Spqr Sport n. 7 - 2011

Page 1



ROMA AL CENTRO DEL MONDO Gianni Alemanno, Sindaco di Roma Capitale

I

grandi eventi internazionali, che Roma ha accolto nei mesi di maggio e giugno, hanno proiettato tutta la nostra città e in particolare il complesso del Foro Italico al centro della scena sportiva mondiale. Ancora una volta migliaia di appassionati, provenienti da ogni continente, si sono ritrovati nella Capitale per partecipare ad una vera e propria festa dello sport, che ha proposto alla comunità cittadina uno spettacolo unico, articolato in momenti diversi e tutti di altissimo livello agonistico. Sabbia, terra rossa, acqua e ring a cielo aperto, immersi nel bianco marmoreo del complesso monumentale, hanno creato un connubio vincente quanto suggestivo regalando a ogni kermesse un’atmosfera assolutamente unica nel suo genere. Dal beach volley al tennis, dal fitness all’atletica, dal motocross freestyle, al nuoto e alla boxe europea: sono state tante le discipline sportive, più o meno “convenzionali” che nella Capitale hanno trovato accoglienza e una compatta e convinta adesione. E il valore dei titoli iridati messi in palio, che la nostra città ha visto conquistare da grandissimi campioni, le conferiscono uno spessore internazionale di assoluto primo piano, annoverandola tra le più grandi capitali mondiali dello sport. Ogni appuntamento è stato un banco di prova, che Roma e i romani hanno superato a pieni voti contribuendo a costruire tassello dopo tassello quel sogno che vogliamo trasformare in realtà: tornare ad essere la sede dei Giochi Olimpici e Paralimpici a distanza di 60 anni dall’esperienza di Roma 1960. E saranno proprio la voglia di sport e l’entusiasmo che hanno caratterizzato questi eventi i punti di forza della Capitale in prospettiva olimpica. Formalizzata la costituzione del Comitato Promotore ed approvata a grandissima maggioranza la delibera sulla candidatura di Roma, possiamo guardare ad una estate appena iniziata che offrirà nuove ed importanti manifestazioni che ci accompagneranno fino all’inizio della prossima stagione sportiva. Buon divertimento a tutti e complimenti a tutti voi per il calore e la passione che vi contraddistinguono e che per Roma rappresentano un grande motivo di vanto e soddisfazione».


photogallery Uno scatto che ferma una storia. Un’immagine che ha il potere di regalare un momento alla leggenda e suscitare emozioni. Istanti che rimangono impressi nella pellicola e nell’anima. Senza bisogno di alcuna spiegazione.

2011 - ROMA, PIAZZA DI SIENA UN CAVALIERE SALTA UN OSTACOLO DURANTE IL CONCORSO IPPICO INTERNAZIONALE

2011 - ROMA, STADIO OLIMPICO LEONARDO FESTEGGIA LA CONQUISTA DELLA COPPA ITALIA. INTER BATTE PALERMO 3-1


spq ort

2011 - ROMA, STADIO OLIMPICO LA PRESENTAZIONE DEL GOLDEN GALA IN CAMPIDOGLIO. DA SINISTRA, IL SEGRETARIO GENERALE DEL CONI RAFFAELE PAGNOZZI, IL SINDACO DI ROMA GIANNI ALEMANNO, IL PRESIDENTE FIDAL FRANCO ARESE E IL DELEGATO ALLE POLITICHE SPORTIVE DI ROMA CAPITALE ALESSANDRO COCHI. A DESTRA IL DESK DI ROMA CAPITALE ALLO STADIO OLIMPICO

2011 - ROMA, STADIO OLIMPICO ANDREW HOWE VINCE I 200 METRI AL GOLDEN GALA IN 20”31.2


2011 - ROMA, FORO ITALICO - LA TENNISTA RUSSA MARIA SHARAPOVA, TRIONFATRICE AGLI INTERNAZIONALI DI ROMA CONTRO L’AUSTRALIANA SAMANTHA STOSUR IN DUE SET (6-2, 6-4).


spq ort

2011 - ROMA, FORO ITALICO IL TENNISTA SERBO NOVAK DJOKOVIC VITTORIOSO CONTRO NADAL (6-4, 6-4). LO SPAGNOLO ABDICA DOPO AVER VINTO A ROMA 5 FINALI

2011 - ROMA, FORO ITALICO - IL SINDACO DI ROMA CAPITALE GIANNI ALEMANNO E L’ON. ROCCO CRIMI, SOTTOSEGRETERIO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO CON DELEGA ALLO SPORT, ASSISTONO ALLA FINALE MASCHILE DEGLI INTERNAZIONALI

2011 - ROMA, FORO ITALICO IL NUOVO CENTRALE DEL TENNIS DURANTE GLI INTERNAZIONALI

2011 - ROMA, FORO ITALICO NOVAK DJOKOVIC BACIA IL TROFEO DAVANTI AI FLASH DEI FOTOGRAFI


2011 - ROMA, FORO ITALICO MONDIALI DI BEACH VOLLEY AL FORO ITALICO. A SINISTRA IL CENTRALE STRACOLMO DI SPETTATORI. A DESTRA LE DUE COPPIE VINCITRICI. IN BASSO LE RIPRODUZIONI A MISURA REALE DI DUE MITI DEL BEACH: IL BRASILIANO EMANUEL REGO E LA STATUNITENSE KERRI WALSH

PHOTOGALLERY | 8


spq ort

2011 - ROMA, STADIO OLIMPICO UN CENTAURO DURANTE LA FASE DI RISCALDAMENTO PRIMA DELL’ESIBIZIONE

2011 - ROMA, STADIO OLIMPICO DURANTE IL RED BULL X-FIGHTERS ATTERRANO I PARACADUTISTI PHOTOGALLERY | 9


2011 - ROMA, TOR DI QUINTO LEZIONE DI STEP A MONDOFITNESS

2011 - ROMA, FORO ITALICO FIT-BOXE AL FESTIVAL DEL FITNESS

2011 - ROMA, FORO ITALICO LA PARTENZA DEI 100 STILE LIBERO, VINTI DA MAGNINI, AL TROFEO INTERNAZIONALE SETTECOLLI

2011 - ROMA, PALALOTTOMATICA - IMMAGINI DELLA SFIDA TRA ITAS DIATEC TRENTINO E BRE BANCA LANNUTI CUNEO (3-0 PER TRENTO). NELLO SCATTO A FIANCO, LA PRESENTAZIONE IN CAMPIDOGLIO DEL V-DAY. DA SINISTRA MASSIMO MEZZAROMA PRESIDENTE DEL COMITATO ORGANIZZATORE, ALESSANDRO COCHI DI ROMA CAPITALE, LUCIANO CECCHI VICEPRESIDENTE DELLA FIPAV E CLAUDIO MARTINELLI PRESIDENTE DEL COMITATO PROVINCIALE FIPAV DI ROMA

PHOTOGALLERY | 10


spq ort

ROMA CAPUT S PORT di Roberto REAN CONT Sales Manager - Sport Getty Images

inora, in questa rubrica, abbiamo sembre gettato lo sguardo agli scatti emozionali di grandi imprese sportive che si svolgono in giro per il mondo. Stavolta, invece, ci è sembrato quasi d’obbligo accendere i riflettori, o meglio puntare lo zoom, sulla Capitale. E il motivo è semplice. Tra maggio e luglio Roma è stata il centro sportivo del mondo. Gli Internazionali d’Italia hanno catalizzato l’attenzione mondiale del tennis sul Foro Italico. Il Golden Gala di atletica leggera, meeting del circuito IAAF Diamond League, con Usain Bolt vincitore sulla magica pista dello Stadio Olimpico. La spettacolare finale di Coppa Italia, con Inter e Palermo, e i loro tifosi, che hanno onorato l’appuntamento con grande sportività e partecipazione. Il Concorso Ippico Internazionale di Piazza di Siena, sempre più amato dal grande pubblico. Il Fitness, con decine di migliaia di partecipanti da tutto il mondo. La finale scudetto di pallavolo, o meglio il V-Day, con 9.000 spettatori festanti al PalaLottomatica, per una sera tempio nazionale del volley. E poi la sabbia arrivata al Foro Italico per i Mondiali di beach volley, prima volta assoluta per l’Italia. In contemporanea, a soli due passi, allo Stadio del Nuoto, il Trofeo Settecolli di nuoto, appuntamento internazionale che ha attirato decine di medaglie olimpiche e mondiali, inclusa la nostra Federica Pellegrini. E ancora il Red Bull X-Fighters World Tour 2011, ovvero i più folli acrobati del mondo allo Stadio Olimpico. E poi, la grande boxe con il titolo europeo andato in scena al Centrale del tennis di cui parliamo all’interno.

S

2011 - ROMA, STADIO DEI MARMI LA 10ª EDIZIONE DEL ROMA SEVEN, TORNEO INTERNAZIONALE DI RUGBY

2011 - PISTOIA, STADIO MARCELLO MELANI L’ESULTANZA DEI GIOCATORI DELLA ROMA PRIMAVERA DOPO LA CONQUISTA DEL TITOLO ITALIANO

2011 - ROMA, FORO ITALICO LA PRO RECCO È STATA SCONFITTA DAL PARTIZAN BELGRADO NELLA FINALE DI EUROLEGA, DISPUTATA ALLO STADIO DEL NUOTO DI ROMA PHOTOGALLERY | 11


l 14 luglio 2011, nell’Aula Giulio Cesare del Palazzo Senatorio del Campidoglio, l’Assemblea Capitolina ha votato la delibera che ha ufficializzato la candidatura della Capitale a concorrere per ospitare i Giochi olimpici e Paralimpici estivi del 2020. 51 voti favorevoli su 55 votanti: la delibera dunque è stata approvata a larghissima maggioranza. Ora inizia il lavoro del Comitato promotore composto da Roma Capitale e CONI per riportare nella Capitale i Giochi, a sessanta anni da quelli indimenticabili di Roma 1960. Entro due anni si saprà se Roma vincerà la corsa. Queste le tappe di avvicinamento fondamentali. L’1 di settembre si conosceranno le rivali ufficiali. A maggio 2012 il Cio sceglierà, tra le richiedenti, quelle che possono accedere alla seconda fase in qualità di città candidate. A gennaio del 2013 ci sarà la presentazione del dossier di candidatura al CIO. Infine il 7 settembre 2013, a Buenos Aires, il CIO sceglierà la città che ospiterà i Giochi olimpici e Paralimpici del 2020.

I


spq ort

LA STORICA DELIBERA IN PILLOLE

78ª Proposta (di iniziativa consiliare) dei Consiglieri Rutelli, Casciani, Onorato, Quadrana e Torre. Autorizzazione alla candidatura della città di Roma ai XXXII Giochi Olimpici e ai XVI Giochi Paralimpici del 2020 e costituzione del relativo Comitato Promotore. L’Assemblea Capitolina delibera di autorizzare la presentazione della Candidatura di Roma ai XXXII Giochi Olimpici e ai XVI Giochi Paralimpici del 2020, secondo quanto previsto dalle procedure del CIO; - di costituire – unitamente al Comitato Olimpico Nazionale Italiano – il “Comitato Promotore per la candidatura di Roma ai XXXII Giochi Olimpici e ai XVI Giochi Paralimpici del 2020” (in appresso “Comitato Promotore”); - di approvare la proposta di Statuto del Comitato Promotore; - di approvare l’erogazione di un contributo annuale di Euro 1.000.000,00 per tre anni, per un totale complessivo di Euro 3.000.000,00 da versare al Comitato Promotore per il relativo funzionamento;

- di versare, in sede di costituzione del Comitato Promotore, l’importo di Euro 500.000,00, a valere sulla predetta assegnazione di fondi di cui alla precedente lettera; - di autorizzare il Sindaco alla sottoscrizione dell’atto costitutivo del Comitato Promotore e in tale sede, ad apportare le modifiche o integrazioni, non sostanziali, che dovessero rendersi necessarie per esigenze formali o per adeguamenti discendenti da norme di legge o da regolamenti nonché a procedere alla nomina dei componenti gli organi del Comitato Promotore secondo quanto previsto nello Statuto; - di supportare le attività del Comitato secondo gli strumenti di coordinamento tecnico-progettuale indicati nelle premesse; - di dare mandato ai competenti Uffici di Roma Capitale di adottare tutti gli atti amministrativi e contabili richiesti per l’esecuzione della presente deliberazione… - di prevedere un osservatorio che garantisca la trasparenza nelle procedure e vigili sulla legalità; - di assicurare una adeguata rappresentanza di genere; - di valorizzare e tutelare il Parco del Foro Italico.

LA NUOVA GIUNTA

Le massime cariche del Comitato Promotore Roma2020 da sinistra Gianni Petrucci, Gianni Alemanno, Mario Pescante e Andrea Mondello

PRIMO PIANO | 13

»


ordinanza del Sindaco n. 177 del 19 luglio 2011 stabilisce il conferimento di incarico ai nuovi assessori e al Vice-Sindaco dopo il reimpasto resosi necessario anche per dare conto alle motivazioni legate al principio di pari opportunità. Rosella Sensi entra in Giunta con compiti di "Comunicazione Promozione della candidatura olimpica di Roma Capitale; Promozione e coordinamento dei grandi eventi anche in collaborazione con altre strutture. Politiche promozionali ed eventi nel settore della moda. Coordinamento del Piano Strategico di Sviluppo Millenium - Costituzione Agenzia per lo sviluppo territoriale". Una delega, la sua, che il Sindaco di Roma Capitale Gianni Alemanno ha definito «trasversale» nel senso che dovrà interloquire con gli altri assessorati senza sostituire alcuna delega già presente e fermi restando i compiti dell'attuale Delegato alle Politiche Sportive Alessandro Cochi. Rosella Sensi, nata a Roma nel 1971, è un’imprenditrice ed è

L’

stata il ventesimo Presidente della A.S. Roma, con la quale ha anche vinto una Supercoppa italiana e una Coppa Italia e Vicepresidente della Lega Calcio prima e della Lega Serie A dopo. La Sensi è stata la seconda donna a diventare presidente della Roma: prima di lei, la vedova di Dino Viola, Donna Flora, che subentrò alla morte del marito nel 1991. L'On. Sveva Belviso, assume la carica di Vice Sindaco incentrando la sua attività di governo sulle "Politiche sociali e dei servizi alla persona; Atti di indirizzo e coordinamento per l'attuazione del piano territoriale cittadino; Politiche per la promozione della salute; Miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro; Rapporti con il garante dei diritti delle persone private della libertà personale; Attuazione del piano nomadi; Definizione e verifica indirizzi gestionali all'Ama SpA per le attività svolte dalla stessa società in materia di servizi funebri e cimiteriali all'azienda speciale Farmacap".

SVEVA BELVISO

ROSELLA SENSI

Vicesindaco, Politiche sociali e promozione della salute

Comunicazione Promozione dei grandi eventi e candidatura Roma Olimpica

CARMINE LAMANDA

ALFREDO ANTONIOZZI

Politiche economiche, finanziarie e di Bilancio

Politiche del Patrimonio e della casa

GIANLUIGI DE PALO

ANTONELLO AURIGEMMA

Politiche per la Famiglia e Scuola

Politiche della mobilità

MARCO VISCONTI

DAVIDE BORDONI

Politiche ambientali

POLITICHE DEL COMMERCIO E ATTIVITÀ PRODUTTIVE

DINO GASPERINI

ENRICO CAVALLARI

Poltiche culturali e Centro Storico

Risorse umane e Peronale

FABRIZIO GHERA

MARCO CORSINI

Lavori pubblici e Periferie

Politiche urbanistiche


Restyling grafico e contenutistico per SPQR SPORT, un trampolino per la nuova stagione che si promette importante per lo sport capitolino e per la nostra rivista che continuerà a raccontarvi il movimento romano, le storie del passato e del presente verso l’obiettivo che da tempo ci siamo posti: quello di fare cultura dello sport. Il tutto, con uno sguardo attento alla corsa olimpica della nostra città. In questo numero abbiamo dato notevole spazio ad una partita di calcio minore ma che esalta la fantasia. Lo Sheffield F.C., prima squadra di calcio al mondo, oggi tra i dilettanti inglesi, è venuta a Roma a sfidare la più... giovane squadra di Roma, il Pro Appio. Noi c’eravamo e abbiamo raccontato, non senza un pizzico d’emozione, la storia dello sport più popolare. Fabio Argentini

SPQR SPORT spq ort

Aprilia RSV4

TELAIO a doppio trave in alluminio

SOSPENSIONI Ohlins

Oltre 200 CV a 15.000 giri/’. Peso 165 kg

FRENI Brembo, anteriore 2 dischi da 314 mm ø, pinze monoblocco ad attacco radiale; posteriore 1 disco da 218 mm ø, pinza monoblocco

IMPIANTO DI SCARICO Akrapovic

GOMME Pirelli

CARRIERA NEL MOTOMONDIALE Esordio 1991 in 250cc 1998 in 500cc 2002 in MotoGp Mondiali vinti 4 in 250cc (1994 al 1997) GP disputati 215 GP vinti 42

Esordio Mondiali vinti GP disputati GP vinti

CARRIERA IN SUPERBIKE 2007 1 (nel 2010 con 451 punti) 114 15

MAX BIAGGI Data di nascita 26 giugno 1971 Luogo di nascita Roma Sito Internet www.max-biaggi.com Team APRILIA ALITALIA RACING TEAM Migliori Risultati 2010 WSBK Champion+4 x 250 GP Champion

MOTORE quattro cilindri a V di 65°. Alesaggio e corsa 78 x 52,3 mm. cilindrata 999 cm cubici. Distribuzione DOHC, 16 valvole. Rapporto di compressione: 14,5:1. Alimentazione ad iniezione elettronica, due iniettori per cilindro e cornetti di aspirazione a lunghezza variabile. Gestione motore con centralina Aprilia APX2

di Enzo CERRONE foto Getty Images

Vent’anni di carriera per Biaggi. La sua storia, la moto, l’amore, in un’intervista a 360 gradi per scoprire un uomo e un pilota...

uest’anno compie vent’anni… di carriera. Si, il debutto avvenne nel lontano 1991 nel GP di Francia, in sella ad una Aprilia 250. Da quella data è stato un crescendo di partecipazioni e di risultati. Quattro titoli mondiali vinti in quella classe più il titolo, importantissimo, conquistato nel mondiale Superbike ad un’età che per molti vuol dire pensione sportiva o quasi. Quarantadue vittorie ottenute nel Mondiale GP, oltre a quelle incassate nella Superbike: numeri da far girare la testa. Max Biaggi è tutto questo, ma anche molto, molto altro. Il romano non si è mai tirato indietro, neanche quando si è trovato davanti un certo Valentino Rossi, destinato nel tempo a diventare il numero uno al mondo. Con il pesarese le scintille si sono trasferite spesso anche fuori dai

Q

circuiti mondiali, contribuendo paradossalmente a far lievitare l’interesse per le due ruote, anche nei confronti di chi la passione non l’aveva particolarmente spiccata. Insomma un personaggio vero, che il palcoscenico al di fuori dello sport lo ha spesso catturato, contribuendo così a creare il campione conosciuto ed apprezzato, ma anche in certi momenti contestato, con la piazza nazionale a dividersi fra lui e Valentino Rossi. E così, considerato che da tempo vive nel Principato di Monaco, non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di una sua visita a Roma, quando il Sindaco Gianni Alemanno lo ha premiato per la sua splendida carriera e per il suo impegno sociale, e anche perché ha abbinato il suo nome ad alcune iniziative legate alla Capitale.

MOTORI | 19

spq ort

di Federico PASQUALI foto Bruno-Getty Images

DATI BIOGRAFICI Nome Usain St. Leo Bolt Nato a Trelawny Residente a Kingston Il 21 agosto 1986 Nazionalità Giamaica Altezza 195 cm Peso 94 kg Società Racers Track Club Coach Glenn Mills

Il racconto dei quattro giorni trascorsi nella Capitale dalla stella giamaicana in occasione del Golden Gala che, neanche a dirlo, lo ha visto protagonista

Il 9’58’’ ai raggi X Il 16 agosto 2009, all’Olympiastadion di Berlino, in occasione dei Campionati del Mondo di atletica leggera, Usain Bolt stabilisce il nuovo record del mondo dei 100 metri piani fissandolo a 9’’58. Bolt ha percorso la distanza alla media di 37,578 km/h, la più alta velocità media con partenza da fermo mai raggiunta da un uomo. La media della distanza coperta da ogni passo è stata di 2,44 metri. Inoltre ha superato i 41 km/h di velocità media nei secondi 50 metri e toccato un picco di velocità massima di oltre 44 Km/h.

PRIMATI PERSONALI 100 metri 9"58 Record mondiale 200 metri 19"19 Record mondiale 300 metri 30"97 400 metri 45"28 4×100 metri 37"10 Record mondiale CARRIERA Giochi olimpici 3 ori Mondiali 3 ori 2 argenti Mondiali juniores 1 oro 2 argenti Mondiali allievi 1 oro Campionati CAC 1 oro

LEONARD BUNDU

N

Al Centrale del Tennis Daniele Bucetto Petrucci ha sfidato Leonard Bundu per la Corona Europea dei Welter. Match pari, la rivincita a novembre al Nelson Mandela Forum di Firenze oco più di un anno fa il Centrale del Tennis del Foro Italico è stato trasformato in un’arena capace di 10.500 posti a sedere. Un gioiello di architettura del passato tornato a splendere grazie ad un sapiente restyling futuristico all’interno. Chissà quanti grandi pugili degli Anni ’60 e ’70 avrebbero voluto combattere dentro un’arena di questa bellezza. Beh, sicuramente parecchi. Ora però c’è un pugile romano che ha avuto il privilegio di inaugurare il ring nel nuovo Centrale

P

del Tennis: Daniele “Bucetto” Petrucci, l’imbattuto campione dei Welter che il 26 giugno ha infiammato gli oltre 8.000 spettatori presenti nel match valido per il titolo europeo (EBU) dei Welter. Di fronte al 30enne picchiatore di San Basilio c’è stato un canaccio, ossia Leonard Bundu, 36enne nativo della Sierra Leone ma fiorentino d’adozione, quindi di passaporto italiano, imbattuto anche lui. Per lui un pizzico di Roma visto che il pugile oggi ha scelto di vivere a qualche decina di chilometri dal-

la Capitale! Un match stellare tra due pugili italiani come non accadeva a Roma dal 1965, quando Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi se le diedero di santa ragione al Palazzo dello Sport per la conquista del titolo mondiale dei Superwelter (con vittoria di Benvenuti ai punti dopo 15 estenuanti round). L’ultima disputa del titolo continentale tra due Welter italiani, invece, risaliva al 29 settembre del 2001 (Alessandro Duran conservò il titolo superando Douglas Bellini)...

DANIELE PETRUCCI

Data di nascita: 21 novembre 1974 Luogo di nascita: Freetown (Sierra Leone) Residenza: Firenze Categoria: welter Guardia: destra Altezza: 169 cm Record: 26 incontri, 24 vittorie (7 KO), 2 pareggi Round combattuti: 149

di Luigi PANELLA

SPQR SPORT Rivista ufficiale Roma Capitale, Dipartimento Sport

ove secondi e novantuno centesimi. Tanto è durata l’ultima corsa romana di Usain Bolt, l’uomo più veloce del mondo, o Mister 9’58’’ come meglio identificato in riferimento allo stratosferico record del mondo dei 100 metri piani stabilito dal giamaicano ai Mondiali di Berlino del 2009. Corsa consumata sulla pista dello Stadio Olimpico in occasione del Golden Gala. L’ultima corsa perché i quattro giorni trascorsi nella Capitale dalla Saetta di Trelawny, sono stati vissuti tutti di corsa. Impegni con sponsor, stampa, partner, istituzioni, campioni di altri sport. E per uno come lui, che ama trascorrere il tempo libero davanti alla tv o con la playstation sul suo divano, non deve essere stato divertente. Lo ha ammesso già dal primo minuto del primo impegno, la conferenza

ATLETICA | 33

foto Bruno-Getty Images

LA COPERTINA

17. Il saluto del Delegato alle Politiche Sportive 18. Max Biaggi: l’intervista 26. Il Girodonne a Roma 32. Usain Bolt nella Capitale 38. Boxe: Petrucci Vs Bundu 46. Zanardi, cuore e passione 52. Calcio Balilla: oltre il tempo 58.Dossier: lo sport in Vaticano 64.I Giochi dell’antica Roma: la corsa delle bighe 68. News 106. Istituzioni: il CONI Provinciale 108. Territorio: viaggio nel XV Municipio. Il ginnasta Menichelli 112. Vip: intervista a Max Giusti 118. Il nuoto sincronizzato 124. Gajarda, la macchina nata a La Sapienza 129. Lo Sheffield a Roma. Il racconto della prima società di calcio della storia 144. Nel mondo degli sport estremi 154. Sport ai raggi X: il baseball 158. Photogallery Old

SOMMARIO

NUMEROSETTENUMEROSETTENUMERONUMEROSETTE

l fastidioso senso dell'opera incompiuta, del film che attendi da mesi, ne godi lo svolgimento ma sul più bello ti rimandano al prossimo episodio, che chissà quando uscirà, beffardi titoli di coda. È la sensazione amara provata dagli ottomila ed oltre del Centrale del Tennis al momento del pari decretato tra Daniele Petrucci e Leonard Bundu. Il derby italiano valido per il titolo europeo dei pesi Welter, è stato fermato all'ottavo round a causa di una testata involontaria che il fiorentino originario della Sierra Leone aveva subito nel secondo round. Tanta attesa tramutatasi in tensione sul ring. Scambi stretti, combinazioni veloci, nessuno che vuole indietreggiare un solo centimetro ed alla fine le teste che si tocca-

I

PUGILATO | 38

no. La fronte di Bundu si è gonfiata subito, quasi deformata. Per due terzi del match l'arbitro britannico Foster gli ha permesso di andare avanti, poi il parere del medico l'ha fatta da padrone e si è andati alla lettura dei cartellini maturati fino a quel momento. Pari, e la decisione ha trovato in disaccordo più di un tifoso dei contendenti, tanto da alimentare momenti di tensione. Andando ad una rapida disamina del match, decisamente più elegante la boxe di Bundu, capace di cambiare spesso guardia per creare confusione tattica al suo avversario e sempre molto rapido nell'evitare le fasi di attacco a cui veniva sottoposto per rientrare con colpi precisi in serie. Più monotematico Petrucci. Il ragazzo di San Basilio,

Data di nascita: 14 novembre 1980 Luogo di nascita: Roma Residenza: Roma Categoria: welter Guardia: sinistra Altezza: 169 cm Record: 30 incontri, 28 vittorie (10 KO), 2 pareggi Round combattuti: 185

gagliardo nel cercare di andare sempre avanti, ha sentito molto la pressione ma in parecchi frangenti è stato privo della necessaria brillantezza per dare alla sua azione la necessaria efficacia. In pratica Petrucci ha fatto sussultare il Foro Italico in maniera convinta solo nel terzo round, mentre Bundu ha condotto in particolare la sesta e settima ripresa. Il resto l'hanno fatto le sfumature. C'è stato infatti qualche round sul filo dell'equilibrio, da interpretazione: è probabilmente lì che Petrucci con la sua boxe maggiormente aggressiva è riuscito a strappare quelle preferenze decisive nell'equilibrio del verdetto. «Ho fatto tanti sacrifici per troppi anni -spiega Petrucci - inclusa l’esperienza statunitense, per arrivare a combatte-

PUGILATO | 39

spq ort

Mensile di informazione a distribuzione gratuita Reg. Trib. di Roma n. 21 del 27-01-10 IN PRIMA, una fusione di immagini Anno II riporta al Calcio Balilla, alle interNumero 7 minabili sfide di un’epoca che va

sparendo, al bar dello sport centro nevralgico della vita nei quartieri.

Una grande festa sugli spalti per un ospite d’eccezione: lo Sheffield FC, la squadra che nel 1857 scrisse le regole del calcio e iniziò quella lunga e strepitosa avventura chiamata football...

incontro di calcio del 24 maggio scorso disputato al Campo Roma (dove gioca la Romulea) può essere definito senza tema di smentita il classico appuntamento con la storia. Lo Sheffield F.C., che nel 1857 scrisse le regole del calcio e iniziò di fatto l’avventura che appassiona ancora e più che mai milioni di persone, ha sfidato il Pro Appio. Sicuramente i padri fondatori della più antica società del mondo non avrebbero mai immaginato di vedere la propria squadra sfidare quella che ragionevolmente può essere invece considerata la compagine più giovane di Roma. Il Pro Appio nasce nell’agosto del 2009, per volontà dell’associazione Culturale Emmetrentanove. Proprio questo legame è la chiave per comprendere gli scopi che l’Associazione Sportiva si è proposta sin dall’inizio. Infatti il Pro Appio è strumento a disposizione del quartiere dove opera (IX Municipio), e non solo come riferimento sportivo per i giovani. Non puro passatempo, dunque, ma stru-

L’

di Claudio FABRIZI e Emiliano SPENNATO foto Emanuele Mancini mento di cultura. Divertimento e passione come veicoli di messaggi positivi. Da due anni la compagine di mister Fabrizi gioca con alterne fortune il campionato dilettanti, seguita ovunque e calorosamente dai suoi tifosi. I ragazzi del quartiere hanno infatti sposato in pieno lo spirito del Pro Appio e ogni sabato pomeriggio danno vita ad uno spettacolo nello spettacolo con cori e bandiere che nulla avrebbero da invidiare a tifoserie di squadre più prestigiose. Il tutto all’insegna del rispetto massimo per l’avversario, cosa che spesso nei campetti di periferia non trova spazio. In questa breve, seppur intensa, vita della compagine neroverde, irrompe l’idea meravigliosa del suo allenatore: giocare contro la squadra che il calcio se lo è inventato, lo Sheffield F.C. Dalla semplice idea alla sua vera

e propria realizzazione il passo è stato breve. Una mail nel 2010 per sondare il terreno, la risposta affermativa degli inglesi e un aereo che da Ciampino porta i ragazzi del Pro Appio in quel di Sheffield. L’accoglienza riservata ai ragazzi italiani è splendida e tutta l’atmosfera e la suggestione da calcio antico impongono di ricambiare la cortesia l’anno seguente. Ora l’aereo decolla da Sheffield destinazione Città Eterna, per il retour match del 24 maggio scorso. Il Campo Roma vestito a festa accoglie i ragazzi inglesi. Centinaia di persone presenziano ad una partita davvero particolare che ha visto dare il simbolico calcio d’inizio al consigliere comunale con delega allo sport Alessandro Cochi, ambasciatore del patrocinio che Roma Capitale ha voluto concedere alla manifestazione. Un clima di concordia e fair play hanno scandito il 12-2 per gli inglesi, tecnicamente superiori in maniera indiscutibile data la differenza di categoria tra le squadre.

DOCUMENTI | 130

Editore Alfacomunicazione Srl Via del Giuba, 9 - 00199 Roma Direttore Responsabile Fabio Argentini Redazione Via C. Bavastro, 94 - 00154 Roma Tel. 06 671070333 Fax. 06 671070332 redazione@spqrsport.it grafica@spqrsport.it commerciale@spqrsport.it Art Director Alberto Brunella Stampa SE.GE.S. Srl - Roma

DIFFUSIONE. La rivista è distribuita nel corso degli eventi sportivi a Roma, per via postale e free press in tutte le piazze più importanti dei 19 municipi romani (l’elenco su www.spqrsport.it ). Per ritirare una copia è anche possibile contattare il numero 06.6710.70315 (Dipartimento Sport).

DOCUMENTI | 131

spq ort

L’ex pilota di Formula 1, Alex Zanardi, da due anni corre la Maratona di Roma. Oltre allo sport è impegnato in un progetto solidale, Bimbingamba

In collaborazione con Coraggio Ufficio Stampa Campidoglio AlexZanardi

squale Polo, Maurizio Pompili, Roberto Rean Cont, Alberto Rigamonti, Umberto Silvestri, Giuliano Spadaro Patané, Fulvio Stinchelli, Christian Zicche di Anna Tina MIRRA

Dipartimento Sport D Saverio Fagiani, Maria Iezzi opo la splendida vittoria della passata edizione, quest’anno nella gara di handbike maschile della 17^ Maratona di Roma Acea, Alex Zanardi ha avuto problemi con la catena del suo mezzo e si è dovuto accontentare del 4° posto, giungendo al traguardo in 1h22’23”.

«Ho perso molto tempo - ha spiegato l’ex campione automobilistico - per fare il meccanico e risistemare più volte la doppia catena, che credevo una sicurezza e invece si è rivelata una ‘fregatura’. Sono comunque felice, perché è meglio non aver vinto per un problema tecnico

che per essere andato male in gara per motivi di preparazione atletica».

Ma indipendentemente dal risultato, è vero che correre a Roma ha sempre un sapore particolare? «Correre una maratona dà sempre un’emozione particolare, ma correre nella città più bella del mondo, che è la capitale del nostro Paese, scatena un’emozione ancora più grande. Senza contare poi che in questo tipo di eventi sportivi sento in modo particolare l’affetto delle persone che tifano lungo il percorso, quindi cerco sempre di dare il massimo. La gara di Roma inoltre è

ancor più speciale perché offre un percorso straordinario, unico al mondo. Peccato che quest’anno, durante il percorso, la gomma sia scesa e si sia incastrata malamente tra le due corone: non ho avuto così nemmeno la possibilità di godermi le bellezze del percorso. A differenza dell’anno scorso che, in particolare da Piazza Navona a salire verso il Colosseo, mi ero potuto concedere questo lusso, dato che avevo la certezza di aver vinto. Quest’anno sono arrivato al traguardo a 30’ secondi dal 2° e dal 3° classificato. Se me ne fossi reso conto negli ultimi chilo-

foto Getty Images Maratona di Roma

metri della mia posizione, probabilmente quei 30 secondi avrei potuto recuperarli. Ma tornerò l’anno prossimo per riprendermi il successo». Credi che lo sport possa giocare un ruolo fondamentale nel mondo della disabilità? «Lo sport aiuta, ma non è la sola scintilla. Quella per guardare al futuro in modo positivo deve scoccare dentro di te, insomma bisogna avere il desiderio forte di rimettere a posto le cose. L’atteggiamento più sbagliato è quando si resta fermi al giorno in cui il destino ti ha tolto qualcosa. Ideologicamente, se si traccia un punto di

Hanno collaborato Ruggero Alcanterini, Luca Aleandri, Simone Amati, Roberto Calvigioni, Francesca Cellamare, Paolo Severo Ciabatti, Enzo Cerrone, Dora Cirulli, Serena Danesi, Valentina Di Felice, Claudio Di Renzo, Giorgio Franchetti, Claudia Furlani, Giulio Glorioso, Anita Madaluni, Eleonora Massari, Anna Tina Mirra, Luca Montebelli, Primavera Moretti, Luigi Panella, Federico Pasquali, PaIL PERSONAGGIO | 46

Partito da Roma a luglio, il Girodonne rappresenta la competizione più importante di ciclismo in Italia per le professioniste che arrivano da tutto il mondo. E così il ciclismo diventa ancora più rosa...

partenza e uno d’arrivo, lo sport possiamo paragonarlo ad un treno: accelera un certo percorso, che però deve cominciare dentro di noi indipendentemente dallo sport e dalle vittorie. Già di per sé lo sport ti regala emozioni meravigliose, ma allo stesso tempo ti aiuta a comprendere che la vita è altrettanto piacevole, se sai coglierla nel modo adeguato. Mentalmente, insomma, lo sport ti aiuta a fare passi da gigante, a muoverti molto più velocemente nel riordinare la tua vita, a scoprire che esistono percorsi alternativi per guardare avanti».

Che cosa ricordi del momento del tuo risveglio dopo il tragico incidente del 2001? «Emozioni che non avrei mai potuto pensare di poter provare. Faccio una premessa: le volte che mi è capitato di pensare prima dell’incidente a come avrei potuto reagire se fosse capitato a me, la risposta era sempre stata: mi ammazzo. Prima che ti capitino simili incidenti pensi in modo superficiale. La verità è che tali situazioni ti sembrano lontane anni luce, e sei convinto che non ti potrà mai accadere. Ma poi succede. E a quel punto, tornando al mio risveglio, ho pensato a un nuovo punto di partenza. Fortunatamente quello

Partner Getty Images IL PERSONAGGIO | 47

Agenzie e fotografi Getty Images: Paolo Bruno, Luis Castillo, Franco Origlia, Pietro Rolandi Roma Capitale: Fabio Callini, Stefano Bertozzi, Marco Catani, Francesca Di Majo, Claudio Papi, Claudio Valletti

Hanno collaborato per le immagini in questo numero: Due Ponti, L’Emozione e la Ragione (mostra su Giovanni Paolo II), L’Evento, Lo Sport in Vaticano ed xxxxx, Girodonne (Ufficio Stampa), Max Giusti, archivio privato, Giulio Iannelli, Maratona di Roma, M.Roma Volley (Ufficio Stampa), Panini (Ufficio Stampa), Tommaso Pasero, Peroni, Photogross di Massimo Grosso, Provincia di Roma (Segreteria dell’Assessore allo Sport), Sheffield F.C., Sport Celeb, S.P.Q.R. Associazione Culturale, S.S. Lazio Generale, Team Corse La Sapienza, Unione Italiana Collezionisti Olimpici e Sportivi (archivio)

SPQR SPORT ANNO II N. 7, 164 PAGINE spq ort

Estremo finale Dell’aria, del mare, sulle montagne e anche in città: sono i cosiddetti sport estremi, quelli che misurano l’uomo fino al limite...

di Umberto SILVESTRI

Stati Uniti attorno agli anni Sessanta. Surf, rafting, mountain bike, triathlon, free climbing. Con il tempo, trasformati, rielaborati e modificati, hanno varcato i confini statunitensi e da sport di nicchia, praticati da uno sparuto gruppo di temerari, a partire dagli anni Ottanta hanno progressivamente colonizzato anche


Politiche dello Sport

L’INIZIATIVA EDITORIALE DEL DIPARTIMENTO SPORT

Il Dipartimento Sport online su www.sportincomune.it


TRE ANNI DI IMPEGNO PER LO SPORT Alessandro Cochi, Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale

S

embrava ieri, era il 19 luglio del 2008, quando il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, decise di attribuirmi l’onere e l’onore di condurre l’ufficio extradipartimentale dello sport oggi investito della dignità operativa di Dipartimento. Da allora tanto è stato fatto e tanto ancora ci sarà da fare in questi due anni nei quali, ancor più che nei precedenti, coglieremo il frutto di tanta fatica e impegno, questo lo dico senza inutile modestia. Sui risultati, invece, saranno altri a giudicare. Come più volte è stato sottolineato in queste pagine e negli incontri con i cittadini e con la stampa, l’impegno del Dipartimento è stato volto sin dall’inizio verso tre direzioni cui si è aggiunta con forza anche la candidatura olimpica. All’attenzione prestata ai Grandi Eventi che pongono Roma sportiva all’attenzione del Mondo con sempre maggiore frequenza, abbiamo lavorato là dove raramente arrivano i riflettori dei Media. Verso lo sport di base con la presenza e il sostegno per tutte quelle attività che quotidianamente si svolgono sui campi e le strade della Capitale. Attenzione, in modo particolare, per le fasce più deboli della popolazione e per i giovani: il rifacimento di palestre scolastiche e la creazione di campi polivalenti nei giardini e nei parchi soprattutto delle zone periferiche è attività sulla quale i tecnici del Dipartimento sono impegnati. La motivazione che ci guida è che lo sport sia maestro di vita, con il suo carico di valori positivi. Per questo alla Comunicazione e alla Cultura dello sport, abbiamo dato uno spazio importante. È il terzo binario della nostra attività di governo: grazie alla rivista che state sfogliando, agli appuntamenti che ci vedono quotidianamente impegnati, al rapporto stretto con le Università (la presentazione in queste pagine di Gajarda, la macchina realizzata dai ragazzi della Facoltà di Ingegneria de La Sapienza, ne è dimostrazione), alle visite nelle scuole e tanto altro.


CARRIERA NEL MOTOMONDIALE Esordio 1991 in 250cc 1998 in 500cc 2002 in MotoGp Mondiali vinti 4 in 250cc (1994 al 1997) GP disputati 215 GP vinti 42

Esordio Mondiali vinti GP disputati GP vinti

CARRIERA IN SUPERBIKE 2007 1 (nel 2010 con 451 punti) 114 15

MAX BIAGGI Data di nascita 26 giugno 1971 Luogo di nascita Roma Sito Internet www.max-biaggi.com Team APRILIA ALITALIA RACING TEAM Migliori Risultati 2010 WSBK Champion+4 x 250 GP Champion


spq ort

Aprilia RSV4 SOSPENSIONI Ohlins

Oltre 200 CV a 15.000 giri/’.

TELAIO a doppio trave in alluminio

Peso 165 kg FRENI Brembo, anteriore 2 dischi da 314 mm ø, pinze monoblocco ad attacco radiale; posteriore 1 disco da 218 mm ø, pinza monoblocco

IMPIANTO DI SCARICO Akrapovic

GOMME Pirelli

MOTORE quattro cilindri a V di 65°. Alesaggio e corsa 78 x 52,3 mm. cilindrata 999 cm cubici. Distribuzione DOHC, 16 valvole. Rapporto di compressione: 14,5:1. Alimentazione ad iniezione elettronica, due iniettori per cilindro e cornetti di aspirazione a lunghezza variabile. Gestione motore con centralina Aprilia APX2

di Enzo CERRONE foto Getty Images

Vent’anni di carriera per Biaggi. La sua storia, la moto, l’amore, in un’intervista a 360 gradi per scoprire un uomo e un pilota...

uest’anno compie vent’anni… di carriera. Si, il debutto avvenne nel lontano 1991 nel GP di Francia, in sella ad una Aprilia 250. Da quella data è stato un crescendo di partecipazioni e di risultati. Quattro titoli mondiali vinti in quella classe più il titolo, importantissimo, conquistato nel mondiale Superbike ad un’età che per molti vuol dire pensione sportiva o quasi. Quarantadue vittorie ottenute nel Mondiale GP, oltre a quelle incassate nella Superbike: numeri da far girare la testa. Max Biaggi è tutto questo, ma anche molto, molto altro. Il romano non si è mai tirato indietro, neanche quando si è trovato davanti un certo Valentino Rossi, destinato nel tempo a diventare il numero uno al mondo. Con il pesarese le scintille si sono trasferite spesso anche fuori dai

Q

MOTORI | 19

circuiti mondiali, contribuendo paradossalmente a far lievitare l’interesse per le due ruote, anche nei confronti di chi la passione non l’aveva particolarmente spiccata. Insomma un personaggio vero, che il palcoscenico al di fuori dello sport lo ha spesso catturato, contribuendo così a creare il campione conosciuto ed apprezzato, ma anche in certi momenti contestato, con la piazza nazionale a dividersi fra lui e Valentino Rossi. E così, considerato che da tempo vive nel Principato di Monaco, non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di una sua visita a Roma, quando il Sindaco Gianni Alemanno lo ha premiato per la sua splendida carriera e per il suo impegno sociale, e anche perché ha abbinato il suo nome ad alcune iniziative legate alla Capitale.


Il Campionato mondiale Superbike, spesso abbreviato con la sigla SBK, è il campionato mondiale della classe Superbike e si disputa dal 1988. Conosciuto anche come World Superbike Championship (WSBK) è il più importante campionato per moto derivate dalla serie, ovvero le moto vendute anche al pubblico.

LE DIFFERENZE TRA SUPERBIKE E MOTOGP Le Superbike sono derivate da un modello di serie mentre le MotoGP sono prototipi in tutto e per tutto. A livello prestazionale, le MotoGP dispongono di 240 cavalli ca. e hanno una velocità massima di circa 340 km/h; le Superbike hanno 220 cavalli ca. e raggiungono i 320–330 km/h. Per quanto riguarda i tempi sul giro, le MotoGP girano circa 2 secondi più veloci delle Superbike. Altre cose che differenziano le gare di Superbike da quelle del motomondiale sono la presenza della Superpole per decidere la griglia di partenza, in stile Formula 1, e lo svolgimento di due gare (dette anche manche) per ogni Gran Premio, che assegnano punteggi indipendenti ai piloti.

Max, nel cuore di Roma con il Sindaco Alemanno a ritirare un riconoscimento davvero importante… «È stato un pretesto molto importante per tornare a Roma dopo tanto tempo. Nel cuore di Roma, in Campidoglio, poi capita poche volte nella vita e questo premio è un po’ il riconoscimento alla mia lunghissima carriera sportiva. Proprio una bella occasione». E poi l’occasione per mettere a punto un progetto, che ti vedrà coinvolto, relativo ai giovani ed all’educazione e sicurezza stradale… «Beh, l’idea del Sindaco è seria e basata su fondamenti importanti, quelli che riguardano la cultura della guida su due e quattro ruote; dunque ho dato la mia disponibilità per una operazione finalizzata a concretizzare e mettere a punto un progetto che in questa fase è al vaglio dei tecnici. Certamente in una prossima fase analizzeremo più a fondo il tutto e mi aprirò ancora di più a questa importante iniziativa». Max, questa è anche l’occasione per scambiare due parole, a tutto beneficio dei lettori di SPQR SPORT, che sono in

MOTORI | 20

gran parte anche tuoi tifosi. Dicevamo appunto della tua lunghissima carriera… e pensare che c’è chi a 40 anni di età scrive un libro, tu invece collezioni titoli mondiali nel motociclismo… «Si, sono ancora in ballo e molto competitivo per lottare in un mondiale molto importante. In questo momento sono concentratissimo a tirare fuori il meglio dalla mia moto e con la mia squadra sognare la vittoria finale. Questa in un certo senso è la mia benzina che fa girare un motore non più giovanissimo, ma che funziona ancora bene». Eppure per te ad un certo punto quasi quasi sembrava aprirsi la porta della pensione… «Si, qualche anno fa sembrava che tutti i trascorsi sportivi ed i titoli vinti non contassero più nulla, forse per qualche situazione poco chiara che non mi permetteva di salire su una moto competitiva. Poi è arrivata l’occasione in un campionato diverso e in poco tempo è anche arrivato il titolo mondiale». Una carriera, la tua, davvero fantastica e longeva costruita soprattutto grazie


spq ort BIAGGI VS ROSSI RIVALI DA SEMPRE

IL MONDIALE 2011 Il Mondiale Superbike 2011 è composto da 13 tappe, per un totale di 26 gare. Max Biaggi, per la prima volta, è sceso in pista con il titolo iridato da difendere. La stagione però è iniziata all’insegna di Carlos Ceca, il pilota ufficiale Ducati che ha inanellato una serie di 8 successi sugli otto circuiti dove si è croso sino a metà luglio. Dopo una partenza poco brillante, però, Max ha iniziato a risalire in classifica grazie a due successi consecutivi ottenuti il 19 giugno sul circuito di Aragon in gara due, e il 10 luglio su quello di Brno (il suo preferito) sempre in gara due. Oltre a Ceca quest’anno l’avversario da battere è l’altro italiano Marco Melandri, che sinora ha centrato tre vittorie.

alla tua straordinaria determinazione e classe. C’è qualche persona che ricorre spesso nella tua mente perché più di altre è stata importante per la carriera? «Beh, la famiglia è sempre stata un punto di riferimento nel mio percorso, poi sicuramente gli amici più stretti e poi ultimo, ma ora più importante del resto, l’arrivo dei miei due bimbi che sono nati negli ultimi due anni e che rappresentano la ciliegina sulla torta. In effetti mi hanno fatto fare un passo in avanti come uomo, contribuendo a smussare quegli angoli del mio carattere un po’ ruvidi, dunque migliorandomi come persona». La nuova vita in Superbike, ovvero il primo italiano nella categoria con moto italiana, l’Aprilia, che vince il titolo mondiale, con anche lo sponsor italiano (Alitalia)... «È un fatto che mi appaga in una maniera incredibile. Quando riesci a fare le cose per primo provi magiori soddisfazioni ed emozioni particolari. Avere aperto la strada in questo senso mi da’ una carica sensazionale e nel contempo mi spinge a ri-

provarci e mi fa credere ancora di più in quello che faccio». Un Biaggi sempre attento, pronto a dire la sua, ma forse con una parte del carattere più conciliante: la famiglia ti ha un po’ cambiato? «Se c’è stata, questa trasformazione è dovuta sicuramente alla vicinanza di una donna speciale, particolare, che è la mia metà, Eleonora, e i due bimbi. Tutto questo mi ha dato quello sprint, quella consapevolezza che non sapevo potesse essere così determinante, o comunque portasse a mutare le persone». Una lunga carriera quella di Max Biaggi: c’è stato in tutto questo tempo qualcosa che proprio non avresti voluto fare e dunque non rifaresti? «Rivedendo i trascorsi e l’attuale periodo che sto vivendo posso dire che ripercorrerei tutto e non cambierei nulla. È vero che forse molte cose avrebbero potuto prendere una strada migliore, però io valuto tutti i punti possibili e dico che sarebbe potuto andare molto, ma molto peggio; del resto è uno sport sicuramente bello, adorabile, che unisce i giovani, ma ha un tasso di rischio molto alto. Quindi sono fortunato per quello che ho ottenuto». Motomondiale e Superbike: differenze vere o alla fine è tutto simile? «No, no, c’è un po’ di differenza. La Superbike è uno sport dove, per esempio sotto l’aspetto economico, si guadagna molto, molto ma molto di meno, ma ci si diverte tanto, tanto, tanto di più». Da Rossi a Melandri. Ogni tanto torna il carattere di Max Biaggi che certo non le manda a dire. «Ma, penso di aver superato in gran parte lo scontro con Rossi, che poi è stato nei primi anni del 2000

MOTORI | 21

In effetti tra loro c’è stata da subito una grandissima rivalità, che in qualche occasione è forse stata anche eccessiva. Però tutto questo ha paradossalmente portato ad aumentare il successo e la conoscenza del motociclismo, anche fuori dal classico mondo di appassionati e tifosi di uno o dell’altro. Spesso, in svariate circostanze, hanno occupato spazi televisivi, radiofonici e della carta stampata, proprio per quell’accesa rivalità che era nata tra i due campioni, anche sapientemente alimentata dal variegato contorno umano, targato Rossi o Biaggi, che certo non si tirava indietro alla minima occasione. C’è da dire che Max Biaggi è stato per certi aspetti un po’ sfortunato, proprio perché nella sua splendida e longeva carriera è incappato in un fenomeno (Rossi) e in un altro straordinario campione quale Mike Doohan. Il romano ha indubbiamente vinto tanto, e per fortuna continua a farlo, ma con un pizzico di fortuna in più avrebbe arricchito tantissimo il suo palmares. In ogni caso negli ultimi anni il tono e la rivalità tra i due è molto calata, anche perché impegnati in campionati diversi, ma forse anche per effetto di una reciproca maturità che ha fatto vedere diversamente le cose, ovvero il proprio avversario. In tutto questo c’è comunque una certezza, quella cioè che grazie a campioni veri come Rossi e Biaggi, l’Italia sportiva può e potrà sempre vantare risultati e prestigio difficilmente attaccabili. Si, rivali da sempre, ma in fondo tanto uguali nei trionfi e nelle imprese sportive.

continua a pag. 24 >>


Philippe Island - Australia 27/02/11

Donington Park - Inghilterra 27/03/11

Assen - Olanda 17/04/11

Monza - Italia 08/05/11

Miller Motorsport Park - Usa 30/05/11

Misano Adriatico - S. Marino 12/06/11

MOTORI | 22


spq ort Motorland Aragòn - Spagna 19/06/11

I CIRCUITI DELLA SUPERBIKE 2011 PHILIPPE ISLAND: mt 4445 - Rettilineo p. mt 835 - Curve Sx 7, Dx 5 DONINGTON PARK: mt 4023 m. - Rettilineo p. mt 550 - Curve Sx 5, Dx 10 ASSEN: mt 4555 - Rettilineo p. mt 500 - Curve Sx 11, Dx 6 MONZA: mt 5793 - Rettilineo p. mt 1195 - Curve Sx 5, Dx 8 MILLER MOTORSPORTS PARK: 4907 - Rettilinero p. mt 1067 - Curve Sx 8, Dx 5 MISANO ADRIATICO: mt 4226 m. - Rettilineo p. mt. 565 m - Curve Sx 5, Dx 9 MOTORLAND ARAGON: 5345 m. - Rettilineo p. mt. 1726 - Curve Sx 8, Dx 8 BRNO: mt 5403 - Rettilineo p. mt 636 - Curve Sx 6, Dx 8 SILVERSTONE: 5780 m. - Rettilineo p. mt 1068 - Curve Sx 10, Dx 8 NÜRBURGRING: mt 5137 - Rettilineo p. mt 708 - Curve Sx 11, Dx 6 IMOLA: mt 4959 - Rettilineo p. mt 358 - Curve Sx 10, Dx 6 MAGNY COURS: mt 4411 - Rettilineo p. mt 250 - Curve Sx 9, Dx 11 PORTIMÃO: mt 4445 - Rettilineo p. mt 702 - Curve Sx 6, Dx 9

Brno - Repubblica Ceca 10/07/11

Silverstone - Inghilterra 31/07/11

Nürburgring - Germania 04/09/11

Imola - Italia 25/09/11

Magny-Cours - Francia 02/10/11

Portimão - Portogallo 16/10/11

MOTORI | 23


quello con cui ho lottato di più in pista. Sapendo questo non voglio più scendere in altre tentazioni o comunque provocazioni. Ormai lascio parlare la pista che alla fine da’ sempre un verdetto chiaro ed indelebile». segue da pag. 21 >>

UN AMORE GRANDE COSÌ Max Biaggi, quattro volte campione del mondo, ai successi lavorativi preferisce quelli nel privato: «La famiglia è la mia vera forza, il sostegno più importante che ho. E non smetterò mai di ringraziare Eleonora per questo». Max Biaggi e la compagna Eleonora Pedron hanno due figli, Leon Alexander nato lo scorso 16 dicembre e Inès Angelica: «I miei bambini mi hanno illuminato interiormente, li guardo e penso: sono loro la mia vera vittoria». Nonostante i riconoscimenti mondiali, per Biaggi la vera felicità è tornare a Montecarlo, nella casa che condivide con Eleonora e i bambini.

