Estate 2015
ALPE Alpe di Siusi Magazine
CASTELROTTO · SIUSI ALLO SCILIAR · FIÈ ALLO SCILIAR · ALPE DI SIUSI · TIRES AL CATINACCIO
Luis Zöggeler Pastore dello Sciliar per passione
Associazioni di alpinisti In ottima compagnia tra le Alpi
Tessuti dei costumi folcloristici Loden, lino, velluto e seta Sommer | ALPE 1
Alto Adige. È bello sentirsi arrivati.
Un viaggio in Alto Adige/Südtirol è sempre l’inizio di un’esperienza unica che ti offre emozioni autentiche. E la meravigliosa sensazione di essere nel posto giusto. www.suedtirol.info
2 ALPE | Sommer
Foto: Helmuth Rier
Editoriale & Sommario
Cari ospiti!
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rascorrere l’estate nell’area vacanze Alpe di Siusi significa godere di belle e rilassanti vacanze a stretto contatto con una natura incontaminata, dove l’avventura fa da padrona. Fare escursioni o arrampicate, andare in mountain bike, cimentarsi nel parapendio, nell’equitazione o nel nuoto, gironzolare oppure oziare, qualsiasi cosa decidiate di fare, per tutta la vacanza dimenticherete la quotidianità. Il fulcro di quest’edizione è la figura del pastore dello Sciliar Luis Zöggeler, che durante i mesi estivi si occupa di ca. 350 bovini e che, insieme alla madre Rosl e al giovane apprendista Tobias, avverte a queste altitudini un’indescrivibile sensazione di libertà. Dalla montagna simbolo dell’Alto Adige, la vista spazia sul regno di Re Laurino, il Catinaccio: nessuno conosce i suoi tour così bene come le associazioni alpine Bergler e Tschaminta ler. Chi invece preferisce mantenersi a bassa quota, può imboccare l’antico sentiero lastricato da Castelrotto a S. Osvaldo, dove potrà esplorare un luogo particolare: le buche di ghiaccio. Nella rubrica “Loden, lino, velluto e seta”, vi presentiamo i tessuti di cui sono costituiti i costumi locali che, un tempo, richiedevano un impegnativo lavoro artigianale e con cui venivano realizzati gli abiti delle feste. Proprio i lavori manuali, il disegno, la pittura e il faida-te sono la passione dei tre fratelli Gasser che, con creatività e occhio esperto, danno vita a personaggi dei libri per bambini, eroi storici e coltelli artistici.
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Castel Prösels Pagina 6
Il regno del pastore dello Sciliar Da consueto pasto quotidiano, a specialità altoatesina: la mosa di grano saraceno, un tempo servita anche a colazione, ancora oggi viene consumata in compagnia, direttamente dalla padella. La nostra ricetta vi svelerà come preparare questa pietanza a casa vostra. Ma accanto ai piaceri gastronomici non mancheranno quelli musicali: lo Schlern International Music Festival di Fiè allo Sciliar offre uno spettacolo pirotecnico di improvvisazioni e sorprendenti combinazioni di suoni. ALPE vorrebbe anche essere un’utile guida per la vostra vacanza: oltre ad informazioni importanti sui servizi pubblici e dati interessanti, presenta molti consigli circa i migliori ristoranti, trattorie e punti d’incontro, così come numerose e allettanti possibilità per lo shopping nei paesi dell’altopiano e dintorni. Questo magazine contiene anche un programma dettagliato di eventi, appuntamenti culturali e ricreativi, da vivere in compagnia. Se deciderete di partecipare, l’album delle vostre vacanze sarà ricco di momenti felici e indelebili.
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Associazioni alpine ai piedi del Catinaccio Pagina 17
Il mito delle Dolomiti Pagina 18
Un‘escursione a Sant‘Osvaldo Pagina 24
Evi, Jochen e Armin Gasser: un trio artistico di fratelli Pagina 30
Loden, lino, velluto e seta Pagina 36
Schlern International Music Festival Pagina 40
Tutto sulla Muas Pagina 42
Mosa di grano saraceno Pagina 44
I 10 consigli dell’area vacanze Alpe di Siusi Pagina 46
Vi auguriamo di trascorrere un meraviglioso e indimenticabile soggiorno, all’insegna di benessere e relax.
Anteprima estate ‘15 Pagina 48
Anteprima inverno ‘15/16 Pagina 50
Eduard Tröbinger Scherlin Presidente per Alpe di Siusi Marketing e le Associazioni Turistiche di Castelrotto, Siusi allo Sciliar, Fiè allo Sciliar, Alpe di Siusi e Tires al Catinaccio.
Visto & sentito
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Foto: Helmuth Rier
Castel Prösels Costruito su una soleggiata collina dai Signori di Fiè, Castel Prösels svolse per secoli la funzione di residenza principale e luogo di ritiro. L’erede più importante di questa famiglia, Leonhard von Völs-Colonna (1458-1530), Capitano all’Adige e di Burgraviato del Tirolo, ne ampliò la struttura, trasformandolo in un maniero in stile tardo gotico e rinascimentale. Una delle mete culturali più significative dell’Alto Adige, Castel Prösels può essere ammirato tutti i giorni (eccetto il sabato) nel corso di visite guidate. In estate, eventi culturali d’alta caratura attirano un pubblico vicino e lontano all’interno delle sue magnifiche mura storiche. www.schloss-proesels.it
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Libertà a 360°: Rosl e Luis Zöggeler sono impegnati sullo Sciliar da giugno a settembre.
Pastori a cavallo in una pace celestiale Le greggi di Fiè trascorrono l’estate sui verdi pascoli dello Sciliar, accudite dal pastore Luis Zöggeler, mamma Rosl e dal giovane apprendista Tobias, che ogni anno vivono emozionanti avventure sull’altipiano.
A Testo: Elisabeth Augustin Foto: Helmuth Rier
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l Moarboden la stagione più incantevole è l’autunno, quando la nebbia aleggia sulle valli e il sole immerge nella sua calda luce i pascoli dello Sciliar e le cime dolomitiche che li circondano: Rosl lo adora. Verso sera, dal sentiero proviene il respiro affannoso degli ultimi escursionisti che salgono al Rifugio Bolzano, per trascorrervi la notte, mentre a Malga Moarboden si sono raccolti un paio di cacciatori che, il mattino seguente, desiderano mettersi in cammino il prima possibile con cane, fucili e munizioni. Intorno a un tavolo gli uomini giocano a carte (a Watt’n), sperando di vincere, Rosl pre-
para altri canederli per deliziare i suoi ospiti e Luis e Tobias sono ancora alla ricerca di un vitello ribelle. Presto, però, concluderanno insieme la serata in piacevole compagnia, prima di addormentarsi stanchi ma felici. Da tempi immemorabili, al Moarboden sorge il rifugio del pastore dello Sciliar: ricostruito nel 2012, oggi Malga Moarboden accoglie Luis Zöggeler, mamma Rosl Kompatscher Zöggeler e il nipote Tobias, che in estate offre la sua preziosa collaborazione come “apprendista pastore”. Luis e Rosl hanno ricevuto questo incarico dal comi- »
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Un posto di lavoro idilliaco: da tempi immemorabili, il Moarboden è la dimora del pastore dello Sciliar.
tato dell’Alpe (Almkomitee), un’unione di agricoltori del Comune di Fiè allo Sciliar, e dal 2006 trascorrono qui ogni estate. “Nei 20 anni precedenti, abbiamo vigilato sull’intera Val Duron che unisce l’Alpe di Siusi alla Val di Fassa”, racconta Rosl. Suo figlio Luis, con lei fin da piccolo, oggi ha 33 anni e il mestiere nel sangue!
Il regno del pastore dello Sciliar comprende 560 ettari di pascolo. Sotto la sua custodia ci sono 350 bovini (vitelli, vitelle gravide, buoi e mucche non più in grado di produrre latte) e 20 cavalli. Su Moni, il suo Avelignese, Luis cavalca ogni giorno per questi sconfinati pascoli o meglio “viaggia”, come dice lui: l’essenziale, infatti, è la mobilità. I suoi predecessori si spostavano a piedi e, così, inizialmente gli agricoltori diffidarono di Luis, pieno di temperamento e di vita, nonché il primo pastore dello Sciliar a cavallo. Il timore che spaventasse gli animali non trovò riscontro nella realtà e ora sono tutti contenti della sua impeccabile assistenza. Luis conosce ogni singolo animale affidatogli, che a sua volta riconosce il pastore. Ogni giorno, conta il suo gregge sparpagliato per il pascolo, per poi cercare gli “amici” mancanti fino a trovarli. Gli animali vengono portati sullo Sciliar per lo più a metà giugno, attraversando l’omonima gola lungo il Sentiero dei tronchi, dopo aver lasciato la stalla al termine dell’inverno e aver pascolato per un mese sui prati a valle di Fiè, Umes, Presule e Aica di Fiè. Sugli ampi pascoli dello Sciliar, poi, si suddividono, pur restando per lo più in gruppo, ad esempio su
Monte Castello (cocuzzolo a 2.500 m che porta a Punta Santner e luogo di culto dell’epoca preistorica). “In qualche modo, tutti trovano il loro posto preferito”, spiega Luis. Se in estate nevica, e sullo Sciliar non è certo un caso eccezionale, animali e pastore si trovano in difficoltà e, così, gli agricoltori di Fiè si affrettano a salire, per aiutare a riunire il bestiame, evitando che precipiti in qualche dirupo oppure muoia di freddo o di fame. Quando, magari a causa della neve o di un temporale, un animale cade da una parete dello Sciliar o da Monte Castello, Luis fa il possibile per trovarlo, raggiungerlo e togliergli il marchio che porta sull’orecchio. “Questo lo restituisco poi all’agricoltore, per fare in modo che l’assicurazione gli risarcisca i danni”, precisa. Mediamente, ogni estate muoiono quattro/cinque animali, eccetto in caso di un forte fulmine, quando le perdite possono essere maggiori.
