AMBIENTARSI

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AMBIENTARSI

RINNOVABILI LʼAGRICOLTURA DIVENTA PIÙ VERDE | TRASPORTI LʼENERGIA IN MOVIMENTO È POCO CONSIDERATA| IDROGENO PROBLEMI DA RISOLVERE | AMBIENTE NOVITÀ PER LE BONIFICHE DEI SITI

AMBIENTARSI Trimestrale d’Informazione Ambientale - Numero 1 Aprile 2010 - www.ambientarsi.net - € 6,00

Trimestrale d’Informazione Ambientale

Poste Italiane SpA – Spedizione in abbonamento postale – 70% - Roma Aut. C/RM/060/2010

Aprile 2010

È L’ORA DELLA CERTIFICAZIONE

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MONOPOLIO NUCLEARE

COMUNITÀ NON OIL

A COME AMBIENTE

di Roberto Ballarotto

di Alessandro Drago

di Marinella Gimmelli

LʼENERGIA ATOMICA IN ITALIA È INCOMPATIBILE CON LO SCENARIO LIBERALIZZATO

ORGANIZZARSI PER IL PICCO DEL PETROLIO. LʼALTERNATIVA VIENE DAL BASSO

LʼALFABETO DELLA SOSTENIBILITÀ PASSA ATTRAVERSO LʼEDUCAZIONE AMBIENTALE

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RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI In un contesto in cui efficienza e sostenibilità rappresentano gli ingredienti di una valida strategia di sopravvivenza economica ed ambientale, la tutela del territorio e la razionalizzazione di ciò che esiste ne sono gli elementi cardine. Riqualificare un edificio sotto il profilo energetico - ambientale è un’operazione che richiede grandi conoscenze, profonda consapevolezza dell’intervento e certezza del risultato, offrendo enormi opportunità professionali. L’azione formativa attuata da ADL Group Srl, promossa da Federarchitetti nazionale e finanziata da Fondoprofessioni, propone attraverso un ciclo di seminari l’intero apparato normativo, tecnico e finanziario entro cui bisogna muoversi per intervenire sugli edifici di vecchia costruzione, al fine di creare una professionalità strategica per ogni realtà professionale e aziendale. Il corso è gratuito ed è rivolto ai soli dipendenti di studi professionali e aziende. L’azione formativa prevede 2 cicli da 5 seminari di 40 ore complessive, ciascuno articolato secondo il seguente schema: Energie rinnovabili Tecnologie costruttive e di intervento di adeguamento L’involucro e le tecniche di intervento Elementi normativi e finanziari Prestazione energetica degli edifici Corso finanziato da

Iscrizioni e informazioni

ADL Group Srl

Via Cesario Console, 3 - 80132 Napoli T. 081 245 1222 - F. 081 764 0558 formazione@adiellegroup.com

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≤ 14 kWh/m2o

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Fondoprofessioni mediante l’avviso 01/09 Promosso da

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Sindacato Nazionale Architetti Liberi Professioni Ente attuatore

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AMBIENTARSI

Trimestrale d’Informazione Ambientale Numero 1 Aprile 2010 - www.ambientarsi.net Iscrizione al tribunale di Roma N. 95/2010 del 16/03/2010

Direttore Responsabile Alessandra Lombardi Direttore editoriale Amodio Di Luccio Capo redattore Sergio Ferraris Editore ADL Publishing Srl Art director Alessandra Pidò Progetto grafico ADL Group Srl Stampa Grafiche San Benedetto Srl Contatti Via R. R. Garibaldi, 119 00144 Roma T. +39 06 92918060 F. +39 06 92911594 email: redazione@ambientarsi.net Redazione: Roberto Ballarotto, Claudia Bettiol, Giuseppina Crisci, Alessandro Drago, Carla Gentili, Marinella Gimmelli, Giuseppe Langella, Claudio Laterza, Simone Malacrida, Silvia Nalesso, Alessandro Ribaldi, Alessandra Storti, Luca Vecchiato Le opinioni contenute negli articoli di Ambientarsi sono da ascriversi ai singoli autori e non rappresentano necessariamente la linea della Redazione. L’editore ha curato con la massima attenzione i diritti d’autore relativi ai contenuti della rivista ed è disposto a riconoscere il giusto compenso nel caso si fossero verificati delle imprecisioni circa il riconoscimento degli stessi. © Copyright Tutti i diritti di riproduzione o di traduzione degli articoli pubblicati sono riservati. Manoscritti, disegni e fotografie sono di proprietà dell’editore. È vietata la riproduzione anche parziale degli articoli salvo espressa autorizzazione scritta dell’editore. I contenuti pubblicitari sono riportati senza responsabilità, a puro titolo informativo. GARANZIA DI RISERVATEZZA L’editore garantisce il rispetto del principio di riservatezza nel trattamento dei dati forniti dagli abbonati. Ai sensi degli artt. 7,8,9 Dlgs 196/2003 gli interessati possono in ogni momento esercitare i loro diritti rivolgendosi a: ADL Publishing Srl all’indirizzo e-mail abbonamenti@ambientarsi.net Stampata su carta ecologica senza contenuto di cloro

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Sommario Zootecnia rinnovabile

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Voglia di monopolio

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Prepararsi alla discesa

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Un trasporto chiamato desiderio

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Per la natura di corsa

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Un’etichetta per l’energia

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di Alessandra Lombardi Protagonisti: intervista ad Andrea Benetton di Roberto Ballarotto Energia Atomica di Alessandro Drago Risorse

di Simone Malacrida Carburanti

di Alessandro Ribaldi Ambiente

- Questione di classe di Amodio Di Luccio - Come ti riqualifico l’edificio pubblico di Sergio Ferraris - Certificazione cercasi di Giuseppina Crisci - L’efficienza ha il suo programma di Giuseppe Langella

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S come sostenibilità

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Idrogeno in cerca d’autore

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La bonifica guadagna terreno

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Sostenibilità certificata

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di Marinella Gimmelli Educazione di Claudio Laterza Vettori energetici

di Luca Vecchiato, Silvia Nalesso Inquinamento di Amodio Di Luccio Normativa

Rubriche FLASH NEWS

di Sergio Ferraris

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L’OPINIONE

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APPUNTAMENTI

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NEWS DALL’EUROPA

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LA PAROLA AL LETTORE

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NEWS AZIENDE

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IL RECENSORE

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di Claudia Bettiol

a cura della redazione di Carla Gentili

a cura della redazione di Sergio Ferraris

di Alessandra Storti

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L’editoriale di Amodio Di Luccio

La salute del mondo non è solo un problema economico

L

a recente conferenza di Copenaghen, tenutasi nella capitale danese dal 7 al 19 dicembre 2009, ha fatto emergere chiaramente che il mondo subordina i problemi ambientali alla competitività economica. Sarebbe stato auspicabile uscire dalla conferenza sul clima di Copenaghen con un impegno concreto che consentisse di proseguire sulla falsariga tracciata dal protocollo di Kyoto, ormai prossimo alla naturale scadenza. Invece, nonostante un quasi unanime consenso circa la necessità di procedere nella direzione del contenimento del surriscaldamento terrestre, non è stato possibile raggiungere alcun accordo vincolante. Le ragioni di ciò sono imputabili nel caso specifico a Cina ed India che hanno categoricamente rifiutato ogni intesa vincolante che li riguardasse; emblematica è stata la posizione del premier indiano Manmohan Singh che ha spiegato senza false misure: “Ogni accordo sul clima deve considerare i bisogni di crescita delle nazioni in via di sviluppo”. Cinesi ed Indiani, infatti, ritengono che, benché siano tra i paesi che maggiormente producano gas climalteranti, non possono essere considerati responsabili del riscaldamento globale le cui responsabilità sono da imputare alla dissennata politica energetica portata avanti dai paesi industrializzati nel corso dei decenni. Ad onor del vero è anche difficile ribattere l’accusa in quanto gli Stati Uniti (che rappresentano la nazione al mondo che maggiormente produce CO2 sia in termini assoluti che relativi) hanno rifiutato di ratificare il protocollo di Kyoto, dopo averlo promosso e sottoscritto. La partita tra Cina ed India da un lato ed Usa dall’altro è essenziale per il futuro di tutto il mondo. Pur tuttavia, Europei, Giapponesi ed Australiani contano ben poco visto che Cina ed Usa da soli sono responsabili di oltre il 40% della CO2 immessa in atmosfera ogni anno. Inoltre, per Russia e Canada (che pure hanno ratificato Kyoto), la questione non è così significativa considerato che il riscaldamento globale li danneggia poco o addirittura potrebbe portare benefici in termini di mitigazione del clima. La partita del clima, dunque, è un sostanziale gioco a tre che vede contrapposti una popolazione di oltre 200 milioni di individui ricchissimi e un insieme di oltre 2,3 miliardi di persone in larga misura poveri e privi di beni di prima necessità. In mezzo ci sono un presidente, Barack Obama, sostenitore della necessità di una “rivoluzione verde”, ma eletto con i voti di cittadini fermamente intenzionati a difendere i propri privilegi, e circa 4 miliardi di persone che quasi si limitano ad assistere come spettatori. Come è possibile che, pur essendo in ballo la salute del Mondo e, dunque, di tutti noi, si preferisca attendere ancora piuttosto che agire? Perché il mondo si preoccupa più di una pandemia influenzale che non del surriscaldamento globale? Esistono due possibili risposte: o i più forti pensano di risolvere il problema lasciando i più deboli al proprio destino così da ridurre considerevolmente la popolazione mondiale e ridimensionare il problema delle emissioni pro-capite; oppure, l’esplosione del problema è vista ben oltre i normali orizzonti temporali di chi oggi si trova a gestire problemi con maggiore carattere di urgenza. Due motivazioni al limite tra il cinismo e la stupidità. Tanto più se, come sostengono alcuni scienziati, già oggi sarebbe impossibile contenere il surriscaldamento globale al 2100 entro i 2 gradi.

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Chi siamo Alessandra Lombardi Direttore responsabile, biologa, giornalista dal 1995. Ha lavorato con Greenpeace, Legambiente, ministero dell’Ambiente, Cobat, Federparchi. Lavora con Ansa Eco-energia.

Sergio Ferraris Capo redattore, giornalista scientifico-ambientale, direttore responsabile “QualEnergia” e di “QualEnergia.it” responsabile della sezione energia di “La Nuova Ecologia”.

Amodio Di Luccio Imprenditore, direttore editoriale di Ambientarsi, presidente di Unione Imprese Solari, brand manager del marchio Energy Professional Network.

Alessandro Drago Sociologo con Master in Diritto Ambientale. Project manager nella Programmazione Comunitaria per l’inclusione sociale, l’urbanistica, l’ambiente e la sostenibilità energetica.

Carla Gentili Esperta nel settore dei programmi di finanziamento comunitari e delle attività internazionali con particolare attenzione alle tematiche dello Sviluppo Sostenibile.

Alessandro Ribaldi Laureato in Scienze della Comunicazione. Ha lavorato come copy writer a Milano e collabora con GreenMe.it e Ghigliottina.it. Vorrebbe portare a termine il “suo” romanzo e correre una maratona.

