Ambientarsi

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AMBIENTARSI

Trimestrale d’Informazione Ambientale Anno I Numero 3 Settembre 2010 - www.ambientarsi.net Iscrizione al tribunale di Roma N. 95/2010 del 16/03/2010

Direttore Responsabile Alessandra Lombardi Direttore editoriale Amodio Di Luccio Capo redattore Sergio Ferraris Editore ADL Publishing Srl Art director Alessandra Pidò Progetto grafico ADL Group Srl Stampa Grafiche San Benedetto Srl Contatti Via R. R. Garibaldi, 119 00144 Roma T. +39 06 92918060 F. +39 0692911651 email: redazione@ambientarsi.net Redazione: Roberto Ballarotto, Claudia Bettiol, Pietro Cambi, Giuseppina Crisci, Alessandro Drago, Carla Gentili, Giuseppe Langella, Simone Malacrida, Alessandro Ribaldi, Alessandra Tomeo, Alessandra Tosato, Luca Vecchiato Le opinioni contenute negli articoli di Ambientarsi sono da ascriversi ai singoli autori e non rappresentano necessariamente la linea della Redazione. © Copyright Tutti i diritti di riproduzione o di traduzione degli articoli pubblicati sono riservati. Manoscritti, disegni e fotografie sono di proprietà dell’editore. È vietata la riproduzione anche parziale degli articoli salvo espressa autorizzazione scritta dell’editore. I contenuti pubblicitari sono riportati senza responsabilità, a puro titolo informativo. GARANZIA DI RISERVATEZZA L’editore garantisce il rispetto del principio di riservatezza nel trattamento dei dati forniti dagli abbonati. Ai sensi degli artt. 7,8,9 Dlgs 196/2003 gli interessati possono in ogni momento esercitare i loro diritti rivolgendosi a: ADL Publishing Srl all’indirizzo e-mail abbonamenti@ambientarsi.net Stampata su carta ecologica senza contenuto di cloro

Per abbonarsi L’abbonamento a 4 numeri ha un costo di Euro 20,00

Sommario Un nuovo conto per il Sole

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La sostenibile leggerezza dell’abitare

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L’elettrico in movimento di Alessandra Tomeo

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Il cinema a “luci verdi” di Alessandro Ribaldi

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Tempi di crisi di Marinella Gimmelli

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Lo scambio del fotovoltaico

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Chernobyl dell’oro nero di Simone Malacrida

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Soffi d’energia

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di Simone Malacrida Incentivi di Sergio Ferraris Edilizia sostenibile Emissioni zero Cultura

Invenzioni

di Roberto Ballarotto Esperienze Petrolio

- Vento associato di Alessandra Lombardi - Vento in poppa di Alessandra Lombardi - Piccole pale crescono di Sergio Ferraris - Vento sgonfiato di Alessandro Drago - Mini storia di un mini eolico di Pietro Cambi

L’ecologia dell’acqua di Alessandro Drago

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La sostenibile leggerezza dell’acqua

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L’energia dell’alga

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Energia nel profondo di Alessandra Lombardi

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Risorse idriche

di Alessandro Drago Analisi

di Luca Vecchiato e Alessandra Tosato Innovazioni Tecnologie

Rinascimento fotovoltaico di Giuseppe Langella 52 Innovazione

L’attenzione alle differenze

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L’ecologia di costiera di Giuseppina Crisci

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di Alessandra Lombardi Aziende Politiche

Rubriche FLASH NEWS di Alessandra Tomeo

L’OPINIONE di Claudia Bettiol

Modalità di pagamento - Bonifico bancario intestato a ADL Publishing Srl IBAN: IT 58 W 05308 03202 0000 00000 391 - Assegno non trasferibile intestato a ADL Publishing Srl da inviare presso ADL Group Srl ufficio abbonamenti Ambientarsi Via Cesario Console, 3 80132 Napoli

LA PAROLA AL LETTORE

Contatti T. +39 06 92918060 - F. +39 06 9291 1594 abbonamenti@ambientarsi.net

NEWS AZIENDE di Alessandra Lombardi

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a cura della redazione

APPUNTAMENTI a cura della redazione NEWS DALL’EUROPA di Carla Gentili IL RECENSORE di Francesco Del Conte

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L’editoriale di Amodio Di Luccio

I giochi d’ombra della politica

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e statistiche diffuse da Terna riportano che nel 2009 la potenza elettrica ha registrato un +38% da fonte eolica e un +165% da fonte fotovoltaica. Nel 2009 le produzioni annuali lorde da fonte eolica e fotovoltaica hanno raggiunto rispettivamente i 6.543 ed i 676 milioni di kWh permettendo di soddisfare il 2% e lo 0,2% del consumo interno lordo. Sul piano della razionalizzazione energetica, 590 mila immobili dal 2007 al 2009 sono stati resi energeticamente più efficienti grazie alle detrazioni fiscali al 55%, le quali, in un sol colpo, hanno reso possibile un ammodernamento del parco immobiliare esistente, l’emersione di lavoro nero, nuovi posti di lavoro e ridotto significativamente le emissioni nocive, di cui le abitazioni sono responsabili per il 28% su base nazionale. I numeri dimostrano che c’è ancora spazio per incrementare ulteriormente la crescita e, d’altronde, considerazioni di carattere ambientale impongono che questa sia la via da battere: le fonti rinnovabili e’efficienza. Eppure, non tutti sembrano procedere in questa direzione. La conferenza Stato – Regioni lo scorso 9 luglio ha dato il via libera alla nuova versione del tanto atteso “Conto energia”, generando soddisfazione e ottimismo in tutto il comparto, prevedendo tra l’altro un regime di incentivazione tendenzialmente favorevole per i piccoli impianti integrati e penalizzando i grandi parchi, frutto, - con il Decreto del 19/02/2007 - di avide speculazioni da parte di grandi investitori esteri a danno di tutto

il sistema dei piccoli studi professionali e delle piccole e medie aziende italiane. Le Commissioni Ambiente e Trasporti della Camera, propongono con una risoluzione a firma dei deputati Realacci, Garofalo e Monai, approvata lo scorso 15 giugno, la proroga del sistema incentivante relativo alle detrazioni fiscali. Il sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico, Stefano Saglia, ha riconosciuto i buoni risultati, sia ambientali sia economici ottenuti dalle detrazioni fiscali al 55% affermando che c’è ancora spazio per una proroga, tenendo però conto delle esigenze di bilancio. Dunque, fatti e atti propositivi, di una nazione che grazie alle risorse naturali di cui dispone, potrebbe costituire un eccezionale modello da imitare, salvaguardando l’enorme e inestimabile patrimonio di bellezze, migliorando complessivamente la qualità della vita e generare profitto. In controtendenza, però, da Washington, a margine del Forum Internazionale organizzato dall’amministrazione Obama sull’Energia Pulita, il sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia, ha dichiarato che l’Italia entro il 2019 potrebbe contare su otto reattori nucleari di nuova generazione. Si! Di nuova generazione. Un articolo di Roberto Ballarotto, nel numero di aprile di Ambientarsi, riporta una serie di dati che testimoniano un problema di sicurezza del nucleare oltre che una scarsa competitività economica. Ebbene, dunque, ci chiediamo in quale direzione vanno le scelte politiche ambientali e di sviluppo. Valorizzare e sfruttare le risorse naturali, preservare l’ambiente e il territorio, generare ricchezza per tutti perseguendo un nuovo modello di sviluppo economico o seguire percorsi alternativi che inevitabilmente lasciano presagire scenari diversi?

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Chi siamo Alessandra Lombardi Direttore responsabile, biologa, giornalista dal 1995. Ha lavorato con Greenpeace, Legambiente, ministero dell’Ambiente, Cobat, Federparchi. Lavora con Ansa Eco-energia. Sergio Ferraris Capo redattore, giornalista scientificoambientale, direttore responsabile “QualEnergia” e di “QualEnergia.it” responsabile della sezione energia di “La Nuova Ecologia”. Amodio Di Luccio Imprenditore, direttore editoriale di Ambientarsi, presidente di Unione Imprese Solari, brand manager del marchio Energy Professional Network. Alessandro Drago Sociologo con Master in Diritto Ambientale. Project manager nella Programmazione Comunitaria per l’inclusione sociale, l’urbanistica, l’ambiente e la sostenibilità energetica. Carla Gentili Esperta nel settore dei programmi di finanziamento comunitari e delle attività internazionali con particolare attenzione alle tematiche dello Sviluppo Sostenibile. Alessandro Ribaldi Laureato in Scienze della Comunicazione. Ha lavorato come copy writer a Milano e collabora con GreenMe.it e Ghigliottina.it. Vorrebbe portare a termine il “suo” romanzo e correre una maratona. Giuseppe Langella Ricercatore, Professore aggregato di “Sistemi per l’Energia e l’Ambiente” presso la Facoltà di Ingegneria dell‘Università “Federico II” di Napoli. Simone Malacrida Vicepresidente Associazione Italiana per la Ricerca Ingegnere elettronico da 4 anni si occupa di progettazione di impianti industriali, in particolare legati al settore energetico. 6 06_Chi siamo.indd 1

Alessandra Tomeo Esperta di comunicazione sociale e ambientale. Lavora nell’Area Comunicazione ed Eventi di Sviluppo Lazio. Roberto Ballarotto Ingegnere. Come direttore di Federabitazione ha promosso il progetto Europeo SHE. È esperto del Comitato Economico e Sociale della Commissione Europea. Coordinatore Sportello per Kyoto, Regione Lazio. Claudia Bettiol Scrittrice e pensatrice nel settore del rapporto fra uomo ed energia e delle nuove tecnologie consulente strategico per imprese e pubbliche amministrazioni. Giuseppina Crisci Architetto, dottore di ricerca in Tecnologia dell’Architettura, docente a contratto. E’ autrice di pubblicazioni scientifiche su la Bioarchitettura e la Progettazione Ambientale. Luca Vecchiato Ingegnere chimico a Padova. Ha lavorato per AgipPetroli, ENI, Ekipo. Nel 2003 ha fondato l’Ethan Group, la realtà industriale più giovane e dinamica dell’ecologia veneta. Alessandra Tosato Si è laureata in Ingegneria Chimica all’Università di Padova con una tesi dal titolo “Produzione di biomassa algale: Analisi e simulazione di un fotobioreattore”. Marinella Gimmelli Napoletana, laureata in Architettura alla “Federico II”, si occupa di progettazione architettonica bioclimatica, educazione all’ambiente e riciclo stilistico “Second Life”. Pietro Cambi Ingegnere ambientale, geologo. Si occupa di sostenibilità e tecnologie innovative per rinnovabili e per la mobilità . E’ presidente di Eurozev, amministratore di Alterenergy e membro di Aspo Italia.

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Flash news dal mondo

a cura di Alessandra Tomeo

Metto l’alga nella serra

Lavoro rinnovabile

La prima serra destinata a coltivare le alghe per i futuri biocarburanti arriva dalla Exxon Mobil e dalla Synthetic Genomics (Sgi), l’azienda di Craig Venter, il pioniere della mappa del genoma umano e delle ricerche sulla vita artificiale. La serra, che dovrà essere realizzata a metà del 2011 in California, permetterà di individuare le alghe più fertili e i metodi di produzione più efficienti per ottenere i futuri biocarburanti economicamente competitivi e a basse emissioni di anidride carbonica. La nuova struttura, all’aperto, segna il passaggio ad un livello più avanzato del programma sui biocarburanti da alghe. Per il vicepresidente della ricerca della Exxon Mobil, Emil Jacobs, la serra permetterà infatti di verificare l’ipotesi che i biocarburanti da alghe possano davvero diventare un’opzione commercialmente valida e contribuire in maniera significativa a soddisfare la futura domanda di energia. Per Craig Venter la serra è una tappa importante della nostra collaborazione perché permette di studiare ogni aspetto delle alghe quale fonte per la produzione di biocarburanti rinnovabili. Il gruppo di ricerca ha già compiuto notevoli passi in avanti nella valutazione delle varie tipologie di alghe e delle loro condizioni di crescita. Siamo impazienti di andare avanti con questo importante progetto di ricerca attraverso nuove fasi di sviluppo. Nella nuova struttura saranno esaminati diversi metodi per coltivare le alghe (come stagni aperti e in foto-bioreattori chiusi) e verranno individuati diversi tipi di alghe (sia naturali sia sviluppate in laboratorio) in differenti condizioni ambientali (come luce, temperatura e concentrazione di sostanze nutritive). Se gli obiettivi di ricerca e sviluppo saranno raggiunti con successo, l’Exxon Mobil prevede di investire nel programma sui biocarburanti da alghe oltre 600 milioni di dollari nei prossimi dieci anni, 300 milioni dei quali come contributo di ricerca alla Synthetic Genomics.

Boom occupazionale in Italia nel settore delle fonti rinnovabili da qui ai prossimi dieci anni: dei 102.700 posti di lavoro stimati per tutte le fonti, 99.300 sono tutti nel settore delle energie pulite e solo 3.000 quelli per le fonti tradizionali. L’eolico la fa da padrone: sulla nuova forza lavoro, infatti, il 50% è per il vento. Questi alcuni dati contenuti nella ricerca “Le ricadute economiche e occupazionali degli scenari di produzione elettrica al 2020 in Italia”. Per quanto riguarda l’eolico, da qui al 2020, l’anno fissato dall’Ue per gli impegni sugli obiettivi energetici del pacchetto clima, saranno 41.500 i nuovi posti di lavoro con una parte rilevante dell’occupazione che resterà per un lungo periodo tra manutenzione e gestione. Sul fronte del valore degli investimenti, come risulta dalla ricerca, il totale sulle energie è di 5,7 miliardi di euro di cui 5,4 dalle rinnovabili e di questi, il 40% dall’eolico (2,3 miliardi).

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L’eolico nel motore di ricerca Google è sempre più verde: il colosso di Mountain View ha annunciato che, per i prossimi vent’anni, comprerà energia eolica da NextEra Energy per alimentare alcuni dei suoi centri dati. L’accordo arriva a tre mesi dall’investimento di quasi 39 milioni di dollari in due impianti di energia eolica del Nord Dakota, sviluppati sempre da NextEra Energy, in grado di produrre abbastanza energia per soddisfare il fabbisogno di oltre 55 mila abitazioni. Google Energy, è stata creata a dicembre scorso proprio per consentire alla compagnia di acquistare grossi volumi di rinnovabili. L’iniziativa rientra nella strategia verde del colosso californiano che, sul blog aziendale, ricorda come già il quartier generale nella Silicon Valley sia alimentato con un impianto di energia solare.

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Smart grid del BelPaese

Cina e Usa di corsa

Se nel campo della produzione di energia l’Italia ha molto da apprendere dagli Stati Uniti, per quanto riguarda la distribuzione dell’energia sono gli Stati Uniti che hanno qualcosa da imparare dell’Italia. Il modello di smart grid, messo a punto dall’Italia in accordo con la Corea del Sud è considerato all’avanguardia nel mondo e gli Stati Uniti sono molto interessati ad acquisire queste tecnologie. È quanto è emerso dal forum sull’Energia Pulita organizzato a Washington dall’Amministrazione Obama, al quale partecipano anche le delegazioni italiane del Ministero dell’Ambiente, guidata dal ministro Stefania Prestigiacomo, e quella dello Sviluppo Economico, guidata dal sottosegretario Stefano Saglia. La due giorni, che ha visto presenti ministri dell’Ambiente e dell’Energia di 24 Paesi, è servita all’Italia per approfondire i contatti e le relazioni internazionali. E, appunto, per presentare le sue eccellenze nel settore emergente delle energie rinnovabili. Tra le quali, il modello di smart grid sviluppato con la Corea che è considerato all’avanguardia nel mondo. «Stati Uniti e Belgio hanno aderito al programma, che in Corea del Sud è già operativo a livello sperimentale», ha detto il sottosegretario Saglia. «Nel campo delle energie rinnovabili la tecnologia italiana offre esempi di assoluta eccellenza - ha sottolineato il ministro Prestigiacomo - ed è indispensabile proseguire con il modello scelto, incentivando il mercato delle fonti rinnovabili». La smart grid, il modello di rete elettrica intelligente, è appunto uno dei questi esempi. Si fonda su una tecnologia che consente di introdurre contatori digitali che rendono la rete elettrica interattiva, cioè intelligente. Su questo l’Italia intende investire 31 milioni di euro in cinque anni. «A livello sperimentale il sistema riguarda per ora quattro regioni - hanno spiegato Saglia e Prestigiacomo -. Cominciamo da Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Ma stiamo ottenendo grande successo a livello internazionale. A questo programma hanno già aderito Canada, India, Giappone, Regno Unito e la Commissione Europea».

L’Europa deve accelerare se vuole mantenere il suo primato nel campo delle energie rinnovabili. Ed è tecnologicamente possibile. Lo sostiene il rapporto EU Energy (R)evolution presentato a Bruxelles da Greenpeace e Erec (il Consiglio europeo delle energie rinnovabili). Mentre l’Unione europea sta studiando la sua politica energetica ed economica fino al 2050, Cina e Stati Uniti continuano a guadagnare punti nell’innovazione e nell’indipendenza energetica. La Cina ha già sorpassato l’Europa nelle installazioni di tecnologie rinnovabili. Il gap, sostiene lo studio può essere ancora colmato sviluppando correttamente queste tecnologie e facendole funzionare nell’ambito di una rete elettrica moderna, senza fare ricorso a carbone e nucleare.

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L’o p i n i o n e

di Claudia Bettiol

Diritto all’energia

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opo una battaglia culturale durata anni, finalmente l’ONU ha riconosciuto l’acqua come un diritto fondamentale dell’uomo grazie al voto di 122 paesi. Non tutti i paesi presenti. Quello che a molti di noi appare come ridondante, visto che senza acqua non c’è vita, nelle decisioni dei rappresentanti politici era un dilemma. Forse bisognava lasciarli senza acqua per una giornata e questa semplice decisione la avrebbero maturata più rapidamente. Chiuso questo capitolo è ora di affrontare un nuovo tema: quello del diritto all’energia. Con lo stesso concetto di prima, proviamo a immaginare la nostra vita durante un black-out. Fino a qualche anno fa potevamo facilmente pensare di poter sopravvivere senza energia elettrica, ma da quando abbiamo iniziato ad utilizzare il web anche per gestire le nostre relazioni sociali, siamo antropologicamente diversi. La nostra identità oggi dipende anche da internet e da social network. Questo appare più evidente se ci riferiamo ai nostri figli, la generazione chiamata “nativa digitale”: ragazzi immersi in due mondi sin dalla nascita. Mondo virtuale e mondo reale si confondono e la loro familiarità con il web è tale che il computer è parte di loro stessi. Senza entrare nella descrizione dei ragazzi, anche la mia generazione subisce il fascino e la

“dipendenza” da internet e da molte altre tecnologie. Per questo motivo, un filosofo americano ha definito questo periodo storico come la “IV discontinuità: la co-evoluzione dell’uomo e delle macchine”. Anche queste poche parole nascondono un mondo di rif lessioni che non approfondiremo lasciando il lettore libero di interpretarle. Resta la consapevolezza in ognuno di noi che senza molti apparecchi elettronici ci sentiremo come amputati. Ma tutta la tecnologia si nutre di energia. Per cui anche noi ci nutriamo di energia elettrica. Da qui nasce l’idea del diritto all’energia: dalla consapevolezza che la nostra identità è collegata a essa. Poi potremo anche raccontare di ingiustizie sociali fra Paesi sviluppati e Paesi arretrati. Ma questo non farebbe altro che supportare l’idea che senza energia il mondo è completamente diverso, il tempo cambia dimensione e l’uomo perde le conquiste fin qui raggiunte. Allora iniziamo una nuova battaglia e cominciamo a parlare di “Diritto all’energia” come un diritto primario per tutti gli uomini della Terra.

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Incentivi Atteso da mesi è arrivato il Nuovo Conto energia. Finalmente certezze per gli operatori

di Simone Malacrida

Un nuovo conto per il Sole

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opo un lungo iter di gestazione, è stato approvato, da una conferenza congiunta tra Stato e regioni, il Conto Energia per il triennio 2011-2013 e le Linee Guida amministrative che regolamentano lo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia. Il nuovo Conto Energia (che ricordiamo costituire gli incentivi statali di sostegno alla produzione di energia elettrica tramite energia solare per un periodo di venti anni) presenta numerose ed articolate novità che non riguardano solamente la revisione delle tariffe, ma costituiscono un’importante rivisitazione della filosofia di sostegno alle fonti rinnovabili. L’impatto più evidente è dato dalla riduzione delle tariffe con un decremento degli incentivi di circa il 20% nel

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2011 (con un 6% progressivo per ogni quadrimestre) e di un altro 6% all’anno per gli anni 2012 e 2013; mentre si rinvia ad ulteriore decreto per gli anni successivi, dopo una verifica dell’evoluzione dei prezzi e dei costi tecnologici. Questa riduzione degli incentivi potrebbe essere, a prima vista, criticabile; sulle cifre assolute si potrebbe discutere a lungo, ma la linea di principio è del tutto logica e condivisibile. Nel decreto è contenuto un riferimento all’abbattimento dei costi della tecnologia fotovoltaica avvenuto in questi anni, cosa che è accaduta realmente anche se non nelle proporzioni dei tagli previsti. Soprattutto vi è da considerare la prospettiva globale della produzione di energia elettrica tramite fonti rinnovabili in particolare per il fotovoltaico. Per come

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sono state concepite queste tecnologie, è stato previsto un progressivo affrancamento delle stesse dagli incentivi statali, proprio per fare in modo che la green economy stia “in piedi da sola” e non grazie a sussidi pubblici, tanto necessari nella fase iniziale quanto deleteri a regime.

Politica di certezze Questi incentivi gravano sulla bolletta elettrica con la presenza di un’accisa per il sostegno al Conto Energia; riducendoli si avrà un beneficio in bolletta per i consumatori. Questo risultato è però secondario rispetto a una politica seria sulle fonti rinnovabili, è di certo più importante l’affermazione della green economy e della filiera di innovazione ad essa legata rispetto ad una parziale decurtazione delle bollette. La riduzione degli incentivi è un primo segnale di imposizione del fotovoltaico in termini di tecnologia matura per affrontare il mercato dell’energia e non va visto come atto “punitivo” nei confronti di questa fonte. Fermarsi alla mera analisi numerica delle tariffe non renderebbe giustizia a tutti gli aspetti di questo decreto. È presente una suddivisione per potenza installata dei singoli impianti, creando sei fasce con incentivi decrescenti all’aumentare della stessa avvantaggiando gli impianti di piccole dimensioni, principalmente quelli residenziali. Inoltre, vi è una differenziazione delle tariffe per due tipologie di impianto, quelli realizzati su edifici e gli altri, privilegiando la prima tipologia. Il taglio degli incentivi andrà a pesare maggiormente sugli impianti di maggiori dimensioni realizzati non sugli edifici, mentre il classico impianto con pannelli necessari alla produzione di energia elettrica per le abitazioni subirà una decurtazione meno rilevante. Anche questa diversificazione rispecchia le caratteristiche intrinseche degli impianti fotovoltaici, adatti per lo più all’ambito residenziale rispetto alla costituzione di vere e proprie centrali elettriche. In ogni caso, per i privati resta sempre valida l’opzione dello “scambio sul posto” ossia della compensazione economica tra quanto prodotto dall’impianto fotovoltaico e quanto consumato dall’utenza. Le reali novità, quelle che avranno maggiore impatto sulla programmazione e lo sviluppo delle fonti rinnovabili, sono focalizzate su un mix tra semplificazione amministrativa e definizione della potenza installata. Dopo ben sette anni, tanto è passato dal decreto 387/2003, sono state stilate le linee guida per le autorizzazioni alla costruzione di impianti a fonte rinnovabile, mettendo fine ad un far west legislativo e di competenze che ha portato, nel corso di questi anni, a situazioni troppo variegate, inibendo una vera filiera nazionale di questi impianti e alimentando solo dei localismi non compatibili con un’economia di scala. La semplificazione nella richiesta

delle autorizzazioni è accompagnata anche da una direttiva circa l’allacciamento e la predisposizione della rete elettrica, tema che diventerà sempre più importante con il crescere delle utenze e delle potenze installate. La certezza normativa è una spinta notevole alla programmazione degli investimenti a medio termine costituendo una molla per chi volesse intraprendere una seria politica di diversificazione energetica, puntando sull’energia solare. Proprio per questo le associazioni di categoria, si sono dichiarate quasi totalmente a favore di questo decreto. Sul fronte delle potenze installate, considerando che, a fine 2009, il fotovoltaico contava 1.350 MW, si confermano gli obiettivi stabiliti per il 2020 con una capacità totale di 8.000 MW e si introduce, per la prima volta, una stima di potenza da impianti di carattere innovativo ad alta efficienza e dal solare a concentrazione (500 MW) estendendo gli incentivi anche a queste tecnologie.