La giornata lavorativa al Moarboden ha inizio poco dopo le sei. Luis, Rosl e Tobias trascorrono l’estate qui con Moni e Bessy (due cavalli), il cane Bubi, galline, conigli e tre mucche. Dopo aver munto le pecore, il latte viene scremato, per ricavarne il burro. Al termine della colazione, Luis e Tobias salgono a cavallo fino al Rifugio Bolzano, dove ripartiscono il sale, trasportato da valle con l’apposita teleferica, nelle mangiatoie degli animali. Durante il loro giro di perlustrazione, il pastore e l’apprendista controllano anche gli abbeveratoi, in modo che i loro protetti non patiscano la sete. Se »
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Sugli ampi pascoli verdi dello Sciliar, la neve può sorprendere le greggi anche in piena estate.
si presenta l’occasione, Luis e Tobias si concedono un breve allenamento sui verdi pascoli con i loro destrieri, per prepararsi e mantenersi in forma per le gare di galoppo, gli eventi cavallereschi come la Cavalcata di Oswald von Wolkenstein e lo Skijöring invernale. Gli Zöggeler, infatti, sono molto famosi nei circoli degli Avelignesi. Nel frattempo, mamma Rosl “difende il fortino”. A Malga Moarboden è possibile offrire da bere e mangiare a chi desidera concedersi una sosta: gli agricoltori che vanno a vedere i loro animali o gli escursionisti che nella mezz’ora di cammino che li separa dal Rifugio Bolzano vogliono fare una pausa. Rosl propone succo, vino e birra, ma anche il tagliere dello Sciliar con speck, salsicce e formaggio o una deliziosa Kaiserschmarrn (omelette dolce servita con marmellata di mirtilli rossi) e, nel periodo della sagra dello Sciliar ad agosto, anche lo Schöpsernes (agnello, patate e verdure) e qualche acquavite distillata in casa. Durante il fine settimana, quando anche numerosi abitanti locali si dirigono al Rifugio Bolzano, Rosl li ammalia con i freschi e dolci Krapfen di Fiè. Dopo aver svolto il lavoro sui pascoli, Luis e Tobias le danno una mano con gli ospiti, ma il momento più speciale è la sera… Gli ultimi escursionisti sono ormai lontani e al Moarboden regna una pace celestiale: “Quando ci accomodiamo davanti al rifugio, osservando marmotte, caprioli, camosci e il Catinaccio che risplende davanti a noi, avvertiamo un’indescrivibile sensazione di libertà”, rivela Rosl, “una bellezza allo stato puro”. Quassù, in montagna, non manca proprio niente! A metà settembre, a seconda delle condizioni meteorologiche, l’intera “carovana” fa ritorno a valle e la transumanza è accompagnata da un’atmosfera festosa: pastori e agricoltori sono felici che il bestiame abbia trascorso una piacevole estate e che ora sia nuovamente a casa sano e salvo. Luis e Rosl fanno ritorno a Maso Kompatscher (grande tenuta ereditaria del 16° secolo), a Santa Caterina, dove in inverno aiutano il giovane agricoltore Peter con 30 Avelignesi, 70 mucche, 20 capre e 20 pecore. Nell’antica Stube e nel corridoio, innumerevoli trofei e campane testimoniano il successo in occasione di mostre di grigio alpina, eventi riguardanti l’allevamento dei cavalli e concorsi di equitazione. Così, nemmeno in inverno Luis e Rosl si annoiano mai e l’estate successiva arriverà presto: arrivederci Sciliar! n
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Lo Sciliar, il simbolo dell’Alto Adige Una silhouette inconfondibile di oltre 2.500 m d’altitudine e visibile da lontano: la cima dello Sciliar è il lucente simbolo dell’Alto Adige. Qui, l’orogenesi delle Dolomiti, note in tutto il mondo e dichiarate nel 2009 dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, è più viva che mai. Lo Sciliar è una barriera corallina pietrificata, le cui forme così contrastanti ebbero origine dall’accostamento diretto di barriere in grado di formare rocce e potenti getti vulcanici sotto la superficie del grande mare primordiale. Da secoli, lo Sciliar affascina l’uomo: ritrovamenti preistorici, infatti, dimostrano che viene scalato da sempre, e le persone, che vivono alle falde di questo imponente massiccio, hanno con lui una relazione pragmatica. L’alta quota dello Sciliar non fu conquistata solo dai pionieri alpini del 19° secolo, sebbene fu a quel tempo che ebbe inizio il turismo. Inoltre, era ed è un’importante
sorgente d’acqua e un pascolo per gli animali. Nel 1885, sullo Sciliar fu inaugurato il Rifugio Bolzano (2.457 m s.l.m.), il terzo più antico delle Dolomiti. I rifugi dello Sciliar divennero il punto di cristallizzazione della tradizione del club alpino altoatesino e ancora oggi godono di grande popolarità. Inoltre, da metà giugno a inizio ottobre, sono il ritrovo degli amanti della montagna provenienti da tutto il mondo. In presenza di bel tempo, il panorama dal Pez (2.563 m) diffonde emozioni indimenticabili, spaziando fino al Gruppo dell’Ortles-Cevedale e a lontani massicci dolomitici come quelli di Pelmo e Civetta. Particolare attenzione merita anche la vegetazione delle regioni in quota e artiche, che cresce sui prati dello Sciliar: garofani alpini (streghe dello Sciliar), primule, stelle alpine, il papavero alpino retico e diverse specie di genziana.
In estate, l’aria salubre e l’erba sana sono particolarmente apprezzate dalle greggi, che possono godersi una dieta molto nutriente. Il popolo suole dire: “Un cesto pieno a valle si riduce a un cappello a monte, per soddisfare le necessità degli animali.” Ma dal momento che i pascoli sullo Sciliar sono molto ampi e non recintati, è grande il pericolo che i capi di bestiame cadano, soprattutto verso la fine della transumanza, quando osano spingersi fino ai margini esterni più ricchi di cibo.
Il famoso Sciliar, patrimonio dell’umanità, è un richiamo in confondibile per gli amanti delle escursioni e della natura.
Intorno al 1797, Maria Kritzinger di Maso Deiml fece costruire a Umes la cappella di San Cassiano, consacrata al santo e alla Madonna, in segno di riconoscimento per il salvataggio delle greggi sullo Sciliar. Il 13 agosto, San Cassiano (Kaschestog in altoatesino), regna un’allegra atmosfera e, in occasione della sagra (solitamente il sabato vicino al 13), dopo la gioiosa Santa Messa, si festeggia davanti alla cappella presso il Rifugio Bolzano. n
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A destra, la Torre Delago (una delle tre Torri del Vajolet). A sinistra, la Torre Est e la Nord.
In ottima compagnia tra le Alpi I Bergler e i Tschamintaler, che si dedicano all’alpinismo e all’arrampicata, conoscono ogni singola pietra dell’area del Catinaccio e Tires rappresenta, per entrambe le associazioni, la porta delle Dolomiti e il punto di partenza di numerosi tour.
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uando un anziano signore con una giacca a vento sportiva e il viso abbronzato entrò nel ristorante a Bolzano in cui ci eravamo dati appuntamento, non ebbi alcun dubbio: era il mio interlocutore Rochus Oehler, poiché gli alpinisti si riconoscono facilmente e non solo grazie al fatto che trascorrono molto tempo all’aperto! Rochus Oehler è il presidente dei Bergler, un’associazione alpina di Bolzano, i cui membri si attribuiscono oltre 100 prime ascensioni solo nell’area
di Sciliar-Catinaccio, nonché il successore di Otto Eisenstecken, noto alpinista altoatesino deceduto nel 2004, che fu alla presidenza dal 1967 al 2000.
La storia dell’alpinismo. Risalendo alle origini, verso la fine del Medioevo erano quasi esclusivamente gli eruditi e gli scienziati a provare interesse o divertimento nello scalare basse cime. Un tempo, ci si recava in montagna solo per cacciare o attraversare i passi e non spinti dalla passione per fauna, flora, geologia o l’alpinismo stesso. An- »
Testo: Katja Sanin Foto: Helmuth Rier
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Dal 1923, la baita Bergler è il loro punto di partenza per le ferrate.
che nel 1786, in occasione della prima ascensione della cima più elevata delle Alpi, il Monte Bianco, al centro dell’interesse figuravano ancora questioni di natura scientifica, piuttosto che obiettivi sportivi, ma ciò segnò comunque l’inizio della sfida alle vette. Come epoca d’oro dell’alpinismo si indica il periodo intorno alla metà del 19° secolo, quando vennero scalate per la prima volta le più importanti montagne delle Alpi occidentali e a cui risale anche la fondazione delle prime associazioni di alpinisti. A quel tempo, il regno di questo sport era la Svizzera: questo piccolo Stato nel cuore delle Alpi divenne, infatti, la meta più amata d’Europa e scoprire le montagne era il desiderio della società benestante straniera. Le cime dolomitiche, invece, erano troppo basse e quindi di scarso interesse: lo sfruttamento delle Alpi orientali e l’alpinismo nelle Dolomiti ebbero inizio solo alla fine del 19° secolo con la prima ascensione di Monte Pelmo (3.168 m d’altitudine) nelle Dolomiti d’Ampezzo. L’idea di
semplificare agli alpinisti l’accesso al mondo dolomitico tramite una strada percorribile in auto fu dei club alpini tedeschi e austriaci. Dal 1860 era già presente la strada della Val d’Ega e dal 1896 quella di Passo di Costalunga, ma per gli attraversamenti più in quota erano disponibili solo percorsi sterrati e mulattiere. Il promotore della strada delle Dolomiti fu Theodor Christomannos, appassionato alpinista e pioniere, con cui ebbe inizio il turismo nelle valli dolomitiche. Nel lontano 1811 fu costruita l’antica strada fino a Tires, paese che svolse un importante ruolo nella storia alpinistica delle montagne altoatesine, in quanto porta delle Dolomiti. Alla fine del 19° secolo, furono edificati i primi rifugi (Bergamo, Vajolet e Fronza alle Coronelle), che ben presto risultarono troppo piccoli e così, prima ancora della Grande Guerra, vennero ampliati e portati alle dimensioni odierne. Il Rifugio Bergamo fu il primo a essere co-
Nel regno di Re Laurino Sul Catinaccio aleggiano numerose storie, miti e leggende. Un tempo, il re dei nani Laurino lanciò una maledizione sul suo regno. Tra le grigie rocce in quota del Catinaccio, oggi ricoperte da un ghiaione deserto (la gola del Gartl), in passato s’estendeva il suo giardino di rose (Rosengarten in tedesco, Catinaccio in
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italiano), ma dopo il rapimento di Similde, la figlia del re, Laurino fu imprigionato dai fedeli compagni del sovrano e gridò: “Queste rose mi hanno tradito e non fioriranno mai più, né di giorno né di notte!”. Tuttavia, preso dalla furia della maledizione, dimenticò il crepuscolo, momento in cui il Catinaccio mo-
stra tutto lo splendore delle sue fiammeggianti rose rosse. Questa cima, che ebbe origine da una barriera corallina, quando l’acqua ricopriva ancora la superficie terrestre, oggi è un gioiello della natura, dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità nel 2009 insieme a gran parte delle Dolomiti.