Giuseppe Langella Ricercatore, Professore aggregato di “Sistemi per l’Energia e l’Ambiente” presso la Facoltà di Ingegneria dell‘Università “Federico II” di Napoli.

Simone Malacrida Vicepresidente Associazione Italiana per la Ricerca Ingegnere elettronico da 4 anni si occupa di progettazione di impianti industriali, in particolare legati al settore energetico.

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Roberto Ballarotto Ingegnere. Come direttore di Federabitazione ha promosso il progetto Europeo SHE. È esperto del Comitato Economico e Sociale della Commissione Europea. Coordinatore Sportello per Kyoto, Regione Lazio.

Claudio Laterza Ingegnere, dottore di ricerca, esperto di energie alternative, si occupa di formazione professionale e sviluppo di fonti rinnovabili.

Alessandra Storti Laureata in Lettere e appassionata di lifestyle sostenibile, ha collaborato con la società Punto 3 Progetti per lo sviluppo sostenibile e il portale AcquistiVerdi.it.

Claudia Bettiol Scrittrice e pensatrice nel settore del rapporto fra uomo ed energia e delle nuove tecnologie consulente strategico per imprese e pubbliche amministrazioni.

Giuseppina Crisci Architetto, dottore di ricerca in Tecnologia dell’Architettura, docente a contratto. E’ autrice di pubblicazioni scientifiche su la Bioarchitettura e la Progettazione Ambientale.

Luca Vecchiato Ingegnere chimico a Padova. Ha lavorato per AgipPetroli, ENI, Ekipo. Nel 2003 ha fondato l’Ethan Group, la realtà industriale più giovane e dinamica dell’ecologia veneta.

Marinella Gimmelli Nasce e vive a Napoli. Laureata in Architettura alla “Federico II”, si occupa di progettazione architettonica bioclimatica ed educazione all’ambiente.

Silvia Nalesso Laureata in Ingegneria Chimica con la tesi “Sperimentazione sull’efficacia dei biofertilizzanti come agenti decontaminanti di un suolo inquinato da idrocarburi pesanti”.

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per le vie del mondo


Flash news dal mondo

a cura di Sergio Ferraris

Incentivi efficienti

Vento italiano

Dal 15 aprile sono attivi gli incentivi per l’efficienza energetica nelle abitazioni previsti nel pacchetto anticrisi del Governo. Per gli immobili che effettuano lavori mirati all’efficienza energetica sono stato stanziati 60 milioni di euro. Per i lavori di miglioramento delle performance energetiche che avranno come risultato un incremento delle prestazioni del 30% (classe B) sono previsti incentivi pari a 83 euro per metro quadro di superficie utile, per un tetto massimo di 5.000 euro. Per gli interventi che portano a un fabbisogno energetico migliorato del 50% (classe A) il contributo è pari a 116 euro per metro quadro di superficie utile, fino a un massimo di 7.000 euro.

Il 2009 si è chiuso con una potenza eolica efficiente di 4.850 MWe di cui più di 1.100 MWe installati nel 2009, nuovo record assoluto per l’Italia che si mantiene terza in Europa per energia dal vento e sesta nel Mondo. Importante il dato sulla produzione elettrica, con una crescita del settore su base annua superiore al 30% mantenendo una percentuale analoga a quella degli anni precedenti, nonostante la crisi finanziaria che, a livello nazionale ed internazionale, ha investito nel 2009 l’economia. Questo è il bilancio tracciato dall’Associazione nazionale energia del vento (Anev) che sottolinea come «il nostro Paese ha oramai il passo del resto del mondo e che, seppur ancora non al livello dei principali mercati europei, è in linea con il raggiungimento degli obiettivi Comunitari in tema di rinnovabili al 2020». Per l’energia dal vento comunque c’è ancora molto spazio. Il potenziale eolico nazionale è infatti stimato da Anev in oltre 16.000 MWe.

Buon vento in Europa La Spagna è il primo Paese dell’Unione europea e il terzo al mondo tra quelli con più turbine eoliche installate nel 2009 (2.459 MWe). Lo ha rilevato l’European Wind Energy Association (EWEA). Il settore dell’energia eolica in Spagna non ha risentito della crisi economica nel 2009, ma ha avvertito che gli effetti potrebbero comparire nel 2010, a conclusione del progetto energetico sulle rinnovabili lanciato dal governo nel 2005. La normativa spagnola ha come obiettivo nel 2010 quello di coprire per il 12% il consumo totale di energia del Paese con fonti rinnovabili. Il contributo previsto per l’energia eolica è di 20.155 MWe di potenza installata con una produzione stimata di 45.511 GWh quest’anno. Dei 10.163 MWe di potenza eolica, installata nell’UE nel 2009, il 24 per cento delle turbine si trovano in Spagna, il 19 per cento in Germania e l’11 per cento in Italia e in Francia. La Germania fa scendere al secondo posto la Spagna per capacità totale installata. Dei 74.767 MWe di potenza eolica installata nell’Unione la Germania contribuisce per il 34%, la Spagna per il 26%, e la Francia e l’Italia per il 6%. Il settore dell’energia eolica, nel Mondo, ha gestito investimenti per 13.000 milioni di euro nel 2009.

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Conto energia per sua Maestà Il Regno Unito ha deciso di introdurre il conto energia (feed-in tariff ) per la produzione da mini-impianti a fonte rinnovabile, come turbine eoliche e pannelli solari per le abitazioni. Il nuovo programma di feed-in tariff entrerà in vigore il 1 aprile 2010 e si applicherà retroattivamente a tutte le tecnologie mini-rinnovabili installate a partire dal luglio 2008. Il nuovo sistema di agevolazioni annunciato da Ed Milliband, segretario all’energia e ai cambiamenti climatici, prevede rimborsi per le abitazioni o i complessi che installano piccoli pannelli solari o turbine eoliche. Le agevolazioni previste dipenderanno dalla tecnologia usata e dalla dimensione dell’installazione e terranno conto dell’inflazione. Il piano è studiato in modo da fornire un ritorno del 5-8% annuo rispetto all’investimento iniziale. Lo scopo del programma britannico è arrivare a generare da mini-impianti a fonti rinnovabili il 2% dell’elettricità nazionale entro il 2020.

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La Grande mela punta al Sole

Metti un batterio nel motore

È stato annunciato dal governatore David A. Patterson un progetto della New York Power Authority (NYPA) finalizzato a quintuplicare la potenza fotovoltaica installata nello Stato di New York, attualmente pari a 20 MW. Intenzione della NYPA è quello di dar vita ad un accordo di partenariato per favorire l’installazione di 100 MWp di impianti fotovoltaici entro la fine del 2014. Nelle prossime settimane, la NYPA esaminerà i progetti sviluppati da società private che intendano realizzare e gestire impianti fotovoltaici da installare nelle scuole, università pubbliche, edifici governativi statali o municipali. L’accordo prevede, inoltre, che l’energia prodotta da questi impianti sia venduta per i 20 anni successivi alla New York Power Authority. Il progetto della NYPA si inserisce nel programma di efficienza energetica e sviluppo delle energie rinnovabili dello Stato di New York che punta a coprire, entro il 2015, il 45% dei propri consumi elettrici con energia rinnovabile e grazie ad una maggiore efficienza. Secondo le stime il progetto dovrebbe creare 50.000 nuovi posti di lavoro.

Il batterio Escherichia coli può essere ingegnerizzato per produrre due classi di biocarburanti altamente energetici. Il risultato, pubblicato da Nature e ottenuto dai ricercatori dell’università della California di Berkeley e dell’azienda americana LS9, consentirebbe l’utilizzo di una gamma più vasta di risorse da cui produrre biocarburante, senza incidere sulle risorse alimentari, come legno e paglia, per i quali era necessario finora dividere la cellulosa in zuccheri. Si ritiene che la conversione microbiologica dei carboidrati delle biomasse sarà la strada più economica e nello stesso tempo più produttiva per ottenere i biocarburanti del futuro. I ricercatori hanno modificato Escherichia coli deviando il suo metabolismo costringendolo a produrre carburanti biodiesel e altri prodotti chimici, come alcol e cere direttamente da zuccheri semplici anche a partire dalla cellulosa delle piante.

La nuova energia dal sottosuolo È stato inaugurato a Brescia, in località Sanpolino, un complesso residenziale green che costituisce una nuova vasta applicazione del geotermico innovativo lanciato da Energy Resources. Nel villaggio, realizzato nell’ambito del progetto di edilizia residenziale, sono stati installati un parco di 86 speciali sonde a spirale a servizio di 3 centrali geotermiche, per una potenza termica di 113,4 kWp e 290.531 kWh di energia prodotta annualmente. Nel complesso residenziale l’impianto geotermico genera risparmi energetici fino al 75% rispetto ai sistemi tradizionali, il che equivale ad un risparmio annuo stimato in circa 17.500 euro, pari a 250 euro per alloggio. Il sistema complessivo beneficia degli incentivi del Conto Energia per il fotovoltaico, aumentati del 30% grazie all’abbinamento con il geotermico.

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L’opinione di Claudia Bettiol

Per un’efficienza efficiente L’efficienza sembra la ricetta magica per risolvere i problemi energetici. Ma per usarla in maniera efficace c’è ancora molta strada da fare.

È

immediatamente comprensibile capire come raggiungere l’obiettivo del 20% di energia rinnovabile o quello delle emissioni di CO2, ma come si fa con l’obiettivo dell’aumento dell’efficienza energetica? Che cosa è questa parola magica tanto invocata ma a cui nessuno sa dare significato? In un mio recente lavoro mi sono occupata proprio di questo tema. L’obiettivo era la comprensione delle dinamiche tecnologiche e sociali connesse all’efficienza energetica in modo da poter supportare il decisore politico, nella definizione di una strategia. In ogni documento ufficiale delle agenzie e degli organismi internazionali legati all’energia (IEA, IRENA, IPEEC, IPCC) è sottolineato il fattore “efficienza energetica” come l’unica azione attuabile nel breve periodo. Le critiche mosse dall’Unione Europea al Piano Nazionale di Efficienza Energetica Italiano (ma non solo a quello italiano) riguardano un approccio troppo tecnicistico che non tiene conto del ruolo dell’uomo nel modellare una società più efficiente. Per questo ho elaborato prima una definizione del concetto d’efficienza energetica legato alle tecnologie e ai modelli di gestione dell’energia e poi ho eseguito una simulazione del progredire del consenso al cambiamento tecnologico, in relazione agli aspetti energetici. Il concetto di efficienza energetica, quindi, è stato legato a un sistema energetico. Al variare della scala di questo sistema si ha una differente interpretazione e si passa da aspetti più sociologici, legati all’interazione

della tecnologia con il singolo individuo, ad aspetti più tecnologici, esclusivamente legati all’ottimizzazione e al rendimento di macchine e reti. Mentre i secondi aspetti sono largamente trattati dalla letteratura e sono oggetto di attenzione da parte dei legislatori, la situazione a scala ridotta è più complessa. L’efficienza energetica può quindi essere definita come “l’ottimizzazione del sistema uomo-energia individuale”. Nella simulazione della diffusione del consenso riguardo il cambiamento del paradigma energetico, ho utilizzato un grafico non orientato etichettato nei nodi e negli archi: i nodi rappresentano i soggetti presenti nella rete, mentre gli archi rappresentano le relazioni presenti tra i soggetti, ovvero i canali di comunicazione diretta esistenti tra i soggetti. L’obiettivo della simulazione è stato quello di massimizzare un certo budget disponibile per un’operazione di comunicazione e creazione del consenso. I risultati di questa simulazione hanno evidenziato la necessità di un intervento esterno calibrato sui vari segmenti che compongono la società. Il massimo del guadagno si è ottenuto con interventi studiati per la maggioranza anticipatrice e intervenendo nel mondo dell’associazionismo, non necessariamente ambientalista. È interessantissimo avere un quadro di questo risultato andando a vedere i siti web di importanti squadre italiane di Serie A e confrontarli con le squadre di Football o di Basket americano delle prime serie. Quasi tutti I siti americani hanno ormai una sezione riguardante l’efficienza energetica, i loro idoli sportivi sono anche campioni dell’ambiente e le società hanno attivato anche merchandising connessi all’efficienza energetica con i loro brand. Questo è vero business, ma questa è anche la vera cultura industriale legata all’efficienza energetica che vorremo avere anche in Italia.

