ALPE Estate 2017

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Estate 2017

ALPE Alpe di Siusi Magazine

CASTELROTTO · SIUSI ALLO SCILIAR · FIÈ ALLO SCILIAR · ALPE DI SIUSI · TIRES AL CATINACCIO

Günther Karbon Arrampicata sportiva

Acqua, un bene prezioso La Lettera delle acque di Fiè

Apicoltura Senza le api non ci sarebbe vita


L’AltoTyrol Adige cerca South seeks explorers who like to discover new terrain.

amanti della natura. South Tyrol seeks you.

L’Alto Adige cerca te.

Vieni a vivere l’Alto Adige. www.suedtirol.info/storiedavivere


Foto: Helmuth Rier

Editoriale & Sommario

Cari ospiti! Trascorrere l’estate nell’area vacanze Alpe di Siusi significa godere di belle e rilassanti vacanze a stretto contatto con una natura incontaminata, dove l’avventura fa da padrona. Fare escursioni o arrampicate, andare in mountain bike, cimentarsi nel parapendio, nell’equitazione o nel nuoto, gironzolare oppure oziare, qualsiasi cosa decidiate di fare, per tutta la vacanza dimenticherete la quotidianità. Quest’edizione punta i riflettori sui rustici esordi del tradizionale bagno di fieno, diventato un delicato trattamento di benessere, le cui erbe aromatiche crescono sull’Alpe di Siusi, sui cui pendii maturano succose mele di montagna. Nel periodo della fioritura di questi frutti le api, piccole e zelanti eroine, volano fuori dagli apiari che a Tires al Catinaccio sono particolarmente variopinti. Non può mancare, infine, la ricetta delle Apfelkiachl (frittelle di mele), per tutti coloro che amano i dessert. Dai piaceri di gastronomia e wellness a emozionanti esperienze: Günther Karbon, uno dei migliori atleti italiani dell’arrampicata sportiva, ne adora la sensazione di creatività e libertà. La medesima gioia di vivere la infondono anche i viaggi, cui viene dedicato “Che bello andare in vacanza”, libro che narra la transizione dell’Alto Adige da regione alpina ad amato paradiso turistico.

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Giro d’Italia 2016 Pagina 6

Inoltre, possiamo scoprire insieme le peculiarità storico-artistiche delle quattro località turistiche intorno all’Alpe di Siusi e con “L’acqua nel corso del tempo” celebrare i 500 anni della Lettera delle acque, che Fiè allo Sciliar festeggia nel 2017. ALPE vorrebbe anche essere un’utile guida per la vostra vacanza: oltre a informazioni importanti sui servizi pubblici e dati interessanti, presenta molti consigli circa i migliori ristoranti, trattorie e punti d’incontro, così come numerose e allettanti possibilità per lo shopping nei paesi dell’altopiano e dintorni. Questo magazine contiene anche un programma dettagliato di eventi, appuntamenti culturali e ricreativi, da vivere in compagnia. Se deciderete di partecipare, l’album delle vostre vacanze sarà ricco di momenti felici e indelebili. Vi auguriamo di trascorrere un meraviglioso e indimenticabile soggiorno, all’insegna di benessere e relax. Eduard Tröbinger Scherlin – Presidente per Alpe di Siusi Marketing e le Associazioni Turistiche di Castelrotto, Siusi allo Sciliar, Fiè allo Sciliar, Alpe di Siusi e Tires al Catinaccio

I bagni di fieno Pagina 12

Helmut Stampfer: perle storico-culturali Pagina 18

La Lettera delle acque di Fiè Pagina 20

Leonardo da Fiè Pagina 24

Senza le api non ci sarebbe vita sulla Terra Pagina 30

Arrampicata sportiva Pagina 36

Succose mele di montagna Pagina 40

Apfelkiachl: una ricetta con cui deliziarsi Pagina 42

Libro per bambini Pagina 44

Anteprima estate 2017 Pagina 48

Anteprima inverno 2017/18 Pagina 50

Visto & sentito

Sommer Estate | ALPE 3


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L’Alpe di Siusi si tinge di rosa Nel 2016, l’Alpe di Siusi è stata per la seconda volta (la prima nel 2009) una tappa del Giro d’Italia. Castelrotto e il più vasto altipiano d’Europa, infatti, hanno fatto da sfondo a quest’importante evento sportivo. Il 22 maggio 2016, nel corso della 15ª tappa, circa 200 ciclisti professionisti hanno superato i 10,8 km da Castelrotto a Compatsch con una pendenza media dell’8% e non meno di 750 m di dislivello. Alexander Foliforov, 24enne russo, s’è aggiudicato sorprendentemente la vittoria. “Tagliare questo traguardo è come un sogno”, ha rivelato con gioia, condividendo l’entusiasmo di numerosi fan del Giro d’Italia. Testo: Elisabeth Augustin Foto: Helmuth Rier

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Varietà di erbe aromatiche e fiori: oggi, il fieno proviene dai prati magri e non concimati intorno alla baita delle Marmotte sull’Alpe di Siusi.

“ Umorismo e nuova gioia di vivere” Queste sono sempre le “prime strane conseguenze” di un bagno di fieno, osservava già un secolo fa un attento cronista. Inizialmente, quella di giacere nel fieno era una faccenda rurale, piuttosto distante dall’odierna estetica del wellness, ovvero un delicato e meditativo momento di benessere. In ogni caso, oltre 200 anni fa si era già fermamente convinti dell’efficacia di questo particolare trattamento terapeutico.

N Numerose località dell’arco alpino si attribuiscono l’“invenzione” del bagno di fieno; si tratta principalmente di bagni in un decotto di fiori di fieno o di simili variazioni della forma originaria ed estremamente naturale che prevedeva il completo “impacchettamento” nel fieno appena tagliato. Solo pochissime località, tutte nell’arco alpino, possono dimostrare in maniera attendibile di avere impiegato e proposto per secoli questo trattamento. Degli stabilimenti balneari delle origini ne è rimasto solo uno: l’Hotel Heubad a Fiè allo Sciliar, di cui si può anche dire con orgoglio che ha tramandato fino ai tempi moderni, in termini turistici e terapeutici, questo spettacolo apparentemente arcaico. Qui, il procedimento è stato ripetutamente elaborato, adattato a esigenze igieniche più severe e, inoltre, reso accessibile tutto l’anno. Ma torniamo alle origini… Nel lontano 1826, alcune cronache di viaggio letterario-documentaristiche descrivevano questa pratica dell’“immersione nel fieno”, una particolarità delle Dolomiti. Questa terapia nacque da una semplice necessità:

durante i giorni della falciatura sugli alpeggi gli agricoltori dormivano nel fieno appena tagliato e, il mattino successivo, come raccontano le fiorite tradizioni orali dell’epoca, si svegliavano meravigliosamente rigenerati; come per magia la stanchezza aveva abbandonato le loro stanche membra. Questo mirabile effetto terapeutico si diffuse, tanto che nel periodo della falciatura i primi viticoltori e agricoltori della valle cominciarono a recarsi sullo Sciliar per un soggiorno curativo. A metà del 19° secolo, cominciò a svilupparsi un regolare “turismo dei bagni di fieno” alla volta della cima simbolo dell’Alto Adige. Intere famiglie di Bolzano vi trascorrevano una piacevole villeggiatura estiva impreziosita da questi benefici. La crescente popolarità di quest’antica cultura del wellness rese necessaria una corretta strutturazione del trattamento, non solo per risparmiare l’ascensione a piedi sullo Sciliar a chi era veramente malato, ma anche per sfruttarne al meglio i vantaggi economici. Appena tagliato, il fieno dello Sciliar veniva portato a valle; dopo la distruzione della strada attraverso la gola dello Sciliar, negli anni 1880, ciò avveniva in maniera davvero »

Testo: Sabine Funk Foto: Helmuth Rier

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L’elevato contenuto di cumarina conferisce al fieno le sue proprietà officinali e il peculiare aroma.

I dipinti del pittore Hubert Mumelter immortalano l’epoca dei bagni di fieno di gruppo.

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rocambolesca ossia all’interno di sacchi, calati in due tappe con funi metalliche prima attraverso la gola e poi a Peter Frag. Da qui, il fieno veniva caricato sui carri diretti a Fiè, dove inizialmente i bagni venivano effettuati con un sistema rotatorio: ogni anno, veniva rifornito un albergatore diverso, che otteneva così la concessione per accogliere i “bagnanti” durante la stagione (una volta il Kreuz­ wirt, un’altra il Wenzer, ecc.). Il procedimento era antico in tutti i sensi: nel fieno, che riempiva alte camere in pietra, venivano praticati dei fori in cui l’ospite s’immergeva fino al collo. Dopo circa 30 minuti, veniva estratto e accompagnato in una sala allestita con numerosi letti, in cui poteva proseguire la sudorazione e rilassarsi. Secondo la descrizione di un cronista, che rivela come il bagno fosse accompagnato dalla “mescita di notevoli quantità di vino”, quei volti, affioranti dal fieno e madidi di sudore, avrebbero ricordato le povere anime del purgatorio. Un “bagnante” del 1900 circa racconta di avere effettuato “7 bagni di fieno e 9 di vino”. Mentre si giaceva nel fieno il Badreiber (strofinatore), infatti, correva da un ospite all’altro, somministrandogli il buon “succo d’uva”. Da quella convincente combinazione che favoriva la sudorazione scaturivano “umorismo e nuova gioia di vivere...”. Le dichiarazioni sull’efficacia di questa particolare cura variano in base all’orientamento medico, ma la sua natura di impacco caldo mette tutti d’accordo. Grazie agli schizomiceti e ai microorganismi contenuti nell’erba, a contatto con l’ossigeno il fieno comincia a fermentare e a scaldarsi notevolmente; lo sviluppo di questo cosiddetto “fuoco” è un processo noto e difficile da controllare, che è costato la distruzione di alcuni fienili. Il fieno appena tagliato e piuttosto umido raggiunge relativamente in fretta temperature da 40 a 60 °C e, dal punto di vista medico, è a questo calore umido e omogeneo che si deve l’efficacia principale. Inoltre, la particolare composizione del fieno dei prati magri e degli alpeggi ad alta quota e la ricchezza di specie dei terreni calcarei delle Dolomiti svolgono un ruolo altrettanto importante. Genzianella amarella, genepì, raperonzolo, prugnola, stella alpina, achillea alpina, camomilla

