Inverno 2010/11
ALPE Alpe di Siusi Magazin
CASTELROTTO · SIUSI ALLO SCILIAR · ALPE DI SIUSI · FIÈ ALLO SCILIAR
Fama mondiale Il mestiere degli scultori del legno
Le star dello sci di fondo L’aria alpina rende più forti
Un uomo „in ascesa“ Campione mondiale Urban Zemmer
Freestyler Divertimento d’alto livello
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Foto: Helmurth Rier
Editoriale & Sommario
Cari amici.
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Gli scultori del legno della Val Gardena nel mondo Pagina 10
La Chiesa di Maria Ausiliatrice a Siusi Pagina 12
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agie invernali e natalizie, cultura e specialità culinarie: dallo sci allo snowboard, dalle passeggiate con le ciaspole allo sci di fondo e non per ultimo fare parapendio invernale nelle Dolomiti e pattinare al Laghetto di Fiè, lasciarsi semplicemente coccolare - all’Alpe di Siusi la fantasia non ha limiti. Tutto è possibile e dimenticherete ben presto la quotidianità… Nelle pagine seguenti troverete vari suggerimenti che vi porteranno a sognare un pò. Anche questa edizione vi offre delle tematiche emozionanti, per coloro che amano godersi la vita, per gli sportivi e per chi desidera saperne di più su usi e costumi dell’area vacanze Alpe di Siusi. Gli argomenti principali sono il camp di allenamento di Marit Bjørgen, tre volte vincitrice nel fondo alle Olimpiadi di Vancouver e dei suoi colleghi di squadra. L’articolo “Dalle ciotole in legno alla fama mondiale” racconta del successo degli scultori del legno gardenesi nel mondo. Che cosa sono le “Rauhnächte“ (notti dell’incenso)? E come ha fatto Urban Zemmer a diventare un „Vertical Kilometer Skyrunner“? Gli amanti del caffè scopri-
ranno invece ciò che sapevano da sempre: il chicco di caffè non solo è buono, ma fa anche bene. Per una buona merenda altoatesina ci vuole anche lo speck. E il Maso Kaltenbrunnhof ci svelerà i segreti della sua preparazione.
Tradizioni di inizio anno Pagina 16
Urban Zemmer: Skyrunner di Castelrotto Pagina 20
Elite di fondo norvegese all’Alpe di Siusi Pagina 23
Non per ultimo, ALPE magazine vorrebbe anche farvi da guida, nel corso della vostra vacanza all’Alpe di Siusi. Oltre a fornirvi informazioni importanti riguardo a servizi pubblici, Vi dirà quali sono i ristoranti, le osterie e i punti di ritrovo migliori e le possibilità di shopping. Il magazine contiene inoltre un programma dettagliato delle numerose manifestazioni e degli eventi clou culturali e mondani. Perché non prendervi parte e godersi dei momenti piacevoli in compagnia? Vi auguriamo un meraviglioso, indimenticabile soggiorno, fatto di momenti piacevoli e di riposo.
L’olimpionica Marit Bjørgen Pagina 24
Snowboard a 360° presso il Laurin Pagina 28
Valentin Hofer e la sua passione per il caffè Pagina 32
Produzione di speck Pagina 35
La “pagnotta” di Siusi Pagina 36
Il coro maschile di Siusi Pagina 38
Anteprima inverno ’10/11 Pagina 40
Anteprima estate ’11 Pagina 42
Eduard Tröbinger Scherlin - Presidente
Visto & sentito
per Alpe di Siusi Marketing e le Associazioni Turistiche di Castelrotto, Siusi allo Sciliar, Alpe di Siusi e Fiè allo Sciliar.
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Dalle ciotole in legno alla fama mondiale
In tutto il mondo, la Val Gardena è nota come valle degli intagliatori del legno. Quest’arte artigiana viene praticata da quasi 400 anni e le sue opere sacre e profane scolpite nel cembro, un profumato legno locale, riscuotono successo in ogni dove. Testo: Barbara Pichler Rier Foto: Helmuth Rier
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Natura e scultori di legno della Val Gardena: simbiosi ideale
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a Val Gardena s’estende per circa 30 km, partendo dalla Valle Isarco, presso Ponte Gardena, a nord-est, nel leggendario mondo delle Dolomiti. Inizialmente, si presenta stretta e ostile, ma poco prima di Ortisei sboccia in boschi e prati, circondata dalle splendide cime dolomitiche, dal Sasso Lungo e, in-
fine, da Passo Gardena con i picchi del Cir e dall’imponente massiccio del Sella, impreziosito dalla Città dei Sassi. In Val Gardena si parla ladino, una delle tre lingue ufficiali dell’Alto Adige, insieme a tedesco e italiano. Da Castelrotto si raggiunge Ortisei, attraver-
Sculture in legno: capolavori artistici creati con passione
sando Passo Pinei, e sul versante sud-ovest della valle si trovano le località di Bulla, Roncadizza e Oltretorrente, le cosiddette frazioni ladine del Comune di Castelrotto. L’arte d’intagliare il legno. Oltre 400 anni fa, in Val Gardena, cominciò a svilupparsi un settore artigianale, che prima o poi sarebbe arrivato al successo. La popolazione aveva capito che i proventi dell’agricoltura non erano sufficienti per il loro sostentamento, così cominciò a dedicarsi principalmente alla creazione di recipienti in legno, che le valsero il nome di “tornitori di ciotole”. In breve tempo, gli intagliatori iniziarono a realizzare oggetti più artistici, come ad esempio presepi, crocifissi, statue, altari e allestimenti per le chiese: fantastici esempi dell’artigianato locale sono custoditi nel Museo della Val Gardena, a Ortisei. All’inizio del 17° secolo, per la prima volta, alcuni scultori impararono il mestiere lontano da casa. Questi due intagliatori, Trebinger e Vinatzer, divennero un modello per la scultura religiosa della Val Gardena e i loro laboratori artigiani stimolavano altre persone a lavorare il legno di cembro dei boschi locali. Oltre all’arte sacra, veniva creato un numero sempre maggiore di piccole sculture di carattere profano. Durante i lunghi inverni, gli agricoltori, spesso insieme all’intera famiglia, intagliavano presepi, giocattoli, cucchiai, piatti e maschere: un’attività secondaria che rappresentava un’ottima fonte di guadagno. Il costante incremento della richiesta d’oggetti artigianali portò alla nascita di un settore professionale specializzato nella loro vendita. I bottegai professionisti, dopo aver raggiunto il Portogallo e l’Olanda, spesso esclusivamente a piedi, vi si stabilivano, fondando sedi commerciali: nel 19° secolo, erano presenti in 130 località del mondo, persino in Nord America. Il commercio riguardava principalmente piccoli intagli, poiché le statue di grandi dimensioni o gli altari, ad esempio, erano solitamente lavori su commissione. Il contatto con il mondo non portò solo la notorietà, ma anche numerosi stimoli. Inizialmente, gli intagli non venivano dipinti e dorati da policromatori della Val Gardena: solo verso la fine del 18° secolo anche questo settore artigianale divenne autoctono, soprattutto a opera di »
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IDEA-ESCURSIONE IN ALTO ADIGE! Un mondo fantastico dell’arte scultorea in Val Gardena! Vieni e visita anche tu il più grande Mercatino Natalizio INDOOR delle Dolomiti!
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Tocco finale: lo scultore completa la sua Madonna
donne e bambini che lavoravano presso il loro domicilio. Scuola d’arte. A causa delle oscillazioni sul mercato dell’artigianato artistico, si cominciò a cercare soluzioni per migliorare la qualità degli oggetti intagliati e per stimolare la creatività degli scultori. Nel corso del 18° secolo, venne costruita la prima scuola d’intaglio, provvista di disegni e modelli in gesso e, inoltre, un laboratorio per gli apprendisti fu fonte di nuove ispirazioni, che portarono alcuni di loro a proseguire gli studi fino all’istruzione accademica e a fondare altri studi artistici. Alla fine del 18° secolo, venne inaugurata una scuola professionale d’intaglio a Ortisei, presente ancora oggi, e poco tempo dopo un’altra a Selva. Metodi innovativi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, si svilupparono forme produttive completamente nuove: grazie alla meccanizzazione dell’in-
taglio, fu possibile intensificare la produzione. Negli anni seguenti, ebbe inizio la vendita in massa di pezzi realizzati meccanicamente e, così, gli intagli della Val Gardena divennero tipici souvenir dell’Alto Adige. Il modello destinato all’intagliatrice automatica viene realizzato a mano da uno scultore e, successivamente, fresato dalla macchina nel legno massiccio. Le figure vengono poi rifinite e dipinte, spesso a domicilio. Nel 1969, è stato creato un marchio che consente di distinguere gli intagli realizzati esclusivamente a mano, da quelli eseguiti meccanicamente. Negli anni passati, il numero di scultori diminuì, a causa delle difficoltà economiche e, così, negli Anni ’90, alcuni scultori, policromatori e intagliatori decisero di fondare l’UNIKA, un gruppo di 60 soci, la cui offerta spazia dall’artigianato artistico tradizionale fino all’arte contemporanea: pezzi unici, proprio come dice il nome! «
Unika, scultori in fiera in Val Gardena 1 - 4 settembre 2011 Centro Tennis, Ortisei Una volta all’anno si può curiosare sulle dita degli intagliatori gardenesi! Ci sarà un angelo, un santo, un tifoso di calcio? www.unika.org Tel. +39 0471 794 526
Un gioiello medievale La Chiesa di Maria Ausiliatrice, uno stimato santuario del passato nel centro di Siusi allo Sciliar
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Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier
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a “vecchia chiesa”, come spesso viene colloquialmente chiamata, in contrapposizione alla Parrocchia Santa Croce, consacrata nel 1950, non è mai stata una parrocchia, poiché l’autonomia ecclesiastica di Siusi è stata riconosciuta solo nel 1973. Questa piccola casa del Signore, distaccamento del decanato di Castelrotto, era un santuario che custodiva il Santissimo, meta di numerosi pellegrini che, da ogni dove, vi si recavano in cerca di riparo e conforto al cospetto dell’immagine miracolosa di Maria Ausiliatrice. Un edificio del 17° secolo. La data indicata sull’architrave della porta consente di risalire all’anno di costruzione: il 1648. All’epoca, Siusi e dintorni contavano circa 50 località abitate: un motivo sufficiente per costruire una chiesa, nonostante le due cappelle private di Castelvecchio, residenza del poeta bardo Oswald von Wolkenstein, e di Castel Salego. Nel 1657, con l’inaugurazione della chiesetta, la frazione di Siusi ottenne l’indipendenza dal Comune di Castelrotto.