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Protagonisti

zootecnia rinnovabile di Alessandra Lombardi

Le nuove fonti verdi possono rappresentare un elemento di reddito aggiuntivo per le aziende agricole

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all’agricoltura alle rinnovabili questo il passaggio compiuto da Andrea Benetton, Presidente della Cirio agricola a Piana di Monte Verna, in provincia di Caserta, azienda zootecnica con 570 ettari, 1.450 capi di bestiame e 18 milioni di quote latte. Gli abbiamo chiesto di descriverci la realtà aziendale e il suo ingresso nelle nuove fonti d’energia

Quando e come mai e ha deciso di investire in questo settore?

La mia famiglia, nella figura di mio padre, è presente nel settore agricolo sin dagli anni settanta. Hanno sempre creduto in questo comparto: la passione per i processi produttivi, per l’evoluzione della natura e la particolare sensibilità per ciò che riguarda l’ambiente ha portato a vedere in quest’attività una possibilità imprenditoriale. Negli anni ottanta mio padre per conto della famiglia

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costituisce una realtà agricola di rilievo nell’entroterra veneto – tra le province di Venezia, Rovigo e Padova: 1.000 ettari di campagna, allevamenti suini e vitelli da ingrasso. Nello stesso periodo inizia un lavoro di creazione di un’azienda in Sud America e, più precisamente in Argentina, che oggi raggruppa circa 1.000.000 di ettari dove vengono svolte diverse attività: seminativi, allevamento bovino con nutrici allo stato brado, allevamento ovini, attività boschiva che, con la piantumazione eseguita (circa 15.000 ettari), di fatto diventerà una realtà incredibile capace di auto sostenersi una volta iniziato il suo sfruttamento (ettari tagliati uguali a quelli piantumati) e ad impatto zero da un punto di vista ambientale. A fine anni ‘90 il gruppo acquista, partecipando ad un’asta pubblica, l’azienda Maccarese sita nell’area del litorale romano 3.200 ettari di proprietà, 1.400 capi in lattazione e 13.000.000 di litri di quote latte detenute. Arriva, quindi, un suo coinvolgimento diretto e non più del gruppo, con l’acquisizione nel 2004 di un’azienda di circa 4.500 ettari in Ungheria suddivisa in zona boschiva e seminativa e che, ad oggi, a distanza di un lustro è arrivata ad avere una dimensione totale quasi il doppio di quella iniziale. Nel 2005 c’è l’opportunità della Cirio Agricola legata al crack Cirio. La sua procedura di vendita apre per noi un nuovo capitolo. Manifestiamo l’interesse per il ramo specializzato nel latte: vinciamo e ci aggiudichiamo l’azienda con un’offerta che, oltre a soddisfare per requisiti economici, garantisce per il programma industriale; è quello il fattore favorevole decisivo che ci permette di aggiudicarci l’azienda. Fatte le premesse posso dire che fin da giovane, seguendo mio padre nella sua attività di controllo sulle aziende prima nel Veneto e poi in quelle in Argentina, ho potuto respirare l’entusiasmo e la passione che lo hanno

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sempre guidato in tutte le sue iniziative; il risultato è quello di oggi: sono coinvolto all’ottanta per cento in attività che riguardano l’agro-zootecnia.

È contento dei risultati finora raggiunti?

Sono stati cinque anni molto intensi che non hanno ancora terminato la loro prima fase: la ristrutturazione. Alla luce di quanto fatto e per la complessità dell’intervento, visto che ci siamo trovati ad intervenire su strutture che ospitano animali, posso dire che siamo stati bravi; le persone e le ditte coinvolte hanno dato il massimo possibile. Diciamo che, dal punto di vista della proprietà, non ci siamo fatti scoraggiare da eventi negativi che, per forza di cose, abbiamo dovuto affrontare. Lo stress causato agli animali è stato così grande da comprometterne le performance con grandissimo effetto sull’andamento economico dell’azienda. Ora, da un anno a questa parte, ci si è messa anche la crisi e questo di certo ci aiuta ancora meno.

Lei ha deciso di investire rinnovando l’azienda e realizzando impianti con fonti rinnovabili. Mi può dire cosa l’ha spinta a fare questa scelta e quanto le è costata?

L’opportunità di investimento su attività diverse da quella caratteristica ha portato a suddividere il rischio di impresa su differenti settori. Non è più un’azienda mono prodotto. La necessità di ristrutturazione o ricostruzione da cima a fondo (dagli uffici agli spogliatoi, dall’infrastruttura elettrica allo smaltimento dell’eternit per migliorare la sicurezza sul posto di lavoro) ci ha posti davanti alla scelta di cercare altre attività che possano permettere la sopravvivenza altrimenti impossibile ad un’azienda che richiede investimenti in strutture per un valore prossimo ai 12 milioni di euro. In questo il governo, con l’istituzione del conto energia, ci ha permesso di guardare con fiducia al futuro: la nostra sensibilità nei confronti dell’ambiente e l’opportunità delle rinnovabili hanno fatto il resto. Nel 2006 abbiamo cominciato a studiare il comparto ed ora abbiamo in cantiere diversi progetti: 3 impianti fotovoltaici, 1 di biogas e 1 tra compostaggio e valorizzazione energetica della componente secca dell’out-put del biogas. Il costo è relativo al reddito che produce e posso garantirle che ha un bilancio finale equo. La parte più onerosa è purtroppo quella legata alla burocrazia. Siamo costretti a disperdere energie perchè le amministrazioni locali (Provincia) non hanno le stesse prerogative delle aziende private. A mio avviso, dal loro punto di vista, il non fare nulla non porta ad errori.

Al momento lei ha un impianto fotovoltaico integrato di circa 3 MW, una vera e bella struttura di efficienza e di funzionalità. Finora ne

ha ricavato benefici oltre che ambientali anche economici?

Alla data di oggi siamo arrivati ad installare su copertura 1,7 MWp su un progetto complessivo di circa 4,5 MWp. A fine progetto saranno smaltiti circa 30.000 metri quadrati di eternit e sostituiti con impianto fotovoltaico integrato. Riguardo alle ditte che utilizziamo vorrei precisare che, chiunque venga coinvolto nei nostri progetti, viene valutato per la capacità che ha di garantire una certa tracciabilità nella filiera: questo è sintomo di serietà e, soprattutto, ci aiuta a capire se il prodotto offerto può essere di qualità o meno. Scegliere ditte serie, ancorché più costose, nel lungo periodo, premia per i minori problemi che possono nascere. Benefici? Essendo appena entrato in funzione parte dell’impianto che è stato architettato in multi sezione (probabilmente il più grande della sua categoria), direi che è ancora presto per dirlo. Sono convinto però che ne darà molti, sia dal punto di vista economico che da quello ambientale: a grandi linee, per ogni megawatt prodotto, tolto il primo anno che mi serve a compensare la CO2 utilizzata per produrre il modulo, per ogni successivo anno di produzione questo mi produrrà benefici pari a 600 tonnellate di CO2 non emessa in atmosfera.

So che sta continuando a investire sull’energia rinnovabile. Mi può dire quali sono i suoi piani futuri? Laddove vi saranno prospettive economiche eque vi sarà sempre grande attenzione da parte nostra. Difatti, come accennato in precedenza, abbiamo in piano di avviare altre iniziative legate alle fonti rinnovabili e non escludo di mettere anche delle mini pale eoliche in azienda se le condizioni ambientali me lo permetteranno.

Ultimamente, il suo progetto è stato oggetto di approfondimenti didattici di corsi di alta specializzazione organizzati presso l’Università di Napoli dalla società campana ADL Group Srl, destinati a formare i futuri tecnici del fotovoltaico. È orgoglioso che la scelta sia caduta proprio sul suo impianto? Poter essere un centro di approfondimento e di interesse da parte di università e strutture che hanno la responsabilità di formare le nuove generazioni mi appaga di tante altre amarezze vissute per arrivare al compimento delle opere che stanno studiando.

Possiamo dire che ha vinto la sua scommessa?

Mi ponga questa domanda tra 10 anni e sarò preciso sulla risposta. Ad ora sono solo convinzioni legate a molteplici fattori.

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Energia Atomica

Voglia di monopolio

di Roberto Ballarotto

Sul ritorno del nucleare non sono poche le ombre. Specialmente se si osserva l’incumbent

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N

ei giorni scorsi il Governo ha approvato, in attuazione della legge 99/2009, lo schema di Decreto Legislativo che da il via al percorso attuativo per il ritorno del nucleare in Italia. Pur essendo profondamente convinto dell’errore di questa scelta, non posso non evidenziare che la stessa sembrerebbe rispondere ad un principio democratico: il ritorno al nucleare costituiva, infatti, uno dei punti principali del programma elettorale del Popolo delle Libertà e la maggioranza degli elettori, con il proprio voto, avrebbe dimostrato di condividere questo obiettivo. Il condizionale è giustificato dal ragionevole dubbio che, come nel 1987 in occasione del referendum abrogativo, questa scelta sia stata condivisa senza che a monte ci fosse un’adeguata informazione. In particolare, il principale argomento presentato dai fautori del

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nucleare è stato, e continua a esserlo, la convinzione che, con il nucleare, la nostra bolletta elettrica si ridurrà sensibilmente. È possibile confutare questa tesi, basandosi su elementari considerazioni di buon senso, senza impelagarci in approfondimenti tecnici specialistici. Questi sono solitamente appannaggio dei soli addetti al nucleare e, personalmente, diffido dei dati forniti da chi è professionalmente coinvolto nel settore. Per fare ciò, evitando di attingere a fonti affidabili ma “di parte opposta”, utilizzerò gli stessi dati forniti, in audizione alla Camera e, in una recente intervista, dal principale sostenitore di questo ritorno, l’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti.