montana, spillone alpino e veronica sono le erbe che dovrebbero contribuire alle misteriose virtù terapeutiche dei bagni di fieno. Ma poiché qui ci si muove nella sfera della terapia naturale, le affermazioni sono da prendere con riserva. Pare ovvio che gli oli eterei contenuti nel fieno e soprattutto l’elevata percentuale di cumarina (cui deve il suo caratteristico aroma) dell’esclusivo mix di erbe aromatiche dispiegano un ulteriore effetto benefico. Sebastian Kneipp credeva nelle virtù terapeutiche dei bagni di fieno. In Alto Adige, il primo medico che si dedicò a livello scientifico al loro effetto fu il dott. Josef Clara, molto stimato tra i suoi contemporanei. Provandone l’efficacia sui dolori del fratello malato, si convinse rapidamente del grande potenziale terapeutico nascosto nel fieno. Tuttavia, per il suo pieno sviluppo era necessario risolvere urgentemente gli inconvenienti igienici dei primi “centri balneari”: non serviva molta fantasia, infatti, per intuire l’aspetto alquanto disgustoso dei bagni originari, dove persone malate e sudate venivano immerse nel medesimo fieno. All’inizio degli anni ’20, il dott. Clara convinse gli agricoltori di maso Merlhof a costruire un moderno stabilimento balneare di due piani, così come sale separate per uomini e donne dedicate alla sudorazione, al relax e ai bagni, dove venivano offerti massaggi e trattamenti fisioterapici e i “bagnanti” venivano avvolti in un lenzuolo pulito prima di immergersi nel fieno fino al collo. Nel contempo, il medico prestava agli agricoltori del maso Merlhof il denaro necessario per il finanziamento dello stabilimento e dell’albergo: così nacque l’Hotel Heubad di Fiè, che da allora è l’indirizzo per eccellenza di chi desidera godersi un bagno di fieno nella regione dello Sciliar. Dagli esordi di questo tipo di turismo sono cambiate molte cose. L’afflusso è rimasto ininterrotto anche nel dopoguerra e l’infrastruttura dell’hotel e dello stabilimento balneare è stata modernizzata e costantemente ampliata, di pari passo con lo sviluppo del settore. Anche la versione “più moderna” del bagno di fieno, però, rivelava carenze igieniche e pratiche, non da ultimo, poi- »

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All’Hotel Heubad vengono impiegati fino a 4 kg di fieno per un trattamento del corpo.

ché era possibile solo da giugno a settembre. Facendo tesoro della sua pluriennale esperienza, l’allora direttrice Maria Kompatscher cominciò a sperimentare nuovi metodi e, infine, negli anni ’90 ideò un procedimento innovativo, che consente ancora oggi all’Hotel Heubad d’offrire questo bagno tutto l’anno. Per un moderno bagno 3-4 kg di fieno secco dell’alpeggio vengono messi in ammollo per un’ora e successivamente in una sorta di vasca da bagno coperta con una pellicola, su cui viene fatto sdraiare il “bagnante”. Dopo avergli interamente coperto il corpo con il fieno (eccetto la testa, naturalmente), viene calato su un lettino ad acqua riscaldato, così da mantenere la temperatura costante (42°C). Come da tradizione, il trattamento di 20 minuti è seguito da una fase di relax. Oggi, il bagno di fieno di gruppo vive ormai solo nei dipinti esposti nella SPA dell’hotel, opera del pittore Hubert Mumelter, grande appassionato di questa cura, che raccontava la sua frequentazione del bagno di fieno di Fiè con immagini particolarmente umoristiche. La composizione quasi magica del fieno è rimasta immutata. Oggi, la preziosa materia prima dell’hotel non proviene più dallo Sciliar, bensì dagli alpeggi intorno alla Baita delle Marmotte sull’Alpe di Siusi, che s’estendono alla medesima altitudine. Qui, le varie erbe aromatiche crescono ancora su terreni calcarei magri e non concimati, ormai difficili da trovare e sempre più rari anche sull’alpe. Il fieno viene portato nell’apposito fienile dell’hotel, da cui viene direttamente prelevato per i trattamenti. Se in passato questi bagni venivano offerti solo in estate, da fine giugno a fine settembre, grazie al nuovo metodo sono possibili tutto l’anno, poiché il fieno secco viene “attivato” con l’acqua poco prima dell’utilizzo. Questo trattamento, che consente di trattare numerosi acciacchi, ha dato eccellenti risultati in presenza di dolori articolari, artritici e reumatici. Infine, dal momento che l’umidità lega la polvere e il polline, anche chi soffre di raffreddore da fieno può goderselo in tutta serenità. «

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Le spiegazioni di Helmut Stampfer, ex sovrintendente alle Belle Arti della Provincia Autonoma di Bolzano, riportano in vita la storia.

Perle storico-culturali Lo storico dell’arte Helmut Stampfer presenta ad ALPE i più importanti monumenti tra Tires al Catinaccio e Castelrotto. I retroscena, che rivela, rendono ancora più emozionante questo tour alla scoperta di particolari perle storico-culturali.

H Helmut Stampfer, storico dell’arte e conservatore dei beni architettonici residente a Fiè, è il miglior interlocutore cui chiedere consiglio sulle attrazioni storico-artistiche della regione dello Sciliar. L’ex sovrintendente alle belle arti della Provincia Autonoma di Bolzano è autore di numerose pubblicazioni sulla storia artistica e culturale del Tirolo, nonché professore onorario all’Università di Innsbruck.

Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier

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Villa Felseck a Castelrotto. Sul margine del paese di Castelrotto balza agli occhi un edificio dai particolari dipinti, in cui ha vissuto con la famiglia Eduard Burgauner, artista locale, prima di morire nel 1913 all’età di soli quarant’anni a causa di una gastropatia. Burgauner, giovane diplomato della Scuola di arti applicate di Vienna, si era messo in testa niente di meno che trasformare Castelrotto, la sua terra, in un’opera d’arte, lasciandoci una magnifica eredità. Numerose facciate dipinte da Burgauner contraddistinguono ancora oggi l’immagine del paese, ad esempio quella dell’ex Albergo al Lupo, della dimora dei genitori, del Panificio Burgauner o di Casa Mendel e Villa Fels­ eck, proprietà della sua famiglia. “L’interessante connubio di stile Liberty e determinati aspetti

dell’arte regionale” è, secondo Helmut Stampfer, il peculiare dettaglio dell’opera di Burgauner. L’artista ha dipinto l’intera superficie delle quattro facciate della villa indipendente, ma quella sud è stata coperta da un successivo ampliamento. Nell’illustrazione del ciclo annuale, ogni mese presenta un evento per lui tipico, ad alcuni dei quali fa da sfondo Castelrotto o lo Sciliar. “L’artista è stato in grado d’inserire nell’ambiente locale la pittura moderna, che ha importato da Vienna”, spiega l’ex sovrintendente alle belle arti della Provincia Autonoma di Bolzano. Castelvecchio sopra Siusi. Per Helmut Stampfer queste rovine in mezzo al bosco sotto Punta Santner sono degne di nota. Qui, visse (almeno temporaneamente) Oswald von Wolkenstein (1377– 1445), uno dei più importanti poeti e compositori medievali; di questo cavaliere, diplomatico e cosmopolita, amante dei viaggi, sono stati tramandati numerosi canti, tra cui la cosiddetta “Canzone di Castelvecchio” (Hauensteiner Lied), in cui mise in rima il suo malumore per le limitazioni della vita che vi conduceva. I signori di Hauenstein costruirono la fortezza su un enorme blocco di roccia staccatosi dallo Sciliar, prima che numerosi » I variopinti affreschi sulla facciata di Villa Felseck sono uno dei gioielli realizzati a Castelrotto dal pittore Eduard Burgauner.


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La croce romanica di Fiè allo Sciliar non sorprende solo per le sue dimensioni, ma anche per la sua sobrietà .

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Gli affreschi di Santa Caterina ad Aica di Fiè, che illustrano scene tratte dalla sua leggenda, sono essenzialmente così come vennero realizzati intorno al 1420.

decenni dopo Oswald vi si trasferì con la sua prolifera famiglia, in seguito a un’accanita controversia per l’eredità. Oggi, un comodo sentiero sale alle rovine del castello. “Le parti murarie non sono molto importanti, ma la vista è magnifica”, precisa lo storico dell’arte. Alcuni anni fa, sono stati portati alla luce i resti di un insediamento preistorico. In occasione delle opere di consolidamento delle

rovine, è stata scoperta una sala con alcuni affreschi frammentari. “È straordinario che un castello così piccolo del 15° secolo fosse decorato con pitture murarie”, riferisce Stampfer. La croce romanica di Fiè. Si tratta dell’opera d’arte più significativa conservata nella chiesa parrocchiale di Fiè. Risalente alla fine del 12° secolo o agli inizi del 13°, tra il 1190 e il 1210, fu presumibilmente creata come croce del trionfo per la collegiata dell’Abbazia di Novacella presso Bressanone e portata a Fiè da un suo canonico (il paese faceva parte della parrocchia di Novacella). “Dalle dimensioni si deduce che non fu originariamente realizzata per la parrocchiale di Fiè”, rivela lo storico dell’arte. Successivamente vennero rimossi i bracci della croce, utilizzata così durante

la quaresima come Cristo deposto sul sepolcro in stile barocco. Solo nel 1938, questa preziosissima croce romanica, sottolinea Helmut Stampfer, è stata rinvenuta in un ripostiglio, restaurata e conservata nella Cappella di San Michele a Fiè. Purtroppo la croce e il Gesù presentano poche tracce di colore, da cui si desume che in passato erano pigmentati, spiega l’esperto d’arte.

Gli affreschi di Santa Caterina. Questa piccola chiesa sorge nel piccolo borgo di Breien, quasi sotto la strada diretta a Tires. Secondo Stampfer, gli affreschi sulla parete sud sono rilevanti per numerosi motivi…

Le Rovine di Castelvecchio sopra Siusi allo Sciliar furono la dimora di Oswald von Wolkenstein, poeta e cavaliere.

1. Non sono mai stati ridipinti e questa è una rarità, poiché in epoca barocca la maggior parte degli affreschi medievali dell’Alto Adige vennero imbiancati e poi riportati alla luce (processo durante il quale va sempre perso qualcosa). Questi, invece, sono essenzialmente così come vennero realizzati intorno al 1420. 2. Le pitture murarie sono d’eccellente qualità, opera della Scuola di Bolzano, una corrente ar- » tistica gotica con elementi locali, a cui apparte-

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affinché i credenti possano ammirarlo e possa fungere da supporto illustrativo per l’omelia”, spiega Helmut Stampfer. Fortunatamente gli affreschi sono protetti da una tettoia, altrimenti non si sarebbero conservati. Caterina era la patrona dei carrai e dei carrettieri, in particolare di questi ultimi; dal momento che davanti alla chiesa passava un’antica strada di collegamento con le Prealpi meridionali, probabilmente qui i conduttori facevano una sosta e si votavano alla santa, pregando e, nel contempo, contemplando queste opere d’arte. Gli affreschi esterni, dunque, avevano uno scopo istruttivo, sostiene Stampfer.

