara e Ripa Grande. Il percorso è articolato in tre tratti, principalmente in riva destra. Ponte Spinaceto

Ponte Milvio

Lungotevere Castello Il tratto Tevere Nord, di circa 15 km, da Castel Giubileo a Ponte Risorgimento, realizzato in occasione dei campionati mondiali di calcio del 1990. Il percorso si svolge sull’argine da Castel Giubileo fino a Ponte Milvio; prosegue poi in mezza golena fino a Piazza Maresciallo Giardino, dove incrocia la pista di Viale Angelico che porta verso San Pietro; prosegue infine sul marciapiede del Lungotevere della Vittoria fino ad arrivare a Lungotevere Oberdan e da qui a Ponte Risorgimento.

Il tratto Tevere Centro, di 5,5 km, da Ponte Risorgimento a Ponte Sublicio (Ripa Grande), inaugurato nell’ottobre 2005. Il percorso ha inizio presso il Lungotevere Oberdan, dove una rampa di innesto conduce alla banchina dal soprastante marciapiede del lungotevere; si snoda quindi lungo tutta la banchina a ridosso del Muraglione di destra del fiume.

IL PARCO FLUVIALE | 35

Il tratto Tevere Sud, di 14,5 km, da Ponte Sublicio al Ponte di Spinaceto (GRA), realizzato tra il 1997 e il 1999. Il percorso si svolge in banchina fino a poco oltre Ponte dell’Industria, quindi prosegue sul marciapiede del lungotevere di Pietra Papa fino a lungotevere della Magliana, da dove prosegue sull’argine fino al Ponte della Magliana. Superato il ponte, utilizzando la sede protetta con doppia funzione pedonale e ciclabile, la pista prosegue per circa 7,5 km sull’argine della riva sinistra fino al Ponte di Mezzocammino, dove si trova un’area di sosta attrezzata.


C’È VITA SUL TEVERE Piante e animali presenti lungo le aree golenali del tratto di fiume interessato dal Parco Olimpico LA FLORA Alcune specie vegetali presenti lungo le aree golenali del Tevere che vanno da Castel Giubileo fino a Ponte Milvio testimoniano la presenza di fitocenosi naturali legate all’ambiente fluviale, mentre altre sono legate al grado di antropizzazione e di alterazione ambientale presente. Tra le prime possiamo citare il salice bianco (Salix alba), il pioppo bianco (Populus alba), il pioppo nero (Populus nigra) e l’olmo campestre (Ulmus minor), tutte specie arboree tipiche dell’ambiente ripariale, accompagnate, talvolta, da specie erbacee legate agli ambienti umidi, quali il luppolo (Humulus lupulus), la dulcamara (Solanum dulcamara), la scrofularia (Schrophularia nodosa), la saponina (Saponaria officinalis) e il cagliolo (Galium mollugo). Più rari e localizzati appaiono invece l’ontano comune (Alnus glutinosa) e la tamerice maggiore (Tamarix africana). Tra le specie più tipicamente acquatiche è importante, invece, ricordarne alcune del genere Potamogeton, tra cui la resistente brasca delle lagune (Potamogeton pectinatus), dalla morfologia graminiforme, il ceratofillo comune (Ceratophyllum demersum), la lenticchia d’acqua (Lemna minor) e la rarissima morso di rana (Hidrocharis morsus ranae). Diffusa abbondantemente è invece la Cannuccia di palude (Phragmites australis) che caratterizza le sponde e gli argini del fiume in molti tratti. Tra le piante tipiche di ambienti palustri sono presenti il sedano d’acqua (Apium nodiflorum), il crescione (Nasturtium officinalis), la canapa acquatica (Eupatorium cannabinum), l’iris giallo (Iris pseudacorus), la veronica beccabunga (Veronica beccabunga) e la menta acquatica (Mentha aquatica). I carici e i giunchi, anche se

presenti, sono in regresso, mentre in forte espansione appare una specie esotica nordamericana, la forbicina peduncolata (Bidens frondosa), del tutto assente mezzo secolo fa. Tra le specie più legate al grado di antropizzazione dell’area, troviamo principalmente specie arbustive, quali la robinia (Robinia pseudoacacia), l’ailanto (Ailanthus altissima) e il fico (Ficus carica), nonché specie erbacee spiccatamente nitrofile che crescono regolarmente ai bordi delle strade, vicino ai ruderi, nelle aree abitate e ai margini delle coltivazioni, come l’erba calenzuola (Euphorbia helioscopia), la fienarola annuale (Poa annua), il grespino (Sonchus oleraceus), il centocchio (Stellaria media), la mercorella comune (Mercurialis annua), l’avena selvatica (Avena sterilis), la fumaria comune (Fumaria officinalis) e la falsa ortica rossa (Lamium purpureum). Altre specie tipicamente antropofile presenti in quantità notevoli lungo tutto il tratto sono l’ortica (Urtica dioica), il sambuco (Sambucus ebulus), la cicuta (Conium maculatum) e il rovo da mora (Rubus fruticosus). LA FAUNA Il tratto nord del Tevere ospita una comunità faunistica varia e ricca di specie. Tra tutti gli animali, in particolare per gli uccelli il corso del fiume costituisce un ambiente eccellente per vivere e riprodursi, oltre che per sostare durante i passi delle migrazioni. Delle 80 specie nidificanti all’interno del Grande Raccordo Anulare molte trovano nell’ambiente fluviale, tra Castel Giubileo e Ponte Milvio, gli habitat adatti alla loro riproduzione. Tra queste ricordiamo il germano reale (Anas platyrhynchos), che nidifica praticamente in tutto il

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spq ort Cormorano Ballerina bianca

Gabbiano comune Gallinella d’acqua

Gabbiano reale

Germano reale

Lucertola campestre

Lucertola muraiola

Nutria

Rana verde

Vanessa atalanta

LuĂŹ piccolo

Rospo comune

Volpe

Rospo smeraldino

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LA VITA SUL TEVERE

tratto; la gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), che preferisce le anse e le rive con ricca vegetazione di sponda; il martin pescatore (Alcedo atthis), che scava il nido lungo gli argini in terra; la ballerina bianca (Motacilla alba), comune lungo tutto il tratto. Interessante è la presenza, seppur molto limitata, del tarabusino (Ixobrychus minutus), che se ne sta sempre nascosto tra le cannucce presenti lungo le rive; da segnalare anche la presenza del pendolino (Remiz pendulinus), dal caratteristico nido a forma di fiasco appeso ai rami dei salici pendenti sul fiume; più comune è invece il luì piccolo (Phylloscopus collybita). Caratterizzanti questo tratto sono anche altre specie quali il tuffetto (Tachybaptus ruficollis), il porciglione (Rallus aquaticus), la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) e il cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), tutte specie fortemente legate ai fitti canneti presenti lungo le sponde. Tipica specie Tevere è anche il gabbiano reale (Larus michahellis), abbondante e nidificante in città, ma che frequenta il fiume principalmente per scopi trofici. Nei mesi invernali infine è frequente, oltre al ben conosciuto gabbiano comune (Larus ridibundus), il cormorano (Phalacrocorax carbo), che si può osservare lungo tutto il tratto, dove trova in abbondanza i pesci di cui si

nutre e dove, su alcuni alberi all’altezza del depuratore di Roma Nord e di Tor di Quinto, localizza i propri dormitori notturni. Sulle rive e in acqua è facile imbattersi anche in qualche nutria (Myocastor coypus), un roditore di origine sudamericana, introdotto accidentalmente diverse decine di anni fa in molti altri corsi d’acqua del nostro Paese, compreso il Tevere, dove però oggi causa non pochi problemi all’ambiente ed ad altre specie legate al fiume. Le golene, in tutto il tatto, sono anche frequentate dalla volpe (Vulpes vulpes), animale molto adattabile, che lungo il corso d’acqua trova cibo in abbondanza, nutrendosi praticamente di tutto e anche di rifiuti. Tra i rettili e gli anfibi, ricordiamo, oltre alla lucertola campestre (Podarcis sicula) e alla lucertola muraiola (Podarcis muralis), ampiamente diffuse, il Rospo comune (Bufo bufo), il Rospo smeraldino (Bufo viridis), più localizzato del primo e la Rana verde (Rana esculenta complex), che in primavera spesso si può osservare lungo le rive mentre si scalda al sole. Molte sono anche le specie di insetti presenti lungo il fiume, libelle e farfalle soprattutto, tra le quali ricordiamo la Vanessa atalanta (Vanessa atalanta) e la Vanessa del cardo (Vanessa cardui), che con i loro voli e i loro colori allietano le giornate primaverili.

IL FIUME ALLE ORIGINI


spq ort

ASPETTI IDROGEOLOGICI DEL BACINO DEL TEVERE La morfologia dl territorio comunale di Roma è stata influenzata in maniera diretta sia dalle vicissitudini geologiche del Pleistocene, sia dai corsi d’acqua, primo tra tutti il Tevere, che con l’incessante attività erosiva, di trasporto e di deposito, ha modellato i rilievi e agito sulle valli e sulle pianure, modificandole continuamente. Nell’area romana è presente in maniera pressoché continua uno strato di terreni di origine vulcanica che ha coperto, e spesso mascherato, i preesistenti terreni sedimentari. Su questa copertura, con l’erosione e il successivo colmamento delle valli, avvenuti nel corso dell’ultima glaciazione, in un arco di tempo tra i 120.000 e i 15.000 anni or sono, si è impostato un sistema idrografico molto ben sviluppato il cui asse drenante è rappresentato dal Tevere con i suoi affluenti. Nel territorio comunale le risorse acquifere sono distribuite in modo non uniforme. La porzione orientale, alimentata dal rilievo dei Colli Albani, è indiscu-

tibilmente la più ricca d’acqua, con risorse sotterranee importanti che fluiscono entro i terreni vulcanici ad elevata trasmissività e le sorgenti come quelle della Vergine e di Pantano Borghese, il cui gettito è di molti mc al secondo. L’Aniene nel settore orientale e il Tevere in quello sud-occidentale rappresentano gli assi drenanti principali della zona. Il Tevere, per il suo carattere torrentizio, ha una portata molto variabile nel corso delle stagioni. Negli ultimi 90 anni la portata media è stata pari a 220 mc/sec, la portata minima è stata pari a 75 mc/sec e la massima pari a 1.870 mc/sec. I valori di portata massima si riscontrano nel mese di febbraio, mentre i valori minimi in agosto, in evidente correlazione con l’andamento delle precipitazioni. Inoltre, negli ultimi 40 anni si è registrata una generale diminuzione delle portate, dovuta evidentemente ai prelievi eggettuati direttamente dal corso d’acqua per uso irriguo e alle captazioni di acqua potabile effettuate dalle principali sorgenti (Acqua Marcia, Peschiera) del bacino imbrifero.

NELLA PREISTORIA: TUTTO COMINCIÒ COSÌ


NASCE LO SPORT A ROMA. PROPRIO SULLE SPONDE DEL TEVERE

di Mario PENNACCHIA* ra Ponte Margherita e porto fluviale di Ripetta, lo sport irruppe come l’ideale delle nuove generazioni, forza propulsiva del progresso, lasciapassare per la modernità. Nuoto e canottaggio e, al disopra delle sponde il podismo. Ogni gara era una sfida dell’uomo al suo coraggio, al suo orgoglio, alla sua ambizione prima che all’avversario. A nuoto e podismo non tardò ad aggiungersi il velocipede e si ampliò la scommessa con il nuovo cimento: tre prove in successione, nuoto, ciclismo, corsa. Tanti anni dopo l’avrebbero chiamato triathlon. Nella Capitale, allora di poche centinaia di migliaia di abitanti e ancora lontana dalla scoperta di Ostia, il fiume offrì anche nel nuovo campo di attività umana il suo contributo essenziale alla storia della città. Sul Tevere, intorno alle memorabili «capanne», nacque attraverso continue feroci e spassose emulazioni una nuova romanità, forte di uno spirito che dai fiumaroli si propagò fino a caratterizzare più generazioni, esprimendo modi, linguaggi e personaggi – i Talacchi, i Tulli, il Ciriola, il conte Tacchia, il Generale Mannaggia La Rocca, Giggetto er Pescatore, donna Olimpia Pamphily, Maria Colonna, Maria Cristina di Svezia, solo per ricordarne alcuni – rimasti nella leggenda popolare e la cui eredità sarebbe stata raccolta e ravvivata nelle contese agonistiche, in primo luogo nei derby di qualunque disciplina. Anche se nella loro vastità i 150 anni dello sport a Roma e di Roma sono un tema inesauribile e perciò improponibile, se si parte dal Tevere se ne può avere almeno la prima e autentica idea: perché sul fiume è nato l’agonismo romano, quello spirito del popolo arguto, scanzonato, irriverente, spaccone poi riversato nella competizione sportiva. Dal Tevere e sul Tevere sono nati gli uomini che hanno gettato le fondamenta e hanno sostenuto, divulgato lo sport come straordinaria religione del nuovo secolo. Uomini che hanno creato società sportive e impianti, compiuto imprese e record che dalle sfide pionieristiche di Piazza d’Armi e fra i ponti del fiume si sono proiettati lungo 150 anni meritando il plauso della nazione, dell’Europa e del mondo, puntualmente testimoniati ed esaltati dalla stampa, sempre al passo con i tempi fino alla pluralità degli organi della comunicazione più ampia e moderna.

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* Tratto dallo speciale di SPQR SPORT sui 150 anni dello sport capitolino

Il progetto “Forma ultima Fori” Il Foro Italico poteva essere dieci volte più esteso, proprio dove è oggi previsto il Parco Fluviale. La Seconda Guerra Mondiale fermò tutti i progetti. Nella zona di Tor di Quinto era previsto un ippodromo. Il progetto prevedeva una deviazione del Tevere con la realizzazione di un’isola artificiale.

Una fitta rete di parchi e campi sportivi.

Il Quartiere Flaminio era coinvolto nell’ampliamento del Foro.

Il Foro nei suoi confini attuali.


el profilo a colori della mappa della pagina accanto c’è il Foro Italico dei giorni nostri. Tutta intorno l’area dieci volte più estesa che, nel progetto “Forma Ultima Fori” dell’architetto Moretti , avrebbe dovuto prevedere una deviazione del Tevere e la nascita di una nuova isola al suo interno, aree boschive, impianti sportivi e aggregativi. Il Foro, uno dei poli che avrebbe dovuto caratterizzare la Roma del futuro. Ma la guerra (il progetto mai realizzato porta data 1941) fermò tutto. Oggi, a distanza di settant’anni, si torna a parlare dell’espansione dell’area sportiva più estesa di Roma, grazie al Parco Fluviale Olimpico pensato per i Giochi del 2020 per i quali la Capitale è in lizza.

N

Il Ponte Duca d’Aosta viene costruito dal 1936 al 1939. Unisce il quartiere Flaminio e tramite questo la Città Eterna con la nuova cittadella dello sport. Posto sullo stesso asse del monolite, del viale e della fontana, crea un accesso privilegiato al Foro. L’idea di questo ponte rientra nel vasto progetto di unione dei lungoteveri, che non è tipica solo di questi anni e che porterà alla messa in opera temporanea del ponte del Genio Militare per l’Olimpiade del 1960 e alla realizzazione del Ponte della Musica negli Anni Duemila, in un’area già individuata da Del Debbio all’inizio dei lavori del Foro. Il Ponte Duca d’Aosta, progettato dall’Ing. Vincenzo Fasolo, consta di un’arcata principale, che unisce le due sponde del Tevere, e da due arcate minori poste a riva. Queste ultime sono caratterizzate da quattro coppie di piloni ornate di bassorilievi con scene della Prima Guerra Mondiale.

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Nella foto, la zona scelta per ospitare il Foro. Sullo sfondo Ponte Milvio. La macchia arborea che ricopriva Monte Mario era estremamente varia e ricca. Si poteva ammirare una rigogliosa macchia mediterranea, costellata di lecci e sughere e punteggiata di filliree, cisto e lentisco. Nelle zone maggiormente umide crescevano pioppi e salici bianchi, mentre un bosco misto sul versante orientale della collina era caratterizzato da aceri, alberi di giuda, carpini neri e noccioli. La foto accanto mostra la stessa area, qualche anno più tardi, con la neonata Accademia di Educazione Fisica ma ancora senza la strada di fronte.



Alla partenza della Maratona di Roma sventolano insieme la bandiera italiana e quella giapponese. Per non dimenticare lo sforzo di una nazione che sta rialzandosi dopo un terremoto che l’ha duramente colpita


di Federico PASQUALI a Maratona di Roma ha dimostrato di essere un fenomeno di attualità nel vero senso della parola. Dalla sensibilità verso un popolo colpito da una tragedia immane, alla solidarietà con le 66 associazioni onlus che hanno raccolto fondi per la ricerca, fino alla movimentazione economica scaturita dalla partecipazione di migliaia di runners provenienti da tutto il Mondo, tutto si è fuso in un evento che la città ormai ha fatto proprio. Ogni anno la Maratona di Roma cresce sotto tutti i punti di vista e come affermato dal Sindaco e dal Presidente del Comitato Promotore Roma 2020, oggi rappresenta un biglietto da visita internazionale per la candidatura olimpica. Questo ci rende orgogliosi e ci ripaga di tutti gli sforzi sostenuti in questi anni per far diventare la prova capitolina una tra le più partecipate del Mondo. Quest'anno, infine, per la prima volta nella storia la nostra maratona è stata insignita dalla IAAF, l'associazione internazionale di atletica leggera, dell'etichetta “Road Race Gold Label”. Dunque se il presente è dorato, il futuro sarà ancora più luccicante», così, con orgoglio, spiega Enrico Castrucci, il Presidente della Maratona di Roma. Da oltre cento anni a Roma si svolge una maratona. Dai tempi pioneristici, al 3 aprile 1903 risale la prima corsa lunga della Capitale paragonabile ad una maratona, fino ai giorni nostri con la 42 km capitolina, giunta alla 17ª edizione, divenuta tra le più importanti del mondo, le vie di Roma sono sempre state le più amate dai podisti. Lo scorso 20 marzo, all’appuntamento con la prova capitolina si sono presentati oltre 16.000 maratoneti provenienti da 84 Nazioni, e più di 85.000 hanno preso parte alla Stracittadina di 4km, la prova non competitiva unica al mondo per numeri. Dunque è stata un’edizione da record in tutti i sensi. A tagliare il traguardo della 42km, sono stati 12.596 atleti, di cui 10.4440 uomini e 2156 donne. Il record precedente, che risaliva all'edizione del 2007 con 11.895 atleti arrivati, è stato superato di 701 maratoneti. Ancor più consistente il miglioramento rispetto agli arrivati dello scorso anno: 1.573 atleti in più. A questo dato vanno aggiunti anche i 46 diversamente abili arrivati al traguardo, per un totale di 12.642. Un record che sarà un obiettivo da migliorare nell'edizione numero 18 (l'appuntamento è per il 18 marzo 2012), e vista la costante crescita della Maratona di Roma c’è da scommetterci che la

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LA FASCIA DEL CAMPIONE

«L

Marco Di Vaio, attaccante romano divenuto la bandiera del Bologna, ha indossato durante la partita,la fascia con la bandiera nipponica in segno di solidarietà e vicinzanza con la popolazione giapponese


spq ort La 17ª Maratona di Roma Acea si è svolta il 20 marzo sotto il segno del Giappone. La partenza della gara è stata data dal sindaco di Roma Capitale Gianni Alemanno e da Hiroyasu Ando, ambasciatore del Giappone in Italia: in segno di solidarietà con la popolazione giapponese colpita dallo tsunami, il via è stato dato sventolando le due bandiere nazionali italiana e giapponese. L'iniziativa è stata presa da organizzatori e amministrazione comunale, visti anche buoni rapporti tra le due città e il gemellaggio tra le maratone di Roma e Tokyo, sancito nel 2010 al fine di onorare la memoria di Abebe Bikila, olimpionico a Roma nel 1960 e nella capitale giapponese nel 1964.

18ª edizione sfonderà quota 13.000 arrivati. Partecipanti a parte, è giusto sottolineare come la Maratona di Roma sia l’unico evento sportivo che attraversa l’intero centro storico della Capitale e che riesce ad attrarre oltre 7000 atleti stranieri, generando così un indotto economico notevole per la città. La partenza da via dei Fori Imperiali e l’arrivo al Colosseo sono unici al mondo. Così come le vie e le piazze più famose della Capitale toccate dal percorso, e anche molte strade “anonime”, rese famose però dai grandi maestri del cinema che hanno immortalato Roma in centinaia di pellicole. E sono proprio quegli scorci famosi in tutto il mondo grazie ai film interpretati dai grandi attori che saranno descritti nelle prossime pagine. Un viaggio ideale lungo il percorso affrontato con un taglio diverso dal solito. Un racconto che farà sognare tutti gli amanti della Città Eterna e della corsa.

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17ª MARATONA DI ROMA

UN MODO ORIGINALE DI RACCONTARE LA MARATONA DI ROMA: ATTRAVERSO I FILM GIRATI LUNGO IL SUO PERCORSO

GUARDA DOVE CORRI di Eduardo LUBRANO i sono quarantaduechilometriecentonovantacinquemetri dentro la Maratona di Roma che hanno a che fare col cuore, con la testa, con i ricordi, con la scoperta di una città, Roma che nonostante sia la più bella e conosciuta del mondo ha degli angoli meno noti. Inutile parlare dei monumenti e di quegli scorci che il mondo ha imparato ad amare e ad ammirare ed a fare suoi, questo viaggio vuole essere un’avventura dentro il cuore di una città che batte in nome del cinema che ne ha immortalato piazze e vie, della storia che ci ha costruito leggende e fatti memorabili. Della quotidianità che solo chi vive a Roma conosce. Lasciate alle spalle, dopo la partenza, le meraviglie del Colosseo e di via dei Fori Imperiali, appena fatto il giro di Piazza Venezia ecco il primo fotogramma cinematografico: a Piazza dell’Ara Coeli (dopo 700 metri di corsa) c’è il bar di Gabriella (Catherine Spaak) la fidanzata di Mandrake (Gigi Proietti) nel film “Febbre da Cavallo”.

C

VACANZE ROMANE E subito dopo a Via Petroselli sulla destra c’è il palazzo dell’anagrafe dove sono registrati tutti i nati a Roma ed il palazzo dove tutti i romani pagano le tasse… insomma non un posto amatissimo in città! Per la pignoleria siamo ad 1 km e 300 metri di gara. Però qui è anche ambientata una scena del delizioso “Vacanze romane” con Cary Grant ed Audrey Hepburn che scorrazzano con la vespa in una bellissima giornata di sole. E appena si imbocca Via dei Cerchi ecco un altro palazzo amministrativo che fino a qualche anno fa custodiva tutti i certificati elettorali dei cittadini romani. La via costeggia tutto un lato del Circo Massimo (a destra), le Terme di Caracalla a sinistra, e sbuca in Piazza di Porta Capena (2,4km) dove mentre si gira a sinistra per Viale Aventino si scorge l’imponente mole del Palazzo della FAO. Alla fine si arriva in Piazza di Porta San Paolo (3,5 km percorsi) teatro di due fatti di cronaca importanti per la storia della città: nel settembre del 1943 qui si svolse l’ultima grande battaglia della resistenza romana contro i nazisti e nel LA MARATONA DI ROMA 2011 | 46

1981

Delitto al ristorante cinese

Piazza Augusto Imperatore

1976

Fontana di Trevi


spq ort

Il percorso della Maratona di Roma ACEA attraversa l’intero centro storico della città amata in tutto il Mondo, soprattutto dai registi che l’hanno immortalata in centinaia di pellicole

I soliti ignoti

Porta Portese

1958

I tartassati

Portico d’Ottavia

1959

Fantozzi contro tutti

Testaccio

1980


GUARDA DOVE CORRI 1968 gli operai che si erano radunati per una manifestazione di protesta furono caricati da uno squadrone di carabinieri a cavallo guidati, si dice dal capitano Raimondo D’Inzeo (il più bravo cavaliere del secolo scorso, campione olimpico di salto ostacoli a Roma nel 1960) anche se il diretto interessato smentisce decisamente. Superata la Piramide Cestia è il momento di imboccare Viale Ostiense e di costeggiare quella parte dove fino a qualche anno fa c’erano i Mercati Generali, cuore del commercio alimentare, e non solo, romano e che ora sta cercando una sua riqualificazione attraverso mille progetti. REMO E AUGUSTA PARTONO PER LE VACANZE INTELLIGENTI È da qui che i “fruttaroli” Remo e Augusta Proietti del film “Vacanze Intelligenti” di Alberto Sordi partono per il loro giro di Italia. E siamo intorno ai 4 km e 200 metri. Finita Viale Ostiense si piega sulla destra per andare a prendere Ponte Marconi. Prima di imboccarlo basta girare la testa sulla sinistra per scorgere la discesa che porta all’ex Cinodromo di Roma, chiuso dal 2002 ed oggi trasformato in un canile comunale. Sempre sulla sinistra, ma alla fine di

Ponte Marconi, c’è uno spettacolare maneggio che si adagia sulle rive del fiume Tevere. Sono già 7 km e spiccioli di Maratona. Poi si prende a destra, si costeggia il Tevere e si aggira la zona di Viale Marconi una di quelle più ricche di commercio dell’intera città. IL MITO DI PORTA PORTESE Si sbuca a Piazzale della Radio si va diritti verso Via Portuense ma si gira subito dopo il Ponte della Ferrovia perché quale metro più avanti si scorgono le bancarelle del mercato di Porta Portese, il luogo degli affari dell’usato, aperto solo la domenica mattina, di Roma, immortalato da Claudio Baglioni in una delle sue celebri canzoni all’alba della sua carriera e da tante scene di film. Una su tutte quella del furto di una macchina fotografica usata ad opera di Mastroianni, Manfredi e Tiberio Murgia nel meraviglioso “I soliti ignoti” di Mario Monicelli. È il primo quarto di gara tra il nono ed il decimo chilometro. Il tempo di vedere la gente che si affolla a Porta Portese e si gira verso un altro dei luoghi storici della città: Testaccio, il quartiere popolare ed uno dei più antichi. Il primo impatto è con Ponte Testaccio che porta davan-

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ti all’ingresso dell’ex mattatoio intorno al quale sono nate storie e leggende di tutti i tipi. Era stato costruito su questa parte del Tevere in modo che l’aria e la corrente portassero via dalla città gli effluvi ed i resti della carne verso il mare. Qui c’è anche il Monte dei Cocci, una discarica di epoca romana che serviva da deposito delle anfore che venivano sbarcate dalle navi che approdavano al porto fluviale del Tevere. Oggi i “grottini”, i magazzini del porto, sono diventati ristoranti e locali notturni tra i più rinomati della città. A TESTACCIO, ROMA-JJUVE E 5-0 E c’è, o meglio c’era il Campo Testaccio, il campo di legno della Roma Calcio (che nacque proprio qui nel 1927) dove i giallorossi giocarono dal 1929 al 1940: «Campo Testaccio c’hai tanta gloria, nessuna squadra ce passerà. Ogni partita è ‘na vittoria, ogni romano è n’bon tifoso e sà strillà. Petti d’acciaio, astuzia e core, corpi de testa da fa incantà. Passaggi ar volo cò precisione, vola er pallone che la rete và a trovà». Sono le prime strofe del primo inno della Roma dedicate proprio al campo di gioco che vide anche la vittoria per 5 reti a zero contro la Juve immortalate in un film. Per


spq ort uscire da Testaccio si gira a sinistra per Via Marmorata e girando la testa subito a sinistra gli appassionati del genere riconosceranno la via dove era stata scelta la casa del ragionier Fantozzi in “Fantozzi contro tutti” e non solo: in Via Bodoni c’è anche il fornaio della scena con Diego Abatantuono che fa il playboy con la moglie di Fantozzi stesso: «Sò diabolico nell’amplesso… sprupurziunat’ pè quanto riguarda le dimensioni…». Abbiamo fatto 11 chilometri. Ed eccoci sul lungotevere, direzione centro città. Si passa sotto tre dei più bei posti di Roma: la Basilica di San Saba all’Aventino, il Giardino degli Aranci proprio a fianco, e quasi all’altezza del Circo Massimo, il roseto comunale, tre oasi di colori e pace ineguagliabili che possiamo intravedere sulla nostra testa quando stiamo correndo il 12 chilometro e mezzo della gara. I TARTASSATI AL 12° KM Qualche decina di metri dopo siamo vicini alla Sinagoga, uno dei tre luoghi di culto che la Maratona incontra nel suo percorso. La via subito prima della Sinagoga, sulla destra, è quella dove abita Aldo Fabrizi quando interpreta il maresciallo della Guardia di Finanza nel film “I tartassati” e dove Totò e Luis de Funes lo aspettano una mattina all’alba per accompagnarlo a caccia. Da qui c’è un lungo tratto di Lungotevere che si sussegue e che passa davanti al Tribunale dei Minori (L.go Tevere dei Fiorentini) e davanti a Castel Sant’Angelo. A proposito, proprio all’altezza di Ponte Sant’Angelo (14,6 km) attenzione perché sul ponte potrebbe capitare di vedere Enrico Maria Salerno vestito da capitano delle guardie del papa nel film “In nome del Papa Re” oppure a destra, in Via del Banco di Santo Spirito, potrebbe capitare di vedere uscire di casa la mamma del Dottor Guido Tersilli “Il medico della mutua” uno dei capolavori di Alberto Sordi. Albertone protagonista anche di un film ambientato dentro il Palazzaccio come veniva chiamato a Roma il vecchio Palazzo di Giustizia sul lungotevere, “Tutti dentro”, palazzo davanti al quale la Maratona passa, attorno al 15°chilometro, anche se sulla sponda opposta del fiume. Nel palazzaccio anche Orson Welles girò parte del suo “Il processo” il film tratto dal capolavoro di Franz Kafka. Un ponte dopo si attraversa il fiume per arrivare a Piazza Cavour dove troviamo i giardini nei quali sempre Sordi sedeva all’inizio ed alla fine del film “Il commis-

sario” in attesa della sua fidanzata. Piazza Cavour e soprattutto Via Crescenzio ci introducono nel quartiere Prati della Capitale. Un quartiere importante, chic, ricco, commerciale. Qui nel 1900 a Piazza della Libertà (ci passiamo vicini) è nata la Lazio calcio, ma prima di addentrarci in Prati facciamo una deviazione verso sinistra dirigendoci a San Pietro. Una curiosità: in Via della Traspontina, che ci immette su Via della Conciliazione e quindi davanti a San Pietro, fino a vent’anni c’era il ci-

nema Mercury che proiettava solo film per adulti. Poi qualcuno si è accorto della situazione imbarazzante ed ha destinato quel palazzo ad usi molto più consoni alla zona, oggi è una sede dell’Università LUMSA. NO IN VATICA ANO IL PADRIN Finalmente siamo nel cuore della cristianità, Via della Conciliazione con la Basilica di San Pietro che domina la scena. Un flash su Piazza San Pietro tra i centomila che l’hanno immortalata die-

LA MARATONA E I SUOI EROI In campo maschile la gara è stata vinta dal keniano Dixon Kiptolo Chumba con il tempo di 2:08.45. È la decima volta che un keniano e la quattordicesima che un africano vincono la Maratona di Roma Acea. Quello fatto registrare da Chumba è il sesto miglior tempo registrato tra i vincitori della maratona capitolina. Tra le donne invece l'etiope Firehiwot Dado Tufa ha vinto in 2:24.13, seconda migliore prestazione assoluta alla prova capitolina. Per l'etiope è stata la terza vittoria consecutiva a Roma, impresa mai riuscita ad altri, sia in campo femminile che maschile. Il suo successo è stato il quarto di una etiope e il quinto di una atleta africana. Come nel 2010, infine, l'Etiopia ha messo a segno una tripletta in campo femminile, "occupando" l'intero podio. CLASSIFICA UOMINI CLASSIFICA DONNE 1. Dickson Chumba Kiptolo (Ken) 2:08.45 1. Firehiwot Dado Tufa (Eth) 2:24.13 2. Siraj Gena Amda (Eth) 2:09.21 2. Goitetom Haftu Tesema (Eth) 2:26.21 3. Abdullah Shami Dawit (Eth) 2:09.42 3. Kebebush Haile Lema (Eth) 2:27.39

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GUARDA DOVE CORRI tro la macchina da presa: quello di Al Pacino che nella terza parte de “Il Padrino” si reca in Vaticano per trattare l’ingresso della famiglia nella Internazionale Immobiliare. Gli atleti, che a questo punto hanno fatto 17300 metri, girano verso destra e si immergono attraverso Piazza Risorgimento nel Quartiere Prati. Si corre dritti su Via della Giuliana e si arriva a Piazzale Clodio (dove si segna il chilometro 18,6), sede del Tribunale di Roma, il nuovo Palazzo di Giustizia. Da qui ancora a destra per Viale Mazzini e Piazza Mazzini. Due flash: poco più avanti di dove il percorso piega a sinistra ci sono il cavallo e la sede della Rai e la chiesa del Cristo Re dove nel “Medico della mutua” Alberto Sordi ha girato la scena del funerale del Dr. Bui, il medico del quale prenderà il posto “con migliaia di mutuati”. C’è Piazza Bainsizza, con un vecchio deposito degli autobus dell’Atac, e viale Carso, sede di una scena di “L’amore è eterno finchè dura” di Carlo Verdone: ci sono gli studi televisivi dove Laura Morante lavora come conduttrice e c’è il cartello virtuale del 20° km della Maratona. Da qui si corre verso il fiume e quella parte di Lungotevere che dalla fine di settembre è piena di camion e bancarelle che vendono libri usati per la scuola, una vera manna per chi non vuole spendere trop-

pi soldi per i testi nuovi. Un chilometro ed 800 metri dopo, giunti a Piazza Maresciallo Giardino si gira verso lo Stadio Olimpico ma subito sotto c’è Via di Capoprati, una via che corre pochi metri sopra le acque del fiume. FEBBRE DA CAVALLO Qui c’è un oasi naturalistica del WWF davvero interessante, e pochi metri più avanti c’è il posto dove Mimmo Carotenuto nel film “Febbre da cavallo” tenta di suicidarsi prima che gli altri protagonisti del film lo fermino e diano inizio alla “mandrakata” finale. Sulla sinistra c’è l’Ostello della Gioventù, il complesso delle piscine del Foro Italico, ed in Piazza Lauro de Bosis oltre allo Stadio Olimpico si ammira il Palazzo H (dalla forma della costruzione) del CONI, l’obelisco mussoliniano ed il Parco del Foro Italico. Sono poco più di venti i chilometri percorsi fino ad ora, vicini a metà gara. Ma da questa zona parte anche la corsa alla quale partecipa per amore della “Signorina Margherita!!!” Alberto (Sordi) nel film “Mamma mia che impressione”. È c’è da ricordare una scena di “In nome del popolo italiano” con Tognazzi e Gassman, con quest’ultimo che esce dallo Stadio Olimpico al termine di un Italia-Inghilterra. L’Olimpico è oggetto di

Alla 17ª Maratona di Roma Acea ha partecipato anche la 26enne atleta olandese Monique Van der Vorst. Monique, che ha vinto due volte la prova capitolina in handbike (2007 e 08), nel novembre del 2010 è tornata a camminare sulle sue gambe dopo 13 anni trascorsi sulla sedia a rotelle. Per l’olandese, che ha partecipato alla Stracittadina di 4km (chiusa in 50 minuti), è stata la prima gara della sua vita affrontata con le gambe.

tanti film: da Tomas Milian a Christian de Sica l’elenco è lungo... Ora si va dritti per un bel po’. La prima tappa di questa dirittura come si direbbe nel gergo ippico è Ponte Milvio. Fermiamoci un attimo (non la corsa ma col racconto, siamo un po’ oltre metà gara al 23,2 km percorsi). Qui nel 312 dopo Cristo, l’imperatore Costantino sconfisse Massenzio e diede inizio ad una nuova fase per l’impero romano. La leggenda racconta che la sera prima della battaglia, il 27 ottobre, Costantino ebbe una visione: una croce latina con una “P” e sotto questa figura la scritta “In hoc signo vinces”, “Con questo segno vincerai”. Così dopo la vittoria il nuovo imperatore decise che il cristianesimo non dovesse più essere perseguito nell’impero e ne sancì praticamente l’ufficialità, con le conseguenze che tutti noi conosciamo. In tempi recentissimi i romani hanno ricominciato ad avere familiarità con questo bellissimo ponte perché dopo il libro di Federico Moccia “Tre metri sopra il cielo” ed il successivo film di Luca Lucini è diventato meta di tutti gli innamorati che vengono qui a suggellare il loro amore legando un lucchetto di ferro ai lampioni del ponte. Un fenomeno incredibile che in città ha suscitato polemiche di ogni genere. Da Viale Tor di Quinto, che si imbocca da Ponte Milvio, si sale sull’Olimpica (cosiddetta perché porta allo Stadio Olimpico, ma in realtà è la tangenziale o Viale del Foro Italico) e si scende subito dopo nella zona dell’Acqua Acetosa, una delle aree più sportive di Roma. Di seguito si passa vicino al Centro di Preparazione Olimpica del CONI, al Polo Club di Roma, al Reale Circolo Canottieri Tevere Remo, a quello della Corte dei Conti, alla Moschea musulmana, al Circolo Canottieri Aniene, al Bowling. All’altezza della Moschea, tra l’altro, sulla sinistra c’è la famosa discesa della Coppa Cobram di ciclismo a cui partecipano tutti i dipendenti della ditta di “Fantozzi contro tutti” ed è lì che il ragionier Filini (Gigi Reder) esce di pista e piomba addosso ad un tavolo nuziale. DA TOTÒ A FANTOZZI Su questo tratto di Lungotevere qualcuno vuole che fosse girata la famosa scena dell’inseguimento tra Aldo Fabrizi e Totò nel meraviglioso film “Guardie e ladri”. Ricordate quando si fermano spossati per la corsa e Fabrizi dice «Io sparo in aria per intimidirti» e Totò risponde «Ed io non mi intimido!?» Ebbe-

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LADRI DI BICICLETTE Improvvisamente, e col 33° chilometro, si entra nel cuore del centro storico di Roma col Sottopasso di Ripetta e con Passeggiata di Ripetta. Qui c’era una trattoria dove i due protagonisti di “Ladri di biciclette” (Antonio e Bruno) di Vittorio De Sica, un capolavoro del 1948, entrano “per mangiarsi un supplì”. Ed eccoci a Piazza Augusto Imperatore dove oltre al Mausoleo di Augusto, il cinema ha ambientato tante scene. Ne ricordiamo due dello stesso film quel “Febbre da cavallo” già citato. La prima è quella dove Gigi Proietti, travestito da vigile urbano cerca di girare uno spot pubblicitario «Whisky maschio senza rischio» sarebbe la frase giusta ma s’inceppa così tanto che viene cacciato. Allora si sposta di qualche metro e ferma un autista e dopo uno straordinario giro di parole gli fa «Sono… 47 mila e 500 lire… che fa concilia?», quando i vigili potevano essere pagati in contanti in caso di multa. A questo punto siamo nel pieno del centro di Roma e la storia parla da sola, al punto da rendere quasi superfluo qualunque commento e ricordo. Vale la pena di segnalare a Via Zanardelli, km 34, il bellissimo Museo Napoleonico, prima di tuffarsi nell’ovale di Piazza Navona, una volta, ai tempi degli antichi romani adibito a vasca per le battaglie navali, set ci-

nematografico per mille film, tra i quali “Poveri ma belli” e Corso Rinascimento dove c’è la sede del Senato della Repubblica. Ci avviciniamo alla fine della Maratona ma c’è ancora qualche spigolatura. Per esempio a Largo di Torre Argentina (i chilometri sono 35) oltre ai resti del mercato romano, ricordiamo di una scena del film “Romanzo Criminale” quello di Michele Placido. È quando il Libanese incontra l’uomo dello stato col Dandi ed il Freddo che attendono nascosti l’esito del colloquio. «Ma che c’ha in testa quello, la mortadella?» dice il Dandi a proposito del misterioso interlocutore. DA ANGELI E DEMONI ALLE RAGAZZE DI PIAZZA DI SPAGNA Dopo Largo di Torre Argentina si passa per Piazza del Gesù dove per anni c’è stata la sede della Democrazia Cristiana ed immettendosi su Via del Plebiscito verso Piazza Venezia sulla destra si scorge il palazzo che fu invece la sede del Partito Comunista. E adesso si va per Via del Corso dove girando la testa a destra e sinistra si osservano alcuni luoghi storici e significativi dell’Italia e di Roma : Palazzo Chigi e la sede del giornale Il Tempo, la Galleria Alberto Sordi (ex Galleria Colonna) che sono praticamente alla stessa altezza; Piazza del Popolo, teatro di tante feste e concerti per la città di Roma, dove c’è anche una chiesa, Santa Maria del Popolo, all’interno della quale si trova una scultura

del maestro Alfiero Nena, il creatore delle medaglie celebrative della Maratona di Roma, e dove sono state ambientate alcune scene importanti del film “Angeli e demoni” con Tom Hanks, tratto dal romanzo di Dan Brown. Subito dopo si imbocca Via del Babbuino. Nascosta sulla sinistra di questa via c’è una delle strade più belle di Roma, via Margutta la via degli artisti, sede di atelier di pittori e scultori, ma anche la residenza romana del grande Federico Fellini. Si sbuca al Collegio del San Giuseppe de Merode, un’istituzione storica a Roma anche per lo sport. E poi Piazza di Spagna è stato un set naturale per decine di pellicole cinematografiche e televisive. Citiamo proprio “Le ragazze di Piazza di Spagna” del 1952 con Marcello Mastroianni, Lucia Bosè, Ave Ninchi, Eduardo De Filippo. Da qui, mancano 4 km e 195 metri alla fine, andando dritti verso Via del Tritone si passa per Via Due Macelli, sede del quotidiano l’Unità, ma prima di lasciare la piazza sulla destra c’è il Palazzo della Congregazione per la Difesa della Santa Fede, ed a sinistra in alto lo storico atelier del grande Valentino. A Via del Tritone, infine, c’è la storica sede de Il Messaggero, l’altro grande quotidiano della città (si vede subito appena si imbocca la via) e proprio dall’altra parte del marciapiede nel già ricordato “Guardie e ladri”, Totò prende un taxi per scappare dall’ennesimo inseguimento...

