Spqr Sport n. 4 - 2011

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o r ’o d o i g g a m n u , 5 eventi TENNIS L D’ITALIA INTERNAZIONALI BN ITALICO 7-15 MAGGIO 2011, FORO

PALLAVOLO V-DAY SUSTENIUM TTOMATICA 15 MAGGIO 2011, PALALO

ATLETICA LEGGERA GALA COMPEED GOLDEN OL IO IMPICO 26 MAGGIO 2011, STAD

EQUITAZIONE INTERNAZIONALE, CONCORSO IPPICO PIAZZA DI SIENA 26-29 MAGGIO 2011

CALCIO FINALE TIM CUP 29 MAGGIO 2011



5 EVENTI UN MAGGIO D’ORO i consuetudinari appuntamenti del maggio romano, gli Internazionali di Tennis per la prima volta in versione “Combined”, il Golden Gala di Atletica Leggera che vede ai nastri di partenza anche il recordman Usain Bolt, il Concorso Ippico di Piazza di Siena con la sua carica di tradizione e, da tre anni, la finale di Coppa Italia di fronte al Presidente della Repubblica, si aggiunge una quinta perla per una città sempre più Capitale dello sport nazionale. Si disputerà il 15 maggio, al PalaLottomatica, la finalissima del campionato italiano di volley. Un gradito ritorno per la grande pallavolo dopo i Mondiali dello scorso anno. Con questo speciale della rivista SPQR SPORT, abbiamo voluto raccontare la storia di tutti questi appuntamenti. Una rivista da leggere nei luoghi di gara, da conservare nella propria biblioteca. (f.a)

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SPQR SPORT Rivista ufficiale Roma Capitale, Dipartimento Sport Delegato alle Politiche Sportive Alessandro Cochi Direttore Bruno Campanile

Editore Alfacomunicazione Srl Via del Giuba, 9 - 00199 Roma Direttore Responsabile Fabio Argentini Hanno collaborato (Alberto Abbate, Ruggero Alcanterini, Federico Pasquali, Luigi Panella, Mario Pennacchia, Fulvio Stinchelli, Maurizio Tecardi) Foto Campidoglio, Ufficio Fotografico Getty Images

Mensile di informazione a distribuzione gratuita Reg. Trib. di Roma n. 21 del 27-01-10 ANNO II Numero 4_2011

Redazione Dipartimento Sport Via Capitan Bavastro, 94 - 00154 Roma tel. 06671070315 fax. 06671070364 e-mail: redazione@spqrsport.it - grafica@spqrsport.it Art Director Alberto Brunella Concessionaria in esclusiva per la pubblicità Minimega Pubblicità S.r.l. Via A. Serra, 52 - 00191 Roma tel. 06 33219846 fax 06 3330261 info@minimega.it - www.minimega.it Stampa Se.Ge.S. Srl - Roma

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Politiche dello S port

L’INIZIATIVA EDITORIALE DEL DIPARTIMENTO SPORT

Il Dipartimento Sport online su www.sportincomune.it


o r ’o d o i g g a m n 5 eventi, u TENNIS L D’ITALIA INTERNAZIONALI BN ITALICO 7-15 MAGGIO 2011, FORO

PALLAVOLO V-DAY SUSTENIUM TTOMATICA 15 MAGGIO 2011, PALALO

ATLETICA LEGGERA GALA COMPEED GOLDEN IMPICO OL IO 26 MAGGIO 2011, STAD

EQUITAZIONE INTERNAZIONALE, CONCORSO IPPICO PIAZZA DI SIENA 26-29 MAGGIO 2011

CALCIO

FINALE TIM CUP 29 MAGGIO 2011


DAL 1935 UN’EVENTO ENTRATO NEL CUORE DEI ROMANI

INTERNAZIONALI BNL D’ITALIA di Laura PATERNO


orreva l’anno 1930. A Milano, il conte Alberto Bonacossa, arrivato dalla vicina Vigevano, è un dirigente sportivo di successo: oltre a essere presidente della neonata Federazione Italiana Sport del Ghiaccio e poi della Federazione Italiana dello Sci, si fregia del titolo di editore de “La Gazzetta dello Sport” e della proprietà dell’Hockey Club Milano. Questi sono gli anni in cui il tennis, da hobby un po’ snob per pochi aristocratici britannici residenti in Italia, in particolare in Lombardia, esce da questa ristretta élite per farsi conoscere e apprezzare: Bonacossa, animato da pura passione, assume la direzione del tennis Club Milano, uno dei più blasonati e antichi circoli d’Italia. Ed è proprio a Bonacossa che si devono i natali degli Internazionali d’Italia, disputati per la prima volta nel club milanese. Pare che l’idea gli sia venuta quando nel 1929 a Parigi vide dal vivo i Campionati Internazionali di Francia e a Londra il Torneo di Wimbledon. Entusiasta, nel 1930 decide di importare e organizzare anche in Italia una manifestazione sportiva simile.

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Adriano Panatta

Romano, profeta in patria nel 1976, quando in finale batte Vilas. Ha raggiunto la finale anche due anni dopo, dove venne sconfitto in 5 set da Bjorn Borg.


I N T E R N A Z I O N A L I B N L D ’ I TA L I A

Comincia così la storia degli Internazionali d’Italia: le prime cinque edizioni vengono giocate sul Campo Tribuna del Tennis Club Milano, fatto costruire dal Conte per ricordare l’amico Gilberto Porro Lambertenghi. Il Club diventa punto d’incontro di sport, politica, arte e mondanità, fiore all’occhiello della Milano bene degli Anni Trenta. Il tennis vive un momento di grande splendore e al Tennis Club Milano si formano i primi campioni italiani. Fra loro il barone Uberto de Morpurgo, il primo italiano (nato sotto l’Austria Ungheria e di madre inglese) ai vertici delle classifiche mondiali. Proprio lui, Emanuele Sertorio, Giovanni Palmieri e Giorgio de’ Stefani sono i primi protagonisti italiani del torneo maschile che si inaugura però con la vittoria di William “Bill” Tilden, giunto a Milano ormai trentasettenne e con alle spalle un grandioso palmares che contava sette vittorie in Coppa Davis, sette a Forest Hills e 2 a Wimbledon. De Morpurgo, finalista in quella prima occasione, esce sconfitto con un secco 6-1, 6-1, 6-2. Bisogna aspettare il 1933 per la prima vittoria italiana che porta la firma di Emanuele Sertorio, capace di battere il francese Legeay per 6-3, 6-1, 6-3. Del 1934 è invece la prima finale tutta italiana che vede la sfida tra Giovanni Palmieri e Giorgio de’ Stefani, e che finisce con Palmieri vittorioso per 63, 6-0, 7-5. In campo femminile si deve invece alla milanese Lucia Valerio il primo successo italiano. Finalista nel torneo inaugurale del

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1930, battuta dalla spagnola Lili de Alvarez, la Valerio conquista il titolo nel 1931 superando la statunitense Dorothy Andrus 2–6, 6–2, 6–0, e sarà di nuovo finalista in altre tre edizioni, nel 1932, nel 1934 e nel 1935.

Il torneo si sposta al Foro Italico Nel frattempo, i gerarchi fascisti si accorgono dell’importanza e del prestigio internazionale dei neonati Internazionali e decidono, nel 1935, di spostare tutto a Roma nel nuovo impianto del Foro Italico, che diventerà la casa d’elezione offrendo lo scenario imponente e suggestivo che tutti conosciamo. Da allora, il torneo lascerà la Capitale solo in tre occasioni: nel 1961, quando il torneo si disputa allo Sporting di Torino per festeggiare il centenario dell’Unità d’Italia, e le altre due solo per il torneo femminile che nel corso degli Anni Ottanta trovò collocazione prima a Perugia poi a Taranto. Tornando al Foro, il vasto complesso sportivo ai piedi di Monte Mario, era stato idea-

to e realizzato dall’architetto Enrico Del Debbio dal 1927 al 1933 e in seguito ultimato, dopo la guerra, dal 1956 al 1968. La prima edizione del torneo romano, nel 1935, non presenta, dal punto di vista tennistico, grandi novità con Giovanni Palmieri che arriva in finale uscendo sconfitto contro l’americano Wilmer Hines. Ma non c’è tempo per cercare la rivincita: soffiano venti di guerra che portano prima l’Italia a cimentarsi nell’impresa coloniale in Etiopia e poi a gettarsi nell’ultimo, disastroso, conflitto mondiale. La guerra irrompe nello sport interrompendo per 13 anni gli Internazionali. Si ricomincia nel 1950, nel periodo della ricostruzione, con un altro spirito e un’altra Nazione. La lunga sosta bellica e post-bellica consegna tuttavia il torneo nelle mani dei più importanti tennisti stranieri degli Anni Cinquanta: Jaroslav Drobný, tennista e hockeista su ghiaccio cecoslovacco, naturalizzato egiziano e in seguito britannico, segna 3 vittorie, nel ’50, 51 e 53; l’australiano Frank Sedgman, inserito tra i 21 miglior giocato-

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Il centrale del tennis del Foro Italico prima dei lavori di ristrutturazione

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I N T E R N A Z I O N A L I B N L D ’ I TA L I A

[ RECORD FEMMINILE. Maggior numero di vittorie: Chris Evert con 5 (1974, 1975, 1980, 1981, 1982) seguita da Gabriela Sabatini e Conchita Martinez con 4. Vittorie consecutive: Conchita Martínez con 4 (1993, 1994, 1995, 1996)

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MASCHILE. Maggior numero di vittorie: Rafael Nadal, con 5 successi (2005, 2006, 2007, 2009, 2010). Tre successi a Drobny, Mulligan e Muster.

ri della storia del tennis da Jack Kramer, vince nel 1952; l’americano Budge Patty nel 1954. L’unico italiano a inserirsi fu il divo delle folle Gianni Cucelli, finalista nel 1951 e battuto da Drobny 6-1, 10-8, 6-0. È solo nella seconda metà del decennio che il tennis italiano riprende vigore grazie al milanese Fausto Gardini, a Giuseppe Merlo e Nicola Pietrangeli. Grazie a loro, a Orlando Sirola e a Gianni Clerici, il tennis italiano vive uno dei momenti più interessanti. Gardini disputa in totale 38 incontri in Coppa Davis, dal 1952 al 1963, con 29 vittorie, ed è capitano sette volte, dal 1972 al 1975. Gardini e Merlo sono i protagonisti nel 1955 della seconda finale tutta italiana nella storia degli Internazionali: la vince Gardini sul tennista di Merano costretto al ritiro per crampi. Di Merlo, finalista anche nel 1957, si ricorda il rovescio a due mani, tra i primi al mondo a effettuare questo colpo.

Nasce il mito di Pietrangeli

Chris Evert

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Proprio nel 1957 arriva l’alloro, prima finale e prima vittoria, per Nicola Pietrangeli, ancora una volta su Merlo (86 62 64) nella terza e ultima finale tutta italiana. Pietrangeli è entrato nella storia tennis italiano, al punto da prestare il proprio nome per il rinnovato stadio del Foro. Grande stile, giocatore di fondo campo, potente nei passanti, forte nel rovescio, con una notevole smorzata nel suo bagaglio tecnico. Dotato di un fisico straordinario, nato a Tunisi da madre russa, da ragazzo timido si era trasformato nel tempo in bon vivant, capa-

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ce di fare le ore piccole prima di giocare una partita in splendida forma senza accusare le poche ore di sonno e gli scarsi allenamenti. È uno dei due italiani, oltre a Gianni Clerici, a essere membro dell’International Tennis Hall of Fame. In carriera ha disputato in Coppa Davis 164 incontri, in singolare e doppio, stabilendo il primato mondiale con 120 successi, senza però riuscire a conquistarla se non nel 1976 a Santiago del Cile come capitano non giocatore del quartetto formato da Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli, mentre da giocatore disputa la finale nel 1960 e nel 1961. Nel 1959 e 1960 Pietrangeli si aggiudica il Roland Garros e guadagna l’appellativo di “Campione mondiale sulla terra battuta”. L’appellativo viene confermato con la doppia vittoria agli Internazionali d’Italia nel 1957 e nel 1961, nell’edizione torinese; sono 22 le sue partecipazioni a questa competizione. Nell’Australian Open raggiunge i quarti di finale nel 1957. Con Orlando Sirola forma il doppio più vincente della storia italiana: nel 1959 vincono il Roland Garros e nel 1956 arrivano alla finale di Wimbledon. In singolo, sull’erba inglese, resta il migliore dei giocatori italiani: 18 le sue partecipazioni con una semifinale disputata nel 1960, sconfitto da Rod Laver in 5 set. Dalla finale romana del 1966, persa contro il campione Tony Roche, bisogna aspettare altri dieci anni per sentire ringraziare nella lingua di Dante il vincitore del Foro Italico.

Roma impazzisce per Panatta La fine degli Anni Sessanta è consacrata dal dominio degli australiani Roche e John Newcombe, mentre l’inizio dei Settanta coincide con una nuova era: quella dei tornei Open, del tennis moderno e professionistico divulgato da una televisione italiana finalmente a colori. Si affermano sulla terra di Roma le stelle di Ilie Nastase e di Björn Borg. Due le vittorie per lo svedese: nel 1974 e nel 1978, quando in cinque set, con il punteggio di 1-6, 6-3, 6-1, 4-6, 6-3 ha ragione finalmente del nostro Adriano Panatta. Il campione romano aveva alzato l’ambito trofeo due anni prima, nel 1976, dopo aver sconfitto l’argentino Guillermo Vilas per 2-6, 7-6, 6-2, 7-6. Panatta inaugura di fatto un triennio di grande tennis italiano che vede nel 1977 finalista Antonio Zugarelli, suo compagno in

Rafael Nadal

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I N T E R N A Z I O N A L I B N L D ’ I TA L I A

Giovanni Palmieri, Emanuele Sertorio

Fausto Gardini

Lucia Valerio

Raffaella Reggi

Nicola Pietrangeli

Davis, e nel 1978 di nuovo Adriano. È quella l’ultima finale italiana al Foro, la fiammata del nostro tennis maschile. Panatta, cresciuto al Tennis Club Fleming e poi al Parioli dove il padre Ascenzio era custode, debutta come star ai Campionati assoluti del 1970, dove batte Nicola Pietrangeli, segnando così un ideale passaggio di testimone. Il 1976 è il suo anno d’oro: poche settimane dopo il Foro vince il Roland Garros e a fine anno solleva, con una maglia rossa addosso, la Coppa Davis nel Cile di Pinochet. Sarà quella l’unica volta nella storia del tricolore, magica vittoria con la squadra capitanata da Pietrangeli e composta da Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli. Archiviati questi ultimi trionfi, il Foro per tutti gli Anni Ottanta e Novanta diviene terreno di conquista per sudamericani (sette vittorie, con Giullermo Vilas, Josè Luis Clerc, Andrés Gomez, Alberto Mancini, Marcelo Rios e Gustavo Kuerten), statunitensi (quattro vittorie, con Jimmy Arias, Jim Courier e Pete Sampras), austriaci (tre vittorie, tutte di Thomas Muster), spagnoli (Emilio Sanchez e Corretja) e svedesi (Mats Wilander e Magnus Norman) con due vittorie.