I tuoi tifosi sono ammirevoli e fedelissimi: si corre e si cercano le vittorie anche per loro? «Come non farlo, come non correre per loro, perché alla fine è il loro entusiasmo a darti la spinta in più, l’entusiasmo giusto. Sono quelli che popolano le colline e le tribune intorno ai circuiti e che si fanno sentire con il loro incitamento; gente che senti tua e che fa parte come se fosse una tribù che si sposta con te e ti sostiene sempre». Dopo il mondiale vinto in Superbike c’è stato un momento dove hai pensato: bene, ora me ne vado e grazie a tutti… «Dopo il mondiale dovevo decidere co-

sa fare perché un grande sogno si era avverato e non volevo comunque rubare troppo spazio alla mia famiglia che nel frattempo cresceva e aveva bisogno di un padre più presente. Poi proprio in famiglia, con la mia compagna ne abbiamo parlato, lei è stata favorevole e di comune accordo è tutto ripartito». Una Superbike tecnica, ma soprattutto muscolare. Due gare durissime in ogni week-end, moto impegnative dunque molto più “fisiche”: come si riduce il gap con piloti più giovani e prestanti? «Beh, intanto sono contento che negli ultimi tre, quattro anni, da quando sono arrivato, la Superbike è diventata sempre più popolare, con tanti tifosi che mi seguivano in MotoGP e che ora mi seguono in Superbike. In questo senso mi sento un po’ un paladino. Il campionato, del resto già conosciuto e popolare, anche perché molto bello e ben fatto, aveva bisogno di un ulteriore salto di

BIAGGI IN CAMPIDOGLIO «Venire in Campidoglio lo scorso aprile, è stato per me il riconoscimento di una carriera», queste le parole del campione romano ricevuto dal Sindaco Alemanno. «Aumentare la sicurezza nelle strade, far capire ai giovani i rischi cui si va incontro, per sé e per gli altri, quando ci si pone alla guida di un veicolo è un obiettivo fondamentale, raggiungibile attraverso la collaborazione dell’amministrazione capitolina con le associazioni di categoria, le associazioni delle vittime della strada, la Polizia di Roma Capitale e con tutti gli uffici competenti», ha spiegato anche Fabrizio Santori, Presidente della Commissione Politiche per la Sicurezza Urbana di Roma Capitale. «Significativa appare la campagna di comunicazione per la sicurezza stradale che il Campidoglio intende lanciare tramite il campione Max Biaggi. È necessario anche realizzare campagne di sensibilizzazione se si vuole realmente raggiungere l’obiettivo della diminuzione del numero degli incidenti sulle strade». «È stata un'iniziativa concreta che ha avuto l'obiettivo di sensibilizzare tutti i cittadini a una condotta di guida attenta e responsabile», ha spiegato anche il Presidente della Commissione Mobilità Roberto Cantiani. «Continua dunque il nostro lavoro finalizzato a garantire sia la sicurezza delle strade sia, soprattutto, la diffusione delle buone pratiche e della educazione stradale. Il rispetto delle regole infatti non è solo prescritto dalle leggi, ma consente di affrontare con maggiore consapevolezza le situazioni di pericolo che si possono verificare quando si è alla guida. Sono certo che il contributo di Max Biaggi alla diffusione di questo messaggio, di elevato valore sociale, sarà importante e utile a raggiungere non solo gli appassionati, ma anche i giovani e tutti i guidatori».

MOTORI | 24


spq ort popolarità, quella vera, e questa si sta creando. Questo sport, e mi riallaccio alla tua domanda, rispetto alla MotoGP, ha la doppia gara che è molto faticosa, perché nella prima butti fuori adrenalina, energie e quant’altro e poi diventa difficile ricrearsi, rigenerarsi e ritrovare la giusta concentrazione. Tutte cose a cui non ero abituato». Max e Roma: quale rapporto hai con la tua città, nonostante ormai tu sia cittadino del mondo? «Comunque bello. Faccio il turista, perché ormai quando ci vengo mi sembra sempre la prima volta. Del resto così poche volte ci giro che ogni volta che torno nella città eterna mi sembra una città nuova». Max, una strepitosa carriera che vedi ancora lunga? O piuttosto, come abbiamo accennato all’inizio, stai già pensando al tuo primo libro? «No, no, per il libro ne riparleremo più avanti, se mai sarà, mi ci dedicherò in un altro momento. Ora ho ben chiaro ciò che devo fare e soprattutto gli impegni che mi attendono. Per ora si va assolutamente avanti. Ciao a tutti e ci vediamo in pista!» Non c’è dubbio, a 40 anni è ancora un esempio di vitalità, di determinazione e dimostra tanta voglia di vincere. Un grande punto di riferimento per i tanti giovani che nel motociclismo, ma in genere nello sport, vogliono gettarsi nella mischia, con la certezza di dover affrontare tanti sacrifici e rinunce, in cambio della speranza di raggiungere uno o più obbiettivi prefissati. Il romano, ora cittadino del mondo, ne ha fatta di strada, in tutti i sensi, e quando torna a Roma, nella sua città, oltre a fare il turista, non dimentica di certo che fa parte di un piccolo club, ma estremamente prestigioso, quello dei “re di Roma”, dove è stato iscritto d’ufficio dai suoi tantissimi tifosi che ancora oggi lo seguono con incredibile affetto. Si, molto spesso una piccola parte di Roma si organizza e parte, proprio per seguire le gesta sportive di un grande campione, in Italia come all’estero. Le tribune e le colline di tanti circuiti nel mondo, spesso sono tinte dei colori della città eterna ed è anche grazie a quella passione che Max trova la forza per puntare sempre a grandi traguardi, spesso centrandoli. Vai Max, alla prossima in Campidoglio!

MOTORI | 25


Partito da Roma a luglio, il Girodonne rappresenta la competizione piĂš importante di ciclismo in Italia per le professioniste che arrivano da tutto il mondo. E cosĂŹ il ciclismo diventa ancora piĂš rosa...



di Alberto RIGAMONTI

o r i G l e d a i r o t s a L e l i n i m m e f al iovane ma bello. Intenso ed intrigante. Pieno di storia e di storie da raccontare. Il Girodonne, nato come Giro d’Italia Femminile ma ribattezzato così come un marchio doc, un segno indelebile del tempo che avanza e che punta verso la modernità nello sport, è l’obiettivo bello e nobile raggiunto dal mix di passione e professione, voglia di spazio e di fatica. Il Girodonne è un fenomeno sportivo e di costume, passaggio di cultura e di storia compresso in qualche centinaio di chilometri lungo la penisola. Il Girodonne è arrivato ovunque. E dovunque ha portato quel rosa unico, quel sapore di storia. Il Girodonne è la semplicità di una piazza di partenza che si anima, che si veste a festa come si faceva

G

una volta. Solo quando i grandi pochi eventi lasciavano il segno nella vita che scorre. È lo scorrere del tempo nei visi delle atlete, nel sorriso degli occhi della vittoria e nelle lacrime che insegnano a vivere la vita. La prima, sempre e solo lei, fu Maria Canins. Dall’Alta Badia per conquistare la prima maglia rosa. Era solo il 1988. Il Giro d’Italia Femminile era una novità per uno sport che cercava professionalità e visibilità. La stessa maglia rosa degli uomini diventava simbolo da conquistare per un ciclismo nuovo che voleva spazio. Quello in rosa. Fabiana Luperini è stata un’interprete straordinaria che ha avuto e ha dato al Girodonne tutto e più di tutto. Gli anni novanta furono quelli che incoronaroGIRODONNE | 28

no la piccola e minuta scalatrice di Cascine di Buti, cresciuta sulle pendici del Monte Serra, come primadonna della corsa rosa. Suo il quadriennio dal 1995 al 1998, con un’appendice in età matura e vagamente nostalgica nel più recente 2008. Entusiasmava Fabiana. Per gli attacchi e per le fughe in salita. Portava sulle pendenze più dure delle cime alpine del Giro migliaia di tifosi. Era il Girodonne che entrava nelle case degli italiani. Pantani e Luperini che nel ’98 conquistavano la maglia rosa mandavano in visibilio anche chi di ciclismo s’interessava poco e nulla. Prima ancora Roberta Bonanomi, bergamasca di scorza, aspetto e carattere, che fu la prima italiana a vincere il Giro. Un’icona Roberta, che fece scoprire ai Media


spq ort

nazionali la bellezza del Giro d’Italia. Nicole Brandli, fredda atleta svizzera. Tre volte prima. Prima giovane, poi sempre più matura. Dal 2001 al 2005, ad anni alterni, prendeva il Giro d’Italia come obiettivo e lo centrava con precisione elvetica. Nell’intermezzo Nicole Cooke, che portò in cima al Ghisallo nel 2004 una marea infinita di tifosi. Prima di urlare la sua gioia sul traguardo del Castello Sforzesco di Milano. Lo stesso Ghisallo, tempio del ciclismo che ben si addice ad una corsa come il Girodonne, che portò in trionfo una matura Edita Pucinskaite. La lituana “d’Italia” che nella sua carriera il Giro lo ha corteggiato, sfiorato, inseguito. Prima la corsa rosa l’aveva respinta, regalandole podi ed amarezze. Come a Venezia nel 2003, quando perse di poco dalla Brandli. Ma poi le regalò la gioia di due successi consecutivi, forse più belli perché cercati come nessun altro. Torna alla mente il sorriso impertinente di un piccolo fenomeno toscano che il Giro lo vinse nel 1994. Michela Fanini, che oggi non c’è più . Ed è forse la nota che più fa male in una storia che coinvolge ed affascina. Ma che nel ricordo della simpatica lucchese non toglie il sorriso a chi il Giro lo ha voluto, creato, organizzato. Amato. Il Girodonne è un fenomeno planetario. A vincerlo nell’ul-

tima, emozionante edizione, una statunitense che viene dal Colorado. E sui tornati dello Stelvio, sulle pendici che sovrastano Livigno, ha costruito con pazienza e sacrificio il successo in uno dei giri più belli, più vissuti. Dal mare di Trieste sino alla vetta suprema dello Stelvio, dove mai il Giro era arrivato. Il Girodonne, che ha attraversato ponti di barche, distese pianure infinite a perdita d’occhio. Il Girodonne, che ha sfidato temperature impossibili. Calure insopportabili come quelle del Polesine e della Sicilia. Giornate di tregenda, pioggia e rovesci estivi. Il Giro che ha trovato la neve sulla sua strada. Il Giro che incontra sempre migliaia di volti. Sorrisi. Applausi. Persone qualunque che per ore attendono ai bordi di una strada assolata il veloce e fugace passaggio del gruppo. Che fa colore, emoziona. Tanta attesa per uno spettacolo che dura qualche secondo. Il Girodonne è magnetico. Se te innamori non lo lasci più. Ogni anno a cercare soluzioni, strade nuove, percorsi inediti. Per le atlete, per le squadre, per il pubblico. Il Girodonne non invecchia mai. Sempre giovane, fresco, come le atlete che lo rendono grande. Il Girodonne, che si fa attendere ogni anno per dodici mesi. Ma ogni anno, ne vale davvero la pena.

Con il Tour, rivalità anche al femminile Giro e Tour. Giro o Tour. Dilemma che riguarda ogni anno gli atleti professionisti. Ma il ciclismo femminile, da qualche stagione a questa parte, ha perso la corsa della maglia gialla. La corsa che avevo fatto e reso grande Fabiana Luperini. La corsa che, contrapposta al Giro d’Italia, era uno dei riferimenti per le atlete professioniste. Se il Giro d’Italia, o meglio Girodonne, cresce e mantiene inalterato il suo valore, non solo tecnico, la Francia ha dato spazio ad eredità del Tour de France. Impossibile per gli organizzatori utilizzare la stessa denominazione. Allora da una parte è arrivata la corsa che ha preso il nome da un altro modo di intendere il Tour de France. La Grande Boucle di Pierre Boue, nella tarda primavera, sino al 2009 ha tenuto viva la memoria della corsa della maglia gialla. Poi anche la Grande Boucle è sparita, non senza polemiche. È rimasta l’altra corsa che eredità il Tour de France. La Route de France di Hervè Girardin, che ogni in agosto attraversa la Francia. Baluardo di una storia tortuosa del Tour de France femminile.

SPORT E CHIESA | 29


MARIANNE VOS La 24enne ciclista professionista olandese ha un palmares da fare invidia a Lance Armstrong. Oro olimpico all’Olimpiade di Pechino 2008 (corsa a punti), 5 volte iridata di ciclocross (oltre a 1 bronzo), 2 volte su pista e 1 su strada (dove ha conquistato anche 4 argenti). Inoltre ha vinto 2 ori e 2 bronzi europei nella prova su strada, 2 ori, 1 argento e 1 bronzo nel ciclocross.

AL GIRODONNE 2011, ROMA E LA PRIMA ROSA SONO DI MARIANNE VOS elletri, 1 Luglio 2011 - E’ partito dal cuore di Roma il Giro d’Italia Femminile Internazionale dedicato al 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Ad accogliere le centotrentaquattro partenti, il Presidente della Federciclismo Renato di Rocco, e l’onorevole Alessandro Cochi, Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale. Al via di questa ventiduesima edizione, hanno preso parte diciassette team, con le miglior atlete del panorama internazionale. Ben dodici campionesse nazionali, tra cui Noemi Cantele, che a giugno, in Sicilia, si è imposta in entrambe le prove tricolori. Dopo aver vinto cinque giri d’Italia, è partita da Roma anche Fabiana Luperini, alla caccia del sesto successo. Ottantuno chilometri in programma, distribuiti su un percorso piuttosto ondulato, ricco di sali e scendi. Il culmine, posto al passaggio di Castel Gandolfo, valido per assegnare i primi punti della speciale classifica delle scalatrici. Dopo un avvio a ranghi compatti all’uscita da Roma, la corsa si apre proprio al Gran Premio della Montagna che va appannaggio della veronese Valentina Scandolara (Gauss Rdz Ormu Unico 1). La svolta della corsa pare arrivare all’ingresso del circuito di Velletri. A portarsi in avanti, la coppia dell’Htc Highroad Women formata da Emilia Fahlin e ed Eleonor Van Dijk, alle due di testa si accoda, dopo pochi chilometri, la polacca Malgorzata Jaskinska. Il vantaggio massimo arriva a quarantotto secondi a di-

V

Senza rivali la campionessa olandese che ha vinto la tappa... e dopo dieci giorni il 22° Girodonne. Niente da fare per le azzurre, brave in alcune tappe ma non stratosferiche di Serena DANESI ciotto chilometri dalla conclusione. In breve il gruppo riduce il proprio ritardo, ed annulla la fuga delle tre battistrada a poco più di dieci chilometri dalla conclusione. L’ultimo giro viene affrontato a ritmo elevatissimo. A fare la differenza è l’ultimo strappo conclusivo sul pavè. Dove ad avvantaggiarsi di pochi metri è la stratosferica olandese Marianne Vos, che festeggia il suo primo successo in questa nuova edizione del Giro tra due ali di folla entusiasta per l’arrivo del Giro a Velletri. «Il finale mi si addiceva - le parole della Vos a fine tappa - e la mia condizione di forma era ottima. Meglio di così il mio Giro non poteva partire. Spero di poterla vestire il più possibile la maglia rosa». Mai parole furono più profetiche, visto che l’olandese con cinque successi di tappa (il 50% dell’intero Giro) si è aggiudicata il 22° Girodonne. «Non ci credo ancora di aver vinto questo difficile Girodonne», dice l’olandese. «Una corsa a tappe di dieci giorni non è mai facile da vincere. Dopo esserGIRODONNE | 30

mi aggiudicata lo scorso anno due frazioni e aver indossato la maglia rosa per due giornate, quest’anno era tra i miei obiettivi vincerla. La vittoria nella tappa più difficile, quella del Mortirolo, mi ha dato la convinzione che questa maglia la potevo portare fino alla fine, e così è stato. Con la maglia rosa addosso, che ti da una carica in più, è più facile affrontare ogni tappa. Quando sono venuta in Italia al Girodonne ho sempre lasciato il segno comunque: ho vinto la maglia bianca lo scorso anno, quella ciclamino due anni fa, e ogni volta almeno una tappa. Ho corso tre Giri, ma questo è stato davvero spettacolare, non solo perché l’ho vinto, ma per come è stato organizzato e pianificato». Il Presidente della Federazione Ciclistica Italiana, Renato Di Rocco così si esprime a conclusione del GiroDonne 2011: «Grandi salite, sfide sempre appassionanti, il top delle atlete internazionali al via hanno elevato il Giro d’Italia Femminile al rango di evento mondiale assoluto, che calamita sempre più i consensi del pubblico e l'interesse dei media. I miei complimenti alla vincitrice, atleta di straordinario spessore, in grado di emergere su ogni terreno e in tutte le specialità del ciclismo. Ma un plauso caloroso anche alle nostre Guderzo, Bronzini, Berlato e a tutte le atlete partecipanti per la loro grande professionalità. Impeccabile l’organizzazione e il lavoro svolto da tutto lo staff di Sara Brambilla nel confezionare un Giro che ha realizzato la sintesi perfetta tra innovazione e tradizione».


spq ort

Mai la partenza nel cuore di Roma

Alyssia, la mascotte Alyssa, nata dalla creatività del famoso disegnatore Claudio Sciarrone, è la mascotte del Giro d’italia femminile Internazionale.

GROSOTTO TEGLIO CERESOLE REALE

ROVATO

AGLIE’ S. FRANCESCO AL CAMPO

VERONA

PIACENZA FONTANELLATO

ALTEDO FORLIMPOPOLI FORLI’ POTENZA PICENA

FERMO

CASTEL GANDOLFO

30

40

50

60

70

ROMA VELLETRI

4 GIRO

3 GIRO

2 GIRO

VELLETRI

1 GIRO

Novità assoluta per il Girodonne. La corsa firmata da Epinike ha preso il via dal cuore della Città Eterna. Nel centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, il Giro ha voluto così rendere omaggio ad una delle città di affascinanti del mondo. Che con la bicicletta ha da sempre un rapporto particolare. Non è la prima volta che ROMA il Giro d’Italia 500 prende il via 400 dal Lazio. 300 Nel 2006 la partenza fu 200 nella provin100 cia di Roma, a 0 Formello. Poi 0 10 20 la corsa rosa si diresse verso nord. Ma nel cuore della capitale è stato un battesimo vero e proprio. Unico ed atteso. Le strade laziali che hanno percorse le atlete per la prima tappa sono quelle dei Castelli Romani. Le colline nella terra a sud di Roma che hanno condotto il gruppo verso il primo arrivo del Giro, a Velletri. Un’alternanza di verde e colline, per ottantasei chilometri, dove sono collocati i castelli ed in vigneti. Castelgandolfo, Albano tra le altre località più note attraversate.

VALDIDENTRO

80

90

PESCOCOSTANZO

Sono 10 le tappe del Girodonne 2011. La prima è stata quella di Roma, l’ultima è stata la crono di San Francesco al Campo, provincia di Torino. A sinistra l’altimetria della prima tappa Roma-Velletri.

Il calendario del ciclismo al femminile Il ciclismo femminile di oggi, sempre più professionale e mondializzato, vive su un calendario che va da febbraio ad ottobre. Si apre in Medio Oriente con il Ladies Tour of Qatar, nel cuore del deserto. Si chiude in Vandea, in Francia, con la Cronometro delle Nazioni. In mezzo una serie fitta di appuntamenti. Internazionali, nazionali e locali, concentrati per lo più in Europa. Anche se l’attività in America Settentrionale si va sempre più sviluppando. Alla caccia di pubblico e grandi affermazioni, con i campionati del mondo sempre tra gli obiettivi di grande riferimento, le protagoniste del ciclismo femminile d’elite si dividono tra le corse in linea e gli appuntamenti a tappe. Le classiche sono state raggruppate ormai da diversi anni sotto l’etichetta comune della Coppa del Mondo, voluta dall’Unione Ciclistica Internazionale come salvaguardia e promozione della elite degli organizzatori. Parte in Italia con il Trofeo Alfredo Binda Cittiglio. Prosegue con le classiche monumento del mese di aprile in Nord Europa. Giro delle Fiandre, Ronde Van Drenthe, Freccia Vallone. Poi la Cina, la Spagna con Valladolid, il doppio appuntamento in Svezia a cronometro a squadre ed il linea. Ed in mezzo alla Coppa del Mondo tante classiche o semiclassiche. Belgio ed Olanda sono le nazioni faro in questo senso. L’Italia ha il Gran Premio Liberazione e qualche altra corsa che, seppur giovane, sta crescendo per attenzione e merito proprio. Le corse a tappe sono il fenomeno dell’estate. In Francia si apriva sino a qualche anno fa con il Tour de l’Aude e la Grande Boucle. I tempi cambiano, la Francia patisce un po’ il divenire del tempo sul piano economico. Ma rimane sempre punto di riferimento la Route de France del mese di agosto, una sorta di prolungamento dell’ormai sparito Tour de France femminile. L’Italia ha nel Girodonne il massimo punto di riferimento. Dieci giorni di grande ciclismo sulle strade italiane. Attorno al Giro d’Italia altre corse internazionali di valore come il Giro del Trentino ed il Giro di Toscana. Quest’ultimo collocato a pochi giorni dal Campioesi nato del mondo su strada e con valore premondiale. na Dan e Sere i t n o am rto Rig a Albe p m a t s Ufficio illa e l’ b m a r B to Sara ll’even e d e ic zatr rganiz no, l’o ia z a r Si ring


DATI BIOGRAFICI Nome Usain St. Leo Bolt Nato a Trelawny Residente a Kingston Il 21 agosto 1986 Nazionalità Giamaica Altezza 195 cm Peso 94 kg Società Racers Track Club Coach Glenn Mills PRIMATI PERSONALI 100 metri 9"58 Record mondiale 200 metri 19"19 Record mondiale 300 metri 30"97 400 metri 45"28 4×100 metri 37"10 Record mondiale CARRIERA Giochi olimpici Mondiali Mondiali juniores Mondiali allievi Campionati CAC

3 ori 3 ori 2 argenti 1 oro 2 argenti 1 oro 1 oro

Il 9’58’’ ai raggi X Il 16 agosto 2009, all’Olympiastadion di Berlino, in occasione dei Campionati del Mondo di atletica leggera, Usain Bolt stabilisce il nuovo record del mondo dei 100 metri piani fissandolo a 9’’58. Bolt ha percorso la distanza alla media di 37,578 km/h, la più alta velocità media con partenza da fermo mai raggiunta da un uomo. La media della distanza coperta da ogni passo è stata di 2,44 metri. Inoltre ha superato i 41 km/h di velocità media nei secondi 50 metri e toccato un picco di velocità massima di oltre 44 Km/h.


spq ort

di Federico PASQUALI foto Bruno-Getty Images

Il racconto dei quattro giorni trascorsi nella Capitale dalla stella giamaicana in occasione del Golden Gala che, neanche a dirlo, lo ha visto protagonista

ATLETICA | 33

ove secondi e novantuno centesimi. Tanto è durata l’ultima corsa romana di Usain Bolt, l’uomo più veloce del mondo, o Mister 9’58’’ come meglio identificato in riferimento allo stratosferico record del mondo dei 100 metri piani stabilito dal giamaicano ai Mondiali di Berlino del 2009. Corsa consumata sulla pista dello Stadio Olimpico in occasione del Golden Gala. L’ultima corsa perché i quattro giorni trascorsi nella Capitale dalla Saetta di Trelawny, sono stati vissuti tutti di corsa. Impegni con sponsor, stampa, partner, istituzioni, campioni di altri sport. E per uno come lui, che ama trascorrere il tempo libero davanti alla tv o con la playstation sul suo divano, non deve essere stato divertente. Lo ha ammesso già dal primo minuto del primo impegno, la conferenza

N


Il racconto stampa di presentazione: «Cosa ho notato di Roma appena arrivato? Che ci sono tanti giornalisti e tanto clamore intorno a me. In fin dei conti sono solo un atleta, quindi non capisco perché tutto questo rumore...». E lo avrà pensato spesso durante il tour de force al quale si è sottoposto in quei giorni romani. Tanto che in più di un appuntamento Bolt guardava il cielo, suonava idealmente la batteria gesticolando con le mani, rispondeva quasi forzatamente a domande perlopiù inutili, e appena il cerimoniere di turno pronunciava la parola «stop», lui correva più che in gara per liberarsi dal tavolo dei relatori o dai vari salottini. Questo, però, non deve far credere che il giovane velocista più forte del mondo sia altezzoso. L’esatto contrario. Del resto uno che ha iniziato a vincere da piccolo grazie alla promessa di una merendina in caso di successo come potrebbe mai montarsi la testa? Si, è andata proprio così, come racconta lui stesso nella biografia “Usain Bolt My Story 9.58 being the world’s fastest man” (ancora non tradotta in italiano). «Di fronte all’edifico della Waldensia Primary School – racconta nel libro – c’era una pista di atletica in erba… Quando corsi per la prima volta con

La playlist di Usain Bolt 1. Real Friends (Chris Martin, D-Major, Agent Sasco) 2. Nuh Linga (Elelphant Man) 3. Watch Yuh Friends (Jah Vinci) 4. Mamma (Vybz Kartel) 5. Money (Jah Vinci) 6. Spell It Out (Tifa) 7. Working So Hard (Laden) 8. Stinking Rich (Serani) 9. Life (G Whizz) 10. Gully Creeper (Elephant Man) 11. Lightning Bolt ‘9.58’ (Vybz Kartel)

A tu per tu al “fulmine” Bolt. Lo sport, il futuro, il quotidiano, le passioni dell’uomo più veloce al mondo 30 domande BOLT E LO SPORT

Come ha iniziato a correre Usain Bolt? «Da ragazzino ho iniziato a correre a scuola, ma più che altro giocavo a cricket e in seguito a calcio, uno sport molto amato in Giamaica. L’allenatore della squadra di cricket, comunque, mi consigliò di praticare l’atletica leggera perché correvo molto forte. Così ho iniziato a correre in pista e a soli 14 anni ho indossato per la prima volta la maglia della nazionale per affrontare gare giovanili». E non si è fermato più.. «Sono arrivati presto i risultati e ho deciso che questo era il mio sport». Quindi ha continuato quindi solo con l’atletica? “Si, con la velocità e anche il salto in lungo”. Se non avesse proseguito quale sport avrebbe praticato? «Il calcio è la disciplina che amo di più, tanto che dopo i Giochi di Rio de Janeiro vorrei intraprendere la carriera di calciatore». Magari con la sua squadra del cuore, il Manchester United. «Sono un grande tifoso del Manchester, quindi sarebbe un sogno giocare con loro». Quale sport invece non avrebbe mai praticato? «Sicuramente il golf, troppo lento per i miei gusti». Detiene tre “stratosferici” record del mondo (100, 200 e 4x100): sta lavorando per migliorarli? «Non si possono prevedere i tempi nella velocità. Gli esperti dicono che potrei scendere a 9’’40 sui 100 e sotto i 19’’ sui 200. Io credo che non ci siano limiti alla velocità da poter fissare su carta. Comunque io penso ad allenarmi duramente ogni giorno per migliorarmi e per far si che possa rimanere un vincente a lungo. Ecco, penso solo a preparare al meglio le gare per vincerle, niente più». Dal 2008 al 2010 è rimasto imbattuto nelle 14 gare alle quali ha partecipato. Poi ha perso da Tyson Gay: è cambiata la sua percezione di vincente dopo quella sconfitta? «No perché non esiste una carriera sportiva senza sconfitte. L’importante è rimanere concentrati sui propri obiettivi dopo aver subito una sconfitta, per far si di tornare a vincere quanto prima». Ci dica qualcosa dei suoi principali avversari: Tyson Gay? «Uno che non molla mai, atleta completo, si allena molto seriamente così come nella vita privata non fa stravizi. Uno dei più tosti in assoluto». Il suo connazionale Asafa Powell? «Un grandissimo atleta, sempre ai vertici da diversi anni. Quando gareggiamo contro è sempre entusiasmante». E l’altro suo connazionale, il giovanissimo Yohan Blake? «Un grande atleta nonostante la giovane età. Corro più veloce di lui ma ha le potenzialità per arrivare presto tra i primi tre al mondo». Il giovane francese Christophe Lemaitre? «Grande promessa. Uno dei poATLETICA | 34


chissimi bianchi con potenzialità straordinarie. Essendo molto giovane deve solo pensare a migliorare senza stare a guardare le prestazioni degli altri». Passiamo a lei: in cosa sente di dover ancora migliorare? «Essendo molto alto devo lavorare ancora sodo sulla fase di volo quando corro». Come pensa di migliorarla? «Aumentando la massa muscolare, quindi la potenza. Un lavoro che sto facendo da oltre sei mesi e ai prossimi Mondiali vedrò se porterà risultati. E poi la partenza. È la fase che devo migliorare di più». Com’è stato gareggiare all’Olimpico? «Entusiasmante. Uno degli stadi più belli del mondo, una pista splendida e un grande pubblico che mi ha sostenuto fino alla fine». E Roma le è piaciuta? «Una città meravigliosa. Poi c’è un clima fantastico e molte belle ragazze».

BOLT E IL FUTURO

Cosa pensa le riserverà il futuro sportivo? «Non saprei. Il mio metodo di lavoro si basa sulla meticolosa preparazione di ogni gara alla quale devo partecipare, quindi mi pongo sempre obiettivi a breve raggio». Allora in questo periodo è in fase di preparazione per i Mondiali di Daegu, Corea del Sud (27 agosto-4 settembre)? Che obiettivi si è posto? «Da tre anni sono il velocista più vincente al mondo, quindi l’obiettivo per i Mondiali è quello di confermarmi». Poi nel 2012 l’Olimpiade di Londra e ancora i Mondiali 2013… insomma fino a quando vorrebbe vincere? «Pensando al futuro vorrei continuare a gareggiare fino ai Giochi di Rio de Janeiro, per poi provare a giocare a calcio da professionista». Anche a Rio gareggerà solo nella velocità? «Molte persone dicono che potrei andare forte anche nei 400 metri, specialità che ho praticato in passato. Sinceramente però è una distanza che non mi piace. Al contrario mi piacerebbe provare con il salto in lungo».

BOLT E LA VITA QUOTIDIANA

A che ora si alza la mattina? «Molto tardi. Diciamo che raramente faccio colazione, passo direttamente al pranzo». La sua popolarità è alle stelle: la disturba questo eccesso di riflettori puntati? «In realtà mi sta bene perché è il prezzo da pagare per il successo raggiunto. Il mio coach comunque mi metteva in guardia quando stavo per esplodere, quindi è

Il racconto i compagni di classe, uno di loro, Ricardo Geddes, mi battè. Un giorno il coach della scuola, Devere Nugent, mi promise del buon cibo se avessi battuto Ricardo. Io amo il cibo, quindi per me era un grosso incentivo. Così ho vinto contro Ricardo, ho gustato il mio cibo preferito e da quel giorno non ho mai più perso da lui». Ecco, in queste poche righe scritte all’inizio della sua biografia, c’è racchiusa l’essenza di Usain Bolt. Umile, disponibile con tutti, atleta impeccabile, gran lavoratore, avvezzo alla mondanità, ragazzo del suo tempo, giocherellone incallito. Questa è la vera anima dell’uomo più veloce del mondo. E la sua vacanza romana ha lasciato il segno. Tutti quelli che lo hanno visto, da vicino o lontano, inclusi i quasi 50.000 spettatori del Golden Gala (l’effetto Bolt ha fatto riempire l’Olimpico per l’atletica dopo molti anni di vuoto), hanno avuto l’impressione di stare insieme ad un amico di vecchia data. Questo è stato Bolt nella Capitale. Un ciclone che ha incantato la città con i suoi modi di fare, con la sua semplicità. Un esempio su tutti? Durante l’estenuante tour durato una giornata intera, per onorare i tanti impegni con sponsor e media, a Villa Borghese è accaduto quello che nessuno si sarebbe mai sognato. Incontra Filippo Magnini, il bi-campione del mondo dei 100 stile libero, titoli conquistati nel 2005 e 2007, quando Bolt era ancora un campione in erba. Nuoto e atletica poi, si sa, non vanno proprio a braccetto.

Perchè è il più veloce? Secondo Richard Ferguson, docente di Fisiologia alla Loughborough University del Regno Unito, la chiave del successo di Bolt risiederebbe nella sua straordinaria altezza, o meglio nella lunghezza dei muscoli delle gambe superiore alla media, che gli consentirebbe di correre 100 metri con 40-41 falcate, a fronte delle 4548 dei suoi avversari.

continua >>

ATLETICA | 35


Il racconto I due si mettono in posa per uno scatto. Magnini tira fuori dal cilindro la sua cuffia e la porge a Bolt. Lui che fa? Gira lo sguardo a caccia di qualche assistente messogli a disposizione (anche se siamo certi non ne avesse così bisogno di tutto quel codazzo) per chiedere un pennarello. Ricevutolo, guarda Magnini e gli chiede una dedica! Lui, lo sportivo più popolare al mondo da tre anni che chiede l’autografo al nostro re dei 100 stile? Ebbene si. Ma non finisce qui. Salito in macchina, inizia a leggere con attenzione la dedica sulla cuffia autografata, come avesse ricevuto un cimelio storico...

segue >>

una cosa che ho capito e assorbito fin da subito. So che funziona così quindi lo accetto».

Ma non la disturbano le tante serate alle quali deve presenziare e i tanti impegni mondani? «No perché in realtà la mia è una vita molto tranquilla. Non partecipo a molte iniziative di questo genere, esclusi gli impegni con gli sponsor».

dicono di lui

Beh, questo è Usain Bolt. Così come a pochi minuti dalla sua gara all’Olimpico, teso come una corda di violino visto il suo ritorno in gara dopo quasi un anno (e oltretutto doFilippo Magnini, bi-campione del mondo dei 100 stile libero: «Sicuramente è un atleta unico sia nello sport che nella vita, perché ha vinto di tutto e di più ed è rimasta una persona molto umile».

Bolt premiato da Roma Capitale nella persona del Delegato alle Politiche Sportive, On. Alessandro Cochi po la prima sconfitta subita dai Giochi di Pechino, avvenuta il 6 agosto 2010 allo Stadio Olimpico di Stoccolma per mano dello statunitense Tyson Gay), ha fatto il giro dello stadio sulla macchinetta elettrica salutando il pubblico come si fa a fine gara, se si è usciti vincitori. La gara, poi, l’ha vinta, spuntandola negli ultimi centimetri sul connazionale Asafa Powell. Ecco, questo è Bolt. E tanto altro però. Vita privata, carriera sportiva, sogni e desideri di questo straordinario campione che ad agosto compirà 25 anni sono quasi gli stessi di una persona comune. E pensare che lui è unico. In effetti, se si chiede a un milione di persone chi è il giocatore di calcio, basket, o il pilota di auto e moto più forte di ATLETICA | 36

Pietro Mennea, olimpionico ed ex primatista mondiale dei 200 metri: «Bolt è uno dei più grandi velocistici di sempre. Se riuscirà nell’impresa di vincere ancora i 100 e i 200 ai prossimi Mondiali e ai Giochi diventerà il più forte di sempre. Può ancora migliorare molto nella seconda parte di gara dei 200 metri, così come sono convinto che farebbe bene anche sulla distanza dei 400 metri».


Dunque come passa il suo tempo libero? «A giocare alla playstation e a guardare la tv, da solo o con gli amici. Insomma, sono uno che ama le cose semplici».

LE PASSIONI DI BOLT

Qual è il suo cibo preferito? «Adoro il pollo, fritto ancora di più. Mi piace molto anche la pasta». E la sua bevanda? «Il Gatorade». Il luogo più amato? «La mia Giamaica. Solo li riesco a rilassarmi davvero. Quando torno incontro i miei vecchi amici e la mia famiglia e trascorro molto tempo con loro. Poi tutte le persone che ormai mi conoscono non mi stressano come invece accade quando sono in giro per il mondo». Il suo passatempo preferito? «Giocare a domino con gli amici».

Il racconto sempre, le risposte sarebbero differenti. Maradona, Pelè, Platini, Messi, Baggio, Rivera, Riva nel calcio. Jordan, Bird, Johnson, James, nel basket. Schumacher, Senna, Fangio, Lauda nell’automobilismo. Agostini, Rossi, Roberts, Spencer, Biaggi nel motociclismo. Se gli si fa la stessa domanda su chi sia il velocista più forte di tutti i tempi, la risposta è una sola: Bolt. D’accordo che ci sono campioni che hanno vinto più di lui, ma nessuno è stato capace di siglare due triplette (100,

E le donne? «Beh devo dire che mentre prima gli correvo dietro, ora capita sempre più spesso che siano loro a farlo. Diciamo che metà delle volte le inseguo, l’altra metà provo a scappare da loro». Infine, ama la musica? «Beh, come tutti i giamaicani sono un amante della musica e del ballo».

Stadio dei Marmi (dove si è allenato)

Stadio Olimpico (dove ha gareggiato)

Villa Borghese (Casa del Cinema, dove ha incontrato Mennea)

Villa Pamphili (ha dormito all’ATA Hotel)

Fiumicino (dove è atterrato)

200 e 4x100) ai Giochi olimpici e ai Mondiali, così come nessuno ha vinto tre ori olimpici nella velocità con altrettanti record del mondo. E soprattutto, sinora, nessun uomo ha mai corso più veloce di lui sui 100 e 200 metri.

Il più veloce! Ma tra gli uomini Bolt è l'uomo più veloce di sempre nel mondo sulla breve distanza, correndo i 100 metri piani in 9,58 secondi, a una media di 37,578 km/h. Il mammifero più veloce sulla terraferma sulla breve distanza è il ghepardo, che può raggiungere una velocità di 110 km/h. Il pesce più veloce è il pesce vela, con 109 km/h. L'uccello più veloce è il falco pellegrino 350 km/h.


di Luigi PANELLA foto Bruno-Getty Images

Al Centrale del Tennis Daniele Bucetto Petrucci ha sfidato Leonard Bundu per la Corona Europea dei Welter. Match pari, la rivincita a novembre al Nelson Mandela Forum di Firenze oco più di un anno fa il Centrale del Tennis del Foro Italico è stato trasformato in un’arena capace di 10.500 posti a sedere. Un gioiello di architettura del passato tornato a splendere grazie ad un sapiente restyling futuristico all’interno. Chissà quanti grandi pugili degli Anni ’60 e ’70 avrebbero voluto combattere dentro un’arena di questa bellezza. Beh, sicuramente parecchi. Ora però c’è un pugile romano che ha avuto il privilegio di inaugurare il ring nel nuovo Centrale

P

del Tennis: Daniele “Bucetto” Petrucci, l’imbattuto campione dei Welter che il 26 giugno ha infiammato gli oltre 8.000 spettatori presenti nel match valido per il titolo europeo (EBU) dei Welter. Di fronte al 30enne picchiatore di San Basilio c’è stato un canaccio, ossia Leonard Bundu, 36enne nativo della Sierra Leone ma fiorentino d’adozione, quindi di passaporto italiano, imbattuto anche lui. Per lui un pizzico di Roma visto che il pugile oggi ha scelto di vivere a qualche decina di chilometri dalPUGILATO | 38

la Capitale! Un match stellare tra due pugili italiani come non accadeva a Roma dal 1965, quando Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi se le diedero di santa ragione al Palazzo dello Sport per la conquista del titolo mondiale dei Superwelter (con vittoria di Benvenuti ai punti dopo 15 estenuanti round). L’ultima disputa del titolo continentale tra due Welter italiani, invece, risaliva al 29 settembre del 2001 (Alessandro Duran conservò il titolo superando Douglas Bellini)...


LEONARD BUNDU Data di nascita: 21 novembre 1974 Luogo di nascita: Freetown (Sierra Leone) Residenza: Firenze Categoria: welter Guardia: destra Altezza: 169 cm Record: 26 incontri, 24 vittorie (7 KO), 2 pareggi Round combattuti: 149

l fastidioso senso dell'opera incompiuta, del film che attendi da mesi, ne godi lo svolgimento ma sul più bello ti rimandano al prossimo episodio, che chissà quando uscirà, beffardi titoli di coda. È la sensazione amara provata dagli ottomila ed oltre del Centrale del Tennis al momento del pari decretato tra Daniele Petrucci e Leonard Bundu. Il derby italiano valido per il titolo europeo dei pesi Welter, è stato fermato all'ottavo round a causa di una testata involontaria che il fiorentino originario della Sierra Leone aveva subito nel secondo round. Tanta attesa tramutatasi in tensione sul ring. Scambi stretti, combinazioni veloci, nessuno che vuole indietreggiare un solo centimetro ed alla fine le teste che si tocca-

I

no. La fronte di Bundu si è gonfiata subito, quasi deformata. Per due terzi del match l'arbitro britannico Foster gli ha permesso di andare avanti, poi il parere del medico l'ha fatta da padrone e si è andati alla lettura dei cartellini maturati fino a quel momento. Pari, e la decisione ha trovato in disaccordo più di un tifoso dei contendenti, tanto da alimentare momenti di tensione. Andando ad una rapida disamina del match, decisamente più elegante la boxe di Bundu, capace di cambiare spesso guardia per creare confusione tattica al suo avversario e sempre molto rapido nell'evitare le fasi di attacco a cui veniva sottoposto per rientrare con colpi precisi in serie. Più monotematico Petrucci. Il ragazzo di San Basilio, PUGILATO | 39

DANIELE PETRUCCI Data di nascita: 14 novembre 1980 Luogo di nascita: Roma Residenza: Roma Categoria: welter Guardia: sinistra Altezza: 169 cm Record: 30 incontri, 28 vittorie (10 KO), 2 pareggi Round combattuti: 185

gagliardo nel cercare di andare sempre avanti, ha sentito molto la pressione ma in parecchi frangenti è stato privo della necessaria brillantezza per dare alla sua azione la necessaria efficacia. In pratica Petrucci ha fatto sussultare il Foro Italico in maniera convinta solo nel terzo round, mentre Bundu ha condotto in particolare la sesta e settima ripresa. Il resto l'hanno fatto le sfumature. C'è stato infatti qualche round sul filo dell'equilibrio, da interpretazione: è probabilmente lì che Petrucci con la sua boxe maggiormente aggressiva è riuscito a strappare quelle preferenze decisive nell'equilibrio del verdetto. «Ho fatto tanti sacrifici per troppi anni -spiega Petrucci - inclusa l’esperienza statunitense, per arrivare a combatte-


re per il titolo europeo, e disputarlo in casa era il sogno della mia vita». Riunione nel complesso ben riuscita, con incontri di sotto clou di buon livello. Il più interessante ha visto Massimiliano Buccheri (pesi medi), al rientro dopo un infortunio, prevalere ai punti su Daniele Moruzzi dopo una bella battaglia. Buccheri, dopo aver sofferto

nelle fasi iniziali la boxe veloce e di rimessa del suo avversario ha sfoderato una carica agonistica finale che gli ha fatto guadagnare con merito il verdetto. Da registrare inoltre le vittorie ai punti del talento Riccardo Lecca (medi) e Domenico Salvemini (superwelter) e quella fulminea di Ernesti (medi) per Kot alla prima ripresa.

Il referto dell’ospedale

Nessuna paura Il rigonfiamento sulla fronte di Bundu, probabilmente non avrebbe comportato una situazione drammatica perchè non era vicino a parti spigolose dell’osso.

Dopo che il match è stato sospeso, il pugile “fiorentino” è stato trasportato all’ospedale dove i medici hanno effettuato un lungo drenaggio al bozzo. Il rigonfiamento è stato causato da una testata involontaria che gli ha rotto una vena della fronte. Tac e risonanza magnetica, fortunatamente, sono risultate negative, quindi alle 11 del mattino Bundu è potuto ripartire per Firenze.

Il giudice Dopo la sospensione del match all’ottava ripresa, i giudici e l’arbitro non hanno deciso all’unanimità, quindi è stato assegnato il pari. Il termine tecnico di questo verdetto è “split decision”.

Stop al match, lettura dei cartellini Alla lettura dei cartellini Leonard Bundu era in vantaggio per un giudice (75-77) mentre gli altri due avevano il pari. Ecco nel dettaglio la decisione presa dai tre giudici: pari per “split decision”. Pierluigi Poppi 75-77 Luigi Muratore 76-76 Giuseppe Quartarone 76-76 L’arbitro del match era il britannico Howard John Foster.

6 PUGILATO | 40


spq ort

1

SPAZIO ALLA POLE DANCE

GLI ALTRI MATCH Ricci b. Fernandes (kot 1) Lecca b. Fernandez (p. 6) Buccheri b. Moruzzi (p. 6) Ernesti b. Skypczynski (kot 1) Salvemini b. Gabriec (p. 6)

Davide Buccioni quando organizza una riunione di pugilato regala sempre un grande spettacolo al pubblico anche fuori dal ring. Per il match Petrucci vs Bundu, al Centrale del Tennis ha portato la Pole Dance. Di cosa si tratta? È una forma di esibizione che combina danza e ginnastica, considerata ormai alla stregua di uno sport. La pole dance avanzata, infatti, richiede notevoli doti di forza, flessibilità e resistenza. Il ballerino può semplicemente appoggiarsi al palo, o usarlo per eseguire alcune mosse più atletiche come arrampicata, giri, e le inversioni del corpo. La parte superiore del corpo e la forza di base sono importanti per competere, e richiedono tempo per svilupparsi. anaerobico. Le scuole riconosciute e le qualifiche si stanno sviluppando con l'aumento della popolarità di questo sport, in tutto il mondo.

2

3

4

5

7 PUGILATO | 41

8

1. Il patron della BBT Davide Buccioni con l’On. Alessandro Cochi. Dietro, Ernesto, il padre di Massimiliano Parsi, Consigliere di Roma Capitale da poco scomparso. 2. Paul Malignaggi, il già campione del mondo dei Welter statunitense di origini italiane 3. L’inno di Mameli e, in primo piano, una delle bellissime giroring tiene il tricolore durante l’inno italiano 4. Un affondo di Petrucci 5. La grinta di Bundu 6. Petrucci penetra la guardia di Bundu 7. Il volto emaciato di Petrucci: è la fine del match 8. L’arbitro decreta il pari


Dalla sfida tutta italiana tra Bosisio e il nero Jacovacci del 1928 valida per il titolo nazionale ed Europeo al primo mondiale vinto da un italiano, quello conquistato in Piazza di Siena da Primo Carnera, la Capitale ha sempre ospitato grandi incontri internazionali. Scopriamoli insieme...

ella storia del pugilato mondiale Roma ha recitato un ruolo da protagonista. Decine di titoli nazionali, intercontinentali, europei, mondiali e olimpici sono stati assegnati nella Capitale, nei suoi magici “templi” dello sport trasformatisi per le occasioni in arene: l’Olimpico, il Flaminio, il Palazzo dello Sport, la Pallacorda e il Palazzetto, Piazza di Siena. Luoghi come teatri: il Brancaccio, il Vittoria e lo Jovinelli. E quartieri trasformati in arene come Ponte Milvio, Piazza Bologna e il mitico Campo Artiglio che vide protagonista Carnera e persino il piazzale antistante il Colosseo prima della sfida tra Petrucci e Bundu al Centrale del Foro Italico. E tanti campioni hanno infiammato i romani in sfide memorabili. Dal match tutto italiano tra Bosisiio e Jacovacci, atleta nero, alle sfide di Carneraa che riunì a Piazza di Siena ben 70.000 persone. Durante la guerra, al Flaminio, che si chiamava ancora Stadio del Partito Naottaa, romano, e Bizionale Fascista, per l’Europeo dei Leggeri si sfidarono Bo sterzo, di Busto Arstizio. 10.000 spettatori in quel caso. Dopo la guerra crebbero i miti di Tiberio Mitri e Mario D’Agataa ma sono gli Anni ‘60 a decretare us Cllay all’Olimpiade di Roma piazza di grande boxe con la scoperta di Cassiu di da Anzio. Roma e i trionfi di Nino Benvenuti, Duilio Loi e Giuliio Rinald Benvenuti, in particolare, vincerà l’oro all’Olimpiade di Roma del 1960 e al ngh hi per il titolo mondiale Palazzo dello Sport dell’Eur, nel 1965 batté Maazzin del Superwelter. Il 17 novembre del 1970, invece, perse il titolo mondiale dei onzzon. medi dal terribile pugile argentino Carlos Mo Tempi moderni: un’altra storia da raccontare è quella di Giovanni Parisii che in un anno solo difese il Mondiale dei Leggeri a Roma: contro Ayers nel 1993 al Palasport e contro Rivveraa sempre nel 1993 vincendo in entrambe le occasioni. E sempre nel 1993 si sfidarono al Palaghiaccio di Marino, in un derby, Nardiello di Fiumicino e Galvano di Ostia per il titolo europeo dei Supermedi. Vincerà Nardiello. ntaatorre conquista le piazze grazie ad un grande appeal mediatico. Il priAnche Can mo dei grandi incontri del nuovo millennio è quello svoltosi il 26 novembre 2005 al PalaLottomatica contro il britannico Nelson (che vince ai punti). Cantatore ha nsen n il 14 perso anche il titolo massimi leggeri EBU a favore del danese Johny Jen dicembre 2007 al PalaLottomatica di Roma ma sfida ancora la storia con l’ucrai-

N

PUGILATO | 42

PUGILATO | 42


DIECI INCONTRI ROMANI ENTRATI NELLA STORIA JACOVACCI-BOSISIO CARNERA-UZCUDUN

22 ottobre 1933, Piazza di Siena

MITRI-TURPIN D’AGATA-COHEN

2 maggio 1954, Stadio Torino

29 giugno 1956, Stadio Olimpico

CLAY-PIETRZYKOWSKI LOI-AUZEL

8 luglio 1965, Hotel Cavalieri Hilton

17 dicembre 1965, Palazzo dello Sport

PARISI-AYERS CANTATORE-GUROV

5 settembre 1960, Palazzo dello Sport

25 novmembre 1960, Palazzo dello Sport

RINALDI-GUMPERT BENVENUTI-MAZZINGHI

24 giugno 1928, Stadio di Roma

18 aprile 1993, Palazzo dello Sport 25 giugno 2007, Colosseo

, o i s i s o B o r a c e r a i b » b o a s r i r v a ' l t i o n t o t o N r « a h ' t i c c a v o se Jac PUGILATO | 43


LEONE JACOVACCI Data di nascita: 19 aprile 1902 Luogo di nascita: Pombo (Congo) Categoria: medi - Record: 33 (8 KO), 21, 11

MARIO BOSISIO Data di nascita: 12 agosto 1901 Luogo di nascita: Milano Categoria: welter - Record: 100 (38 KO), 13, 10

PRIMO CARNERA Data di nascita: 25 ottobre 1906 Luogo di nascita: Sequals Categoria: massimi - Record: 88 (72 KO), 14, 0

TIBERIO MITRI Data di nascita: 12 luglio 1926 Luogo di nascita: Trieste Categoria: medi - Record: 88 (22 KO), 7, 6

MARIO D’AGATA Data di nascita: 29 maggio 1926 Luogo di nascita: Arezzo Categoria: gallo - Record: 54 (23 KO), 11, 3

CASSIUS CLAY Data di nascita: 17 gennaio 1942 Luogo di nascita: Louisvillve Categoria: massimi - Record: 56 (37 KO), 5, 0

DUILIO LOI Data di nascita: 19 aprile 1929 Luogo di nascita: Trieste Categoria: superleggeri-welter Record: 115 (26 KO),37,86

GIULIO RINALDI Data di nascita: 13 febbraio 1935 Luogo di nascita: Anzio Categoria: mediomassimi - Record: 44 (13 KO), 16, 5

NINO BENVENUTI Data di nascita: 26 aprile 1938 Luogo di nascita: Isola d’Istria Categoria: medi - Record: 82 (35 KO), 7, 1

SANDRO MAZZINGHI Data di nascita: 3 ottobre 1938 Luogo di nascita: Pontedera Categoria: superwelter - Record: 64 (42 KO), 3, 0

GIOVANNI PARISI Data di nascita: 2 dicembre 1967 Luogo di nascita: Vibo Valentia Categoria: superleggero-welter Record: 41 (29 KO), 5, 1

VINCENZO CANTATORE Data di nascita: 22 febbraio 1971 Luogo di nascita: Santo Spirito Categoria: massimi leggeri - Record: 33 (27 KO), 5, 1

no Gurov su un ring davanti al Colosseo per l'europeo dei massimi leggeri. Vince Cantatore ai punti, con due 116-114 e un pari. E, il 16 maggio 2009 al Gran Teatro, con il pugile meneghino Giacobbe Fragomeni capace di conservare la corona mondiale dei mediomassimi grazie a un pareggio con il polacco Wlodarczyk... Tra i tanti eroi della boxe, abbiamo scelto i protagonisti di dieci incontri tra i più significativi.