Priorità sicurezza Pur riservando l’attenzione alla questione costi, non ci si può esimere dall’elencare gli altri fattori che dovrebbero convincere gli italiani dell’assurdità della scelta nucleare: • non è vero che siano risolti i problemi di sicurezza circa gli incidenti. Basti pensare al recente provvedimento sanzionatorio impartito dalle agenzie nazionali per la sicurezza nucleare di Gran Bretagna, Francia e Finlandia nei confronti di Areva in quanto il progetto del reattore Epr (quello prenotato da Enel) non assicura l’indipendenza dei sistemi di controllo da quelli di sicurezza. Come dire se si guasta l’impianto di controllo non può entrare in funzione quello di sicurezza, proprio quando dovrebbe servire di più; • non vanno sottovalutati i gravi problemi di salute, in condizione di esercizio, nei confronti dei residenti e, soprattutto, dei lavoratori. Una ricerca del 2008 dell’Ente governativo tedesco per il controllo radioattivo, il Bundesamt für Strahlenschutz (Bfs), ha esaminato tutti e sedici gli impianti nucleari della Germania, analizzando in particolare l’incidenza dei tumori tra i bambini con meno di cinque anni. I bambini che vivono entro cinque chilometri dai reattori hanno, secondo la ricerca, un incremento del 76% del rischio di contrarre una leucemia rispetto ai coetanei che vivono a più di cinquanta chilometri. E non bisogna ignorare che la dose di radiazione ammissibile per i lavoratori delle centrali è venti volte quella dei residenti. Cosa che pone dei seri problemi che le organizzazioni sindacali dovrebbero prendere in considerazione; • il nucleare non ci libera dalla dipendenza dall’estero. L’uranio è una fonte esauribile. Per far funzionare le centrali dovremmo importarlo e il suo prezzo sta salendo ancora più rapidamente del petrolio: dal 2001 al 2007 si è moltiplicato per dieci; • nessuno al Mondo sa cosa fare delle scorie radioat-

tive, che, molto pericolose, debbono essere conservate in sicurezza per decine di migliaia di anni in posti ideali che nessuno ha saputo individuare. In Germania i bidoni seppelliti nei depositi salini stanno arrugginendo inquietando le popolazioni limitrofe. Negli USA, dopo 50 anni di tentativi, ancora non si è trovato un posto dove metterle. L’impianto non definitivo per le scorie ad alta attività in costruzione in Francia, a Bure, costa circa 15 miliardi di euro. In Italia è dal 1987 che si cerca di sistemare le scorie da qualche parte senza risultato, spendendo ogni anno 400 di milioni di euro pagati con le nostre bollette; • non abbiamo bisogno di nuove grandi produzioni di energia elettrica. Le centrali in costruzione (piccole e di diversi soggetti imprenditoriali) porteranno il potenziale produttivo, nel 2012, ad almeno 420 TWh/anno, superiore al fabbisogno previsto da Terna al 2020 (405 TWh) in uno scenario di crescita non più realistico. E senza considerare l’impegno europeo del 20-20-20, che abbassano il fabbisogno a 265 per il contributo dell’efficienza (80 TWh) e rinnovabili (70 TWh). Quindi cosa fare con i 60 TWh che Enel vuole ottenere dal nucleare?

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Costi in bilico Torniamo al principale argomento dei fautori dell’atomo: la riduzione dei costi. Partiamo da quanto illustrato a Deauville, presentazione di Giancarlo Aquilanti, riguardo il reattore in costruzione in Finlandia, Olkiluoto 3, gemello dei reattori Epr che Enel vorrebbe costruire in Italia con la francese Areva. Ecco i dati di partenza: • costo di costruzione preventivato: 4 miliardi di euro; • costo di produzione dell’energia previsto: 54 euro/ MWh. Sapendo che il costo della costruzione della centrale nucleare incide per l’85% sul costo di produzione dell’energia elettrica (Fonte: Audizione di Fulvio Conti del 4 Novembre 2009), annotiamo che: • Anne Lauvergeon, amministratore delegato di Areva, realizzatrice del reattore finlandese, nel comunicato stampa sul bilancio di metà 2009, informa di non poter dire quanto costerà e quando finirà la centrale, che doveva essere finita nel 2009, e che, nel semestre, ha dovuto far fronte a una spesa aggiuntiva di 550 milioni di euro, cosa che ha portato il costo attuale del reattore a 5,3 miliardi di euro, superiore del 65% al costo contrattuale di 3,2 miliardi di euro e del 33% a quanto dichiarato un mese dopo dall’Enel. Quindi, con tutte le precauzioni del caso, in particolare riguardo l’effettivo costo finale delle centrali e senza considerare gli incrementi degli oneri finanziari, possiamo dire che

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le previsioni di costo dell’energia elettrica prodotta dal nucleare sono di almeno 69 euro/MWh, come del resto confermato dal recente rapporto ci Citigroup; • il costo medio dell’energia elettrica alla Borsa Italiana nel trimestre ottobre-dicembre 2009 è stato di 56,31 euro/MWh (fonte dati Gme). Quindi possiamo dire che, le previsioni di costo dell’energia elettrica prodotta dal nucleare, siano superiori a quelle del mercato elettrico attuale, almeno del 23 %. Ciò conferma la tesi di alcuni economisti, che sostengono che il nucleare è morto, “ucciso da un’inguaribile attacco di economia di mercato”. Lo conferma anche il rapporto del Massachusetts Institute of Technology di Boston (Mit) del giugno 2009, che aggiorna il dossier sul nucleare del 2003. Dal 2003 i costi di costruzione delle centrali nucleari sono aumentati drasticamente, con una media del 15 per cento all’anno. Nel 2007, realizzare una centrale nucleare costava 4.000 dollari per kW contro i 2.000 di quattro anni prima. Una crescita che si ripercuote inevitabilmente anche sui costi finali dell’energia: dai 6,7 $cent/kWh stimati nel 2003 l’energia elettrica da nucleare era passata ad un costo di 8,4 contro i 6,2 del carbone e i 6,5 del gas. Essendo oggi il mercato dell’energia elettrica un mercato libero, viene da chiedersi perché, allora grandi imprese come Enel, ambiscano a produrre energia da nucleare, rischiando di non venderla o di venderla in perdita.

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Qui subentrano altri due meccanismi, che richiedono decisioni politiche per spostare i maggiori costi dal produttore di energia ai cittadini. Il primo è la priorità di dispacciamento. Ossia il fatto che l’energia può essere venduta con contratti bilaterali oppure in borsa, gestita dal Gme, che, in applicazione delle norme attuali, garantisce una priorità, a parità di prezzo offerto, per esempio, alle fonti rinnovabili.

Politica d’attenzione La politica è, quindi, intervenuta equiparando, con la legge 99/2009, il nucleare alle fonti rinnovabili, inserendo dopo le parole: «fonti energetiche rinnovabili, energia nucleare prodotta sul territorio nazionale». Però la priorità di dispacciamento è per legge a parità di prezzo. Quindi quale banca finanzierebbe un impianto nucleare che in queste condizioni di sicuro lavorerà in perdita? Qui la fantasia dei fautori del nucleare, dando per scontata l’assenza di contributi pubblici diretti, ha partorito un’idea che sembra poter reggere la complicata architettura finanziaria necessaria all’atomo, soprattutto per la sua realizzazione. Nell’intervista citata di Fulvio Conti, infatti, si legge: «Essendo il costo del nucleare più basso di altri, ci può essere uno scambio vantaggioso con il consumatore: che il prezzo non possa mai scendere sotto un certo livello, in cambio dell’impegno a non farlo mai salire oltre un altro livello. Questo da certezza alla struttura di costi e rende finanziabile il progetto. Così i finanziamenti pubblici non servono». Quindi la stessa Enel è conscia di non poter vendere l’energia prodotta con il nucleare a prezzi concorrenziali rispetto al mercato e, quindi, chiede la garanzia di acquisto ad un prezzo minimo fissato ora, assicurandone anche

uno massimo. Questa garanzia è necessaria a Enel in questo momento, per poter aspirare al finanziamento delle centrali e, quindi, non può derivare da contratti bilaterali successivi, come in Finlandia, dove la situazione è diventata caotica per i ritardi e gli aumenti di costo, ma, prevedibilmente, potrebbe essere solamente garantita per legge e per tutti i consumatori. Quindi come chiamare la fornitura di un prodotto con garanzia di vendita prioritaria e ad un prezzo prestabilito se non un monopolio? Questa potrebbe essere una motivazione vera del desiderio di ritorno al nucleare. L’aspirazione a non doversi confrontare con i diversi soggetti che si sono affacciati nella produzione di energia elettrica, riuscendo ad essere più competitivi e concorrenziali rispetto a grandi società, abituate a essere poco efficienti, poco attente alle trasformazioni in atto e in definitiva scarsamente disposte ad adeguarsi ai nuovi nuovi scenari energetici che di sicuro si apriranno nei prossimi anni.

La priorità di dispacciamento nella definizione dell’Aeeg Priorità, a parità di prezzo offerto, nell’ordine di merito economico con cui vengono ordinate le offerte ai fini della risoluzione del mercato. Tale priorità, disciplinata dalle delibere 168/03 e 48/04 dell’Aeeg, si applica nell’ordine a: offerte riferite ad unità must run; offerte riferite ad unità alimentate da fonti rinnovabili non programmabili; offerte riferite ad unità alimentate da fonti rinnovabili programmabili; offerte riferite ad unità di produzione di cogenerazione, offerte riferite ad unità CIP6, offerte di vendita delle unità di produzione alimentate esclusivamente da fonti nazionali di energia combustibile primaria, per una quota massima annuale non superiore al quindici per cento di tutta l’energia primaria necessaria per generare l’energia elettrica consumata; offerte relative a contratti bilaterali. La priorità di dispacciamento non costituisce garanzia di dispacciamento.