Il registro della baita Bergler.
struito nell’area del Catinaccio (nel 1887), per volontà di Johann Santner della sezione di Lipsia del club alpino tedesco (Deutscher Alpenverein); da qui, in due ore era possibile raggiungere il Catinaccio d’Antermoia, la cima più elevata (3.004 m). Nel 1888/1889, Johann Santner fondò insieme ad alcuni alpinisti bolzanini e stranieri l’associazione dei Tschamintaler. Alcuni scalatori esperti di Tires, che ruotavano intorno ai fratelli Johann e Alois Villgrattner, sfruttarono il momento favorevole di fine secolo per creare un’associazione di guide alpine. Fu Alois Villgrattner con Johann Santner a “inaugurare” Passo Santner (che gli deve il nome) il 19 giugno 1878, rendendo così accessibile il Catinaccio dal versante di Tires. Dal momento che all’epoca erano soprattutto i borghesi benestanti delle città a recarsi in montagna, le guide alpine e i portatori vissero un periodo d’oro: un tour da Tires alla cima del Catinaccio, ad esempio, costava da 14 a 16 fiorini; per un rapido confronto, un artigiano guadagnava quasi mezzo fiorino al giorno. Tuttavia, solo le migliori guide alpine potevano vivere esclusivamente della loro professione, come ad esempio Franz Schroffenegger e Franz Wenter. Quest’ultimo era anche membro del club alpino dei Bergler, fondato nel 1914, come il leggendario Otto Eisenstecken, il cui nome è indissolubilmente legato all’alpinismo nelle Dolomiti. Prima della Prima Guerra Mondiale, Schroffenegger e Wenter intrapresero numerosi e impegnativi tour nell’area
del Catinaccio, quali la prima scalata sulla parete nord-ovest della Torre Delago, sulla parete nordovest e sul versante est di Monte Sella, sulla parete est della Roda di Vaèl e il difficile percorso settentrionale sulla parete della Croda di Re Laurino.
Catinaccio, il paradiso degli alpinisti. “Dopo la Seconda Guerra Mondiale, alla fine degli Anni ’40, fu Otto Eisenstecken a dare inizio alla nuova epoca dell’alpinismo con le sue prime scalate sulla Roda di Vaèl, la parete ovest della Croda di Re Laurino, la torre principale del Vajolet e molte altre”, mi spiega Rochus Oehler, raccontandomi che fu Eisenstecken a far rinascere al termine della guerra l’attività pubblica dei Bergler dopo il divieto della libertà di associazione imposto dai fascisti negli Anni ’20 e i disordini bellici. “Ancora oggi, c’incontriamo ogni giovedì intorno al nostro tavolo dell’Hotel Hanny”, riferisce Rochus Oehler, dalla cui voce trapelano gioia e orgoglio per la loro tradizione centenaria. Quella del giorno non fu una scelta casuale: all’ epoca non esistevano ancora gli smartphone, per potersi dare appuntamento tramite SMS o Whats App. I Bergler predilessero, quindi, il giovedì per organizzare i tour dell’imminente fine settimana. Tuttavia, la Prima Guerra Mondiale frenò l’intraprendenza degli alpinisti, gettando un’ombra sulla storia e sullo sviluppo dell’Europa. Il club alpino dei Tschamintaler, invece, in quel periodo si sciolse, per poi essere rifondato nel 1959 da cinque alpi- »
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Entrambi i club alpini sono strettamente legati al Catinaccio e svolgono una vivace attività che oggi va molto oltre questa cima e i confini altoatesini. Il Catinaccio è la montagna dei Tschamintaler, mentre per i Bergler di Bolzano svetta davanti a casa e, in passato, arrivavano in treno a Prato Isarco e poi in bicicletta fino a Tires, dove dormivano nei fienili, prima di affrontare i loro tour al mattino presto. Si narra che una volta furono allontanati piuttosto
venne la sede segreta dell’associazione, dove si sfuggiva alle vessazioni del regime e s’intonavano canzoni tedesche senza essere scoperti per l’intera durata del divieto della libertà di associazione, ovvero fino al 1943. I Tschamintaler non s’incontrano ogni giovedì, bensì, a prescindere dall’attività associativa, una volta all’anno in occasione dell’assemblea generale, organizzata anche dai Bergler. In qualità di moglie di uno dei 17 membri dei Tscha mintaler ebbi l’onore di partecipare all’evento di quest’anno, a cui erano invitate anche le donne. Ci incontrammo vicino alla baita Bergler: alcuni arrivavano dall’arrampicata su ghiaccio, mentre altri salivano fino alla malga Haniger Schwaige. Quando eravamo tutti seduti a tavola, passai ai presenti un foglio di carta e una penna, affinché scrivessero il loro tour preferito per un’arrampicata nell’area del Catinaccio e da assoluta profana scoprii che qui, oltre alle note ferrate adatte a tutti gli alpinisti allenati (Catinaccio d’Antermoia, Laurenzi, Masaré e Passo Santner), ci sono infiniti percorsi riservati ai più esperti. Il bello fu che ciascuno indicò un itine-
bruscamente da un agricoltore e, così, durante la discesa attraverso i camini di Wenter decisero di costruire un rifugio alle falde della parete della Croda di Re Laurino. La realizzazione della baita Bergler durò dal 1921 al 1923 e durante il fascismo, quando la cultura tedesca in Alto Adige era proibita, di-
rario differente: l’unico tour menzionato due volte, fu proprio quello nominato anche da Rochus Oehler alla fine della nostra intervista: la ferrata Eisenstecken, inaugurato il 2 settembre 1946 da Otto Eisenstecken sulla parete ovest di IV grado e diretto alla gola del Gartl. n
nisti di Tires: Markus Villgrattner, Toni Trompedeller, Sepp Robatscher, Albert Robatscher e Günther Pattis. Oggi, quest’associazione di scalatori annovera 17 membri e vanta anche un giovane aspirante che, al compimento della maggiore età, sarà il “piccolo” del gruppo.
La baita privata dei Bergler con vista sulla valle di Bolzano.
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Foto: SAM/Laurin Moser
L’affascinante mondo delle Dolomiti seduce soprattutto per le bizzarre formazioni di roccia e l’inconfondibile colorazione.
Il mito delle Dolomiti Dal 2009 sono Patrimonio dell’Umanità secondo l’UNESCO, per l’alpinista estremo altoatesino Reinhold Messner sono “le montagne più belle del mondo” e per molti sono il sinonimo per eccellenza della vacanza estiva: l’ineguagliabile bellezza delle Dolomiti colpisce tutti. Una barriera corallina pietrificata che si eleva verso il cielo definisce l’impareggiabile mondo alpino delle Dolomiti. Grazie alla loro bellezza monumentale e al loro significato geologico e geomorfologico, i cosiddetti “monti pallidi” nel 2009 sono stati inclusi dall’UNESCO nel Patrimonio dell’Umanità. Suddivise in nove aree, di cui fa parte anche il Parco Naturale dello Sciliar-Catinac-
sue torri Santner e Euringer, rappresenta una delle immagini simboliche dell’Alto Adige. Anche il massiccio del Catinaccio, con le sue innumerevoli cime, è conosciuto molto oltre i confini della regione. Una delle tante vette del massiccio, il Catinaccio d’Antermoia, raggiunge i 3.002 metri. Fanno parte del parco naturale anche i boschi di Siusi, Fiè allo Sciliar e Tires, oltre alla Val Ciamin. «
cio, le Dolomiti sono considerate ufficialmente uno dei più bei paesaggi naturali del mondo. Parco naturale Sciliar-Catinaccio. Il parco naturale più antico dell’Alto Adige è stato istituito nel 1974. L’area protetta, grande 7.291 ettari, si trova nella parte occidentale delle Dolomiti altoatesine. Lo Sciliar è un imponente massiccio dolomitico, che, con le
Bruneck Brunico
Südtirol Brixen Bressanone
Meran Merano
Pelmo, Croda da Lago
2 Marmolada
St. Ulrich
Kastelruth Ortisei Castelrotto Seis am Schlern Seiser Alm Siusi allo Sciliar Alpe di Siusi Völs am Schlern
6
Auronzo Corvara
Cortina d’Ampezzo
Fiè allo Sciliar
Bozen Bolzano
Tiers/Tires
7
Canazei
2
8
Alleghe
Pieve di Cadore
1
Agordo
3
Longarone
Cimolais
Pordenone
Madonna di Campiglio Fiera di Primiero
9 Trento
Belluno
Udine
Belluno Feltre
Trentino
Ampezzo
4
Zoldo
Cavalese
3 Pale di San Martino, San Lucano Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine 4 Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave
St. Vigil S. Vigilio
5
Dolomiti Patrimonio dell’Umanità UNESCO 1
Lienz Toblach Dobbiaco
Pordenone
5 Dolomiti Settentrionali 6 Puez-Odle 7 Sciliar-Catinaccio, Latemar
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8 Rio delle Foglie 9 Dolomiti di Brenta
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Rigogliosa vegetazione in fiore lungo il sentiero escursionistico nº 16.
Cosa sono le buche di ghiaccio? È giunto il momento di scoprire cosa sono, nel corso di un’escursione da Castelrotto a Sant’Osvaldo, passando per il colle Puntschakofel.
C
alzature adeguate, zaino, acqua sufficiente per un’escursione di circa due ore e tanta curiosità e passione per la natura: ecco gli ingredienti essenziali di un’emozionante giornata lontano dai sentieri affollati.
Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier
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Da Castelrotto ci dirigiamo verso la valle, percorrendo per circa dieci minuti la strada asfaltata e oltrepassando i Vigili del Fuoco in direzione di Ponte Gardena. Al primo tornante pronunciato svoltiamo su una stretta stradina asfaltata, al di sopra della quale sorgono gli edifici amministrativi di Maso Pilgram, il maso successivo (con la grande insegna
“Rundschuh” sul tetto del fienile) si trova al di sotto della strada, mentre la nostra meta intermedia è il Maso Puntschu. Qui, ha inizio il sentiero escursionistico nº 16, che scende dolcemente attraverso un prato, per poi sfociare in un ripido sentiero lastricato.
Sentiero escursionistico nº 16. Per un po’, non possiamo più bearci del magnifico panorama circostante, poiché il terreno irregolare dovuto alle pietre logore per i secoli in cui vi hanno transitato i carri richiede tutta la nostra attenzione. Quante cose avrebbero da raccontare... Storie di stanchi ca- »
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Buche di ghiaccio, un raro fenomeno naturale.
valli e buoi, che dalla Valle Isarco trainavano pesanti botti di vino o sacchi di cereali sul ripido sentiero attraverso il Puntscha kofel fino a Castelrotto, prima della costruzione della strada dalla stazione dei treni di Ponte Gardena all’altipiano alle falde dello Sciliar alla fine del 19° secolo. Aneddoti delle numerose persone che al mattino presto scendevano frettolose lungo il sentiero fino alla “stazione di Castelrotto”, la fermata a valle del treno, per raggiungere Bolzano o Bressanone e poi risalire ogni sera verso casa lungo la ripida strada carrozzabile. All’ombra di faggi e querce, seguendo le pietre porfiriche ricoperte di muschio lungo il margine del sentiero, saliamo sempre di più. Il percorso diventa un sentiero ben tenuto e assicurato con le corde (in perfetta sintonia con la natura), mentre con ginocchia affaticate raggiungiamo i primi masi di Sant’Osvaldo. Seguiamo il nº 16 in direzione di questo paese, lasciando subito la strada asfaltata, per immergerci nella frescura di un bosco misto sulla sinistra. Qui, il soffice terreno attutisce i nostri passi, mentre un capriolo spaventato fugge attraverso il prato.
Le buche di ghiaccio di Sant’Osvaldo. Un prato recintato in mezzo alla foresta? Il cartello, che ora seguiamo, indica “Buche di ghiaccio” e sul limitare del bosco, infatti, scorgiamo una fenditura nella roccia da cui fuoriesce dell’aria fredda che crea un clima davvero particolare nell’ambiente circostante, contraddistinto da una vegetazione altrettanto peculiare. Si tratta di un fenomeno naturale estremamente raro, da osservare in prima persona! Sul prato Madrunglfuchsboden soffia regolarmente aria fredda: ecco perché qui, a 700 m s.l.m., crescono piante che normalmente si trovano solo a partire dai 1.200 m. Ci aggiriamo per la frana di massi porfirici alla ricerca di altre buche di ghiaccio, notando che da numerose fenditure fuorie- »
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sce aria fredda. Com’è possibile? Una bacheca informativa illustra che: “Tra le macerie rocciose all’interno delle spaccature è presente una corrente d’aria. Quella calda entra nelle fessure, viene raffreddata e fuoriesce ghiacciata. Nell’area inferiore, quindi, si crea una temperatura compresa tra 0 e 5 gradi Celsius”. Pertanto, non dobbiamo meravigliarci di trovare del ghiaccio in alcune buche!
Sant’Osvaldo. Avvertiamo un certo languorino, sapendo che ormai Sant’Osvaldo è vicino. Questo piccolo borgo, casa di Norbert Rier (cantante dei Kastelruther Spatzen), ha conservato tutto il suo fascino, grazie alla consapevolezza con cui la popolazione vive le sue tradizioni e all’imperdibile museo contadino nel fienile dell’Albergo Zu Tschötsch, la cui terrazza o l’antica Stube sono ideali per fare il pieno di nuove energie. Infine, per fare ritorno a Castelrotto, si presentano numerose possibilità: direttamente lungo il sentiero nº 16 oppure lungo i sentieri nº 7 e 5 attraverso la valle Böstal fino a Telfen e alla meta; lungo il nº 7A fino a Maso Pfleger con il suo giardino delle spezie e al mulino Malenger (due perle da visitare), per poi raggiungere Siusi e arrivare al punto di partenza in autobus; con l’autobus di linea da Sant’Osvaldo a Siusi e poi a Castelrotto (partenza ogni 1½ ora circa; ultima corsa alle 18.30). n
In estate, faggi e querce dispensano ombre particolarmente apprezzate.
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Jochen, Evi e Armin Gasser: tre personaggi interessanti.
I fratelli Evi, Armin e Jochen Gasser esprimono il loro talento artistico disegnando, dipingendo, illustrando e creando. Evi e Jochen sono noti illustratori di libri, mentre Armin realizza coltelli unici fatti a mano: insieme sono un trio di successo.
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ualche anno fa, i fratelli Gasser hanno ereditato da una prozia una bella casa antica nel centro di Castelrotto. Cresciuti in un paesino presso Bressanone, Evi, la maggiore, e Armin vivono e lavorano a Castelrotto, mentre Jochen, il più giovane, abita ancora nella casa della loro infanzia, sebbene piuttosto sporadicamente dal momento che viaggia spesso.
Evi Gasser mi accoglie nel grazioso appartamento, in cui lavora e vive con il suo compagno e due bambini piccoli. In passato, questa grafica diplomata avviò con un’amica uno studio nel paese limitrofo di Siusi allo Sciliar, dopo una pluriennale esperienza presso il famoso settimanale altoatesino ff. Quando le chiedo se riesce a combinare il ruolo di mamma con il successo professionale, risponde: “Meravigliosamente! I miei figli disegnano e colorano con me”. Nel 2005, ha illustrato il primo volume per bambini, di cui ricorda: “Fu il mio debutto in una nuova dimensione artistica: l’illustrazione dei libri”. Ed è andato così bene che, da quel momento, non ha smesso di ricevere ri- »
Creatività Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier
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Evi e Jochen: eccezionali e creativi.
Il mio Alto Adige Una fonte di scoperte per tutta la famiglia L’ultima pubblicazione di Evi Gasser, illustratrice di libri, e dell’autrice Karin Gschleier è una lettura facile, divertente e ricca di sfaccettature, che racconta l’Alto
Adige da una prospettiva nuova. Marie e Alex, due bambini altoatesini che vivono rispettivamente in un maso e a Bolzano, viaggiano tra città e campagne alla scoperta di cultura e arte, ma anche di natura, stili di vita e tradizioni popolari. Sulle ali di un’aquila volano nel passato, dove osservano con sommo stupore le numerose vicissitudini storiche che hanno portato all’evoluzione di questa regione alpina, dall’età della pietra a oggi. Questo libro avvicina in maniera divertente i bambini all’eclettico Alto Adige, offrendo anche agli adulti la possibilità di scoprire qualche curiosità. L’edizione rilegata (109 pagine) della casa editrice Weger Verlag di Bressanone, da luglio 2015 è disponibile presso tutte le librerie altoatesine.
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chieste, che hanno portato all’illustrazione di dieci libri per bambini e due dozzine di opere minori, tra cui numerosi volumi di leggende e saggi per adulti. Oltre a quest’attività, trova ancora il tempo per disegnare manifesti per esposizioni e rappresentazioni teatrali. “Finora si è sempre trattato di lavori su commissione, ma adesso ho pubblicato insieme a un’autrice il mio primo libro, la cui idea e il concetto sono mie creature”, rivela Evi. Tre anni fa ha cominciato questo progetto che sta già registrando ottime vendite: “Il mio Alto Adige. Una fonte di scoperte per tutta la famiglia”. Evi racconta di aver realizzato sul suo blocco oltre 500 disegni a matita, per poi curare il layout al PC, impaginando testo e illustrazioni, e scannerizzare la versione finale ottimizzata con la china e colorata con Photoshop. Un lavoro davvero impegnativo… “Mi sono anche divertita molto”, racconta. Inoltre, con il pennello trasforma i suoi schizzi preferiti in un acrilico su tela: una magia che le consente di svagarsi e dare gioia alla sua famiglia. Nel frattempo si unisce a noi Jochen Gasser, un moderno hippy di 33 anni con i capelli ossigenati e un abbigliamento casual, in grado di sentirsi a suo agio sia in una grande città sia in un rifugio in alpeggio. Jochen è molto famoso in Alto Adige come entertainer, nonché come spiritoso e divertente illustratore del libro di successo “Andreas Hofer – Eine illustrierte Geschichte” (Una storia illustrata), di cui è già stata pubblicata la quarta edizione (oltre 15.000 copie vendute finora). “Questo volume viene acquistato dalle scuole per le lezioni di storia e spesso mi invitano a presentarlo”, racconta Jochen. Ovviamente, studiare con un simile materiale è più divertente, anche se Andreas Hofer, combattente per la libertà ed eroe nazionale della
coscienza storica altoatesina, ci rimette qualche penna. Se i testi dell’autore e storico Norbert Parschalk si sono attenuti ai fatti reali con neutralità e precisione, Jochen Gasser ha rivendicato la libertà artistica, gettando luce sul lato umano di quest’eroe con malizia e sottile ironia. Il successo non è arrivato per caso: Jochen disegna e pittura da sempre e all’Istituto tecnico per grafica di Bressanone meravigliava compagni e docenti con la sua abilità nel realizzare in pochi secondi strisce a fumetti o trasporre idee su carta. Dopo l’esame di maturità, ha lavorato presso un architetto d’interni, per poi dedicarsi interamente al suo talento. Inoltre, è anche designer di una linea di abbigliamento e accompagna il famoso cantautore altoatesino “Doggi” Dorfmann in tournée, dando vita insieme a uno spettacolo teatrale innovativo. Si dice in giro che sia un connubio di sagaci canzoni e caricature che fanno da sfondo a un impeccabile show in grado di intrattenere il pubblico per due ore. Infine, è già stato pubblicato il nuovo libro che ha illustrato per Norbert Parschalk: “Michael Gaismair. Eine illustrierte Geschichte” che segue il modello del precedente, dando un volto e una voce a un altro tradizionale personaggio tirolese. Gaismair, vissuto nel 16° secolo, è passato alla storia come ribelle, capo degli agricoltori e ideologo di un mondo più giusto. Infine, completa il trio Armin Gasser che mi accompagna nel suo regno a piano terra. Questo ex maestro di sci nei mesi estivi lavora nel parco naturale, di cui realizza anche le originali recinzioni che costeggiano il sentiero e le panche in legno, mentre in inverno si dedica alla sua officina. A differenza dei fratelli, il qualificato meccanico, che per un certo periodo ha svolto la »
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professione di lattoniere, mette il suo talento artistico al servizio dell’artigianato. Armin, infatti, è “creatore di coltelli per passione”, come ama definirsi. Non produce modelli qualunque, bensì quelli per gli abiti folcloristici maschili e posate da viaggio, tipici di Baviera e Tirolo. “Il bricolage mi appassiona fin da bambino, quando realizzavo da solo i miei giocattoli”, racconta. Mentre i fratelli disegnavano e dipingevano, lui subiva
I coltelli creati da Armin sono pezzi unici.