La maggiore attrazione della chiesa parrocchiale di Tires al Catinaccio sono soprattutto i tre dipinti che adornano il soffitto a volta.

nevano importanti pittori del capoluogo e dei dintorni. I nomi non sono noti, ma lo stile rende queste pitture murarie chiaramente attribuibili a quell’epoca e a quella “scuola”. 3. Sulle facciate delle chiese solitamente viene rappresentato, al massimo, San Cristoforo o talvolta il patrono, mentre le undici scene del ciclo d’affreschi sul muro sud di Santa Caterina raccontano dettagliatamente l’intera vita della patrona della chiesa. Si tratta della leggenda della figlia del re, che si convertì al cristianesimo e le cui spoglie, dopo il martirio, vennero portate sul Sinai. 4. Perché sul lato esterno? “Normalmente è lo spazio interno di una chiesa a essere dipinto,

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La chiesa parrocchiale di Tires. Il campanile rosso a bulbo si scorge da lontano, ma il dettaglio più suggestivo della chiesa parrocchiale di Tires è il soffitto a volta, sostiene Helmut Stampfer o, per la precisione, i tre dipinti che lo adornano. Davanti, sopra l’altare, è raffigurata una Madonna con scapolare (questa rappresentazione mentre distribuisce gli amuleti era frequente in epoca barocca). Al di sopra della navata e dell’organo due scene illustrano la leggenda di San Giorgio, cui è consacrata la chiesa: al centro lo si vede davanti al giudice, mentre nell’altro dipinto uccide il drago, eterno simbolo del male. San Giorgio fu un cavaliere del 3° secolo che visse in Medio Oriente, la cui leggenda del martirio si diffuse in Europa solo dopo le crociate. Da quel momento, numerose cappelle dei castelli vennero dedicate a San Giorgio, patrono dei cavalieri e dei soldati. Il male è un tema fondamentale, a cui gli uomini si sono sempre interessati, soprattutto durante il Barocco. In occasione dell’ultimo restauro dell’interno della chiesa, nella seconda metà del 18° secolo, per i dipinti sul soffitto fu scelto un importante artista di Tires. “Non solo il pittore del paese,”, sottolinea l’esperto d’arte, “bensì il migliore dell’epoca a Bolzano.” Karl Henrici (nato nel 1737 in Slesia e scomparso a Bolzano nel 1823) si trasferì nel capoluogo dopo un soggiorno di studi di due anni a Verona, dove si fece un nome come pittore barocco e ritrattista. Inoltre, è l’autore dell’immagine del Sacro Cuore di Gesù, custodita nella chiesa bolzanina. La parrocchiale di Tires fu restaurata nel 1771, mentre la firma sui dipinti indica 1772. «


Foto: SAM/Helmuth Rier

L’affascinante mondo delle Dolomiti seduce soprattutto per le bizzarre formazioni di roccia e l’inconfondibile colorazione.

Il mito delle Dolomiti Dal 2009 sono Patrimonio Mondiale UNESCO, per l’alpinista estremo altoatesino Reinhold Messner sono “le montagne più belle del mondo” e per molti sono il sinonimo per eccellenza della vacanza estiva: l’ineguagliabile bellezza delle Dolomiti colpisce tutti. Una barriera corallina pietrificata che si eleva verso il cielo definisce l’impareggiabile mondo alpino delle Dolomiti. Grazie alla loro bellezza monumentale e al loro significato geologico e geomorfologico, i cosiddetti “monti pallidi” nel 2009 sono stati inclusi dall’UNESCO nel Patrimonio Mondiale. Suddivise in nove aree, di cui fa parte anche il Parco Naturale dello Sciliar-Catinaccio, le

sue torri Santner e Euringer, rappresenta una delle immagini simboliche dell’Alto Adige. Anche il massiccio del Catinaccio, con le sue innumerevoli cime, è conosciuto molto oltre i confini della regione. Una delle tante vette del massiccio, il Catinaccio d’Antermoia, raggiunge i 3.002 metri. Fanno parte del parco naturale anche i boschi di Siusi, Fiè allo Sciliar e Tires, oltre alla Val Ciamin. «

Dolomiti sono considerate ufficialmente uno dei più bei paesaggi naturali del mondo. Parco naturale Sciliar-Catinaccio. Il parco naturale più antico dell’Alto Adige è stato istituito nel 1974. L’area protetta, grande 7.291 ettari, si trova nella parte occidentale delle Dolomiti altoatesine. Lo Sciliar è un imponente massiccio dolomitico, che, con le

Bruneck Brunico

Südtirol Brixen Bressanone

Meran Merano

Pelmo, Croda da Lago

2 Marmolada

St. Ulrich

Kastelruth Ortisei Castelrotto Seis am Schlern Seiser Alm Siusi allo Sciliar Alpe di Siusi Völs am Schlern

6

Auronzo Corvara

Cortina d’Ampezzo

Fiè allo Sciliar

Bozen Bolzano

Tiers/Tires

7

Canazei

2

8

Alleghe

Pieve di Cadore

1

Agordo

3

Longarone

Cimolais

Pordenone

Madonna di Campiglio Fiera di Primiero

9 Trento

Belluno

Udine

Belluno Feltre

Trentino

Ampezzo

4

Zoldo

Cavalese

3 Pale di San Martino, San Lucano Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine 4 Dolomiti Friulane e d’Oltre Piave

St. Vigil S. Vigilio

5

Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO 1

Lienz Toblach Dobbiaco

Pordenone

5 Dolomiti Settentrionali 6 Puez-Odle 7 Sciliar-Catinaccio, Latemar 8 Rio delle Foglie 9 Dolomiti di Brenta

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La “Lettera delle Fontane�, risalente a 500 anni fa, affascina per la sua precisione: eleganti caratteri corsivi gotici e raffinati schizzi.


L’acqua nel corso del tempo A Fiè allo Sciliar l’acqua ha sempre svolto un ruolo importante. Nel 2017, si festeggia il “500° anniversario della Lettera delle acque”, testimone di una lunga e documentata storia che ruota intorno a questo prezioso elemento, ma soprattutto della gioia per le innovazioni del leggendario Leonardo da Fiè.

P Per il comune di Fiè allo Sciliar il 2017 è un anno importante e strettamente legato a Leonardo da Fiè (1458-1530), indimenticabile governatore dell’Adige e burgravio del Tirolo. Questo personaggio di successo, molto energico e risoluto, lasciò il segno non solo nella storia di Fiè, ma anche in quella di tutte le terre lungo l’Adige e sui pendii. Se nel 2006 venivano ricordati gli ingloriosi “Processi alle streghe di Fiè” del 1506 e 1510, quest’anno si desidera celebrare il restauro di Castel Prösels, avviato da Leonardo e concluso con successo nel 1517, che ne fece una magnifica e rispettabile fortezza rinascimentale. Inoltre, in quel periodo (1520 ca.) ebbe inizio anche il restauro gotico della chiesa parrocchiale. Nell’area di Fiè, l’attività edile relativa agli edifici religiosi era particolarmente diffusa all’epoca di Leonardo. Inoltre, si ritiene che nel primo trimestre del 16° secolo venne creato anche il Laghetto di Fiè, così come altri bacini idrici. Quest’anno, la “Lettera delle acque” rappresenta una speciale ricorrenza storica: nel lontano 1517, Leonardo da Fiè, governatore del Tirolo, dimostrò una notevole lungimiranza, rilasciando questo documento unico per quell’epoca, che regolava l’intero approvvigionamento d’acqua potabile nell’area del comune di Fiè. La “Lettera delle fontane” con gli schizzi della rete di distribuzione e delle fonti è custodita ancora oggi, con il suo sigillo, nell’archivio parrocchiale di Fiè. Non si conoscono documenti simili di pari antichità. Con magnifici caratteri corsivi gotici, Leonardo descrive il suo progetto per l’ampliamento dell’antica fontana sulla piazza del paese con l’aggiunta di una nuova. Grazie ad alcune ramificazioni, le tubature

in legno portavano l’acqua della sorgente sull’Alpe Tuff (alle falde dello Sciliar) fino alla piazza di Fiè, dove fonti periferiche rifornivano i masi adiacenti. La “Lettera delle fontane”. È trascorso mezzo millennio da quando Leonardo progettò la conduttura che dall’Alpe Tuff scendeva a valle, fino al centro di Fiè. Ciò significa che dal 1517 questo paese gode di un acquedotto che distribuisce l’eccellente oro blu dello Sciliar, mentre nei secoli precedenti veniva attinta dalla popolazione negli Ziggel (pozzi sotterranei). Solo poche case contadine potevano ritenersi fortunate a disporre di una propria sorgente e fonte. Ciò significa che spesso nei periodi di siccità l’acqua a Fiè era un bene raro, mentre alle falde del massiccio dello Sciliar sgorgava in abbondanza da numerose sorgenti. Leonardo, premoderno signore con potere giurisdizionale appartenente alla bassa nobiltà e poi nominato barone, conosceva molto bene le reti idriche. Dal 1491 al 1501, fu il responsabile della miniera di sale di Hall in Tirol, dove chilometriche condutture per l’acqua salina, composte da tubi in legno, rifornivano le caldaie per il sale all’interno del locale di cottura. La miniera di Hall era un’attività lucrativa in primo luogo per il re Massimiliano, ma anche per Leonardo e la città stessa. La mancanza d’acqua potabile per gli uomini e gli animali di Fiè di Sotto e di Sopra, ma anche e soprattutto il desiderio di mettere a disposizione dei suoi parenti (residenti nell’attuale Hotel Turm) gran parte dell’acqua portata in paese, così come del podere (in fase di progetto) dei signori di Fiè in centro, devono aver spinto Leonardo a impiegare il know-how acquisito ad Hall in Tirol, per cre- »

Testo: Elisabeth Augustin Foto: Helmuth Rier

(segue su pagina 22) Estate | ALPE 19


CHI ERA LEONARDO DA FIÈ? I signori di Fiè compaiono in alcuni documenti dell’inizio del 12° secolo. Il più antico castello della loro linea principale fu la torre a nord della chiesa parrocchiale nel centro del paese, mentre il più “recente” fu CASTRUM PRESIL (Castel Prösels) documentato solo nel 1279. Sulla montagna di Fiè, gli omonimi signori erano in possesso di un dominio feudale quasi esclusivo, che ne fece anche i promotori dell’ampliamento dell’insediamento nell’Alto Medioevo.