Esternamente non c’è traccia dello splendore artistico che regna all’interno: si tratta di un semplice edificio ricoperto di scandole, una tipica costruzione del primo stile barocco con un campanile ancora caratterizzato da elementi gotici, come doppie finestre con arco a tutto sesto e una guglia. Un particolare cenno va rivolto ai quattro doccioni del campanile, su cui sono raffigurate teste di animali: grondaie con una magica funzione difensiva. Le 14 stazioni della Via Crucis, dipinte sulla facciata esterna, sono ancora interamente conservate, mentre delle cappelle tutt’intorno alla chiesa ne sono rimaste solo undici. L’intonaco delle mura esterne mostra evidenti segni di un ampliamento postumo. Splendore barocco. Dal punto di vista architettonico, anche l’interno è contraddistinto dalla sobrietà: se la stessa volte a botte non rivendica diritti artistici, l’allestimento segue la corrente barocca dell’epoca, secondo cui la chiesa doveva, da un lato, glorificare Dio e, dall’altro, esaudire il desiderio terreno di sfarzo. Al centro dello slanciato altare maggiore in legno marmorizzato spicca un dipinto a olio di Maria con il Bambino, sorretto da angeli, con una cornice d’oro. Al di sotto, si trovano due raffigurazioni in rilievo del cuore di Gesù e di Maria, mentre al di sopra la colomba del Santo Spirito e Dio Padre con il globo terrestre rimandano alla Trinità divina. Di fianco all’altare, statue artistiche intagliate nel legno raffigurano Giovanni Battisti e Giovanni Evangelista.
L’altare laterale di Castel Salego. Secondo un’iscrizione sul basamento, l’altare laterale, consacrato a Santa Caterina d’Alessandria Martire, è stato realizzato nel 1669 in primo stile barocco e, probabilmente, proviene dalla cappella di Castel Salego, in rovina. La pala dell’altare rappresenta la leggenda mistica del matrimonio tra la martire e il Bambin Gesù: mentre un angelo mostra gli strumenti del martirio: la ruota (supplizio della ruota) e la spada (decapitazione), le figure lignee laterali rappresentano San Floriano, patrono dei vigili del fuoco, e San Sebastiano, protettore della salute. Il tettuccio del pulpito, da cui San Michele accoglie i visitatori con la tromba del Giudizio Universale, è particolarmente originale dal punto di vista artistico. Al di sotto, l’occhio di Dio veglia sulla bilancia delle anime, sorretta da una mano che fuoriesce da una nuvola: l’angelo posto su uno dei due piatti pesa più del diavolo, notevolmente più grande, collocato sull’altro. Una menzione particolare va anche alla navata con le stazioni della Via crucis, contraddistinte da cornici con rappresentazioni miniaturizzate dei rispettivi strumenti del martirio (arma Christi). In onore di Maria. La chiesa fu restaurata alla fine del secolo scorso e, nel 1993, dotata di un organo di Formentelli. Ancora oggi, numerosi credenti vi si recano per accendere una candela in onore di Maria, mentre a maggio, il mese della Madonna, hanno luogo le tradizionali “funzioni mariane” (orazioni serali). Matrimoni e battesimi, invece, vengono celebrati raramente, poiché la “vecchia chiesa” è molto piccola, come racconta l’albergatore dell’Hotel Genziana, che sorge di fronte. Egli, oltre a custodirne la chiave, ha il compito di suonare a morto la piccola campana, proveniente dalla cappella di Castelvecchio, in occasione del decesso di un abitante del paese. «
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Festa dei Re Magi: una benedizione per i contadini
Benedizione
per masi e campi Michael Jaider ha trascorso la sua intera esistenza al maso Tschötscher di San Osvaldo, proprietà di famiglia da 155 anni, dove le antiche usanze vengono tramandate di generazione in generazione, fino a oggi, anzi a domani!
Michael, chiamato Michl, anche conosciuto come il Tschötscher, è l’agricoltore del maso, nella cui suggestiva trattoria lavorano anche i figli, ormai adulti. Coloro che, come Michl, hanno trascorso la loro intera esistenza in un magnifico maso, hanno molti aneddoti da raccontare: usanze e tradizioni che caratterizzano la vita di una grande famiglia contadina, sempre tramandate con passione dai genitori. L’interesse per la quotidianità dei tempi antichi si riflette anche nel Museo contadino, che Michael Jaider ha realizzato all’interno del suo maso con la collaborazione dell’Associazione Pro Museo e di alcuni agricoltori dell’area dello Sciliar. In questa struttura, silenti testimoni del passato attendono i visitatori: attrezzi artigianali contadini, macchine agricole, antiche foto e oggetti della vita quotidiana, che incuriosiscono e fanno rivivere tempi ormai lontani. Pace montana: Michael Jaider benedice i propri campi con l’acqua santa
Profumo d’incenso. Una di queste usanze aveva luogo nelle cosiddette “Rauhnächten” (notti dell’incenso): si tratta di un rituale, oggi riservato soprattutto alla vigilia dell’Epifania, realizzato con incenso e acqua benedetta, per purificare la casa e il maso in occasione del nuovo anno. “La mattina dell’Epifania, il parroco di San Osvaldo, fintanto che ne avevamo uno, benediva la “Kinigwasser” (acqua dei Re Magi), durante una semplice cerimonia religiosa, cui partecipavano tutti gli agricoltori, che facevano poi ritorno a casa con l’acqua consacrata”, ricorda Michl. La sera, l’intera famiglia si riuniva nella Stube e la donna di casa o uno dei bambini mettevano in una padella di ferro un po’ di brace presa dalla stufa, su cui spargevano l’incenso portato dagli cantori della stella (bambini che, nel periodo dell’Epifania, si recano di casa in casa a cantare e raccogliere offerte). Successivamente, s’attraversava in preghiera l’abitazione, diffondendo il profumo dell’incenso, anche all’interno di cassetti e cassapanche, lasciati appositamente aperti. Di stanza in stanza, si passava poi nella stalla, per benedire anche gli animali, poiché per gli agricoltori il bestiame è di fondamentale importanza. Il profumo d’incenso aleggiava per giorni, ricordando la fidu- »
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l Maso Tschötscher con il suo vitigno centenario e l’affresco della Madonna con il Bambino vi danno il benvenuto in un’idilliaca atmosfera, pervasa da un’autentica tranquillità rurale, accanto al laghetto del paese e alla Chiesa di San Osvaldo, un piccolo borgo del Comune di Castelrotto.
Testo: Barbara Pichler Foto: Helmuth Rier
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Incenso e fuoco: il connubio ideale per benedire la propria casa e i campi
cia riposta nel nuovo anno, benedetto da Dio. Inoltre, la sera di San Erardo, ovvero l’8 gennaio, che segna il termine delle festività, l’agricoltore, la moglie o uno dei figli più grandi aspergono i campi con l’acqua benedetta. “L’Epifania tutte le feste le porta via”. Prima che scenda la notte, Michl si mette in cammino, indossando una giacca di lana e, naturalmente, il tipico grembiule blu che contraddistingue queste località. Il sottile strato di neve che ricopre i campi brilla, rischiarato dalla tenue luce del tramonto: l’unico suono che s’avverte tutt’intorno è quello dei suoi passi sulla soffice coltre bianca. Michl, con un bidone di latta pieno d’acqua benedetta, in una mano, e un ramo d’abete e un rosario, nell’altra, attraversa i campi, pregando e pensando al nuovo anno. Chiedendosi come sarà il tempo in primavera e in estate e sperando in un raccolto abbondante, spruzza sui campi l’acqua benedetta, per risvegliare la terra a nuova vita e renderla fertile. Quest’usanza non è tipicamente maschile, anzi, Michl e sua moglie Paula ricordano che era soprattutto la “mamma del Tschötscher” a occuparsene. Ancora oggi, il giorno di San Erardo, talvolta, le agricoltrici dei masi di San Osvaldo s’incontrano su prati e campi e, dopo averli benedetti, si concedono un meritato caffè insieme. “Una volta, non avendo tempo, abbiamo mandato i nostri figli a benedire i campi con un triciclo. Ah, come cambiano i tempi…”, racconta Michl. Dreikönigswasser. La cosiddetta acqua benedetta dei Re Magi gode ancora oggi di grande stima tra numerosi credenti e viene utilizzata durante tutto l’anno. «
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Urban Zemmer: Vertical Kilometer Skyrunner
Un uomo “in ascesa” Urban Zemmer, di Castelrotto, è lieto del suo straordinario titolo mondiale, conquistato dopo aver percorso in 33 minuti 2.100 metri con una pendenza media del 50 percento, stabilendo un sensazionale record internazionale.