La storia del primo grande match nella Capitale Il primo match per un titolo europeo non poteva essere quello tra Jacovacci e Bosisio. Jacovacci, nato in Congo da madre babuendi e padre italiano, era nero. Nel ‘22 decise di farsi riconoscere la nazionalità italiana; il processo fu lungo, ma il 24 giugno del 1928 poté sfidare il campione in carica nazionale ed europeo, Bosisio allo Stadio Nazionale del PNF. Un mondo vivo, brulicante, un po’ losco quello degli appassionati di boxe che gravitava intorno alle palestre (quasi sempre in seminterrati puzzolenti, tenute da ex pugili leggermente suonati), intorno alle Società dai nomi intrepidi e spacconi (Audace, Indomita, Forza e Coraggio). Un mondo in cui, alla solita rivalità tra quartieri, si sovrappone la rivalità tra la Roma di Jacovacci e la Milano di Bosisio. Vince Jacovacci, e per tutta la città si canta: «Non t’arrabbiare caro Bosisio se Jacovacci Fotoo 1]] t’ha rotto il viso». [F

Il gigante a Piazza di Siena Altro grande incontro della storia romana è quello disputato il 22 ottobre 1933 in Piazza di Siena tra il gigante Carnera e il basco Uzcudun, valido per il titolo europeo e mondiale dei pesi massimi di fronte a 70.000 persone. Incontro vinto da Carnera che risultò così il primo pugile italiano capace di laurearsi campione del Foto 2] mondo. [F

...e un pugile sordo conquistò l’Olimpico! Il 29 giugno 1956, il pugile sordo Mario D’Agata, gran picchiatore, infiammò i 30.000 dell’Olimpico vincendo il mondiale dei Gallo contro il Foto 4] francese Cohen. [F

A Roma nasce la leggenda di Cassius Clay Il 5 settembre 1960, al Palazzo dello Sport, nacque una leggenda. Si tratta di Cassius Clay, che quel giorno battendo 5-0 il polacco Zbigniew Pietrzykowski conquistò il titolo olimpico dei Mediomassimi. Foto 5] [F

L’epoca di Duilio Loi Era il 25 novembre 1960 quando al Palazzo dello Sport il pugile triestino Duilio Loi conquistò il titolo europeo dei Welter contro il francese Foto 6] Auzel. [F

Da Anzio arriva Giulio Rinaldi L’8 luglio del 1965 invece all’hotel Cavalieri Hilton di Monte Mario il pugile di Anzio Giulio Rinaldi conquistò il titolo europeo dei Mediomassimi contro il tedesco Gumpert. Foto 7] [F

Benvenuti tra Olimpiade e Mondiale Poi iniziò l’era di Nino Benvenuti che, dopo l’Oro olimpico, disputò due incontri scolpiti ancora oggi nella storia. Il primo si disputò il 17 dicembre del 1965: Benvenuti mise in palio la cintura di campione del mondo dei Superwelter contro l’altro campionissimo Sandro Mazzinghi, e la conservò (poi perderà il Mondiale dei Medi con Monzon). Foto 8] [F

Parisi due volte mondiale nel 1993 Giovanni Parisi difende il Mondiale dei Leggeri WBO in due circostanze a Roma: contro Michael Ayers nel 1993 al Palasport e contro Antonio Rivera sempre nel 1993 vincendo in Foto 9] entrambe le occasioni. [F

Mitri trionfa al Flaminio...

Cantatore sotto il Colosseo

Il 2 maggio del 1954 allo Stadio Torino (oggi Flaminio) il triestino Tiberio Mitri conquistò il titolo europeo dei pesi Medi battendo il tremendo briFotoo 3] tannico Randy Turpin. [F

Cantatore sfida la storia con l’ucraino Gurov su un ring davanti al Colosseo per l'europeo dei Massimi leggeri. Vince Cantatore ai punti, con due 116-114 e un pari. [Fotto 10]

PUGILATO | 44


5

2

10

3 8

9

6 4

7

1

PUGILATO | 45


L’ex pilota di Formula 1, Alex Zanardi, da due anni corre la Maratona di Roma. Oltre allo sport è impegnato in un progetto solidale, Bimbingamba

AlexZanardi

Coraggio opo la splendida vittoria della passata edizione, quest’anno nella gara di handbike maschile della 17^ Maratona di Roma Acea, Alex Zanardi ha avuto problemi con la catena del suo mezzo e si è dovuto accontentare del 4° posto, giungendo al traguardo in 1h22’23”.

D

«Ho perso molto tempo - ha spiegato l’ex campione automobilistico - per fare il meccanico e risistemare più volte la doppia catena, che credevo una sicurezza e invece si è rivelata una ‘fregatura’. Sono comunque felice, perché è meglio non aver vinto per un problema tecnico

che per essere andato male in gara per motivi di preparazione atletica». Ma indipendentemente dal risultato, è vero che correre a Roma ha sempre un sapore particolare? «Correre una maratona dà sempre un’emozione particolare, ma correre nella città più bella del mondo, che è la capitale del nostro Paese, scatena un’emozione ancora più grande. Senza contare poi che in questo tipo di eventi sportivi sento in modo particolare l’affetto delle persone che tifano lungo il percorso, quindi cerco sempre di dare il massimo. La gara di Roma inoltre è IL PERSONAGGIO | 46

ancor più speciale perché offre un percorso straordinario, unico al mondo. Peccato che quest’anno, durante il percorso, la gomma sia scesa e si sia incastrata malamente tra le due corone: non ho avuto così nemmeno la possibilità di godermi le bellezze del percorso. A differenza dell’anno scorso che, in particolare da Piazza Navona a salire verso il Colosseo, mi ero potuto concedere questo lusso, dato che avevo la certezza di aver vinto. Quest’anno sono arrivato al traguardo a 30’ secondi dal 2° e dal 3° classificato. Se me ne fossi reso conto negli ultimi chilo-


spq ort

di Anna Tina MIRRA foto Getty Images Maratona di Roma

metri della mia posizione, probabilmente quei 30 secondi avrei potuto recuperarli. Ma tornerò l’anno prossimo per riprendermi il successo». Credi che lo sport possa giocare un ruolo fondamentale nel mondo della disabilità? «Lo sport aiuta, ma non è la sola scintilla. Quella per guardare al futuro in modo positivo deve scoccare dentro di te, insomma bisogna avere il desiderio forte di rimettere a posto le cose. L’atteggiamento più sbagliato è quando si resta fermi al giorno in cui il destino ti ha tolto qualcosa. Ideologicamente, se si traccia un punto di

partenza e uno d’arrivo, lo sport possiamo paragonarlo ad un treno: accelera un certo percorso, che però deve cominciare dentro di noi indipendentemente dallo sport e dalle vittorie. Già di per sé lo sport ti regala emozioni meravigliose, ma allo stesso tempo ti aiuta a comprendere che la vita è altrettanto piacevole, se sai coglierla nel modo adeguato. Mentalmente, insomma, lo sport ti aiuta a fare passi da gigante, a muoverti molto più velocemente nel riordinare la tua vita, a scoprire che esistono percorsi alternativi per guardare avanti». IL PERSONAGGIO | 47

Che cosa ricordi del momento del tuo risveglio dopo il tragico incidente del 2001? «Emozioni che non avrei mai potuto pensare di poter provare. Faccio una premessa: le volte che mi è capitato di pensare prima dell’incidente a come avrei potuto reagire se fosse capitato a me, la risposta era sempre stata: mi ammazzo. Prima che ti capitino simili incidenti pensi in modo superficiale. La verità è che tali situazioni ti sembrano lontane anni luce, e sei convinto che non ti potrà mai accadere. Ma poi succede. E a quel punto, tornando al mio risveglio, ho pensato a un nuovo punto di partenza. Fortunatamente quello


che mi ha aiutato in tale circostanza è stato l’appoggio incondizionato di mia moglie Daniela, che mi ha prospettato cosa si poteva fare in tale circostanza, dall’ordinare una macchina con appositi comandi che mi potesse permettermi di muovermi, al tipo di protesi da utilizzare per tornare a camminare». Sapere che tuo figlio Niccolò ha bisogno della tua presenza ti ha dato la forza per superare quel momento? «A dire il vero, in quei momenti avevo bisogno di concentrarmi su me stesso, avevo bisogno di capire cosa fare per rimettermi fisicamente. Soltanto quando ho riacquistato le forze e la condizione fisica, e ho sentito che potevo essere un padre decente, soltanto allora ho comin-

ciato a giocare nuovamente con lui, a portarlo a passeggio, a cantargli una canzone o a raccontargli una favola prima di metterlo a letto». I tuoi impegni dopo la Maratona di Roma? «Ho partecipato alle maratone di Treviso, Milano e Padova. Poi sono andato a Sydney per la prima prova della Coppa del Mondo. Insomma, non sto mai fermo». Sei molto impegnato anche nel sociale. Mi riferisco, in particolare, al progetto Bimbingamba con l’associazione Niccolò Campo. « Bimbingamba è una cosa molto bella e non poteva avere testimonial più adatto di me. A parte tutto, nella mia vita ho avuto la possibilità di trasformare una passione in una professione, ho

Coraggio

Le protesi alle gambe grazie alle quali tornerà a camminare

IL PERSONAGGIO | 48

fatto mille cose belle, e poi il destino ha messo sulla mia strada la prova più difficile, che ho superato e che, per alcuni aspetti, è diventata un’opportunità. È nato così Bimbingamba, da un’idea venuta una sera a me e a Sergio Campo, mentre sorseggiavamo un bicchiere di vino. Perché non aiutare quei bambini che, a causa di malattie, incidenti o guerre, sono costretti a subire amputazioni agli arti? Sfruttando tutte le conoscenze tecniche che ho acquisito durante la mia riabilitazione, e chiedendo aiuto anche alle aziende produttrici, che mettono a nostra disposizione le componenti a prezzi quasi stracciati, riusciamo ad aiutare questi bambini. E grazie al passaparola stiamo riuscendo a fare concretamente qualcosa di positivo».


la carriera

la storia

spq ort Il terribile urto, il 15 settembre 2001, avvenne sulla pista Eurospeedway del Lausitzring (tristemente famosa per l'incidente costato la vita pochissimo tempo prima a Michele Alboreto) quando Zanardi era in prima posizione. A 13 giri dal termine, rientrò ai box per un rabbocco precauzionale di benzina; al rientro in pista, dopo aver tolto il limitatore di giri che frena la velocità ai box, Zanardi perse il controllo della vettura (sembra per la presenza di acqua e olio sulla traiettoria di uscita) che, dopo un testacoda, sia pur a bassa velocità, si posizionò di traverso sulla pista, mentre sulla stessa sopraggiungeva ad alta velocità il pilota italo-canadese Alex Tagliani. L'impatto fu violentissimo: la vettura di Tagliani colpì perpendicolarmente la vettura di Zanardi all'altezza delle gambe del pilota italiano, spezzando in due la Reynard Honda del bolognese. Prontamente raggiunto dai soccorsi, Zanardi apparve subito in condizioni disperate: lo schianto aveva provocato, di fatto, l'istantanea amputazione di entrambi gli arti inferiori, e il pilota stava per morire dissanguato. Per salvargli la vita furono “tappate” le arterie femorali per tentare di fermare la massiccia emorragia. Dopo aver ricevuto l'estrema unzione dal cappellano della serie automobilistica, eseguita in tutta fretta con l'olio del motore, venne caricato sull'elicottero e condotto all'ospedale di Berlino, dove rimase in coma farmacologico per circa due settimane. Dato ormai per spacciato, Alex incredibilmente si riprese.

Alex Zanardi nasce a Bologna nel 1966. È sposato con Daniela e ha un figlio, Niccolò. FORMULA 1 Esordio: 1991 Stagioni: 1991-1994, 1999 Scuderie: Jordan, Minardi, Lotus, Williams GP disputati: 44 (41 partenze) Miglior risultato: 19° (1999)

2001 «Al Lauzitzring, dopo un inizio difficile mi porto al comando della gara. Domino, come ai bei tempi, i sorpassi mi riescono facili, i pit-stop sono perfetti, sento la macchina rispondere ai miei comandi come non accadeva da tanto. E come non accadeva da tanto mi diverto, sono felice, mancano solo tredici giri alla fine e sto vincendo. Solo che per fare quei tredici giri, dovrò aspettare un anno e mezzo perché, per adesso, scende il buio».

INDYCAR Esordio: 1996 Stagioni: 1996 Scuderia: Target Ganassi Racing Gp disputati: 16 Miglior risultato: 3 vittorie

2002 «La mia gara ora è al centro protesi di Budrio, a far funzionare un paio di gambe in cui non scorre sangue, ma fanno un male boia, che sono fredde come il metallo, ma che fanno sudare come se la strada fosse sempre in salita, che mi permettono di avanzare, ma mi fanno cadere. Proprio per questo però la gente apprezza la mia tenacia. La stampa segue la mia storia e lo stesso fa la tv. Un personaggio solo conosciuto come il sottoscritto diventa adesso famoso per colpa o grazie a quel che gli è successo e quelle stesse protesi, dopo tante lacrime represse di dolore, gli ridanno vita e soddisfazioni. Ricomincio a viaggiare, a fare le cose di sempre e senza saperlo inizio a riavvicinarmi al mio mondo».

CART Esordio: 1996 Stagioni: 1996-1998, 2001 Scuderie: Chip Ganassi Racing, Mo Nunn Miglior risultato: 2 titoli mondiali (1997 e 98)

Il tragico incidente sulla pista Eurospeedway del Lausitzring

IL PERSONAGGIO | 49


la mia carriera di Federico PASQUALI

Drammi in corsa ella storia delle corse automobilistiche gli incidenti mortali, purtroppo, sono stati molti. Del resto chi sfreccia a velocità supersoniche su quattro ruote sa a priori quali sono i rischi. In Formula Indy gli incidenti sono all’ordine del giorno. Così come nei rally, soprattutto quelli estremi. La Formula 1, da decenni il campionato più popolare al mondo, non è da meno. Anche se in effetti dopo la morte di Ayrton Senna, nessun altro pilota di F1 ci ha rimesso la pelle. Al 2011, comunque, sono 43 i piloti deceduti in F1 durante le qualificazioni o in gara a causa di incidenti. Il primo fu lo statunitense Cameron Earl, che morì il 18 giugno 1952 durante leprove per la 500 Miglia di Indianapolis (tra il 1950 e ‘60 la gara faceva parte del Campionato Mondiale di Formula 1). Il primo decesso di un italiano, invece, risale al 1955. Fu quello di Mario Alborghetti, un ricco signore milanese con la passione per le corse. Prima di gareggiare ad un Gran Premio di Formula 1 aveva solamente partecipato a quattro gare secondarie. L’esordio avvenne al Gran Prix di Pau del 1955. Esordio amaro perché coincise con la sua morte. Dopo 19 giri andò a sbattere pesantemente nelle balle di paglia alla stretta curva della stazione: il rapporto del direttore di gara diceva che Alborghetti stava frenando, in vista della curva, quando venne agganciato da Pollet che lo stava superando provocando cosi l’incidente che costò la vita all’italiano. Altri 6 italiani hanno perso la vita durante test, qualifiche o gare di Formula 1: Eugenio Castellotti il 14 maggio 1957 a Modena, Luigi Musso il 6 luglio 1958 a Reims-Gueux, Giulio Cabianca il 15 giugno 1961 a Modena, Lorenzo Bandini il 7 maggio 1967 a Moncao, Riccardo Paletti il 13 giugno 1982 in Canada, Elio De Angelis il 15 maggio 1986 a Le Castellet. I più noti, anche se è triste definirli così, rimangono quelli dell’asso canadese Gilles Villeneuve e del mito Senna. Villeneuve morì l'8 maggio 1982 sul circuito belga di Zolder. Erano le 13:52, mancavano pochi minuti al termine delle qualifiche e ormai in procinto di rientrare ai box affronta la chicane alle spalle dei box e successivamente la discesa che immette alla curva Terlamenbocht, la curva del bosco. È in quinta quando improvvisamente si trova davanti la più lenta March numero 17, guidata da Jochen Mass, il quale lo vede arrivare e si sposta subito a destra, pensando che il canadese lo superi a sinistra: Villeneuve, invece, pensa che Mass si sposti a sinistra e va verso destra. La collisione è inevitabile: la Ferrari numero 27 urta con la ruota anteriore sinistra quella posteriore destra di Mass. La vettura decolla, compie due looping e al terzo si schianta violentemente contro un terrapieno a bordo pista a 260 Km/h. Il corpo di Villeneuve viene proiettato fuori dalla macchina in questo frangente a causa del distacco degli attacchi delle cinture di sicurezza, cinture che trascinarono il sedile della sua Ferrari ancora attaccato a lui. Il corpo atterrò dopo un volo di quasi 50 metri, e con il corpo strappò la prima rete di protezione, poi sbatté il collo su un paletto di sostegno della seconda rete metallica. Per lui non ci fu nulla da fare.

N

Triste fine anche quella di Senna. Al Gran Premio di San Marino del 1994, caratterizzato dalla morte del pilota austriaco Roland Ratzenberger durante le prove del giorno prima (30 aprile) alla Curva Villeneuve, Senna partecipa col dolore nel cuore (correrà con la bandiera austriaca nella sua monoposto per sventolarla in caso di vittoria in memoria di Ratzenberger). Addirittura, tanto era scosso, fece di tutto per non far disputare il Gran Premio dopo la morte dell’austriaco. Alle 14:17, al 7º giro, Senna uscì di pista in piena velocità alla Curva del Tamburello, a causa del cedimento del piantone dello sterzo. Il piantone era stato modificato la notte seguente le prove cronometrate, alla vigilia della gara, dopo che Senna aveva chiesto di migliorare la visibilità della strumentazione. Rimasto passeggero impotente di una vettura ingovernabile, frenò ma non riuscì ad evitare il muro del Tamburello. Le conseguenze risultarono tragiche: l'impatto fu tremendo, coinvolgendo la parte anteriore destra della monoposto. Il puntone della sospensione anteriore destra, spezzatosi, penetrò nella visiera del casco del pilota, causando lo sfondamento della regione temporale destra e provocando lesioni fatali. Il pilota brasiliano perse oltre tre litri di sangue e dopo i primi soccorsi a bordo pista fu trasportato all'Ospedale Maggiore di Bologna, dove ogni sforzo per salvargli la vita fu vano: spirò alle 18:40 senza aver mai ripreso conoscenza.

IL PERSONAGGIO | 50

Gilles Villeneuve


spq ort

Elio De Angelis

Cari amici, non voglio essere retorico e parlare di senso del dovere, ma indubbiamente il sentimento che talvolta mi anima, assomiglia molto a questo; è un modo di restituire al prossimo, parte di quella fortuna che ho avuto in dote dal destino. Nel corso della mia vita, ho avuto la possibilità di trasformare una passione in una professione, ho fatto mille cose belle, ho girato il mondo ed è anche grazie alle tante esperienze accumulate, che quando il destino ha messo sulla mia strada la prova più difficile, non solo l’ho superata, ma anzi, per certi aspetti è diventata un’opportunità...

Ayrton Senna

L’idea di Bimbingamba. In campo anche i fratelli Marconi Ogni anno, a causa di malattie, incidenti, guerre, tanti bambini si trovano a dover reinventare la loro vita a causa della perdita di uno o più arti. E questo non solo in Africa o nella ex Jugoslavia, ma anche nel nostro Paese, giusto fuori dalla porta di casa nostra. Se per un adulto i costi di realizzazione di una protesi sono ingenti, per un bambino addirittura aumentano, perché è necessaria poi una manutenzione continua, volta ad assecondare il naturale processo della crescita. Il più delle volte, il sistema di assistenza sanitaria nazionale, fa fronte alle necessità di queste piccole vittime, ma ci sono dei buchi, anzi, per questi bambini rischiano di essere delle voragini. “Non lasciamoli soli” è concettualmente quello che Zanardi e il compagno di avventura Sergio Campo si dissero all’atto di varare il progetto. Bimbingamba (il progetto realizzato con l’Associazione Niccolò Campo) nel desiderio di dare al progetto la massima trasparenza, creerà un comitato di garanti che si occuperà, sia di stabilire le necessarie graduatorie, che di vigilare sull’investimento dei fondi raccolti. Ieri era un’idea, oggi è un progetto, domani Bimbingamba sarà la realtà che farà riappropriare questi bambini del loro diritto alla gioia. Al progetto hanno aderito anche i fratelli marconi (i campioni di tuffi Nicola, Tommaso e Maria) che hanno presentato in Campidoglio il Primo Trofeo Niccolò Campo Roma per Bimbingamba, rassegna giovanile di tuffi che andrà in scena il 2, 3 e 4 agosto allo stadio del nuoto.

Come intervenire È possibile aiutare Bimbingamba donando il 5X1000 tramite il codice fiscale 92046680531 oppure effettuando un donazione sul conto corrente presso la: Banca della Maremma, Agenzia n°4 Grosseto, Abi: 8636, Cab: 14302 CC:343434, Codice IBAN: IT 29 Q 08636 14302 000000343434. Oppure attraverso un semplice bollettino postale con conto corrente: 19505171

IL PERSONAGGIO | 51


Il calcio non è solo quello giocato ma ha tante declinazioni. In un viaggio a puntate ricordiamo quello da tavola e le figurine, il Subbuteo e i videogiochi, le scommesse e il fantacalcio, passando per le figurine. In questa puntata parliamo di Calcio Balilla


Tutti giocavamo al Biliardino. Cento lire, e quelle sfide che non finivano mai... di Luca ALEANDRI foto Getty Images

S

ai qual è la cosa che mi fa stare peggio? Vedere quella pallina che piomba nell’arena, e il centrocampista che cerca di chiudere subito la questione con un tiro diretto, secco, che se poi sei distratto è pure meglio che passa e va in gol. Mi fa stare male l’idea che il tiro viene respinto e, allora, davvero la partita ha inizio. Ma tu non puoi muoverti, incrocio tra un calciatore generoso e un alfiere degli scacchi, decisivo come Van Basten ma statico come Di Bartolomei. E come Diba puoi solo tirare forte che oggi quello davanti è mosso da mano poco ispirata, si distrae, chissà se è il movimento di ragazze che io da qui non posso vedere perché i maledetti muri che ci chiudono dentro sono troppo alti per capire quello che c’è intorno. E allora oggi puoi anche tirare forte ma di solito no, perché la mano è un’altra, e il terzino che ho di fronte (a proposito, ma quale condanna è peggiore che avere davanti sempre la stessa faccia? Che poi a guardare bene è proprio molto somigliante all’altro terzino e, mi pare, perfino al portiere.. Forse sarà tutta una famiglia di calciatori, come i Sentimenti..).... Beh, dicevo il terzino che ho di fronte solitamente non si allontana mai dalla pallina, la tiene d’occhio, sente la voce del portiere che dietro di lui lo posiziona e allora devi aggirarlo con l’aiuto della sponda oppure cercare la traiettoria giusta, quella che sbatte al palo e va dentro come faceva sempre un certo Signori di cui parlavano i ragazzi che smanettavano alle manopo-

le qualche anno fa. Abito in uno scenario irreale, e basta una moneta per richiamarci in campo, anzi nemmeno perché noi in campo ci siamo già, ci siamo sempre, è solo un attimo, il richiamo della pallina che viene sbattuta sul bordo e tutti pronti, tutti in posizione. Tornano in mente in un istante tutte le indicazioni del mister e torni a sperare soprattutto che chi impugna la stecca oggi sia migliore di quello di ieri che in fondo è bello quando senti quel rumore metallico che ti dice “hai fatto gol”. E eccola lì quella pallina che schizza, vorrei partire sulla fascia come un giocatore vero, puntare l’avversario per saltarlo con una finta e invece non posso muovermi, ingabbiato come sono, sempre in linea, sempre in fila. Eccola la palla che salta, mi passa sopra ma non posso provare a prenderla di testa, anzi mi rimane perfino difficile guardare in alto, irreggimentato come sono da queste stecche che chissà se un giorno me ne potrò liberare. E magari correre su questo bordo rialzato, poter separare i piedi per poter calciare, forse anche con la libertà di prenderla male, di sbagliare e prendermi i fischi, magari spedendo la pallina al di fuori del tavolo, che rotola verso l’uscita di questo bar che è come fosse tutto il nostro universo, che ci sarà comunque qualcuno che correrà per raccoglierla, ma finalmente, anche sbagliando, mi sarò sentito per un momento un uomo. Libero, fuori dagli schemi, fuori dalle linee.


Il tavolo è composto da 8 stecche stereoscopiche (con una molla a fine corsa come ammortizzatore). Le lunghezze: asta del portiere 1045 mm, asta difesa 1210 mm, asta centrocampo 980 mm, asta attacco 1070 mm. Ci sono anche 4 sponde in pendenza agli angoli per evitare i punti morti e lo stop della pallina

I giocatori, generalmente 11 rossi e 11 blu (a Roma era derby!) sono alti 11 cm

La pallina è realizzata in materiale plastico, solitamente bianco. È piena, e ha un diametro di 32-34 mm

Il numero massimo di palline contenuto nell’oblò è 11

GIOCHI DA TAVOLO | 54

La gettoniera. Inserita la moneta, si tira indietro la leva e scendono le palline nell’oblò


Un

ce nt ro ca m po

ro bu st o

FO RM AZ ION I

Calcio Balilla

3

5-

2-

Ha appassionato tante generazioni ed è stato il simbolo indiscusso dei bar romani tra gli Anni ‘70 e gli ‘80. La sua storia e tutte le curiosità...

MISURE

La lunghezza di un tavolo è di 110-120 cm, la larghezza è di 65-72 cm. L’altezza da terra è di circa 90 cm

MATERIALI La struttura portante è in legno e acciaio. La superficie di scorrimento del tavolo è ricoperta da resina polimerica dura e trasparente. Le aste sono in acciaio pieno e cromato. Le manopole sono di gomma morbida e i giocatori di plastica dura. Nella foto, è inquadrato il “Kicker”, primo biliardino made in Germany realizzato in legno.

GIOCHI DA TAVOLO | 55

he sia nato negli Anni Venti è ormai certo. Chi però ne sia il padre è più dubbio, sebbene nessun onore femminile avrà motivo di dolersene. Qualcuno dice che il Calcio Balilla deve la luce a un tedesco, Broto Wachter. La grandeur francese, dal canto suo, rilancia, rivendicando invece la progenie nel nome di un operaio della Citroen che, sembra, fosse particolarmente ingegnoso, Lucien Rosengart. Resta comunque il dato storico del brevetto che, per la cronaca, è spagnolo, e porta il nome di Alejandro Finisterre che, oltre a tagliare il traguardo dell’ufficio competente, ebbe certamente il merito di sagomare le figure dei giocatori antropizzandole. Era costui un ragazzo diciassettenne, ferito dai bombardamenti piovuti su Madrid nel corso della Guerra Civile che aveva colpito la Spagna. Nel suo peregrinare tra ospedali, aveva visto i molti reduci di ambo gli schieramenti con gli arti inferiori amputati in seguito alle ferite belliche. Pensò di dargli ancora l’opportunità di poter disputare una partita, nonostante le loro condizioni menomate. Riprese dunque un gioco già abbastanza diffuso in Germania,

C


denominato Kicker, modificando appunto le sagome degli omini, rendendoli sempre più simili a calciatori veri, con tanto di gambe e maglie da gioco. A Barcellona un commerciante di gazzose gli propose di coprire la sua creatività con tanto di regolare brevetto, ma successivamente tutti gli incartamenti relativi alla pratica andarono perduti durante una tempesta che lo colse sui Pirenei mentre fuggiva dal regime franchista, di cui era un fiero oppositore. Dunque la prima diffusione si ebbe in Germania, soprattutto all’interno dei bar dove si discuteva delle gioie e dei dolori legati alle vicende calcistiche della squadra locale. Il primo nome dunque fu kicker, interamente realizzato in legno sebbene già estremamente somigliante alle versioni attua-

li. Con la guerra, ovviamente, rapeutiche. Viene infatti uticala la produzione dei tavolizzato largamente per il BILIARDINO li di calcio balilla, che farecupero psicomotoE CALCIO BALILLA: tica a riprendere anche rio dei reduci di IL PERCHÉ DI UN NOME al cessare delle ostilità guerra, circostanza in quanto i materiali Chiamarlo Biliardino fu quasi scontato, questa che gli varperché si giocava su una sorta utilizzati, in particolarà il nome di “caldi tavolo, come nel Biliardo. cio balilla”. Nel re legno, plastica e acciaio sono destinati al- Dopo venne utilizzato per il recupero 1947 un francese, psicomotorio dei reduci di guerra Marcel Zosso, inizia le ingenti opere di ricoe per questo diventò una produzione quasi struzione. La produzione Calcio Balilla. seriale del gioco, che riè dunque riservata a pochi, battezza Sportfoot. Non pavolenterosi e intraprendenti go, decide di tentare l’avventura artigiani. I modelli sono ancora asoltralpe. Arriva in treno ad Alessansolutamente simili al kicker tedesco, a dria, in una fredda sera del 1949, e parte l’introduzione delle stecche stepropone la partnership in giro. Trova reoscopiche, che vengono utilizzate un certo favore tra i fabbricanti di cassoprattutto in Francia ma anche in Itase da morto, i più vicini, tecnicamente, lia. Eppure ne vengono apprezzate le alla realizzazione dell’oggetto. La proqualità non solo ludiche, ma anche te-

CALCIO BALILLA. IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO Paese Cina Austria Germania Svizzera Bosnia Bulgaria Argentina Cile Spagna Guatemala Messico Danimarca Australia, Canada, USA Regno Unito Belgio Francia Grecia Olanda Italia Ungheria Iran Polonia Brasile Portogallo Croazia Serbia Slovenia Tailandia Repubblica Ceca Turchia Dizione Internazionale

Idioma Hanyu Alemán Alemán Alemán Bosnisch Bulgaro Castellano Castellano Castellano Castellano Castellano Danes English English Flamenco Francese Griego Holandes Italiano Magiar Persa Polaco Portugues Portugues Serbo/Croata Serbo/Croata Slowakisch Thai Tschechisch Turco Internazionale

Denominazione 桌上足球 wuzln; ballankan; balankern; kurbeln kicker; tischfußball; tischfussball spielen töggele; jöggele karambol джага; джаги metegol taca-taca futbolín; futbol de mesa futillo futbolito bordfodbold foosball; foosing; foos table football kicker; kickeren; sjotter baby-foot; babyfoot Ποδοσφαιράκι tafelvoetbal calciobalilla; biliardino csocsó; asztali foci futbal-dasti piłkarzyki pebolim; totó; futebol totó; fla-flu matraquilhos; matrecos karambol; stolni nogomet karambol; stoni fudbal stolný futbal; namizni nogomet fotbálek langırt table soccer; tablesoccer

LO GIOCHI SPORTDAMILITARE TAVOLO || 56 56


Calcio Balilla CURIOSITÀ

IL BILIARDINO, TRA GIOCO E AFFARI

Il Calcio Balilla umano si gioca nelle piazze o sulle spiagge In Giappone hanno inventato il Calcio Balilla a dimensioni umane

Il Calcio Balilla da “Guinness dei Primati”

duzione manuale è affidata ai detenuti del carcere. Dopo poco tempo sull’affaire mette gli occhi una intraprendente famiglia alessandrina, i Garlando, e nel gennaio del 1950 è pronto il prototipo dello Sportfoot versione italica! Dal 1951 al 1954 ad Alessandria vengono costruiti circa 12.000 esemplari, di cui la metà venduti e l’altra affidata in gestione. Nel 1954 la produzione subisce una battuta d’arresto in quanto oggetto di un poco gradito interesse da parte di alcune Questure, in particolare quella romana che ne vieta addirittura l’uso, sotto la pressione delle famiglie i cui rampolli perdono le sere tra bar e bische. La censura dura comunque poco e, una volta revocata, riprende vigorosamente, tentando anche l’approdo negli States dove però si paga l’handicap della scarsa diffusione del soccer. Solo con il rientro in patria dei soldati di stanza per anni in Europa il mercato nordamericano diverrà più favorevole

Schumacher sfida Massa

Lotito, il Presidente della Lazio, è appassionato di Calcio Balilla e ha recentemente coinvolto anche lo sceicco dell’Al Sadd (squadra che deteneva il cartellino di Zarate) durante la trattativa per l’argentino. Lotito ha vinto 10 a 4... In ritiro, Calcio Balilla anche per Luis Enrique, allenatore giallorosso.

per il calcio balilla. Oggi è gioco diffuso in ogni angolo del pianeta, con tanto di regolamenti che hanno armonizzato le molte giocate, consentendole oppure vietandole. Del suo brevettatore, poiché di inventore non si può a rigor di termine parlare, sappiamo che è morto nel 2007. Ruppe bruscamente con la sua creatura, dopo la faccenda dei Pirenei, e non ne parlò mai particolarmente volentieri, dedito alle sue molte passioni, dalla politica al tip tap. Fu tra i primi dirottatori di aerei della storia. Nella sua lunga permanenza nell’America Latina, si dice che per una volta si sia riavvicinato al “suo” calcio balilla per giocare contro un medico argentino. Il suo nome era Ernesto Guevara. GIOCHI DA TAVOLO | 57

IN MISSIONE PER LA PACE Il Calcio Balilla, insieme al ping pong, è uno dei passatempi preferiti dai soldati di tutto il mondo impegnati nelle missioni di pace. Durante il lungo assedio di Sarajevo i soldati italiani giocavano a calcio balilla per distrarsi e anche per socializzare con la popolazione, distrutta anche moralmente dagli oltre 1000 giorni di assedio.


Lo stemma del Vaticano è l'emblema araldico dello Stato indipendente della Città del Vaticano. Lo stemma rappresenta due simboli della Chiesa cattolica, che ha sede in questo Stato: il primo è il triregno o tiara, il copricapo caduto in disuso del papa, che rappresenta la Chiesa in tre modi, la militante, la sofferente, la trionfante, ma anche i tre poteri del papa: padre dei re, rettore del mondo e vicario di Cristo. Sotto al triregno un altro importante simbolo della Chiesa: le chiavi decussate, simbolo del legato che Gesù Cristo ha lasciato a San Pietro.

LO SPORT

IN VATICANO Qualcuno ancora si stupisce sentendo parlare di sport in Vaticano, come se questo piccolo Stato fosse un luogo ultraterreno, dove non ci sia posto per il gioco e il tempo libero. E invece da sempre nei territori della Città Sacra si praticano varie discipline sportive

Il colle Vaticano, che non fa parte dei tradizionali sette colli di Roma, venne inserito nei confini della città sotto il pontificato di Leone IV, fautore dell'ingrandimento delle mura cittadine (848-852), allo scopo di proteggere la Basilica di San Pietro. Fino alla formazione dello Stato della Città del Vaticano (istituito con i Patti Lateranensi nel 1929), il Colle Vaticano era incluso all'interno del rione Borgo.

SPORT E CHIESA | 58


spq ort a Chiesa già dalla seconda metà del XIX secolo aveva aperto le porte all’attività agonistica attraverso alcuni educatori cattolici come Don Bosco, secondo cui la ginnastica era «un mezzo efficace per ottenere la disciplina, giovare alla moralità e alla sanità». Negli oratori, Don Bosco insegnò ai giovani l’attività fisica e la pedagogia cattolica, e ben presto il modello don bosconiano si diffuse in tutta Italia. Ma fu con l’Enciclica Rerum Novarum del 1891 che Papa Leone XIII inserì lo sport tra i nuovi strumenti di comunicazione di massa. Tutti i Pontefici del XX secolo furono attenti osservatori ed estimatori della pratica sportiva moderna attraverso incontri, manifestazioni, udienze. Basta ricordare Pio XI detto il “Papa Alpino” per le sue imprese in montagna, fra le quali quella del 31 luglio 1889 quando fu il primo a raggiungere la cima del Monte Rosa dalla parete orientale, e quella del 7 agosto dello stesso anno quando scalò il Monte Cervino. Ma l’avventura più memorabile fu quella di fine luglio 1890, quando scalò il Monte Bianco, aprendo la via successivamente chiamata “Via Ratti – Grasselli”.

L

di Roberto CALVIGIONI foto Getty Images

I successori di Papa Ratti seguirono invece con grande interesse il ciclismo, che all’epoca era considerato lo sport più popolare d’Italia. Spesso i campioni di questa disciplina vennero ricevuti in Vaticano, come ad esempio accadde il 10 agosto 1948 con Bartali che donò a Papa Pio XII la maglia gialla vinta al Tour de France e riuscì a far mettere i ciclisti di tutto il mondo sotto l’ombrello protettivo della Madonna del Ghisallo. In quell’occasione una fiaccola votiva, benedetta dal Pontefice, fu portata da Roma al Santuario del Ghisallo, vicino Como, da una staffetta di ciclisti, di cui gli ultimi due furono Bartali e Coppi. Pio XII, con Breve Pontificio del 13 Ottobre 1949, acconsentì all’iniziativa ed elesse la Beata Vergine Maria del Ghisallo principale patrona dei ciclisti.

Quando Giovanni XXIII chiese aiuto a Bartali Anche Papa Giovanni XXIII fu un grande estimatore del ciclismo, co-

me egli stesso sottolineò chiedendo a Gino Bartali durante un’udienza in Vaticano nel 1958: «Senti, Gino, io sono di costituzione un po’ robusta, qui in Vaticano ci sono tanti giardini, ho una bici, ma non so andarci tanto bene. Se tu mi aiutassi». Il suo successore Paolo VI il 16 maggio 1974 ricevette la carovana del Giro d’Italia nel Cortile di San Damaso, in Vaticano, dando il via alla prima tappa della corsa agonistica.

Arriva il Papa sportivo Ma il più famoso papa sportivo è stato senz’altro Giovanni Paolo II, amato come un idolo da stadio, tanto da essere accolto dai pellegrini con cori entusiasti ed hola pittoresche durante i suoi viaggi o nel corso delle Giornate Mondiali della Gioventù. Durante la visita a Reggio Calabria, un suo discorso fu addirittura interrotto dall’urlo di gioia dei tifosi, che festeggiavano la promozione in serie A della squadra della Reggina. Il papa, appresa la ragione di quella euforia, si unì alla gioia dei calabresi esclamando al microfono: «Forza Reggina!», fra gli applausi dei presenti. Quando il 2 aprile 2005 il segretario di Stato vaticano Card. An-

I PERSONAGGI CHIAVE DELLO SPORT 1850 - DON BOSCO

1890 - PAPA PIO XI Don Bosco fu il primo ecclesiastico a redigere un documento sullo sport in Vaticano.

1948 - PAPA PIO XII

1891 - PAPA LEONE XIII Detto il “Papa Alpino”, per il suo amare per le scalate, Papa Pio XI portò a termine la scalata del Monte Bianco.

1974 - PAPA PAOLO VI Papa Pio XII riceve Gino Bartali che gli regalerà la maglia gialla conquistata al Tour de France.

Fu il primo papa ad inserire lo sport nella comunicazione di massa rivolta ai fedeli.

1990 - GIOVANNI PAOLO II Nel 1974 il Giro d’Italia partì da Piazza San Pietro dopo che i ciclisti vennero ricevuti da Paolo VI.

SPORT E CHIESA | 59

Fu il papa sportivo per eccellenza. Calciatore in gioventù, fu per tutta la vita un grande appassionato di sci, sport che praticava abitualmente.


Un libro racconta tutto Il volume,Lo sport in Vaticano, scritto da Roberto e Stefano Calvigioni ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana, raccoglie una serie di documenti pontifici, testimonianze, immagini e fotografie, che descrivono la realtà, quasi totalmente sconosciuta, dello sport in Vaticano. È la prima volta che un testo viene espressamente dedicato all’attività sportiva dello Stato Pontificio. In particolare, nella prima parte del libro, viene raccolto in or-

gelo Sodano annunciò al mondo intero che Giovanni “il Grande” era tornato alla casa del Padre, tutto lo sport si fermò per l’ultimo saluto. Il giorno seguente le Ferrari di Schumacher e Barrichello parteciparono al Gran Premio automobilistico di Formula uno del Bahrein con una fascia nera sul musetto. La decisione fu presa dal team, in accordo con gli sponsor della scuderia, come segno di rispetto per la morte di Giovanni Paolo II.

Quei Papi dediti al... calcio fiorentino Nel corso dei secoli il calcio è stata la passione di molti papi che in gioventù, prima di essere innalzati al soglio pontificio, si cimentarono nel calcio o addirittura nel calcio fiorentino. Tra questi Giulio de’ Medici, Papa Clemente VII; Alessandro de’ Medici, Papa Leone XI; Maffeo Barberini, Papa Urbano VIII. La prima partita di calcio fiorentino giocata sull’attuale territorio della Città del Vaticano risale al 1521 e si svolse nel Cortile del Belvedere alla presenza di Papa Leone X. Ma non furono solo questi i papi sportivi nella storia della chiesa. Tra gli altri, da segnalare Clemente XIV Ganganelli (1769-1774) praticante l’equitazione, Gregorio XVI accanito pescatore nel lago di Castelgandolfo, Pio VII Chiaramonti (1800-1823) appassionato di biliardo. Dopo la nascita dello Stato della Città del Vaticano, avvenuta l’11 febbraio del 1929, la cronaca sportiva d’oltre Tevere vede protagonista Augusto Issopi, sovrastante dei giardini vaticani, campione del tiro a volo negli Anni Trenta e Quaranta, tanto da conquistare anche l’ambita Coppa Stanford e la stessa cittadinanza vaticana.

dine cronologico il magistero pontificio relativo a questo argomento, nella seconda parte vengono documentate le diverse attività sportive praticate nella Città del Vaticano. Ad attestare l’unicità e il valore del volume sono presenti tre prefazioni scritte da Mons. Georg Gänswein, Segretario Particolare di Benedetto XVI, dall’On. Mario Pescante, Vicepresidente del Comitato Internazionale Olimpico e dal Dott. Gianni Petrucci, Presidente del CONI.

Non solo, alla sua morte avvenuta nel 1956, a sessantuno anni, Issopi ebbe l’onore di essere sepolto nella cripta della parrocchia di Sant’Anna all’interno delle mura leonine, proprio in virtù della cittadinanza acquisita.

chevole, in un torneo che prese il nome di Torneo Hermes sino al 1973, quando ebbe ufficialmente inizio il primo Campionato di calcio del Vaticano, riservato ai dipendenti della Santa Sede, che da allora si disputa ogni anno.

Nel 1966 la prima squadra vaticana

Non solo calcio

Ma la parte del leone nell’attività sportiva dagli anni 1950 in poi oltre le mura Leonine, è sicuramente quella del calcio. La vera attività agonistica risale al giugno 1966, quando un gruppo di dipendenti, custodi, restauratori e inservienti dei Musei Vaticani decise di formare una squadra per praticare il calcio nel tempo libero: tra i primi aderenti ci furono Franco Rubini, Bruno Baratti, Goffredo Spighetti, che ebbero l’avallo del Direttore del reparto etnologico dei Musei Vaticani padre Giuseppe Penkowski. Venne fondata così la Società Sportiva Hermes, dal nome del leggendario messaggero degli dei, perché a quel tempo i novelli calciatori prestavano servizio nel Cortile Ottagono del Museo Pio Clementino, dove troneggia la famosa statua di Prassitele. Il primo presidente e socio fondatore fu Goffredo Spighetti. La società sportiva Hermes è tuttora esistente come polisportiva costituita da molte sezioni fra le quali, oltre il calcio, lo sci, il tennis e il gioco delle bocce. Con il nome di Hermes i dipendenti vaticani disputarono gare amatoriali sino al 1970 e man mano, sulla scia dell’entusiasmo sportivo, altri lavoratori si aggregarono dando origine alle formazioni dei Sampietrini, della Biblioteca, dell’A.P.S.A. e della Gendarmeria. Le nuove squadre si affrontarono, sempre a livello ami-

E sull’onda del Campionato di Calcio Vaticano cresce la voglia di sport. Quando, ad esempio, Pier Carlo Cuscianna, Direttore del Servizio dell’Edilizia interna della Città del Vaticano e grande appassionato di tennis, lancia l’idea di ricostruire in materiale sintetico (fuortene per l’esattezza) un campo già esistente all’interno delle mura vaticane sotto i bastioni di Innocenzo VIII, ha inizio ilTorneo open Vaticano di tennis. La storia di questo e degli altri sport tuttora praticati oltre Tevere è raccontata in modo approfondito, e corredata di documenti e foto originali, nel libro Lo sport in Vaticano, scritto da Roberto e Stefano Calvigioni ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana.

SPORT E CHIESA | 60

Premiazione campionato 1987: Carlo Ancelotti si intrattiene con il Dott. Sergio Valci e il Cav. Bruno Luti organizzatori Campionato di calcio Vaticano


spq ort


a Città del Vaticano, è lo Stato più piccolo d’Europa (0,44 kmq) ma è anche il primo e unico, fra i mini-stati europei, ad aver dato vita ad un proprio campionato. Non avendo un campo di calcio le partite si giocano sui campi di gioco di Roma: Pio XI (Gelsomino); PIO XII (Primavalle); S. Filippo Neri (Primavalle); Urbe Tevere (Via della Pisana). Il campionato della Santa Sede si svolge in un clima di divertimento e di sano agonismo: non c’è il tarlo economico dell’industria. Perché, ed è l’aspetto non meno interessante, il campionato vaticano è un campionato autogestito. Sono infatti le società, tramite le tassazioni degli iscritti, a dover reperire i fondi necessari per l’affitto dei campi di gioco, e per il pagamento dell’illuminazione. La conduzione amatoriale e dopolavoristica di tutte le squadre nonché gli impegni del peculiare lavoro svolto, permettono di poter giocare le partite nel pomeriggio o in notturna. Diversa è la Clericus Cup definita dai media il Campionato di calcio del Vaticano, nasce da un’idea del presidente nazionale del CSI, Edio Costantini. Il torneo è organizzato dal Centro Sportivo Italiano ed è riservato ai Seminaristi iscritti ai Collegi, alle Università, ai Convitti e ai Seminari Pontifici. La prima partita è stata giocata il 24 febbraio 2007. Solo per una edizione si giocò una sorta di Supercoppa con la sfida tra

L

I campionati vaticani la vincitrice della Clericus Cup e del campionato vaticano. Danele Pasquini, Presidente Provinciale di Roma CSI, Ente di promozione sportiva prim’attore nell’organizzazione della Clericus Cup: «Il CSI si ripropone in ambito sportivo di centrare un duplice obiettivo. Il primo è legato all'attività di sacerdoti e seminaristi e per dare loro la consapevolezza del significato educativo dello sport e dei valori in esso contenuti, nel senso più cristiano possibile. Da qui nasce la Clericus Cup manifestazione che ha ormai un consolidato appeal sul territorio. L'altra è legata all'attività giovanile, per fare in modo che l'oratorio torni ad essere un vero e proprio punto di aggregazione. Ecco dunque l'Oratorio Cup, riservata ai più giovani che nell'ultima edizione ha visto la partecipazione di più di 100 squadre. Ritengo che gli oratori, che in passato hanno dato modo di fare sport a molti campioni dello sport italiano, Moser, Rivera, Casiraghi, tanto per fare qualche nome, possano essere un importante punto di riferimento per i ragazzi ai quali deve essere insegnato il modo più corretto di avvicinarsi alla pratica sportviva, tenendo sempre ben presenti le norme di sicurezza necessarie per approcciare allo sport nel modo più consono».


spq ort

Anche gli oratori fanno la loro parte L’importanza degli oratori è nota a tutti. Centri di aggregazione sociale straordinari, per molti ragazzini sono stati e sono ancora oggi i luoghi dove iniziare a praticare sport. Molti giocatori famosi, ad esempio, hanno cominciato a dare i primi calci al pallone in oratorio. Tra i nomi più noti Giacinto Facchetti, Gianni Rivera, i fratelli Franco e Giuseppe Baresi e altri giocatori di Serie A come ad esempio i fratelli Antonio ed Emanuele Filippini che hanno giocato a Roma, nella Lazio. Tante le iniziative nelle parrocchie, come spiega Luca Serangeli, Presidente Provinciale di Roma Us Acli: «Quest’anno le Acli hanno organizzato, per la seconda volta il torneo di calcio a cinque riservato alle Parrocchie romane, una manifestazione che ha visto la partecipazione di 35 squadre, alle quali abbiamo ovviamente offerto l’iscrizione gratuita ma non solo, anche le maglie sulle quali campeggiavano non il nome di qualche sponsor ma una frase del Vangelo, che ogni team ha scelto come proprio motto. La squadra vincitrice è stata premiata con una Coppa, copia fedele della Champions League, ed un analogo trofeo è andato alla squadra che ha vinto la Coppa Fair Play, per un torneo come il nostro era certamente doveroso. In futuro cercheremo di aumentare il numero di squadre partecipanti mentre con il Vicariato e gli altri Enti di ispirazione cattolica è in cantiere un torneo che avrà come protagoniste le vincitrici delle manifestazioni organizzate dai singoli enti, nel pieno rispetto della filosofia sportiva che perseguiamo da sempre». Spiega anche l'Assessore alla Famiglia, all'Educazione ed ai Giovani di Roma Capitale Gianluigi De Palo: «Credo profondamente che la società contemporanea in cui viviamo dia tante opportunità un tempo impensabili ma, al tempo stesso, ponga i nostri giovani in una situazione di serio rischio educativo. Un rischio per le sorti dell’intera famiglia umana costituito dallo squilibrio tra la crescita tanto rapida del nostro potere tecnico, informativo e tecnologico e la crescita ben più faticosa delle nostre risorse morali. Per contrastare il rischio di fenomeni di devianza personale in cui può incappare un ragazzo non adeguatamente seguito nell’età della crescita, è fondamentale e decisiva l’educazione della persona. Una educazione integrata che nasca dall’alleanza tra l’agenzia sociale primaria di riferimento, quale è la famiglia, la scuola ed anche gli oratori parrocchiali. La dove lo Stato può faticare a raggiungere i cittadini con i suoi servizi, ancor più oggi in periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo, mettere in rete ognuno le proprie risorse, come accade abitualmente in gran parte degli ambiti oratoriali, potrebbe farci scoprire che è possibile colmare bisogni di chi ci sta accanto con poco sforzo, a cominciare, ad esempio, dalla necessità insita nei ragazzi di muoversi e praticare dell’attività fisica. Lo sport è infatti una valvola di sfogo importantissima ed offre continue occasioni di aggregazione e condivisione valoriale uniche nel loro genere, altamente formative del carattere individuale della persona, oltre a costituire una possibile cura alla crisi di speranza ed alla paura del domani che viviamo in questi tempi; tornando a mettere in comune esperienze e valori potrà, forse, nascere una nuova cultura della solidarietà, un seme da gettare in quel campo che sono i giovani, affinché porti frutto».


di Giorgio Franchetti

i ludi romani

Presidente Ass. Culturale “S.P.Q.R.” di Roma

Giochi nell’antichità n e l c u or e de l c i r c o m as s i mo

LE DODICI QUADRIGHE Il Circo Massimo è ricordato come sede di giochi sin dagli inizi della storia della città: nella valle sarebbe avvenuto il mitico episodio del ratto delle Sabine. Di certo l'ampio spazio pianeggiante e la sua prossimità all'approdo del Tevere via di navigazione, ne fece lo spazio elettivo in cui condurre attività sociali e anche giochi e gare. Nell'arena, si svolgevano le corse dei carri, con dodici quadrighe che compivano sette giri intorno alla spina centrale tra le due mete. La spina era riccamente decorata da statue, edicole e tempietti.

a polvere mi riempie la gola, mi secca la lingua, il palato. Il rumore assordante di 250.000 romani che urlano, fanno il tifo, mi sconvolge le orecchie. Ma è proprio per tutto questo che metto in pericolo la mia vita ogni volta, a ogni corsa. Non certo per i due milioni di sesterzi che l’imperatore Caligola mi ha promesso come dono di addio alle corse. Quante volte ho già percorso fino alla fine i 7 giri del campo. Quante volte ho respirato il sudore dei miei cavalli, li ho sentiti nitrire, sbuffare, scalciare, nei giri dell’ellisse del Circo Massimo. Quante volte ho girato intorno a quelle statue e quegli obelischi posti nel centro, sulla spina. Oggi, ancora una volta, vedrò aprirsi dinnanzi a me la porta di legno del carcer dal quale uscirò, oggi coi colori della primavera, il verde. Accanto a me, tutto intorno alla pista, ci sono le 12 carceres, come i segni zodiacali del cielo, da cui usciranno le 4 fazioni in gara: oltre alla mia, la rossa per l’estate, l’azzurra per l’autunno e la bianca per l’inverno. Chissà se qualcuno avrà scommesso contro di me, stavolta. In fondo sono un campione e scommettere contro può significare

L

buttare al vento pochi assi ma rischiare di vincere una fortuna, se la Dea non sarà dalla mia parte oggi… «Pronti… L’imperatore ha preso posto nel palco imperiale e stanno per sventolare il panno bianco che darà il via alla corsa! Euticus, tienti pronto!». «Sono sempre pronto…», rispondo. La tensione mi porta a stringere con forza le redini dei miei 4 cavalli: Amorinus, Felix, Pegasus e Audax. Sono con me da molte gare, li conosco perfettamente, posso addirittura dire che li percepisco. Conosco a memoria ogni segnale che il loro corpo mi manda e chiamo i loro muscoli per nome, quando servono, durante la gara. E anche loro sembrano capire su-

I GIOCHI DELL’ANTICHITÀ | 64


la corsa delle bighe

bito le mie intenzioni. Se oggi vincerò la ricompensa promessa dall’imperatore anche loro potranno godersi il meritato riposo… «Via…!!» giunge la voce che tante volte ho già sentito. Le porte in legno del carcer si spalancano, il Sole forte davanti a me mi acceca, mi rende impossibile guardare avanti. Ma la strada ormai la conosco bene e così anche i miei cavalli. Do forte una serie di frustate con le briglie e la biga sulla quale sono in piedi ormai da un pezzo ha un sussulto in avanti. Questo è il momento più difficile, quando la biga sobbalza in avanti, le ruote cominciano a girare e il tutto de-

ve trovare una sua stabilità. Le ruote mangiano la terra su cui girano forti e restare in equilibrio è davvero complicato. Una volta percorse le prime decine di metri poi tutto si stabilizza e il pericolo ogni volta giunge a ogni curva, non sulle parti di rettilineo, dove invece bisogna stare attenti a quello che fanno gli altri auriga. Quando gli occhi si abituano alla luce potente di fronte a me si erge maestoso il più grande stadio mai costruito finora dall’uomo, capace di contenere 250.000 romani e c’è chi dice anche di più. Il colpo d’occhio è impressionante, colori di ogni genere, vesti, volti, tutto si fonde in un paesaggio unico di

I GIOCHI DELL’ANTICHITÀ | 65

miriadi di occhi che scrutano le 12 bighe in gara. Eccomi passare la prima curva. I miei concorrenti sono lontani, posso tirare le briglie e girare agevolmente. La terra si alza di lato, svolto la curva, do di redini e i cavalli tornano a sgroppare furiosi sulla terra del circo. Intravedo nella polvere di fronte a me i colori dell’inverno, che stanno correndo forte. Marcianus oggi è in gran giornata e mi darà del filo da torcere. Passo proprio ora sotto il palco imperiale. Caligola è seduto e segue la corsa, come sempre. So che è un mio grande estimatore e se vincerò avrò il suo regalo. Mi saluta con un gesto del braccio, è un onore ricevere il saluto


tipo?