500 anni fa, Leonardo da Fiè fu governatore dell’Adige e burgravio del Tirolo.

Con Leonardo da Fiè il casato raggiunse l’apice del potere e dell’autorità. Quest’uomo infaticabile e poliedrico è un personaggio inscindibile dalla storia del suo paese. Mosso dall’ambizione, talvolta, si dimostrò estremamente duro e spietato con i suoi sudditi; nell’insurrezione del 1525 divenne il principale avversario degli agricoltori del suo distretto giudiziario. Leonardo era anche un diplomatico e un soldato; nel 1487, ad esempio, combatté a Calliano contro Venezia. Per Massimiliano I, re e imperatore tedesco, “il fieese” era un punto di riferimento. L’Asburgo fece ripetutamente ricorso ai servizi del nobile altoatesino, cui affidò incarichi militari e diplomatici in Alta Italia, nel conflitto con la Repubblica di Venezia, in Baviera e Tirolo. Nel 1498, Leonardo divenne governatore e burgravio del Tirolo e, così, il massimo rappre-

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sentante dei ceti più elevati del Land. Nel 1499, fu temporaneamente comandante in capo contro i confederati in Val Monastero e Val Venosta, nel 1504 combatté nella guerra di successione bavarese e, nel 1508, in quella contro Venezia, mentre nel 1516 con Milano. La pietra del blasone sopra la prima torre della porta, con la data 1517, lascia dedurre che in quell’anno Leonardo da Fiè inaugurò Castel Prösels, trasformato in fortezza a partire da due torri, mettendone in funzione almeno le parti principali. Nel 1518, fu presidente della commissione per il riscatto delle miniere tirolesi. Mentre estendeva e incrementava costantemente il suo patrimonio con ogni iniziativa possibile, ampliava anche le sue posizioni in paese. A questo proposito possono essersi rivelate particolarmente vantaggiose anche le tre nozze di Leonardo con donne molto benestanti: Regina di Thun, Caterina di Firmiano e Ursula di Montfort. Una parte non irrilevante della sua proprietà terriera e soprattutto il cortile di Castel Prösels rimasero dei signori di Fiè fino all’estinzione della famiglia (1804), che subì significative perdite dovute anche a cessioni a basso costo, doti per le donne di famiglia che si sposavano o prendevano i voti e, non ultimo, a donazioni ecclesiastiche. Oggi, Castel Prösels viene ben tenuto e gestito da un consiglio d’amministrazione, che ne ha fatto un brillante centro

culturale noto molto oltre i confini locali. A partire dal 1520, Leonardo da Fiè vantò il titolo di barone. Nello stesso periodo, tramite una lettera d’affiliazione dell’ammiraglio romano Marcantonio Colonna, basata su prove scarse, entrò nella linea di successione di questa stirpe in estinzione, di cui prese il titolo e ne inserì la colonna nel suo stemma. Ai guadagni straordinari ottenuti da Leonardo nell’ambito del comune giurisdizionale, si contrappongono alcuni aspetti negativi. Il capitolo più tetro della storia locale fu quello dei processi alle streghe di Fiè del 1506 e 1510. Il comportamento spietato di Leonardo venne documentato soprattutto negli “Articoli di protesta”, rivendicati dagli agricoltori di Fiè presso il consiglio del Land di Merano a maggio 1525. Si dichiarava che aveva sottratto terreni ai contadini, senza ridurre il censo fondiario e, in certi casi, perfino aumentandolo ingiustamente. Gli agricoltori, sentendosi imbrogliati su più fronti, chiesero addirittura l’abolizione della carica del governatore. Oggi, gli abitanti di Fiè possono ritenersi fortunati, poiché nel 1525, durante le settimane in cui Castel Prösels venne occupato, gli agricoltori distrussero svariati documenti, ma non la “Lettera delle fontane” che, così, ha potuto giungere fino a noi quale importante testimonianza dello sviluppo del comune.


Leonardo da Fiè lasciò il segno su Castel Prösels.

La storica “Lettera delle Fontane” con il suo sigillo in cera risalente a 500 anni fa.

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FONTI Franz Huter, “Völs am Schlern 888-1988”, Ein Gemeindebuch, 1988 Elmar Perkmann, “Völser Zeitung”, 1/2017 Acquedotto Cooperativo Fiè allo Sciliar, “Der Völser Wasserbrief von 1517” Helmut Stampfer, conferenza “Die Herren von Völs und ihre Wappen”, 2017.

are un moderno acquedotto. Dalla “Lettera delle fontane” del 1517: “...mi sono impegnato in prima persona, aiutato dall’intero comune giurisdizionale, a condurre dalla montagna di Tuffrain sopra il laghetto più in quota sul Woff a un numero sufficiente di ottime e abbondanti sorgenti d’acqua per Fiè di Sopra e verso Fiè di Sotto all’interno di condutture in legno ...” A seguire, il documento regola con assoluta precisione la portata e la distribuzione dell’acqua. Alcuni passaggi della “Lettera delle fontane” sono sorprendentemente dettagliati, mentre gli schizzi allegati di una fontana con due colonne disegnate meticolosamente con banderuole e due aperture ciascuna, da cui sgorga l’acqua, dimostrano il talento di uno sconosciuto scrittore al servizio di Leonardo. In obliquo sopra la vasca della fontana si legge: “Gemain prunne auff dem platz unter Vels” (fontana comunale sulla piazza sotto Fiè).

La piazza di Fiè allo Sciliar con la sua fontana, celebrata quest’anno, in cui scorre acqua fresca da 500 anni.

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La fontana è divisa in due: la parte destra era quella privata di Leonardo (“herschaffts prun”, fontana

dei signori), confiscata, mentre quella nuova di sinistra era accessibile a tutti. La “Lettera delle acque” prevede la presa della sorgente sopra l’Alpe Tuff, che “im ursprunng in ainen gueten trog” (doveva consistere in un trogolo); poi ben coperta con lastre in pietra e contenuta in un’apposita sede, che proteggeva dall’acqua piovana e dalle impurità, oltre a favorire il depositarsi di particelle sospese e sabbia, che così non finivano nelle tubature. L’acqua confluiva in “hülzen roren” (tubi in legno) e, secondo calcoli odierni, la conduttura da Tuff alla piazza del paese era lunga 3.200 m, un dato che suscita un certo orgoglio. Alcuni masi lungo il percorso erano collegati alla rete idrica di Leonardo. Nella “Lettera delle acque” si legge che i residenti del bacino d’utenza, da buoni vicini, potevano utilizzare l’eventuale acqua in eccesso per l’irrigazione. Ora, 500 anni dopo, gli abitanti di Fiè e numerosi turisti apprezzano il fatto che la qualità dell’acqua potabile soddisfi ancora i massimi criteri. «


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L’apicoltore Markus Pfeifer mostra con orgoglio il suo apiario.

Senza le api non ci sarebbe vita sulla Terra In passato, quando le persone si nutrivano dei propri prodotti, quasi ogni maso disponeva di arnie, poiché il miele era un importante dolcificante, spesso anche l’unico, prima della produzione industriale dello zucchero.

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Testo: Katja Sanin Foto: Helmuth Rier

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Attualmente, circa tremila apicoltori altoatesini sono iscritti all’associazione, 15 dei quali residenti a Tires, dove sorgono ancora apiari tradizionali, in cui si trovano soprattutto arnie con apertura posteriore. Il termine arnia si riferisce alla dimora di una colonia d’api e ne esistono di diversi tipi che differiscono per costruzione, materiale e funzionamento. Quelle con l’apertura posteriore sono articolate in due piani (la camera d’incubazione e quella del miele, che si trova in alto), telai in legno e favi in cera, le cui singole celle vengono riempite dalle api con uova, polline o miele. Al centro

viene collocato un reticolo di separazione, per tenere lontana la regina dalla stanza del miele. Come indica il nome stesso, l’apicoltore accede a queste arnie dal retro. Gli apiari erano ampiamente diffusi soprattutto in area germanofona, mentre nel resto del mondo e anche qui da noi la maggior parte degli apicoltori preferisce le arnie con apertura superiore, i moderni modelli a magazzino che spesso si vedono all’aperto. “Utilizzo quelle con l’apertura posteriore, poiché sono abituato allo stile tradizionale. Ho rilevato l’apiario di mio padre, deceduto nel 2016 all’età di 101 anni, e secondo me è pra- »


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L’Associazione Apicoltori di Tires vuole sensibilizzare il pubblico sull’importanza delle api, per assicurarne il futuro.

tico: così, ho sempre gli attrezzi a portata di mano e non devo prepararli e portarmeli dietro. Inoltre, mi piace poter conservare quest’antica tradizione; sono felice quando l’apiario suscita l’interesse degli escursionisti”, racconta Markus Pfeifer, presidente degli Apicoltori di Tires. Api, un fattore economico. L’Associazione Apicoltori di Tires venne menzionata per la prima volta in alcuni documenti del 1897. Markus Pfeifer, suo presidente da dieci anni, racconta che in tutto il mondo esistono approssimativamente oltre ventimila specie di api, di cui solo dieci circa produttrici di miele. Quest’insetto svolge un ruolo importante nella catena alimentare, poiché secondo una relazione dell’ONU impollina il 71% delle più importanti varietà di cereali, frutta e verdura, che garantiscono il 90% degli alimenti. Questo piccolo animale, quindi, rappresenta un grande fattore economico, oltre a essere estremamente importante per l’agricoltura. Le api sono eccellenti animali da lavoro dalla vita breve: in estate, quando raccolgono il nettare, vivono solo sei settimane, volando diligentemente di fiore in fiore, ronzando e accumulando il polline nelle cestelle delle zampe posteriori, con cui ne impollinano altri. Ogni anno, per la sopravvivenza di una colonia d’api sono necessari circa 20-40 kg di polline, così come 60-70 kg di miele e circa 200 g d’acqua al giorno, soprattutto in primavera ed estate. Per 1 kg di miele un’ape deve uscire dall’alveare centocinquantamila volte e posarsi su sei milioni di fiori, percorrendo da quarantamila a centoventimila km (da uno a tre giri intorno alla terra). Tenendo presente che l’ape mellifera raccoglie il nettare solo nelle ultime due settimane di vita, che ne dura sei, questi dati sono davvero impressionanti. Nella regione dello Sciliar-Catinaccio la fioritura termina solitamente a fine luglio, quando gli apicoltori raccolgono il miele. Al termine di questo processo, ad agosto per loro ha inizio l’anno delle api: durante l’inverno, infatti, le colonie vengono allevate con cibo liquido. In questo periodo nascono le api invernali, che vivono fino alla primavera. In inverno, una colonia è composta da qualche migliaio d’api, mentre in estate sono decine di migliaia. In autunno, dopo che le api invernali hanno sigillato tutte le fessure con la propoli, regna la pace. Questa resina disinfettante, prodotta con quella di