» U Intervista: Elisabeth Augustin Foto: Helmuth Rier
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rban Zemmer corrisponde esattamente alla definizione popolare di “giovane semplice”, ma dietro al suo modesto aspetto, cela uno straordinario talento, accompagnato da allenamenti costanti e da una necessaria dose d’ambizione. In breve tempo, il 40enne installatore e agricoltore di montagna s’è fatto un nome, molto oltre i confini del suo Comune, scalando ripidi percorsi al-
pini in tempi “folli”, sia in inverno, che in estate. Un atleta eccezionale, un “tardone” che fa tremare anche gli avversari più giovani. ALPE ha fatto visita al campione mondiale, europeo e italiano a Maso Saxell, a San Michele, a 1.450 m s.l.m., vicino alle pareti rocciose della Bullaccia, che si stagliano ripide al cielo. »
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Il fascino della neve: l’incanto invernale di pendii innevati
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ALPE. Signor Zemmer, Lei è uno “skyrunner”: cosa significa esattamente? Urban Zemmer. Per la precisione sono un “vertical kilometer skyrunner”: si tratta di una corsa in salita, per coprire 1.000 metri di dislivello su un percorso che può raggiungere i 4 km di lunghezza. Tutto il resto fa parte della sfera d’interesse della corsa alpina. Oltre a skymarathon, ultra skymarathon, skyrace, skyspeed, e skybike, anche la vertical kilometer rientra nella denominazione protetta di “Skyrunning”. I miei colleghi corrono 30/40 km, ma non è ciò che m’interessa.
Come ha scoperto la passione per questo sport? Per puro caso! Tre anni fa, a Canazei, in Val di Fassa, ho disputato la mia prima gara. Una settimana prima dell’evento sono stato invitato a partecipare e, sebbene non avessi alcuna esperienza di “corse in verticale”, accettai. Ero un semplice appassionato di gare invernali di sci alpinismo, mentre, in estate, partecipavo solo a un paio di corse in montagna, per mantenermi in allenamento.
sette anni fa, quando ne avevo 33: ebbe inizio tutto con un tour invernale sugli sci; prima d’allora, non ero mai neanche andato in bici! Di professione sono un installatore e nei momenti liberi mi occupo del mio maso di montagna, quindi non mi rimane tempo per gli hobby. Così, un inverno di un paio d’anni fa, ho cominciato a risalire di notte le piste con gli sci da alpinismo e poi a correre in salita, finché non sono stato in grado di disputare le prime gare di tour sugli sci.
All’età di 37 anni non era certo il più giovane ad affrontare una simile prova… Ho iniziato a praticare sport solo
I suoi avversari non riescono a prenderLa... Ogni inverno, partecipo a dieci/ dodici gare di tour sugli sci, per
cina Canazei così, mi sono iscritto, ho partecipato e ho fatto il tempo migliore. Pur avendo vinto con un netto vantaggio, il premio non mi è stato conferito, principalmente perché non ero stato proposto da una squadra nazionale. Così, ora, è uno spagnolo a vantare il titolo di campione europeo. Ora, però, è campione del mondo! Questa volta m’è andata bene! Ai blocchi di partenza dei Mondiali di Canazei erano presenti i migliori corridori alpini, provenienti da circa una dozzina di nazioni, ma sono comunque riuscito di nuovo a tagliare per primo il traguardo! Cosa significa per Lei questo titolo? È un titolo, niente di più e niente di meno e, inoltre, non prevede nemmeno vincite in denaro, ma la vittoria “persa” agli Europei mi aveva motivato a dare il meglio. Ad agosto 2010, a Predazzo, è stato disputato il Campionato italiano, più difficile a causa del percorso non molto ripido, ma anche in quest’occasione sono stato il più veloce.
lo più notturne. Negli ultimi tre anni, sono sempre riuscito a raggiungere il traguardo prima dei miei avversari, precedendo perfino alcuni sportivi professionisti. Tuttavia, i miei record di percorso sono relativi: per me è importante partecipare, anche se riconosco d’aver provato un incredibile piacere per quello registrato in occasione della “Ötzi Marathon”, che ho disputato ripetutamente in team con il corridore Gerd Frick e il ciclista Dario Steinacher. Da quando partecipa alle gare internazionali di “vertical kilometer”? L’anno scorso, il Campionato Europeo è stato disputato nella vi-
Cosa può dirci del nuovo record mondiale che ha stabilito ai Mondiali? Il mio tempo è stato registrato come tale, ma esistono percorsi su cui valgono record diversi: ogni tracciato è differente! Più il percorso è ripido, più... ... mi sento bene. Ho una predilezione per i tracciati tecnici e particolarmente irti. Utilizza qualche supporto, quando corre? Sì, i bastoncini da nordic walking: essendo abituato a quelli che utilizzo durante le gare di tour sugli sci, mi facilitano i movimenti. I “normali” corridori alpini, invece, li trovano d’impedimento e,
spesso, hanno problemi di coordinazione, poiché devono impegnare maggiormente le braccia. Cosa contraddistingue un autentico multisportivo? Il concetto di multisportivo è relativo. Preferisco praticare uno sport che mi piace: più varietà offre una disciplina, meglio è! Il Suo sport è una questione di testa o di forza fisica? Devono cooperare entrambe: la testa deve voler raggiungere l’obiettivo e il corpo deve riuscirci, tenendo in considerazione una certa soglia di sopportazione della sofferenza. Desidero sempre mettermi alla prova con qualcosa di nuovo: ecco il mio stimolo, anche perché, in concreto, pur arrivando in cima, non guadagno niente. Quant’è grande l’interesse dei mass media per il “vertical kilometer running”? I media non sono un problema: non mi perseguitano ancora (ride). Si tratta di una disciplina sportiva marginale e il loro interesse è piuttosto scarso. Gli obiettivi per il Suo futuro sportivo? Desidero semplicemente continuare, finché la salute me lo permette: avendo cominciato relativamente tardi, non m’aspetto un futuro straordinario nel mondo dello sport e, inoltre, il maso non mi consente d’andare in giro per il mondo. Quasi ogni sera, dopo aver terminato i lavori nella stalla, indosso le scarpe da corsa e inizio a risalire la montagna, per mantenermi in forma. Magari, già il prossimo anno riuscirò a ripetere la vittoria ai Campionati Europei di “vertical kilometer”, in Spagna, e a essere riconosciuto ufficialmente campione europeo. «
Urban Zemmer fa tremare gli avversari
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Per il team della nazionale norvegese l’Alpe di Siusi è il luogo di allenamento ideale
L’aria alpina rende più forti Estate e inverno, i fondisti norvegesi s’allenano all’Alpe di Siusi
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opo la frenesia estiva, la tranquillità è tornata a regnare all’Alpe di Siusi e durante una giornata piacevolmente calda d’inizio settembre, verso mezzogiorno, mi concedo una sosta presso l’Hotel Steger Dellai. Non potete immaginare il mio stupore, nel vedere un gran numero di bastoncini per lo sci di fondo e rollerski appoggiati al muro e alti quasi come me, nonché zaini a terra, da cui spuntano bottigliette di plastica, la cui etichetta identifica una famosa bevanda per sportivi. “La Paula”. “A Paula sarebbe piaciuto”, penso involontariamente, guardando la grande statua in legno della sciatrice e i dipinti sul muro vicino all’ingresso: un meraviglioso omaggio alla grande Paula Wiesinger, che dopo la guerra gettò le basi dell’hotel insieme al famoso marito Hans Steger, guida alpina e maestro di sci. “La Paula”, come un tempo veniva chiamata dai suoi fan, fu una pioniera: negli anni ’30 partecipò a tutte le importanti gare sciistiche delle Alpi, conseguendo notevoli successi, tra cui un titolo di campione del mondo e complessivamente 13 di campione italiano, e, inoltre, scalò in cordata assicurata con il suo Hans le cime più elevate e le pareti più esposte delle Alpi meridionali. Oggi, una fondazione amministra il suo lascito, tenendo vivo il ricordo del suo operato.
Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Atomic, Fischer Ski
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Norwegian Cross Country Team. Ancora oggi, come ai tempi di Paula e Hans, l’hotel è un polo d’attrazione per tutti gli appassionati di sport: da molti anni, ad esempio, la squadra di sci di fondo norvegese vi soggiorna in occasione dei ritiri estivi
e invernali. Perché proprio l’Alpe di Siusi? “Qui ci troviamo molto bene ed è tutto perfetto: la sistemazione alberghiera, le prelibatezze gastronomiche, la tranquillità, il clima, la posizione in quota e quest’incantevole paesaggio alpino che, in estate, come in inverno, ci offre le condizioni migliori per l’allenamento”, rivela l’allenatore-capo Morten Aa Djupvik. Va ricordato, inoltre, che negli anni ’70/80 Castelrotto e l’Alpe di Siusi erano una roccaforte dello sci di fondo, sede di gare internazionali. Quando la FIS decretò, che le competizioni mondiali non potevano essere disputate oltre i 1700 m s.l.m., purtroppo l’Alpe di Siusi venne esclusa dalle sedi di gara, ma rimase la località d’allenamento ideale per le squadre nazionali. Oggi, non solo il team norvegese trae vantaggio dalla sua ottimale altitudine e dall’estesa rete di piste, ma anche atleti di spicco di numerose altre squadre nazionali di sci di fondo, che desiderano migliorare la loro resistenza prima delle gare decisive. Allenamento in quota. “L’allenamento in quota ha l’obiettivo di sfruttare il positivo effetto sull’efficienza fisica del ridotto contenuto d’ossigeno dell’aria”, spiega l’allenatore. L’organismo reagisce a questo minore apporto, formando un maggior numero di globuli rossi, per garantire una sufficiente ossigenazione cellulare. Quando gli atleti fanno ritorno in pianura, beneficiano di questa capacità del sangue di formare più ossigeno, che incrementa temporaneamente la loro efficienza. Le località situate a un’altitudine compresa tra 1800 e 2300 metri, dove la presenza d’ossigeno di- »
Inverno | ALPE 21
19 gennaio 2011
Alto Adige Moonlight Classic Alpe di Siusi Che stupore, per la luna, quando farà capolino da dietro le Dolomiti… Al suo sorgere sarà infatti al via una maratona di fondo quanto mai insolita nel suo genere. L’appuntamento per le centinaia di fondisti partecipanti è a Compaccio. Armati di sci e torcia, eccoli scivolare silenziosamente nella notte, fra il candore del paesaggio invernale, lungo i 20 o 36 km del tracciato che li ricondurrà al punto di partenza. L’evento si prospetta unico ed emozionante anche per i tanti spettatori della „Moonlight Classic“ dell’Alpe di Siusi. www.moonlightclassic.info
Marit Biørgen e le colleghe della nazionale amano unire lo sport al divertimento allo stato puro
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minuisce del 20 percento circa, sono le più vantaggiose. Al di sotto dei 1800 metri l’effetto stimolante sull’organismo è limitato, mentre oltre i 2300 metri il normale allenamento viene messo a rischio dall’eccessiva mancanza d’ossigeno e, soprattutto in inverno, dall’aria troppo secca e fredda, come spiega l’allenatore. Pertanto, l’Alpe di Siusi è proprio la località ideale per l’allenamento in quota di tutti i maratoneti, grazie alla sua altitudine minima di 1680 metri sul livello del mare, che raggiunge i 2350 metri nel punto più alto. Rollerski e corsa. L’allenatore, ovviamente senza scendere nei dettagli, mi descrive una tipica giornata d’allenamento della squadra norvegese che, dopo colazione, viene portata a valle, a Chiusa, con il suo autobus privato. Da lì, i fondisti con i rollerski seguono la pista ciclabile verso Ponte Gardena, superano un dislivello di ben 1300 metri, lungo la strada secondaria, e raggiungono il loro hotel
all’Alpe di Siusi. Dopo questo percorso di due ore, è prevista una pausa relax, prima dell’allenamento pomeridiano nella corsa. I ragazzi corrono sui ripidi sentieri alpini dello Sciliar, proseguendo per l’Alpe di Tires, Molignon, ecc., con un ritmo sostenuto per circa quattro ore. Successivamente, li aspetta ancora la palestra, per temprare i muscoli. Preparazione ai Mondiali. In autunno, il programma d’allenamento viene gradualmente intensificato, come racconta l’allenatore-capo: principalmente in Norvegia, ma anche a Livigno, sul ghiacciaio della Val Senales e a Davos. Poi, nel mese di gennaio, la squadra nazionale norvegese ritornerà per due settimane all’Alpe di Siusi, per concludere la preparazione ai Campionati mondiali di sci nordico 2011 di Oslo. Se qualche atleta lo desidera, può partecipare alla 5ª Moonlight Classic Marathon, la famosa gara di sci di fondo al cospetto della luna piena dell’Alpe di Siusi, il 19 gennaio 2011! «
“Tornare è sempre un piacere!” Intervista alla campionessa olimpica norvegese Marit Bjørgen
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d agosto, sull’Alpe di Siusi era possibile imbattersi in un’indiscussa star dello sci di fondo, la trentenne norvegese Marit Bjørgen (pluricampionessa olimpica e vincitrice di quattro ori ai mondiali), in vacanza insieme al fidanzato Fred Börre Lundberg, ex combinatista nordico (due volte campione del mondo e campione olimpico a Lillehammer). Nonostante la giornata molto calda, dopo una corsa sicuramente faticosa sugli skiroll, da Castelrotto all’Alpe di Siusi, all’appuntamento con ALPE si presenta una ragazza graziosa, piena d’energie e dall’aspetto straordinariamente fresco. A quanto pare, un’atleta del suo calibro non può rinunciare all’allenamento nemmeno in vacanza!
Signora Bjørgen, s’è concessa un po’ di relax dopo il Suo incredibile successo alle Olimpiadi di Vancouver? Marit Bjørgen: Ho fatto una breve pausa ad aprile e poi dal 1° maggio ho ripreso gli allenamenti, partecipando a numerosi ritiri con la squadra femminile norvegese. In questi giorni, il mio fidanzato e io desideravamo trascorrere una vacanza sul Lago di Garda, ma a causa del caldo intenso abbiamo optato per l’Alpe di Siusi.
di un allenamento molto lento, soprattutto a causa dell’altitudine, organizzato in modo da poter aumentare lentamente il ritmo. Ogni mattina, corro e faccio escursioni con il mio fidanzato tra queste magnifiche montagne, mentre nel pomeriggio risalgo la strada di montagna con gli skiroll. Finalmente, al calar della sera, ci rilassiamo nella SPA o all’aria aperta: in Norvegia non ne abbiamo l’occasione, così sull’Alpe ci godiamo ogni singolo istante.
Era già stata all’Alpe? Sì, ci sono stata per la prima volta nel 1998 e per me è sempre un piacere farvi ritorno! Come tutti i nordici, adoro il sole e qui il clima è molto piacevole anche per allenarsi: per noi norvegesi, i Paesi caldi sono davvero un sogno.
Conosce il Running Park? Sì e ho anche avuto l’occasione d’incontrarvi i ragazzi kenyani. Sembra una struttura nuova e la trovo un’ottima idea, perché i suoi soffici sentieri sono ideali per le articolazioni.
Lei s’allena anche durante le vacanze? Sì, lo faccio volentieri: si tratta
Ha già visto l’Alpe di Siusi nella sua veste invernale? Certo, in occasione di numerosi allenamenti con il team norve-
gese: la sua posizione in quota è perfetta per l’attività sportiva. In inverno, le piste da fondo sono ben battute, senza dimenticare le strutture alberghiere, l’arte gastronomica, l’ospitalità altoatesina… È impossibile non innamorarsi dell’Alpe di Siusi. Qual è il suo piatto preferito? Gli spaghetti sono un classico, ma adoro soprattutto speck e Schüttelbrot (pane croccante di segala); ho assaggiato anche i canederli e sono deliziosi: il pesce posso mangiarlo non appena torno in Norvegia!
Il direttore del Consorzio turis tico, Hubert Unterweger, ne sarà felice, visto che ha donato alla si gnora Bjørgen, in segno d’ospi talità, uno zaino tirolese origi nale pieno di Schüttelbrot, speck e vino altoatesini. “Oh, è fan tastico!”, ringrazia Marit, sor ridendo al suo fidanzato.
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I freestyler “Panettone Bros.” dominano la scena del Laurin, l’adrena linico paradiso dello snowboard che fa battere il cuore d’ogni rider.
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l King Laurin Snowpark è annoverato tra i migliori e più grandi snowpark d’Italia, in grado di garantire a tutti i freestyler un divertimento d’alto livello sul più ampio altipiano d’Europa. “Snowpark Guide” di Innsbruck lo definisce “Un piccolo angolo di paradiso nel cuore delle Dolomiti alto-
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atesine, dedicato a tutti gli appassionati di snowboard.” Il King Laurin Snowpark con la sua pista di 1,5 km e circa 50 diversi ostacoli offre ai freestyler il divertente susseguirsi di numerosi easy, medium e pro line, che esaudiranno ogni loro desiderio. Tra le sue particolarità spicca il
wood line, con le sue strutture ricavate da massicci tronchi d’albero, in cui sono stati intagliati i tradizionali personaggi del leggendario mondo delle Dolomiti. Tra questi non poteva certo mancare Re Laurino, il potente re degli gnomi, cui lo snowpark presso la seggiovia Laurin dell’Alpe » di Siusi deve il suo nome.
La leggenda di Re Laurino, il sovrano del Catinaccio gnomi che estraevano cristalli, Laurino, il re di una popolazione di : tagne, possedeva due armi magiche argento e oro dalle viscere delle mon a di dodici uomini, e una cappa una cintura, che gli conferiva la forz che lo rendeva invisibile. il giardino delle rose situato Tuttavia, il suo più grande tesoro era di cristallo: i fiori più belli erano davanti ai cancelli del suo castello e guai a chi avrebbe osato spezzarlo circondati da un sottile filo di seta avrebbe staccato braccia e gambe! e accedere al roseto… Re Laurino gli di dare in sposa l’incantevole Un bel giorno, il re dell’Adige decise grande torneo, tranne Re Laurino figlia Similde e, così, invitò tutti a un invisibile. Quando Laurino che vi partecipò in qualità di ospite ntevole viso e, senza esitare, vide Similde, s’innamorò del suo inca montò a cavallo e scappò con lei. rare la fanciulla e, in breve tempo, I cavalieri del re lo seguirono per libe . Re Laurino indossò la cintura giunsero davanti al giardino delle rose ma accorgendosi che, nonostante magica e diede inizio alla battaglia, catturato, s’avvolse nel mantello i poteri incantati, stava per essere giardino delle rose. magico e cominciò a correre per il digli al muoversi dei fiori, I cavalieri, individuando i suoi nascon la cintura magica e lo condussero riuscirono a catturarlo, spezzarono suo destino, lanciò una maledizione in prigione. Laurino, adirato per il nto: mai più occhio umano, contro il roseto, colpevole di tradime uto ammirarlo! Re Laurino, né di giorno, né di notte, avrebbe pot vole olo e così, ancora oggi, il suo incante però, aveva dimenticato il crepusc o. ont magia, all’alba e al tram giardino delle rose sboccia, come per
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L’Alpe di Siusi, grazie a circa 320 giorni di sole all’anno, è annoverata tra le aree sciistiche più soleggiate d’Europa, in grado d’offrire ai freestyler le condizioni ideali per un divertimento allo stato puro. Inoltre, ogni giorno, il King Laurin Snowpark viene perfettamente strutturato e battuto da un team di shaper e gatti delle nevi.
