ALPE Estate 2013

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Estate 2013

ALPE Alpe di Siusi Magazine

CASTELROTTO KASTELRUTH · SEIS SIUSIAM ALLO SCHLERN SCILIAR· VÖLS · FIÈ ALLO AM SCHLERN SCILIAR · ·ALPE SEISER DI ALM SIUSI

Talento naturale I campioni della mietitura a mano

Via ferrata Il sogno di una vita di Max

Mercato contadino Varietà naturale

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QualitĂ Alto Adige. Di padre in figlio.

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Foto: Helmuth Rier

Editoriale & Sommario

Cari ospiti!

T

rascorrere l’estate nell’area vacanze Alpe di Siusi significa godere di belle e rilassanti vacanze a stretto contatto con una natura incontaminata, dove l’avventura la fa da padrona. Fare escursioni o arrampicate, andare in mountain bike, cimentarsi nel parapendio, nell’equitazione o nel nuoto, gironzolare oppure oziare, qualsiasi cosa decidiate di fare, per tutta la vacanza dimenticherete la quotidianità. Gli articoli nelle prossime pagine saranno uno spunto per provare qualcosa di diverso dal solito dove le emozioni indimenticabili sono garantite. Protagonisti indiscussi di questo numero sono Brigitte Goller, David Tirler e la falciatura ad alta velocità. Ed è di loro due e della loro passione che vogliamo parlare. Dai rigogliosi prati degli alpeggi saliamo a quote da capogiro guidati dal gestore del rifugio di Max Aichner. L’articolo “Sulla via ferrata Maximilian” ci porta sulle tracce di quest’uomo straordinario e ci mostra di cosa una persona sia capace, guidata dal sogno della sua vita. Anche Daniel Anrather ha realizzato il sogno della sua vita, fondando un birrificio tutto suo. Oltre alla degustazione della birra prodotta dal birrificio più giovane e sito più in quota, i buongustai potranno deliziarsi anche con una ricetta davvero golosa: i canederli di prugne. Amate la frutta fresca e le verdure appena raccolte? Allora unitevi ai visitatori dei mercati di Castelrotto, Siusi allo Sciliar e Fiè allo Sciliar e gironzolate fra le bancarelle dei mercati contadini.

A tutti gli appassionati di sport, il programma di quest’anno propone una sfida particolare: la prima Mezza Maratona Alpe di Siusi. Gli escursionisti apprezzeranno il Geotrail di Bulla e il Sentiero Oswald von Wolkenstein: scoprirete il passato geologico delle Dolomiti oppure vi immergerete nel mondo dei castellani e delle loro figlie. L’articolo “Cavalli dorati per l’ugola d’oro” ci avvicinerà alla passione di Norbert Rier per i cavalli avelignesi. E, nell’intervista di ALPE, vi presentiamo l’uomo che per 13 anni ha plasmato il turismo in Alto Adige: Christoph Engl, direttore di Alto Adige Marketing (SMG).

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Max Aichner e la sua via ferrata Pagina 8

1a Mezza Maratona Alpe di Siusi Pagina 10

Come fa la conchiglia ad arrivare in montagna? Pagina 14

Intervista con lo specialista di turismo Christopf Engl Pagina 18

I campioni provinciali della mietitura a mano Pagina 22

ALPE vorrebbe anche essere un’utile guida per la vostra vacanza: oltre ad informazioni importanti sui servizi pubblici e dati interessanti, presenta molti consigli circa i migliori ristoranti, trattorie e punti d’incontro, così come numerose e allettanti possibilità per lo shopping nei paesi dell’altopiano e dintorni. Questo magazine contiene anche un programma dettagliato di eventi, appuntamenti culturali e ricreativi, da vivere in compagnia. Se deciderete di partecipare, l’album delle vostre vacanze sarà ricco di momenti felici e indelebili.

Norbert Rier e i suoi avelignesi

Vi auguriamo di trascorrere un meraviglioso e indimenticabile soggiorno, all’insegna di benessere e relax.

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Eduard Tröbinger Scherlin - Presidente

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Un percorso tematico in onore di Oswald von Wolkenstein Pagina 30

La birra Antonius: L’arte di birrificazione a Fiè Pagina 34

I mercati contadini di Castelrotto, Siusi e Fiè Pagina 38

Anteprima estate 2013 Anteprima inverno 2013/14 Pagina 42

Visto & sentito

per Alpe di Siusi Marketing e le Associazioni Turistiche di Castelrotto, Siusi allo Sciliar, Fiè allo Sciliar e Alpe di Siusi.

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Sulla via ferrata Max Arrampicata con Max Aichner, gestore di rifugio.

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rrampicarsi sulle montagne a ottant’anni? È possibile: basta chiamarsi Max Aichner. Perché Max ha trascorso tutta la sua vita sui monti e insieme a noi saltella sulla via ferrata che lui stesso ha ideato, realizzato e messo in sicurezza più di cinquant’anni fa. E della quale ovviamente conosce ogni singolo passo e ogni appiglio.

parte e sul gruppo del Catinaccio dall’altra. Max non ha neppure il fiatone quando inizia a raccontare la sua storia. È la storia dell’Alpe di Tires e della via ferrata Maximilian. Una storia lunga e un esempio di come un uomo possa realizzare qualunque cosa, se crede fortemente in un’idea, e niente e nessuno potrà impedirglielo.

“Guarda qui: ho trapanato tutto io” dice mentre ci mostra orgogliosamente alcuni morsetti e come li ha fissati, come se dovessero durare in eterno. Poi ci sediamo sul crinale e godiamo dell’imponente panorama a tutto tondo, sull’Alpe di Siusi da una

Il rifugio “Alpe di Tires”, il sogno di una vita. Max è cresciuto a Tires sul Catinaccio. Un’infanzia dura, con sei fratelli, quasi nulla da mangiare in casa, il padre che si guadagna la sopravvivenza come facchino nei rifugi. Max impara a fare il tap-


ximilian pezziere, ma in paese non c’è praticamente lavoro. Da militare finisce nei paracadutisti, impara a sciare, tornato a casa fa l’esame di guida alpina e porta avanti la tradizione di famiglia: col mulo garantisce gli approvvigionamenti del rifugio Vajolet. I fratelli maggiori lo aiutano nella costruzione del rifugio Bergamo e Franz, anch’egli guida alpina, ha un’idea. Vuole costruire insieme a Max un altro rifugio, lassù, sotto i Denti di Terrarossa, proprio lì dove da sempre si incrociano i sentieri dei cacciatori, dei contadini e dei pastori. Niente da dire: è davvero un bel posto. Ma si tratterebbe di un’impresa audace, in un posto totalmente isolato, senza

Max Aichner, il costruttore del rifugio “Alpe di Tires” (sul fondo) si dedica ancora alle escursioni nelle sue montagne

vie di accesso, senza teleferica e senza mezzi finanziari. Tutti considerano i due fratelli dei pazzi. Franz comincia a sudare freddo, si ritira dal progetto e invece che costruirne uno nuovo, va a gestire un vecchio rifugio. Max invece non si rassegna. Ha 25 anni quando riesce a trasformare in realtà il suo sogno e nel 1957 sferra il primo colpo di vanga a quasi 2500 m di altitudine. Per tre estati passa il suo tempo in completa solitudine in un piccolo riparo, spiana il posto a colpi di vanga e piccone, produce completamente a mano oltre 3000 mattoni in calcestruzzo, fino a »

Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier

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che – tre anni più tardi – con l’aiuto di un muratore inizia la posa dell’edificio.

La gioia di Max: Max si sta godendo le vedute mozzafiato alla via ferrata Maximilian

“I materiali da costruzione, come le travi in legno, il cemento e le tegole del tetto, le ho trasportate inizialmente in spalla da Tires” ricorda oggi Max. Rabbrividisco all’idea della faticosa salita lungo il sentiero terribilmente ripido attraverso il Buco dell’Orso. Una volta costruito il rifugio, Max si scavava a poco a poco una via verso la Val di Fassa. Sulla stessa, ora con il trattore il trasporto avviene molto più comodamente.

Sembra impossibile, ma il coraggioso Max trovò persino il tempo di andare a cercar moglie. La bella Laura, di Castelrotto, sembrava fatta apposta per lui: una che conosceva la fatica, era molto socievole e amava le montagne come lui. Si sono sposati nel 1962 e in estate Laura si trasferiva insieme a lui nella casetta appena costruita. Il sorriso malizioso di Max vale più di mille parole: “Sono cinquant’anni, adesso”. Già l’anno successivo al matrimonio ampliò il rifugio, costruendo una stube più grande, una cucina più ampia e aggiungendo al primo piano un dormitorio con 25 materassi.

La via ferrata Maximilian La via ferrata Maximilian supera l’intera forcella dei Denti di Terrarossa ed offre una splendida visuale a tutto tondo sull’Alpe di Siusi da una parte e sul gruppo del Catinaccio dall’altra. La ferrata a livello tecnico non è eccessivamente complicata, ma ci sono tratti aperti e senza appigli e in parte è a picco sul crinale frastagliato. Passo sicuro e assenza di vertigini sono indispensabili.

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Tempo di percorrenza: ca. 3,5 ore Percorso: Dal rifugio “Alpe di Tires” (2.440 m) poco più a sud si sale per la prima ferrata, si entra in una gola stretta e poi si sale verso la forcella, si prosegue a sinistra fino al crinale e poi sulla cima del Dente di Terrarossa (2653 m). Proseguendo verso ovest si passa sotto una porta di roccia, scendendo verso la forcella di collegamento e da qui verso la Forcella di Terrarossa (2556 m) (qui in caso di necessità si può fare ritorno al rifugio). Si prosegue quindi salendo verso

est fino al punto più elevato dell’altipiano dello Sciliar, la Cima di Terrarossa (2.655 m). Lungo il sentiero n. 4 si fa ritorno al punto di partenza. Il rifugio Alpe di Tires (con possibilità di pernottamento, www. tierseralpl.com) ai piedi dei Denti di Terrarossa è raggiungibile dall’Alpe di Siusi a piedi in circa 2,5/3 ore. Dalla stazione a monte della cabinovia Alpe di Siusi, si segue il sentiero n. 7 (o con la seggiovia panoramica) fino all’Alpenhotel Panorama, poi si prosegue sul sentiero n. 2 fino ai piedi

della Forcella dei Denti di Terrarossa e seguendo le serpentine in salita fino alla forcella e oltre, lungo il sentiero n. 2, si arriva in pochi minuti a sud-ovest al rifugio Alpe di Tires. Discesa: dal rifugio si scende lungo l’ampia strada forestale (contrassegno 4) attraverso la piccola e ripida valle verso est fino al Dialer, e poi a sinistra lungo la via pedonale n. 7 fino al Rifugio Molignon, e da qui lungo l’ampia forestale (sempre contrassegnata col n. 7) attraverso i pascoli dell’Alpe di Siusi fino al punto di partenza. Dal rifugio Alpe di Tires, ca. 2,5 ore.