pioppi, betulle, salici o faggi, è un toccasana per la salute delle api, che la impiegano per proteggere l’alveare dagli agenti patogeni, poiché agisce come un antibiotico naturale contro batteri, virus e funghi. Inoltre, vi ricoprono anche le api morte all’interno dell’arnia. Una colonia d’api produce da 100 a 300 g di propoli all’anno. L’effetto conservante di questa resina era noto già agli antichi Egizi, che la utilizzavano per la mummificazione. Ape regina, api operaie e fuchi. In primavera, verso fine febbraio e inizio marzo, quando le giornate s’allungano e fioriscono i primi noccioli, salici e l’erica, la regina comincia a deporre le uova per la propria discendenza. Le api invernali muoiono poco a poco: in primavera, al ritmo della natura che si desta a nuova vita, la colonia d’api si trasforma in quella estiva. Non appena fioriscono tarassaco e fiori di campo ed è disponibile una quantità sufficiente di nettare, le giovani api iniziano a costruire il favo. Con lo sviluppo progressivo delle colonie le arnie, soprattutto quelle con apertura posteriore, diventano troppo piccole e le api si organizzano uno sciame. La vecchia regina, dunque, lascia l’arnia insieme a una parte della colonia e crea un alveare a forma di grappolo su un ramo o da qualche parte all’aperto, che viene raccolto dall’apicoltore: ecco come nasce naturalmente una nuova colonia. In un’arnia può vivere una sola regina, che non supera mai l’età di cinque anni ed è l’unica femmina della colonia che procrea (si dedica solo a questo compito). La si riconosce dall’addome lungo e slanciato, così come dalle tracce di colore con cui gli apicoltori le marcano il dorso, per individuarla più facilmente e poterne stabilire l’età, dal momento che ogni due/ tre anni la cambiano, per garantire la produttività della colonia. La regina nasce dal medesimo uovo di un’ape normale, ma viene nutrita con la pappa reale che le api operaie depositano nella cella reale (così viene chiamata la cella della regina, che a differenza di quelle normali dei favi, molto più piccole, è lunga due/tre cm). La regina nasce dopo sedici giorni, per venire poi fecondata da numerosi fuchi durante il cosiddetto volo nuziale, deponendo fino a duemila uova al giorno. Da quelle non fecondate nascono i fuchi maschi, il cui compito è la fecondazione, mentre le api nascono dopo ventun giorni da quelle fecondate. Queste si mettono subito al lavoro nell’arnia, di cui s’occupano per le »

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prime quattro settimane: nutrono le giovani api, puliscono il “nido” e producono la cera per i favi; il nettare, invece, lo raccolgono solo nelle ultime due settimane di vita. A favore delle api. Un rapporto dell’ONU dichiara la sua preoccupazione per la moria delle api a livello mondiale, che da anni i ricercatori osservano con apprensione. Il motto dell’Expo di Milano 2015 era “Nutrire il pianeta” e la Gran Bretagna s’è presentata con un padiglione realizzato con parti in metallo, che rappresentava un alveare ed era raggiungibile attraverso un prato fiorito.

Apicoltore per passione: Markus Pfeifer dedica alle sue api molto tempo e attenzioni.

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Tra le cause della morte delle api vengono individuati, tra l’altro, gli acari Varroa d’origine asiatica e l’impiego di spray velenosi in agricoltura e nei giardini, così come la diminuzione della quantità di prati fioriti. Numerosi apicoltori s’oppongono attivamente a questa moria e anche l’associazione di Tires insieme al Comitato per l’istruzione ha proclamato il 2016 “anno delle api”, avviando una serie d’iniziative di sensibilizzazione all’insegna di conferenze, workshop, visite agli apiari ed escursioni naturalistiche, per illustrare agli interessati i nessi con i cicli ecologici, dimostrando che ogni singolo individuo può dare il suo contributo per aiutare questi insetti. Inoltre, hanno avuto luogo workshop di cucina e bricolage tutt’intorno al miele, uno dedicato all’“oro liquido” per la salute e la cosmesi e un altro per gli alunni delle scuole medie ed elementari, in cui sono stati creati hotel per insetti, che possono essere fissati alla parete del giardino o del balcone. Canne, girasoli o more, grazie agli steli disposti orizzontalmente, servono alle api come nido naturale. Con la medesima finalità, oggi vengono riscoperti i poco conosciuti alberi dell’apicoltore (Zeidler-Bäume in tedesco). Con il termine Zeidlerei (apicoltura) s’indica la raccolta del miele delle colonie d’api selvatiche o semiselvatiche, che nel Medioevo veniva praticata a livello professionale, tagliando nel bosco cavità artificiali quali nidi negli alberi. Nei Monti Urali, in Russia, questa tradizione è stata conservata fino ai giorni nostri e, così, ora apicoltori e guardaboschi imparano nuovamente quest’antica arte artigiana. La Zeidlerei perse importanza con l’importazione dello zucchero di canna, tuttavia nel 17° secolo era ancora così costoso che non tutti potevano permetterselo. Solo la coltivazione delle barbabietole da zucchero nel 19° secolo lo rese accessibile, sostituendolo al miele come dolcificante. «


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Emozionanti avventure Le competizioni d’arrampicata hanno rivelato il talento di Günther Karbon, atleta di Castelrotto, nonché uno dei migliori d’Italia.

N Negli ultimi anni, l’arrampicata sportiva è diventata sempre più uno sport di massa: all’aperto o nelle palestre di roccia, s’incontrano persone d’ogni età, dai bambini ai più anziani. Il fascino è dovuto soprattutto alla sfida di superare ostacoli verticali esclusivamente con l’aiuto della propria forza, poiché nell’arrampicata sportiva l’altezza di una parete è meno importante della sua difficoltà; ecco come Günther spiega un concetto fondamentale di questo stile dell’arrampicata libera. Quest’abitante di Castelrotto ha cominciato a scalare all’età di vent’anni. “Relativamente tardi, ma poi ho recuperato”, ricorda. Palestra di roccia. Il suo programma prevedeva un intenso allenamento della potenza, così come della tecnica nelle palestre di roccia, che nel frattempo stanno spuntando come funghi, sia in città sia fuori. Sulle pareti artificiali è possibile esercitarsi nelle tecniche d’arrampicata, nelle varie prese e posizioni dei piedi, così come nell’affrontare diverse pendenze per performance d’ogni grado di difficoltà che, durante una gara, devono essere superate per scalare una parete nel minor tempo possibile. Günther ha affrontato questa sfida in numerose competizioni nazionali e internazionali, molte disputate in Alto Adige. Oggi, è uno dei migliori atleti altoatesini in questo campo e la sua fama sulla scena dei climber oltrepassa i confini. »

Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier

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Lo spreco 8c+. All’età di 27 anni, ha raggiunto il picco della sua carriera, superando una parete dolomitica estremamente difficile. “Lo spreco” sul Pian Schiavaneis in Val di Fassa, con il suo grado di difficoltà 8c+, era la sfida per eccellenza, superata solo da tre scalatori prima di lui. “Dopo numerosi tentativi, sono riuscito a conquistare questa pa-

rete di 25 m”, racconta Günther con un certo orgoglio. Il grado di difficoltà 8c+ rappresenta un limite raggiunto da pochissimi atleti. Dopo questo successo, ha lasciato il mondo delle gare… almeno per il momento. “La mia professione e le responsabilità all’interno dell’azienda di famiglia non mi lasciano più il tempo sufficiente per mantenermi in forma »

Sulla scena dei climber la fama di Günther Karbon, atleta dell’arrampicata sportiva, oltrepassa i confini dell’Alto Adige.

Bouldering Hall presso il Centro sportivo di Telfen Con il termine inglese bouldering (boulder = roccia) s’indica l’arrampicata verticale senza funi o imbragatura, il cui obiettivo consiste nel raggiungere il punto indicato come “cima” con il minor numero di prese possibili. Presso il Centro sportivo di Telfen, tra Castelrotto e Siusi allo Sciliar, gli amanti dell’arrampicata hanno a loro disposizione una superficie di 210 m² con un’altezza mas-

sima di 4 m e 1.500 prese di differenti gradi di difficoltà (posti per 70 persone); il pavimento è coperto da spessi materassini. Il biglietto d’ingresso si acquista al bar e tutti i visitatori devono registrarsi nell’apposita lista. L’attività si svolge a proprio rischio e pericolo; i minorenni devono essere accompagnati da un genitore o presentare una dichiarazione firmata.

Informazioni: Centro sportivo di Telfen, Tel. 0471 705 090 Orario d’apertura: tutti i giorni dalle ore 10 alle 21, eccetto il martedì

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Per il nostro ambizioso atleta l’obiettivo non è la cima, bensì il superamento delle difficoltà.

per le competizioni”, rivela. Si potrebbe aggiungere “purtroppo”, poiché l’arrampicata sportiva ascende per la prima volta “all’Olimpo”: nel 2020, gli atleti di tutto il mondo metteranno alla prova le loro abilità alle Olimpiadi di Tokio. Per molti è una novità, per gli sportivi più ambiziosi una soddisfazione e per gli appassionati una conferma. Gioia di vivere. Per Günther l’arrampicata sportiva è soprattutto sinonimo di competizione, mentre la maggior parte di coloro che praticano questo sport lo fa solo ed esclusivamente per il piacere personale, perché consente di provare una gioia di vivere che va molto oltre le condizioni fisiche e la tecnica, ma che esprime valori quali creatività o libertà vissuta, dicono. “Ci si confronta con la parete che si ha davanti. Si combinano prese e passi, attraversandola innanzitutto nella propria

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testa”, spiega Günther. L’obiettivo è superare le difficoltà, non raggiungere la cima. Sicurezza lungo la fune. A Günther piace anche l’arrampicata alpina classica, ma in quella sportiva i rischi sono essenzialmente inferiori, anche perché i percorsi sono brevi. Fatta eccezione per il bouldering ad altezze da cui è possibile saltare a terra, nell’arrampicata sportiva ci si assicura con funi, ganci e altri supporti, utili solo per la sicurezza e mai per avanzare, sottolinea Günther. Solitamente si arrampica con corda doppia: una persona resta a terra o in una posizione fissa e assicurata, mentre l’altra attraversa la parete, minimizzando così il rischio di caduta. Numerosi percorsi prendono il nome del loro primo conquistatore, che è anche colui che stabilisce il grado di difficoltà. «


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Coltivatori di mele alle falde dello Sciliar: Anton e Daniel Fill del Maso Simmele Müller a San Vigilio.