La scuola spagnola

GLI ITALIANI Cinque i vincitori italiani in campo maschile: Sartorio, Palmieri, Gardini, Pietrangeli per due volte e Panatta, per sei titoli conquistati. Otto invece i finalisti per dieci finali disputate. Tre le vincitrici in campo femminile, Valerio, Bossi e Reggi, con quattro finali, tutte giocate dalla Valerio.

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Il predominio della scuola spagnola appare chiara con il giro di boa del nuovo millennio. La finale del 2001 va allo spagnolo Juan Carlos Ferrero, mentre nel 2002 la fortuna bacia André Agassi, con il titolo che mancava al suo straordinario palmares. Ancora uno spagnolo, vincitore a sorpresa nel 2003, Felix Mantilla, che batte in finale lo svizzero Roger Federer favorito della vigilia. Nel 2004 la coppa degli Internazionali resta in Spagna, ma cambia padrone: Carlos Moya batte in finale l’argentino David Nalbandian. Indimenticabile la finale del 2005, che segna la nascita del re della terra rossa e dei miti del tennis contemporaneo: Rafael “arrotino” Nadal, il mancino di Manacor, batte l’argentino Coria. Cinque tiratissimi set, oltre 5 ore di lotta, 3.600.000 telespettatori. Il bis arriva l’anno dopo. Nadal batte l’eterno rivale Federer, ancora una volta al tiebreak del quinto set, dopo avergli annullato due match-point. Queste due finali sono rispettivamente prima e seconda nella classifica delle più lunghe: 5 ore e 14 minuti

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DOPPIO MISTO

1930 1931 1933 1934 1935 1950 1951 1952 1953 1954 1955 1956 1957 1958 1959 1961 1962 1964 1965 1967 1968

Curiosità Il doppio misto degli Internazionali d’Italia si è svolto per la prima volta nel 1930, non si è giocato dal 1936 al 1949 ed è stato disputato l’ultima volta nel 1968. Il 2011 è il primo anno del “combined”, uomini e donne insieme.

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aspettare addirittura 35 anni prima di rivedere un’italiana sul gradino più alto del podio. L’onore andrà a Raffaella Reggi, italiana di Fed Cup, vincitrice nell’edizione del 1985 a Taranto, dove si aggiudica sia il singolare che il doppio, con la bolognese Sandra Cecchini, contro un’altra coppia di italiane, Patrizia Murgo e Barbara Romanò. Lo stesso anno la Reggi arriva in finale al torneo di Barcellona; nel 1986 vince gli US Open nella categoria doppio misto, con lo spagnolo Sergio Casal, diventando la prima italiana capace di conquistare un torneo del Grande Slam. La Reggi è anche l’ultima italiana a salire sul podio, mentre risultati migliori si registrano nel doppio. Le milanesi Laura Garrone e Laura Golarsa tentano il bis nel 1990 ma cedono a Helen Kelesi e a Monica Seles in due set. Nel 2007 Mara Santangelo, di Latina, mette a punto una vittoria insieme alla francese Nathalie Dechy contro le connazionali Tathiana Garbin e Roberta Vinci e nel 2010 è la volta della nostra Fla-

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quella del 2005, 5 ore e 6 minuti quella del 2006. Più breve, ma altrettanto significativa, la terza vittoria consecutiva di Nadal nel 2007 ai danni del cileno Fernando Gonzalez. Nel 2010 arrivano a cinque le vittorie del diavolo delle Baleari, che si aggiudica il record della costanza: l’intermezzo, nel 2008, è di Novak Djokovic, serbo, contro Stanislas Wawrinka, poi si riprende con la serie Nadal che non si smentisce e delude le speranze di Djokovic stesso e del connazionale David Ferrer. In campo femminile, abbiamo già detto della milanese Lucia Valerio che si aggiudica il primo successo per i nostri colori. Alla ripresa, dopo la guerra, subito un altro titolo italiano grazie ad Annalisa Bossi sulla tedesca Curry. Prima di Francesca Schiavone, riuscita nell’impresa nel 2010, la Bossi, tedesca naturalizzata italiana, era una delle sole tre tenniste italiane ad aver raggiunto una semifinale in un torneo del Grande Slam, riuscendovi per seconda, nel 1949 agli Open di Francia. Poi si dovrà

Lili de Alvarez-Uberto De Morpurgo Lucia Valerio-George Hughes 1932 Lolette Payot-Jacques Bonte Dorothy Andrus-Andrú Martin-Legeay Elizabeth Ryan-Henry Culley Jadwiga Jedrzejowska-Harry Hopman Gertrude Moran-Adrian Quist Shirley Fry-Felicisimo Ampon Arvilla McGuire-Kurt Nielsen Doris Hart-Victor Elias Seixas Maureen Connolly-Victor Elias Seixas Patricia Ward-Enrique Morea Thelma Long-Luis Ayala Thelma Long-Luis Ayala Shirley Bloomer-Giorgio Fachini Rosa-Maria Reyes-Francisco Contreras Margaret Smith Court-Roy Emerson Lesley Turner-Fred Stolle Margaret Smith Court-John Newcombe Carmen Coronado-Jose Mandarino Lesley Turner-William Bowrey Margaret Smith Court-Marty Riessen

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I N T E R N A Z I O N A L I B N L D ’ I TA L I A

MASCHILE

SINGOLARE 1930 Bill Tilden 1931 George Hughes 1932 André Merlin 1933 Emanuele Sartorio 1934 Giovanni Palmieri 1935 Wilmer Hines 1936-49 Non disputato 1950 Jaroslav Drobný 1951 Jaroslav Drobný 1952 Frank Sedgman 1953 Jaroslav Drobný 1954 Budge Patty 1955 Fausto Gardini 1956 Lew Hoad 1957 Nicola Pietrangeli 1958 Mervyn Rose 1959 Luis Ayala 1960 Barry MacKay 1961 Nicola Pietrangeli 1962 Rod Laver 1963 Marty Mulligan 1964 Jan-Erik Lundquist 1965 Marty Mulligan 1966 Tony Roche 1967 Marty Mulligan 1968 Tom Okker 1969 John Newcombe 1970 Ilie N˘astase 1971 Rod Laver 1972 Manuel Orantes 1973 Ilie N˘astase 1974 Björn Borg 1975 Raúl Ramírez 1976 Adriano Panatta

Jaroslav Drobný

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DOPPIO 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Vitas Gerulaitis Björn Borg Vitas Gerulaitis Guillermo Vilas José Luis Clerc Andrés Gómez Jimmy Arias Andrés Gómez Yannick Noah Ivan Lendl Mats Wilander Ivan Lendl Alberto Mancini Thomas Muster Emilio Sánchez Jim Courier Jim Courier Pete Sampras Thomas Muster Thomas Muster Àlex Corretja Marcelo Ríos Gustavo Kuerten Magnus Norman Juan Carlos Ferrero Andre Agassi Félix Mantilla Carlos Moyà Rafael Nadal Rafael Nadal Rafael Nadal Novak Djokovic Rafael Nadal Rafael Nadal

Björn Borg

1930 Wilbur Coen-Bill Tilden 1931 Alberto Del Bono-George Hughes 1932 George Hughes-Giorgio De Stefani 1933 J. Leseur-Andrú Martin-Legeay 1934 Giovanni Palmieri-G. Rogers 1935 Jack Crawford-Vivian McGrath 1936-1949 Non disputato 1950 Bill Talbert-Tony Trabert 1951 Jaroslav Drobný-Richard Savitt 1952 Jaroslav Drobný-Frank Sedgman 1953 Lew Hoad-Ken Rosewall 1954 Jaroslav Drobný-Enrique Morea 1955 Art Larsen-Enrique Morea 1956 Jaroslav Drobný-Lew Hoad 1957 Neale Fraser-Lew Hoad 1958 Antal Jancso-Kurt Nielsen 1959 Roy Emerson-Neale Fraser 1960 Nicola Pietrangeli-Orlando Sirola 1961 Roy Emerson-Neale Fraser 1962 Neale Fraser-Rod Laver 1963 Bob Hewitt-Fred Stolle 1964 Bob Hewitt-Fred Stolle 1965 Tony Roche-John Newcombe 1966 Roy Emerson-Fred Stolle 1967 Bob Hewitt-Frew McMillan 1968 Tom Okker-Marty Riessen 1969 Tony Roche-John Newcombe 1970 Ilie N˘astase-Ion Ţiriac 1971 Tony Roche-John Newcombe 1972 Ilie N˘astase -Ion Ţiriac 1973 John Newcombe-Tom Okker 1974 Brian Gottfried-Raul Ramirez 1975 Brian Gottfried-Raul Ramirez 1976 Brian Gottfried-Raul Ramirez

1977 Brian Gottfried-Raul Ramirez 1978 Victor Pecci-Belus Prajoux 1979 Peter Fleming-Tomas Smid 1980 Mark Edmondson-Kim Warwick 1981 H. Gildemeister-Andres Gomez 1982 Heinz Gunthardt-Balazs Taroczy 1983 Francisco Gonzalez-Victor Pecci 1984 Ken Flach-Robert Seguso 1985 Anders Jarryd-Mats Wilander 1986 Guy Forget-Yannick Noah 1987 Guy Forget-Yannick Noah 1988 Jorge Lozano-Todd Witsken 1989 Jim Courier-Pete Sampras 1990 Sergio Casal-Emilio Sanchez 1991 Omar Camporese-Goran Ivanišević 1992 Jakob Hlasek-Marc Rosset 1993 Jacco Eltingh-Paul Haarhuis 1994 Evgenij Kafelnikov-David Rikl 1995 Cyril Suk-Daniel Vacek 1996 Byron Black-Grant Connell 1997 Mark Knowles-Daniel Nestor 1998 Mahesh Bhupathi-Leander Paes 1999 Ellis Ferreira-Rick Leach 2000 Martin Damm-Dominik Hrbatý 2001 Wayne Ferreira-Evgenij Kafelnikov 2002 Martin Damm-Cyril Suk 2003 Wayne Arthurs-Paul Hanley 2004 Mahesh Bhupathi-Max Mirnyi 2005 Michaël Llodra-Fabrice Santoro 2006 Mark Knowles-Daniel Nestor 2007 Fabrice Santoro-Nenad Zimonjic 2008 Bob Bryan-Mike Bryan 2009 Daniel Nestor-Nenad Zimonjic 2010 Bob Bryan-Mike Bryan

Pete Sampras

5 e venti, un m aggio d’or o

Ivan Lendl


FEMMINILE

SINGOLARE 1930 Lilí de Álvarez 1931 Lucia Valerio 1932 Ida Adamoff 1933 Elizabeth Ryan 1934 Helen Jacobs 1935 H. Krahwinkel-Sperling 1936-49 Non disputato 1950 Annelies Ullstein-Bossi 1951 Doris Hart 1952 Susan Partridge 1953 Doris Hart 1954 Maureen Connolly 1955 Patricia Ward 1956 Althea Gibson 1957 Shirley Bloomer 1958 Maria Bueno 1959 Christine Truman 1960 Zsuzsi Kormoczy 1961 Maria Bueno 1962 Margaret Smith 1963 Margaret Smith 1964 Margaret Smith 1965 Maria Bueno 1966 Ann Haydon-Jones 1967 Lesley Turner 1968 Lesley Turner-Bowrey 1969 Julie Heldman 1970 Billie Jean King 1971 Virginia Wade 1972 Linda Tuero 1973 Evonne Goolagong 1974 Chris Evert 1975 Chris Evert 1976 Mima Jaušovec

Raffaella Reggi

DOPPIO 1977 Janet Newberry 1978 Regina Maršíková 1979 Tracy Austin 1980 Chris Evert-Lloyd 1981 Chris Evert-Lloyd 1982 Chris Evert-Lloyd 1983 Andrea Temesvari 1984 Manuela Maleeva 1985 Raffaella Reggi 1986 Non disputato 1987 Steffi Graf 1988 Gabriela Sabatini 1989 Gabriela Sabatini 1990 Monica Seles 1991 Gabriela Sabatini 1992 Gabriela Sabatini 1993 Conchita Martínez 1994 Conchita Martínez 1995 Conchita Martínez 1996 Conchita Martínez 1997 Mary Pierce 1998 Martina Hingis 1999 Venus Williams 2000 Monica Seles 2001 Jelena Dokic 2002 Serena Williams 2003 Kim Clijsters 2004 Amélie Mauresmo 2005 Amélie Mauresmo 2006 Martina Hingis 2007 Jelena Jankovic 2008 Jelena Jankovic 2009 Dinara Safina 2010 M. J. Martínez Sánchez