Il bimbo Bruno da “Ladri di biciclette”

Totò da “I Soliti Ignoti”

ne pare che esista ancora quella casetta che si vede nel film, oggi pitturata di giallo, ma è una conferma difficile. Viale Tor di Quinto – Piazza delle Belle Arti, dai 23,2 km ai 32. Poco dopo, passato anche il Circolo sott’ufficiali della Marina Militare si arriva dalle parti di Piazza Mancini e sulla sinistra si vede un palazzo immortalato nella prima scena di “Fantozzi contro tutti”, il palazzo dove lavora il mitico ragioniere. Su quel lato del Lungotevere la sfilata dei circoli(tutti sul lato destro) è continua: c’è il Circolo dei Cavalieri di Colombo, il CSI, il Circolo degli Ufficiali della Marina, quello del Canottieri Roma e subito dopo quello del Canottieri Lazio. Si passa per Piazza delle Belle Arti dove è stato ambientato, in uno dei due meravigliosi palazzi d’angolo, il film di Gabriele Lavia e Monica Guerritore “Scandalosa Gilda” e si prende (in contromano rispetto alla viabilità normale) il Lungotevere delle Navi che porta al Ministero della Marina Mercantile (a sinistra, è un palazzone enorme riconoscibile dalle due monumentali ancore nere che ne segnalano l’ingresso).

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Carolina Kostner è la più amata atleta italiana dei pattini. Leggera come una farfalla quando pattina, ha Roma nel cuore...

di Luca MONTEBELLI foto Getty Images

Carolina Kostner: la danza sul ghiaccio ederla scivolare leggiadra, in completa simbiosi con la musica e il ghiaccio, farebbe pensare che lei con i pattini me sotto i piedi c’è nata, che il primo paio di scarpe non fosse normale come quelle di tutti i bambini ma con le lame attaccate. Carolina Kostner è scesa fino a Roma per mostrare anche alle nostre latitudini quanto è brava, magari per far proseliti per affascinare qualche ragazzina, per chiamarla a seguire il suo esempio. In un PalaLottomatica entusiasta per il “Golden Celebrities On Ice” , la 24 enne di Ortisei ha recitato un vero e proprio spot per il pattinaggio su ghiaccio. Da quell’esibizione è passato tempo ma lei ricorda con un sorriso l’amore particolare per la nostra città, dove certo la sua disciplina non è proprio così popolare. «Studio storia dell’arte al Dams. Come non potrei non amare una città

V

ricca di arte, di storia come Roma? In quei giorni ho avuto poche opportunità di girare, di visitarla, ma sono già venuta tante volte con i miei genitori, ho conosciuto i posti più belli e suggestivi, tornerò ancora perché non mi stanco mai di camminare per le strade di questa città». Roma che anche grazie a te sta scoprendo il pattinaggio su ghiaccio. Con la tua esibizione al PalaLottomatica hai certamente fatto una grande promozione per il tuo sport. «Di questo sono felice. È importante scendere più a sud delle tradizionali piazze del pattinaggio per far aumentare l’interesse. Certo occorrerebbero maggiori infrastrutture, tecnici preparati, programmazione per poter fare in modo che i giovani si avvicinino a questa disciplina. Spero che questa esibizione romana non rimanga fine a se stessa, CAROLINA KOSTNER | 52

che possa diventare un appuntamento fisso, un punto di partenza. Io verrei sempre molto volentieri». Dalle tue parole traspare tutta la passione, l’amore per quello che fai come sei diventata la campionessa che sei. «Vengo da una famiglia di grandi sportivi, mamma Patrizia, era una pattinatrice su ghiaccio, papà, Erwin, è stato giocatore ed ora è un allenatore di hockey su ghiaccio. Da piccola mi piaceva sciare, avrei voluto praticare quella disciplina, seguendo l’esempio di mia cugina Isolde, ma poi ho capito che il pattinaggio era il mio sport, sul ghiaccio miglioravo di in giorno così ho scelto ed i risultati mi hanno dato ragione». Hai iniziato piccolissima, sei diventata presto una “stella”, quanto ti pesa e quanto ti piace essere sotto i continuamente sotto i “riflettori” avere


DAL PALALOTTOMATICA AD AXEL, FINO AGLI ICE PARK DI ROMA tante aspettative riposte su di te? «È bello ma a volte mi pesa, mi piacerebbe potermi allenare e gareggiare con maggiore serenità, so però che questo fa parte del gioco A volte mi piacerebbe allenarmi con maggiore tranquillità, senza troppe responsabilità, comunque non è un grande problema». Una responsabilità grande che ha influito sulla prestazione alle Olimpiadi. «Confesso che anch’io mi aspettavo molto da me stessa. La delusione è stata tanta, ringrazio la mia famiglia, i miei genitori, sono stati loro a farmi superare i momenti di depressione, bisogna guardare avanti, pensare alle prossime gare». Arrivano i mondiali, hai qualche problema fisico, cosa ti aspetti da questo importante appuntamento. «Il ginocchio mi da fastidio ma l’appuntamento è troppo importante, di quelli da non sbagliare. Ho fiducia, sono molto concentrata, spero in un bel risultato. L’argento

europeo mi ha dato grande carica. Ci sarà tempo dopo Tokyo per operarmi». Carolina, tanti anni di attività, stai già pensando al giorno che smetterai? «Ho l’esempio di mia cugina Isolde, dopo la lunga carriera agonistica ha messo su famiglia, due bei bambini... Certo vorrei completare gli studi poi stabilirmi dalle mie parti, adoro l’Alto Adige, le sue montagne i suoi scenari naturali». Il pattinaggio su ghiaccio è una disciplina affascinante ma praticata ancora da pochi, cosa auspichi per una crescita del tuo sport. «Servirebbero infrastrutture su tutto il territorio nazionale, bravi tecnici, programmazione. Spero di poter dare in futuro il mio contributo per far avvicinare i giovani a questa disciplina che mi ha dato tanto e che amo». In bocca al lupo Carolina, ti aspettiamo a Roma l’anno prossimo, carica di allori e di medaglie.

CAROLINA KOSTNER | 53

al successo del “Golden Celebrities On D Ice” svoltosi al PalaLottomatica, che ha portarto a Roma i Campioni Olimpici e i Campioni Mondiali di pattinaggio artistico su ghiaccio (tra gli ospiti il campione americano Iysacek e la Kostner che è la testimonial dell’evento) sulle note delle più belle canzoni d’amore proposte live dall’eccellenza della musica italiana, alla nuova straordinaria pista stabile che, pienamente inserita nel quadrante olimpico, si trova a Piazza Mancini e che risponde al nome di Axel, il pinguino che da il nome all’impianto. La pista del ghiaccio, che ha le stesse dimensioni di quelle olimpioniche, offre anche tantissime occasioni per fare sport anche con corsi di pattinaggio per i più giovani. Fino alla realtà delle piste itineranti. Da cinque anni si vedono riversarsi negli Ice Park di Roma 100.000 amanti del pattinaggio su ghiaccio. Avere la grande opportunità di scivolare su una pista nel cuore su piste allestite in diversi angoli della città, alla stregua di quanto già avviene da molti anni in altre importanti città come New York, Chigago Vienna, Parigi, Berlino nelle quali il ghiaccio è ormai un attesissima consuetudine, ha fatto si che la disciplina “On Ice” entrasse nel cuore e nelle abitudini della gente. Gli Ice Park rappresentano dunque un suggestivo luogo di aggregazione, originale e moderno dove il pubblico oltre a cimentarsi in una disciplina insolita per Roma, ha la possibilità di assistere alle evoluzioni di autentici fuoriclasse, campioni mondiali e stelle internazionali. Tante le iniziative ideate per animare le piste di Viale Tor Di Quinto, Piazza S. Giovanni La Salle, Villa Gordiani, Don Bosco e Piazza Re di Roma. Particolare attenzione è stata posta nel rendere accessibile a tutti la pratica del pattinaggio. Chi dispone di propri pattini infatti è potuto scendere in pista gratuitamente, questo per incrementare il numero di praticanti e per dare maggiore impulso alla disciplina. Per quel che concerne la parte più sportiva, cioè per far crescere la capacità dei giovani in uno sport poco conosciuto qui a Roma sono stati messi a disposizione qualficati istruttori, quelli che tutto l’anno lavorano nella pista di Iceland i quali hanno offerto la loro esperienza a giovani e meno giovani. Tra le iniziative più coinvolgenti quella legata al mondo dei giovani. Ha preso vita quest’anno il “Progetto Scuola” in virtù del quale, gli studenti degli istituti romani hanno potuto accedere gratuitamente alle piste durante le ore di Educazione Fisica o durante le gite scolastiche. In una città dove sono sempre meno i momenti interamente dedicati ai bimbi, inolte, gli Ice Park ha ricostruito uno spazio ludico davvero magico. Le maschere dei personaggi più amati dei cartoni animati come: Topolino, Paperino, Tigro, Pippo, Minnie e molti altri che intratterranno i bambini con animazione, giochi, ed evoluzioni sulla pista con show che si sono ripetute quotidianamente.


di Eduardo LUBRANO foto Getty Images

Allo Stadio Flaminio, l’Italrugby ha centrato la prima storica vittoria contro la Francia al Sei Nazioni, la seconda della storia: era il 1997 quando, la vittoria in Coppa Europa spalancò agli azzurri le porte del torneo più importante al Mondo che allora era il... Cinque Nazioni

ancia è soinio contro la Fr a vittoria al Flam ronti tra la nf lla storia dei co lo la seconda ne la dei galel qu e y e di rugb o nostra nazional rie però hann e le nostre vitto o ol su su fu hé letti. Tutte e du prima perc la o: ic or a st er di ed qualcosa zo del 1997 oble, il 22 mar en la Gr fu a e i se no ce r fran 32 pe a Europa, 40 a la finale di Copp itò definitivamente il nostro cred eo vittoria che ac entrare nel torn li meritevoli di nel pu qu a ap tr la y el gb ru a, qu ondo. La second ima pr la è hé più antico del m rc marzo 2011, pe to di sabato 12 dopo 10 sconfit nel Sei Nazioni a ci e id an sf Fr lle la de ro nt io co ito il dettagl gu se Di . ive ut te consec mpo da rugby. paesi su un ca tra questi due

L Nello schermo in primo piano il volto di Ivan Francescato (tre quarti centro italiano) dal filmato “Da Grenoble a Roma, la partita perfetta”. Nella finale di Coppa Europea del 1997 l’Italia battè la Francia. Fu la partita che spalancò all’Italia la porta del Sei Nazioni.


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Le due Nazionali si sono affrontate 32 volte nella storia. Per gli Azzurri soltanto due successi

66 ANNI DI ITALIA-FRANCIA

Nicola Mazzucato placcato da Penaud e Magne. Stade De France Parigi, Francia

Giocate: 32 Vinte: 2 Pareggiate: 0 Punti segnati: 337 Punti subiti: 962 Roma Parigi Milano Lione Roma Grenoble Padova Agen Napoli Nantes Treviso Chambery Grenoble Pau Napoli Tolone Spalato Casablanca Buenso Aires Grenoble Parigi Roma Parigi Roma Parigi Roma Parigi Roma Parigi Roma Parigi Roma

2 aprile 1935 Italia Francia 17 ottobre 1937 Francia-Italia 17 maggio 1952 Italia-Francia 26 aprile 1953 Francia-Italia 24 aprile 1954 Italia-Francia 10 aprile 1955 Francia-Italia 2 aprile 1956 Italia-Francia 21 aprile 1957 Francia-Italia 7 aprile 1958 Italia-Francia 29 marzo 1959 Francia-Italia 17 aprile 1960 Italia-Francia 2 aprile 1961 Francia-Italia 14 aprile 1963 Francia-Italia 18 aprile 1965 Francia-Italia 9 aprile 1966 Italia-Francia 26 marzo 1967 Francia-Italia 22 settembre 1979 Italia-Francia 12 settembre 1983 Francia-Italia 14 ottobre 1995 Francia-Italia 22 marzo 1997 Francia-Italia 1 aprile 2000 Francia-Italia 3 marzo 2001 Italia-Francia 2 febbraio 2002 Francia-Italia 23 marzo 2003 Italia-Francia 21 marzo 2004 Francia-Italia 19 marzo 2005 Italia-Francia 25 febbraio 2006 Francia-Italia 3 febbraio 2007 Italia-Francia 9 marzo 2008 Francia-Italia 21 marzo 2009 Italia-Francia 14 marzo 2010 Francia-Italia 12 marzo 2011 Italia-Francia

(*Finale Coppa Europa) (**cominciano le sfide al Sei Nazioni)

6-44 43-5 8-17 22-8 12-39 24-0 3-16 38-6 3-11 22-0 0-26 17-10 14-12 21-0 0-21 60-13 12-38 26-12 34-22 32-40 * 42-31** 19-30 33-12 27-53 25-0 13-56 37-12 3-39 25-13 8-50 46-20 22-21


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LA CITTÀ DEI TIFOSI Sostenitori italiani e francesi al Villaggio per il Terzo Tempo

Ogni partita del Torneo delle “Sei Nazioni” si trasforma in una grande festa tra i tifosi delle squadre. Prima e dopo il match, come vuole la tradizione, le tifoserie si incontrano all’esterno dello stadio per bere una birra Peroni insieme e socializzare.

Scende in campo Roma Capitale Lo stadio è rivestito dei colori di Roma. Al centro dell’allestimento d’ingresso campeggia il logo di Roma Capitale.

Uno degli ingressi dello Stadio rivestito con la grafica della FIR e di Roma Capitale.

Lo stand del Dipartimento Sport che è presente in ogni grande evento organizzato.

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IL RUGBY È UNO SPORT PER GENTILUOMINI DI QUALUNQUE CATEGORIA SOCIALE ESSI SIANO, MA NON È UNO SPORT PER CATTIVE PERSONE, A QUALUNQUE CATEGORIA SOCIALE ESSI APPARTENGANO.

una delle tantissime frasi che celebrano lo spirito nobile dello sport della palla ovale. Era il1823 quando nella cittadina di Rugby vicino Birmingham durante una partita di calcio, William Webb Ellis, stanco del solito gioco, afferrò la palla con le mani e partì dalla sua area con la sfera sotto il braccio ed andò a depositarla oltre la linea di fondo campo della squadra avversaria dopo una corsa di circa cento metri. È l’atto di nascita del rugby anche se le sue regole (il passaggio all’indietro, le linee di meta, i pali a forma di H e soprattutto la palla ovale per non correre il rischio di tornare al calcio) furono codificate qualche anno più tardi. Il nuovo sport, che in realtà qualcuno vuole che si giocasse in una forma molto diversa dall’attuale già ai tempi di Guglielmo il Conquistatore nel 1066, si diffuse molto rapidamente nelle zone dove i sudditi di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra posero il loro dominio. Ecco perché Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa sono la nazioni leader del gioco della palla ovale del mondo ed esprimono i migliori talenti. Forza fisica straordinaria e conoscenza del gioco come pochi altri, ecco le caratteristiche dei giocatori

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William Webb Ellis è considerato il padre del rugby

È

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Olimpiadi del 1900, Frantz Reichel.


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Una vecchia partita dell’Italia. È il 1991 quando, nei Campionati Mondiali, batte gli Stati Uniti per 30 a 9. Nella foto conduista la palla l’azzurro Giambattista Croci.

dell’emisfero sud del mondo come si dice nel mondo del rugby. Per anni il rugby fu solo ed esclusivamente uno sport dilettantistico nel vero senso della parola ed ha prodotto leggende e miti di ogni genere. Orson Welles per esempio sosteneva che il rugby era uno splendido sistema per «tenere trenta energumeni lontani dal centro della città per un’ora e mezza». Oppure un ritornello che diceva che: “Gli inglesi praticano questo gioco perché l’hanno inventato. Gli irlandesi perché detestano gli inglesi e adorano le risse. Gli scozzesi l’hanno adottato per la loro inimicizia storica nei confronti degli ingle-

si. I gallesi hanno un enorme vantaggio sui loro avversari: tutti i loro giocatori infatti sono nati su un campo di rugby o vi sono stati concepiti”. Le quattro nazioni che diedero vita al torneo delle 4 nazioni prima che nel 1910 venisse ammessa anche la Francia. Facciamo un salto in avanti di 34 anni. È il 1944 ed a Perpignan nel Sud della Francia, sui monti Pirenei al confine con la Spagna viene alla luce Gorge Coste, giocatore di medio livello prima, allenatore di qualità eccelse poi. Nel 1993 Coste diventa allenatore della nazionale italiana di rugby ed inizia a predicare organizzazione e sacrificio. Il risultato dei suoi sforzi si esplode in modo

clamoroso: l’Italia viene ammessa al tavolo delle grandi e dal 2000 il Torneo diventa delle Sei Nazioni. Coste però non è in panchina con la nostra squadra perché alla fine del 1999 si è interrotto il rapporto con la Federazione Italiana Rugby. Con lui l’Italia ha battuto per la prima volta la Francia e l’Irlanda a casa loro La prima partita della nuova competizione si gioca allo Stadio Flaminio nel febbraio dell’anno del Giubileo contro la Scozia (non a caso una nazione cattolica) e finisce con un trionfo. A siglare la meta della vittoria italiana è un pilone romano Ciccio De Carli. Lo stadio esplode, la gente si

1908: Una rimessa laterale della Australian Rugby Union tour 1908, contro Devon.


Finale della Rugby League Cup, tra il Wigan e il Dewsbury, nello stadio di Wembley

identifica con i ragazzi della nazionale della palla ovale perché loro cantano a squarciagola l’inno di Mameli come altre nazionali più famose non fanno… E poco conta che dal 2000 ad oggi la nostra Nazionale abbia vinto davvero poco partite del Torneo, ogni volta lo stadio della Capitale si riempie in ogni ordine di posti ed è una festa dello sport alla quale partecipano tutti, anche i non esperti del rugby. Il Sei Nazioni si gioca per tradizione nelle capitali delle Nazioni che vi partecipano: Londra, Dublino, Cardiff, Edimburgo, Parigi, Roma. Ed ognuno degli stadi interessati ha una storia particolare. Lo Stadio Flaminio, ultimo arrivato tra gli impianti del Torneo, è un piccolo gioiello che tutti i romani conoscono dai tempi dell’Olimpiade del 1960 ed ogni anno viene aumentato di capienza grazie alla tribune rimovibili che vengono montate per arrivare a circa 30 mila posti. E per il prossimo futuro promette di diventare anche un museo a cielo aperto perché nel-

la zona antistante la tribuna d’onore è stata ritrovata una antica necropoli che verrà resa visibile grazie ad una lastra di vetro: un connubio tra archeologia e sport che solo la città di Roma può offrire. Twickenham lo stadio di Londra è il tempio del rugby europeo: cent’anni fa era un campo dove si coltivavano cavoli oggi è un impianto all’avanguardia dove avversari e padroni di casa si sentono pervasi dal senso della storia ogni volta che entrano in campo. Il Croke Park è lo stadio dell’Irlanda a Dublino, ma lo è solo da due anni perché per 88 anni è stato vietato agli sport di origine inglese come il rugby ed il calcio a seguito di una strage di patrioti irlandesi avvenuta all’interno dello stadio nel 1920. Il Millennium Stadium è l’avveneristico impianto del Galles a Cardiff che all’inizio non incontrò le simpatie dei tifosi gallesi abituati a stare in piedi ed a cantare con i polmoni ben aperti: da seduti, dicoRUGBY CHE PASSIONE! | 60

no si canta male perché i polmoni sono compressi… Lo Stade de France di Parigi non ha il fascino degli altri ma ha il pregio di essere uno stadio moderno, costruito per i Mondiali di calcio del 1998 e che ha già ospitato un Mondiale di rugby nel 2007. Infine Murryfield lo stadio di Edimburgo, uno dei primi impianti al mondo ad avere una serpentina sotto il prato che lo riscalda in modo che si possa giocare sempre, col freddo, col gelo, con la pioggia, col ghiaccio… Per chiudere un altro aneddoto che spiega cosa sia il rugby. Un capitano del Galles ci circa 40 anni fa tenne questo discorso prima di un Inghilterra-Galles a Londra. «Ragazzi, secoli fa gli inglesi hanno invaso il nostro territorio, lo hanno saccheggiato, hanno violentato le nostre donne e rubato i nostri cavalli, ci hanno imposto le loro regole ed i loro soldati… ragazzi tra poco giochiamo contro gli inglesi!». Serve dire come finì quella partita?


20.076 lattine per costruire un pallone da Rugby!

ITALIA DA

La foto vede i manager della Peroni, in giacca rossa intorno ai giocatori italiani: da sinistra Gonzalo Canale, Martin Castrogiovanni, il Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale Alessandro Cochi, Andrea Lo Cicero, Ignacio Rouyet, Leonardo Ghilardini, Sergio Paris e Totò Perugini.

entre la Nazionale scriveva in campo una pagina di storia battendo la Francia per la prima volta nel Sei Nazioni, il rugby italiano è entrato anche nel Guinness dei Primati grazie a Peroni. La scultura di lattine di birra presentata al Terzo Tempo Peroni Village del Flaminio, in occasione del match della quarta giornata del 6 Nazioni, è stata certificata dalla giudice Lucia Sinigagliesi (Adjudications Manager di Guinness World Record) quale opera originale ed inedita, alla presenza dello stato maggiore di Peroni. La palla ovale è composta di 27 strati e le lattine di birra Peroni sono state 20.076. L'opera è stata costruita attraverso le lattine raccolte in coincidenza con i tre match interni giocati dall'Italia (Irlanda e Galles i precedenti).

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L’AD di Peroni Alfonso Bosch riceve da Lucia Sinigagliesi, è l’Adjudications Manager di Guinness World Record, il certificato di assegnazione del primato.

RUGBY CHE PASSIONE! | 61


Ecco un elenco di alcuni record dello sport ai quali si unisce adesso anche l’Italia del Rugby grazie alla palla più grande del Mondo fatta da lattine di birra Peroni! 390 milioni di dollari alla lotteria Record avvenuto il 6 marzo 2007 nel New Jersey, negli Stati Uniti. Il biglietto vincente della lotteria Mega Millions fu comprato da due persone. La vincita fu di 390 milioni di dollari.

Il gol più veloce dal fischio d’inizio È stato realizzato dal calciatore turco Hakan Sükür nella finale per il 3º posto dei mondiali 2002 giocatasi tra Turchia e Sud Corea (partita terminata 3 a 2 per i turchi). Hakan segnò il gol dopo appena 11 secondi dal calcio d’inizio (che fu battuto dalla Corea).

Il rigore più ripetuto della storia È stato ri-calciato per 5 volte dal tunisino Mohammed Jedidi durante la partita Serbia e Montenegro U-23 e Tunisia U-23 (terminata 3 a 2 per la Tunisia) che si disputò durante l’Olimpiade del 2004. Al momento del rigore il risultato era di parità: 1 a 1. L’arbitro del match, il tahitiano Charles Ariiotima lo ha fatto ripetere più volte poiché i calciatori fuori dall’area entravano insistentemente prima che Jedidi calciasse il pallone.

Undici ore di tennis La partita di tennis più lunga della storia è stata quella tra John Isner e Nicolas Mahut dal Torneo di Wimbledon 2010. Il match durò 11 ore e 5 minuti e si disputò nell’arco di

r io g g a m i d o v ti r o p s Il franchise a m e in c l e d ia r to s a ll successockdyeBalboa con Sylvester Stallone. È la saga di Ro

tre giornate (poiché durante le prime due giornate, l’oscurità che sopraggiunse non permise di proseguire il match). In questa partita sono stati stabiliti anche altri record, tra cui quello di ace (Isner, 113).

51 rimbalzi sull’acqua

362 metri per il ponte tibetano più lungo del mondo

La console più venduta di tutti i tempi

Il lancio dei ciottoli con il maggior numero di rimbalzi è stato stabilito nel 2007 dall’americano Russell Byars con 51 rimbalzi sull’acqua.

E stato costruito tra il promontorio di Santa Margherita a Procida e l’isolotto di Vivara. Il ponte, lungo 362 metri, fu realizzato tra il 2 e il 10 luglio 2001 utilizzando 40 tubi innocenti, 40 morsetti, 34 picchetti di un metro e mezzo, 2500 metri di corda, 500 m di cavi d’acciaio, una trivella e un verricello.

È il Nintendo DS, con ben oltre 150 milioni di unità vendute a gennaio 2011. Fino a ottobre 2010 la console più venduta era Playstation 2 di Sony.

Il più lungo viaggio su skateboard tra Emu e serpenti

Il maggior numero di vittorie al Tour de France

David Cornthwaite (Regno Unito) lasciò Perth, a fine agosto 2006, per arrivare a Brisbane il 22 gennaio 2007 dopo un viaggio per l’Australia di 5.823 km con il suo skateboard chiamato Elsa. Dadid ha dovuto uccidere serpenti e fuggire a una carica di Emu.

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Appartiene a Lance Armstrong che ha conquistato 7 Tour.

Tennis: Federer per più tempo primo al Mondo Roger Federer è rimasto al numero uno del-


spq ort la graduatoria mondiale fino al 7 luglio 2008, per 231 settimane, stabilendo il record di durata al primo posto della classifica ATP. Con 24 titoli ha comunque raddoppiato il record precedente condiviso dal campione svedese Bjorn Borg e da John McEnroe.

Il maratoneta più veloce Il successo più importante di Haile Gebrselassie (Etiopia) è arrivato il 28 settembre 2008 alla 35a maratona di Berlino. Al termine della gara taglia il traguardo con uno stupefacente tempo di 2 ore, 3 minuti e 59 secondi: ha davvero corso la maratona perfetta.

Il viaggio più lungo in wind surf Il viaggio più lungo fatto in windsurf è di 8.120 chilometri (5.045 miglia) da Flavio Jardim e Diogo Guerreiro (sia Brasile) che viaggiavano da Chui a Oiapoque sul litorale brasiliano tra il 17 maggio 2004 e il 18 luglio 2005.

Lo Skateboard più lungo Il più lungo skateboard misurato, 11,14 m di lunghezza, 2,63 m di larghezza e 1.10 m di altezza, è stato progettato e prodotto da Rob Dyrdek e Joe Ciaglia (entrambi USA) nel Angeles, California, Stati Uniti e presentato il 25 febbraio 2009 sulla serie di MTV Rob Dyrdek's Fantasy Factory.Le ruote sono 2 m in larghezza e la stessa piattaforma è 51,2 cm di spessore.

La prima stagione senza sconfitte di una squadra di football americano Da quando il campionato della National Football League era passato a 16 partite, nel 1978, per quasi 30 anni nessuna squadra era riuscita a mettere a segno una serie di 16 vittorie e 0 sconfitte. I Miami Dolphins erano riusciti a chiudere imbattuti nel 1972, con 14 vittorie e 0 sconfitte, quando però la stagione regolare era limitata a 14 incontri. Nel 2007 i New England Patriots, i tre volte vincitori del Super Bowl allenati da Bill Belichick e guidati dal quarterback Tom Brady, hanno raggiunto il traguardo sognato da tutte le squadre della NFL.

Reggie Miller il re dei canestri da tre Miller fino al suo ritiro nel 2005, ha segnato 2560 tiri da tre a canestro nel corso della sua carriera: un primato difficile da battere.

La lezione di Sci con più partecipanti? 594!

La lezione più grande nel mondo sciistico ha visto la partecipazione di 594 sciatori che sono seguiti da Hansjürg Gredig (Svizzera) della Scuola svizzera di sport invernali a Sarn-Heinzenberg (Grigioni), Svizzera, il 23 febbraio 2008. RUGBY CHE PASSIONE! | 63

Lo sportivo più pag ato in un anno Il golfista Tiger Woods, nel 20

07 guadagnò 10 anno grazie alle 0 milioni di do sue numerose llari in un vittorie nei torn ei internaziona li.


Il maggior numero di Back Flips (in un singolo salto) fatto con i pattini in linea Jason Stinsmen di Allentown, Philadelphia ha realizzato utilizzando una rampa, un doppio back flip salto mortale a Van Nuys Aitport, California, Stati Uniti d'America per Guinness World Records: il 20 gennaio 2001.

Il record di volteggi 5.685 realizzato dai Falcons Blue ginnastica Display Team. La squadra di dieci persone (tutte Regno Unito) ha stabilito il record a Chelmsford, Essex, Gran Bretagna il

Muscoli d’acciaio

Paddy Doyle (GB) ne ha fatti 6.264 dal 1993 al novembre 2005.

La più lunga maratona di Indoor Fistball La somma dei kg sollevati è 138.480. Il record è stato stabilito dal Eamonn Keane (Irlanda) al World Gym, Marina del Ray, California, USA il 22 luglio 2003. Ha fatto 1.280 ripetizioni con 200 libbre e 493 ripetizioni con 100 libbre.

32,84 secondi sospesi sugli anelli La maggior durata di sollevamento sugli anelli romani è di 32,84 secondi realizzato da Tyler Yamauchi (USA) presso la University of Illinois a Champaign, Illinois, USA, il 7 dicembre 2008. Tyler ha fatto il suo tentativo durante l'intervallo del Concorso Mixed Pairs ginnastica.

13 settembre 2003.

Maratona di Aerobica La maratona più lunga aerobica è di 24 ore ed è stata eseguita da Duberney Trujillo (Colombia) nel parcheggio del centro commerciale Olimpica, Dosquebradas, Colombia, 26-27 febbraio 2005.

Maggior numero di combattimenti di Full Contact

Longest Punch-Bag Marathon Il record per la maratona di punch-bag (il sacco che si usa per gli allenamenti della boxe) è di 36 h 3 min ed è stata creata da Ron Sarchian (USA) al Premier Fitness, Encino, California.

costoso stratosferica Il calciatore più z (Real Madrid) sborsò la

Nel 2001 Florentino Pére uisto di Zidane, probabilmente il cifra di 13 miliardi di pesetas per l’acq . Ma al secondo posto c’è Crespo miglior giocatore della sua generazione per 110 miliardi di lire. ceduto dal Parma alla Lazio nel 2000

La più lunga partita di fistball (gioco praticato sin dall’antica Roma. Una sorta di Pallavolo in cui la palla può rimbalzare e si può toccare con un solo braccio...) è di 24 ore dal TG 1855 a Neustadt Bei Coburg (Germania) nel Frankehalle, Neustadt, Germania, dal 16 to 17 aprile 2005

888 blocchi di cemento rotti in un minuto a colpi di karate I blocchi di cemento più spezzato in un minuto è 888 ed è stato raggiunto da Ali Bahçetepe (Turchia) sul set di “Guinness World Records”, a Madrid, in Spagna, il 9 gennaio 2009. In totale 1.020 blocchi sono stati allineati in pile di 10 su entrambi i lati di Ali.

Pallavolo in palestra La più lunga partita di pallavolo giocato è stata di 60 ore da SVU Pallavolo (Paesi Bassi) presso la VU University Amsterdam, nel 2008.

La più lunga partita di softball giocata È stata del 95 h 23 min a Ed Janiszewski Park, Dollard-des-Ormeaux, Quebec, Canada il 29 Giugno - 3 Luglio 2005.

Calcio, il maggior numero di tocchi in 1 minuto Il maggior numero di tocchi con un pallone in un minuto, pur mantenendo la palla in aria è 339 di Chloe Hegland (Canada) nel 2007. I tocchi sono stati ripetuti con la palla vicinisima al piede.


spq ort

Il Golden Gala, a maggio, ospiterà Usain Bolt Annunciato un altro lampo per il Compeed Golden Gala. Lo Stadio Olimpico di Roma, nella serata del 26 maggio, si illuminerà della luce di un confronto di straordinario valore tecnico ed agonistico. Alla stella annunciata del meeting capitolino, il giamaicano Usain Bolt, campione olimpico e mondiale (nonché primatista iridato) di 100, 200 e 4x100 metri, si affiancherà infatti uno dei suoi rivali di maggior spessore: il connazionale, ed ex primatista del mondo dei 100 metri, Asafa Powell, da diverse stagioni idolo per pubblico romano. Saranno scintille tra i due, ovviamente sportive, per la gioia dei tanti appassionati dell’atletica leggera.

L’uomUosainpBoiùlt (Gviaemloaicace) ha stupito il magonliadod’:ornoonalsolelo è stato il Nel 2008 ere la med in decennio a vinc l de o anche il primo m uo o prim di velocità, ma re mando er ga nf e tr co , le ra tte in ogni ga do on Olimpiadi in tu m l de rd ilire un reco assoluto a stab del mondo. mo più veloce uo di us at st o il su

Il cart per Golf più lungo del mondo

Il carrello da golf più lungo misure 6,68 m da paraurti a paraurti ed è stato creato da HSBC Champions. È stato misurato a Hong Kong, la Cina, l'8 ottobre 2008.

Minigolf, 1140 buche in 24 ore 1.140 realizzate da due squadre da MGC Olympia Kiel eV a Miniaturegolfhalle, Rendsburg, Germania, dal 19-20 marzo, 2005.

8 ore di palleggi 8 ore 32 min 3 sec. Record realizzato da Tomas Lundman (Svezia) al Gångsatrahallen, Lidingo, Svezia, il 27 febbraio 2004.

Calcio, il maggior numero di palleggi con la testa Usando solo la testa e mantenendo la palla in aria. Il record è di 341 di Gao Chong (Cina) sul set di Da Zheng Yi Zong del 2007.

263 km a remi per gli uomini e 229 per le donne in 24 ore Il record per la maggior distanza a remi

in 24 ore è di 263 km per gli uomini e 229 km per le donne. Presso il TAMBURO Rowing Club, di Berlino, Germania.