il fascino della manualità, avvertiva il desiderio di creare qualcosa con le proprie mani, trasformando idee in oggetti unici. Dieci anni fa, quando ereditò dal nonno, un artigiano specializzato in accessori artistici per la casa e i costumi folcloristici, i “ferri del mestiere”, decise di portare avanti la tradizione. Dal prozio apprese una speciale tecnica di incisione e l’arte del ricamo con le costole delle penne, oltre a visitare numerosi musei storici, per conoscere i dettagli di coltelli antichi fatti a mano. “Poi, passo dopo passo, ho imparato i segreti di quest’arte senza arrendermi mai, nonostante gli
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insuccessi”, racconta. E infine ha trionfato: dal 2007, infatti, è un artigiano professionale che crea coltelli per abiti folcloristici e posate da viaggio nello stile del 18° e 19° secolo, così come coltelli da speck e da caccia. Nel 2010, l’elevata qualità dei suoi modelli unici è stata onorata dal conferimento del Premio altoatesino per l’artigianato. Armin rivela di rivolgere particolare attenzione alle decorazioni, mostrandomi alcune impugnature in alpacca e lame fatte a mano con meravigliose incisioni, anche di motti. Come ri-
vestimento o intarsio del manico utilizza preferibilmente il corno di mucca, che taglia, pressa e leviga egli stesso; sempre a mano vengono prodotti anche i foderi in pelle, piuttosto difficili da lavorare. Questo processo, naturalmente, richiede tempo. “Per un set di posate composto da due pezzi ci vogliono circa 40 ore di lavoro”, stima approssimativamente. I clienti devono essere pazienti: l’attesa per una creazione Armin Gasser dalla prima bozza, discussa insieme, al prodotto finito può durare anche un anno. “In cambio, ognuno avrà il coltello dei suoi sogni, unico al mondo e fatto a mano”, conclude l’artigiano. n
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I molteplici tessuti dei costumi folcloristici spaziano dal loden alla seta.
Loden, lino, velluto e seta L’abbigliamento è sempre stato un segno distintivo dello status sociale e originariamente i tessuti e le decorazioni dei costumi folcloristici dovevano sottolineare proprio queste differenze.
L
a società medievale europea era suddivisa in numerosi ceti chiaramente separati tra loro da norme giuridiche e, in molti luoghi (Tirolo compreso), si tentava di definire la differenza tra agricoltori, borghesi, nobili ed ecclesiastici con regole per l’abbigliamento. I contadini, ad esempio, dovevano limitarsi a indossare i tessuti che producevano loro stessi, ovvero prevalentemente loden, lino e lana. All’epoca di Carlo Magno, quindi, al ceto inferiore erano interdetti gli abiti costosi e al massimo gli era concessa una giacca in loden, mentre materiali preziosi come seta e broccato erano riservati ai ricchi. Solo nella seconda metà del 18° secolo, durante il regno di Maria Teresa, queste norme non furono più rinnovate e così ebbe inizio l’evoluzione dei costumi folcloristici degli agricoltori che non volevano più presentarsi con i cupi colori della lana (marrone, grigio e nero), bensì emulare i nobili e adornarsi di accessori glamour e raffinati. Finalmente, potevano liberare la loro fantasia, da cui ebbe origine l’attuale molteplicità di abiti folcloristici.
Tessuti naturali. Oggi, osservando attentamente i costumi folcloristici, notiamo un connubio di materiali differenti: giaccone in lana, giacca in loden, fazzolettino in seta, corsetto in velluto, nastri in broccato, merletti in cotone, cintura in pelle e numerosi ornamenti in piume e paillettes. Tale varietà rappresenta anche il principale problema dei sarti specializzati che devono realizzare a mano la maggior parte dei lavori di cucito. Dove trovano i »
Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier
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Camicia in lino, gilet in velluto e pantaloni in loden per il semplice abito folcloristico maschile.
tradizionali tessuti naturali e gli accessori, senza inserti sintetici, per rammendare o modificare i capi antichi oppure per confezionarne di nuovi? Negli ultimi secoli, la produzione di tessuti è notevolmente cambiata. Nel Medioevo, ad esempio, esisteva la corporazione degli artigiani del loden, che produceva questo tessuto, oggi realizzato in gran parte nelle fabbriche.
Loden. Originariamente, per trasformare la lana in loden era necessario un dispendioso processo manuale. Gli agricoltori cardavano la lana con due assi ricoperte di chiodi e nelle lunghe sere invernali le donne (contadine e domestiche) sedevano all’arcolaio, per filarla, ricavandone gomitoli resistenti. Un tessitore, che si spostava da un maso all’altro, tesseva poi il morbido materiale che gli agricoltori portavano al follatore. Il tessuto veniva energicamente follato in acqua calda e compresso. In seguito a questa fase la lana s’infeltriva, diventando più spessa e restringendosi del 40% circa, tanto da
rendere il loden impermeabile e resistente al vento. Ancora oggi la follatura avviene in parte secondo questo antico metodo, poiché, nonostante l’evoluzione tecnologica, per produrre un loden raffinato, sono ancora necessarie numerose fasi di lavorazione. Dopo la follatura, il tessuto viene colorato, stirato da bagnato e fatto asciugare delicatamente all’aria fresca, come vuole la tradizione. La lucentezza, acquisita dalla stoffa con lo stiramento finale, viene perfezionata con la decatizzatrice.
Lino. In passato e fino all’inizio del 20° secolo, anche il lino veniva coltivato e impiegato nei nostri masi. Prima che il cotone conquistasse il mercato europeo, quasi tutto ciò che serviva per l’abbigliamento e in casa era realizzato con questo materiale (camicie, bluse, grembiuli, lenzuola e asciugamani). La fibra di lino viene ricavata dai fusti dell’omonima pianta ed è annoverata tra le fibre della rafia. Subito dopo essere stati raccolti, gli steli venivano legati insieme, suddivisi per lunghezza, spessore e livello di maturazione, e fatti seccare sui campi falciati. »
Museo e laboratorio dei costumi folcloristici Nel centro di Castelrotto è stato progettato il Museo dei costumi folcloristici locali, la cui multifunzionalità dovrebbe essere presentata in una cornice storica. Per favorire la conservazione e la cura degli abiti antichi, viene allestito anche un laboratorio specializzato nella riparazione dei capi e nella confezione di nuovi modelli su misura.
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Il costume folcloristico della banda musicale di Castelrotto è impreziosito da straordinari ornamenti.
“Prima di essere indossato, il lino deve passare per 72 mani”, dicevano un tempo gli agricoltori. “Pettinare” gli steli con un pettine in ferro era un duro lavoro e la rafia, così ottenuta, doveva poi essere bollita in acqua calda per numerosi giorni. Una volta asciutta, avveniva la maciullatura, ovvero la rimozione del midollo dagli steli. Infine, con un sottile pettine in ferro, il lino veniva scomposto in singole fibre, rimuovendo le ultime particelle di legno. Questo materiale puro, ora, poteva essere filato e avvolto sull’aspo, per ottenere il tessuto grezzo (iuta), mentre per le varietà più raffinate le donne intrecciavano le matasse, più volte pettinate, e le bollivano nella liscivia di cenere di legno che poi risciacquavano nell’acqua del ruscello. Ora, il tessitore poteva recarsi a casa con il telaio e lavorare il filato, trasformandolo in tessuto.
Velluto e seta erano e sono ancora oggi tessuti preziosi, rimasti per secoli al di fuori della portata della gente semplice: indossarli era appannaggio di ricchi e potenti. Non c’è da stupirsi, se si pensa che la seta viene ricavata dai bozzoli dei bachi (larva del ragno della seta, una specie di farfalla) e per un kg di filo ne sono necessari oltre 10.000. Inoltre, è molto dispendiosa anche la lavorazione successiva. Il velluto, all’epoca solo di seta, veniva confezionato già a partire dal 14° secolo, principalmente nel nord Italia. Le città di Rovereto e Ala nella vicina Provincia di Trento, ad esempio, sono state centri di produzione di seta e velluto fino al 19° secolo, prima che una malattia paralizzasse l’allevamento dei bachi in Europa. Intorno al 1770, quando fu inaugurata la prima fabbrica di velluto di cotone a Manchester, questo sostituì ampiamente quello di seta. Il velluto, divenuto così accessibile a tutti, fece il suo ingresso nei costumi folcloristici, ad esempio nei corsetti di quelli femminili per gli eventi festosi e le sfilate, così come nel “corsetto” a fiori di quelli maschili di Castelrotto e Fiè. La seta, invece, viene impiegata per i preziosi costumi locali da donna: tra gli accessori particolarmente originali figurano le variopinte e sgargianti fettucce dei grembiuli, gli scialli ornati da frange e i meravigliosi e nobili grembiuli in seta moiré. Gli uomini, invece, si limitano a un piccolo foulard in seta infilato in un anello d’oro. n
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Musica nell’aria ...
Schlern International Music Festival a Fiè allo Sciliar, il punto d’incontro di talenti e grandi della musica classica, a luglio 2015.