1930 Lili de Alvarez-Lucia Valerio 1931 A. Luzzatti-R. Gagliardi 1932 Lolette Payot-Colette Rosambert 1933 Ida Adamoff-Dorothy Andrus 1934 Helen Jacobs-Elizabeth Ryan 1935 Evelyn Dearman-Nancy Lyle 1936-49 Non disputato 1950 Jean Quertier-Jean Walker-Smith 1951 Shirley Fry-Doris Hart 1952 W. Hopman-Thelma Long 1953 Maureen Connolly-Julie Sampson 1954 Patricia Ward-E. Watson 1955 Christiane Mercelis-Patricia Ward 1956 Mary Hawton-Thelma Long 1957 Mary Hawton-Thelma Long 1958 Shirley Bloomer-Christine Truman 1959 Yola Ramirez-Rosa-Maria Reyes 1960 Margaret Hellyer-Yola Ramirez 1961 Jan Lehane-Lesley Turner 1962 Maria Bueno-Darlene Hard 1963 Robyn Ebbern-M. Court Smith 1964 M. Court Smith-Lesley Turner 1965 Madonna Schacht-Annette Van Zyl 1966 Norma Baylon-Annette Van Zyl 1967 Rosemary Casals-Lesley Turner 1968 M. Court Smith-Virginia Wade 1969 Francoise Durr-Ann Haydon-Jones 1970 Rosemary Casals-Billie Jean King 1971 Helga Masthoff-Virginia Wade 1972 Lesley Hunt-Olga Morozova 1973 Olga Morozova-Virginia Wade 1974 Chris Evert-Olga Morozova 1975 Chris Evert-Martina Navrátilová 1976 Linky Boshoff-Ilana Kloss

Gabriela Sabatini

1977 Brigette Cuypers-Marise Kruger 1978 Mima Jaušovec-Virginia Ruzici 1979 Betty Stove-Wendy Turnbull 1980 Hana Mandlíková-Renáta Tomanová 1981 Candy Reynolds-Paula Smith 1982 Kathleen Horvath-Yvonne Vermaak 1983 Virginia Ruzici-Virginia Wade 1984 Iva Budarová-Helena Suková 1985 Sandra Cecchini-Raffaella Reggi 1986 non disputato 1987 Martina Navrátilová-G. Sabatini 1988 Jana Novotná-Catherine Suire 1989 Elizabeth Smylie-J. Thompson 1990 Helen Kelesi-Monica Seles 1991 Jennifer Capriati-Monica Seles 1992 Monica Seles-Helena Suková 1993 Jana Novotná-A. Sanchez-Vicario 1994 Mary Joe Fernandez-Nataša Zvereva 1995 Mary Joe Fernandez-Nataša Zvereva 1996 Arantxa Sanchez-Vicario-Irina Spirlea 1997 Nicole Arendt-Manon Bollegraf 1998 Virginia Ruano-Paola Suárez 1999 Martina Hingis-Anna Kurnikova 2000 Lisa Raymond-Rennae Stubbs 2001 Cara Black-Elena Likhovceva 2002 Virginia Ruano Pascual-Paola Suárez 2003 S. Kuznecova-Martina Navrátilová 2004 Nadia Petrova-Meghann Shaughnessy 2005 Cara Black-Liezel Huber 2006 Daniela Hantuchová-Ai Sugiyama 2007 Nathalie Dechy-Mara Santangelo 2008 Yung-Jan Chan-Chia-Jung Chuang 2009 Hsieh Su-wei-Peng Shuai 2010 Gisela Dulko-Flavia Pennetta

Steffi Graf

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I N T E R N A Z I O N A L I B N L D ’ I TA L I A

Il fenomeno del tennis mondiale del nuovo millennio. lo svizzero Roger Federer, finalista agli Internazionali d’Italia nel 2003 e 2006

La tennista serba Jelena Jankovic, vincitrice degli Internazionali d’Italia nel 2007 e 2008

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via Pennetta con la formazione numero uno al mondo della specialità, costruita insieme alla compagna Gisela Dulko. Tornando al singolo femminile, gli anni a cavallo degli Ottanta e Novanta sanciscono il predominio dell’argentina Gabriela Sabatini, amatissima dal pubblico romano proprio come una di casa, e della spagnola Conchita Martinez. Alla fine del secolo, comincia invece l’era Williams, con una vittoria nel 1999 di Venus e una nel 2002 della sorellona Serena in finale sulla belga Henin, mentre un’altra belga, Kim Clij-

sters, si è imposta nel 2003 dopo un’appassionante rimonta sulla francese Amelie Mauresmo. La campionessa francese, dopo tre finali perse (2000, 2001 e 2003), si è aggiudicata sia l’edizione 2004, battendo in finale l’americana Jennifer Capriati, che quella 2005. Nel 2006 si è invece registrato il ritorno della Hingis, che aveva già vinto nel 1998, e nel 2007 la consacrazione della serba Jelena Jankovic che concesse il bis nel 2008 battendo in finale la giovane francese Alize Cornet. Nel 2009 alza la coppa la russa Dinara Safina e nel 2010 è toccato a Maria Josè Martinez Sanchez destreggiarsi fra volée e palle corte e irretire con il suo gioco di farfalla la potenza di Jelena Jankovic. E così siamo arrivati al 2011, con la 68ª edizione degli Internazionali Bnl d’Italia. Lo storico torneo romano quest’anno offrirà al suo pubblico di appassionati ancora di più, in termini di spettacolo, di strutture e di bel gioco. Per la prima volta si giocherà con la formula “combined”, ovvero uomini e donne impegnati negli stessi giorni. Accanto alla rinnovata formula di gioco, gli Internazionali Bnl d’Italia offriranno anche un Foro Italico tirato a lucido e rinnovato nelle strutture. Oltre al Campo Centrale da 10.500 posti, inaugurato nel 2010 e unanimemente giudicato lo stadio tennistico con la miglior visibilità al mondo in ogni ordine di posto, si giocherà anche allo Stadio Nicola Pietrangeli, capace di ospitare 3.500 spettatori. Non solo: da oggi il Foro ha due campi in più, per un totale di 11 court: 8 per gli incontri di singolare e doppio e 3 per gli allenamenti. Inoltre, gli organizzatori hanno deciso di lanciare una scommessa: aprire la cosiddetta “linea rossa”, limite non oltrepassabile che divide gli appassionati dagli atleti. Nella presente edizione sono state eliminate le recinzioni e tutto quello che separava il pubblico dal tennis, un po’ come avviene al Roland Garros e a Wimbledon. Passeggiare nella splendida cornice dei 22mila metri quadrati del Parco del Foro Italico, insomma, sarà un piacere per tutti, non solo per gli aficionados del tennis e di un torneo che merita davvero di essere considerato il “Quinto Slam” per importanza, successo di pubblico e fascino.

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Per le immagini si ringrazia: Lega Pallavolo Serie A

DA L 1 9 4 6 S I S V O L G E I L C A M P I O N ATO D I S E R I E A


V-DAY SUSTENIUM di Luca MONTEBELLI


V - D AY SUSTENIUM Mondiali del 1978 hanno segnato certamente un’ epoca, uno spartiacque che ha decretato l’inizio dell’amore della nostra città per lo sport della pallavolo, un fidanzamento, una passione infinita. Quei campionati del mondo, che vedevano protagonista alla vigilia un’Italia piccina, piccina, e alla fine gigantesca al pari delle superpotenze del volley internazionale. L’Italia organizzava per la prima volta il suo mondiale di volley, con 6 gironi eliminatori, 2 gironi di semifinale e poi le finali, fino a quella conclusiva del 1° ottobre. Fin dall’inizio, c’era chi paragonava Pittera a Enzo Berazot, capace di svecchiare la nazionale ai Mondiali d’Argentina con l’ingresso di Paolo Rossi e Antonio Cabrini. Nel ’78, don Carmelo

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ebbe il merito “storico” di rinnovare la sua nazionale (fuori i mostri-sacri Mattioli e Salemme), di fornirle una preparazione adeguata (amichevoli di “lusso” e un lungo ritiro), riuscendo a incollarla alle grandi del volley internazionale o quantomeno un passo appena dietro le grandi – cioè la Polonia, campione uscente ma in verità in quel ’78 poco accreditata, l’Urss, Cuba, il Giappone e la Cina già da allora una grande incognita. L’Italia del trentenne Pittera era composta da: Dall’Olio palleggiatore, Lanfranco, Di Coste il gigante (più di due metri, in un periodo nel quale i giocatori potevano tranquillamente non superare il metro e novanta), Di Bernardo, Negri, Lazzeroni, Innocenti e assieme a loro il gioioso “clan” dei catanesi: il ca-

Curiosità L'edizione 2011 del Campionato Mondiale di Beach Volley avrà come cornice Roma, ed in particolare il Foro Italico. Già la capitale aveva ospitato un Open maschile nel 2009 e un Grand Slam lo scorso anno, ma quest'anno la aspetta un evento di ancor maggiore risonanza. Si tratta dell'ottava edizione del campionato mondiale, si iniziò nel 1997 a Los Angeles seguendo poi a Marsiglia, Klagenfurt, Rio De Janeiro, Berlino, Gstaad e Stavanger., Il torneo si svolgerà dal 13 al 19 giugno 2011 al Foro Italico Nell'ambito di questa edizione dei campionati mondiali di Beach Volley si scontreranno le migliori 96 coppie al mondo, ovviamente 48 per ogni sesso. Il tabellone principale sarà composto da 12 pool, ognuna da 4 coppie, che si affronteranno con la formula del round robin. Alla fase finale si qualificheranno le prime due classificate più le 8 migliori terze, per un totale di 32 squadre che si affronteranno in gare ad eliminazione diretta. Il Mondiale di beach volley è organizzato grazie alla collaborazione tra la Federvolley e la Coni Servizi.

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La Nazionale di volley del 1978 vice campione del mondo, soprannominata il “Gabbiano d’Argento”

pitano Fabrizio Nassi, Antonio Scilipoti, Nello Greco (una pulce di poco più di un metro e settanta, ma un atleta splendido), Toni Alessandro e Massimo Concetti. La vittoria su Cuba in semifinale, al termine della “partita perfetta”, come la definì il coach dell’epoca, il professor Carmelo Pittera da Catania, fu l’apoteosi, in un Palaeur (e si all’epoca si chiamava così) gremito all’inverosimile. Era il 30 settembre del 1978, Un fenomeno di frenesia collettiva nacque quel giorno, uno stato di eccitazione nato spontaneamente, che trasmettendosi in maniera naturale da l’uno all’altro, è diventato un imprinting indelebile. Poco importa se poi in finale gli azzurri cedettero con l’onore delle armi ad un’URSS a quei tempi imbattibile. Quell’argento ha segnato la storia. Nacque la leggenda del “Gabbiano d’argento” e dei suoi mitici eroi. Il titolo di un film è il titolo scelto per il film celebrativo del Mondiale 1978, che aveva tra i suoi "personaggi" un gabbiano che volava in alto nel cielo azzurro. All’interno di questa bella pellicola c'è anche la famosa intervista in cui Carmelo Pittera diceva: «Per battere Cuba due più due dovrebbe fare cinque», un frase, un motto diventato celebre, che 33 anni dopo però è poco nota ma più che mai attuale. L’Italia, conquistò un posto nell’Olimpo del volley creando i prodomi per le future conquiste, quelle della magnifica epopea della nazionale “dagli occhi di

tigre” di Julio Velasco. Roma, ad onta di un movimento di vertice che ha acceso e spento la propria luce con intermittenza quasi regolare, ha capito di aver allacciato indissolubile con la pallavolo e, quando se ne è presentata l’occasione, ha riversato fiumi di entusiasmo sulla Nazionale ma anche sulle squadre di club quando queste hanno lottato per i massimi traguardi. Come per incanto, quando il richiamo del grande appuntamento è arrivato alle orecchie e ai cuori dei romani è scattata la scintilla giusta. L’occasione è quella della nascita crescita e apoteosi della Piaggio Roma Volley, società che riporta finalmente il volley maschile di vertice nella Capitale dopo anni e anni di oblio. Corre l’anno di grazia 2000 e la Piaggio vince il primo titolo italiano della sua storia. Tre a zero nella serie finale contro Modena. Un delirio collettivo che abbraccia i 13.122 spettatori presenti al Palaeur che esplodono letteralmente di gioia. Battuto ogni record di pubblico per il campionato italiano di pallavolo, non ancora superato a tutt’oggi. Ad ogni punto di Gardini e compagni sale altissimo l' urlo del palazzo. Che grande festa! Durata poco purtroppo. Lo striscione che campeggiava quella sera sugli spalti “Ti amerò per sempre”, lasciò presto il posto alla delusione e alla rabbia per una squadra campione d’Italia rimasta senza sponsor, quindi costretta dopo una lenta agonia a chiudere i battenti. Roma

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V - D AY SUSTENIUM

Il BPA Palas di Pesaro gremito per la finale scudetto 2006 vinta da Macerata

Treviso festeggia lo scudetto 2007

Nicola Grbic capitano di Trento riceve il trofeo scudetto del 2008. Sopra un’esultanza.