Le vie ferrate “Maximilian” e “Laurenzi”. Era un passo enorme, e anche un po’ azzardato, come Max dovette ammettere poco dopo. “Avevamo uno dei primi rifugi privati e tutti gli escursionisti facevano un ampio giro tutto intorno a noi” racconta oggi. E perché? “Perché allora gli escursionisti tradizionalmente si fermavano solo nei rifugi dell’Alpenverein, dove ricevevano sconti se erano soci” ci spiega. Non è stato un avvio fortunato, ma Max non sarebbe Max se non fosse riuscito anche dove l’impresa sembrava impossibile. “Dovevo offrire qualcosa di speciale, in modo che le persone si fermassero anche a passare la notte”, mi spiega così la sua smaliziata “strategia di mercato”. Quindi rispolverò le sue conoscenze di guida alpina e pensò a quello che oggi si chiamerebbe un percorso avventura, che valesse assolutamente la pena di andare dall’Alpe di Siusi al rifugio “Alpe di Tires”, una via ferrata nel mezzo della roccia dolomitica con panorami straordinari ed emozioni indimenticabili, che ha realizzato lui stesso e che ha voluto anche mettere in sicurezza di persona, per i meno allenati. E così per due estati Max passò il suo tempo con martello e scalpello a trasportare in altitudine tonnellate di chiodi e funi d’acciaio e lì fissarli, per poi aprire nel 1969 al pubblico la via ferrata Maximilian (che battezzò con il nome del proprio santo patrono). Max aveva fatto a tutti gli effetti i conti giusti: gli alpinisti si innamorarono della ferrata Maximilian e ben presto anche del rifugio Alpe di Tires. Il sole ha superato lo zenit da un pezzo, quando ci decidiamo a scendere dalla Cima di Terrarossa. Max indica verso il Catinaccio. “Laggiù la ferrata Laurenzi conduce dal Molignon fino al Catinaccio d’Antermoia – mi racconta – quella è dedicata a mia moglie Laura e l’ho costruita all’inizio degli anni Ottanta, bella lunga e molto esposta. In realtà solo per esperti” mi strizza l’occhio. Ho capito, non fa per me. A dire il vero la via ferrata Maximilian ha risvegliato la mia voglia di avventura ed ora ho davvero bisogno di una bibita fresca al rifugio Alpe di Tires. Si leva un saluto cordiale appena il vecchio Max, padrone del rifugio, entra nella sua stube e viene accolto anche dalla figlia e del genero che portano avanti con entusiasmo la grande opera della sua vita. «

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SEISER ALM | ALPE DI SIUSI

HALF MARATHON

Pronti, attenti … Alpe! La corsa torna protagonista sull’altipiano più grande d’Europa. L’Alpe di Siusi Running, dedicata agli appassionati della corsa in altitudine, prende il via il 7 luglio 2013 con la prima Mezza Maratona Alpe di Siusi. Una gara che, partendo e arrivando a Compaccio, consente di misurarsi sulla distanza della mezza maratona di 21,0975 lungo i saliscendi montani inseriti nel Running Park Alpe di Siusi e rappresenta una sfida eccezionale per i suoi 500 metri di dislivello e

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per i panorami mozzafiato che offre. Un percorso che, incorniciato dalle Dolomiti, attraverso pascoli e prati fioriti, si sviluppa su un tracciato circolare con viste spettacolari. Fianco a fianco ai partecipanti alla Mezza Maratona, pronti a dare preziosi suggerimenti, correranno maratoneti kenyoti di fama internazionale che, dal 29 giugno al 13 luglio, torneranno ad allenarsi su questi tracciati perfetti. «


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Come fanno le conchiglie ad arrivare sulle montagne? » Q

uesta – racconta il dott. Nössing tenendo alta in mano la brochure, mentre il suo viso abbronzato si illumina – questa è una cosa unica al mondo: che ci crediate o no una pubblicazione geologica in quattro lingue non esiste da nessun’altra parte”. Il dott. Nössing e la sua collega, una giovane geologa perfettamente bilingue, hanno appena congedato i circa 40 partecipanti all’ultima escursione del “Geotrail di Bulla” e ora si scambiano le impressioni di questo pomeriggio pieno di stimoli nei locali dell’Hotel Pinei. La verità è che dopo un’intera vita spesa con successo al servizio della geologia, il dott. Nössing, da poco eletto geologo-capo della Provincia Autonoma di Bolzano, è ancora in grado di entusiasmarsi quando racconta dell’attrazione del “Geotrail di Bulla”.

Testo: Silvia Rier Foto: Helmuth Rier

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Bulla è una delle tre frazioni di lingua ladina del Comune di Castelrotto e giace un po’ defilato oltre il Passo Pinei (1.437 m), che da sempre rappresenta il confine culturale e linguistico di Castelrotto: da una parte dominano la cultura e le usanze tedesche, dall’altra quelle ladine o reto-romane. Il paesino di 180 anime di Bulla ha avuto una sua importanza nei secoli passati perché qui si incrociavano le due strade per gli alpeggi di Castelrotto e della

Val Gardena. Il Passo Pinei in sé ha proprio l’aspetto di un alpeggio: in particolare l’odore inconfondibile, che i primi caldi raggi di sole risvegliano dall’erba alta e sottile, con i suoi innumerevoli fiori e le erbe aromatiche, sembra indimenticabile e riempie di gioia. È qui, in questo punto di scissione e raccordo fra due culture, che ha inizio il sentiero del “Geotrail di Bulla”, inaugurato nell’estate del 2011, dopo due anni di costruzione.

Ma qual è la sua storia? E perché si è deciso di collocarlo proprio qui, ai margini del Parco Naturale dello Sciliar e ai piedi delle Dolomiti, dichiarate dall’UNESCO Patrimonio naturale? Il dott. Nössing sorride luminoso: “Quello che per i costruttori di strade è spesso una maledizione, è una benedizione per i geologi” dice e ci racconta che la strada per Bulla era stata costruita su un terreno particolarmente friabile ed instabile ed è stato necessario chiuderla. Per secoli, fino a quel momento la vecchia strada ai piedi del Bullaccia era stata famosissima, anche se solo nei circoli scientifici e in particolare geologici. Ma cosa ha potuto attirare per così tanto tempo i grandi luminari della geologia dei quattro angoli della Terra


Il Geotrail di Bulla: storia geologica, scritta in pietra e avvincente come un action thriller

in questo paesino che, per quanto grazioso, è anche piuttosto modesto e inaccessibile? “È per via – racconta il dott. Nössing – del cosiddetto ‘Profilo del Bulla’, un affioramento geologico fra i più belli del mondo”. Nella stratificazione geologica di questo “Profilo del Bulla” è scritta nientemeno che la storia dell’immane catastrofe che ha causato cambiamenti epocali all’ambiente: questo evento conosciuto come Estinzione di massa del Permiano-Triassico, ha avuto come conseguenza, circa 252 milioni di anni fa, l’estinzione di circa il 90% delle specie viventi di allora: la fine del mondo, in pratica. Si provi ora a figurarsi nella mente questo lasso temporale: 252 milioni di anni (e ci troviamo agli albori della storia della Terra…): sì, le escursioni geologiche sono sempre anche una sana lezione di umiltà, se vogliamo. Durante i lavori di realizzazione della strada nuova ci si è accorti di come questo “cinema della storia geologica” avrebbe potuto attirare un pubblico molto più ampio senza grossi sforzi, e così all’inizio del 2006, guidata dal prof. Rainer Brandner (dell’Istituto di Geologia e Paleontologia dell’Università di Innsbruck) e dal dott. Lorenz Keim (dell’Ufficio Provinciale di Geologia e Prove Materiali), si è costituita un’équipe con il compito di definire e co-

struire un percorso didattico geologico attorno a questo “Profilo del Bulla”. Ma qual era la visione alla base di questo progetto? Portare le Dolomiti, questi “Monti Pallidi” Patrimonio Naturale dell’Umanità secondo l’UNESCO, più vicine alle persone, raccontare la storia di questo panorama montano unico e aprire la mente al mondo naturale in cui viviamo.

Fedele al proprio compito, il “Geotrail” non presenta nessun grado di difficoltà, è quindi percorribile senza problemi anche da bambini e anziani, purché siano un po’ abituati a camminare in montagna. Nella sua parte superiore il percorso segue un sentiero antichissimo, il “Troj d’Ancion”, passa poi a sfiorare l’idilliaco paesino di Bulla e ritorna al punto di partenza lungo la vecchia strada chiusa di Bulla. Il “Geotrail” è ritmato da otto tavole esplicative molto dettagliate, ciascuna dedicata ad uno specifico tema geologico: qui si potrà vedere come si generano le rocce e i complessi rocciosi, si potrà comprendere come si trasformano, come si muovono e come sono composte, ci si stupirà di eventi che hanno letteralmente scosso il pianeta, come nel caso dell’Estinzione del Permiano-Triassico o della frana di Pontives, e si correrà il rischio di veder franare anche qual- »

Tra luglio e agosto tutti gli interessati hanno la possibilità di avviarsi per un’escursione geologica sul Geotrail di Bulla con il dott. Ludwig Nössing. Le escursioni si terranno ogni mercoledì con partenza alle ore 13.30. Iscrizioni & informazioni presso l‘Ufficio informazioni di Castelrotto

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Famoso nel mondo: Il profilo di Bulla, una quasi completa registrazione della più grande estinzione di massa nella storia di circa 252 milioni di anni fa

che vecchia convinzione — e non solo per il fatto che questa nostra “terra fra i monti” un tempo si trovava parecchi chilometri più a sud, all’altezza dell’attuale Niger, e che quindi è a tutti gli effetti “immigrata”.

stra guida esperta ci mostra la meraviglia delle numerose specie di fiori che decorano queste rocce nude e che lungo il Troj d’Ancion sono potute crescere indisturbate per anni, visto che con l’avvento della motorizzazione il sentiero fu pressoché abbandonato.

Per quanto bella e precisa, nessuna tavola

Post Scriptum Il dott. Lorenz Keim, ideatore e personalità creativa del “Geotrail di Bulla” è venuto a mancare durante una frana nella primavera del 2011. Nel suo “Geotrail” continua a vivere indimenticato.

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esplicativa sarà mai in grado di sostituire la competenza di una guida esperta, anche solo per il fatto che non è possibile fare domande a un cartello. Effetti collaterali del percorso geologico Geotrail? Ce ne sono parecchi: dietro ogni curva si aprono panorami mozzafiato sulla “più bella architettura del mondo”, più in là si aprono scorci “dentro” le Dolomiti, come sottolinea il dott. Nössing con verve, e come omaggio di benvenuto, la no-

Dopo circa quattro ore, gli escursionisti fanno ritorno al Passo Pinei, possono riempirsi ancora una volta i polmoni dell’incomparabile profumo dei pascoli e riprendere la via di casa, soddisfatti nel corpo, nello spirito e nei sensi. Chi volesse trasformare questa escursione pomeridiana in una gita di un giorno intero può semplicemente aggiungere al mattino la camminata da Castelrotto a San Michele al Passo Pinei. «


Un mondo mer aviglioso da scoprire Nei quattro piani del Museo Archeologico scoprirete la nuova mostra permanente dedicata ad Ă–tzi e al suo mondo, la mostra temporanea 2013 mysteriX, pensata per le famiglie, e poi visite guidate, eventi e incontri. Il Museo Archeologico, uno spazio da visitare e in cui tornare.

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Il modello di successo “Alto Adige” Cos’ha l’Alto Adige che non hanno altre regioni turistiche? Secondo Christoph Engl l‘area vacanza può puntare soprattutto ai beni di lusso del futuro: tranquillità, spazio, attenzione, sicurezza, esperienza, tempo.

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Intervista: Elisabeth Augustin Foto: Helmuth Rier

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Il bolzanino Christoph Engl ha diretto l’Agenzia Alto Adige Marketing (SMG) per 13 anni con autorevolezza e competenza e si è conquistato un buon nome come specialista di turismo anche oltre i confini della provincia. Il direttore dell’SMG è riuscito a rafforzare il brand Alto Adige e a posizionare ancora meglio l’area vacanza sul mercato internazionale grazie anche alla collaborazione con il comparto economico e con gli operatori turistici altoatesini. In questa intervista ad ALPE Christoph Engl, che si dimetterà dalla sua posizione di leader nell’estate 2013, traccia un bilancio consuntivo della sua esperienza e sottolinea i punti di forza della destinazione turistica “Alto Adige”.