Giochi nell’antichità

I GIOCHI DI ROMA. AL CENTRO IL CIRCO MASSIMO, SULL’APPIA IL CIRCO DI MASSENZIO

dell’imperatore davanti a tutti questi romani. «Ahhhh…!!» frusto i cavalli e arrivo di lato a Marcianus. Lui si volta, mi guarda, mi sorride spavaldo. Gli altri colori sono dietro, tutto il polverone è dato dai suoi 4 cavalli che corrono come il vento, sudati, con la schiuma alla bocca. Ad un tratto scarta di lato, vuole sbattermi contro gli obelischi della spina centrale. «Oggi finirai in terra, caro Euticus! Ahahah…», mi grida dal suo carro. «Oggi devo ritirare la ricompensa promessa da Caligola Marcianus, sarai tu a finire nella terra…!!». Il mio carro colpito da destra dal suo sbanda paurosamente. I cavalli per un tratto corrono insieme, sbavando, scalciandosi tra loro rabbiosamente. La contesa tra me e il mio rivale sembra essersi trasferita direttamente ai nostri 8 cavalli. Passiamo intorno al cippo per la quarta volta, e i delfini di bronzo sulla spina scendono. Segnano i giri fatti. Ne restano altri 3. Appena svolto in curva, sul rettilineo che si trova sotto il monte sul quale, secondo la tradizione, salì Remo guardando all’alba verso Al-

Non solo Circo Massimo. La corsa delle bighe racconta anche del Circo di Massenzio sulla via Appia. L'edificio, lungo ben 513 metri e largo nel punto più ampio 91, fu costruito colmando una vallecola che probabilmente aveva la forma di un ippodromo. Per colmare la valle fu sbancata la collina in Caffarella dove ora spicca una grande cisterna: quest'ultima doveva essere in origine sotterranea, e fu quindi rinforzata con un bordo in blocchi di tufo. Le gradinate, da 10.000 spettatori, presentano, una spina (cioè l'asse centrale del circo lungo 296 metri) limitata da due metae semicircolari, ed aveva in mezzo numerose vasche per l'innaffiamento del campo, che nel loro insieme costituivano un canale (euripus), ed erano intramezzate da due edicole su colonne che sostenevano le sette uova e i sette defini, destinati ad indicare i giri di pista da compiere. Il centro del circo era ornato dall'obelisco di Domiziano, simbolo del Sole (nella simbologia egizia l'obelisco era il raggio di Sole solidificato), ed elemento chiave di una complessa rappresentazione che vedeva nei carri che correvano intorno alla spina una celebrazione del cosmo. Proprio questo obelisco nel 1651 fu recuperato dal Bernini e sistemato sulla fontana dei fiumi al centro di piazza Navona. Nonostante l'assenza dell'obelisco, il circo di Massenzio è il miglior esempio di circo romano a noi giunto dall'antichità.

balonga e il tempio di Giove Laziare per averne auspici, scorgo di fronte a me tanta polvere e molto caos. Alcuni addetti alla pista stanno cercando di rimuovere quello che resta di 2 carri che si sono scontrati e ribaltati. Altri portano via a braccia i due cocchieri, mentre altri ancora cercano di trascinare via i cavalli. Alcuni sono ancora aggiogati, altri si sono liberati, corrono via impazziti di paura. E’ tutto concitato, caotico. Il pubblico grida, ringhia. Qualcuno, in molti, avevano scommesso sulla fazione sbagliata e adesso due fazioni hanno due carri in meno. E’ difficile evitare di travolgere al galoppo tutte queste persone sulla pista. Se lo facessi finirei sicuramente anche io in terra! Fortunatamente c’è spazio tra uno dei carri e l’inizio degli spalti, dai quali la gente si sporge per vedere meglio la scena disastrosa dell’incidente. Frusto i cavalli, riesco a passare, tutte le altre fazioni sono indietro, la sfida resta aperta con Marcianus che è proprio davanti a me… Passo ora sotto l’obelisco del faraone egizio Ramses II, portato qui e posto sulla spina dall’Imperatore Augusto. Solo noi romani siamo in grado di si-

I GIOCHI DELL’ANTICHITÀ | 66

mili imprese, prendere un pezzo di pietra così grande e pesante tonnellate e farlo viaggiare per migliaia di chilometri per mare e per terra, e poi innalzarlo qui, al centro di questo circo; a memoria di quello di cui il popolo romano può essere capace… Rieccomi dietro a Marcianus. La polvere che alza mi acceca, mi irrita gli occhi… Ma non posso usare le mani, devo tenere saldamente le briglie… Corriamo fianco a fianco. A volte Marcianus si volta a osservarmi, sorride. Ma il suo sorriso è pieno di rabbia, vuole vincere la gara. Il mio cavallo di destra, libero dal gioco come quello di sinistra, scarta verso di lui. Lo accompagno con il movimento delle briglie. Il mio carro cozza pesantemente contro quello di Marcianus, che vacilla in bilico. Ancora tiro le redini a destra e ancora colpisco il suo carro. I cavalli nitriscono. Ancora una volta, tiro le redini a destra. I due carri sfrigolano nel contatto. Corrono insieme per decine di metri. I cavalli sbuffano, scalciano, nitrisco-


spq ort

no… Hanno la bocca piena di schiuma. Marcianus sogghigna maligno, alza il piede sinistro e scalcia vigorosamente verso il mio carro. Sobbalzo pericolosamente. Ancora Marcianus scalcia il mio carro… Rischio di rovesciarmi, maledizione…! Invoco allora l’aiuto e la protezione della dea Epona, protettrice dei cocchieri e dei cavalli. «O dea Epona, fammi terminare in piedi questa che potrebbe essere l’ultima corsa, per me e per i miei cavalli…” Sono assorto in questi pensieri mentre Marcianus scarta violentemente a sinistra e mi scalcia ancora. La mia biga si piega sul lato sinistro, corre con una sola ruota, l’altra è sollevata dal terreno di almeno un piede. Prontamente mi butto sul lato destro, per compensare con il mio peso e la biga atterrà pesantemente sulla sua ruota destra e riprende a correre, sbandan-

do un po’ per i primi metri… La curva si avvicina, Marcianus la vede. Sterza violentemente a sinistra ma io stavolta tiro le redini e freno un po’ i cavalli. Il suo attacco va a vuoto e rischia di finire contro la spina centrale. Gli sono dietro. Faccio la curva, passo sotto il pilone, completo la curva. Sono di nuovo sul rettilineo. Marcianus, spaventato, ha rallentato. Do un forte colpo di redini e mi porto alla sua destra. Vedo in lontananza i rottami dei carri che si erano ribaltati. Cerco di distrarre Marcianus, facendo un attacco. Sterzo a sinistra e gli vado addosso. Lui si volta, mi fissa, e alza la gamba destra per scalciarmi. Mi scalcia. Ci separiamo. Ancora tiro le redini a sinistra, gli vado addosso. Camminiamo per un po’ strusciando e poi lui si alza per colpirmi.

I GIOCHI DELL’ANTICHITÀ | 67

Allora mi allontano prontamente, il suo attacco va a vuoto. Lui vacilla sulla biga. Tiro di sinistro e gli vado addosso mentre lui ancora non si è ripreso dalla sorpresa di prima. La sua biga si alza paurosamente sulla sola ruota sinistra, lui cerca di bilanciare il peso ma si distrae dalla guida e la sua biga finisce per investire alcuni rottami dell’incidente di prima. La sua biga sobbalza paurosamente, lui perde il controllo. Tiro le redini a sinistra e colpisco violentemente il suo carro, che sobbalza e si ribalta in una tempesta di terra e polvere. Sento i suoi cavalli nitrire, il boato del pubblico. Solo un giro devo ancora compiere. Le altre fazioni sono tutte dietro, combattono tra loro. Ancora un giro da fare. Ancora un giro tra me e il premio per l’ultima corsa…


sp ort

NEWS Notizie d’attualità R Rubriche dal mondo dello sport R Sport e tecnologia

PAGINA 69

R Chi l'ha detto

70

R Luoghi di sport

71

R Campidoglio. Non solo sport

72

R Profili R R R R R R R R R R R R R R

LE RUBRICHE DI SPQR NEWS

R R R R R R R R

Riflettori sullo sport Arte e sport Roma Capitale, Dipartimento Sport Enti di Promozione Sportiva Libri Costume e Sport SPQR in the world Strumenti del mestiere Storie da raccontare Passeggiate romane Cinema e Sport Atleta dell'Anno Filatelia e dintorni Vocabolario dello Sport L’aneddoto Giochi di strada Hannodetto Sport in Rete L'Evento Backstage Style Lo sai che?

VIRTUS DI BASKET: TEMPO DI CAMBIAMENTI La Virtus non si chiamerà più Lottomatica (title sponsor per diverse stagioni), giocherà al Palazzetto dello Sport di Viale Tiziano e non più al Palaeur.

73 74-75 76 77 78 79 80 81 82

S.S. LAZIO PALLAMANO, IL GRANDE RITORNO IN A1 Il Presidente Generale della Società Sportiva Lazio, Antonio Buccioni, a nome di tutto il movimento biancoceleste, festeggia il ritorno in serie A1 della S.S. Lazio Pallamano, presieduta dal Prof. Roberto Pessi e magistralmente guidata da Giuseppe Langiano: «Si tratta della seconda promozione in due anni – spiega Buccioni – che premia la grande competenza del coach Langiano, l’entusiasmo di un gruppo di ragazzi straordinari e la passione di Roberto Pessi. A Settecamini contro l’Atellana, mi è sembrato di rivivere l’atmosfera del ’92, quando raggiungemmo le semifinali scudetto, dove poi perdemmo col Trieste».

83 85 86-87

CENTRO SPORTIVO AL PARCO KOLBE

86-87 88 89 91

Sorgerà a breve al Parco Kolbe (Pietralata), con il marchio di garanzia di Italiana Fitness, un moderno centro sportivo polifunzionale che avrà l’obiettivo di offrire servizi alla popolazione, dal bambino all’anziano, per il miglioramento del benessere attraverso l’attività fisica e di riqualificare l’area.

92 93 94-95 96-97 98 99 103

LA LAZIO RICORDA MASSIMILIANO PARSI Allo Stadio Olimpico i tifosi biancocelesti hanno voluto ricordare Massimiliano Parsi, consigliere Pdl di Roma Capitale scomparso nel febbraio scorso a soli 35 anni. Il 20 luglio, invece, è stata presentata in Campidoglio la Fondazione a lui dedicata

sp ort

NEWS NEWS | 68


sport’s history

RECORD MONDIALE Il romano Simone Arrigoni ha stabilito il nuovo record mondiale di apnea dinamica (13 voltas).

pastone

CONI ROMA APERTO PER FERIE Fino al 29 luglio, a Ostia, c’è Educamp, il campus sportivo multi disciplinare organizzato dal CONI Provinciale. Molte le attività sportive proposte da campioni e istruttori per i ragazzi dai 5 ai 14 anni.

ANIENE SUPER

ROMA-GIRAGLIA

Il Cc Aniene, del Presidente Giovanni Malagò, ha conquistato il 6° Scudetto del nuoto diventando così la società italiana più titolata di sempre nel nuoto.

Grande successo per la 7ª edizione della RomaGiraglia, la regata d’altura che si sviluppa lungo un percorso di 255 miglia marine da percorrere senza scalo.

SURF IN ROSA

SPORT AL MARE

Ostia ha ospitato il Roxy Girls Surf Festival, con oltre 200 aspiranti surfiste guidate dalla campionessa romana Vitale.

A Ostia, fino al 24 luglio, si svolge Sport village For you, evento multisportivo organizzato dall’Aics Roma.

SUMMER POLO

VIA DA ROMA

Al Roma Polo Club si è volto il Summer Polo, torneo internazionale che ha visto scendere in campo i migliori specialisti azzurri.

Dopo 26 anni, Roma rimane senza squadre in Lega pro. L’Atletico Roma, dopo aver sfiorato la promozione in B, si trasferisce a Pomezia.

NEWS | 69

sp ort

NEWS R COME GLI X-MEN Come Scott Summer, il “Ciclope” degli X-Men con il suo visore ottico. Molti appassionati di sci o snowboard, hanno già sentito parlare delle speciali maschere tecnologiche perfette per questi sport, in grado di fornire in tempo reale tantissime informazioni utile sulla nostra attività sulle nevi viusalizzate direttamente sulle speciali lenti degli occhiali. Il loro nome definitivo è Recon Android Ski Glass. Nel display proiettato direttamente sulle lenti si possono visualizzare in basso a destra informazioni come velocità, altitudine, distanza percorsa, temperatura esterna e statistiche sui tempi, tramite un cronometro. Le lenti sono polarizzate e fotocromatiche. Sui lati sono posizionati dei comodi tasti da utilizzare senza problemi anche con i guanti, per la scelta delle opzioni in maniera estremamente comoda.


L’elmo romano, trofeo della manifestazione, calza una ruota dentata che identifica il ciclismo fuori strada. L’orologio segna le ore 11:00 ora di partenza della corsa. MTB sta, ovviamente, per Mountain Bike

Francesca Schiavone, raggiungendo per la seconda volta consecutiva la finale agli Open di Parigi, si mette in scia a Pietrangeli nella storia del tennis italiano. Il tennista romano infatti è stato finalista a Parigi quattro volte, aggiudicandosi il titolo in due occasioni.

Dal 23 al 25 settembre DUE RUOTE DENTRO LA STORIA

R

sp ort

NEWS

grandi nomi del ciclismo: l'oro olimpico di mountain bike Paola Pezzo, il vincitore del Giro d'Italia 1994 Eugeni Berzin, Paolo Rosola, Piotr Ugrumov, Claudia Marsilio e Francesco Frattini. Fu un’edizione speciale con 190 partenti, e da li si capì subito che poteva diventare un grande evento all’insegna dell'agonismo e della goliardia. Per la sesta edizione, sono già pervenute oltre 1000 iscrizioni da Austria, Germania, Spagna, Olanda, Belgio, Svizzera e Francia, nonchè da tutte le regioni d’Italia. Dal 23 al 25 settembre 2011, il Parco degli Acquedotti in Via Lemonia si trasformerà in uno spettacolare e colorito villaggio turistico. Le iscrizioni per assicurarsi il pacco gara scadranno al raggiungimento dei 1500 iscritti: quota che quest'anno verrà sicuramente superata. L’evento è un'occasione importante per promuovere la riqualificazione del terri-

«

torio dii Roma Capitale e anche per festeggiare il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Per l’occasione, infatti, si svolgeranno una serie di eventi collaterali che richiameranno l’Unità della Patria.

I big che parteciparono alla prima 24 ore in posa in via dei Fori Imperiali. Al centro l’olimpionica Paola Pezzo

?

CHI L’HA DETTO

Caro Bernardini, non La posso chiamare in Nazionale per i Mondiali perché Lei è troppo bravo

»

Così il CT della Nazionale Azzurra Pozzo spiegò al giocatore più rappresentativo del calcio romano e primo atleta nato a Roma a vestire la maglia della Nazionale, la decisione di non convocarlo per la rassegna iridata del 1934 adducendo una intelligenza tattica talmente moderna da non potersi coniugare con lo spirito gagliardo ma non tatticamente eccelso dei suoi compagni. VITTORIO POZZO

Un grande evento di mountain bike a Roma è sempre stato un desiderio di Claudio Vettorel, Mariano Di Mauro e dei componenti dell’VIII Legione Romana che dal 2005 sono promotori della 24 Ore di Roma, da quest’anno denominata 24h S.P.Q.R. MMXI. Una manifestazione che porta nella Capitale oltre 1500 atleti provenienti da ogni parte del mondo. L’evento vanta 15.000 mila spettatori distribuiti in tre giorni dedicati allo sport delle due ruote, alla cultura e allo spettacolo. Immersi nello storico Parco degli Acquedotti di Cinecittà, lungo un percorso disegnato intorno l'Acquedotto Claudio, gli atleti si sfidano instancabilmente per 24 ore consecutive a colpi di pedale per la conquista dell'ambito Trofeo del Gladiatore. Nel luglio del 2005, al Parco della Madonnetta all’Axa, si aprì la prima edizione inaugurata con la partecipazione dei


La Nuova Zelanda ha conquistato per la quarta volta consecutiva il titolo mondiale di rugby Under 20, battendo in finale l’Inghilterra. Uno sprone per la nazionale maggiore degli All Blacks, che non vincono il titolo dal 1987, edizione peraltro giocata in casa.

R

LO SPORT DALLA PARTE DELLE DONNE Si è svolto presso la Regione Lazio il convegno dal titolo Lo sport dalla parte delle donne sulla situazione femminile all’interno della governance sportiva. L’iniziativa è stata promossa dall’Assessore Fabiana Santini, in collaborazione con il Coni Lazio. Al termine del Convegno, è stato consegnato il “Premio Campionissima 2010” alle 18 compagini laziali femminili che nel 2010 hanno vinto un titolo nazionale o internazionale.

«A PIAZZA APOLLODORO

diSPORT

Al Palazzetto dello Sport si giocano le partite ufficiali di campionato la Virtus Roma e la M. Roma Volley. Un luogo di sport conosciuto da tutti i romani visto che fin dai Giochi Olimpici del 1960 vi si svolgono grandi eventi sportivi. Nella piccola area verde compresa nel parcheggio del Palazzetto però, c’è un’altra struttura adibita alla pratica sportiva. Si tratta di un playground, uno dei pochi spazi gratuiti del genere della Capitale. Fondo in cemento, righe scolorite, canestri malandati e con le reti bucate, eppure il piccolo campo da basket è fonte di divertimento per centinaia di romani del quartiere Flaminio e non solo. Ci giocano i ragazzi all’uscita della scuola, spesso dividendo il campo in due per il “3 contro 3”. Genitori e figli durante il pomeriggio e soprattutto nel week end, quando animano l’esterno del palazzetto prima e durante le gare di pallavolo. E soprattutto ci giocano ragazzi di diverse etnie, uniti come solo lo sport sa fare sotto un’unica bandiera. Giocare su quel playground, dicono molti di loro, è diverso dagli altri, perché sembra che la palla entri nei canestri presenti all’interno del palazzetto. Paolo CIABATTI

PLAYGROUND, AL PALAZZETTO DELLO SPORT VUOI SEGNALARCI UN LUOGO DEL TUO QUARTIERE DOVE LO SPORT È PROTAGONISTA? INVIA LA TUA SEGNALAZIONE A: redazione@spqrsport.it NEWS | 71


sp ort

NEWS R

CAMPIDOGLIO NON SOLO SPORT

Il Sindaco Alemanno e Gianni Morandi, per i festeggiamenti del trentennale della Nazionale Italiana Cantanti, presentano l’evento di musica e solidarietà Tutti insieme.

Il Sindaco, Gianni Alemanno, incontra nel proprio studio il regista statunitense Woody Allen. Nella Sala dell'Arazzo, consegnerà ad Allen la Lupa Capitolina.

Concerto della Banda della Polizia Municipale, in tenuta storica durante la Notte Tricolore.

La medaglia di Roma Capitale ogni anno è dedicata a un tema. Se lo scorso fu la celebrazione dell’Olimpiade del 1960, l’attuale è dedicata all’Unità d’Italia. Impresso una delle bighe presenti sull’altare della patria.

A CURA DELL’UFFICIO FOTOGRAFICO DI ROMA CAPITALE

Piazza del Campidoglio. 150 ma non li dimostra è lo spettacolo con Gigi Proietti in occasione dei festeggiamenti dell’Unità d’Italia.


La vittoria nello scudetto nel basket nella stagione 1982-83, è frutto di una squadra costituita in larga parte da romani. Il capostipite, Roberto Castellano. Insieme a lui Enrico Gilardi, Fulvio Polesello e Stefano Sbarra, tutti nativi della Capitale.

R

ALESSANDRO NESTA Nato a il Abita a Soprannome Famiglia

Professione Attore preferito Attrice preferita Cantante preferito Canzone preferita Colore preferito Altre attività

ROMA 19/03/1976 MILANO TEMPESTA PERFETTA SPOSATO CON GABRIELLA PAGNOZZI, PADRE DI SOFIA E TOMMASO CALCIATORE, DIFENSORE CENTRALE DEL MILAN ALBERTO SORDI DEMI MOORE LIGABUE LIFE BLU E INDACO IMPRENDITORE NELL’ABBIGLIAMENTO CON LA LINEA FLYNGLIPS

eventi

150 ANNI ALL’AUDITORIUM “Identità e Tradizione in Musica” è il titolo della manifestazione, organizzata da Roma Capitale, che ha avuto come proscenio l’Auditorium, Parco della Musica, protagonisti il Maestro Ambrogio Sparagna con l’Orchestra Popolare Italiana. Una serata all’insegna della cultura e delle emozioni per evocare il sogno che ci unisce, nella diversità, da 150 anni. Nei prossimi numeri un dossier sullo sport e i canti popolari...

NEWS | 73


La maggiore gloria della ginnastica romana è Franco Menichelli. Bronzo a squadre alle Olimpiadi di Roma 1960, seppe accrescere il palmares quattro anni dopo a Tokyo, con l’oro nel corpo libero, l’argento agli anelli e il bronzo alle parallele. Nel 1968 non riuscì a difendere il suoi titoli in Messico, bloccato dalla rottura del tendine d’Achille.

R

RIFLETTORI SULLO SPORT Il personaggio del mese, il divo, l’uomo copertina: ogni numero alla ricerca delle star che anche grazie allo sport sono diventati le icone del momento...

STAR

THE MIGHTY THOR USCITA CINEMA: 27/04/2011 REGIA: Kenneth Branagh SCENEGGIATURA: Ashley Miller, Zack Stentz, Don Payne ATTORI: Chris Hemsworth, Natalie Portman, Anthony Hopkins, Tom Hiddleston, Jamie Alexander, Joshua Dallas, Ray Stevenson, Tadanobu Asano, Idris Elba, Rene Russo, Justin Chatwin, Kat Dennings, Stellan Skarsgård, Samuel L. Jackson

sp ort

NEWS

IL GIARDINO DEI MURALES l Giardino Paparelli di via Cornelia 75 a Montespaccato si è arricchito di murales a tema sportivo realizzati nell’ambito del Progetto RecupArt. Tra le varie opere, spiccano i ritratti di Vincenzo Paparelli, Gabriele Sandri e Antonio De Falchi, tre vittime di una insensata violenza. Il giardino è sorto su un’area che versava da tempo in stato di degrado, oggetto di atti vandalici che avevano distrutto le sedute e gli arredi del parco.

NEWS | 74


Nonostante sia la squadra più titolata in fatto di vittorie mondiali, il Brasile nel palmares della Coppa America è nettamente dietro Argentina e Uruguay, nonostante il recupero nelle ultime edizioni (vinte 4 su 5). Da registrare una astinenza quarantennale, dal 1949 al 1989.

Altro Vendicatore e compagno d’arme di Thor: Captain America. Ed altro film di successo!

SPORTSMAN

CHRIS HEMSWORTH Chris Hemsworth è il nuovo bello del cinema mondiale. Ventotto anni, australiano, fisico statuario, è il protagonista di Thor, uno dei Supereroi più amati dalle generazioni passate e presenti. Il personaggio intrepretato è il Dio del Tuono, noto personaggio della casa editrice americana Marvel. Figlio di Odino vive sulla terra, nella mitologia Midgard, difendendo gli umani da ogni pericolo. Il Mitico Thor è accompagnato dal suo fedele martello, il Mjonlir che gli permette anche di volare. Fa parte del gruppo dei Vendicatori, nelle file dei quali vi sono anche altri personaggi dei fumetti

marvel: Capitan America, Iron Man, Hulk e, tra gli altri, anche un personaggio prestato dalla mitologia, questa volta greca, Ercole. Thor, si sa, è bello ed anche dotato di un fisico palestrato. E così, i tanti muscoli di Chris Hemsworth, il nuovo idolo della pellicola, non sono arrivati per caso. Nato... muratore, il bel Chris ha sviluppato pettorali e bicipiti lavorando per anni al cantiere. Ma, per arrivare a Thor ha dovuto sudare parecchio in palestra. «Corsa, palestra, boxe, alimentazione corretta: il training per arrivare nella condizione fisica perfetta per interpetare il ruolo di un

supereroe è stata sicuramente la cosa più difficile di questo film per me», ha dichiarato il sex symbol. E deve essere stata davvero dura per lui che oltre al surf e agli sport da combattimento non aveva mai praticato molto. «Come quasi ogni australiano, mi sono sempre dilettato soprattutto nel surf, oltre chiaramente al nuoto e alla corsa». Ma quali altre discipline ha praticato il novello Dio del Tuono? È lui stesso a spiegarlo: «Oltre a cavalcare le onde, nella vita ho praticato muay thai per diversi anni». Claudia FURLANI

QUANTE VITTORIE PER LA SIS PALLANUOTO! Collezione di vittorie per la SIS Roma Pallanuoto. La società ha messo in bacheca i titoli femminili regionali Under 15, Under 17 e Under 19, mentre la prima squadra conquistava la promozione in A2.

NEWS | 75

CENTRI COMUNALI: IMMAGINE UNIFORMATA Il 19 e 20 luglio 2011 nella Sala conferenze del Dipartimento Sport, alla presenza del Delegato allo Sport, Alessandro Cochi e del Direttore del Dipartimento Sport, Bruno Campanile, sono stati consegnati 2 striscioni e una targa da esporre all'ingresso dei 155 centri sportivi in concessione di Roma Capitale.

STREET SOCCER AI CASTELLI Il piazzale della Funicolare di Rocca di Papa, il 1 e il 2 luglio, si è trasformerà in un centro sportivo per ospitare il torneo Frusley Street Soccer Cup 2011, che ha visto sfidarsi decine di squadre di calcio 3 contro 3,


Il pareggio nel titolo Europeo dei pesi welter tra Daniele Petrucci e Leonard Bundu, lascia la corona senza padrone. Si prolunga così l’astinenza italiana dalla conquista del titolo in questa categoria di peso: l’ultimo fu dieci anni fa Alessandro Duran.

R

ARTE SPORT

a cura della Prof.ssa Primavera MORETTI

IL VOLTO

La perizia tecnica sul viso è sorprendente, sotto l’occhio destro un forte ematoma è reso con una lega metallica di colore più scuro, fuso a parte e poi saldato. Le labbra sono in rame; la frattura del setto nasale, le ferite sul viso e la stessa posa intensificano l’impressione di un combattimento appena terminato.

I GUANTONI

I greci consideravano la lotta con i pugni una disciplina completa. Nel 688 a.c. la introdussero come specialità nell’Olimpiade. Gli atleti si proteggevano le mani con guantini chiamati himantes. Erano formati da strisce di cuoio (lunghe circa 4 metri) arrotolate attorno ai polsi e alle nocche delle dita. Più avanti vennero sostituite da vimini con borchie in ferro. I pugili di Roma, invece, avevano le mani protette da guanti pesanti chiamati caestus, rinforzati con inserti di piombo e di chiodi. Con il passare degli anni vennero fissate delle regole per evitare lesioni mortali.

IL PUGILE DELLE TERME T

sp ort

NEWS

ra le varie opere del Museo Nazionale Romano c’è la splendida statua bronzea del cosiddetto “Pugile delle Terme”. La scultura, del 330 a.C. di Lisippo, è stata rinvenuta nel 1885 presso il Quirinale nell’area delle scomparse Terme di Costantino. Nell’antica Roma il pugilato era considerato uno sport minore e spesso veniva praticato tra i prigionieri e usato per tentare di riscattare la propria libertà. Dopo il crollo dell’Impero romano nel 476 d.C Teodorico vieterà questo sport. Per tornare all’esecutore dell’opera, forse Lisippo, Petronio narra di lui che morì per mancanza di cibo, mentre si adoperava a rifinire una sua opera, che come ogni altra, era curata nei minimi particolari. Osservando il Pugile nulla può apparire più probabile.

NEWS | 76

Vuoi suggerire un’opera per questa rubrica? Scrivi a redazione@spqrsport.it

INTERPRETAZIONE

Nell’osservare il pugile colpisce il brusco movimento laterale della testa, come se la sua attenzione venisse improvvisamente attirata da qualcosa, forse dal responso dei giudici o dall’applauso della folla. Andando nel dettaglio le tracce di sangue delle ferite del volto sono cadute sulla coscia e sul braccio destro proprio a causa del repentino movimento. Altre letture dell’opera ci dicono invece che attraverso il pugile a riposo si può scorgere l’essenza della vita atletica e sociale, l’attesa del riconoscimento del proprio impegno agonistico da parte del pubblico.


Carolina Morace, attuale commissario tecnico della nazionale canadese di calcio femminile, oltre ad aver vinto dodici titoli nazionali consecutivi è stata la prima donna ad avere allenato una squadra maschile: è accaduto nell’allora serie C1 con la Viterbese.

LA CORSA PIÙ PAZZA DEL MONDO

sp ort

NEWS LA FENICE: CHE COS’È LA NORMALITÀ? «Che cos’è la normalità? Forse è semplicemente essere se stessi. Dunque speciali. Senza finzioni, senza maschere, senza barriere». Nel 2007 nasce l’associazione sportiva dilettantistica e di promozione sociale La Fenice, creata con lo scopo di seguire e aiutare i ragazzi e i bambini diversamente abili nello sport e in tutte quelle attività ludico-ricreative con le quali difficilmente entrano in contatto. L’associazione nasce per iniziativa di Francesco Damiano, Marco Montanucci e Rossana Di Bianco, tecnici e dirigenti provenienti da lunghe esperienze lavorative e formative nell’ambito della riabilitazione dei ragazzi con handicap psicofisici. Desiderosi di mettere a disposizione il loro bagaglio di conoscenze, gli stessi unitamente all’associazione organizzano corsi di nuoto e di atletica, inoltre attività complementari come le bocce, arrampicate e gite.

DIPARTIMENTO SPORT

R

Si svolgerà il 2 ottobre la 9ª edizione della Roma No Limits Urban, che quest’anno sarà ancora più incentrata sullo spirito d’avventura. Organizzata dall’International Marathon Club e sostenuta dall’ASI, l’evento sarà diretto da Umberto Silvestri.

Dietro le quinte

IL PORTALE DELLO SPORT Fare sport a Roma semplicemente con un clik! Questo è l’obiettivo del sito Internet ufficiale del Dipartimento Sport di Roma Capitale. In home page si trovano le diverse sezioni: Fare sport a Roma, Tariffe degli impianti sportivi comunali, Appuntamenti, Bandi, Regolamenti e anche la sezione News. Comunicate eventi e iniziative a redazione@sportincomune.it.

NEWS | 77


Matteo Manassero e i fratelli Molinari vanno attualmente per la maggiore, ma il più grande giocatore della storia del golf italiano resta per ora Costantino Rocca. Per lui parla il palmares, in cui spiccano 5 vittorie all’European Tour e 3 partecipazioni alla Ryder Cup, con un testa a testa vinto con un giovane Tiger Woods.

R

VIAGGIO A PUNTATE TRA

GLI ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA

L’ENDAS , DA ROMA AL MONDO L’ENDAS, storico ente di promozione sportiva, conta oltre 300.000 iscritti e oltre 4.000 circoli. L’Ente Nazionale Democratico di Azione Sociale è diventato da anni un punto di riferimento stabile nel panorama dell’associazionismo italiano. Svolge attività culturali, educative, assistenziali, sportive, turistiche, ricreative, attività per la tutela dell’ambiente e di protezione civile, curando in particolar modo la formazione professionale dei giovani e dei lavoratori all’interno dei settori del turismo sociale e della pratica sportiva. L’ENDAS Lazio da ottobre 2005 è una nuova realtà nell’ambito del panorama culturale e sportivo regionale, vista la rivoluzione dei quadri tecnici. Tra gli altri obiettivi, lo sviluppo e l’incentivazione delle attività sportive di base, mirate ad un’opera di aggregazione e socializzazione verso tutte le classi sociali. A questo proposito, proprio per andare incontro alle necessità dei meno fortunati, molte manifestazione verranno decentrate nei luoghi dove maggiormente si evince uno stato di disagio e per questo è richiesta una forte azione di presenza da parte della nostra struttura.

«Tra le iniziative dell’Ente – ha spiegato Piero Benedetti, Presidente dell’ENDAS – c’è anche lo sviluppo di rapporti internazionali per la creazione di una strategia trasversale verso lo sport per tutti. Tra le iniziative di punta ci sono le attività legate al fitness con oltre 100.000 associati e con le finali dei campionati in programma il prossimo anno a Roma. Quindi le ‘Endassiadi’, giochi per bambini presenti da 25 anni e da 2 organizzate a Villa Ada. Quindi la pallavolo femminile giovanile. L’altra manifestazione nazionale è legata alla ginnastica e al Festival della danza. Forte anche l’attività di controllo del territorio: ad esempio nel Parco della Caffarella le 12 guardie zoofile sono dell’Endas. L’ENDAS è presente in tutte le Regioni. E nel Lazio sono “‘coperte tutte le provincie. Il presidente regionale è Mario Camera e Giuliano Camera è Presidente Provinciale». Eleonora MASSARI

RUGBY COL CUORE Per l’ottavo anno consecutivo l’Asd Rugby col Cuore ha organizzato Il Rugby col Cuore, manifestazione di rugby per raccogliere fondi in favore dell’ANTEA, onlus che si occupa di assistere a domicilio pazienti gravemente malati.

MARCANDO LA STORIA Si è svolta al Macro di Testaccio la mostra Marcando la Storia, il cui scopo era quello di far notare la capacità dell’Italia nel creare ma anche gestire e affermare marchi, aziende, ed eventi di successo.

sp ort

NEWS NEWS | 78

sp ort

NEWS MARE PER ROMA CAPITALE Si è svolta a giugno l’edizione 2011 di Mare per Roma Capitale, rassegna curata da Forward Acsd Eventi. In sostanza è stta una mini olimpiade del mare con eventi acquatici a squadre e individuali che hanno coinvolto alcuni luoghi simbolo di Ostia. All’evento hanno partecipato alcuni campioni nazionali delle diverse discipline acquatiche.


Antonio Maspes è stato senza dubbio uno dei ciclisti su pista più grandi di tutti i tempi, capace di vincere ben sette titoli mondiali nella velocità. Tra le sue imprese, anche un surplace (capacità di rimanere in equilibrio sulla bici ferma) durate 25 minuti in una sfida con il francese Rousseau nel luglio del 1960.

IL GIORNO DELLE ARTI MARZIALI iniziativa legata alle arti L’ marziali ha visto arrivare da tutta Italia quasi 1000 atle-

Da sinistra il Sindaco di Roma Capitale, Gianni Alemanno, il Presidente dell'Endas Nazionale Piero Benedetti, il Presidente dell'Endas Lazio Mario Camera il Presidente dell'Endas Latina Giovanni Santodonato e il Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale Alessandro Cochi.

Libri

R STORIA & STORIE DI CALCIO FEMMINILE Un libro di ARTEMIO SCARDICCHIO La storia del calcio femminile attraverso gli occhi di chi ne ha fatto la storia: dalla prof.ssa Natalina Ceraso Levati, che per 12 anni ha diretto la Divisione Calcio Femminile, a Betty Vignotto, una delle più forti calciatrici italiane di tutti i tempi e da anni presidente della Reggiana. Da Sara Gama, capitano della nazionale italiana under 19 che si è laureata campione d'Europa nel 2008, a Pamela Conti, la stella italiana che illumina il calcio femminile spagnolo; da Patrizia Panico, icona del calcio femminile italiano e capitano della nazionale, ad Angel Parejo, l'intramontabile bomber che racconta i suoi oltre 800 gol. Da Enrico Sbardella, allenatore della nazionale femminile italiana under 17, alla sua vice Rita Guarino, grandissima calciatrice che ha scritto pagine bellissime di questo sport.

NEWS | 79

ti con la presenza straordinaria dell’ex campione del mondo Davide Benetello e del maestro Raul Gutierrez Lopez. Era presente il Sindaco di Roma Gianni Alemanno e il Delegato allo Sport Alessandro Cochi: «la loro presenza è stata per noi la conferma del lavoro svolto in favore dello sport e della pratica di base essenziale per la crescita dell’individuo. Nella giornata seguente abbiamo avuto anche la visita di Alessandro Palazzotti Presidente del CONI Regionale e il consigliere Vilbia Rodriguez dell’ambasciata di Cuba. Tanti anche gli spettatori presenti».


Il Gelredome di Arhem, in Olanda, che ospita le partite del Vitesse, è definito da molti il più funzionale del mondo. Capienza proporzionale alla città (circa 30.000 posti), tetto apribile e richiudibile in venti minuti, ma soprattutto un prato mobile che quando vi si svolgono avvenimenti diversi dal calcio viene letteralmente portato fuori dall’impianto.

IL 66° GRAN PREMIO DELLA LIBERAZIONE

LA FORZA PUBBLICITARIA DI UN CAMPIONE DEL RING

La pioggia non ha fermato lo spettacolo del ciclismo giovanile mondiale che per la 66ma volta si è dato appuntamento a Roma per il GP della Liberazione. Sono partiti in 178 da cinque continenti. Dopo 3 ore 31 minuti e 15 secondi ha vinto Matteo Trentin, 22 anni il prossimo 2 agosto.

Le scritte del manifesto del 1931 sono realizzate a mano. Il carattere, oggi simulato con il nome di Muose Deco, è tipico di quegli anni

Primo Carnera, un campione del ring ma anche del cinema del Ventennio. Il pugile interpretò in quel periodo vari film: da L’idolo delle donne (1933) con Myrna Loy, Jack Dempsey e lo stesso Max Baer, alla Corona di ferro (1941), con Gino Cervi, Massimo Girotti, Luisa Ferida, Osvaldo Valenti e Paolo Stoppa. Ma Carnera divenne anche testimonial pubblicitario di grandi marchi, come Punt e Mes, Zanussi, Necchi e la M. De Rosa che produsse il Licor China Pugno di Carnera. Il vigore fisico di Primo Carnera è un ottimo veicolo pubblicitario di prodotti d'ogni genere, come mostra il manifesto visibile in basso del 1931.

Dai primi anni del ‘900 il battage pubblicitario sui principali media dell’epoca sui liquori “tonici”, “rigeneratori” e “ricostituenti” spopolavano indirizzandosi a una popolazione chiaramente bisognosa. I copywriters dell’epoca si diedero da fare coniando slogan e chiamando personaggi credibili. Pubblicità a raffica sino ad ottenere l’accettazione del prodotto non più come semplice rimedio da collegare ad uno stato di malessere ma come elemento culturalmente e socialmente integrato al punto da essere percepito non più come un tonico, ma come un liquid food. Le aziende si avvalsero anche del sostegno diretto di una parte della classe medica, che sosteneva l’efficacia dell’estratto.

R Ogni numero lo sport e i suoi campioni diventano pubblicità. Un viaggio nella storia e nel costume italiano... Scrivici a redazione@spqrsport.it

Domenico DE LUCA

COSTUME SPORT

&

sp ort

NEWS NEWS | 80


l’1 luglio 2011 carl lewis ha computo 50 anni. il “figlio del vento”, detiene insieme a owens il record di quattro ori olimpici conquistati in una singola edizione in quattro specialità dell’atletica leggera: 100, 200 metri, staffetta 4x100 e salto in lungo.

S P Q R IN THE WO ORLD

R ROBERTO MANCINI Londra - ll 14 maggio 2011 il Manchester City vince la F.A. Cup battendo 1 a 0 lo Stoke City. Mancini, Re delle coppe nazionali in Italia da giocatore e tecnico, anche con la sua Lazio, ha messo così il primo sigillo anche in Inghilterra.

ALBERTO ZACCHERONI

ANDREA BARGNANI IVAN ZAYTSEV

Toronto - Con la partenza di Bosh, Bargnani è diventato nel 2011 capitano e leader offensivo della squadra. Il 9 dicembre 2010 ha messo a segno, al Madison Square Garden, il nuovo career high con 41 punti, conditi da 7 rimbalzi e 6 assist (14/21 da 2, 2/3 da 3, 7/9 ai liberi). Il giocatore romano è in assoluto il miglior italiano di sempre in NBA.

Danzica - Nonostante tre ottime prestazioni, lo schiacciatore della M.Roma non è riuscito a portare l’Italia alla Final Four di World League.

Tokyo - A causa del terribile terremoto, il ct del Giappone, ex allenatore Lazio, in accordo con la Federazione, ha rinunicato all’invito per la Coppa America.

Marsiglia - Il rugbista Andrea Lo Cicero, con un futuro da velista, è stato ospite di Audi Azzurra Sailing Team al Circuito Audi MedCup dei TP52.

PAULO ROBERTO FALCÃO Brasile - L’ex bandiera della Roma Falcão dopo essersi dilettato a fare il commentatore della partite di calcio trasmesse da Rede Globo allena ora l’Internacional. L’altra squadra di Porto Alegre, il Gremio, ha da poco esonerato l’altro romanista Renato.

ANDREA LO CICERO

Parigi - La più grande nuotatrice azzurra di sempre, Federica Pellegrini, atleta dell’Aniene, ha trascorso più di un mese in Francia per allenarsi con il nuovo tecnico, il francese Lucas cui sono seguite le vittorie mondiali che hanno portato ancora una volta Federica nella leggenda.

FEDERICA PELLEGRINI

NEWS | 81


La storia

seppur le olimpiadi esistono dal 776 a.c.,, anche se quelle moderne si svolgono solo dal 1896, le donne sono state ammesse a partecipare soltanto dall’edizione di parigi del 1900. in quell’occasione furono soltanto 19.

Uno strumento nato per la navigazione Fino al 1750 circa i naviganti non potevano determinare la longitudine non avendo a disposizione strumenti in grado di tenere il tempo. Tramite appositi almanacchi e tavole trigonometriche, è possibile per il navigatore determinare la propria longitudine con un cronometro osservando la posizione del Sole, della Luna, dei pianeti visibili o di 57 stelle visibili in ogni ora della notte. La felicissima evoluzione nacque dall'intuizione dell'orologiaio inglese John Harrison che, nella prima metà del Settecento, creò il cronometro, un misuratore del tempo capace di non risentire della forza di gravità e dei bruschi movimenti delle navi. Dal primo meccanismo, basato su un’avveniristica ruota a bilanciere, l'evoluzione del cronometro è stata incessante ed i modelli di cronometri sono divenuti sempre più accattivanti, precisi e dai costi incredibilmente contenuti.

tecnologie L’orologio con le lancette è analogico, perché la posizione di ognuna delle sue 3 lancette (ore, minuti e secondi) può indicare uno qualsiasi dei punti che formano la circonferenza del quadrante dell'orologio stesso, punti che quindi non sono numerabili. Al contrario in un orologio digitale le cifre che compongono l'ora, i minuti e i secondi indicano solo e soltanto gli 86.400 possibili momenti in cui può essere suddiviso, in secondi, un giorno (24 ore x 60 minuti x 60 secondi).

STRUMENTI La rubrica che racconta l’evoluzione dei materiali utilizzati per la realizzazione delle attrezzature di tutte le discipline sportive

R

DEL MESTIERE ROME MMXI: ROME ORIENTEERING MEETING 2011 Quest'anno due importanti società laziali, Orsa Maggiore e Polisportiva Giovanni Castello, hanno unito le loro forze per organizzare l’evento composto da 4 gare. La manifestazione è stata un ottimo test per gli atleti laziali in vista della trasferta di Cison di Valmarino (TV) dove si svolgeranno i Campionati Italiani Sprint.

I

C R O N O G R A F I

L’evoluzione

Dall’analogico al digitale

sp ort

NEWS NEWS | 82


Storie

Valentino Rossi record nei GP d’Italia disputati al Mugello. Il folletto di Tavullia si è imposto per sette volte consecutive, dal 2002 al 2009.

R FRANCESCO BARTOLOZZI

IL FIUMAROLO ROMANO e la Discesa Internazionale del Tevere

da Raccontare

“ tS d

Hai una storia da raccontare? Scrivici a redazione@spqrsport.it

sp ort

NEWS

S.S. LAZIO BASKET: LA MANO DI MAOMETTO INCONTRA IL MAGO Abdul Jeelan, uno dei più grandi giocatori degli Anni ‘70 in Italia, tornato in Italia per avviare il suo lavoro con la Lazio Basket del Presidente Santi, ha incontrato la stella NBA Andrea Bargnani.

NEWS | 83

l Tevere è la sua seconda casa, tanto l’ha disceso dalla fonte ai più famosi ponti romani. Grazie a lui agli inizi degli Anni ’80 gli appassionati sono tornati a viverlo come facevano gli antichi, ossia navigandolo con la pagaia in mano per l’intero suo corso. Si deve a lui, infatti, l’organizzazione della Discesa Internazionale del Tevere, un evento che si svolge dal 24 aprile all’1 di maggio da oltre trenta anni e che attira decine di canoisti da tutto il mondo. Nel 1982 fu lui a riprendere in mano l’idea del milanese Granacci che nel 1969, insieme ad alcuni amici, discese il fiume da Città di Castello a Ponte Milvio. Bartolozzi diede subito impulso alla manifestazione credendo alle sue potenzialità, e nonostante il risultato deludente di partecipazione insistette nel fare le cose in grande. Già dall’anno successivo ebbe ragione: aumentarono i partecipanti, la maggior parte alla prima volta con la pagaia in mano, e il mondo della canoa iniziò a parlarne. Nel 1984 arrivarono 200 partecipanti tra i quali i primi stranieri, i tedeschi, e nel corso del tempo la voglia di discendere il «Fiume de Roma» accampandosi in tenda lungo le sue sponde, accendendo un fuoco per riscaldarsi, e tornando all’alba a pagaiare in compagnia, è venuta ai canoisti per caso di tutto il mondo. (f.p.)

I

S


NEL 1998, un gruppo scelto della polizia colombiana ha liberato un uomo d'affari, da 140 giorni nelle mani di una banda di malviventi, nel corso di un'operazione avvenuta durante una partita di calcio tra Colombia e Venezuela: confidando nella passione dei rapitori per il calcio.,, gli agenti hanno agito di sorpresa facendo esplodere la porta del rifugio.

DERBY DI GALOPPO: UNA CORSA CHE VALE UNA CARRIERA

Se davvero siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, allora il Derby è nell’ippica l’essenza stessa della passione. Perché il Derby non è una corsa, è “La Corsa”, quella che non torna, che ogni cavallo può disputare una sola volta nella vita, e dopo potranno esserci altre mille battaglie, mille trionfi, montagne di somme vinte e record infranti. Ma il Derby, sfuggito, vagherà comunque per altri empi-

rei, cullerà i sonni di altri proprietari, di altri fantini e allenatori. Quel tratto d’erba, l’odore di stallaggio che rimane indietro, come un concorrente che abbia eccessivamente voluto sfidare la sorte tuffandosi in una sfida troppo grande per lui, lascia il posto alla cornice dorata delle Capannelle con la sua tribuna vagamente retrò, le signore eleganti, i cappelli stravaganti che spaziano intorno al tondino, la sfilata dei partecipanti,

LA DANZA SPORTIVA VOLA IN TV La cosa che maggiormente ha colpito chi ha assistito al dietro le quinte della finalissima di Ballando con le stelle è stato l’affetto riservato al Commissario straordinario della Federazione italiana danza sportiva Luca Pancalli dagli atleti che hanno partecipato alla kermesse televisiva. Che poco prima dello spettacolo lo hanno salutato mostrando gratitudine per quanto sta facendo nei confronti di una federazione che, con la precedente gestione, aveva vissuto qualche momento di troppo di stallo. Per la cronaca, la presenza della Fids nel contesto di Ballando con le stelle è stata focalizzata nel cuore della trasmissione, quando è stata consegnata da Pancalli alla conduttrice Milly Carlucci la tessera onoraria, accompagnata dalla frase «hai fatto ballare in tanti, adesso balla con noi».

sp ort

NEWS NEWS | 84

la folla, tra passione e curiosità. Il meglio di una generazione che entra nelle gabbie, aspetta il segnale e si scatena. Come sempre, tra tattica, velocità, intuito, sangue freddo. Mesi di allenamento in un paio di minuti, le battute seguite in apnea, i tempi di galoppo che si susseguono, il testa a testa per cui, comunque non ci sarà rivincita. Almeno, non di egual valore. In Italia il primo Derby è del 1884, vinto da Andreina, montata da Walter Wright, fantino inglese trasferitosi in Italia e che primeggiò nelle successive edizioni altre due volte e di proprietà di Thomas Rook, già allenatore della casa reale sotto Vittorio Emanuele II. L’albo d’oro è il ripercorrere la storia del turf italico, le sue leggende di uomini e cavalli. Manca, stranamente, Ribot. Per un mero errore la madre Romanella, gravida, non fu iscritta e il puledro non poté prendersi la sua fetta di storia. Pazienza. Il destino lo avrebbe comunque relegato tra i grandissimi.