La distanza più lunga percorsa in moto d’acqua Il record per la maggiore distanza percorsa su una moto d'acqua entro le 24 ore è 1.031 km (640,6 miglia) ed è stato realizzato da Davor Hundic (Croazia) tra Icici, Dubrovnik e Rab (Croazia) su un jet ski RXT SeaDoo il 25 Giugno 2006

Oltre 1.100 km su uno scivolo d’acqua La maggior distanza coperta in 24 ore su uno scivolo da una squadra è 1.140.94 km stabilito dal Jens Scherer, Heiko Scherer, Frank Burkhardt, Matthias Spintzyk, Rico Schafer, Peter Supan, Tina Frühauf, Christian Guth, Nadine Domrose e Andreas Kramp. Il tentativo ha avuto luogo su uno scivolo di 356,32 metri a Erding, in Germania.

Per lo squalo 8 med aglie in una Olimpia Il 10 agosto Mic hael Phelps co de! nqui

Giochi Olimpici sta 8 medaglie in una sola ediz rispettivamente ione dei nei 400 m misti, 200 m stile liber staffetta 4 x 100 o 200 m farfalla m stile libero, , staffetta 4 x 20 m farfalla, staffe 0 m stile libero tta 4 x 100 m m e 200 m misti, 10 isti. Il suo status 0 è di uomo più veloce del mon do! RUGBY CHE PASSIONE! | 65


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BARTOLUCCI PROIETTI ono passati solo pochi giorni dall’evento “Stoccate Vincenti – Edoardo Mangiarotti il Mito e la Scherma”, svoltosi nella magnifica Piazza del Campidoglio, ed eccomi a Via Solferino 24, proprio accanto alla storica sede del Corriere della Sera. Ad accogliermi con il sorriso fresco di ragazza c’è Carola, che mi da il benvenuto in quella che chiama «la casa-museo di mio papà», il mito Edoardo, anche lui lì. Vengo subito colpita da enormi teche di vetro, dove alloggiano decine e decine di medaglie, targhe e gagliardetti vari che sconfinano poi su tutti gli scaffali e le mensole della grande casa milanese. Edoardo ha iniziato spontaneamente a raccontare: un fiume in piena di ricordi raccolti in 93 anni, il prossimo 7 aprile, vissuti tutti da campione! Ma il suo primo ricordo va al padre, il grande Giuseppe: è grazie a lui che, insieme ai fratelli, apprende tutti i segreti del nobile sport della scherma. Infatti anche il papà è olimpionico nel 1908 a Londra. Nel tempo si appassiona al fuori classe francese, il mancino Lucièn Gaudin, conosciuto a Torino grazie a Merignac (schermidore che si occupava personalmente delle armi dei Savoia). Proprio prendendo spunto da

S

Novant’anni, olimpionico, è tornato a Roma nel luogo in cui una quercia e una targa ricordano le sue imprese… Gaudin, Giuseppe intuisce che il figlio sarebbe diventato un campione tirando da mancino e così, come dice Edoardo: «mio padre mi creò a tavolino!». Tutta una vita dedicata alla scherma, unica grande passione insieme a quella per la cinepresa. Quando il padre non poteva seguirlo nelle gare, Edoardo filmava l’avversario per mostrargli i punti deboli su cui far leva e vincere, stoccata dopo stoccata. Nel tempo raccoglie centinaia di filmati: un patrimonio enorme per lo sport italiano, dove sono racchiusi momenti veri, di allenamento, di gara, di Olimpiadi e di Mondiali. Mi racconta che quando gareggiava, la sua giornata era molto piena: allenamento, riprese, duello e per finire scriveva, è stato per anni inviato per la Gazzetta dello Sport. Riesco a chiedergli cosa ha provato quando è giunto sulla Piazza del Campidoglio il 21 marzo e l’unica cosa che riesce a dirmi con gli occhi velati dall’emozione: «un grande groppo alla gola, non mi aspettavo un’accoglienza così, neanche Milano che è la mia città ha pensato di dedicarmi una giornata simile». LO SPORT MILITARE | 67

Quando gli chiedo che cosa si prova ad essere un Mito di tutti i tempi, dato che gli abbiamo visto intorno non solo vecchi amici, ma anche le nuove generazioni, mi dice con sincera modestia che non ha mai pensato di essere un “Mito” o perlomeno finora non se ne era mai reso conto! Una cosa che infatti lo ha colpito tantissimo è stato il calore che gli hanno trasmesso i bambini e l’emozione che ha percepito in loro, nell’esibirsi davanti ad un veterano. Finalmente riesco ad avere da Edoardo il numero esatto di medaglie che ha vinto: 13 Olimpiche, di cui 6 Ori, 5 Argenti e 2 Bronzi; poi 26 Mondiali, di cui: 13 Ori, 8 Argenti e 5 Bronzi; sono poi da aggiungere 3 Medaglie d’Oro ai Campionati del Mondo Universitari, 2 Medaglie d’Oro, 5 d’Argento e 1 di Bronzo ai Giochi del Mediterraneo; infine è stato anche 7 volte Campione Italiano. Quando gli chiedo che emozione si prova a vincere, si mette a ridere e mi dice che il suo cuore trepidava quando perdeva e con un po’ di rammarico ancora nella voce «...certo se avessi fatto anche le Olimpiadi del ‘40 e del ‘44...».


QUANDO LA STAMPA CI METTE DEL “SUO” Quelle targhe posizionate sotto la quercia tanti anni fa erano in uno stato di degrado più volte segnalato da un decano del giornalismo sportivo romano, Augusto Frasca. L’attuale amministrazione ha prontamente raccolto il suggerimento riportando l’area all’antico splendore.

Quindi, la stessa soddisfazione per un Oro Olimpico o un Oro Mondiale, vincere sempre, questo l’unico dictat, anche se ricorda con grande piacere il «clima di condivisione e patriottismo che viveva durante i Giochi Olimpici: tutti gli sport rappresentati da atleti di tutto il mondo, il villaggio olimpico come terreno di confronto non solo sportivo, ma anche culturale». Edoardo ha iniziato la sua carriera e si è manifestato subito come una grande promessa della scherma durante una delle epoche più complesse del nostro trascorso storico, ma non si schie-

ra mai politicamente, secondo lui lo sport deve andare al di là delle questioni politiche. Berlino nel ‘36 fu trasformata appositamente per l’Olimpiade; questa fu un incredibile mezzo di propaganda nazista, il regime tedesco mise in onda il primo programma televisivo regolare al mondo per permettere ai possessori dell’apparecchio di seguire la visione in diretta dell’evento; l’impatto quando arrivò in città fu incredibile per l’imponenza dei festeggiamenti e delle manifestazioni. Gli atleti non avevano tute sociali, ma vere e proprie divise: camicia nera, pantaloni bianchi. Mi racconta un aneddoto legato al n.17, che di volta in volta torna nella sua vita: appena arrivato al Villaggio Olimpico gli viene assegnato un gagliardetto con una matricola, la cui somma dei numeri faceva 17; durante la prima uscita per gli allenamenti perse la spilla e nel

riassegnargliene una seconda (con matricola diversa) ne ricevette una la cui somma dei numeri faceva sempre 17! Come saranno 17 le Olimpiadi a cui parteciperà da atleta e spettatore. Ricorda anche che l’Olimpiade di Berlino fu «l’ultima in cui venne fatta la premiazione di tutte le discipline riunite in uno stadio, un rito emozionante, unico». Mi dice di quanto lo sport durante gli anni della gioventù fosse importante e di come i ragazzi venissero educati ad una «cultura dello sport». Infatti ancor prima di fare lo schermidore fu boxeur e nuotatore! Insieme ai suoi fratelli portò a casa talmente tante medaglie, che la mamma si fece molto presto il suo primo servizio di posate d’argento! Lo sport ha sempre dominato la sua vita, dopo la lunga carriera atletica, inizia quella da dirigente e membro di varie commissioni della Federazione Italiana

UNA CENA CON EDO E I MOSCHETTIERI SENZA TEMPO u chiamale se vuoi emozioni…” parafrasando Battisti, il mondo schermistico romano (tre generazioni di schermidori…) si è ritrovato unito come non mai a vivere momenti di intense e forti emozioni nel corso di una serata in onore di Edo Mangiarotti, il Mito della scherma per antonomasia e grande “avversario storico” del club romano, in quanto portacolori delle società milanesi per un derby d’Italia della stoccata. Appena scesi dal Frecciarossa proveniente da Milano Edo accompagnato dalla figlia Carola, che è stata anche fiorettista azzurra alle Olimpiadi ’76 e ‘82, è stato accolto e salutato da almeno 70 “moschettieri senza tempo”, tutti ex schermidori amici, chiamati a raccolta da Paolo Dentice di Accadia e Antonio Capelli, ideatori e organizzatori del “Carbonara Fencing Day – Special Edition”, col supporto prezioso in particolare da Napoli della fiorettista-grafica-creativa Francesca Mirto Randazzo, di quello di Laura Romeo e di Monica Coen, amiche di Carola e “memorie storiche” della scherma romana. Un’accoglienza degna di D’Artagnan quella riservata dagli amici romani e non del “Club Scherma 70”, cultori e appassionati di “scherma classica”, al Mito della scherma italiana. Il “menu del moschettiere” preparato con cura per Edo da Adriano Bartolomeo, aria guascona alla “Porthos”, prevedeva una full immersion nella cucina romana “trasteverina” trasferita ai Parioli a base di spaghetti cacio e pe-

“T

pe, bombolotti alla gricia e alla carbonara per la gioia degli olimpionici Michele Maffei e Stefano Pantano, del maestro d’armi Renzo Musumeci Greco. Tutt’intorno video e “amarcord” con le musiche del cantautore e spadaccino Checco Loy, figlio di Nanni Loy. Tra gli ospiti presenti Patrizia Nostini con il marito Luigi Franz Martinelli; Laura Romeo, figlia di Sidney Romeo, primo Presidente e cofondatore del Club Scherma Roma, assente per una caduta; Mario Tonucci, l’attuale presidente del Club Scherma Roma; l’On. Alessandro Cochi, Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale, Antonella Bartolucci Proietti di Arsmedia, organizzatrice di “Stoccate Vincenti” in Piazza del Campidoglio, il giornalista RAI Maurizio Vallone, Laura Romeo, Anna e Antonio Argento (i figli di Gaetano, secondo Presidente nella storia del Club Scherma Roma), Francesco Storace (anche lui Past President del Club Scherma Roma), Stefano e Simonetta Galantucci (i figli di Pasquale Galantucci, indimenticabile direttore del Centro CONI di Scherma di Roma); i pionieri della scherma romana Augusto Carrara, Mario Favìa, Marcello Baiocco e Roberto Parasassi; i maestri d’armi Sasà Di Naro, Mario Marrone, Vittorio Palmiero e Pino Macrì; le olimpioniche del fioretto Consolata Collino e Carola Mangiarotti. Campionesse, portacolori romane come Wanda Tommasini, Laura Romeo, Monica Coen, Maria Franca Col, Paola Colloridi, Roberta Busacca (arrivata appositamente dalla Germania) con Emilia De Cesaris, Paola Cavicchioli, Rossella Cervini e Francesca Mirto Randazzo, prima donna ad aver “tirato” di scherma per i “Carabinie-


spq ort Stefano Pantano, Mondiale di Spada e Elisa Di Francisca una delle eroine del Dream team italiano premiano il Sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Scherma, del FIE e del CONI e di Presidente dell’Unione Veterani dello Sport (UNVS) e dell’Associazione Medaglie d’Oro al Valore Atletico (AMOVA). I suoi ricordi vanno anche ai grandi personaggi che hanno lo affiancato nella sua lunga carriera, come Giulio Gaudini e Renzo Nostini e mi dice con aria malinconica di quando battibeccava con quest’ultimo e di come sia stato sempre un suo grande amico. Quando gli chiedo quali siano gli atleti di oggi che ritiene possano diventare miti di domani, la risposta è una sola, rapida, che non lascia dubbi: la Vezzali e la definisce «come unica erede, una ragazza che crede in se stessa e nelle sue capacità».

Poi, mi dice che «oggi la scherma è cambiata, troppo, in peggio: non c’è più l’eleganza di un tempo. È diventata più povera tecnicamente, c’è meno fase schermistica, si assiste a malapena alla prima e alla seconda intenzione, forse dipende molto dalla segnalazione elettrica, i tempi sono molto ridotti». Tra l’altro il Commendatore (come viene chiamato da molti) ha inventato una delle prime spade elettriche! Ma alla fine sorride e dice che è ancora uno sport unico: insegna ai nostri ragazzi il rispetto delle regole e la disciplina, il fatto di sottostare ad un maestro «...e così – dice – i nostri ragazzi diventano uomini».

ri” col Maestro Palmiero). Folta la rappresentanza dei campioni italiani “giovanissimi” dell’epoca nelle varie categorie, per la maggior parte romani: Stefano Bulgherini e Simonetta Galantucci (vincitori entrambi di ben 3 edizioni del Gran Premio Giovanissimi), e poi Carlo Romanelli (spada), Massimo De Santis e Laura Romeo; Alessandro Carpentieri, Paolo Dentice di Accadia, Antonio Capelli, Giuseppe De Santis e Massimo Frigieri (campioni italiani sciabola squadre “giovani” nel ‘73 a Napoli col Club Scherma Roma). Per la sciabola romana si ritrovano anche Alessandro Nezzo e Stefano Chapus. Per la spada Luigi Costamagna, Andrea e Gianluca Russo. Per il fioretto maschile: Stefano Bulgherini, Antonio Capelli, Alessandro Carpentieri, Francesco Tiberi, Massimo De Santis, Stefano Baiocco e Leonardo Belli e Pietro Campeggi. Aperitivo suggestivo e spettacolare con l’intervento degli “sciabolatori” Marco Cappelletti e Virginia Bertuzzi dell’Ambasciata per l’Italia della “Confrerìe du Sabre d’Or” specialisti del “sabrage”, la tecnica per stappare di sciabola la bottiglia di champagne. Viene chiamato a gran voce Edoardo Mangiarotti, applauditissimo da tutti. Edo è in gran forma, e tra il sorpreso e il divertito, “sciabola” alla perfezione stappando lo champagne con colpo perfetto al primo colpo, da vero Maestro. E dire che lui ha “tirato” sempre e solo di spada e di fioretto… E mentre Edo e Sidney (tramite Laura che “sciabola” in sua vece) vengono insigniti del titolo di “Chevalier Sabreur” sui due grandi display in sala scorrono “mixate” le immagini delle imprese di Edo, nonchè dei presenti “in versione schermistica anni ‘70”.

Ttra le inquadrature più suggestive dell’epoca quella di Antonio Capelli in moto per le vie di Roma senza casco (allora non si usava) che si porta dietro il “mitico” Maestro Giorgio Pessina. La serata vola via in allegria tra aneddoti e filmati. Michele Maffei “rivive” con il giornalista RAI che seguiva la scherma in quegli anni, Maurizio Vallone, i momenti decisivi della finale ItaliaUnione Sovietica di sciabola (Monaco ’72) con le “stoccate vincenti” sue e di Mario Aldo Montano (detto “Mauzzino”), papà di Aldo. Si finisce con gli autografi… quello di Edo sulla sciabola sfoderata da Paolo Dentice di Accadia e di Checco sui vinili Loy-Altomare di chi ancora è riuscito gelosamente a conservarli… di Paolo DENTICE di ACCADIA Ideata e organizzata da Paolo Dentice di Accadia e Antonio Capelli con gli amici del “Club Scherma 70”, appassionati e cultori di “scherma classica”.


di Federico PASQUALI foto Getty Images


spq ort

I SEGRETI DEL SUO VOLO

Il boomerang. Dall’Australia a Villa Pamphili...

La spinta iniziale unita alla depressione generata dal moto rotatorio permettono al boomerang di non precipitare vincendo o eguagliando la forza peso (si tratta della stessa depressione che si genera sulle palline da tennis o sui palloni da calcio e che permette traiettorie curve; nel nostro caso data la modalità di lancio la depressione si oppone alla forza peso). Ed ecco la funzione del lato convesso e del lato piatto: il primo fungerà da "timone" permettendo una traiettoria curva. Se l'inclinazione è quella giusta, la spinta e la depressione manterranno in aria il boomerang il tempo sufficiente affinché il lato convesso possa far eseguire un rivoluzione completa: a questo punto la forza di attrito avrà rallentato la velocità di rotazione così che l'azione combinata non sarà più sufficiente a vincere la forza peso, e quindi cadrà, e cadrà approssimativamente nello stesso punto di lancio.

illa Pamphili, 180 ettari di verde che sormontano il Vaticano. Un polmone verde molto amato dai romani, soprattutto da quelli che praticano sport. Quello di tutti i giorni. La corsa, l’orienteering, il cricket, il calcio, la ginnastica dolce. E anche il boomerang. Da oltre un decennio gli appassionati dell’attrezzo di origini australiane si danno appuntamento a Villa Pamphili per allenarsi. C’è una vera e propria scuola, organizzata dall’associazione CLUB (Costruire e lanciare un boomerang), che ogni sabato offre la possibilità di imparare non solo a lanciare il boomerang, ma anche a costruirne uno. E sempre nella villa organizza tornei, gare nazionali e internazionali, stage per principianti e corsi avanzati per atleti pronti a cimentarsi nei grandi eventi internazionali. Sembrerà strano, ma il boomerang è diventato uno sport praticato in ogni angolo del pianeta, con un numero di “adepti” sempre crescente.

IMPUGNATURA

V

Facciamo i primi passi facendoci accompagnare da Maurizio Saba, presidente dell’associazione CLUB. Come si costruisce un boomerang? «Non è difficile. Certo è più semplice entrare in un negozio e comprarne uno, ma il piacere di operare quegli aggiustamenti che consentono al boomerang di fare la traiettoria che si sceglie per lui, per il proprio braccio, forza, per quella spe-

cifica giornata, insomma il vostro modello con l’aggiunta dei vostri disegni e colori è decisamente superiore agli sforzi da effettuare per costruirlo. Quello che serve è presto detto: seghetto da traforo, raspa (tonda da un lato e piatta dall’altro), lima a grana grossa, un morsetto per tenere il pezzo, carta vetrata di tre misure e, per colorare, nastro adesivo e una bomboletta di vernice spray. Per i modelli poi non c’è bisogno di suggerimenti: basta navigare in rete e se ne trovano a bizzeffe». Diciamo che il boomerang è stato costruito. Dove si può lanciare? «Possibilmente su un prato o altra superficie morbida come sabbia o terra che impedisca al boomerang impatti che potrebbero romperlo. Per chi comincia, sarà bene scegliere un posto in cui per la distanza di cento metri in ogni direzione non ci siano cose che possano subire danni: persone, animali, automobili, finestre. Evitate anche gli alberi: spesso hanno la capacità di catturare i boomerang e di non renderveli». Quando si può lanciare un n boo omeran ng? «Nelle giornate in cui il vento è debole, e preferibilmente quando non piove, altrimenti il boomerang diventa incontrollabile». E come si lancia?? «La prima fase è l’impugnatura. Afferrate il boomerang

INCLINAZIONE

PERCORSO IN VOLO SPINTA

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per una delle pale, non importa quale, con una mano, con la parte piatta rivolta verso il palmo della mano e quella bombata rivolta verso di voi». Poi? «Si lancia l’attrezzo calcolando le cinque variabili che influenzano il ritorno del boomerang». Ce le elenca? «La prima è l’angolo del vento. Ogni boomerang vola seguendo una sua propria curva che lo riporta indietro e conseguentemente ha un suo

determinato angolo di lancio rispetto alla direzione del vento. Il consiglio è quello di iniziare con un angolo di 90 gradi a destra del vento se siete destri (avrete il vento contro la guancia sinistra) o a sinistra del vento se siete mancini. La seconda è l’alzo, ossia l’angolo di mira sull’orizzonte: di norma il lancio deve essere effettuato con una angolazione che si aggira intorno ai 15 gradi al di sopra dell’orizzonte. Poi c’è l’inclinazione. Il boomerang viene lanciato tenendolo verticalmente (0 gradi) o leggermente inclinato verso l’esterno. Comunque, per i neofiti, mai lanciare con un’angolazione superiore ai 45 gradi. Un boomerang lanciato orizzontalmente sale in cielo e quel che è peggio ricade in linea retta senza nessun controllo a gran velocità, battendo sul terreno, quindi si rischia di romperlo o di colpire qualcuno. Quarta variabile è la rotazione: il boomerang deve ruotare su se stesso, e siccome la velocità di rotazione influisce sul volo più di quanto si creda, spesso si deve imprimere più rotazione che spinta di avanzamento. Regolare la rotazione non è una cosa semplice, è necessario un colpo di polso come

per la frusta. Altro suggerimento è quello di stringere forte il boomerang tra le dita. Infine la spinta. La velocità di avanzamento va ottenuta con un movimento progressivo che permette un’accelerazione costante ma che non deve compromettere l’esatta registrazione degli altri parametri. Dare più spinta per mandare il boomerang più lontano è illusorio: la forza bruta non serve».

LA LEGGENDA CHE VIENE DA LONTANO «Si narra che nel Tempo del Sogno, la gente doveva avanzare carponi poggiandosi sulle mani e sulle ginocchia perché il cielo era così vicino che quasi toccava la terra. Un vecchio capo tribù arrivò presso una pozza magica e si fermò per bere. Nel fare ciò vide nell’acqua un bastone, bello e dritto, gli piacque e lo prese per sé. E subito dopo pensò: se con questo bastone riuscissi a spingere in alto il cielo finalmente potremmo stare tutti dritti in piedi. Così spinse e spinse finché il cielo non arrivò dov’è ora, gli alberi cominciarono a crescere, gli opossum cominciarono a correre tra i rami e i canguri cominciarono a saltare per la gioia. Il capo guardò il suo bastone e vide che era ormai irrimediabilmente piegato. Pensando che non sarebbe più stato utile lo gettò via, ma quello tornò indietro, provò ancora a gettarlo via e quello tornò di nuovo indietro. Allora decise di tenerlo con sé e lo chiamò boomerang». Questa è una leggenda australiana raccontata dai fratelli Les e Arthur Janetski, grandi campioni e costruttori di boomerang.

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a Guardia di Finanza fece la sua apparizione nello sport militare agli inizi di questo secolo. Nel 1911, infatti, una squadra di finanzieri prese parte per la prima volta alle grandi manifestazioni ginniche indette a Torino in occasione della celebrazione del Cinquantenario dell’Unità d’Italia, ottenendo il miglior punteggio tra le squadre militari. I pionieri furono dunque i ginnasti i quali, guidati dal Tenente Onofrio Costa, conquistarono a Genova, nel 1914, la Coppa d’Argento, un monumentale trofeo messo in palio da “Sua Maestà il Re”. L’agonismo vero e proprio arrivò, però, nel 1921 con l’atletica leggera, partecipando con una squadra di finanzieri ad una gara di marcia denominata “Trofeo Scudo Nelli” il quale, dopo le tre vittorie parziali ottenute negli anni 1922, 1925 e 1928, fu conquistato definitivamente dal Corpo. Nel 1925 venne istituito a Predazzo presso l’allora “Scuola Sciatori della Regia Guardia di Finanza”, oggi “Scuola Alpina della Guardia di Finanza”, il Gruppo Sciatori Fiamme Gialle. Nel 1930, grazie all’accordo con la Federazione Italiana di Atletica Leggera, venne creato il Gruppo Atletico Fiamme Gialle. A Gaeta, negli anni 1953 e 1954 nacquero rispettivamente il canottaggio e la canoa. Le due attività confluirono nel 1960 nel Centro Nautico Sportivo, trasferito nell’attuale sede di Sabaudia. Agli inizi degli anni ‘50 la Guardia di Finanza si accostò al judo quale naturale derivazione dell’addestramento professionale dei militari del Corpo. Con l’affiliazione alla FILPJ, nel 1965, il Judo divenne poi pratica agonistica vera e propria. Nel 1970 venne ufficializzata l’istituzione del Gruppo Tiratori anch’esso, come il Judo, sorto inizialmente con funzioni didattiche-addestrative. Il karate entrò nella Guardia di Finanza nel 1974 e, nel 1976, con l’affiliazione alla Federazione Italiana fu istituito il Gruppo Karate. Per aderire a specifiche raccomandazioni del CONI intese ad attivare e ad incrementare altri sport nei Corpi militari, nel 1982 sorse il Gruppo Nuoto e alcuni anni più tardi, precisamente nel 1985, la Sezione Vela. Ma l’allargamento verso le discipline olimpiche è proseguito anche nel Terzo Millennio con il pattinaggio e la scherma entrate a far parte del novero delle discipline Fiamme Gialle nel 2005.

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Nello scatto, relativo alla cerimonia inaugurale dell’Olimpiade di Pechino, il portabandiera è il campione Antonio Rossi. Dietro di lui il Segretario Nazionale del CONI Raffaele Pegnozzi e il Presidente FIN, Paolo Barelli. Nella foto della pagina accanto, il Centro Sportivo della Guardia di Finanza.


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19-04-2011

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foto Gruppi Sportivi Fiamme Gialle

Le interviste

Da un secolo il Gruppo Sportivo della Guardia di Finanza rende grande lo sport azzurro rattare l’attività del Centro Sportivo della Guardia Finanza significa parlare di cento anni di impegno nello sport della Guardia di Finanza. Un impegno che ha fatto scaturire l’istituzione, nel 1994, del Centro Sportivo diretto, fino allo scorso anno, dal Generale Gianni Gola ed oggi comandato dal Generale Domenico Campione. Il Centro Sportivo della Guardia di Finanza è, infatti, l’Ente dal quale dipende il Gruppo Polisportivo Fiamme Gialle, comandato dal Colonnello Vincenzo Parrinello, che ha, a sua volta, alle dipendenze i vari Nuclei dislocati nella Penisola: nel Lazio, a Roma-Castelporziano (atletica, nuoto, judo, karate, tiro, scherma), a Sabaudia (canoa, canottaggio), a Gaeta (vela), ed in Trentino a Predazzo (sport invernali, pattinaggio). Gli atleti, ed i tecnici che operano con l'obiettivo del risultato di vertice, hanno a disposizione strutture all'avanguardia in ogni disciplina sportiva e sono in grado di svolgere la preparazione e gli allenamenti in ogni periodo del-

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l'anno. Subito dopo i Giochi Olimpici di Roma ‘60 le Fiamme Gialle iniziano ad occuparsi, attraverso le Sezioni Giovanili, anche di giovani. Un impegno che rappresenta una delle principali forme di responsabilità sociale del Corpo nei confronti della collettività e in particolare dei giovanissimi che desiderano entrare a far parte del favoloso mondo dello sport praticato. Lo sport con le “Sezioni Giovanili Fiamme Gialle", negli anni, è diventato un'alternativa di aggregazione sociale offerta ai giovani divenendo, contestualmente, un punto di riferimento nei confronti del disagio adolescenziale. Ma entriamo nel contesto gialloverde conoscendo meglio i campioni di ieri, Gustavo Thoeni (sci) e Antonio Rossi (canoa), e quelli di oggi come Valerio Aspromonte (scherma) e Alessio Sartori (canottaggio). Insomma una cavalcata che anticipi, in qualche modo, anche le celebrazioni dei 100 anni di sport Fiamme Gialle.

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Le interviste

Due ex atleti, due giganti dello sport targato Fiamme Gialle: lo sciatore Thoeni e il canoista Rossi questi due fuoriclasse della montagna e delle acque abbiamo rivolto alcune domande:

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Fra le innumerevoli vittorie che avete ottenuto, quale ricorrdate con maggiorr piacere? Thoeni. «Ce ne sono tante, è difficile dirne una su tutte. Di certo l’oro alle Olimpiadi di Sapporo nel 1972, ma anche le quattro Coppe del Mondo e i Mondiali di St. Moritz nel 1974». Rossi. «Sicuramente la prima medaglia olimpica di Barcellona ’92, ma anche quelle di Atlanta nel 1996. E poi i mondiali vinti con Beniamino Bonomi».

Gustav Thoeni (28/02/1951) È la leggenda dello sci azzurro, la punta di diamante della mitica Valanga Azzurra e nella tranquillità della sua casa di Trafoi, un piccolo paese dell’Alto Adige situato alle pendici del Passo dello Stelvio, segue attivamente le vicende sportive sciistiche. Dopo una stellare carriera da atleta, nella quale è riuscito a conquistare 3 medaglie olimpiche (1 oro e 2 argenti), 7 medaglie mondiali (5 ori e 7 argenti) e ben 4 Coppe del Mondo generali (oltre a 5 di specialità), e dopo un altrettanto proficua carriera da tecnico in seno alla Federazione Italiana Sport Invernali, Gustavo ha deciso di allontanarsi dagli accecanti riflettori del “Circo Bianco” per potersi dedicare, a tempo pieno, alla famiglia e alla conduzione del suo hotel, il Bellavista, che gestisce insieme alla moglie Ingrid.

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Cosa fate ora dop po aver sm messsi i pan nnii di grandi atlletii e di icone e dello o sport mondiale? Thoeni. «Dopo tanti anni da atleta (ha abbandonato l’attività agonistica nel 1980 ndr) e da tecnico ho deciso di dedicarmi a tempo pieno alla famiglia, ai miei nipotini e alla gestione dell’hotel. Seguo la Coppa del Mondo e tutti gli eventi legati allo sci con grande interesse ma da casa. Qui le cose da fare non mi mancano: mi sto occupando dell’ampliamento dell’hotel e alla costruzione di una zona wellness». Rossi. «Io mi alleno ancora e, per questo, continuo ad indossare la divisa da Brigadiere della Guardia di Finanza. Mi impegno molto nel sociale ed attualmente sono Presidente della Commissione Atleti Europei che mi impegna molto e che mi permette di promuovere lo sport italiano e pure la candidatura di Roma per i Giochi del 2020 in giro per il mondo. E poi c’è l’impegno costante nel seguire i miei figli che sono le più belle medaglie vinte insieme a mia moglie Lucia». E nel temp po libero? Thoeni. «Amo andare in giro per i miei monti. D’inverno con gli sci, nello splendido comprensorio del Parco Na-


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zionale dello Stelvio, d’estate a piedi, in lunghe camminate nelle quali faccio scoprire ai clienti del “Bellavista” gli innumerevoli scorci pittoreschi che offre la mia terra». Rossi. «Mi piace leggere ed ascoltare musica. Amo viaggiare con la mia famiglie e scoprire con i miei figli le bellezze dell’Italia e delle località estere dove ci rechiamo. Nel periodo invernale mi piace praticare sci di fondo, una delle mie passioni e se non avessi fatto il canoista forse avrei inforcato gli sci. Il silenzio della montagna è rigenerante per me». Gustav, i suoi nipotini hanno la fortuna di poter prendere lezioni di sci non da un maestro qualunque… ma da un campionissimo come te. A proposito, come se la cavano con gli sci ai piedi? «Devo dire che i due più grandi se la cavano molto bene. I più piccoli stanno iniziando ora, piano piano. Amo sciare con loro e sono felice di poter insegnare i trucchi che conosco». Antonio, i tuoi figli stanno iniziando a salire in canoa oppure praticano altre discipline? «Iniziano a frequentare il lago e la canoa ma sono impegnati anche in altre discipline sportive e questo mi fa molto piacere proprio perché devono amare lo sport che fanno e non farlo solo perché i genitori lo hanno praticato».

Antonio Rossi (19/12/1968) 43enne di Lecco sposato e con due figli Angelica e Riccardo Yuri. Un uomo che ha fatto della canoa una ragione di vita tanto da incontrare, tra una pagaiata e l’altra Lucia la sua compagna di vita. Ha iniziato a solcare le acque negli Anni ’80 con la sua canoa e da allora non ha più smesso fino ad arrivare ai massimi vertici mondiali ed olimpici cogliendo la vittoria di ben cinque medaglie olimpiche (tre d’oro, una d’argento e una di bronzo) tra cui due d’oro nella stessa edizione, quella di Atlanta 1996. Ha partecipato alle Olimpiadi di Atene ed è stato il portabandiera della Delegazione Italiana. Antonio è uno dei testimonial più importanti di Telethon ed ha prestato la propria immagine anche per Amnesty International, Emergency, Associazione Italiana per la ricerca contro i Tumori ed altre associazioni benefiche. Nel mese di novembre del 2000 è stato designato a rappresentare il mondo sportivo al Giubileo degli Atleti ed ha letto al Santo Padre Giovanni Paolo II un documento, scritto di suo pugno, nel quale ha promesso, a nome di tutti gli sportivi del mondo, un impegno serio e corretto, tale da essere da esempio per le nuove generazioni. È sottufficiale della Guardia di Finanza ed Presidente Commissione Atleti Europei.

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Le interviste Ci raccontate la vostra storia sportiva? Aspromonte. «Ho iniziato con la scherma all’età di otto anni. La palestra di Frascati, nella quale ancora oggi mi alleno, organizzò un corso di prova, della durata di tre mesi, nella scuola elementare Virgo Fidelis. Al termine del corso si disputò una piccola gara alla quale parteciparono tutti i bambini della scuola e fortunatamente io vinsi. La società “Frascati Scherma”, come premio, mi offrì due mesi di prova gratuita nella palestra della società per approfondire la conoscenza della scherma e io accettai con entusiasmo. Una volta entrato in sala scherma non ne sono praticamente più uscito». Sartori. «Ho iniziato nel 1988 entrando subito nella Sezione Giovanile delle Fiamme Gialle e con la quale sono rimasto fino al 1994. Un’esperienza davvero eccezionale anche perché, da junior, sono entrato a far parte del college remiero di Piediluco voluto dalla Federazione Italiana Canottaggio. Nel novembre del 1994 sono entrato nelle fila della squadra senior e tuttora ne faccio parte». Questo lavoro da talent scout nella scherma lo fanno ancora le società? «La “Frascati Scherma” ancora sì. Esistono altri modi, ovviamente per avvicinare i giovani a questa antichissima e affascinante disciplina che è la scher-

ma (ad esempio le esibizioni di grandi atleti) ma, a mio parere, il reclutamento nelle scuole è sempre il più valido». Alessio, come vengono reclutati i giovani da avviare alla pratica del canottaggio? «Oggi si entra sempre più nelle scuole perché v’è una grande concorrenza con le altre discipline e, quindi, è necessario far capire ai giovani, ai loro insegnanti ed alle loro famiglie i valori fondanti della disciplina che sono vita sana, sport a contatto con la natura e grande impegno in grado di formare il carattere dei giovani». Quale sono le caratteristiche e le curiosità delle vostre discipline? Aspromonte. «Le caratteristiche principali di base che servono per praticare questo sport sono una buona coordinazione e una grande capacita di concentrazione. Una cosa interessante che forse non tutti gli sportivi conoscono è che la scherma è lo sport italiano che ha portato più medaglie olimpiche nella storia del CONI e dello sport italiano di tutti i tempi». Sartori. «Anche per il canottaggio serve coordinazione e concentrazione che va aggiunta ad una prestanza fisica notevole. L’atleta deve avere leve importanti per poter avere una palata sempre possente ma, allo stesso tempo, ritmica e fluida altrimenti la barca non

Abbiamo rivolto alcune domande a due grandi campioni dei giorni nostri: Valerio Aspromonte e Alessio Sartori scorre. Insomma non serve gente solo nerboruta ma soprattutto persone che abbiano anche ritmo, coordinamento e capacità di superare la soglia della fatica con facilità». Quali sono i vostri hobby? Aspromonte. «Oltre alla scherma mi piace praticare, da amatore, anche altri sport, tipo surf, pattinaggio e ciclismo. Debbo rinunciare a malincuore al calcetto e allo sci per il timore di infortuni. Amo il mare e la montagna e tutto quello che si può fare all’aria aperta». Sartori. «Il canottaggio e la famiglia mi lasciano poco spazio ma quando posso mi piace inforcare la bici da corsa e filare nelle vie dell’agro pontino che ha una morfologia territoriale molto varia e ci si può divertire. Quando sono il relax o viaggio mi piace leggere e l’ultimo libro che ho letto è stato Cabale Mussolini di Pennacchi, peraltro premio strega 2010». Come vi concentraate prima delllaa garra?? Aspromonte. «Mi metto in disparte, lontano da tutti con il mio ipod e mi concentro. Cerco di pensare alle caratteristiche del mio avversario, ai suoi punti di forza e, soprattutto ai suoi lati

Valerio Aspromonte (16/03/1987) è uno schermidore italiano, specializzato nel fioretto. È cresciuto nel Frascati Scherma ed è membro della squadra delle Fiamme Gialle e della nazionale. L’atleta romano, fra i suoi maestri ha avuto Salvatore Di Naro. In carriera ha conseguito i seguenti risultati: Mondiali di scherma, Parigi 2010: argento nel fioretto a squadre; Europei di Lipsia 2010: oro nel fioretto a squadre, argento nel fioretto individuale (battuto in finale da Andrea Baldini).