Nuove tecnologie Il solare a concentrazione vede l’Italia, sia a livello di Enti di Ricerca sia a livello di imprese, come capofila almeno a livello europeo (si faccia riferimento al progetto “Archimede”) mentre abbiamo ormai perso il treno del fotovoltaico, visto che i maggiori produttori mondiali sono tedeschi, americani, giapponesi e cinesi e la nostra economia si accontenta solamente delle ricadute relative all’installazione e alla manutenzione. Incentivare le nuove tecnologie solari equivale a mettere in moto un meccanismo virtuoso che coinvolgerebbe l’intero tessuto produttivo e della conoscenza. Questa visione, proiettata al futuro, è il vero punto di svolta di questo Conto Energia. Si aprono le porte a nuove tecnologie, fino a poco tempo fa non realizzabili, fornendo tariffe agevolate in misura maggiore rispetto al fotovoltaico e si stabiliscono dei paletti in termini temporali e numerici. Una serie di decisioni tipiche di un piano energetico nazionale, cosa quanto mai necessaria, mancando da circa venti anni una chiara visione di un futuro energetico a medio termine. Certo, si sarebbe potuto chiedere di più a questo decreto. Un maggiore coraggio nell’affrontare questo momento di crisi economica, magari andando a ritoccare al rialzo le stime di potenza installata al 2020 o inserendo una decurtazione più graduale nel tempo, ma lo spirito che ha dettato queste linee guida è un chiaro esempio di come si dovrebbe strutturare un documento globale per il futuro energetico di questo Paese. Le fonti rinnovabili sono solo un tassello della più generale questione energetica, ecco perché non ci si deve fermare al Conto Energia, ma occorre guardare oltre, considerando ogni fonte energetica, rinnovabile o fossile, ed un piano sull’efficienza residenziale. Non decidere e non scegliere è di certo più deleterio di attuare scelte criticabili e migliorabili. www.ambientarsi.net

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Edilizia sostenibile La sostenibilità nell’architettura a che punto è oggi in Italia?

LA SOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ABITARE di Sergio Ferraris

Sul fronte della bioedilizia il lavoro da fare è ancora molto. A iniziare dalla formazione

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rchitettura e sostenibilità: un binomio che oggi è alla ribalta ma sul quale tecniche, metodologie e progettualità sono ancora distanti dal fare sistema. Abbiamo parlato di questi problemi con l’architetto Virginia Gangemi, docente della Facoltà di Architettura dell’Università di Napoli Federico II, direttore del dipartimento di pianificazione urbanistica, presidente della sezione di Napoli dell’Istituto nazionale di Bioarchitettura.

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«Esiste, anche a livello internazionale, un problema fondamentale: trova spazio, generalmente oggi, un’interpretazione riduttiva del concetto di sostenibilità in Architettura, che dovrebbe comprendere molti aspetti importanti contribuendo a promuovere una vera e propria rivoluzione del modo di costruire. L’attuale interpretazione, che fa leva sulla commercializzazione dei prodotti, privilegia quasi esclusivamente le tematiche del risparmio energetico, trascurando tanti altri aspetti, come, per esempio, il problema del recupero della materia prima e dell’accumulo nell’ambiente di materiali di rifiuto, esito di demolizioni edilizie di costruzioni il cui progetto originario non prevedeva alcun piano di dismissione dell’opera, con il recupero e il riciclo dei materiali. Ciò rivestirà un rilievo fondamentale dal momento che si chiederà al sistema edilizio estrema flessibilità, per adeguarsi ai ritmi di società veloci».

Quali sono le problematiche legate alla formazione per la sostenibilità in edilizia?

«Tra le problematiche che inquinano il processo di formazione in questo settore, emerge la mancanza di una chiara politica a livello nazionale e regionale che indichi enti e organismi idonei a svolgere tale attività, rilasciando attestati effettivamente validi. Oggi, l’utente dei corsi di formazione si trova di fronte a un’offerta non selezionata e, spesso, non ha gli strumenti che consentono di scartare, nella giungla dell’offerta formativa, le proposte scientificamente e culturalmente poco valide».

Cosa pensa degli standard per l’edilizia sostenibile?

«È possibile proporli forse solo per alcune specifiche prestazioni dell’architettura sostenibile come, per esempio, il confort termo–igrometrico, tenendo conto delle differenze geografiche e climatiche. Altri tipi di qualità che si richiedono all’edilizia sostenibile come, ad esempio, la ricerca di soluzioni progettuali che propongano la valorizzazione, l’utilizzo e la tutela delle risorse naturali del contesto in cui sorge l’opera, possono essere solo garantite dalla sensibilità e dalla professionalità del progettista dell’intervento».

Avete studiato il caso delle abitazioni prefabbricate. Che cosa avete scoperto?

«È stato svolto, in occasione dello sviluppo della tesi di Dottorato in Tecnologia dell’Architettura,

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presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, dell’arch. Sara Di Micco, di cui sono stata tutor, uno studio approfondito sul tema della casa ecologica prefabbricata, analizzando soluzioni progettuali e realizzazioni in Italia e all’estero. Anche in questo caso lo scenario che è emerso presenta luci e ombre. In molti Paesi europei il modello della casa ecologica unifamiliare prefabbricata viene proposto in versioni diverse, fra cui alcune molto interessanti ma, soprattutto, legate all’uso di energie rinnovabili, mentre più incerto appare l’uso di materiali ecocompatibili. In Italia prevalgono proposte commerciali che propagandano come ecologica una casa chiavi in mano che soddisfa solo pochi requisiti di sostenibilità, mentre viene inserita in contesti ambientali differenti, quasi una “machine a habiter” di lecorbusieriana memoria, non inserendosi nell’ambiente né dal punto di vista paesaggistico, né utilizzando le risorse naturali presenti nel contesto. Lo studio propone la realizzazione di componenti edilizi, destinati ai servizi e agli impianti energetici, come unità prefabbricate “costanti”, vale a dire, utilizzabili in tutti i contesti, mentre i componenti dell’involucro dovranno assumere caratteri di flessibilità, per adattarsi ai singoli luoghi».

Riqualificazione energetica: quale è lo stato dell’arte oggi?

«La riqualificazione energetica del parco edilizio esistente sarà un obiettivo irrinunciabile se non si immagina di rottamarne una notevole quantità. Oggi sono poche le esperienze condotte in Italia e mai su vasta scala urbana, ma vengono proposti timidi tentativi, essenzialmente rivolti alla riduzione dei ponti termici nell’involucro e alla cattura dell’energia solare attraverso dispositivi non fortemente impattanti. In futuro la strategia del progetto tecnologico per la riqualificazione energetica delle preesistenze non potrà essere analoga a quella che viene utilizzata per la nuova edilizia. Vale a dire che i componenti edilizi già studiati ed in commercio per il nuovo, come pannelli solari, pareti serra, etc., mal si adattano al recupero dell’esistente e, quindi, sarà necessario individuare altre soluzioni e prodotti. Occorrerà avviare una fase di sperimentazione su edifici-prototipi, che possano rappresentare dei casi di studio tipologici ricorrenti».

Per la riqualificazione serve personale formato in maniera specifica. Come ci si deve muovere per formare queste figure?

«Con estrema cautela, serietà e competenza. Nel senso che occorre predisporre corsi di formazione che

utilizzino per la docenza figure professionali qualificate, che possano trasmettere una metodologia di approccio al problema, di carattere scientifico anche attraverso un’analisi preliminare delle condizioni in cui si trova l’edificio da riqualificare. Paradossalmente molta edilizia antica, fra cui le cosiddette costruzioni mediterranee, rivelano una notevole qualità abitativa e termo- igrometrica, attraverso il rispetto di antichi principi costruttivi. A Napoli si terrà nel prossimo novembre il primo corso in Italia per la formazione dei riqualificatori energetici, promosso da ADL GROUP, con la collaborazione della sezione di Napoli dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura».

Quali sono le strategie per promuovere la sostenibilità nell’edilizia?

«È indispensabile che sia promosso, a livello nazionale, un piano specifico, in considerazione delle indicazioni della Comunità Europea, per il raggiungimento di obiettivi, anche in tempi brevi e, conseguentemente, definire le azioni da svolgere. Penso a un ente, a una struttura che possa rappresentare un punto di riferimento in Italia per il coordinamento di iniziative che oggi partono in maniera confusa e convulsa promosse da diversi soggetti, che hanno bisogno di una politica di sostegno. Il 26 e 27 novembre, presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza, un gruppo di sezioni dell’Istituto Nazionale della Bioarchitettura promuoverà un Convegno nazionale sul tema “Promuovere il progetto sostenibile. Strategie, modelli e programmi”, per sollecitare le istituzioni e tutti gli altri soggetti pubblici e privati, che operano in favore della sostenibilità ambientale, a ricercare forme di coordinamento che possano mettere a sistema le molteplici azioni che quotidianamente si intraprendono».

Un premio d’energia Energy Professional Network Awards è un’iniziativa targata Energy Professional Network, che premia le migliori tesi sull’efficienza energetica e le fonti rinnovabili. Il Premio è rivolto a tutti i laureati delle Facoltà di Architettura o Ingegneria che abbiano realizzato il proprio lavoro di tesi a partire dall’anno 2005. Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro e non oltre il termine perentorio del 14/12/2010 presso la Segreteria Organizzativa del Premio. Tra i membri della Giuria Scientifica, costituita da illustri nomi del mondo accademico, c’è la professoressa Virginia Gangemi. Info: www.energyprofessionalnetwork.com

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Emissioni zero

L’elettrico in movimento di Alessandra Tomeo

Si possono sviluppare forme di mobilità sostenibile in sintonia con gli Enti Locali

P

iaggio sta sviluppando una serie di veicoli a basso impatto sui quali punta già da oggi. Ne abbiamo parlato con Vincenzo Scardigno, Responsabile Commerciale Piaggio Veicoli Commerciali EMEA e Sud America.

State sviluppando una serie di veicoli a basso impatto. Quali sono le vostre prospettive?

«La prospettiva è ovviamente quella di crescere nei volumi totali di vendita poiché tali veicoli, e in particolare quelli elettrici, ci stanno permettendo di avvicinare al marchio Piaggio clienti possessori di altri brand. Con la gamma di Porter e Porter Maxxi, nelle versioni a

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benzina a basse emissioni, nelle varianti “Eco-solution” con le motorizzazioni benzina-metano e benzina-GPL e soprattutto con Porter Electric Power, siamo oggi in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza del trasporto intra-city, da sempre target di riferimento della proposta di Veicoli Commerciali Piaggio».

Dal vostro punto di vista qual è il Paese più promettente per i veicoli a basso impatto?

«Sicuramente Francia e Spagna sono i paesi che si stanno dimostrando più attivi sul tema della conversione del parco circolante da termico in elettrico, incentivando in modo strutturato ed economicamente importante. Ovviamente anche in altri paesi si assiste al fiorire di iniziative per la mobilità sostenibile, ma con azioni molto più locali che nazionali. Più in generale sui veicoli termici alimentati a gas non si segnalano in questo anno iniziative interessanti».

Come giudicate la realtà italiana sul fronte dei veicoli a basso impatto?

«In Italia nel 2009, grazie anche agli incentivi, si è fatto un passo importante nell’incremento del parco di veicoli a minor impatto alimentati a metano e GPL, ma pochissimo si è fatto e si sta concretamente facendo sul fronte dei veicoli elettrici. Una delle poche eccezioni è rappresentata da Reggio Emilia, città che negli ultimi anni ha sviluppato una delle più avanzate esperienze di mobilità sostenibile a “impatto zero” in Europa, grazie anche a

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una flotta di ben 450 Porter Electric Power impiegati per i servizi di trasporto e logistica del Comune».

Qual è la road map che avete tracciato sul fronte dello sviluppo dei vostri prodotti?

«Piaggio ha intrapreso un percorso nello sviluppo dei veicoli ecologici ed in particolare elettrici, da più di 15 anni e non intende assolutamente modificare direzione. Ciò è stato da sempre ottenuto con lo sviluppo propulsori e catene cinematiche di ridotte dimensioni, ma ad elevate prestazioni».

Come state impostando i rapporti con gli Enti Locali?

«L’importanza strategica nella diffusione del tema ecologico da parte degli enti locali ci ha suggerito la creazione di un gruppo di persone dedicato a detti enti con l’obiettivo di dialogare con essi andando a raccogliere le loro esigenze e tradurle in soluzioni tecnologiche. Alcune di queste soluzioni si sono tradotte in accordi di sviluppo di progetti comuni per la mobilità sostenibile. Oltre al già citato caso di Reggio Emilia, il Piaggio Porter Electric Power è al centro della strategia di riduzione dell’inquinamento anche di importanti città spagnole. Barcellona, in particolare, ha scelto di dotarsi di oltre 180 Porter elettrici per rinnovare il parco veicoli delle aziende che svolgono i servizi ambientali. Sempre nel capoluogo catalano, inoltre, per tutto il mese di agosto 2010 Piaggio, in accordo con AENA (la società che gestisce gli aeroporti spagnoli), metterà a disposizione del personale dell’Aeroporto di Barcellona sei Porter Electric Power e uno scooter Piaggio Mp3 Hybrid nell’ambito

di un progetto di sperimentazione sull’impiego dei veicoli elettrici per le attività di movimentazione all’interno e nei pressi degli aeroporti».

Quale sarà il rapporto in futuro tra produttori di veicoli e produttori d’elettricità?

«Il rapporto con i produttori/fornitori di energia elettrica è e sarà sempre più stretto sia nello sviluppo tecnologico dei prodotti, di entrambi, che obbligatoriamente devono interfacciarsi e dialogare, sia nel disegnare uno sviluppo e diffusione dei veicoli elettrici coerente con le infrastrutture necessarie all’alimentazione dei veicoli. È proprio in quest’ottica che nasce l’accordo sottoscritto lo scorso gennaio da Gruppo Piaggio e Enel per analizzare le esigenze specifiche di mobilità e di ricarica elettrica dei clienti delle flotte aziendali, per predisporre offerte innovative di servizi e prodotti e realizzare test sull’interazione tra l’infrastruttura di ricarica Enel e i veicoli elettrici e ibridi di Piaggio: una sperimentazione che riguarda sia veicoli commerciali come Porter e Ape elettrici, sia il primo scooter ibrido al mondo, il Piaggio Mp3 Hybrid. Nello specifico, Piaggio fornirà la propria esperienza sulle motorizzazioni elettriche e ibride, oltre ai risultati di indagini sulla gestione dei mezzi a zero e a basso impatto ambientale. Enel, invece, metterà a disposizione la sua innovativa infrastruttura di ricarica elettrica per testare la compatibilità con le caratteristiche tecniche e di layout dei veicoli del Gruppo Piaggio e condividerà con noi le conoscenze nell’ambito della gestione delle flotte aziendali, al fine di contribuire all’individuazione delle specifiche esigenze dei veicoli elettrici».

L’elettrico spinto dal Sole senza pilota Quattro Piaggio Porter Electric Power saranno protagonisti di un viaggio di 13.000 km dall’Italia alla Cina, arrivo il 26 ottobre prossimo all’Expo di Shanghai, dopo aver attraversato Italia, Slovenia, Croazia, Serbia, Ungheria, Ucraina, Russia, Kazakistan e Cina interamente realizzato con sistemi di visione artificiale in grado di garantire la guida senza pilota. L’iniziativa, prima al mondo nel suo genere, nasce dalla collaborazione tra Piaggio, Università di Parma e VisLab (Artificial Vision and Intelligent Systems Laboratory), spin-off dell’Università di Parma che opera nel campo della visione artificiale e dei sistemi intelligenti per applicazioni automotive, mentre Overland - noto per le sue spedizioni in ogni angolo del globo - avrà la responsabilità logistica del viaggio. «Overland 13 porterà la conferma di un’eccellenza italiana. Afferma il presidente e Ad di Piaggio, Roberto Colaninno, commentando l’iniziativa - Il viaggio verso Shangai è un test di laboratorio molto importante. Abbiamo sviluppato con l’Università di Parma una strumentazione avanzata ad alimentazione solare e un sistema di guida senza pilota».I quattro Porter Electric Power saranno spinti dalla motorizzazione elettrica di serie, in grado di garantire una velocità massima di 55 chilometri orari e un’autonomia di 110 km con una ricarica. I veicoli sono stati integrati con la tecnologia VisLab/Università di Parma: sistemi di percezione, decisione, controllo – in grado di garantire la guida in sicurezza senza pilota – alimentati da pannelli solari posti sul tetto dei veicoli stessi e continuamente interfacciati con gli altri veicoli della spedizione.

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Cultura

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IL CINEMA A “LUCI VERDI” di Alessandro Ribaldi

Il cinema attinge sempre più alle tematiche ambientali. Meno nel nostro Paese

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inema e ambiente non si può dire, di certo, che siano un binomio perfetto. L’industria cinematografica, nel corso del tempo, non è stata per niente una fedele alleata nel raccontare tematiche green. Ciononostante, però, qualcosa (seppur in quantità minore) c’è stato. Sicuramente, la produzione che più ha esaltato in assoluto questi aspetti è “Una scomoda verità” di Al Gore. L’ex candidato alla presidenza americana è stato capace di portare sotto gli occhi del mondo un tema troppo spesso sottovalutato dall’opinione pubblica. Più che un film è un documentario, dove il fulcro dell’attenzione è focalizzato sul problema mondiale del surriscaldamento del pianeta. La storia ha una grande accessibilità e genuinità che ha permesso di farlo apprezzare ad un vasto pubblico e alla critica. Sono state, infatti, addirittura due le statuette riportate

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a casa durante gli Oscar del 2007: miglior canzone originale e – ovviamente – miglior documentario. Un film recentemente uscito, che ha veicolato un grande interesse, è stato Avatar di James Cameron. Questa pellicola ha fatto parlare di sé essenzialmente per il fatto che fosse uno dei 3D probabilmente più riusciti del periodo. Ma non è stata solo questa la sua forza. Avatar, infatti, è portatore di una serie di messaggi quanto mai vicini all’ambiente. Partiamo dal regista: James Cameron. Forse non tutti sanno che James Cameron vive con sua moglie in un ranch alimentato ad energia solare a Santa Barbara, in California. Ha, inoltre, dichiarato al quotidiano inglese The Sun: «La scienza non è in grado di tenere il passo alla società industriale. Stiamo facendo estinguere diverse specie più velocemente di quanto impieghiamo a classificarle e distruggendo la catena alimentare senza

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RE


neanche aver fatto in tempo a capirla». Il kolossal fantascientifico Avatar racconta la storia di un’isola felice, di chissà quale galassia, che viveva in simbiosi con la natura ed estremamente ricca di risorse energetiche. Tutto bello fino a quando non arrivò l’uomo assetato di conquista. Una storia fantastica che si potrebbe trasportare su contesti realmente esistiti.

Ambiente nostrano Un esempio tutto italiano, apprezzato più in Francia che da noi, è “Biutiful Cauntri” di Esmeralda Calabria. Un’opera di denuncia capace di affrontare il tema dell’emergenza rifiuti e dell’inquinamento in Campania. Una carrellata sui problemi delle innumerevoli discariche abusive, dell’ecomafia e delle conseguenze dell’inquinamento sull’allevamento e sull’agricoltura. Vuole, inoltre, fornire degli indizi sul fatturato derivante dallo smaltimento illegale dei rifiuti. Un film che rappresenta l’avvelenamento lento della popolazione a causa dell’inquinamento causato dalla camorra e dagli interessi dei politici. Questo documentario, in Italia, ha interessato solo un pubblico di nicchia e festival indipendenti. Altro documentario è Fuel del regista americano Josh Tickell un 34enne della Lousiana, forse lo stato con più

impianti petrolchimici degli Stati Uniti. Sua mamma ha abortito ben 9 volte (e non per sua volontà!) e circa al 30% dei suoi parenti gli è stato diagnosticato un cancro. Così Josh ha comprato un furgoncino e ha iniziato a viaggiare e a compiere ricerche per capire quale sia la reale dipendenza del mondo nei confronti del petrolio. Dopo 11 anni, ecco la sua risposta. Il film è stato premiato nel 2009 al Sundance Film Festival come miglior documentario. In Italia non è ancora arrivato e si ignora se mai arriverà. Concludiamo questa carrellata di film vicino all’ambiente con “Who Killed the Electic Car?”. Questo film, distribuito in Italia solo per l’home video, ci parla della nascita dell’auto elettrica e si chiede perché non sia mai stata troppo commercializzata e, soprattutto, chi abbia deciso di “ucciderla”. Un vero e proprio viaggio esplorativo all’interno degli anni ’90 analizzando i mille giochi di potere tra case produttrici, industria petrolifera e governo statunitense. Degno di nota è anche la parte dedicata alla logica del consumatore e sul perché, secondo Chris Paine (il regista), parte delle colpe della sua mancata diffusione appartengano anche a lui. Una volta visto questo documentario vi chiederete, sicuramente, come mai “nonostante un altro mondo sia possibile” nessuno muova un dito per realizzarlo.

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7-8 ottobre 2010 fiera di cremona

quarta edizione - ingresso libero mostra-convegno dedicata a politiche, progetti, beni e servizi di Green Procurement pubblico e privato CompraVerde-BuyGreen è promosso da Provincia di Cremona, Coordinamento Agende 21 Locali Italiane, Regione Lombardia, Ecosistemi e Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale in collaborazione con numerose realtà di rilievo nazionale e internazionale.

RELAZIONI ISTITUZIONALI E PROGRAMMA CULTURALE

Ecosistemi srl tel. +39 06 68301407 email rel.istituzionali@forumcompraverde.it

ORGANIZZAZIONE EVENTO

Adescoop-Agenzia dell’ Economia Sociale s.c. tel. +39 049 8726599 email segreteria@forumcompraverde.it

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Invenzioni Ora la ricerca sulle rinnovabili punta su strade originali e inedite

di Marinella Gimmelli

Tempi di crisi

I

n questo tempo di crisi c’è chi dà sfogo alla propria creatività e troviamo sul mercato articoli originali ed ecologici che permettono di trasformare i passi umani in energia pulita ed ecosostenibile. Immaginatevi un futuro in cui le persone saranno in grado di sfruttare l’energia prodotta dai propri movimenti, per creare corrente elettrica: quel futuro potrebbe essere molto vicino. Molte ricerche nel campo dell’energia cinetica hanno permesso di concretizzare innovativi progetti di business. Il primo dei due esempi è stato realizzato da un’azienda britannica che, dopo una lunga serie di studi e di sperimentazioni, è riuscita a mettere a punto un meccanismo in grado di catturare l’energia cinetica prodotta dal corpo umano in movimento trasformandola in energia elettrica. Da sempre è ben noto che camminando si consuma l’energia prodotta dalle calorie assunte attraverso l’alimentazione e che la stessa viene convertita dai movimenti in energia cinetica. Milioni di persone, ogni giorno, in tutto il mondo producono energia cinetica semplicemente camminando sui marciapiedi, per le strade delle proprie città. D’ora in poi questa energia, grazie all’invenzione di particolari mattoni (Pavegen), può essere convertita in elettricità ed utilizzata, ad esempio, per illuminare le strade. Questi mattoni, una sorta di sampietrini ecologici che si comprimono di 5 millimetri circa ogni volta che vengono calpestati, sono capaci di convertire l’energia accumulata e di renderla disponibile a piacimento per gli usi più diversi di qualsiasi applicazione.

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Stivali energetici Ugualmente originale è l’idea dell’operatore telefonico inglese Orange che, in collaborazione con una società specializzata in energie rinnovabili, la Got Wind, ha ideato gli Orange Power Wellies, l’ultima stranezza tecnologica che unisce l’utile al dilettevole. Sono stivali da pioggia un po’ speciali: se indossati si trasformano in un carica batterie umano che sfrutta il calore prodotto dal corpo in movimento per ricaricare il cellulare. Somigliano in tutto e per tutto a un banale stivale di gomma ma la suola è, in realtà, un trasformatore di energia. In pratica, il movimento del piede genera calore che il fondo della calzatura trasforma in energia elettrica attraverso il cosiddetto effetto “Seebeck”. Il procedimento prevede due moduli termoelettrici inseriti nelle suole e, a loro volta, collegati a una termopila, inserita tra due strati sottili di ceramica. Quando il calore del piede arriva alla piastra superiore di ceramica, che è a contatto con la parte di ceramica fredda più vicina al suolo, si crea energia che verrà accumulata nella termopila che poi servirà alla ricarica. La durata di questa ricarica naturale è, però, ancora molto breve. Si parla di 12 ore di calore sprigionato dai piedi per arrivare a produrre energia per un’ora d’uso dell’apparecchio telefonico. Per aumentare il carico di potenza è consigliabile ballare, saltare e correre, perché “più i piedi sono caldi, più producono energia”. Sarà opportuno, quindi, che gli utilizzatori si rassegnino a portare negli stivali di gomma, calzettoni di lana anche d’estate.