Luca ALEANDRI


il peso massimo statunitense oliver mc call, soprannominato “the atomic bull”, il 7 febbraio 1997 abbandonò il match valido per il titolo mondiale, contro il fortissimo lennox lewis, perchè colto da improvviso attacco di nervi: l’arbitro fermò il match alla quinta ripresa perchè il pugile non smetteva di piangere.

R

CIRCO MASSIMO nche Questo mese, grazie all’Associazione culturale Roma Idea, scopriamo i luoghi di Roma legati a sport e giochi. Il più antico luogo culto della nostra capitale è il Circo Massimo. Situato sul Colle Palatino, ha visto uno straordinario utilizzo che va dall’ attività delle corse dei cavalli alle Naumachie per passare, nei periodi più recenti, alla cornice di set cinematografici come nel 1959 il film Ben Hur a Concerti musicali, manifestazioni e grandi eventi di massa, trovando in questo luogo lo spazio ideale. Le prime installazioni in legno risalgono all’epoca dei Tarquini nella seconda metà del VI secolo a.C. Le strutture in muratura si ebbero solo nel II secolo a.C. e fu Giulio Cesare a costruire i primi sedili in marmo e dare forma definitiva all’edificio nel 46 a.C. Il monumento venne restaurato all’epoca di Augusto che vi aggiunse

A

anche un obelisco di Ramses II portato dall’Egitto (spostato nel XVI secolo da Papa Sisto V in Piazza del Popolo); tale obelisco aveva la funzione di evidenziare la Spina centrale del Circo dove le diverse Quadrighe (carrozze trainate da quattro cavalli) che gareggiavano ne ruotavano attorno. Vi si svolgevano, inoltre, le Naumachie (battaglie navali): l’arena del Circo veniva inondata con le acque del Tevere simulando combattimenti navali durante i quali due opposte squadre si affrontavano riportando alla memoria reali battaglie avvenute in mare. Il Circo fu uno stadio di eccezionale grandezza: poteva ospitare fino a 250.000 persone grazie alla sua grandezza (664 metri per 124). In quest’area si sarebbe svolto l’episodio leggendario del Ratto delle Sabine. Primavera MORETTI Storica

NEWS | 85


Nella pallanuoto maschile la regione che ha sempre avuto un ruolo predominante è stata la Liguria. Basta pensare ai primi quattro scudetti vinti dal genoa ed agli ultimi sette, sei vinti dalla Pro Recco ed uno dal Savona.

R La rubrica che racconta lo sport su celluloide

Federico PASQUALI

Focus sul

& SPORT

Il nuoto è ormai da qualche anno entrato nel Dna degli italiani. Questo grazie al successo di molti atleti che stanno facendo furore in giro per il mondo. Abbiamo scelto alcuni film simbolo delle discipline acquatiche: alcuni perché hanno riscosso un successo di pubblico straordinario, altri per il tema trattato, altri ancora perché raccontano le gesta di imprese legate al mondo acquatico.

NUOTO

BELLEZZE AL BAGNO

ALBERTO SORDI nuota nella piscina del Foro Italico e passeggia la propria innamorata allo Stadio dei Marmi nel film L’Arte di arrangiarsi che narra le vicende di un uomo che ripercorre la sua vita dagli inizi del secolo al dopoguerra durante la quale per opportunismo diventa di volta in volta socialista, fascista, comunista, democristiano e, sul finale, piazzista ambulante. Un film, che come tanti altri, tocca il nuoto e lo sport.

R

A dicembre, si svolge l’edizione del Premio Atleta dell’anno di Roma Capitale. Ogni numero, proponiamo l’intervista ad uno dei premiati.

Antonio Labate

L’INTERVISTA

Il 2010 ha visto per il terzo anno consecutivo l’avvocato della Capitale tagliare il traguardo della Maratona di New York come primo atleta capitolino con un 2h38’04’’. Sempre nella stagione l’avv. Labate, del Circolo Corte dei Conti, si è classificato primo atleta italiano nella mezza maratona di Londra (1h14’11’’) e terzo tra gli azzurri nella 42 km di Londra.

sp ort

NEWS NEWS | 86

Regia Gorge Sidney – Usa 1944 Nel 1944 esce Bellezze al bagno, il primo musical della storia sul tema del nuoto. Protagonista assoluta è la bella Esther Williams, attrice che come assicurò la mamma prima di iniziare a girare le scene del film aveva imparato prima a nuotare che a camminare. In effetti da ragazzina la Williams stabilì diversi record di velocità del suo club, il prestigioso Athletic Club di Los Angeles, tanto da essere inserita nel giro della nazionale statunitense.


Nella storia delle Olimpiadi, solo due atleti hanno fatto doppietta nella maratone. Il primo è stato Abebe Bikila, vincitore a Roma nel 1960 e 4 anni dopo a Tokyo, l’altro il tedesco orientale Waldemar Cierpinski, oro a Montreal 1976 ed a Mosca 1980-

THE SWIMMER

PRIDE

Regia Frank Perry – Usa 1968 Un film insolito e tutt’altro che dozzinale, dove il nuoto viene usato come metafora della vita. Il protagonista è niente meno che Burt Lancaster, che interpreta un cinquantenne fallito, ma atleticamente ancora possente, che ripercorre la sua esistenza in costume da bagno nuotando nelle piscine delle ville del Connecticut.

Regia Sunu Gonera – Usa 2007 Un film dedicato al mondo del nuoto e ai suoi valori sportivi ed educativi, basato su una storia vera. Ambientato nei sobborghi di Philadelphia nei primi anni ‘70, narra le vicende dell’allenatore Jim Ellis pronto a combattere contro i pregiudizi di una società ancora troppo razzista nei confronti delle persone di colore.

Cosa provi nell’essere premiato in Campidoglio? Descrivi le tue emozioni. «Sono un ragazzo fortunato – non è solamente il titolo di una canzone – ma la miglior sintesi del momento che sto vivendo come uomo e come atleta. La premiazione in Campidoglio, alla presenza di tante autorità e del Sindaco di Roma, è stata una piacevole, inaspettata emozione». L’anno 2010 è l’anno che ti ha permesso di arrivare al premio: il racconto, quindi, di una stagione importante e piena di successi. «La marcia di preparazione a NY è stata dura. Con Londra avevo praticamente concluso la stagione, eravamo a maggio e per voler partecipare ai campionati regionali master prima e la finale nazionale poi, allo stadio Olimpico sulla mia “vecchia” distanza 1500 m, c’è mancato poco che ci lasciassi il tendine sinistro. Ho avuto grandi soddisfazioni in pista con un primo e secondo posto poi però sono stato costretto a fermarmi un mese. Ringrazio Giovanni che mi ha portato dal suo ortopedico e a fine luglio come buon viatico agli allenamenti ho prenotato l’aereo per NY. Avevo tanto tempo da recuperare e tanti chilometri da mettere nelle gambe.

LE GRAND BLEU Regia Luc Besson – Francia 1988 La pellicola narra dell’eterna sfida tra due primatisti mondiali di immersione, il francese Jacques Mayol (interpretato da JeanMarc Barr che nel film ha il suo nome) e l’italiano Enzo Maiorca (interpretato da Jean Reno che nel film ha il nome di Enzo Molinari in quanto Maiorca non autorizzò l’utilizzo del suo cognome).

Per questo, anche in Tunisia, per la gioia di mia moglie, mi svegliavo alle 05.00 per andare a correre due ore al giorno. Tra settembre e ottobre abbiamo fatto tre test (1/2 del lago di Vico, 30km del mare e ½ di Sabaudia) per poi andare a tagliare il mitico traguardo in Central Park in 2h38’04’’». Qual è il tuo rapporto con Roma? «Amo la mia città. Soprattutto al mattino allenandomi tutti i giorni alle 06.30. È bellissimo correre a Villa Borghese, piuttosto che a Villa Ada o sul Lungotevere all’alba. Ci sono molte persone come me (matte?). La domenica poi mi piace andare sulla ciclabile fino a Castel Giubileo o fino a Tor di Valle. Al mattino quando corro mi accorgo di quanto sia bella Roma. A Villa Borghese, girando la Casina Valadier si gode di una vista di una Roma che si sta svegliando, con un po’ di nebbia, che mi rimane nel cuore tutto il giorno. Poi con le tante manifestazioni sportive che ogni week end vengono organizzate ho la possibilità di correre ovunque (dal parco della Caffarella, all’Appia Antica, per le vie del centro o all’interno del parco del Sorbo, sulla cassia o sulla tuscolana)». NEWS | 87

Scrivici a redazione@spqrsport.it

PALOMBELLA ROSSA Regia Nanni Moretti – Italia 1989 Nella pallanuoto la palombella è il tiro a parabola che scavalca il portiere. Nel film, invece, rappresenta la metafora tutta morettiana della partita politica che vede in gioco i comunisti italiani, in piena discesa di consensi. Una curiosità: Moretti ha realmente giocato nella Lazio Pallanuoto.

Quanto influisce nella tua vita quotidiana il rigore che impone la preparazione di una maratona? «Correre a NY significa vivere la gara per tre giorni. Generalmente noi italiani arriviamo tra il mercoledi ed il giovedi per abituarci al clima e al fuso orario. La prima tappa obbligata è Central Park, di corsa ovviamente. Per tre giorni e per tre notti c’è moltissima gente che corre, dal campione all’amatore alla sua prima esperienza, tutti felici di poter vivere l’emozione della maratona più famosa del mondo. Attraversare NY vuol dire essere incitato da circa 2 milioni di persone nelle strade e di essere affettuosamente salutato al termine, solamente perché hai la medaglia al collo. Affrontare la maratona di NY vuol dire anche esser consapevoli di correre una gara dura per il percorso, per il clima e per la lunga attesa alla partenza. Finire NY rappresenta il traguardo di tutti i podisti nel mondo».

Valentina DI FELICE


Ai Mondiali di calcio del 1982, durante la partita con la Francia, lo sceicco del Kuwait scese in campo per contestare una decisione dell’arbitro, che aveva assegnato un gol a Platini e compagni. Incredibilmente il direttore di gara lo ascoltò e cambiò la sua decisione.

A CURA DELL’UNIONE ITALIANA COLLEZIONISTI OLIMPICI E SPORTIVI

F I L AT E L I A E D I N T O R N I di Pasquale Polo La rubrica che racconta i grandi eventi sportivi e i luoghi che hanno fatto la storia dello sport attraverso il materiale dei collezionisti

Vuoi vedere pubblicato il tuo materiale d’epoca? Scrivici a redazione@spqrsport.it

Roma 1960: il velodromo I velodromi romani sono stati teatro di importanti manifestazioni. Nel 1902, si disputarono nel Velodromo di Porta Salaria (500 m.) i Campionati Mondiali di velocità. Nel 1911 sulla pista del Motovelodromo Appio (400 m.), i Mondiali su pista e anche le prove Dietro-Motori. La serie dei Mondiali continua nel 1932 con la Capitale dell’Impero che fa conoscere a tutto il mondo la sua efficienza sportiva. Per l’occasione un pista ciclistica venne installata all’interno dello Stadio del PNF (oggi Flaminio). Per l’Olimpiade di Roma, nel 1958 iniziò la costruzione del velodromo olimpico che fu terminato il 30 aprile 1960: questa data è ricordata da una targhetta postale utilizzata dalle Poste Italiane nella serie di francobolli dedicati ai Giochi.

Il francobollo da 25 lire con raffigurato il Velodromo e i cinque cerchi olimpici

Il timbro riporta la data del 9 settembre 1960: due giorni dopo chiusero i Giochi

Costruito su progetto di Ligini, Ortensi e Ricci su una superficie di 55.500 mq, il velodromo era ubicato a NordOvest del comprensorio dell'EUR.

Il valore del francobollo era di 25 lire, L’immagine raffigurava una grande ruota che sormontava il Velodromo olimpico.

sp ort

NEWS NEWS | 88

Il timbro che riporta la data di inizio lavori del Velodromo realizzato per i Giochi di Roma 1960.

R


non sempre l’olimpiade ha riunito tutti i paesi nel nome dello sport. Nel 1976 a Montreal c’era infatti stati il boicottaggio dei paesi dell’Africa nera, nel 1980 a Mosca era toccato agli Stati Uniti, nel 1984 Urss e nazioni alleate avevano reso il boicottaggio a Los Angeles.

R MISCHIA Sostantivo. (dal greco , gente che si ammucchia) Letteralmente vuol dire combattimento, lotta disordinata e accanita. Nello sport assume principalmente due significati. Nel rugby, è l’azione nella quale gli avanti si disputano la palla con il piede per far ripartire il gioco; nel calcio e in altri sport di squadra si usa per descrivere l’ammassamento di giocatori delle due squadre.

PIPE Sostantivo. Il termine è inglese, e significa tubo, condotta. Nella pallavolo è un colpo molto difficile in quanto prevede che il palleggiatore alzi la palla al limite della zona sei e uno degli attaccanti la schiacci nel campo avversario attaccandola dal centro e dietro la seconda linea senza calpestare la linea stessa.

SLANCIO Sostantivo. Il termine indica il movimento dinamico del corpo in avanti e verso l’alto. Nello sport indica anche una specialità del sollevamento pesi. Nello slancio l’atleta prima compie un movimento detto girata, in cui porta il bilanciere all’altezza delle spalle, poi un altro movimento per portarsi sotto il bilancere e concludere l’alzata al di sopra del capo a braccia tese.

GREEN Sostantivo. Il termine è inglese, e significa verde. Nel golf indica la zona di erba finemente rasata situata al termine della buca. Più l’erba è tagliata e il green è secco più il rotolamento della palla diventa veloce. I green vengono tenuti secchi e rasati nei tornei professionistici in modo da rendere difficile il putt.

sp ort

NEWS MEMORIAL FRANCO FAVRETTO

CENTO CAMPI AI FORI Oltre 3000 bambini hanno dato vita per il secondo anno consecutivo alla manifestazione intitolata alla memoria del Presidente del Comitato Provinciale di Roma della FIPAV, Franco Favretto, che tanto si è prodigato per la promozione e la diffusione dell’attività giovanile pallavolistica. Un impianto sportivo a cielo aperto in cui per tutta la mattina si sono incontrati bambine e bambini di tutte le società di Roma e Provincia. Oltre 100 i campetti di minivolley allestiti in via dei Fori Imperiali.

SUPER GIORGIO VINCE I SANTI Il podista-tassista romano Giorgio Calcaterra, da anni il più forte fondista della Capitale, ha vinto la seconda tappa (a Rieti) de La Corsa dei Santi in Tour, la corsa podistica che l’1 novembre si svolge a Roma.


nel 1998 il giocatore della serie b rumena robert nita passa dal club dell'hunedora a quello del fieni. per il 21enne calciatore la nuova società ha pagato non in soldi ma con due tonnellate di cemento.

LO SPORT LUNGO LE BANCHINE DEL TEVERE

Lungo il Tevere... Roma, la manifestazione estiva più seguita dai romani (15.000 presenze a sera), per la prima volta propone l'attività sportiva, novità di spicco della sua decima edizione. Un segnale importante per Roma Capitale e per l’amministrazione cittadina che proprio attorno alla riqualificazione del biondo Tevere ha costruito una parte fondamentale del progetto di candidatura per l’Olimpiade del 2020. E proprio inseguendo un sogno, il sogno

di tutti i romani e non solo, che La Vela d’Oro, associazione culturale e sportiva che organizza l’evento tiberino sin dalla prima edizione, ha voluto portare sulle banchine del Tevere la filosofia più popolare dello sport, quella da strada, dunque aperta a tutti. E allora accanto alle sponde è stato realizzato un piccolo grande impianto polifunzionale, il Nissan Sport Village, completamente gratuito, dove si può giocare nella versione street di molte specialità: basket, volley, ten-

sp ort

NEWS NEWS | 90

nis e soccer. Così, il pubblico che fa shopping, mangia e assiste agli spettacoli musicali, alla presentazione di un libro o a una mostra, può anche fare un po’ di movimento. Sono due i campi, organizzati con tutto il materiale specifico per le varie attività, con a disposizione del pubblico racchette e palle da tennis, palloni e canestri per il basket, rete per il volley, porte e palloni per lo street soccer. Fino a fine agosto, ogni settimana vengono proposti in vari orari ed in diverse tipologie a seconda dello sport, tornei spontanei ai quali possono partecipare tutti i frequentatori del villaggio. Tornei con premi in palio che vanno dai biglietti per i concerti romani, ai gadget di Zoomarine o ai palloni ufficiali delle varie discipline sportive praticabili. Un modo di interpretare lo sport come semplice divertimento, dove ragazzi, bambini, adulti e anche over non cercano altro che passare insieme qualche ora facendo attività sportiva nel fresco delle sponde del Tevere.

Marilina CONTE


Gradella e Amadei, entrambi recentemente festeggiati per i novant’anni, saranno protagonisti di una intervista doppia sul prossimo numero. R

L’ANEDDOTO

« A Gradé, domenica te buca Amadei » PORTIERE DELLA LAZIO DAL 1939 AL 1946

«Erano i giorni della guerra ed anche i calciatori erano impegnati per il servizio militare. Per un periodo mi toccò prestare servizio come vigile urbano in Piazza delle Belle Arti. I laziali passavano e mi salutavano, i romanisti, sempre con l’educazione che contraddistingueva l’epoca, mi sfottevano:

“Alla prossima darai ‘na panzata” o “A Gradé, domenica te buca Amadei”. Era un modo goliardico per non pensare al dramma che avevamo intorno. Io in particolare pensavo a tanti miei compagni che erano impegnati in ben altri teatri».

!

Scrivici a redazione@spqrsport.it

IN RICORDO DI UN RUGBISTA

Nel giorno della manifestazione Rugby Seven è stato ricordato Giorgio De Angelis ad un anno dalla scomparsa. Gli amici così ne hanno scritto nel programma dell'evento. Il telefono che squilla, dall’altra parte il mio amico Edoardo. Mi chiede: «Hai voglia di scrivere qualcosa in memoria di Giorgio?». Scrivere. Lo faccio per mestiere. Ma stavolta è diverso, stavolta c’è di mezzo il cuore. Giorgio De Angelis se n’è andato il 25 marzo dello scorso anno. Un giovedì. Se n’è andato indossando i colori della Namau, la squadra che aveva fondato contro tutto e tutti. A cominciare da noi, i suoi amici. Un progetto folle, il suo, meravigliosamente folle. Mettere insieme un manipolo di vecchi arnesi e tornare in campo ricominciando da zero: la serie C. Ricordo l’esordio: le maglie strappate, la commiserazione negli occhi dell’avversario che minuto dopo minuto diventa stu-

pore, consapevolezza, desiderio di sentire l’arbitro fischiare la fine. Quella partita finì sessanta a zero. Festeggiammo la vittoria con un trancio di pizza, una birra e un aulin. E forse fu lì che cominciammo a crederci. A credergli. Quel campionato lo vincemmo. Ma non è questo il punto. A vincere fu il Progetto, l’Idea di poter mantenere il Rugby in una dimensione umana. Con i suoi valori. E i suoi dolori. Cosa non semplice per uno sport che nell’arco di un ventennio ha cambiato faccia sotto la spinta di una logica mercantile che poco ha a che fare con lo spirito dei nostri padri. No, Giorgio quello spirito non l’aveva dimenticato. Sguardo avanti ma radici profonde, alla base del suo Progetto divenuto il nostro. Il suo sogno? Ripartire dai bambini, conquistare le scuole, coltivare negli uomini di domani valori quali l’amicizia, la fedeltà, la lealtà, la solidarietà, il rispetto. Questo era il rugby di Giorgio De Angelis. Questa era la sua vita. La Namau la fondò nel 2002, figlia illegittima della Tevere: figlia bastarda del rugby romano. Ecco come Giorgio raccontò quel passaggio dalle pagine del suo blog: «Noi brutti, noi bruschi, noi schietti, noi

NEWS | 91

principi e noi cafoni, noi bravi e meno bravi. Un'accozzaglia di brutti ceffi, una ciurma alla deriva che seppe farsi Squadra. Consapevole del proprio mondo e fiera di appartenervi. Ebbe inizio così l'avventura della Tevere, la nostra nave pirata. E come pirati venimmo tacciati di appartenere ad una classe inferiore. L'avventura durò finché durò, lasciandosi dietro storie e persone, rugbisti scomparsi nel nulla e altri caduti nel sonno perenne. Pagammo il prezzo di quella fortuna, chi in un modo, chi nell'altro. La stessa fortuna che divenne per i posteri una inestimabile eredità. Poi venne il silenzio. Unica nostra compagna, la nostalgia per tutto questo: lo spirito d'appartenenza, il gruppo, la comunità, il combattimento, i risultati che videro pian piano quella ciurma di ammutinati trasformarsi in un modello da seguire. Giocatori che brillavano d'audacia e di coraggio, che mai avrebbero lasciato un compagno in difficoltà e, cosa più grande, il Rugby che continuava anche fuori dal campo. Per strada, a scuola, in vacanza, sempre quel pensiero fisso: "Io e i miei compagni". Potrebbe sembrare un favola, e forse lo è. Potremmo lasciar correre e dire che è stato bello. Potreste crederci o non crederci ma noi siamo ancora qui. E ricominciamo...». Questo era ed è Giorgio De Angelis. Ciao fratello mio,

Maurizio MARTINELLI


sp ort

NEWS

GIOCHI

DI STRADA R

CAMPANA A L L E D O C O I IL G pana era Il gioco della cam

lari e difuno dei più popo ll’antide i zz ga ra i fra fusi mavano ia ch Lo a. ca Rom o dello oc gi Claudus, cioè uni stualc o nd co Se o. zopp di questo diosi le origini addirito er gioco risalirebb faraoni. i de ca po l’e tura al oggi il Da quei tempi ad na ha pa m ca lla de o gioc strade del percorso tutte le o saltann ha mondo, e tutti lta nella vo a un o en m to al pana. m ca la vita dentro ù antichi pi i gn se di i de o Un tracciato della campana è ne del zio ta en sulla pavim ma. Foro Romano a Ro

racconta La rubrica che mpi di i classici passate una volta, quelli i nelle at spontanei pratic e. zz ia vie e nelle p li... na io iz I giochi trad Dora Cirulli

tro la prima cadeve rimanere enltare dentro le ale ch TO o EN ss M sa LA un GO re RE o il sasso e poi sa o, devono lancia si via I bambini, a turn re dentro, prendere con la man sso sulla seconda casella e co a” o sa lta il sa “cas di a di in at qu in m ia no nc la de sella, quin Si io . . Nello spaz are all’inizio riposare un potre caselle e torne tutto il percorso della campana poraneamente e em nt ar co i et pl ed m pi i co bi a m fino o poggiare entra lle e com“riposo” si possonrnare indietro. o in tute le case ss sa il re to de ca di r a sce a fa te. chino prim che per primo rie i le linee traccia Vince il bambinoso senza mai toccare con i pied pletare il percor do gioice disegno. Quan a terra un sempl sso. Se il terreno è morre ia cc tra lo Occorrente so e ilizzare il ge mpana serv nta di Per giocare a ca r disegnare la campana puoi ut con il piede oppure con la pu pe ee , to lin al le sf o ll’a nd su ia cc chi etra. so o sabbioso. oi disegnarla tra bido, invece, pu esempio su un sentiero polverogiocatore deve procurarsi una pi scir no ni pe se og , , mpana ppo liscia un bastone, a disegnare la ca de e neppure tro Per giocare, oltrebastanza piatta, non troppo gran , sarà il tuo portafortuna. Scegline una ab ella giusta, tienila sempre con te vola. Se trovi qu

SKATEBOARD MONDIALE A OSTIA Altro sport di strada è lo skateboard, sempre più di moda tra i giovani. A luglio, al The Spot di Ostia, si è svolto il G-Shock - World Cup Skateboarding 2011, il più prestigioso tour di skateboard del mondo che si sviluppa in 30 tappe distribuite nell’arco di due mesi in 20 differenti Nazioni.

NEWS | 92


L’Athletic Bilbao ha la particolarità di schierare esclusivamente giocatori provenienti dai Paesi Baschi. Nelle sue fila possono militare elementi provenienti anche da territorio francese, purché siano di origine basca. L’ultimo esempio fu il nazionale francese Lizarazu.

sp ort SCALI-FAIELLA AZZURRI DI PATTINAGGIO SU GHIACCIO Sul rientro alle gare «Appena si risolverà il problema di Federica alla schiena torneremo a lavorare a Philadelphia. I Mondiali di Mosca li abbiamo visti in tv e, senza togliere nulla agli altri, siamo convinti di non essere inferiori a nessuno».

BOSCIA TANJEVIC D.T. LOTTOMATICA ROMA Sulla stagione 2010-11 «Avevamo costruito una squadra da quarto posto, ma con i continui infortuni ci siamo allenati sempre in emergenza. Il rimpianto è di non aver avuto il giusto spirito combattivo».

NEWS ALEMANNO SCALATORE Con due arrampicate su una torre alta dieci metri il Sindaco di Roma Capitale Gianni Alemanno ha inaugurato la torre per alpinismo dedicata alla guida alpina romana Marco Forcatura (è stato il protagonista di alcune spedizioni sul K2 e sull'Everest, ed è morto nel 2008 a 47 anni sull'autostrada Roma-L'Aquila). La struttura è all'interno del Centro sportivo Area di via della Mendola. La torre consente di simulare le difficoltà di una parete rocciosa. Nell'occasione è stato lanciato anche il progetto ArrampicArea, patrocinato da Roma Capitale, articolato in lezioni di avvicinamento all'arrampicata.

LA GARA DEI VIGILI URBANI DAMIANO TOMMASI EX BANDIERA DELLA ROMA Sull’incarico di Presidente dell’AIC «La mia idea è quella di rendere la voce dei calciatori unita, propositiva e credibile, di farsi ascoltare senza essere travisati e trasmettere fair play».

Il Gruppo sportivo della Polizia Municipale di Roma ha organizzato con successo la 40esima edizione dei Campionati nazionali di corsa campestre riservati alle Polizie locali. All’appuntamento hanno partecipato 200 vigili-atleti provenienti da tutte le regioni in rappresentanza di 28 Corpi di Polizia Municipale.

COMUNICARE IL TERRITORIO

hanno detto…

R

Comunicare il territorio. Con questo titolo la Fondazione Nuova Italia ha avviato un nuovo ciclo di workshop con la presentazione del saggio di Sergio Natalizia “Conoscere per governare: il caso del quadrante Appio-Tuscolano”, una delle sezioni storicamente e demograficamente più ricche dell’intera città di Roma.

MASSIMO MEZZAROMA PATRON DEL SIENA Sul’addio del tecnico Conte «Ha dimostrato di essere un grande tecnico e un grande uomo. Ma essendo un grande ovviamente meritava di allenare una squadra come la Juventus».

NEWS | 93


La finale degli Europei del 1968 è l’unica nella storia a livello di Nazionali ad avere avuto bisogno del replay. Si giocò allo stadio Olimpico di Roma, e gli azzurri superarono la Jugoslavia 2-0 dopo aver pareggiato 1-1 la prima gara

R

Sportinrete La nuova rubrica della rivista con le recensioni sui siti del mondo sportivo inizia dal sito ufficiale del capitano della Roma Totti...

www.francescototti.com l sito si apre con una slide show d’immagini dell’ultima partita giocata e conduce al sito vero e proprio interamente realizzato con la tecnologia Adobe® Flash®. L’homepage è dominata dalla video storia biografica di Totti, divisa nei 10 capitoli che caratterizzano il percorso umano e sportivo del campione: genesi, goleador, azzurro, tricolore, capitano, unica, europa, carattere, trionfo, l’uomo. L’organizzazione del menù è di facile intuizione e divide i contenuti in quattro macro aree: - IL CAPITANO (La storia/Faccia a Faccia/Sponsor), dedicata alla vita di Totti; - CURVA SUD (Blog/Community/T_Channel/10_Store), rivolta alla comunicazione diretta ed al merchandising del capitano; - SALA STAMPA (News/Rassegna Stampa/Statistiche e Info), contenente i comunicati, la rassegna e le statistiche - CUORE GIALLOROSSO (Tribuna d’Onore/Solidarietà/Scuola Calcio), destinata all’impegno sociale e alla sua scuola calcio. L’interesse che il pubblico e i Media rivolgono al sito è altissima, merito del prestigio del giocatore e della ricchezza dei contenuti multimediali, d’interviste e news. Per questo motivo Sport Celeb, l’azienda realizzatrice del sito, ha curato anche la traduzione in 3 lingue, oltre all’italiano: inglese, spagnolo e giapponese. A brevissimo è attesa anche la traduzione in arabo. La navigazione è però fluida solo in presenza di un’ottima connessione e scarseggia lo spazio per l’interazione diretta con i tifosi. Oggi il sito ha superato la quota di 1 milione di visitatori unici e i 6 milioni di pagine visitate, con una media di 3000 contatti al giorno.

I

homepage

a cura di Simone AMATI sportincomune.it

IL 6 NAZIONI RESTA A ROMA Il Toreno delle 6 Nazioni resta a Roma. Lo ha annunciato il Presidente della Federugby, Giancarlo Dondi. Cade così l’ipotesi, nel caso non fosse stato possibile adeguare il Flaminio, di trasferire l'evento al Franchi di Firenze. Se comunque sopraggiungessero difficoltà relative ai tempi di realizzazione del progetto di ampliamento delle tribune e dell’area hospitality dell'impianto romano, sarebbe comunque disponibile lo Stadio Olimpico.

DIAMO 2 CALCI... IN STRADA Sole, tanti bambini e tanto divertimento hanno caratterizzato l'edizione 2010 di Diamo 2 calci... in strada manifestazione per le scuole calcio di base di Roma e provincia organizzata dalla BMS, con il patrocinio del CONI Lazio, della Presidenza della Giunta della Regione Lazio, dell’Assessorato allo Sport della Provincia di Roma e del Municipio XII.

sp ort

NEWS NEWS | 94


È Buster Douglas ad avere fornito, a detta di molti, la più grossa sorpresa nella storia del pugilato. Accadde nel 1989, quando tolse il titolo Mondiale dei pesi massimi a Mike Tyson, che in quel momento sembrava imbattibile, infliggendogli un metto ko

PHOTOGALLERY

Avere un sito personale non sembra essere una peculiarità di tutti i calciatori. Sono davvero pochi quelli che ne possiedono uno e i siti più cliccati restano quelli delle teste di serie: Francesco Totti, Alessandro Del Piero e Ronaldinho. Di seguito gli indirizzi web, pochi, dei giocatori capitolini.

www.francescototti.com

I SITI DEI CALCIATORI CAPITOLINI Totti Floccari Brighi Ledesma Rocchi Klose

www.francescototti.com www.sergiofloccari.it www.matteobrighi.com www.cristianledesma.com www.tommasorocchi.it www.miroslav-klose.de

sp ort

DAL 28 AGOSTO AL 5 SETTEMBRE

A OSTIA I MONDIALI DI PESCA SPORTIVA Nella grande molteplicità di manifestazioni sportive che si svolgeranno nei prossimi mesi nel territorio romano i Campionati del Mondo di Pesca Sportiva, in programma dal 28 agosto al 5 settembre anche nel nostro territorio, sono certamente un evento di grande spessore per un duplice motivo: per l’altissimo numero di atleti, tesserati e appassionati che praticano la disciplina i quali, stando a dati del Ministero dell’Agricoltura, nel periodo primaverile-estivo, possano essere da 500.000 a due milioni; e per il notevole indotto turistico che porterà alla città, lungo le coste e nei bacini interessati alla manifestazione. Sapere che saranno più di tremila gli atleti impegnati, provenienti da 70 diverse nazioni, i quali si cimenteranno in 20 discipline, dà l’idea di quanto sia grande il movimento di questo sport praticato in ogni latitudine. I Mondiali saranno anche l’occasione per mettere in risalto la competitività della squadra italiana che ha già ottenuto grandi risultati in occasione di eventi di livello internazionale, in Italia e all’estero. L’assegnazione di questi Mondiali all’Italia inoltre è un attestato importante per la FIPSAS, che allestirà certamente un evento di grande spessore dal punto di vista organizzativo e di eccezionale levatura agonistica, come già avvenne nel 2000, in occasione prima edizione del Mondiale che fu organizzata dall’Italia.

NEWS | 95

NEWS TUFFI, DOPO 19 ANNI, L’ACQUACETOSA Era stata distrutta da un incendio nel 1992 ed oggi torna a splendere: è la piscina dell'Acquacetosa, un gioiello di tecnologia e architettura reinaugurata da Gianni Petrucci e Raffaele Pagnozzi, rispettivamente Presidente e Segretario Generale del CONI, al Presidente della Federnuoto Paolo Barelli e al Delegato alle Politiche Sportive Alessandro Cochi, presenti anche il pluricampione olimpico Klaus Dibiasi e i fratelli Tommaso e Nicola Marconi. Il Presidente Petrucci ha augurato agli azzurri di oggi e di domani «di trarre i massimi benefici da questo impianto», auspicando per gli atleti della Nazionale di tuffi presenti «di ripetere i brillanti risultati finora ottenuti e dare lustro ai colori dell'Italia ai prossimi Mondiali e alle prossime Olimpiadi».


La sfida più famosa nella storia del judo risale alle Olimpiadi di Tokyo del 1964. Dopo aver fatto il pieno nelle altre categorie, i padroni di casa giapponesi dovettero cedere l’oro nella categoria più ambita, quella Open. Il gigante olandese Geesink battè in finale l’idolo di casa Kaminaga.

R

TUTTI GLI EVENTI DELLA TUA CITTÀ L’Evento, rivista specializzata di Roma Capitale, sceglie per voi i principali avvenimenti che si svolgono a Roma

Francesca CELLAMARE (Ufficio Stampa Roma Capitale)

RAINBOW MAGICLAND IL PARCO TEMATICO DI ROMA A soli trenta minuti da Roma inizia un viaggio straordinario in una terra fantastica, fatta di castelli fatati, coraggiosi vichinghi, magiche fate, potenti stregoni e abili avventurieri. Entrando a Rainbow MagicLand, il nuovo parco di divertimenti appena inaugurato a Valmontone, si approda in un mondo incantato dove la magia trascina i visitatori in atmosfere fiabesche tra attrazioni mirabolanti ed elementi scenografici, compreso un grande lago artificiale. MagicLand si estende su una vasta superficie di 600mila metri quadrati, suddivisa in aree ispirate ad alcuni notissimi personaggi dei cartoni animati tra cui le Winx, Monster Allergy, PopPixie. Alla serie tv Huntik si rifà, ad esempio, un’attrazione unica al mondo che conduce il pubblico in un’avventura nelle viscere della Terra. E ancora divertimenti ed emozioni con Cagliostro, una giostra con vagoni rotanti, il Castello di Alfea, un planetario innovativo che diventa cinema 4D, Shock, che in tre secondi lancia i passeggeri a 100 km/h, e la torre a caduta libera, alta più di 70 metri. MagicLand, per la peculiarità della struttura e le potenzialità di indotto tra turismo e occupazione, è destinato a competere coi maggiori parchi europei.

ESTATE ROMANA, UNA VACANZA INTELLIGENTE Concerti, mostre, visite guidate e rassegne di ogni tipo in un caleidoscopio che, da più di trent’anni, continua ad appassionare chi resta in città durante il periodo estivo. La formula dell’Estate Romana si rinnova con un calendario sempre più ricco di appuntamenti che coinvolgono decine di luoghi in città, accompagnando romani e turisti nelle calde serate estive. Ne proponiamo una selezione. Per il programma completo, consultare il sito www.estateromana.comune.roma.it o contattare lo 060608.


Tra le squadre storiche del baseball professionistico americano, quella che non vince da più tempo le World Series sono i Chicago Cubs. L’ultima vittoria per la squadra dell’Illinois, la seconda della storia, è datata 1908.

sp ort

AGOSTO - AUGUST 2011

N. 08 - ANNO 30 - N. 08 - YEAR 30TH

un OSPITE a

ROMA A GUEST IN ROME

SPORT

CINEMA

EVENTI

MOSTRE

MUSICA

TEATRO

NEWS

060608

CHE GUEVARA FOTOGRAFO Una delle maggiori icone rivoluzionarie presentata in versione inedita. Il mito di Ernesto Che Guevara arriva nella Capitale con la sua produzione fotografica per conoscere il lato artistico di un personaggio che ha segnato l’immaginario di intere generazioni. Negli spazi del Museo di Roma in Trastevere vengono ospitate 232 immagini che immortalano i singoli momenti della vita del Che e delle sue imprese, i luoghi e le persone incontrate durante i suoi viaggi, da quando era giovane fino agli ultimi giorni in Bolivia. Fino all’11 settembre Museo di Roma in Trastevere Piazza Sant’Egidio, 1 Info: 060608, www.museodiromaintrastevere.it

SHAKESPEARE IN GLOBE L’intuizione di Gigi Proietti ormai è una certezza. Il Silvano Toti Globe Theatre, il primo e unico teatro elisabettiano in Italia nato nel 2003 da un’idea del mattatore romano che ne cura ancora oggi la direzione artistica, ha riaperto i battenti per la nona stagione. Successo di pubblico per le rappresentazioni di luglio che continuano ad agosto con un cartellone imperdibile dedicato agli appassionati di Shakespeare. Dal 3 al 13, “Sogno di una notte di mezza estate” diretto da Riccardo Cavallo che torna, dal 18 al 28 con “La dodicesima notte”. Gran finale, dal 2 al 18 settembre, con “Riccardo III”, per la regia di Marco Carniti. Silvano Toti Globe Theatre Largo Aqua Felix, Villa Borghese Info: 060608, ww.globetheatreroma.com

CASA DEL JAZZ FESTIVAL Un grande contenitore musicale con interpreti italiani e internazionali e piccole rassegne tematiche dedicate al latin, al Jazz, al funky e al tango. Questa la formula estiva della Casa del Jazz che ospita fino a metà settembre concerti ed esibizioni per accontentare i palati più raffinati. Il calendario di agosto propone, tra gli altri, Norma Beatriz Santillo in “Tango y algo mas” (sabato 13), Roberto Gatto col suo quartetto (sabato 20) e la formazione “Enzo Pietropaoli Quartet” domenica 21. Casa del Jazz Viale di Porta Ardeatina, 55 Info: 06 704731

UN VILLAGGIO DI SPORT E BENESSERE Trentamila metri quadrati dedicati al fitness. Fino al 7 settembre è aperto il villaggio dove appassionati di sport e benessere potranno allenarsi stimolati da istruttori nazionali e internazionali, scegliendo tra più di cento attività. Mondofitness, pensata da Andrea De Angelis alla 12ª edizione, è capace di rinnovarsi ogni anno. Così, accanto all’aerobica, all’acquagym, allo spinning, al beach soccer (solo per citare alcune discipline), si possono trovare aree per il T-Bow, uno degli attrezzi più in voga in America, il Parkour e un intero skatepark. Fine al 7 settembre Parco di Tor di Quinto Info: 06 85866053 www.mondofitness-roma.it Ingresso gratuito, attività a pagamento.

NEWS | 97

IL CINEMA SULL’ISOLA TIBERINA La XVII edizione de L’Isola del Cinema 2011 si conferma uno degli appuntamenti più attesi dedicati alla settima arte. Fino al 4 settembre tante le proposte tra anteprime nazionali e internazionali, incontri e dibattiti con personaggi del cinema e della cultura, eventi tra cui la serata in onore di Monicelli. Il programma della manifestazione è su www.isoladelcinema.com Isola Tiberina Ingresso libero all'Isola del Cinema Per le proiezioni: Arena €6, Cinelab €3 Orario: Arena alle 21.30 - Cinelab alle 22

TOCCATA E FUGA, MUSICA IN PIAZZA La kermesse ideata per i turisti per far conoscere i luoghi della città attraverso la musica torna in versione estiva. Con più di 500mila spettatori, Toccata e fuga, rappresenta uno degli strumenti di punta del marketing turistico internazionale della Capitale. Il segreto della manifestazione, diretta dalla regista Domitilla Baldoni, sta nella semplicità della formula che coniuga la bellezza della grande musica a quella delle meraviglie storiche, archeologiche e architettoniche della città. Quattro voci e un pianoforte in un fitto calendario: • 1° agosto: ore 21.15 piazza Navona (il 25 luglio dalle ore 22 concerto della Banda del Corpo della polizia municipale), ore 22 piazza di Spagna; • 8 agosto: ore 21.15 Fontana di Trevi Omaggio a Giuseppe Verdi, ore 22 piazza di Spagna; • 14 agosto: ore 22 piazza di Spagna, aspettando Ferragosto, con spettacolo pirotecnico per i 150 anni dall’Unità.


Il tedesco Boris Becker, battendo nella finale del 1985 il sudafricano Kevin Curren, all’età di 17 anni è stato il più giovane vincitore del torneo di Wimbledon. Altro record, è anche il più giovane ad essere arrivato in fondo non essendo testa di serie.

R I fatti di cronaca raccontati come dietro le quinte esto piano del quotidiano sportivo romano. È il giorno prefissato per il Forum che vede la presenza del Sindaco di Roma al Corriere dello Sport-Stadio. Una raffica di domande sullo sport romano e sulle passioni di Alemanno (la montagna), sulle squadre di calcio romane e sulla forza della candidatura olimpica per Roma 2020 rilanciata dal Sindaco.

S

FOTO

Nelle foto in basso, da sinistra, Il Sindaco con il Delegato alle Politiche Sportive Alessandro Cochi durante il Forum ripreso da un fotografo (Claudio Bartoletti) e un giornalista (foto due) che riporta sul sito l’intera registrazione video (Cristiano Sala). Al termine dell’incontro, c’è tempo per i fuori onda. Nell’ultima foto, da sinistra il Vicedirettore del Corriere Stefano Agresti, il

giornalista Pasquale Di Santillo (era presente anche Franco Fava), il portavoce del Sindaco Simone Turbolente (era presente anche l’Ufficio Stampa Giovanna Ianniello), il Sindaco Gianni Alemanno, la Comunicazione del Dipartimento Sport Fabio Argentini con il Delegato Alessandro Cochi e a destra della foto, il Direttore del Corriere dello Sport-Stadio Alessandro Vocalelli.

Claudio Bartoletti

SANTA LUCIA CAMPIONE D’ITALIA Il sogno è diventato realtà: il Santa Lucia è campione d'Italia anche nel minibasket. Per la società più vincente d'Italia nel basket in carrozzina (18 scudetti conquistati in 32 campionati) si tratta del primo scudetto all'ottavo anno di attività giovanile. «La conquista dello scudetto con il minibasket ha ripagato i tanti sforzi profusi negli anni spiega Carlo Di Giusto, dirigente e allenatore del Santa Lucia Sport - e ha premiato l'idea dello scommettere sul vivaio. I ragazzi e le ragazze campioni d'Italia baby sono il bacino da cui attingere per il futuro del Santa Lucia e il basket in car-

rozzina italiano. Questa nostra avventura dimostra quanto lo sport sia importante a tutte le età e quanto favorisca l'integrazione». La squadra allenata da Djodji Ntendarere, dopo aver dominato la prima fase a gironi del campionato nazionale, ha trionfato nella Final Four organizzata dal Santa Lucia nel centro ospedaliero di Via Ardeatina. I quattordici ragazzi e ragazze del minibasket hanno raccontato, con il successo, una Roma in cui l'handicap non è un ostacolo a vivere una vita piena.

sp ort

NEWS NEWS | 98

LA FELICE STORIA DI BEATRICE ION La cultura e la tradizionale accoglienza di Roma si arricchisce di un’altra storia, quella di Beatrice Ion, tredicenne Romena costretta a muoversi su una carrozzina. Il 3 aprile scorso insieme ad altre sue coetanee ha vinto lo scudetto Nazionale di minibasket con il Santa Lucia e ha cantato, insieme alle sue compagne di squadra, l’Inno di Mameli. Ama le gelaterie, le pizzerie e soprattutto l’arte che traspare in ogni angolo di Roma. Il suo sogno è, un giorno vestire la maglia azzurra. Ed intanto ha ricevuto il Premio Simpatia da Laura Pertica figlia dell’ideatore del Premio Domenico Pertica.


La nazionale italiana maggiore di calcio rappresenta per la Germania un vero tabù. Dal 1962, anno in cui si sono incontrate per la prima volta a livello di una fase finale del mondiale.i tedeschi non sono mai riusciti ad avere la meglio sugli azzurri.

LAZIO E ROMA IN CAMPIDOGLIO

sp ort

NEWS CORRERE DI NOTTE Per i migliaia di romani appassionati del running, la pausa estiva è da qualche anno sempre più dolce. Questo perché appena tornati dalle vacanze Roma e le sue bellezze illuminate dalla luce naturale della Luna offrono loro due appuntamenti che, oltre a rimettere in moto le gambe, deliziano il loro spirito. Si tratta della CorriRoma, 10 chilometri in notturna (partenza ore 22) con partenza dentro Villa Borghese e arrivo in Piazza del Popolo e della Corsa Futurista, 10 km in notturna (partenza ore 21) all’interno del Circo Massimo, stavolta illuminato anche dalle proiezioni psichedeliche di grandi artisti.

Il derby è sempre il derby, a qualsiasi livello di giochi. Nel prossimo numero intervisteremo il Consigliere Federico Rocca, Presidente del Roma Club Campidoglio e il Consigliere Giulio Pelonzi, Presidente del Lazio Club Campidoglio, pronti per il prossimo derby dei Club in Campidoglio.

UNA VIA PER UMBERTO BARTONI Su iniziativa del Comitato Italiano Fair Play, il Comune di Rapolano (Si) si è impegnato ad intitolare una via a Umberto Bartoni, storico maestro di tennis del Tennis Club Parioli, scomparso nel 2004, che fu allenatore, tra gli altri, del grande campione Nicola Pietrangeli.

Style R

La rubrica che fa scoprire come si vestono i campioni dello sport

1 Giacca

Elegantemente casual, adatta ad una cena tra amici o una serata di gala. Il taglio avvitato conferisce femminilità ad un capo prettamente maschile. Una chicca il bottone gioiello

1

2 Corpetto Un corpetto semplice ma arricchito dagli strass, che lo rendono elegante dunque adatto per una serata di gala

2

3 Orologio Cinturino in pelle nero, quadrante grande in acciaio: elegante e casual al tempo stesso

3

4 Pantaloni Pantaloni affusolati adatti per una cena importante quanto per una serata in discoteca

5 Borsa

4

Solo sotto un abito nero Federica Pellegrini sa essere elegante in acqua quanto nella vita di tutti i giorni. La sua grande passione sono le scarpe: ne possiede una collezione impressionante: «Non ci potrei mai rinunciare. Ne ho di tanti tipi: dal tcco altissimo alle ballerine. E colleziono anche occhiali. Mi danno quel tocco in più... Tra minigonna e jeans scelgo la seconda. Tra collant e autoreggenti... pure!». NEWS | 99

5


Nella storia del ciclismo sono riusciti nella clamorosa doppietta Giro d’Italia-Tour de France nello stesso anno solamente sette atleti. Sono Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Shephen Roche, Miguel Indurain e Marco Pantani.

MEMORIAL RENZO NOSTINI Fair play, sana competizione e integrazione sociale attraverso lo sport sono stati il fil rouge della seconda edizione del Memorial Renzo Nostini, l’evento sportivo intitolato alla memoria del grandissimo atleta e dirigente romano. La manifestazione, fortemente voluta dal Prof. Avv. Emmanuele Emanuele, Presidente della Fondazione Roma e Presidente generale onorario della S.S. Lazio, è andata di scena a maggio all’Acquacetosa ed ha visto il confronto di più di mille piccoli atleti tra i 6 e i 14 anni nelle quattro discipline (scherma, nuoto, pallanuoto e rugby) tanto care a Renzo Nostini, e di giovanissimi di diverse etnie nel basket e nel minibasket. E poi anche un momento dedicato al basket in carrozzina con gli atleti di Santa Lucia Sport e Lottomatica Elecom. «Il desiderio che guida la Fondazione Roma – ha spiegato Emanuele - è quello di dare importanza al mondo dei giovani che possono, attraverso lo sport, avere una speranza non solo come atleti, ma anche come cittadini. E quale migliore testimonianza si può dare ai giovani che non trasmettere loro gli insegnamenti di Renzo Nostini, che ha basato tutta la sua vita di uomo, di sportivo e di dirigente su tali valori e su tali convincimenti? Lo sport deve essere anche veicolo di solidarietà ed il nostro dovere è di creare una generazione di cittadini, che facciano della lealtà la base della propria vita».

Un campione di tanti sport, Presidente Onorario del CONI, bandiera della Lazio. Un torneo in ricordo di Renzo Nostini... Nello scatto a fianco, da sinistra, il Presidente del Circolo Canottieri Lazio Alfonso Rossi, il Presidente della S.S. Lazio Antonio Buccioni, Patrizia Nostini figlia di Renzo e l’Assessore allo Sport della Provincia Patrizia Prestipino. Nelle foto in basso le fasi del torneo in discipline praticate dallo stesso Nostini

Anna Tina MIRRA

sp ort

NEWS NEWS | 100


il giocatore più anziano ad aver mai avuto un contratto professionistico in italia è stato gene gnocchi. il 23 marzo 2007, gnocchi firmò un contratto bimestrale da 1500 euro mensili con il parma, diventando anche il più anziano giocatore di sempre in serie A.

UN MONDO DI FITNESS PER L’ESTATE ROMANA Sarà un agosto imperdibile quello che aspetta tutti i romani nel Villaggio più sportivo della Capitale. Per chi rimane in città ed ama essere uno sportivo praticante non può che vivere l’ultimo scorcio dell’estate a Mondofitness, la palestra a cielo aperto dove tutti possono essere protagonisti sotto l’esperta guida dei migliori istruttori di fitness nazionali e internazionali e dove è possibile trovare tutte, ma proprio tutte, le novità del settore, 105 attività sportive suddivise in 20 aree, Master class giornaliere, convegni, campus estivi, spettacoli, intrattenimento e aree

relax: Un’ emozione che coinvolge sempre più persone di qualsiasi età. Mondofitness ha la notevole capacità di rinnovarsi ogni anno, senza ripetersi mai, inserendo, nel suo programma, molte novità che rappresentano evoluzioni delle discipline già conosciute o vere e proprie innovazioni tecniche e strumentali. Per il 2011, grande spazio all’eccellente programma di allenamento con il T-Bow, firmato David Stauffer, e all’innovativa struttura Queennax, il cui unico limite di utilizzo è l’immaginazione. Un’intera area del Villaggio sarà, inoltre, dedicata agli street sport, con lezioni di

NEWS | 101

parkour e un intero skatepark, per skate, roller e BMX. E ancora water park, dove trovare sportivamente refrigerio alla calura estiva. Mondofitness rappresenta molto più di una semplice manifestazione sportiva. Il Villaggio si inserisce in un progetto molto più ampio che parte dal grande lavoro di riqualificazione territoriale effettuato dal Municipio, per rendere il quartiere uno spazio più vivibile e fruibile da parte dei cittadini, dando maggiore spazio al verde, alla cultura, agli spettacoli e l’intrattenimento in genere.

Luca MONTEBELLI


il record europeo di punti conquistati in un campionato di calcio a 20 squadre risale alla stagione 2004-2005, il club pugliese del monopoli, totalizando 102 punti, superò il record del Liverpool che l'anno prima ne aveva totalizzati 99.