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spq ort deboli. Mi immagino anche quali azioni potrebbe fare lui approcciando l’assalto e quali invece sarebbe conveniente che facessi io per sfruttare, appunto, le sue eventuali defaillance». Sartori. «Ascolto musica e parlo con mia moglie Monica. Riesco a contrarmi meglio quando ho sentiti che i miei figli, Matteo e Leonardo, stanno bene perché sono molto fuori da casa e quindi mi rasserena e mi da carica spere che nella mia famiglia tutto è ok». Avete scaramanzie particolari? Aspromonte. «Il mio maestro e napoletano quindi come lui ho tante piccole scaramanzie che però essendo tali non svelo mai a nessuno». Sartori. «Nessuna in particolare, non mi piace quando qualcuno pensa che gli avversari siano non di livello e non hanno rispetto per loro. Per cui nessuna scaramanzia e massimo rispetto per gli avversari». Il momento più bello e quello più brutto della vostra vita sportiva? Aspromonte. «Il più bello è stato quando ho iniziato. Il più brutto deve ancora venire ma già so che sarà quando smetterò l’attività agonistica. Poi, certo, la vittoria nel Mondiale Giovani, la prima vittoria in Coppa del Mondo e le medaglie agli Europei e ai Mondiali sono momenti indimenticabili anche se io mi auguro che il meglio debba ancora venire». Sartori. «Il più bello è stata la vittoria della medaglia olimpica mentre quello più brutto deve ancora arrivare e spero che non arrivi mai, ma sono consapevole che la vita è sempre imprevedibile». Ci raccontate qualche curiosità sulla vostra vita privata? Aspromonte. «Tifo Roma, ma sono soprattutto un acceso sostenitore di Valentino Rossi, un campione eccezionale. Il binomio Valentino-Ducati è proprio il massimo. Sono un ragazzo tranquillo. Mi piace il cinema e stare in compagnia degli amici. Il massimo della trasgressione e fare un po’ tardi per una birra o una cena con loro». Sartori. «Sono tifoso della Roma per necessità. In sostanza sono diventato romanista per seguire la fede calcistica di mia moglie e quindi oggi ammiro molto Totti quando segna e mi piace il bel gioco. Amo stare con la mia famiglie e mi piace circondarmi di amici e

Alessio Sartori (13/11/1976) è un canottiere laziale, specializzato nel quattro di coppia, disciplina in cui ha conquistato tre titoli mondiali e una medaglia d'oro a Sydney 2000. Dal 2001 è passato al due di coppia. In questa specialità ha ottenuto finora un argento e un bronzo a livello mondiale, e la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atene 2004. Il suo Palmarès: alle Olimpiadi di Sydney 2000: oro nel 4 di coppia. Ad Atene 2004: bronzo nel 2 di coppia. Tante le vittorie anche nei Campionati del Mondo di canottaggio. È Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana di iniziativa del Presidente della Repubblica.

stare con loro davanti ad un buon bicchiere di vino». Cosa significa per voi l’Olimpiade? Aspromonte. «La realizzazione di un sogno, come, credo, per qualunque altro sportivo al mondo. Di sicuro una medaglia ai Giochi rappresenta il coronamento di una carriera sportiva. E talvolta non solo, visto che anche i campioni di sport, cosiddetti minori, con le Olimpiadi entrano nell’immaginario collettivo degli sportivi. Questo ovviamente può avere una ricaduta positiva anche al di là dello sport». Sartori. «Il raggiungimento di un sogno ed un sogno raggiunto. Quando si sale sul podio si avverte tutto il peso della responsabilità che si ha di fronte alla Nazione ed al mondo. Una sensazione che ho provato a Sydney e Atene e che spero poterla vivere ancora a Londra 2012». Come è la vita nelle Fiamme Gialle? Aspromonte. «È il massimo che un atleta può chiedere. Si ha a disposizione tutto l’occorrente e ci si sente veramente a proprio agio, come in una grande famiglia. Io non sto spessissimo in caserma, a Castelporziano, visto i ritiri molto frequenti e le trasferte lunghe in giro per il mondo con la Nazionale e forse mi perdo anche LO SPORT MILITARE | 79

quel qualcosa in più che può rappresentare la convivenza con tanti altri atleti di altissimo livello, anche di altre discipline sportive. Ogni volta che rientro in caserma ritrovo sempre il sorriso di tutti e questo è bello e rassicurante». Sartori. «È come stare in una grande famiglia dove tutti lavorano per un unico obiettivo: il risultato. Essere parte integrante di questo sodalizio è per me motivo di orgoglio e fierezza ma non solo perché lo ritengo il migliore al mondo, che potrebbe essere una considerazione soggettiva, ma perché è formata da professionisti in ogni settore che sentono la responsabilità dell’Istituzione che rappresentiamo tutti». I vostri metodi di allenamen nto? Aspromon nte. «Dipende molto dal periodo, se siamo vicini o lontani dalle gare. Alla base di tutto, comunque, c’è tantissima lezione tecnica con il maestro e molto lavoro in pedana puramente schermistico». Sartori. «Tanti chilometri in barca, tanti pesi e tanto remoergometro, il simulatore di voga, che utilizziamo nei periodi invernali e per fare i test. In ogni modo va considerato sempre il periodo della stagione che si divide in preparazione invernale di fondo, pre-gara velocità e gara».


Le interviste

Giulia Quintavalle

(06/03/1983) nata a Livorno e romana d’adozione, ha partecipato a 25 anni alle Olimpiadi di Pechino 2008, vincendo l’oro nella categoria 57 kg femminile nel match con l'olandese Gravenstijn, nonostante un colpo al gomito che l'ha fatta piangere dal dolore. È la prima donna italiana, nella storia dei Giochi Olimpici, a vincere la medaglia d'oro nel judo. Il 25 aprile 2010 vince i Campionati europei a squadre, titolo che le Azzurre non avevano mai vinto. È Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana, di iniziativa del Presidente della Repubblica e Collare d'Oro al Merito Sportivo.


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Dopo i campioni di ieri e di oggi delle Fiamme Gialle, in rappresentanza dello sport femminile, l’intervista alla judoka rivelazione dei Giochi Olimpici di Pechino 2008 iulia Quintavalle, livornese classe 1983, inizia a praticare judo nella palestra di Rosignano Solvay con il maestro Renato Cantini. Dopo qualche anno segue il suo allenatore e si trasferisce nella palestra del Kodokan Cecina che frequenterà fino ad il suo esordio da professionista. Contemporaneamente al judo pratica a Rosignano, cittadina in cui vive in quegli anni, ginnastica artistica, basket e nuoto, ma il judo resta la sua vera ed unica grande passione. A 16 anni il centro olimpico di Roma la invita a ritiri, raduni e stage che diverranno un appuntamento fisso per Giulia anche per gli anni avvenire. Nel 2000 ottiene i primi risultati importanti a Cipro, arrivando 5° ai Campionati Europei e 3° ai Campionati Italiani Senior di Foligno. Il 5 novembre 2002 viene arruolata nel gruppo sportivo della Guardia di Finanza. Negli anni successivi continua a calcare le scene internazionali con successo: argento nel Torneo Internazionale in Portogallo, bronzo nel Torneo Internazionale di Francia; campionessa italiana assoluta a Genova nel 2005 e poi a Pesaro nel 2006. Con questi risultati i suoi allenamenti si fanno più intensi sotto la guida del maestro Felice Mariani. La grinta, che caratterizza Giulia, la porta sul podio nel 2005 ai Giochi del Mediterraneo di Almeria (Spagna) come 3° classificata e lo stesso anno si classifica al 5° posto agli Europei di Rotterdam. Nel 2007 Giulia inizia ad allenarsi per la categoria 57kg, passaggio non facile che le costerà sacrifici e lunghe diete. In quest’anno e con il “nuovo peso” si classifica al 2° posto al Torneo Internazionale di Mosca ed al 5° ai Mondiali di Rio de Janeiro in Brasile, risultato importantissimo perché le permette di qualificarsi alle Olimpiadi di Pechino del 2008 dove Giulia vince il primo oro italiano ottenuto nella storia del judo femminile, raggiunto con l’aiuto del suo attuale allenatore Felice Mariani e con

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Le interviste la grinta, la determinazione e la bravura che la contraddistingue. Ma per conoscerla meglio le abbiamo rivolto alcune domande: Ci racconti in sintesi la tua storia sportiva? «Ho iniziato a praticare il judo a 5 anni e gareggiavo sin da piccola. Pensi che riuscivo a vincere anche contro i maschietti. A 19 anni sono entrata a far parte delle Fiamme Gialle e ho iniziato a crescere tecnicamente, sono entrata a far parte della nazionale prendendo parte a stage e gare fino ad arrivare alle Olimpiadi di Pechino dove ho vinto l’oro». Quale sono le caratteristiche e le curiosità della loro disciplina? «Il judo è una disciplina orientale che insegna il rispetto dell’avversario, ti forma il carattere, ti insegna l’educazione, la modestia e l‘umiltà». Quali sono i tuoi hobby? «Mi piace trascorre il mio tempo libero con la mia famiglia e con gli amici in tutta tranquillità. Amo stare in mezzo alla natura ed andare al mare, ma il mio Hobby preferito è cucinare dolci!». Come ti concentri prima della gara? «Mi piace ascoltare musica ed in particolare quella italiana». Hai scaramanzie particolari? «No. Non credo in queste cose. Chi è più forte vince».

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Quali sono i metodi di allenamento? «Mi alleno due volte al giorno, due ore la mattina e due il pomeriggio, un allenamento di preparazione fisica ed uno di judo!». C’è stato un momento più bello e quello più brutto nella tua vita sportiva? «Sicuramente il momento più bello della mia vita rimane la vittoria alle Olimpiadi, il più brutto ogni volta che devo perdere peso per rientrare nella mia categoria, 57 kg». Ci racconti qualche curiosità sulla tua vita privata? «Mi definisco una ragazza semplice del mio tempo, mi piace stare con gli amici fare shopping nella fantastica Capitale, passeggiare per il centro di Roma! Appena posso torno a casa dalla mia famiglia dove mi riempio di specialità toscane!». Cosa significa per te l’Olimpiade? «Avere la possibilità di raggiungere la vetta più alta del mondo! Toccare con mano il vertice e da li ripartire per altri obiettivi». Come è la vita nelle Fiamme Gialle? «Far parte delle Fiamme Gialle è il massimo per un agonista. La Guardia di Finanza, con le sue strutture efficienti e il settore tecnico formato da ex grandi campioni, consente ad un atleta di allenarsi nella tranquillità e ricercare il miglioramento della propria performance. Tutti ingredienti che permettono all’atleta di eccellere nel proprio sport».


1911-2011. UN SECOLO DI GRANDE SPORT n secolo di imprese sportive degli atleti delle Fiamme Gialle durante l’arco di 100 anni di impegno della Guardia di Finanza nello sport. Nel 2011 sono celebrati, infatti, i primi 100 anni di impegno nello sport, unitamente ai 90 anni di fondazione dei Gruppo Sportivi Fiamme Gialle, attraverso una serie di eventi sportivi e culturali. Per caratterizzare le iniziative e gli eventi è stato realizzato, da Francesco Cirasuolo, un logo che intrinsecamente rappresenta l’aura dell’impegno del Corpo nello sport. Il logo è, nella sua struttura, sobrio ed efficace poiché identifica subito il mondo per cui è stato immaginato. Gli elementi sono così definiti: il logo reca in testa la scritta Fiamme Gialle e subito sotto il numero 100 che simboleggia, nella prima cifra, come un monolite la forza dell’Istituzione mentre i due zeri formano, in maniera stilizzata e uniti fra loro, il simbo-

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lo dell’infinito come segno di continuità. Nella parte bassa dei due zeri: a sinistra è inserita la data d’inizio (1911) ed a destra la data di celebrazione del secolo di impegno sportivo (2011). Tra le iniziative relative al secolo di attività sportiva, già sviluppate, spicca la realizzazione del calendario storico 2011 della Guardia di Finanza di cui sono state stampate 500 mila copie. Il calendario è impreziosito dai contributi del Presidente del CIO, Jacques Rogge, del Presidente del CONI Giovanni Petrucci e di quelli di giornalisti sportivi. Nelle pagine interne è possibile ripercorrere le imprese sportive di atleti straordinari come Gustav Thoeni e Piero Gros, Franco Nones e Ivano Brugnetti, Domenico Fioravanti e Agostino Abbagnale, Antonio Rossi e Giulia Quintavalle tutti vincitori di medaglie olimpiche e mondiali, passati agli annali della storia dello sport italiano.

ORO (17) 1968 1972 1976 1992 1994 1996 1996 1996 1996 2000 2000 2000

Grenoble Sapporo Innsbruck Albertville Lillehammer Atlanta Atlanta Atlanta Atlanta Sydney Sydney Sydney

sci di fondo sci alpino sci alpino sci alpino sci di fondo tiro a segno canottaggio canoa canoa nuoto nuoto canoa

2000

Sydney

canottaggio

2004 2006 2006 2008

Atene Torino Torino Pechino

atletica leggera Sci di fondo Pattinaggio pista lunga judo

Franco Nones Gustavo Thoeni Piero Gros Joseph Polig Giorgio Vanzetta Roberto Di Donna Agostino Abbagnale Antonio Rossi Antonio Rossi Domenico Fioravanti Domenico Fioravanti Beniamino Bonomi Antonio Rossi Agostino Abbagnale Simone Rainei Alessio Sartori Ivano Brugnetti Cristian Zorzi Matteo Anesi Giulia Quintavalle

fondo km. 30 slalom gigante slalom speciale combinata staffetta 4x10 km pistola m. 10 due di coppia K1 m. 500 K2 m. 1.000 m. 100 rana m. 200 rana K2 m. 1.000

quattro di coppia marcia km. 20 Staffetta 4x10 km Inseguimento a squadre Kg. -57


spq ort ARGENTO (11) 1972 1976 1992

Sapporo Innsbruck Albertville

sci alpino sci alpino sci di fondo

1996 1996 1996 2000 2002 2002 2004

Atlanta Atlanta Atlanta Sydney Salt Lake City Salt Lake City Atene

canoa canoa judo atletica leggera sci di fondo sci alpino canoa

2008

Pechino

canottaggio

Gustavo Thoeni Gustavo Thoeni Giorgio Vanzetta Giuseppe Pulié Beniamino Bonomi Beniamino Bonomi Girolamo Giovinazzo Nicola Vizzoni Cristian Zorzi Isolde Kostner Beniamino Bonomi Antonio Rossi Simone Raineri Luca Agamennoni Simone Venier

slalom speciale slalom speciale staffetta 4x10 km K1 m. 1.000 K2 m. 500 Kg. 60 lancio del martello staffetta 4x10 km discesa libera K2 m. 1.000 Quattro di coppia

BRONZO (21) 1948 1972 1976 1984 1988 1992 1992 1992

Londra Sapporo Montreal Los Angeles Calgary Albertville Albertville Barcellona

atletica leggera sci alpino judo atletica leggera biathlon sci di fondo sci di fondo canoa

1996 2000 2002 2004 2004 2004 2004 2004 2006 2008 2008

Atlanta Sydney Salt Lake City Atene Atene Atene Atene Atene Torino Pechino Pechino

tiro a segno judo sci di fondo atletica leggera judo canottaggio canottaggio canottaggio Short track Atletica leggera Canoa

2010 2010

Vancouver Vancouver

Combinata Nordica Short Track

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Michele Tito Rolando Thoeni Felice Mariani Sandro Bellucci Gottlieb Taschler Giorgio Vanzetta Giorgio Vanzetta Bruno Dreossi Antonio Rossi Roberto Di Donna Girolamo Giovinazzo Cristian Zorzi Giuseppe Gibilisco Lucia Morico Alessio Sartori Luca Agamennoni Catello Amarante Marta Capurso Elisa Rigaudo Antonio Scaduto Andrea Facchin Alessandro Pittin Arianna Fontana

4x100 m slalom speciale kg. 60 marcia km. 50 Staffetta 4x7,5 km combinata fondo km. 30 K2 m. 500 pistola libera Kg. 66 fondo sprint km. 1,5 salto con l’asta Kg. 78 due di coppia quattro senza quattro senza p.l. Staffetta 3.000 Marcia km. 20 K2 m. 1.000 NH/10 km 500 m


PIÙ BLU CONSULTING & SOLUTIONS è una società di consulenza strategica e marketing fondata a Roma nel 2001. Il nostro carattere distintivo è di effettuare un’attività di consulenza e di servizio a carattere continuativo dall’analisi di mercato al posizionamento e sviluppo del prodotto, dal consolidamento del brand alla progettazione e realizzazione degli eventi, intervenendo in prima linea lungo tutta la catena del progetto e supportando il cliente in tutte le fasi del suo processo di sviluppo. Affianchiamo il cliente nelle attività necessarie alla promozione, fornendo servizi professionali di: consulenza marketing, pianificazione di strategie, project management, web marketing, direct mailing, campagne per la visibilità sul web, advertising. più blu srl via della luce 37/ f 00153 Roma tel. 06 58300106 fax 06 58300071



di Giorgio Franchetti

i ludi romani

Presidente Ass. Culturale “S.P.Q.R.” di Roma Servizio fotografico: Franco Fabbro

Giochi nell’antichità s u g l i s c a l i n i de l l a b as i l ic a i u l i a

GIOCO DELLE FOSSETTE Sono stati rinvenuti diversi tipi di tabulae lusoriae per questo gioco. Queste tabulae presentano a volte otto buchette disposte in fila una di cinque e l'altra di tre, in altri casi arrivano ad averne anche dodici. Il campo da gioco spesso era scolpito sul marmo della pavimentazione dei mercati e in altri luoghi pubblici. Non conoscendo lo svolgimento del gioco s'ipotizza che questo possa essere simile al gioco del mulino (anche chiamato filetto). Il giocatore tentava d'ostacolare l'avversario cercando di mettere in fila le proprie palline nelle fossette.

utte queste tabernae stamattina sono davvero invitanti. È così ogni volta che mi sveglio e vado verso il Foro, percorrendo il Vicus Tuscus, che parte dal Tevere. Oh quanto bel pane in mostra quest’oggi sui tavoli e nelle gerle esposte. Che aroma. Smuove lo stomaco. La mia destinazione, come spesso faccio la mattina, è proprio il Foro, precisamente la Basilica Iulia. Nella Basilica si tengono le sessioni giudiziarie e spesso qualche disgraziato è alla ricerca di un testimone. E io per pochi assi, ho una lingua molto molto lunga e occhi che hanno visto anche quello che non c’era! Sono quasi arrivato. Ecco il Tempio di Saturno, mi basterà aggirarlo e mi ritroverò da davanti gli scalini della Basilica. Giro l’angolo, ed eccola, coi suoi gradini di bianco marmo e le possenti colonne che si lanciano verso il cielo. Quanto movimento stamattina. «Manilius, anche tu oggi qui? Sarà grasso che cola se oggi ci uscirà un asse… Questo posto è diventato il ricettacolo di tutti i disperati della Subura e diventa sempre più difficile portare a cosa qualche spicciolo!».

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È la voce di Gaius, lo conosco da anni. Per un po’ abbiamo vissuto allo stesso piano di un’insula non lontana da qui, al 5° piano, sempre all’erta e terrorizzati che l’intero fabbricato prendesse fuoco per colpa di qualche lucerna lasciata incustodita da qualche stolto. A Roma gli incendi sono sempre più frequenti, dannazione! «Non dirmi che anche tu stamattina non avevi altro da fare che venire qui! Dannazione… Che aria tira?». « Non ti so dire. Stamattina il pretore deve ancora arrivare e non so quali cause siano al ruolo… Speriamo bene». «Passando davanti al pane lungo il Vicus Tuscus momenti ci resto secco stamattina. Ho una fame da lupo…!».

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TABULAE LUSORI AE Per questo racconto abbiamo ricostruito degli scorci di vita romana nella basilica iulia

«E lo so bene, io faccio il Vicus Lugarius, a ovest, per arrivare… Sennò ci svengo li davanti! Quasi quasi pur di mangiare quel pane renderei omaggio alla statua di quella strampalata divinità etrusca che sta all’angolo con il Vicus Tuscus da quando secoli fa si era stabilita li la comunità etrusca, tanto da dare il nome alla via!». «Ma chi, Vertumnus? La divinità Etrusca? Ah guarda, io pur di mangiare sacrificherei anche al Dio Mitra!». Alzo gli occhi verso il cielo e cerco riparo dal Sole all’ombra fresca di una colonna. Una colonna che sale vertiginosamente verso il cielo. Mi chiedo sempre con grande ammirazione co-

me l’uomo abbia fatto a mettere in piedi simili pietre scolpite e poi a metterci un tetto, un secondo ordine di colonne e via dicendo. Sembra che la mano di Iuppiter in persona sia scesa ad aiutare gli architetti. Eh si che queste colonne ne hanno vista di storia! Questa basilica sorse per opera di Iulius Caesar nel 54 a.C. sulla precedente Basilica Sempronia, fatta costruire da Tiberius Sempronius Graccus, padre dei due famosi fratelli tribuni della plebe Caius e Tiberius, nel 170 a.C. «Siediti Manilius, mentre aspettiamo che arrivi il praetor e segga sulla sua bella sella Curulis perché non faccia-

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mo qualche partita a terni lapilli?». «Terni lapilli? Il gioco molto caro ai legionari? Non conosco le regole e invece conosco bene la tua nomina di truffatore, Gaius!». «Ma quale truffatore! Qui il gioco è semplice… Vieni Manilius, sediamoci qui sugli scalini della Basilica. Ci sono già le tabulae dove giocare graffite nel marmo». Seguo Gaius e infatti mi mostra nel pavimento alcuni graffiti che non avevo mai notato, nonostante ormai io venga alla Basilica molto spesso. Si possono fare molti tipi diversi di giochi: c’è la tabula latruncularia, ci sono varie versioni per giocare a terni lapil-


LA BASILICA IULIA La basilica Giulia (già basilica di Gaio e Lucio) è un'antica basilica civile romana, eretta nel I secolo a.C., che fiancheggia la piazza del Foro Romano, tra il tempio di Saturno e il tempio dei Castori. Ai suoi lati passano le due strade più importanti del Foro nella direzione che va verso il Tevere: il Vicus Iugarius (a ovest) e il Vicus Tuscus (a est). La basilica Giulia, venne iniziata da Cesare attorno all'anno 54 a.C., insieme al nuovo Foro e al restauro della basilica Emilia, sul lato opposto della piazza. Inaugurata incompleta nel 46 a.C. fu terminata dopo la morte di Cesare da Augusto. Bruciò nel grave incendio del 12 a.C. Ricostruita per volontà dell'imperatore, venne dedicata ai due figli adottivi, Gaio e Lucio, anche se mantenne il nome originario. Di nuovo danneggiata dal grande incendio sotto l'imperatore Carino nel 283, la basilica Giulia venne nuovamente restaurata da Diocleziano.

Giochi nell’antichità

Sui gradini della basilica verso il Foro e sul pavimento delle gallerie è possibile ancor oggi notare alcune tracce incise riproducenti tavole da gioco simili al moderno gioco della dama o al filetto (tabulae lusoriae). Altri graffiti riproducono le statue dei dintorni.

li, e poi ci sono parecchie versioni del gioco delle fossette… A parte questi graffiti, ci sono molti disperati come noi in cerca di un facile ingaggio come “testimoni” in qualche processo che stanno già giocando ai dadi, agli astragali e qualcuno in piedi, all’ombra fresca delle colonne, gioca a capita et navia oppure, chi non ha neanche una moneta e quindi né una testa né una nave, usa solo le dita e gioca a par et impar. «Allora Manilius che dici? Giochiamo?». «Ma si dai Gaius… Ammazziamo il tempo… ». Mi siedo e prendiamo da terra qualche sassetto, magari avessimo qualche nocciola! Certo le mangeremmo piuttosto che giocarci! Cominciamo a giocare. Manilius e’ molto bravo e vince un paio di partite. Il gioco è semplice: chi riesce a mettere in fila tre sassi in verticale, in diagonale o in orizzontale seguendo le linee segnate sul marmo, vince. Il tuo avversario deve cercare di fare il tris interrompendo le tue linee con le sue pedine. In questo caso i nostri sassi… «Gaius, cambiamo gioco… Hai vinto già tre partite! Non è per me!». «Manilius sei un moscio! Ti arrendi subito! E va bene… A cosa vuoi gioca-

re?». «Gaius lo sai che non sono molto bravo con questi giochi, cerchiamone uno che sia anche di strategia! Li sì, ti farò vedere io chi vince!». «Strategia dici eh? Il migliore sarebbe latrunculi, ma ci stanno già giocando quei due ceffi laggiù e dalle loro facce non sembra una buona idea dirgli di lasciarci il passo…». Camminiamo tra le colonne, Gaius sale e scende gli scalini, evita le persone sedute a parlare, evita i bambini che corrono e qualche “bel personaggio” che sta giocando a qualche gioco sul marmo. Scruta attentamente il marmo, cerca qualcosa… «Ecco! Ecco quello che cercavo! Dai Manilius ecco sediamoci e giochiamo prima che qualcuno ci rubi l’idea e il posto!» «E che gioco sarebbe scusa?!» «Guarda, non lo so come si chiama, tutti lo chiamano semplicemente il gioco delle fossette… È facile dobbiamo riempire le fossette con le nostre pedine e arrivare alla base quadrata, chi arriva vince… Facile no?». Mi sembra facile, si… Mi siedo e raccolgo qualche sassolino che userò come pedina. Gaius fa lo stesso, raccoglie i suoi sassolini…

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«Allora, dai, par et impar per chi di noi comincia… Uno, due, tre! 5… Dispar dunque… Comincio io! Eh eh eh non comincia bene questa partita per te, Manilius!». Pure la sua baldanza mi devo sorbire! Comincia lui, mette un sassolino nella prima cavità. Io gli blocco la direzione ponendo un mio sassolino. Lui allora inizia una nuova strada. Sono indeciso, se lo metto nella cavità che serve per bloccarlo, lui mi supererà con l’altro sassolino. Uhm… Vado per la mia strada e proseguo dalla parte dove avevo bloccato la sua prima avanzata. Non se lo aspettava. Mi guarda… «Manilius, guarda, passano 2 vestali! Non si vedono spesso fuori del Tempio! Che spettacolo… 30 anni di servizio, di verginità assoluta, da dedicare a Vesta! E non sanno nemmeno se esiste veramente! Ah ah ah...». Mentre parla guardiamo lo spettacolo delle vestali che attraversano il Foro, la gente si apre per lasciarle passare. Questo stupido di Gaius non capisce che ci sono moltissimi privilegi a fare la vestale. E poi siccome si entra da bambine nel tempio, dopo 30 anni si può forse fare ancora in tempo a farsi


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una famiglia. Mi volto verso il gioco… Uhm… C’è qualcosa che non mi quadra… Non mi ricordavo le pedine messe in questa maniera! «Gaius, maledetto! Mi hai distratto con la storia delle vestali e nel frattempo hai spostato le pedine! Rimettile com’erano prima che ti tiri il collo come a una vecchia gallina!». « Manilius! Era solo per vedere se te ne accorgevi! Non volevo imbrogliarti! Ecco guarda… Le rimetto com’erano! Dai, continuiamo!». Continuiamo la partita. Lui cerca di bloccare la mia avanzata con le sue pedine, ma trovo sempre uno sbocco diverso. Mi

mancano due fossette per giungere alla vittoria… Ma cos’è laggiù? Una zuffa… «Guarda Gaius, se le danno forte quei due!»: a pochi passi due persone vestite da straccioni si azzuffano, senza molto impegno per la verità. Si strattonano e spintonano soprattutto. E si è formato un bel capannello a guardarli. Per un attimo con orrore mi ricordo di Gaius, della partita e della sua proverbiale bravura a barare. Giro gli occhi verso le fossette e… «Lo sapevo, Gaius, dannazione, hai spostato nuovamente le pedine! Ora ti insegno io a imbrogliare!». Così dicendo

lo prendo per il bavero e lo strattono forte. Ma alle mie spalle sento trambusto. «Fermati Manilius, è ora di alzarsi, forse c’è lavoro…». Mi volto e vedo arrivare Arrius, il praetor, avvolto nella sua elegante e austera toga… Seguito da un nugolo di clientes… Con quale orgoglio sale gli scalini della Basilica, che immediatamente si svuotano dei disperati come me che giocavano fino a un attimo fa. Com’è compunto nel suo ruolo Arrius… Com’è solenne quando siede sulla sua sella Curulis… Com’è… Romano.


Patrizia Prestipin,o insieme con il Presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il Sindaco di Roma Capitale Gianni Alemanno, Enrico Castrucci, Presidente della Maratona di Roma e Alessantro Cochi, Delegato alle Politiche Sportive sempre di Roma Capitale.

Continua il viaggio alla scoperta di chi guida lo sport a Roma, nella Provincia e nella Regione

La promozione e la valorizzazione delle attività sportive sono alcune delle funzioni e degli obiettivi dell’Assessore Patrizia Prestipino

LO SPORT IN PROVINCIA

L’ATTIVITÀ SPORTIVA COME AZIONE PREVENTIVA DEI DISAGI

Assessore allo sport e al Turidi Saverio smo, Patrizia Prestipino, è da tempo impegnata nel terzo settore soprattutto nel campo del disagio giovanile. Laureata in Lettere classiche ed insegnante alle scuole medie superiori, è stata Presidente del XII Municipio e nel 2008 viene nominata Assessore della Provincia di Roma. Sportiva con una grande passione per il tennis, tifosa della Roma calcio e della Virtus Roma basket, quando gli impegni istituzionali glielo consentono assiste alle gare allo stadio e al palasport.

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Quali sono i principali problemi dello sport in provincia? «La provincia di Roma comprende 121 Comuni, inclusa la Capitale. Un territorio molto vasto ed eterogeneo con caratteristiche, problematiche ed esigenze diverse». Da qualche mese è stato approvato il nuovo regolamento per la concessione degli impianti sportivi provinciali: ritiene che lo stesso sia più rispondente alle esigenze delle società sportive che usufrui-

scono delle strutture? «Il Regolamento per la concessione in uso degli impianti sportivi annessi agli istituti scolastici superiori di pertinenza provinciale, che è stato approvato all’unanimità dal Consiglio Provinciale, mette a disposizione delle Associazioni sportive che operano nel territorio gli impianti situati presso edifici scolastici in orario extrascolastico, disciplinandone l’uso e favorendo le attività rivolte ad anziani, giovani e disabili. Nella stesura del regolamento sono stati coinvolti ed ascoltati tutti gli attori del panorama sportivo provinciale affinché questo fosse il più possibile rispondente alle necessità del territorio».

FAGIANI

Qual è la funzione che svolge la Provincia in merito allo sviluppo della pratica sportiva del proprio territorio? «La promozione e la diffusione delle attività sportive attraverso il sostegno e la collaborazione a manifestazioni, progetti ed eventi sportivi di varia natura, la concessione di materiale da premiazione e l’assegnazione del patrocinio, la promozione e valorizzazione delle

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spq ort attività sportive e ricreative per favorirne l’accesso alle fasce sociali più disagiate, ai giovani, alla terza età ed ai diversamente abili, sono alcune delle funzioni che il mio Assessorato si è posto come obiettivi prioritari. Il nostro intento è quello di fornire, attraverso la diffusione della pratica sportiva, gli strumenti per la salvaguardia della salute dei cittadini di tutte le età, di tutte le condizioni e di tutti i ceti, come azione preventiva dei disagi, e come mezzo per l’abbattimento delle barriere architettoniche, sociali e culturali. La Provincia come ente programmatore promuove, in collaborazione anche con altri Enti, iniziative di ampio respiro, che coinvolgono i cittadini nella partecipazione e nella pratica dello sport attivo, incentivando e sostenendo le associazioni e le federazioni sportive che favoriscono il sano sviluppo dell’attività agonistica». Com’è lo stato dell’impiantistica sportiva nei Comuni della provincia? «Credo che l’attuale situazione dell’impiantistica sportiva nel nostro territorio non sia tra le migliori. In proposito, in una pubblicazione dello scorso anno, il CONI provinciale ha sottolineato come a fronte di una realtà che contava 6099 società sportive e centinaia di migliaia di tesserati (354051 in tutta la Provincia tra tesserati Federazioni e Discipline Associate e Tesserati Enti Promozione Sportiva), la situazione impiantistica fosse del tutto carente. Per questo, in continuità con quanto avviato dalla Provincia in questi anni, è necessario continuare nell’attività di censimento degli impianti esistenti e di confronto con le Federazioni e gli Enti di Promozione sportiva al fine di individuare gli interventi maggiormente necessari ed urgenti».

occuparti a 360° della sua crescita, dei suoi problemi, delle sue necessità; ti mette in contatto diretto con i cittadini e con le loro istanze. Il lavoro in Provincia è più settoriale e di programmazione: compatibilmente con le risorse stanziate nel tuo budget ti consente di avere un approccio programmatico al territorio provinciale, di lavorare su un’idea di sviluppo e di crescita, cosa che invece in Municipio è meno semplice a causa sia della mancanza di risorse economiche dirette e sia dell’invadenza del quotidiano». La sinergia tra Comune, Provincia e Regione ha portato Roma, con il suo funzionale progetto, a vincere la sfida con Venezia per rappresentare l’Italia alla assegnazione dei Giochi Olimpici del 2020: pensa che sia la strada giusta? E quali dovrebbero essere i passi successivi? «Questa candidatura è un’importante occasione per la crescita, lo sviluppo e la promozione di Roma e della sua provincia. Ciò considerato ritengo sia necessaria la partecipazione alle fasi del percorso che porterà all’assegnazione dei Giochi Olimpici del 2020 di tutti gli attori coinvolti e, prime tra tutte, delle Istituzioni: sono stati proprio i dissapori e le frizioni interne, infatti, a far sfumare i tentativi fatti in precedenza».

Oltre alla concessione dei propri impianti, in quale altro modo la Provincia incentiva il lavoro dell’associazionismo di base? «Il mondo dello Sport è un mondo dove c’è sempre qualcosa in più da fare e soprattutto c’è sempre da fare meglio: ci sono opportunità che vanno colte, ci sono potenzialità che vanno ottimizzate, ci sono risorse che vanno economizzate. Oggi noi non ci possiamo più permettere di perdere tempo, né di sprecare risorse, appunto, sia umane che finanziarie; con il taglio alla spesa che gli Enti Pubblici stanno subendo e che subiranno, ancor di più, in futuro, dobbiamo cercare di produrre al meglio ed in modo molto mirato. Tutto questo si concretizza nell’intercettare le reali esigenze del territorio e nel realizzare quindi progetti “ad hoc”. Per quanto mi riguarda, ad esempio, senza trascurare lo sport d’eccellenza che in termini di “indotto economico” ha una sua rilevanza, ritengo, però, sia importante impegnarsi per tutto quel mondo associazionistico che lavora dalla base, e quindi sul territorio - nelle scuole, nei quartieri, nelle parrocchie - che è quello che ha una vera e propria missione sociale». Qual è la differenza nella gestione di un Municipio e quelle di un Assessorato allo sport della provincia? «La differenza principale consiste nel fatto che la gestione di un Municipio ti permette di governare un territorio, di

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Il calcio non è solo quello giocato ma ha tante declinazioni. In varie puntate andremo a ricordare i videogiochi e il Calcio Balilla, i giochi di strada e i videogiochi, le scommesse e il fantacalcio. In questo numero, il mito delle figurine...


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Le figurine Panini compiono 50 anni. Questa è la loro storia. Una storia fatta di personaggi, carta, colla ed emozioni lunghe generazioni. Una storia senza tempo che sfiderà il tempo.


Carlo Parola

Il simbolo parla anche romano. Parola con la Lazio

(Torino, 20 settembre 1921 – Torino, 22 marzo 2000). È stato un calciatore, allenatore di calcio e dirigente sportivo italiano. Il cui ruolo da giocatore era difensore centrale; da allenatore fu tecnico di varie squadre, tra cui la Juventus, nella quale crebbe e in cui trascorse gran parte della sua carriera di calciatore.

Un gesto nella storia a purezza, la bellezza del gesto, il sogno di ogni bambino che inizia a giocare al calcio. Librarsi nell’aria, coordinarsi, fare un gol in rovesciata. E di rovesciate ne ha fatte tante, ▲Carlo Parola con la maglia della Lazio. E i tifosi riproducono in una coreografia il suo celebre gesto tantissime, Carlo Parola: qualcuna l’hanno vista anche i tifosi della Lazio. Certo, il “signor rovesciata” aveva esaurito già la fase più ‘acrobatica’ della sua carriera, tuttavia ha l’ultimo uomo è Carlo Parola, che si libra in volo e respinge il pallone notevole valore simbolico che uno dei giocatori più ammirati e provocando nel pubblico una reazione simile ad un gol. La foto ricordati nella storia del calcio italiano abbia scelto proprio la coglie il preciso momento dell’impatto con la palla, è già di effetto squadra capitolina per chiudere la carriera. Appena 7 gare nella ma da lì a pochi anni diventerà di fama mondiale. Gesto stilizzato, stagione 1954-’55, ma un segno lasciato anche dal punto di vista ripetuto idealmente per 200 milioni di volte, tante quante le figurine dirigenziale, visto che proprio nella Lazio Parola resta nel calcio in Panini stampate con quel disegno vendute dappertutto, dal mondo un ruolo diverso, primo passo per una carriera che lo porterà a fare arabo al Giappone. Piaceva a tutti Parola, anche agli inglesi. Nel con buoni risultati anche l’allenatore. Le acrobazie migliori, Parola 1946, momento storico in cui gli italiani non godevano di grande le fa nella Juventus, nella quale milita per 15 anni, trascorrendovi simpatia oltremanica, fu l’unico azzurro convocato per una sfida praticamente tutta la carriera. La rovesciata più famosa avviene in (di quelle che all’epoca facevano storia) a Glasgow tra Gran un freddo mese di gennaio del 1950. La Juventus affronta la Bretagna e Resto d’Europa: i britannici dominarono la gara, ma Fiorentina. Il caso, ma in questi casi il caso c’entra poco, vuole che nonostante il ko Parola piacque molto agli osservatori locali, che un giornalista, Corrado Banchi, faccia la foto più vista nella storia cercarono di ingaggiarlo. Non ci fu niente da fare: Parola restò del calcio italiano. Attacca la Fiorentina, c’è un lancio verso il forte fedele alla Juve, che lasciò solo per la Lazio. attaccante Pandolfini che fila verso la porta: potrebbe far gol, ma Luigi PANELLA

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Curiosità

In quali squadre ha giocato Carlo Parola? «Nella Juventus e nella Lazio». Esistono figurine rare, stampate in numero più limitato rispetto ad altre? «No. Attualmente ogni collezione è composta da un numero di figurine pari a quelle inserite in uno o due fogli di stampa, fogli di stampa che contengono tutte le figurine una volta e che vengono stampati in ugual numero».

Perchè il calciatore in rovesciata, nella sua versione originale, ha maglia rossa, pantaloncini bianchi e calzettoni neri a bordi gialli? «Per non assomigliare a nessuna squadra esistente e quindi rappresentare un po’ tutti i giocatori». Quante bustine di figurine produce in un anno la Panini? «Mediamente nelle ultime stagioni è stato prodotto 1 miliardo di bustine all’anno, cioé 6 miliardi di figurine!»