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il V-Day 2010, prima edizione, a Bologna

L’albo d’oro 1946 1947 1948 1949 1950 1951 1952 1953 1954 1955 1956 1957 1958 1959 1960 1961 1962 1962/63 1963/64 1964/65 1965/66 1966/67 1967/68 1968/69 1969/70 1970/71 1971/72 1972/73 1973/74 1974/75

Robur Ravenna Robur Ravenna Robur Ravenna Robur Ravenna Ferrovieri Parma Ferrovieri Parma Robur Ravenna Minelli Modena Minelli Modena Minelli Modena Crocetta Modena Avia Pervia Modena Ciam Villa D'Oro Modena Avia Pervia Modena Avia Pervia Modena Ciam Villa D'Oro Modena Interauto Avia Pervia Modena Avia Pervia Modena Ruini Firenze Ruini Firenze Virtus Bologna Virtus Bologna Ruini Firenze Pallavolo Parma Panini Modena Ruini Firenze Panini Modena Ruini Firenze Panini Modena Ariccia

1975/76 1976/77 1977/78 1978/79 1979/80 1980/81 1981/82 1982/83 1983/84 1984/85 1985/86 1986/87 1987/88 1988/89 1989/90 1990/91 1991/92 1992/93 1993/94 1994/95 1995/96 1996/97 1997/98 1998/99 1999/00 2000/01 2001/02 2002/03 2003/04 2004/05

Panini Modena Federlazio Roma Paoletti Catania Klippan Torino Klippan Torino Robe di Kappa Torino Santal Parma Santal Parma Kappa Torino Mapier Bologna Panini Modena Panini Modena Panini Modena Panini Modena Maxicono Parma Il Messaggero Ravenna Maxicono Parma Maxicono Parma Sisley Treviso Daytona Las Modena Sisley Treviso Las Daytona Modena Sisley Treviso Sisley Treviso Piaggio Roma Sisley Treviso Daytona Modena Sisley Treviso Sisley Treviso Sisley Treviso

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2005/06 Lube Banca Marche Macerata 2006/07 Sisley Treviso 2007/08 Itas Diatec Trentino 2008/09 Copra Nordmeccanica Piacenza 2009/10 Bre Banca Lannutti Cuneo (prima edizione della formula V-Day) Cuneo vince lo scudetto nel 2010 a Bologna

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L’Italia conquista l’argento ai Mondiali del 1978

non perde il suo appetito per il volley, il pubblico degli appassionati deve attendere la XV World League di pallavolo maschile le cui finali si svolsero a Roma nel 2004 per sfogare di nuovo la sua passione. Dal 16 al 18 luglio tutti di nuovo sugli spalti del Palalottomatica. Sulla panchina dell’Italia siede Giampaolo Montali, il tecnico che ha regalato alla città lo scudetto quattro anni prima. Gli azzurri si battono per la vittoria finale ma devono soccombere dinanzi all’incontenibile Brasile di quegli anni. Il successo organizzativo però è straordinario, giornate memorabili con protagoniste le migliori Nazionali del mondo. Un secondo posto che diventa propedeutico per la conquista dell’argento Olimpico conquistato qualche mese dopo nella finale di Atene contro la stessa Nazionale verdeoro. Roma ha conquistato ancora una volta il mondo nel 2005 non tanto con le prodezze del suo sestetto ma con la grande abilità organizzativa ancora una volta dimostrata dai suoi dirigenti, con il grande movimento di base che si è messo a disposizione volontariamente affinchè l’effetto fosse davvero straordinario. Un background da sfruttare per il futuro. La FIVB ha ormai eletto l’indolente città dei Papi a patria della pallavolo mondiale. Il campionato Europeo del 2005, infatti, viene assegnato all’Italia insieme alla Serbia. Nei mesi precedenti l’attesa in città è palpabile. La pallavolo si è ritagliata un posto di diritto nel contesto dei grandi

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eventi sportivi. Saranno 66.000 alla fine gli spettatori che avranno seguito le partite giocate a Roma. Il cammino degli Azzurri è trionfale fino alla finale con la Russia, l’unica capace di fermare gli azzurri nella prima fase. Si gioca, inutile dirlo, davanti ad un pubblico straripante. Una partita incredibile. In campo non ci sono solo gli uomini di Montali ma tutti i 12.000 del PalaLottomatica. Sono loro che trascinano la squadra fino alla medaglia d’oro che resta, purtroppo, l’ultimo successo internazionale della nostra Nazionale. Si gioca in una bolgia, le squadre non riescono a superarsi. Si va al tie-break. L’Italia non può deludere tanta passione e vince, scatenando l’ennesimo delirio. Si canta tutti insieme “We are the champions”, e la notte, la lunga notte dei festeggiamenti, per una volta è dedicata a Mastrangelo e agli altri protagonisti dell’Europeo. Tornando all’evento è innegabile che l' organizzazione romana del ventiquattresimo Europeo di pallavolo maschile è stata ancora una volta perfetta. La macchina ha funzionato in ogni dettaglio, un successo reso possibile grazie anche ai tanti volontari che hanno lavorato nell' ombra con encomiabile spirito di sacrificio. Una serata indelebile che non può che fare da trampolino di lancio verso un altro grandissimo appuntamento. Dopo 32 anni da quel ‘78 in cui questa storia è iniziata, ecco di nuovo i Mondiali maschili. Roma, neanche a dirlo, è chiamata ad organizzare

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L’Italia conquista l’argento ai Mondiali del 1978

le fasi finali. Cinque continenti coinvolti, 78 partite, 24 squadre, un impegno stratosferico che però , ancora una volta pone l’Italia al centro del Mondo, pronta a dimostrare di essere all’altezza: ed il suo Mondiale lo ha vinto alla grande. Il quarto posto ottenuto sul campo può lasciare certamente qualche rammarico ma, per quel che concerne l’organizzazione, il Mondiale italiano ha risposto in pieno alle attese. Roma in particolare, con un Palalottomatica sempre pieno, per un totale di 60.000 spettatori nelle cinque giornate di gara, con picchi di ben oltre 10.000 presenze nelle giornate di semifinali e finali, ha dimostrato ancora una volta che la “macchina” organizzativa ha funzionato come sempre e che la passione è un patrimonio che non si è mai disperso. Il pubblico certamente aspettava gli Azzurri, voleva che Vermiglio e compagni ripetessero le imprese di cinquea anni prima, che finalmente la Nazionale, dopo anni di limbo assurgesse di nuovo a quel ruolo che le compete. Pur lottando però la squadra affidata ad Anastasi non ha potuto competere con il grandissimo Brasile di Bernardinho, che l’ha sconfitta in semifinale, ne con la Serbia, che l’ha privata del terzo posto. Tuttavia il Palalottomatica ha, come sempre, riversato la sua grande carica sui protagonisti in campo, poco importa se ad un certo punto non erano più vestiti di azzurro. L’Italia è una fede, certo, ma lo sport, i veri valori che contraddistinguono chi gioca a pallavolo, non potevano vivere di delusione. Si è dunque vissuto una finale carica di pa-

thos e di emozione con la nazionale carioca a dare spettacolo di fronte ad una nazionale cubana tanto forte quanto sorprendente. Bingo!!!! Neanche il tempo dunque di godersi il Mondiale 2010, che Roma è stata scelta come sede dei Mondiali Maschili e Femminili 2011 di Beach Volley, che si svolgeranno nel mese di giugno al Foro Italico, del World Tour di Beach del 2012, e del V-Day Sustenium, gara che assegna lo scudetto maschile, nella sua recente versione in gara unica, per uno spettacolare epilogo del Campionato più importante del mondo. E ancora la Final Four di Coppa Italia 2012, fino ad arrivare al Mondiale Femminile del 2014 che vedrà Roma ancora protagonista assoluta. L’avventura continua…

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Il grande successo di partecipazione in occasione delle fasi finali dei Mondiali di Volley 2010

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Per le immagini si ringrazia: FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera) e Giancarlo Colombo/FIDAL

DAL 1980 IL PRINCIPALE MEETING INTERNAZIONALE DI ATLETICA LEGGERA IN ITALIA


COMPEED GOLDEN GALA di Elena VIOLA


C O M P E E D GOLDEN GALA

Lampi azzurri Molti gli italiani che dal 1980 in poi hanno iscritto il proprio nome nell’albo d’oro del meeting. Alcuni famosi, altri meno noti ai più. Nel 1982 due azzurre ottengono il primato italiano con prestazioni super al Golden Gala: Fausta Quintavalla con un lancio che tocca la fettuccia dei 64 metri, e Margherita Gargano che nei 3000 sostituisce adeguatamente la ritirata Dorio e rimane incollata alla rumena Puica per chiudere in 8:46.31, coronando una caccia al record che era diventata per lei un’autentica ossessione. Nel 1986 ad infiammare il pubblico romano è il fondista Stefano Mei, che nei 5000 prova l’impossibile impresa di sfidare Aouita, che pur febbricitante la spunta in 13:13.13 davanti allo spezzino (13:14.29). Nel 1990 Salvatore Antibo nei 5000 si produce in un assolo di quelli che non si dimenticano. La lepre, il keniano Jonas Koech, lo aiuta fino ai 2400 metri, ma il siciliano poco lo tollera e il resto lo fa da solo chiudendo in 13:05.59 che gli vale l nuovo primato italiano, la miglior prestazione mondiale dell’anno e la quinta di ogni tempo. Nel 1997 un altro brivido azzurro riscalda gli spettatori infreddoliti dalla pioggia costante. Si tratta di Fabrizio Mori. La gara dei 400 ostacoli è qualcosa che rimarrà nella storia del Golden Gala. Tutti puntano le proprie fiches sull'americano Bronson, invece sul rettilineo finale la rimonta leggera ma veemente di Fabrizio Mori culmina con la sua vittoria in 48.34, a un solo centesimo dal record italiano e con l'americano a quasi mezzo secondo.

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La conferenza stampa di presentazione del Compeed Golden Gala, la terza tappa del circuito Samsung Diamond League IAAF, in programma il prossimo 26 maggio nella tradizionale cornice dello Stadio Olimpico. Presenta Marco Franzelli, giornalista RAI. Al tavolo da sinistra il Segretario Generale del Coni, Raffaele Pagnozzi, il Sindaco Gianni Alemanno, il Presidente della Fidal, Franco Arese, il Delegato allo Sport di Roma Capitale, Alessandro Cochi. Presenti, fra gli altri, gli azzurri protagonisti del meeting Antonietta Di Martino, campionessa europea indoor dell’alto, e Fabrizio Donato, argento continentale indoor del triplo.

La campionessa di salto in alto Antonietta Di Martino

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uando il Golden Gala venne inserito per la prima volta nel calendario internazionale, nessuno poteva sapere che quella di Roma sarebbe stata l’unica occasione di confronto fra tutti i campioni del pianeta, racchiusi in una notte stellare. Il boicottaggio olimpico di Mosca è ancora di là dall’essere progettato, Roma attende la manifestazione non senza qualche patema perché è da tempo che la grande atletica non approda nella Capitale. Inoltre si teme che il pubblico si mostri poco incline ad applaudire senza espressioni di tifo calcistico i campioni convenuti. Nulla di tutto ciò: dopo il “flop” olimpico, Roma restituisce un sorriso al mondo dell’atletica e dello sport tutto, con una serata rimasta nella storia di questo sport. Qualcuno ha detto che Primo Nebiolo, il geniale presidente della FIDAL e della IAAF che ebbe l’intuizione del meeting, toccò il culmine del suo successo dirigenziale proprio quel giorno, quando nel lo Stadio Olimpico si trovarono a gareggiare, fianco a fianco, i reduci dalle Olimpiadi di Mosca e la schiera di coloro che erano stati costretti (le decisioni furono dei governi e non certo degli atleti o delle federazioni) a disertare i XXII Giochi olimpici, dando vita al primo vero boicottaggio della rassegna olimpica, in precedenza solo sfiorata da ridotte defezioni (come entità partecipativa) avvenute a Melbour-

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ne (1956) e a Montreal (1976). Il meeting internazionale di Roma, denominato Golden Gala, figurava da tempo nel calendario internazionale, ma i fatti di Mosca facevano prevedere un insuccesso clamoroso di partecipazione unita alla preoccupazione per la scelta di una data troppo estiva che avrebbe tenuto lontano dall'Olimpico i vacanzieri romani. L'atletica italiana si era comportata molto bene ai Giochi. Due medaglie d'oro e una di bronzo in campo maschile (Mennea, Damilano e la 4x400) e una in campo femminile (Simeoni) costituivano un bottino eccellente e quindi Nebiolo si accingeva a presentarsi senza timori riverenziali alla conferenza stampa di chiusura. Fu proprio da un testa a testa con Khomenkov che Primo Nebiolo uscì con una notizia che, annunciata in conferenza stampa, in un attimo fece il giro del mondo, aprendo fenditure di disgelo nell'iceberg creato anche nello sport dalla così detta “Guerra Fredda”. Al Golden Gala era stata prevista la presenza degli atleti sovietici che avrebbero così affrontato i colleghi europei e statunitensi e comunque tutti coloro che avevano boicottato i Giochi non tanto in un sorta di rivincita quanto in un affratellamento che solo lo sport è capace di dare. Il successo della manifestazione romana fu eccezionale. Nonostante la data infau-

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L’astista Thierry Vigneron, due record del mondo stabiliti al Golden Gala, nel 1983 e ‘84

Mariano Scartezzini, uno dei migliori specialisti dei 3000 m siepi al mondo nei primi anni ‘80

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Il velocista giamaicano Asafa Powell, ex primatista mondiale (9’72)

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C O M P E E D GOLDEN GALA Storie di boicottaggi Olimpici Tempi di guerra fredda e di contrasti politici che ebbero, in quel periodo storico una grande ripercussione sullo sport mondiale, tanto da portare al boicottaggio, a seconda degli schieramenti dell’epoca, a ben tre edizioni dei Giochi Olimpici quelle del 1976, dell’ 1980 e dell’ 1984. La prima volta avvenne a “Montreal 1974”. L’antefatto fu, in quel caso, un tour che la nazionale neozelandese di rugby, i noti All blacks, aveva fatto in Sudafrica qualche mese prima dell’evento olimpico. Il paese africano era stato escluso nel 1964 dal Movimento olimpico a causa delle sue leggi razziali, e l’iniziativa dei neozelandesi provocò presto le proteste di alcuni paesi africani, Congo e Tanzania su tutti. La Nuova Zelanda non subì però alcun provvedimento, e in risposta a ciò quasi tutti gli stati africani decisero di non presentarsi all’Olimpiade di Montreal. Le uniche eccezioni furono quelle di Costa d'Avorio e Senegal. La questione si chiuse definitivamente solo una ventina di anni più tardi, quando, abbandonato orma il regime di Apartheid, il Sudafrica fu riammesso dal Comitato Olimpico. Era il 1992. Quel che avvenne nell’estate del 1980 a Mosca fu invece un episodio di boicottaggio perfettamente inseribile nel contesto degli ultimi anni della Guerra Fredda. Nel Natale del 1979 era iniziata l'invasione sovietica dell'Afghanistan, che sarebbe durata per un decennio e avrebbe segnato la fine dello stato sovietico, passando alla Storia come una sorta di "Vietnam russo". Gli Stati Uniti, in risposta alla politica sovietica, dichiararono l'intenzione di boicottare il le Olimpiadi di Mosca, chiedendo ai loro alleati occidentali di aderire anche loro al boicottaggio. Il risultato fu che una sessantina di

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nazioni si rifiutarono di partecipare all'evento moscovita, compresi alcuni stati arabi. Altre nazioni parteciparono mettendo comunque in mostra varie forme di protesta. Qualcuno sfilò alla cerimonia di apertura sventolando solo la bandiera olimpica al posto di quella nazionale, rinunciando poi, durante le premiazioni, al proprio inno. Altri lasciarono libertà ai propri atleti di aderire o meno, altri ancora, come la Nuova Zelanda, sfilarono con una bandiera nera. L'Italia scelse un via di compromesso, depennando dalla lista degli atleti per l'Olimpiade solamente quelli appartenenti a forze militari. Il boicottaggio dei giochi di Mosca non produsse alla fine alcun tipo di conseguenza di rilievo, la presenza sovietica in Afghanistan non venne meno e l'unico risultato fu la vendetta russa nelle successive Olimpiadi americane. Los Angeles, 1984. L'Unione Sovietica, scottata dall'atteggiamento dei boicottatori delle olimpiadi moscovite, decise di fare altrettanto, decretando la non iscrizione alle olimpiadi di Los Angeles dei paesi aderenti al blocco sovietico. La scelta fu motivata da presunte carenze di garanzia d'incolumità per gli atleti e dirigenti sovietici. Le uniche voci fuori dal coro furono allora quelle della Jugoslavia, della Romania e della Cina... I rapporti tra il governo cinese e quello statunitense si stavano in fondo rasserenando, dopo le tensioni dei decenni precedenti. Quel rasserenamento era il preludio alla splendida alleanza commerciale che oggi lega i due paesi in vari settori. Se nel 1955 la CIA ricevette l'incarico di aiutare la resistenza tibetana in funzione anti-cinese, è notizia recente la scelta americana di togliere la Cina dalla lista di quei paesi in cui viene meno il rispetto dei diritti umani...