ALPE: Direttore Engl, sappiamo che a breve si dimetterà dalla carica di responsabile del turismo altoatesino per dedicarsi a nuove sfide. Come può riassumere la Sua esperienza? Christoph Engl: Ho avuto l’opportunità di svolgere per diversi anni uno dei lavori più entusiasmanti e densi di responsabilità che questa regione possa offrire. E di questa opportunità sono infinitamente grato. Mi è stata accordata fiducia, pur essendo risaputo che sono un uomo d’azione più che di compromesso. L’Agenzia Alto Adige Marketing è oggi un centro di competenza per il marketing di destinazione riconosciuto a livello internazionale e questo va a tutto vantaggio del territorio altoatesino. Il team dei collaboratori è ormai perfettamente rodato, è stata creata una rete solida e sono stati formulati piani molto chiari per il futuro. Ora l’SMG può anche permettersi di affidarsi a una nuova direzione e consentirmi di affrontare qualcosa di nuovo. Qual è, fra quelli che ha dato, il contributo personale che ritiene più importante? Che l’Alto Adige sia oggi percepito come una destinazione rico-

noscibile in un unico marchio di successo, è un fatto che mi riempie di gioia ogni giorno. Vengono organizzati con cadenza quasi settimanale viaggi studio da tutta Europa per venire a verificare il modello di successo del marchio Alto Adige. Oggi ai congressi siamo noi a tenere interventi che fino a qualche anno fa ci limitavamo ad ascoltare. Università e scuole di specializzazione analizzano il modello Alto Adige quando trattano di marketing di destinazione. È riuscito a realizzare gli obiettivi che si era posto? In Alto Adige siamo riusciti a definire una strategia di sviluppo comune a molti ambiti. Abbiamo definito alcune questioni e le abbiamo perseguite con consequenzialità: ormai non si trova più nessuno nei comprensori sciistici che inneggi agli après ski, c’è consenso sul fatto che la nostra forza risiede nei prodotti locali e nella cultura del quotidiano e che bisogna copiare il meno possibile dagli altri per avere successo. Questo è ciò che distingue oggi l’Alto Adige dalle altre destinazioni, che non sono ancora riuscite a chiarire ai propri clienti i valori in cui credono. Questi erano gli obiettivi che ci eravamo


fissati e che sono stati raggiunti. Ma resta comunque ancora molto da fare. L’Alto Adige conta annualmente oltre sei milioni di ospiti. Quali sono i principali punti di forza e i motivi di preferenza di quest‘area vacanza così amata? Quando si chiede alle persone di riferire le proprie impressioni dopo un viaggio, spesso ci si sente rispondere: “Per alcuni giorni o settimane è stato molto bello, però non mi piacerebbe vivere lì”. L’Alto Adige in questo senso è in grado di alimentare sentimenti completamente di-

versi. Chiunque abbia avuto modo di fare reale esperienza del territorio altoatesino, deve potersi dire: “Potrei immaginarmi di vivere qui, non solo di farci le vacanze”. Quando l’ospite lascia la nostra regione, a livello emotivo ha già archiviato l’Alto Adige come un progetto da ripetere. Chi invece deve farsi un’idea della nostra provincia senza averne mai avuto reale esperienza, deve potersi immaginare l’Alto Adige come una sorta di piccolo paradiso, non dissimile dal giardino dell’Eden. Anche questa immagine rispecchia la visione di un ambiente realmente vissuto, non quella di un pacchetto turistico.

In quali ambiti l’Alto Adige può ancora migliorare? In Alto Adige serve un pensiero aperto. In uno dei luoghi vissuti più amati d’Europa non basta avere prestazioni eccellenti solo in ambito strettamente turistico. Ovviamente anche queste fanno parte dell’offerta e sono un punto fondamentale di quello che viene richiesto dal cliente. Gli hotel di fama mondiale insieme alle chicche nascoste dell’agriturismo, i ristoranti stellati insieme alle proposte gastronomiche regionali più autentiche nei rifugi, l’offerta invernale basata su tecnologie all’avanguardia insieme all’ospitalità cordiale degli alloggi »

Lo specialista di turismo Christoph Engl: l’area vacanze Alpe di Siusi è qualcosa di unico in tutti i sensi.

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In Alto Adige ...

... sono stati registrati nel 2012 per la prima volta oltre 29 milioni di pernottamenti in un anno, ovvero 1,8 punti percentuali in più rispetto all’anno 2011. Questo avanzo è da ascrivere principalmente agli ospiti provenienti dalla Germania, che hanno contribuito nel 2012 con circa 650.000 pernottamenti in più (più 4,8%). Anche gli ospiti svizzeri, che nel 2012 hanno registrato oltre 1,3 milioni di pernottamenti, hanno accresciuto la loro presenza di un sostanziale 11,9%. Sono stati invece significativamente inferiori i pernottamenti dei cittadini italiani: da 10,18 milioni nel 2011 sono passati a 9,8 milioni nel 2012 (-3,7%). Per l’undicesima volta di serie, Castelrotto ha raggiunto nel 2012 la prima posizione nella classifica dei comuni turistici di maggior successo dell’Alto Adige. Il 4,5% dei pernottamenti registrati dalle strutture ricettive altoatesine sono stati registrati nel comune di Castelrotto.

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Nel comune, nel cui territorio sono presenti quattro associazioni turistiche, si contano nel 2012 oltre 45.000 pernottamenti in più rispetto al 2011, ovvero una crescita del 3,5%. Se si va a considerare la crescita rispetto alle singole associazioni turistiche, le strutture ricettive che fanno capo a quella dello Sciliar (Castelrotto) hanno registrato la crescita maggiore in assoluto con 30.322 pernottamenti in più: in totale l’Associazione Turistica dello Sciliar ha contato mezzo milione di pernottamenti. La seconda associazione turistica più rilevante nel comune di Castelrotto è quella dell’Alpe di Siusi, con 327.000 pernottamenti ed una crescita di 21.774 unità.

di Ortisei, ma che si trovano nel territorio comunale di Castelrotto (come Bulla o Oltretorrente) hanno dovuto invece incassare una riduzione di circa 9.000 presenze e hanno registrato nel 2012 un totale di poco più di 221.000 pernottamenti. Un contributo all’aumento delle presenze lo ha sicuramente fornito l’allargamento dei posti letto di circa 160 unità, create nel 2012 a Castelrotto, che tuttavia, rispetto al totale di 8.840 posti letto, ha una portata relativa.

L’Associazione Turistica di Siusi ha aumentato le presenze di circa 1.900 unità per un totale di 282.000 pernottamenti.

Il comune di Fiè allo Sciliar, di dimensioni inferiori, nella classifica delle località turistiche dell’Alto Adige si è piazzato al 33esimo posto. Rispetto ad altri comuni Fiè ha potuto registrare una crescita dei pernottamenti di un buon 9,8%. Nel 2012 sono stati registrati in totale 339.235 pernottamenti.

Le aziende che fanno capo all’Associazione Turistica

Fonte: Südtiroler Wirtschaftszeitung

a conduzione familiare: queste sono le prestazioni fondamentali che trasformano la regione in un’offerta irresistibile per ospiti e clienti. Di questo concetto di ambiente realmente vissuto fanno parte anche l’approvvigionamento sostenibile dell’energia dell’intera regione, un concetto di trasporto pubblico a livello macroregionale, con standard di comfort pari a quelli di una grande città, prodotti dell’agricoltura regionale come base della gastronomia e dell’economia domestica, edifici a risparmio energetico e sfruttamento con pianificazione a lungo termine delle aree edificabili, ormai sempre più scarse. Alcuni anni fa Lei ha contribuito in modo sostanziale alla creazione del marchio “Alpe di Siusi”. Che cos’ha l’”Alpe di Siusi” che “l‘Altipiano dello Sciliar” non aveva? È un concetto facilmente assimilabile, che al tempo stesso sa esprimere riconoscibilità ed attrattiva. La carta dell’altipiano più esteso d’Europa è senza dubbio la migliore che si possa giocare. Troppo spesso i nomi promozionali dei territori derivano da compromessi fra gli interessi locali che servono solo agli equilibri interni e che invece alla clientela non dicono nulla. Chi invia messaggi chiari, riceve di ritorno risposte concrete dal mercato. Purtroppo, anche in Alto Adige, lo si fa ancora troppo poco. Su cosa può puntare in particolare l‘area vacanze “Alpe di Siusi”? Sempre sui suoi punti di forza, tra i quali ovviamente il fatto che l’Alpe di Siusi è qualcosa di unico, per il suo paesaggio, ma anche per le possibilità che offre a livello escursionistico sia in estate che in inverno. Tra i punti di forza individuiamo anche i suoi paesi, che sono rimasti tali e hanno mantenuto il loro carattere peculiare, la vicinanza alla città di Bolzano, il morbido paesaggio montano con le numerose possibilità di fare esperienze nella na-


tura a mezza quota. La maggior parte delle strutture ricettive è in ottimo stato e la popolazione locale sa che si può vivere bene di turismo contando gli uni sugli altri. In ogni caso sarebbe auspicabile una più coerente realizzazione degli obiettivi che ci si è autoimposti in conseguenza del “dossier Malik”. Un tempo erano soprattutto l’aria fresca e l’acqua cristallina a spingere la gente a venire in montagna. Cosa cerca oggi chi opta per la vacanza fra i monti? Soprattutto i beni di lusso del futuro: tranquillità, spazio, attenzione, sicurezza, esperienza, tempo. Questi beni, soprattutto nelle regioni che non vogliono aprirsi a un turismo di massa, devono essere sempre più percepibili. Per il territorio dell’“Alpe di

Siusi” pensare a come creare sulla base di quelli la migliore offerta possibile dev’essere un pensiero costante. Lei stesso da oltre 20 anni trascorre con la famiglia la cosiddetta villeggiatura estiva a Fiè allo Sciliar. Che cosa si gode di più nel Suo poco tempo libero? Quasi tutti i giorni salgo velocemente in mountain bike o di corsa fino al Laghetto di Fiè, per dare al giorno che finisce un nuovo fresco slancio con un bel tuffo nell’acqua sottile. Dove la condurrà la Sua nuova strada professionale e perché? Quella di lasciare la SMG e professionalmente l’Alto Adige è una decisione personale. È conseguenza dei progetti che ho fatto per la

mia vita e anche della convinzione che dopo 13 anni si corra il rischio di assuefarsi. L’SMG ha ormai concluso gli anni estremamente impegnativi ma coronati da successo del suo consolidamento e non voglio rimanerci legato. All’alba dei miei 50 anni ho ancora buone possibilità di dedicarmi ad un nuovo ambito. Dal 1 settembre sarò direttore e partner della BrandTrust, con sede a Norimberga. L’azienda si occupa di consulenza manageriale alle imprese e agli enti, specificatamente negli ambiti della marca, delle strategie di marca e di gestione della stessa.

Tranquillità e spazio sono fra i beni di lusso del futuro, un tuffo nel Laghetto di Fiè è un piacere speciale.