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Tecnologia e sostenibilità urbana

SIEMENS ITALIA PROTAGONISTA ALLA SOCIAL MEDIA WEEK

Silvia Petrella

Marco Bosi

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Siemens da sempre sensibile ai nuovi trend e allo sviluppo dei nuovi canali comunicativi, ha preso parte in qualità di partner all’evento “Social Media Week”, presentando i risultati di un’analisi sulla percezione del tema della sostenibilità urbana da parte di blog, forum, siti e social media. “I social media possono essere un valido veicolo di informazione e rafforzamento del posizionamento di Siemens in Italia” - dice Silvia Petrella, direttore della Comunicazione di Siemens Italia - “Siemens è inoltre interessata a utilizzare il mezzo digitale per rafforzare il marchio e individuare nuovi linguaggi e modalità di comunicazione”. I risultati del monitoraggio online collocano Siemens Italia al terzo posto assoluto tra le aziende maggiormente presenti nelle conversazioni on line relative a questi temi. Il monitoraggio evidenzia inoltre una percezione di Siemens come realtà tra le più innovative in questo ambito. Il progetto si colloca nell’ambito di uno più ampio sulla sostenibilità delle città. “Siemens fornisce un contributo decisivo per una maggiore sostenibilità ambientale. Grazie a prodotti e soluzioni del più grande portafoglio ambientale esistente al mondo – circa un quarto del portafoglio globale -, si colloca come il partner tecnologico ideale per città sostenibili” continua Silvia Petrella. “Siemens Italia ha dato vita a un innovativo progetto che si propone di illustrare il suo impegno nell’ambito della sostenibilità ambientale. È nato, così, qualche mese fa “Eco & the City”, un roadshow che raggiungerà le più importanti città del nostro Paese”. Nel corso dei cinque giorni della Social Media Week è intervenuto Marco Bosi, Development & Sustainability Manager di Siemens Italia all’interno del focus dedicato alle metropoli del futuro durante il quale si è parlato di tecnologia e di sviluppo partecipato. “La città ideale nella realtà non esiste. La città ideale è una città migliore rispetto a quella in cui viviamo, e una città migliore è quella che riesce a rispondere alle nuove sfide”, ha spiegato Marco Bosi. “È necessario utilizzare tecnologie adatte a soddisfare i criteri di eco-sostenibilità urbana. La città sostenibile diventa così l’integrazione di soluzioni che concorrono ad un unico obiettivo. Siemens, grazie ad una strategia ripensata alla luce dei megatrend, ha ormai abbandonato completamente la dimensione consumer, per puntare allo sviluppo delle energie rinnovabili”.

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Esperienze

Lo scambio del fotovoltaico

di Roberto Ballarotto

Una valutazione dello Scambio sul Posto con un caso concreto: l’impianto domestico dell’autore

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umerose lamentele stanno emergendo fra gli utenti che hanno realizzato un impianto Fotovoltaico con lo “Scambio sul Posto” a proposito delle modalità di rimborso della bolletta elettrica. Le proteste hanno raggiunto l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas, che ha avviato un’indagine conoscitiva sull’argomento, deliberando nel frattempo l’erogazione di un ulteriore acconto agli utenti che ancora non hanno ricevuto il rimborso del 2009. Va specificato che, lo Scambio sul posto «è un meccanismo che consente di immettere in rete l’energia elettrica prodotta, ma non

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immediatamente autoconsumata, per poi prelevarla in un momento successivo per soddisfare i propri consumi». Il beneficio economico dello Scambio sul Posto si somma a quello della tariffa incentivante prevista dal Conto energia. Quest’ultimo viene corrisposto per tutta l’energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico, indipendentemente dall’utilizzo che poi se ne fa (autoconsumo, scambio oppure vendita alla rete). Lo Scambio sul posto, invece, si riferisce alle quantità di energia effettivamente immesse e prelevate dalla rete, indipendentemente dalla produzione dell’impianto. In altre parole, lo Scambio sul posto e il Conto energia assicurano benefici economici differenziati che si sommano. Qualsiasi considerazione economica sulla redditività di un investimento nel fotovoltaico deve, quindi, basarsi sulla combinazione delle due agevolazioni: Conto energia più Scambio sul posto. L’attuale meccanismo, in vigore dal 2009, prevede un calcolo di tipo “qualitativo” del saldo tra l’energia elettrica immessa e quella prelevata, mentre il precedente sistema prevedeva un calcolo secondo la modalità net metering (misurazione netta).

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3,6 novembre 2010 Rimini Fiera

in contemporanea con:

www.keyenergy.it

www.cooperambiente.it

organizzata da:

in collaborazione con:

le azioni, le tecnologie, il business sostenibile 14a Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile www.ecomondo.com


Energia in saldo Il net metering conteggiava il saldo fisico (cioè quantitativo), su base annuale, tra l’elettricità immessa in rete e quella prelevata, assegnando un medesimo valore economico al kWh immesso e a quello prelevato. Se un utente avesse immesso in rete, durante l’anno, almeno gli stessi kWh prelevati, il distributore locale, dopo aver riscosso gli importi delle bollette, alla fine dell’anno avrebbe rimborsato all’utente l’intero importo. Certamente il nuovo metodo di calcolo penalizza gli utenti: ma quanto? I capisaldi del sistema oggi in vigore sono: • l’effettiva valorizzazione dell’energia elettrica immessa e di quella prelevata, assegnando all’energia elettrica immessa in rete il prezzo orario zonale di mercato; • la restituzione all’utente delle componenti economiche relative all’utilizzo della rete, per tutta l’energia scambiata: oneri di trasmissione, addizionali; • la scelta tra liquidazione monetaria e compensazioni future delle eccedenze eventualmente immesse in rete; • La delega al GSE per il rimborso della quota scambio sul posto. L’utente paga normalmente le bollette e il GSE riceve dalle imprese elettriche le misure dell’energia prelevata e di quella immessa; dopo di che rimborsa all’utente quanto dovuto, calcolato secondo un metodo complicatissimo. Su questo punto si concentrano le proteste degli utenti: molti hanno ricevuto per l’intero 2009 solo l’acconto di 50 euro a kW, mentre molti di quelli che hanno ricevuto gli accrediti ne lamentano l’inadeguatezza. Analizziamo un caso di rimborso effettuato, per verificare se l’importo sia o no molto inferiore rispetto al costo delle bollette. Un caso reale L’impianto FV preso in esame, di proprietà dell’autore, ha una potenza di 2,88 kW. Nella tabella a fianco sono riportati i dati relativi all’anno 2009, che evidenziano una buona produzione di 1.374,653 kWh/kW, per un totale di 3.959 kWh, con un incasso da Conto energia di 1.741,96 €. Durante l’anno sono state pagate bollette elettriche per 420,42 €, con un consumo di 2.416 kWh, con un costo unitario di 17,401 €cent/ kWh. Il primo risparmio si è avuto, quindi, con la quota di autoconsumo. Ponendo attenzione ad indirizzare i consumi durante le ore di produzione dell’impianto FV, si è autoconsumato il 33,15% delle bollette, con un risparmio immediato di 1.198 kWh x 17,401 €cent = 208,47 €. Valutando il ritorno economico dello scambio sul posto, all’utente sono stati assegnati dal GSE un acconto di 144 € ed un saldo di 167,23 € nel Luglio 2010. Il totale di 311,23 €, diviso per i kWh scambiati 24 22_24 Ballarotto.indd 2

Impianto di 2,88kW – Dati anno 2009 Energia Elettrica Prodotta In fascia A1 In fascia A2 In fascia A3 Totale

kWh 2730 576 653 3959

Energia Elettrica Immessa In fascia A1 In fascia A2 In fascia A3 Totale

1941 380 440 2761

Energia Elettrica Prelevata In fascia A1 In fascia A2 In fascia A3 Totale Produzione al Kw Autoconsumo % autoconsumo Eccedenza Scambio sul posto Incasso Conto energia 2009 (1) Riduzione bollette anno 2009 (2) Acconto Scambio sul Posto Saldo Scambio sul Posto Totale Scambio sul Posto (3) Valorizzazione del kWh scambiato Ipotesi di vendita a 10 €cent/kWh

427 1014 975 2416 1374,653 1198 33,15% 345 €1741,96 € 208,47 € 144 € 167,23 € 311,23 €cent 12,882 € 267,1

RITORNO ECONOMICO TOTALE DELL’IMPIANTO nel 2009 (1+2+3)

€ 2.261,66

(2.416), da un valore di 12,882 €cent/kWh, ben il 26% inferiore ai 17,401 pagati nella bolletta. E questo nonostante i consumi elettrici siano stati effettuati per l’82% in fascia A2 e A3, meno costose, mentre le immissioni in rete sono avvenute per l’80% in fascia A1, quella più redditizia. Non c’è dubbio, quindi, che l’attuale metodo di calcolo sia penalizzante per l’utente, considerato anche che l’immissione in rete avviene nell’orario di punta e il prelievo in quello più economico. Questa penalizzazione non giustifica, comunque, il passaggio alla modalità di ritiro dedicato. Infatti, la valorizzazione del kWh a 12,882 €cent/kWh è probabilmente superiore alla media dei prezzi zonali orari che, nel 2009, è stata stimata in circa 10 €cent/kWh. Senza poi considerare che i kWh venduti, al variare della condizione fiscale dell’utente, potrebbero essere soggetti a tassazione come redditi diversi. In conclusione, possiamo dire che: • lo scambio sul posto è tuttora la modalità più conveniente per il fotovoltaico domestico, sperando che presto vengano superate le difficoltà derivanti dalle disfunzioni del sistema che abbiamo sopra ipotizzato; • il metodo di calcolo è ingiustamente penalizzante per l’utente, per cui si auspica una sua revisione da parte dell’AEEG e del GSE in modo da ridurre il 26% di forbice tra quanto pagato e quanto rimborsato. Sarebbe probabilmente equo, considerato anche che l’immissione in rete avviene in orari di punta, che questo 26% tendesse ad azzerarsi.

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Edilizia e risparmio energetico

Premio alla migliore Tesi sulla riduzione dei consumi energetici e l’utilizzo di fonti rinnovabili in edilizia

ENERGY PROFESSIONAL NETWORK AWARDS Concorso rivolto a tutti i laureati delle Facoltà di Architettura e Ingegneria che abbiano sviluppato il proprio lavoro di tesi su tematiche connesse alla riduzione dei consumi energetici nell’edilizia pubblica e privata e alla produzione di energia da fonti rinnovabili. EPN Awards è un concorso nazionale che premia tre tesi di laurea, discusse a partire dall’anno 2005, sui temi di frontiera relativi al risparmio energetico ed al contenimento dei consumi energetici nell’ambito delle costruzioni civili, pubbliche e private. Il premio, organizzato da ADL Publishing Srl, società editoriale proprietaria del marchio EPN, Energy Professional Network – la rete internazionale che raccoglie i professionisti del settore energetico - mira ad individuare i migliori lavori di tesi, che saranno valutati da una commissione ad hoc composta dai più illustri esponenti del mondo accademico: Presidi di Facoltà, Direttori e Docenti di Dipartimenti di Ingegneria ed Architettura di ben sei Università italiane - Politecnico di Torino, Politecnico di Milano, Università degli Studi di Palermo, Università Tor Vergata di Roma, Università degli Studi di Napoli Federico II ed Università degli Studi di Firenze - insieme alla Prof.ssa Virginia Gangemi, Presidente dell’INBAR, Istituto Nazionale di Bioarchitettura - sezione Napoli ed al Prof. Luigi Verolino, Direttore del SOF-Tel, Centro di Ateneo per l’Orientamento, la Formazione e la Teledidattica dell’Università Federico II di Napoli, si confronteranno per proclamare il vincitore del concorso. In collaborazione con il Politecnico di Milano, la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Palermo, con il patrocinio del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, il Ministero dello Sviluppo Economico e l’INBAR e con la partnership di Ambientarsi – Trimestrale di Informazione Ambientale - EcoRadio ed EcoTv, ADL Publishing mette in palio per i tre migliori lavori l’assegnazione di un contributo in denaro che ammonta ad un totale di  3.500,00 – di cui  2.000,00 alla prima tesi classificata,  1.000,00 alla seconda ed  500,00 alla terza – il tutto avverrà durante una cerimonia pubblica, alla presenza di personalità del mondo accademico, istituzionale ed imprenditoriale. http://www.energyprofessionalnetwork.com/bando2010.pdf Segreteria del premio: ADL Group Srl Via Cesario Console, 3 – 80132 Napoli Tel: 081 2451222 – Fax: 081 7640558 e-mail: epnawards@adiellegroup.com

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Petrolio

Chernobyl dell’oro nero

di Simone Malacrida

Il disastro del Golfo del Messico mette in luce le difficoltà crescenti dell’industria petrolifera

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l recente disastro ambientale, causato dalla fuoriuscita di petrolio da una piattaforma della British Petroleum nel Golfo del Messico, si sta rivelando un punto di svolta circa la reale necessità di intraprendere una strada che, fino a poco tempo fa, sembrava segnata. Le immagini giornaliere della “marea nera”, che hanno imperversato per mesi sui mass media, stanno muovendo una serie di interrogativi tra l’opinione pubblica, gli addetti ai lavori e i responsabili politici ed economici dello scenario energetico. Fino a poco tempo fa, l’evoluzione dell’estrazione petrolifera era chiaramente delineata per i prossimi decenni. Il petrolio tradizionale, quello proveniente dalle zone mediorientali e da alcuni Paesi asiatici ed africani, è stato caratterizzato da una facilità di estrazione per

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la propria collocazione in zone facilmente accessibili, principalmente a basse profondità sotto aree desertiche semi-disabitate. Con l’esaurirsi dei principali giacimenti di questo tipo, con il diminuire delle riserve ed il continuo aumento della domanda petrolifera, la tecnologia energetica è andata alla ricerca di altre tipologie di petrolio, localizzate in zone meno accessibili, da cui la denominazione di “petrolio difficile”. In questi anni si sono sondate diverse strade, dal petrolio pesante (ossia quello con alti contenuti di zolfo), presente principalmente in Venezuela, al petrolio artico, intrappolato sotto i ghiacci artici e il permafrost, dalle sabbie bituminose molto abbondanti in Canada fino al petrolio presente sui fondali degli oceani, estratto al largo delle coste del Brasile, dell’Angola e nel Golfo del Messico.

Petrolio caro La caratteristica che accomuna tutte queste tipologie di petrolio difficile è data dagli alti costi di estrazione che rendono gli impianti economicamente convenienti solo con un prezzo stabile del petrolio sopra i 60$ al barile. Ecco perché, solamente negli ultimi dieci anni, sono state prese in considerazione queste tecnologie, nel momento in cui il prezzo del petrolio è aumentato fino ai valori attuali. L’ovvio beneficio è che si sono accresciute di molto le stime sulle riserve disponibili di petrolio a fronte però di un costante e continuo accrescimento dei costi che, alla fine, si concretizza in maggiori prezzi per i consumatori. In questo quadro mondiale le discussioni si incentravano, soprattutto, sulla stima di queste riserve disponibili. Alcuni mettono in guardia, comunque, che il famoso picco della teoria di Hubbert (cioè il momento in cui tutto il petrolio estratto risulta maggiore di quanto ne rimane) fosse stato già raggiunto e altri, invece, dichiarano che le riserve petrolifere così estese sarebbero bastate per secoli. Al centro dell’attenzione, però sono poste solo ragioni economiche e di approvvigionamento. Pochissimi si sono posti il problema ambientale. Le tematiche ambientali sembravano relegate a episodi singoli, come i tragici effetti degli affondamenti delle petroliere. Si pensi, ad esempio, alla questione capitale del riscaldamento globale e alla domanda: se anche ci fossero quantità esorbitanti di petrolio, gas e carbone, ha senso bruciarle tutte immettendo così tanta di quell’anidride carbonica da provocare un cambiamento climatico irreversibile a livello planetario? Gli effetti del riscaldamento globale sono noti da anni mentre l’utilizzo delle sabbie bituminose era stato fermato dopo uno studio di sostenibilità ambientale che sottolineava come non fosse conveniente estrarre petrolio da questi giacimenti per l’alto impatto inquinante sulle enormi risorse di acqua da mettere in gioco.

Come al solito questi campanelli di allarme non sono stati considerati. Solo dopo l’impotenza di un colosso petrolifero nell’arginare la fuoriuscita di petrolio si è capito quanto ci si sia spinti oltre, senza aver valutato tutti i rischi possibili. L’estrazione del petrolio sul fondo degli oceani avviene in condizioni molto pesanti per la tecnologia. Per ogni dieci metri di profondità, la pressione aumenta di un’atmosfera, cosicché a 3.000 metri di profondità c’è una pressione di 300 atmosfere che si somma a quella atmosferica a livello del mare. Da anni sono stati progettati materiali, teste di pozzo e tubi che sono in grado di resistere in queste condizioni ma il vero problema nasce se vi è un guasto improvviso e non facilmente riparabile.

Rimedi inutili I diversi tentativi di soluzione si sono rivelati inutili il petrolio continuava a fuoriuscire creando il più grave disastro ambientale paragonabile solamente agli incidenti delle centrali nucleari di Three Miles Island e Chernobyl. Il salto di qualità, se non si stesse parlando di catastrofi ecologiche, è data sia dal quantitativo fuoriuscito sia dal fatto che questo petrolio non staziona in superficie e, quindi, le classiche contromisure sono del tutto inefficaci. Così l’ecosistema delle coste americane, affacciate sul Golfo del Messico, è andato compromesso per decenni. Ora è stato proposto un blocco temporaneo delle perforazioni sui fondali oceanici, situazione del tutto opposta allo slogan Drill now che due anni fa aveva fatto suo la candidata alla Vice Presidenza americana Sarah Palin e un più generale ripensamento dello sfruttamento del petrolio difficile rispetto ai rischi ambientali in cui si può incorrere. Per chi pensa che questo periodo passerà ben presto dimenticato vi è da ricordare che la pietra tombale sulla costruzione, negli ultimi venti anni, di nuove centrali nucleari in Europa e Stati Uniti sia stata costituita dagli incidenti sopra menzionati con le relative tragiche conseguenze. Questo disastro ha colpito lo Stato che è il più grande consumatore di petrolio al mondo nel quale, già da tempo, si sta affermando una nuova rivoluzione energetica basata sulla green economy, un Paese che ha dimostrato in passato di poter cambiare rotta in tempi molto rapidi e di riuscire anche in imprese considerate quasi impossibili se animate da uno spirito comune e sufficientemente sostenute dai mass media e dalla classe dirigente. Gli ingredienti per un ripensamento generale dei consumi, degli usi e dell’estrazione del petrolio ci sono tutti, questa volta mettendo al centro la questione che, alla lunga, è la più importante di tutte: il delicato equilibrio tra tecnologia sviluppata dall’uomo e l’ambiente che ospita la nostra specie. www.ambientarsi.net

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Bioarchitettura e risparmio energetico

Dall’11 al 14 novembre 2010 - Fiera Roma

Ad Expoedilizia, il settore delle costruzioni declinato in ottica green

Tra le iniziative in programma: Classi a confronto: certificazione energetica e classificazione acustica come strumenti per una corretta progettazione A cura di ANIT La Classificazione Acustica. La nuova norma di cooperazione acustica UNI11367. Workshop a pagamento. A cura di ANIT La rete per la riqualificazione energetica degli edifici esistenti A cura di ANIT e TEP Srl La complessità del progetto contemporaneo per un’architettura responsabile A cura di INBAR – Sezione Roma1 3 anni di detrazioni. Situazione del mercato (esiti in termini di risparmio di energia primaria e Co2) quali condizioni per accedere alle detrazioni A cura di ENEA Capitalizzare le superfici attraverso il sole A cura di Energy Professional Network La competizione globale attraverso la collaborazione A cura di Energy Professional Network Impianti solari termici: soluzioni operative e normativa sulla certificazione energetica nel Lazio A cura di CNA Sostenibilità energetica - nuove opportunità di lavoro A cura di Federarchitetti

Accreditati online. Evita le code!

Prodotti, soluzioni e dibattiti per discutere di ecosostenibilità Sarà declinata in ottica green la quarta edizione di Expoedilizia, la Fiera professionale per l’edilizia e l’architettura organizzata da ROS – società partecipata da Senaf e Fiera Roma, che si terrà dall’11 al 14 novembre 2010 presso il polo fieristico della capitale. La manifestazione, una vetrina completa sul comparto delle costruzioni con ben 13 aree tematiche, si pone al servizio di aziende, operatori professionali e associazioni di categoria. Un’occasione di incontro e confronto, di scambio economico e aggiornamento professionale specialmente per il mercato del Centro-Sud Italia. Nell’ambito della sezione espositiva e convegnistica sarà dedicata particolare attenzione al tema dell’eco-sostenibilità: si parlerà di bioedilizia, di risparmio energetico e delle soluzioni eco-compatibili rivolte al recupero del patrimonio artistico. Ad Expoedilizia si discuterà anche di energie rinnovabili ed in particolare di fotovoltaico integrato, un mercato quest’ultimo, che ha segnato nel 2009 un aumento del 25% delle installazioni rispetto al 2008 (dati Gse). A questa industria in forte crescita, che coniuga l’estetica con la funzionalità utilizzando parti strutturali dell’edificio per la produzione di energia, verrà dedicato un focus tematico, dove le aziende leader esporranno in anteprima i propri prodotti. Tutti gli incontri in programma sono realizzati in collaborazione con importanti istituzioni e associazioni di categoria, ricordiamo tra questi il progetto Edilverde – Working with nature, una vera e propria “piazza” dove gli addetti ai lavori avranno la possibilità di condividere esperienze di successo in tema di verde urbano tecnologico, una materia che in Italia sta muovendo i primi passi, ma che ha grandi prospettive di sviluppo, in particolare al Centro Sud, dove il clima mite e le caratteristiche del territorio sono particolarmente favorevoli. Expoedilizia premia la sostenibilità anche con il concorso Architettura Sostenibile, istituito in onore di Raffaella Alibrandi che ha ricoperto la carica di Amministratore Delegato di Fiera Roma e che si è sempre distinta nella valorizzazione delle donne nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria. Il concorso, giunto alla seconda edizione, si rivolge a giovani laureate in architettura o ingegneria chiamate a confrontarsi sul tema della sostenibilità ambientale, uno dei principali driver che guidano gli sviluppi dell’architettura ed edilizia moderne. Maggiori informazioni su www.expo-edilizia.it

Ingresso gratuito riservato agli operatori del settore. Nel sito www.expo-edilizia.it il calendario aggiornato di eventi e workshop.

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Eolico

SOFFI D’ENERGIA

30 Vento associato 32 Vento in poppa 34 Piccole pale crescono 37 Vento sgonfiato 38 Mini storia di un mini eolico 29_40Inserto.indd 1

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Protagonisti

Vento associato di Alessandra Lombardi

ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento) da anni promuove politiche per sviluppare l’eolico. Abbiamo parlato delle azioni e degli scenari per questa rinnovabile con il suo Segretario Generale, Simone Togni.

C

i può dire esattamente cosa fa la sua associazione per favorire l’energia eolica in Italia?

«L’Associazione, nata nel 2002, ha come scopi statutari quello di concorrere ad un corretto sviluppo dell’energia eolica. In questo senso l’ANEV ha definito un Protocollo con le Associazioni ambientaliste per il corretto inserimento dell’eolico nel territorio e nel paesaggio. Prova ne è che, il recentissimo sondaggio ISPO sull’eolico, commissionato dall’ANEV e presentato dal Prof. Mannheimer nella Giornata Mondiale del Vento, ha evidenziato che l’80% della popolazione è favorevole all’eolico e l’83% vorrebbe che il proprio fornitore aumentasse l’offerta di energia prodotta dal vento».

Quale è stata la diffusione e l’incremento del contributo eolico in questi ultimi anni?