L’inglese Sebastian Coe dopo la vittoria nei 1500 metri che vale l’oro ai Giochi Olimpici di Mosca

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C O M P E E D GOLDEN GALA

Curiosità Nell’edizione del 2007 Salim Sdiri, il saltatore in lungo francese fu colpito ad un fianco colpito dal giavellotto impazzito scagliato dal finlandese Pitkamaki La drammatica scena è stata seguita con grande apprensione dagli spalti dell'Olimpico. I maxischermi dello stadio trasmettevano le immagini del Golden Gala e il pubblico ha visto l'atleta transalpino che veniva colpito dal giavellotto e si accasciava sulla pista. Poi i soccorsi, con l'italiano Andrew Howe che estraeva dalle costole di Sdiri la parte dell'attrezzo che gli si era infilata. Per fortuna tutto si è risolto per il meglio ma quanta paura…

sta ben sessantamila spettatori affollarono le tribune dell'Olimpico impegnando oltremodo il servizio d'ordine. Notevoli anche i risultati sotto il profilo strettamente tecnico e conferme importanti per i nostri Mennea e Simeoni. A dirlo sono i numeri: primati mondiali tentati nel salto con l’asta e nelle due prove dell’alto, tre record italiani con Dorio,

Mennea e Scartezzini, due martellisti oltre gli 80 metri, 20 saltatori oltre i 2,15, 11 primati dello stadio e 5 del territorio italiano. Risultati che ancora oggi farebbero di qualsiasi manifestazione uno dei migliori meeting mondiali Nei 100 metri un giovanissimo Carl Lewis s’inchina all’americano Floyd in 10.20 contro i 10.23 del futuro figlio del vento, nei 200 Mennea

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L’ostacolista cinese Liu Xiang, oro olimpico ad Atene 2004 nei 110 ostacoli

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Il fondista statunitense Douglas Padilla

Il livornese Fabrizio Mori, campione del mondo (1999) dei 400 ostacoli

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Record del Mondo al Golden Gala 2008 Salto con l'asta 2000 Lancio del giavellotto 1999 Miglio 1998 1500 m 1995 5000 m 1987 5000 m 1984 Salto con l'asta 1984 Salto con l'asta 1983 Salto con l'asta

5.03 m 68.22 m 3'43.13 3'26.00 12'55.30 12'58.39 5.91 m 5.94 m 5.83 m

Yelena Isinbayeva Trine Hattestad Hicham El Guerrouj Hicham El Guerrouj Moses Kiptanui Said Aouita Thierry Vigneron Sergey Bubka Thierry Vigneron

Hicham El Guerrouj in un insolito giro di pista allo Stadio Olimpico su una biga romana avvenuto per celebrare il suo record del mondo sui 1500 metri

I due velocisti statunitensi Frederick e Johnson

I due mezzofondisti keniani Kiptanui e Komen

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La primatista mondiale del salto con l’asta, la russa Yelena Isinbayeva

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Il gigante e campione del Mondo Christian Cantwell nel getto del peso

infiamma il pubblico correndo in 20.01 e stracciando il giamaicano Quarrie. Nei 5000 vinti dal keniano Koskei in 13:30.8 quarto è un giovanissimo Cova in 13:40.4. Nei 3000 siepi Scartezzini sorprende tutti correndo in 8:12.5 e venendo battuto dal solo keniano Kip Rono in 8:12.0. La gara dell’alto è straordinaria: i tedeschi ovest fanno tripletta con Moegenburg, Thranhardt e Nagel, ma sono ben 11 a valicare i 2,20. Nell’asta il francese Vigneron sale a 5,70, nel martello il tedesco ovest Riehm lancia a 80,78 e si prende una platonica rivincita sul russo Syedikh che non aveva potuto affrontare a Mosca. Fra le donne la Simeoni non delude, anzi fa impazzire il pubblico arrivando a 1,98 ridicolizzando le avversarie. Nei 1500 l’olimpionica sovietica Kazankina proietta al record

la Dorio che le rimane attaccata alle caviglie, scendendo così sotto i 4 minuti. Nei 100, sesta arriva una giovanissima Merlene Ottey, alla prima di una serie di presenze infinita. Da allora il Golden Gala ha scritto la sua storia a suon di record del mondo. Nel 1987 il marocchino Said Aouita abbatté lo storico muro dei 13 minuti nei 5000 facendo fermare il cronometro sul tempo di 12:58.39. E’ stato quello solo il primo dei tanti tempi fatti registrare sotto i 13 minuti, tanto che la pista romana ha il più alto numero di prestazioni “under 13 minuti” al mondo. Nel 1995 la gara fece registrare un altro primato mondiale, questa volta ad opera del keniano Moses Kiptanui, grande specialista dei 3000 siepi “in libera uscita” sulla distanza piana, che coprì nel fantastico tempo di 12:55.30. Ben due i primati del mondo ottenuti a Roma dal grande Hicham El Guerrouj. Nel 1998 il campione marocchino siglò una prestazione da fantascienza sui 1500 metri, con il tempo di 3:26.00, ancora oggi imbattuto. L’anno successivo il corridore maghrebino ha migliorato anche quello del miglio, portandolo a 3:43.13 grazie anche allo stimolo del giovane avversario keniano Ngeny. L’ultimo record mondiale in ordine di tempo risale al 2008, quando la regina dell’asta Yelena Isinbayeva volò ai cinque metri e tre centimetri del suo ennesimo primato.

G O L D E N G A L L E RY

Saïd Aouita, record del mondo dei 5000 m al Golden Gala del 1987

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Il lunghista Andrew Howe, vice campione del mondo della specialità

Hicham El Guerrouj record mondiale 1500 metri al Golden Gala del 1998

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L’astista ucraino Sergej Bubka, pluriprimatista mondiale: nel 1984 a Roma salta 5.94 metri (record del mondo)

L’astista siracusano siracusano Giuseppe Gibilisco, campione del mondo nel 2003 a Parigi con 5.90 metri

I due grandi rivali statunitensi Lewis e Fredericks

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DA L 1 9 3 5 I L P R E S T I G I O S O C O N C O R S O I P P I C O

Per le immagini si ringrazia: FISE (Federazione Italiana Sport Equestri)

di Edoardo LUBRANO


I N T E R N A Z I O N A L E A M AT O D A I R O M A N I


PIAZZA DI SIENA ierre Jonqueres D’Oriola, Piero e Raimondo D’Inzeo, Hans Gunther Winkler, Graziano Mancinelli, Michel Robert, Nelson e Rodrigo Pessoa, Frankie Slootak, Nick Skelton e John Whitaker: nomi illustri, leggende di ieri e di oggi del salto ostacoli. Tutti hanno vinto almeno una volta a Roma, al Concorso Ippico Internazionale di Piazza di Siena di salto ostacoli. Ma Piazza di Siena per i romani non è solo lo sport di massimo livello. È anche una vetrina di eccellenze, costume e tradizione, appuntamento irrinunciabile per i cultori della mondanità. Il Concorso Ippico Internazionale di Piazza di Siena, organizzato nello storico ovale di Villa Borghese dalla Federazione Italiana Sport Equestri e da Infront Italy con il patrocinio delle istituzioni territoriali, è una vera e propria pietra miliare della primavera capitolina. L’appuntamento con l’unico evento sportivo nel mondo che è ospitato in un “museo a cielo aperto”, seconda tappa della Top League della Federazione Equestre Internazionale, è fissato quest’anno dal 26 al 29 maggio. Il panorama di Piazza di Siena è riuscito nel corso del tempo a consolidare l’accoppiata vincente “sport e tradizione” che si rinnova ogni anno negli splendidi giardini di Villa

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GLI ITALIANI Nella storia del Concorso Ippico Internazionale di Piazza di Siena, cinque italiani hanno vinto il Gran Premio Roma. Si tratta di Bettoni Cazzago, Piero e Raimondo D’Inzeo, Danno e Bologni.

Borghese. Il concorso capitolino ha anche qualcosa in più: il fascino della storia, del mito, perché l’ovale di Villa Borghese è il luogo sacro dell’equitazione italiana. Il concorso internazionale ufficiale di Piazza di Siena è giunto alla sua 79ª edizione. Nel tempo ha saputo non solo mantenere inalterata la propria immagine agonistica ma anche adattarsi a diverse strategie di comunicazione tanto che, importanti aziende italiane ed estere, in qualità di sponsor e partner, ogni anno confermano la loro presenza. Anche per queste ragioni resta alta l’attenzione da parte dei media. L‘evento (messo in onda sulle emittenti RAI) fa registrare puntualmente una grande affluenza di pubblico: i dati della scorsa edizione evidenziano un numero superiore alle 50.000 unità nelle quattro giornate di gara (dal giovedì alla domenica) che, oltre alle tribune, hanno movimentato il Villaggio commerciale e soprattutto il Villaggio vip anche durante gli eventi collaterali. Dal punto di vista della preparazione alle gare, dal 2004 un nuovo e più ampio campo di prova, spostato alle spalle del campo gara, consente a cavalli e cavalieri di avere un nuovo spazio dedicato al riscaldamento prima dell’ingresso in campo e riqualificando l’area adiacente al Museo della Canonica. Questo look rinnovato è stato reso neces-

Raimondo D’Inzeo su Posillipo

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L’albo d’oro Questo l'albo d'oro nel dopoguerra del Gran Premio Roma, la gara individuale piu' importante del concorso internazionale di Piazza di Siena: 1947 BETTONI CAZZAGO (Ita, Uranio) 1948 D'Orgeix (Fra, Sucre de Pomme) 1949 Navarro Morales (Spa, Quorum) 1950 du Breuil (Fra, Tourbillon) 1951 Garcia Cruz (Spa, Quoniam) 1952 Echeverria (Cil, Lindo Peal) 1953 Hanson (Gbr, The Monarch) 1954 Jonqueres d'Oriola (Fra, Arlequin) 1955 Jonqueres d'Oriola (Fra, Charleston) 1956 RAIMONDO D'INZEO (Ita, Merano) 1957 RAIMONDO D'INZEO (Ita, Merano) 1958 PIERO D'INZEO (Ita, The Rock) 1959 Winkler (Ger, Halla) 1961 Ringrose (Irl, Loch an Easpaig) 1962 PIERO D'INZEO (Ita, Sunbeam) 1963 Smith (Gbr, O'Malley) 1964 Queipo de Llano (Spa, Infernal) 1965 Arrambide (Arg, Chimbote) 1966 Weier (Svi, Junker) 1967 PIERO D'INZEO (Ita, Navarette) 1968 PIERO D'INZEO (Ita, Navarette Fidux ) 1969 DANNO (Ita, Kim Ando) 1970 PIERO D'INZEO (Ita, Red Fox) 1971 RAIMONDO D'INZEO (Ita, Fiorello) 1972 MANCINELLI (Ita, Ambassador) 1973 PIERO D'INZEO (Ita, Easter Light) 1974 RAIMONDO D'INZEO (Ita, Gone Away) 1975 Pyrah (Gbr, April Love); 1976 PIERO D'INZEO (Ita, Easter Light) 1977 Schulze Siehoff (Ger, Sarto) 1978 Macken (Irl, Boomerang)

sario a seguito della costruzione del Globe Theatre realizzato sul vecchio campo prova, e che durante la stagione teatrale contribuisce a far affluire pubblico all’interno di Villa Borghese. I valori storici che accompagnano Piazza di Siena sono ravvisabili nell’esibizione del Carosello dei Carabinieri: celebrazione di un rito, memoria, dedizione, entusiasmo e sacrificio. Nel rispetto della tradizione, in occasione della cerimonia conclusiva dell’evento, si esibiscono per l’affascinante spettacolo serale 145 cavalli, equamente divisi tra quelli di mantello sauro e mantello grigio accompagnati nelle loro esibizioni dalla fanfara che va ad aprire la sfilata.

1979 Blickenstorfer (Ger, Hendrik) 1980 Cottier (Fra, Flambeau C) 1981 Nicolas (Fra, Mador) 1982 Cottier (Fra, Flambeau C) 1983 Kursinski (Usa, Livius) 1984 Cottier (Fra, Flambeau C) 1985 Robert (Fra, Lafayette) 1986 Kaamps (Ger, Argonaut) 1987 Roycroft (Aus, Apache) 1988 Weinberg (Ger, Just Malone) 1989 Vangeenberghe (Bel, Queen of Diamond) 1990 Durand (Jappeloup) 1991 Godignon (Fra, Akai Prince d'I.) 1992 Godignon (Fra, Quidam de Revel) 1993 Vangeenberghe (Bel, Osta Carpets Queen) 1994 BOLOGNI (Ita, Mayday) 1995 Sloothaak (Ger, San Patrignano Joly Coeur) 1996 Sloothaak (Ger, San Patrignano Joly Coeur) 1997 Goldstein-Engle (Usa, Hidden Creek's Laurel) 1999 Pomel (Fra, Thor des Chaines) 2000 Bratt (Sve, Casanova) 2000 (*) Demeersman (Bel, First Samuel) 2001 Fuchs (Svi, Cosima); 2002 Bronfman (Usa, Charltlon) 2003 Broucqsault (Fra, Dileme de Cephe) 2004 Angot (Fra, Cigale du Tallis) 2005 Ahlmann (Ger, Coster) 2006 Skelton (Gbr, Arko III) 2007 J. Whitaker (Gbr, Peppermill). Nel 2000 ci sono state due edizioni del Gran Premio, una per il concorso vero e proprio e l'altra per la finale del trofeo Samsung, il circuito della Coppa delle nazioni. Nel 1998 il concorso di Piazza di Siena non e' stato disputato per la concomitanza con gli Weg, gli World equestrian Games allo stadio Flaminio.