ALPE e l’area vacanze dell’Alpe di Siusi ringraziano Christoph Engl per il suo impegno e gli augurano buona fortuna per il suo futuro! «

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Tagliando traguardi a filo di lama »

C

’era una volta un bambino che guardava con ammirazione il nonno mentre batteva e affilava la falce. In particolare lo affascinavano i movimenti veloci e precisi della pietra sulla lama e di nascosto il ragazzino si avvicinò alla falce e provò a fare come faceva il nonno: un taglio profondo sul pollice, il sangue sul fazzoletto e lacrime di dolore che non riusciva a reprimere non poté tenerli nascosti a lungo e si buscò la giusta ramanzina. Ma sbagliando si impara e crescendo imparò anche l’elegante movimento della falciatura. Ma quest’antica arte della mietitura è ben lontana da quello che fanno oggi Brigitte Goller e David Tirler. Ed è di loro due e della loro passione che vogliamo parlare.

Testo: André Bechtold Foto: Helmuth Rier

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David Tirler è originario del maso Untermulserhof (Castelrotto) e a otto anni ha lavorato per la prima volta come pastore presso un contadino del vicino paese di San Michele. Il vecchio contadino mieteva i ripidi pendii a mano ma disse a David che era ancora troppo piccolo per farlo. La cosa suonò al ragazzino come una sfida e nelle estati successive si impegnò ad apprendere l’arte della mietitura, ma anche della battitura e dell’affilatura, finché divenne un professionista e Anton Schieder di Castelrotto – uno dei più bravi mietitori dell’Alto Adige – lo chiamò per partecipare ai campionati provinciali altoatesini di mietitura a mano. Era il 2002, David aveva 21 anni. Tre anni dopo era campione provinciale e aveva sconfitto il suo scopritore e mentore Anton Schieder. Se si osserva la falce di David ci si accorge subito della sua straordinaria lunghezza: con i suoi 140

cm è lunga quasi il doppio di una falce normale. Il manico invece è più corto rispetto ad un’usuale falce da lavoro, per cui il rapporto fra questo e la lama consente di migliorare l’effetto leva. Il che però comporta da parte dei mietitori un uso molto maggiore delle ginocchia. Il movimento morbido della “normale” mietitura, simile al Tai Chi Chuan, va così a perdersi, ma qui si tratta a tutti gli effetti di uno sport. E la cosa diventa molto più evidente quando si osserva il campo da competizione. Gli uomini hanno a disposizione un appezzamento di 10 x 10 m (100 m2). Ogni lato dista dall’appezzamento vicino circa 2 metri. Da una prospettiva aerea sembra uno di quei giardini barocchi con aiuole a scacchiera. Mietitori come David Tirler riescono a mietere un campo di queste dimensioni in poco più di due minuti, il che significa un metro quadrato al secondo. Mietitura in alta velocità, quindi, con tanto di tifo scatenato da parte di colleghi mietitori e fan. Come mietitore David ha poche fan femminili; come cavaliere della Cavalcata Oswald von Wolkenstein gli va decisamente meglio. Brigitte Goller invece come mietitrice ha catturato l’attenzione di intere schiere di uomini. È originaria del maso Moandlhof (Castelrotto) ed è arrivata alla mietitura sportiva nel 2006 grazie al fratello, presidente dell’associazione dei giovani agricoltori. Si capì fin da subito che si trattava di un talento naturale: Brigitte impugna la falce quasi come se ce l’avesse nel sangue. E a forza di allenarsi in compagnia e in allegria, la mietitura sportiva è diventata la sua passione. Nel 2008 ha conquistato per la prima volta il titolo provinciale e si ricorda piena di orgoglio di questo primo traguardo: “È stato fan- »


L’affilatura della falce è un’arte temeraria, che dev’essere imparata.

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Brigitte Goller: un talento naturale della mietitura a mano

David Tirler durante la mietitura in velocitĂ : un metro quadrato in un secondo

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tastico, pazzesco, strepitoso!”. Da allora è considerata una delle migliori mietitrici a mano dell’Alto Adige. Nel corso delle competizioni le donne devono mietere un appezzamento di 7 x 5 m, quindi 35 m2. Mietitrici come Brigitte ce la fanno in poco più di un minuto, e hanno quindi una media di mezzo metro quadrato al secondo: anche qui tempi da record. Per i campionati europei che si terranno a Dobbiaco (6 - 8 settembre 2013) Brigitte si è posta come prima meta la qualificazione altoatesina, che non vede con troppa difficoltà. Il campionato europeo in sé sarà più difficile soprattutto perché le mietitrici svizzere praticano lo sport a livello quasi professionale. Ma proprio per questo Brigitte spera in un posticino sul podio e si è sottoposta ad un allenamento speciale, durante il quale è assistita dal suo David Tirler, factotum personale, a meno che anche lui non sia occupato a far ondeggiare la falce contro la dura concorrenza maschile. È lui che si prende cura della falce di Brigitte, che la batte e l’affila perché sia perfetta per il campionato. E i fan di Brigitte hanno anche

già trovato lo slogan ideale: “Go, go, go – Goller for Gold”.

David Tirler & Brigitte Goller durante l’allenamento comune

Cos’è che attrae così tanto di questo sport, che non prevede premi in denaro ed è sostenuto dall’Unione Giovani Agricoltori Sudtirolesi? “Le coppe che si vincono sono personalizzate, non sono solo dei normali calici di metallo scadente!” rispondono i due quasi all’unisono. Ma più importanti ancora sono il senso di comunità, lo spirito di squadra, l’allenamento comune e la festa dopo la competizione. C’era una volta un uomo che guardava con ammirazione un giovane mietitore e una giovane mietitrice mentre mietevano un campo fianco a fianco, a velocità quasi incredibile a vedersi. In particolare lo colpivano i loro movimenti possenti e al tempo stesso aggraziati e di nascosto l’uomo si avvicinò alla falce e provò a fare quello che facevano loro. Però purtroppo, anche se nessuno nasce “imparato”, questa cosa della falce bisogna avercela un po’ nel sangue. L’unica consolazione dell’uomo fu che almeno poté osservare i potenziali vincitori del campionato europeo durante il loro allenamento. «

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Cavalli dorati per l’ugola d’oro Su temi come “patria” e “amor patrio” Norbert Rier non è uno che lascia le cose a metà: per questo è diventato una delle icone della provincia, sia come cantante di successo che come allevatore dei celebri cavalli avelignesi.

» Testo: Silvia Rier Foto: Helmuth Rier

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o, non serve essere fanatici dell’ippica per lasciarsi irretire dal fascino di questi quadrupedi. Vi è mai capitato, durante una gita in malga in una bella domenica di sole, di incontrare un esemplare o un’intera mandria di questi bonari amici biondi dalle gambe lunghe? Allora sapete di cosa stiamo parlando. I cavalli avelignesi o haflinger non dispongono solo di una particolare bellezza, ma anche di un vero e proprio carattere d’oro. Per farla breve, è un cavallo di cui innamorarsi.

Norbert Rier, carismatico leader dei “Kastelruther Spatzen”, la band di musica popolare di maggior successo di tutti i tempi, non ha il minimo dubbio in proposito e si può stare certi che sa di cosa sta parlando. Le sue scuderie sono fra le più grandi e lui stesso è considerato uno dei maggiori allevatori della provincia. Purtroppo i “Kastelruther Spatzen” lo impegnano spesso in tour, ma la cosa non sembra impedirgli di dedicarsi con grande devozione e ogni volta che può al terzo grande amore della sua vita. Persino durante le tournée sfrutta ogni occa-


» sione per incontrare gli allevatori dei paesi oltreconfine e scambiare consigli preziosi. Al momento è a casa per qualche giorno ed è particolarmente di buon umore in questo luminoso giorno d’inverno. “Sì – ammette – i cavalli avelignesi hanno molto in comune con le belle ragazze. Però – aggiunge con un sorriso sornione – sono più fedeli”. A pochi metri dalla porta di casa, davanti alla loro stalla, razzolano cinque giovani giumente. “Guarda – dice Rier indicando gli animali affascinanti e ben proporzionati, con il loro colore caratteristico – non per niente vengono chiamate anche ‘Volpi dorate’. Com’è possibile non innamorarsi di loro?” E in effetti sono un vero piacere per gli occhi questi quadrupedi, molto lontani da tutto quello che fino a pochi decenni fa era associato al nome “Haflinger”: piccoli, tarchiati, rotondi, pesanti. Bestie da soma per il lavoro nei campi di montagna: possenti, resistenti, modesti, dal passo sicuro. Gli avelignesi erano di fatto tutto questo, fino a che all’inizio del XX secolo è cambiata la loro destinazione d’impiego: da “bestia da soma, garzone a quattro zampe, soldato” (durante l’impero asburgico ma anche nelle due guerre mondiali) è diventato il “cavallo nazionale sudtirolese”. Oggi, dopo circa 150

anni di selezione e allevamento accurati è uno dei cavalli preferiti per lo sport e il tempo libero. Non è un’opera da poco se si considera quanto sia giovane la razza e quanto sia ristretto il suo luogo di provenienza, nonché quanto fosse povera la popolazione che lo abitava fino a qualche tempo fa. E corsa molta acqua sotto i ponti delle montagne del Sudtirolo da quando nel 1874 a Sluderno (Val Venosta) venne al mondo il padre di tutti gli avelignesi: 249 Folie. Questo figlio di un mezzosangue orientale (“El Bedavi XXII”) e di una nobile giumenta è stato il capostipite della linea di sangue classica degli avelignesi, che ne conta sette. “È il suo buon carattere – dice Nobert Rier – che contraddistingue questo cavallo da tutti gli altri”. Ed è proprio a questo buon carattere e alla sua poliedricità che l’avelignese deve il suo incredibile successo degli ultimi anni: non c’è niente, secondo Norbert, che un avelignese non sia in grado di fare con un buon addestramento. Nell’ippoterapia e nell’equitazione terapeutica ha già saputo conquistarsi un ruolo di primordine.

Perbeni, con i piedi per terra, indipendenti: il paesaggio rispecchia i suoi abitanti e i loro animali.

Per Norbert non ci sono mai stati dubbi: come contadino la pensa esattamente come suo padre e i suoi avi. Da quando era bambino è abituato a con- »

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Altoatesini purosangue: Norbert Rier e i suoi cavalli avelignesi

siderare gli avelignesi quasi come membri della famiglia. In ogni caso, a quei tempi erano in pochi che potevano pensare all’allevamento ed è solo un caso se Norbert è finito per occuparsene. Circa venticinque anni fa voleva comprare una puledra dal suo buon amico Erhard Jaider di Castelrotto. Ma tra i tre cavallini in vendita Norbert non riusciva proprio a decidersi e alla fine decise di acquistarli tutti e tre. “Uno per ciascuno dei miei (allora ancora) tre figli”, dice con un sorriso da furbetto. Ora di figli ne ha quattro e di cavalli quasi trenta. Una foto di queste prime tre puledre è appesa ancora oggi nella cucina del suo maso, il “Fuschg”. Da allora alcuni cavalli dell’allevamento di Norbert hanno vinto concorsi in cui sono state premiate bellezza e prestazione sportiva. Un sorriso sbiadito e quasi malinconico compare sul viso di Norbert quando, parlando di prestazioni, arriva a raccontare del suo stallone preferito, Amsterdam. Questo stallone pluripremiato e vicecampione del mondo, per questa stagione di monta non si trova nella sua stalla, bensì in Baviera e tornerà al maso Fuschghof solo nel corso dell’estate. Ma Norbert va molto orgoglioso anche di Olivia, una figlia di Amsterdam e “Miss Italia”, i cui geni derivano al 100% dal suo allevamento – il coronamento di tutti i suoi sforzi di allevatore. “Ovviamente – dice Norbert – come essere umano finisci per dare il cuore a questi meravigliosi cavalli ed è sempre un momento particolarmente difficile quando ci si deve separare da loro, anche se solo temporaneamente per la riproduzione. In questi casi – prosegue – faccio sempre estrema attenzione a chi appartengono le mani in cui metto i miei animali. Per me è importante che ovunque vadano vengano trattati bene e rispettati, ma che soprattutto vengano accolti col cuore.” “Sarebbe ora però – dice e ride – che arrivasse finalmente l’estate”. Per adesso devono avere ancora pazienza, Norbert e i suoi avelignesi: siamo solo a febbraio e dovranno passare ancora diverse settimane prima che le giumente coi loro puledri e i giovani cavalli possano essere portati all’alpeggio dove trascorrono i mesi estivi in libertà, come è giusto che sia. “Perché l’alpeggio ha bisogno degli animali e gli animali hanno bisogno dell’alpeggio” afferma Norbert, e questo non cambierà tanto facilmente, almeno non se dipenderà da lui. «

24 ALPE | Estate


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Passeggiare, giocare e imparare Il sentiero Oswald von Wolkenstein a Siusi.