Succose mele di montagna Sogno di primavera: soleggiati pendii protetti dal vento, costellati di meli in fiore, al cospetto di cime dolomitiche innevate…

I Il Maso Simmele Müller sorge a circa 800 m d’altitudine: in primavera, quando il massiccio innevato dello Sciliar fa da sfondo a innumerevoli meli fioriti, si trasforma in un autentico paradiso. Daniel è un giovane agricoltore molto esperto di mele, dal piantone alla bottiglia. Suo padre è stato uno dei primi a coltivarle in grande stile in questa regione, quasi un pioniere, poiché all’epoca gli agricoltori si convertivano alla produzione casearia. Invece, Simmele Müller, il nonno di Daniel, era un mugnaio, la cui attività era in declino, dal momento che i campi di grano stavano scomparendo. Così, si accaparrò un grande e assolato frutteto in vendita nei pressi della sua casa e del maso. La coltivazione delle mele ieri e oggi. Un tempo, i frutteti erano contraddistinti da grandissimi alberi con ampie chiome e tanti piccoli frutti. Canada, Champagne, Caldaro, Steinpeppele e Gravenstein erano varietà di mele dal sapore particolarmente intenso, ma purtroppo non conservabili a lungo. Il nonno vendeva le pere essiccate come ingrediente base per farcire i Krapfen di Castelrotto e con le mele produceva il succo, bevanda dissetante destinata ad agricoltori e ristoratori.

Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier

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Dopo aver rilevato la tenuta, il figlio Anton ha portato avanti la tradizione, sostituendo i vecchi alti alberi con altri a basso fusto e facili da curare. Le

strette pareti di frutti, disposte in filari a siepe, prendono molto sole e riducono la mole di lavoro. Frutteti a quest’altitudine richiedono particolari cure, rivela Daniel, esponente della terza generazione di coltivatori. Rispetto alle mele che maturano a valle o in collina, quelle di montagna presentano una maggiore croccantezza e un sapore intenso, compensando così con la redditività l’impegno supplementare necessario per la loro cura in aree ripide. Una parte delle mele coltivate sui pendii al di sopra della Valle Isarco, perfino a Fiè allo Sciliar e Castelrotto, viene venduta all’asta, mentre le altre consegnate alle cooperative o trasformate in succo e aceto. Accurati trattamenti naturali. “Noi coltivatori di mele di montagna traiamo vantaggio dal fatto di poter ancora trattare gran parte dei nostri frutteti come aziende indipendenti”, rivela Daniel. Tutt’intorno s’estendono prati, anche secchi, macchie e un ambiente naturale incontaminato, in cui vivono numerosi disinfestatori, come ad esempio topi di campagna e uccelli canori che, nidificando in quest’area, si nutrono di grandi quantità di bruchi, favorendo l’equilibrio ecologico. Inoltre, al margine del suo meleto, si trovano le arnie di un apicoltore. Sebbene i lunghi inverni freddi provochino la »


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morte di numerosi parassiti, l’attento agricoltore deve contribuire alla tutela del suo meleto, scegliendo innanzitutto varietà robuste, per rendere poi gli alberi forti e resistenti. “Nel tardo inverno tagliamo i germogli in eccesso, rimuoviamo una parte dei fiori, e successivamente alcune delle allegagioni, e pacciamiamo il terreno, per consentire agli alberi di concentrare tutta la loro forza sulla

qualità del prodotto. Inoltre, controlliamo regolarmente le piante alla ricerca di parassiti, che rimuoviamo a mano e bruciamo”, racconta Daniel, parlando della sua professione. Succo e aceto di mele. Le premurose cure dell’agricoltore di montagna danno poi i loro frutti. Le mele alpine sono contraddistinte da un bel colore, una testura croccante e un sapore intenso, che alle aste consentono di conseguire prezzi più elevati di quelle coltivate a valle. Inoltre, la qua-

lità svolge un ruolo decisivo anche per la preparazione del succo. Il Simmele Müller non è l’unico coltivatore di mele alle falde dello Sciliar a produrre anche succhi, acquistabili presso il punto vendita del maso, i negozi in paese o i mercati contadini. Daniel, però, non s’accontenta. I suoi prodotti, tra cui l’aceto

di mele, si sono già aggiudicati numerosi premi, e ogni anno amplia la sua gamma che presenta i mix già “sperimentati” da anni di mele Golden Delicious, Red Delicious, Jonagold e Gala, cui nel frattempo si sono aggiunti interessanti succhi composti da mele e, ad esempio, lamponi, ribes, sambuco, albicocche, ecc. Infine, Daniel ci tiene a sottolineare che i batteri per la produzione del suo aceto di mele sono ancora quelli del nonno: la preziosa madre dell’aceto, dunque, viene ereditata di generazione in generazione. «

Le mele di montagna, contraddistinte da un aroma intenso, sono un ingrediente pregiato per il succo e l’aceto.

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LE DOLCEZZE DEL MELETO L’Alto Adige è il meleto più grande d’Europa (oltre 18.000 ettari ininterrotti). Le mele amano il clima altoatesino: calde giornate assolate e notti fresche sono la premessa essenziale per frutti saporiti. Durante i secoli, intorno ai masi venivano piantati meli per il proprio sostentamento, da cui sono nate le variegate ricette della cucina contadina.

L’Apfelkiachl, una tradizione della cucina altoatesina: semplice, succosa e deliziosa

APFELKIACHL (FRITTELLE DI MELE) Ingredienti

Preparazione

3-4 mele saporite Zucchero, rum e succo di limone Per la pasta: 125 g di farina setacciata 1/8 l di vino bianco 2 cucchiai di burro fuso 1 presa di sale 1 spruzzata d’acquavite 2 uova Olio per friggere Cannella e zucchero

Mescolare farina e vino bianco fino a ottenere un composto omogeneo. Aggiungere quindi burro, sale, acquavite e tuorli. Lasciar riposare 1–2 ore in un luogo caldo. Sbucciare le mele, eliminare il torsolo e tagliarle a fettine spesse come un dito. Spolverarle con lo zucchero, aggiungere rum e succo di limone, quindi, lasciarle riposare ½ ora sotto la pressione di un piatto. Asciugare le mele. Montare gli albumi a neve ferma e aggiungerli alla pasta. Inserirvi le fette di mela una a una, friggerle in abbondante olio bollente, lasciarle asciugare e spolverarle con cannella e zucchero. La ricetta è un estratto del libro “La cucina nelle Dolomiti” di Anneliese Kompatscher.

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CHE BELLO ANDARE IN VACANZA Quella dell’Alto Adige, terra di montagne trasformatasi in un’amata regione turistica, è una storia affascinante, simpaticamente rappresentata nel libro illustrato “Che bello andare in vacanza”. Mirella Mercantini e Waltraud Holzner, autrici, ed Evi Gasser, illustratrice di Castelrotto, raccontano di antichi e spossanti viaggi in diligenza attraverso le Alpi, cui fecero seguito comode tratte in treno dalla grande città a Merano, tranquilla località termale. Il volume descrive anche come, nel corso dei decenni, un semplice maso si sia convertito in un eccellente hotel che ammalia ospiti provenienti da tutto il mondo. Il libro illustrato è stato commissionato dal Touriseum, museo che sorge presso i Giardini di Castel Trauttmansdorff, a Merano, e narra la storia del turismo in Alto Adige con una ricca esposizione di pezzi di particolare rilievo. Durante un’emozionante visita, grandi e piccini partono alla scoperta della suggestiva storia del turismo alpino e dei viaggi.

Che bello andare in vacanza 36 pagine, 1a edizione: 2017 Editore: Touriseum - Museo Provinciale del Turismo, Merano Illustrazioni e layout: Evi Gasser Testo: Mirella Mercantini, Waltraud Holzner

42 ALPE | Estate


ALPE DI SIUSI DOLOMITI PATRIMONIO DELL’ UNESCO HHH

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Estate | ALPE 43


Foto: SAM/Armin Indio Mayr

Foto: OvW-Ritt/Helmuth Rier

Foto: SAM/Helmuth Rier

Anteprima estate 2017

> 2 maggio – 28 giugno

> 9 – 11 giugno

> 2 luglio

> 3 luglio

Alto Adige Balance

Cavalcata Oswald von Wolkenstein

Mezza Maratona Alpe di Siusi

Jazzfestival Alto Adige: Jazz&Herbs

Un tuffo nell’atmosfera cavalleresca, tra stendardi e vessilli, aste puntate al vento e indomiti cavalieri pronti a sfidarsi in groppa ai loro destrieri in prove rocambolesche. È un mix coinvolgente di tradizione medievale, folclore e sport equestre la Cavalcata Oswald von Wolkenstein, dedicata al celebre cantore e poeta del XIV-XV secolo, in un percorso a tappe che ripercorre la sua vita leggendaria negli scenari incantati dell’area vacanze Alpe di Siusi. Tra le Dolomiti (Patrimonio Mondiale UNESCO), dal 9 all’11 giugno 2017, torna la grande manifestazione ai piedi dello Sciliar. A sfidarsi tra le incitazioni della folla, 36 squadre di cavalieri in abiti tradizionali che si destreggeranno in 4 tornei ai limiti del possibile. La presentazione delle squadre partecipanti e la grande festa si terranno nella località di Siusi. www.ovwritt.com

Sono 21,0975 i km della Mezza Maratona Alpe di Siusi, l’avvincente gara di corsa ad alta quota, che vede un massimo di 700 atleti e appassionati correre sui saliscendi dolomitici il 2 luglio 2017. Si tratta della quinta edizione di una entusiasmante sfida che negli anni precedenti ha visto tanti maratoneti e amanti dello sport raggiungere l’area vacanze Alpe di Siusi, per vivere l’adrenalina della competizione. Lo scenario è davvero unico, inoltre il percorso si inerpica su un dislivello di 601 metri, raggiungendo i 2.200 metri nel suo punto più alto. running.seiseralm.it

Montagne, agricoltura, eno-gastronomia: il Jazzfestival Alto Adige è profondamente radicato nel territorio. Un highlight è il concerto che l’Euregio Jazzwerkstatt terrà a Siusi presso il maso Pflegerhof, un vero e proprio paradiso di colori, aromi e profumi. Tra l’altro, anche nel regno delle fragranze – come nel linguaggio musicale – si parla di duetti, armonie e dissonanze. Non solo: pure le melodie, al pari di certi profumi, possono scatenare tempeste di ricordi. Piaceri per la mente ma anche per il corpo: al Pflegerhof infatti, mentre artisti e artiste suonano in varie formazioni sullo sfondo colorato delle coltivazioni, nella cucina del maso le contadine preparano gustosi piatti a base di piante aromatiche. www.suedtiroljazzfestival.com

Quando la natura si ridesta, aumenta la voglia di dinamicità all’aperto, che spinge molte persone a immergersi nell’aria primaverile. “Una primavera attiva e sana” è il motto di Alto Adige Balance: i più variegati eventi e workshop relativi a salute, equilibrio, alimentazione sana, allenamento corretto ed equipaggiamento, infatti, sono ideali per dare inizio alla nuova stagione escursionistica e podistica. www.alpedisiusi.info/balance

> maggio – luglio

Escursioni per gli amanti dei fiori Nel territorio dello Sciliar nel corso dell’anno si possono trovare oltre 790 piante di fiore e felci dai più diversi aspetti e di diversa provenienza. Sui prati delle malghe, sui pascoli e sui ghiaioni spuntano tipici fiori alpini e molte altre rarità botaniche. Nel corso dell’anno l’Ufficio Parchi Naturali organizza in collaborazione con le associazioni turistiche dei comuni del Parco Naturale circa 20 escursioni guidate con l’esperto escursionista e naturalista Riccardo Insam.