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Risorse Una soluzione alla fine del petrolio può arrivare dal basso. Come dimostra un’esperienza britannica

di Alessandro Drago

Prepararsi alla discesa

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mmaginiamo che cominci a diminuire la disponibilità dei prodotti derivati dal petrolio a partire dalla benzina e dagli altri combustibili necessari per il trasporto e per il riscaldamento come il gas, per finire alla plastica e includendo l’asfalto e il cherosene. Chi ha oggi i capelli bianchi si potrà far venire in mente le crisi energetiche degli anni settanta dovute all’interruzione di approvvigionamento di petrolio da parte dei Paesi produttori, che causò l’esponenziale aumento del prezzo del greggio, costringendo i Paesi Europei a varare delle politiche di austerity energetica. Chi è sotto i quaranta invece, tende, con più probabilità, a metter in relazione le politiche di riduzione del consumo energetico non tanto con la necessità di

risparmiare sui costi aumentati a causa del rincaro del petrolio quanto con la lotta ai cambiamenti climatici, processo cui ha contribuito un sistema energetico che ha, per anni, immesso gas climalteranti nell’atmosfera. Stiamo parlando di due fenomeni tra loro correlati: il picco del petrolio e l’alterazione del clima dovuta all’inquinamento. Il primo fenomeno è inevitabile. Si riferisce al raggiungimento della massima produzione di petrolio oltre la quale la curva della stessa comincia a scendere, a fronte di un continua salita dei consumi dei prodotti da esso derivati. Non si sa se il picco sia stato già raggiunto o meno ma si è consci del fatto che l’allargarsi della forbice tra domanda e offerta di prodotti petroliferi

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non potrà che farne aumentare i prezzi, trolio e che, quindi, si rende indispensabile in un processo inesorabilmente senza prepararsi ad uno stile di vita in cui non Quello che ritorno. Con l’aumentare dei prezzi si potrà usufruire dei vantaggi derisuccede oggi, però, diminuisce anche la disponibilità vati dal petrolio a basso costo. «I è che le comunità dei prodotti e le conseguenze di vantaggi in questione sono numeciò saranno altresì inesorabili: rosi – sostiene Hopkins – e vanno locali, anche meno automobili, meno stradalla possibilità di usufruire di le più piccole, sono de asfaltate, meno voli aerei e trasporti veloci a basso costo per interdipendenti l’una meno prodotti in plastica. gi spostamenti, alla disponibilità dall’altra per la Non è uno scenario apocalittidi cibo da comprare senza dover produzione ed il co ma la logica conseguenza di necessariamente vivere nei pressi consumo di beni un dato di fatto: il petrolio non di un’azienda agricola». è una risorsa infinita ma un comQueste opzioni andranno lentamente e servizi posto che si è andato creando con il scomparendo, costringendo le popolapassare del tempo, all’incirca qualche mizioni locali ad auto sostentarsi e a ridurre i lioni di anni! Non potendolo riprodurre in laboratorio propri spostamenti con mezzi veloci. La riduzione dei è praticamente impossibile pensare a risorse alterna- benefici si contrappone alla capacità di sopravvivenza tive capaci di produrre la stessa potenza energetica della popolazione che, secondo Hopkins, può avvenire nonché i prodotti sopra elencati. D’altro canto, per la grazie alla resilienza. È questo un concetto mutuato produzione di energia in grandi quantità, si potrebbe dall’ecologia e indica la capacità di un ecosistema di pensare a soluzione costose, sia economicamente che continuare a funzionare in presenza di shock esterni e per l’ambiente, come l’uso dei gas e del carbone per ot- cambiamenti indotti. tenere carburante liquido o il massiccio utilizzo di bi- Applicato alle comunità locali il medesimo concetto tume e combustibili non-convenzionali. Così facendo si riferisce “alla capacità di queste di non crollare alle si proverebbe a contrastare il fenomeno del picco del prime avvisaglie di penuria di petrolio o cibo e alla petrolio a caro prezzo a causa del costo immenso di loro capacità di rispondere al disturbo con processi di estrazione e raffinazione di queste risorse e dell’acce- adattamento”. Quello che succede oggi, però, è che le lerazione della catastrofe climatica dovuta ai forti im- comunità locali, anche le più piccole, sono interdipenpatti ambientali generati dalle soluzioni prospettate. denti l’una dall’altra per la produzione ed il consumo di beni e servizi. Il processo di globalizzazione economica ha, per esempio, accelerato il rapporto di Partire dal basso L’inquinamento atmosferico che ne deriverebbe, dato dipendenza alimentare tra paesi e singoli centri urbani dall’immissione di gas serra nell’aria, andrebbe, infat- che non sono più in grado di produrre in autonomia ti, ad alterare l’interazione tra atmosfera, biosfera, eco- quanto necessitano in termini di sostentamento. Tutto sfera e criosfera che è alla base dell’equilibrio climati- ciò rende meno resilienti le comunità e cioè meno caco esistente. Alterare una sola di queste componenti paci a reagire ad eventuali shock economici derivanti significa, infatti, modificare il rapporto di equilibrio da crisi energetiche, come quella dovuta al picco del che determina il sistema climatico. Sebbene il feno- petrolio. «Quello che emerge – secondo Hopkins – è meno del cambiamento climatico e quello del picco una vulnerabilità da parte della società moderna che, del petrolio siano stati trattati quasi sempre in ma- nonostante si sia evoluta nel segno del progresso, riniera distinta, perché afferenti a dinamiche diverse, la sulta fragile in quanto a capacità ad auto-sostenersi in riduzione dell’inquinamento, per quanto riguarda il caso di crisi energetica. La debolezza e la forza di una primo, e la ricerca di altre fonti energetiche per l’altro, singola comunità, o meglio la loro capacità di reagire possono essere interpretati come due facce della stessa di fronte ad uno shock, possono però essere misurate sulla base di tre criteri quali la diversità, la modularità medaglia, cioè come un unico problema. Chi in Europa, in questo momento, meglio interpre- e il restringimento delle retroazioni». ta tale approccio integrato ai due fenomeni, mobilitandosi per sensibilizzare la popolazione partendo dal basso, è il movimento Inglese delle Transition Towns Totnes, ispirato da Bob Hopkins. Il formatore britannico parte da un presupposto tanto chiaro quanto ambizioso dato dalla constatazione che viviamo in un periodo di transizione che ci porterà inevitabilmente ad una società non più basata sull’economia del pe-

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Risorse del territorio La prima è intesa come ricchezza presente nel territorio di riferimento che permette di poter usufruire di più opportunità per la sopravvivenza di una comunità a partire dalla sussistenza: la diversificazione in natura, come in economia, dà maggiori chance ad un gruppo di sopravvivere. La modularità si riferisce alla moda-

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lità di connessione tra due o più individui laddove la capacità di isolarsi da parte di una comunità, e quindi di rimanere auto-sufficiente, permettono maggiori chance di sopravvivenza da parte della popolazione in caso di shock. Sistemi alimentari locali, così come modelli di investimento locali, contribuiscono alla modularità intesa non come isolamento economico dal resto del Mondo ma capacità di sviluppare un’economia di sussistenza in caso di necessità. Il terzo punto è ancora più suggestivo perché si riferisce a quanto velocemente e pesantemente le conseguenze di un cambiamento in un sistema sono sentite in altre parti di esso. Ridurre gli effetti che un comportamento locale può avere in altre parti del mondo è importante soprattutto se quel comportamento è nocivo, pensiamo all’uso dei pesticidi.

del costo del petrolio. Le iniziative per la transizione sono degli strumenti di riflessione partecipata con la popolazione locale che è stimolata alla comprensione del fenomeno del picco del petrolio e, soprattutto, a pensare azioni sostenibili per far fronte ai radicali cambiamenti di vita quotidiana che da questo fenomeno deriveranno. Imparare a creare un bosco, per la sussistenza alimentare e a saper vivere con poche risorse necessarie sono alcune delle tante buone prassi trattate nelle iniziative per la transizione da Hopkins, per finire al concetto principe, quello della “decrescita energetica”. Con questa idea si consuma forse la spaccatura tra l’approccio dell’ambientalismo classico (che vede nel ricorso alle rinnovabili ed al risparmio energetico una sana alternativa al picco del petrolio ed all’utilizzo di altre fonti dannose come il nucleare) e l’era della transizione basata sul concetto di resilienza (che vede il problema energetico come un necessario ripensamento del modo di vita della popolazione). Non è rassegnazione ma convinzione nel fatto che le energie rinnovabili non possano sostenere una società consumistica e che sia inevitabile pensare a un nuovo stile di vita a minore impatto energetico. E non v’è dubbio che Bob Hopkins abbia saputo intraprendere la strada giusta verso la preparazione alla resilienza da parte della cittadinanza inglese, con iniziative per la transizione mirate che stanno riscuotendo un discreto successo nel Paese. L’esperimento sta funzionando tanto che anche in altri Paesi, a cominciare dall’Italia, si è voluto provare ad esportare queste pratiche.

Rinnovabili insufficienti Forte della fondatezza di queste convinzioni Bob Hopkins ha deciso di dar vita ad un movimento dal basso che non si limita ad informare la cittadinanza dell’imminente passaggio ad una società con minore disponibilità energetica a basso costo ma che si contraddistingua per intraprendere iniziative finalizzate alla transizione. In questa maniera, Hopkins non passa certamente per essere un catastrofista dell’ultima ora ma un promotore di buone prassi da applicarsi come soluzioni a un problema che sta cominciando a manifestarsi, pensiamo all’aumento negli ultimi anni

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Carburanti

UN TRASPORTO CHIAMATO DESIDERIO di Simone Malacrida

Il mondo dei trasporti è tra i settori più energivori e sarà complesso trovare delle soluzioni generali

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ell’affrontare la questione energetica mondiale e i principali utilizzi dell’energia nella società umana, si tende a incentrare l’attenzione in modo quasi esclusivo sulla produzione di energia elettrica. Basti pensare al grande risalto mediatico sull’uso dell’energia nucleare o sull’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile. Questo atteggiamento è di per sé fuorviante, visto che l’energia primaria mondiale, ossia la somma di tutta l’energia necessaria per svolgere le attività di ogni giorno, è usata solo per il 30% per la produzione di energia elettrica, mentre il restante 70% è equamente suddiviso tra il settore dei trasporti, il riscaldamento e condizionamento degli edifici, delle industrie e

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delle case. In aggiunta, se da un lato la produzione di energia elettrica vede una distribuzione più o meno accentuata tra le diverse fonti energetiche siano esse fossili o rinnovabili (a livello mondiale, carbone 39%, energia idroelettrica 17%, gas naturale 17%, energia nucleare 15%), il settore dei trasporti è ancora dominato dall’uso del petrolio che copre il 96% dell’energia necessaria alimentando, tramite i prodotti provenienti dalla raffinazione (benzina, diesel, nafta, cherosene), la maggioranza dei motori a combustione interna di automobili, motocicli, navi, aerei e altri mezzi di locomozione. Il 2% dell’energia necessaria per i trasporti è dato dall’apporto dell’elettricità, principalmente per la lo-

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comozione dei treni mentre, il restante 2%, è equamente distribuito tra l’uso del gas naturale e l’uso dei biocombustibili nei motori per autotrazione, in sostituzione dei derivati del petrolio. Altre fonti energetiche, come l’idrogeno o il solare o l’energia nucleare proveniente dalla fissione dell’uranio, hanno solamente mercati di nicchia (come le applicazioni dei programmi spaziali o la propulsione di sommergibili militari) e non sono presenti nelle statistiche ufficiali per la percentuale del tutto trascurabile del loro apporto. Basandosi su questi dati, il settore dei trasporti potrà, forse, portare al più importante cambiamento del paradigma energetico del prossimo futuro. In effetti, l’attuale crisi finanziaria, economica ed industriale potrebbe cambiare lo scenario in modo abbastanza repentino, rispetto a quanto abbiamo visto negli ultimi decenni. Il prezzo del petrolio, cresciuto a dismisura negli ultimi sei anni (con un picco a 147 $ al barile nel luglio 2008 e un range attuale oscillante tra i 65 e gli 85 $ al barile), l’acuirsi della crisi mondiale, in termini di consumi ed investimenti, gli emblematici casi di General Motors e Chrysler nel mondo automobilistico, gettano una nuova luce sul futuro delle autovetture.

installate, di ricarica e di distribuzione dell’energia (un’affermazione su larga scala delle auto elettriche non può prescindere da un potenziamento sostanziale della rete elettrica). Non si deve dimenticare che il parametro fondamentale, su cui basare una previsione dello sviluppo di una determinata tecnologia, è il costo: solo se si riuscirà ad abbattere i costi delle batterie e dell’energia elettrica, si potrà pensare di commercializzare queste automobili con buone probabilità di successo in termini di quote di mercato. In aggiunta, visto il continuo evolversi delle tecnologie fotovoltaiche, parecchi produttori si stanno orientando sulla possibile implementazione di un’automobile solare con delle batterie ricaricabili direttamente da pannelli solari posti sulla carrozzeria esterna del veicolo. Quest’ultima soluzione è sicuramente abbinabile alla ricerca, ormai sviluppata da parecchi decenni, concernente l’auto elettrica. Nei veicoli “ibridi” vi sono motori elettrici e motori a combustione interna in cui le batterie sono ricaricate dal normale motore alimentato a benzina mentre, nei veicoli totalmente elettrici, le batterie devono essere sottoposte a ricarica dopo un tempo e una distanza di autonomia (allo stesso modo delle batterie dei telefoni cellulari e dei computer portatili).