Dalla città il nome della piazza Piazza di Siena prende il nome dalla città di origine di una delle più antiche e nobili famiglie di Roma: i Principi Borghese. Fu pensata e fortemente voluta dal principe Marcantonio che, alla fine del Settecento, commissionò agli architetti Mario e Antonio Asprucci uno spazio nuovo, capace di rievocare i luoghi della memoria a lui cari. Il suo grande desiderio, infatti, era quello di far rivivere, nella città di Roma, le atmosfere delle tradizionali feste popolari e dei palii che si svolgevano, sin dal Medioevo, nel senese. Il Principe però morì prima di riuscire a vedere realizzato il suo disegno. Piazza di Siena esordisce come scenario di competizio-

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PIAZZA DI SIENA questo nobile sport. L’appuntamento con il concorso ippico fu interrotto solo dal 1940 al 1947, durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1960, anno in cui Piazza di Siena ospitava le prove individuali dei Giochi olimpici di Roma, lo CSIO è stato spostato a Torino. Nel 1998, invece, il Concorso Internazionale Ufficiale ha lasciato il posto ai World Equestrian Games e anche Piazza di Siena ha ceduto lo scettro allo Stadio Flaminio. Nel 2000, però, ha avuto la sua rivincita ospitando ben due CSIO, a maggio e ad ottobre, quando è stato testimone della finale del circuito Samsung Nations Cup.

Piazza di Siena nella Top League Il Sindaco Gianni Alemanno consegna la Lupa Capitolina al vincitore del Gran Premio

Roma Capitale impressa su uno degli ostacoli del percorso

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ni equestri nel 1922. Nel 1926 la FEI inserisce il Concorso romano nell’agenda internazionale. L’edizione del 1928 rimarrà negli annali, non solo perché da questa data si è soliti far risalire la nascita della storia del Concorso Ippico Ufficiale di Piazza di Siena (CSIO) - con quattro squadre in gara, Francia, Polonia, Spagna e Italia, e con il trionfo del capitano italiano Sandro Bettoni - ma anche perché, da allora ha inizio la numerazione ufficiale dello CSIO di Roma. In quello che è considerato uno dei più grandi e celebrati parchi pubblici della Capitale si sono svolti eventi straordinari per l’equitazione italiana, sfide indimenticabili tra protagonisti d’eccezione. Basti pensare al già citato Bettoni o ai fratelli D’Inzeo o a Graziano Mancinelli e numerosi altri alfieri di

Nel 2003 anche il Concorso Ippico di Piazza di Siena è stato inserito nella Top League, il circuito FEI che unisce gli otto migliori concorsi internazionali ufficiali di salto ad ostacoli, confermando l’evento romano nell’elite dell’equitazione mondiale. Con il 2011 salgono a nove le edizioni della Top League, la “Serie A” del salto ostacoli di cui lo CSIO di Roma Piazza di Siena SNAI Show Jumping fa parte fin dall’esordio nel 2003 di questo circuito. Lo sport di alto livello conferma quindi il suo legale indissolubile con Piazza di Siena. Roma sarà il secondo degli otto appuntamenti in calendario per la Top League che parte da La Baule, in Francia, dal 12 al 15 maggio. Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Olanda e USA:

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queste le otto Nazioni che prenderanno parte alla Top League 2011. Le new entry di quest’anno sono la Danimarca vincitrice della finale della Promotional League disputata a Barcellona e il Belgio che ha concluso invece in testa il girone del circuito davanti all’Italia. Danimarca e Belgio hanno quindi preso il posto lasciato dalla Svizzera, ultima classificata nella Top League e della Polonia ritirata durante il corso della stagione. Naturalmente a Roma ci sarà anche l’Italia in qualità di paese ospitante.

I tre eventi da non perdere

banco di prova per misurare le possibilità dei vari binomi. L’albo d’oro del Gran Premio di Roma è aperto da un cavaliere polacco e chiuso da un cavaliere americano: Adam Krolikiewicz con Picador nel 1926 e McLain Ward con Sapphire nel 2010. Recordman nel Gran Premio Roma è il colonnello Piero D’Inzeo. Il maggiore dei fratelli D’Inzeo si è aggiudicato la prova sette volte con sei differenti cavalli. Il cavallo che ha conquistato il maggior numero di successi è invece francese, si tratta di Flambeau C che, sotto la sella di Frédéric Cottier, si è imposto tre volte.

Della quattro giorni di gare, tre sono gli appuntamenti più graditi dal pubblico romano. La Coppa delle Nazioni, che si disputa il venerdì pomeriggio, la prova a squadre che è senza dubbio la più affascinante proposta nel programma di ogni concorso ippico. La Coppa delle Nazioni è stata disputata in tutte le edizioni dello CSIO, fatta esclusione per quella del 1936, e la storia del concorso nel totale ha visto impegnate le rappresentative di ventisei paesi. L’Italia ha collezionato ventisette vittorie, la prima ottenuta nel 1926, con Tommaso Lequio di Assaba su Trebecco, Alessandro Bettoni Cazzago su Scoiattolo e Giorgio Pacini su Zanghera, e l’ultima nel 1985 con Graziano Mancinelli su Karata, Giorgio Nuti su Silvano, Bruno Scolari su Joyau d’Or A ed Emilio Puricelli su Impedoumi. Nell’albo d’oro dei vincitori seguono la Francia con diciannove presenze, di cui ben quindici dal 1978 ad oggi, e la Germania e la Gran Bretagna con nove ciascuna. Altre vittorie sono state inoltre messe a segno da Messico, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Turchia, Svezia e Olanda. Il secondo appuntamento irrinunciabile è quello del sabato con la gara di potenza nella quale i cavalli sono chiamati a superare un muro di oltre due metri, e viene disputata solo con un certo tipo di cavalli particolarmente “potenti” e resistenti allo sforzo, ma anche con un silenzio del pubblico che esprime grande partecipazione alla concentrazione di cavallo e cavaliere. Silenzio che si trasforma in esplosioni di giubilo quando un binomio supera l’altissimo ostacolo. A chiudere il programma, la domenica pomeriggio, è il terzo evento graditissimo, ossia il Gran Premio. Il Gran Premio è la più prestigiosa tra le gare in programma in ogni concorso ippico. Tecnicamente parlando, è senza dubbio il miglior

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Un cavaliere impegnato all’ostacolo

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Immagini per gentile concessione Collezione Privata Maurizio Tecardi

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Piazza di Siena è una vasta area, non aperta al traffico veicolare, che si trova a Roma, all’interno di Villa Borghese. Deve il suo nome a Siena, luogo originario della famiglia Borghese. Essa nacque, infatti, per iniziativa del principe Marcantonio IV (17301800), che alla fine del XVIII secolo chiese che all’interno della villa fosse edificato uno spazio che ricordasse Piazza del Campo, il luogo dove dal medioevo si tiene il noto Palio di Siena. L’opera fu terminata postuma; comunque, in osservanza dei voleri dello scomparso principe, fu destinata ad accogliere manifestazioni e feste popolari. Passata allo Stato italiano dopo la Presa di Roma e divenuto spazio pubblico, dal 1922 divenne il luogo d’elezione di un concorso equestre, divenuto internazionale nel 1926. Oggi tale manifestazione è nota come Concorso Ippico Internazionale "Piazza di Siena". Ma, quando Roma non aveva spazi sportivi come oggi, Piazza di Siena ha rappresentato per lungo tempo un luogo sacro di tanti sport: in tutti gli sport. Nel 1906 si svolsero le selezioni per gli atleti azzurri alle Olimpiadi. Sono arrivate ai giorni nostri foto della Lazio che qui si allenava ma, dalla lontana america, anche un’immagine datata 1920 nel quale si annuncia una partita di baseball a Roma, ancora a Villa Borghese. E così via.

La storia di Piazza di Siena, teatro dello sport romano

In alto una foto di Piazza di Siena di fine ‘800. A destra un manifesto che pubblicizza una gara di baseball del 1920. In basso e nella pagina accanto, siamo nel 1906, le selezioni per portare gli atleti azzurri alle Olimpiadi.

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Curiosità Difficile non considerare il Carosello storico dell'Arma dei Carabinieri che ogni anno rinnova il proprio successo nella magica cornice di Piazza di Siena, come una prova sportiva di grande qualità . Il Carosello nasce nel 1933 (e il primo palcoscenico era lo stesso di oggi, affogato nel verde di Villa Borghese): le varie formazioni dell'Arma indossavano ciascuna un'uniforme storica: trombettieri del 1814, carabinieri del 1833, carabinieri di Sardegna (1853), carabinieri combattenti in Crimea (1855), in Lombardia (1859), nelle carabinieri che liberarono Venezia e Roma (1866-1870), trombettieri del 1900, carabinieri di Libia e della prima guerra mondiale, corazzieri. Questo spiega il nome di Carosello storico. Che è rimasto fino ai giorni nostri, insieme con la travolgente carica finale, ispirata a quella della battaglia di Pastrengo del 1848.

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D A L 1 9 2 2 S I D I S P U TA L A C O P P A I T A L I A


FINALE

TIM CUP di Alberto ABBATE


TIM CUP

Le vittorie per squadra Roma e Juventus con 9 successi sono le squadre con più vittorie in Coppa Italia. Seguono Fiorentina e Inter con 6, Lazio, Milan e Torino 5, Sampdoria 4, Napoli e Parma 3, Bologna 2, Atalanta, Genoa, Vado, Venezia e Vicenza 1.

Beppe Furino riceve una targa al termine di Catania-Juventus, gara di Coppa Italia del 1982 giocata al Massimino

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gni anno per la finale di Coppa Italia quel nome risuona sconosciuto: Vado. Dove sarà? Che fine avrà fatto quella squadra che vinse il primo storico trofeo? Vado Ligure è diventata ormai la periferia industriale di Savona, nonostante abbia caratterizzazioni storiche e etniche tutte sue. C’è una centrale elettrica e ci sono tanti stabilimenti. Negli Anni Venti era uno dei grandi centri operai con fonderie, impianti chimici e petrolchimici, laterizi, cantieri di demolizione navale e la possente Westinghouse, che fabbricava locomotori elettrici e che ospitava 1.700 lavoratori. Quell’estate del ‘22 eravamo alla vigilia della Marcia su Roma e dell’invito del Re a Mussolini di formare il governo ma già i ministeri si accanivano contro le giunte rosse e i comuni dove comparivano i primi rappresentanti del partito comunista nato nel ‘21 a Livorno. Nell’aprile del ‘22, infatti, era stato sciolto con decreto regio il consiglio comunale di Vado, reo di non aver esposto la bandiera in occasione di ricorrenze patriottiche, di avere uno stemma con la falce e martello, di aver costituito un corpo armato e non aver rispettato le leggi nella celebrazione dei matrimoni. In questo contesto, la conquista della Coppa Italia garantì - un po’ come il successo di Gino Bartali al

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Giro di Francia nel luglio del ‘48 in occasione del fallito attentato a Togliatti – una pace sociale artificiosa prima dell’avvento del fascismo. Non ci sono più in vita i protagonisti di quella finale, non c’è più lo stadio del trionfo, come non c’è più la vera Coppa Italia in argento del peso di 8.250 grammi (è una copia quella nella sede del Vado), immolata alla patria nel 1935, cioè donata alla segreteria federale del partito fascista dopo le sanzioni della Società delle Nazioni per l’aggressione all’Etiopia. Ormai, per ragioni di sponsor, c’è solo la Tim Cup. Ma è passato quasi un secolo – per l’esattezza 89 anni – da quella eroica finale del 17 luglio contro l’Udinese, durante il quale è successo di tutto.

La nascita del trofeo La Coppa Italia infatti era nata nel 1922 dalle turbolente vicende che avevano sconvolto l’organizzazione del calcio italiano, dal dissidio fra le grandi società e la FIGC. Quest’ultima per ridare nuova linfa alla stagione agonistica aveva proposto un torneo parallelo al campionato. L’idea fallì praticamente sul nascere a causa dello scarso interesse che suscitò sul pubblico nell’immediato. Quindi dopo la vittoria del Vado la

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Il Vado, primo vincitore della Coppa Italia

L’albo d’oro 1922 Vado 1927 edizione non terminata 1936 Torino 1937 Genoa 1938 Juventus 1939 Ambrosiana-Inter 1940 Fiorentina 1941 Venezia 1942 Juventus 1943 Torino 1958 Lazio 1959 Juventus 1960 Juventus 1961 Fiorentina 1962 Napoli 1963 Atalanta 1964 Roma 1965 Juventus 1966 Fiorentina 1967 Milan 1968 Torino 1969 Roma

1970 Bologna 1971 Torino 1972 Milan 1973 Milan 1974 Bologna 1975 Fiorentina 1976 Napoli 1977 Milan 1978 Inter 1979 Juventus 1980 Roma 1981 Roma 1982 Inter 1983 Juventus 1984 Roma 1985 Sampdoria 1986 Roma 1987 Napoli 1988 Sampdoria 1989 Sampdoria 1990 Juventus 1991 Roma

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1992 Parma 1993 Torino 1994 Sampdoria 1995 Juventus 1996 Fiorentina 1997 Vicenza 1998 Lazio 1999 Parma 2000 Lazio 2001 Fiorentina 2002 Parma 2003 Milan

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2004 Lazio 2005 Inter 2006 Inter 2007 Roma 2008 Roma 2009 Lazio 2010 Inter

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manifestazione non trovò più spazio. Nel 1926 morì dopo poche giornate (agli ottavi) il tentativo di riproporla, a causa della mancanza di date disponibili. Solo nel 1935, in seguito alla riduzione della Seria A a 16 squadre e alla conseguente disponibilità di date in calendario, la Coppa Italia riuscì a decollare. Ma furono soprattutto una serie di opportune modifiche a rinvigorirla sul modello della Coppa d’Inghilterra: tutti gli incontri si disputavano in una partita secca su un campo designato a sorteggio; in caso di parità dopo gli eventuali supplementari veniva programmata una gara di ripetizione a campi invertiti. Partecipanti: tutte le società di Serie A, B e C. Le big della massima divisione avevano però accesso direttamente al tabellone principale, tutte le altre venivano scremate in una serie di scontri preliminari. Quindi, cinque turni a partire dai sedicesimi sino alla finale, da disputarsi in campo neutro. Il primo vincitore del rinnovato torneo fu il “Grande Torino” nel 1936. Ai granata successero i più importanti club del campionato: il Genoa, la Juventus e l’Inter. Fece scalpore nel 1941 il successo del Venezia di un ancora scono-

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sciuto Valentino Mazzola. Chi alzava la Coppa Italia partecipava poi di diritto alla Coppa Mitrova (detta anche Coppa dell’Europa Centrale) della stagione successiva, la più antica competizione europea per club ( 1927), che sarebbe poi andata gradualmente morendo sino alla scomparsa nel 1992. Nel 1943, dopo l’ennesima vittoria del Torino, prima società a cingere contemporaneamente anche lo Scudetto, la manifestazione chiuse ancora una volta i battenti. Stavolta, causa maggiore il primo conflitto mondiale. Nel dopoguerra, l’espansione della serie A a 20 squadre non lasciò più spazio alla “piccola coppa”.