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Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier

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ome ci si curava il mal di gola nel Medioevo? I bambini scoppiano a ridere e in effetti la risposta è davvero divertente: “Ci si appendeva al collo il becco di una gazza”. Questo il metodo infallibile dei secoli bui, scritto nero su bianco su una delle tavole informative del sentiero Oswald von Wolkenstein, una delle passeggiate letteralmente più spettacolari attraverso la Selva di Castelvecchio fino a Siusi ai piedi dello Sciliar. Il sentiero è spettacolare anche perché segue le tracce della vita del famoso poeta Oswald von Wolkenstein e consente di scoprire come si svolgeva la vita quotidiana nel tardo Medioevo. E anche perché ci si può rapidamente trasformare in un cavaliere o in una dama di un castello, in principi e re e prendere posto su troni imponenti o osservare imperiosamente i propri dominii nella valle, dalle possenti rovine di un castello. E poi ancora perché capiterà spesso di incrociare creature strane e fare incontri un po’ magici: una strana faccia che compare ai lati del sentiero, una strega scolpita nel tronco di un albero, che ci ricorda che ci troviamo nell’area vacanze Alpe di

Siusi, l’altipiano delle streghe e degli stregoni; oppure mitiche creature delle fiabe, che spuntano tra gli alberi, o numerose stazioni (per l’esattezza quindici) che consentono di fermarsi un po’ a giocare, ma che forniscono anche informazioni interessanti sul Parco Naturale dello Sciliar-Catinaccio, sulla nascita delle Dolomiti, sulla vita quotidiana, sulle piante e gli animali del Medioevo, e ovviamente anche su Oswald von Wolkenstein. Nel XV secolo questo poeta era entrato in possesso di Castelvecchio dopo una lunga lite sull’eredità, ed aveva deciso di stabilirsi lì con la sua famiglia ricordando con nostalgia gli anni in cui aveva girato il mondo, lui che come poeta, cavaliere e agguerrito avversario del principe della regione, aveva trascorso numerosi anni al fianco di re e imperatori viaggiando per tutta Europa e come pellegrino persino in Medio Oriente, fino in Armenia. Quasi all’inizio della nostra passeggiata raggiungiamo le rovine di un castello. Non è rimasto molto di Castel Salego, che le fonti dicono risalire almeno al XII secolo. Probabilmente qui aveva residenza »


Scoperte lungo il sentiero: uno stemma cavalleresco, una spada cavalleresca, una dama e le rovine di Castelvecchio

Il sentiero Oswald von Wolkenstein Punto di partenza: Stazione a valle della cabinovia Alpe di Siusi

Destinazione dell’escursione: Stazione a valle della cabinovia Alpe di Siusi

Parcheggio: Stazione a valle della cabinovia Alpe di Siusi Durata: 1h 40 min Lunghezza: 7,8 km Dislivello in salita: 220 m Dislivello in discesa: 220 m Difficoltà: percorso tematico semplice, interessante passeggiata per famiglie

Dall’accesso della stazione a valle della cabinovia Alpe di Siusi parte una strada asfaltata fino all’Hotel Salegg. Qui subito a sinistra si sale per il sentiero Oswald von Wolkenstein. Il sentiero sale morbidamente attraverso la Selva di Castelvecchio in direzione Bagni di Razzes. Qui si devia

poco dopo a sinistra in direzione “Siusi” e in una mezz’ora si raggiunge di nuovo il punto di partenza. Se invece si prosegue sul sentiero si trovano ancora alcune stazioni. Il percorso tematico termina all’incrocio con una strada forestale. A destra si raggiunge con una camminata di una decina di minuti

l’Hotel Bad Ratzes (che ha un bel parco giochi). Eventualmente da qui si può proseguire l’escursione verso il sentiero geologico. A sinistra seguire l’indicazione per Siusi. In mezz’ora si ritorna alla stazione a valle della cabinovia Alpe di Siusi.

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Un’avventura non solo per bambini: libro delle storie, mitiche creature e rovine in mezzo al bosco

un ramo del casato dei signori di Castelrotto. Nel XVI secolo passò di proprietà alla famiglia Wolkenstein e fu lasciato successivamente andare in rovina. Secondo la leggenda però, le rovine nascondono un passaggio sotterraneo che conduce fino a Castelvecchio, in cui sono ancora sepolti tesori d’oro e d’argento a cui fa la guardia una dama dai capelli d’oro. La poverina, si racconta, è ancora lì che aspetta un eroe coraggioso che finalmente la liberi. In cambio l’eroe può tenersi tutto il tesoro. I bambini partono alla ricerca dell’ingresso… Peccato: non c’è nulla da trovare; probabilmente è stato ricoperto, si consolano alla fine. Quindi si può proseguire, passando accanto a un destriero di legno, e seguendo le indicazioni del sentiero “Verso il libro delle storie”. Sotto una roccia imponente possiamo sfogliare un libro d’acciaio (e ci sarà bisogno di tutta la mano per farlo) in cui sono raccolte storie leggendarie. Attraverso le alte cime degli alberi il sole filtra e illumina piccoli angoli paradisiaci, dove dei ripari costruiti con rami, muschio e pigne invitano a usare la fantasia per inventare giochi entusiasmanti. Lì accanto uno stemma cavalleresco, di fianco un trono intagliato che sembra suggerire di fermarsi a riposare qualche secondo. Ma subito la curiosità dei bambini li spingerà a proseguire da un cubo informativo all’altro. Quali erano gli animali che un tempo abitavano questo bosco? Quali erbe si usa-

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vano, per curare certe malattie? Com’era la vita nei castelli? Cosa mangiavano le persone nel Medioevo? Come si sono formate quelle belle montagne bianche sopra la Selva di Castelvecchio? Perché è stato creato proprio qui il primo parco naturale dell’Alto Adige? Il branco di piccolo scatenati si assembra attorno alle tavole, gli adulti leggono, i più piccoli ascoltano con attenzione. Così sì che imparare è anche divertente, in mezzo alla natura, senza forzature e in modo interattivo, come se fosse un viaggio nel tempo. Ed ecco che ci troviamo davanti al prossimo castello arroccato. In un attimo raggiungiamo le mura rovinate dal tempo: che vista spettacolare! Oggi un grazioso paesino si stende ai piedi del castello, lo sguardo si fa strada attraverso i campanili delle molte chiese, ma l’ombra della Punta Santner in inverno si allunga fino alla Selva di Castelvecchio. E se si chiudono gli occhi sembra quasi di sentire nel vento le parole di Oswald che così sognava l’arrivo della primavera:

“Passati ormai sono i dolori del mio cuore Da quando anche le nevi hanno deciso di sciogliersi E scorrere giù dall’Alpe di Siusi Questo sì m’è assai gradito E sento di uccelli e uccellini il cinguettio Nella mia selva di Castelvecchio”


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Giovani, freschi, dinamici: i birrai e la loro birra

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Antonius: La birra giovane di Fiè allo Sciliar Da marzo 2012 una giovane coppia di imprenditori ha deciso di ravvivare la scena locale in fatto di birra e di dare vita al piú giovane ed elevato birrificio dell’Alto Adige.

Oggigiorno l’Alto Adige è conosciuto come terra di vini, ma manca completamente una cultura della birra: la birra qui viene semplicemente “bevuta”, mentre per il vino si parla di una cultura in tutti i suoi aspetti, anche a dispetto del fatto che la birra accompagna la storia e il destino dell’uomo da oltre 6000 anni e che ancora oggi, grazie ai suoi elevati principi nutritivi, viene considerata un alimento: il consorzio tedesco della birra riconosce questo nettare dorato come un “alimento sicuro da 496 anni”. Gli altoatesini però continuano a preferire il vino: solo Anrather non si è lasciato influenzare da questo contesto relativamente “ostile”. Era poco più

che maggiorenne quando ha annunciato alla famiglia che avrebbe aperto un birrificio. Sono dovuti passare poi quasi altri 10 anni ed alcuni piccoli fallimenti, prima che il suo sogno di una vita non fosse più solo tale e che potesse spillare a Fiè allo Sciliar la sua prima birra autoprodotta. Uno dei primi ostacoli che si è trovato a dover superare è stata la sua fidanzata che non beve birra. Ha dovuto prima convincerla dei pregi, della varietà di gusto e del potenziale creativo di questa bevanda, con la quale lei – altoatesina doc – non aveva mai avuto granché a che fare. Gli sforzi di Anrather sono stati evidentemente coronati da successo: oggi gli occhi di Karin Obrist si illuminano mentre ci conduce attraverso il birrificio e ci assicura che “la birra nella sua struttura è molto più complessa del vino, e molto più creativa. Chissà – sorride – forse diventerò sommelière di birra”.

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invece sì, sei proprio complicato” afferma Karin Obrist mentre guarda fisso il suo compagno di vita e d’affari, Daniel Anrather. Entrambi siedono a un grande tavolo nella cantina della “Birreria privata Antonius” a Sant’Antonio, una frazione del comune di Fiè allo Sciliar. Si è quasi tentati di credere alla giovane donna dal viso vivace e aperto: una natura molto più semplice di quella di Daniel Anrather, unico erede della famiglia di gestori del “Cavallino bianco” di Bolzano, forse non sarebbe stata in grado di fondare, a soli 27 anni, la birreria in tutti i sensi più giovane e più elevata dell’Alto Adige. Probabilmente, riflette Daniel, senza l’aiuto della sua compagna sarebbe ancora oggi a lavorare nella cucina del locale dei genitori, facendo i suoi vari tentativi di birrificazione, in Alto Adige ci sarebbe come negli ultimi 70 anni un unico birrificio e lui oltrepasserebbe ancora tutte le settimane due confini verso nord per degustare le varietà di birre d’oltralpe e lasciarsi ispirare. Perché, secondo Anrather, è proprio la varietà che mancava in Alto Adige; non è necessario che ci siano più di 1200 varietà come al nord, ammette maliziosamente, ma che ce ne sia più di una sola non sarebbe male.

Se fino a qualche decennio fa la birra era malvista in tutta la gastronomia di alto livello, a partire dal nuovo millennio molti ristoranti e locali di rango hanno un’ampia proposta di birre, che richiede consiglio e competenze specifiche. Ormai la birra non è più solo la bevanda delle feste campestri e delle sagre di paese, come sembra confermare anche il look elegante dei bicchieri di casa “Antonius”.