Alternative possibili

Il petrolio potrà essere sostituito in primo luogo dai Questione d’accumulo biocombustibili che, in alcuni Paesi come il Brasile già Il costo principale degli attuali veicoli elettrici dipende rappresentano il 5% dei consumi di questo settore, se- principalmente dal costo delle batterie. Da ciò deriva condariamente dal gas naturale che potrebbe arrivare che il tipo e la capacità della batteria è fondamentale a quote del 4-5% del parco auto, soprattutto in Europa per determinare il successo economico di queste autoe in USA, ed in misura minore dall’idrogeno utilizza- vetture unitamente ad altri fattori tecnici come l’autoto come combustibile (qualche casa automobilistica ha nomia, le prestazioni e il tempo di ricarica. Le attuali già messo in vendita alcuni prototipi, ma il problema ricerche sulle batterie si collocano nell’individuazione fondamentale sembra essere la sicurezza e la rete di di materiali adatti allo scopo, compatti, poco costosi, distribuzione). Anche il binomio celle a combustibi- con elevate prestazioni e a basso impatto ambientale; gli le – idrogeno, in sostituzione dei sviluppi più promettenti di queste motori a combustione interna, ricerche, sembrano arrivare dal Visto il continuo potrà avere percentuali degne di settore delle nanotecnologie. evolversi delle nota ma, in questo caso, si parla Le classiche batterie nicheldi tempistiche sicuramente più cadmio non sembrano avere un tecnologie fotovoltaiche, lunghe rispetto ai casi già citati. futuro, visto che il cadmio è un parecchi produttori Il grande cambiamento potrebbe, si stanno orientando sulla materiale altamente nocivo e baninvece, avvenire grazie all’elettridito da alcune applicazioni finali, possibile implementacità sotto forma di auto elettrica. almeno in ambito europeo. Più zione di un’automobile Oggigiorno sono già disponibili promettenti sembrano essere le in commercio modelli di auto solare con delle batterie batterie a ioni di litio o a polimeelettrica o di auto ibride ma, la ri di ioni di litio o le innovative ricaricabili direttamente vera affermazione di questo mezidee circa batterie zinco-aria. da pannelli solari posti zo di trasporto, si avrà solo se si Alcune possibili soluzioni posulla carrozzeria risolveranno gli annosi probletranno essere testate e opportuesterna del veicolo mi di autonomia, generalmente namente mutuate da quanto avbasati sulla durata delle batterie verrà per l’evoluzione delle batte-

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rie dei telefoni cellulari e dei dispositivi portatili, in particolar modo per le applicazioni di alcuni specifici dispositivi nanotecnologici (nanotubi di carbonio o nanoaggregati di litio). La ricarica e la durata delle batterie dipende, ovviamente, dal tipo di materiale scelto ma, qualunque esso sia, questo implica un potenziamento della rete elettrica e l’installazione di determinati punti di accesso distribuiti sul territorio. Il futuro delle auto elettriche a batteria dipende, dunque, da come le innovazioni, provenienti da diversi campi di ricerca, saranno in grado di diminuire il costo e l’ingombro spaziale, di aumentare la densità energetica e la capacità di fornire picchi di potenza e di assicurare buone prestazioni con un’autonomia adatta allo scopo. Se il litio diventasse il “combustibile” delle automobili del futuro, il territorio sudamericano, corrispondente alla zona andina, sarebbe sicuramente il nuovo Medio Oriente e i giacimenti di oro nero dell’Arabia Saudita troveranno un corrispettivo nei depositi di “oro bianco” dei laghi prosciugati presenti in Bolivia. Il 50% dei giacimenti di litio è localizzato in Sud America, con una quota mondiale del 30% attribuibile alla sola Bolivia. Il litio è attualmente utilizzato nelle batterie ricaricabili dei PC, dei cellulari e degli apparecchi elettronici, coprendo circa l’85% di questo mercato, e si è generata un’economia del processo che, partendo dall’estrazione e passando per la realizzazione del prodotto finito, contempla anche lo smaltimento delle batterie ormai obsolete e fuori servizio. Generalmente estratto da rocce ignee, il litio, grazie al suo alto potenziale elettrochimico, compare come materiale anodico nelle batterie sotto forma di sale, ad esempio nel carbonato di litio e nel perclorato di litio. Se pensiamo che la prima versione commerciale di batterie al litio è stata presentata dalla Sony nel 1991 e che, in meno di 20 anni, questa tecnologia è diventata non solo competitiva ma, addirittura vincente sul mercato mondiale, possiamo comprendere come il futuro delle batterie al litio per alimentare i motori elettrici delle automobili del futuro, sia non poi così lontano dal realizzarsi. Oltre alle problematiche di natura tecnica, un ruolo determinante del litio porterebbe alla continuazione di un modello economico e sociale concentrato a livello di risorse energetiche e minerarie, in linea con quanto già sperimentato per il carbone, il petrolio e il gas naturale. Questa concentrazione si manifesta nei giacimenti e nelle riserve (localizzati solo in determinate aree del pianeta) ma anche nella catena distributiva (con poche multinazionali a gestire la trasformazione del prodotto perpetrando una generale asimmetria tra Paesi produttori e Paesi consumatori, tra realizzatori manifatturieri ed utilizzatori finali).

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Le recenti tensioni politiche, legate a particolari regioni della Bolivia, fanno presagire un’evoluzione verso una situazione geopolitica di tale entità, come già rilevato nella situazione medio orientale degli ultimi 40 anni durante l’ascesa dell’utilizzo del petrolio e come più recentemente osservato anche per la Russia e le repubbliche ex-sovietiche in relazione al futuro predominio energetico del gas naturale.

Efficienza in viaggio Una prima e immediata rivoluzione dei trasporti, però, sarebbe già possibile semplicemente aumentando l’efficienza del parco auto presente oggigiorno. Tutto ciò si traduce nell’andare a fabbricare e scegliere un parco macchine che consumi meno carburante a parità di chilometri percorsi. Come puro esempio, è stato calcolato che, se le automobili circolanti negli USA avessero consumi paragonabili a quelle europee, si potrebbero risparmiare 4 milioni di barili di petrolio al giorno, pari alla produzione giornaliera dell’Iran o al doppio di quella di un Paese petrolifero come la Libia. Se poi tutte le automobili “occidentali” (Europa, USA, Canada, Giappone e Australia) avessero consumi di carburante con una media di 16-17 Km al litro (cosa già fattibile con le attuali tecnologie), il risparmio salirebbe a 10 milioni di barili di petrolio al giorno, pari alla produzione dell’Arabia Saudita (primo produttore mondiale di petrolio). Questa semplice miglioria non solo ridurrebbe il consumo di petrolio (allungandone la durata prima dell’esaurimento delle riserve) e gioverebbe alle tasche dei consumatori, ma andrebbe nella netta direzione di ridurre, da subito, quelle emissioni

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Il litio è attualmente utilizzato nelle batterie ricaricabili dei PC, dei cellulari e degli apparecchi elettronici, coprendo circa l’85% di questo mercato, e si è generata un’economia del processo che, partendo dall’estrazione e passando per la realizzazione del prodotto finito, contempla anche lo smaltimento delle batterie ormai obsolete e fuori servizio 28 24_28Malacrida.indd 28

di anidride carbonica che sono alla base del riscaldamento globale. Forse, manca solo il coraggio politico e industriale per compiere questo passo. Al di fuori di automobili e mezzi pubblici ad esse assimilabili, sembra piuttosto arduo estendere questi concetti agli altri mezzi di trasporto, quali navi o aerei, anche se sono già stati sperimentati con successo prototipi di catamarani solari, aerei solari, navi a propulsione con celle a combustibile. Ancora più arduo è immaginare un utilizzo diffuso della propulsione nucleare o dei liquidi propellenti utilizzati nello Shuttle. La fine dell’era del petrolio, come prima fonte energetica mondiale, sarà determinata proprio dall’evoluzione del settore dei trasporti grazie alle spinte innovative provenienti dalla ricerca dei materiali applicata ai sistemi di accumulazione dell’energia. In modo quasi inconsapevole, questo autentico cambio di prospettiva potrebbe ricevere l’avvio, in questa fase di crisi economica globale, tramite una mirata politica industriale di investimenti a medio periodo sulle green technologies e ad una trasformazione produttiva del comparto automobilistico.

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Ambiente

Per la natura di corsa

di Alessandro Ribaldi

Sport e benessere possono essere coniugati alla tutela ambientale. Parecchie esperienze lo confermano

I

l legame sport e ambiente, in questi ultimi tempi, sta diventando sempre più forte. Basti pensare, per esempio, a tutte quelle competizioni che devolvono parte dei loro introiti ad associazioni ambientalistiche; o ancora a tutte le strutture che sempre più si avvallano di impianti a energia rinnovabile; per non parlare, infine, delle molteplici campagne fatte dalle istituzioni proprio per promuovere un connubio giusto, intelligente e quanto mai necessario. Una delle iniziative più vicina, temporalmente parlando, ha preso scena durante quest’ultima edizione della Coppa d’Africa di calcio. La nazionale del Camerun, attraverso il suo giocatore più rappresentativo, Samuel Eto’o, ha stipulato un affascinante accordo con il noto brand d’abbigliamento sportivo Puma e lo United Nations Environment Programme (Unep, il programma re-

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datto dalle Nazioni Unite per la tutela dell’ambiente). L’aspetto principale dell’accordo prevede una propaganda per la sensibilizzazione della conservazione di habitat e specie animali. I palcoscenici dei grandi eventi sportivi sono ideali per promozioni di questo tipo e, quando ad inserirsi ci sono anche grosse aziende dell’industria dell’abbigliamento, il risultato è garantito. La Puma, infatti, ha dato il suo notevole contributo producendo l’Africa Unite Kit: una divisa che, oltre ad essere indossata dalla squadre partecipanti, è possibile acquistare, contribuendo così a incrementare i fondi di questa nobilissima causa.