«Lo sviluppo dell’energia eolica negli ultimi anni ha visto passare la potenza installata dai 549 MW del 2000 ai 1.718 MW del 2005 fino agli oltre 5.100 di metà 2010. Almeno altrettanto significativo è stata la crescita in termini di produzione elettrica corrispondente che ha visto passare da 0,569 TWh del 2000, a 2,34 TWh del 2005 agli 8 TWh previsti nel 2010. In sostanza sia la potenza sia la produzione si sono decuplicate in 10 anni ma l’aspetto più significativo è che, nei prossimi dieci anni, secondo le previsioni del Ministero

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dello Sviluppo Economico, la potenza dovrà arrivare a 16.000 MW e la produzione superare i 24 TWh. Se questo avverrà si passerà dagli attuali 25.000 addetti del settore eolico nazionale ad oltre 67.000 persone occupate, indotto compreso».

Il governo ha approvato il nuovo Conto Energia e le Linee guida per le energie rinnovabili dopo una lunga contesa con le associazioni del settore. Ci spiega bene cosa è successo e cosa ne pensa del risultato raggiunto?

«Mi viene di dire che, dopo sette anni di attese, finalmente gli operatori hanno delle procedure unificate per la autorizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili. Poi segnalo che, il primo impianto che verrà autorizzato con le nuove procedure, entrerà in esercizio non prima del 2011. Quindi, ai fini del raggiungimento dell’obiettivo al 2010, non avrà alcun effetto, mentre dobbiamo già ricominciare a correre per avere quelle necessarie al raggiungimento dell’obiettivo al 2020. Il testo approvato riesce, in qualche modo, a semplificare e armonizzare i procedimenti autorizzativi. Tuttavia servirebbe una ben più decisa spinta nel verso della semplificazione e un maggior ricorso all’istituto del silenzio assenso, magari aumentando le tutele e i controlli».

In Italia si parla poco delle possibilità di promuovere sul territorio anche il mini e micro eolico. Ci spiega esattamente di cosa si tratta e perché non sono così diffusi?

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«Per quanto riguarda il mini e il micro eolico si tratta di applicazioni domestiche o rurali di apparecchi per la produzione elettrica che producono energia direttamente dove la stessa viene consumata. Infatti l’allaccio alla rete elettrica avviene sul medesimo contatore già presente per l’utenza con beneficio per la rete e per il soggetto. Tali applicazioni, tuttavia, ancora non vedono uno sviluppo adeguato alle attese e ciò avviene principalmente per la mancanza di norme di semplificazione efficaci, nonché per la mancanza di meccanismi di sostegno alla fase preliminare di studio. Infatti l’elevato, seppur necessario, studio anemometrico è indispensabile a calcolare la redditività dell’investimento (ricordiamo che l’eolico tutto, di piccola come di grande taglia, riceve una remunerazione solo sulla base dell’energia elettrica effettivamente immessa in rete e conteggiata da appositi contatori) e tale spesa condiziona in maniera significativa la diffusione del mini eolico. Sarebbe opportuno sul tema che si predisponesse un meccanismo adeguato a sostenere, magari consentendone il recupero con agevolazioni fiscali o altri meccanismi da studiare, sia le attività prodromi che l’installazione al fine di contribuire alla loro diffusione. Inoltre la diffusione capillare del minieolico potrebbe migliorare la conoscenza e l’apprezzamento per questa tecnologia che ancor più potrebbe avvicinarsi alla popolazione».

Ci può dare dei dati in tal senso dell’Italia e dell’Europa?

«L’ANEV calcola il potenziale realistico di mini eolico in Italia pari a circa 900 MW di potenza e 1,4 TWh di produzione, tale risultato ottenibile al 2020 comporterebbe un grande successo in termini di diffusione dell’eolico, di benefici ambientali e di incremento della generazione distribuita con evidenti benefici anche per le congestioni della rete. Anche in Europa il settore del mini eolico vede con lentezza crescere le installazioni, nonostante il potenziale molto significativo ancora largamente disponibile».

collo in vigore con noi, mentre WWF lo ha avuto e, a livello internazionale, è forse l’associazione maggiormente favorevole all’eolico. Forse uno dei punti deboli dei rumorosi oppositori e della loro sovraesposizione è che la loro rumorosità determina negli organi di informazione una eco ben superiore al valore delle loro parole. Fatto eclatante è che, ad esempio, l’eolico viene tacciato ripetutamente di essere oggetto di interesse da parte della criminalità organizzata, mentre l’ANEV ha aderito al Protocollo di legalità di ConfindustriaMinistero dell’Interno: ovvero che gli impianti prendono sovvenzioni europee per la loro costruzione mentre è notorio che la remunerazione è legata solo alla produzione. Unico aspetto di serietà è di avere un approccio comparativo tra le diverse tecnologie, per evitare che, avversando troppo le vere fonti pulite, si arrivi a sostenere, nei fatti, le fonti inquinanti».

Quali sono i programmi a breve termine della vostra associazione?

«L’ANEV è adesso impegnata nel sollecitare la definizione di un piano di comunicazione serio. Contemporaneamente l’ANEV ha predisposto un piano di Corsi di Formazione con la UIL che si terranno presso Eolica Expo e Ecomondo/ KeyWind. A qusto si aggiunge il lavoro strategico che l’ANEV sta predisponendo in previsione delle consultazioni Istituzionali cui sarà chiamata a partecipare nell’ottica del recepimento della nuova Direttiva Comunitaria sulle Fonti Rinnovabili al 2020. Questo provvedimento di recepimento, infatti, sancirà il successo o la sconfitta definitiva delle politiche di sviluppo di un settore che potrà continuare a creare occupazione, sviluppo, innovazione e benefici ambientali oppure essere soffocata sul nascere da vecchie logiche di potere e di interessi. Noi non abbiamo dubbi su quale debba essere il futuro e continueremo a batterci contro chi disinforma con ogni nostra forza».

Secondo lei i contrasti tra gli ambientalisti e la vostra associazione potrebbe essere appianati con la promozione di questi impianti, sicuramente meno invasivi, dal punto di vista paesaggistico?

«Ripeto che non esistono, né mai sono esistiti, formali e pubblici contrasti sull’eolico. Basti pensare che Legambiente e Greenpeace hanno un proto-

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Analisi

Vento in poppa di Alessandra Lombardi

Per l’eolico esiste un potenziale di 16.000 MW che in buona parte ancora da scoprire. L’eolico in tutte le sue forme è ormai maturo. Abbiamo parlato di questa tecnologia con Antonio Lumicisi esperto del settore dell’Energia Sostenibile e collaboratore del Ministero dell’Ambiente che ci ha tracciato un panorama di questa tecnologia.

L

ei lavora al Ministero dell’Ambiente. Ci può spiegare esattamente quali compiti svolge?

«Al Ministero dell’Ambiente mi occupo del settore dell’Energia Sostenibile; in particolare, potrei sintetizzare il mio lavoro in questi tre ambiti:il coordinamento della campagna See (Sustainable energy europe), un’iniziativa della Commissione Europea per promuovere gli obiettivi sulla sostenibilità ambientale ed energetica fissati dall’UE per il 2020 e di cui il nostro Ministero è Focal Point Nazionale (www.campagnaSEEitalia.it); il coordinamento del Working Group 2 della Piattaforma Tecnologica Europea sul Fotovoltaico; l’esperto sui temi clima/energia nell’ambito dell’attuazione regionale delle politiche di coesione (Fondi Strutturali 2007-2013)».

Recentemente ha partecipato ad un convegno sul mini eolico? Ci può spiegare quali sono le sue competenze su questo tema?

«Il mini eolico rappresenta una tecnologia interessante nell’ambito del settore delle fonti di energia rinnovabile. Sicuramente, potrà dare il suo contributo non solo per il raggiungimento degli obiettivi al 2020 ma anche in termini di sviluppo industriale e sociale a livello nazionale. Stiamo cercan-

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do quindi di promuoverlo, come “buona pratica”, nell’ambito della stessa campagna See».

In Italia e, in particolare, in Europa il settore eolico si è fortemente sviluppato. Mi sa dire quale sarà il futuro di questa fonte rinnovabile?

«L’energia elettrica da eolico è ormai, in alcuni ambiti, competitiva con le altre fonti di produzione elettrica da fonti fossili e questo è dovuto soprattutto ai buoni livelli di incentivazione che ne hanno supportato l’evoluzione nel corso degli ultimi anni. Il futuro di questa fonte sarà senz’altro positivo anche nel nostro Paese che prevede, al 2020, l’installazione di 16.000 MW da eolico, pari a dieci volte la capacità installata nel 2005».

L’eolico viene osteggiato da una parte degli ambientalisti e dei paesaggisti per il suo forte impatto sul territorio. Pensa che il mini e il micro eolico possa risolvere questa diatriba?

«Per quanto riguarda l’impatto paesaggistico dell’eolico tradizionale, credo sia necessario un vero e proprio “cambio di cultura” nel nostro Paese. Escluse alcune aree particolari del nostro Paese, l’eolico, laddove ovviamente ci siano le condizioni naturali per installarlo, può diventare “parte” del paesaggio, connotando positivamente alcune aree del nostro Pae-

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se. L’importante è condividere, sin dall’inizio, con la popolazione locale ipotesi di sviluppo a livello territoriale. Certamente il mini e micro eolico non avrà di questi problemi, ma anche qui una corretta pianificazione e condivisione a livello locale risulta strategica e necessaria».

Ci può spiegare in cosa consistono esattamente queste tecnologie?

«Nonostante non esista ufficialmente una normativa di riferimento per la classificazione del mini e micro eolico, in base alla taglia dell’aerogeneratore, si può affermare che per micro eolico si intendano aerogeneratori fino a 10 kW di potenza e per mini eolico quelli da 10 a 200 kW. In quest’ultima categoria, già si riscontra una certa segmentazione del mercato per potenze da 10 a 60 kW e da 60 a 200 kW. Se per il micro eolico il diametro del rotore va da 1 a 5 metri, con un’altezza da terra inferiore ai 10 metri, nel mini eolico troviamo il diametro del rotore che può andare dai 5 ai 30 metri, con un’altezza totale del palo eolico da 8 a 60 metri. Tutte queste tecnologie che, in base all’asse di rotazione del rotore si possono classificare in “asse verticale” o “asse orizzontale”, sfruttano il vento per produrre energia elettrica e la caratteristica principale riguarda la buona resa anche a velocità ridotte, seppur costanti, del vento».

Dove possono trovare applicazione?

«Il micro eolico è particolarmente indicato per le piccole attività commerciali, le abitazioni singole anche in contesti urbani. Ma anche nelle attività agricole e industriali di piccole-medie dimensioni. Il mini eolico si adatta bene agli agriturismi, alle attività agricole di una certa dimensione, agli immobili pubblici, commerciali, produttivi di media-grande dimensione in zone più ventose in contesti extraurbani e urbani (aree industriali)».

C’è interesse da parte del suo Ministero per sviluppare e incrementare queste fonti?

«Lo sviluppo del settore eolico è in generale regolato a livello nazionale con il sistema di incentivazione dei cosiddetti Certificati Verdi. Con la Finanziaria 2008 e il seguente D.M. attuativo è stato introdotto, in alternativa al sistema dei Certificati Verdi, il sistema incentivante della Tariffa Omnicomprensiva, pari a 30c€/kWh per

impianti eolici fino a 200 kW di potenza. Il sistema della Tariffa è senz’altro indicato per lo sviluppo del micro e mini eolico, in quanto sistema studiato proprio a supporto di piccole produzioni elettriche a livello territoriale. Il ministero dell’Ambiente ha concorso alla finalizzazione di tali sistemi di incentivazione e al momento svolge attività di promozione in generale con la campagna See proprio per diffondere una nuova cultura dell’energia più sostenibile».

Quali sono le normative di riferimento per queste fonti?

«Come già ricordato, la Finanziaria 2008 e successivo D.M. attuativo, così come, più in generale, il precedente D.lgs 387/03 e le recentissime (approvazione in Conferenza Unificata il 7/7/2010) Linee Guida per l’autorizzazione unica all’installazione di impianti da fonti di energia rinnovabile».

Sono previsti dei fondi da parte del Ministero dell’Ambiente?

«Il sistema di incentivazione in atto credo sarà sufficiente per un corretto sviluppo del settore del micro e mini eolico nel nostro Paese. Con la campagna See il ministero dell’Ambiente cercherà comunque di promuovere e divulgare le buone pratiche relative a questo settore specifico».

Sono state già presentate richieste da parte di Regioni, comuni, aziende e semplici cittadini?

«Il settore del micro e mini eolico, di fatto, sta partendo adesso nel nostro Paese, a seguito appunto della definizione della Tariffa Omnicomprensiva. Entro la fine dell’anno si dovrebbe avere già una prima analisi dell’interesse, sia dal punto di vista industriale che sociale, di questo settore tecnologico».

Pensa che ci potrà essere un forte incremento di energia pulita da queste fonti?

«Dal punto di vista quantitativo, ovviamente, nei prossimi anni non ci saranno “grandi numeri” in termini di potenza installata ma la maggiore facilità di installazione e la maggiore versatilità e flessibilità che tali tecnologie presentano, potranno dare un contributo concreto alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nel nostro Paese. Sicuramente, un aiuto concreto a scala locale per tutti coloro che intendono produrre e consumare energia elettrica da fonte rinnovabile».

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Tecnologie

Piccole pale crescono di Sergio Ferraris

Tra le rinnovabili emergenti c’è il microeolico. Una fonte rinnovabile che deve essere installata con attenzione.

P

er chi voglia adottare dei sistemi a energia rinnovabile di piccola taglia, superando l’installazione ormai comune dei sistemi fotovoltaici incentivati da oltre due anni dal Nuovo Conto energia che consente, attraverso una delle più alte incentivazioni al mondo, una buona redditività, il recente D. Lgs. Il 244/2007 ha introdotto, nel panorama delle incentivazioni circa le rinnovabili, sia una tariffa incentivante omnicomprensiva, sia lo scambio sul posto (misure che in questo caso non sono cumulabili), anche per le altre fonti rinnovabili, tra le quali c’è anche l’eolico compreso tra 1 kWe e i 200 kWe di potenza. La tariffa omnicomprensiva è di 0,3 euro per kWh prodotto, ha una durata di quindici anni e, per quanto riguarda l’eolico, il Decreto legislativo in oggetto, contempla due macro categorie relative a questa fonte, ossia il microeolico, caratterizzato da una potenza compresa tra 1 kWe e i 20 kWe, e il minieolico che possiede potenze comprese tra i 20 kW e i 200 kW. Dal punto di vista tecnico il criterio degli impianti alimentati dal vento tra eolici, minieolici o microeolici si basa, in linea di massima, su criteri di natura strettamente tecnica. Le norme IEC 61400-2 (Design requirements for small wind turbines) dettano i criteri necessari per le verifiche strutturali delle macchine eoliche con area spazzata minore di 200 m2 (mini e micro), valore che le norme associano a una potenza di circa 80 kWe ma che è soggetta a continue revisioni nei fatti grazie ai progressi tecnologici. Al di sopra di questa quota, infatti, le specifiche tecniche degli aerogeneratori e le norme previste per assicurare la stabilità strutturale di tutto l’impianto cambiano significativamente.

Tipi di macchine La maggior parte dei sistemi microeolici presenti sul mercato sono composti da turbine ad asse orizzontale, caratterizzate da un rotore sopravento rispetto 34 29_40Inserto.indd 6

alla torre e dalla presenza di una deriva che consente il rapido posizionamento della turbina, in funzione della direzione del vento, al fine di ottimizzare il rendimento del sistema. Esistono diverse tipologie di turbine ad asse orizzontale che sono caratterizzate dal numero delle pale – monopala, bipala, tripala, multipala – e bisogna considerare che, con l’aumento del numero delle pale, diminuisce la velocità di rotazione, aumenta il rendimento e di conseguenza il prezzo dell’aerogeneratore. Oltre ai sistemi ad asse orizzontale sul mercato si stanno affacciando anche turbine eoliche ad asse verticale che sono a loro volta divise in due macrocategorie tecnologiche: le macchine Darrieus e quelle Savonius. Le macchine Darrieus sono costituite da più pale di tipo aerodinamico che possono essere a “catenaria” o a “H” e sono caratterizzate da un rendimento elevato ma da una bassa coppia allo spunto, cosa che non ne consente l’autoavviamento. In queste macchine il generatore è posto alla base fatto che, se da un lato riduce l’impatto visivo della turbina eolica, da un altro punto di vista aumenta la difficoltà di manutenzione. Le macchine Savonius possiedono una forte coppia di spunto, cosa che consente sia l’avviamento, sia il funzionamento anche con venti di scarsa velocità, ma la stessa macchina risulta penalizzata da velocità del vento elevate, con le quali il rendimento cade verticalmente. Si tratta, comunque, di macchine facili da installare, robuste e di dimensioni contenute. Tecnologia a parte, dal punto di vista elettrico, tutte le micro turbine eoliche possiedono un generatore a magneti permanenti, collegato al rotore che può essere sincrono o asincrono. Di solito la configurazione più usata è quella nella quale il generatore è sincrono a magneti permanenti e nella quale l’elettricità in uscita, monofase o trifase, viene prima trasformata in corrente continua con un raddrizzatore e ritrasformata in alternata, attraver-

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so un inverter, se il sistema è allacciato alla rete. Le applicazioni del microeolico possono essere Offgrid, ossia per l’alimentazione di utenze isolate, oppure Grid-connected, ovvero connesse alla rete elettrica. Nel primo caso è necessario che il generatore microeolico sia collegato a una serie di batterie, mentre l’inverter è un componente ausiliario che si rende necessario solo se si devono alimentare utenze domestiche a 220 volt. Nel secondo caso l’inverter è indispensabile in quanto è necessario che l’elettricità prodotta sia conforme agli standard di rete, cosa che consente la connessione alla rete di distribuzione e l’immissione dell’elettricità prodotta. La presenza di un inverter consente la realizzazione di sistemi ibridi nei quali diverse fonti rinnovabili di piccola taglia concorrono alla generazione elettrica a seconda delle proprie caratteristiche. Il microeolico, per esempio, può integrare il fotovoltaico nelle ore notturne e nelle giornate di cielo coperto ma, nel Parco dei 100 Laghi nell’Appennino parmense, si è fatto di più: è stato realizzato un sistema ibrido a tre fonti: microeolico, fotovoltaico e microidroelettrico.

Vento presente Per quanto riguarda la disponibilità di vento, condizione che è assolutamente necessario valutare con molta cura e attenzione prima dell’installazione, pena la perdita dell’investimento, la prima cosa da fare è consultare l’Atlante eolico interattivo d’Italia, realizzato da Cesi Ricerca (sito web: http://atlanteeolico.cesiricerca.it) che consente di determinare la ventosità di massima del proprio Comune, anche se in maniera molto relativa visto che utilizza dei cluster minimi di cinque km, incrociando il dato ottenuto con elementi soggettivi come le esperienze dei residenti e la valutazione di elementi naturali, il tipo e il portamento delle specie arboree, per esempio,

anche attraverso la Scala di Beaufort che valuta la ventosità attraverso gli effetti che questa ha sul mare e sul terreno. Da non sottovalutare, inoltre, l’estrapolazione di dati anemometrici disponibili da altre fonti come la Marina e l’Aeronautica militare. In una seconda fase, una volta identificata una buona disponibilità teorica di vento, è fortemente consigliabile condurre una campagna anemometrica per un periodo compreso tra i sei mesi e un anno, possibilmente all’altezza in cui si vuole porre la turbina eolica, fatto quest’ultimo importante perché l’intensità del vento può variare molto in base sia alla quota rispetto al suolo, sia per la presenza di ostacoli come piante e fabbricati, i quali possono creare turbolenze diminuendo il rendimento della turbina eolica. Per la misurazione si possono utilizzare anemometri di tipo tradizionale, oppure a ultrasuoni, o laser. Bisogna considerare che, i dati minimi di ventosità, per un impianto microeolico sono di una velocità media di 5 m/s, per almeno 1.500 ore l’anno.

Rendite nel vento Circa la redditività degli impianti microeolici si possono analizzare i flussi di cassa relativi alla predisposizione dei progetti, ipotizzando le seguenti caratteristiche: costo di realizzazione dell’impianto pari a

Ipotesi costi 3.750,00 €/kW 5 kW 10 kW 20 kW entrate annue energia

€ 2.250,00

€ 4.500,00

€ 9.000,00

manutenzione annua

€ 300,00

€ 400,00

€ 500,00

entrate annue nette

€ 1.950,00

€ 4.100,00

€ 8.500,00

valore attualizzato dell’investimento nel periodo dell’incentivazione

€ 20.240,00

€ 42.557,00

€ 88.227,00

totale costi

€ 18.750,00

€ 37.500,00

€ 76.000,00

utile totale al netto dell’ammortamento

€ 1.490,00

€ 5.057,00

€ 12.227,00

ricavi su investimento

7,95 %

13,49 %

16,09 %

Fonte: Ivpc

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Incentivazione: Con la pubblicazione sulla GU del 2/1/2009 del DM 18/12/08 sono state introdotte novità per l’ incentivazione dell’eolico di piccola taglia: • Possibilità di beneficiare del meccanismo dello scambio sul posto per impianti fino a 200 kW (DM 18/12/2008); • Riconoscimento di una tariffa omnicomprensiva alternativa, pari a 300 €/MWh, per impianti di taglia inferiori ad 1 MW (200 kW per l’eolico) entrati in esercizio dopo il 31/12/2007 (DM 18/12/2008).

LA POTENZA DEL VENTO 3.750,00 euro per kWe, producibilità prevista del sito di 1.500 ore equivalenti all’anno, periodo di esercizio pari a 15 anni, tariffa di remunerazione incentivante pari a 0,3 euro per kWh e un tasso pari al 5%. Il microeolico possiede, anche grazie al nuovo quadro incentivante, delle buone potenzialità se installato in maniera corretta e scrupolosa tenendo conto delle specificità dei siti. Troppo spesso, infatti, viene sottovalutata la ventosità del luogo che, se non è costante e di “buona qualità”, può portare a risultati deludenti. Anche per il microeolico, infatti, si devono seguire le indicazioni nella scelta dei siti seguite e collaudate da anni dall’eolico di grande taglia.

La normativa Imposizione fiscale La L. 133/99 ha decretato l’assenza di imposizione fiscale per i microimpianti al di sotto dei 20 kW che, quindi, non sono considerati officine elettriche, non essendoci imposizione fiscale, quindi, non è necessaria la denuncia all’U.T.F. (Ufficio Tecnico di Finanza). Procedura amministrativa D. Lgs. 387/2003 e successive modifiche da L. 24 Dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008) • Art. 12 comma 5. […] quando la capacità di generazione sia inferiore alle soglie individuate dalla tabella A (60 kW per l’eolico. N.d.R), allegata al presente decreto, con riferimento alla specifica fonte, si applica la disciplina della denuncia di inizio attività di cui agli articoli 22 e 23 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 e successive modificazioni. (Questa misura è in attesa dei decreti attuativi e, pertanto, è necessario rifarsi alle normative regionali. N.d.R)

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La potenza estraibile da una turbina eolica può essere descritta dalla seguente equazione:

P = ρ/2 Cp η A v3 dove: P = potenza espressa in Watt ρ = densità della massa d’aria espressa in kg/m3 Cp = coefficiente di potenza massimo di una turbina ideale a asse orizzontale, pari a 16/27 = 0.593 η = efficienza meccanica ed elettrica della turbina A = area circolare spazzata dalle pale del rotore e attraversata dalla massa d’aria espressa in mq v = velocità della massa d’aria indisturbata, prima del passaggio attraverso le pale, espressa in m/s La potenza utilizzabile dal vento con una turbina eolica cresce, quindi, con l’aumentare dell’area spazzata dalle pale e della velocità del vento e dipende, inoltre, dalla densità dell’aria.