Il rilancio della Coppa Italia Il sipario si alzò nuovamente nel 1958. Non perché se ne sentisse la mancanza, ma solo in vista di una nuova e lanciatissima competizione europea. Sulla scia della neonata Coppa dei Campioni (1955), nacque infatti nel 1960 la Coppa delle Coppe, destinata alle vincitrici delle varie coppe nazionali. Cambiò nuovamente lo schema della competizione, venne alleggerito: esclusi i sodalizi di Serie C, tutti i turni era-

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no ad eliminazione diretta in gara unica, e una serie di preliminari permettevano alle grandi squadre di entrare in scena a tabellone molto avanzato. Nel 1958, anno della rinascita, fu la Lazio ad aggiudicarsi la Coppa Italia, battendo la Fiorentina. Con uno splendido colpo di testa, Maurilio Prini, fresco d’addio ai viola, rese ancora più infuocato un caldo pomeriggio del 24 settembre: i 60mila dell’Olimpico esplosero il loro boato per il primo trofeo della storia biancoceleste. L’anno successivo, nel 1959, fu la Juventus a conquistare lo scettro, anzi la “Coccarda Tricolore”: cucita al petto, simbolo della vittoria della Coppa, venne per la prima volta utilizzata proprio in occasione dell’undicesima edizione e da allora ufficialmente adottata dalla Lega. Negli anni successivi toccò prima alla Fiorentina rifarsi sulla Lazio, poi al Napoli compiere un’impresa, tutt’oggi mai scalfita: è l’unica squadra ad aver alzato la Coppa pur non militando nella massima serie (era in Serie B). Nel 1963 fu il turno dell’Atalanta, l’1 novembre 1964 Torino si tinse di giallorosso: a cinque minuti dal 90’ Bruno Nicolé, appena mandato in campo dal tecnico Juan Car-

los Lorenzo, insaccò il pallone alle spalle di Lido Vieri. Giacomo Losi alzò al cielo la prima Coppa Italia della storia della Roma. La seconda arrivò cinque anni dopo, nel ‘69, sotto la presidenza di Alvaro Marchini e la guida tecnica del “Mago” Helenio Herrera. La vittoria fu dedicata a Giuliano Taccola, attaccante nella Roma e capocannoniere delle prime 6 giornate di campionato con 6 reti, scomparso prematuramente per cause mai chiarite. I giallorossi trionfarono al termine di un girone finale che li vide sfidare il Foggia nell’ultima partita decisiva, benché ai fini della vittoria risultò determinante il successo in trasferta sul campo del Cagliari.

Formula a gironi Verso la fine degli Anni Sessanta, infatti, per rilanciare la manifestazione e richiamare il pubblico negli stadi, la FIGC aveva pensato di sostituire i turni ad eliminazione diretta con una serie di gironi: sette da cinque squadre con gare di sola andata. Alle vincitrici andava ad aggiungersi il club detentore: le otto società rimaste venivano strutturate in due gironi con gare di andata

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Numero di vittorie per squadra Juventus Roma Fiorentina Inter Lazio Milan Torino Sampdoria Napoli Parma Bologna Atalanta Genoa Vado Venezia Vicenza

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e ritorno da disputarsi dopo la fine del campionato. Le due capoliste si incontravano poi in finale all’Olimpico di Roma. Portò bene al Milan la salita al Quirinale di Giovanni Leone. I rossoneri furono la squadra più vincente degli anni settanta, riuscirono a cucirsi la coccarda sul petto in ben tre occasioni su cinque finali disputate: nel 1976-’77 si tolsero persino la soddisfazione di battere i cugini dell’Inter. Il grande successo delle coppe europee spinse però a ripensare nuovamente il formato della Coppa Italia, introducendovi turni ad eliminazione diretta con la regola dei gol in trasferta. Il mutamento iniziò nel 1979: con questo metodo vennero disputati i quarti e le semifinali, due anni dopo anche la finale e gli ottavi nel 1982 in concomitanza con la riammissione dei sodalizi di Serie C.

L’era della Roma di Liedholm Gli Anni ottanta si aprirono nel segno inconfutabile del “Barone”. In cinque stagioni, oltre allo scudetto, Nils Liedholm trascinò nella bacheca della Roma addirittura tre Coppe Italia (1979-’80/ 1980-’81/ 1983’84). Quella del 1980, vinta dai giallorossi a rigori contro il Torino (replay l’anno successivo), fu però l’ultima finale (32esima edizione) disputata in una gara unica prima del suo ripristino a partire dal 2007-’08. Ma la Coppa Italia rimase comunque legata alla capitale, anzi alla Roma e al suo “accento” svedese. Dopo Liedholm, toccò a Sven Goran Eriksson vincerne un’altra nel 1986. I giallorossi s’imposero sulla Sampdoria (alla quale Eriksson avrebbe restituito la Coppa da allenatore 10 anni dopo) in una doppia finale impoverita dall’assenza dei nazionali (Nela, Ancelotti, Tancredi, Conti e Boniek per la Roma; Vierchowod, Vialli e Souness per i doriani) convocati dalle rispettive Federazioni per il Mondiale disputato in contemporanea. I blucerchiati, che avevano già vinto la Coppa l’anno prima, si rifecero vincendo altre due edizioni consecutive nel 1988 e nel 1989. Ma nel 1990-’91, pochi mesi dopo la morte del presidente Dino Viola, Ottavio Bianchi sconfisse la Samp di Vialli e Mancini campione d’Italia e conquistò la settima Coppa Italia. Dopo due stagioni sui generis per le Olimpiadi di Seoul e per i Mondiali del ‘90, il modello continentale trovò totale applicazione allorquando la Coppa

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Italia si strutturò con un turno eliminatorio e cinque turni di tabellone principale, tutti disputati secondo le medesime regole europee. Negli Anni Novanta il Parma e il Vicenza salirono per la prima volta sul gradino più alto del podio di un torneo che, pur senza raggiungere alti picchi d’interesse, seppe raccogliere discreti successi di pubblico. Nonostante ciò, i cambiamenti decretati dalla UEFA alle proprie manifestazioni contribuirono ad affossare di nuovo il torneo. L’abolizione della Coppa delle Coppe nel 1999 e il contestuale allargamento della Champions League tolsero ragion d’essere e spazio alla Coppa Italia, cui non diede rimedio il diritto all’accesso in Coppa Uefa della vincitrice della manifestazione, dal momento che tale obiettivo poteva più facilmente essere raggiunto attraverso il campionato. Alla perdita d’interesse nei confronti della coppa seguì anche un ridimensionamento della sua formula: vi partecipavano tutte le squadre di B e le migliori 10 di A . La prima fase era a gironi di sola andata con 4 squadre, ai quali partecipavano le peggiori due società di A e quelle delle serie inferiori; si qualificavano le vincitrici di ogni gruppo. La seconda fase era un turno eliminatorio con gare di andata e ritorno tra le 8 qualificate e altrettanti club di A non impegnati in Europa. Il tabellone principale comprendeva poi quattro turni d’andata e ritorno.

La legge dei biancocelesti Ciò nonostante la Lazio ricorda sempre con un sorriso la fine degli Anni ‘90 e l’inizio del terzo millennio. Fu la regina di quelle edizioni della Coppa Italia: ne vinse 3 in 7 stagioni. La prima arrivò nella stagione 1997-’98 quando nella finale di ritorno Gottardi, Jugovic e Nesta di fronte ai 70mila spettatori dell’Olimpico annientarono il vantaggio del Milan con Albertini, ma sopratutto il risultato (1-0) maturato all‘andata a San Siro. Quel trofeo del 29 aprile non avrebbe però asciugato le lacrime per la finale di Coppa Uefa persa a Parigi contro l’Inter. Ci avrebbe pensato invece prima la Supercoppa Italiana (il 28 agosto contro la Juve), ma sopratutto lo scudetto del 1999/2000. Nello stesso anno la gloriosa società del Presidente Cragnotti, guidata in panchina da Sven Goran Eriksson, si aggiudicò anche un’altra Coppa Italia, appena quattro giorni dopo aver alzato il Trico-

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lore: era il 18 maggio e lo 0-0 di San Siro contro l’Inter suggellò, di fronte a 15mila sostenitori biancocelesti accorsi a Milano, la vittoria dell’andata di Roma per 2 a 1 grazie alle reti di Simeone e Nedved. La furia ceca si trovò poi di fronte alla Lazio da ex, dopo la fine dell’era Cragnotti, fra le fila della Juventus nella finale (andata e ritorno) di Coppa Italia vinta dai biancocelesti nel 2004: Stefano Fiore fu l’assoluto protagonista della formazione allenata da Roberto Mancini, realizzando 3 delle 4 reti laziali nei due confronti. In quella serata del 12 maggio, capitan Favalli alzò il trofeo davanti a 15mila tifosi laziali al seguito. Il torneo, già storicamente poco appetito dai tifosi italiani, stava andando incontro ad un costante declino. Nel 2005 si pensò dunque d’ introdurre un elemento di novità strutturando le eliminatorie in gara secca fra le 12 società di Serie A non in Europa, quelle di Serie B, e 30 di Serie C. Nonostante le buone intenzioni,

neanche queste innovazioni seppero riportare il pubblico negli stadi. E neppure l’ennesimo cambiamento regolamentare, varato nel 2007 in occasione della 60ª edizione del torneo, con la riduzione dell’organico alle sole società di Serie A e B. Quindi nel 2008 venne introdotta una nuova modifica organizzativa e allargata di nuovo la competizione alle squadre delle serie minori nel contesto di un tabellone tennistico, con tutti i turni in gara unica ad eccezione delle semifinali, disputate attualmente con andata e ritorno.

Eterna sfida Roma-Inter Ad attirare l’attenzione dell’Italia calcistica sono però state le finali degli ultimi anni, soprattutto l’acceso confronto fra Roma e Inter: il primo nel 2005 quando la compagine di Bruno Conti, reduce da un’annata disastrosa, venne annientata nei due confronti di giugno da uno straripante Adriano, quello dei tempi d’oro sotto la guida di

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TIM CUP Mancini, e da una punizione di Mihajlovic. Identica storia nel 2006, con i nerazzurri trascinati all’andata e al ritorno dal Jardinero Julio Cruz. Capitan Totti riusciva ad alzare la Coppa nel 2007: nella sfida d’andata la Roma rifilava un clamoroso 6-2 all’Inter. I giallorossi in 15 minuti si portavano in vantaggio con Totti,

raddoppiando con De Rossi e stendendo i nerazzurri con Perrotta; chiudevano la sfida Amantino Mancini e una doppietta di Panucci con un Toldo impietrito. Al ritorno l’Inter vinceva 2 a 1, ma non serviva a nulla. E siamo quasi ai giorni nostri. Nel 20072008 è ritornata la finale unica, da disputarsi per regolamento nella Capitale alla

Curiosità Il recordman di presenze in Coppa Italia è Roberto Mancini che con le maglie di Bologna, Sampdoria e Lazio ha giocato 120 partite. Lo inseguono da vicino Giuseppe Bergomi (119), Pietro Vierchowod (116), Franco Causio (113), Giovanni Galli (112) e Dino Zoff (110).

Mancini con la maglia del Bologna

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Mancini con la maglia della Sampdoria

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presenza del Presidente della Repubblica. La prima se l’è aggiudicata la Roma per 2 a 1. Ancora Spalletti contro Mancini, come in campionato ancora duello Inter-Roma: sono Mexes e Perrotta a regalare la “Coccarda” ai gialorrossi. Scucita l’anno successivo dagli odiati cugini biancocelesti che, guidati da Delio Rossi, sconfiggono ai rigori la

Samp di Mazzarri. Infine, l’anno scorso, di nuovo Roma-Inter. Ancora una volta un confronto che si trascina dal Campionato, ma nell’anno del “Triplete’ di Mourinho non c’è davvero nulla da fare. Nerazzurri vittoriosi grazie all’ennesima zampata del “Principe” Diego Milito e “terzo titulo”.