Stadio ecologico Sempre rimanendo nel mondo del calcio, non è possibile non citare tutte quelle società sportive che hanno deciso di adottare stadi “verdi”. Il mondiale tedesco del 2006 ha dato sicuramente un ottimo esempio da seguire. A Kaiserlautern, il Fritz Walter Stadion, è stato predisposto di un impianto fotovoltaico (5.000 pannelli) per la produzione di energia elettrica di un MWp. A Norimberga, invece, sui lati di entrambe le tribune del Franken-Stadion sono stati installati ben 758 pannelli fotovoltaici per un totale di 1.000 metri quadrati di superficie occupata. L’impianto dell’Olympiastadion di Berlino, teatro della vittoria mondiale della nostra nazionale, può vantare un sistema di irrigazione del campo di avanguardia assoluta che usa esclusivamente l’acqua piovana. E in Italia? Anche noi, nel nostro piccolo, ci stiamo dando da fare. Il Livorno ha recentemente stipulato un accordo con il CONI che doterà il suo impianto di energia alternativa. Infatti potrà soddisfare quasi la metà del suo fabbisogno attraverso un impianto fotovoltaico posto sulla copertura della tribuna, capace di sviluppare una potenza di 18,9 chilowatt. L’installazione di questa struttura consentirà una riduzione delle emissioni in atmosfera di circa 12 tonnellate annue di CO2 equivalente. La squadra del presidente Spinelli, fortunatamente, non è la sola. A Verona il Bentegodi è dotato di una nuova copertura composta da oltre 13.300 pannelli solari fotovoltaici. Una scelta significativa e un segnale importante: l’impianto permetterà, infatti, di produrre un megawatt di potenza all’anno, energia completamente pulita, evitando contemporaneamente l’emissione di oltre 550 tonnellate di CO2 in atmosfera. E fuori dallo stadio alcuni display mostreranno, aggiornata in tempo reale, l’energia via via prodotta.

Non solo calcio Non è solo il calcio, lo sport più praticato al Mondo, però, ad avere adottato questa impronta green. Il nuo-

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to, infatti, non è affatto da meno. L’ultimo mondiale, concluso e disputato proprio nel nostro Paese, non sarà ricordato solo per le ottime prestazioni degli atleti azzurri ma, anche, per essere stato completamente disputato all’insegna del risparmio energetico. Una vera e propria competizione a impatto zero. Tra i principali obiettivi degli accordi stipulati per il bene dell’ambiente, in linea con il protocollo di Kyoto (riduzione dei gas a effetto serra): l’efficienza nell’uso finale dell’energia attraverso minori consumi per l’illuminazione; il contenimento degli imballaggi in plastica; l’informazione di azioni e risultati per l’abbattimento di CO2. Il progetto del complesso che ha ospitato l’evento è stato studiato tenendo conto delle nuove tecnologie a minore contenuto e emissione di carbonio. Anche la gestione delle attività sportive, con gli stessi criteri stabiliti dall’accordo, ha previsto l’impiego di metodologie economicamente efficienti di mitigazione di gas effetto serra. Insomma una kermesse sportiva, quanto mai, all’insegna dell’ambiente.

Corsa per l’ambiente Di tutti gli sport quello, però, che più strizza l’occhio alle tematiche green non può certo non essere la corsa. Già di per sé l’attività del running è a stretto contatto con la natura: si fa all’aria aperta, zero inquinamento e consumi pressoché nulli. Ma, soprattutto, sempre più competizioni podistiche stanno scegliendo una linea ancor più vicina all’ambiente. Negli Stati Uniti d’America, più precisamente in Texas, si corre quella che è senza dubbio la maratona più ecofriendly del mondo: l’Austin Marathon. Questa 42 e rotti chilometri ha delle motivazioni ineccepibili per ottenere tale riconoscenza: registrazioni 100% online, riciclo totale dei rifiuti, mezzi pubblici incrementati tanto da garantire il loro utilizzo dalla maggioranza degli atleti, toilette eco compatibili, veicoli di assistenza alimentati a biodiesel, utilizzo di energia solare per gran parte delle strutture dell’evento e prodotti post gara (integratori e alimenti) totalmente biologici. In più, parte degli introiti delle iscrizioni è devoluta a diverse organizzazioni impegnate in tematiche socioambientali. Anche in questo caso, però, c’è da ammettere che la nostra beneamata penisola non è affatto seconda a nessuno. La prossima maratona di Milano, che si correrà nel capoluogo lombardo il 10 Aprile 2010, ha recentemente ricevuto un riguardevole riconoscimento nell’ambito del Festival Internazionale dell’Ambiente. È stata, infatti, premiata con il premio di prima maratona italiana “CO2 emission free”: sarà il primo evento a neutralizzare l’emissione prodotta di anidride carbonica, mediante la piantumazione di un impianto boschivo.

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Certificazione energetica

UN’ETICHETTA PER L’ENERGIA  Questione

di classe

di Amodio Di Luccio

Come ti riqualifico l’edificio pubblico di Sergio Ferraris

Certificazione cercasi di Giuseppina Crisci

L’efficienza ha il suo programma di Giuseppe Langella

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Questione di classe di Amodio Di Luccio Classificare gli edifici in funzione delle proprie virtù energetiche è sinonimo di civiltà evolute e amministrazioni efficienti. Allora è lecito e legittimo domandarsi: “Se abbiamo recepito le disposizioni comunitarie in tema di efficienza e razionalizzazione degli usi energetici al fine di contenere i livelli di inquinamento, non è ancor più un dovere civile, morale ed ambientale da parte della nostra classe politica adoperarsi per facilitare i processi di attuazione? Si tratta di una domanda apparentemente scontata, eppure non lo è affatto. Eppure, nonostante un sistema di federalismo fiscale, un proselitismo generatore di incertezza, ormai sono decine di migliaia i nuovi occupati ed il fatturato ha sfiorato il miliardo e mezzo di euro. Per governare i cambiamenti climatici e lo sviluppo qualitativo dei territori non servono grandi manovre, stop intermittenti al traffico o ripetuti spot propagandistici, piuttosto occorre soprattutto informare e formare le masse.

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a riqualificazione energetica degli edifici esistenti costituisce una preziosa risorsa ambientale e una straordinaria opportunità professionale. In un momento di grave recessione economica, la quasi totalità dei Paesi industrializzati, tra plateali incontri e laboriose strategie, sta puntando sulla green economy. Non ultima l’America di Obama. L’Italia, almeno per ora, sembra allinearsi a questa tendenza e, al netto di infiltrazioni ideologiche di pura estrazione filosofica, ha dato un chiaro segnale con una politica incentivante che fonda il proprio successo sul conto energia (sistema di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonte solare) e sulle detrazioni fiscali al 55% (previste per gli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente). La presenza di incentivi, infatti, non solo attrae decine di migliaia di investitori esteri (almeno per quel che riguarda l’area energetica), ma ha aperto le porte ad una nuova e intensa stagione per imprese e tecnici: riqualificare energeticamente il patrimonio immobiliare esistente non è solo un imperativo per ridurre drasticamente le emissioni di inquinanti in atmosfera, ma è anche una straordinaria opportunità di sviluppo professionale e imprenditoriale. Diversi studi condotti affermano che il 42% dei consumi energetici del continente europeo è da attribuire alla scellerata gestione termica degli edifici residenziali e del comparto terziario. Il ministero dello Sviluppo Economico rivela che

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quasi il 90% del patrimonio edile italiano richiede un fabbisogno energetico di circa 220 kWh/(m2anno), ovvero consuma ogni anno circa 22 litri di gasolio per metro quadrato abitato; invece, una casa costruita nel pieno rispetto dei principi di efficienza consuma anche meno di 20 kWh/(m2anno).

Mercato enorme Il mondo imprenditoriale, la comunità professionale e le istituzioni, finora, non hanno quasi mai considerato un mercato dalle potenzialità impressionanti, soprattutto considerando che, in Italia, esiste il parco edificato più obsoleto tra i Paesi europei industrializzati. Con il piano casa a regime e l’introduzione di un sistema di classificazione degli edifici in base alle loro prestazioni energetiche, quanto finora era una semplice utopia di un progettista sognatore diventa in un sol colpo una sorprendente e magica formula per aumentare la volumetria, valorizzare la proprietà immobiliare e rendere redditizi gli interventi di ristrutturazione; infatti secondo un’indagine di Scenari Immobiliari, Istituto Indipendente di Studi e Ricerche, un edificio residenziale costruito secondo criteri di risparmio energetico e di eco-compatibilità, rispetto a un pari immobile non ecologico, da qui al 2012, registrerà incrementi nelle quotazioni di mercato fino al 15% (e con punte del 22% nel Nord Italia). Ma cosa significa riqualificare energeticamente un edificio? In cosa consiste e quali sono gli interventi da effettuare affinché un immobile possa essere considerato un vero concentrato di comfort e tecnologia ad emissioni zero? In generale, gli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente sono finalizzati a: • migliorare il comfort degli ambienti interni; • contenere i consumi di energia; • utilizzare in modo razionale le risorse (anche attraverso lo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili in sostituzione dei combustibili fossili); • ottimizzare la gestione dei servizi energetici; • ridurre le emissioni di inquinanti e il relativo impatto sull’ambiente. Gli interventi possono riguardare sia il sistema tecnologico sia la gestione energetica dell’edificio. Più precisamente comprendono: • il miglioramento delle prestazioni dell’involucro edilizio (incremento dell’isolamento termico, sostituzione dei serramenti, installazione di idonei sistemi di schermatura solare e così via); • la sostituzione di componenti obsoleti degli impianti