Headshaper: Manuel Mair Snowcat: Richard Neulichedl Per i rider più esperti il King Laurin Snowpark ha in serbo una triple kicker line con un flat che raggiunge i 18 metri, su cui si sono già lanciati campioni dello snowboard come Josh Sherman, Stefan Karlson e Simon Gruber. Senza dimenticare rail e box d’ogni dimensione, lungh ezza, forma e grado di difficoltà, proprio per tutti i gusti! 26 ALPE | Inverno
Se desiderate un po’ di relax, potete rifugiarvi nella chill zone dei Panettone Bros. e prendere il sole su comode sdraio, godendovi il meraviglioso panorama invernale dell’Alpe di Siusi con un fantastico sottofondo musicale. Questo è il punto d’incontro della scena locale, nonché sede di numerosi eventi.
Info
Eventi 2010/11
King Laurin Snowpark Alpe di Siusi (area dello Sciliar) 2200 m s.l.m. 1500 m di snowpark no 320 giorni di sole all’an 50 ostacoli Triple kicker line Special wood line Daily shape
L’associazione di freestyle ASV Panettone Bros. è lieta d’invitarvi a numerosi eventi, in grado d’esaudire ogni vostro desiderio. Non dovete far altro che scegliere se competere con altri sportivi o ammirare le sfide d’autentici professionisti in occasione del famoso Subject Schlern! L’associazione deve il suo nome a uno degli ostacoli più antichi, presente lungo la pista della seggiovia Laurin: il “Panet-
www.kinglaurinpark.it info@kinglaurinpark.it
18.12.2010 King Laurin Snowpark Opening Freeski-Contest 15.01.2011 16.01.2010 BTF South Tyrol Slopestyle Tour 12+13.02.2011 Subject Schlern*9 19.03. 2011 10 Spots Mission
tone” è una collinetta naturale che s’erge al centro del King Laurin Snowpark, proprio là dove si deve attraversare la pista per passare dall’easy-medium line alla pro line. Secondo i freestyler si tratta di una componente fondamentale dell’Alpe di Siusi: ecco perché i Panettone Bros. hanno scelto di farle onore.
Have Fun!
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Chicco pregiato: Valentin Hofer di Fiè allo Sciliar è appassionato dell’arte di fare il caffè
Valentin
Valentin Hofer, il primo sommelier altoatesino del caffè, ha un obiettivo importante: invitare tutti a riflettere maggiormente su questi pregiati chicchi, per creare un nuovo modo di vivere!
il mastro torrefattore
Nell’azienda di Valentin Hofer aleggia l’aroma dei chicchi, tostati nel retro del negozio il giorno precedente. L’imprenditore accompagna gli ospiti attraverso la lucente sala di tostatura, illustrando la sua missione: “Siamo bravi a distinguere le mele dalle pere, ma non sappiamo riconoscere le differenze tra le varie piante di caffè:
Arabica e Robusta non differiscono solo nel nome…”, spiega Valentin Hofer, accarezzando i chicchi non ancora lavorati, che attendono il loro destino all’interno di sacchi ordinatamente impilati uno sull’altro. “A livello mondiale e dopo il petrolio, il caffè è la merce più importante ma, paragonato alla quantità che ne beviamo, il nostro livello di conoscenza è davvero basso.” Il nostro esperto e sommelier diplomato ha scelto di portare a termine un compito davvero difficile nella patria del vino: avvicinare le persone alla cultura del caffè. Nella sua piccola e raffinata torrefazione di Fiè allo Sciliar, ha luogo il primo corso di prova per sommelier del caffè dell’Alto Adige (e anche d’Italia), che prevede, oltre a un’introduzione storica e alla presentazione di varietà di piante, metodi di raccolta e tipi di preparazione, anche la degustazione di differenti qualità, così come la loro comparazione. “La preparazione del caffè, invece, è un capitolo a parte”, spiega l’esperto, indicando con orgoglio la sua collezione di macinini e caffettiere da forme, colori e dimensioni più disparati. »
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’Alto Adige fa pensare immediatamente a paesaggi mozzafiato, cime incantate, sole, squisite ricette e nobili vini, ma Valentin Hofer è convinto che questa serie di pregi sarebbe perfetta solo se completata da un dettaglio essenziale: il caffè. Sebbene sia una bevanda molto apprezzata, annoverata da molti come la preferita, consumata quotidianamente (!) e in ogni occasione, la maggior parte delle persone conosce poco o niente di questi pregiati chicchi e così, purtroppo, in Alto adige il caffè vive nell’ombra. Se gli intenditori di vino, soprattutto in Alto Adige, sua autentica patria, conoscono i minimi dettagli circa origini, annate, sfumature e note particolari, coloro che si dedicano al caffè costituiscono una rispettabile rarità.
Testo: Elisabeth Augustin Foto: Helmuth Rier
Da appassionato a esperto L’imprenditore 41enne Valentin Hofer di Fiè allo Sciliar lavora da 16 anni nel settore del caffè, in cui, a partire dal 2007, ha portato a termine numerosi tirocini. Dopo aver frequentato diversi corsi, ha acquisito il titolo di “Esperto di caffè” e il “Diploma di sommelier del caffè”, così come il “Diploma di chef sommelier”, cui hanno fatto seguito “Latte Art”, “Barista di 1° e 2° livello speciale”, “Brew Master”, “Torrefattore” e “Cup Tasting”. A luglio 2008, Hofer ha frequentato un corso di formazione in una piantagione di caffè della Tanzania, grazie a cui ha acquisito preziose nozioni. Recentemente, ha conseguito anche il tanto agognato diploma della confederazione europea “Speciality Coffee Association of Europe” (SCAE), grazie al quale è entrato a far parte dei circa 100 docenti, a livello europeo, autorizzati a tenere corsi per diventare sommelier del caffè, baristi, ecc.
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Sapevate che ... Il caffè contribuisce all’apporto di liquidi, confutando così la credenza ampiamente diffusa che sottraesse acqua all’organismo. Il caffè ha effetti positivi in caso di mal di testa causato dalla tensione, poiché espande i vasi sanguigni periferici, aumentando la circolazione sanguigna nel cervello. Il caffè migliora l’efficienza fisica. I chicchi di caffè non ancora tostato vengono impiegati per lenire i dolori, rinforzare e stimolare l’organismo, così come in caso d’insonnia e nevralgie. Il consumo di caffè riduce il rischio di contrarre il morbo di Alzheimer. Il caffè apporta più antiossidanti d’ogni altro alimento: si tratta di elementi che bloccano e neutralizzano i radicali liberi, responsabili del danneggiamento cellulare nell’organismo. Il caffè è considerato l’antidoto universale secondo al consumo di droghe ed è il più efficace contro tutti i narcotici vegetali (belladonna, oppio, ecc.). Il caffè è l’ideale contro la cellulite, in caso di caduta dei capelli e occhi gonfi.
Caffè espresso: la bevanda che unisce gusto e una tradizione tutta italiana
Il caffè riduce la frequenza d’attacchi d’asma fino al 28 percento circa. Il caffè riduce fino all’80 percento circa il rischio di cirrosi epatica e, inoltre, un suo consumo elevato può diminuire anche il rischio di cancro al fegato. Bevendo almeno sette tazze di caffè al giorno, il rischio d’ammalarsi di diabete di tipo 2 diminuisce del 50 percento circa. Il caffè può ridurre fino al 10 percento circa il rischio di calcoli renali e, inoltre, protegge da quelli biliari.
Fonte: Valentin Hofer
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L’imperativo imprescindibile di Valentin Hofer è la qualità. “Anche se il caffè sprigiona il suo aroma al momento della tostatura, è la materia prima a essere decisiva.” L’esperto spiega, mostrando grandi foto, l’enorme dispendio collegato a questa coltivazione: il caffè buono ha il suo prezzo, soprattutto se proviene da piantagioni biologiche e/o dal commercio equo-solidale. “Per fare in modo che i coltivatori di Africa, America centrale o India vengano pagati adeguatamente per la loro materia prima e che, in Europa, il prodotto finale non sia di qualità scadente, né offerto a basso
prezzo, dobbiamo far conoscere l’elevato valore di questi chicchi”, rivela Hofer. Inoltre, dovrebbe essere anche nell’interesse del consumatore stesso poter bere un caffè digeribile e privo di sostanze nocive. In quest’ottica, la torrefazione “Caroma”, proprietà di Valentin Hofer e della moglie, nonché socia in affari, Irmgard, non punta sulla quantità, bensì su una produzione d’elevata qualità: una filosofia premiata dal loro successo. Sempre più gastronomi, rivenditori e intenditori, infatti, apprezzano la tostatura “in piccolo” e desiderano approfondire la loro conoscenza del caffè. «
pia scelta di vini prestigio Troverete un’ampia scelta di vini prestigiosi e specialità esclusive dell’Alto Adige sclusive dell’Alto Adige
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Prelibatezze di casa nostra: Dieter Trocker produce speck continuando così la tradizione di famiglia
Un’arte tramandata La produzione di speck di Maso Kaltenbrunnhof
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Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier
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Maso Kaltenbrunnhof di Tisana, presso Castelrotto, l’arte di produrre l’autentico speck altoatesino è stata tramandata di generazione in generazione. “Dopo la guerra, mio nonno cominciò a preparare lo speck per altre persone del paese”, racconta Dieter, il più giovane rampollo della famiglia Trocker, che mantiene in vita la tradizione di un maso ormai famoso e dalle dimensioni, un tempo, inimmaginabili. All’epoca di suo nonno, in ogni maso c’era una “Rauchkuchl” (cucina per l’affumicatura) e gli agricoltori allevavano maiali: tutto ciò che non poteva essere consumato subito, doveva essere salmistrato o affumicato, per poter essere conservato. Le salsicce affumicate, chiamate Kaminwurzen, e la carne salmistrata e affumicata, che a seconda della lavorazione diventava una spessa pancetta o un lardo sottile, venivano consumati poi nell’arco dell’anno durante l’Halbmittag (merenda di metà mattina) e la Marende (merenda pomeridiana), accompagnate da pane di segala fatto in casa e, spesso, anche da patate lesse e una brocca di leggero vino altoatesino, che conferivano l’energia necessaria per affrontare i duri lavori agricoli. Halbmittag e Marende erano due pause quotidiane osservate anche dagli zelanti artigiani e albergatori del paese che, non potendo allevare i maiali, né affumicare lo speck in casa, portavano carne tritata e cosciotti all’agricoltore del Kaltenbrunn, noto per i suoi squisiti prodotti.