CIRCOLI DI ROMA: I VENT’ANNI DEL DUE PONTI

Il conduttore Marco Mazzocchi, con i fratelli Tornaboni anima del circolo Amore per lo sport, intuito, caparbietà, grande capacità di comunicazione: questi sono alcuni, i più importanti, ingredienti del successo di Emanuele e Pietro Tornaboni, non a caso, spesso chiamati, dai cronisti o da chi ben li conosce, i vulcanici fratelli. E irruente come un vulcano è, infatti, l’entusiasmo con cui hanno portato avanti un progetto che oggi è diventato una delle realtà più importanti del panorama capitolino, e addirittura italiano; passione comunque supportata da una conoscenza tecnica data dall’esperienza di gestione prima di una e poi di due palestre di quartiere, durante la quale i Tornaboni hanno cominciato a maturare l’idea di una struttura extra large, diversa dalla palestra di quartiere e dal circolo di tennis, ma insieme sia l’una che l’altro. L’idea è quella del villaggio sportivo, un ambiente in cui si vive, seppure solo per un’ora, una vacanza, staccando totalmente dall’attività quotidiana, dedicando il tempo al benessere psico fisico, attraverso le svariate attività sportive o

di benessere e antistress, oltre tutto potendo socializzare e intrattenere relazioni professionali, sociali, familiari. Il Due Ponti Sporting Club nasce dalla volontà di creare una struttura capace di accogliere molte persone, che all’interno della stessa, possano spaziare tra le varie discipline sportive. La struttura, fondata nel 1991, è stata realizzata per gradi, adattando l’offerta ad una domanda di pratica sportiva sempre più in crescita e sempre più esigente. Oggi, il Due Ponti Sporting Club, con i suoi 3.000 soci e più e 130 collaboratori, è un’azienda sportiva gestita secondo il modello anglosassone divenuta leader del suo settore. La filosofia gestionale di Emanuele e Pietro Tornaboni si basa sugli elementi distintivi dello sport, inteso come portatore di valori educativi e sociali, ma anche di benessere, positività, divertimento, relax. L’impostazione di gestione del Circolo, dunque, consente ai soci di trovare una risposta a qualunque esigenza: dalla pratica sportiva per puro diletto alla pratica agonistica di tutti i

sp ort

NEWS NEWS | 102

Un importante anniversario come quello dei 20 anni del Due Ponti meritava una sede prestigiosa ed è per questo che Emanuele e Pietro Tornaboni hanno scelto il palcoscenico dell’Auditorium Parco della Musica, la cui platea ha ospitato tantissimi soci e amici. La serata, condotta da Marco Mazzocchi con Samantha de Grenet e Filippo Merola, ha preso l’avvio con l’Inno di Mameli, cantato dal tenore Edoardo Guarnera, che ha così reso omaggio al 150° anniversario dell’Unità d’Italia, preceduto dalla proiezione di un emozionantissimo video sull’Olimpiade di Roma del 1960, il primo dei bellissimi contributi video che hanno ricordato i momenti più belli del Due Ponti. Grande attesa per Fiorella Mannoia che ha creato una atmosfera magica. Sul palco si sono alternati poi Sebastiano Somma, Rolando Ravello, la cantautrice italo canadese Valentina Parisse, Gianluca Giugliarelli e Anna Picchierri.

livelli e categorie. Il Due Ponti Sporting Club abbraccia lo stile di vita del wellness, atteggiamento esistenziale e culturale diffusosi essenzialmente negli ultimi venti anni: il concetto di salute non è più limitato all’assenza di malattie, ma è inteso come benessere psico-fisico, di cui bellezza e prestanza fisica sono ineluttabile componente. Ecco perché i fratelli Tornaboni, hanno realizzato una struttura con aree dedicate all’attività fisica e aree dedicate alla bellezza e a pratiche salutari, oltre ad un centro specifico per la riabilitazione motoria. La carta vincente di Emanuele e Pietro è sicuramente quella di vivere il circolo insieme ai soci, creando un clima familiare condividendo con essi allenamenti, scambiando una battuta, dando un consiglio su come eseguire un esercizio.


giorgio petrosyan, atleta di arti marziali di origini armene ma naturalizzato italiano, è l’unico atleta nella storia del k-1 world max che ha vinto il titolo di campione del mondo per due anni consecutivi (2009 e 2010).

Curiosità

Lo sai che...

SCHERZI A PARTE AL DUE PONTI

I giornalisti RAI, Giorgino e Romita con Emanuele Tornaboni

L’industriale Luigi Abete intervistato da Mazzocchi Tra il pubblico Attilio Romita, Francesco Giorgino e il centravanti della Lazio, Libor Kozak

Vittima il grande Ferruccio Amendola: improvvisamente piomba sul campo da tennis n. 1, mentre Ferruccio era impegnato in una partita di doppio, un’ammiratrice pazzamente innamorata! Uno degli scherzi più divertenti della serie, in cui sono stati impegnati i soci amici di Amendola, Emanuele e Pietro a fare da pacieri, insomma un ricordo che fa ancora sorridere.

L’eroe del West Buffalo Bill, a “fine carriera” aderì a una compagnia circense e venne ad esibirsi a Roma,nel 1890, a Piazza d’Armi... Nel prossimo numero un lungo servizio su Buffalo e il Reining.

SPORT DI COLORE

MOYA E PENNETTA

Gli atleti di colore, a causa di un’ossatura più grossa, non riescono ad arrivare ad alti livelli nel nuoto. Al contrario sono i più forti nella velocità su pista. Ma questo vale solo per i neri d’America. Studi scientifici dicono che questo derivi dal fatto che anni e anni di schiavitù hanno selezionato solo gli individui più dotati fisicamente.

Il grande (ormai ex) amore tra Moya e Pennetta esce allo scoperto al Due Ponti, svelato, per la prima volta, da un articolo di Salvatore Taverna, pubblicato su Il Messaggero, che fa cominciare il tam tam mondiale, riempendo poi tutti i giornali internazionali!

GEMELLI OLIMPICI Nellla storia delle Olimpiadi ci sono stati pochi casi di gemelli vincenti. Uno di questi è quello dei francesi Pascal e Patrick Barr, che ai Giochi di Mosca 1980 vinsero la medaglia di bronzo (insieme ad Antoine Richard e Hermann Panzo) nella staffetta 4x100 dietro ad Unione Sovietica e Polonia.

I GIORNALISTI SUL CAMPO DI CALCIO Bruno Vespa non rinuncia alla giacca e cravatta neanche sul campo di calcio. In occasione dell’Open Cup di qualche anno fa (torneo tra testate giornalistiche), dopo Mentana, Mimun, Sposini, Ghione, Bonolis, si presenta sul dischetto per tirare il calcio di rigore, Bruno Vespa in impeccabile completo grigio e cravatta: insomma il rigore … è rigore!

DONNA O UOMO? Negli Anni Settanta, l'opinione pubblica mondiale scoprì che la tennista statunitense Renée Richards era in realtà un uomo, tale Dick Raskind, che aveva deciso di cambiare sesso con un'operazione chirurgica, lasciando moglie e figlio. Ex capitano della squadra della Yale University nel 1954 e finalista agli US Open over 35, nel 1976 rifiutò di sottoporsi al test cromosomico in occasione degli US Open degli Stati Uniti e quindi le negarono l'iscrizione.

R NEWS | 103

Scrivici a redazione@spqrsport.it

Marco Mazzocchi con il campione di atletica Andrew Howe

BUFFALO BILL A ROMA!


aperte le iscrizioni a.a. 2011/2012 audizioni borse di studio

Marilisa IV anno

www.slmc.it

foto: M. Martinelli

settembre - prenotazione gratuita obbligatoria


la nazionale di calcio australiana, nel 2001 ha stabilito un singolare primato: durante le qualificazioni per i mondiali, ha vinto due partite segnando 53 gol e senza subirne alcuno: 22 reti le ha siglate contro tonga e 33 contro le samoa americane.xxxxx

TROFEO BEPPE VIOLA, UNA STORIA LUNGA 28 ANNI

il ritratto

Raffaele Minichino, ideatore del Torneo con il Ct mondiale Marcello Lippi. A sinistra una fase del trofeo

Il Torneo di calcio giovanile Beppe Viola e il Premio di Cultura Sportiva Beppe Viola. Due splendidi momenti di una fantastica e straordinaria kermesse nel ricordo e nel nome di Beppe Viola. Un appuntamento prestigioso che si rinnova e si presenta quest’anno, nel segno di un tradizione che culmina con i suoi 28 anni. Al Premio, istituito nel lontano 1984, per volontà e desiderio del suo ideatore Raffaele Minichino, sono legate le pagine emotivamente più intense di un romanzo d’amore che ha saputo perfettamente coniugare l’aspetto tecnico, al messaggio culturale e sociale che la rassegna divulga. Nella sua storia che oggi festeggia i suoi 28 anni, il Premio di Cultura Sportiva, ha avuto testimonianze di assoluta rilevanza nazionale, ponendosi all’attenzione del mondo mediatico come avvenimento dal grande fascino. Un Premio istituito, per ricordare il grande giornalista, Beppe Viola, e che nel solco della sua migliore tradizione, è stato assegnato a personalità di elevato spessore umano e professionale nella vita nazionale sportiva, culturale, politica e dell’informazione. Un appuntamento ricco di significati, che si consuma con elegante raffinatezza, da Michel Platinì a Walter Zenga, da Martellini a De Luca, da Giannini a Signori,

da Petrucci a Zazzaroni, dall’indimenticato Franco Sensi a Darwin Pastorin, Gianni Rivera, Ruggero Palombo, Alessandro Vocalelli, da Francesco Totti, al compianto indimenticabile Giacinto Facchetti, il Premio di Cultura Sportiva Beppe Viola, resta l’evento della stagione, che compie il suo naturale concepimento con l’assegnazione dei premi, in una serata ricca anche di un pizzico di mondanità che non guasta mai. A presiedere la giuria dell’associazione Beppe Viola, Franco Melli. Nel segno della tradizione del Beppe Viola. Nel solco di una manifestazione di gala che si rinnova sempre con grande puntualità. È decisamente il fiore all’occhiello di tutta la rassegna che, completa ed impreziosisce la più affascinante manifestazione sportiva del mondo giovanile. Il Gran Galà di cultura sportiva, è il fascino, la storia e la tradizione che, negli anni si è fortemente radicata nel tessuto sentimentale e passionale della gente. È il festival del riconoscimento, dei sentimenti, del prestigio e della professionalità acclarata, che viene sublimata in una serata dalle assolute ed uniche magie. Una parata di grandi stelle che, risplendono in una fantastica notte dai grandi significati che, si chiama Beppe Viola.

Alfredo COCCO

NEWS | 105

Il suo stile irriverente ed antiepico ha rivoluzionato il modo di fare giornalismo sportivo. La sua ironia, il suo distacco rispetto alle gesta che raccontava, la sua volontà di rendere il calcio meno serio e pedante, se possibile più divertente, l’hanno trasformato in una delle più grandi firme che il giornalismo sportivo italiano abbia mai conosciuto. Nato a Milano nel 1939 iniziò a dedicarsi al calcio giovanissimo, già alla metà degli Anni ’50, quando partì la sua collaborazione con Sportinformazione. Da lì il passaggio in RAI, prima come redattore, poi come inviato. La sua vena satirica fu evidente sin da subito, la sua bravura anche. Si scoprì telecronista quasi per caso: in occasione della finale di Coppa dei Campioni tra Milan e Benefica si interruppe il collegamento e Beppe Viola si trovò a dover commentare le immagini da studio. Lasciò subito il segno. Da quel momento non si fermò più. Ma il calcio non fu certamente l’unico amore della sua vita. Beppe Viola fu anche autore di libri (“In computer”) di canzoni , spesso in coppia con l’amico fraterno Enzo Jannacci (celebre la sua “Quelli che…” senza dimenticare “Vincenzina e la fabbrica”), sceneggiatore di film (curò i dialoghi dell’indimenticabile “Romanzo Popolare” con Ugo Tognazzi e Ornella muti), nonché autore dei testi per gli storici comici del Derby Club di Milano (Cochi e Renato e lo stesso Jannacci in primis). Ma la sua vera passione, inutile negarlo, era il calcio. E proprio mentre vi si dedicava, mentre stava ultimando il montaggio di un suo servizio per la Domenica Sportiva nella sede RAI di Milano, a soli 43 anni un ictus se lo portò via. Ma Beppe Viola vive ancora nei ricordi di tutti noi con le sue indimenticabili battute e con la sua dissacrante ironia.


Continua il viaggio alla scoperta di chi guida lo sport a Roma, nella Provincia e nella Regione

Riccardo Viola, Presidente del Comitato Provinciale di Roma del CONI dal 2003

IL CONI PROVINCIALE

SCUOLA, IMPIANTI, EVENTI E CULTURA DELLO SPORT

bbiamo intervistato il Presidente Riccardo Viola, affrontando con lui tutte le tematiche relative al lavoro che svolge il suo Comitato.

A

scherma, il rugby, la pallavolo, il baseball, insieme a calcio, basket e nuoto, fanno parte di questo patrimonio e si possono ben considerare tra gli sport preferiti e maggiormente praticati nel nostro territorio».

di Saverio FAGIANI

Presidente, parliamo un po’ dello sport di Roma e Provincia, com’è la situazione. «Roma, con la sua provincia, ha portato alle Olimpiadi di Pechino più atleti di ogni altra provincia italiana: questo è un dato importante da cui partire. Significa che, nonostante alcune carenze di strutture, che abbiamo evidenziato in una ricerca pubblicizzata poco più di un anno fa, (r)esistono zone che vantano una grande tradizione sportiva, che fortunatamente non smettono di produrre campioni». Quali sono le attività sportive più amate dagli sportivi del nostro territorio. «Come dicevo, sono individuabili delle zone di eccellenza per alcune discipline sportive, luoghi di tradizione dove il giovane si trova, con un percorso naturale, ad essere indirizzato verso uno sport piuttosto che un altro. Credo che questo sia un patrimonio da conservare. La

Quali sono gli sport emergenti e quali quellii più praticati. «Il calcio su tutti, com’è facilmente immaginabile. Ma non si tratta di un primato assoluto. Come dicevo in precedenza, abbiamo tra i comuni della provincia di Roma alcune singolarità legate anche a fatti storici, come nel caso di Anzio e Nettuno, dove capita che i bambini imparino prima di ogni altra cosa a tenere in mano una mazza da baseball. Lascito evidente degli americani, passati da queste parti durante la seconda guerra mondiale. Tra gli sport emergenti, potrei citare quelli legati alla globalizzazione, portati dagli immigrati ad arricchire la nostra cultura sportiva, come il cricket giocato nel subcontinente indiano. Altri, come il pattinaggio su ghiaccio, l’arrampicata, lo skeet, e altri new sport, come il parkour, seguono un andamento stagionale, piuttosto che di tendenza».

LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE | 106


spq ort Quante persone praticano lo sport attivo a Roma e in Provincia. «I dati di cui disponiamo sono quelli rilevati durante il lavoro sul censimento degli impianti sportivi, quindi parliamo di un anno e mezzo fa circa. Complessivamente, tra le 45 Federazioni sportive, la discipline sportive associate e gli enti di promozione sportiva affiliati al Coni, parliamo di circa 700mila tesserati e oltre 5000 società sportive distribuite sul territorio». Qual è la funzione specifica del CONI Provinciale? «Da statuto il nostro compito istituzionale è quello di promuovere lo sport sul nostro territorio di competenza. Intrecciare relazioni con le istituzioni locali per sensibilizzarle sull’argomento e dare, perchè no, anche dei suggerimenti in quelle che sono le nostre materie. Ma, quello che più conta, è la nostra azione all’interno del mondo della scuola, dove siamo presenti con un progetto itinerante da ormai sei anni: I valori nello sport, ovvero I giovani incontrano i campioni. L’idea di stimolare gli studenti, in questo caso gli studenti delle scuole medie, attraverso l’esempio e il racconto di grandi atleti e sportivi, finora ci ha dato molte soddisfazioni con centinaia di istituti visitati in questi anni; e la risposta dei ragazzi è stata sempre molto positiva. Legato alla promozione sportiva poi c’è l’aspetto sociale; e anche qui portiamo avanti una collaborazione con il carcere di Rebibbia, cui fa capo anche una società sportiva, l’Albatros, gestita e diretta dai detenuti stessi. Organizza tornei di calcio, tennis, scacchi, bridge e varie altre cose, tanto che è stata una delle due società sportive romane a ricevere il premio Coni Roma 2010».

stato un grade successo, tanto che in questo anno si è deciso di ripetere l’esperienza ampliandola sia in termini di durata che di sport presenti. Poi ci sono sempre i Giochi della Gioventù e i Giochi Sportivi Studenteschi, che pur soffrendo della mancanza di risorse dovuta alla difficile congiuntura economica, continuano ogni anno a coinvolgere decine di migliaia di studenti in tutta Italia grazie anche alla collaborazione di insegnati volenterosi e al supporto tecnico di gruppi sportivi militari, molto attivi nella promozione dello sport». Si ringrazia per la collaborazione l’Ufficio Stampa del CONI Provinciale, Fabio Bicchielli

Pensa che gli impianti esistenti su tutto il nostro territorio possano essere sufficienti per rispondere alle esigenze della domanda? «Purtroppo questo è un tasto dolente dove non ci stancheremo mai di battere. Il censimento degli impianti pubblici, diviso tra Roma e Provincia, che abbiamo portato a termine un anno e mezzo fa e che voleva essere uno strumento di lavoro dal quale partire proprio per le istituzioni competenti, finora è stato utilizzato solo dagli addetti ai lavori a scopo informativo. Mancano ancora all’appello alcuni poli sportivi di fondamentale importanza, come un bacino remiero permanente per il Tevere, una Casa del Ciclismo, un impianto indoor per l’atletica leggera. Penso anche alla promozione della zona di Monte Livata, affinché torni ad essere come un tempo “la montagna dei romani”». Cosa pensa dell’attività sportiva che si pratica nelle scuole, e come secondo lei dovrebbe essere organizzato lo sport a scuola? «Uno dei progetti che il presidente Petrucci ha detto di voler portare a termine prima di lasciare (questo è il suo ultimo mandato, ndr), riguarda proprio il mondo della scuola, per troppi anni dimenticato o abbandonato a se stesso. Al taglio delle ore di educazione fisica il Coni si è mosso con il Ministero dell’Istruzione, raggiungendo un accordo che ha permesso la partenza dell’Alfabetizzazione motoria per i giovanissimi della scuola primaria. E per la prima volta l’estate scorsa, ha messo in campo la sua esperienza e i suoi tecnici federali per dar vita agli Educamp, campus multidisciplinari per ragazzi dai 5 ai 14 anni. Uno di questi è stato organizzato dal Coni Provinciale di Roma presso lo stadio Pasquale Giannattasio di Ostia, ed è

- Il premio CONI Roma 2010 - La manifestazione Emozione Olimpico 2010. - La consegna benemerenze CONI (con Gianni Petrucci, Presidente del CONI e Franco Pascucci, Vicepresidente del Provinciale)

LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE | 107


IN VIAGGIO NEI MUNICIPI DI ROMA QUARTIERI: Corviale, Magliana, Marconi, Ponte Galeria, Trullo/Montecucco. POPOLAZIONE: 155.153 PRESIDENTE: Gianni Paris ASS. POLITICHE SPORTIVE: Fabrizio Grossi

SEDE: via Camillo Montalcini 1 TELEFONO: 06.696.151 CURIOSITÀ STORICA: Il Ponte della Magliana, dove l’8 settembre del ‘43 le truppe italiane resistettero per oltre 20 ore al primo assedio dei tedeschi alla Capitale

Il XV Municipio, uno dei più estesi della Capitale, dove lo sport è soprattutto solidarietà

Municipio XV A

rvalia-Portuense, questa è la denominaziodi Claudio ne ufficiale del XV Municipio, e lo è fin dal maggio del 1996, quando l’allora Consiglio Circoscrizionale decise di indire un concorso tra i propri cittadini per scegliere il nome da affiancare alla consueta indicazione numerica. L’iniziativa riscosse un’enorme successo e furono migliaia le proposte arrivate dalle scuole, dai centri culturali, dalle parrocchie e dai comitati di quartiere. Alla fine la scelta ricadde proprio sul nome “Arvalia”, ispirato dall’antico collegio sacerdotale dei Frates Arvales, dediti al culto della tradizionale divinità romana protettrice dell’agricoltura, affiancato da “Portuense”, per voler sottolineare allo stesso tempo sia l’eredità storica che l’identificazione geografica del territorio. Ed è proprio questa una delle caratteristiche più significative dell’intera area del XV Municipio, il costante binomio tra la moderna urbanizzazione e una realtà storico-archeologica sempre ben presente, quasi in maniera inaspettata a volte, al di sotto della superficie di molti dei quartieri di questo territorio. Basti pensare all’antica via Portuense, creata dall’imperatore Traiano per collegare la città al porto di Ostia, o alla spettacolare necropoli di via Belluzzo, interamente scavate nel tufo e rinvenute solo nel 1966 durante i lavori per la costruzione di alcune palazzine, o ancora alle Catacombe di Generosa nel quartiere Ma-

1942

gliana, dove vennero sepolti i corpi dei martiri Simplicio e Faustino, uccisi durante le persecuzioni religiose di Diocleziano nel 303 d.C., e al complesso archeologico di Pozzo Pantaleo, impreziosito da un importante edificio funerario e da una costruzione termale datata I secolo d.C. Una memoria storica sempre presente quindi, quella che caratterizza la vita del Municipio Arvalia-Portuense, a cui si lega però anche l’odierna attenzione per la riqualificazione di molte aree nate in conseguenza del boom edilizio che caratterizzò l’espansione della Capitale verso sud-ovest, tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta. Quartieri come Corviale, Trullo o Magliana, originariamente prettamente popolari, oggi stanno infatti avviando importanti processi di rivalutazione, come dimostra ad esempio la programmata realizzazione del parco di Santa Passera proprio alla Magliana, per non parlare di Marconi, diventato negli ultimi anni uno dei poli commerciali più importanti dell’intera Capitale.

DI RENZO

Viale Marconi doveva rientrare nel piano di sviluppo dell’Eur per l’expo del 1942: il conflitto bellico non consentì la realizzazione che avvenne negli Anni ‘50

Oggi

Viale Marconi è diventata una delle strade più commerciali di Roma. Decine di negozi, librerie, cinema, rendono la lunga strada affollata di persone dall’alba al tramonto


spq ort

[

N T O L ’ E V E

ortivo rivolto ai LE MINI OLIunMiciPIpiADo AvI ralia-Portuense organizzamunagevgioenprtoesspso il centro spor-

L’Accademia Nazionale di Cultura Sportiva ha presentato il nuovo progetto di ricerca sociale “Miglioramento dell’Autosuffcienza e Recupero Fisico della Persona Anziana”, in collaborazione con il Municipio VIII e con L’Università di Tor Vergata. Lo studio, che coinvolgerà oltre 2000 persone (quasi 400 in più rispetto allo scorso anno) nei 12 centri anziani del Municipio, mira al miglioramento del concetto di attività sportiva nella terza età.

XIII Kajak e solidarietà

Via del fosso della Magliana

Il campione mondiale di Kajak Francesco Gambella ha realizzato un’impresa unica nel suo genere: con il contributo dell’Assessorato allo Sport e alla Cultura del XIII Municipio e dell’Amref, l’atleta capitolino ha percorso 300 km in kajak sul Lago Vittoria tra L’Uguanda e il Kenya, con lo scopo di raccogliere i fondi necessari alla costruzione di 5 pozzi per contribuire al miglioramento delle condizioni igieniche delle fonti idriche nel continente africano.

XVII Divertimento per i bimbi

na lia ag aM ell

d Via

Il Municipio XVII, insieme all’Associazione Culturale di Volontariato SSCM, sta promuovendo una serie di iniziative all’insegna del divertimento, dello sport e dell’animazione presso lo Spazio Be.Bi. Bimbo mio (in via Cantore 4). Dal lunedì al venerdi tutti i pomeriggi dalle ore 15,00 alle ore 19,00 i bambini dai 3 ai 5 anni possono partecipare gratuitamente.

Spazio ai municipi romani. Per inviare notizie o far conoscere la tua realtà locale scrivi a redazione@spqrsport.it

Dall’ottobre 2010 al maggio 2011, il Municipio XII ha organizzato dei corsi di Ginnastia Dolce per tutti gli utenti del Centro Diurno del Dipartimento di Salute Mentale.

Grande Raccordo Anulare

Istituto Comprensivo Scuola Infanzia Scuola Primaria Sc. Sec. I grado Sc. Sec. II grado Punti Verdi Qualità Impianti Comunali Impianti Ecclesiastici Impianti Privati

VII Sport elisir di lunga vita

XII Palestra e terapia A91 Roma-Fiumicino

gli impianti sportivi

untamento di Dal 2007 il M ne che nei Olimpiade. L’app le fasi finali di una manifestazio tari del in M la i, an ov gi i en più rs em ge el ol le sv uo to rri, ha vis ssi tra le sc tivo Pian Due To lgere oltre 30 cla ma anche mini-basket, mivo in co a a at riv ar a, gli ultimi anni è 0 bambini. Atletic r partecipatotale di più di 65 e i ragazzi potranno scegliere pe territorio per un ch . e tra le disciplin rtenti dell’anno ni-volley e calcio ti sportivi più importanti e dive en ev i gl de re ad uno

News dai Municipi


Municipio xv L’ I N T E R V I S T A

FRANCO MENICHELLI, UN GINNASTA A VIALE MARCONI Siamo nei primissimi Anni ‘50, il Quartiere Marconi sta lentamente prendendo forma: palazzi di sette o otto piani cominciano a modificare l’orizzonte e si avviano i lavori per la costruzione di Ponte Marconi, il principale accesso all’Eur e quindi poi al mare. Attività commerciali e soprattutto bar diventano la vera caratteristica del quartiere, ma ce n’è uno in particolare che ancora oggi gli abitanti storici di Piazzale della Radio ricordano bene: si tratta del Bar della famiglia Menichelli, dove crebbero Franco e Giampaolo Menichelli, che sarebbero diventati poi rispettivamente olimpionico di ginnastica e attaccante della Roma, Juventus e Nazionale. Franco, è diventato uno dei più grandi ginnasti italiani di sempre: medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Roma ‘60 e tripletta a Tokyo ‘64, con un oro nel corpo libero, un argento agli anelli e un bronzo alle parallele.

C

Quando arrivaste a Piazzale della Radio? «Siamo arrivati nel ‘53, io avevo solo dodici anni». E del quartiere cosa ricorda? «La prima cosa che mi viene in mente è che si trattava di una porzione di Roma che stava nascendo dal nulla proprio in quel periodo. Ho visto svilupparsi sotto i miei occhi viale Marconi: era un quartiere molto diverso da quello che è diventato oggi. Proprio perché non c’erano molte cose ho vissuto poco da quelle parti durante l’adolescenza». Questo perché era un ragazzo irrequieto? «Decisamente. Dovevo muovermi sempre, ecco perché poi ho praticato la ginnastica. Nella realtà adoravo il calcio, come tutti i ragazzini dell’epoca del resto visto che di divertimenti ce ne erano pochi». Perché smise? «Ero mingherlino, quindi non potevo giocare ad armi pari con gli altri. Quindi capii presto che non faceva per me il pallone». Ed è passato alla ginnastica... «In realtà uno dei pochi passatempi era quello

I due fratelli sportivi più famosi del XV Municipio. Si tratta di Giampaolo Menichelli, centravanti di Roma, Juventus e della Nazionale tra gli Anni ‘50 e ‘70, e Franco Menichelli, 5 medaglie olimpiche nella ginnastica artistica.

DAL TERRITORIO | 110


di fare le capriole e i salti mortali al mare o la bandiera sui pali della luce. Tutti i ragazzini di quella Roma facevano ginnastica, per modo di dire». L’approccio con l’agonismo come è arrivato? «Un amico mi portò in palestra, alla Ginnastica Roma, quando avevo quattordici anni. Ero piccolo e agile, quindi mi trovavo bene. Per me però era solo un divertimento e un moto per sfogarmi. Poi un giorno partecipai ad una gara regionale e vinsi. Da lì mi scattò la molla». E continuò... «Si, fin quando non venni convocato in Nazionale, cosa che mi gratificò molto». Infine i grandi successi all’Olimpiade di casa e soprattutto a Tokyo... «Quella di Roma di Olimpiade fu indimenticabile anche se non vinsi l’oro. Dopo le medaglie la gente mi riconosceva per strada, non c’ero abituato ma la cosa per un po’ mi piaceva. A Tokyo invece fu una vera impresa perché riuscii a battere I maestri giapponesi, all’epoca imbattibili, proprio in casa loro. Città del Messico è un brutto ricordo ovviamente: ero il favorito ma il tendine achilleo mi tradì».

CENTRI SPORTIVI COMUNALI

RUGBY A CORVIALE, CON UN OCCHIO AL 2020 orviale è da sempre uno dei quartieri più disagiati dell’intero Municipio Arvalia-Portuense e forse dell’intera Capitale. Fin dal 1975, anno della costruzione del cosidetto Serpentone, la storia del complesso edilizio è stata un continuo susseguirsi di occupazioni e sgomberi, testimonianza lampante del degrado sociale a cui per lungo tempo il quartiere è stato costretto. Ma nella rivalutazione sociale di un quartiere anche lo sport svolge un ruolo cruciale, e l’inaugurazione nel gennaio del 2007 di un nuovo campo da rugby proprio ai piedi del Serpentone ha rappresentato un significativo passo in avanti lungo questo persorso. Il campo, infatti, nel giro di pochi mesi è stato dato in concessione dal Municipio alla prestigiosa squadra dell’Arvalia Villa Pamphili Rugby Roma, ed è diventato uno dei più utilizzati anche dalla Nazionale italiana e per gli allenamenti. Ma oltre a ciò il nuovo impianto è diventato occasione per l’inserimento all’interno della comunità di ragazzi con problemi economici, sociali e fisici.

C

LO SPORT NEL QUARTIERE

L’ASSESSORE ALLO SPORT DEL XV

L’ASSESSORE AI LAVORI PUBBLICI GHERA

«Come assessore allo Sport - dice Fabrizio Grossi - sono soddisfatto degli ottimi risultati che anche quest'anno hanno raggiunto le associazioni sportive del nostro territorio; in particolare voglio sottolineare la prova della squadra di atletica Libertas che ha partecipato al Palio dei Comuni ed è risultata vincitrice nella finale della staffetta 12x200, svoltasi allo Stadio Olimpico. Una citazione la mertita poi anche l’atleta Silvia Nemesio della Polisportiva Trullo, che ha vinto il Campionato Mondiale Juniores di pattinaggio artistico su rotelle in Portogallo».

«Corviale avrà il suo impianto sportivo, un palazzetto dello sport dove poter svolgere attività sportive e manifestazioni che vanno dalla danza alla ginnastica artistica». Così l'assessore ai Lavori pubblici e Periferie di Roma Capitale, Fabrizio Ghera, ha esordito il giorno della posa della prima pietra per la realizzazione del Palazzetto dello Sport di Corviale. «Oltre al PalaCorviale - ha aggiunto l'assessore sono previsti altri due impianti, quello di Cesano e quello di Pietralata, i cui lavori inizieranno a breve».

POCHE STRUTTURE MA TANTE IDEE ur essendo uno dei Municipi più estesi dal punto di vista territoriale, il XV offre un numero di strutture sportive pubbliche davvero esiguo. Alla scarsità di impianti però, non corrisponde affatto una mancanza di idee e di iniziative da parte dell’Assessorato allo Sport che ogni anno cerca di rimarcare con più forza l’importanza dell’attività sportiva come veicolo di aggregazione e come stimolo per un senso di appartenenza che possa rendere ancora più coesa una comunità molto complessa dal punto di vista sociale. Emerge quindi con forza quella che è una delle caratteristiche fondamentali dell’attività sportiva nel XV Municipio, ovvero la diretta relazione proprio con l’impegno sociale: dal 2005 infatti l’Assessorato promuove una serie di tornei di diverse discipline che spesso diventano pretesto per stimolare l’integrazione tra i ragazzi, come accaduto ad esempio nel caso del torneo di calciotto, in cui ogni squadra doveva schierare almeno un giovane immigrato. Ma anche il centro di ricreazione giovanile del Trullo rappresenta un importante passo in avanti nel tentativo di raggiungere un’armonia sociale, in quanto la squadra di calcio nata sulla scia di questo progetto ha unito sotto la stessa bandiera ragazzi italiani e stranieri, in un momento altamente simbolico perchè successivo all’incendio doloso di un bar frequentato da romeni proprio al Trullo.

P

DAL TERRITORIO | 111


MATTATORE A QUELLI CHE IL CALCIO, SPORTIVO, TIFOSO, TESTIMONIAL DELLA MARATONA DI ROMA, IMITATORE DI TANTI PROTAGONISTI DELLO SPORT, GESTISCE UN CIRCOLO DI TENNIS A ROMA. MAX GIUSTI, IL VOLTO NUOVO DELLA TV, SI RACCONTA... MAX E IL TENNIS «A me piace molto quello che il tennis insegna dentro il campo. Sono stato folgorato da questo sport. Io sono un giocatore classificato… anche se in una posizione veramente infima. La classifica l’ho ripresa da poco. Ero N.C. e con tre tornei sono diventato 4.4». Il tuo tennis? «La tecnica del mio dritto molto frontale nell’attacco non costituisce un grande vanto per me, avrei preferito un impostazione più tradizionale, il problema è che sono un’autodidatta, ho preso poche lezioni e più che altro rubo con gli occhi come faccio coi personaggi che cerco di imitare. Dovrei sicuramente rivedere un po’ il mio modo di giocare». Il rovescio me lo ricordi per favore? «Del rovescio è meglio non parlarne, preferire stendere per sempre un velo pietoso».

Giusti con il campione Pescosolido


LE INTERVISTE DI

»

spq ort di Luigi PANELLA foto Getty Images

curiosità

Massimiliano “Max” Giusti (Roma, 28 luglio 1968) è un attore, comico, conduttore televisivo ed imitatore

• Il 4 luglio 2009 Giusti si è sposato con Benedetta Bellini. • Ha partecipato a Soliti ignoti, dove ha rivelato di gestire un circolo di tennis. • Il 3 ottobre 2010, in occasione della giornata nazionale per la lotta contro la sclerosi laterale amiotrofica, partecipa ad un concerto gratuito ad Arzignano insieme a Lucio Dalla, Luca Carboni, Giusy Ferreri, Francesco Grollo, Fiorella Mannoia, Marco Mengoni, Ron e al gruppo Statuto. • Ha un cane di nome Biley. • Il 23 novembre 2010 è nato il suo primo figlio, Matteo. • L'8 aprile 2011 partecipa alla prima puntata di Ciak... si canta! di Francesco Facchinetti e Belen Rodriguez, in cui si merita una sorpresa eccellente: infatti, oltre a vincere la prima puntata, vince anche la terza edizione del programma


na volta saputo di dover curare per SPQR SPORT una intervista a Max Giusti, l’iter seguito è stato quello di sempre. Ci si prepara una serie di domande, si cerca di individuare quelle più adatte al personaggio. C’è poi il momento in cui si entra in contatto con l’interlocutore. Non lo conosciamo di persona, impostiamo una bella – o presunta tale – voce professionale, stiamo attenti alle forme verbali, accenniamo le prime domande usando il Lei. Risultato? Quaranta secondi, non di più, e il Lei si è trasformato in Tu, e l’italiano ha deviato in un romanesco spontaneo. Perché Max Giusti è così come lo vedi la sera a cena, mentre presenta Affari Tuoi. Lo sguardo suadente, la partecipazione alle gioie ed ai piccoli drammi dei concorrenti, quella barricata neanche troppo sottile che si solito divide il divo dal pubblico che non ha bisogno di essere abbattuta, perché non esiste proprio. Il Max Giusti che “buca” il video (espressione discutibile, ma si dice così), anche se sembra un po’ retorico dirlo, è rimasto quello che a 23 anni si è presentato in tv con Stasera mi butto e Ricomincio da 2. Semplice, nel senso genuino del termine, il tipico personaggio con cui parli un paio di minuti e ti viene di voglia di diventargli amico. Fate caso ad un particolare, a chi scrive è capitato. Prima o poi conoscerete qualcuno, lo osserverete, sia nella somatica che nelle espressioni, esclamando di getto: «Ao, ma lo sai che te me ricordi Max Giusti». Insomma, tutto ciò per dire che Max incarna il prototipo del classico ragazzo della porta accanto. Se ne rende conto anche lui, tanto da farlo ragionare a voce alta: «Chissà, forse mi dovrei inventare qualcosa per risultare più glamour».

U

Max, sei un artista eclettico. Autore, attore, imitatore, conduttore: quale ruolo senti più tuo? «Allora, io mi sento solo prevalentemente un attore, che poi è un ruolo si coniuga in tanti modi. Mi rivedo in quello americano, stile one man show. E poi è un ruolo che ti permette di andare avanti sempre con creatività. L’attore cambia sempre, spazia si tematiche varie, non si annoia. Per me è la professione ideale, fare sempre la stessa cosa mi stuferebbe». Attore, conduttore. Allieti la nostra cena con Affari Tuoi, per curiosità, ignori il contenuto dei pacchi? «Rigorosamente lo ignoro, anche perché se lo conoscessi finirei sicuramente per commettere un passo falso, per aiutare il concorrente. Spesso chi partecipa alla trasmissione sta con noi qualche giorno, a volte parecchi. Si crea una certa complicità, si conoscono le esigenze, i sogni di persone per i quali, in taluni casi, quei soldi non sono uno sfizio, ma una necessità. Quindi non so niente, partecipo con loro e spero con tutto il cuore che vincano. Anche perché in fin dei conti che me frega, mica so soldi miei...». Qualche aneddoto legato ad Affari tuoi? «Stavo in vacanza con mia moglie, facciamo scalo a Dubai e trovo una coppia di australiani che iniziano a farmi complimenti nel loro slang particolare. Erano di Brisbane, ed alle 10 del mattino australiano vedevano Affari Tuoi grazie al satellite.

VIP | 114

Beh, sapere di essere visto dall’altra parte del mondo mi ha dato una grande soddisfazione». Va alla grande anche la trasmissione radiofonica su Rai2, Supermax. «Ormai in televisione tutti hanno inventato tutto, mentre la radio ti dà la possibilità di fare cose che in tv richiederebbero un budget che ormai non ci si può più permettere. Non dimenticare che la radio permette di avere più ospiti senza problemi, anche perché è un mezzo meno temuto dagli artisti. In radio ad esempio non ci si deve confrontare con l’Auditel. E poi, torno al discorso economico. C’è la questione dei compensi: i costi per la tv sono più alti, invece alla radio vengono un po’ tutti». Una chicca della trasmissione musicale? «Beh, è venuto Toni Hadley, un mito, il leader degli Spandau Ballet, ha cantato con me e poi mi ha invitato ad un loro concerto in Inghilterra. È pure vero che con la produzione musicale che c’è in Inghilterra gli Spandau adesso canteranno ai matrimoni, però per me è stata una soddisfazione enorme». Poi in radio ti puoi scatenare di più... «Sì, è vero, lavorando alla televisione di Stato ti devi rendere conto che non è roba tua. Ad esempio a “Quelli che il calcio”... mi sono sempre contenuto facendo i miei personaggi. Qualcuno mi aveva consigliato di essere più graffiante, ma andando di domenica pomeriggio, nelle case di un certo tipo di pubblico, mi è sembrato giusto conte-


LE INTERVISTE DI

»

spq ort …ho cominciato a fare imitazioni per vincere la timidezza, dalla quale sono riuscito a liberarmi solo intorno ai 16 anni. Però, erano già quattro che facevo ridere… nermi. Se andavo in seconda serata, stai pur certo che avrei affondato di più, ma il pubblico delle fasce orarie che frequento in video, molto ampio e fatto di tanti bambini, mi responsabilizza». Quali sono le tue paure a livello artistico e quali i punti di forza. «Non parlerei di paure, ma ad esempio scorgo in me stesso una lacuna nella fisicità. Mi vedo un po’ come un monoblocco che si muove, vorrei stare attento alla linea ma a conti fatti non ci penso più di tanto, anche perché non ho il tempo per curarla. Il punto di forza? L’autostima è importante, ma anche l’autocritica ha un suo peso. Bisogna sapersi godersi il momento buono senza montarsi troppo la testa e poi non circondarsi di ‘yes man’ che ti dicono sempre quanto sei

»

bravo ecc., ma di persone che affrontano anche con decisione eventuali difetti da correggere».

La credibilità arriva sopra i 40 anni quindi ho appena iniziato la mia nuova stagione».

La caratteristica che ti riconosci di avere in più rispetto ad altri tuoi colleghi? «Sono fortunato perché il pubblico mi accetta. Con la gente, quando sono sul palco, ma non solo, creo empatia, è come un gioco, un coinvolgimento di sensazioni. Una cosa che ho capito subito esprimendomi nei piccoli locali di Roma. Questo ovviamente detto con la massima stima dei miei colleghi».

Quanto Roma è per te fonte di ispirazione? E il pubblico romano, in cosa è differente rispetto agli altri d’Italia? «Il pubblico di Roma è attento, ha il palato fine e non lo freghi, nel senso che lo devi conquistare con la bontà della tua esibizione. Comunque non parlerei di particolari differenze rispetto al pubblico di altre parti d’Italia. Certo, a Roma riesco a trasmettere tutte le sfumature, ma anche in altre parti d’Italia si può parlare di Roma. Ad esempio ho portato in giro “Il Gladiattore” a Trieste e m’è venuto bene. Devi solo rompere il ghiaccio. In pratica, devi farli venì a Roma...»

Altri romani stanno avendo successo (pensiamo a Brignano, Tortora, Mammuccari). Siamo davanti a una nuova primavera? «Senza dubbio è una nuova primavera, chiamiamola pure così.

Però a Belluno lo spettacolo non lo hai portato? «Domanda carognetta... Capisco dove vuoi arrivare, ma quello è stato un malinteso. Devi sapere che oltre a quello romano, un altro pubblico molto esigente è il napoletano. Loro solitamente trasmettono molto calore, una volta che volevo alzare la temperatura che sentivo un po’ freddina ed ho detto ‘siamo a Napoli, mica a Belluno’ ed il sindaco si è risentito. Tutto chiarito? Certo, c’è stato anche un contatto, mi ha anche invitato a Cortina, che posso volere di più?».

Max Giusti al villaggio della Maratona di Roma. Da sinistra Walter Casenghi del Forum Sport Center, Max Giusti, Alessandro Cochi Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale, Enrico Castrucci, Presidente della Maratona in posa davati a Pietrino, la mascotte della Maratona capitolina

VIP | 115

Dal teatro torniamo alla tv, alla grandissima popolarità arrivata con l’imitazione di tanti personaggi a Quelli che il Calcio, evidentemente lo sport è un veicolo assai importante «Posso solo dire che forse i personaggi di Quelli che il


personaggi

»

• Diego Abatantuono • Pedro Almodovar • Mario Balotelli • Kabir Bedi • Silvio Berlusconi • Al Bano Carrisi • Francesco Caruso Sergio Marchionne Claudio Lotito Cristiano Malgioglio Felipe Massa • Sergio Cofferati • Pino Daniele Uno dei più gettonati è quello del predente del Bari Matarrese. Quando l’ho • Fabrizio Del Noce sidente della Lazio Claudio Lotito... Cosentito dire (e qui scatta l’imitazione) • Antonio Fazio s’è che ti ha colpito, al di la della chiac“alimortacci tuoi e di tuo fratello, pure • Luciano Gaucci chiera, qualche caratteristica somatiquello prete”, m’è scattata automati• Tonino Guerra ca? «Lotito l’ho visto camente la molla». • Ligabue una volta: era alla • Mara Maionchi domenica sportiva e «Importante per me • Roberto Mancini quanto il conduttore è immaginare l’anima • Diego Armando Maradona Mazzocchi cercava di farlo smettere di par• Clemente Mastella del personaggio, in un lare non ci riusciva • Antonio Matarrese certo senso di entrarci. mai. La sera dopo Bi• Emmanuel Milingo Diciamo che in ogni scardi cercava di farlo • Youssou N'Dour smettere, ma niente, imitato c’è po’ di me e • Romano Prodi Lotito ha tenuto la un po’ dell’originale» • Alessandro Profumo parole per mezz’ora • Pier Gianni Prosperini senza mollarla. Ho Stefano Ricucci detto subito a Simona • Rossano Rubicondi Domanda articolatissima quanto maliVentura che il personaggio • Nicolas Sarkozy avrebbe funzionato».

calcio sono i più amati dal pubblico italiano. Basta dire che c’era sempre la fila al botteghino quando andavo in teatro, più di adesso che entro in casa tutte le sere». Nella vita c’è sempre un incontro che costituisce la svolta professionale. Il tuo quale è stato? «Senza dubbio quello con Pietro Garinei, che professionalmente mi ha fatto crescere tantissimo. Con lui ho fatto “Aggiungi un posto a tavola” e “Se il tempo fosse un gambero”, lavori fondamentali per un attore come me». Come avviene la preparazione di un personaggio nei dialoghi, nel timbro di voce, nel trucco? «Importante per me è immaginare l’anima di un personaggio, in un certo senso di entrarci. Diciamo che in ogni imitato c’è un po’ di me e un po’ dell’originale. Non cerco di pensare in assoluto come loro ma in base a quello che mi ispirano».

Con Ricucci ha avuto qualche problema... «Da lui mi è arrivato l’avviso di querela per l’imitazione ed in un certo senso lo devo ringraziare. Praticamente è lui che mi ha sdoganato, mi ha fatto sentire un imitatore, un comico vero. Se fai della satira e nessuno ti querela che imitatore sei? Ricucci m’ha dato il bollino blu. Poi una sera l’ho incontrato in un ristorante milanese, lui come al solito stava con una bella donna e quando lo guardavo, mi rivedevo e mi veniva da ridere. Poi ci siamo presentati, abbiamo legato, non solo la querela non è andata avanti, ma lui è venuto a vedere il mio spettacolo. E poi a me è simpatico, perché se penso che uno che viene da Zagarolo, anche se lui lo nega, ha un diploma non ricordo di che e dà la scalata al Corriere della Sera, beh insomma, che je voi dì...» Da un personaggio ad un altro. La molla che ha fatto scattare il personaggio Gaucci? «Dopo un Perugia-Bari di campionato, lite furiosa con il Presi-

VIP | 116

ziosa. Imita Lotito che è Presidente della Lazio, Gaucci che con il Perugia alla Lazio ha fatto vincere lo Scudetto, Ricucci che è stato nel Cda della società biancoceleste ed ha avuto una storia sentimentale con Anna Falchi, che della Lazio del secondo tricolore è stata madrina. E poi Roberto Mancini, che la Lazio l’ha allenata. Come vede reitero la parola Lazio. Una casualità? Non mi pare che ci siano personaggi della Roma tra le sue “vittime”. Anzi, le do’ un consiglio, il futuro Presidente DiBenedetto sembra fatto apposta per cadere tra le sue grinfie. «Ammazza che domanda, praticamente m’hai letto un quotidiano... Ma, mica è colpa mia se i laziali sono più imitabili. Non scherzo, è che forse non ho abbastanza autocritica nei confronti della mia squadra. Imiterò DiBenedetto? Aspettiamo a dirlo, aspettiamo anche di conoscerlo bene. E poi qui sembra che tutti aspettino questa cosa come un avvento epocale. Io però proprio adesso più che mai mi sento di dire grazie ai Sensi ed anche ai Viola».


Aldo Biscardi poco ci manca che lo imito pure io. Paradossalmente ha avuto maggiori difficoltà nel riuscire a trovare un connotato di distinzione? «Biscardi l’ho fatto solo perché mi veniva perfetto. Lo dice pure lui. Come mi imita Giusti non lo fa nessun altro».

Aldo Biscardi In te c’è cura anche nella somiglianza estetica con il personaggio. Sbaglio a dire che ti ispira al grandissimo Alighiero Noschese? «Fermiamoci all’ispirazione, anche perché Noschese era un perfezionista, le sue erano imitazioni maniacali. Un personaggio eccezionale, elegante, di classe straordinaria». Con qualcuno degli imitati è nata un’amicizia?‘«Ti dirò, a me non piace nemmeno incontrarli, però con Maglioglio ci sono diventato amico. Spesso telefona, racconta delle disavventure con la donna di servizio. L’altro giorno mi ha detto che gli ha messo un calzino rosso nel bucato e gli ha fatto venire tutto l’intimo color rosa. Gli sono veramente affezionato, e pensare che all’inizio non mi piaceva, invece è una persona molto sensibile, un simpatico paravento, gli sono veramente molto affezionato».

rivelato di gestire un circolo di tennis... Sei forte con la racchetta? «Ho giocato in 4a categoria, adesso non ho tempo. La mattina sto in radio, il pomeriggio inizio a preparare Affari Tuoi. E poi ho un sacco di impegni.

Lo sai che ho visto perMax Giusti in Campidoglio con il Sindaco di Roma, il portavoce Simone fino il Sindaco AlemanTurbolente e l’Assessore alla Mobilità Antonello Aurigemma no. Ho proposto l’utilizma di dare il senso alla scenetta. Io inzo delle corsie preferenziali per le movece sono molto più diretto, è una coto, la cosa ha avuto una grande risomicità diversa». nanza mediatica tale che il Comune l’ha presa in considerazione, e questo mi Un po’ di Max Giusti privato. In quale rende orgoglioso». quartiere è cresciuto? Comico spontaE con il calcio come è messo? «Sono inneo o per vincere la timidezza? «Sono namorato della Roma. Per me è semcresciuto a Casetta Mattei. In realtà ho pre stato un grande piacere portare gli cominciato a fare imitazioni per vincere amici allo stadio. Il ricordo più bello? la timidezza, della quale sono riuscito a Roma-Lazio 3-0 con Mazzone in panliberarmi solo intorno ai 16 anni, però china che a fine gara erano già quattro che facevo ridere. corre sotto la curva, un A 12 anni ho scoperto Abatantuono ed momento indimenticaho parlato un anno come lui, immagina bile. Purtroppo però il chi mi stava accanto, tutto il tempo a ricordo più brutto è sentire quella cantilena, che palle...». sempre legato ad un Ma chi sono gli attori con i quali avresti derby, quello sospevoluto o vorresti lavorare? Massimo tre so quando si sparnomi. «I primi due li avrai capiti nel se la voce che era morto un bimbo. corso di questa chiacchierata, e sono Da quella partita Vittorio Gasmann e Alberto Sordi. L’almi sono un po’ altro, attuale, è Sergio Castellitto: mi pialontanato». cerebbe farci un film o qualcos’altro».

APPROFONDIMENTO I GRANDI TRASFORMISTI

Nonostante la sua vena comica, trai beneficio dallo studio di grandi attori di teatro, anche del passato? In pratica, vedere i filmati di Carmelo Bene o Vittorio Gasmann può aiutare quando si imita Al Bano?«Mi aiutano non per imitare Al Bano ma per stare in scena. Il film che mi ha ispirato più di tutti è la Grande Guerra, di Mario Monicelli, con Vittorio Gasmann e Alberto Sordi. Per me è un capolavoro assoluto, vederlo è la migliore di tutte le scuole possibili». Passiamo al Max Giusti sportivo. Durante la trasmissione I soliti ignoti, hai

Il tuo giocatore mito? «Qui te volevo. Tu aspetterai le solite risposte. Francesco Totti, magari Baggio... Invece il mio giocatore preferito giocava nella Juventus, Franco Causio, veramente un grande».

E salendo sul carro della storia, tre personaggi che avresti voluto conoscere? «Allora, direi Gandhi, Nelson Mandela e poi, un terzo che con i primi due c’entra poco, Jim Morrison».

Dal calcio traeva un sacco di punti per la sua comicità Raimondo Vianello, hai pensato anche tu a questa ispirazione? «Ma è difficile, anche perché è un tipo di humor diverso. Vianello era eccezionale, raffinatissimo, sempre in punta di fioretto con le sue battute tanto che a volte girava intorno alle questione pri-

Ma insomma, con tutti questi impegni un po’ di tempo libero ce lo avrai pure... «Beh sì, e quando ce l’ho me ne sto in famiglia. la cosa migliore dopo una giornata di lavoro è abbracciare mio figlio, che è nato da poco, e mia moglie, che considero la donna più bella del mondo». Si ringrazia per la collaborazione Stefano Fabrizi

VIP | 117

»


Davide Ballantini Oreste Lionello

Paola Cortellesi

Loretta Goggi

Leopoldo Mastelloni

Teo Teocoli Leopoldo Fregoli

Alighiero Noschese

Max Tortora


spq ort

Da Fregoli alla scuola romana dei giorni nostri, dal napoletano Noschese al milanese Teocoli: una storia italiana fatta di imitatori, caratteristi e trasformisti ax Giusti è uno dei tanti esempi di imitatori-trasformisti che hanno calcato le scene. Possiamo dire che il precursore è stato Leopoldo Fregoli (1867-1936), famoso per la sua capacità di andare dietro le quinte e riapparire subito dopo nelle vesti di un nuovo personaggio. Famose le sue esibizioni romane al Cafè Chantant Esedra. Erede di Fregoli, ai giorni nostri è Arturo Brachetti: la sua non né satira, ma la capacità di assumere connotati diversi in pochi secondi. Il primo a proporre una vera satira, anche a sfondo politico, è stato però Ettore Petrolini (1884-1936). La parodia che lo ha reso famoso, con il frac ed il capello intriso di brillantina, è stata quella di Gastone. L’attore comico è stato un re dell’avanspettacolo, capace di fare battute senza curarsi troppo persino del regime fascista. Insignito da Mussolini di una onorificenza, replicò con un «Me ne fregio!». Facendo un salto fino ai giorni nostri, troviamo Leopoldo Mastelloni (1945), noto al grande pubblico televisivo soprattutto per i suoi travestimenti al femminile.