In quale anno sono state introdotte le figurine adesive? «Le prime figurine di giocatori adesive sono state introdotte nella stagione 1972-’73. All’inizio, le figurine erano in cartoncino da incollare con la coccoina, mentre alla fine degli Anni ’60 furono introdotte le “celline”, triangolini biadesivi da apporre sul retro della figurina per attaccarla all’album».


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La leggenda della Panini

Una carrellata di album: delle vere e proprie pietre miliari della storia delle figurine Panini

di Luca ALEANDRI

izzaballa alle figurine deve quasi tutta la sua fama. Portiere di buonissimi trascorsi, sbarcava il lunario volando tra le mischie fangose, respingendo di pugno quel pallone bianco a pentagoni neri. O, più raramente, cercando di proteggere il palo basso, palla deviata in corner, ributtata verso la bandierina da un fotografo con un montone consunto, la scoppola in testa e la sigaretta in bocca. Non era tempo di parare i rigori. Allora, dagli undici metri, il portiere sembrava avere le possibilità di Robespierre sulla ghigliottina. Eppure, una volta ne parò due in un minuto. Giocava contro la Fiorentina, in trasferta, sul dischetto andò entrambe le volte De Sisti. Era inseguito, Pizzaballa, ma non per questo. E nemmeno dai reporter, che raramente gli toccava Brera, casomai era più facile un cronista giovane, alle prime armi, trench con bottoni doppiopetto, collo alto sotto la giacca. Due domande due e poi via, a casa. Era inseguito Pizzaballa. Ma nemmeno dalle veline che all’epoca non esistevano. Esistevano, al limite, le “attricette”, come si diceva nei Sessanta, Settanta, ma anche se si concedevano ai calciatori tutto rimaneva nascosto, salvo casi rarissimi quanto scandalosi. Pizzaballa era inseguito da file interminabili di ragazzini all’uscita della scuola, davanti all’edicola, con gli spicci in mano. Per comprare montagne di pacchetti di calciatori, da scartare con voracità una volta a casa. Saltavano fuori Sormani, Ghio, Capello ma Pizzaballa di questa uscita proprio non voleva saperne. Era il calcio in bianco e nero, quello che tra le mille definizioni a posteriori potrebbe essere anche chiamato “delle figurine”. Non perché adesso non esistano più, anzi. Anche la radio continua a trasmettere le partite. Però, a parte chi è in viaggio, chi la sente ancora? Pochi, nell’era del digitale e del “tutto in diretta”. Ma soprattutto, dov’è il fascino della scoperta, nell’era della comunicazione? Tutti i bambini in età di intendere e volere sanno riconoscere almeno cento calciatori.

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Li hanno visti alla tele, intervistati non più da giovani cronisti ingessati in improbabili trench, bensì da agili donzelle fashion che li braccano persino negli spogliatoi, persino all’intervallo. Sempre meglio attardarsi così, forse, che correre incontro alle urla del mister che ti attendono nello stanzone. Le figurine erano per noi bambini la porta di ingresso del mondo del calcio. Come il bigliettaio che la domenica ti faceva passare perché comunque eri ancora abbastanza piccolo per non pagare e non c’erano né tornelli né decreti. Solo dalle figurine vedevi i giocatori in faccia, e infatti quando per caso ti capitava di incontrarli commentavi «È come sulle figurine». Potenza, mai cambiata, della comunicazione di massa. Era la versione Sessanta Settanta dell’attuale «È come in tele». Ma vogliamo mettere il fascino? Perfino la Serie A era un mondo inesplorato. Se gli scatti erano stati fatti in ritiro capitava di poter scoprire la maglia di allenamento del Bologna, la tuta del Vicenza che forse avresti potuto vederla solo a maggio perché quella era la data in cui sarebbe venuta a giocare all’Olimpico. È curioso riguardare oggi le collezioni di tanti anni fa. Come gli scatti di scolaresche diplomate anni prima. Chi è diventato cardiochirurgo e chi invece non c’è più. Chi ce l’ha fatta e chi no. Vedi futuri campioni del mondo accanto a operai del centrocampo che non avrebbero avuto gloria

▲1961. Il primo album

▲1966-’67. In questo album c’è spazio per il Calcio Europeo e per la Serie B

▲1965-’66. Carlo Parola, stilizzato in copertina


La leggenda della Panini

nella loro vita “da mediano”. E via a sapere che fine abbiano fatto. Chissà quante figurine hanno oggi dei loro vent’anni, quelle foto in tuta da riserva con l’espressione carica di speranza che sembra ti dicano da un momento all’altro «Vai scaldati, che tocca a te». Chi è entrato e ha fatto gol, chi è entrato e ha scoperto che era duro correre appresso a Benetti o contrastare le finte di Causio, chi non è entrato mai e a fine stagione è andato in prestito a Lecco, a farsi le ossa ed è finito nella segheria del presidente. Perché le formazioni erano quelle, l’undici cambiava poco o niente anche a distanza di anni visto che non c’erano plusvalenze, la Borsa, il merchandising e le bandiere le compravi alle bancarelle. C’erano presidenti spendaccioni, fanfaroni, tirchi, vanagloriosi. E quando arrivava il momento dello scatto Pa-

nini i calciatori dei fotografi si vergognavano un po’ perché non erano attori di pubblicità, ma magari terzini seguaci del vecchio adagio del paron Rocco «Prendere tutto ciò che si muove e se fosse il pallone pazienza». Terzini di quelli coi baffi. Forse per questo oggi non ne nascono più. Perché i baffi non vanno più di moda. E con i baffi sono tante le mode passate. Di quel calcio non rimangono, in molti casi, nemmeno gli stadi, che pure avresti pensato che mai nessuno avrebbe potuto cambiarli. E le figurine si sono adattate al nuovo che avanza. Spazi dedicati ai nuovi acquisti che arriveranno, da creare con un fotomontaggio fai da te. Attacca la maglia sotto la faccia, come in quei giochi per bambine degli Anni Trenta in cui ritagliavi modellini di carta e poi li vestivi. Anche se la maglia, credevamo ingenuamente tanti anni fa, era pelle e non vestito.

I primi cinquant’anni AA destra la copertina dell’album 2010-11, edizione speciale realizzata per i 50 anni.

Curiosità

Sotto il bagno di folla allo stand Panini il giorno della presentazione del nuovo album. Sono passati tanti anni da quando, con il medesimo entusiasmo, i bambini erano fotografati in bianco e nero...

Quando nacquero le figurine? «La prima serie conosciuta è quella emessa dalla Litografia Bognard di Parigi per i magazzini “Au Bon Marché” nel 1867, che illustra i padiglioni dell’Esposizione Universale che in quell’anno si tenne proprio a Parigi.

Chi fu “l’inventore” dei Calciatori Panini? «Il comm. Giuseppe Panini, che fondò l’Azienda nel 1961, sulla scia dell`Agenzia Distribuzione Giornali Fratelli Panini (1954). Anche i fratelli Benito (subito) Umberto e Franco (nel 1963), si unirono all`attività. Giuseppe Panini è deceduto il 18 ottobre 1996 all’età di 71 anni».

Da che anno la serie B e da quale il calcio femminile? «La serie B è presente dal 1963 ‘64 (solo in due casi, 1967 - ‘68 e 2006 - ‘07 è stata figurina intera). Il calcio femminile c’è dal 2002 - ‘03».

Quale fu la prima figurina Panini stampata? «Quella del giocatore dell`Inter Bruno Bolchi».

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Dov’è la Panini? «A Modena».


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Le figurine hanno origini francesi. La popolarità la raggiunsero grazie alla Liebig, azienda che produceva il dado per il brodo

La Storia delle figurine e figurine nascono a Parigi, poco oltre la metà dell’Ottocento. Quasi prima che la città divenisse la Ville Lumière, che definisce i fasti della Parigi by night. Il signor Boucicaut, proprietario dei grandi magazzini “Au bon Marché” si mette ogni giovedì alla cassa per regalare figurine, appunto, ai bambini che accompagnano le mamme alle compere. Ha capito prima di molti il potere di convinzione dell’infanzia nelle classi borghesi. E così divenne esempio seguito da altre catene della grande distribuzione allora nascente. Ma fu Liebig a dare al prodotto tutta una sua dignità. Aveva inventato l’estratto di carne, trovando materie prime, finanziatori e sostenitori del rivoluzionario progetto. Adesso bisognava però reclamizzarlo. Pensò alle figurine, la cui stampa da parte della Liebig iniziò nel 1870 e terminò 105 anni dopo. Praticamente dalla presa di Porta Pia agli Anni di piombo. In Italia, molto più tardi, qualcosa del genere avvenne con la Perugina, autrice di collezioni rimaste celebri. Di esse, in particolare, è rimasta nella storia l’immagine del “Feroce Saladino”. Impensabile oggi: non sarebbe politicamente corretta una definizione del genere. Comunque, già nel primo dopoguerra, in molti paesi l’idea è ampiamente ripresa e il concetto della figurina comincia ad essere applicato a diversi campi del sapere. Siamo ancora nel periodo della radio, e nemmeno per tutti: la comunicazione per immagini muove i primi passi.

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Le figurine iniziano come reclame La foto di un centravanti piuttosto che della tigre del Bengala rappresenta un evento, soprattutto per i più piccoli. In Inghilterra già negli Anni Trenta si trovano album che contengono collezioni di immagini di animali, calciatori (v. più in basso), o anche personaggi di altri sport, come il tennis. In Italia, perlopiù, le figurine non sono ancora business indipendente, ma solo reclame, come nel caso della ditta torinese DAVIT, che pubblica un albo i cui soggetti sono quantomeno eterogenei, quasi un mazzo di carte per il mercante in fiera. Di molte altre collezioni si fatica a rintracciare l’editore però il soggetto è ormai estremamente ampio; dalle città italiane alle bandiere di tutto il mondo, dai personaggi celebri, a figurine riferite a storie di fantasia, come Ali Babà o l’italico Pinocchio. Non manca, tra le altre, il trionfo di Roma, caro ovviamente al regime. La ditta FIM, sempre torinese, che produce inchiostro per matite, pubblica un album di calciatori, ma chi utilizza principalmente questo tipo di pubblicazioni sono gli operatori del settore dolciario, dove cioè maggiore si ritiene sia l’influenza dei più piccoli. Calciatori e ciclisti fanno strada Anche la Gentilini, piuttosto che il Pastificio Triestino o diverse marche di cioccolaterie ricorsero al faCONTINUA A PAG. 99

Quante figurine di Calciatori sono state stampate in 40 anni di storia dell’azienda? «Oltre 20 miliardi. In particolare, nella stagione 1999-2000, è stato prodotto circa mezzo miliardo di figurine».

▲ 1978-’79. I simboli delle società di Serie A, sventolano la propria bandiera

▲ 1983-’84. Le caricature dei campioni: Falcao è tra Platini e Zico

In che anno ci sono state le figurine con le formazioni schierate? «Sin dalla prima edizione!».

Quante bustine della prima collezione Calciatori furono vendute? «3 milioni, che divennero 15 l’anno dopo e 29 il successivo». L’anno in cui sono arrivati i loghi ufficiali? «Dagli Anni ‘80 i loghi ufficiali e sin dall’esordio

▲1972-’73. Ancora gli echi di Messico ‘70 e la Nazionale in copertina

i disegni con i simboli realizzati dagli artisti della Panini».

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Perché il marchio della Panini è un lanciere? «Perché Giuseppe Panini era un appassionato di enigmistica, inventava cruciverba ed il suo pseudonimo era, appunto, “paladino”. Negli anni 70 fu anche creata una rivista per i collezionisti di figurine Panini con testimonial “Pipino il paladino” (“Pipino” stava per Giuseppe)».


Il primo album, con il Barone che farà felice i tifosi romanisti Curiosità

Nils Liedholm (Valdemarsvik, 8 ottobre 1922, Cuccaro Monferrato, 5 novembre 2007). È stato calciatore con il Milan segnando in carriera 137 gol. Soprannominato "il Barone", nel 1961 dopo aver smesso di giocare, ha iniziato una brillante carriera di allenatore. Con la Roma ha vinto il campionato 1982-’83.

Un album nella storia na volta, quando gli capitò di sbagliare un passaggio, tutti gli spettatori dello stadio San Siro si alzarono in piedi e gli tributarono una standing ovation. Per Nils Liedholm in effetti non c'era nulla di più atipico che sbagliare un passaggio. Nato in Svezia nel 1922, dopo due parentesi nello Sleipner e nel Norrkoping, arriva in Italia nel 1949, trascorrendovi con la casacca del Milan il resto della sua straordinaria carriera di giocatore, conclusa nel 1961. Non è un caso che il primo album, storico, della collezione di figurine Panini, abbia proprio un’immagine del calciatore sulla copertina. Se per Carlo Parola, la cui effige domina per anni sulle bustine, vale il gesto atletico, Liddas viene scelto per l'eleganza che trasmette in ogni suo gesto. Emblematico in tal senso il suo gol contro il Brasile nella finale del 1958. Per gli scandinavi è una missione impossibile (ed infatti finiranno per perdere 2-5 contro l'astro nascente Pelè), ma il gol con il quale Liedholm sblocca il risultato è una sintesi delle sue qualità: dribbling di classe e palla lenta ma precisissima nell'angolino alla destra del portiere. Grande da giocatore, grande da allenatore. A parte lo scudetto della stella vinto con il Milan,

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Chi era raffigurato sulla copertina della prima edizione dell’album Calciatori? «Nils Liedholm, all’epoca giocatore del Milan. Aveva chiuso la carriera calcistica nella stagione precedente e fu scelto da Panini per la sua correttezza sportiva». Quanto è grande una figurina? «Le dimensioni standard sono 49x65 millimetri». Quante figurine Calciatori sono state vendute in 50 anni? «25 miliardi».

Liedholm lega il suo nome alla stagione probabilmente migliore vissuta dalla Roma: una squadra che poteva vincere ancora di più, ma che oltre a varie vittorie in coppa Italia conquista il tricolore nella stagione 1982-’83, raggiungendo la finale della Coppa dei Campioni l'anno successivo, persa sfortunatamente ai rigori contro il Liverpool. Famosissimo per le frasi paradossali, ne ricordiamo un paio: «Il possesso di palla è fondamentale: se tieni il pallone per 90 minuti, sei sicuro che l’avversario non segnerà mai un gol», oppure «Gli schemi sono belli in allenamento: senza avversari riescono tutti». Luigi PANELLA ▲ Liedholm alla lavagna nello spogliatoio giallorosso insieme a Sebino Nela ed Herbert Prohaska.

Quante figurine ci sono dentro una busta? «Dalla prima edizione che aveva 2 figurine si è passati alle 5 dei giorni nostri». Quante figurine contiene un album? «Cambiano di anno in anno. Nelle ultime edizioni circa 700». L’introvabile? «Pizzaballa».

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Quanto misura una figurina? «Le figurine del 1961-‘62 erano più grandi (60x75mm) di quelle di oggi che misurano 49x69mm. Ma, per anni, la misura è stata 49x65mm». Quanto pagine ha un album? «Il primo album aveva 40 pagine, l’ultimo 128. Dal 1998-‘99 in poi le squadre di A sono su 4 pagine e la folia-


La Storia delle figurine scino delle collezioni per pubblicizzare i propri prodotti. Nel secondo dopoguerra le collezioni si moltiplicano e i calciatori diventano il must del settore. Ne sono un esempio le Edizioni Lampo, che poi ripiegarono sulla collezione di scudetti metallici delle varie squadre. E che comunque non si limita agli eroi della pedata domenicale. Anzi, già nei primi Anni Cinquanta, esce una collezione sugli animali che, per rinforzare il fascino esotico del soggetto, mette in copertina due koala. Mossa riuscita, se è vero che innumerevoli furono le ristampe della collezione. Dai primi Cinquanta durò fino alla fine dei Sessanta. Altro editore noto del periodo è la milanese Nannina, che fa uscire la collezione “GOL”, o la veronese “VAV”. Al di là comunque della competizione che inevitabilmente divide le varie edizioni, i loro promotori e i loro collezionisti, è chiaro che i soggetti tendono a stabilizzarsi, seguendo le mode del tempo. Ai calciatori si affiancano i ciclisti, poi animali, paesaggi, qualche raro tentativo di immagini future, con sfondi spaziali, soprattutto negli anni in cui comincia la conquista del cosmo che vede protagoniste USA e URSS, ma tutto il resto del mondo comunque spettatore interessato alla finestra. Non di rado le collezioni hanno per soggetto storie note, da Marcellino Pane e Vino a Rin Tin Tin, da Pinocchio (soggetto come detto già utilizzato anche negli Anni Trenta) al libro Cuore. All’inizio degli Anni Sessanta, grazie all’intraprendenza dei fratelli Panini, titolari di un’edicola a Modena, nasce l’omonima azienda. Nel giro di pochi anni diviene un gigante, sbaraglia la concorrenza e l’album Panini diviene istituzione del settore. Ormai gli album per collezionare queste piccole icone sono distribuiti gratuitamente davanti alla scuola, il business è infatti nella vendita dei pacchetti. Alla fine del 1960 Giuseppe Panini, che insieme al fratello Benito aveva creato l’Agenzia Distribuzione Giornali Fratelli Panini, trovò, a Milano un lotto di vecchie figurine sfuse invendute delle edizioni “Nannina” che acquistò, imbustò (in bustine bianche con cornicette rosse contenenti ognuna 2 figurine) e mise in vendita a 10 lire l’una. Fu un successo: 3 milioni di bustine vendute. L’anno successivo i Panini decisero di “fare tutto in casa” stampando le figurine e realizzando anche il primo album (con, in copertina, il grande giocatore del Milan di allora Nils Liedholm): 15 milioni di bustine. Era

zione totale non è mai stata inferiore a 116 pag. Un album misura 232x288mm». Quante figurine contiene un album? «Il primo (1961-‘62), 288, l’ultimo 738. L’album con più figurine è stato il 2006-‘07 (863). L’album con meno figurine dell’ultimo trentennio è stto il 1992-‘93 con 524 figurine.». Fino a che anno le figurine si coloravano a mano? «Fino al 1963 - ‘64 si coloravano a mano. Di li quasi totalmente Fotocolor originali».

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nata la mitica collezione Calciatori. La prima figurina stampata fu quella di Bruno “Maciste” Bolchi, all’epoca giovane capitano dell’Inter. Nel 1963 si unirono all’attività gli altri 2 fratelli Panini, Umberto e Franco. Ognuno aveva un suo ruolo ben preciso: Giuseppe era la “mente” dell’attività, Benito seguiva le spedizioni e gestiva la rete distributiva, Umberto curava la parte tecnica tipografica (ed inventò anche macchinari unici per stampare e imbustare le figurine) e Franco era responsabile della parte amministrativa. Campionato 1961-’62, il primo album della Panini Agli inizi degli Anni Sessanta, inizia la grande avventura delle figurine Panini! Nella fase “pionieristica” della vita di Panini, le figurine si attaccano con la colla: ogni squadra di Serie A è raffigurata con appena 14 giocatori e molto spesso è evidente la “coloritura” a mano di quelle che non sono altro che fotografie in bianco e nero. La serie B compare nell’album nel 1963-’64, alla sua terza edizione, mentre occorrerà attendere il 1967’68 per la comparsa degli scudetti delle squadre di serie C. La novità più grande è degli album 1971-’72 e 1972-’73: in parte nel primo e per tutte le figurine nel secondo va in pensione la “coccoina” e le figurine diventano autoadesive. Lo standard della figurina per i giocatori della serie A diventa definitivamente l’immagine a mezzobusto. Una maggior varietà si registra per gli scudetti, dove compaiono alternate mascotte e sponsor delle squadre di A e B, le cui maglie sono marchiate dalla stagione 1981-’82. Sul finire del decennio, le figurine Calciatori Panini adottano in via definitiva quelle misure (49x65 mm) che mantengono quasi immutate fino ai giorni nostri. Ogni album, 600 figurine! Compaiono le pagine a colori, l’album inizia ad essere composto con l’ausilio del computer; ritornano le operazioni a premi che avevano caratterizzato la Panini degli esordi, il numero di figurine si stabilizza intorno alle 600, nel 1996-’97 ritornano dopo 10 anni di assenza le figurine della serie C2. La rovesciata ispirata al gesto atletico di Carlo Parola, caratteristica della bustina fino dagli anni ‘60, ri-

Quale fu la prima collezione di figurine Panini diversa dai Calciatori? «“Aerei e Missili”, del 1965, seguita da “Animali di tutto il mondo”, edita nello stesso anno». Quanto costava la prima bustina di Calciatori? «Costava 10 vecchie lire (pari a 0,5 centesimi di Euro) e conteneva solo 2 figurine».

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▲ 1997-’98. Lazio e Roma in copertina (Aldair e Jugovic)

▲ 1998-’99. Le grandi di A. Per la Lazio, Vieri

▲ 2006-’07. Tra i big c’è anche Capitan Totti


torna, nel 1996-’97, ad essere un elemento fisso della copertina dell’Album e delle sue pagine interne, fino a divenire, dall’edizione 2001, un vero e proprio logo presente su ogni singola figurina come elemento decorativo. Nel 2000-’01, Panini celebrò inoltre la 40esima edizione del suo gioiello abbinando alla consueta raccolta autoadesiva una superesclusiva collezione non adesiva, data in omaggio a calciatori e ai partners e venduta al pubblico esclusivamente su Internet, tirata in sole 1000 copie numerate e fornita con un classicissimo barattolo di colla “Coccoina”. Ancora, fecero la loro comparsa gli arbitri internazionali, idealmente la diciannovesima squadra del campionato di Serie A. La collezione dei calciatori Panini si caratterizza, rispetto alle altre, per l’uscita ritardata, in modo da poter attendere le variazioni nelle rose delle squadre derivanti dal mercato di riparazione.

A.S. Roma

S.S. Lazio

Ecco come nasce un album «Siamo arrivati alla cinquantesima edizione», dice con malcelata soddisfazione il dottor Antonio Allegra, Direttore Mercato Italia Figurine e Card al quale abbiamo chiesto come nasca un album di figurine ai giorni nostri. «Vi sono vari passaggi. Nella prima fase si raccolgono i pareri dei collezionisti: viene chiesto se sia meglio uno scatto a mezzo busto piuttosto che a figura intera, per capirci. Viene anche richiesta una indicazione per la copertina, sugli sfondi (maglie, tifosi o sfondi grafici, ad esempio) oltre ai contenuti informativi e statistici. Tra gennaio e giugno, v’è il periodo della raccolta delle idee, delle tante considerazioni interne che sono studiate nei vari uffici fino alla riunione generale di giugno tra il settore commerciale e quello editoriale. Tra luglio e settembre c’è l’approfondimento delle linee guida fino alla definizione del pro-

dotto: in quel momento si decide quante saranno le figurine, il numero di pagine dell’album e tutto il resto. Tra settembre e ottobre il prodotto è realizzato. A dicembre si esce il edicola. A gennaio parte il piano comunicazione». Interessante anche scoprire i dettagli tecnici in merito alla nascita di un album. «La grammatura di una figurina è intorno ai 235 grammi e viene stampata non in modo singolo ma in plance grandi 70 cm x 100. Decine di milioni sono i pezzi che escono dalle rotative. Tutti i giocatori, a differenza di quanto avveniva in passato, compaiono nello stesso numero di figurine e quindi non vi sono più pezzi “rari”. Dopo la stampa le plance passano per delle macchine che “si occupano” di mescolare le figurine e di imbustarle: e questa macchina venne studiata da Umberto Panini che era esperto di meccanica». Dietro le quinte: gli accordi con i calciatori Per arrivare alla pubblicazione di un calciatore bisogna seguire delle trafile poco conosciute dal grande pubblico ma chiaramente importanti. Spiega ancora il dottor Allegra: «L’associazione Italiana Calciatori detiene i diritti di sfruttamento dell’immagine collettiva dei calciatori. Per quanto attiene agli allenatori l’accordo viene firmato con l’associazione di categoria, l’AIAC. Le società sono interpellate per gli stemmi sociali e per la foto di squadra. La Lega di A o B per i loghi delle competizioni». Panini, calcio e non solo La Panini spazia in ogni campo del sapere: se il calcio la fa da padrone, non mancano le altre collezioni che inevitabilmente ritornano, creando un continuum tra le diverse generazioni che cominciano ad avere anche questo passatempo in comune: gli animali, le città italiane, le serie dedicate alle trasmissioni televisive fortu-

nate. L’originalità dei soggetti non è indispensabile, essendo un prodotto rivolto a generazioni che vanno rinnovandosi e quindi sono soggette a un ricambio continuo. Diversi editori si cimentano nell’impresa, sebbene la Panini sia inavvicinabile: da Sandokan a Spazio 1999, dai cartoni animati giapponesi a quelli Disney, dai cartoni televisivi tipo Heidi o Candy Candy. Tutto ciò che ha fortuna in tele diventa album, figurine, numeri mancanti, indirizzo per ricevere le ultime immagini utili a completare la collezione. Certo, si cerca di ringiovanire magari il prodotto, cercando nuove soluzioni grafiche. Ad esempio, in talune collezioni le figurine diventano sagomate, in modo da riempire spazi bianchi in un’immagine globale altrimenti colorata, riprendendo peraltro un gioco molto diffuso negli Anni Settanta e distribuito in particolare dai formaggini Mio. In queste confezioni, infatti, venivano distribuite figurine morbide, da applicare su poster che costituivano la scenografia. Negli anni le figurine hanno mantenuto il proprio ruolo di “iniziazione” per i più giovani verso campi del sapere, seppure ovviamente al livello di conoscenza adeguato all’età. È chiaro che la diffusione dei mezzi di comunicazione abbia tolto a questa forma di linguaggio molto del fascino. La prossimità anche delle generazioni più giovani con televisori, computer, fanno sì che ogni settore possa esplorato attraverso molteplici forme di conoscenza. L’ingenuità delle figurine, insomma, non sembra essere più al passo con i tempi. Eppure, nonostante ogni previsione sociologica possa facilmente avventurarsi in profezie nefaste, l’appeal di queste mini icone adesive rimane pressoché intatto. Forse per il gusto della collezione, forse per la curiosità, forse per l’emulazione dell’amico con l’album sotto al braccio.

Colorata a mano, ecco una foto di Pagni del 1963-’64.

Per la Lazio Scudetto del 1974, la più classica delle figurine mezzobusto.

Nel 1976, con il logo ridisegnato, c’è il volto del campione (Wilson, capitano della Lazio) e in azione.

Con la figurina di Bruno Giordano, fine anni ‘70, è privilegiato da Panini la foto di posa a tre quarti.

Angelillo compare nel primo Album Panini. Le figurine sono colorate a mano.

Giacomo Losi, la prima bandiera giallorossa: dal 1954 al ‘69 in mezzo busto. La figurina è del 1968-’69.

Anche per la Roma, l’anno 1976 è quello del giocatore in azione.

Bruno Conti ritratto a mezzo busto. Compare nella figurina un disegno caricaturale (la lupa con i gemelli): è il 1982-’83.

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Roberto Mancini condurrà la Lazio al suo secondo Scudetto.

Le figurine dei giorni nostri. In mezzobusto, Mauro Zarate.

Grafica moderna per le figurine dei giorni nostri. Nella foto, Aldair.

Anche quest’anno il simbolo giallorosso è Francesco Totti.

In serie B, fine anni ‘80, due giocatori per figurina: Poli e Fiorini Figurine più colorate, rispetto alla tradizione, nei primi anni ‘90. Nello scatto, Pruzzo.

Giuseppe Giannini, “Il Principe” giallorosso con in basso il logo ufficiale.

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A.S. Roma

Figurine colorate agli inizi degli anni ‘90.

S.S. Lazio

Le grandi raccolte per la gioventù


LAZIO-MARCA FUTSAL 3-2 d.t.s. LAZIO: Bernardi, Alcaraz, Bacaro, Zanetti, Nuno, Danieli, Giasson, Fornari, Marchetti, Ippoliti, Varracchio, Patrizi All. D’Orto (squalificato, in panchina Scacchi) MARCA FUTSAL: Feller, Wilhelm, Duarte, Nora, Jonas, Caverzan, Follador, El Hamoudi, Patias, Bertoni, Calmonte, Taborra All. Polido ARBITRI: Claudio Valle (Mantova), Gaetano Trinchese (Nola), Angelo Galante (Ancona) CRONO: Giovanni Cossu (Cagliari) MARCATORI: 17'59'' pt Bacaro (L), 5'11'' st Nora (M); 0'30'' pts Nuno (L), 0'36'' sts Danieli (L), 1'02'' sts Nora (M). AMMONITI: Follador (M), Zanetti (L), Fornari (L), Bacaro (L), Nuno (L), Duarte (M) NOTE: spettatori 4000 circa LO SPORT MILITARE | 102


CALCIO A 5: LA LAZIO CONQUISTA LA COPPA ITALIA Battuta ai supplementari la Marca con i gol di Bacaro, Nuno e Danieli. Il Presidente della società capitolina Andrea Montemurro: «È una grandissima soddisfazione per tutto il movimento romano»

LO SPORT MILITARE | 103


L’intervista

ndrea Montemurro ha 32 anni ed è il più giovane presidente del campionato di Serie A di calcio a cinque. Dalla scorsa estate ha preso il timone di comando della Lazio, assecondando la sua grande passione per lo sport a cui abbina anche una spiccata vocazione per le iniziative nel sociale. Ha aderito da subito al progetto "Giovani per l'Abruzzo" promosso dal Ministero della Gioventù, ha ideato una scuola calcio gratuita per i più piccoli. Imprenditore giovane ma già di grande successo nel settore della comunicazione, lo abbiamo intervistato per capire meglio le sue ambizioni dopo la splendida vittoria ottenuta dalla sua Lazio nella final eight di Coppa Italia.

A

È legittimamente soddisfatto: al primo anno al timone della Lazio, ha colto subito un grande successo. «Quando in conferenza stampa prima di partire per Padova dissi che me la sarei voluta giocare fino in fondo e che non eravamo inferiori a nessuno, qualcuno forse non aveva creduto. Quell'incontro in Campidoglio

La presentazione in Campidoglio Accanto al Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale, Alessandro Cochi al centro della foto, c’è il Presidente della società capitolina, Andrea Montemurro.

Andrea Montemurro è il Presidente della Lazio Calcio a 5 che quest’anno è tornata ai vertici della classifica di Serie A1 di Stefano RAUCCI alla presenza del Delegato alle Politiche Sportive Alessandro Cochi, che pubblicamente ringrazio per l'ospitalità che ci ha concesso a nome del Sindaco Alemanno, ci ha portato davvero fortuna. L'avevo detto che potevamo vincerla questa Coppa, forse non tutti la pensavano come me. Ma con i fatti abbiamo dimostrato tutto il nostro valore: abbiamo battuto nell'ordine Luparense, Montesilvano e Marca, il meglio che c'è nel calcio a cinque italiano. Dobbiamo rendere merito ai nostri avversari ma noi siamo stati più forti, dobbiamo esserne orgogliosi e continuare su questa

strada. Ai miei giocatori avevo chiesto di dare tutto e sono stato ripagato: sono stati grandi, tutti, davvero. E adesso pensiamo al campionato, vogliamo fare bene anche nei playoff». Presidente, lei è al primo anno alla guida della Lazio Calcio a 5, si può fare già un primo bilancio? «Credo che debba essere un bilancio positivo per i risultati che stiamo ottenendo. La conquista della Coppa Italia è un primo grande traguardo per tutti noi. La Lazio ha un nome storico, prestigioso ed importante e perciò deve stare sempre al vertice nello sport. Il mio obiettivo è quello di restituirle la grandezza che merita. Nel giro di qualche anno il mio progetto è di portare la Champions League del calcio a cinque alla Lazio e a Roma: il programma è partita già con una vittoria, meglio di così non si poteva fare...». La Lazio ha investito molto sul mercato ed ha acquistato giocatori di livello internazionale come Bacaro (per anni miglior giocatore in Spagna), Zanetti, Nuno, solo per citarne


spq ort alcuni... Cosa chiede a quest'organico di grandi campioni, che gli appassionati della disciplina conoscono bene? «Di essere sempre consapevoli dell'importanza della maglia che indossano. Chi gioca per la Lazio deve dare tutto, in campo e mantenere un comportamento all'altezza anche fuori. I ragazzi questo lo sanno e si stanno impegnando a fondo». Come mai la decisione di entrare da protagonista nel mondo dello sport? «Perché è una mia passione, un desiderio che ho sempre avuto. Nel calcio a cinque avevo già ricoperto altri incarichi dirigenziali e ho voluto riprendere per cercare di regalarmi altre sfide, altri obiettivi, sempre osservando quei valori che lo sport ci insegna: il rispetto per gli avversari, la lealtà e il fair play». Lei, da operatore del settore, dà molta importanza alla comunicazione... «Il mio progetto sportivo va di pari passo con quello di una attenta programmazione sul piano dell'immagine e della comunicazione. Il calcio a cinque è uno sport bellissimo e me-

riterebbe più attenzione anche da parte dei media nazionali. Sto portando avanti questa mia battaglia personale anche in federazione: la Divisione è purtroppo ancora un po' indietro da questo punto di vista, bisogna fare di più per valorizzare il calcio a cinque e renderlo più appetibile sia agli spettatori che agli sponsor e agli organi di informazione. Alla Lazio ho istituito un ufficio di comunicazione con il quale portiamo avanti tutta una serie di iniziative importanti».

qualche tempo fa. Abbiamo inoltre istituito una scuola calcio gratuita per i nostri giovani di Roma e provincia: forse siamo l'unico caso del genere in Italia, ma ne andiamo orgogliosi. Togliere i bambini dalle strade per dare loro l'opportunità di fare sport in maniera sana e costruttiva vale più di qualsiasi altra cosa, per me». foto: Massimo Grosso (Photogros)

Anche nel sociale la Lazio è molto attiva, presidente: dove trova tutta questa energia? «La trovo nella passione che mi guida, nell'entusiasmo di fare le cose e farle bene, possibilmente. Credo che per chiunque di noi riuscire a mettere in piedi dei progetti anche in campo sociale debba essere motivo di orgoglio e soddisfazione. Come Lazio Calcio a Cinque abbiamo aderito al progetto del Ministero della Gioventù chiamato "Giovani per l'Abruzzo", per promuovere tutta una serie di attività per i ragazzi delle zone colpite dal terremoto di

Vince anche SPQR SPORT I vertici della società capitolina di calcio a 5, hanno voluto disputare la finale di Coppa Italia con il logo SPQR SPORT, dopo aver effettuato una conferenza stampa proprio in Campidoglio. Un connubio che ha portato fortuna a Montemurro & C come speriamo sarà per la Ducati che ha operato la medesima scelta. La Ducati 1198r, con il Team Lazio MotorSport, affronterà il Campionato del Mondo Superbike nella categoria Superstock 1000 con Andrea Boscoscuro, già Campione d’Italia 2009. Noi ci saremo.

COPPA ITALIA DI CALCIO A 5: VINCE LA LAZIO | 105


sport’s history

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NEL PROSSIMO NUMERO, L’INTERVISTA AD ALEX ZANARDI

avvenimento mazione di un umono tizia è un'infor notizie si riass notizia. La no lle ne de mi se ter l ba de lese regole e why, a cui si Traduzione ing zzo stampa. Le where, when me a at, ta wh da rnalio, o, wh lus W: articolo il gio in corso o conc che devono contenere le 5 me). Se in un a he do, perché e co è stata riportat an ia qu tiz , no ve nelle prime rig la do , , sei punti (chi, che cosa mente questi tta rre aggiunge how co ta or sta rip

ALEX ZANARDI EX PILOTA DI F1

Sulla Maratona di Roma «Nel 2010 ho vinto la Maratona di Roma, quest’anno non sono riuscito a replicare il successo, ma l’entusiasmo che ho trovato lungo le strade non l’ho riscontrato nemmeno a New York».

THOMAS DIBENEDETTO

Sull’acquisto della Roma «Vogliamo avviare quanto prima il nostro progetto di crescita che mira a valorizzare la società e la squadra: agiremo come custodi di questa grande squadra nel nome di cittadini e tifosi».

GIANNI PETRUCCI

hanno detto

PRESIDENTE CONI

Sulla nomina di Mario Pescante a Presidente Comitato Org. Roma 2020 «Siamo convinti che Pescante sia la persona ideale. Ci ha già aiutato a vincere i Giochi invernali nel 2006 ed è uomo olimpico per eccellenza».

IL PASSATO DI BARGNANI

IMPRENDITORE

e fondamenta solide dello sport sono nei centri di quartiere dove i ragazLla passione, zi e le ragazze si avvicinano alla pratica sportiva per gioco e lì conoscono l’amore, le gioie, i dolori, l’amicizia e tanto altro che solo lo sport vissuto regala. Proprio in uno di questi spazi ha incontrato il basket Andrea Bargnani (nella foto), che si è appassionato alla pallacanestro nei playground all’aperto del PASS ROMA. Oggi questa scuola storica della città (dal 1970) ha appena aperto un impianto di alto livello al centro di Roma, di fronte al II Municipio (PalaPASS via Tripolitania 34). Una società storica di Roma poco conosciuta perché dedicata interamente all’attività di base, permettendo ai ragazzi con talento di trovare la loro strada nello sport agonistico, ma curando con attenzione la pratica sportiva anche di tutti coloro che devono crescere nello sport anche se non hanno doti di grandi campioni. Ecco quindi una realtà di livello regionale che in questi oltre 40 anni di storia ha dato ragazzi nelle nazionali giovanili, ha permesso a molti ragazzi di giocare ad un buon livello sportivo e ha creato giovani che a loro volta insegnano ai bambini il bello dello sport. Per info: www.passroma1970.it.