Dopo qualche mese, ricevevano in cambio, dietro un compenso per il lavoro eseguito, Kaminwurzen e speck. Come di consueto a quei tempi, fin dalla prima giovinezza i figli aiutavano i genitori e così fece l’attento Anton, stando al fianco dell’abile padre, da cui apprese l’arte di produrre un ottimo speck altoatesino. Quando negli anni ’60 rilevò il maso, non andò a lavorare fuori, come facevano numerosi agricoltori per poter mantenere la famiglia, bensì avviò una piccola produzione di speck all’interno della sua proprietà. A differenza del padre, comprava la carne di maiali selezionati, per vendere salsicce e speck nel maso, così come a negozi e aziende alberghiere. Quest’attività lo impegnava molto. “Il terreno era lì, davanti a me, ma mi mancava il tempo per coltivarlo”, racconta Anton, che ora è affiancato dal figlio. Così, vendette le mucche, ristrutturò le stalle secondo le più recenti normative igieniche UE e portò a pascolare sui prati del maso i daini, che avrebbero dovuto fornirgli la carne per le salsicce. “Nel frattempo, però, sono diventati il suo hobby: li protegge così amorevolmente che siamo costretti ad acquistare la maggior parte della carne per le nostre salsicce di daino”, racconta il figlio. Tradizione secondo modernità. Ora è Dieter, esponente dell’ultima generazione, a mantenere in vita la tradizione, salando personalmente i prosciutti disossati con quel mix d’aromi, che utilizzava già suo nonno. “Sale marino, pepe, spezie, bacche di ginepro e altri ingredienti…”, svela solo in parte la ricetta segreta. »
I prosciutti restano per una settimana nella salamoia di spezie, all’interno della sala di salmistratura, dove vengono costantemente girati a mano, in modo che assorbano uniformemente l’aroma. Successivamente, vengono lasciati asciugare in una cella frigorifera per tre settimane e poi affumicati a freddo. Quest’ultima fase conferisce alla carne il suo tipico sapore, il colore vivo e, soprattutto, la rende conservabile, poiché il fumo assorbe l’umidità. In passato, il successo era strettamente legato alle condizioni climatiche e all’abilità dell’agricoltore, che doveva dosare correttamente l’affumicatura, oggi regolata da sofisticate tecniche. Il forno è dotato di un filtro dell’acqua, che rimuove i componenti nocivi del fumo freddo (18 gradi Celsius). L’alimentazione alternata d’aria fresca e fumo viene regolata automaticamente e, dopo una settimana, le cosce vengono portate in una stanza climatizzata, dove con un’umidità costante del 75 percento e una temperatura di 13 gradi Celsius, così come un continuo ricircolo, ha inizio un processo di maturazione lungo mesi. Tale fase si conclude all’interno di un’altra stanza climatizzata, più umida della precedente, in cui le cosce si ricoprono di uno strato di muffa, che non comporta alcun rischio per la salute e conferisce alla carne un sapore intenso. Prima che lo speck venga messo in vendita, questo strato viene rimosso con acqua fresca. Consigli da intenditori. Intanto, nella sala preposta alle vendite, Anton ha cominciato a tagliare una coscia di speck e a distribuire assaggini ai clienti in attesa: sembrano squisiti e la degustazione lo conferma. “Spesso, anche la mamma lavora in negozio: siamo un’autentica azienda a conduzione familiare”, rivela Dieter. Nel maso, vengono prodotte ogni anno 20.000 cosce di speck, cui vanno aggiunti pancetta, carni di bovino affumicate, Kaminwurzen, salsicce all’aglio, al peperoncino, di daino e di cavallo. “Se riponete lo speck sottovuoto in un posto freddo e buio o in frigorifero, si conserva per molti mesi”, consiglia Anton ai clienti. “Per far in modo che l’aroma possa sprigionarsi al meglio, dovreste togliere lo speck dalla confezione qualche ora prima di consumarlo. “E se ne rimane un po’?” domanda una signora. “Allora, conservatelo al fresco e all’asciutto, avvolto in un canovaccio o tra due piatti, così rimarrà delizioso per settimane”, consiglia Anton. «
Naturalmente: la pagnotta di Siusi
Il “Seiser Loabn” unisce passato e presente
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anto tempo fa, le dorate spighe dei campi di grano dell’altipiano di Castelrotto danzavano nel vento. Sul finire dell’estate, gli agricoltori mietevano il grano, lo legavano in covoni e, dopo averlo fatto asciugare, lo portavano nel fienile, dove gli steli venivano trebbiati con correggiati di legno, per staccare i chicchi dalle spighe e, successivamente, la pula veniva sceverata dal grano, utilizzando setacci o mulini a vento. In quell’epoca, lungo i ruscelli dello Sciliar, sorgevano ancora numerosi mulini azionati da ruote idrauliche, al cui interno il grano veniva trasformato dal mugnaio in farina. Ogni maso era provvisto di un forno a legna per la cottura del pane: un rito che aveva luogo circa una volta al mese. In quest’occasione, l’impasto a base di farina veniva mescolato in grandi recipienti e, dopo aver formato e cotto le pagnotte, le si la-
Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier
sciava asciugare sui cosiddetti Brotrahmen (speciali scaffali) all’interno delle arieggiate soffitte, da cui poi venivano prelevate per essere consumate nella Stube. Mentre oggigiorno i generi alimentari vengono acquistati, a quei tempi gli agricoltori provvedevano autonomamente al loro sostentamento. Tuttavia, l’alimentazione naturale sta riscuotendo nuovamente successo: perché, dunque, non produrre pane fatto in casa con il grano macinato personalmente? La scorsa primavera, Florian Rabanser, agricoltore del Maso Plunhof di San Valentino, nonché gestore di un hotel, ha seminato grano biologico di Demeter su uno dei suoi campi, ottenendo un ricco raccolto: 1200 kg che, in autunno, ha portato al Mulino Furscher di Siusi, azionato ancora oggi da una ruota idraulica, dove, Toni “il Furscher” lo ha macinato, consegnando poi al panettiere di Siusi,
Klaus Oberprantacher, la farina che, in inverno, servirà per produrre una particolare varietà di pane, interamente naturale. “Questa specialità contiene solo la farina integrale ricavata dal grano del Maso Plunhof, latte, lievito, pura acqua di sorgente e salgemma”, spiega Florian. Inoltre, non si poteva scegliere un nome migliore: Seiser Loabn, ovvero pagnotta di Siusi. Sebbene la produzione sia ancora limitata, coloro che conoscono Florian, sanno che ogni suo esperimento ben riuscito ha sempre un seguito: forse, grazie alla sua creazione, il vento dell’altipiano accarezzerà nuovamente i dorati campi di grano che, in autunno, saranno costellati di covoni di fieno. Il Seiser Loabn potrebbe riscuotere lo stesso grande successo dello Schüttelbrot (pane croccante di segala), che affonda le sue radici proprio qui, alle falde dello Sciliar. «
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Il 30° anniversario del coro maschile di Siusi allo Sciliar
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Uomini sincronizzati
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Testo: Rosa Maria Erlacher Foto: Helmuth Rier
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e prove del coro. “Pausa! Qui, c’è una pausa! Ma non la vedete?”, urla Toni, il direttore del coro, battendo la mano sul tavolo, mentre 35 uomini impauriti fissano lo spartito. “Riproviamo l’ultima strofa: un, due, tre, quattro…”, Toni alza la mano destra, mentre con la sinistra dà il tempo suonando il pianoforte. 35 bocche si schiudono, emettendo note perfettamente all’unisono, le corde vocali vibrano sincronizzate, il 1° tenore, il 2° tenore, i bassi primi e secondi rispettano la pausa: finalmente, Toni li ha tutti sotto controllo. Ora, un sorriso illumina il suo volto: è soddisfatto, per il sollievo dell’intero coro! Toni si sfila il pullover: è evidente che inizia ad aver caldo (“Alla fine della
prova sarà nudo”, mi sussurra scherzosamente un corista all’orecchio); poi, richiama con sguardo esigente l’attenzione dei suoi uomini e alza l’indice destro, che ricomincia a ondeggiare a tempo. “E ora, tutto da capo!” Qualche giorno dopo, in occasione del concerto del coro maschile di Siusi allo Sciliar, la Casa della Cultura è al completo: sul palco, 35 uomini, apparentemente tranquilli, indossano il Loden, un gilet di velluto a fiori sopra alla camicia bianca e un garofano rosso sul cappello. Il direttore Toni dà il benvenuto al pubblico, presenta la signora che accompagnerà il coro al pianoforte, illustra il repertorio e accorda i coristi. La sala viene avvolta dal silenzio…