44 ALPE | Estate

> 19 giugno

Escursione e colloquio alpino con Reinhold Messner Con Reinhold Messner alla scoperta delle Dolomiti, “le montagne più belle del mondo”: durante l’escursione, l’alpinista estremo narra dei suoi tour e di com’è nata la sua passione che ha origine nelle Dolomiti, dichiarate dall’UNESCO Patrimonio Mondiale. Il programma prevede l’itinerario da Passo Nigra alla Baita Messnerjoch, il pranzo e il colloquio alpino.


Foto: Schloss Prösels/Mike Meyer

Foto: TV Castelrotto/Helmuth Rier

Foto: SMIF/Fotolia

> 5 – 24 luglio

> 8 luglio

> 12 – 26 luglio

> 26 luglio

Semper Music International Festival

Sky Marathon Catinaccio-Sciliar

Il Bologna Football Club 1909 in ritiro a Castelrotto

Banchetto Krausen

Nomi altisonanti come Polina Osetinskaya, Olga Makarina, Boris Kuschnir e Alexander Rudin fanno brillare la 15ª edizione del Semper Music International Festival. Il festival offre l’insolita possibilità di ascoltare concerti di musicisti di fama mondiale nell’area vacanze Alpe di Siusi. Il programma del festival prevede anche quest’anno, oltre al concorso internazionale, corsi di approfondimento e workshop, circa 20 concerti, a cui parteciperanno riconosciuti professori di musica e giovani artisti provenienti dall’America del Nord e del Sud, dall’Asia e dall’Europa. Tutti i concerti, i corsi e i workshop sono aperti gratuitamente al pubblico. Solo i concerti delle grandi star sono a pagamento. www.schlernmusicfestival.eu

A Tires al Catinaccio, immersa nel magnifico scenario delle Dolomiti (Patrimonio Mondiale UNESCO) ha luogo una maratona alpina con una lunghezza di 45 km e un dislivello di circa 3.000 m: la Sky Marathon Catinaccio-Sciliar. Questa sfida montana parte da Tires, gira intorno al massiccio del Catinaccio e, attraversando Sciliar e Monte Cavone, fa ritorno alla linea di partenza. Il punto più in quota della maratona attende gli atleti a Passo Principe, a 2.630 m d’altitudine. www.skymarathontiers.it

La squadra rossoblu sarà a Castelrotto in ritiro precampionato dal 12 al 26 luglio 2017, per prepararsi alla nuova stagione calcistica. In compagnia del coach Roberto Donadoni, ex allenatore della Nazionale Italiana, i calciatori rossoblu si alleneranno nel campo sportivo di Laranza. Per tutto il periodo del ritiro, visitatori e appassionati di calcio potranno assistere agli allenamenti e alle 4 partite amichevoli in programma il 15, 16, 22 e 23 luglio.

> 10 luglio – 4 settembre

Summer Classics di Siusi allo Sciliar Agli appassionati di musica classica, Siusi propone anche quest’anno una serie di straordinari concerti. Artisti italiani con alle spalle esperienze internazionali si esibiranno sulle note di grandi compositori. Con il suo alto livello, la “Summer Classics” è da tempo parte integrante del programma culturale estivo proposto, ai piedi dello Sciliar, a un pubblico estasiato di residenti e villeggianti.

> 18 luglio – 10 agosto

Silenzi d’Alpe Quest’incontro culturale immerso in magici paesaggi e incantevoli scenari circondati dalle cime dolomitiche offre la possibilità di ascoltare la voce della quiete e seguire le orme della natura, delle tradizioni e dei racconti che aleggiano sull’Alpe di Siusi. Il programma di Silenzi d’Alpe prevede escursioni, concerti e conferenze. www.silenzidalpe.it

Il 26 luglio 2017, Castelrotto invita a una cena pregna di storia: a fare da sfondo all’evento, il Colle di Castelrotto, Monte Calvario, che nella sua forma odierna rimanda al nobile lignaggio dei Krausen. I Signori di Castelrotto danno il benvenuto ai partecipanti presso il portone ad arco che dà accesso al Colle. I suonatori di fanfara salgono con il gruppo al Colle, dove verrà degustato un delizioso menù all’aperto. L’intrattenimento musicale renderà perfetta questa serata gastronomica estiva. > 31 luglio – 2 agosto

Castel Prösels Summer Festival Nel 2017, il suggestivo ambiente pregno di storia di Castel Prösels accoglie per il secondo anno consecutivo un festival con entusiasmanti artisti e formazioni insolite. Durante il fine settimana, tre concerti spaziano dal Brazilian Jazz al klezmer con le esibizioni di Christoph Pepe Auer (clarinetto basso, sassofono e batteria), Viviane de Farias, “nuova voce del Brazilian Jazz” e Yxalag, band klezmer. schloss-proesels.seiseralm.it

Appuntamenti: 10/17/24 luglio, 21 e 28 agosto e 4 settembre 2017

Estate | ALPE 45


Foto: IDM/Uwe

Foto: SAM/Helmuth Rier

Foto: IDM/Frieder Blickle

Anteprima estate 2017

> luglio – agosto

> 29 settembre – 10 novembre

> 1 – 31 ottobre

> 6 – 8 ottobre

Estate in famiglia

Törggelen originale

40° Dispensa di Fiè

In estate l’Alpe di Siusi si trasforma in un paradiso magico per i bambini: in occasione del Dolomiti Ranger grandi e piccoli detective scoprono lo spazio vitale degli animali nel bosco e attorno l’acqua, osservano gli animali notturni, costruiscono un hotel per insetti e si immergono nel biotopo acquatico. Assieme alla Strega Martha, grandi e piccini vanno sulle tracce di streghe e stregoni. Si può scegliere tra una passeggiata notturna tra fate e folletti assieme alla Strega Martha, creare delle streghette d’erbe oppure ricercare magici simboli; lo spasso e il mistero sono garantiti. Coloro che invece preferiscono esplorare la vita di un maso lo possono fare con il programma “Un universo in fattoria”. Oltre vedere da vicino i cavalli, le famiglie scopriranno anche come il grano viene trasformato in farina, la farina in pane e il latte in formaggio.

Vivere la cultura e i piaceri della tavola: durante questa escursione nel paesaggio colorato potrete godere il tradizionale “Törggelen” e i raggi solari d’autunno. L’escursione guidata sul sentiero dei masi che avrà luogo ogni venerdì oltrepassa gli antichi masi di Aica e alcune osterie contadine, immergendosi in vigneti, castagneti e frutteti. Avrete la possibilità di conoscere un maso da vicino e scoprire le curiosità tanto sulla viticoltura durante una degustazione di vini. Il successivo pranzo nell’osteria offre l’occasione di degustare varie pietanze autoctone e di fare il pieno di energia per il ritorno al punto di partenza. Informazioni e prenotazioni presso gli Uffici informazioni

Da 40 anni, la Dispensa di Fiè è l’evento gastronomico autunnale per eccellenza nell’area vacanze Alpe di Siusi. I ristoratori e gli albergatori di Fiè allo Sciliar invitano all’”ottobre gastronomico”, realizzando i desideri d’ogni buongustaio e amante delle specialità autoctone. Questi artisti dei fornelli creano con raffinatezza pietanze originali, al motto “Antiche ricette reinterpretate e servite con amore”. www.voelserkuchlkastl.com

Festa dei Kastelruther Spatzen

46 ALPE | Estate

La tradizione ha un nome. 33 anni di “Festa dei Kastelruther Spatzen”: l’occasione per festeggiare è ancora più grande, fra migliaia di fan radunati sotto il grande tendone di Castelrotto. Un’emozione davvero senza eguali.


Komma Graphik - Foto: Helmuth Rier

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> utilizzo illimitato della Cabinovia Alpe di Siusi e dell’Alpe di Siusi Express (linea 10) > utilizzo illimitato del servizio bus navetta (linee 2, 3, 3A, 4, 5, 13 e 15), dell’Almbus (linea 11) e del Bus Piz (linea 14) > utilizzo illimitato della telecabina Bullaccia, delle seggiovie Spitzbühl, Panorama, Florian (Alpe di Siusi) e Marinzen (Castelrotto)

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> 3 volte sull’Alpe di Siusi e ritorno con un mezzo a scelta: Cabinovia Alpe di Siusi o Alpe di Siusi Express (linea 10) > utilizzo illimitato del servizio bus navetta (linee 2, 3, 3A, 4, 5, 13 e 15), dell’Almbus (linea 11) e del Bus Piz (linea 14)

> utilizzo illimitato della Cabinovia Alpe di Siusi e dell’Alpe di Siusi Express (linea 10) > utilizzo illimitato del servizio bus navetta (linee 2, 3, 3A, 4, 5, 13 e 15), dell’Almbus (linea 11) e del Bus Piz (linea 14)

> utilizzo illimitato della Cabinovia Alpe di Siusi e dell’Alpe di Siusi Express (linea 10) > utilizzo illimitato del servizio bus navetta (linee 2, 3, 3A, 4, 5, 13 e 15), dell’Almbus (linea 11) e del Bus Piz (linea 14)

La Combi Card e la Seiser Alm Card Gold non sono trasferibili! Bambini (nati dopo il 01/06/2009) e portatori di handicap su sedia a rotelle vanno gratis. Juniors (nati dopo il 01/06/2001) a metà prezzo. *Con l’Area vacanze Alpe di Siusi Live Card, che non è acquistabile e viene rilasciata gratuitamente ad ogni ospite dal proprio affittacamere o albergatore dell’area vacanze Alpe di Siusi partecipante all’offerta di mobilità, è prevista una riduzione del prezzo sulla Combi Card e la Seiser Alm Card Gold. Autosilo in pacchetto con l’acquisto della Combi Card o della Seiser Alm Card Gold: 1 giorno: 3,00 Euro, 3 giorni: 8,00 Euro, 7 giorni: 11,00 Euro, 14 giorni: 17,00 Euro.