NEWS | 106


Il maggiore protagonista azzurro ai Mondiali di atletica di Roma nel 1987 è stato Francesco Panetta. Per lui una storica medaglia d’oro nei 3000 siepi (podio tutto europeo, oggi praticamente impossibile) ed un argento nei 10000 dietro al keniano Paul Kipkoechx

Storie da Raccontare

SPEEDY SUSANNA usanna Raganelli è la romana più veloce di sempre. La 65enne romana, molti anni fa, ha stabilito un primato mai superato: quello di vincere il campionato del mondo di kart. Non quello femminile, ma quello assoluto. Nel 1966, a Copenaghen, Danimarca, “speedy Susanna” è riuscita nell’insolita impresa di laurearsi campione del mondo davanti a 41 piloti, tutti uomini, provenienti da 10 Nazioni. Una vittoria che ha fatto diventare la pilota romana una leggenda mondiale di questo sport, tanto da essere invitata per diverse tournèe in Sudafrica e negli Stati Uniti negli Anni ’60. Le quattro ruote, comunque, sono sempre state la sua grande passione. Così, dopo una breve quanto vincente carriera sui kart (in carriera ha vinto anche tre titoli italiani), ha proseguito nell’ambiente dei motori aprendo un concessionario di macchine nella Capitale.

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Premendo un semplice tasto, dall’apparecchio parte un fascio laser invisibile di Classe 1 che viene fatto rimbalzare sull’oggetto desiderato, in questo caso la bandierina, misurandone la distanza dalla pallina. Il calcolo del metraggio avviene in base al tempo che il laser impiega per centrare l’obiettivo. Procedura, questa, velocissima in quanto il tempo del calcolo è stimato in meno di un secondo con una precisione di +/- un metro.

La distanza segnalata viene poi visualizzata su uno schermo attraverso l’obiettivo.

TELEMETRO LASER introduzione dei telemetri laser nel mondo del golf avvieL’ ne nel gennaio del 2006 tra mille polemiche. A destare maggiore stupore tra gli addetti ai lavori fu il cambio di tendenza dei due enti che gestiscono le regole di questo sport in tutto il mondo, in particolare del R&A di St. Andrews sempre molto conservatore nelle sue decisioni. Contrariamente a quanto si pensi, però, non c’è un regolamento generale che autorizzi l’uso di questo strumento. Senza un “regola locale” stabilita dal Comitato organizzatore di un singolo torneo, infatti, si incapperebbe nella violazione della regola 14-3 sanzionata con la squalifica. L’apertura del golf alla tecnologia, però, non inganni. L’utilizzo dei telemetri, infatti, ha diverse limitazioni. Innanzitutto è assolutamente vietato l’uso di modelli dotati di Slope, ovvero della tecnologia capace di compensare la pendenza del terreno indicando la distanza effettiva dalla bandierina. In secondo luogo nei tornei professionistici possono essere utilizzati dai giocatori e dai loro caddies solo nel giro di prova, non in gara. VANTAGGI L’introduzione di questo apparecchio ha permesso una maggiore fluidità nel gioco, in particolare per coloro che con ossessione cercano di definire le distanze esatte camminando avanti e indietro dai segnali di cortesia (paletti dei 100 e 150 mt.), cercando le misure sulle teste degli irrigatori o consultando la “mappetta del campo”. Il risparmio di tempo è stimato intorno ai 15’ su un percorso di 18 buche. Inoltre conoscendo l’esatta distanza della buca, a seconda dei livelli di gioco, si possono guadagnare da 1 a 4 colpi, utilizzando con estrema cura anche il bastone giusto.


Dopo aver vinto il titolo italiano nel 1983, la Virtus Roma ha vissuto un’altra stagione indimenticabile l’anno successivo: nel 1984 c’è il trionfo nella Coppa dei Campioni (oggi Eurolega) nella finale di Ginevra, 79-73 sul grande Barcellona.

A CURA DELL’UFFICIO FOTOGRAFICO DI ROMA CAPITALE

CAMPIDOGLIO

NON SOLO SPORT

Lando Fiorini presenta, nella sala della Protomoteca in Campidoglio, il suo nuovo album “Ti presento Roma mia” realizzato con il contributo di 11 artisti romani.

Sala delle Bandiere, presentazione della commedia musicale Rugantino con il patrocinio di Roma Capitale. Il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, posa in una foto di gruppo con Enrico Brignano ed i protagonisti dello spettacolo.

Gruppo gospel si esibisce in piazza del Campidoglio in occasione di un’iniziativa benefica.

Visita del cantautore Claudio Baglioni, protagonista del concerto di Capodanno promosso da Roma Capitale

Piazza del Campidoglio – Gonfalone di Roma Capitale scortato dal drappello d’onore


MARGHERITA GRANBASSI

Non è riuscita invece a ripercorrere le gesta del basket la Roma del calcio. Dopo aver vinto lo scudetto nel 1983, nella stagione successiva i giallorossi hanno raggiunto la finale di Coppa dei Campioni, ma hanno ceduto ai tiri di rigore al Liverpool.

Professione Specialità Palmares

“Stato civile” Il Soprannome Abita Altri sport praticati Altri lavori Hobby Animali Cibo

SCHERMIDRICE FIORETTO 2 BRONZI OLIMPICI, 3 ORI E 2 ARGENTI MONDIALI, 3 ORI, 1 ARGENTO E 3 BRONZI EUROPEI TRIESTE 1.09.1979 MARGE NARNI TENNIS, EQUITAZIONE E NUOTO GIORNALISTA E CONDUTTRICE TELEVISIVA APPASSIONATA DI PITTURA CONTEMPORANEA UN DOBERMANN, GRETA ETNICO

romana. Verso Pzonieriferia Pietralata dove a palazpopolari si intervallano case basse cresciute senza criterio in una Roma dall’edilizia incontrollabile, oggi sanate perlopiù. Ad un passo dal Parco dell’Aniene, dalle carrozzerie storiche degli Anni ‘70, in uno scenario che sembra estratto da un film di Pasolini. E in un angolo di verde tra le case ecco un campo con pali di legno, pozzolana alternata a ciuffi d’erba ormai troppo alti per far correre un pallone, un luogo dove si sfidavano giocatori di tutte le età. Un campo di quelli “antichi” di un epoca romantica che oggi non c’è più tra prati artificiali di terza generazione e palloni supertecnologici. Abbiamo voluto farvi vedere questo spaccato di un tempo passato che oggi ha lasciato il passo alla modernità.

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La peggiore sconfitta nella storia europea della Lazio è datata 2 novembre 1977: 6-0 subito a Lens nei sedicesimi di finale della Coppa Uefa. La Roma “imiterà” i cugini molti anni dopo, nel recente 7-1 rimediato nei quarti di finale di Champions League dal Manchester United.

IL DISCO

Il lancio è universalmente riconosciuto come un’azione atletica “classica”. Di solito il disco veniva cosparso di sabbia, per permettere una presa più salda. La tecnica era del tutto diversa dall’attuale: il disco, infatti, veniva sollevato all’altezza del capo con entrambe le mani, si spingeva il braccio destro all’indietro e in basso, mentre corpo e testa seguivano il movimento. In tal modo ci si ripiegava su se stessi e tutto il peso del corpo poggiava sul piede destro; l’ultima fase prevedeva l’estensione in avanti e il lancio dell’attrezzo.

ARTE SPORT Quando la capacità dell’uomo racconta le imprese sportive

Il Discobolo È una scultura in marmo realizzata originariamente dall’artista greco Mirone nel 455 a.C. ritrae un atleta nel momento del lancio del disco. Oggi la copia fedele dell’opera (detta “Lancellotti”), l’originale è andata perduta, è conservata a Roma nel Museo Nazionale Romano. La statua è alta 156 cm e rappresenta un lanciatore del disco colto nella sua massima tensione atletica prima dello scatto. Nella sua immagine si cristallizzano alcune delle maggiori suggestioni legate sia all’antica Grecia che al mondo romano: la passione per i giochi olimpici, il culto della perfezione del corpo umano, la calma interiore espressa dal volto dell’atleta. Secondo la mitologia il ragazzo rappresentato nell’opera è Hyakintos (Giacinto), amato dal dio Apollo e ucciso involontariamente proprio con un disco dallo stesso dio. Apollo per non dimenticare l’amato creerà un fiore, appunto il Giacinto. IL VOLTO

Contrariamente allo slancio agonistico l’espressione dell’atleta risulta statica, priva di sforzo. L’autore dell’opera ha voluto mettere in rilievo la concentrazione interiore del lanciatore più che l’impegno fisico. IL BASAMENTO

La copia romana, realizzata in marmo e non in bronzo (materiale leggero), presenta lateralmente un fusto d’albero che sicuramente nell’originale era assente. Questo elemento non ha funzione figurativa ma solo statica: serve in pratica a saldare gli arti inferiori in un unico blocco, dando loro più resistenza, e al contempo allarga la base di appoggio dell’atleta.

L’INCLINAZIONE DEL CORPO

IL PIEDE DESTRO

Gli atleti che partecipavano ai Giochi Olimpici erano nudi per dimostrare, oltre la bravura nelle varie discipline, anche l’armonia del corpo. È interessante osservare la posizione del piede dove si concentra tutta l’energia del lanciatore prima del gesto atletico.

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La scultura ha uno dei suoi punti di forza nella grande armonia formale della composizione. L’opera si articola attraverso due grandi linee. La prima è un grande arco che va dalla mano che regge il disco al tallone del piede flesso; la seconda linea è una serpentina e va dalla testa al tallone del piede poggiato a terra. La prima linea è quella che visivamente ci consegna la sensazione del moto. La seconda curva ripristina l’equilibrio che, intrecciandosi con la prima, dà una forza visiva potenziale uguale e contraria all’altra curva.


Pedro Manfredini, uno degli attaccanti più celebri della storia della Roma, deve il celebre soprannome ‘Piedone’ ad una foto scattata dal basso verso l’alto al suo arrivo nella Capitale. In realtà il bomber argentino di scarpe portava solo il 42

GLI ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA

Unione Sportiva ACLI: verso il sociale Unione Sportiva ACLI è l’Associazione sportiva naL’ zionale promossa dalle ACLI (nate nel 1944 sono le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) per sviluppare, sostenere e programmare attività sportive con una particolare cura per quelle persone che rischiano l’emarginazione fisica o sociale. L’associazionismo sportivo, attivo nelle ACLI sin dalla loro costituzione, è stato formalizzato dall’Assemblea Nazionale del 1963 e statutariamente organizzato come US ACLI dal Consiglio nazionale delle ACLI nel 1969. Nel 1976 L’US Acli è riconosciuta Ente di Promozione Sportiva dal CONI. Il settore sportivo delle ACLI, trova da subito collocazione nell’ambito della “ricreazione sociale”, che oggi si definisce “Sport per tutti”. Quindi sport valorizzando la centralità della persona, i lavoratori e le loro famiglie con accessibilità in termini economici e in termini di pratica non professionistica. Sport fondamentale per crescere ed educare con un’attenzione privilegiata ai bambini e ai giovani. Oltre 300.000 sono i soci in Italia e circa 350.000 gli utenti dei suoi impianti. L’US ACLI mette in campo più di 40 discipline, tra cui calcio, calcio a 5, fitness, varie arti marziali, pugilato,

tennis tavolo, danza, atletica, ginnastica e tante altre, organizzando sul territorio manifestazioni, tornei, gare, attività ricreative rivolte a tutte le età. «Il Comitato Provinciale di Roma annovera oltre 22.000 tesserati e 200 società sportive. In particolare, l’attività legata al calcio è particolarmente sviluppata: il fiore all’occhiello è il campionato provinciale di calcio a 11 giunto alla 39a edizione con oltre trenta squadre partecipanti. Ci sono poi i campionati giovanili di calcio a 5 a calcio a 8 con un totale di circa 100 squadre protagoniste. Anche il settore arbitrale è tra i più importanti e ha in forza oltre 100 arbitri », spiega Luca Serangeli, Presidente Provinciale ACLI. Alla vigilia della beatificazione di Giovanni Paolo II non si può non ricordare che il torneo dell’US ACLI a lui dedicato è ormai giunto alla seconda edizione. «Non solo calcio, ovviamente. Tra le varie attività anche il settore nuoto è di particolare importanza per noi», conclude Serangeli.

La nuotatrice Alessia Filippi ad una manifestazione dell’ente. In basso una partita delle finali 2010 di calcio giovanile.

Eleonora MASSARI

DIPARTIMENTO SPORT ondamentale importanza nel Dipartimento Sport riveste l’Ufficio Comunicazione con diversi progetti tesi alla divulgazione delle attività svolte dai singoli servizi. L’Ufficio partecipa alle conferenze stampa dei principali eventi sportivi che si svolgono sul territorio comunale coordinandosi con l’Ufficio Comunicazione di Roma Capitale coordinato da Simone Turbolente; organizza specifici incontri e convegni di livello locale e nazionale con l’intento di divulgare le varie tematiche attinenti il mondo dello sport a qualsiasi livello, dal dilettantismo al professionismo. Quindi promuove una corretta informazione su sport e salute tramite la pubblicazione dei “Quaderni Tematici” che analizzano ogni singola disciplina sportiva non solo sotto l’aspetto puramente fisico, ma in relazione ad una corretta alimentazione e ai benefici per la salute. Coordina tutte le attività promozionali e di marketing legate al Dipartimento, stabilendo la tipologia dei materiali e curandone i contenuti. A tal riguardo, si occupa anche dell’organizzazione degli stand informativi del Dipartimento presenti du-

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rante i più importanti e significativi eventi sportivi romani: tali centri di informazione permettono di conoscere le opportunità per fare, vedere e partecipare all’attività sportiva sul territorio comunale e sono punti di distribuzione delle pubblicazioni del Dipartimento. A tal proposito il ruolo dell’Ufficio Comunicazione è fondamentale nella redazione e coordinamento della nuova rivista free press di Roma Capitale che state leggendo: le funzioni dell’Ufficio comprendono le riunioni con il Comitato di Redazione per stabilire i contenuti editoriali di ogni numero, la valutazione dei singoli pezzi, dell’impaginazione e della grafica, in collaborazione con il Direttore di testata. Il responsabile dell’Ufficio Comunicazione è Saverio Fagiani, che ha coordinato anche Roma Sport, la pubblicazione annuale del Dipartimento, insieme con Daniela Tabacchiera e Antonella Di Benedetto. L’Ufficio Comunicazione offre infine informazioni a giornalisti e operatori del settore sportivo presso la sede del Dipartimento situata in via Capitan Bavastro, 94 (5° piano). Maria IEZZI

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Roma Sport sportincomune

sp ort Attività promozionali (stand, etc)

Quaderni tematici


Giovanni Parisi, nel corso della sua straordinaria carriera, ha combattuto due volte a Roma. L’occasione più importante, la sofferta difesa del titolo mondiale WBO dei pesi leggeri: vittoria ai punti con decisione unanime contro Antonio Rivera.

IL MONDO IN UN PUGNO Si è svolta presso la sala delle Bandiere in Campidoglio la conferenza stampa di presentazione de “Il Mondo in Pugno”, la mostra antologica dedicata alla carriera di Nino Benvenuti che sta attraversando l’Italia. Presenti nella Sala delle Bandiere tanti ospiti e amici di Nino Benvenuti, tra cui il Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale Alessandro Cochi, il Vicepresidente Vicario della FPI Antonio Del Greco, i giornalisti Gianni Minà e Rino Tommasi, gli olimpionici Abdon Pamich, Klaus Di Biasi e Daniele Masala e l’attore Giuliano Gemma. «L’obiettivo è quello di avvicinare soprattutto i giovani al pugilato e trasmettere loro l’amore per questo sport e per lo sport in generale», ha detto Benvenuti. «Attraverso i trofei, le medaglie, i ricordi della mia carriera, spero di far nascere o di consolidare anche nei ragazzi la voglia di spendere bene il loro tempo facendo sport e vita sana, senza disperdere energie in attività diseducative».

GIOCHI

DI STRADA La rubrica ogni i ta numero raccon una i d i ch classici gio ie rd co ri volta. Sono un i d patrimonio , tempo passato ai soffocato d dalla videogiochi e più è n no strada che e ov un luogo d divertirsi…

RMAGGIO O F . .. L E D O I C N IL LA rIl lancio del fo a un è o gi mag tà gara di abili tidalle origini an iat pr r Pe che. vcarlo basta da a vero poco: un ag rm fo di forma e gio, una corda . ia gr le al a tant

Dora Cirulli

REGOLAMENTO

a coppie, a traLa gara si svolge to il percorso di guardo. Individuaiata una linea di gara, viene tracca di traguardo, la partenza ed un gerà il percorso coppia che svol i vince la gara. con il minor lancrma potrà essere Il lancio della fo zo che ogni lanfatto con il mez ù opportuno, da ciatore riterrà pi il tiro successifermo o in corsa;à essere lanciato vo al primo dovr da in cui si è fernella parte di straes: se la forma si mata la forma.( stro della strada, ferma nel lato de essere lanciata la stessa dovrà senza oltrepasdallo stesso latola mezzeria della sare con i piedi strada.


Paolo Bertolucci ha ottenuto la maggiori soddisfazioni in carriera giocando in doppio con Adriano Panatta. Trenta incontri di coppa Davis con 22 vittorie: la più famosa nella semifinale contro l’Australia al Foro Italico, contro gli specialisti McNamara-McNamee.

A C U R A D E L L’ U N I O N E I TA L I A N A C O L L E Z I O N I S T I O L I M P I C I E S P O R T I V I

SPORT FILATELIA E DINTORNI

di Pasquale Polo

Il nuoto in francobolli La lupa capitolina, con a fianco la dicitura sui Giochi di Roma 1960, sovrasta la motivazione dell’annullo: “Inaugurazione dello Stadio del Nuoto”

Il francobollo celebrativo dell’inaugurazione dello Stadio del Nuoto.

Il timbro riporta la data della storica inaugurazione dello Stadio del Nuoto, il 1959

L’immagine scelta riporta i cinque cerchi olimpici, la città e la data in caratteri romani Il valore del francobollo era di 15 Lire

Successivamente la struttura venne utilizzata in occasione dei Campionati Europei di Nuoto nel 1983, le Poste Italiane ricordarono la manifestazione con due annulli speciali illustrati con il logo e la mascotte dei campionati.

Nel 2009, ed è storia recente, Roma è stata per la seconda volta (la prima nel 1994) sede dei Campionati Mondiali di Nuoto e le Poste hanno emesso un bellissimo francobollo commemorativo illustrato con un nuotatore nel pieno della competizione.

Per commemorare questa settima edizione dei Mondiali vennero emessi due francobolli commemorativi, otto annulli speciali e il CONI utilizzò sulla sua macchina affrancatrice postale un targhetta pubblicitaria illustrata con la mascotte dei mondiali.

LO SPORT DI ROMA E IL BAMBINO GESU'

FIUGGI CAPITALE DEL CALCIO DILETTANTISTICO

Lo sport al Bambino Gesù per regalare ottimismo e sorrisi. “Insieme per Vincere”, iniziativa a cui da qualche tempo hanno aderito la M.Roma Volley, la Rugby Roma Olimpic, la Mantovani Lazio e la Butterfly Roma HC, ha fatto tappa presso i piccoli degenti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. E’ stata una mattinata piacevolmente diversa per i piccoli ricoverati, che hanno accolto con molta sorpresa ed entusiasmo una rappresentativa degli atleti dei quattro club formata da Cisolla e Corsano della M.Roma Volley, Saccardo, Varani e Mosetti della Rugby Roma, Manucci, Jimenez e Mazzuchelli per la Mantovani Lazio.

Dal 16 al 25 aprile Fiuggi è stata la Capitale italiana del calcio dilettantistico. Dieci giorni di grande passione calcistica per il 50° Torneo delle Regioni, il grande appuntamento promosso dalla LND che vedrà scendere in campo oltre 2500 giovani calciatori delle categorie Juniores, Allievi, Giovanissimi, Femminile e Calcio a 5. Saranno 230 le gare che si sono svolti in 26 impianti di calcio della provincia di Frosinone e anche di quella di Roma, e si stimano decine di migliaia di spettatori. Alcune gare sono state trasmesse in tv su Rai Sport, mentre ogni giorno sul sito Internet ufficiale del torneo sono stati visibili i contributi video quotidiani.

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La storia

Il belga Roger De Vlaeminck è stato uno dei ciclisti più forti degli anni settanta. Forte, anche nel ciclocross su strada, lega il suo nome al palmares nella terribile Parigi-Roubaix: vittorie nel 1972, 1974, 1975 e 1977, oltre a quattro secondi ed un terzo posto. Inevitabile il soprannome “Monsieur Roubaix”.

LA RACCHETTA AL POSTO DEL GUANTO

L’ovale

Nonostante uno sport simile al tennis sia da ricondursi in epoca romana e bizantina con la “pila trigonalis” (palla triangolare), la racchetta in sé fa il suo debutto nel XVI secolo nella pallacorda (la versione arcaica del tennis), quando in questo gioco l’uso delle mani con apposito guantone viene soppiantato da racchette in legno.

La superficie dell’ovale nel quale è alloggiato il piatto corde che determina la superficie di contatto fra la racchetta e pallina ha una misura standard di riferimento pari a 440 cm quadrati. Una dimensione maggiore dell’ovale permette di avere una superficie migliore per poter colpire la palla, consentendo di imprimere maggiore velocità e potenza a discapito del controllo. Le corde con cui s'intreccia la racchetta possono essere sintetiche o di budello. Per quanto riguarda la tensione delle corde, varia a secondo del modo di giocare dell'atleta. Giocatori più sensibili possono permettersi di utilizzare tensioni minori grazie alle quali l'effetto elastico delle corde aumenta.

Costruita originariamente in legno, la racchetta è costituita da un manico di diverse misure, da un fusto, dal cuore (la parte centrale che unisce il fusto al piatto), dall’ovale e dall’incordatura. Quest’ultima può essere fatta di budello o sintetica, con la prima favorita e più apprezzata. Manico, fusto e ovale, invece, dal legno hanno visto diverse evoluzioni. Fino agli anni ‘80 del ‘900, infatti, lo sviluppo e la produzione delle racchette verteva essenzialmente sul tipo di legno da utilizzare. I materiali

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La rubrica che racconta l’evoluzione dei materiali utilizzati per la realizzazione delle attrezzature di tutte le discipline sportive

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STRUMENTI DEL MESTIERE

L’evoluzione

DAL LEGNO AL CARBONIO

La rigidità del legno e il suo peso presupponeva un’elevata preparazione tecnica e atletica dei giocatori nei tornei professionistici. Si passò così allo studio di nuovi materiali per alleggerire il telaio della racchetta. Quindi arrivò l’alluminio. Questo materiale, leggero e molto usato per principianti e bambini, poco si adattava al gioco dei professionistici in quanto non consentiva un buon controllo della palla ed era soggetto a vibrazioni. Il passaggio portò alla nascita della fibra in vetro e di quella in carbonio.

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Ventuno anni. Tanti ne ha dovuti aspettare la Ferrari per tornare a vincere il titolo mondiale con Michael Schumacher nel 2000. Prima del tedesco, l’ultimo a vincere il titolo con la rossa era stato il sudafricano Jody Scheckter nel 1979

IL PREMIO CONI DI ROMA Consegnati a marzo i riconoscimenti del “Premio Coni Roma”. Nella categoria “Atleta” è risultato vincitore Daniele Petrucci, imbattuto peso welter di San Basilio, a caccia del titolo europeo assoluto dopo 28 incontri senza sconfitte. L’altro premio è andato invece a Ilaria Salvatori, componente del “dream team” azzurro di fioretto vincitore lo scorso anno del mondiale in Turchia. Nella categoria “Società sportiva” ha vinto l’Albatros, la società sportiva dei detenuti di Rebibbia vincitrice per sei anni della coppa Disciplina al Palio di Roma. Nella categoria “Tecnico” a ricevere il premio è stata Diana Vitali, che con l’Associazione SOD Italia da anni si occupa del recupero dei ragazzi affetti dalla displasia setto-ottica attraverso la riabilitazione equestre. Nella stessa lista anche Beppe Incocciati, allenatore dell’Atletico Roma. Infine per la categoria “Dirigente”, il premio a Sergio Soderini dell’Aniene, che ha riportato lo scudetto del tennis nella Capitale dopo 46 anni, e Emanuele Tornabuoni, patron dello Sporting Club Due Ponti.

nautica è tornata nelCapitale. Big Blu, il Salone Ldellaalagrande Nautica e del Mare di Roma, si è svolto lo scorso febbraio alla Fiera di Roma, presentando il meglio della produzione cantieristica da diporto degli ultimi mesi. Il Salone di Roma si colloca al secondo posto in Italia tra le manifestazioni fieristiche dedicate alle barche e al mare in generale, avendo registrato in cinque edizioni un costante aumento di presenze di espositori, imbarcazioni e visitatori. Quest’anno gli organizzatori hanno puntato ancora una volta a superare il record di ingressi, dopo aver registrato nell’edizione 2010 oltre 140.000 visitatori, grazie all’aumento dell’offerta espositiva (oltre 90mila metri quadrati, 800 imbarcazioni, 600 espositori), degli intrattenimenti e degli spazi riservati alla cultura del mare. Sono state cinque le grandi aree tematiche del Salone: il Boat Show (imbarcazioni a motore), il Gommoshow (imbarcazioni pneumatiche),

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Obiettivo Mare (iniziativa del MIPAAF), e i due saloni tematici che apriranno il 24 febbraio: World Fishing (pesca sportiva) e, novità di questa edizione, Outdoors Experience, la nuova area espositiva dedicata al turismo all’aria aperta. Presente anche Pelagos – Sea Heritage Exhibition, la sezione culturale di Big Blu, che attraverso la sua attività di promozione della tutela del patrimonio marittimo mediterraneo si rivolge ai ragazzi delle scuole medie con il concorso grafico Big Blu Project e alle aziende e alle istituzioni con il prestigioso Sea Heritage Best Communication Campaign Award, destinato a premiare la migliore campagna di comunicazione sulla cultura del mare a 360°. Un’ampia vetrina è stata dedicata ai nuovi sport da praticare sull’acqua, come il Kite Surf e lo Stand Up Paddle che, dopo aver conquistato un gran numero di appassionati nel mondo, si prepara ad approdare sulle spiagge italiane. Simone PIERINI


Risale al 10 maggio 1986, all’Olimpico di Roma, il miglior risultato dell’Italia del rugby contro i maestri inglesi. La gara, che per la statistica però non ha valore di test, si è conclusa in parità, 15-15.

LUDUS MAGNUS AL PALAZZETTO DELLO SPORT Grande succeso ha riscosso lo scorso marzo il III Trofeo Nazionale di lotta greco romana e lotta femminile “Ludus Magnus”. L’evento, patrocinato dal Ministero della Gioventù, dall’Ufficio sport del Comune di Roma, dall’Assessorato allo Sport della Provincia di Roma e dall’Assessorato allo Sport della Regione Lazio, con il supporto tecnico della A.S.D. Borgo Prati 1899 Roma, si è svolto al Palazzetto dello Sport davanti a centinaia di spettatori. Al torneo hanno aderito oltre 20 società e associazioni sportive provenienti da tutto il territorio nazionale, per un totale di oltre 200 atleti dagli 5 ai 18 anni. Un segno tangibile che la lotta è viva e ha un proprio seguito in tutta la penisola. La manifestazione ha avuto, come nelle due precedenti edizioni, lo scopo di promuovere la disciplina della lotta tra i più giovani e proporre programmi di avviamento alla lotta per le scuole di Roma e provincia.

MOTODAYS 2011: LE DUE RUOTE ALLA FIERA DI ROMA

i è chiusa con numeri da record la terza edizione di Motodays 2011, Salone Moto e Scooter del Centro-Sud Italia. Quarantottomila i metri quadri di spazio espositivo alla Fiera di Roma, per un evento che ha visto coinvolte oltre 380 aziende e utilizzati ben 25.000 metri quadri di area esterna. I visitatori, che hanno superato di gran lunga le 93.000 presenze dell’edizione 2010 hanno potuto ammirare le novità del mercato di tutte le Case Costruttrici presenti nei cinque padiglioni (uno in più rispetto alla passata edizione), provare gli scooter nelle aree demo, partecipare ai corsi teorici aftermarket e assistere alle gare e alle esibizioni andate in scena nell’area esterna. Grande successo per le quattro nuove aree tematiche. Days On The Road, dedicata al turismo ha visto una notevole partecipazione del pubblico romano, che tra le altre iniziative ha potuto mettersi in contatto in diretta con i viaggiatori sparsi in tutto il mondo, alle prese con i loro raid e ben contenti di raccontare le loro esperienze ai motociclisti della Fiera. Spettacolo vero anche nel nuovo padiglione Kromature, riservato alle moto custom: protagonisti assoluti sono stati i grandi ospiti, i customizer Jeff Decker dagli Hyppodrome Studios, Cole Foster dei Salinas Boys e i rappresentanti di Indian Larry Motorcycles. Molto seguito anche il bike show della rivista LowRide. Numerose anche le presenze nell’area epoca Motodays Vintage, dove oltre alla mostra scambio, gli appassionati del “passato” hanno potuto fotografare le trenta moto italiane che hanno caratterizzato la mostra “Italians do it better” realizzata in collaborazione con il moto club Yesterbike. Molte le moto usate che hanno fatto bella mostra nell’area usato Market One To One e che sono state acquistate direttamente in Fiera dai visitatori di Mo-

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todays. Nell’area esterna, lo stunt Craig Jones ha infiammato gli spettatori, che hanno assistito anche ai sette trofei fuoristrada, scooter e minimoto organizzati in collaorazione con la FX Action. Presenti anche i piloti Superbike:Troy Bayliss, Marco Melandri, Michel Fabrizio, James Toseland e Ayrton Badovini si sono alternati sul palco e negli stand di Motodays per raccontare al pubblico le loro esperienze in pista e per firmare autografi. Riuscito il progetto “Sport in Fiera” promosso dal Dipartimento Politiche dello Sport di Roma Capitale: decine di giovanissimi hanno potuto avvicinarsi alla disciplina del minicross attraverso una pista in sterrato destinata alla prova dei mezzi, seguiti dagli istruttori della Federazione Motociclistica Italiana.

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Simone PIERINI


La Ryder Cup è la più importante sfida golfistica del mondo. Si svolge ogni 2 anni a partire dal 1927: fino al 1971 era riservata a Usa e Gran Bretagna, ma dal 1973 la selezione nordamericana gioca contro i migliori giocatori europei, che tra l’altro quest’anno sono riusciti a vincere.

SANT’AGNESE IN AGONE... uesto mese, sempre in collaborazione con l’associazione culturale “Roma Idea”, andremo a scoprire il significato storico di Q Piazza Navona e della Chiesa di Sant’Agnese in Agone che si affaccia sulla stessa piazza. Lo scopo di queste “passeggiate romane” è di andare a scoprire i luoghi di Roma dove si nascondono le tracce della pratica sportiva e atletica, tanto sentita nella capitale sia nell’antichità classica che nella storia contemporanea. La Chiesa di Sant’Agnese in Agone (completata nel 1672 d.C.) si trova al centro del lato occidentale di Piazza Navona. È dedicata a Sant’Agnese, una giovane donna che sarebbe morta martire durante le persecuzioni di Diocleziano (303-305 d.C.), a 12 anni, uccisa nello Stadio di Domiziano che si trovava nell’odierna Piazza Navona. È interessante notare come questa piazza ricalchi ancora oggi la forma dello stesso Stadio Domiziano i cui resti sono osservabili sotto Piazza Navona all’altezza di Via Zanardelli. Agnese era, secondo la tradizione, una nobile fanciulla che avendo fatto voto di castità non cedette alle richieste del figlio del Prefetto di Roma. Questi per punirla la fece rinchiudere in un postribolo, ma nessun cliente osò toccarla, per questo, accusata di magia, fu condannata al rogo. Le fiamme non la lambirono, allora Agnese fu trafitta da un colpo di spada alla gola e quindi morì. Lo Stadio di Domiziano (85 d.C) è stato il luogo dell’esecuzione della martire cristiana, questo complesso era lungo 276 metri e largo 54 e poteva ospitare 30.000 spettatori. Lo stadio era decorato da statue, una delle quali è quella di Pasquino che ritrova poco distante da Piazza Navona. Il nome della Piazza era originariamente “in Agone” (dal latino agones, “giochi”) poiché lo stadio era usato solo per le gare di atletica, questo è il motivo per cui anche la Chiesa dedicata a Sant’Agnese è denominata “in Agone” per ricordare l’antico uso romano di svolgere lì i giochi atletici. Da confutare, invece, che nella piazza, allagata, si svolgessero giochi d’acqua. Primavera MORETTI Storica

...IN PIAZZA NAVONA


Sara Simeoni è stata la donna più medagliata alle Olimpiadi dell'atletica azzurra. Nel salto in alto, medaglie d'oro a Mosca nel 1980 e argento sia a Montreal nel 1976 che a Los Angeles nel 1984

Il 20 dicembre 2010 si è tenuta la seconda edizione del Premio Atleta dell’anno di Roma Capitale. Ogni numero, in attesa della prossima edizione, proporremo un’intervista ad uno degli atleti premiati. Seconda puntata con...

Franca Fiacconi Atleta romana, 44 Maratone portate a termine, 16 vinte e 2 titoli nazionali. Sono solo alcuni dei numeri della carriera dell’atleta capitolina. Il 2010 ha confermato il meraviglioso rapporto tra la podista e la 42 km di New York, dove Franca ha tagliato il traguardo come prima romana classificata con il tempo di 3h 04’ 23’’, a conferma di quel 2h 25’ 17’’ che aveva conquistato nel 1998.

L’INTERVISTA

Foto Tommaso Pasero

Cosa provi nell’essere premiata in Campidoglio? Descrivi le tue emozioni. «Nella mia carriera ho ricevuto moltissimi premi prestigiosi, come ad esempio la chiave della città di New York da parte dell’allora Sindaco Giuliani, ma ogni volta che sono stata premiata in Campidoglio, dal Sindaco della mia città, è sempre stata una grandissima emozione.Avevo già ricevuto da Francesco Rutelli la Lupa del Campidoglio in Bronzo e dal IX Municipio (il quartiere Alberone dove sono nata e cresciuta) il “Nasone” in bronzo; il profilo superbo di un antico Romano, donatomi quest’anno dal Sindaco Alemanno, va ad affiancarsi a trofei di cui sono orgogliosissima e per questo lo ringrazio di cuore». L’anno 2010 è l’anno che ti ha permesso di arrivare al premio: il racconto, quindi, di una stagione importante e piena di successi. «Ho abbandonato la carriera di vertice nel 2003 (purtroppo a seguito del morso di un cane), poi la nascita di mia figlia, gli impegni lavorativi come insegnante a progetto di Educazione Motoria nelle scuole, non mi consentivano più di allenarmi seriamente. In seguito ho ripreso a “corricchiare” per sentirmi in forma, e avendo poi iniziato ad allenare atleti amatori, ho deciso di partecipare insieme a loro alla maratona di NY, in una veste completamente diversa rispetto a quella passata di atleta di vertice, non più con la tensione agonistica del supercampione, ma con il divertimento e la gioia dell’amatore, senza responsabilità di risultati da ottenere, senza controllare cronometro ed avversari, senza l’assillo dei 14 allenamenti a settimana. Ora mi alleno quando mi va e se mi va, quindi solo quando la cosa mi diverte. Quest’anno (ndr 2010) ho insegnato a scuola fino a giugno e ho cominciato a prepararmi per la maratona di NY a luglio». Qual è il tuo rapporto con la tua disciplina e più in generale con il mondo dello sport? «Con il mondo dello sport la mia visione è critica: fare sport in Italia è difficile (e per le donne lo è in misura maggiore), perché manca la cultura sportiva. Ancora oggi, l’Educazione Fi-

sica nella scuola ha un ruolo troppo secondario, e se lo sport non parte dalla scuola, tempio dell’apprendimento e della crescita sia mentale che fisica, non può avere futuro. Lo sport italiano si regge sul volontariato, veicolato da un associazionismo sportivo poco professionale (dirigenti, tecnici e quant’altro) e poco professionistico, che utilizza un’impiantistica ancora carente e con grossi problemi gestionali. Al riguardo della mia disciplina, nei contenuti ritengo sia meravigliosa poiché la Maratona è una gara estrema in cui nulla è mai scontato, è una sorpresa continua ed un modo per riuscire a misurarsi anche soltanto con se stessi e non necessariamente con gli altri. È interraziale, interclassista, inter-religiosa e come donna mi permetto di dire che non è come altri sport prevalentemente maschili come ad esempio il calcio. Mentre in Italia a livello praticato pur essendo incrementato il numero delle persone che corrono (non dei maratoneti) stiamo assistendo a un decadimento dei risultati internazionali e dei fasti passati e a un repentino depauperamento di quello che costituiva un vero e proprio patrimonio sportivo: infatti non abbiamo da proporre più campioni in questa disciplina». Quanto influisce nella tua vita famigliare il rigore che impone l’essere un campione? Lo sport se è affrontato nel modo giusto, se è insegnato dalle persone competenti è una palestra di vita eccezionale dove si impara la disciplina, il rispetto di se stessi e degli altri, dove l’agonismo si affina e si regola con motivazioni nobilissime che non sono certamente quelle del denaro. Io penso che un Campione vero debba esserlo a 360 gradi e non solo sulla pista di atletica, inoltre mi piace pensare che un campione sia tale non solo per i grandi risultati sportivi ma anche grazie ad altre doti quali le grandi qualità umane, la rettitudine, la serietà, la sobrietà, a dispetto di un dilagante eccessivo narcisismo sapendo stare talvolta lontano dalle luci della ribalta.