Mancini e Sven Goran Eriksson con la Lazio

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PIÙ BLU CONSULTING & SOLUTIONS è una società di consulenza strategica e marketing fondata a Roma nel 2001. Il nostro carattere distintivo è di effettuare un’attività di consulenza e di servizio a carattere continuativo dall’analisi di mercato al posizionamento e sviluppo del prodotto, dal consolidamento del brand alla progettazione e realizzazione degli eventi, intervenendo in prima linea lungo tutta la catena del progetto e supportando il cliente in tutte le fasi del suo processo di sviluppo. Affianchiamo il cliente nelle attività necessarie alla promozione, fornendo servizi professionali di: consulenza marketing, pianificazione di strategie, project management, web marketing, direct mailing, campagne per la visibilità sul web, advertising. più blu srl via della luce 37/ f 00153 Roma tel. 06 58300106 fax 06 58300071



QUEI VILLAGGI

NELLA STORIA

I villaggi degli Internazionali e di Piazza di Siena tra sport e costume li Internazionali BNL d’Italia e il Concorso Ippico Internazionale di Piazza di Siena sono i due eventi sportivi più “mondani” della Capitale. A fare da cornice al pubblico sempre numeroso e soprattutto qualificato, ci sono sempre volti noti che ogni giorno attirano l’attenzione quanto i protagonisti sportivi dei due eventi. Con una distinzione però. Alla rassegna tennistica sono soprattutto calciatori, altri sportivi famosi, attori e cantanti ad “animare” le serate del villaggio. Fari puntati su di loro la sera, quanto il giorno sulle tribune dove centinaia di belle ragazze amano prendere il sole, spesso in desabillè. A Piazza di Siena, invece, il villaggio è animato soprattutto da nobili, aristocratici, politici, insomma è la Roma “bene” che lascia il segno lungo i viali sovrastanti Piazza di Siena. E a proposito di villaggi, quest’anno la grande novità è rappresentata da quello degli Internazionali BNL d’Italia, tutto rinnovato dunque più adatto alle moderne esigenze di un evento internazionale di quel livello.

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I numeri dei nuovi Internazionali s p q r

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NEL CUORE DEGLI INTERNAZIONALI SPQR Sport vi conduce nel“dietro le quinte” della manifestazione tennistica più prestigiosa d'Italia li Internazionali BNL d’Italia sono la manifestazione tennistica più importante del Paese e una delle più notevoli e ricche di tradizione del mondo. Il Torneo Femminile è una delle prove più prestigiose del WTA Tour. L’Evento maschile è tra i nove tornei dell’ATP 1000, la nuova categoria di vertice del circuito professionistico. Ottantuno anni di storia ed è appena un inizio. La storia degli Internazionali BNL d’Italia è infatti cominciata nel 1930. Le prime cinque edizioni si sono giocate al Tennis Club Milano grazie al lavoro e alla passione del conte Alberto Bonacossa. Nel 1935, ultimata la costruzione dell’impianto dove tutt’oggi si svolge, il torneo maschile si è trasferito a Roma. Da allora gli Internazionali d’Italia si sono disputati lontano dal Foro Italico soltanto nel 1961 a Torino per festeggiare il Centenario dell’Unità d’Italia. Dal 2005 gli Internazionali BNL d’Italia sono gestiti in joint-venture dalla FIT e da Coni Servizi. L’accordo affida a un Comitato Tecnico di Gestione di cinque membri il compito di guidarne lo sviluppo. La strategia di re-investimento nel 2010 ha visto protagonista il Nuovo Centrale del Tennis. L’impianto rappresenta una pietra miliare nella storia degli Internazionali e la consacrazione del Parco del Foro Italico come sede dell’evento. Lo sviluppo del nuovo stadio ha voluto fondere tradizione e modernità creando un impianto - caratterizzato da una forma “morbida” dell’invaso superiore – dotato di un’intrinseca leggerezza dovuta ai materiali impiegati: acciaio, vetro e carter metallici. La plasticità dell’immagine proposta facilita il rapporto formale e dialettico con il vicino Stadio N. Pietrangeli e il più ampio complesso architettonico-monumentale del Parco del Foro Italico. Gli Internazionali BNL d’Italia – fino all’edizione 2010 - si sono inoltre svolti secondo la collaudata formula del back to back: la prima settimana si sviluppa il tabellone maschile e la seconda settimana il tabellone femminile. Grazie ai piani di sviluppo pluriennale - nuove strutture del Circolo del Tennis, nuovo Centrale, 2 nuovi

Con la collaborazione di CONI Servizi Spa

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campi da tennis - la direzione del Torneo di Roma ha avuto una serie di riconoscimenti internazionali. Nel 2008 ha già vinto a Montecarlo il premio “Venue of the Year”. L’ultimo ma più importante riconoscimento la possibilità di svolgere il Torneo secondo la formula combined. La nuova formula entra in vigore con l’edizione 2011 e prevede che uomini e donne giochino simultaneamente ogni giorno per 9 giorni consecutivamente. Questo permetterà di aumentare esponenzialmente il ROI degli investimenti sul Torneo grazie alla massimizzazione delle risorse organizzative. Questo nuovo sviluppo dell’evento sportivo ottimizza infatti la presenza degli atleti, senza ridurre le sessioni di gioco che, di fatto, aumentano grazie alla presenza di un nuovo “Show Court”. La visibilità e le opportunità di PR delle aziende partner si sviluppano in proporzione a quello che è il grande salto di qualità del Torneo, sempre più allineato ai grandi eventi tennistici mondiali.

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Il torneo oggi fattura oltre quindici milioni di euro, in sei anni di collaborazione – FIT e Coni Servizi - questa cifra è più che raddoppiata. Questo testimonia come la partnership stia funzionando nel migliore dei modi. Numeri che vedono un incremento costante in tutte le più importanti voci di budget. Se a crescere sono anzitutto i ricavi - in particolare legati alle sponsorizzazioni e alla biglietteria - non meno importanti sono gli incrementi nelle voci di costo. Questo è il miglior indicatore per capire quale sia l’obiettivo della strategia di continuo reinvestimento degli utili di anno in anno: la qualità reale offerta agli ospiti dell’evento. Il circolo virtuoso che si è ingenerato porterà l’evento a raddoppiare nei prossimi anni i risultati già raggiunti. Un ruolo di primo piano è ricoperto da BNL che è il “title sponsor” degli Internazionali d’Italia. Questa partnership ha permesso negli anni di rafforzare il Torneo, conferendogli solidità e supporto nel tempo e assicurandogli un prezioso

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apporto in termini di idee e passione. La crescita del Torneo – che vanta un’audience internazionale di quasi 250 milioni di telespettatori - e l’eccezionale livello qualitativo dello spettacolo che è in grado di offrire sono confermati dalla scelta di Italia 1, che da anni trasmette in diretta semifinale e finale di entrambi i tornei. Oltre alla tradizionale presenza di SKY Italia, che continuerà a trasmettere l’interno Torneo maschile, la novità della scorsa edizione è stato il lancio del nuovo canale federale SuperTennis – realizzato in collaborazione con Rai Trade – che è il primo canale europeo “free” interamente dedicato alla disciplina. Questa nuova sfida – che testimonia l’impegno e la qualità delle strategie di investimento sul Torneo – ha portato ad avere un proprio canale che non solo ha fatto da host broadcaster nel portare in tutto il mondo le immagini dell’evento femminile, ma ha anche guidato i telespettatori negli angoli più segreti del Foro Italico, permettendo loro di vivere un’esperien-

za televisiva senza precedenti. La vendita dei diritti televisivi del maschile, avviene attraverso una società internazionale - la TPL - di cui sono soci tutti e nove i Master 1000, e che ragiona secondo logiche di network che permettono di massimizzare i ritorni su larga scala. Per quanto riguarda la parte, invece, dei diritti domestici, spetta direttamente agli Internazionali cederli a Sky, Italia 1 e Supertennis. L’evento sportivo diventa un grosso contenitore media e lo sport, in questo modo, oltre ad essere fornitore di contenuti per le televisioni, lo è anche per le aziende clienti che investono non solo sul “media” Internazionali BNL d’Italia - attraverso la presenza sui pannelli bordo campo - ma anche sulla tabellare tv per essere presenti con i propri spot durante le dirette televisive dei match stessi. In tal senso si apre un nuovo filone di comunicazione relativamente alla pianificazione degli investimenti media sugli eventi sportivi, perché l’investimento comunicazionale

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dello sponsor sul bordo campo aumenta il suo ROI proprio grazie alla concomitante presenza degli spot. Investire sugli Internazionali BNL d’Italia significa quindi anzitutto investire in ATL (Above The Line - Brand a bordo campo solitamente seguiti da una pianificazione tabellare degli spot durante i match). A riprova della qualità di questo investimento l’enorme successo del Torneo trova riscontro anche nella copertura televisiva. I dati del broadcasting internazionale confermano infatti la distribuzione globale degli Internazionali BNL d’Italia: oltre tre mila ore di broadcasting di cui l’Europa ottiene il 57% del media coverage generando il 62% dell’audience; l’Italia è il primo Paese per ore di trasmissione mentre la Spagna è il primo Paese per numeri di telespettatori con un picco di oltre nove milioni durante la finale. Investire sugli Internazionali BNL d’Italia significa altresì investire anche sull’intero movimento federale tennistico italiano. La partnership con gli Internazionali BNL d’Italia e il mondo della FIT ha infatti importanti ricadute in termini commerciali e d’immagine anche grazie alla creazione di progetti che si sviluppano attraverso una capillare presenza nei Circoli di Tennis Federali sparsi sull’intero territorio nazionale. BNL – proseguendo un progetto di posizionamento internazionale sul tennis di BNP Paribas - si è posta da subito come Partner strategico della FIT sviluppando un’offerta di prodotti /servizi ed una distribuzione retail targhettizzata sui soci dei circoli di tennis. I risultati di questa attività confermano pienamente la validità strategica del posizionamento sul tennis: investendo sul centro media degli Internazionali BNL è diventata oggi la banca con più correntisti che giocano a tennis, un universo che dal 2003 ad oggi ha visto più che raddoppiare i propri tesserati. L’altro grande protagonista del Torneo sarà il pubblico pagante che prende parte attiva alla manifestazione. Le cifre sono lì a dimostrarlo: una crescita costante di anno in anno con ritmi eccezionali che si avvia superare i 200 mila spettatori paganti. Un successo annunciato. Questa è la miglior riprova per il movi-

mento tennistico nazionale, che da più di dieci anni sta vivendo una fase di crescita ininterrotta. Su questo specifico target gli investitori possono ottenere il massimo del ROI dei loro investimenti in comunicazione. Questa infatti è la parte più selezionata del mondo federale ed è presente durante i giorni della manifestazione. Su questo target vengono studiati singoli progetti speciali a valore aggiunto. Le attività di consumer contact vengono divise per cluster. Il target kid che anima lo Young Village con più di 40 mila presenze. I trend setter che frequentano il Villaggio Hospitality – un esclusivo ed elegante salotto a cielo aperto dove i partner del Torneo possono dedicarsi alle loro attività di pubbliche relazioni in totale discrezione – che è il cuore degli eventi e delle serate più glamour e mondane della primavera della Capitale. Gli sportivi che utilizzano le Fun Aree dell’area commerciale e gli appassionati che frequentano i negozi disseminati lungo i viali che portano ai campi. Il target corporate che usufruisce dei moderni sky box e dei raffinati ristoranti, in un ambiente unico caratterizzato da classe ed esclusività, accompagnati da speciali servizi dedicati, per venire incontro all’esigenza di coniugare nel miglior modo possibile business e leasure. L’organizzazione del Torneo offre ai propri partner il servizio Lounge Sponsor, una struttura dedicata di client service che permette di sviluppare i singoli progetti, dando il massimo supporto possibile nelle fasi di ideazione e implementazione. Questi Strategy Marketing Meeting, condivisi con le esigenze e le agenzie di comunicazione a supporto degli sponsor, rappresentano il massimo livello qualitativo in termini di competenza professionale ed innovazione sul mercato. Fondamentale diventa la fase di progettazione della Venue. Il Parco del Foro Italico – sede dell’evento - è una location unica nel panorama nazionale per valore architettonico e monumentale ed è al centro di un imponente strategia d’investimento e riqualificazione che lo vedrà protagonista nei prossimi anni. La

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sua splendida cornice, in un’area unica per impatto visivo e ambientale, è legata alla storia degli Internazionali BNL d’Italia. La realizzazione del Circolo del Tennis Foro Italico ha ottenuto il doppio obiettivo di creare un complesso che abbia nella pratica del tennis l’elemento catalizzatore e propulsore - pienamente integrato con l’ambiente ed il tessuto circostante - al fine di valorizzare ed arricchire l’offerta sportiva e la fruibilità dell’intero Parco. Le nuove aree commerciali avranno un importante punto di raccordo nella Piazza Multimediale, dalla quale sarà possibile assistere agli incontri grazie ad un maxischermo. Adoperando avanzati sistemi di progettazione, il lay out interno dell’area è stato organizzato al fine di razionalizzare ed ottimizzare il flusso dei visitatori in modo da irrorare obbligatoriamente ed uniforme tutti i diverse ambienti che compongono la nuova Venue. Proseguendo un percorso virtuoso si

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sta inoltre realizzando un nuovo concept per l’organizzazione di eventi sportivi eco-sostenibili, costruito anzitutto sul valore del rispetto per l’ambiente, del risparmio energetico e della riduzione delle emissioni inquinanti. La sostenibilità viene raggiunta attraverso un pacchetto di interventi “diretti” ed “indiretti” – volti alla riduzione dell’impatto ambientale – che interessano l’intero ciclo dell’evento. Dall’adozione di metodi di raccolta differenziata all’utilizzo di materiali bio-degradabili, dalla realizzazione di piani di mobilità sostenibili all’uso di mezzi di trasporto elettrici, dal contenimento degli imballaggi all’efficientamento dell’uso di energia con l’obiettivo di informare e sensibilizzare il pubblico sui più corretti stili di consumo. Il risultato ultimo è che le sponsorizzazioni stanno registrando un incremento importante a conferma del fatto che il Torneo rappresenta il punto di eccellenza fra le manifestazione sportive italiane.

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SPQR SPORT, il nuovo mensile voluto dall’Ufficio Sport del Comune di Roma è sfogliabile anche online sul sito www.spqrsport.it SPQR SPORT sarà presto presente anche nei principali social network ed inviato tramite newsletter. Un modo per raggiungere una fetta quanto più ampia della popolazione capitolina. Internet garantisce un’importante diffusione parallela rispetto al prodotto cartaceo che rispetta i canali classici della diffusione freepress: la rivista è distribuita in occasione dei grandi eventi sportivi della capitale e anche sul territorio grazie alla scelta di un esercizio commerciale (edicole, bar, etc) nelle piazze più importanti dei 19 municipi romani. L’elenco è consultabile sul web.


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Cento anni di know-how, una rete di acquedotti di oltre 46.000 km e acqua di qualitĂ distribuita ogni giorno ad 8 milioni di italiani. Questa è la realtĂ di Acea. Una realtĂ all’avanguardia che fa bene all’ambiente, alla popolazione, al futuro. L’acqua, l’uomo, la tecnologia.


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