Funivia Siusi-Alpe di Siusi SpA 39040 Siusi allo Sciliar · via Sciliar, 39 Tel. 0471 704 270 · Fax 0471 704 269 www.seiseralmbahn.it · info@seiseralmbahn.it


Foto: Moonlight/Armin Indio Mayr

Foto: SAM/Laurin Moser

Foto: SAM/Laurin Moser

Anteprima inverno 2017/18

> 6 dicembre – 8 aprile

> dicembre

> 21 gennaio

> 31 gennaio

Sciare con gusto in Alto Adige

Natale in montagna a Castelrotto

Il matrimonio contadino di Castelrotto

Alto Adige Moonlight Classic Alpe di Siusi

Emozioni sciistiche sull’Alpe di Siusi per trascorrere raffinati momenti sulla neve. Gli amanti dell’inverno volteggiano sulle assolate piste del più vasto altipiano d’Europa e si concedono una sosta presso un rifugio, assaporando eccellenti specialità gastronomiche. Svariate degustazioni, particolari pietanze ed eventi per buongustai fanno di ogni vacanza sugli sci un’esperienza indimenticabile, mostrando il lato più delizioso e dinamico dell’Alpe di Siusi.

L’aroma di panpepato, cannella e vin brulé che aleggia nell’aria segna il ritorno dell’Avvento alle falde dello Sciliar. Il Mercatino di Natale di Castelrotto offre artigianato tradizionale e dolci tipici, invitando a trascorrere piacevoli momenti in compagnia con una tazza di vin brulé sulle note del Natale. Il 15 e il 16 dicembre l’appuntamento è anche con i „Kastelruther Spatzen“, e le loro note musicali: l’ideale per favorire l’atmosfera di raccoglimento che precede il Natale.

Lo spettacolo in costume più affascinante dell’Alto Adige. Si tratta della ricostruzione storica di un matrimonio contadino, così come si celebrava un tempo ai piedi dello Sciliar. Il matrimonio contadino ha inizio a S. Valentino, luogo dal quale il corteo nuziale ci si incammina con la slitta trainata dai cavalli splendidamente addobbata – nella più precisa osservanza dell’ordine da sempre seguito – e attraversa campi innevati per giungere fino a Castelrotto.

> dicembre

Appuntamenti 8–10 dicembre 2017 15–17 dicembre 2017 22–24 dicembre 2017 26–28 dicembre 2017

Nel 2018, la Moonlight Classic offre nuovamente a numerosi atleti e fan la possibilità di trascorrere momenti sensazionali con una competizione notturna internazionale di sci di fondo alla luce delle fiaccole e al cospetto dello scenario invernale mozzafiato del più vasto altipiano d’Europa. I percorsi circolari di 30 e 15 km di lunghezza, con partenza e arrivo a Compatsch, prevedono esclusivamente lo stile classico. Questo spettacolare evento prende il via alle 20, ma l’area della partenza-traguardo è già gremita di spettatori prima dell’inizio della gara, quando suonatori del corno delle Alpi e schioccatori di frusta creano una suggestiva atmosfera. www.moonlightclassic.info

Festival invernale per bambini con la Strega Nix L’avvio della stagione invernale 2017/18 sarà davvero folgorante, perché per la terza volta l’Alpe di Siusi ospiterà il festival invernale per bambini, invitati dalla Strega Nix, che provvederà a trasformali in maghi e fattucchiere. Vi aspetterà una giornata piena di intrattenimento, giochi e puro divertimento invernale!

48 ALPE | Estate


Foto: SAM/Helmuth Rier

Foto: SAM/Helmuth Rier

Foto: IDM/Helmuth Rier

> 4 febbraio

> marzo

> 18 - 25 marzo

> marzo

Torneo invernale di Golf all’Alpe di Siusi

FIS Coppa del Mondo Slopestyle Snowboard & Freeski

Swing on Snow Winter Music Festival

Festival invernale per bambini con la Strega Nix

Un campo da golf total white, dove ci si può sfidare non passando tra una buca all’altra sul classico tappeto verde, ma muovendosi con destrezza su sci e snowboard. È il campo speciale che per un giorno attira tutti gli amanti della pallina bianca tra le Dolomiti per partecipare al Torneo invernale di Golf all’Alpe di Siusi. Professionisti di questo elegante sport si destreggiano su bianchissimi fairways innevati, godendo del panorama ad alta quota offerto dalle vette dello Sciliar e del Catinaccio. Si gioca su 9 buche che hanno una lunghezza tra i 61 e i 150 m.

A marzo, i migliori freestyler del mondo s’esibiscono in coreografie al limite del possibile su sci e snowboard. Le due Coppe del Mondo di Slopestyle hanno luogo presso l’Alpe di Siusi Snowpark. Lo slopestyle è la disciplina sportiva estrema più recente delle Olimpiadi, inserita a partire da Sotchi 2014 e contraddistinta da percorsi con salti e ostacoli. I sei membri della giuria valutano i trick in base a creatività, difficoltà ed esecuzione oppure stile, mentre per quanto riguarda i salti contano l’altezza, l’ampiezza e l’atterraggio. > marzo

Dolovino on Snow Dolovino on Snow invita a un tour di-vino attraverso l’Alpe di Siusi al motto “Eccellenti vini altoatesini ai piedi delle Dolomiti”. L’Alto Adige, infatti, non è solo un paradiso per gli amanti di sci ed escursioni, ma anche un’area vitivinicola nota in tutto il mondo. Presso numerosi punti di ristoro i buongustai possono degustare nobili stille altoatesine, mentre nei rifugi dell’altipiano potranno lasciarsi ammaliare dalle specialità gastronomiche.

Dal 18 al 25 marzo 2018 va in scena sullo sfondo dei più spettacolari paesaggi dell’area vacanze Alpe di Siusi Swing on Snow, la travolgente manifestazione che invita sciatori, boardisti e amanti delle cime innevate a destreggiarsi tra la neve a ritmo di pezzi folk, brani rock e le più eclettiche sperimentazioni musicali. Per 8 giorni, gruppi provenienti dall’intero arco alpino si alternano in concerti dirompenti tra le location più suggestive dell’altipiano più grande d’Europa, dando vita a concerti open air per la gioia dei visitatori. Ritmi travolgenti e toccanti pervaderanno al mattino le piste dell’Alpe per poi spostarsi nei rifugi e ristoranti a pranzo. A partire dalle ore 21, nei locali di Castelrotto, Siusi, Fiè allo Sciliar e Tires al Catinaccio saranno in programma “concerti after-hour”. www.swingonsnow.com

A marzo, l’Alpe di Siusi ospiterà il festival invernale per bambini, invitati dalla Strega Nix, che provvederà a trasformali in maghi e fattucchiere. Il festival sarà sicuramente divertente all’insegna dei giochi, con angolo del fai-da-te, caccia al tesoro, fantastica musica e numerose sorprese che faranno brillare gli occhi dei piccoli. Non mancheranno, inoltre, le opportunità per imparare a sciare o migliorare la tecnica. La Strega Nix vi svelerà anche interessanti trucchi per la sicurezza sulla neve.

Estate | ALPE 49


Foto: Helmuth Rier

Visto & sentito

Peter Fill vince un’altra sfera di cristallo nella discesa libera. Quest’inverno, siamo rimasti con il fiato sospeso fino all’ultima competizione di Coppa del Mondo di discesa libera. Conquistando il secondo posto alla finale di stagione ad Aspen, Peter Fill ha difeso il titolo, aggiudicandosi la piccola sfera di cristallo per la seconda volta consecutiva. Da dicembre, alcune statue in legno presso la stazione a valle della cabinovia Alpe di Siusi immortalano questo sciatore di successo di Castelrotto, così come la cugina Denise Karbon, ex-sciatrice, e Patrick Pigneter, slittinista su pista naturale.

Alpe di Siusi ALPIN

Riflettori puntati su arte e fotografia

Il libro “Alpe di Siusi ALPIN” narra circa 120 anni dello sci su quest’altipiano, facendo luce su quest’emozionante e sfaccettato periodo contraddistinto da guerra, pace, innovazioni e tradizione. All’inizio fu l’altipiano, poi intorno al 1900 hanno fatto la loro comparsa i primi amanti degli sport invernali, le malghe sono diventate i campi base degli ospiti, sono sorti rifugi e semplici alloggi, modeste sistemazioni si sono trasformate in ristoranti e hotel, delineando la storia del comprensorio sciistico.

Sebbene il nuovo centro visite del parco naturale a Siusi allo Sciliar verrà aperto ufficialmente solo nel 2019, quest’estate offre un variegato programma incentrato sulle fotografie della natura e del paesaggio tutt’intorno alle Dolomiti e al Parco Naturale Sciliar-Catinaccio. Opere di artisti locali rendono perfetta la serie d’esposizioni, aperte tutti i giorni (eccetto il lunedì) dalle ore 16 alle 19.

COLOFONE. ALPE: registrato pr. il trib. BZ, decreto n. 9/2002 R.St. Editore: Alpe di Siusi Marketing, 39050 Fiè allo Sciliar, Via del Paese, 15, Tel. 0471 709 600, Fax 0471 704 199, info@alpedisiusi.info, www.alpedisiusi.info. Direttore responsabile: Elisabeth Augustin Redazione: Elisabeth Augustin, Rosa Maria Erlacher, Sabine Funk, Barbara Pichler Rier, Katja Sanin, Michaela Baur, Daniela Kremer, Romina Glira; Traduzioni: Studio Bonetti & Peroni. Pubblicità: Sabine Demetz, Christoph Trocker. Impaginazione: Komma Graphik. Stampa: Druckhaus Kaufmann.

50 ALPE | Estate


UN Par adiso ter r estr e „Sorgenti delle streghe“

Il percor so d’avventur a per tutta la famiglia … e dopo accomodar si in una delle rusticali stuben nella Baita Tirler

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