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Valentina DI FELICE


La corsa più antica della storia del ciclismo è la Liegi-Bastogne-Liegi, non a caso chiamata dagli appassionati, la 'Doyenne'. La prima edizione, in tempi veramente eroici della bicicletta, si è corsa nel 1890 e fu vinta dal belga Houa Leon

Damiano Tommasi, bandiera giallorossa, da sempre impegnato nel sociale

PREMIO ANDREA FORTUNATO Il calcio del business, del mercato, del merchandising. Il calcio della classifica, dei gol, delle interviste in tv. Quel calcio per un giorno si è fermato, per dare spazio e voce al calcio della solidarietà, quello in cui la figura di Andrea Fortunato rappresenta il simbolo di un ragazzo che ha perso la battaglia con la vita, ma che adesso rivive nei progetti che portano il suo nome. Andrea Fortunato ha coronato il sogno da bambino, divenendo un calciatore professionista. Vestendo la maglia del Genoa prima e della Juventus poi. Raggiungendo infine la Nazionale allenata da Arrigo Sacchi. Il 25 aprile del 1995 una forma di leucemia acuta lo ha portato via, lasciando un profondo dolore nel mondo del calcio. Ma adesso Andrea Fortunato è l’elemento portante di un progetto di prevenzione sportiva promosso dall’Associazione Fioravanti Polito Onlus che prevede l’introduzione del passaporto ematico. La premiazione a lui intitolata, è avvenuta nella sala Protomoteca del Campidoglio alla presenza di autorità sportive e non come il Presidente della Juventus Andrea Agnelli ed il Consigliere Comunale Fabrizio Santori, promotore dell’iniziativa. Il riconoscimento è andato a personalità e sportivi che nella loro carriera si sono distinti per il loro impegno nel sociale, il loro lavoro con i giovani, la passione per la professione ed i rispetto per i compagni. Tra i tanti ex calciatori di Roma e Lazio come Damiano Tommasi, Luigi Di Biagio, Pavel Nedved e Giuseppe Signori. Allenatori come Giampiero Ventura e Walter Mazzarri. Questo premio e quest'iniziativa fanno sì che il calcio non sia solo un mondo fatto di soldi ma anche un contesto nel quale può svilupparsi una grande solidarietà.

Giampiero Ventura, allenatore e commentatore televisivo con Luigi Di Biagio, vice Campione del Mondo con la Nazionale

Guglielmo Stendardo, difensore della Lazio Con Nedved, c’è Andrea Agnelli, Presidente della Juventus

Con Pavel Nedved ex giocatore di Lazio e Juventus e Giuseppe Signori bandiera biancoceleste, ci sono i consiglieri Fabrizio Santori e Alessandro Cochi

Walter Mazzarri, allenatore del Napoli


Il capolavoro di Leone Jacovacci, il famoso pugile nero di Roma, risale al 24 giugno 1928, quando infiammò la Capitale battendo ai punti l'acerrimo rivale, Mario Bosisio, per il titolo europeo dei pesi medi

a campionessa mondiale dei 1500 stile libero Alessia Filippi ha partecipato all’edizione 2011 di “Ballando con le Stelle”, la trasmissione di Rai 1 che da anni fa ballare i vip con ballerini e ballerine professionisti. In coppia con Raimondo Todaro, Alessia non ha avuto molta fortuna, uscendo dopo due sole puntate. «È stata sicuramente una scelta istintiva - dice Alessia - quindi non era facile fare bene fino in fondo. Ho avuto pochissimo tempo per prepararmi perché mi hanno contattata di giovedì ed entro due giorni avrei dovuto dare la risposta. Ero inizialmente un po’ contraria perché, da atleta, non sapendo quanto potesse essere impegnativo pensavo che una avventura del genere mi avrebbe fatta allontanare dal nuoto. Mi hanno invece garantito la possibilità di continuare ad allenarmi quindi ho accettato e mi sono anche divertita molto».L’altro “romano” è Christian Panucci. L'ex della Roma e la sua compagna nel reality, Agnese Junkure, sembrano essere molto affiatati e, punzecchiati in trasmissione, non nascondono il feeling: la bionda ballerina si dice molto affascinata dal ligure e Panucci parla di brividi ad ogni passo di danza. La ballerina ammette di trovare l'ex calciatore molto affascinante, mentre Christian parla addirittura di «brividi» durante le varie esibizioni.

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BALLANDO CON LE STELLE DI ROMA


Il Vado ha un posto glorioso nella storia del calcio italiano. La squadra ligure è stata infatti la prima a vincere la Coppa Italia, nel 1922, battendo in finale per 1-0 l'Udinese

Il Vocabolario dello Sport

DRIBBLING Dal verbo “dribblare”. Il termine deriva dal verbo inglese “to dribble” che indica la direzione rapida, imprevista ed incontrollata della bava di una persona o di un animale. È un termine tecnico del gergo calcistico. Un calciatore effettua un dribbling nel momento in cui supera un giocatore avversario con la palla al piede, ossia senza che gli venga sottratta, e senza commettere fallo. SERRATE Dal verbo “serrare”. Il termine significa chiudere, impedire il passaggio a qualcuno o qualcosa, sbarrare, ostruire. Nel canottaggio Il serrate finale, della durata di circa 45”-1’, a seconda della situazione di gara, è quando la frequenza delle palate viene nuovamente alzata nel tentativo di aumentare la velocità dell’imbarcazione e di avvantaggiarsi sugli avversari. TOUCHE Verbo, participio passato del verbo “toucher”. Letteralmente “toccato”: è un'espressione francese usata da principio nella scherma: è pronunciata dallo schermidore colpito per riconoscere all'avversario l'esattezza della stoccata da quest'ultimo eseguita. In seguito è stato utilizzato nel gergo del rugby: quando la palla va in zona di touche, ovvero esce lateralmente dall'area di gioco, l'arbitro chiama una rimessa laterale dal punto in cui la palla ha superato la linea che delimita il campo. ORZARE Verbo, è un termine usato in ambito velico. Vuol dire avvicinare volontariamente la prua della barca alla direzione da cui spira il vento. Il contrario di orzare è poggiare.

UN PALAZZETTO A CORVIALE Un palazzetto polifuzionale a Corviale, in un quadrante in cui di un punto ad alta ricettività sportiva si sentiva un chiaro bisogno. La prima pietra è stata posta dall’Assessore ai Lavori Pubblici di Roma Capitale Fabrizio Ghera e dal Delegato alle Politiche Sportive Alessandro Cochi. «Corviale avrà il suo impianto sportivo dove si potranno svolgere attività sportive e manifestazioni che vanno dalla danza alla ginnastica artistica», ha spiegato l’On. Ghera che ha anche aggiunto: «oltre al PalaCorviale sono previsti altri due impianti, quello di Cesano e l'altro a Pietralata i cui lavori inizieranno a breve. L'amministrazione capitolina si sta impegnando concretamente per riqualificare e rilanciare le periferie». Nei prossimi numeri, un ampio servizio sul PalaCorviale e sugli altri interventi previsti nella periferia romana

ROMA IN DIFESA DEGLI ANIMALI Roma ha manifestato il suo dissenso in merito all'uccisione in Canada di 100 cani, di razza husky, utilizzati come animali da slitta per i turisti durante gli ultimi Giochi Olimpici Invernali: l'Assessorato all'Ambiente di Roma Capitale Marco Visconti, unitamente al Delegato alle Politiche Sportive Alessandro Cochi e il Presidente della Fondazione Bioparco di Roma Paolo Giuntarelli, hanno aderito alla manifestazione promossa dal consigliere capitolino, Monica Cirinnà che ha dichiarato: «Questi husky erano “cani lavoratori” tiravano le slitte per il sollazzo dei turisti durante le Olimpiadi invernali in Canada, ma negli ultimi tempi erano rimasti disoccupati per il calo della richiesta turistica. Sono stati uccisi così come si butta un'attrezzatura ormai dismessa». Anche l’Assessore Visconti sull’accaduto: «Le istituzioni devono sempre avere la priorità per tutelare il benessere degli animali sensibilizzando il rispetto e contro ogni sfruttamento».


di Christian ZICCHE foto Bruno - Getty

IL LUNGO BOCCAGLIO

È lo strumento che permette all'atleta di non variare l'assetto in acqua durante la respirazione. Si tratta di un tubo di plastica dura, con dimensioni che non debbono superare i 2,3 cm di diametro interno e i 48 cm di lunghezza. Non è obbligatorio il suo uso in gara, a meno dei 50 m in superficie.

IL COSTUME

Gli atleti utilizzano principalmente il costume integrale o “full body”, anche se alcuni preferiscono il tradizionale slip. I costumi, di qualunque tipo, non devono presentare soluzioni tecnologiche di ultima generazione, come pannelli o inserti in poliuretano o neoprene o materiali assimilabili.

LA MONOPINNA

La monopinna è un'attrezzatura natatoria in vetroresina o fibra di carbonio nella quale viene montata una scarpetta di gomma. Attrezzo usato nel nuoto pinnato e, più recentemente, dagli apneisti.

Il nuoto pinnato si può praticare in piscina, fiume, lago, laguna, mare. Le gare in piscina vanno dai classici 50 metri ai 1500, mentre quelle in lago, fiume ecc. Sono chiamate competizioni di fondo poiché hanno solo una distanza minima di 2.000 metri, da alcuni anni non più disputata e non hanno un limite massimo. Le classiche distanze percorse sono nel mezzofondo la staffetta 3x2000 e il 3000 individuale e nel fondo la staffetta 4x3000, il 6000 individuale e la 20000 individuale. A volte in alcune competizioni è ancora disputato l'8000 individuale.

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NEL MONDO Un giorno con RAI 2 DEI MEDIA a caccia di avventure. Il servizio è sul nuoto pinnato: una disciplina affascinante tutta da scoprire... ome degli acquamen, forse ancor più simili a delle sirene che spuntano improvvisamente dalle acque. Dolcemente sincroni a un movimento simile al nuoto del delfino, armonioso quanto basta per far far avvicinare l’uomo al pesce, anzi a farlo divenire sempre più uomo pesce. Mancano le squame, ma la velocità sotto o sopra l’acqua fa concorrenza ai più veloci esseri del mondo sottomarino, siano essi delfini o squali: la “Formula 1” del nuoto verrebbe da dire, viste le velocità in acqua che gli atleti di questa disciplina sono in grado di sviluppare. Il nuoto pinnato è una specialità sportiva agonistica non olimpica, ma si disputano i campionati europei, mondiali e word games, e ovviamente la nostra è una delle nazionali più forti. Il “pinnato” è nato e si è sviluppato in ambienti militari a cavallo delle due guerre. La monopinna è l’attrezzo principale che si utilizza per avanzare in acqua a gran velocità e la sua evoluzione oggi comporta sofisticate tecniche costruttive e l’utilizzo di materiali altamente tecnologici dal carbonio al kevlar. Insomma , tecnologia da Formula 1 delle acque, che poi sfrutta il movimento più antico e naturale che si conosca, il dolce fluttuare in acqua. Un movimento quasi primordiale appunto, che ricorda quello del defino: le braccia sono distese in

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avanti nella ricerca della massima idrodinamicità e un boccaglio posto frontalmente permette la respirazione. Ma è l’oscillazione delle gambe a imprimere velocità al corpo: su e giù, in un movimento ascendente e discendente. Come un fuoribordo di qualche cavallo di potenza, perché solo con le imbarcazioni a motore è possibile raggiungere le velocità di un pinnatista. Il pinnato, grazie proprio a queste caratteristiche, viene praticato anche per divertimento. Negli Stati Uniti, ad esempio, e in particolare sulla costa orientale, la monopinna viene utilizzata per giochi acquatici di velocità e di elevazione. Un buon pinnatista può staccarsi dalla superfice dell’acqua per oltre due metri in verticale! Ma è soprattutto la parte agonistica che affascina per le sue gare ad alto contenuto spettacolare, considerando che già nel 1972 con la monopinna si nuotavano i 100 metri sotto i 40 secondi. Le competizioni si svolgono principalmente in piscina ma anche in acque aperte. L’Italia ha una scuola di eccellenza nel fondo e nel mezzofondo. Quindi anche in mare e al lago in uno spazio acquatico senza limiti. Sono gare di durata e di resistenza disputate nel circuito delle 54 Nazioni che si riconoscono nel CMAS, la Confederazio-

ne Mondiale delle Attività Subacquee, che in Italia è rappresentata dalla FIPSAS. Con il termine nuoto pinnato si intende la progressione in acqua in superficie, ma anche al di sotto di essa. Parecchi atleti si cimentano spesso anche in profondità, con tutte le accortezze del caso perché si scende, come si avanza, molto rapidamente. Esiste anche un’altra specialità, l’orientamento subacqueo, che è la capacità di seguire percorsi sub prestabiliti con il solo ausilio della bussola e di un contametri. E anche il velosub, le gare di velocità subacquea con bombole di aria compressa, perché altre miscele sono vietate. E a Roma? Nella nostra città esiste da tempo l’eccellenza di squadre e atleti, basti pensare al Belle Arti o alle Fiamme Oro Roma. Con atleti come Stefano Figini, già campione del mondo della specialità o Roberta Mastroianni, campionessa juniores. E tecnici di eccellenza come Marco Carosi e Roberto Bonanni, che del gruppo della Polizia è il coordinatore e il direttore tecnico. Insomma, gli uomini e le donne pesce della Capitale sono tra i più forti nel panorama nazionale e internazionale.

UNA SIRENETTA IN TV NEL MONDO DEI MEDIA | 123


Sul set del programma “A come Aventura” che dedica una puntata al nuoto pinnato

UNA SIRENETTA IN TV uando la televisione incontra il grande sport d’avventura, tutto diventa più semplice da spiegare. Così al Lago di Bracciano, tra Roma e Viterbo, sulla sponda dove affaccia lo splendido paese di Trevignano, SPQR SPORT ha catturato in esclusiva i momenti del backstage della fortunata trasmissione televisiva della domenica mattina “A come Avventura” che si è occupata questa volta di nuoto pinnato e dei fantastici atleti romani. “A come Avventura“ fa parte della “famiglia“ di Vojager, il programma di Roberto Giacobbo ai confini della conoscenza. Lo sport è spesso avventura e contatto con la natura: un bi-

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Il nuoto pinnato a Roma In piscina non solo il nuoto protagonista degli appuntamenti regionali in piscina. Oltre alle distanze classiche dei 4 stili ecco il nuoto pinnato, vero valore aggiunto alle attività acquatiche, ad appassionare tanti e tanti giovani residenti della Capitale. Le pinne, la monopinna attrezzature in grado di far raggiungere velocità raggiungibili solamente con le imbarcazioni a motore stanno accattivando i favori di tanti e tanti giovani e non. A promuovere l’attività la sezione provinciale di Roma della Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee, che sta investendo tantissime risorse sulla disciplina più veloce fra tutte le attività acquatiche. Tra le società più attive nelle provincia di Roma, oltre alle Fiamme Oro, la New Line – Amendola, con le sue piscine di Pomezia e Ostia, la Sis Roma Nuoto, con i suoi impianti di Campagnano e Fiumicino, l’ADS Belle Arti di Roma, il Centro Nuoto Appio Latino, che da sole forniscono una grande percentuale di atleti alla nazionale italiana juniores e assoluta che ogni anno riportano in Italia tante e tante prestigiose medaglie. Tra i Presidenti di società più agguerriti c’è Flavio Giustolisi: «In piscina arrivano sempre più richieste di attività che sommergono le segreterie dei nostri impianti. Una disciplina che ogni anno aumenta sempre più nei favori della gente e che ci fa puntare molto su questa specialità per il futuro. Consigliabile a tutti atleti e meno atleti...»

Info sul sito www.fipsas.it

Stefano MANZI Vicepresidente FIPSAS Roma

SPORT DELL’ACQUA | 124


sport nomio imprescindibile per la domenica di Rai 2 dedicata ai più giovani ma anche agli adulti che scoprono puntata dopo puntata discipline sportive che oltre al lato agonistico rivelano inaspettati contributi ambientalisti. Con una monopinna in kevlar o carbonio è così possibile partire alla scoperta a tutta velocità di un lago e dei suoi segreti più profondi. Dalla fauna maestosa ai pesci tipici come il coregone, per arrivare alle profondità di questo ex cono vulcanico in cui anche il grande esploratore Jacques Cousteau si immerse parecchi anni fa. Con un panorama da brivido e l’acqua fresca del primo bacino idrico che fornisce la Capitale, il binomio nuoto pinnato e avventura è servito.Condotto dalla brava Cristina Rinaldi è andato in onda nella domenica avventurosa di Rai 2.

Un inviato del programma prepara la trasmissione

Roberto Giacobbo ideatore di “A come Avventura” che ha parlato di Nuoto Pinnato

Un momento della preparazione del servizio sul Nuoto Pinnato Nella foto la conduttrice di “A come Avventura”, Cristina Rinaldi,

NEL MONDO DEI MEDIA | 125


SCUOLA E SPORT | 126


spq ort

di Vincenzo RICCIARDI foto DPT SPORT

ono stati ultimati i lavori di ristrutturazione di 7 palestre scolastiche, individuate nel territorio urbano fra le molteplici strutture utilizzate dalle associazioni sportive negli orari in cui le scuole sono libere da impegni educativi e didattici. In quest’ottica gli sforzi e gli investimenti sopportati dall’Amministrazione hanno il duplice scopo di migliorare tanto la qualità dell’offerta di pratica sportiva a livello locale quanto la promozione sportiva giovanile nelle scuole. Questi 7 interventi si aggiungono ai 19 già realizzati in esecuzione a precedenti progetti nell’ambito del potenziamento di questo servizio in cui il Dipartimento Sport si è reso promotore di iniziative atte a migliorare le strutture in uso alle numerose Associazioni Sportive. La

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con accensione modulare per illuminare le palestre sia nell’utilizzo serale che nell’illuminazione complementare utile nelle giornate invernali di maltempo anche nelle ore diurne, assicurando quindi un consumo energetico adeguato alle diverse necessità di utilizzo. Nel corso dei lavori, di concerto con i dirigenti scolastici e i responsabili delle Associazioni sportive di gestione, si è posta l’attenzione sia alla rimozione di ostacoli potenzialmente pericolosi, che al miglioramento generale dell’accessibilità agli impianti, non solo per i disabili ma per tutti. Le palestre scolastiche oggetto di interventi sono state sette nell’ultimo periodo.

Il Dipartimento Sport interviene sulle strutture scolastiche con adeguamenti e potenziamenti delle attrezzature utilizzate anche dalle associazioni sportive scelta progettuale ha tenuto conto dello stato di manutenzione delle strutture e dell’attività delle associazioni sportive interessate all’utilizzo. Gli adeguamenti sono stati progettati e diretti da un gruppo di tecnici dipendenti del Dipartimento, quindi praticamente a costo zero per l’Amministrazione che ha potuto così destinare interamente all’esecuzione dei lavori le risorse economiche a disposizione. Le opere progettate forniscono alle strutture migliore accessibilità,migliore qualità dei servizi, e non ultimi nuovi impianti di illuminazione SCUOLA E SPORT | 127


SCUOLA & SPORT SCUOLA ANNA FRANK

Scuola Media e Elementare “A. Frank”, Municipio IV, via Don Giustino Maria Russolillo. Sono stati realizzati due nuovi spogliatoi e docce con scaldacqua ad energia solare, accessi diretti dal parcheggio e dall’area a verde sia con rampe che con una nuova scalinata di collegamento delle quote esterne, nuova pavimentazione sportiva, porte tagliafuoco a separazione delle diverse aree di utilizzo, maniglioni antipanico alle uscite ordinarie e di sicurezza, tinteggiature interne e nuovo impianto di illuminazione sia della palestra che dei servizi annessi. Scuola Elementare “C. Pisacane”, Municipio VI, via Acqua Bullicante. Realizzazione di un nuovo spogliatoio provvisto di docce, rampa di accesso diretto dal piano strada laterale al plesso scolastico, porte tagliafuoco a separazione delle diverse aree di utilizzo, maniglioni antipanico alle uscite ordinarie e di sicurezza, tinteggiature interne e nuovo impianto di illuminazione sia della palestra che dei servizi annessi, diffusi lavori di risanamento

dall’umidità rilasciata dal terrapieno esistente a ridosso della palestra, interventi di disciplina del deflusso delle acque meteoriche sulle coperture a diversi livelli e impermeabilizzazione.

verse aree di utilizzo, maniglioni antipanico alle uscite ordinarie e di sicurezza, nuovo impianto di illuminazione sia della palestra che dei servizi annessi. uScuola Elementaare “S. Beatrice”, Mu nicipio XV, via S. Beatrice. Realizzazione di due nuovi accessi diretti dal parcheggio sia agli spogliatoi che alla palestra, porte tagliafuoco a separazione delle diverse aree di utilizzo, maniglioni antipanico alle uscite ordinarie e di sicurezza, nuovo impianto di illuminazione sia della palestra che dei servizi annessi, tinteggiature interne, sostituzione di tutte le superfici vetrate delle finestre a nastro con vetri di sicurezza e sostituzione di tutti gli apparecchi di comando di apertura delle finestre posti ad altezza tale da scongiurare pericoli da urto.

SCUOLA CARLO PISACANE

Scuola Elementare “Pezzani”, Municipio VII, piazza dei Mirti. Realizzazione di due nuovi spogliatoi e docce con scaldacqua ad energia solare, accesso diretto dal parcheggio, porte tagliafuoco a separazione delle di-

SCUOLA PEZZANI

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Scuola Media “F.. De André””, Municcipio o XVI, via Fabiola. Ristrutturazione di due spogliatoi con bagni e docce provviste di scaldacqua ad energia solare, ripristino delle impermeabilizzazione delle coperture e delle cupolette lucernario dei bagni, realizzazione di un nuovo accesso diretto dal parcheggio sia agli spogliatoi che alla palestra, adeguamento della scalinata-ingresso tribuna esterna, porte tagliafuoco a separazione delle diverse aree di utilizzo, maniglioni antipanico alle uscite ordinarie e di sicurezza, nuovo impianto di illuminazione sia della palestra che dei servizi annessi, tinteggiature interne, nuova pavimentazione sportiva, sostituzione degli infissi di accesso.


spq ort cernari, sostituzione o totale revisione di infissi e vetri e meccanismi di manovra delle finestre in quota; inoltre è stato necessario apportare modifiche alla realizzazione delle rampe di accesso, e sostituire alcune pavimentazioni sportive; e nonostante tale necessità i lavori e la dislocazione delle aree di cantiere i lavori sono stati eseguiti in poco più di un anno riducendo al minimo i disagi degli utenti, che solo sporadicamente hanno avuto l’impossibilità di usufruire degli impianti.

SCUOLA FABRIZIO DE ANDRÉ

Scuola Elementare“Buonarroti”, Municipio XVIII, via Cornelia. Ristrutturazione di due spogliatoi con bagni e docce provviste di scaldacqua ad energia solare, ripristino delle impermeabilizzazione delle coperture, ottimizzazione dell’accesso diretto dal parcheggio sia agli spogliatoi che alla palestra, porte tagliafuoco a separazione delle diverse aree di utilizzo, maniglioni antipanico alle uscite ordinarie e di sicurezza, nuovo impianto di illuminazione sia della palestra che dei servizi annessi, sostituzione di tutti i serramenti esterni in alluminio anodizzato. Scuola Media “Don Morosini”, Municipio XIX, via Val Favara. Ristrutturazione di due spogliatoi con bagni e docce provviste di scaldacqua ad energia solare, ottimizzazione degli accessi diretti dal parcheggio sia agli spogliatoi che alla palestra, porte tagliafuoco a separazione delle diverse aree di utilizzo, maniglioni antipanico alle uscite ordinarie e di sicurezza, nuovo impianto di illuminazione sia della palestra che dei servizi

annessi. I lavori sono stati eseguiti dall’Impresa Chiarelli s.r.l., la direzione dei lavori è stata dell’Arch. Vincenzo Ricciardi. Nel corso dei lavori è stato necessario redigere due perizie di variante al fine di non pregiudicare

e dellle prrinciipalii laRiepilogo generale vorazioni eseguite nelle scuole. Ristrutturazione degli ambienti spogliatoi e servizi delle palestre interessate, con nuove pavimentazioni, rivestimenti, impianti idrico ed elettrico,

SCUOLA DON MOROSINI

la qualità dei lavori previsti in appalto, principalmente per contrastare diffuse infiltrazioni di acqua piovana apparentemente non presenti in fase di rilievo, mediante rifacimento di impermeabilizzazione di coperture e lu-

SCUOLA BUONARROTI

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porte interne e tinteggiature; realizzazione di nuovi quadri elettrici e rete di distribuzione elettrica con sostituzione dei corpi illuminanti nelle palestre e negli spazi connettivi con gli spogliatoi; tinteggiatura completa delle palestre, sostituzione di alcune pavimentazioni sportive e di alcuni infissi, lucernari; p.o. di n. 5 pannelli solari per il preriscaldamento dell’acqua calda sanitaria a servizio delle docce; realizzazione in tutte le palestre interessate agli interventi di nuove rampe di accesso per disabili e/o mezzi di soccorso; sistemazione delle gradinate ove presenti; e installazione di porte taglia-fuoco e maniglioni antipanico sulle vie d’uscita, oltre agli interventi, oggetto di perizia suppletiva, relativi ai ripristini di alcune zone di copertura delle palestre stesse.


di Maurizio POMPILI foto Getty Images

Allo Stadio di Caracalla una corsa per la prevenzione del suicidio dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità indicano che Italia su circa 4.000 persone morte per suicidio in Italia: 3.000 sono uomini. Analizzando le tre macroaree del nostro paese, Nord, Centro e Sud-Isole si evidenzia chiaramente un gradiente Nord-Sud, tanto per gli uomini quanto per le donne, con livelli di mortalità per suicidio più alti al Nord. Livelli particolarmente elevati di mortalità per suicidio si osservano nelle province del Nord Est, e quelle dell’arco alpino. Nel centro Italia tutte le province del Lazio e l’Aquila hanno tassi di suicidio significativamente più bassi della media nazionale. La Sardegna rappresenta una nota dissonante nel contesto dell’area sud-insulare e in particolare i suicidi fra gli uomini raggiungono livelli di oltre il 75% più elevati della media nazionale. Le ragioni del gradiente Nord-Sud potrebbero trovare una spiegazione nelle differenze sociali e culturali del nostro Paese. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima un peggioramento del fenomeno suicidario dall’attuale milione di morti per suicidio potrebbe raggiungere un milione e mezzo nel 2020. È la tragedia umana che ogni anno si consuma superando le morti per attentati terroristici, conflitti bellici e calamità naturali messe insieme. Il suicidio e’ il risultato di una complessa interazione di fattori psicologici, biologici e sociali. Il suicidio non emerge mai dal piacere (sebbene vi siano delle eccezioni del tutto particolari), piuttosto e’ sempre legato a dispiaceri, vergogna, umiliazione, paura, terrore, sconfitte e ansia; sono questi gli elementi del dolore mentale che conducono ad uno “stato perturbato”. Si tratta di uno stato della mente in cui il soggetto perde gli abituali punti di riferimento. Si sente angosciato, frustrato, senza aspettative nel il futuro e inaiutabile. Questa miscela di emozioni diviene “esplosiva” quando l’individuo si rende conto che per risolvere tale sofferenza estrema, il suicidio è la soluzione. Sebbene i contributi nella ricerca sul suicidio siano sempre più numerosi, solo una minoranza apporta indicazioni pratiche e facilmente assimilabili. La suicidiologia è la scienza dedicata alla prevenzione e allo studio scientifico del suicidio. Il termine è attualmente impiegato per riferirsi allo studio del fenomeno suicidario ma andrebbe riservato agli interventi volti a salvare la vita degli individui a rischio. Spesso il comportamento suicidario si associa ad una crisi, soprattutto in situazioni di stress straordinario di limitata du-

I

Suicidi in Italia

i suicidi sono circa Numero di casi: in Italia i e 1000 donne 4000 di cui 3000 uom1.in00 0.000 in a fronte di un numero di il numero più alto di tutto il Mondo. In Europa Sovietica. casi si registra in Unione

pporto 3:1 % maschi/femmine: ra nel vuoto, casistica uomini: salto fuoco impiccagione, arma da

amento, casistica donne: avvelen annegamento, tagli ntale motivazioni: dolore me azionali o insopportabili perdite rel familiari, delusioni finanziarie, problemi

SPORT E SOLIDARIETA’ | 130


spq ort

rata. In questo contesto, gli individui considerano il suicidio con grande ambivalenza psicologica. Infatti, il desiderio di morire e quello di essere salvati sussistono allo stesso livello. Persino nella crisi gli individui conservano il bisogno di esprimersi e di comunicare con gli altri, smentendo la nozione che il suicidio avviene improvvisamente, inevitabilmente e senza alcun avviso come dimostrato dalla letteratura. Se si osservano retrospettivamente i dati dei soggetti suicidi si osserva che la sofferenza mentale prolungata, l’ambivalenza nei confronti del suicidio, fantasie di vendetta, di essere salvati e di rinascita sono state presenti per un lungo periodo di tempo. Il tentativo di porre fine alla sofferenza è caratterizzato da manovre maladattative fallimentari che poi riconducono il soggetto all’idea del suicidio. Il soggetto emette dei segnali inerenti la sua preoccupazione coinvolgendo le persone che lo circondano attraverso parole e azioni, concentrando nelle sue comunicazioni il “Cry for Help” ossia la richiesta di aiuto.

di Caracalla. ottobre 2011 alle Terme 2 : dio ici su il ire en ev pr re a La Race for Life per aiuta

E F I L R O F RACE i svolge allo Stadio delle Terme di Caracalla, la“Race for Life”, gestita dal CONI e da CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale) e che vede, quale organizzatore ufficiale, il Centro per la Prevenzione del Suicidio presso l’U.O.C. di Psichiatria dell’Ospedale Sant’Andrea. Nata da un’iniziativa del direttore del Centro, Prof. M. Pompili, la Race for Life è un evento sportivo inserito all’interno della “Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio”, che si svolge ogni anno ed è organizzata in partnership con l’International Association for Suicide Prevention e l’ Organizzazione Mondiale della Sanità. La manifestazione sportiva, è di due distanze (3-6 km.), non competitiva, su strada, con un percorso che si snoda nell’impareggiabile scenario delle Terme di Caracalla, in pieno centro di Roma. La necessità di creare ex novo una gara podistica da inserire nel panorama delle offerte che riempiono i calenda-

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ri degli amanti dello sport, si colloca in un’ottica di sensibilizzazione pubblica e mediatica sulla tematica del suicidio e della sua prevenzione, coinvolgendo ampi strati di popolazione e non solo targets specifici. Lo scopo è quindi umanitario, sanitario e sociale, se partiamo dalla considerazione che il suicidio miete ogni anno circa un milione di vite umane, praticamente una morte ogni 40 secondi e un tentativo di suicidio ogni 3 secondi. Ed il trend non è confortante dato che l’OMS ha recentemente indicato che se non verranno istituiti seri programmi di prevenzione per il suicidio, nel 2020 il numero delle vittime potrebbe salire ad un milione e mezzo ogni anno. L’Italia presenta circa 4000 suicidi all’anno e, purtroppo, una scarsità di strumenti per prevenire l’atto letale, sebbene la prevenzione del suicidio sia possibile e riguardi tutti. Ciò pare sia stato ben recepito dalla comunità, vista l’ampia partnership di enti ed aziende che hanno fornito il lo-

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ro appoggio. Patrocinata da roma Capitale, Provincia di Roma, Agenzia Sanità Pubblica, Istituto Superiore della Sanità, Ministero della Salute, Ministero della Gioventù, e con la collaborazione di sponsors di alto profilo come Areasportingclub, ACEA, Centrale del Latte di Roma, Atac, la Race for Life ha riscosso un immediato successo sia di pubblico che mediatico. La prossima edizione si svolgerà il 2 ottobre sempre nella formidabile cornice delle Terme di Caracalla e prevede sia una gara competitiva che una non competitiva, con la possibilità di gareggiare per i 3 ed i 6 km. L’arrivo avverrà allo Stadio Nando Martellini. Inoltre, all’interno dello Stadio delle Terme, saranno organizzate performances di altre discipline quali danza, karate, spinning, come forme di intrattenimento per il pubblico. Il ritrovo per i partecipanti sarà alle 9.30, con inizio della gara alle 10.30 e termine con premiazione e lotteria alle 12.30.



di Luigi PANELLA foto Massimo Barone

n inizio stentato, un match difficile contro un avversario che sembra avere la meglio, poi la riscossa e la sorprendente vittoria per knock out. Un clamoroso ko, capace di abbattere i pregiudizi che vogliono la boxe sport per soli uomini. Un esempio? Durante un’importante riunione di qualche anno fa, collegamento televisivo anticipato molto prima del main event: c’è un match di sotto clou, combattono due donne, un’autorevolissima voce del pugilato italiano rimane in silenzio rifiutandosi di commentare un “simile scempio”. Forse suggestionati, siamo tentati di adeguarci, ma alla fine decidiamo di non cedere. D’accordo, uomini e donne non sono uguali (facciamo la scoperta dell’acqua calda). Ma se le signore giocano a calcio, fanno judo, lottano sotto canestro nel basket, si scatenano sotto rete nel volley, perché il ring dovrebbe essere loro vietato? Abbiamo dunque resistito alla tentazione di fare gli snob della “noble art”, nessuna chiusura a doppia mandata del metaforico circolo esclusivo: alla fine fatti e personaggi ci hanno aiutato. Prima Layla Alì, la figlia del “più grande”, con la sua eleganza, e poi le tedesche, vere e proprie dive capaci di rubare la scena agli uomini per dirette seguitissime in orari di mezza serata, non sull’ultimo dei canali regionali, ma sui canali di Stato principali Zdf e Ard. Sono probabilmente le teutoniche Regina Halmich (che si è ritirata dal qualche tempo) e Ina Menzer, brave sul ring, belle fuori, ad aver fatto decollare la figura della sovrana del ring: match di livello mondiale, ma anche talk show e prime pagine sulle riviste sportive: ro-

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WOMEN BOXE. THE HISTORY La vera nascita della boxe femminile si deve a Jackie Tonawanda, la prima donna pugile professionista. Si battè sul ring, ma anche contro tanti pregiudizi. Storico il match nel quale mandò giù al secondo round Larry Rodania al Madison Square Garden nel 1975, che gli fruttò una borsa di 500 dollari. Roma invece è presente in quello che è riconosciuto come il primo atto della boxe femminile in Italia. Il 22 aprile 1996 la milanese Stefania Bianchini e la romana Stefania Proietti si sono affrontate a Milano nel primo match valido per un titolo italiano. Match di fatto non ufficiale, in quanto la Federazione Pugilistica Italiana non voleva aprire alle donne.

ALICE. FASCINO SUL RING

Pugilato femminile: forti, determinate, spesso anche belle. Sono le fighters, le donne che hanno scelto di praticare la “noble art”: ci svela i segreti di questo mondo Alice Caligiuri, dal ring al “Grande Fratello”

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ba da far invidia ai calciatori. Questo a livello professionistico, ma anche a livello dilettantistico il risultato raggiunto è straordinariamente significativo: la boxe femminile sarà sport ufficiale ai Giochi di Londra 2012, e scusate se è poco... In Italia non siamo messi male. Tra le “pro” abbiamo l’iridata Simona Galassi, recentemente sconfitta con onore in Messico da Mariana Juarez, ma se pensiamo al rapporto sport-spettacolo in stile Germania (con le dovute proporzioni, soprattutto economiche) il nome più gettonato è quello di Alice Caligiuri. Romana, 31 anni, Alice è un fiume in piena, va sempre a duecento km/h anche quando la becchi in un momento di pausa dalla gestione del suo bar, “L’angolo del caffè” a Morena. Una iperattività che ti dà la sensazione di essere un suo avversario sul ring: provi a inquadrare il bersaglio ma vieni puntualmente anticipato da una rapida serie a due mani. Poi finalmente Alice si ferma, puoi notare la carnagione e gli occhi scuri, lo sguardo profondo, la prospettiva diventa diversa: non è più una guerriera del ring, ma sembra

una musa ispiratrice di qualche pittore. Chissà, magari Pietro Annigoni, uno dei più celebri esponenti del Novecento, con la sua inequivocabile tendenza a ritrarre donne mediterranee, l’avrebbe presa come musa per il suo splendido quadro “La bella italiana”. E Alice, oltre che nel suo bar, si esprime alla grande anche sul ring. «È una passione quella per la boxe che segue tantissimi altri sport praticati – ci spiega -. Ho iniziato con il nuoto, poi sono passata alla ginnastica ritmica, al calcetto, alla pesistica, al body building. Poi, alla palestra Gladiators, ho iniziato a guardare quelli che facevano kick boxing e mi sono appassionata». Quindi il primo sport sul quadrato non è stata la boxe? «No, guardavo e riguardavo i maschi che facevano kick, ed alla fine il maestro mi ha convinta a provare. Devo dire che l’inizio è stato traumatico, perché dagli allenamenti al primo incontro i passi non sono stati graduali». Ci faccia capire... «È che in palestra facevano kick praticamente solo i maschi. Io li affrontavo in allenamento, ma loro, probabilmente per una forma di rispetto, esitavano a picchiare duro, cosa che per me ha rappresentato uno svantaggio perché non capivo cosa si provasse a prendere un pugno in pieno viso o un calcio laterale. Quindi il primo match è stato un trauma. Avevo 19 anni, ma solo in quella circostanza ho capito cosa significa combattere, anche se ammetto che dal punto di vista dello stile si è trattato di una rissa da strada». Poi è arrivata la boxe. «Sì, e qui la situazione è radicalmente cambiata. Prima di tutto c’è la differenza con la kick. La boxe è più nobile arte, nella kick c’è maggiore malizia nel portare colpi. Inoltre nella boxe ho trovato un sacco di donne, quindi c’è stata subito la possibilità di fare gruppo e soprattutto di togliermi belle soddisfazioni. Ho partecipato a vari tornei regionali e li ho

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vinti, guadagnando l’accesso ai campionati italiani dove mi sono laureata campionessa. Da qui è arrivata la convocazione in Nazionale, insomma, eventi a catena, tutti molto belli». Immaginiamo anche grosse soddisfazioni economiche... «Ma quali soddisfazioni? Io lavoro tutto il giorno per guadagnare. Sono rimasta dilettante, ma anche se fossi passata professionista, in una nazione dominata dal calcio e dove gli sponsor non si avvicinano al pugilato, c’è poco da stare allegri. In sintesi, io con la boxe non c’ho guadagnato una lira». Domanda ad uso dei non addetti ai lavori. Ma non ha paura dei colpi al seno? «E gli uomini allora, non hanno paura dei colpi sotto la cintura? La verità è che quando si sale sul ring non si pensa a queste cose, e poi noi donne abbiamo una doppia protezione: per il seno anzitutto, ma c’è anche quella inguinale, quindi...». Altra per chi non la conosce. Ma la femminilità è inficiata dal fare boxe? «Nessunissima relazione. Sul ring si combatte, fuori si è donna come tutte le altre, con i propri vezzi estetici e le proprie aspirazioni». Sali truccata sul ring? «L’idea non mi ha mai sfiorata». Lo chiediamo sempre ai suoi colleghi uomini. Ha mai picchiato una compagna di classe? «No, non ho mai litigato fino a venire alle mani con una ragazza. Semmai il contrario, mi è capitato di fare a botte coi ragazzi. Mio fratello ha quasi la mia stessa età, quindi frequentando la sua comitiva qualche scazzottata con i ragazzi l’ho affrontata e... peggio per loro». Passiamo al mondo dello spettacolo, che ad un certo punto si è interessato a Lei. «Ah, la storia del Grande Fratello. Avevano bisogno di un personaggio. Tra i partecipanti era stato selezionato un pugile, che


spq ort

però aveva svelato la cosa sui giornali violando un regolamento del programma. Allora sono ripresi i provini, il mio maestro Massimo Barone mi ha incoraggiata, sostenendo a ragione che una pubblicità di questo tipo avrebbe fatto bene a tutto il movimento, mi hanno sentita varie volte e alla fine ce l’ho fatta». Ma una persona diretta come Lei, in un covo di persone che alla fine cercano di eliminarti dalla casa? «Mah, a conti fatti è stata un’esperienza divertente. Io ho resistito un mese e mezzo, nella prima settimana ero un po’ contratta per l’occhio della telecamera che ti segue sempre, dopo non ci ho neanche fatto più caso e tutto è andato in maniera più naturale».