Canti vivaci, impegnativi e… Improvvisamente la musica si diffonde con melodie polifoniche, armoniose, espressive e virtuose. Il concerto, apparentemente facile, ha inizio, mentre Toni dirige il coro con il suo incredibile temperamento, magistrale nei passaggi più difficili, e parla con il pubblico, per consentire ai coristi di riprendere fiato tra una canzone e l’altra. Il repertorio comprende sia pezzi vivaci, che impegnativi, spaziando dai canti popolari alle operette, dalle “canzonette” ai classici corali, in dialetto altoatesino, tedesco, italiano e inglese: gli uomini dimostrano sempre la loro grande esperienza, mentre il pubblico entusiasta apprezza la loro arte con fragorosi applausi. “Oggi, le canzoni sacre non erano in programma: le riserviamo alle festività religiose”, spiega il presidente del coro maschile, Helmuth Zwerger, al termine del concerto, facendo riferimento alla messa nella parrocchia di Siusi nel giorno di San Giuseppe, festa del santo e tradizionale Mandertag, oppure a matrimoni e sepolture di parenti dei coristi. Oltre a quello maschile, infatti, a Siusi c’è anche il coro della chiesa, sempre diretto dall’instancabile Toni; la maggior parte dei cantanti fa parte di entrambi. Il piacere di cantare. Nel 1980, dopo una prova del coro della chiesa finita a tarda sera, alcuni signori si ritrovarono in trattoria per bere una birra e decisero di fondare il coro maschile, poiché non desideravano più dedicarsi solo a canti sacri, come ricorda uno dei presenti, il presidente Helmuth Zwerger. In breve tempo, si presentarono numerosi uomini appassionati di canto e arrivarono richieste dall’intera area del Comune di Castelrotto, di cui Siusi allo Sciliar è una frazione. “Non abbiamo mai fatto distinzioni: giovani, anziani, agricoltori, artigiani, laureati, provenienti da Castelrotto o dall’Alpe di Siusi: tutti sono i benvenuti, purché condividano la passione per il canto”, rivela Zwerger. Perfino un uomo religioso come il parroco di Siusi, nonché decano di Castelrotto, da molti anni è uno degli estimatori del coro maschile, di cui è stato nominato vice-direttore. Oltre a una buona dose di talento e a nozioni di base, gli uomini devono possedere disciplina e volontà, poiché il canto richiede impegno. “Siamo un coro laico e ambizioso”, afferma il pre-
sidente. Le prove hanno luogo due sere alla settimana: tutti i lunedì un docente della scuola di musica di Siusi cura lo sviluppo vocale degli uomini, mentre il martedì si prova il repertorio, fino a notte fonda. Senza dimenticare le numerose esibizioni, non solo in occasione di ogni possibile evento di paese, ma anche oltre i suoi confini, quando viene richiesta la loro presenza. Tournée. Oltre al puro desiderio di cantare, anche le tournée annuali, intraprese dal coro in occasione dei concerti all’estero, hanno un effetto positivo. Il primo di questi viaggi, risalente al 1985, avvenne per puro caso: un gruppo di pellegrini chiese al coro d’accompagnarli in Terra Santa, per curare la parte musicale delle messe che sarebbero state celebrate nei luoghi sacri. Poi, sempre casualmente, in Israele, ebbero luogo concerti nei kibbuz e nelle sale cittadine. I coristi ebbero così l’ottima idea di procurarsi il denaro necessario per i loro viaggi, organizzando, ogni anno nel mese d’agosto, una festa di paese, diventata ormai una tradizione: la “Festa della Polenta” di Siusi. Seguirono tournée negli USA, in Brasile, Bolivia, Sudafrica, Namibia e altri Stati, che costituiscono sempre un’emozionante “fuga” dalla vita quotidiana, nonché una conferma delle loro doti artistiche corali, anche lontano dalla patria.
> 23 - 30 gennaio 2011
Swing on Snow Otto giorni di musica all’Alpe di Siusi, nelle baite e nei paesini ai piedi dello Sciliar, musica popolare, gruppi provenienti da tutta l’area alpina, atmosfera lieta e piacevole. Tutto questo sarà Swing on Snow 2011. Al mattino sono i gruppi Bifunk e Saxpack a riscaldare le piste. Uno dei momenti clou dell’evento è rappresentato dal concerto di apertura con il gruppo austriaco „Der Berg“. Per la sesta volta questo festival di musica popolare alpina offre un connubio di musica folk e jazz, soul, pop e musica classica. www.swingonsnow.com
Il direttore artistico di „Swing on Snow“ e bassista Hartwig Mumelter
Il raduno dei cori maschili all’Alpe di Siusi. Ogni due anni, il coro maschile di Siusi allo Sciliar offre al mondo la conferma che la musica non conosce confini. “Durante un fine settimana di luglio, invitiamo all’Alpe di Siusi i cori maschili di tutt’Europa, in occasione di un raduno che esalta l’amicizia e la gioia di cantare insieme”, rivela Helmuth. Inoltre, venti/trenta cori organizzano insieme una messa all’aperto, celebrata sulla Bullaccia da Franz Pixner, decano e membro del coro e, successivamente, eseguono a turno i loro canti, dando vita a un grandioso concerto al cospetto delle Dolomiti, nell’ampia arena naturale dell’Alpe di Siusi. Nel 2010, il coro ha organizzato un suggestivo concerto in occasione del suo trentesimo anniversario, presentandosi in maniera “entusiasmante”, come ha riferito un esperto: 30 anni con il loro direttore Toni hanno dato buoni frutti… «
Inverno | ALPE 37
Anteprima inverno ’10/11
> Dicembre 2010
> 12 dicembre 2010
> Inverno 2010/11
> 13-23 gennaio 2011
Natale a Castelrotto
Highspeed Race 2010
Fantasmi d’inverno a Castel Presule
Antiche ricette dei banchetti nuziali
Per la quinta volta gli abitanti di Castelrotto rivelano i segreti delle loro antiche usanze natalizie. Le contadine di Castelrotto allietano poi gli ospiti del mercatino a suon di biscotti di panpepato, dolci natalizi, panforte e krapfen. Il secondo fine settimana l’appuntamento è anche con i „Kastelruther Spatzen“, e le loro note musicali: l’ideale per favorire l’atmosfera di raccoglimento che precede il natale. www.mercatino-castelrotto.com
Si inizia alla grande con la Highspeed Race, emozionante gara ad alta velocità sugli sci che vede come ospite d’eccezione il campione Kristian Ghedina. I più temerari possono sfidare il grande campione sulla pista Punta d’Oro!
Maestoso e ben conservato, il castello troneggia nel borgo di Presule, presso Fiè allo Sciliar, richiamando visitatori anche nella stagione più fredda. www.schloss-proesels.it
Dal 13 al 23 gennaio 2011, in alcuni ristoranti di Castelrotto sarà possibile rivivere l’atmosfera e il gusto dei banchetti nuziali tradizionali, attraverso una carrellata di cibi prelibati proprio come si usava in occasione dei matrimoni contadini. Tra le varie specialità indichiamo: sella di camoscio marinato, pasta contadina con ragù di selvaggina, frattaglie di vitello con canederli, nodino di cervo alle erbe, formaggio grigio con cipolla, pane dolce nuziale e “krapfen” al papavero.
Appuntamenti 4 - 8 dicembre 2010 10 - 12 dicembre 2010 18 - 19 dicembre 2010
38 ALPE | Inverno
> 1 gennaio 2011 > 18 dicembre 2010
King Laurin Snowpark Opening 2010 Il King Laurin Snowpark inaugura la stagione invernale con un jump e rail contest, BBQ e musica. www.kinglaurinpark.it
Fan & Fun con Denise Karbon e Peter Fill La tradizionale gara del Denise Karbon Fan Club è un appuntamento agonistico e mondano al tempo stesso. A mescolarsi fra gli appassionati di sci che si misurano sulla pista Guns di Castelrotto, anche Denise Karbon e Peter Fill. Per iscrizioni e informazioni: www.denisekarbon.it
> 16 gennaio 2011
BTF South Tyrol Slopestyle L’Alpe di Siusi è la prima fermata del slopestyle tour che attraversa l’Alto Adige. Un percorso ad ostacoli con jumps e rails si presenta ai freestyler. www.kinglaurinpark.it
Foto: Helmurth Rier
> 19 gennaio 2011
> 23-30 gennaio 2011
> 19 marzo 2011
> 20 marzo 2011
Alto Adige Moonlight Classic Alpe di Siusi
Swing on Snow
10-Spots Mission
(Vedi pagina 37)
20 squadre, 10 missions e 2 ore di tempo: all’evento 10 Spots Mission concorrono team composti da uno sciatore e da uno snowboarder. Su tutta l’Alpe di Siusi sono posizionate 10 tappe e ad ogni tappa vi è una nuova sfida da affrontare. I team possono orientarsi grazie ad una cartina e possono muoversi agevolmente da una tappa all’altra. www.kinglaurinpark.it
La gara del “Nastro Azzurro” dell’Alpe di Siusi
(Vedi pagina 22) > 12/13 febbraio 2011
Torneo invernale di golf all’Alpe di Siusi Giocare a golf sulla neve immersi in un panorama mozzafiato. Per gli amanti del golf il 23 gennaio si svolge il torneo invernale dell’Alpe di Siusi. 9 le buche, dalla stazione a monte della cabinovia passando per l’impianto Laurin, il Panorama fino ad arrivare al Puttinggreen del Plaza, via sci, snowboard o slittino. www.golfkastelruth.it
Subject Schlern 9 Il Subject Schlern 9 si rivolge ai professionisti, ma non solo. Tutti coloro che vogliono mostrare le loro abilità e ricevere 1 Euro per ogni grado girato possono partecipare. www.kinglaurinpark.it
> 16 gennaio 2011
Il matrimonio contadino di Castelrotto Foto: SAM/Laurin Moser
> 23 gennaio 2011
Nel lontano 1953, la gloriosa gara contava oltre 250 partecipanti, assurgendo ad evento sportivo della provincia. Un’idea originale, la valutazione di una combinazione alpina di discesa e slalom, non poteva che raccogliere consensi (anche fra i meno avvezzi alle gare). www.dasblaueband.it
Lo spettacolo in costume più affascinante dell’Alto Adige. Si tratta della ricostruzione storica di un matrimonio contadino, così come si celebrava un tempo ai piedi dello Sciliar. Il matrimonio contadino ha inizio a S. Valentino, luogo dal quale il corteo nuziale ci si incammina con la slitta trainata dai cavalli splendidamente addobbata – nella più precisa osservanza dell’ordine da sempre seguito – e attraversa campi innevati per giungere fino a Castelrotto.