“Guardi – riprende Anrather - io vengo da Caldaro, Karin da Chiusa ed entrambi viviamo a Bolzano. La nostra birreria però si trova a Fiè allo Sciliar. Abbiamo preso in considerazione molte possibili località, ed avremmo potuto trovare una posizione decisamente più comoda e a buon mercato per la nostra azienda. Ma qui e solo qui l’acqua dello Sciliar sgorga direttamente dalla montagna, ed è esattamente ciò che serve alla nostra birra. E visto che, benché spesso si tenda a dimenticarlo, la birra è composta fino all’80% da acqua (a seconda della gradazione) non abbiamo avuto dubbi: la no- »

Testo: Silvia Rier Foto: Helmuth Rier

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conservazione del prodotto: il processo di birrificazione dura quattro settimane, dopodiché la birra Antonius deve essere consumata entro sei mesi. Pianificazione e logistica devono di conseguenza funzionare alla perfezione, ma per fortuna ha il suo generale che si occupa di tutte le questioni pratiche, dice Anrather ridendo. Non è poi così complicato, ammette Karin (il generale), perché la domanda della birra di Fiè allo Sciliar supera decisamente l’offerta. L’hanno richiesta persino in Baviera (!) e la giovane coppia ha dovuto ampliare l’azienda quasi subito dopo l’apertura: l’iniziale capacità è stata triplicata ed elevata agli attuali 30.000 hl. Eppure sono rimaste le stesse otto mani ad occuparsi dell’intero processo: oltre a Daniel e Karin e al mastro birraio c’è solo il giovane apprendista Erich Silbernagl di Castelrotto. Erich in un paio d’anni – dice Anrather con orgoglio – sarà uno dei pochissimi mastri birrai dell’Alto Adige. Sì, hanno già alcune nuove idee, ammette la coppia di imprenditori ridendo. E noi non possiamo che credere loro sulla parola: nonostante la giovanissima età (Daniel ha 27 anni, Karin ne ha 30) sono riusciti a mettere in piedi dal nulla un’azienda florida in pochissimo tempo. Però non vogliono rivelare nulla di preciso, quello che ci hanno detto finora deve bastare, sorride Anrather: “La birra è la mia grande passione, è composta in gran parte da acqua e l’acqua migliore l’abbiamo trovata qui”, conclude mettendo un braccio attorno alle spalle della sua compagna e lanciando un fischio ai tre cani che la coppia ha salvato dalla strada e che ora devono proprio essere portati a passeggio. « A Fiè allo Sciliar, oro blu diventa oro liquido

stra birreria doveva sorgere qui, la nostra birra doveva chiamarsi Antonius, e poi sì – aggiunge infine – la bellezza del posto e il calore delle persone che lo abitano hanno agevolato la nostra scelta”. Nel frattempo, continua a raccontare Anrather, è diventata prassi quella di arricchire l’acqua del posto a seconda delle esigenze del mastro birraio e della birra. Questa prassi è piuttosto diffusa, e non contraddice il famoso editto sulla purezza (Deutsches Reinheitsgebot) del 1516. Ma Anrather vorrebbe una birra il più genuina e pura possibile e quindi non solo utilizza esclusivamente acqua di fonte naturale e non trattata, ma rinuncia anche al processo di pastorizzazione che viene invece utilizzato quasi ovunque in virtù di una migliore

32 ALPE | Estate


Canederli di prugne Questi canederli dolci di pasta di patate, con ripieno di frutti di stagione, si trovano spesso sulla tavola altoatesina. Sono un dessert molto amato, in particolare dai bambini.

20 prugne 150 g di burro 100 g di pangrattato Cannella Zucchero

Preparazione Bollite le patate con la buccia. Spellatele ancora calde, passatele nello schiacciapatate e lasciatele raffreddare. Aggiungete la farina, il burro lasciato ammorbidire, le uova e una presa di sale e lavorate il tutto fino a ottenere un impasto omogeneo. Se l’impasto è troppo appiccicoso e non si lascia lavorare, aggiungete farina. Formate con l’impasto una palla e lasciatelo riposare. Nel frattempo in una pentola grande fate bollire abbondante acqua leggermente salata. Lavate le prugne, asciugatele e privatele del nocciolo. Inserite in ogni prugna mezza zolletta di zucchero. Stendete la pasta di patate su una superficie infarinata, per un’altezza di ca. 1 cm. Prendete piccoli pezzi di pasta, avvolgeteli intorno ad ogni prugna e formate uno gnocco. Immergeteli nell’acqua bollente e abbassate il fuoco, facendo bollire i canederli per 10 minuti. Nel frattempo sciogliete in una padella i 150 g di burro e aggiungete il pangrattato e lo zucchero. Fatevi rosolare il canederlo rigirandolo più volte. Infine cospargete il canederlo di cannella e passatelo nel pan grattato.

Foto: Helmuth Rier

Pasta di patate: 800 g di patate fresche bollite 250 g di farina 5 cucchiai di semolino 50 g di burro 2 uova Sale

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Come appena colto “Voglio conoscere la storia di una pietanza. Voglio sapere da dove arriva il cibo. Mi piace immaginare le mani di chi ha coltivato, preparato e cucinato quello che mangio” sono le parole di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food. La sua idea è stata di organizzare dei mercati dove i contadini potessero vendere i propri prodotti. Un’idea che si è diffusa in pochissimo tempo in tutto il mondo e che nel 1992 è stata messa in atto anche dai contadini di Castelrotto.

Molti sono i clienti che ogni settimana fanno visita al “loro mercato”, il martedì a Siusi, il venerdì a Castelrotto o il sabato a Fiè. Al mercato contadino di Siusi partecipano gli stessi venditori di Castelrotto. Per i clienti che desiderano acquistare in grandi quantità, il mercato è particolarmente comodo perché facilmente raggiungibile in macchina. Ma i mercati contadini sono molto amati soprattutto per l’atmosfera particolare, completamente diversa da quella del supermercato. Qui si trovano mele di diverse varietà, si possono assaggiare ciliegie ed altri frutti, e nel frattempo si possono ascoltare le contadine che raccontano quanto tempo occorre per cuocere la marmellata di pesche in modo che mantenga il gusto della frutta, o quali mele sono più adatte per preparare

un delizioso strudel sudtirolese. Anche alla bancarella delle erbe del maso Pflegerhof di Sant’Osvaldo c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Martha Mulser si è data il compito, insieme alla figlia Cornelia, di riscoprire tutte le antiche varietà di piante utili. Ad esempio pomodori che crescono anche a 1000 metri di altitudine, o antiche specie di verdure come la pastinaca o il chervis. Ogni anno i clienti sono felici di ritrovare diverse varietà di basilico, di salvia ananas, di menta citrata, o la profumatissima verbena odorosa. Oltre a queste la contadina propone anche pomate alle erbe, sciroppi, sali aromatici e molte interessanti tisane. Molti contadini vendono i loro prodotti anche direttamente al maso e alcuni clienti sfruttano questa possibilità durante la settimana.

»

I

l primo mercato contadino dell’Alto Adige. Hanno iniziato timidamente, i contadini di Castelrotto, con il loro primo mercato: all’inizio vendevano patate, verdura, frutti di bosco e frutta in generale, che producevano nei loro masi. Erano soprattutto gli ospiti in villeggiatura estiva a trovare entusiasmante l’idea di poter acquistare prodotti freschi del circondario. “All’inizio gli abitanti di Castelrotto ci hanno preso un po’ in giro. Ma poi sempre più clienti ci hanno garantito la loro fiducia ed ora abbiamo una clientela fidelizzata tra gli abitanti del luogo. I primi aspettano fin dalla mattina presto alle sette e mezza nella piazza del paese” racconta Burgi Schieder, contadina del maso Lafreider, che da vent’anni vende frutta e verdura al mercato contadino. Ogni anno il gruppo dei venditori deve valutare come si sta sviluppando il mercato. I nuovi prodotti sono sempre benvenuti, come è accaduto due anni fa con la bancarella dei formaggi di un giovane contadino di Castelrotto.

Testo: Barbara Pichler Foto: Helmuth Rier

Alle bancarelle si fanno chiacchiere con i contadini e si può verificare la merce, vengono scambiati consigli e suggerimenti preziosi su come preparare e utilizzare al meglio la frutta e la verdura. I contadini conoscono molto bene ciò che vendono e sanno cosa se ne può ricavare. Quello che si trova in questi tre mercati rispecchia il panorama culturale dell’area vacanze Alpe di Siusi: per lo più frutta e verdura e altri prodotti che crescono tra i 600 e i 1000 metri di altitudine. I contadini tendono a rispettare la tradizione. Anche l’arte culinaria rimanda alla cucina solida e genuina dell’Alto Adige, ma sempre con uno sguardo alle tavole del sud e questo trend lo si ritrova anche nei mercati. La varietà dei prodotti e l’amore per la sperimentazione dei contadini non hanno confine: gli orti altoatesini sono un paradiso di cui - in epoche di scandali alimentari - sempre più persone desiderano servirsi. Da diciasette anni a Fiè i contadini vendono i loro prodotti al mercato. Ha iniziato modestamente

Appuntamenti Castelrotto: ogni venerdì dalle ore 8.00 in piazza Kraus (07/06 – 25/10/2013) Siusi: ogni martedì dalle ore 8.00 in piazza O.v.Wolkenstein (09/07 – 24/09/2013) Fiè allo Sciliar: ogni sabato dalle ore 8.00 in Piazza della Chiesa (01/06 – 26/10/2013)

Estate | ALPE 35


anche qui, nel cortile di un ristorante. Nel frattempo il mercato contadino è cresciuto e le bancarelle di Fié hanno trovato posto tutti i giovedì nella piazza del paese. I contadini vendono frutta e verdura, marmellate, sciroppi, grappe, miele, formaggi e mazzi di fiori ed erbe secchi. Nel corso di tre grandi mercati estivi le contadine di Fiè cucinano le specialità contadine tipiche, mentre i viticoltori della zona offrono ottimi vini. Gretl Verant, del maso Fingerhof di Aica di Fiè, partecipa fin dall’inizio ed è ancora entusiasta dell’idea, anche perché si tratta di un introito in più per il maso. “Il lavoro nei campi durante la settimana è molto faticoso, perché per una produzione così piccola dobbiamo fare tutto a mano. Ma nel corso degli anni i clienti hanno imparato ad apprezzare i nostri prodotti e col fatto che siamo noi stessi a vendere alla bancarella, le persone finiscono per conoscerci e si instaura un rapporto di fiducia. È una gioia ogni sabato poter rivedere i miei clienti” racconta Gretl Verant. Ogni nuova idea commerciale ha bisogno di tempo e di perseveranza, ammette Günther Tschager di Aica di Fiè. Ha ereditato il lavoro al mercato contadino da sua madre, contadina del maso Untergamper e venditrice entusiasta. Anche lei amava la vita di mercato e poter presentare lì frutta e verdura prodotte con amore. Ora il giovane contadino è presente tutti i sabati al mercato contadino, mentre al lavoro nei campi partecipa tutta la famiglia. “Il lavoro agricolo – racconta Günther Tschager – è sempre una sfida, anche solo per le continue sorprese del tempo atmosferico. Serve molta passione e molto impegno, altrimenti il lavoro non riesce”. « 36 ALPE | Estate


Freschi e naturali » Gustosi prodotti freschi rivitalizzano corpo, anima e mente. Nella natura, si cela l’energia che ci mantiene sani e vitali.