DENTRO LA CASA

Quindi, da grande Alice tornerà nel mondo dello spettacolo? «Mai dire mai, ma sinceramente non è che l’idea mi faccia impazzire. Il fatto è che io non amo essere comandata. Ho partecipato a Buona Domenica e ad altre trasmissioni, spesso mi dicevano di ridere di più, fai questo, fai quello. E no, a me gli ordini non li dà nessuno. E poi io litigo sempre...». Povero l’uomo che deve sopportare una donna così aggressiva... «Ma no, l’importante è trovare quello giusto. Io ci sono riuscita, ma non è stato così semplice. In effetti mi è capitato di frequentare uomini che non capivano neanche che io facessi la boxe. Pensavano che fosse una boxe da palestra, da allenamento, poi però capivano che la vita di una atleta è diversa da quella delle altre ragazze. Non c’è praticamente mai un pomeriggio libero perché ci si deve allenare, la pizza al sabato sera non sempre è possibile, anche perché bisogna rimanere nel peso della categoria. Quindi è capitato che, trovatosi al cospetto con una realtà che non conosceva, qualcuno si è allontanano. Io però, e questo lo posso dire forte, non mi sono di certo mai strappata i capelli per questo...». Proviamo ad indovinare. È stata Lei a fare il primo passo con il suo uomo? «Risposta esatta! Lo conoscevo in quanto Alcuni momenti legati ad Alice nella casa del Grande Fratello

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SEXY PUGILESSE

Altri esempi di bellezza nel mondo della boxe femminile. A sinistra Regina Halmich; a destra Ramona Kuehne. In basso: Ina Menzer

era tra i clienti del mio bar, dapprima un gioco di sguardi, poi mi sono stufata ed ho preso l’iniziativa in maniera drastica: io sono molto diretta. In pratica è stato puntato, corteggiato e sedotto». Il risultato è una femminuccia... «Si è nata a gennaio. Se da grande volesse fare la boxe? Premesso che la lascerò libera di fare le sue scelte, ma se dovesse decidere per la boxe ne sarei contenta, è uno sport molto formativo anche dal punto di vista caratteriale». Restando in famiglia, chi è l’uomo di casa? «Sono io, è ovvio. Ma perché nella altre case non è la stessa cosa? Decide la donna in tutte la famiglie, quindi anche nella mia. Comunque, a parte gli scherzi, una donna che fa pugilato non è differente dalle altre: io sono forte, determinata, ma spesso ho bisogno di una coccola, di una carezza».

Resterà comunque nell’ambiente? «Non ne sono mai uscita. Io faccio sempre parte della Gladiators, e per ragioni di compatibilità con il posto di lavoro insegno al Quadraro, nella palestra Sporting Fitness. Boxe e kick, a giovani e persone di mezza età. L’insegnamento, anche da un punto di vista sociale, mi dà grandi soddisfazioni. Ragazzi molto chiusi caratterialmente che dopo qualche mese di palestra si sono aperti iniziando a relazionarsi molto di più con gli altri, ragazzini che hanno addirittura migliorato il loro rendimento scolastico. Sono cose che mi rendono fiera».

QUANDO IL PUGILATO FA RIMA CON FASCINO È la boxe tedesca la dominatrice incontrastata dell’universo femminile sul quadrato. Sponsor, Tv e luci della ribalta nello spettacolo per campionesse capaci di unire tecnica, cattiveria agonistica (superiore a volte anche a quella dei colleghi maschi) e un indiscutibile fascino. I rotocalchi fanno a gara per avere le loro foto . Eccone alcune...

Il futuro è ancora sul ring? «Questo è difficile dirlo. Certo, dopo la maternità ed un logico periodo di stop tornare a combattere, magari a 34-35 anni, non sarà cosa facile. Ma il desiderio c’è sempre ed è forte».

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ALI-FRAZIER... AL FEMMINILE Hanno fatto la storia della boxe con la famosa trilogia nei pesi massimi. Muhammad Alì vs Joe Frazier, la sfida infinita. Il tremendo gancio sinistro di Frazier che mette giù Alì all'ultimo round nel match di New York del 1971 valevole per il titolo mondiale, vinto ai punti da “Smokin Joe”, la rivincita di Alì per il titolo nordamericano due anni dopo. Quindi la bella, la battaglia di Manila, nelle Filippine. Un match di inaudita durezza, titolo mondiale in palio, con Frazier che non riesce ad alzarsi dal suo angolo al gong che chiama il quindicesimo ed ultimo round. Ma la storia delle famiglie Frazier ed Alì è destinata a protrarsi nel tempo. Laila Alì boxa che è una meraviglia: tecnica, giovane (classe 1977) elegante, bella nei lineamenti, una degna figlia dell'immenso padre. Non ci mette molto a guadagnare gli onori della cronaca dopo il suo esordio datato 1999. Forse è la molla che spinge un'altra figlia d'arte ad intraprendere la strada del ring. A Jacqui Frazier la popolarità della figlia del rivale di suo padre deve andare di traverso: è avvocato, è del 1961, eppure mette i guantoni ed inizia una carriera con un evidente chiodo fisso. Il resto lo fa la macchina pubblicitaria americana. Troppo

ghiotta l'occasione per far rivivere le sfide dei padri con un confronto tra le figlie. ll match è inevitabile, e si svolge nel giugno 2001 a Verona, nello stato di New York. Impressionante anche la similitudine di stili: Laila che boxa con tecnica, di rimessa, Jacqui che attacca a testa bassa come il vecchio Joe. Alla fine due giudici danno la vittoria ad Alì, una il pareggio. Ora entrambe non combattono più, ma come veicolo per la boxe femminile il loro incontro è stato eccezionale.

IL PUGILATO FEMMINILE TRA RING, DRAMMA ED EUTANASIA La filmografia sul pugilato ha caratteristiche enciclopediche. Tantissimi film, da “Lassù qualcuno mi ama” con Paul Newman, alla meno realistica serie di “Rocky”, oppure per stare in tema italiano, il rapporto con il ring di Alain Delon in “Rocco e i suoi fratelli”. Tutti uomini però, fino a quando anche il cinema si è interessato alla boxe femminile. “Million dollar baby” è un film splendido di Clint Eastwood, che affronta molti temi. Al centro di tutto il ring, con una ragazza che viene guidata al successo dal manager scorbutico ma dal cuore d'oro. Poi però, il match della consacrazione contro una tedesca dalle mille scorrettezze, costa alla ragazza americana l'invalidità. Uno strazio che introduce il tema dell'eutanasia, Maggie (la pugile interpretata da Hilary Swank) che chiede al suo allenatore di aiutarla a morire. Implicazioni etiche che si mescolano al sentimento, in una trama intensa e grandi interpretazioni che sono valse alla pellicola i 4 principali premi Oscar del 2005. DONNE DI SPORT | 137


Ombra di Clitennestra in Eumenidi (apparizione del fantasma della regina trucidata dal figlio Oreste)

PIERA DEGLI ESPOSTI. SUL RING, TRA PALCO E VITA di Anita MADALUNI

a che attinenza può esserci tra le tavole di un palcoscenico ed il quadrato di un ring? «Io penso di vivere come un boxeur. Prendendo pugni, andando all’angolo ma tornando sul tappeto; subendo il KO ma poi rialzandomi. Forse non avrei avuto la ginnicità di un boxeur ma, nella vita come nel lavoro, ho sentito di aver imparato ad incassare colpi e mai a infliggerli. A schivarli. Ad avere un cervello ballerino, un occhio vigile. Ecco... in questo senso mi sento un boxeur». Di ginnico e plastico c’è in lei, in ogni caso, per sua stessa ammissione, il modo aeroplanistico di muovere le braccia, quasi a voler prolungare la parola. Piera è un individuo (quindi infinitamente più che una donna) molto poco comune, che non ama similitudini, paragoni con chicchessia, somiglianze. Crede nell’Uno, pur entrando vividamente in empatia con gli altri. Evviva la singolarità; evviva la disuguaglianza universale! Nonostante i conflitti interiori che possono essere percepibili, si avverte nel suo sguardo una timida pacatezza che cerca di tenere a bada la naturale introversione. Abito psicologico che veste comunque, non dimentichiamolo, la personalità poliedrica di una grande artista che attraverso il teatro si aiuta a dar forma alle immagini e ha imparato –dice- a tenere a bada il surplus di energia. La sentiamo al telefono, in una serata fredda e un pò assopita, quando le pareti delle case diventano silenziose e con l’orecchio teso ad ascoltare parole in libertà. Si racconta... «Mi vivo molto all’interno. Il mio linguaggio a volte figurato, scava dentro di me e pesca come dal fondo di uno stagno. Mi fa compagnia la memoria di me, dei miei genitori che ho amato alla

te il dentro esaspera le situazioni: l’attesa di un evento, soprattutto. Per fortuna vivo molto la battaglia interiore per costruire il mio lavoro . Poi sul palco, o su un set, divento relativamente quieta. Ho già scontato nell’attesa, che diventa quasi una eroica trincea. Avrei piacere di avere a che fare con il mio fuori quando porto a battesimo le situazioni. Ma purtroppo il dentro è troppo sofferente durante il prima».

M

Più al maschile o al femminile? «Beh… credo di avere una impronta profondamente Donna. Anche se con caratteristiche un po’ guerresche».

A proposito di fuo ori,, la citttàà che hai preferito come dimora non è quella nattale. Nasci a Bologna ma vivi a Roma. Perché? «Da trent’anni. Non fu una libera scelta: la presenza dell’Accademia mi trascinò qui. È vero che ce n’era una anche a Milano, ma senza borse di studio. Ed io volevo meritare di starci; nonostante tutti i miei tentativi iniziali fossero stati un disastro: bocciata alla D’Amico, ai provini televisivi, ovunque…Ero arrivata qui decisa a dimostrare che potevo farlo questo lavoro. Per tutte le sconfitte iniziali, avrei dovuto abbandonare la città; e invece restai. Perché in fondo i romani mi sono venuti incontro fin da subito. Sono persone che hanno saputo amarmi. E me lo hanno dimostrato. Uno di questi fu Pasolini che mi disse “Mi piace la tua faccia perché non è da attrice”. Iniziai a frequentare il famoso Teatro dei 101 (di Antonio Calenda). Una sera, presente tra il pubblico, c’era De Chirico. Io interpretavo un maschio. Alla fine dello spettacolo, questo sommo artista si avvicinò e mi disse: bravo. Ed io “Maestro, sono una donna”E lui: bravo lo stesso».

E il tuo dentro va d’accordo con il tuo fuori? «Non tanto e non sempre. A vol-

Più confllittti o più armoniie? «Ah… più conflitti. Anche se sono abbastanza ar-

In una lunga e appassionata videointervista, Piera Degli Esposti si racconta e confessa il suo rapporto con il cinema. Le paure, le soddisfazioni, le vittorie e i desideri. follia. Memoria fatta di dettagli, particolari; una catena con tanti anelli. Se anche ora, infatti, sono una attrice compiuta, diciamo risolta, dentro di me c’è soprattutto la bambina che ha paura e che è rimasta incantata a guardare il padre e la madre. Mi vivo da dentro, molto. Legata al passato…».

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spq ort monica. Mi sveglio ogni mattina con una canzone nuova in testa». Cosa non cambieresti mai di Roma e cosa, invece, detesti? «Mi piace la sua aria da vacanza perenne, che non ti rimprovera. La sua meteorologia benigna. Ecco… Roma è una città benigna. Con molto cielo. Io ne avevo bisogno, venendo da Bologna, così piena di portici, così riparata. Fosse per me, andrei sempre al Palatino. La dimensione eterna di Roma è… una rovina a cielo aperto. Una città senza tetto…e con un gran cuore. Quando arrivai, la prima volta, e fu pubblicato non ricordo su che giornale un lungo servizio su di me, la gente del quartiere che mi riconobbe mi disse –Aoh, stai a svorta’!- Ecco, in quella frase c’è tutto l’affetto dei romani, il loro coinvolgimento. Quindi non potrei dire che bene di Roma. E mi dispiace dover trovare dei difetti. Forse è poco “stimolina”. Presa dalla sua bellezza, non si cura abbastanza, si lascia un po’ andare. Non è più osservatrice del suo charme. Dovrebbe tenere di più a quello splendore che è. Invece spesso si macchia, si chiazza, si rompe. Vorrei che si stimasse di più, che si rispettasse. Ci sono città molto meno belle che lo fanno, esasperando di se stesse qualità che magari non possiedono». Il nome, in ognuno di noi, è un segno che, a partire dall’infanzia, ci guida e forgia in qualche modo la nostra vita; del tuo si può dire che abbia fatto e faccia Cinema. Da “Storia di Piera” a “Piera il boxeur”; a “Lettera a Robert Mitchum”. Piera ha, in qualche modo, segnato il tuo destino. E ti rappresenta molto. «Nel caso di “Storia di Piera” coinvolge molto la mamma. Dacia (Maraini, ndr) scrive di una madre e una figlia. Anche Marco Bellocchio e Lina Wertmuller avrebbero voluto fare il film su “Storia di Piera”. Ma la genialità di Ferreri ha avuto la meglio. Anche in “Lettera a Robert Mitchum” le mie vicende hanno un seguito, come attrice ma anche come Piera. L’attrice veste la protagonista ma è anche Piera la protagonista stessa. La sua-mia identità è più forte del personaggio. È il mio essere Boxeur. Forse è la forza che mi ha dato la possibilità di sublimare la mia fisionomia, delineare la mia identità».

Vivi nel caos della Capitale, viaggi spesso per lavoro. Ma dai l’idea di amare molto la natura. E comunque il contatto con il tutto. L’unisono… «Mi piace molto la pietra. Gli androni, i luoghi sotto i portici, dove sono nata, nel cuore di Bologna, in piazza S. Martino. Ho una dimensione molto cittadina. Ma certamente sento il respiro della natura, amo stare a contatto col cielo. La mia forza, anche quando ero a NY, stava nel comportarmi esattamente come quando ero a Torino. Realizzavo i miei cerchi, i miei quadrati, la stessa geometria. Solo la città te lo permette. Amo i centrocittà. Per esempio Roma è magnifica, così scoperchiata». Teatro, cinema, tv. Una versatilità che, forse, non avresti avuto come pugile… «Quando ho letto la biografia del grande Nino Benvenuti (“Il mondo in pugno“) sono rimasta affascinata; mi sono emozionata quando parla degli isolamenti, della concentrazione profonda. Ecco… l’ho sentita piuttosto vicina all’ossessione dell’attore che martella le sue battute. Entrambi vanno a immaginare un incontro-scontro. Per me preparare uno spettacolo, una pièce, un evento, un film, è una specie di combattimento. Mi permetto di sentirmi umilmente (e indegnamente) vicina a questo grande campione. Come attrice sono piuttosto anomala; solitamente chi fa questo mestiere vive disinvoltamente, bada molto all’immagine. Invece a me è rimasta impressa questa questione ossessiva della preparazione, della solitudine. Perché anche io la vivo proprio così». Paura della morte o piuttosto della vita? «Purtroppo non mi sento saggia in questo. E dunque, a differenza dei saggi, non accetto l’idea della morte. Non mi rimarrebbe che obliarla. Invece più spingi verso il basso, più torna su. Più cerchi di reprimerla, più solidifica la sua consistenza, materializza la sua invisibile ma percettibile presenza. Dovrei imparare a sopportarne l’idea. Invece per me resta La Buia».

fantasia stessa dell’Amore. Soffro la pena del dolore negli altri e credo di essermi dedicata senza riserve a rapporti di compassione». emio.. E ill preL’emozione del Primo Pre mio più sentito. «A me danno una carica incredibile. Certamente ci sono stati premi che ho sentito di più (quello per “Madre Coraggio”, per “Molly Cara”, il David per “L’Ora di Religione”, o i vari Nastri d’Argento.A vendo dedicato gran parte della mia vita al teatro, ho in un certo senso gradito di più quelli consegnatimi per il cinema. Il premio arriva sovente dopo una fatica che va a riempire il mio bagaglio di attore. Che sia nel cinema, in Tv (che amo molto fare, ultimamente), in radio, negli audio. Vorrei dire che…porto sempre con me i miei combattimenti. Mi sento come in una guerra perenne». e una eterrna fanciulle ezza è un n Mantenere dono per pochi. A volte anche un talento coltivato. E restare bambini è forse il modo più sano per crescere. «Direi per resistere, più che per crescere. La bimba che è in me, con le sue speranze, i suoi progetti, le sue energie mi sostiene. A differenza dell’adulto spesso stanco, o timoroso di essere sempre più vicino al traguardo finale. Come un pugile che subisce l’ultimo count down consapevole di non rialzarsi». Ma la fanciulla che vive dentro di lei la possiede. La inebria, alimenta la sua genuina vitalità, la sua purezza scabrosa. La fa crescere e maturare in una catarsi che mantiene vivida la sua curiosità. Piera, passionale guerriero. Tenero boxeur.

«Se non fossi diventata attrice, avrei amato fare il pugile»

Amore o compassione? «Certamente Amore. Ho molto amato, nella mia vita. E non soltanto le persone. Anche la

L’INTERVISTA AL PERSONAGGIO | 139



I GRANDI CAMPIONI SCRIVONO PER NOI

LA SCHEDA

DANIELE MASALA

Pentathlon moderno

hi sa slanciarsi rapidamente in avanti coi piedi e ha resistenza è un buon corridore. Chi ha la forza di schiacciare un avversario e opporsi alla sua pressione è un lottatore. Chi sa fare l’una e l’altra cosa è un campione di pancrazio. Ma chi eccelle in tutte le prove è un pentatleta”. Così scriveva Aristotele nella sua “Retorica” rendendo una inconfutabile testimonianza delle nobili origini di questa meravigliosa disciplina sportiva. E’ infatti proprio nel mondo di Olimpia che il Pentathlon affonda le sue radici storiche sconfinando finanche nella mitologia. Nella leggenda di questo sport, infatti, si risale alle gesta di Giasone e dei suoi compagni, gli Argonauti, che andavano alla ricerca del Vello d’oro. Ogni argonauta era imbattibile in una sola specialità del Pentathlon. Solo Peleo, dice sempre la leggenda, era sempre vincitore nella lotta, e molto forte anche in tutte le altre prove. Negli antichi Giochi di Olimpia gli atleti dovevano affrontare cinque prove in altrettante giornate di gara: corsa, salto in lungo, lancio del giavellotto, lancio del disco, lotta. Per i Greci queste competizioni dovevano far risaltare le capacità atletiche dell’uomo per mostrarne sia la forza che l’integrità fisica e morale. A tale scopo il Pentathlon veniva di fatto praticato in tutti i ginnasi. Oggi le esigenze sono ben altre e il Pentathlon Moderno (così fu successivamente denominato ufficialmente) rischia costantemente l’esclusione dai Giochi, nonostante le profonde trasformazioni che sono state operate nei suoi regolamenti. Purtroppo l’amata TV, oltre a creare dei miti, contribuisce inesorabilmente a distruggerne degli altri. Così la mancanza di importanti sponsor, la complessità della disciplina, le lungaggine della competizione, fanno si che il pentathlon moderno, considerato poco “telegenico”, sia costantemente schiacciato ad una mera valutazione di ordine economico. Non si tiene mai in considerazione, come invece dovrebbe competere a uno sport di così lunghe tradizioni, di essere valutato con un giudizio di tipo storico e soprattutto educativo. Vivere in un secolo in cui tutto viene bruciato in pochi attimi, dove la cultura è una parola che non fa parte del lessico quotidiano, lo penalizzano di molto e non basta aver ridotto la competizione a una giornata con solo 36 atleti finalisti. Essere un pentatleta, invece, è vivere delle sensazioni uniche essendo uno sport che dona equilibrio, forza fisica e mentale, capacità di organizzazione e coordinazione muscolare a chi lo pratica. Uno sport completo che consiglio a tutti i ragazzi e le ragazze di provare, perché la completezza della sua composizione contribuisce indiscutibilmente alla migliore costruzione dell’essere non solo sportivo, ma soprattutto umano e caratteriale. Si diventa pentatleti i pochi anni, ma lo si rimane per tutta la vita. Daniele MASALA

“C


l pentathlon nasce come disciplina sportiva nell’antica Grecia ed era una delle principali gare dei Giochi olimpici dell’antichità. La gara era costituita da prove molto differenti di quelle attuali. Comprendeva, nell’ordine, corsa, salto in lungo, lancio del disco e del giavellotto e la lotta. Nel 1912, alla 5^ edizione dei Giochi olimpici dell’era moderna, il barone de Coubertin ufficializzò l’ingresso di una nuova disciplina, ideata proprio per le Olimpiadi, il pentathlon moderno. Le prove cambiarono: tiro con la pistola, scherma, nuoto, equitazione e corsa campestre. Sino ai Giochi di Pechino del 2008 queste sono state le specialità del pentathlon moderno. Oggi, invece, sono diventate quattro: scherma, nuoto, equitazione e combined, quest’ultimo una fusione tra tiro e corsa.

LE REGOLE

14 m

Avvolgicavo

Fuori pedana

2 metri

Ultimi 2m

1,5-2 m In guardia

Il pentathlon moderno è uno sport abbastanza complesso in quanto le cinque specialità sono diverse nella sostanza. Oggi, in realtà, le prove da disputare sono quattro, ma le specialità rimangono sempre cinque. Una gara inizia con la prova di scherma, al termine della quale viene stilata la classifica. Poi si passa alla prova di nuoto, e il punteggio si somma con quello precedente. Terza prova è quella di equitazione, al termine della quale la classifica generata risulta determinante per l’ultima prova, il combine event (mix di tiro e corsa). La partenza di ogni atleta per sparare i primi colpi che danno il via alla prova, è scaglionata in funzione della posizione di classifica. Il termine tecnico che contraddistingue questa fase è “partenza ad handicap”: chi ha ottenuto il miglior punteggio nelle precedenti prove parte per primo, e a seguire gli altri con un secondo di ritardo ogni quattro punti di svantaggio accumulati rispetto all’atleta che precede. Il primo che taglia il traguardo vince la gara.

Il legame con Roma è unico. Quasi la totalità delle medaglie olimpiche e mondiali conquistate dal pentathlon moderno italiano, infatti, sono state conquistate da atleti capitolini. Daniele Masala è il più famoso, essendo anche l’unico azzurro capace di vincere l’oro olimpico individuale (Los Angeles 1984), oltre a quello a squadre (sempre nel 1984), un argento a squadre ai Giochi del 1988 e un titolo mondiale individuale nel 1982. Altre medaglie olimpiche e mondiali sono state conquistate dai romani Carlo Massullo, Pierpaolo Cristofori, Gianluca Tiberti e Roberto Bomprezzi. In campo femminile, l’unico titolo mondiale conquistato dalle azzurre è quello della romana Claudia Corsini (2005).

SCHERMA Nel pentathlon si utilizzano le stesse pedane delle gare di scherma

Centro

LA STORIA

I

IL PENTATHLON MODERNO A ROMA

PISCINA 25m Sono le vasche più utilizzate per le gare di pentathlon moderno, ma sono ammesse anche quelle da 50 metri

25 m

CAMPO DI EQUITAZIONE 12 OSTACOLI Il campo di equitazione viene allestito il giorno prima della gara

15m

PISTA D’ATLETICA Le prove di corsa si svolgono generalmente su percosi campestri, ma per le Olimpiadi, dal 2008, si utilizza la pista.

SPORT AI RAGGI X | 142

POLIGONO DI TIRO Il poligono di tiro deve prevedere 36 corsie.


GLI SPORT PILLOLE DI STORIA PANCALLI L’attuale presidente del Comitato italiano paralimpico, nonché vice presidente del Coni, l’avvocato Luca Pancalli, è stato un pentatleta di tutto rispetto in gioventù. La sua carriera si è interrotta a soli 17 anni. Nel 1981, partecipando a un meeting giovanile a Wienerneustadt, Austria, cade dal cavallo Condor che gli crolla addosso spezzandogli la colonna vertebrale e costringendolo sulla sedia a rotelle.

SCHERMA La specialità è la spada. La formula di gara prevede un torneo all’italiana, ossia ogni atleta deve incontrarsi con tutti i partecipanti. L’assalto è ad una sola stoccata ed il tempo a disposizione un minuto.

ABBA Non si tratta del popolare gruppo musicale svedese, ma di Silvano Abba, il primo grande pentatleta italiano. All’Olimpiade di Berlino del1936, vinse la medaglia di bronzo divenendo il primo italiano a salire sul podio olimpico nel pentathlon moderno. Nel 1940 divenne campione italiano. Morì sul fronte russo il 24 agosto 1942, nel corso dell’epica carica di Izbušenskij.

COMBINED EVENT DOPPIO ORO Due soli pentatleti sono stati capaci di vincere due volte l’oro alle Olimpiadi. Il primo fu lo svedese Lars Hall, che si impose ai Giochi del 1952 e 1956. Il secondo è il russo Andrey Moiseev, vincitore dell’oro alle Olimpiadi del 2004 e 2008, le ultime disputate con la formula originale delle cinque specialità. ABECEDARIO

Consiste nella prova di tiro e corsa da svolgersi consecutivamente. Ciascun atleta effettua tre giri di corsa da 1000 metri ciascuno intervallati da 3 serie di tiro su un bersaglio posizionato a 10 metri (5 centri, con un numero illimitato di colpi, nel tempo massimo di 1’10”). L’atleta che riesce a effettuare i 5 centri prima del tempo massimo può partire per la successiva frazione di corsa di 1000 metri.

EQUITAZIONE Gara di salto a ostacoli lungo un percorso di 12 ostacoli (mobili) con 15 salti (gabbia e doppia gabbia). I cavalli vengono assegnati agli atleti tramite sorteggio. Ogni concorrente ha a disposizione 20 minuti di riscaldamento e 5 salti di prova.

PENTATHLON Il termine pentathlon nasce dall’unione di due parole del greco antico: penta (cinque) e athlon (gara). SPADA L’attrezzo usato per la prova di scherma. Da regolamento non deve superare i 110 centimetri di lunghezza nella totalità, i 90 centimetri la lama e deve pesare al massimo 770 grammi. LASER Dai Giochi olimpici di Londra 2012, la pistola ad aria compressa utilizzata da sempre dai pentatleti, sarà sostituita dalla pistola laser. SORTEGGIO Una volta i pentatleti avevano a disposizione il proprio cavallo per affrontare la prova di equitazione. Da tanti anni, ormai, i cavalli da gara vengono forniti dagli organizzatori e al cavaliere viene abbinato il cavallo tramite sorteggio. ONE DAY: È la formula di gara attualmente in vigore. Le prove si svolgono tutte in una sola giornata con la seguente sequenza: scherma, nuoto, equitazione, combined event. ZANZUR È il nome del primo cavallo acquistato, negli Anni ’60, dalla federazione italiana di pentathlon moderno.

NUOTO La specialità sono i 200 stile libero. La gara si può svolgere indifferentemente in vasca corta o lunga.

IL CAMBIO DI DIVISA Alle difficoltà di questa disciplina si sommano quelle del vestiario. Sembra una questione di poco conto, ma così non è. Da quando le gare si svolgono con la formula “one day”, gli atleti sono costretti a cambiare d’abito quattro volte nello spazio di poche ore. La mattina affrontano come prima prova la scherma, quindi si presentano con la classica divisa e la maschera di protezione. Al termine della gara si denudano, indossando il solo costume per la gara di nuoto. Fortunatamente, tra questa prova e la seguente, l’equitazione, c’è un lasso di tempo maggiore da poter sfruttare sia per alimentarsi, riposarsi e ritrovare la concentrazione, sia per la laboriosa vestizione. Nella prova d’equitazione, gli atleti dei gruppi sportivi militari indossano la divisa della forza armata di riferimento: gli atleti delle società civili, il classico abbigliamento. Tra questa prova e l’ultima, il combined, il tempo a disposizione non è molto. L’atleta si spoglia nuovamente, indossando pantaloncini, canottiere e scarpette da running. Con questo abbigliamento affronta le tre serie di tiro al bersaglio e le tre frazioni di corsa.

SPORT AI RAGGI X | 143


Uno scatto che ferma una storia. Un’immagine che ha il potere di regalare un momento alla leggenda e suscitare emozioni. Istanti che rimangono impressi nella pellicola e nell’anima.

1958. Una partita sotto l’acquedotto Due squadre di dilettanti che giocano a calcio su un campo allestito all’Acquedotto Romano diventa la copertina di questo numero della rivista. In questa immagine c'è una parvenza di organizzazione, ma piace anche ricordare la borgata romana di quegli anni, magistralmente poi riprodotta in film e libri dal grande Pier Paolo Pasolini. Tanti ragazzi, magari con casacche diverse, che corrono dietro ad un pallone, in realtà corrono dietro a dei sogni spesso impossibili.

Anni 2000. Veron, il regista argentino Juan Sebastian Veron, mentre gestisce gestisce la manovra della Lazio che vince nel 2000 il secondo Scudetto della sua storia: ancora adesso, a quasi 40 anni, continua a vincere in Argentina con la maglia dell'Estudiantes e nell'ultimo Mondiale in Sudafrica, è stato scelto da Diego Armando Maradona dopo il grande no di Juan Riquelme.

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1961. Pelè, il Re Il grande campione Pelè mentre suona il piano in un locale di Roma. Negli anni '60 O'Rey fu protagonista di due amichevoli, molto applaudite, del Santos contro i giallorossi.

1932. Passatempi romani Nelle taverne di Roma si svolgevano interminabili sfide a carte. La passione si è un po' spenta con l'estinzione delle vecchie osterie, ma rimane forte nei centri anziani. Del resto, romani di vecchia data usavano dire: «Triste e noiosa la vecchiaia di chi non ama il gioco delle carte».

1931. Sfide d’altri tempi Un ritratto di una corsa tra un aereo e una moto che ha avuto luogo presso l'Aeroporto Littorio: la sfida è stata vinta dal motociclista. Situazioni del genere di sono verificate anche con ciclisti, cavalli, etc.

Anni 2000. Montella e Batistuta per il terzo Scudetto Gabriel Omar Batistuta e Vincenzo Montella, due dei massimi protagonisti del terzo Scudetto della storia della Roma, in una fase di esultanza. Nell'estate del 2000, il Presidente Franco Sensi non esitò a spendere molto sul mercato per portare a Roma Batistuta l'uomo vincente. Tecnicamente il suo arrivo si rivelò un affare, ma le conseguenze sul bilancio economico della società furono pesanti. Batistuta, Totti e Montella erano le punte di diamante di quella Roma.

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in viaggio nel tempo Una vecchia ricevitoria, di quelle ancora affollatissime, quando il gioco telematico è ancora lontano. La solerte impiegata accoglie la giocata del cliente, mentre dietro un avventore della sala osserva incuriosito il decorativo campo di calcio che riproduce una simulazione di partita.

Scene di vecchia Italia. Notare le caratteristiche del telefono accanto all'addetta, il tempo dei portatili e dei cellulari e ben lungi dal venire. La sala inoltre non dovrebbe essere particolarmente riscaldata a giudicare dall'abbigliamento dell'impiegata. Viene pubblicizzata una corsa a Capannelle. Era un periodo in cui il mondo dell'ippica andava a gonfie vele. La ricevitoria faceva un sistemone ad ampio raggio, su Totocalcio (un classico le dieci triple), o Totip, dividendolo in carature di varia portata. Lo scommettitore poteva acquistare la quota di sistema voluta, a seconda delle proprie esigenze. Il Totocalcio, quando il montepremi e le vincite potevano cambiare la vita. La schedina si compilava a penna, poi veniva messa una matrice e divisa in due parti, delle quali una per lo scommettitore.


C’era il giocatore che compilava e c'era, e c'è tutt'ora, il famoso “spremitore”. Si tratta di un soggetto, generalmente dotato di poco denaro, che si concentra sulla corsa per 'aiutare' a vincere con il suo influsso il cavallo puntato da altri. A vittoria ottenuta, arriva la richiesta di contributo di colui che va alla cassa: «Aò, me so spremuto pe fatte vince», è la frase classica.

La vecchia sala scommesse

Totip, era praticamente il Totocalcio delle corse dei cavalli, per alcune delle quali bisognava indovinare l'esito. Il nome non è altro che una abbreviazione di “totalizzatore ippico”.

Internet, benedetto o maledetto internet, dipende dai punti di vista. Quante cose sono cambiate in pochi anni. Dal modo di studiare dei ragazzi, dalle ricerche fatte certosinamente confrontando le varie enciclopedie, sostituito dal semplice digitare un nome sul motore di ricerca che in meno di un secondo propone una notevole varietà di soluzioni. Oppure la comunicazione: la scrittura di una lettera, la busta, il francobollo, l'attesa mentre viaggia verso il destinatario. Ora invece c'è la mail: poco importa se le poste sono lente o veloci, per comunicare ci vogliono pochi secondi e il gioco è fatto. Ma perchè parliamo di internet a proposito di scommesse? Perchè la tipologia del gioco è completamente cambiata con l'avvento della tecnologia. Le file per giocare la Totocalcio, una schedina con 13 partite: ci trovavi tutta la serie A (8 partite), più 3 di serie B e 2 di serie C. Tutte alla domenica, tutte allo stesso orario. Non sono passati tanti anni, eppure sembra veramente un secolo. Prima c'era lo studio settimanale, ora c'è il rapporto istantaneo con l'evento. Se sei nella ricevitoria bene, se non ci sei fa lo stesso: basta un computer e si può giocare anche a partita in corso, se ne può prevedere l'evoluzione. Ed anche per scommettere sui cavalli: sala corse, presenza all'ippodromo, non sono necessarie. L'ordine delle considerazioni è doppio. Indubbiamente lo scommettitore ha molte più soluzioni, probabilmente la scelta aumenta anche il divertimento. Però bisogna ammettere che a volte si sente la mancanza dei locali affollatissimi (non che adesso non ce ne siano, ma...), della “sofferenza” dei giocatori. Volendo trovare una metafora, si può dire che l'evoluzione delle scommesse ha cambiato la sala di riferimento un po' come sono cambiati certi quartieri. C'è più scelta, ma c'è meno aggregazione, come tante belle zone: negozi, stabili confortevoli, giardini, poi però ti accorgi che manca la piazza.


dossier

Addio caro vecchio Bob, Mito senza tempo

Un uomo d’altri tempi. Un signore , di servato ma d’una simpatia travolge stile, rinte. Dopo oltre mezzo secolo di Lazio (arrivò in biancoceleste a metà degli Anni ‘50) se n’è andato in punta di piedi com’era suo costum e. Chissà se si sarebbe mai aspettato migliaia di tifosi al suo funerale. Come non si aspettava affatto che, nel giorno del Centenario biancoceles te il io del 2000, nella galleria degli ero 9 gennai ritratti in degli immensi bandieroni disegn ati dalla curva Nord, ci fosse pure il suo volto. Rimase stupito come se con la Lazio non avesse vint tiere il primo trofeo della storia, o da porcome se non fosse stato il vice di Maestrelli nella che valse lo Scudetto del 1974, cavalcata come se non fosse stato allenatore titolare e coraggioso nei periodi più bui della storia laziale -da Paparelli al Calcio Scommesse passando per la retrocessione targata CAF - o come se con la Lazio di Cragnotti, Eriksson e soci, da dirigente, non avesse vinto tutto. Già vecchio Roberto, Bob non per gli amici ma per tutti noi. Ci consola pensar ti nel Paradiso degli Eroi dove ritroverai, com muovendoti di certo, il caro Maestrelli che rico rdavi sempre con le lacrime agli occhi, Re Cec coni, Frustalupi, Ziaco, Padre Lisandrini, il vec chio magazziniere di Tor di Quinto Pelé e tutti gli altri. Lassù, nel Paradiso degli Eroi, c’è tanto biancoceleste. Ciao Bob, la gente di Roma non ti dimenticherà mai. (f.a.)

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Cento anni di know-how, una rete di acquedotti di oltre 46.000 km e acqua di qualitĂ distribuita ogni giorno ad 8 milioni di italiani. Questa è la realtĂ di Acea. Una realtĂ all’avanguardia che fa bene all’ambiente, alla popolazione, al futuro. L’acqua, l’uomo, la tecnologia.


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