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Problematiche

Vento sgonfiato di Alessandro Drago

Il micro eolico domestico in Gran Bretagna ha segnato il passo. Per alcuni è un’esperienza fallita

A

utunno 2006: la stampa Europea specializzata saluta con favore l’iniziativa intrapresa in Gran Bretagna dalla catena commerciale del fai-da-te, B&Q, di vendere direttamente dagli scaffali dei propri negozi le micro turbine eoliche per l’utilizzo domestico. L’allora capo dell’opposizione – oggi premier, David Cameron – pensò di annunciare l’intenzione di piazzarne una proprio sul tetto della sua villa londinese. La vendita al dettaglio del micro-eolico domestico dura due anni interrompendosi bruscamente nel gennaio 2009 a causa della pubblicazione di un rapporto dell’azienda Encraft, specializzata nell’uso delle rinnovabili, sull’efficienza di tali sistemi installati dalla famiglie britanniche nelle proprie case. Il rapporto parla di un vero fallimento con performance energetiche pari al 10-15 per cento rispetto quelle promesse dalle case produttrici. L’analisi, su cui si basa il rapporto, ha preso in considerazione i sistemi di micro eolico installati a livello domestico nel Regno Unito facendo emergere come la scarsa produttività sia quasi sempre dovuta al posizionamento dei sistemi, montati in aree non sufficientemente ventose o coperte da edifici e alberi che ostacolano il passaggio del vento. Il risultato sembrerebbe banale, perché il micro eolico funziona in base alla disponibilità di vento. È proprio per questo, però, che sul palco degli imputati per le scarse performance delle turbine vendute, sono stati costretti a salire l’azienda

distributrice B&Q, accusata di scarsa informazione nei confronti dei propri clienti e le aziende produttrici, colpevoli di aver effettuato una campagna di marketing aggressiva che ha ignorato le reali potenzialità dei sistemi facendo leva sull’entusiasmo degli acquirenti, spinti da motivi di risparmio personale e ideali ambientalisti.

Vento inaffidabile A porre rimedio al problema ci ha pensato la stessa catena distributrice B&Q che, dopo aver ritirato dagli scaffali le turbine eoliche, ha finanziato a sua volta la realizzazione di un rapporto da parte dell’Ente indipendente Energy Saving Trust in collaborazione con l’Università di Southampton, il cui titolo è assai esplicativo: Location, location, location. Domestic small-scale wind field trial report. Il Rapporto, del luglio 2009, fa il punto sulle potenzialità di sviluppo del micro eolico domestico in Gran Bretagna partendo dall’esposizione al vento delle aree abitative, i metodi di calcolo delle performance delle turbine e la loro tipologia. Dalla ricerca emergono risultati che sono consigli per i potenziali acquirenti: la necessità di installare gli impianti in aree non ostruite da edifici o vegetazione dove il vento soffi ad almeno 5 metri al secondo e con una predilezione per le turbine a terra nelle zone rurali. Da queste indicazioni lo studio ricava il dato di 455.650 istallazioni domestiche potenzialmente efficienti (pari al 1,9% delle unità abitative familiari nel Regno Unito). Con il senno di poi, possiamo dire che il documento sarebbe stato di assoluta utilità agli acquirenti delle turbine che, a partire dall’autunno 2006, si sono recati nei centri B&Q per comprare sistemi di micro eolico senza avere delle linee guida tecniche per ottenerne la migliore performance. L’assenza e l’errata informazione sulle energie rinnovabili e sul risparmio energetico continua a rappresentare una delle principali minacce alla loro diff usione capillare come dimostra questo caso. www.ambientarsi.net

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Esperienze

Mini storia di un mini eolico di Pietro Cambi

Il comportamento effettivo del mini eolico può essere differente rispetto a quello teorico

I

n questi giorni il macro-eolico, le lunghe file di grandi torri di cento e passa metri che dominano il paesaggio sono nell’occhio del ciclone per una delle tante italiche storie di malversazione, corruzione e interessi privati in atti pubblici. Eppure esiste anche un eolico meno sconosciuto, poco diffuso, alla portata dei singoli cittadini, in grado di fornire energia ad un piccolo numero di unità abitative e di garantire, nel contempo, un piccolo ritorno economico: si tratta del mini eolico. C’è un problema, però, le normative e le regole per allacciare in rete impianti superiori ad un kW sono complesse, de faticanti, assolutamente fuori portata per un normale cittadino, che, come il sottoscritto, si proponga di installare un impianto di piccola taglia, sufficiente ad una o due famiglie. In pratica il procedimento e la modulistica da riempire sono uguali a quelli necessari per una torre eolica da 3 MW. Il risultato è che il mini eolico, in Italia, è quasi inesistente e le macchine installate sono rare e sparse nel territorio. Sembrava, infatti, troppo bella la notizia che, grazie alla delibera ARG/elt 99/08, era diventato operativo il conto energia anche per gli impianti mini eolici. Nel gennaio 2009, dopo numerosi tentativi telefonici, alla sede Enel di Firenze, mi hanno allungato la “nuova” modulistica necessaria, ai sensi delle delibere ARG/elt 99/08 e AEEG n. 348/07, per richiedere l’allacciamento di un impianto Mini eolico da 6 kW, come quello che volevo installare su un terreno di Caprese Michelangelo (Ar).

sembra uno solo: scoraggiare, nei fatti, i piccoli produttori di energia da fonti rinnovabili. L’elenco della documentazione necessaria è interminabile. Per i pigri, ecco qui un elenco dei documenti principali (nemmeno tutti): • F1 - planimetria (carta tecnica regionale) dell’area dove ricade la connessione in scala 1:10.000 o 1:25.000 con ubicazione degli impianti; • F2 - planimetria catastale dell’area dell’impianto in cui siano evidenziate le proprietà dei terreni sui quali l’impianto di produzione è destinato ad insistere; • F3 - documento, mediante dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, attestante la disponibilità del sito oggetto dell’installazione dell’impianto. Tale documento deve indicare almeno i presupposti di tale disponibilità in termini di proprietà o di eventuali diritti di utilizzo; • F4 - documentazione progettuale degli interventi previsti secondo quando indicato nella Norma CEI 0-2. In particolare dovrà essere prodotta la seguente documentazione:

Burocrazia In pratica si trattava di depositare una “enorme” mole di documentazione, solo per avere un preventivo dei costi di allacciamento, la stessa mole necessaria per centrali elettriche da centinaia di megawatt di potenza e non Kw, come la turbinetta eolica in questione. Il motivo, sinceramente, mi 38 29_40Inserto.indd 10

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• F4.1 - schema elettrico unifilare della parte dell’impianto a corrente alternata tra generatori e dispositivi di conversione statica ed il punto terminale dell’impianto di utenza per la connessione con indicazione dei possibili assetti di esercizio. Sullo schema sono indicati in dettaglio organi di manovra, protezione presenti ed eventuali punti di derivazione dei carichi; • F4.2 - descrizione (tipologia, caratteristiche tecniche di targa) dei seguenti componenti: • F4.2.1 - generatori, convertitori e/o eventuali motori elettrici di potenza; • F4.2.2 - dispositivi (generale, di interfaccia e/o di generatore) e protezioni associate; • F4.2.3 - sistemi di rifasamento (eventuali); • F4.2.4 - eventuali trasformatori; • F4.3 - caratteristiche sistema di misura dell’energia prodotta e/o immessa (marca e modello del misuratore - solo nel caso in cui non sia Enel Distribuzione a fornire il servizio); • F4.5 - informazioni sulle eventuali apparecchiature potenzialmente disturbanti presenti nell’impianto (compilazione scheda apparecchiature sensibili e disturbanti del cliente – • Allegato AC alla “Guida alle connessioni alla rete elettrica di Enel Distribuzione”); • F5 - numero delle sezioni di impianto, come definite dall’art. 5.4 della delibera n. 90/07 e successive modificazioni e integrazioni, in particolare quelle apportate dalla delibera n. 161/08; • F6 - attestazione del rispetto o meno delle condizioni di cui alla deliberazione n. 42/02 (solo nel caso di allacciamenti di impianti di cogenerazione) - modulo disponibile sul sito internet del GSE (www.gsel.it); • F7 - attestazione del rispetto o meno delle condizioni di cui all’articolo 8, comma 6, del decreto legislativo n. 387/03 (solo nel caso di allacciamenti di impianti ibridi); • F8 - attestato di versamento dell’importo dovuto; • F9 - certificazione asseverata da perizia indipendente relativa all’utilizzo della potenza in prelievo esclusivamente per i servizi ausiliari (se è stato compilato il punto C1.13 e il punto D1) Chiaramente una cosa da specialisti. Del resto, anche una macchina da 6 kW, che a vederla in foto sembra un giocattolino, richiede in realtà personale specializzato e una notevole attenzione durante l’installazione.

In pratica La maggior parte dell’energia necessaria per la realizzazione ed installazione di un generatore eolico va per la predisposizione del palo, semplicemente incastrato, fino a circa due metri di profondità. Nel caso un plinto di circa 2×2x2 metri di cemento, rete elettrosaldata sul fondo. Ci vogliono da sei mesi ad un anno di produzione per la “compensazione” in termini energetici del generatore.Nel giro di pochi giorni la stragrande maggioranza dei paesani era già a conoscenza della novità, tutto sommato gradita. Accettata come un elemento del paesaggio, sono tutti curiosi di vederne i risultati in termini operativi. I privati possono, in Toscana, installare impianti fino a 50 kW che, per la loro natura, non sono particolarmente impattanti sul paesaggio. Per raggiungere gli obbiettivi di risparmio energetico che ci impone la CEE, non ci sarebbe bisogno di saturare le nostre montagne di migliaia di generatori eolici da qualche MW l’una, alti un centinaio di metri. Basterebbe che i generatori “familiari”, in grado di servire due o tre unità abitative, diventino un elemento costitutivo di ogni impresa agricola, dove è il caso, anemometricamente parlando, ed ecco che migliaia e migliaia di famiglie vedrebbero un reddito dove prima c’era un costo. E il Paese avrebbe fatto un piccolo passo avanti verso il mantenimento degli impegni del famoso protocollo 20/20/20. Non farlo ci costerà, tanto per cominciare, 550 milioni di euro di penale quest’anno, in probabile aumento l’anno prossimo. I generatori eolici tradizionali, i giganti da qualche MW, non solo sono cari e impattanti ma hanno un EROEI (energy www.ambientarsi.net

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Watt

Potenza in uscita (kW)

returned on energy inPotenza in uscita in rapporto alla velocità del vento Potenza in uscita in rapporto alla velocità del vento vested) non esaltante a 7070 causa delle tonnellate 6500 di materiali necessari, 6060 cemento, acciaio, rame, 5500 alluminio. Purtroppo la 5050 4500 maggior parte dell’enerpotenza (Watt) rilevata 4040 potenza (Watt) dichiarata gia si consuma, in modo 3500 irreversibile, per il ce3030 mento delle fondazioni, 2500 2020 che non è riciclabile. 1500 Infatti il primo anno di 1010 lavoro di una turbina eo500 lica, messa in una zona 0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 a buona ventosità, va a M/sec coprire i costi energetici Velocità del vento alla pala (m/s) per la sua produzione (i costi economici richiedono tempi assai più lunghi, da un minimo di tre o quattro anni per i ca). Prevediamo di rientrare dell’investimento in giganti in zone ventose a dieci e più anni per il circa un decennio, considerando anche i costi di mini eolico, come nel nostro caso). manutenzione (una visita l’anno). Tutto dipende Per quanto riguarda il lato tecnico del nostro mini dal riconoscimento del conto energia. Contiamo eolico la pala che abbiamo montato è una Eoltech di chiudere entro l’anno, ovvero a quasi due anni da 6 kW, produzione europea, un piccolo gioiello dall’inizio della trafila. La cosa è ovviamente asnella categoria mini eolico. Tecnicamente, ol- surda, lo Stato e le Regioni hanno già dato il tre al freno meccanico (necessario per fermare la loro contributo alla semplificazione, ora tocca al macchina in caso di avarie e/o forte vento), ha un GSE (magari adeguatamente stimolato dall’Ausistema di pich, ovvero di regolazione dell’angolo thority per l’energia, quando questa si risveglierà di incidenza delle pale, automatico. In pratica, dall’atavico letargo in cui sembra caduta). via via che aumenta il vento e le pale aumentano il numero di giri, queste si orientano sempre più di taglio, fino a che, per venti oltre i 20 metri al secondo (circa 80 all’ora), le pale stanno quasi esattamente di taglio e la macchina mantiene la produzione ai 6.25 kW massimi previsti. Molti mini eolici non hanno questo sistema di regolazione automatico, con il risultato che con venti molto forti possono andare “in fuga”, ovvero girare sempre più forte fino a superare le capacità di sopravvivenza delle pale e, quindi, della macchina. Nei giorni in cui l’abbiamo installata vi sono stati venti molti intensi di maestrale che, nella zona di Arezzo, hanno raggiunto e superato gli 80 km/ora. Ecco qui un grafico sperimentale che sovrappone la curva dichiarata di potenza (in rosso, tratta dalla brochure) ed i dati sperimentali, misurati in quei giorni (punti neri): La durata di vita prevista è di circa 10.000 kWh/ anno. Ovvero 1.550 ore/equivalenti Ovvero 1.000 litri di petrolio-equivalente (2.500/3.000 se consideriamo che si tratta di energia elettri-

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Green City Energy International Forum

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

1, 2 e 3 luglio 2010 Pisa, Centro Congressi

Firmati i primi contratti di noleggio a livello nazionale delle smart elettriche

Chiusura oltre le aspettative per Green City Energy, il primo forum internazionale sulle nuove energie per lo sviluppo competitivo e sostenibile della città. Lanciate dal sindaco di pisa marco filippeschi le strategie per una cordata italiana di “smart cities” Si è chiusa al Palazzo dei Congressi di Pisa con un bilancio oltre le aspettative la tre giorni di Green City Energy, il primo forum internazionale sulle nuove energie promosso da Comune, Provincia di Pisa e Regione Toscana in collaborazione con l’Università di Pisa e la Scuola Superiore S. Anna che si é svolto dal 1° al 3 luglio. Più di mille sono stati i partecipanti al convegno organizzato da ClickUtility, società specializzata in grandi eventi legati alle tematiche dell’energia e dell’educazione ambientale , che ha messo a confronto esperti, professori universitari, amministratori di città italiane ed europee sulle “best practices” già adottare e sulle politiche da portare a termine per dare presto alle nostre città un futuro “verde” ed “intelligente”. «Abbiamo ricevuto da Pisa una risposta eccellente - ha dichiarato Carlo Silva presidente di ClickUtility - raddoppiando le previsioni della vigilia. Sono sicuro che il progetto Green City Energy potrà crescere e svilupparsi ancora l’anno prossimo». Momento storico per il futuro della mobilità venerdì 2 luglio presso lo stand Enel quando, alla presenza dei responsabili Enel e Mercedes e del Sindaco Filippeschi, sono stati fi rmati i primi contratti di noleggio a livello nazionale delle smart fortwo electric drive nell’ambito dell’innovativo progetto di mobilità elettrica E-Mobility Italy che partirà a Pisa nel prossimo mese di settembre. «Ringrazio i nostri concittadini, certo si tratta - ha dichiarato il Sindaco FIlippeschi - anche di innovare mentalità e abitudini. Le 56 colonnine di ricarica che verranno installate a Pisa possono supportare una sperimentazione ancora più ampia per la quale spero che Enel e Mercedes continuino ad investire sulla nostra città». Prove pratiche di EcoGuida si sono tenute nel pomeriggio del 2 luglio facendo seguito al “Seminario introduttivo all’EcoGuida”, a cura della Scuola Nazionale di EcoGuida promossa da Euromobility e ClickUtility, che ha descritto, per opera del direttore scientifi co di Euromobility Lorenzo Bertuccio, una particolare tecnica di guida che aiuta a rispettare l’ambiente e consente di risparmiare carburante. Tra gli allievi delle prove pratiche, l’Assessore alla Mobilità del Comune di Pisa David Gay. Il sindaco di Pisa Marco Filippeschi ha poi concluso i lavori sabato 3 luglio lanciando le strategie per una cordata italiana di “Smart Cities”: «Green City Energy, alla prima edizione, - ha dichiarato - è stato un grande successo. Oltre mille iscritti, tanti partecipanti, tantissimi cittadini in più a prendere informazioni e a provare le auto elettriche. Pisa sta conquistando una caratterizzazione nuova e tante relazioni in più, capaci di creare nuovi progetti, di agganciare le politiche più innovative in campo energetico». «Le città sono il cantiere decisivo della Green Economy - ha sottolineato Filippeschi - perché consumano molta dell’energia prodotta e generano cambiamenti tecnologici e di abitudini di vita quotidiana. Mobilità elettrica, produzione da rinnovabili, distribuzione intelligente, risparmio energetico in abitazioni e aziende, eolico, geotermia, idrogeno: tutto quello che a Pisa si sperimenta o si realizza é già il cuore di una nuova economia e di una visione differente delle città. Alta formazione, ricerca, aziende hi-tech, formano l’habitat di un cambiamento che deve diventare concreto, visibile ed esemplare.» Green City Energy è stato organizzato con il patrocinio, tra gli altri, del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, del Ministero dello Sviluppo Economico e della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Promosso da:

Organizzato da: Comune di Pisa

Provincia di Pisa

Regione Toscana

UFFICIO STAMPA A CURA DI Boccaccio Passoni Via degli Orefi ci 8, 16123 Genova www.boccacciopassoni.com Enrico Passoni tel. +39 010 86.92.648 fax +39 010 86.32.906 mail: ufficiostampa@greencityenergy.it

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Risorse idriche

L’ecoLogia deLL’acqua di Alessandro Drago

Aspetti sociologici nella gestione delle risorse idriche. Un appuntamento in Francia farà il punto

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l 20 e 21 Gennaio 2011 si terrà, presso l’Università della Provenza che ha sede a Marsiglia, il seminario internazionale dal titolo “Usi ecologici, economici e sociali dell’acqua irrigua nel Mediterraneo: sfide e servizi”, organizzato dal Laboratorio sulla Popolazione, l’Ambiente e lo Sviluppo (LPED). L’oggetto del seminario è l’acqua irrigua che scorre in reti idrauliche artificiali quali canali e rogge e che, fin dal Medio Evo, è stata orientata a finalità produttive. Le canalizzazioni, di fatto, hanno sempre avuto un’incidenza ecologica indiretta “involontaria”, fino ad ora ancora poco valorizzata, come la ricarica delle falde acquifere, lo sviluppo della biodiversità, il mantenimento di biotopi favorevoli all’ittiofauna. Con la trasformazione dei bisogni economici e lo sviluppo della questione ambientale, si assiste a una

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progressiva presa in considerazione di questi “servizi”, in sede di gestione delle acque, così come ad una diversificazione degli usi (irrigazione di orti privati o comunitari, di spazi pubblici degli enti locali e regionali, controllo delle esondazioni), che continuano ad essere poco conosciuti, perché minoritari rispetto alle funzioni originarie dei canali. Il dibattito, che il seminario internazionale intende sollevare, riguarda le trasformazioni che interessano questi canali sulle due rive del bacino Mediterraneo (Europa e Nord Africa), i fattori economici, ecologici e sociali che intervengono, così come le diverse modalità di gestione, antiche e nuove, che accompagnano l’assunzione del loro controllo. E questo perché si sono verificati due diversi fenomeni riguardo i canali artificiali presenti nei Paesi Mediterranei: nelle regioni

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della riva settentrionale la loro stessa esistenza, come conseguenza di una forte riduzione della popolazione agricola, è stata a volte dimenticata o addirittura sacrificata a favore dell’espansione urbana; nei Paesi del sud, le tecniche irrigue sembrano essere sempre meno adeguate alla disponibilità della risorsa e alla degradazione del suolo, che porta alla desertificazione.

ridotta se si pensa che i canali e le rogge non raggiungono la portata di un fiume di media grandezza come quelli presenti, ad esempio, sul territorio Italiano ma l’interesse per il loro utilizzo non è di minore importanza.

Contratto per l’acqua La diffusione di questi corsi d’acqua nel Sud-Est Necessità di gestione della Francia ha, ad esempio, portato alla stipulaLa mancata manutenzione dei canali provoca conse- zione dei “contratti di canale” che, basandosi sui più guenze immediatamente visibili - modificazioni del famosi “contratti di fiume”, mirano a coinvolgere i paesaggio, inondazioni dei terreni attigui nei quali i nuovi utilizzatori agricoli dell’acqua attraverso meccanali sono stati “dimenticati” e ricoperti da edifi- canismi partecipativi orientati a generare un comcazioni – ma, anche, conseguenze meno spettacolari promesso allo stesso tempo sociale ed economico come, per esempio, la modificazione della distribu- per la distribuzione della risorsa. Questi strumenti zione di certe specie acquatiche (in particolare dell’it- di pianificazione partecipata, basati su accordi votiofauna). Per fare il punto della situazione partendo lontari tra soggetti pubblici e privati, nascono dalla dallo stato dell’arte, il seminavolontà di riconciliare gli usi trario ha lanciato la candidatura dizionali e i nuovi utilizzi e serviLa mancata per la presentazione di articoli zi dell’acqua nell’agricoltura con manutenzione dei accademici su quattro diverse l’obiettivo di sperimentare mocanali provoca tematiche inerenti gli usi ecolodalità di gestione innovative che conseguenze gici, economici e sociali dei corsi facciano incontrare gli interessi d’acqua: 1) Irrigazione e gestione degli utenti privati con quelli deimmediatamente sostenibile dei corsi d’acqua; 2) Il gli utilizzatori collettivi e di altri visibili ma, anche, diritto dell’acqua: proprietà e apsettori economici. conseguenze meno propriazione simbolica; 3) Stato Recenti studi economici sull’opespettacolari ecologico, biodiversità e paesagratività dei modelli di gestione gio dell’acqua; 4) Prospettive di delle risorse naturali hanno rilegestione, partecipazione e Governance. L’approccio vato l’efficacia delle forme comunitarie di gestione dato al seminario è tipicamente multidisciplinare ri- rispetto all’appropriazione privata come modalità di entrando nella tradizione accademica Francese che regolazione delle risorse. Nel caso della gestione dei studia i fenomeni scientifici con un metodo olistico. corsi d’acqua minori, quali canali e rogge, l’ambizioA tale sfida hanno risposto circa 70 tra Professori ne potrebbe essere quella di seguire il buon risultato Universitari, ricercatori e professionisti provenienti di goveranance ambientale raggiunto dai contratti di soprattutto da Francia, Spagna e Italia per quanto fiume in Francia che, partiti nel 1983 con il primo riguarda l’Europa e da Algeria, Tunisia e Marocco sottoscritto per il fiume La Thur, sono oggi 150 e per la sponda meridionale del Mediterraneo. coprono più del 10% del territorio nazionale. L’ItaSeguendo l’idea del seminario di aprire il confronto lia, dove solo in anni recenti sono stati realizzati alsul tema in oggetto a diverse scienze, gli articoli che cuni contratti di fiume, meno di una ventina consono pervenuti al comitato scientifico hanno una centrati in Lombardia e Piemonte, può candidarsi variegata provenienza disciplinare che spazia dal- a realizzare contratti di canale con l’impegno attivo le materie scientifico ambientali come l’Ecologia, di quelle regioni in cui sono presenti i corsi d’acqua l’Agronomia, l’Idrologia e la Geografia fino a quelle minori. L’interesse principale dei ricercatori Italiani, socio-economiche come la Sociologia, l’Antropolo- selezionati per presentare un articolo accademico al gia, l’Economia e il Diritto. Questa iniziativa pone seminario, sembra proprio essere questo, vale a dire, all’avanguardia i Francesi rispetto ad altri Paesi eu- la partecipazione alla pianificazione e gestione dei ropei su una materia come la gestione dell’acqua canali come approccio innovativo alla risoluzione di che oggi riveste, tra le questioni ambientali, un’im- potenziali conflitti relativi all’utilizzo dell’acqua e ai portanza strategica a livello mondiale per problemi servizi che ne derivano. L’appuntamento è a Marsiconnessi all’utilizzo e alla proprietà. La dimensione glia per il prossimo 20 e 21 Gennaio 2011, presso dei corsi d’acqua, oggetto del seminario, è piuttosto l’Università della Provenza al Centro St. Charles. www.ambientarsi.net 42_45 Drago.indd 2

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Analisi

La sostenibile leggerezza dell’acqua di Alessandro Drago

Mediterraneo e sostenibilità della risorsa acqua, come chiave della sostenibilità urbana

C

hantal Aspe, professoressa di Sociologia dell’Università di Marsiglia, ha promosso il seminario internazionale sugli usi dei corsi d’acqua. Le abbiamo chiesto di illustrarci dal suo punto di vista cosa significa “gestione sostenibile dell’acqua”, partendo dal seminario sugli “Usi ecologici, economici e sociali dell’acqua irrigua nel Mediterraneo: sfide e servizi” di cui parliamo nelle pagine precedenti.

Il seminario ha una dimensione internazionale: cosa ha spinto l’LPED (Laboratoire Population Environnement Développement) verso questa sfida?

«L’LPED da 25 anni sviluppa un approccio interdisciplinare alle questioni ambientali (scienze sociali/scienze della vita). L’analisi delle interazioni tra natura e società è al centro delle questioni delle diverse equipe di laboratorio. Le discipline rappresentate sono: la sociologia, la demografia, la geografia, l’economia, l’ecologia e l’agronomia».