M

Dopo Fregoli e Petrolini arriva il mito di Noschese Alighiero Noschese (1932-1979) è considerato il più grande imitatore italiano di sempre. Un maestro nei travestimenti, dei quali curava ogni dettaglio. Tantissimi i personaggi imitati da Noschese rimasti famosi. Celebre la satira su Giulio Andreotti, che fu anche di Enrico Montesano, ma anche Alberto Sordi, Marco Pannella ed i suoi scioperi della fame (il politico finiva per mangiare il microfono). A continuare il percorso dei grandi nella satira politica è stato Oreste Lionello (1927-2009). Per Lionello si fa un discorso generale, perché comprende tutta la compagnia del Bagaglino, che ha tenuto viva fino ai nostri giorni l’idea del varietà. Anche Lio-

nello tra i suoi personaggi più famosi ha avuto come cavallo di battaglia l’imitatissimo Giulio Andreotti. Indimenticabile anche la parodia di Elisabetta II d’Inghilterra. Tutto sempre accanto bellissime soubrette, formose prime donne. Della recente imbarcata romana fa invece parte Max Tortora (1963): ricordiamo l’Ispettore Derrick e, durante la trasmissione Quelli che il calcio, quella di Alberto Sordi. Per struttura fisica e tono vocale, notevole quella di Franco Califano.

Da Quelli che il Calcio a Mai dire Gol Da Quelli che il Calcio a Mai dire Gol e la sua maggiore interprete femminile, Paola Cortellesi (1973). Molto varia nelle sue espressioni artistiche, ha nel palmares anche una intensa attività filmografica. Imitatrice di fama, oltre a delle caratteristiche vocali, tende a caratterizzare i personaggi anche dal punto di vista somatico. Tantissimi i personaggi imitati, indimenticabili le performance su Daniela Santanchè e Sarah Palin. Pensando al femminile non si può non fare un salto all’indietro nel tempo fino a Loretta Goggi (1950). Attrice, cantante di straordinario successo, presentatrice, la Goggi è probabilmente la prima donna a fare delle imitazioni in maniera scientifica, con trucco ed esaltazione delle caratteristiche peculiari dell’imitata. Da cantante a cantanti, ri| 119

cordiamo soprattutto quelle di Mina, Patti Pravo, Ornella Vanoni. Davide Ballantini a rappresentare Striscia la notizia. Il caratterista ha imitato Valentino a Rossi, Cecchi Gori Susanna Agnelli, Arrigo Sacchi, La Russa e persino la Brambilla. Teo Teocoli (1945). Una lunga militanza di attore per lui, che negli ultimi anni ha lasciato molto spazio alla carriera di imitatore. Trasformista classico, ama prendere le sembianze dei personaggi rappresentati. È diventata una imitazione di costume, ripresa un po' da tutti, quella del suo vecchio amico Cesare Maldini, ex ct della Nazionale che parla costantemente del figlio Paolo. Molto vicino al mondo del calcio, tra i personaggi più riusciti quello dell'ex tecnico della Roma Carlo Mazzone e del Presidente dell'Inter Massimo Moratti.

Dallo sport alla satira politica Neri Marcorè (1966) è attore, imitatore, conduttore, cantante. È il classico imitatore che ama molto la satira politica. Il deputato del Pdl Maurizio Gasparri, del quale connota un forte accento romanesco e carica molto l'espressione, è la sua performance più gettonata. Stesso metodo satirico per Antonio Di Pietro, al quale fa dire sempre proverbi per replicare alle domande dell'intervistatore. Non sceglie molte vittime nell'ambito sportivo, ma ci sono delle eccezioni riuscitissime come Bruno Pizzul e Alessandro Del Piero. Ad amare la satira politica anche i fratelli Guzzanti. Corrado e Sabrina, con molti personaggi imitati nel carnet.


Elisa Bozzo Nata a Genova L’8 maggio 1987 Altezza 170 cm Peso 61 kg Società Aurelia Nuoto Unicusano Specialità Solo, Duo e Squadra Palmares 2006 bronzo combo e a squadra Europei di Budapest, 2008 argento combo e a squadra Europei di Eindhoven.

Costanza Fiorentini Nata a Roma Il 25 novembre 1984 Altezza 160 cm Peso 52 kg Società Aurelia Nuoto Unicusano Specialità Squadra e Combo Palmares 2002 bronzo a squadra Europei di Berlino, 2004 argento combo e bronzo a squadra Europei di Madrid, 2008 argento combo e a squadra Europei di Eindhoven.

«Essere grandi atlete senza rinunciare alla nostra femminilità» LE SINCRONETTE | 120


spq ort

R A T S Y X E S cquatiche a

eggere sull’acqua, dolcemente sincrone a tempo di musica: le sincronette le noti subito in piscina. Sarà che sono belle e brave, quasi sempre sexy e intriganti come poche altre altlete, decisamente glamour da copertina quando si mettono a giocare con i fotografi fuori e dentro la vasca. Il costume fa la sua parte, e che parte, mettici poi i fisici scolpiti dall’acqua e hai un risultato bomba: ne sanno qualcosa in Brasile dove dalla Nazionale sincro verdeoro sono uscite due gemelle in duo decisamente hot: Bia e Branca, le sorelle Feres che subito sono finite in copertina in pose da consumate playmate. Segni particolari? Fisici mozzafiato esibiti con prepotenza da atlete consumate e da sexystar annunciate a gran voce dal web (se clicchi tra una gamba di balletto e l’altra rischi di confonderle con le conigliette più famose) e più che per le performance in vasca hanno trovato ancor forme più plastiche per le loro esibizioni nei calendari delle riviste per i maschietti. Potere del nuoto sincronizzato dove la bellezza e la grazia sono un tutt’uno. Lo era Esther Williams bella e brava, e a lei si rimanda per la fondazione ufficiale di questa disciplina olimpica. Oggi la lista si è allungata con un’overdose di visibilità: dici sincro e continui a vedere belle ragazze nei balletti acquatici che si spostano, come per magia, nello star system e nello show biz delle bellone. Come la canadese Estella Dawn Warren, l’attrice di La bella e la bestia, che si diletta a posare per foto sempre molto hot. La ragazza ha un passato nel

L

di Christian ZICCHE foto Bruno-Getty Images

nuoto sincronizzato, guarda caso, con un bronzo alle Olimpiadi di Atlanta. E se poi vai a sfrugugliare nei curriculum delle bellissime della televisione chi ti trovi? L’ex sincronette della nazionale cubana, una vera bellezza statuaria, Lisandra Silva Rodriguez, la Madre Natura del fortunato programma televisivo Ciao Darwin. E tra le praticanti ancora in azione? Il gossip si scatena sulla campionessa spagnola Gemma Mengual, ripresa e paparazzata perché si espone in atletico topless in spiaggia. E il bello è che queste ragazze sono tutte naturali perché il sincro fa meglio di un chirurgo plastico... Al sincro danzato e nuotato bisogna comunque tornare, e a Roma tra un collegiale e l’altro della Nazionale abbiamo incontrato il duo romano dell’Aurelia Unicusano, storica società presieduta da Antonio De Pascale che oltre al nuoto, Alessia Filippi in primis, annovera il sincro storicamente più scudettato d’Italia. Con il duo Costanza Fiorentini e Elisa Bozzo, azzurre di lunga militanza, atlete che condividono dodici ore al giorno di allenamenti, qualche pausa, relax al volo tra un stacco musicale e una gamba di balletto. Il tutto in un’infinita e metodica ricerca della perfezione, complice l’allenatrice Roberta Farinelli, che al circolo sportivo Villa Flaminia mette in mostra un’affinità di coppia che solo in questa disciplina trovi così unica, così particolare. Dentro e fuori la vasca, nella vasca idromassaggio e in sauna, imbrigliate in costumi che ne esaltano la grazia e le forme… e le noti subito. Costanza, laureanda in scienze della comunicazione che vede un futuro da giornalista sportiva e Elisa, che vorrebbe, smesso il costume di paillettes, dedicarsi all’osteopatia. Ma per il momento c’è il duo, e in due rispondono come sincro comanda. L’intervista doppia >>

LE SINCRONETTE| 121


L’intervista doppia >>

Descrivici la tua compagna di duo…. Costanza «è una bellissima persona, solare, oltre che una grande atleta… solo che non è consapevole al cento per cento dei propri mezzi, è bravissima e non se ne rende conto». Elisa «siamo diverse fisicamente e caratterialmente, lei è una gran chiacchierona, ma siamo perfettamente sincrone». Chi è la capitana? Costanza «nessuna delle due, ci compensiamo benissimo perché siamo molto diverse e questa è la nostra forza». Elisa «siamo due capitane, o se preferite le capitane del nostro duo». Il segreto di una coppia di sincro? Costanza «bisogna essere diverse ma con un obiettivo comune, essere troppo simili spesso è un limite» Elisa «lavorare tanto insieme, tutto il giorno in acqua. Ma il tempo libero, poco, ognuna per se». Il vostro obiettivo? Costanza «sembra scontato ma è l’Olimpiade, l’ennesima». Elisa «puntare alle Olimpiadi del prossimo anno è l’obiettivo più importante».

La parte del tuo corpo che preferisci? Costanza «mani e piedi» Elisa «la pancia, o meglio i miei addominali... Noi atlete siamo un po’ fissate con la pancia». L’elemento di rilievo della tua personalità? Costanza «l’allegria e la determinazione in tutto quello che faccio» Elisa «sono una roccia, caparbia e determinata». Fidanzata? Costanza «non sono più single» Elisa «fidanzatissima da tempo tanto che convivo con il mio compagno». Un oggetto al quale non rinunci dopo l’allenamento? Costanza «un libro» Elisa «il mio asciugamanino portafortuna... ha quindici anni e non mi separo mai da lui». Un momento indimenticabile nel sincro Costanza «l’Olimpiade di Atene, è stata la mia prima volta ai Giochi» Elisa «i Campionati del Mondo di casa, Roma 2009: un brivido che ancora corre lungo la mia schiena…».


spq ort

Le posizioni POSIZIONE SUPINA Il corpo in estensione con il viso, il petto le cosce e i piedi in superficie. La testa e in particolare le orecchie, le anche e le caviglie in linea POSIZIONE PRONA Il corpo in estensione con la testa, il dorso, i glutei ed i talloni in superficie. Il viso può indifferentemente essere fuori o dentro l’acqua POSIZIONE DI GAMBA DI BALLETTO A) IN SUPERFICIE - B) IN IMMERSIONE La testa, il tronco e la gamba orizzontale paralleli alla superficie. L’altra gamba perpendicolare alla superficie, il livello dell’acqua tra le caviglie e le ginocchia POSIZIONE GAMBA DI BALLETTO DOPPIA A) IN SUPERFICIE - Le gambe unite e in estensione perpendicolari alla superficie. La testa in linea con il tronco, viso in superficie. B) IN IMMERSIONE - Il tronco e la testa paralleli alla superficie. Tra le gambe in estensione ed il tronco si deve mantenere un angolo di 90°. Il livello dell’acqua deve essere tra le ginocchia e le caviglie delle gambe in estensione. POSIZIONE DI GRU Il corpo in estensione in posizione verticale, con una gamba in estensione in avanti a formare un angolo di 90° con il corpo. POSIZIONE VERTICALE Il corpo in estensione, perpendicolare alla superficie, le gambe unite, la testa rivolta verso il basso. La testa in modo particolare le orecchie, i fianchi e le caviglie in linea. POSIZIONE DI SPACCATA Le gambe sono divaricate uniformemente in avanti e indietro con i piedi e le cosce in superficie. La parte bassa della schiena è inarcata, con le anche , le spalle e la testa su una linea verticale.

Consigli per..

Tra i grandi fautori del nuoto sincronizzato c’è il romano Alessandro Margheritini, ex nuotatore, oggi preparatore atletico e specialista nei recuperi funzionali nello sport «il sincro, come il nuoto, lo consiglio sicurament ea tutte le giovani in età scolare e non solo. Modella come nessuna altra disciplina, rendendo il fisico femminile armonico al punto giusto. In effetti le sincronette hanno fisici da copertina.E poi la parziale assenza di gravità in acqua contribuisce a renderlo uno sport a zero impatto traumatico. Quindi ragazze se volete avere un fisico al top vi conviene iniziare subito». Il Fina Tropy: è una nuova gara a livello internazionale per il nuoto sincronizzato dove vale tutto, fuori dai rigidi schemi imposti durante le competizioni internazionali, Mondiali e Olimpiadi. Musiche e coreografie sono quelle del paese di appartenenza . Si può usare di tutto in acqua, costumi e pure scarpe, mantelli e parrucche.. Lo chignon: è un po’ l’elemento distintivo della sincronette. Capelli raccolti appunto a modello chignon che spesso contiene fiori o elementi sbrilluccicanti. Come viene confezionato? Usando sempli-

cemente la gelatina dei dolci, l’atleta si fa la cipolla e poi la cosparge di questa gelatina waterproof. Tipo Pane degli Angeli… Il costume da gara: coloratissimo, pieno si swaroski, cambia a seconda della competizione e della coreografia. E per l’esercizio a squadre deve essere per tutte uguali. Per la vestizione completa occorrono circa un’ora di preparazione Il trucco: anche questo rigorosamente waterproof, e poi molto intenso. Non è valutato direttamente dai giudici, ma in pratica rientra nella valutazione dell’impressione artistica che valuta l’originalità dell’esercizio Sorridere è obbligatorio? Non più. Oggi si cerca di interpretare la musica, i balletti più recenti hanno espressioni del viso legate alla musica, musica divertente sorriso , triste faccia corrucciata Le classiche: sono le posizioni come la gamba di balletto dove la gamba esce verticale dall’acqua e il piede è teso come quello, appunto, di una ballerina. Un classico nel mondo del sincro I master: oggi esistono anche le categorie master del sincro, dedicate ad atlete che abbiano smesso le gare ufficiali e abbiano compiuto i 25 anni

LE SINCRONETTE 123

YaStTiAchRe SEcX a qu


PROGETTI VINCENTI CARENA

Fibra di carbonio

TELAIO

Acciaio / Alluminio / Fibra di carbonio

SOSPENSIONI

Indipendenti (pull-rod) PESO

242 kg

AMMORTIZZATORI

Marzocchi Roco TST-R DIMENSIONI

2450x1430 mm

PNEUMATICI

Continental 19.5/7-13 ACCELERAZIONE

0-100 km/h 3,8 secondi

GAJARDA 2011 SPORT E UNIVERSITÀ | 124


spq ort

MOTORE

Honda Cbr 600 F Lubrificato a carter secco CAMBIO

Modificato a 4 marce DIFFERENZIALE

Torsen T-1 modificato

di Saverio FAGIANI

L’Università di Roma, un team di studenti di ingegneria, un laboratorio ed ecco nascere Gajarda, una macchina da corsa che promette scintille! ietro la bellezza e la velocità di Gajarda si celano lunghi mesi di progettazione: si parte dalla carta bianca e dal Regolamento della Formuala SAE, che vincola fortemente i parametri di sicurezza ma lascia ampio spazio alla fantasia dei progettisti. Il team si riunisce per definire le linee guida del progetto: un brain storming

D

SPORT E UNIVERSITÀ | 125


dove si confrontano idee e obiettivi e si stabiliscono le basi per la monoposto. Per Gajarda i punti fondamentali sono: baricentro basso, peso contenuto, accelerazione elevata, agilità sui percorsi misti e facilità di realizzazione. Si parte dalle sospensioni, sviluppate intorno al comportamento desiderato della monoposto: sono loro infatti a determinare la dinamica del veicolo, sfruttando al massimo le caratteristiche della gommatura scelta. Dalle sospensioni al telaio, che deve rispettare i parametri di sicurezza imposti, garantire la rigidezza desiderata, con il minor peso possibile e l’handling del pilota. Il gruppo trasmissione, ovvero ciò che fa camminare la macchina, permette ai progettisti la ricerca di soluzioni davvero originali e affascinanti, come su Gajarda 2011, mossa da un cambio elettroattuato a 4 marce e un differenziale open a gestione elettronica. Finito il progetto si passa alla realizzazione: Gajarda nasce completamente nei laboratori della Facoltà, secondo

una filosofia che da sempre caratterizza Sapienza Corse. Terminata la monoposto, c’è un unico vero giudice del lavoro svolto: la pista. Sarà l’asfalto a dire se Gajarda 2011 è davvero… ”gajarda”. Il Team Sapienza Corse nasce nel 2008 presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Roma La Sapienza, grazie all’iniziativa di alcuni studenti animati dal desiderio di coniugare la teoria alla pratica, esprimendola in un ambito agonistico. A tre anni di distanza dalla sua nascita, il Team ha visto i partecipanti crescere in numero, entusiasmo e dedizione: tutti giovani studenti di ingegneria che contribuiscono a mantenere vivo il sogno comune chiamato Gajarda. Sapere e risolvere problemi di ogni tipo, sviluppare senso critico, convivere e contribuire alle dinamiche di un gruppo. Un’esperienza formativa che prepara alle problematiche del mondo del lavoro, permettendo, allo stesso tempo, di inseguire la propria passione.

SPORT E UNIVERSITÀ | 126

Dopo otto mesi di progettazione e due lunghi mesi di lavorazioni, nasce la versione 2010 di Gajarda, pronta a partire alla volta della Germania per l’evento Formula Student Germany, presso l’Hockenheim-ring. In tale evento si sono sfidate 75 squadre di Formula SAE Combustion e ben 15 di Formula SAE Electric, con provenienza da 15 paesi diversi. Nell’arco della competizione, Sapienza Corse ha riscosso una grande ammirazione da parte sia dei visitatori che degli avversari. I risultati sono stati molto buoni nelle prove dinamiche e soddisfacenti nelle prove statiche. I giudici tedeschi non hanno apprezzato in particolar modo il grande lavoro fatto dagli studenti, soprattutto in fase di realizzazione del prototipo: c’è infatti da sottolineare che la macchina de La Sapienza è stata completamente costruita dagli studenti stessi nei laboratori della Facoltà di Ingegneria, a differenza di macchine tedesche che, con budget ben più importanti, si limitano a progettare il proprio veicolo, affidan-


spq ort

La presentazione al Dipartimento Sport La macchina Gajarda è stata presentata a Roma Capitale nell’aula magna del Dipartimento Sport di Via Capitan Bavastro alla presenza del Delegato alle Politiche Sportive Alessandro Cochi. È stata l’università a contattare gli uffici capitolini. L’evento, studiato e coordinato da Rodolfo Roberti e Saverio Fagiani del Dipartimento, è stato particolarmente apprezzato dai giovani che hanno potuto raccontare l’evoluzione del progetto.

dosi a ditte esterne per la parte realizzativa. Al termine della cinque giorni di gare, Sapienza Corse si è piazzato al 34esimo posto over-all e secondo tra le squadre italiane presenti. Un passo avanti immenso se si pensa ai risultati conseguiti dallo stesso team l’anno precedente (65esima posizione). Poco dopo il ritorno da Hockenheim, Gajarda si è presentata all’evento Formula SAE Italy, che si è tenuto dal 3 al 6 settembre 2010 sul circuito di Varano de’ Melegari. Nonostante il numero di squadre partecipanti inferiore rispetto alla Germania (solo 45 team), la grinta e la passione degli studenti romani nelle competizioni non sono certo diminuite. In questa occasione, il Team Sapienza Corse ha ottenuto dei risultati davvero ottimi: prima squadra italiana in 5 prove su 8 complessive, primo posto assoluto nella categoria Cost Report (che è valso alla squadra l’unica coppa dell’evento finita in mani italiane). Nel giro di due settimane, il Team Sapienza Corse è riuscito, lavorando duramente, a correggere gli errori e le mancanze che si erano visti ad HocSPORT E UNIVERSITÀ | 127

kenheim nelle prove statiche, portando così a Roma la sua prima coppa, nonché la stima e l’apprezzamento di moltissimi giudici che nel giro di un anno hanno visto la squadra evolversi enormemente.



Lo Sheffield F.C. è la società di calcio più antica al Mondo. Il suo statuto è vecchio quanto le regole del gioco. La squadra, che milita oggi tra i dilettanti, è venuta a Roma a sfidare il Pro Appio. Un appuntamento da intenditori, per quelli che amano football e tradizione

Servizio a cura di Federico FARCOMENI foto arch. Sheffield F.C.


Una grande festa sugli spalti per un ospite d’eccezione: lo Sheffield FC, la squadra che nel 1857 scrisse le regole del calcio e iniziò quella lunga e strepitosa avventura chiamata football...

incontro di calcio del 24 maggio scorso disputato al Campo Roma (dove gioca la Romulea) può essere definito senza tema di smentita il classico appuntamento con la storia. Lo Sheffield F.C., che nel 1857 scrisse le regole del calcio e iniziò di fatto l’avventura che appassiona ancora e più che mai milioni di persone, ha sfidato il Pro Appio. Sicuramente i padri fondatori della più antica società del mondo non avrebbero mai immaginato di vedere la propria squadra sfidare quella che ragionevolmente può essere invece considerata la compagine più giovane di Roma. Il Pro Appio nasce nell’agosto del 2009, per volontà dell’associazione Culturale Emmetrentanove. Proprio questo legame è la chiave per comprendere gli scopi che l’Associazione Sportiva si è proposta sin dall’inizio. Infatti il Pro Appio è strumento a disposizione del quartiere dove opera (IX Municipio), e non solo come riferimento sportivo per i giovani. Non puro passatempo, dunque, ma stru-

L’

di Claudio FABRIZI e Emiliano SPENNATO foto Emanuele Mancini mento di cultura. Divertimento e passione come veicoli di messaggi positivi. Da due anni la compagine di mister Fabrizi gioca con alterne fortune il campionato dilettanti, seguita ovunque e calorosamente dai suoi tifosi. I ragazzi del quartiere hanno infatti sposato in pieno lo spirito del Pro Appio e ogni sabato pomeriggio danno vita ad uno spettacolo nello spettacolo con cori e bandiere che nulla avrebbero da invidiare a tifoserie di squadre più prestigiose. Il tutto all’insegna del rispetto massimo per l’avversario, cosa che spesso nei campetti di periferia non trova spazio. In questa breve, seppur intensa, vita della compagine neroverde, irrompe l’idea meravigliosa del suo allenatore: giocare contro la squadra che il calcio se lo è inventato, lo Sheffield F.C. Dalla semplice idea alla sua vera

DOCUMENTI | 130

e propria realizzazione il passo è stato breve. Una mail nel 2010 per sondare il terreno, la risposta affermativa degli inglesi e un aereo che da Ciampino porta i ragazzi del Pro Appio in quel di Sheffield. L’accoglienza riservata ai ragazzi italiani è splendida e tutta l’atmosfera e la suggestione da calcio antico impongono di ricambiare la cortesia l’anno seguente. Ora l’aereo decolla da Sheffield destinazione Città Eterna, per il retour match del 24 maggio scorso. Il Campo Roma vestito a festa accoglie i ragazzi inglesi. Centinaia di persone presenziano ad una partita davvero particolare che ha visto dare il simbolico calcio d’inizio al consigliere comunale con delega allo sport Alessandro Cochi, ambasciatore del patrocinio che Roma Capitale ha voluto concedere alla manifestazione. Un clima di concordia e fair play hanno scandito il 12-2 per gli inglesi, tecnicamente superiori in maniera indiscutibile data la differenza di categoria tra le squadre.


spq ort

DOCUMENTI | 131


Al triplice fischio finale la consegna di rito delle medaglie a ricordo della giornata da parte del consigliere del IX Municipio Roberto Fedeli e festoso terzo tempo al pub; epilogo tipicamente anglosassone di una giornata che ha visto lo scambio culturale tra ragazzi di due paesi distanti come il tema principale. I valori dello sport hanno trionfato. L’esempio Pro Appio è un esempio chiaro di come lo sport vero, praticato per passione, sia ancora uno dei volani migliori per contenuti che vadano oltre il calcio stesso. Infatti il giorno seguente la partita, lo Sheffield ha potuto visitare i monumenti di Roma, cogliendo l’occasione di fare cultura e offrendo ai suoi ragazzi un’esperienza unica.

L’ingresso in campo delle squadre

Spogliatoi stile british

Prima della gara l’adrenalina nello spogliatoio dello Sheffield è a mille. La consapevolezza è che, anche se si tratta di una gara amichevole tra squadre di categorie minori, l’evento sia storico. Il tutto si mischia all’incognita degli avversari: nessuno dei giocatori inglesi infatti - in puro vecchio stile ha visonato un solo dvd del Pro Appio. L’allenatore Rhys Wynne legge cognomi e numeri, e fornisce le ultime indicazioni. A fine gara sarà festa grande per tutti.

DOCUMENTI | 132


Si chiama Gascoigne, ha la maglia numero 8 e gioca nello Sheffield onosco Paul Gascoigne e so quello che ha fatto per il calcio inglese anche se oggi vive tante difficoltà». Andrew Gascoigne, per gli amici “Gazza”, esterno sinistro dello Sheffield, sorride sudato alla fine della gara contro il Pro Appio. Paul negli anni ha mantenuto una doppia personalità: campione generoso, ma capace di cacciarsi nei guai peggiori. Andrew ha la testa sulle spalle e sa scindere perfettamente il Gazza «buono», dal Gazza «cattivo». «Visto che beve tanto – ha spiegato – non è sempre bellissimo chiamarsi come lui, però è stato un grande del nostro Paese e che ha giocato con la Lazio cui so che teneva tantissimo. Di lui conservo le immagini del mondiale con l’Inghilterra proprio qui in Italia: una superstar, uno dei migliori calciatori che l’Inghilterra abbia mai avuto. È stato un genio assoluto, un vero talento. Se dovessi riuscire a fare anche soltanto lun po’ di quanto fatto da Paul, potrei dire di essere molto felice».

«C

L’inglese Andrew Gascoigne, omonimo del campione della Lazio con il nostro giornalista Farcomeni

[

IL LOGO TRA PASSATO E PRESENTE, CRISTALLIZZA L’ESSENZA DEL CALCIO

he world’s first football club”, “la prima squadra di calcio del mondo”. Potrebbe sembrare spocchia ma in realtà non lo è. Sospeso tra passato e presente, il logo attuale dello Sheffield racchiude non solo l’essenza del club, ma anche quella del calcio in generale. A sinistra infatti, fiero e impettito, sta in piedi un pioniere: berretto, maglia e calzettoni blu, calzoni bianchi, pallone sotto braccio. A destra, di riflesso, posa omologa di un giocatore moderno: scompare il berretto, i pantaloni si accorciano e il pallone è quello ad esagoni bianco e nero. Il completo è rigorosamente scarlatto, così come viene descritto nelle cronache locali di fine ‘800. Nel mezzo, uno scudo a scacchi rossi e neri. In alto a sinistra e in basso a destra la data di nascita e un vecchio pallone di cuoio dorati risaltano sullo sfondo nero. Nel mezzo, la scritta Sheffield F.C.

“T

Sheffield F.C. Il logo storico Il berretto, secondo la regola 12, serviva per distinguere le squadre

Un motivo cromatico che si ritroverà spesso negli anni

“The world’s oldest football club”, la squadra più antica del mondo

Sheffield Il logo della città Sheffield F.C. Il logo attuale

Il leone rampante regge un fascio di frecce. Lo scudo raffigura tre covoni di grano

Vulcano e Thor, i fabbri mitologici delle divinità

Un giocatore d’epoca e uno di oggi...

“Deo Adjuvante Labor Proficit”, con l’aiuto di Dio, la fatica frutterà La scritta è la stessa che compare sul cancello del “Coach and Horses Ground”

DOCUMENTI | 133


[

ra Pro Appio e Sheffield rose e fiori. Ma non sempre è stato così. La storia degli incontri tra tifosi con le squadre d’oltremanica...

T

Quando nel 1996 all’Olimpico si presentarono Ajax e Juventus per la finale di Champions League, a molti i conti proprio non tornavano: per la prima volta da quando si giocava la finale di Coppa dei Campioni a Roma, all’ultimo atto non c’era una squadra inglese. Quell’anno, l’unica rappresentante era il Blackburn Rovers, rimasto nella storia dell’edizione 1995-96 più per la scazzottata di Mosca tra David Batty e Graeme Le Saux, che per le gesta sportive. Nelle precedenti due edizioni, il Liverpool aveva battuto Borussia Moenchengladbach (1977) e Roma (1984), portandosi dietro una scia brulicante di tifosi. Bagni nelle fontane, preghiere a San Pietro e bandiere appese in centro sulle balconate di Piazza di

FUMO DI LONDRA LE SFIDE TRA ROMANE E INGLESI

Spagna e Villa Borghese: “Scousers are here” era il grido di battaglia. Se la prima volta tutto era filato liscio, la seconda, vista anche la vittoria finale dei Reds, le cose erano andate molto peggio. Vincere sul campo della squadra che ospita la finale unica: una cosa che non era mai riuscita e che non sarebbe mai riuscita a nessun’altro nella storia. Un privilegio che poteva spettare soltanto a chi aveva portato il calcio a Roma, quei seminaristi inglesi che si davano battaglia all’ombra del Cuppolone agli albori del XX secolo prima dell’arrivo della Lazio. Come cantava la rock band canadese dei Saga, “we’ve been here before”. Tutto sommato, gli inglesi in una situazione simile (se non peggiore) ci si erano già trovati. Solo che non avevano la maglia rossa, ma blu. Quando la Lazio dei pistoleros affrontò l’Ipswich Town di Bobby Robson in Coppa Uefa correva l’anno 1973. Prima dell’andata a Portman Road, Bob Lovati si era

DOCUMENTI | 134

recato sul posto per vedere da vicino i Tractor Boys e un certo Trevor Whymark era finito sul suo taccuino. A ragione, perché il suddetto signor Whymark sarebbe poi stato il protagonista della gara di andata in cui l’Ipswich strapazzò la Lazio 4-0 con un suo poker. Al ritorno non c’erano molte speranze, ma la squadra di Maestrelli decise di giocarsela fino in fondo. Quando tutto sembrava apparecchiato per l’impresa, sul 2-0 e a 15’ dalla fine, l’arbitro Van der Kroft rovinò tutto, concedendo un penalty dubbio a Colin Viljoen (sudafricano ma di chiara origine olandese come il direttore di gara) e scatenando l’ira funesta dei tifosi laziali. Squadra e sostenitori ebbero la stessa reazione: una rimonta frustrata per l’inefficienza dell’arbitro, ovvero quanto di peggio possa accadere nel calcio. Così, mentre Pino Wilson rincorreva David Best per prenderlo a calci nel sedere, i laziali dagli spalti tentavano di irrompere in


spq ort campo: lanci di bottiglie, aste, pietre e panini (!) facevano da contorno all’assalto. Chinaglia era solito dire: «tutte le squadre che vengono a Roma sanno che alla fine della partita devono sbrigarsi a lasciare il campo». Robson disse: «siamo tutti invecchiati di una ventina d’anni. I giocatori della Lazio erano uomini diventati furie!» Quella follia costò alla Lazio la sua prima partecipazione alla Coppa dei Campioni. La notte qualche tifoso magari sogna ancora di affrontare il Bayern Monaco o il Leeds United al Parco dei Principi. Altri attriti c’erano stati pochi anni prima quando l’Arsenal aveva visitato Roma per una partita di Coppa delle Fiere. Terzo tempo al ristorante e sono inutili i borsellini in pelle, cadeaux della vigilia. finisce anche lì in rissa. Ed oggi? Tra laziali ed inglesi corre oggi buon sangue. In realtà tutto cambiò dopo la vittoria del Liverpool in finale di Coppa dei Campioni. Quella vittoria decretò che a Roma poteva ancora esserci competizione e che la Lazio non era stata del tutto seppellita. Naturale che i tifosi biancazzurri finissero per attaccarsi quasi visceralmente al Liverbird (il simbolo della città di Liverpool), all’Union Jack e alla croce di San Giorgio. Pochi anni dopo, poi, con la nascita del gruppo Irriducibili (british style) e l’acquisto di Paul Gascoigne dal Tottenham, l’attenzione verso il pubblico d’Oltremanica aumentò a dismisura complice anche la militanza di Paolo Di Canio con Sheffield Wednesday, West Ham e Charlton dopo la parentesi da Re di Scozia. Nacquero rapporti cordiali con il Chelsea con Stoke City e Sunderland. Pochi si sarebbero immaginati che anche nel 2009, a Roma ci sarebbe stata un’altra squadra inglese in finale di Champions con 30.000 tifosi al seguito. “Invasion of Rome 2009” era la scritta ricamata sugli elmi di raso fabbricati apposta per l’occasione dal Manchester United. Ma le brutte pagine di cronaca dei mesi precedenti (34 accoltellati nelle gare tra la Roma e le squadre di Sua Maestà), aveva portato anche i mezzi di informazione inglesi a chiedere in via ufficiosa alla Uefa di spostare la sede della finale. Non volevano che si giocasse a Roma,

DOCUMENTI | 135

nella “stab city” (così come l’avevano ribattezzata loro, la “città delle coltellate”) per eccellenza. In realtà, in occasione della finale, tutto filò liscio e i giornali chiedevano il giorno seguente la finale fissa a Roma... potere dei Media.

Come scrisse qualche tempo fa Beppe Severgnini: «il fragile equilibrio anglo-italiano – che a sua volta è fatto di seduzioni e differenze, complimenti e sospetti, ricordi e reputazioni – si è spezzato di nuovo. Non è la prima volta però: lo ripareremo ancora».


Il primo regolamento della storia del calcio

Le regole che state per leggere sono le prime del calcio, partorite dalle menti di chi cercava di definire quello che sarebbe diventato il gioco più bello del mondo. All’epoca per di più, la distinzione tra calcio e rugby ancora non esisteva (il rugby avrebbe definitivamente preso un’altra strada solo nel 1871). Di primo impatto quindi, queste prime regole potranno sembrarvi complicate: normale, se consideriamo che appartengono ad un’altra epoca storico-linguistica nonché ludica. La rimessa laterale spettava a chi metteva fuori il pallone e non viceversa, il colpo di testa era un’ilarità non contemplata, i giocatori si portavano da casa un berretto di flanella per distinguersi l’uno dall’altro e dovevano stringere delle monete per evitare di spingere a mano aperta gli avversari… Ed in tempi così lontani occorreva anche spiegare che il pallone non si poteva portare fuori dal campo... Ma l'uso delle mani è quello maggiormente articolato e si snoda in più punti delle regole: il pallone al volo si poteva bloccare con le mani (!) e rilanciato con una sorta di drop rugbistico, ma non se rotolava alché si poteva prendere solo con i piedi. Ed era proibito indirizzare la sfera ad un compagno o contro la porta avversaria, con un pugno o uno schiaffo. Regole da leggere con attenzione estrema...


NESSUN GIOCATORE DEVE ESSERE TRATTENUTO O SPINTO Regola n. 7 (Rules, Regulations & Laws, Sheffield Foot-Ball Club The kick off from the middle must be a place kick.

1 2

Il calcio d’inizio a centrocampo deve essere un calcio “piazzato” (inteso come fuori dal campo o non battuto facendo cadere il pallone dalle mani).

Kick Out must not be from La distan nza dell rinvio no on more than potteva a supe era are i 23 3 me etri. twenty-five yards out Oltre quel limite, la rime essa of goal.

4

Contrastare un avversario è consentito nel caso di un calcio piazzato (eccezion fatta per il calcio d'inizio), ma il giocatore può sempre tirare indietro la gamba, a meno che non abbia già colpito il pallone con il piede.

dall fon ndo veniva conside e-

Il calcio della rimessa dal fondo non può su- ratta nullla. perare i 23 metri di distanza [a partire] dalla porta.

Fair catch is a catch direct from the foot of the opposite side and entitles a free kick. Una presa valida è una presa

3

Charging is fair in case of a place kick (with the exception of a kick off as soon as a player offers to kick) but he may always draw back unless Contrastare un avversario è consentito nel caso di un calhe has actually cio piazzato (eccezion fatta touched the ball with his foot. per il calcio d'inizio)

effettuata quando [la palla] viene rimessa in gioco dal piede [di un giocatore] della squadra avversaria e dà diritto ad un calcio libero (inteso come piazzato o battuto facendo cadere il pallone dalle mani come una sorta di drop del rugby; occasione in cui il giocatore non può essere contrastato).

5

No pushing with the hands or hacking, or tripping up is fair under any circumstances whatsoever. (Amended)

Spinte con le mani, calci sugli stinchi, sgambetti o scorrettezze simili non sono ammesse in nessuna circostanza (rettificata).

DOCUMENTI | 137

Spinte con le mani, calci sugli stinchi, sgambetti o scorrettezze simili non sono ammesse in nessuna circostanza (rettificata)


Pelé nel museo dello Sheffield In occasione dell’amichevole tra Sheffield e Inter (in campo Materazzi e Balotelli) nel 2007, l’ospite d’onore è Pelé, qui in posa nel museo dello Sheffield.

Knocking or pushing on the ball is altogether disallowed. The side breaking the rule forfeits a free kick to the opposite side. (Removed).

6

Era consentito l’utilizzo delle mani ma solo in alcune circostanze. Difatti la sfera poteva essere bloccata, ma non indirizzata in una determinata direzione con un colpo al volo.

È vietato colpire il pallone di pugno o con la mano. La squadra che infrange la regola concede un calcio libero (di punizione) alla squadra avversaria (eliminata).

7 8

No player may be held or pulled over. (Became Law 6)

Nessun giocatore deve essere trattenuto o spinto (diventata regola 6).

It is not lawful to take the ball off the ground (except in touch) for any purpose whatsoever. (Became Law 7)

Non è consentito portare il pallone fuori dal campo – esclusa la rimessa laterale – per qualsiasi tipo di scopo (diventata regola 7).

alla che rottolava If the ball be bouncing it La pa p ot t e v a esserre presa may be stopped by the hand, not pushed or hit, sollo co on i pie edii but if the ball is rolling it may not be stopped except by the foot. (Removed)

9

Se la palla rimbalza, allora può essere stoppata con le mani, ma non spinta o colpita con le stesse; ma se rotola, non deve essere fermata se non con il piede (eliminata).

10

No goal may be kicked from touch, nor by a free kick from a fair catch. (Amended and became Law 9)

Nessun gol può essere segnato dalla rimessa laterale, né con un calcio libero susseguente ad una presa valida (rettificata e diventata regola 9) – vedi regola 3

11

A ball in touch is dead, La squadra che metconsequently the side that teva in fallo laterale il touches it down must bring pallone beneficiava it to the edge of the touch and throw della rimessa. it straight out from touch. (Became Law 10) Una palla in fallo laterale viene considerata non in gioco, perciò la squadra che ne entra in possesso (che la mette in fallo laterale) deve necessariamente condurla al limite della linea laterale e lanciarla direttamente da quella zona (poi diventata regola 10).

12

Each player must provide himself with a red and dark blue flannel cap, one colour to be worn by each side. (Became Law 11) Ogni giocatore dovrà arrivare al campo provvisto di un berretto di flanella rosso e uno blu scuro, con i quali le due squadre si distingueranno (poi diventata regola 11)

Ancora oggi, per indicare il numero di presenze di un giocatore con la maglia della sua nazionale, si utilizza il termine “caps” e non “appearances”.

(grazie a Graham Wright, ex calciatore, per il contributo fornito. L’atleta è stato intervistato dal nostro cronista per meglio comprendere la logica arcaica delle regole)

LA STORIA DEL CALCIO A ROMA | 138


spq ort

[

LA STORIA DELLO SHEFFIELD, LA STORIA DEL CALCIO

on ha vinto nove Coppe dei Campioni. E nemmeno trentuno titoli nazionali. Nel suo museo non scintillano i palloni d’oro conquistati dai calciatori che ne hanno indossato la maglia e il suo marchio non è uno dei tre più diffusi sulla Terra. E allora cos’è che hanno in comune Sheffield e Real Madrid? Niente, se non il fatto di essere le uniche due squadre al mondo ad aver ricevuto dalla FIFA l’Ordine al Merito, la maggiore onorificenza che il massimo organo calcistico possa assegnare. Roba da Pelé, Cruijff, Zoff, Maldini, Bobby Moore, Lev Yashin e Bobby Robson. Mentre il Real Madrid però se l’è sudata sul campo in oltre

N

100 anni di storia, allo Sheffield è bastato dare il suo contributo a metà del XIX secolo. Prima del 1857 (anno di nascita del club) le regole erano assenti, volavano botte da orbi, le porte erano un esercizio della fantasia e i campi non avevano delimitazioni. Dopo, rimesse laterali battute con le mani, calci di punizione, colpi di testa (accolti da risate a Londra nel 1866, tanto erano atipici), calci d’angolo e traverse entrarono nel vocabolario del calcio. Così come l’idea di una competizione ad eliminazione diretta, partorita a Sheffield dall’irlandese Thomas Youdan. L’intenzione iniziale dei giocatori di cricket che fondarono lo Sheffield era quella di mantenersi in forma anche durante i mesi invernali: naturale che il club conservasse il suo spirito amatoriale negli anni (oggi il capitano Tom Jones è un’insegnante scolastico). E proprio questa semplice autenticità

ha riportato allo stadio quei tifosi di United e Wednesday disamorati del pallone. Un calcio antico e genuino. Come l’emozione provata dai giocatori nella serata dei 150 anni contro l’Inter nel 2007: c’erano Pelé, Moratti e Mancini. Gli spettatori erano talmente tanti che il calcio d’inizio venne fischiato con un ritardo di un quarto d’ora. Emozionante anche la sfida con i ragazzini dell’Ajax guidati da Silooy. Purtroppo però non si può vivere d’aria. Essendo (suo malgrado) parte del calcio moderno, lo Sheffield stava quasi per fallire prima dell’avvento dell’attuale presidente, Richard Tims. L’unico a spostare il club in uno stadio suo nel 2001 (per celebrare l’evento, venne organizzata un’amichevole con le riserve del Manchester United). Adesso Tims ha deciso di mettere all’asta la copia manoscritta delle regole del calcio del 1858 e spera di ricavarne almeno 1,2 milioni di sterline. I soldi necessari per continuare a sopravvivere contro corrente, sorretti dai propri principi. Dronfield resterà per sempre un’isola felice. L’isola che c’è.

A sinistra la prima storica formazione dello Sheffield FC con camicie bianche e Croce di San Giorgio sul petto

Nella città dei boschi e dell’acciaio Sheffield - il “paesone d’Inghilterra” - sorge tra i monti Pennini, all’interno di un vero e proprio anfiteatro naturale, formato da una corona di colline e la confluenza del fiume Don con i suoi quattro affluenti: il Loxley, il Porter Brook, il Rivelin e lo Sheaf, da cui la città prende il nome. È anche grazie a questa grande quantità d’acqua che Sheffield è la città con più alberi per abitante d’Europa: nell’area urbana della città dello Yorkshire infatti sono presenti 170 boschi, 78 parchi pubblici e 10 giardini, per un totale di 2 milioni e mezzo di fusti. Rapportato allo spazio della città, questo significa che il 61% della superficie urbana è “verde”. Con poco più di 530.000 abitanti, Sheffield (insieme a Newcastle, Liverpool, Manchester, Leeds, Nottingham, Birmingham e Bristol) è considerata una delle otto aree metropolitane più grandi d’Inghilterra, Londra esclusa. La quantità di abitanti si decuplicò nel corso del XIX secolo, periodo durante il quale Sheffield divenne nota come “steel city”, ovvero la città dell’acciaio inossidabile. LA STORIA DEL CALCIO A ROMA | 139


[

COSÌ NASCE IL FOOTBALL

ootball e Inghilterra, un legame che si intreccia in maniera solida sin dai tempi del Medioevo, quando in strada si fronteggiavano dei “mob”, veri e propri gruppi agguerriti che rappresentavano confinanti paesi rivali. Non c’erano regole né un numero ben definito di giocatori. Era un tutti contro tutti alla rinfusa. Studi recenti hanno però dimostrato che le “partitelle” tra pochi intimi erano all’ordine del giorno in ogni paese, e proprio per questo non ne rimase traccia. Si ha notizia di calcio giocato già dal 1170, anno in cui William Fitzstephen, ecclesiastico ed amministratore al servizio di Thomas Becket, nel suo “Descriptio Nobilissimi Civitatis Londoniae” scrive: “dopo la cena, tutti i ragazzi di città vanno nei campi a giocare il popolarissimo gioco della palla”.

F

Tutto comincia a Sheffield Si parla letteralmente di calci al pallone solo 110 anni dopo, a partire cioè dal 1280. Verso la fine del XVI secolo si legge di partite giocate nelle scuole a squadre, con un arbitro e delle porte.

LA CASACCA – I blues del Chelsea, i Reds del Liverpool... Le maglie rappresentano un’icona che non muta con l’evolvere dei materiali.

La Società Ginnastica Londra (XVII secolo), è molto probabilmente la squadra di calcio più antica del mondo (ma non ditelo a Sheffield!), anche se i primi tre club di cui si ha ufficialmente notizia sono lo Sheffield FC (1857), l’Hallam (1860) e il Notts County (1862). In piena autogestione, il numero di giocatori per ogni squadra poteva essere compreso tra 9 e 18. Le

LO SCARPINO – Nel 1800 in Inghilterra si giocava con le scarpe da lavoro a punta metallica. Una scarpa pesava 500 grammi, ma in caso di pioggia un chilo!

squadre non si distinguevano ancora tramite le divise, ma con berretti, sciarpe o fasce. Solo dopo un pezzo di cronaca a firma di un giornalista di Birmingham, che denunciava la confusione generata in campo dai capi di abbigliamento, si decise all’unanimità che ogni squadra dovesse avere una propria divisa. Nel 1890, quando sia Stoke che Wolves si presentarono ad

LA PALLA – Nel 1873 “il pallone deve avere una circonferenza di 69-71 cm e deve pesare tra le 13 e le 15 once”. Solo nel 1937 si ufficializza un peso compreso tra i 400 e i 450 gr.

DOCUMENTI | 140

GLI STADI – Nessun campo, nonostante le piogge, è verde come in Inghilterra. Anche quello è tradizione. E gli stadi? Semplicemente all’inglese.


spq ort una partita con la stessa maglia a strisce bianche e rosse, ci si rese conto che ogni squadra dovesse avere anche una casacca di riserva (away).

I nomi delle prime squadre Gli sforzi profusi da più parti portarono alla formazione della Football Association e nel 1871, con l’inizio della FA Cup, tutti i club che scelsero di parteciparvi si dovettero necessariamente adeguare alle regole comuni. La Football League però non si formò prima del 1888, grazie all’idea di William McGregor, un dirigente dell’Aston Villa. Nel caos di incontri, programmati a fatica nel corso della stagione, c’era bisogno di mettere ordine. Questi i nomi dei dodici club fondatori: Accrington, Aston Villa, Blackburn Rovers, Bolton Wanderers, Burnley, Derby County, Everton, Notts County, Preston North End, Stoke F.C., West Bromwich Albion e Wolverhampton Wanderers. Il Preston si aggiudicò il primo campionato, ma la Football League cominciò ad espandersi in maniera esponenziale, tanto che dopo quattro anni si era già formata una seconda serie, e dopo dodici, le squadre iscritte erano già diventate quaranta.

La finale del cavallo bianco Nel 1923 lo Stadio di Wembley, costruito in occasione dell’Esposizione Universale del 1924, ospita la prima finale di Coppa d’Inghilterra. Se l’aggiudica il Bolton, dopo aver sconfitto 2-0 il West Ham. Ma la finale passa alla storia perché in uno stadio da 125.000 spettatori, ne riescono ad entrare circa 300.000, tanto che tifosi e appassionati si riversano fin dentro il campo di gioco. È necessario l’intervento della polizia. Un poliziotto a cavallo in particolare rimane come l’icona della giornata, tanto che la finale anche per i posteri diverrà nota come

la finale del cavallo bianco. Dopo aver rifiutato di partecipare ai primi tre mondiali, per un senso di grandeur, nel 1950, in Brasile, l’Inghilterra rimedia una figuraccia clamorosa, perdendo contro la nazionale degli Stati Uniti. La FA diffida il Chelsea dal partecipare alla Coppa Campioni 195556, ma l’anno dopo il Manchester United arriva ai quarti di finale, fermato solo dal grande Real. Nel ‘58 il disastro aereo di Monaco di Baviera frena la rincorsa dei ragazzi di Sir Matt Busby in semifinale.

A Wembley i primi trionfi Dieci anni dopo, nel 1968, con lo stesso Busby (scampato per miracolo al tragico incidente) in panchina, lo United divenne la prima squadra inglese a vincere un trofeo europeo, la tanto agognata Coppa Campioni, a Wembley contro il Benfica. Due anni prima, nello stesso scenario, l’Inghilterra di Sir Alf Ramsey, con una storica maglia rossa, aveva conquistato la Coppa del Mondo battendo la Germania. La scossa del Manchester United produsse i suoi frutti, tanto che anche le altre squadre di club tentarono di farsi largo nella Coppa delle Fiere. Birmingham, Leeds (giunto anche in finale di Coppa Campioni nel 1975 a Parigi contro il Bayern), Newcastle e Arsenal si aggiudicarono tutte il trofeo.

Tra violenza e trofei Fu soprattutto il Liverpool però a dominare la scena per almeno vent’anni: tra il 1970 e il 1990 infatti i Reds si aggiudicarono 11 titoli nazionali e 4 Coppe dei Campioni. Ma, nello stesso arco di tempo, si affacciarono alla ribalta anche l’Aston Villa e il Nottingham Forest. I Villans conquistarono il massimo riconoscimento continentale nel 1982 a Rotterdam, mentre il Forest di Brian Clough riuscì ad affer-

L’ARBITRO – L’arbitro viene descritto per la prima volta da Richard Mulcaster nel 1581. Prima dell’avvento del fischietto (1878), per far notare le sue decisioni, l’arbitro sventolava un fazzoletto bianco. Troppo poco.

marsi a Monaco contro il Malmo (’79) e a Madrid contro l’Amburgo (’80). Tra il 1976 e il 1982 insomma la Coppa Campioni ebbe un solo padrone: l’Inghilterra. Nello stesso periodo, il Tottenham si guadagnò di diritto tutte le “back pages” con gli acquisti dei campioni del mondo Ricky Villa e Osvaldo Ardiles, cambiando radicalmente il modo di fare mercato. Anche l’Everton trovò il modo di mettersi in vetrina, portandosi a casa Coppa delle Coppe e campionato. Ma lo fece nel 1985, l’annus horribilis del calcio inglese per via della tragedia dell’Heysel (Juventus-Liverpool).

Il dominio del Manchester United La Uefa squalificò le squadre inglesi per cinque anni dalle competizioni europee. Una squadra italiana ed una inglese tornarono ad affrontarsi solo nel 1992 (nascita della Premier League), quando in Coppa Uefa si misurarono Genoa e Liverpool. Una squadra inglese tornò a vincere la Champions dopo 15 anni. Un brivido percorse la schiena di tutti i tifosi del Manchester United (che nel 1991 si era anche aggiudicato la Coppa delle Coppe) il 26 maggio 1999. Lo United vinse nel recupero la sua seconda coppa nel giorno in cui Sir Matt avrebbe compiuto 90 anni. Dal 1992, lo United di Sir Alex Ferguson ha vinto 12 campionati su 19 lasciando le briciole ad Arsenal (3), Chelsea (3) e Blackburn (1). Tra trionfi “all’europea”, soltanto lo Stoke ha mantenuto la filosofia del “palla lunga e pedalare”, tanto che oggigiorno per vedere una partita tradizionale bisogna scendere di categoria. Sorprendono i dati relativi alla Championship: la seconda serie inglese infatti, per media spettatori, è il quarto campionato più seguito in Europa dopo Premier, Bundesliga e Liga. Meglio della Serie A italiana.