Delicio Succo di mela

Maso Lafreider Hof

Erbe bio Maso Pflegerhof

Siusi allo Sciliar · S. Vigilio, 15 · Tel. 0471 705 184 www.simmelemueller.com · info@simmelemueller.com

Castelrotto · Tisana, 31 · Cell. 329 333 58 58 www.lafreiderhof.com · info@lafreiderhof.com

Siusi allo Sciliar · S. Osvaldo, 24 · Tel. 0471 706 771 www.pflegerhof.com · info@pflegerhof.com

Succo di mela | aceto di mela | sidro di mela | mele Vendita diretta al maso, nei negozi dell’area vacanze Alpe di Siusi, in alberghi e ristori selezionati - vendita online

Frutta fresca | verdura | confetture | succo di mela Giugno/luglio: ciliege | da Agosto mele Vendita diretta al maso oppure presso i mercati contadini di Castelrotto e Siusi allo Sciliar

Vasta scelta di prodotti a base di erbe più di 500 differenti tipi di piante erbologiche Bottega: lunedì a sabato: ore 10-18 in orario continuo oppure previo appuntamento telefonico (visite guidate al maso)

Maso Puntschiedhof

Caseificio Aziendale Zu Fall

Destilleria Zu Plun

Siusi allo Sciliar · S. Vigilio, 11 · Tel. 0471 705 219 Cell. 328 206 08 64 holiday-home24.com/anton-puntschiedhof@dnet.it

Siusi allo Sciliar · S. Valentino, 16 · Tel. 328 456 17 35 www.fallhof.com · info@fallhof.com

Siusi allo Sciliar · via Alpe di Siusi, 9 Cell. 335 600 95 56 · www.zuplun.it · info@zuplun.it

Formaggio morbido, da taglio e stagionato a base di latte crudo di produzione propria Bottega del maso: venerdì dalle ore 16 - 19 oppure presso i mercati contadini di Castelrotto e Siusi allo Sciliar

Una vasta scelta di distillati | grappa gin | ron | aceto balsamico Vendita e degustazione previo appuntamento telefonico oppure in negozi selezionati dell’area vacanze Alpe di Siusi

Frutta | verdura | vasta scelta di mele | succo di mela Vendita diretta al maso oppure presso i mercati contadini di Castelrotto e Siusi allo Sciliar

Tenuta Bessererhof

Tenuta Gumphof

Biolandhof Maso Hanig

Fiè allo Sciliar · Novale di Presule, 10 · Tel. 0471 601 011 Cell. 338 323 05 50 · www.bessererhof.it

Fiè allo Sciliar · Novale di Presule, 8 · Tel. 0471 601 190 Cell. 335 129 39 15 · www.gumphof.it · info@gumphof.it

Fiè allo Sciliar (Aica di Fiè) · Aica di Sopra, 22 Tel. 0471 601028 · www.hanighof.com

Pinot Bianco | Chardonnay | Sauvignon | Sylvaner Gewürztraminer | Moscato Giallo | Kerner | Zweigelt Vendita diretta al maso (vendita, visite guidati alla tenuta e degustazioni vini previo appuntamento telefonico)

Pinot Bianco | Sauvignon | Gewürztraminer Vernatsch | Pinto Nero dell’Alto Adige Vendita e degustazioni diretta al maso previo appuntamento telefonico oppure in negozi selezionati

Distillati | succo di mela e uva | sciroppi | lamponi mele | noci | confetture di frutta Vendita diretta al maso previo appuntamento telefonico oppure al mercato contadino di Fiè allo Sciliar

Maso Hiebler Hof

Maso Partschiller Bioland

Maso Prackfoler Hof

Fiè allo Sciliar · via Sciliar, 45 · Tel. 0471 725 146 www.hieblerhof.it · info@hieblerhof.it

Fiè allo Sciliar · Novale di Fiè, 17 · Tel. 0471 725 254 www.partschillerhof.it · info@partschillerhof.it

Fiè allo Sciliar (Aica di Fiè) · Aica di Sotto, 10 Tel. 0471 601 532 · www.prackfolerhof.it

Vasta scelta di miele cera d’api | candele | fogli cerei Vendita diretta al maso per tutto l’anno oppure al mercato contadino di Fiè allo Sciliar

Lamponi freschi | sciroppo di sambuco | marmelate sciroppi di frutta | aceto di lamponi e di vino Vendita diretta al maso previo appuntamento telefonico oppure presso il ristoro “Bios” a Campodazzo (Fiè)

Confetture | sciroppo di sambuco | vini idee regalo naturali | cuscini d’erbe | candele ecc. Bottega del maso: martedì e giovedì dalle ore 15 alle 18 oppure previo appuntamento telefonico

Maso Salmsein - Biohof

Maso Tschoyhof

Maso Untergamper Hof

Fiè allo Sciliar · S. Costantino 42 · Tel. 0471 708 038 www. salmsein-biohof.com · info@salmsein-biohof.com

Fiè allo Sciliar · via Christophbild, 4 Cell. 339 573 22 95 · paula.karbon@gmail.com

Fiè allo Sciliar (Aica di Fiè) · S. Caterina, 22 Cell. 349 392 43 79 · untergamperhof@rolmail.net

Speck e carne bioligica di produzione propria patate | cereali di montagna | pane | laghetto bio Bottega del maso: martedì ore 17 - 19, sabato ore 7.30 - 11.30 oppure previo appuntamento telefonico

Composizioni di fiori secchi | mazzi di fiori figure di fieno | sacchetti profumati | decorazioni Bottega del maso: martedì bis giovedì dalle ore 8 alle 12 oppure al mercato contadino di Fiè allo Sciliar

Uova | lamponi | noci | prugne verdure | patate | crauti Vendita diretta al maso previo appuntamento telefonico oppure al mercato contadino di Fiè allo Sciliar

www.alpedisiusi.info/prodotti

Sommer | ALPE 37

Foto: EOS/Frieder Blickle, EOS/Max Lautenschläger

I nostri agricoltori offrono solo il meglio della natura: frutta e verdure fresche, erbe, aceto, crauti, uova di galline allevate a terra, formaggi, pane, carne, miele, succhi e sciroppi, confetture e marmellate piene di frutta fresca, vino e molto altro. Nell’ambiente naturale e soleggiato di Castelrotto, Siusi e Fiè allo Sciliar crescono varie specialità acquistabili direttamente dai nostri appassionati agricoltori presso le rispettive aziende, ai mercati contadini oppure in negozi ben selezionati. Quello che arriva in tavola dipende fortemente dal gusto e dalle pretese del consumatore. I nostri contadini danno il meglio di sè per offrire una varietà di delizie nostrane di altissima qualità. Sta al consumatore fare la scelta!


Anteprima estate 2013

> 7/8 giugno 2013

> 14 - 16 giugno 2013

> Luglio 2013

> 9 - 29 luglio 2013

Grande Open Air dei Kastelruther Spatzen

31° Cavalcata Oswald von Wolkenstein

Schlern International Music Festival

L’open air dei Kastelruther Spatzen giunge nel 2013 alla sua 17a edizione. Migliaia di fan attesi a Siusi per applaudire i beniamini, pronti ad esibirsi sullo sfondo di uno spettacolo musicale senza eguali.

Nessun altro evento riesce a fondere così sapientemente storia, sport, tradizione, cultura e folclore come la celebre cavalcata intitolata ad Oswald von Wolkenstein. Il tradizionale spettacolo equestre è celebrato ogni anno sullo sfondo di un paesaggio unico e di fronte ad un pubblico in visibilio. Il torneo storico ha inizio al Castel Forte a Ponte Gardena: vessilli al vento, i cavalieri passano di torneo in torneo mettendo alla prova le loro doti di velocità, abilità e governo del cavallo. Spirito di squadra, coraggio e amore per l’animale: questi i requisiti fondamentali chiesti ad una squadra che voglia aggiudicarsi il prestigioso concorso. Al termine delle sfide, la solenne premiazione a Castel Prösels fra la pompa e lo sfarzo tipici del grande poeta e cantore lirico. La presentazione delle squadre partecipanti e la grande festa si terranno nella località di Castelrotto.

Luglio – Mese del Running e della Mezza Maratona Alpe di Siusi

> Estate 2013

Estate a Castel Prösels L’estate a Castel Prösels riserva anche per il 2013 serate superbe e matinés d’incanto. Il prezioso repertorio degli artisti, musicisti e cantanti, spazia dalle morbide sonorità della musica classica alla genuinità della musica popolare fino alle eleganti note del jazz. E per chi non assiste ai concerti, l’opportunità di esplorare le antiche mura è comunque offerta dalle visite guidate, organizzate durante l’intera stagione più calda. www.schloss-proesels.it

www.ovwritt.com

Con la 1a Mezza Maratona Alpe di Siusi in data 7 luglio, l’allenamento dei maratoneti keniani e la Running Shoe Experience, il mese di luglio è all’insegna del running. La mezza maratona all’Alpe di Siusi, l’altipiano più vasto d’Europa, è non solo una gara affascinante per il panorama mozzafiato delle Dolomiti, ma è anche una sfida particolare per le sue 500 m di dislivello. Per la seconda volta consecutiva, quest’anno saranno presentati al pubblico i nuovi modelli delle collezioni di scarpe da running dell’anno 2014. Per tutti coloro che vogliono testarli lungo i tracciati del Running Park Alpe di Siusi, l’appuntamento è per il 28 e il 29 luglio con Alpe di Siusi Running Shoe Experience. Dal 29 giugno al 13 luglio 2013, i migliori maratoneti keniani ritorneranno ad allenarsi sull’altipiano più grande d’Europa dove si prepareranno per i prossimi appuntamenti podistici. Il 7 luglio saranno i maratoneti keniani stessi a correre fianco a fianco con i partecipanti della mezza maratona all’Alpe di Siusi. Un appuntamento da non perdere per tutti gli appassionati della corsa! www.alpedisiusi.info/running

38 ALPE | Estate

Come le precedenti, anche l’undicesima edizione dello Schlern International Music Festival offre l’insolita possibilità di ascoltare concerti di musicisti di fama mondiale nel territorio dell’Alpe di Siusi. Gli ospiti più importanti del festival 2013 sono il pianista russo Nikolai Lugansky, riconosciuto nei circoli musicali come “fenomeno pianistico di prima classe”, Yuri Bashmet, un superlativo violinista del nostro tempo, la splendida violinista Dora Schwarzberg e il famoso direttore d’orchestra e violoncellista Alexander Rudin. Parteciperà, inoltre, nuovamente anche il baritono di fama mondiale Vladimir Chernov. Il programma del festival prevede anche quest’anno, oltre al concorso internazionale, corsi di approfondimento e workshop, circa 30 concerti pomeridiani e serali, a cui parteciperanno riconosciuti professori di musica e giovani artisti provenienti dall’America del Nord e del Sud, dall’Asia e dall’Europa. Tutti i concerti, i corsi e i workshop sono aperti gratuitamente al pubblico. Solo i concerti delle grandi star sono a pagamento. www.schlernmusicfestival.eu


Foto: SAM/Helmuth Rier

> Estate 2013

> Estate 2013

> 25 agosto 2013

> 1 - 31 ottobre 2013

Estate: Tutti in famiglia!

Escursioni per gli amanti dei fiori

Festa tradizionale del Bullaccia

36a Dispensa di Fiè

In estate l’Alpe di Siusi si trasforma in un paradiso magico per i bambini: uno straordinario programma di esplorazioni della natura e spedizioni sul campo accompagna bambini e adulti lungo un viaggio all’insegna della scoperta di un ambiente naturale unico, la regione dell’Alpe di Siusi. Assieme alla strega Martha, grandi e piccini vanno sulle tracce di streghe e stregoni. Si può scegliere tra una passeggiata notturna tra fate e folletti assieme alla strega Martha, creare delle streghette d’erbe oppure ricercare magici simboli; lo spasso e il mistero sono garantiti. Coloro che invece preferiscono esplorare la vita di un maso lo possono fare con il programma “Un universo in fattoria”. Oltre vedere da vicino mucche e cavalli le famiglie scopriranno anche come il grano viene trasformato in farina e la farina in pane.