Quali sono i principali fenomeni che riguardano l’utilizzo dei corsi d’acqua nel Mediterraneo?

«L’interdipendenza che le società moderne hanno con il controllo delle risorse si è rafforzata in un contesto di crescita della popolazione e aumento

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della pressione sulle risorse soprattutto per le aree urbane e periurbane. I progetti idrici di grandi dimensioni hanno consentito alle società mediterranee di assicurarne lo sviluppo economico e urbano. In considerazione dei cambiamenti economici e sociali conosciuti dalle società mediterranee, la condivisione delle risorse idriche è una questione importante per lo sviluppo attuale di questi territori. Il controllo delle risorse idriche diventa un fattore determinante per la pianificazione politica. La gestione delle acque precedentemente considerata in un approccio settoriale è ora presentata come un elemento strutturante di pianificazione e di sviluppo locale. La condivisione delle risorse nei i diversi usi ha un posto fondamentale e conduce ad una ridefinizione degli obiettivi della politica in termini economici e ambientali».

Una gestione sostenibile dei corsi d’acqua nei Paesi del Nord del Mediterraneo potrebbe giocare un ruolo importante nell’eventuale conversione ecologica di realtà urbane complesse?

«Lo sviluppo dei fiumi del Mediterraneo, per fini produttivi, ha creato particolari ecosistemi acquatici che sono oggi riconosciuti per la loro biodiversità. Il controllo delle risorse idriche, che garantisce lo sviluppo economico e sociale dei territori del Mediterraneo, rappresenta una nuova urgenza per quanto riguarda il problema della preservazione ecologica degli ambienti acquatici. La gestione ambientale delle risorse idriche è diventato l’orientamento dominante di intervento pubblico che, nel dare il suo sostegno ad azioni per il recupero e la conservazione dell’ambiente, mira a limitare l’impatto delle attività produttive sulla risorsa. La gestione della risorsa idrica, che si è stabilizzata intorno alle sue funzioni produttive, si è oggi messa in discussione ed è cambiata a causa della diversificazione dei suoi impieghi, ma anche per le trasformazioni del lavoro nella rappresentazione delle sue funzioni».

In che misura la legge può portare la gestione dei corsi d’acqua verso la sostenibilità?

«Gli sviluppi nazionali ed internazionali di regolamentazione nella gestione delle acque portano ad una riconsiderazione della funzione produttiva prima ancora che delle gestioni idrauliche e, quindi, dello stato delle risorse idriche che

lo attraversano. Infatti, la direttiva quadro del 2000 “Per una politica comunitaria in materia di acqua” rafforza l’approccio territoriale alla gestione, in virtù del principio della “condivisione” tra i differenti usi in un contesto di scarsità della risorsa. La direttiva europea classifica l’acqua agricola dei canali come “corpi idrici superficiali fortemente modificati e artificiali” ai quali si dovrebbe applicare l’obiettivo di gestire le acque di superficie. La trasposizione della presente direttiva nel diritto francese, con la legge sulle acque e i mezzi acquatici (LEMA) del 2006, adotta la terminologia di corpi idrici che deve essere oggetto di una gestione sostenibile nel contesto dei cambiamenti climatici che comportano modifiche della quantità d’acqua disponibile. L’applicazione delle normative nazionali e internazionali si rif lette nella dimensione gestionale di queste mettendo in evidenza l’importanza dell’“economia dell’acqua” che passa, tra gli altri, per un uso più razionale della risorsa. Questi orientamenti nazionali e internazionali si basano su un principio di “unità della risorsa” e una ridefinizione delle acque superficiali come parte del più ampio sistema idraulico. In quanto tali, esse divengono parte di una rappresentazione della risorsa idrica non più produttiva ma ambientale. Questo punto di vista sull’acqua è, in gran parte, determinato dagli enti pubblici che condizionano il finanziamento degli organismi di gestione idrica per risparmiarne il consumo ed avere un ritorno ambientale».

La partecipazione dei cittadini alla gestione dei corsi d’acqua può rappresentare un modello efficace di partecipazione pubblica alle decisioni ambientali?

«Il cambiamento di stato della risorsa porta ad una riconfigurazione degli equilibri economici e sociali nella gestione corrente. Soprattutto, si tratta di nuovi attori come, ad esempio, gli utenti urbani, associazioni di utenti e di tutela dell’ambiente. Il peso crescente di questi attori “ambientali” dell’acqua sulla gestione delle risorse porta nuove alleanze e trasforma le pratiche di gestione esistenti. La condivisione delle risorse tra i diversi usi dell’acqua comporta anche nuovi conf litti. L’argomento ambientale focalizzato da parte del governo è stato in parte adeguato dagli attori dell’acqua produttiva che conducono anche ad una ridefinizione del proprio ruolo sociale ed economico».

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Innovazioni L’utilizzo delle alghe a scopo energetico è oggetto di studi ed investimenti consistenti

di Luca Vecchiato* e Alessandra Tosato* *ECO-Management S.r.l., Grisignano di Zocco (VI)

L’energia dell’alga

E

nergia e trasporti sono due settori a strettissimo contatto. Nei Paesi industrializzati circa un terzo del consumo totale di energia primaria è utilizzato per i trasporti e si tratta nella quasi totalità di energia da fonti fossili. Come riuscirà a reggere questo comparto alla diminuita disponibilità di petrolio che si prospetta per i prossimi anni? Una risposta, sia pure parziale, è data dall’utilizzo di biomasse per la produzione di carburanti. Essenzialmente i filoni tecnologicamente maturi sono il bioetanolo (su cui gravano sospetti di un EROEI minore di

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1, ossia di richiedere per la produzione più energia di quella che viene restituita) e il biodiesel. Quest’ultimo è ottenuto, quasi completamente, dai semi delle oleaginose (colza, girasole, palma, ecc.). Se, a prima vista, questo genere di produzione ha impatti positivi in termini di autonomia energetica e di ridotta emissione di CO2 (che viene parzialmente compensata dalla CO2 assorbita dalla pianta durante la sua crescita) non pochi dubbi sono stati sollevati su questa filiera di produzione, in termini di sostenibilità ambientale e di

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utilizzo della superficie agricola, bene strategico in un mondo sempre più affamato. L’utilizzo di olio ricavato da biomassa algale permette, in prospettiva, di ridurre alcuni dei problemi suddetti in quanto le alghe non sono utilizzate come alimento primario e, inoltre, non richiedono terreni agricoli. Oltre all’uso energetico le alghe possono essere usate per colture alimentari, per la depurazione delle acque e come fertilizzanti, in quanto sono coltivate in particolari reattori che possono essere posti ovunque vi siano condizioni favorevoli in termini di temperatura e irraggiamento. Sono, inoltre, possibili più raccolte durante l’anno e non, come per tutte le altre piante a terra, uno o al massimo due raccolti l’anno.

Il quadro normativo In Europa le modalità di utilizzo dei biocarburanti sono dettati dalla Direttiva Europea 2003/30/ CE, recepita in Italia dal Decreto Legislativo 30/05/2005 n.128 nel quale vengono definite le modalità di tassazione alla quale devono essere sottoposti i biocarburanti. La Direttiva 2003/30/CE aveva come scopo la promozione e l’introduzione di biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili in sostituzione del carburante diesel o di benzina nei trasporti al fine di rispettare gli impegni della Comunità Europea in materia di cambiamenti climatici e per contribuire all’approvvigionamento rispettando l’ambiente e promuovendo fonti di energia rinnovabile. A questo scopo il Decreto 30/05/2005 prevedeva un incentivo alla produzione di oli minerali o biodiesel in quanto, in relazione ad un programma della durata di sei anni dal 1° gennaio 2005 al 31 dicembre 2010, esentato dalle accise nei limiti di un contingente di 200.000 tonnellate. L’obiettivo nazionale nell’introduzione di biocarburanti ed altri carburanti rinnovabili, espressi come percentuale del totale del carburante diesel e di benzina nei trasporti, prevedeva il raggiungimento della soglia del 1% entro il 31 dicembre 2005, il 2,5% per il 31 dicembre 2008 e il 5,75% per il 31 dicembre 2010 (quest’ultimo coincide, inoltre, con l’obiettivo europeo). Il decreto del 25 gennaio 2010, però, ha ridotto questi obiettivi al raggiungimento della quota minima nazionale per il 2010 del 3,5 %, calcolato su base del tenore energetico. Per l’anno 2011 tale quota è fissata al 4% e per il 2012 al 4,5%; percentuali, comunque, molto lontane dalla quota minima europea che è appunto del 5.75%.

Microalghe La produzione di biomassa algale ha trovato sempre più grande attenzione negli ultimi decenni in quanto sembra essere la risoluzione ai problemi legati alla produzione da colture tradizionali. Le microalghe potrebbero, infatti, produrre da 50.000 a 200.000 Litri di olio da trasformare in biodiesel per ettaro all’anno, in confronto ai 1.000, 2.500 o 6.000 (per l’olio di palma) litri per ettaro ottenibili dalle colture a terra. La quantità di biodiesel prodotto dipende dal contenuto di lipidi nelle alghe che, a sua volta, dipende dalla specie algale e dalle condizioni www.ambientarsi.net

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in cui viene coltivata. Alcune tipologie di alghe possono arrivare a contenere più del 80% di lipidi nella loro massa secca. Il problema principale è, al momento, dovuto al costo molto alto della produzione di biodiesel da alghe, il quale è dovuto principalmente ai processi di raccolta della biomassa e alla concentrazione ed essiccamento della stessa. Il biodiesel è un composto prodotto attraverso una reazione di trans-esterificazione a partire da trigliceridi e alcoli in presenza di un catalizzatore. Attualmente non sono ancora presenti impianti che permettano la produzione di biomassa su larga scala, in quanto questa nuova tecnologia è ancora in fase di sperimentazione.

Studi decennali La coltura di massa delle microalghe è studiata già da 60 anni, a cominciare dall’inizio degli anni ‘50, come potenziale fonte di sostentamento per l’umanità, con la prospettiva di risolvere la carenza alimentare dei Paesi più poveri. Le preoccupazioni, riguardo l’inquinamento delle acque, negli anni ’60, svilupparono l’interesse nell’uso delle microalghe per il trattamento delle acque ref lue. Trattare la acque ref lue, infatti, sembrava essere il modo migliore e più economico, per associare la depurazione delle acque, ricche di elementi fondamentali per la sintesi algale, alla crescita delle microalghe. Nel corso degli anni ‘80 si sono sviluppati negli Stati Uniti sia impianti di dimensioni importanti che centri

di trattamento delle acque ref lue di medie o piccole dimensioni che utilizzavano open pond e, in rari casi, si effettuava la raccolta della biomassa algale prodotta. Le microalghe sono microorganismi unicellulari autotrofi o eterotrofi che crescono, come le piante terrestri, attraverso un processo di fotosintesi in cui catturano anidride carbonica e energia luminosa e le convertono in lipidi. Il gruppo delle microalghe include procarioti (cianobatteri o alghe verdi-azzurre) e eucarioti (alghe verdi, diatomee, alghe rosse, e così via). Una delle più grandi sfide nella coltura delle alghe è individuare le specie che crescano velocemente e che contengano al loro interno un alto contenuto di lipidi, i quali siano facili da estrarre e raccogliere. Le colture di microalghe sono usate, comunemente, come alimentazione in acquacoltura e per la produzione di molecole ad alto valore aggiunto, a causa dell’alto contenuto di acidi grassi delle alghe. Affinché la crescita possa essere attuata e favorita devono essere rispettate alcune condizioni ambientali fondamentali. Nelle prime due fasi di crescita deve essere fornito un apporto di nutrienti e, essendo le alghe organismi autotrofi fotosintetici, è costituito, per di più, da concentrazioni adeguate di CO2 , N (sotto forma di nitrati di ammonio) e P (sotto forma di fosfati) oltre che un esposizione alla luce adeguata. L’energia radiante, infatti, è in grado di promuovere i processi di fotosintesi che consentono la fissazione dell’anidride carbonica e degli altri nutrienti inorganici, presenti in fase f luida, producendo materiale organico che costituisce la cellula algale. Questa può, quindi, accrescersi e moltiplicarsi per fissione o duplicazione producendo altra biomassa ad alto contenuto lipidico.

Specie promettenti Nella produzione di biodiesel da alghe i parametri fondamentali da considerare, per individuare le specie algali migliori, sono l’analisi della concentrazione di lipidi e la velocità di crescita. A parte questi due valori fondamentali devono essere considerati, inoltre, il rischio di contaminazione della coltura, l’apporto di nutrienti necessario e le tecnologie di raccolta e concentrazione della biomassa. Potrebbe, infatti, essere favorita la coltura di una specie in grado di effettuare biof locculazione in particolari condizioni ambientali. In seguito verranno passate in rassegna alcune delle specie algali più usate. 48 46_49 Vecchiato.indd 3

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Arthrospira platensis: È conosciuta biomassa diluita raccolta deve essere anche con il nome di Spirulina concentrata di oltre 100 volte per Una volta per la sua particolare forma. È raggiungere una densità suffiseparata la biomascoltivata sia all’interno di fociente (almeno 50g/L, prefesa algale deve essere, tobioreattori che in lagune in primo luogo, sottoposta ribilmente 100g/L o oltre) a aperte o raceway. La specie consentire il suo successivo a un processo di estrazione Spirulina è relativamente reprocessamento e conversione dei lipidi per ottenere l’olio a biocombustibile. sistente alla contaminazione di alga, il quale, poi, verrà Le principali tecniche usate in quanto cresce all’interno di un mezzo che contiene per il recupero e concentratrattato per essere un’alta concentrazione di bicarzione di biomassa sono: trasformato in bonato (15g/L). La maggior parte • Flocculazione. È la raccolta biodiesel. dei sistemi di produzione di questa delle cellule in una massa aggregaspecie usa raceway poco profondi, fodeta attraverso l’addizione di polimeri. Le rati di plastica e miscelati con ruote a pale che cellule microalgali aggregate offrono il vanpermettono un buon controllo delle condizioni. taggio di una più facile separazione dal brodo Dunaliella salina: La coltura di questa tipologia di coltura; di alga richiede particolari condizioni climatiche • Centifugazione. Può essere utilizzata per quaed ambientali oltre alla disponibilità di specifisi tutti i tipi di alghe anche se è sconsigliata ci substrati nutritivi che ne favoriscono ed inper quelle che presentano cellule molto fragicrementano la crescita. La produzione di questo li. La centrifuga è, praticamente un serbatoio tipo di alga avviene solitamente in raceway non di sedimentazione nel quale vi è un migliomolto profondi miscelati con ruote a pale. Possoramento della forza di gravità per favorire la no essere usati, tuttavia, anche grandi pond non sedimentazione; miscelati posizionati in luoghi dove il costo del • Filtrazione. Viene usata in campo commerciaterreno non è rilevante, in modo da diminuire le per raccogliere la Spirulina e questo procescosi il costo di produzione. so risulta relativamente a basso costo usando Botryococcus braunii: È un microalga verde a fori cosiddetti microfiltri. Si tratta solitamente ma di piramide. Le colonie di questa tipologia di filtri rotanti con un controlavaggio, filtri di alghe possono crescere in laghi ed estuari delinclinati o vibro filtri. la zona tropicale o temperata e possono fiorire Una volta separata la biomassa algale deve essein presenza di elevati livelli di fosforo disciol- re, in primo luogo, sottoposta a un processo di to. L’olio derivante da questa specie algale non estrazione dei lipidi per ottenere l’olio di alga, il permette di ottenere biodiesel attraverso trans- quale, poi, verrà trattato per essere trasformato in esterificazione in quanto presenta trigliceridi di biodiesel. La frazione lipidica può essere estratta acidi grassi. Può essere usato come materia prima dalla biomassa attraverso estrazioni con solventi, per idrocracking e raffinazione dell’olio per pro- meccaniche o con l’utilizzo degli ultrasuoni. Può durre ottano, cherosene e diesel. essere sottoposta inoltre a pirolisi o cracking. Da quanto esposto risulta chiaro come le potenBiomassa e lipidi zialità della produzione di biodiesel da microUna volta prodotta, la biomassa algale deve essere alghe siano estremamente interessanti. Al morecuperata dai terreni di coltura per essere tratta- mento, in tutte le sperimentazioni effettuate, i ta e utilizzata nei suoi vari impieghi. La raccol- problemi risultano essere gli elevati costi di seta e l’isolamento della produzione delle colture parazione e la trasformazione della biomassa in microalgali è una delle aree più problematiche carburante. Ciononostante la possibilità di innella tecnologia di produzione del biocarburante tegrare la produzione di biocarburanti con altre dalle alghe. Questo è dovuto al costo dei processi produzioni (quali, ad esempio, la produzione di di recupero della biomassa da una soluzione for- integratori alimentari, biofertilizzanti, mangimi temente diluita soprattutto se la coltura è stata o carta) o altri utilizzi (come, ad esempio, la deeffettuata in vasche aperte. I metodi di recupero purazione delle acque ref lue) rende il settore deldella biomassa sono diversi e presentano, oltre a le alghe uno dei più promettenti nel panorama caratteristiche differenti, anche costi variabili. La delle energie rinnovabili.

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Tecnologie

energia nel profondo di Alessandra Lombardi

La geotermia è una tecnologia promettente, ma ancora da sviluppare

L’

ingegnere Giancarlo Passaleva, è Presidente dell’Unione Geotermica Italiana (UGI), una Associazione indipendente che promuove l’utilizzazione dell’energia geotermica in Italia, diffondendo la sua conoscenza tra il pubblico, agli opportuni livelli politici e amministrativi, stimolando attività di ricerca finalizzata, esplorazione e utilizzazione del calore naturale. Abbiamo chiesto a Passaleva qual è lo stato dell’arte di questa tecnologia e quali sono le sue prospettive.

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Qual è lo stato della geotermia a bassa entalpia in Italia rispetto al resto d’Europa?

«Ci sono Paesi europei che, negli ultimi dieci anni, hanno sviluppato fortemente l’uso diretto del calore geotermico a bassa temperatura, soprattutto per scopi di riscaldamento/ climatizzazione di ambienti. In Italia il notevole sviluppo della generazione elettrica dai campi geotermici ad alta entalpia delle aree di Larderello, Travale-Radicondoli e Monte Amiata, ha tenuto in ombra la grande potenzialità energetica utilizzabile anche nel nostro Paese, per usi diretti del calore geotermico a bassa temperatura. Adesso, però, anche questo mercato si è decisamente messo in movimento pur rimanendo, per ora, assai arretrato rispetto ai Paesi europei leader in questo ambito (soprattutto del centro–nord Europa). Comunque il valore complessivo degli usi diretti del calore geotermico in Italia, stimato per la fine del 2010 (pari a ca 270 kTEP), è aumentato del 25% rispetto al valore a fine 2005 (216 kTEP), essendo compreso, nei valori indicati, il contributo derivante dall’impiego di pompe di calore geotermiche».

Quali sono gli ostacoli che si oppongono alla diffusione di questa rinnovabile?

«C’è sicuramente un iniziale ostacolo culturale, che è la diffidenza e l’inerzia verso ogni innovazione tecnologica, specialmente in un ambito di tradizioni consolidate, come quello del riscaldamento do-

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mestico. Poi c’ è un ostacolo di natura finanziaria, per cui l’anticipo di spesa per fare l’investimento in un nuovo impianto, senza alcuna incentivazione (tranne il bonus fiscale, tuttora valido, del 55%) scoraggia i più, inducendoli a continuare a pagare le consuete “bollette”, senza pensare che, in pochissimi anni, il costo di impianto sarebbe ammortizzato e le bollette non sarebbero più da pagare. Questo aspetto, per quanto attiene all’uso del calore geotermico per il riscaldamento domestico, è anche complicato dal fatto che gli impianti esistenti sono prevalentemente condominiali e le corrispondenti decisioni devono essere approvate dalle relative assemblee. Infine è da sottolineare, tra gli ostacoli, la mancanza di una specifica regolamentazione in merito e la mancanza di incentivi economici per l’uso diretto del calore geotermico, che sarebbero necessari e giustificati per far decollare l’iniziativa industriale e artigianale che, in questo campo, si trova ancora agli inizi. Anche a livello Paese, infatti, il costo dell’incentivo sarebbe abbondantemente e rapidamente ripagato dalla diminuita necessità di importare combustibili fossili (soprattutto gas naturale), che oggi rappresentano complessivamente assai più dell’80% del bilancio energetico nazionale. Si potrebbero ottenere, inoltre, un netto beneficio di tipo ambientale, con un importante contributo per il raggiungimento degli impegnativi valori attesi per il 2020, nonché uno specifico incremento dell’occupazione».

In Italia abbiamo delle aziende attive in questa tecnologia oppure dobbiamo importare i sistemi dall’estero?

«La tecnologia impiantistica per gli usi diretti del calore geotermico e, in particolare, per la realizzazione di impianti di riscaldamento/climatizzazione con risorsa geotermica di bassa temperatura è ben nota e disponibile in Italia, sia per quanto riguarda il macchinario e i componenti d’impianto (pompe di calore mono-pluri stadio, sonde geotermiche verticali e scambiatori orizzontali, collettori, scambiatori ecc.), sia per quanto attiene all’installazione degli impianti stessi. Fanno eccezione le pompe di calore di grandissima potenza ed elevata temperatura di mandata, necessarie per sistemi di teleriscaldamento di grande potenza per cui, per il momento, si fa ancora ricorso a tecnologia estera».

Esistono dei problemi normativi per la diffusione di questa rinnovabile?

«Il nuovo decreto legislativo sulla geotermia, emana-

to dal Governo nel febbraio 2010, quale aggiornamento della vecchia legge geotermica n.896 del 1986, prevede che, per gli usi diretti del calore geotermico e, in particolare, laddove non siano necessarie perforazioni superiori ai 400 m di profondità, le Regioni o, su loro delega, Province/Comuni, emanino regolamenti semplificati per favorire questo uso della risorsa geotermica. Fino ad ora tale regolamentazione è sporadica e non omogenea (esistono normative specifiche per la geotermia di bassa temperatura in Trentino Alto Adige, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana) e quindi, in generale, non c’è un riferimento regolamentare certo e definito per chi voglia intraprendere iniziative in tale ambito».

La tecnologia geotermica è matura o è necessario sviluppare della ricerca applicata?

«Per le applicazioni nel riscaldamento/climatizzazione di edifici la tecnologia è semplice, conosciuta e sicura, sempre, ovviamente, con possibilità di migliorare risultati, rendimenti, costi. Esistono molte altre applicazioni industriali possibili del calore geotermico a bassa temperatura, come il florovivaismo, l’itticoltura, le applicazioni nelle attività agro-alimentari, e in molti altri ambiti, nei quali la tecnologia è da adattare ad ogni caso specifico ma è, generalmente, semplice e nota».

Crede più in uno sviluppo di questa rinnovabile nel domestico o nel terziario?

«La Geotermia di bassa temperatura è una risorsa disponibile praticamente ovunque, erogabile con continuità in tutto il corso dell’anno, 24 ore al giorno, gestibile con tecnologie semplici e note : essa può quindi essere utilizzata facilmente sia nell’ambito privato sia nel terziario. Si tratta, ovviamente, una volta adempiuti gli obblighi normativi e definita una adeguata politica di incentivi, di confezionare e offrire soluzioni “a pacchetto” pensate per le varie necessità e per i diversi casi applicativi, sia privati che pubblici. Certamente, però, una larga iniziativa pubblica (come, ad esempio, la nuova sede della Regione Lombardia, che si sta dotando di un sistema di climatizzazione ad energia geotermica, nel centro di Milano), o grandi realizzazioni terziarie come i centri commerciali IKEA di Parma e di Corsico, pure essi climatizzati con risorsa geotermica di bassa temperatura, potranno dare un particolare impulso all’applicazione di questa tecnologia, con grandi ricadute positive sul piano ambientale, economico, tecnologico ed occupazionale».