Q Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier
uest’evento musicale è diventato ormai una tradizione: lo scorso anno ha avuto luogo la 12ª edizione, a cui partecipai per la prima volta. Riprendersi dallo stupore era impossibile: quali melodie celestiali aleggiavano sul paesino di montagna in quelle tre settimane, create da numerosi giovani provenienti da paesi lontani… Giorno e sera, un surreale tappeto magico di note volteggiava sul paesaggio estivo: concerti, eccellenti studenti di musica, rinomati docenti, così come esi-
bizioni di artisti ospiti, ammaliavano ovunque il pubblico.
Concorso musicale. Tatiana Gerasimova, direttrice artistica del festival, è da sempre la responsabile del concorso internazionale di nuovi talenti. “Il processo di selezione è severo: ogni anno, s’iscrivono centinaia di giovani studenti di musica di tutto il mondo e per il 2015 ne sono stati scelti 54 tra pianisti, violinisti e violoncellisti”, mi racconta. Una giuria seleziona i vincitori che, alla fine »
Giovani talenti e famosi artisti, come Paul Badura-Skoda, ammaliano il pubblico.
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Il festival musicale di Fiè allo Sciliar è una delizia per gli occhi e... le orecchie!
dell’evento, si esibiscono insieme in un concerto davanti al pubblico. Fortunatamente, ogni anno la direzione del festival può contare sul supporto di generosi sponsor, che si fanno carico delle spese di vitto e alloggio dei partecipanti, dei premi in denaro, di locali per le prove, sale concerti e strumenti musicali. “Ne siamo molto riconoscenti, poiché il festival è davvero oneroso dal punto di vista finanziario”, rivela Tatiana Gerasimova. Dell’organizzazione si occupa un’associazione d’interesse collettivo con sede a Houston (USA). Anni fa, il direttore del festival, Vagram Saradjian, violoncellista e docente di musica noto a livello mondiale, scelse come sede dell’evento il paese alle falde dello Sciliar. “Il paesaggio è così incantevole, che tutti hanno immediatamente appoggiato con entusiasmo e supportato la nostra idea: qui regna l’armonia pura!”, ribadisce così la sua decisione. Ogni anno, Vagram Saradjian s’impegna anche energicamente in prima persona per dare forma alla sua visione: essendo conosciuto sulla scena musicale mondiale, riesce sempre a conquistare professori di fama internazionale per workshop e lezioni d’alto livello o ad attirare a Fiè allo Sciliar note star della musica per un concerto.
Numerosi concerti. Karl Hofer è il responsabile della coordinazione e dell’assistenza dei parteci-
panti in loco. Mi racconta che per numerosi musicisti è la prima volta in Europa e, così, hanno l’occasione di conoscere il paese e la sua gente tramite corsi di lingua, escursioni e gite, ad esempio a Salisburgo, la città di Mozart, o Verona per assistere all’Aida. Il Music Festival di Fiè ha già un pubblico fisso, che cresce di anno in anno. “Non sono pochi gli amanti della musica che arrivano espressamente per quest’evento, ma anche gli abitanti e i turisti apprezzano la qualità dei concerti”, rivela Karl Hofer. Le numerose esibizioni pomeridiane e serali hanno luogo a Fiè, Siusi, Castelrotto e Castel Prösels. “Farsi conoscere e presentare agli spettatori ciò che hanno imparato durante le lezioni con maestri d’eccezione, apprendendo anche molto reciprocamente, per gli studenti è un’esperienza preziosa”, precisa Tatiana Gerasimova. L’apice del piacere musicale è dato poi dai concerti di star di livello mondiale, quali Misha Maisky, Paul Badura-Skoda, Sergey Khachtryan e Alexander Rudin, che lo scorso anno hanno entusiasmato numerosi spettatori, ma anche studenti e docenti, che hanno potuto ammirare dal vivo questi eccezionali interpreti. Infine, i virtuosismi di Gerasimova al piano e Saradjian al violoncello offrono scoppiettanti improvvisazioni e sorprendenti combinazioni musicali. n
La direttrice artistica Tatiana Gerasimova e il fondatore e direttore del festival Vagram Saradjian.
> 8 - 28 luglio 2015
Schlern International Music Festival Come le precedenti, anche la tredicesima edizione dello Schlern International Music Festival offre l’insolita possibilità di ascoltare concerti di musicisti di fama mondiale nel territorio dell’Alpe di Siusi. Il programma del festival prevede anche quest’anno, oltre al concorso internazionale, corsi di approfondimento e workshop, circa 30 concerti pomeridiani e serali, a cui parteciperanno riconosciuti professori di musica e giovani artisti provenienti dall’America del Nord e del Sud, dall’Asia e dall’Europa. Tutti i concerti, i corsi e i workshop sono aperti gratuitamente al pubblico. Solo i concerti delle grandi star sono a pagamento. Le note degli straordinari Marina Prudenskaya, Mikhail Voskresensky, Viktor Tretyakov e Natalia Likhopoi saranno fonte di un eccellente piacere musicale. www.schlernmusicfestival.eu
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Tutto sulla Muas Se in passato la mosa di grano saraceno era un alimento quotidiano, oggi è una specialità gastronomica altoatesina particolare e apprezzata, che ricorda la vita autoctona e povera di un tempo.
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Testo: Barbara Pichler Foto: Helmuth Rier
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er la preparazione della mosa viene impiegato il saporito grano saraceno (Schwarzplenten in altoatesino), poiché un tempo nelle Stube contadine si servivano in tavola i prodotti di coltivazione propria. Sui campi il grano saraceno faceva seguito alla segala invernale e doveva essere seminato preferibilmente prima del 26 luglio, Sant’Anna. Così vuole la tradizione nell’area dello Sciliar.
La pesante padella per la mosa adornava la tavola quasi quotidianamente e sostituiva il pane fin dalla prima colazione. Il grano saraceno conferisce energia e forza, necessarie per la vita contadina, e la mosa consentiva di rifocillarsi anche durante la faticosa raccolta del fieno. Questa dolce purea viene cotta in una padella piatta in ferro e mescolata finché sul fondo non si
Da consueto pasto quotidiano, a specialità altoatesina: la mosa di grano saraceno.
forma una bella crosticina, la Scharren ovvero la “ciliegina sulla torta” che le conferisce ancor più sapore. Ma prima di collocarla a centro tavola, vi viene ancora versato sopra del burro fuso. Poi, come da tradizione, la mosa si mangia direttamente dalla padella e, per evitare conflitti, ogni commensale vi traccia un solco con il cucchiaio, assicurandosene una porzione, per poi farsi lentamente strada fino a
raggiungere la crosta marrone, perfettamente riuscita se questa specialità viene preparata su una cucina a legna, come ai vecchi tempi. Come particolare accompagnamento, in una piccola conca all’interno della mosa viene collocato l’Holersulze, un denso sciroppo di bacche di sambuco, apprezzato soprattutto dai bambini. n
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Mosa di grano saraceno con sciroppo di sambuco Mosa 1 tazza d’acqua 1 l di latte 150 g di farina di grano saraceno 1 cucchiaio di farina di frumento Sale Burro fuso Preparazione Imburrare una padella in ferro, farvi bollire l’acqua, aggiungere il latte, salare e portare nuovamente a ebollizione. Versare lentamente le due varietà di farina, mescolando con una frusta. Continuare a rimestare per circa 15 minuti, poi ridurre la fiamma e lasciar stufare la mosa per 20 minuti circa. Versarvi sopra il burro fuso e far raffreddare un po’. Lo sciroppo di sambuco è un accompagnamento delizioso.
L’Holersulze, un denso sciroppo di bacche di sambuco, raffina la mosa.
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Holersulze (sciroppo di sambuco) 6 kg di bacche di sambuco mature Preparazione Staccare le bacche dai rametti, inserirle in un sacchetto in lino e schiacciarle accuratamente o utilizzare una centrifuga (da 6 litri di succo se ne ricavano circa 2 di sciroppo). Versare il succo in una pentola capiente e far cuocere a fuoco lento per sei/otto ore, fino a ottenere uno sciroppo denso. Attenzione a non farlo attaccare! Riempire i vasetti con lo sciroppo caldo e chiuderli bene. L’Holersulze è anche un eccellente rimedio popolare contro tosse e mal di gola: è sufficiente scaldarne brevemente un po’ con un pezzetto di burro e degustarlo.
Fonte: “La cucina nelle Dolomiti”, Anneliese Kompatscher
Ricetta per 4 persone
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Il Vostro nuovo supermercato Coop nel cuore di Castelrotto Vi offre un‘ ampia offerta di prodotti di prima qualità. Unico nel suo genere è l’assortimento di delizie culinarie di contadini del luogo, di produzione biologica e del commercio equo e solidale. Al banco vendita ci sono Heinz, il mastro macellaio della conosciutissima Macelleria Silbernagl che vi offrirà dello speck tipico del luogo e la signora Helga, cuore ed anima del Panificio-Pasticceria Burgauner lo correderà col pane adatto lo “Schüttelbrot”. VeniteCi a trovare. Alimentari - Macelleria - Panificio - Pasticceria - Ferramenta - Giardinaggio - Articoli per l’agricoltura
Burgauner PANIFICIO · PASTICCERIA
macelleria silbernagl
MARKT
Famiglia Cooperativa di Castelrotto Via Panider, 24 · Tel. 0471 706 330 · www.konsummarkt.com Orari d’apertura: da lunedì a sabato dalle ore 7.30 alle 12.30, dalle ore 15.00 alle 19.00
I 10 luoghi da visitare nell’area vacanze Alpe di Siusi ... Centro storico di Castelrotto Il simbolo di Castelrotto è il campanile barocco ben visibile in lontananza, affiancato da un’imponente chiesa in stile neoclassico, un municipio interessante dal punto di vista architettonico, edifici con dipinti sulle facciate e una storica collina porfirica, il Colle. Chi desidera ammirare Castelrotto dall’alto, può salire i 298 gradini del campanile di 82 m, per godersi il meraviglioso panorama sul paese e i dintorni.