Nel territorio dello Sciliar nel corso dell’anno si possono trovare oltre 790 piante da fiore e felci dai più diversi aspetti e di diversa provenienza. Sui prati delle malghe, sui pascoli e sui ghiaioni spuntano tipici fiori alpini e molte altre rarità botaniche. Nel corso dell’anno l’Ufficio Parchi Naturali organizza in collaborazione con le associazioni turistiche dei comuni del Parco Naturale circa 30 escursioni guidate con l’esperto escursionista e naturalista Riccardo Insam.

Domenica, 25 agosto, si terrà all’Alpe di Siusi la Festa tradizionale del Bullaccia, dove i visitatori potranno conoscere la lavorazione del fieno, assistere alla Santa Messa e assaggiare i piatti tipici contadini cucinati dalle contadine direttamente sul posto su fuoco aperto. Dopo un brunch tradizionale i „Goaßlschnöller“ convocano alla Santa Messa alle ore 11.00. Dalle ore 12.00 in poi si potranno gustare canederli in brodo, con crauti e altri piatti salati e dolci tradizionali. Dopo pranzo, oltre ad assistere al duro, ma interessantissimo lavoro all’Alpe, i bambini potranno anche saltare nel fieno.

www.alpedisiusi.info

www.alpedisiusi.info > 9 luglio - 12 agosto 2013

Summer Classics di Siusi allo Sciliar Agli appassionati di musica classica, Siusi propone anche quest’anno una serie di straordinari concerti. Artisti italiani con alle spalle esperienze internazionali si esibiranno sulle note di grandi compositori. Con il suo alto livello, la “Summer Classics” è da tempo parte integrante del programma culturale estivo proposto, ai piedi dello Sciliar, ad un pubblico estasiato di residenti e villeggianti.

Uno spunto per i buongustai e gli amanti della cucina locale: la Dispensa di Fiè allo Sciliar. Dal 1978 i ristoratori della località invitano a partecipare all’Ottobre gastronomico, pronti a sorprendere ancora una volta con la rivisitazione di piatti tradizionali. Piatti creati con amore e serviti con altrettanta passione. Piatti originali eppure antichi. L’ottobre culinario di Fiè: un’occasione da non lasciarsi sfuggire. www.voelserkuchlkastl.com/it > 11 - 13 ottobre 2013

Festa dei Kastelruther Spatzen La tradizione ha un nome. 29 anni di “Festa dei Kastelruther Spatzen”: l’occasione per festeggiare è ancora più grande, fra migliaia di fans radunati sotto il grande tendone di Castelrotto. Un’emozione davvero senza eguali.

Estate | ALPE 39


Anteprima inverno 2013/14

> Dicembre 2013

> 7 dicembre 2013

> 8 dicembre 2013

> Inverno 2013/2014

Natale a Castelrotto

Krampus a Castelrotto

High Speed Race

Per la settima volta gli abitanti di Castelrotto rivelano i segreti delle loro antiche usanze natalizie. Le contadine di Castelrotto allietano poi gli ospiti del Mercatino a suon di biscotti di panpepato, dolci natalizi, panforte e krapfen.

Chi sono i Krampus e cosa fanno a Castelrotto? Nelle zone di lingua tedesca, i Krampus sono dei diavoli travestiti che accompagnano San Nicolò, nella tradizionale sfilata lungo le strade del paese. Ma mentre San Nicolò regala doni ai bambini buoni, il Krampus, con i suoi campanacci e la sua maschera incute timore in grandi e piccini. In data 7 dicembre 2013 gruppi di Krampus provenienti da Italia, Germania e Austria si incontreranno a Castelrotto e muniti di abiti e maschere artigianali si presenteranno al pubblico presente.

Si inizia alla grande con l’High Speed Race, emozionante gara ad alta velocità sugli sci. L’High Speed Race non si presenterà come una semplice gara di alta velocità, ma come un gioco di squadra. Ciascun team composto da 4 persone, di cui almeno una donna – sfiderà i grandi campioni sulla pista Punta d’Oro. Ai vincitori andrà un trofeo veramente speciale.

Fantasmi d’inverno a Castel Prösels

Il 13 e il 14 dicembre l’appuntamento è anche con i „Kastelruther Spatzen“, e le loro note musicali: l’ideale per favorire l’atmosfera di raccoglimento che precede il Natale. Appuntamenti > 5–8 dicembre 2013 > 13–15 dicembre 2013 > 20–22 dicembre 2013 > 27–29 dicembre 2013 www.kastelruther-weihnacht.com

Maestoso e ben conservato, il castello troneggia nel borgo di Presule, presso Fiè allo Sciliar, richiamando visitatori anche nella stagione più fredda. Dopo un salto agli eleganti arsenali, ai saloni principeschi e alle ripidissime scale a chiocciola, la visita guidata si conclude nel salone dei cavalieri fra note musicali e specialità gastronomiche altoatesine. www.schloss-proesels.it

> 21 dicembre 2013

Alpe di Siusi Snowpark Opening L’Alpe di Siusi Snowpark si presenta puntuale e preparato alla perfezione per la stagione attuale. Il divertimento è garantito, corredati da buona musica, cibo e bevande. www.kinglaurinpark.it

> 4 gennaio 2014

Fan & Fun con Denise Karbon e Peter Fill La tradizionale gara dei Fan Club è un appuntamento agonistico e mondano al tempo stesso. A mescolarsi fra gli appassionati di sci che si misurano all’Alpe di Siusi, anche Denise Karbon e Peter Fill. Informazioni alle pagine www.denisekarbon.it e www.peterfill.com

40 ALPE | Estate


Foto: SAM/Helmuth Rier

Running oder Halbmarathon

> 16 gennaio 2014

> 19 gennaio 2014

> 9 marzo 2014

Alto Adige Moonlight Classic Alpe di Siusi

Torneo invernale di golf all’Alpe di Siusi

La gara „Il Nastro Azzurro dell’Alpe di Siusi“

Che stupore, per la luna, quando farà capolino da dietro le Dolomiti… Al suo sorgere sarà infatti al via una maratona di fondo quanto mai insolita nel suo genere. L’appuntamento per le centinaia di fondisti partecipanti è a Compaccio. Armati di sci e torcia, eccoli scivolare silenziosamente nella notte, fra il candore del paesaggio invernale, lungo i 20 o 36 km del tracciato che li ricondurrà al punto di partenza. L’evento si prospetta unico ed emozionante anche per i tanti spettatori della „Moonlight Classic“ dell’Alpe di Siusi.

Giocare a golf sulla neve e rallegrarsi di un panorama mozzafiato: in data 19 gennaio, tutti gli appassionati di golf potranno provare l’ebbrezza di questo evento speciale. Si gioca su 9 buche che hanno una lunghezza tra i 61 e i 1150 m. Con gli sci, snowboard o slitta si va di buca in buca. I fairways sono bianchi invece che verdi, i green white e le palline da golf si differenziano dalla bianca neve grazie ai loro colori scintillanti.

La gara del “Nastro Azzurro” è una combinazione alpina di discesa libera e slalom, che risale all’anno 1947, quando un gruppo di giovani cercava di rilanciare il turismo invernale dopo l’atroce guerra. All’epoca, la gloriosa gara contava oltre 250 partecipanti, assurgendo ad evento sportivo della provincia. Un’idea originale, la valutazione di una combinazione alpina di discesa e slalom, non poteva che raccogliere consensi (anche fra i meno avvezzi alle gare).

> 2 - 9 marzo 2014

Il più veloce di ogni categoria si aggiudica il Trofeo Nastro Azzurro, il riconoscimento deputato un tempo alle navi di lusso più veloci nel compiere la traversata dell’Atlantico.

www.moonlightclassic.info

Swing on Snow Swing all’Alpe di Siusi! Sullo sfondo dorato delle sue distese di neve baciate dal sole, le note musicali di diverse band allieteranno per una settimana le imprese di sciatori e boardisti fondendosi con la dolcezza del paesaggio. Ritmi travolgenti e toccanti pervaderanno al mattino le piste dell’Alpe per poi spostarsi nei rifugi e ristoranti a pranzo. A partire dalle ore 21, nei locali di Castelrotto, Siusi e Fiè allo Sciliar saranno in programma „concerti after-hour“.

E inoltre: > 1 febbraio 2014 Raiffeisen Ski King www.kinglaurinpark.it > 1 marzo 2014 Alpe di Siusi Snowboard Event www.kinglaurinpark.it > 5 aprile 2014 Matschweekend www.kinglaurinpark.it

www.dasblaueband.it

www.swingonsnow.com

Estate | ALPE 41


Foto: Golfclub St. Vigil Seis

Visto & sentito

Con tutta probabilità, Oswald von Wolkenstein non si è mai dedicato al gioco della pallina bianca, ma sicuramente era a conoscenza dell’esistenza di questo famoso gioco con mazza e palla che a quanto pare risale agli antichi Egizi. Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti dello Sciliar e per tutti gli appassionati di golf si promette un’estate 2013 a tutto swing nel nuovo campo da golf a San Vigilio di Siusi. Foto: SAM

Corsa dei Krampus a Castelrotto Il 7 dicembre si svolge la seconda Corsa dei Krampus di Castelrotto. Oltre 500 “Tuifl” (diavoli) provenienti da Alto Adige, Austria, Germania e Svizzera hanno già preso parte alla prima edizione della gara nel 2011. Anche quest’anno parteciperanno oltre 30 gruppi pronti a sovvertire l’ordine del paese di Castelrotto. Lungo gli stretti vicoli del centro storico si vedranno sciamare queste orribili figure demoniache che trasformeranno Castelrotto in una sorta di calderone delle streghe. Dell’organizzazione e del programma collaterale si occupa l’associazione “Kastelruther Tuifl” (diavoli di Castelrotto).

Foto: Helmuth Rier

Shooting per Quiksilver all’Alpe di Siusi La famosa firma della moda “Quicksilver” ha catturato dall’alba al tramonto una serie di salti spettacolari allo Snowpark dell’Alpe di Siusi. Campioni di freeride come Teo Konttinen, Ulrik Badertscher, Kim Rune Hansen, Billy Morgan, Sparrow Knox, Dan “Danimals” Liedahl e Zebbe Landmark si sono trovati insieme sull’altopiano più grande d’Europa per uno shooting di gruppo. La crew si è innamorata dell’incredibile panorama delle Dolomiti e ha già detto che intende tornare anche il prossimo anno. Oltre a “Quicksilver”, anche i marchi “Chervò” e “Tatonka” questo inverno hanno realizzato i loro servizi fotografici all’Alpe di Siusi.

COLOFONE. ALPE: registrato pr. il trib. BZ, decreto n. 9/2002 R.St. Editore: Alpe di Siusi Marketing, Via del Paese, 15, 39050 Fiè allo Sciliar, Tel. 0471 709 600, Fax 0471 704 199, info@alpedisiusi.info. Capo redatore: Alex Andreis. Redazione: Elisabeth Augustin, Rosa Maria Erlacher, Barbara Pichler, Silvia Rier, Michaela Baur, André Bechtold, Daniela Kremer. Pubblicità: Sabine Demetz, Christoph Trocker. Traduzioni: Perkmann Translations. Impaginazione: Komma Graphik. Stampa: Litopat, Verona. Tiratura: 50.000 copie

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