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Innovazione

Rinascimento fotovoltaico

di Giuseppe Langella

La nuova frontiera del fotovoltaico di terza generazione si pone obiettivi ambizioni

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I

l percorso della tecnologia fotovoltaica appare oggi tutt’altro che terminato. Secondo la tendenza più recente di adottare per le celle fotovoltaiche la classificazione in tre generazioni, quella che sta muovendo i primi passi, ma che si pone obiettivi veramente lusinghieri, è la terza generazione. La prima generazione è quella dei moduli fotovoltaici realizzati con la tecnologia del silicio cristallino (mono e policristallino) in fette. Il processo produttivo industriale è basato sulla lavorazione di elementi discreti (wafer) su banco e in linee parzialmente automatizzate. I costi derivanti, sia dalla quantità di materiale fotovoltaico impiegato, sia dal processo produttivo, pur essendo continuamente diminuiti, sono ancora alti a fronte dell’efficienza media di conversione raggiunta dalla produzione commerciale (12-15%). At-

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tualmente il costo del kWh, prodotto nelle condizioni tipiche di insolazione italiane, non è ancora competitivo. Si può stimare che la competitività possa essere raggiunta riducendo ulteriormente il costo fino a 1-2 $/Wp e, simultaneamente, migliorando l’efficienza energetica dei moduli in modo da superare la soglia del 20%. Questo valore di efficienza, già ottenuto per le celle di laboratorio con una tecnologia molto raffinata, stenta ad essere esteso a livello commerciale per le difficoltà che s’incontrano a industrializzare tale tecnologia, mantenendo bassi i costi di produzione. La seconda generazione, oggi in fase di sviluppo, è quella dei moduli fatti con film sottili di materiali semiconduttori, microcristallini che si prestano alla deposizione in strati su lamine di sostegno (vetro, metallo, plastica, ecc.) come, ad esempio, il silicio amorfo idrogenato, il diseleniuro di indio e rame, il tellururo di cadmio, il solfuro di cadmio, ecc. Per questi prodotti è stato possibile mettere a punto un processo industriale in continuo, quasi completamente automatizzato, che può portare a ridurre fortemente i costi di produzione. Dato il costo più basso per la produzione, la competitività dell’energia prodotta può essere ottenuta con un efficienza dei moduli un po’ più bassa di quella della prima generazione. Il processo di sviluppo è in corso e la probabilità di ottenere la competitività nel prossimo futuro è alta. Esistono tuttavia molti dubbi di tipo ecologico sulla possibilità di diffondere su larga scala l’uso di impianti a film sottili. Infatti, se si eccettua il silicio amorfo (che ha però altri problemi), tutti gli altri materiali possiedono caratteristiche di alta tossicità, che porterebbero a precauzioni di sicurezza nell’uso e, soprattutto, a problematiche di smaltimento dei rifiuti a fine vita operativa con conseguente innalzamento dei costi economici.

Futuro solare La terza generazione si fonda sull’utilizzo di celle fotovoltaiche basate su tecnologie a semiconduttori organici ed ibridi organici-inorganici. L’utilizzo delle celle solari organiche ha lo scopo di migliorare l’efficienza energetica e di rendere la tecnologia fotovoltaica uno strumento diffuso e conveniente di co-generazione d’energia pulita. Un traguardo fondamentale in tal senso è l’industrializzazione delle tecnologie di produzione di celle fotovoltaiche basate su processi di fabbricazione di materiali innovativi, in grado di garantire un abbassamento sensibile dei costi dell’energia. I materiali usati nella fabbricazione sono depositabili su superfici estese con tecniche e metodi tipici dell’industria della stampa. I materiali foto attivi e gli altri materiali costitutivi della cella organica o ibrida organica-inorganica sono, infatti, solubili e, quindi, depositabili sotto forma d’inchiostri o paste. Tutto questo riduce di gran lunga il costo di produzione. Oggi, in-

fatti, il fotovoltaico tradizionale è costituito per il 90% da pannelli con celle solari in silicio cristallino o multi cristallino e, il rimanente 10%, da silicio amorfo o altri materiali (GaAs, CIS, CIGS, CdTe). Tutte queste tecnologie si basano sul fondamentale principio della “giunzione tra semiconduttori”. Ad oggi l’efficienza massima ottenibile con queste tecnologie di terza generazione è dell’11% per sistemi ibridi organici-inorganici e del 6% per sistemi interamente organici. Ma ciò che tuttavia incoraggia l’uso di tali tecnologie, oltre al basso costo di produzione stimato inferiore a 2 $/Wp, è la facilità e il basso impatto ambientale delle varie fasi di fabbricazione e le infinite varietà di applicazione legate alla facilità di integrazione architettonica. In particolar modo, per le celle ibride DSSC (celle di Graetzel) le potenzialità architettoniche sono enormi poiché possono essere impiegate su superfici multifunzionali quali, finestre, vetrate e facciate di edifici a tinte differenti o trasparenti, con substrati sia rigidi (a base vetrosa) che flessibili (a base plastica e metallica). Le celle fotovoltaiche delle future generazioni saranno del tipo “a nanocompositi” (ibride organiche-inorganiche) e “a nanoparticelle” di materiali semiconduttori. Sfrutteranno settori della produzione già conosciuti come i polimeri conduttori, le nanotecnologie e le tecniche di stampa diretta dei materiali funzionali. Si prevedono due classi di celle: • la prima prevede, secondo la ricerca della Piattaforma Tecnologica Fotovoltaica dell’Unione Europea, un’efficienza intorno al 15% come la tecnologia matura delle celle “dye –sensitized” in corso di preindustrializzazione nel mondo; la condivisione di materiali e tecnologie con i settori dei display piatti; le condizioni compatibili con la stampa diretta dei materiali e con le tecnologie di fabbricazione continua su nastri flessibili. Tali prodotti dovrebbero introdursi in importanti nicchie di mercato, dove i costi aggiuntivi andrebbero ridotti al minimo. L’impiego riguarderebbe: tende, teloni, indumenti, piccoli edifici, imbarcazioni e altro. • la seconda si proietta, invece, su un grado di efficienza del 30%, poiché sfrutta gli effetti di qualità e dimensione delle nano particelle impiegate. Questo tipo di celle, dette “quantum dot”, è ancora in fase sperimentale e ancora lontano da una tecnologia di fabbricazione. Al momento la ricerca è attiva in entrambi i settori, impegnando competenze, risultati, laboratori, già utilizzati per applicazioni su celle solari selezionate: film sottili organici, polimeri depositati su vetro e plastica, tecnologie di stampa, tecnologia dei materiali “coreshell”, materiali e dispositivi elettroluminescenti basati su materiali organici.

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Aziende

l’attenzione alle differenze di Alessandra Lombardi

Pensare globalmente, agire localmente. Lo slogan ecologista diventa una strategia aziendale

L’

ingegnere Francesco Zorgno è amministratore delegato di Enfinity Italia, filiale italiana di un gruppo internazionale nato in Belgio nel 2005 e specializzato nel settore delle energie rinnovabili da fonte solare e eolica. Ci siamo fatti descrivere la realtà dell’azienda.

Siete diventati una realtà importante con 120 MWp di potenza installata. Come ci siete arrivati e con quali strategie?

«La chiave del successo sta nell’avere intuito, in

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anticipo sui tempi, le regole di base del business delle energie rinnovabili, a partire da una corretta collocazione di Enfinity nella catena del valore dei progetti, diversificata a seconda dell’iniziativa e del contesto. Articolata in cinque Business Unit, Develop, Invest, Technics, Trade e Power, Enfinity deve il suo successo a una struttura aziendale solida e alla squadra di professionisti che hanno permesso uno sviluppo internazionale grazie anche al credo: Global Approach, Local Touch. L’esperienza acquisita nel corso degli anni e, soprattutto, le forti competenze interne (che ci collocano oggi tra le realtà più qualificate del settore), permettono a Enfinity di soddisfare le esigenze di svariate tipologie di interlocutore, dal mondo degli investitori a quello dei contractor, fino agli utilizzatori finali. Siamo in grado di rivolgerci a tutti gli operatori del settore, ovviamente con un linguaggio diverso: a chi ha un progetto da proporre, a chi vuole trovare un partner d’investimento nel progetto, a chi cerca qualcuno che il progetto lo costruisca. Con questi interlocutori noi siamo in grado di avviare un rapporto di collaborazione di volta in volta diversificato a seconda del ruolo ricoperto dalle controparti».

Cosa fa esattamente la vostra società?

«La realizzazione di impianti “chiavi in mano” è solo uno dei nostri punti di forza, su cui ci siamo

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di recente strutturati come una naturale evoluzione delle nostre attività. Di fatto Enfinity nasce come global developer, in grado di generare valore nella fase di sviluppo del progetto e di farsi carico in modo autonomo delle attività di investimento e finanziamento degli impianti. Il fatto di maturare una propria identità in qualità di player per la realizzazione di impianti “chiavi in mano” e fornitura di materiali e componenti è stato successivamente un passaggio obbligato, nell’ottica di una maggiore integrazione e di controllo dei punti chiave della catena del valore di progetto. Di conseguenza, Enfinity oggi è una società che segue il processo delle energie rinnovabili nelle sue tre fasi principali: lo sviluppo del progetto, cioè il completamento dell’iter autorizzativo, fino ad avere un progetto finanziabile; il finanziamento del progetto sia per la parte di equità che per quella di debito e la fase di costruzione del progetto stesso, con la quale Enfinity è uno dei pochi attori che completa la catena del valore. In aggiunta, è stata da poco annunciata la creazione di Enfinity Power con la quale Enfinity entra definitivamente nel mondo degli Indipendent Power Producer, raccogliendo la sfida con i produttori di energia elettrica attualmente riconosciuti e offrendo energia elettrica “verde” di propria produzione al mercato».

Come siete strutturati?

«Lavoriamo attraverso tre strutture distinte per ciascuna principale area geografica: Europa, Nord America e Asia/Pacifico, che è l’ultima arrivata e produrrà i primi risultati, in termini di fatturato, a partire da quest’anno. In ogni Paese in cui operiamo abbiamo un team di sviluppo che si occupa dei terreni e degli accordi con gli operatori locali, un team tecnico per la selezioni dei progetti e la realizzazione e gestione degli impianti e un team finanziario responsabile dei rapporti con banche e investitori. A questo si aggiunge la forza commerciale in carico delle attività di vendita di impianti e materiali per clienti terzi».

Enfinity in quanti e quali Paesi è impegnata?

«In tutta l’Europa, ovvero con tutti i Paesi in cui il business dell’energia rinnovabile è sostenibile, dal punto di vista tecnico-autorizzativo e, ovviamente, economico-finanziario. Enfinity, attualmente, è presente in 21 Paesi con oltre 260 dipendenti, con uffici in Belgio, Spagna, Italia, Grecia, Germania, Francia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Stati Uniti, Canada, Cina, India, Emirati Arabi Uniti e

Regno Unito. Siamo, inoltre, presenti in Turchia, Israele, Sudafrica e Brasile. Abbiamo, da poco, iniziato ad operare in Thailandia con tre differenti progetti per un totale di oltre 300 milioni di dollari di investimento».

Quanta potenza siete riusciti ad installare finora in Italia e quanta ne avete in programma nel prossimo futuro?

«A livello globale nel 2009 abbiamo realizzato impianti fotovoltaici per 120 MWp, che quest’anno saliranno a 200 MW, di cui il 20% circa rimarrà di proprietà Enfinity, all’interno della nuova costituita Enfinity Power. L’Italia è uno dei mercati europei a maggiore potenziale insieme a Francia, Repubblica Ceca e, dal 2011, Regno Unito. Siamo stati tra i primi a realizzare impianti in Italia per oltre 13 MWp con altri 15 MWp in fase di realizzazione; si tratta sia di impianti a terra che su tetto. Abbiamo piani ambiziosi per i prossimi anni, dove ci concentreremo sugli impianti su tetto, portando l’esperienza nata in Belgio anche sul territorio italiano».

Come vi muovete nelle diverse realtà a livello globale?

«Enfinity ha compreso, nel tempo, l’importanza di declinare in modo adeguato alle varie realtà locali l’esperienza di successo avuta in Belgio e in Italia. Questo passa attraverso l’utilizzo delle risorse migliori, con un adeguato grado di autonomia e la creazione di partnership importanti nelle varie fasi di sviluppo dei progetti. Credo che questo sia evidente se guardiamo ai risultati ottenuti in breve tempo in Paesi di difficile penetrazione quali, per esempio, la Cina. Recentemente è stato annunciato, ufficialmente, il prossimo aumento di capitale per 45 milioni di euro, suddiviso in due fasi distinte. Questo ingresso di nuovo capitale consentirà ad Enfinity di proseguire i propri piani di crescita ambiziosi. Una solida base di capitale viene quindi garantita per lo sviluppo di progetti di energia rinnovabile ma, ancora più importante, la Business Unit Enfinity Power, di recente costituzione, sarà in grado di trasformarsi in un produttore indipendente di energia elettrica e di generare una nuova, continua fonte di reddito per l’intero gruppo. Enfinity sta vivendo una crescita enorme a livello internazionale. Continueremo a costruire una squadra forte e una struttura aziendale solida, in modo da continuare a sostenere questa crescita globale con successo».

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Politiche L’ecoturismo è un’occasione per una pianificazione sostenibile delle coste

di Giuseppina Crisci

L’ecologia di costiera

I

l concetto di sostenibilità trova una sua applicazione nel settore turistico con la conferenza Mondiale di Lanzarote (1995), dove viene redatta la prima carta del turismo sostenibile: un documento programmatico che promuove un nuovo modello di sviluppo turistico in grado di coniugare attività economiche e sociali con il rispetto dell’ambiente e delle comunità locali. Il turismo è riconosciuto come potente strumento di sviluppo e, come tale, può e deve partecipare attivamente alla strategia di sviluppo sostenibile. naturalmente una corretta gestione del turismo prevede la sostenibilità delle risorse dalle quali esso dipende. Sia l’am-

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biente ed i paesaggi, che le identità e le tradizioni culturali, hanno pagato un tributo molto alto allo sviluppo turistico che ha offerto, in alcuni casi, anche solo per brevi periodi, vantaggi esclusivamente economici. Per orientare il contributo del turismo verso una sostenibilità globale sono state definite, nella Conferenza di Lanzarote, alcune azioni, quali: indirizzare la domanda turistica verso un tipo di turismo rispettoso dell’ambiente e delle culture; rafforzare il ruolo dei principali protagonisti del turismo, attraverso la creazione di ambiti permanenti per la concertazione; promuovere il turismo a livello locale dando priorità

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ad alcuni casi specifici come le piccole isole e le aree costiere; sviluppare misure di sostegno, tra cui la promozione di marchi distintivi per progetti turistici rispettosi dell’ambiente e delle culture, diffusione degli obiettivi del turismo sostenibile a livello locale, regionale e nazionale e tra le autorità, i professionisti del settore e il pubblico generico.

Qualità e quantità Il turismo sostenibile è dimensionato nel tempo per ridurre gli effetti legati alla stagionalità, e, nello spazio, si individuano la capacità d’accoglienza del territorio e viene limitata l’affluenza dei turisti in funzione delle caratteristiche fisiche dei luoghi, definendo una soglia dei visitatori atta a garantire la conservazione degli spazi e la qualità dell’esperienza turistica. Per la programmazione dell’offerta turistica è necessaria un’analisi attenta delle condizioni presenti e delle prospettive future unita alle diverse variabili che intervengono nel processo turistico: tutti i soggetti sono, infatti, coinvolti nei processi decisionali riguardanti lo sviluppo del territorio e devono collaborare alla realizzazione. Il modello proposto non rinuncia alla vitalità economica e alla ricerca del benessere della comunità locale ma cerca un giusto equilibrio tra lo sviluppo delle attività economiche delle destinazioni turistiche, la tutela delle caratteristiche ambientali, culturali e sociali del territorio e il miglioramento della qualità dell’esperienza sia dei turisti, che dei lavoratori del turismo e delle popolazioni locali. La nascita di questo nuovo modello comporta scelte strategiche di politica territoriale con cui promuovere la pianificazione e la gestione di aree interessate da fenomeni di crisi ambientale e socioeconomica, soprattutto nei luoghi più altamente urbanizzati, attraverso la creazione di piani di intervento e l’individuazione di strumenti adeguati per una cooperazione e gestione integrale, comprese le innovazioni tecnologiche. Domanda in crescita Poiché la maggiore domanda turistica è orientata verso le fasce costiere, confrontiamo alcune esperienze nazionali che hanno espresso, in special modo, scelte strategiche innovative, in tema di pianificazione e gestione delle aree costiere, con la definizione di piani e normative di settore. In particolare, l’esperienza della Regione Emilia Romagna pone come obiettivo generale per il Piano di gestione integrata delle zone costiere, l’orientamento di tutte le attività che interessano la costa

emiliano-romagnola verso la piena sostenibilità ambientale, economica e sociale, individuando settori strategici.In concertazione con le programmazioni regionali, il Comune di Cervia, con la redazione di un Piano specifico, propone il recupero e la riqualificazione urbana e ambientale dell’arenile e del litorale, mediante il controllo tipologico degli interventi edilizi, degli spazi aperti, dei materiali e il miglioramento degli standard di qualità e dei requisiti minimi.

Gestione integrata L’Agenda 21 fa riferimento alla Convenzione sul diritto del mare (Montego Bay 1982) quale base internazionale per il perseguimento delle finalità di protezione e lo sviluppo sostenibile dell’ambiente marino e costiero e delle sue risorse e definisce la gestione integrata delle aree marine e costiere quale strumento in grado di accrescere il benessere delle comunità costiere e mantenere l’integrità ecologica e la diversità biologica. La Regione Emilia-Romagna per l’elaborazione di un proprio Piano di Gestione Integrata delle Zone Costiere, ha privilegiato un approccio integrato e multi settoriale con l’obiettivo di indirizzare, in modo armonico, lo sviluppo delle attività che insistono sulla costa ed influenzare positivamente l’insieme dei fattori che, dall’entroterra e dal mare, premono sul territorio costiero. La Regione ha così scelto di affrontare le problematiche costiere correlando variabili a carattere biologico, ecologico, fisico, economico e sociale, perseguendo il fine di produrre “linee guida” per uno sviluppo responsabile del “sistema costa”. Le strategie definite per la difesa e la riqualificazione del sistema ambientale costiero, si riconducono a tre macro Ambiti d’ intervento, per ognuno dei quali sono stati individuati temi specifici, cui sono state associate linee di azione e proposte di intervento utili al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Per il primo ambito “L’approccio integrato alle conoscenze e alla gestione della zona costiera” (gestione integrata del litorale e sistematizzazione delle conoscenze), i temi sono volti ad affermare una visione unitaria ed integrata nell’approccio alle emblematiche della costa e a rafforzare il sistema di acquisizione e gestione delle informazioni sul sistema costiero, nonché di analisi e definizione di scenari futuri. Il secondo ambito “Le scelte strategiche” (rimozione o mitigazione delle cause di erosione delle spiagge e riduzione del rischio di ingressione marina) definisce una strategia destinata a produrre effetti nel lungo periodo, fondata sull’azzeramento della comwww.ambientarsi.net

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ponente antropica della subsidenza, sul ripristino, almeno parziale, del “asporto solido dei fiumi per riattivare il ripascimento naturale delle spiagge, sull’inibizione di ulteriori irrigidimenti della linea di costa e di ulteriori opere rigide a mare. Il terzo ambito “Le azioni a breve termine” (difesa e riqualificazione delle spiagge) definisce le azioni e gli interventi nel breve periodo e prevede il ripascimento con sabbie sottomarine, la salvaguardia delle spiagge libere da opere rigide, la riqualificazione delle spiagge protette da opere rigide, l’allargamento e l’innalzamento delle spiagge. Allo scopo di contestualizzare e fornire maggiore concretezza alle linee proposte sono stati indicati, inoltre, i soggetti principali coinvolti, gli strumenti e, in alcuni casi, anche le risorse finanziarie per l’attuazione di tali indicazioni. Tra gli strumenti appropriati individuati sono indicati i Piani Spiaggia, che attuano una pianificazione degli arenili con la definizione di standard e norme tecniche per la realizzazione di stabilimenti e attrezzature balneari. In cittadine più o meno grandi che vivono su un’economia turistica, tali strumenti diventano indispensabili per tutelare i litorali e le fasce costiere da attività speculative e compromettenti per la diversità biologica e l’identità culturale dei paesaggi. Infatti, nell’ambito della Difesa e riqualificazione celle spiagge, le linee guida messe a punto per il tema relativo all’allargamento e innalzamento delle spiagge prevedono come strumento l’uso dei Piani spiaggia.

La regolamentazione degli arenili Il Comune di Cervia ha redatto un Piano Particolareggiato per regolamentare gli interventi e gli allestimenti di natura edilizia ed infrastrutturale, nonché le modalità d’uso dell’arenile. Il Piano particolareggiato si attua tramite concessioni e autorizzazioni edilizie riferite a Unità di Intervento e a Unità Speciali definite secondo diverse tipologie. Sono previste quali Unità di Intervento: Unità singole, che comprendono singole concessioni demaniali; Comparti di tipo A che identificano unità territoriali con fronte lineare di arenile variabile da 50 a 75 metri di fronte lineare di arenile, comprendenti una o più concessioni; Comparti di tipo B, che identificano unità territoriali estese ad almeno l00 metri di fronte lineare di arenile, comprendenti una o più concessioni; Unità Speciali, che identificano particolari unità con un ruolo specifico nell’assetto complessivo dell’arenile, come spiagge libere e relative attrezzature, bagni a speciali prescrizioni, 58 56_58 Crisci.indd 3

aree verdi, attrezzature e servizi di sostegno realizzati nell’immediato retroterra dell’Arenile, aree di salvaguardia e recupero ambientale. Per tali unità vengono definite specifiche norme che regolamentano gli usi ammessi e i parametri di intervento. Ad esempio, per le Unità definite Singole le attrezzature edificate possono essere utilizzate esclusivamente per spogliatoi, bar e relativi spazi complementari di deposito e servizio, nei limiti della rispettiva superficie coperta risultante dalle concessioni o autorizzazioni edilizie, così come la realizzazione di piscine è prevista esclusivamente per i Comparti di tipo B. Il Piano prevede una dettagliata zonizzazione con aree di verde attrezzato, attrezzature da spiaggia, spiaggia attrezzabile per l’ombreggio, spiaggia attrezzata sperimentale, battigia e percorsi trasversali principali (cannocchiali visivi), spiaggia libera, protezione naturalistica, rinaturalizzazione e, per ognuna di esse, definisce norme e requisiti per regolamentare gli interventi.

Spiagge di pregio In genere i requisiti definiti tendono a tutelare e salvaguardare gli aspetti naturalistici dell’Arenile. Infatti, ad esempio, non sono consentite modificazioni della giacitura dell’arenile ed è limitata la superficie impermeabile e la superficie coperta da pavimentazioni per non alterare la permeabilità del suolo. In particolare, le pavimentazioni nella Zona di spiaggia attrezzabile per l’ombreggio devono essere realizzate con elementi appoggiati al suolo, solo per la realizzazione di percorsi di distribuzione in senso monte/mare agli elementi di ombreggio, tali percorsi pavimentati dovranno reciprocamente distare nel punto medio non meno di 20 metri. Particolare attenzione agli aspetti naturalistici sono evidenti anche nella regolamentazione delle Zone di spiaggia attrezzata sperimentale, in cui è indicata la sistemazione e la gestione secondo criteri e soluzioni a bassa modificazione del tendenziale stato naturale dell’arenile. La Zona di Protezione Naturalistica è riservata alla conservazione dell’habitat originario residuo, o in corso di ripristino, della spiaggia, con finalità di osservazione scientifica e didattica e di diversificazione dell’attuale paesaggio costiero. Gli interventi di salvaguardia e valorizzazione ambientale previsti dovranno assecondare la ricostruzione di alcune peculiari caratteristiche naturali, quali i cordoni dunosi e la vegetazione litoranea, anche con l’inserimento delle appropriate essenze arboree e di sottobosco a consolidamento delle caratteristiche proprie dell’assetto naturale dell’area.