Marinzen L’Alpe di Marinzen, che si estende a circa 1.500 m d’altitudine, è un’amata meta escursionistica estiva. Oltrepassando la stazione a valle dello lift Marinzen, il sentiero sale attraverso i prati e successivamente il bosco verso l’omonima alpe, che si può anche raggiungere in pochi minuti con la seggiovia. Una volta arrivati, vi attendono uno zoo per i più piccoli con animali da accarezzare, un avventuroso parco giochi e un laghetto per la pesca. Durata dell’escursione: 2 ore circa.
Centro visite del Parco Naturale a Tires All’imbocco della Val Ciamin, all’interno dell’antica segheria Steger (una segheria veneziana nuovamente funzionante), sorge il centro visite del Parco Naturale Sciliar-Catinaccio con informazioni sull’area protetta, la sua geologia, flora e fauna. La segheria e l’abitazione del segantino, testimoni della tradizione artigiana e della cultura alpina, sono state conservate. Il centro visite è aperto dal 3 giugno al 24 ottobre, da martedì a sabato, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18. Nei mesi di luglio e agosto è aperto anche la domenica. Ogni mercoledì alle ore 11, 15 e 16.30, viene attivata l’antica segheria veneziana.
Sentiero Oswald von Wolkenstein e Rovine di Castelvecchio Oswald von Wolkenstein risiedeva a Castelvecchio, al di sopra di Siusi allo Sciliar. Lungo il Sentiero Oswald von Wolkenstein, gli escursionisti scoprono come il poeta e cavaliere viveva con la sua gente nel lontano 15° secolo. Quest’emozionante percorso oltrepassa le Rovine di Castel Salego e di Castelvecchio, raccontando aneddoti sul galateo a tavola e sugli strilloni dell’epoca di cavalieri e damigelle. Il facile sentiero tematico segue un piacevole percorso didattico-escursionistico, apprezzato non solo dai bambini. Durata dell’escursione: 2 ore circa.
La “Veduta del re” Il panorama che si ammira dalla Veduta del re, un belvedere affacciato sulla Valle Isarco e sull’Altipiano del Renon, era apprezzato già da Federico Augusto III re di Sassonia. Durante le sue visite intorno al 1900, quest’illustre ospite amante delle Dolomiti soggiornò spesso a Siusi allo Sciliar, partendo poi alla volta del bosco di Laranza, il cui belvedere divenne per la popolazione locale la “Veduta del re“, che di regale schiude anche il panorama. Durata dell’escursione “Grande giro di Laranza”: 2 ore e ½ circa.
44 ALPE | Estate
Sciliar e Monte Pez Cima simbolo dell’Alto Adige, massiccio altoatesino delle streghe, barriera corallina pietrificata: lo Sciliar ha numerosi nomi e il suo rilievo più elevato è Monte Pez (2.563 m). In tutte le stagioni e in ogni momento del giorno, avvolto dalle nubi o dalla nebbia, nella scintillante luce del sole o al crepuscolo, lo Sciliar affascina l’uomo da millenni. Numerosi sentieri, alcuni secolari, si snodano fino alla cima, partendo da Fiè allo Sciliar, Siusi, Castelrotto o dall’Alpe di Siusi (Sentiero dei turisti). L’altipiano dello Sciliar è raggiungibile anche da Tires.
Castel Prösels Chi era Leonardo di Fiè? Quando ebbe luogo l’ultimo processo a una “strega” a Castel Prösels? Durante una visita guidata attraverso quest’imponente maniero, gli amanti della cultura conosceranno tutte le risposte, ammaliati dalla collezione di armi nella sala dei pilastri e dalla cappella di Sant’Anna. Le visite di Castel Prösels hanno luogo dal 1° maggio al 31 ottobre 2015. Inoltre, tutti i martedì di agosto, il programma “Viaggio nel passato” attende le famiglie.
Val Ciamin L’escursione in Val Ciamin, una vallata romantica e selvaggia tra lo Sciliar e il Catinaccio, ha inizio al di sopra di San Cipriano e, attraversando i prati Doss e la sorgente Schwarzn Lettn, raggiunge i prati Erster Leger, da dove si prosegue verso le sorgenti del Ciamin: nell’arco di pochi metri il letto secco del rio si trasforma in un vivace ruscello alpino. Meta dell’escursione è il Rechter Leger, un meraviglioso belvedere con area di sosta e panorama sulle Torri del Principe e le Cime del Ciamin.
Laghetto di Fiè Un tuffo a 1.056 m s.l.m.: il Laghetto di Fiè, il più incantevole lago balneabile dell’Alto Adige, è stato ripetutamente premiato da Legambiente per l’ottima qualità delle sue acque. Con una temperatura di circa 22 °C è l’ideale per rinfrescarsi e, inoltre, la breve escursione intorno a questo bacino è adatta anche alle famiglie con bambini piccoli e carrozzine, anziani e disabili.
Giro del Bullaccia con le Panche delle streghe e il belvedere Engelrast Il Bullaccia non accoglie solo i belvedere più affascinanti con una vista a 360°, ma anche alcuni luoghi energetici. Il tour del Bullaccia conduce alla piattaforma panoramica Engelrast e da lì, passando per la croce Filln, alle Panche delle streghe, per poi proseguire fino alla croce Goller. Consiglio: concedetevi una sosta sulle Panche delle streghe, proprio come facevano le Streghe dello Sciliar. Durata dell’escursione: 3 ore circa.
Estate | ALPE 45
Anteprima estate 2015
> 29 - 31 maggio 2015
> 3 - 4 luglio 2015
>Luglio 2015
> Estate 2015
33 Cavalcata Oswald von Wolkenstein
Jazzfestival Alto Adige: Jazz at Dusk and Dawn
Estate: tutti in famiglia!
Nessun altro evento riesce a fondere così sapientemente storia, sport, tradizione, cultura e folclore come la celebre cavalcata intitolata ad Oswald von Wolkenstein. Il tradizionale spettacolo equestre è celebrato ogni anno sullo sfondo di un paesaggio unico e di fronte ad un pubblico in visibilio. Il torneo storico ha inizio al Castel Forte a Ponte Gardena: vessilli al vento, i cavalieri passano di torneo in torneo mettendo alla prova le loro doti di velocità, abilità e governo del cavallo. Spirito di squadra, coraggio e amore per l’animale: questi i requisiti fondamentali chiesti ad una squadra che voglia aggiudicarsi il prestigioso concorso. Al termine delle sfide, la solenne premiazione a Castel Prösels fra la pompa e lo sfarzo tipici del grande poeta e cantore lirico. La presentazione delle squadre partecipanti e la grande festa si terranno nella località di Fiè allo Sciliar.
Montagna e jazz, jazz e montagne... D’altronde siamo o non siamo nelle Alpi? Ecco allora che una camminata di cinque ore, con pernottamento in quota, sarà il biglietto da pagare per assistere ad uno spettacolo della natura e della musica. Amanti del jazz e musicisti – locali e internazionali – partiranno nel mattino da Castelrotto, Siusi, Compaccio, Tires e Fiè e, attraverso sentieri differenti, convergeranno tutti nello stesso punto: il Rifugio Bolzano. L’ascensione sarà inframezzata da pause musicali e comunque la fatica sarà ripagata da due eccezionali concerti a quota 2.475 metri. Il guru della fisarmonica Vincent Peirani e il suo storico partner François Salque suoneranno al tramonto (ore 19) e all’alba (alle 6) del giorno dopo sullo sfondo di un panorama unico al mondo.
Luglio – Mese del Running e della Mezza Maratona Alpe di Siusi
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www.ovwritt.com
www.suedtiroljazzfestival.info
Con la 3a Mezza Maratona Alpe di Siusi in data 5 luglio, l’allenamento dei maratoneti keniani e la Running Shoe Experience, il mese di luglio è all’insegna del running. La mezza maratona all’Alpe di Siusi, l’altipiano più vasto d’Europa, è non solo una gara affascinante per il panorama mozzafiato delle Dolomiti, ma è anche una sfida particolare per i suoi 601 m di dislivello. Per la quarta volta consecutiva, quest’anno saranno presentati al pubblico i nuovi modelli delle collezioni di scarpe da running dell’anno 2016. Per tutti coloro che vogliono testarli lungo i tracciati del Running Park Alpe di Siusi, l’appuntamento è per il 26 e il 27 luglio con Alpe di Siusi Running Shoe Experience. Dal 28 giugno al 12 luglio 2015, i migliori maratoneti keniani ritorneranno ad allenarsi sull’altipiano più grande d’Europa dove si prepareranno per i prossimi appuntamenti podistici. Il 5 luglio saranno presenti anche quest’anno durante la Mezza Maratona Alpe di Siusi. Un appuntamento da non perdere per tutti gli appassionati della corsa! running.seiseralm.it
46 ALPE | Estate
In estate l’Alpe di Siusi si trasforma in un paradiso magico per i bambini: in occasione del Dolomiti Ranger grandi e piccoli detective scoprono l’architettura faunistica, osservano gli animali notturni, ne seguono le tracce ed esplorano il loro biotopo. Assieme alla strega Martha, grandi e piccini vanno sulle tracce di streghe e stregoni. Si può scegliere tra una passeggiata notturna tra fate e folletti assieme alla strega Martha, creare delle streghette d’erbe oppure viaggiare nel passato; lo spasso e il mistero sono garantiti. Coloro che invece preferiscono esplorare la vita di un maso lo possono fare con il programma “Un universo in fattoria”. Oltre vedere da vicino mucche e cavalli le famiglie scopriranno anche come il grano viene trasformato in farina e la farina in pane.
Foto: Helmuth Rier
> Estate 2015
> 16 luglio 2015
> 21 luglio - 10 agosto 2015
> 1 - 31 ottobre 2015
Escursioni per gli amanti dei fiori
Berglertafel a Tires al Catinaccio
Silenzi d’Alpe
38a Dispensa di Fiè
Nel territorio dello Sciliar nel corso dell’anno si possono trovare oltre 790 piante da fiore e felci dai più diversi aspetti e di diversa provenienza. Sui prati delle malghe, sui pascoli e sui ghiaioni spuntano tipici fiori alpini e molte altre rarità botaniche. Nel corso dell’anno l’Ufficio Parchi Naturali organizza in collaborazione con le associazioni turistiche dei comuni del Parco Naturale circa 30 escursioni guidate con l’esperto escursionista e naturalista Riccardo Insam.