Inverno | ALPE 39
Anteprima estate ’11
> 4 e 5 giugno 2011
> 10/11 giugno 2011
> Estate 2011
> Luglio/agosto 2011
29 Cavalcata Oswald von Wolkenstein
Grande Open Air dei Kastelruther Spatzen
Estate a Castel Presule
Summer Classics di Siusi allo Sciliar
Nessun altro evento riesce a fondere così sapientemente storia, sport, tradizione, cultura e folclore come la celebre cavalcata intitolata ad Oswald von Wolkenstein. Il tradizionale spettacolo equestre è celebrato ogni anno sullo sfondo di un paesaggio unico e di fronte ad un pubblico in visibilio. Il torneo storico ha inizio al Castel Forte a Ponte Gardena: vessilli al vento, i cavalieri passano di torneo in torneo mettendo alla prova le loro doti di velocità, abilità e governo del cavallo. Spirito di squadra, coraggio e amore per l’animale: questi i requisiti fondamentali chiesti ad una squadra che voglia aggiudicarsi il prestigioso concorso. Al termine delle sfide, la solenne premiazione a Castel Presule fra la pompa e lo sfarzo tipici del grande poeta e cantore lirico. La presentazione delle squadre partecipanti e la grande festa si terranno nella località di Siusi allo Sciliar. www.ovw-ritt.com
L’open air dei Kastelruther Spatzen giunge nel 2011 alla sua quindicesima edizione. Migliaia di fans attesi a Castelrotto per applaudire i beniamini, pronti ad esibirsi sullo sfondo di uno spettacolo musicale senza eguali.
L’estate a Castel Presule riserva anche per il 2011 serate superbe e matinés d’incanto. Il prezioso repertorio degli artisti, musicisti e cantanti, spazia dalle morbide sonorità della musica classica alla genuinità della musica popolare fino alle eleganti note del jazz. E per chi non assiste ai concert, l’opportunità di esplorare le antiche mura è comunque offerta dalle visite guidate, organizzate durante l’intera stagione calda. www.schloss-proesels.it
Agli appassionati di musica classica, Siusi propone anche quest’anno una serie di straordinari concerti. Artisti italiani con alle spalle esperienze internazionali si esibiranno sulle note di grandi compositori. Con il suo alto livello, la “Summer Classics” è da tempo parte integrante del programma culturale estivo proposto, ai piedi dello Sciliar, ad un pubblico estasiato di residenti e villeggianti.
a
40 ALPE | Inverno
> 6-26 luglio 2011
Schlern International Music Festival Per settimane si spargeranno nell’aria di Fiè e dintorni note e melodie classiche, da Anton Bruckner a Zemlinsky. Giovani talenti dagli USA, dal Giappone e dalla Corea, tentano l’ascesa all’Olimpo della musica classica regalando ogni giorno indimenticabili concerti in chiese e cappelle all’ombra dello Sciliar.
> 2 luglio - 3 settembre 2011
Estate: Tutti in famiglia! All’arrivo dell’estate l’Alpe di Siusi si trasforma in un paradiso per bambini: piccoli e grandi si avviano alla ricerca delle tracce di streghe e stregoni. E per chi preferisce assaporare la vita nei masi e scoprire l’Alpe di Siusi in sella ad un cavallo potrà vivere a stretto contatto con la natura.
> 7-9 ottobre 2011
Festa dei Kastelruther Spatzen La tradizione ha un nome. 27 anni di “Festa dei Kastelruther Spatzen”: l’occasione per festeggiare è ancora più grande, fra migliaia di fans radunati sotto il grande tendone di Castelrotto. Un’emozione davvero senza eguali. www.kastelruther-spatzen.de
Foto: Helmurth Rier
Rassegne culinarie ’11
> Giugno 2011
> 30 giugno - 10 luglio 2011
> 28 agosto - 11 settembre 2011
> 22 settembre - 3 ottobre 2011
Cucina naturale di Fiè allo Sciliar
Incanto d’erbe
Settimane dello Strudel
Canederli & Canederli
La settimana di specialità culinarie propone piatti a base di ingredienti selezionati, arricchiti dal profumo e dal sapore di erbe e ortaggi selvatici. Cucinare con erbe e ortaggi selvatici, è esclusivo perché possono essere raccolti nella natura incontaminata, sono ingredienti sani e dal sapore intenso. La settimana gastronomica “Incanto d’erbe” offre delle specialità fantasiose grazie a ingredienti speciali provenienti dall’orto e invoglia a provarle tutte. Una vera festa dei sensi.
Lo strudel, dal ripieno dolce o salato, si annovera fra i piaceri gastronomici più irresistibili della cucina altoatesina. Ma c’è strudel e strudel: a seconda della zona e delle tradizioni familiari, pasta e ripieno sono ogni volta diversi. Ogni artista ha i suoi ingredienti preferiti, una certa lavorazione della pasta e un tocco personale. E per scoprire le mille delicate sfumature diverse, niente di meglio delle due settimane dedicate in settembre a questa gradita specialità, quando strudel di mele, strudel ai funghi & Co. faranno da padroni sui tavoli di ristoranti e caffè. Festa dello Strudel 10.09.2010 a Siusi.
Le settimane delle specialità dedicate ai canederli sono un grande omaggio tributato al piatto più tipicamente altoatesino, e il riconoscimento, per la prima volta, del ruolo che merita. E sui menù dei ristoranti aderenti all’iniziativa sarà tutto un fiorire di canederli, di tutti colori e in tutte le „salse“. Solo la forma sarà immutata per offrire un gusto immancabilmente a tutto tondo. A preannunciare il grande festival, la Festa dei canederli, organizzata in agosto sulla piazza principale di Castelrotto.
Da anni, ormai, i cuochi di Fiè scelgono il mese di giugno per annunciare l’estate a suon di piatti leggeri e appetitosi. All’arrivo della bella stagione, con le primizie dolci e succose a far capolino negli orti, la voglia di piatti naturali e genuini prende il sopravvento. Il giugno gastronomico di Fiè affascina per la naturalezza delle sue pietanze, create con delicatezza e servite con amore. Un’occasione da non perdere per tutti coloro che amano una cucina buona e sana.
> 1-31 ottobre 2011
34a Dispensa di Fiè Uno spunto per i buongustai e gli amanti della cucina locale: la Dispensa di Fiè allo Sciliar. Dal 1978 i ristoratori della località invitano a partecipare all’ottobre gastonomico, pronti a sorprendere ancora una volta con la rivisitazione di piatti tradizionali. Piatti creati con amore e serviti con altrettanta passione. Piatti originali eppure antichi. L’ottobre culinario di Fiè: un’occasione da non lasciarsi sfuggire. www.voelserkuchlkastl.com
Inverno | ALPE 41
Foto: Helmurth Rier
Visto & sentito
Auto d’epoca a Fiè allo Sciliar. Oltre cento auto d’epoca classiche hanno fatto rivivere il passato nel centro di Fiè allo Sciliar, durante una bella giornata d’agosto. Dopo un piacevole tour attraverso i passi dolomitici, i partecipanti al raduno itinerante “Trentino Classic” hanno pranzato in un ristorante di Fiè, lasciando a numerosi appassionati la possibilità d’ammirare le loro vetture parcheggiate sul piazzale della chiesa. Tra queste spiccavano modelli rari, come una Bentley Le Mans Tourer del 1928 e una Rolls-Royce Ghost del 1918. Successivamente, gli autisti hanno raggiunto e visitato il magnifico Castel Presule, guidati dall’esperto custode Michl.
Foto: SIMF Othmar Seehauser
La star del pianoforte Simon Abbey a Castel Presule New York, London e Fiè allo Sciliar sono state le tappe di quest‘anno del famosissimo pianista americano. Il pianista ha interpretato a Castel Presule opere di Robert Schumann e Frederic Chopin nell’ambito del Schlern International Music Festival.
E l’allenamento continua …
Walter Zenga
La campionessa olimpica sui 30 chilometri partenza di massa di Vancouver, Justyna Kowalczyk a maggio si è allenata per due settimane all‘Alpe di Siusi. La fondista polacca si è esercitata dalle 5 alle 7 ore al giorno. Al mattino si è dedicata alla bicicletta, il pomeriggio alla corsa. Questo è stato il primo camp di Justyna Kowalczyk all‘Alpe di Siusi: un “arrivederci” e un “a presto”. Perché anche nel 2011 ritornerà ad allenarsi all‘Alpe di Siusi.
ex portiere della nazionale italiana e ora allenatore del famoso club degli Emirati Arabi Uniti, Al Nasr, è stato a Siusi allo Sciliar per il ritiro precampionato dal 5 luglio al 2 agosto 2010.
COLOFONE. ALPE: registrato pr. il trib. BZ, decreto n. 9/2002 R.St. Editore: Alpe di Siusi Marketing. Direttore Responsabile: Hubert Unterweger. Redazione: Elisabeth Augustin, Rosa Maria Erlacher, Barbara Pichler-Rier, Michaela Baur. Pubblicità: Sabine Demetz, Christoph Trocker. Traduzioni: Bonetti & Peroni, Daniela Perucatti. Impaginazione: Komma Graphik. Stampa: Litopat, Verona. Tiratura: 50.000 copie
42 ALPE | Inverno
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