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@mbientarsi La parola al lettore Gentile direttore, le scrivo a proposito della manovra finanziaria con la quale si mette a rischio, tra l’altro, il futuro dei parchi italiani e la loro attività di tutela del patrimonio naturale nazionale. Grazie alla pressione di tutto il mondo ambientalista, il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha chiesto il ripristino dei tagli del 50% ai finanziamenti per le aree protette che per il 2010, comunque rimangono. Le aree naturali protette tutelano i paesaggi, gli ambienti, gli ecosistemi, le specie di fauna e flora piEpreziosi del Paese, insieme a ricchissime testimonianze di storia e tradizione locale. Parte cospicua di una responsabilità che gli italiani hanno nei confronti del resto del mondo, specie in materia di conservazione della biodiversità Conservazione che, come la proclamazione da parte dellOnu di questo 2010 Anno Internazionale della Biodiversità sottolinea, deve costituire uno degli obiettivi primari da parte di tutti i responsabili. Per svolgere questo ruolo essenziale i 23 Parchi nazionali hanno complessivamente ricevuto dallo Stato, in passato, circa 52 milioni di euro lanno. Una cifra - pari al costo di un caffè per ciascun cittadino - di molto inferiore a quella che sarebbe stata necessaria per dotarli delle piante organiche previste e per assicurare un funzionamento ottimale delle attività di conservazione,

di vigilanza e di promozione. Il dimezzamento di una cifra giEtanto bassa comporterEin concreto, come ha fatto presente il Ministro dellAmbiente, l’impossibilità di far fronte ad adempimenti obbligatori quali il pagamento degli stipendi del personale, degli affitti delle sedi, della benzina per la vigilanza del Corpo Forestale dello Stato, della prevenzione degli incendi. Ancor meno possibile risulterà svolgere la missione primaria di azione di tutela sul territorio e sarà inevitabile sospendere ogni programma di sviluppo sostenibile, rinunciare ad attivare programmi finanziati dallUnione Europea, insistere con le utilissime attività educative e di promozione turistica. Non sarà più realizzabile ciò che costituisce uno dei vanti del nostro sistema: la produzione di grandi vantaggi economici per lintera collettività con un esiguo investimento di risorse. I parchi confidano cosEche il nostro Presidente possa valutare la gravità di questa situazione e trovare il modo più opportuno per contribuire a far riflettere sulle conseguenze che avrebbe, di cui lItalia non potrebbe certamente andare fiera. Bruno Bucci

Caro direttore, Le scrivo a proposito del prossimo referendum sull’acqua che, probabilmente ci sarà nella prossima primavera. Alla

lettere@ambientarsi.net Corte di cassazione sono state consegnate 1.401.432 di firme, raccolte per ciascuno dei tre quesiti referendari sull’acqua pubblica. La raccolta firme per la ripubblicizzazione dell’acqua, partita il fine settimana del 24 e 25 aprile, ha visto impegnati su tutto il territorio italiano migliaia di volontari che hanno organizzato banchetti, manifestazioni, dibattiti sull’acqua bene comune dell’umanità. I tre quesiti vogliono abrogare la legge approvata dal governo e le norme approvate da altri esecutivi del passato che andavano nella stessa direzione, quella di considerare l’acqua una merce e la sua gestione finalizzata a produrre profitti. La partecipazione dei cittadini su questa tematica molto sentita è stata incredibile. In soli tre mesi sono state raccolte il maggior numero di firme rispetto a tutte le altre esperienze referendarie italiane. Tutti chiedono a gran voce al Governo la moratoria degli affidamenti dei servizi idrici previsti dal decreto Ronchi almeno fino allo svolgimento del referendum e, alle amministrazioni, di non dare corso alle scadenze previste dal decreto. Certo la battaglia per vincere il referendum sarà dura perchè bisognerà convincere almeno 25 milioni di italiani a votare i tre sEdella proposta contro la privatizzazione dei servizi idrici. Ma sono certo che ce la faremo. Aldo Sarti

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Appuntamenti “Hazardous and Industrial Waste Management” 5-8 ottobre 2010 Chania-Creta (Grecia)

www.hwm-conferences.gr La scienza in piazza “L’arte di vedere, il piacere di capire” 5-12 ottobre 2010 San Lazzaro di Savena (BO)

www.lascienzainpiazza.it Energia sostenibile: il futuro delle fonti rinnovabili in Italia 6 ottobre 2010 Scuola di Formazione Ipsoa, Milano

www.ipsoa.it/formazione Le serre fotovoltaiche. Caso applicativo: progettazione esecutiva di sistema FV su serra 7 ottobre 2010 S. Martino Buon Albergo (VR)

www.convegni.maggioli.it Convegno Agriregionieuropa: “PAC, competitività delle imprese agricole e crisi economica” 7 ottobre 2010 Perugia, Facoltà di Agraria

www.agr.univpm.it

CompraVerde-BuyGreen, Forum Internazionale degli Acquisti Verdi. Quarta edizione della mostra-convegno dedicata a politiche, progetti, beni e servizi di Green Procurement pubblico e privato

7-8 ottobre 2010 Cremona, Fiera di Cremona

www.forumcompraverde.it

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Renexpo 11th International Trade Fair for Renewable Energy & Energy Efficient Building and Renovation 7-10 ottobre 2010 Augusta, Germania

www.renexpo.de/en Klimahouse Umbria 2010 Fiera specializzata per l’efficienza energetica e la sostenibilità in edilizia 8-10 ottobre 2010 Bastia Umbria (PG)

www.klimahouse-umbria.it “Progettazione di infrastrutture e reti ecologiche” (Road ecology) Corso di formazione e aggiornamento 14-16 ottobre 2010, Pisa

www.agorapisa.it European Future Energy Forum 19-21 ottobre 2010 Londra, Gran Bretagna

www.europeanfutureenergyforum.com Bioedilizia - Salone delle Nuove Tecnologie per il Risparmio Energetico 23 ottobre-11 novembre 2010 Ferrara Fiere

www.habitatfiera.it/BioEdilizia.aspx Saie 2010 International Building Exhibition 27-30 ottobre 2010 Bologna, Bologna Fiere

www.saie.bolognafiere.it Festival della Scienza - Orizzonti 29 ottobre-7 novembre 2010 Genova

www.exlibris.it

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Corso di Formazione ANEV di secondo livello 3/2010. Il Minieolico www.anev.org

Energy Forum sull’Architettura & Urbanistica Solare 2-3 dicembre 2010 Bolzano Fiere www.energy-forum.com

Key Energy 2010 4° Fiera Internazionale per l’Energia e la Mobilità Sostenibile, il clima e le Risorse per un Nuovo Sviluppo

Ecoabitare 2-4 dicembre 2010 Milano www.ecoabitare.net

3-4 novembre 2010 Rimini

3-6 novembre 2010 Rimini, Fiera

www.keyenergy.eu Saem Il Salone dell’Edilizia del Mediterraneo 4-7 novembre 2010 Catania

www.saemsicilia.com Expoedilizia 11-14 novembre 2010 Fiera di Roma www.senaf.it Green Energy Expo

17-19 novembre 2010 Milano www.greenergyexpo.eu

PV Tech Fiera dedicata al mondo della scienza, della ricerca e delle tecnologie avanzate 17-19 novembre 2010, Milano www.hitechexpo.eu Eco Life Energia

19-20 novembre 2010, Biella www.ecolife-expo.it

8-11 dicembre 2010

Fiera di Montpellier, Perols, Francia

www.energaia-expo.com

World Future Energy Summit 17-21 gennaio 2011 Abu Dhabi, Emirati Arabi www.worldfutureenergysummit.com Klimahouse 6° fiera internazionale specializzata per l’efficienza energetica e la sostenibilità in edilizia 27-30 gennaio 2011 Fiera Bolzano www.fierabolzano.it/klimahouse/ Euec 2011

31 gennaio-2 febbraio 2011

Phoenix Convention Center, Arizona

www.euec.com

Agriexpo La Fiera per le Imprese Agricole 3-6 febbraio 2011 Fiera di Roma www.agri-expo.it

Energy Expo

Photovoltaic Technology Show 15-17 febbraio 2011

Fiera di Civitanova Marche, Macerata

19-21 novembre 2010

Energaia

www.energy-expo.it

S. Francisco (California)

www.photon-expo.com

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NEWS dall’ Europa

di Carla Gentili

N

Nell’attesa che la Commissione Europea fissi termini e modalità per la partecipazione ai prossimi bandi comunitari (lancio previsto entro i primi mesi del 2011) abbiamo il piacere di presentare ai nostri lettori quattro eccellenti iniziative comunitarie in materia di Energia.

In questo numero m

Il progetto “SARTRE”

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Il progetto “HIPER”

m

Il progetto “TWENTIES”

m

Il progetto “GOODBYE”

Il progetto “SARTRE”

Il progetto “HIPER”

SARTRE è l’acronimo di SAfe Road TRains for the Environment. Si tratta di un progetto, finanziato dalla Commissione Europea e finalizzato a sviluppare un sistema di convogli stradali ecologici e sicuri. Il progetto risponde a tre esigenze della mobilità contemporanea: ambiente, sicurezza e congestione. Il tutto conferendo al conducente un maggiore confort di guida. Obiettivi: • Il progetto mira a sviluppare convogli di auto in grado di transitare le autostrade pubbliche con un pilota automatico, in grado di seguire l’auto che la precede. Ogni convoglio è composto da max. 7-8 veicoli. Soltanto l’automobile a capo del convoglio è guidata da un conducente umano. • Non è prevista alcuna modifica della sede stradale o delle infrastrutture relative. • Migliorare la sicurezza, ridurre il consumo di carburante (impatto ambientale) e, infine, ridurre la congestione del traffico. In base agli ideatori del progetto, SARTRE potrebbe ridurre il consumo di carburante sui percorsi autostradali dei convogli di circa il 20 %, a seconda della distanza fra i veicoli e della loro geometria. Dal punto di vista della sicurezza, i vantaggi deriveranno dalla diminuzione degli incidenti causati dalle azioni e dall’affaticamento dei conducenti. Ad esempio, il minore tempo di guida dei conducenti consentirebbe di ridurre i tempi di viaggio tramite una turnazione al volante del veicolo capofila. Un aspetto particolarmente utile nel settore del trasporto merci su strada.

L’Unione Europea finanzia 500 milioni di sterline (circa 739 milioni di euro) per il programma britannico Hiper. È la grande scommessa tecnologica per il futuro: la possibilità di ottenere la fusione nucleare con la tecnologia laser. La fusione nucleare è una delle speranze che la scienza sta studiando per ottenere energia “pulita” e abbondante, senza rilascio di uranio né combustibili fossili. Il procedimento riproduce quello che si attua nell’universo: atomi di idrogeno, sottoposti ad altissime pressioni e temperature, si “fondono” dando luogo a un atomo di elio. Nel processo si libera energia, che può essere utilizzata. La tecnologia principale impiegata finora per ottenere questo risultato consiste nel contenere, in potentissimi campi magnetici, il gas d’idrogeno ionizzato. I campi magnetici sono necessari perché nessun materiale terrestre sarebbe in grado di resistere alle temperature coinvolte. Finora, gli scienziati sono riusciti a dimostrare la fattibilità del processo, ma devono ancora realizzare una tecnologia che comporti un surplus di energia: ovvero che la fusione liberi più energia di quella necessaria per ottenerla. “Per avere un’idea delle forze coinvolte” spiega il professor Mike Dunne, capo del progetto, “si pensi che l’energia liberata dai laser è diecimila volte quella dell’intera rete elettrica britannica.”

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Il progetto “TWENTIES”

Il progetto “GOODBYE”

E’ stato denominato “TWENTIES Project” e rappresenta un’iniziativa pionieristica a favore dell’integrazione dell’energia eolica nella rete elettrica europea, atta a contribuire in maniera incisiva al raggiungimento degli obiettivi energetici dell’Unione Europea del 2020. Nel progetto verranno investiti un totale di 62 milioni di euro, 32 dei quali forniti dall’UE. Coordinatrice dell’iniziativa Red Eléctrica de España, l’operatore della distribuzione elettrica spagnola che riunisce sotto la sua supervisione ben 26 tra le più rinomate, a livello mondiale, aziende e istituti di ricerca nel settore delle rinnovabili. Compito di questo gruppo d’eccellenza, sviluppare tecnologie e trovare soluzioni per una migliore integrazione dell’eolico onshore ed offshore nella rete elettrica, dimostrando i benefici energetici ricavabili da queste nuove tecnologie. TWENTIES si propone di apportare un significativo avanzamento nella diffusione delle rinnovabili. In particolare, la società danese Dong Energy dimostrerà come gestire la domanda energetica con la produzione dal vento in un quadro normativo favorevole, con lo scopo di incrementare la sicurezza e l’efficienza del sistema elettrico. Elia, società elettrica belga, e la Red Eléctrica lavoreranno, invece, per migliorare la flessibilità delle reti di trasmissione. La prima attraverso sensori e dispositivi di controllo per minimizzare l’instabilità causata dagli impianti eolici della regione belga, mentre la società spagnola si applicherà per sviluppare parametri operativi per aumentare la sicurezza, nonché ottimizzare la capacità di trasferimento della maggior quantità possibile di energia eolica attraverso sistemi di controllo del flusso dell’energia. Ulteriori compiti di controllo, gestione delle perdite di generazione e coordinamento dei parchi eolici saranno assegnati alla francese RTE e la danese Energinet dk. A fine progetto verrà stilata una relazione riguardante le soluzioni testate più convenienti per un miglioramento del sistema elettrico europeo.

Si chiama NEMO ed è un altro progetto finanziato dall’Unione Europea che mira a sviluppare tecniche efficienti dal punto di vista economico e ambientale per la produzione di biocarburanti. NEMO (Novel high-performance enzymes and micro-organisms for conversion of lignocellulosic biomass to bioethanol) ambisce a produrre nuovi modi di convertire i rifiuti di agricoltura e silvicoltura, come la paglia e i frammenti di legno, in biocarburanti liquidi. Circa 5,9 milioni di euro degli 8,25 milioni di euro del budget di NEMO vengono dall’area “Alimentazione, agricoltura e pesca e biotecnologia” del Settimo Programma Quadro della Commissione Europea. Il progetto riunisce 18 partner tra cui università, istituti di ricerca e società produttrici di enzimi, etanolo e prodotti chimici, provenienti da 9 Paesi europei (Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Slovenia, Svezia e Svizzera).

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Newsaziende Il rivestimento intelligente Dalla collaborazione fra la divisione Butech del gruppo Porcelanosa e Onyx Solar, azienda specializzata nello sviluppo di soluzioni intelligenti per l’integrazione sostenibile dell’energia solare, nasce un innovativo pavimento fotovoltaico. Il progetto, che si inserisce nella volontà di Porcelanosa di sottolineare l’importanza del risparmio energetico e della bioarchitettura, prevede un sistema composto da un vetro solare fotovoltaico integrato nella piastrella in ceramica, calpestabile e resistente come un pavimento tradizionale. Le piastrelle fotovoltaiche potranno essere integrate in qualsiasi progetto, senza rinunciare al design e riducendo, contemporaneamente, l’impatto dell’edificio nell’ambiente. Le azioni di Porcelanosa Grupo riguardo all’ambiente spaziano nei diversi settori di loro produzione, dai pavimenti e rivestimenti, agli arredi per cucine e bagni, ai sanitari, e, oltre all’ottimizzazione dei sistemi produttivi, l’impegno è concentrato anche sulla progettazione di prodotti in grado di contribuire a ridurre il consumo d’acqua e di energia nelle abitazioni, ad esempio con rubinetterie munite di limitatori di portata o sistemi costruttivi che consentono di diminuire il consumo energetico per il riscaldamento degli edifici. www.porcelanosa.com

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a cura di Alessandra Lombardi

Calore sì, ma nel rispetto dell’ambiente Grazie all’energia rinnovabile del pellet, le nuove stufe BruciaPellet di Argoclima producono calore in maniera efficace ed efficiente nel rispetto dell’ambiente. Si chiamano BruciaPellet 65, 80 e 110 i primi tre modelli della nuova gamma di stufe a pellet proposte da Argoclima, disponibili sul mercato a partire dal prossimo Settembre. I tre modelli, dal design compatto e dalle linee essenziali, sono caratterizzati da un comodo sportello con maniglia a scomparsa, attraverso cui caricare l’ampio serbatoio; inoltre, sono dotati di uno scarico per i fumi posteriore e/o verticale. Certificate da IMQ

e completamente automatiche, le BruciaPellet garantiscono un’efficienza superiore all’ 85%, riducendo nettamente i relativi costi d’esercizio. Da tempo affermata nel settore delle energie rinnovabili grazie alle pompe di calore e alla storica gamma di stufe Bruciatutto, realizzate per la prima volta nel 1953, con le BruciaPellet Argoclima pone le basi per la propria presenza nel segmento dei prodotti a pellet, proponendo novità in linea con la promessa del pay off del marchio Argo: improve your life. www.argoclima.com

La nuova dimensione delle finestre Dalla pluriennale esperienza di REHAU nella progettazione e lavorazione di polimeri nasce GENEO, il nuovo profilo per finestre, destinato a rivoluzionare il settore della costruzione, sia in termini di innovazione tecnologica che di risparmio energetico. Grazie ad un’esclusiva struttura e all’utilizzo di nuovi materiali, GENEO è sinonimo di efficienza per quanto riguarda l’isolamento termico ed acustico, nonché le misure antieffrazione. Dalla profondità di 86mm, il nuovo profilo Geneo di Rehau presenta una struttura innovativa a sei camere ad armatura piena, senza ricorrere ad alcun rinforzo in acciaio: la massima stabilità, un’eccezionale rigidità alla torsione e una leggerezza senza pari, sono infatti garantiti da Raufipro, il nuovo materiale hi-tech. Questa soluzione raggiunge stan-

dard elevatissimi anche dal punto di vista energetico, consentendo un risparmio del 76% rispetto alle tradizionali finestre in legno. Collaudi e test, eseguiti presso l’istituto indipendente Ift Rosenheim e l’SKZ di Würzburg, attestano, infatti, l’idoneità del profilo per case passive e le molteplici possibilità di applicazione, che vanno dal contesto residenziale a quello industriale. Con un valore di isolamento termico Uf= fino a 0,85, Geneo soddisfa in modo flessibile le esigenze energetiche, senza scendere a compromessi tecni ci dal punto di vista dell’isolamento acustico, per cui rientra in classe 5, e delle misure anti-effrazione, per cui raggiunge la classe di resistenza 2, senza ricorrere ad alcun rinforzo in acciaio www.rehau.it

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Sole d’Arabia Total, insieme al gruppo degli Emirati Arabi, Masdar e al gruppo spagnolo Abengoa Solar, costruirà Shams 1, la più grande centrale solare a concentrazione del mondo. Ad annunciarlo in una nota è il gruppo petrolifero francese precisando che questo progetto, di oltre 100 MW, contribuirà ad Abu Dhabi di raggiungere l’obiettivo di produrre il 7% da fonti rinnovabili entro il 2020. La joint ventura tra Masdar (60%), Total (20%) e Abengoa Solar (20%) sarà incaricata di sviluppare, di concepire, gestire e intrattenere la centrale fotovoltaica. La costruzione, che dovrebbe durare 2 anni, dovrebbe iniziare nel terzo trimestre del 2010.

Galeo Energy: accordo con l’ indiana Plg Power Galeo Energy venderà in esclusiva per l’Italia i pannelli prodotti da Plg Power, la multinazionale indiana che opera nel settore delle energie rinnovabili. La compagnia appartiene a Plg Group, società che da oltre 100 anni è impegnata in diversi settori produttivi in Asia ed in Medio Oriente. Plg Power produce pannelli fotovoltaici a moduli policristallini destinati all’installazione di impianti di grosse dimensioni. L’intesa rappresenta la conclusione di una serie di incontri tra i rappresentanti delle due compagini societarie ed in seguito alla visita effettuata dallo staff Galeo Energy presso gli impianti di produzione di Plg Power a Mumbai (India).

La colonia passa al bio Le colonie agricole degli istituti penitenziari della Sardegna passano al biologico. Il progetto C.O.L.O.N.I.A. prevede la conversione al biologico delle colonie agricole delle Case di Reclusione di Is Arenas, Isili e Mamone in un ottica di sviluppo sostenibile dal punto di vista sociale, ambientale ed economico. Il Progetto C.O.L.O.N.I.A, di durata triennale, curato dal Provveditorato Regionale e finanziato dalla Cassa delle Ammende, ha quale obiettivo quello di favorire l’integrazione sociale e lavorativa delle colonie agricole di Is Arenas, Isili, Mamone, attraverso

la qualificazione produttiva delle stesse con metodologie innovative mai utilizzate in nessun penitenziario Italiano. Secondo la convenzione stipulata con l’Associazione Italiana Agricoltura Biologica - Sardegna, le co lonie agricole entreranno nel sistema di certificazione del biologico, grazie anche un processo continuato di assistenza e formazione. Sono stati presentati i prodotti delle colonie sarde (formaggio, miele, mirto, polline, conserve, piante officinali) che saranno immessi nel mercato. www.aiabsardegna.org

Pirelli: il verde cresce Pirelli ha presentato nel 2009 un piano triennale ‘verde’ e dopo aver raggiunto l’obiettivo di un 25% dei ricavi l’anno scorso derivati dalla ‘green performance’ nel 2010 sono già vicini a centrare il target del 33% e al 2011 quello del 40%. Non è solo una questione etica ma una questione assolutamente economica: investire in sostenibilità aumenta la credibilità dell’azienda, abbassa il rischio e, dunque, aumenta il valore nel lungo termine. Le emissioni di CO2 sono diminuite rispetto al 2008 del 5,9%, il consumo di acqua è

stato ridotto del 12,3%, quello di energia dell’8,4%, l’uso di solventi del 16,8%, la produzione di rifiuti è calata in un anno del 13,9% mentre la percentuale di riciclo è cresciuta del 2,2 per cento. E la Pirelli continua su questa strada con il progetto dello stabilimento di Settimo Milanese, destinato ad essere una fabbrica modello. Quando sarà a regime avrà una riduzione delle emissioni di CO2 del 36%, del 33% nel consumo di energia e il 40% della produzione e consumo di energia deriverà da fonti rinnovabili.

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Il Recensore

di Francesco Del Conte

Quando la passione è verde Passione verde La sfida ecologista alla politica 1° ed., 2010 - 144 pagine – 12,00 euro – isbn: 978-88-317-9948-5

S

arà la passione verde la chiave di volta della politica? Secondo Francesca Santolini - giovane giurista ambientale e militante ecologista -, chi è giovane e si affaccia per la prima volta sulla scena politica è ben conscio che sui temi dell’ambiente si gioca una sfida decisiva che coinvolge, nello stesso tempo, i grandi equilibri del pianeta e la qualità della vita di ciascuno di noi. Solo la politica può raccoglierla ma, in Italia, la strategia irresponsabile del “poi si vedrà” finora non ha fatto altro che scaricare sul futuro i costi delle mancate decisioni. Questo il nodo di fondo che la Santolini affronta nel suo libro “Passione verde” analizzando a fondo le dinamiche dell’universo ambientalista al di fuori dell’Italia e tracciando alcune prospettive dalle quali emerge che, per il nostro Paese, l’ambiente rappresenta un’opportunità per sbarazzarsi dei vizi di un sistema politico autoreferenziale, bloccato da una transizione senza fine, aprendo le porte al coraggio, all’audacia e alla passione per il bene comune. “Non solo c’è per l’umanità la minaccia di scomparire su di un pianeta morto. Bisogna anche che ogni uomo abbia l’aria necessaria, un territorio vivibile, un’educazione”. È con questo inciso di Marguerite Yourcenar che si apre volume “Passione Verde” con il quale l’autrice vuole dare un’indicazione precisa su quanto sia universale e allo stesso tempo personale la riflessione che ognuno di noi è tenuto a fare sul fronte delle questioni ambientali. L’arretratezza italiana è, prima di tutto, culturale. Il diritto all’ambiente è un fantasma nelle

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università. A differenza degli altri Paesi dell’Ue, non si propongono corsi di laurea, non si scrivono libri, si pubblicano poche riviste. Il futuro da noi è un ritorno al passato, al nucleare, ai fossili non solo sotto al profilo tecnologico ma anche da un punto di vista dell’approccio come se la troppa storia, parafrasando Kapucinsky, schiacciasse l’innovazione, la creatività e in sintesi il nuovo. Compresa la sfida delle nuove energie troppo spesso “incastrate” dalla storia come nel caso dei blocchi, per una difesa a oltranza e oltremodo tardiva di un paesaggio che non si è tutelato per decenni. Eppure le energie rinnovabili si trovano in una fase di evoluzione costante e rapida e i lavori verdi possono rappresentare una soluzione alla crisi occupazionale, come ribadito anche dal senior Researcher presso il Worldwatch Institute (il più autorevole osservatorio ambientale globale) e dal direttore del Global Secutiy Project, Michael Renner alla scuola politica del Pd Ambiente Futuro. “Guardando ciò che avviene all’estero è evidente – scrive Francesca Santolini – che, nuove politiche ambientali, possono essere l’occasione per rilanciare una nuova politica”. Concreta, responsabile, post-ideologica. Ma per rinnovare bisogna superare resistenze, conservatorismi e quel presenzialismo futile figlio della cultura unidirezionale della televisione che ormai ha contagiato anche la politica. Lo sanno le nuove generazioni chiamate a ribaltare i paradigmi opprimenti che soffocano la politica del cambiamento e dell’innovazione, magari con un pizzico di Passione Verde.

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