PASSIONE E TRADIZIONE – L’Inghilterra è la patria del calcio, ma anche quella dell’archetipo del tifoso. Canti, sciarpate, battimani, ma anche scontri e invasioni. Il suo sentimento non è amore, ma fede. Lo stadio è il suo tempio, il suo teatro dei sogni.

DOCUMENTI | 141


ENGLISH FANS

[

YOU’LL NEVER WALK ALONE TU NON SARAI MAI SOLA

e malattie del calcio e del tifo come le conosciamo oggi hanno origine in Inghilterra. Già i quotidiani locali dei primi anni del ‘600 parlano di “canti altamente sovversivi e blasfemi” durante le gare, dei quali il principale responsabile sarebbe stata la birra, “quella bevanda demoniaca” (di cui il pubblico di Newcastle vanta il primato per la consumazione). Nel Cambridge Review del 1609 si parla di “un gruppo disordinato di persone che intonano canzoni nella triste città di Manchester…rompendo finestre e bicchieri”. Difficilmente un qualsiasi reverendo del XVII secolo avrebbe potuto imma-

L

prevalentemente alla musica pop dell’epoca: si va da “You’ll Never Walk Alone” di Gerry & The Pacemakers, cantata a squarciagola dalla Kop del Liverpool, fino a “Yellow Submarine” ormai appannaggio di un po’ tutte le tifoserie, passando per “Blue Moon” di Elvis Presley (Manchester City), “Annie’s Song” di John Denver (Sheffield United) e “Glad All Over” dei Dave Clark 5 (Crystal Palace). Il primo strumento musicale tra i tifosi inglesi però risale alla metà degli anni Trenta del XX secolo ed è la “raganella” (o anche “girella”, “rattle” in inglese) che produce l’inconfondibile suono “track track”, grazie allo sfre-

drophenia”). Durante i Mondiali del ’66 la cultura inglese si afferma con prepotenza negli altri paesi, anche se è durante un tour della nazionale di Winterbottom in Sud America nel 1959 che i tifosi britannici da casa, davanti alle loro prime tv, hanno modo di ammirare ed ascoltare il ritmo della torcida brasiliana. “Bra-zil cha cha cha” diventa in men che non si dica “Vil-la cha cha cha”. In realtà, ancor prima dell’esperienza brasileira, erano stati gli immigrati irlandesi ed italiani ad esportare il vezzo del canto negli stadi inglesi. Le tifoserie riempiono le gradinate in modo scomposto e si muovono all’unisono in un’unica

ginare che quasi 400 anni dopo, sugli spalti del The Hawthorns, i tifosi del West Bromwich Albion avrebbero ripreso il Salmo 23 per cantarlo durante le partite dei “Baggies”. In italiano fa così: “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla, su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce”. Gli inni religiosi comunque sono stati lo spunto per diverse tifoserie. Come “Lord of the Dance” per quelli del Chelsea che ha dato origine al famoso “Carefree”. Ovviamente i cori più gettonati, quelli che hanno resistito nel corso degli anni, non sono molti e si ispirano

gamento di un ingranaggio di legno contro un altro pezzetto di legno fisso. Dagli anni Cinquanta si cominciano a notare le sciarpe a costine con i colori sociali e, in casi sporadici, degli altissimi cappelli a forma di cilindro con scritte inneggianti alla squadra del cuore. È il periodo anche dei Teddy Boys che se ne vanno in giro per i cinema a scuoiare i sedili con i loro rasoi. Sono i primi segnali dell’inquietudine giovanile del post-guerra. Negli anni ’60 è il turno di Mods e Rockers che danno vita alle famose battaglie di Brighton e Margate nelle giornate di festa (come si vede in “Qua-

direzione. Crollano in avanti dopo un gol e sono sincronizzate al massimo quando si tratta di cantare. Le loro coreografie non vanno oltre dei magnifici tappeti di sciarpe, ma è proprio la loro perfezione nel canto a sopperire a queste “lacune” latine. La rete dei trasporti migliora e le tifoserie cominciano a viaggiare in massa. Quelli che si fanno sentire di più sono i sostenitori di Rotherham e Wrexham. È grazie a questi spostamenti e all’avvento di “Match Of The Day” (il nostro 90° Minuto) che le tifoserie riprendono anche i cori degli avversari, modificando le parole. Nasce

DOCUMENTI | 142


spq ort il fenomeno degli skinheads che cominciano a seminare disordini in lungo e in largo. I tabloid coniano nuovi termini per definire le indistinte masse calcistiche:“hooligans” è una delle parole più ricorrenti. Peraltro, sembra che derivi dal nome di una famiglia bellicosa irlandese, gli Houlihans, che viveva nel sud-est di Londra. Nelle curve gli adolescenti possono bere, fumare e impecare liberamente, giocando a fare gli adulti. I canti si fanno sempre più aggressivi e provocatori: “you’re gonna get your fucking head kicked in” o “you’re going home in a fucking ambulance” diventano la norma. Le bande più temute sono gli Headhunters del Chelsea, i Bushwackers del Millwall, la Red Army del Manchester United, ma anche l’Inter City Firm (così chiamata perché è la prima a servirsi dei treni rapidi per viaggiare) del West Ham e la Service Crew del Leeds. Un tifoso del Blackpool viene accoltellato a morte da uno del Bolton nell’agosto del 1974. L’indumento d’obbligo è l’Harrin-

gton e le marche più in voga sono Ben Sherman, Brutus, Jaytex e Fred Perry. Il look viene completato dai Levi’s e dalle Dr Marten’s rosso bordeaux o marroni. Sono i primi segni della moda casual che si affaccia sulle gradinate (e nei locali) verso la fine degli anni ’70: Burberry, Aquascutum, Hugo Boss e Armani fanno il loro debutto sugli spalti degli stadi inglesi. Negli Anni ’80 esordiscono gli stendardi a due aste e le “pezze” con la Croce di San Giorgio e la scritta della città o del paese di provenienza. Le marche più in voga, sul modello dei tennisti Bjorn Borg e

John McEnroe, sono Ellesse, Sergio Tacchini, Fila e Lacoste. I tifosi più oltranzisti vogliono confondersi con la massa, colpire e sparire. Come la “6.57 Crew” del Portsmouth che nel 1984, in occasione della rischiosa trasferta di Cardiff, parte in giacca e cravatta alla volta di Ninian Park. Alla polizia che li ferma alla stazione, rispondono che sono diretti ad un matrimonio in Galles. Qualche tempo dopo, non sfuggono ai controlli invece i Jacks dello Swansea che si presentano in limousine a Cardiff. Sono gli anni dei raid della polizia all’alba, ma anche e soprattutto delle tragedie di Heysel, Bradford e Hillsborough che portano alla modifica di tutti gli impianti. Questi investimenti, i trasferimenti stellari di mercato e l’aumento degli stipendi dei calciatori, portano ad un aumento sul prezzo del biglietto e ad un pubblico più borghese e tranquillo. Sparisce il caratteristico ondeggiare delle “terraces”. I gruppi di hooligans vengono disgregati, e, vi-

cini a donne e bambini, perdono quella coesione che li aveva contraddistinti negli anni precedenti. Sul finire degli Anni ’80 compaiono le prime banane gonfiabili (1987, Maine Road, Manchester City) ed i primi indumenti griffati Stone Island. Le squadre inglesi, nel frattempo, sono state estromesse dall’Europa a seguito della tragedia di Bruxelles, e si riaffacciano sul continente soltanto ad inizio anni ’90. L’atmosfera però ormai ne ha risentito e a testimonianza di questo c’è lo sfogo di Roy Keane. Il centrocampista irlandese nel 2000 attacca i tifosi del Manchester United, etichettandoli come mangiatori di gamberetti. Negli ultimi anni però il modello italiano ha preso piede a Liverpool e soprattutto Selhurst Park (C.Palace), Blackpool, Middlesbrough, Accrington, Peterborough, York e Aldershot. E con gli ultras romani e milanesi che vestono Henry Lloyd, Umbro e Aquascutum, ci si cominciano a confondere le idee…

Sheffield Fc VS Utd & Wednesday Con Sheffield United e Wednesday, le due squadre più importanti della città, i rapporti sono cordiali. L’FC però è sempre stato storicamente più vicino allo United: contribuì infatti alla fondazione nel 1889 e giocò per tanto tempo a Bramall Lane, lo stesso stadio delle Blades. Mentre ci si potrebbe aspettare che sia lo Sheffield a fare da serbatoio per United e Wednesday, in realtà è vero soprattutto il contrario. Sono le grandi sorelle infatti a passare i giocatori al fratellino più piccolo.

DOCUMENTI | 143


Estremo finale Dell’aria, del mare, sulle montagne e anche in città: sono i cosiddetti sport estremi, quelli che misurano l’uomo fino al limite... Un dossier dedicato al mito di De Gayardon priamo questo breve dossier sui cosiddetti “sport estremi“ con una citazione dell’atleta estremo francese Patrick De Gayardon, morto durante un lancio sperimentale di un nuovo tipo di paracadute il 13 aprile 1998 alle Isole Hawaii. Patrick era l’uomo che forse più di tutti, nell’immaginario collettivo, può essere annoverato tra gli eroi moderni che hanno permesso all’estremo di avere dignità, rappresentazione e un ruolo non secondario nel mondo dello sport e soprattutto della sperimentazione sportiva. Grazie a De Gayardon gli sport estremi sono diventati popolari, conosciuti e amati. «L’estremo è ricerca. Del limite da superare, della meta più lontana che un uomo può proporsi di raggiungere. E, una volta che l’ha raggiunta, l’estremo diventa un ulteriore limite, una meta ancor più lontana. Ma l’estremo è anche ragionevolezza, studio, calcolo, programmazione, pianificazione delle proprio forze e capacità in vista del risultato che si intende conseguire. Superare un limite, un confine stabilito da noi stessi oppure da altri è, prima che coraggio, disciplina, somma di esperienze, anche aiuto della scienza, della medicina, della fisiologia, della psicologia. Solo concentrando in se, nel proprio corpo, nella propria mente, tutte queste cose si può diventare padroni dell’estremo…» (Parick De Gayardon) Dentro ognuno di noi è presente una spinta a cercare il piacere e l’eccitamento praticando attività divertenti che possono essere, nell’idea comune, considerate come ludiche e prive di rischio. Nelle società occidentali questa ricerca è un aspetto fondamentale della natura degli umani anche e soprattutto, forse, quando comporta l’esposizione a rischi significativi. Le discipline sportive estreme, oltre a richiamare l’attenzione dei media e di un vasto pubblico di praticanti, soprattuto giovane, alimentano anche l’interesse degli studiosi dei comportamenti umani e degli psicologi impegnati da sempre a capire il perché di tali passioni sportive e quali sono le motivazioni che spingono sportivi e gente comune a praticarle. Gli sport estremi nascono come attività ludiche conosciute con il nome di «sport californiani», proprio perché diffusisi inizialmente sulla costa occidentale degli

A

Il paracadutismo


spq ort

Stati Uniti attorno agli anni Sessanta. Surf, rafting, mountain bike, triathlon, free climbing. Con il tempo, trasformati, rielaborati e modificati, hanno varcato i confini statunitensi e da sport di nicchia, praticati da uno sparuto gruppo di temerari, a partire dagli anni Ottanta hanno progressivamente colonizzato anche quei Paesi maggiormente legati ad una tradizione sportiva classica di matrice anglosassone. Questi sport hanno alcuni caratteri comuni, che presuppongono una condivisione in chi li pratica: la ricerca dell’avventura e di sensazioni primordiali, il gusto per la sperimentazione, la forza e il coraggio, la sfida dell’imprevedibilità, l’autoperfezionamento, in alcuni casi una sorta di sfida con la morte. E qui entriamo nel campo minato delle patologie, del narcisismo, dei comportamenti borderline che pure ci sono e sono studiati tra i praticanti di questi sport. Uno degli aspetti principali capace di esercitare grande fascino negli sport oltre il limite è la possibilità di fare esperienze durante le quali è possibile sentire in modo inconsueto d’essere vivi, o semplicemente d’essere e quindi, al dunque d’esistere. Esperienze in grado di far provare quell’euforia che viene descritta con espressioni quali «stare nell’occhio del ciclone» o «sentire i brividi e la pelle d’oca» o ancora «avvertire la scossa dell’adrenalina». Il piacere del brivido, del combatti o fuggi e dell’Immunizzarsi alla paura nello sport no limits sembrano consistere, almeno in parte, nello stare sempre sul filo del rasoio, anche se in genere, chi pratica questi sport (al di la della massificazione modaiola), affronta i rischi dopo averli valutati e aver preso le opportune contromisure. Sa che proverà paura, ma sa anche che potrà superarla riducendo il margine di incertezza e, quindi, di rischio effettivo. Stare sul ciglio, sull’orlo del baratro ma dietro una barriera protettiva costruita con l’esperienza, la competenza e l’addestramento consente allo sportivo estremo di gestire il pericolo o, almeno, di avere la convinzione di poterlo fare.

di Umberto SILVESTRI

X-TREME SPORT

foto Getty Images

Definizione di sport estremi Sono definiti sport estremi quegli sport di estrema difficoltà, ai limiti delle leggi fisiche e della sopportazione del corpo umano. Le ragioni per cui gli amanti del rischio sono attratti dagli sport estremi, sono indubbiamente intrecciate al proprio rapporto con la vita, alla necessità personale di sfidarla e di con-

SPORT ESTREMI | 145


Lo snowboarding


spq ort trollarne anche gli aspetti più ignoti. In molte persone le pratiche sportive estreme sono affrontate come vaccino contro la paura, un modo per superare i propri timori. Per altre andare «oltre il limite» significa trasformare le proprie paure in sfide, ma anche sperimentare, mettersi alla prova, dare un senso diverso alla propria vita appiattita dalla tecnologia ed entrare in simbiosi con la natura e con alcuni fenomeni fisici come il volo, la gravità, l’equilibrio, testando i propri limiti e, sempre più frequentemente, trovarne giovamento fisico, psicologico e anche divertimento. Di seguito affrontiamo una breve carrellata degli sport estremi più conosciuti e praticati nel mondo.

Sport estremi d’aria L’arte di saltare nel vuoto si diffonde nel corso della prima guerra mondiale, esclusivamente in ambito militare.

Paracadutismo Negli Anni ‘80, grazie ad alcune modifiche che hanno migliorato la manovrabilità del paracadute, si è diffusa anche la pratica sportiva (skydiving) che oggi conta migliaia di appassionati. La grande rivoluzione è coincisa con la sostituzione del paracadute a forma sferica di origine militare con quello a profilo alare che consente di virare in volo e di atterrare con precisione. Nella pratica sportiva si è soliti saltare da una quota di 4500 metri circa e durante un tempo che va dai 40 ai 60 secondi ci si muove nel vuoto utilizzando diverse tecniche. Fra le più spettacolari citiamo lo skysurf, nella quale il paracadutista si lancia con ai piedi una tavola da surf, e il relative work, ovvero i lanci in squadre che formano figure volteggiando nel vuoto.

Parapendio Per praticare lo sport nato alla fine degli Anni ‘70 si usa un particolare tipo di paracadute al quale è legata, attraverso un cavo funicolare, la selletta su cui siede il pilota ed i comandi per determinare direzione e velocità. Si decolla da un pendio inclinato per poi librarsi in volo ammirando lo splendido paesaggio sottostante.

Deltaplano Quando il pilota entra nell’imbracatura attaccata alla grande vela triangolare può realmen-

SPORT ESTREMI | 147


Il freeclimbing

te provare le medesime sensazioni degli uccelli accanto ai quali si muove. Il deltaplano è il solo velivolo guidato esclusivamente con lo spostamento di peso del guidatore che oscilla appeso al baricentro dell’apparecchio. Vi sono anche modelli dotati di motore, il quale viene agganciato all’ala attraverso un carrello, e le tantissime scuole sorte in Italia insegnano come praticare l’entusiasmante disciplina.

Aliante L’aliante è un aeromobile privo di motore che vola in virtù delle forze aerodinamiche che agiscono sulle ali. Come il paracadute è nato per esigenze militari, per divenire in seguito uno strumento utilizzato a livello agonistico e amatoriale da migliaia di persone. Essendo sprovvisto di motore, il pilota deve trovare il perfetto equilibrio tra il peso del velivolo e la sua resi-

stenza aerodinamica, tenendo in considerazione anche le correnti ascensionali.

Bungejumping Un rito di iniziazione diffuso inizialmente nelle isole del Sud Pacifico, è divenuto negli Anni ‘90 uno sport di tendenza in tutto il mondo, se è vero che negli ultimi anni oltre un milione di persone ha provato questa fortissima emozione. Come è noto si indossa un’imbracatura


spq ort con una corda elastica che ha un estremo fissato alle caviglie e l’altro al punto dal quale ci si lancia nel vuoto. Per voli spettacolari sono naturalmente necessarie altezze elevate, come quelle di ponti, gru, mongolfiere o elicotteri. Il luogo più alto del mondo dal quale saltare si trova vicino a Locarno, in Svizzera: un volo di 220 metri da una diga idroelettrica. Anche in Italia è sorto nel 1993, in provincia di Biella, un centro in cui praticare bungee jumping.

B.A.S.E. jumping Un lancio nel vuoto atterrando con un paracadute: adrenalina allo stato puro. Lo stesso nome dell’attività costituisce l’acronimo dei luoghi da cui spiccare il volo: buildings (edifici), antennas (alte torri), span (ponti), earth (formazioni naturali). I primi lanci risalgono agli inizi del ‘900 e vi sono immagini davvero suggestive di voli nel vuoto. Tuttavia, dato l’elevato pericolo insito in questa attività, molti Paesi l’hanno resa illegale.

Sport estremi acquatici Se Icaro cercò di volare come un uccello, sempre secondo la mitologia greca, Afrodite ed Eros si trasformarono in pesci per sfuggire al mostro Tifone tuffandosi nelle acque dell’Eufrate. La mitologia racchiude il desiderio degli esseri umani di varcare i limiti posti dalle leggi naturali e l’acqua è un elemento che stimola molti sport estremi.

Surf La tavola permette di scivolare sulle onde, lasciarsi trascinare dalla potenza del mare e planare su una parete liquida restando in piedi. Non è possibile descrivere l’emozione, bisogna provarla e nella nostra penisola vi sono diverse scuole per imparare a praticare questo sport e naturalmente spiagge in cui divertirsi a cavalcare le onde. Il surf da onda è una pratica antichissima:

quando Cook scoprì le Hawaii ammirò i polinesiani che usavano tavole da surf. Molto tempo è passato e alle rudimentali tavole sono state apportate diverse modifiche, capaci di rendere lo sport sempre più spettacolare, e che hanno anche portato a sperimentare nuove discipline.

Kitesurf Nasce pochi anni fa nelle Hawaii e registra un esorbitante crescita del numero di appassionati desiderosi di volare sulle onde. Lo sport è infatti un connubio fra il surf, da cui prende la tavola, e l’arte di volare grazie ad un aquilone (kite) che si manovra tramite una barra collegata con cavi. L’aquilone cattura il vento che, attraverso manovre piuttosto semplici da imparare, aiuta a compiere incredibili salti sull’acqua. Il risultato è spettacolare per chi osserva ed incredibilmente emozionante per chi padroneggia contemporaneamente l’aria e l’acqua.

Wakeboard La tavola da surf divine più larga e spessa per compiere scenografici salti, piroette ed acrobazie trainati da un motoscafo, da una moto d’acqua, da un cavo teleferico o da un elicottero.

Bodysurfing In sostanza è a pratica di cavalcare le onde usando solo il proprio corpo, o al limite delle pinne di superficie.

Rafting Lanciarsi lungo una rapida dentro un’imbarcazione insieme ad altri amanti degli sport estremi… Sembra un’impresa temeraria come poche, ma in realtà la giusta attrezzatura e l’opportuna prudenza ne fanno uno sport alla portata di tutti. È necessario il raft, un gommone inaffondabile, le pagaie attraverso cui governarlo, il casco, il giubbotto e un felice affiatamento con i compagni di squadra. Questo sport estremo permette infatti di condividere diretta-

SPORT ESTREMI | 149

mente le proprie emozioni con colleghi d’avventura e, oltre al brivido della discesa, offre anche l’occasione di ammirare splendidi paesaggi.

Cavediving Esplorare le grotte sommerse d’acqua, luoghi difficilmente penetrabili che conservano strutture geologiche, esemplari di flora e fauna e colori unici. Vi sono grotte pressoché mai visitate dagli esseri umani, luoghi che mettono in soggezione studiosi e appassionati, ma non alcuni temerari che praticano il cavediving. Grotte buie, spazi angusti che comprino la libertà di movimento, forti correnti ed altre variabili rendono realmente pericoloso questo sport che richiede un assoluto il rispetto delle norme di sicurezza. Il risultato dell’immersione ripaga però lo sforzo: chi entra nelle grotte ha impresse negli occhi delle immagini incredibilmente suggestive e porterà sempre con sé ricordi indimeticabili!

Sport Estremi su due ruote La fantasia degli amanti dell’estremo si sbizzarrisce di fronte alle possibilità di ideare nuove discipline sempre più spettacolari ed emozionanti utilizzando moto da cross e mountain bike.

Motocross Come è noto la gare avvengono su circuiti sterrati percorsi da moto con particolari caratteristiche, la più importante delle quali è rappresentata dalle sospensioni che devono essere in grado di attutire il meglio possibile i continui colpi cui sono sottoposti i piloti ed essere regolabili in modo da adattarsi all’andamento del tracciato. Dallo sport nato negli Anni ’30 si sono sviluppate diverse discipline eccezionalmente spettacolari.

Freestylemotocross Le acrobazie ed i salti sono incredibili: lo spettatore trattiene il fiato


mentre il freestyler si stacca dalla moto e si può solo immaginare l’adrenalina che percorre il corpo del pilota... I tricks, ovvero i salti, prevedono tantissime varianti e i freestylers inventano sempre nuove figure da compiere in aria volteggiando con le moto per concorrere nelle competizioni o per puro divertimento personale. Fondamentale è giocare con la forza di gravità, sentirsi invincibili una volta spiccato il volo dalla rampa e atterrare in sella alla proprio moto… o perlomeno ferendo solo il proprio orgoglio e non il corpo!

Mountainbike (Mtb) La bicicletta specifica, nata negli Stati Uniti alla fine degli Anni ’70, ha donato agli amanti dell’estremo infinite opportunità di sperimentare nuove discipline che di frequente attingono e forniscono spunti al motocross.

Downhill Si pratica in mountain bike su un tracciato completamente in discesa raggiungendo velocità che sfiorano gli 80 chilometri orari, per questo i praticanti devono indossare caschi simili a quelli dei motociclisti.

Freeride/Slopestyle I ciclisti prendono la rincorsa da rampe per poi eseguire nel vuoto coreografiche evoluzioni e figure spettacolari; i tratti in comune confil Freestyle praticato su moto e snowboard sono evidenti ed anche il risultato è ugualmente emozionante.

Sport Estremi in Montagna Un’alta montagna, innevata o no ,costituisce una sfida che gli amanti dello sport non si lasciano sfuggire. Sci alpinismo, trekking, ferrate, alpinismo classico sono solo alcune

discipline che si praticano in montagna: noi ci soffermiamo su quelle meno tradizionale e attualmente più in voga.

Freeclimbing La scalata libera free climbing si pratica a mani nude, privi di tutte le attrezzature artificiali impiegate solitamente dagli alpinisti, ma con la possibilità di utilizzare equipaggiamenti che garantiscano un certo livello di sicurezza (come imbrago, discensore, moschettoni e via dicendo). Lo sportivo armato esclusivamente del proprio corpo affronta ghiacciai, cascate gelate e montagne innevate che donano emozioni uniche. La scalata libera si pratica ovviamente anche su pareti rocciose ed esiste una classificazione della difficoltà dell’arrampicata introdotta nel 1925 dall’alpinista tedesco Willy Welzenbach che contempla 6 gradi: dalla salita più semplice, corrispondente al primo livello, a quella ai limiti dell’estremo, ovvero di sesto livello.

Sport estremi con skate e snowboard La tavola rappresenta da sempre uno degli strumenti preferiti soprattutto da chi pratica certe discipline in età giovanile. Lo Skateboarding è rappresentato ancora oggi da un vero e proprio esercito di ragazzini e non che si ritrovano in campetti improvvisati in cerca di miglirare i propri tricks; mentre lo Snowboarding è forse oggi uno degli sport invernali maggiormente praticato dai frequentatori delle nostre montagne innevate.

Skateboard

La mountain bike SPORT ESTREMI | 150

Lo skateboarding rappresenta un felicissimo esempio della commistione creativa tra diversi sport estremi. La tavola dotata di ruote montate su cuscinetti scivola sull’asfalto, proprio come quella da surf doma le onde e quella dello snowboard gioca con la neve. Sullo skate si possono compiere spettacolari acrobazie e salti (triks) come fa chi pratica freestyle con moto da cross o mountain


bike, e gli attacchi snodati delle ruote consentono sterzate e virate fantasmagoriche. Le specialità eseguite con la tavola a rotelle sono molte e immaginiamo che tante altre ne saranno inventate... Citiamo fra tutte il freestyle, il downhill, il longjump e lo streetlunge, praticato con un particolare tipo di skate, simile ad una slitta, che ospita il guidatore mentre si lancia lungo una discesa manovrando la tavola attraverso lo spostamento del proprio corpo.

Snowboard Nasce negli Stati Uniti negli Anni ’60 e da allora migliaia di persone hanno provato ad usare la tavola di legno fornita di lamine e di una soletta sintetica simile a quella degli sci. Anche in questo caso la disciplina evolve rapidamente creando nuovi stili: il freestyle, lo snowboard alpino e lo spettacolare freeride. Lo sport è molto piacevole da osservare: gli atleti ancheggiano in una sorta di ballo con la neve che a volte si concede ed altre volte si indispettisce causando cadute. Migliaia sono le persone affascinate ed incuriosite da questa disciplina e nelle piste di montagna sono sorte molte strutture che forniscono i rudimenti per praticare l’attività che nel 1998 è rientrata tra le discipline dei Giochi olimpici invernali.

...e tutte le altre discipline definibili come sport estremi

Lo snowboard freestyle

Con il termine di Ultramaratona si identificano gare di corsa a piedi che hanno una distanza superiore a 42,195 chilometri, distanza ufficiale della maratona. L’ultramaratona viene fatta risalire allantica Grecia. La Spartathlon historic race di 246 km ricalca il percorso che congiunge Atene con Sparta. A New York si svolge annualmente la Sri-chinmoy Self Transcendence, 3100 miglia su di un circuito di 883 metri, da completare entro 51 giorni. Ma con il termine di Ultramaratona si possono identificare anche le numerose corse podistiche che si svolgono in ambienti ostili (Maratone estreme) come i deserti, le montagne, e ambienti misti che non siano le strade. La SPORT ESTREMI | 151


gara più famosa di ultramaratona su strada che si disputa in Italia è la 100 Km del Passatore, con partenza da Firenze. Ironman è uno sport multidisciplinare individuale ed è articolato su tre prove che si svolgono senza soluzione di continuità e sono comuni a tutti gli atleti: nuoto, ciclismo e corsa. Sono quindi classificabili come Ironman unicamente le prove di triathlon che si svolgono sulle distanze ufficiali di 3800 metri per la parte di nuoto, 180 Km per la corsa in bicicletta e 42,195 km per la parte podistica; la vittoria va all’atleta che copre l’intero percorso nel minor tempo, di fatto colui che giungerà per primo sul traguardo al termine dell’ultima prova, cioè la maratona. La capacità degli “ironmans” è soprattutto quella di saper resistere alla fatica e sopportare il dolore. L’Ironman è una disciplina estrema ma al tempo stesso rispettosa della natura (ecocompatibile, le sole energie in campo sono le proprie) e non a caso ha scelto come patria adottiva le Isole Hawaii, considerate da molti un vero e proprio paradiso terrestre nel mezzo dell’Oceano Pacifico . Il torrentismo (o canyoning) consiste nella discesa di gole (canyon) scavate nel tempo da corsi d’acqua. Si percorre il torrente a piedi, senza l’ausilio di gommone o canoa. I percorsi si dividono in due categorie, acquatici o asciutti, e questo determina in parte la tipologia di attrezzature utilizzate. In ogni caso la progressione avviene in discesa seguendo la direzione dell’acqua e mai a ritroso, grazie a calate su corda e, dove possibile, anche con salti, tuffi e scivoli (denominati toboga). L’ambiente in cui si svolge è dunque per sua stessa natura inospitale. Questo perché il torrente scorre all’interno di strette gole profondamente scavate nella roccia, con forti verticali, cascate, il che impedisce la progressione a ritroso o l’uscita da canyon in qualsiasi punto. L’apnea è stata la prima forma d’immersione praticata dall’uomo

e rappresenta ancor oggi il modo più istintivo di andare sott’acqua. La possibilità di immergersi in apnea si fonda sull’adattamento fisiologico chiamato “riflesso d’immersione” che accomuna tutti i mammiferi. In città c’è anche la frontiera del Parkour, ovvero l’arte di saltare e evitare gli ostacoli naturali che tutte le metropoli hanno nella propria configurazione urbanistica. Una di-

sciplina che sta riscuotendo molto succecco tra i giovani. In conclusione, ci vorrebbero giorni per trattare tutta la gamma dei sport estremi esistenti, molti dei quali declinati da sport tradizionali; alcuni li abbiamo spiegati in questo breve escursus, altri per mancanza di spazio li elenchiamo semplicemente. Tarzaning, Zorbing, Hot Dog sul fiume, Hidrospeed, Stuntmen.

Il deltaplano

Il parapendio

SPORT ESTREMI | 152


A OSTIA IL SOGNO DEI MONDIALI DI KITESURF di Cristina CESE

on un libro dal titolo Kitesurf Planet Roberto Foresti ha fatto del vento il suo compagno di lavoro, il suo collega fidato. Il lavoro di Foresti, tradotto in inglese e spagnolo, rappresenta una assoluta novità a livello mondiale. Mai nessun fotografo ha raccolto in un volume delle foto così rappresentative di questo sport affascinante. Con la sua macchina fotografica attraversa il mondo per fotografarlo, con l’obbiettivo di farlo conoscere ad atleti, appassionati e a simpatizzanti del kitesurf. Conclusa la presentazione avvenuta nella splendida cornice del Palazzo Senatorio del Campidoglio, il Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale Alessandro Cochi, ha confermato la crescita della disciplina nell’area romana, la capacità delle spiagge del litorale di accogliere un numero sempre maggiori di sportivi che vogliono avvicinarsi a questa disciplina e la possibilità di portare i Campionati Mondiali di Kitesurf a Ostia.

C

Sfogliando il tuo libro una domanda è d’obbligo : nasci prima fotografo o kiter? «Io nasco come fotografo subacqueo, ed è stata proprio la fotografia ad avvicinarmi al kite, quando nel 1999 trovandomi in Sardegna ho ammirato per la prima volta le vele. Ho immaginato subito l’effetto fotografico ed è scoccata la famosa scintilla». La fotografia congela un istante, mentre questa disciplina è dinamica. Con il tuo libro quale attimo credi di racchiudere in ogni tuo scatto? «Ogni mio scatto è espressione massima della manovra che è istante. Chiaramente ho dovuto imparare prima ad utilizzare il kitesurf, in questo modo sono riuscito a cogliere l’istante giusto. La mia testa anticipa le manovre, ed io che conosco bene il kitesurf so esattamente quando

scattare. È un lotta continua con me stesso a congelare mezzo secondo in un millesimo di secondo». Il kitesurf è per te uno sport, una disciplina o uno stile di vita? «Prima di tutto è uno sport estremo perché sono estreme le varie manovre effettuate in mare. Alle volte si serfa anche con tre metri d’onda. Tuttavia può essere inteso anche come stile di vita: qualcuno interpreta il kitesurf vivendo il mare al 100%, seguendone i ritmi; altri lo vivono come un evasione dalla quotidianeità. Per quanto riguarda noi siamo una tribù in movimento che segue il vento». Per fare kite serve una spiaggia libera dove possiate esserci solo voi. È facile in giro per l’Italia trovare spazi adeguati? «Si. Il kitesurf ha bisogno di spazio, perché la sua attrezzatura composta da tavola, vela e circa trenta metri di cavi. Attraverso le autorità che ci hanno fornito questi spazi il pubblico stà iniziando a conoscere e ad avvicinarsi a questo sport. Una cosa importante che mi sento di dire a tutti coloro che si accingono a praticare il kite è che ogni rider in acqua è responsabile di se stesso e deve avere perciò la coscienza di quello che fa riconoscendone i limiti». Il kitesurf , nato alle Hawaii, approda in Campidoglio con il tuo libro: a fine presentazione l’idea è stata quella di proporre il nostro litorale laziale come sede di possibili mondiali di kite: strana la vita, vero? «Il mio libro fotografico unico al mondo è stato il mezzo che ha convinto il Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale Alessandro Cochi a condividere la mia proposta. Potrebbe ora aprirsi presto un tavolo tecnico ad Ostia perché ci sono tutti i presupposti per organizzare un Mondiale».

SPORT ESTREMI | 153



I GRANDI CAMPIONI SCRIVONO PER NOI

LA SCHEDA

Il più grande azzurro di sempre Ho iniziato a giocare a baseball per curiosità. Nel 1946, a Roma, eravamo in tanti a giocare nei tornei di softball organizzati dal professor Guido Graziani dell'YMCA: Edera, Ederetta, Quiritas, Libertas Roma, Eolo, Grifone, Grifoncino, Gruppo Sportivo Ferrovieri, YMCA, Giovine Italia, Gilda, Quarticciolo…Nel '49 quasi tutte le squadre romane passarono al baseball. Lazio, Libertas e G.S. Ferrovieri parteciparono al primo campionato nazionale FIBS, vinto dalla Lazio. Molto entusiasmo, poca tecnica, ma avevamo dei giocatori e coach americani bravi e pazienti come missionari e preparatori atletici professionisti. Giocavo e mi divertivo, poi quando mi riuscì di azzeccare un paio di legnate a fondo campo mi innamorai completamente: perché nel baseball, tutto o quasi tutto il gioco ruota attorno alla sfida tra lanciatore e battitore. Poco tempo dopo iniziò l’avventura azzurra. Precisamente allo Stadio Torino, il 31 agosto 1952. Grande folla sugli spalti, tuttora un primato nazionale, merito anche di Gregory Peck, a Roma per girare “Vacanze Romane”, invitato a lanciare la prima palla. Inno di Mameli sul campo. Emozione e orgoglio di far parte di quella prima squadra azzurra in occasione del suo debutto contro le Furie Rosse spagnole. In più, la responsabilità del ruolo di lanciatore. Grande emozione, grandi ricordi… che potrebbero provare in molti giocando a baseball. Soprattutto i giovani. Per loro ci sarebbe l’opportunità di cimentarsi in uno sport magnifico che oggi può offrire la possibilità di giocare negli Stati Uniti a livello universitario e professionistico. Come è accaduto al giovane Alex Liddi di Sanremo, formidabile battitore in forza alla seconda squadra dei Mariners di Seattle come terza base, e la pattuglia di italiani che milita nelle leghe minori americane, avanguardia coraggiosa ed esempio per le nuove leve nostrane. Ma il baseball non è solo per i giovani, è per tutti, over compresi, che possono giocare a softball. Uno sport praticato soprattutto da ex giocatori di baseball, che a Roma ha buone prospettive di sviluppo soprattutto nelle scuole. Purtroppo negli ultimi vent’anni a Roma sono spariti i campi di San Cleto (Municipio V), Via Galba (Municipio XI), Capannelle (Municipio X), Piazza Mancini (Municipio II). Sopravvivono solo i campi di Acilia (Municipio XIII), Nuova Roma e Lunghezza (Municipio V). I Lupi Roma hanno costruito a loro spese un nuovo campo a Casalpalocco (Municipio Roma XIII). È in corso il recupero di quello di Via Galba nell’ambito di una convenzione tra Municipio XI e S.S. Lazio Baseball Softball. Infine, un consiglio per tutti, appassionati e non: rileggete Il vecchio e il mare di Hemingway.


LA STORIA

on esistono data e luogo certi della nascita N del baseball, così come per altri sport del resto, ma gli storici concordano sul fatto che la

IL BASEBALL A ROMA Il baseball nella Capitale è arrivato ufficialmente nel 1931. La prima notizia certa di una gara risale a quell’anno: si tratta del match disputato tra studenti all'Accademia di educazione fisica della Farnesina. Anno magico il 1931 per la disciplina perché è lo stesso in cui nacque Giulio Glorioso, il più grande giocatore italiano di sempre. Nativo di Udine, Glorioso si trasferì a Roma da ragazzino intraprendendo la carriera di giocatore sia con la Lazio che con la Roma. La Capitale, e soprattutto la sua provincia, è tra le più prestigiose città italiane per questa disciplina. Basta pensare che il Nettuno baseball ha vinto 17 scudetti, Lazio e Roma due a testa, per un totale di ventuno tricolori conquistati nella storia del baseball.

presunta paternità sia attribuibile agli Stati Uniti, dove nella prima metà del ‘700 si praticava una variante del “rounders”, gioco molto popolare in Gran Bretagna ed in Irlanda. Alcune fonti storiche, comunque, testimoniano la pratica negli Stati Uniti, a partire dal 1830, di giochi con regole simili al baseball, anche se in forma più semplice rispetto a quella attuale. Il fatto certo è che nel 1839 nasce la prima società di baseball, il New York City’s Knickerbockers club, di cui un membro, Alexander Cartwright, si incaricò di codificare le regole del baseball che sono tuttora adottate.

l baseball si pratica su un campo a forma di quarto di cerchio, suddiviso in territorio “buono” e in territorio “foul”. Nel territorio “buono”sonoposizionate,su un quadrato di 27,43 metri di lato, 4 basi: i cuscini di 1^ 2^ e 3^ base, e un pentagono di gommadetto“casabase”.A 18,44 metri dalla casa base, sulla diagonale della 2^ base,èpostalapedanadellanciatore. Una partita si svolge in 9 riprese, dette “inning”. Ogni ripresa è suddivisa in due fasi: battuta, o attacco, e difesa.Lasquadrachedifende è formata da 9 giocatori. Unaripresaterminaquando una squadra si è alternata alla battuta e alla difesa, mentre una fase termina quando tre giocatori dell'attacco vengono eliminati. Solo la squadra che è alla battutapuòsegnarepuntied i suoi giocatori, i battitori, si presentano alla battuta uno per volta, secondo un ordine prestabilito. Il battitore deve batterelapallinacercandodi non farla prendere al volo dalla difesa avversaria, pena l’eliminazione,ecorreresullebasievitandodifarsitoccare dal difensore con la pallinainmano.Raggiuntalacasa base ottiene un punto per la sua squadra.

I

2 RICEVITORE Si posiziona accovacciato dietro il battitore avversario per ricevere i lanci con un guanto di dimensioni

I RU OLI

LE REGOLE

1 LANCIATORE È il giocatore che dal “monte di lancio”, un rialzo sul terreno di gioco posto a 18,44 metri dalla casa base, lancia la palla verso il battitore cercando di impedirgli l’avanzamento sulle basi eliminandolo con uno strike.

maggiorate. Oltre a ricevere ha il compito di fermare gli avversari che tentano di avanzare sulle basi lanciando la palla verso gli altri difensori. Può anche eliminare direttamente un avversario prendendo al volo le palle non colpite piene che finiscono dietro il piatto di casa base. Infine ha il compito di eliminare i corridori avversari lanciati verso casa base toccandoli con la pallina nel guanto.

3 PRIMA BASE Deve eliminare l’avversario prendendo al volo le battute che arrivano nella sua zona, ed è il terminale delle giocate difensive dei propri compagni che lanciano verso di lui le palle battute dagli avversari e non raccolte al volo. In collaborazione con il lanciatore deve sorprendere fuori base il giocatore avversario che cerca di rubare la seconda base raccogliendo il lancio del compagno.

8

3 6

7

4 SECONDA BASE Ha il compito di completare l’azione difensiva del doppio gioco. Tale azione si realizza quando una pallina viene battuta nel raggio d'azione della terza base o dell'interbase, che appena raccolta la palla la passa al seconda base che, toccando con i piedi la seconda base elimina il corridore proveniente dalla prima e gira la palla verso la prima base per eliminare il secondo corridore. Si occupa

2

1 4 6

5

7 7

anche di coprire il monte di un doppio gioco verso il selancio quando viene la- conda base. sciato dal lanciatore. 6 INTERBASE 5 TERZA BASE Lavora a stretto contatto Ricopre la zona di campo con il seconda base sia per difensiva in cui più spesso la realizzazione del doppio si concentrano le battute gioco che per l'alternanza degli avversari. Il suo com- con il compagno nel copripito principale è quello di re il sacchetto di seconda lanciare le battute ricevute base, quando la battuta verso la prima base per eli- termina in campo destro e minare il corridore, ma è il seconda base si sposta anche chiamato a iniziare per ricevere il passaggio

SPORT AI RAGGI X | 156

degli esterni. Insieme al seconda base, inoltre, copre la base sui lanci diretti del ricevitore che cerca di cogliere la rubata. 7 ESTERNI

Sono tre: sinistro, centro e destro. Si occupano di gestire il vasto campo esterno correndo verso le palle che arrivano nella loro zona per cercare l’eliminazione al volo del battitore,

altrimenti rilanciano velocemente la palla verso il campo interno per fermare le corse sulle basi. 8 BATTITORE Gli stessi giocatori che ricoprono i precedenti ruoli difensivi, quando la loro squadra è in attacco ricoprono il ruolo di battitore, ossia colui che deve colpire la palla e correre sulle basi per fare i punti.


LA TENUTA

spq ort GUANTO

PILLOLE DI STORIA

In pelle, di varie misure, usato dai nove giocatori durante la fase difensiva.

LE DUE LEGHE Il primo incontro di baseball ufficiale della storia si svolse 19 giugno 1846 a Hoboken, nel New Jersey, tra i New York Knickerbockers e i New York Nine (23-1 il punteggio) e durò solamente quattro innings. Nel 1871 invece si svolse negli Stati Uniti il primo campionato strutturato come quelli attuali. Negli anni successivi, con l’incremento del numero di squadre vennero aumentati i campionati e furono istiuite due leghe: la National League, ancora esistente, e la Negro League, istituita esclusivamente per far giocare i giocatori di colore.

MAZZA È di forma cilindrica, di legno massiccio o di metallo cavo, con un diametro massimo di 7 cm. nella parte più larga e lunghezza massima di 90 cm.

JOE DI MAGGIO Joseph Paul DiMaggio, noto come Joe Di Maggio, è stato uno dei più forti giocatori di sempre. Nato da un famiglia di origine siciliana emigrata negli Stati Uniti, esordisce nel baseball nel 1931 con la squadra dei San Francisco Seals dove rimane per quattro stagioni. Il 21 novembre 1934 viene ceduto ai New York Yankees con cui giocherà per tutta la sua carriera, vincendo tre volte il titolo di “mvp”, e giocando l'MLB All-Star Game 13 volte. Dopo una pausa forzata di alcune stagioni a causa della guerra (dal 1942 al 1946), riprende a giocare fino al 1951. In carriera ha totalizzato 2.214 battute valide.

SPIKE Sono gli speciali tacchetti utilizzati nelle scarpe da baseball

MASCHERA Il ricevitore la applica sul viso per proteggersi da eventuali palline che, spizzate dal battitore, potrebbero finirgli addosso

DIVISA Composta da pantaloni lunghi e maglietta

CASCHETTO I battitori devono indossarlo per difendersi da eventuali colpi delle palline

RECORDMAN L’8 agosto del 2007, il giocatore statunitense Barry Bonds, stella dei San Franscisco Giants, all’età di 43 anni è entrato nella storia del baseball siglando il suo 756esimo fuoricampo della carriera. Un colpo che ha demolito il precedente record, appartenente a Hank Aaron (755), che resisteva da 33 anni.

PALLINA

PETTORINA Serve alricevitore per proteggere il petto ed il busto dalle palline

Il diametro è di circa 7 cm, pesa circa 142 gr, ha l’anima di sughero e gomma ed è ricoperta di pelle

ABECEDARIO

SCHINIERI

SWINGING AND MISS

Servono per proteggere gli arti inferiori del ricevitore

FOUL STRIKE OUT FLY OUT GROUND OUT

TAG

CAPPELLINO Deve essere morbido e dotato di una lunga visiera rigida e ricurva

ABBIGLIAMENTO

l baseball è uno dei pochissimi sport, se non l’unico, dove l’abbigliamento differisce da giocatore a giocatore (non tutti ovviamente). Essendo la pallina molto dura e lanciata sia con le mani (dal lanciatore) che con la mazza (dal battitore) a velocità elevate, le protezioni per i giocatori che ricoprono alcuni ruoli sono fondamentali per tutelarsi da eventuali infortuni gravi. Il più protetto è il ricevitore, che a prima vista sembra chiuso in una sorta di gabbia composta da maschera, pettorina, schinieri e guantone. Il battitore invece indossa il caschetto, necessario per proteggere la testa da eventuali pallettate. Gli altri giocatori invece, a parte il guantone che serve per aumentare la superficie di presa della pallina e per non rischiare di farsi male alle dita, proteggono gli arti inferiori con calzettoni e pantaloni di tessuto resistente perchè sono spesso costretti a scivolare a terra per raggiungere la base.

I

SPORT AI RAGGI X | 157


Uno scatto che ferma una storia. Un’immagine che ha il potere di regalare un momento alla leggenda e suscitare emozioni. Istanti che rimangono impressi nella pellicola e nell’anima.

foto Getty Images

Allenamento nella storia Il Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e l’Ambasciatore Richard Bartholomew, mentre sostano ad osservare il panorama durante la loro corsa quotidiana. Quella del jogging più che una moda, è un punto fermo nelle abitudini degli uomini e delle donne più in vista degli Usa, che non rinunciano mai alla corsa quotidiana.

PHOTO GALLERY OLD | 158


spq ort 1997. Una partita per i Mondiali Andy Gray, ex gloria dell'Everton, sul tartan dell’Olimpico, in attesa del fischio d’inizio della partita valevole per le qualificazioni ai Mondiali, tra Italia e Inghilterra. La gara terminò senza reti, qualificando gli inglesi a Francia '98 e costringendo gli azzurri al doppio spareggio, dall'esito positivo, contro la Russia.

La tappa romana delle 1000 miglia Alberto Ascari nel 1954 festeggia a Roma la vittoria della 1000 miglia. In una epoca in cui l'automobilismo su strada e su pista avevano la stessa presa sulla passione popolare, Ascari conquistò anche due volte il titolo Mondiale di Formula uno, vincendo 13 Gran Premi sui 32 complessivi disputati.

1965. Dal judo al cinema La leggenda olandese del judo, Anton Geesink (l’uomo più alto, nella foto, in tunica scura) impegnato a Roma come attore nelle riprese I giudici della Bibbia. Fece piangere i giapponesi all'Olimpiade di Tokyo del 1964, imponendosi nella categoria Open, la più amata dai nipponici.


1990, Finale mondiale È l'8 luglio ed allo Stadio Olimpico si gioca la finale del campionato del mondo tra Germania e Argentina. Con gli argentini che in semifinale avevano eliminato l'Italia e Maradona che aveva sfidato il pubblico di casa, lo stadio, complice l'esodo dei tifosi tedeschi, era completamente imbandierato di rossogiallonero.

Mancini, 10 laziale Roberto Mancini è stato probabilmente il maggiore protagonista carismatico del secondo Scudetto della Lazio. Arrivato già carico di gloria dalla Sampdoria, ha saputo trovare una seconda giovinezza calcistica con i biancocelesti. Appese la scarpe al chiodo, proprio con la Lazio, dopo una sfortunata parentesi con la Fiorentina, ha iniziato una sfolgorante carriera da tecnico.

Totti, 10 romanista «A Capità, pure quest'anno pensace te». È la frase più divertente che, alla partenza per il consueto ritiro precampionato, un tifosi ha rivolto a Francesco Totti. Passano le stagioni, si avvicendano gli allenatori, cambiano le gestioni societarie, ma il punto fermo della squadra giallorossa resta costantemente lui.


in viaggio nel tempo Questo dettagli mostra quello che da tutti è considerato un disco per attività sportive, da lancio. Altri vi hanno ravvisato un possibile antico tamburello, anche perché la posizione delle mani della ragazza in bikini sembra proprio quella dei suonatori di questo strumento. La donna di sinistra porta i capelli raccolti sulla nuca, forse tenuti da una fascia, come era d’uso all’epoca; mentre l’altra donna li tiene sciolti e fluenti.

Questi sono a tutti gli effetti gli antenati dei moderni manubri che si trovano in qualsiasi palestra di body building, ed è interessante notare come la forma sia rimasta inalterata per millenni, anche se dopo la caduta dell’impero Romano le attività sportive e fisiche cessarono di esistere, come le intendiamo noi, per molti secoli.

MOSAICO DELLE GINNASTE La villa, ricchissima di pregevoli mosaici, è conosciuta come la Villa del Casale, probabilmente appartenuta a un ricco funzionario, c’è chi dice un console chi addirittura l’imperatore Galerio Massimiano. Questo in particolare è il cosiddetto mosaico delle ginnaste, ritrae infatti alcune giovani donne nell’atto di compiere un balletto o una competizione sportiva in onore di Teti, la dea del mare. Varie le discipline: lancio del disco, gioco con palla, esercizi coi pesi in mano e corsa campestre. In basso a sinistra, l'incoronazione delle due vincitrici con la “palma lemniscata”. In alto a sinistra si nota la presenza di un doppio pavimento a disegni geometrici, a indicare il mutamento d'uso della stanza in un periodo più tardo.

Personalissima interpretazione di questo oggetto, cavigliere pesanti o, più verosimilmente per quanto mi riguarda, sonagli costituiti da piccoli campanelli che accompagnavano col loro tintinnio le evoluzioni delle ginnaste-danzatrici? Non è un caso che oggi le danzatrici professioniste che partecipano ai nostri spettacoli di rievocazione storica vestono proprio dei cinturini alle caviglie con dei campanelli.


dossier

Il baseball a Villa Borghese nel

Una storica partita (di cui alla foto 1889 grande a pié pagina) si disputò il 23 febbraio 1889, in campo c’erano due squadre professioni stic ricane guidate da Albert Goodwi he amell Spalding, proprietario di una delle squadr e e fondatore della azienda a tutt’oggi esisten te. Il rifermento al manifesto è relativo ad una manifestazione che ebbe luogo a allo Stadio Nazionale il 13 giugno 1920. Il 26 di giugno 1920 l’evento si ripeté di Siena come annunciato dal Mes a Piazza saggero. A Piazza di Siena era stato di nuo vo di baseball nel 1918, in campo due scena il squadre di avieri americani come annunciato dalla Domenica Sportiva dell’agosto 1918. A lato, in bianco e nero, una fotina dell’evento . Mentre nel 1919 erano stati gioc atori italiani organizzati dall’YMCA e dal profess or Guido Graziani a scegliere Villa Borghese come campo di allenamento di baseball. Sarann o que catori che diedero vita alle partite sti i giodel 1920.

(Roberto Buganè, Responsabile del Progetto del Museo del baseball e Softball e realizzatore del Museo Virtuale all’interno del sito della Federazione Italiana Baseba ll Softball http://www.fibs.it/it-it/museo-ehall-of-fame.aspx)


SPQR SPORT, il mensile voluto dal Dipartimento Sport di Roma Capitale è sfogliabile anche online sul sito www.spqrsport.it SPQR SPORT sarà presto presente anche nei principali social network ed inviato tramite newsletter. Un modo per raggiungere una fetta quanto più ampia della popolazione capitolina. Internet garantisce un’importante diffusione parallela rispetto al prodotto cartaceo che rispetta i canali classici della diffusione freepress: la rivista è distribuita in occasione dei grandi eventi sportivi della capitale e anche sul territorio grazie alla scelta di un esercizio commerciale (edicole, bar, etc) nelle piazze più importanti dei 19 municipi romani. L’elenco è consultabile sul web.


www.acea.it

Cento anni di know-how, una rete di acquedotti di oltre 46.000 km e acqua di qualitĂ distribuita ogni giorno ad 8 milioni di italiani. Questa è la realtĂ di Acea. Una realtĂ all’avanguardia che fa bene all’ambiente, alla popolazione, al futuro. L’acqua, l’uomo, la tecnologia.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.