La Cena del montanaro (Bergler tafel) offre un menù per buongustai di cinque portate con tipiche ricette di Tires e vista panoramica al cospetto dello scenario leggendario di Proa, un alpeggio affacciato sul Catinaccio. Non esistono altri belvedere a Tires al Catinaccio, da cui ammirare meglio il regno di re Laurino e il noto fenomeno dell’enrosadira, accompagnato da favolose specialità gastronomiche. La tavolata di oltre 100 m accoglie 160 buongustai, che potranno godersi il menù e il panorama sul Catinaccio.
All’Alpe di Siusi la montagna dona incontri di Cultura in Natura, insieme a paesaggi sorprendenti e scenari incantati. Tutt’intorno echeggia la voce del silenzio, s’alzano racconti di miti e leggende, si specchia la bellezza della natura, canta la luce di pietre e cime, chiama la felicità dell’animo.
Uno spunto per i buongustai e gli amanti della cucina locale: la Dispensa di Fiè allo Sciliar. Dal 1978 i ristoratori della località invitano a partecipare all’Ottobre gastronomico, pronti a sorprendere ancora una volta con la rivisitazione di piatti tradizionali. Piatti creati con amore e serviti con altrettanta passione. Piatti originali eppure antichi. L’ottobre culinario di Fiè: un’occasione da non lasciarsi sfuggire.
www.alpedisiusi.info > 13 luglio - 17 agosto 2015
Summer Classics di Siusi allo Sciliar Agli appassionati di musica classica, Siusi propone anche quest’anno una serie di straordinari concerti. Artisti italiani con alle spalle esperienze internazionali si esibiranno sulle note di grandi compositori. Con il suo alto livello, la “Summer Classics” è da tempo parte integrante del programma culturale estivo proposto, ai piedi dello Sciliar, ad un pubblico estasiato di residenti e villeggianti.
Questo suggeriscono i lenti passi dei partecipanti ora cadenzati ora leggeri che li immergono in flussi di voci, colori, profumi, sorprese, lungo umidi pendii, territorio di metamorfosi e ascensione, dove l’immersione nel passato (natura) è anche trasformazione e il paesaggio è soglia della bellezza. Il silenzio tesse risonanze, s’allarga come un’attesa, una promessa di rivelazione.
www.voelserkuchlkastl.com > 9 - 11 ottobre 2015
Grande festa dei Kastelruther Spatzen La tradizione ha un nome. 31 anni di “Festa dei Kastelruther Spatzen”: l’occasione per festeggiare è ancora più grande, fra migliaia di fan radunati sotto il grande tendone di Castelrotto. Un’emozione davvero senza eguali.
Estate | ALPE 47
Foto: Helmuth Rier
Anteprima inverno 2015/16
> Dicembre 2015
> 12 dicembre 2015
> Dicembre 2015
> 10 gennaio 2016
Natale a Castelrotto
Krampus a Castelrotto
Per la nona volta gli abitanti di Castelrotto rivelano i segreti delle loro antiche usanze natalizie. Le contadine di Castelrotto allietano poi gli ospiti del Mercatino a suon di biscotti di panpepato, dolci natalizi, panforte e krapfen.
Chi sono i Krampus e cosa fanno a Castelrotto? Nelle zone di lingua tedesca, i Krampus sono dei diavoli travestiti che accompagnano San Nicolò, nella tradizionale sfilata lungo le strade del paese. Ma mentre San Nicolò regala doni ai bambini buoni, il Krampus, con i suoi campanacci e la sua maschera incute timore in grandi e piccini. In data 7 dicembre 2013 gruppi di Krampus provenienti da Italia, Germania e Austria si incontreranno a Castelrotto e muniti di abiti e maschere artigianali si presenteranno al pubblico presente.
Festival invernale per bambini con la Strega Nix
Il matrimonio contadino di Castelrotto
In occasione dell’apertura della stagione sciistica all’Alpe di Siusi, la Strega Nix invita tutti i bambini ad un particolare festival invernale. Vi aspetteranno due giorni pieni di intrattenimento, giochi e puro divertimento invernale! Durante il festival i bambini possono anche sciare o imparare a sciare giocando.
Lo spettacolo in costume più affascinante dell’Alto Adige. Si tratta della ricostruzione storica di un matrimonio contadino, così come si celebrava un tempo ai piedi dello Sciliar. Il matrimonio contadino ha inizio a S. Valentino, luogo dal quale il corteo nuziale ci si incammina con la slitta trainata dai cavalli splendidamente addobbata – nella più precisa osservanza dell’ordine da sempre seguito – e attraversa campi innevati per giungere fino a Castelrotto.
L’11 e il 12 dicembre l’appuntamento è anche con i „Kastelruther Spatzen“, e le loro note musicali: l’ideale per favorire l’atmosfera di raccoglimento che precede il Natale. Appuntamenti 5 - 8 dicembre 2015 11 - 13 dicembre 2015 18 - 20 dicembre 2015 25 - 27 dicembre 2015
48 ALPE | Estate
Foto:Foto: Moonlight Helmuth Classic Rier
> 22 gennaio 2016
> 24 gennaio 2016
> Febbraio - marzo 2016
> Marzo 2016
Alto Adige Moonlight Classic Alpe di Siusi
Torneo invernale di golf all’Alpe di Siusi
Winter Survival Camp all’Alpe di Siusi
Swing on Snow Winter Music Festival
Che stupore, per la luna, quando farà capolino da dietro le Dolomiti… Al suo sorgere sarà infatti al via una maratona di fondo quanto mai insolita nel suo genere. L’appuntamento per le centinaia di fondisti partecipanti è a Compaccio. Armati di sci e torcia, eccoli scivolare silenziosamente nella notte, fra il candore del paesaggio invernale, lungo i 15 o 30 km del tracciato che li ricondurrà al punto di partenza. L’evento si prospetta unico ed emozionante anche per i tanti spettatori della „Moonlight Classic“ dell’Alpe di Siusi.
Giocare a golf sulla neve e rallegrarsi di un panorama mozzafiato: in data 1 febbraio, tutti gli appassionati di golf potranno provare l’ebbrezza di questo evento speciale. Si gioca su 9 buche che hanno una lunghezza tra i 61 e i 1150 m. Con gli sci o lo snowboard si va di buca in buca. I fairways sono bianchi invece che verdi, i green white e le palline da golf si differenziano dalla bianca neve grazie ai loro colori scintillanti.
Come si costruisce un igloo? Come fanno gli animali a sopravvivere nella neve? E come dovremmo comportarci in caso di rischio valanghe? Il “survival camp” consente a piccoli e grandi artisti della sopravvivenza di approfondire queste tematiche, mentre scopriremo insieme il bosco e gli animali che popolano l’Alpe di Siusi in inverno. Poi, con apparecchi ARVA e cani da valanga cercheremo un oggetto sepolto in profondità sotto la neve. Non appena conosceremo i trucchi per far fronte alle emergenze nella natura incontaminata, saremo pronti per l’inverno!
Swing all’Alpe di Siusi! Sullo sfondo dorato delle sue distese di neve baciate dal sole, le note musicali di diverse band allieteranno per una settimana le imprese di sciatori e boardisti fondendosi con la dolcezza del paesaggio. Ritmi travolgenti e toccanti pervaderanno al mattino le piste dell’Alpe per poi spostarsi nei rifugi e ristoranti a pranzo. A partire dalle ore 21, nei locali di Castelrotto, Siusi, Fiè allo Sciliar e Tires al Catinaccio saranno in programma „concerti after-hour“.
www.moonlightclassic.info
www.swingonsnow.com
Estate | ALPE 49
Foto: Helmuth Rier
Visto & sentito
Premiazione. In occasione degli Skipass Awards 2014, lo snowpark dell’Alpe di Siusi è stato eletto per la prima volta il migliore d’Italia. A fine gennaio 2015, qui è stata celebrata anche una première altoatesina: i professionisti di tutt’Europa hanno messo alla prova la loro abilità durante la Coppa Europa FIS di freestyle ski nella disciplina “slopestyle”, ammaliando gli spettatori con spettacolari salti.
Herbert Pixner Projekt allo Swing on Snow
Foto: Seiser Alm Marketing
Durante il 10° anniversario di questo festival musicale invernale Swing on Snow, il quartetto di Herbert Pixner ha pervaso l’Alpe di Siusi con la magnifica atmosfera creata da ritmi popolari sperimentali, tango e jazz (raffinato dall’arpa). Ecco il segreto del successo dell’Herbert Pixner Projekt.
Nei suoi brevi video, Peter Fill, sciatore di Coppa del Mondo, allena simpaticamente lo zio Norbert Rier, membro dei Kastelruther Spatzen, per la stagione sciistica sull’Alpe di Siusi, offrendo anche consigli e trucchi per lo stretching e la postura in pista.
COLOFONE. ALPE: registrato pr. il trib. BZ, decreto n. 9/2002 R.St. Editore: Alpe di Siusi Marketing, 39050 Fiè allo Sciliar, Via del Paese, 15, Tel. 0471 709 600, Fax 0471 704 199, info@alpedisiusi.info, www.alpedisiusi.info. Redazione: Alex Andreis (Caporedattore), Elisabeth Augustin, Rosa Maria Erlacher, Barbara Pichler Rier, Katja Sanin, Michaela Baur, Daniela Kremer. Traduzioni: Studio Bonetti & Peroni. Pubblicità: Sabine Demetz, Christoph Trocker. Impaginazione: Komma Graphik. Stampa: Litopat.
50 ALPE | Estate
Foto: Seiser Alm Marketing
Fitness invernale con Peter Fill
UN Par adiso ter r estr e „Sorgenti delle streghe“
Il percor so d’avventur a per tutta la famiglia … e dopo accomodar si in una delle rusticali stuben nella Baita Tirler
TIRLER - DOLOMITES LIVING HOTEL I - 39040 Alpe di Siusi (BZ), Saltria 59, Dolomiti – Alto Adige Tel: +39 0471 727 927, Fax: +39 0471 727 849 info@tirler.com, www.tirler.com 7LUOHUB&XUDGLQDBDQVWHFNQDGHOBSIDGB5= LQGG
Sommer | ALPE 51
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Castelrotto - Ortisei
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