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55% oggi. Domande e risposte Fin quando è possibile beneficiare delle detrazioni? La legge 244/2007 (e successive modifiche) ha prorogato gli incentivi, già previsti dalla suddetta finanziaria sino a tutto il 2010, introducendo alcune importanti novità e semplificando le procedure per ottenere le agevolazioni. In particolare sono state apportate le seguenti modifiche: • nel caso di installazione di nuovi serramenti, di pannelli solari termici e caldaie a condensazione è stato eliminato l’obbligo di produrre l’attestato di certificazione (o di qualificazione) energetica; • sono state introdotte agevolazioni fiscali per il gasolio e il gpl utilizzati in zone montane, nonchè per le reti di riscaldamento alimentate a biomassa o energia geotermica; • la detrazione fiscale del 55% si applica anche alla sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con pompe di calore ad alta efficienza e con impianti geotermici a bassa entalpia. Cosa occorre fare per richiedere le agevolazioni? Per usufruire delle detrazioni sopradette è necessario: • effettuare il pagamento delle spese a mezzo bonifico bancario o postale (escluse le imprese che possono provvedere anche con altro metodo di pagamento ancorché tracciabile) dalla quale risulti: la causale del versamento; il codice fiscale del soggetto beneficiario della detrazione; il numero di partita Iva o il codice fiscale del soggetto destinatario del bonifico. • inviare per via telematica la necessaria documentazione all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori È possibile cumulare tali detrazioni con altre previste per le ristrutturazioni edilizie? No. Le detrazioni sopra citate non sono cumulabili con altre agevolazioni fiscali disciplinate dalla legislazione nazionale: per il medesimo intervento, non è ovviamente possibile richiedere le detrazioni al 55% e, contemporaneamente, quelle al 36%, spettanti per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio (di cui all’art. 1 della Legge n. 449/1997). Cosa e come bisogna conservare circa la documentazione? Il contribuente, infine, è tenuto a conservare ed esibire all’Amministrazione finanziaria, in caso di richiesta (art. 4, comma 1, lett. d, del Decreto): • l’asseverazione di un tecnico abilitato circa la rispondenza dell’intervento agli obiettivi richiesti dagli artt. da 6 a 9 del decreto; • la ricevuta attestante l’avvenuto invio della documentazione all’Enea; • le fatture e le ricevute fiscali comprovanti il sostenimento delle spese ovvero altra idonea documentazione probatoria; • la ricevuta del bonifico bancario o postale; • copia della delibera assembleare e della tabella millesimale di ripartizione delle spese, per gli interventi effettuati su parti comuni condominiali ai sensi dell’art. 1117 c.c.; • la dichiarazione del possessore avente ad oggetto il consenso all’esecuzione dell’intervento, qualora quest’ultimo sia effettuato dal detentore (ad esempio conduttore, comodatario). di climatizzazione invernale e di illuminazione con altri più efficienti (sia dal punto di vista energetico, sia ambientale in termini di emissioni prodotte); • l’utilizzo dell’energia gratuita del sole per la produzione di energia elettrica (pannelli fotovoltaici) e termica (collettori solari); • la corretta gestione della ventilazione naturale e del raffrescamento passivo al fine di limitare la diffusione di impianti di condizionamento estivo, comunque responsabili di una parte dell’incremento dei consumi elettrici; • la revisione della contrattualistica inerente i servizi energetici (grazie alla presenza di incentivi/disincentivi di tipo economico-finanziario);

• l’introduzione di sistemi di contabilizzazione individuale dell’energia volti a favorire la diffusione di nuove applicazioni in grado di contenere i consumi. La Finanziaria 2007 (Legge 27 dicembre 2006, n. 296 art. 1, comma 344-347) ha previsto l’introduzione di alcune agevolazioni fiscali (alias “detrazioni al 55%”) con lo scopo di promuovere la diff usione delle migliori tecnologie volte al risparmio energetico negli edifici esistenti. In virtù di ciò, chiunque sostenga le spese (avendone titolo) può beneficiare della possibilità di detrarre dall’IRPEF una quota pari al 55% di quanto pagato per eseguire i lavori (compresi onorari e le spese tecniche) sino ad un tetto massimo stabilito caso per caso.

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Tipologia

Descrizione

Ammontare massimo detrazione

Interventi per il miglioramento della climatizzazione invernale (art. 1, comma 344, Legge n. 296/2006)

In questo comma (ad ampio raggio) sono ammessi al beneficio le opere che consentono di ottenere risparmi energetici significativi e tali che i consumi di energia siano al di sotto dei limiti riportati nella tabella “C” allegata al DM del 19/02/2009 e successive modifiche e integrazioni.

100.000 euro

Interventi per il miglioramento dell’isolamento termico (art. 1, comma 345, Legge n. 296/2006)

Tali interventi riguardano il miglioramento dell’isolamento termico degli edifici, in particolare le facciate, muri perimetrali, posa di strati di isolante, le finestre comprensive di infissi e devono portare ad un determinato risparmio energetico quantificato secondo la “tabella “D” allegata al DM del 19/02/2009 e successive modifiche ed integrazioni”.

60.000 euro

Installazione di pannelli solari (art. 1, comma 346, Legge n. 296/2006)

Tali interventi riguardano l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda per usi domestici o industriali e per la copertura del fabbisogno di acqua calda in piscine, strutture sportive, case di ricovero e cura, istituti scolastici e università e relative opere idrauliche e murarie necessarie.

60.000 euro.

Sostituzione di impianti di riscaldamento (art. 1, comma 347, Legge n. 296/2006)

Tali interventi riguardano gli interventi di rinnovo dell’impianto di riscaldamento e contestuale messa a punto del sistema di distribuzione. In particolare, rientrano in tale tipologia di intervento lo smontaggio e la dismissione, totale o parziale, di impianti di riscaldamento esistenti, la fornitura e la posa in opera di ogni apparecchiatura termica, meccanica, elettrica ed elettronica, nonché delle relative opere idrauliche e murarie necessarie per sostituire impianti esistenti con impianti dotati di caldaie a condensazione. E’ agevolata anche la trasformazione di impianti individuali autonomi in impianti di riscaldamento centralizzati ma non viceversa.

30.000 euro.

Gli interventi per i quali sono previste le agevolazioni

Convertirsi all’efficienza Riqualificare significa convertire una struttura energivora in un immobile energeticamente efficiente ovvero in linea con le direttive europee. L’obiettivo può essere raggiunto impiegando materiali e soluzioni d’avanguardia intervenendo sull’involucro e/o sugli impianti, eventualmente anche integrando tecnologie per l’autoproduzione di energia. Affinché si possano conseguire i risultati attesi e capitalizzare sorprendenti investimenti, coniugando esigenza costruttiva e risorse economiche disponibili, è indispensabile una figura tecnica trasversale che, approcciando il progetto nel suo insieme, sia capace di adottare soluzioni innovative sia nei materiali che nei prodotti impiegati. Il

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riqualificatore energetico, dunque, rappresenta una nuova figura professionale molto ricercata ma pressoché introvabile. In questo contesto Federarchitetti, una delle istituzioni sindacali e professionali più strutturate d’Italia, fornisce un valido esempio di lungimiranza. Grazie al finanziamento erogato da Fondoprofessioni, il Fondo Paritetico Interprofessionale Nazionale per la formazione continua negli studi professionali e nelle aziende collegate, Federarchitetti ha promosso un percorso di formazione teso alla creazione di questa nuova professionalità. Il percorso, che si svolgerà nella città di Roma, sarà articolato in più seminari ed è completamente gratuito.

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Come ti riqualifico l’edificio pubblico di Sergio Ferraris

Riqualificare sotto il profilo energetico il patrimonio pubblico è possibile e per certi versi doveroso. L’Enea ha presentato uno studio sulle potenzialità che possiede l’applicazione dell’efficientamento nel pubblico.

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i è svolta di recente a Roma, presso la sede Nazionale dell’Enea, la presentazione dello studio per gli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio pubblico. Lo studio, svolto dall’ente di ricerca, ha individuato nel settore scolastico e in quello direzionale la prima occasione per realizzare una serie di interventi tecnologici di riqualificazione energetica del patrimonio pubblico valutando costi ed effetti economici, tracciando così uno scenario di riferimento all’interno del quale si dovrebbe muovere la PA nell’azione di efficientamento energetico dei propri edifici. Lo studio dell’Enea ha fatto riferimento, a livello metodologico, al parco degli edifici scolastici e di quelli adibiti a uffici, rispettivamente 43.200 scuole e 13.580 uffici, selezionando un campione di riferimento di circa 15.000 unità, ossia il 35% del totale censito, sulla base

di una serie di indicatori energetici. Questa scelta è stata fatta in quanto, nelle due categorie oggetto di studio, lavorano quasi il 75 % dei dipendenti pubblici, quindi dall’indagine sono stati esclusi ospedali, caserme, università e carceri. Partendo da questi dati sono state selezionate, per ognuna delle due destinazione d’uso, sei diverse categorie di edifici tipo, differenziati per localizzazione climatica, Nord, Centro, Sud e per età, ossia prima e dopo la Legge 373/76 sulle norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici. Per quanto riguarda la metodologia, il consumo complessivo odierno, ossia quello tendenziale, stimabile in mancanza di interventi, per la climatizzazione, l’illuminazione e per la produzione di acqua calda sanitaria del parco edilizio in questione, è stato calcolato per ognuna delle sei tipologie, moltiplicando i consumi per

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la consistenza numerica e il costo in bolletta è stato calcolato utilizzando le tariffe attuali. Il risultato circa la bolletta energetica del campione selezionato ha portato a determinare consumi per 15 milioni di MWhth / anno e 6 milioni di MWhe/anno, il tutto per un costo complessivo di 1,8 miliardi di euro l’anno. Questo è il conto della bolletta energetica per il 35% della PA italiana oggi. «Il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici pubblici è uno degli interventi utili a rilanciare l’economia e l’occupazione, attraverso la creazione di una vera e propria filiera, basata sulle nuove tecnologie e sull’utilizzo delle fonti rinnovabili. – ha dichiarato in apertura dell’appuntamento Luigi Paganetto, Presidente dell’Enea -. Enea, nel suo ruolo di Agenzia per l’Efficienza Energetica, intende offrire alla Pubblica Amministrazione le competenze e gli strumenti per ridurre i consumi e i costi della bolletta energetica e, allo stesso tempo, incoraggiare un nuovo modo di concepire il patrimonio edilizio dello Stato, restituendo slancio alle imprese che operano nel settore delle costruzioni». Una volta determinati i costi lo studio si è concentrato sugli interventi sia sul fronte quantitativo sia sul lato qualitativo. Sono stati previsti interventi che contemplano il ricorso a materiali, componenti e sistemi con le tecnologie più avanzate disponibili oggi in grado di realizzare la coibentazione delle superfici opache e trasparenti dell’involucro edilizio, la produzione efficiente del calore in funzione delle fonti disponibili, il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili attraverso dispositivi sia attivi, sia passivi e una distribuzione efficiente dei servizi di climatizzazione e illuminazione modulabile in funzione della domanda. Si tratta di interventi che

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rispondono, dal punto di vista energetico, agli standard prescritti dalla normativa in vigore, ossia il DLgs 192/05 con le successive modifiche, che sono stati applicati nelle diverse destinazioni d’uso, considerando solo quelli effettivamente applicabili e realizzabili con un impatto contenuto sulla continuità d’uso degli edifici interessati agli interventi di efficientamento energetico. La stima per la spesa complessiva degli interventi di riqualificazione energetica, sul campione selezionato, ossia il 35% del patrimonio edilizio della PA, 24% negli uffici e 76% nelle scuole, è stata di 8,2 miliardi di euro. «È necessario accompagnare la domanda relativa ai comportamenti in materia d’energia, che è sempre più evoluta, spingendo sul fronte dell’’efficienza energetica. – ha affermato Danilo Broggi Amministratore Delegato di Consip, durante il suo intervento - La logica è quella di passare dalle modalità d’acquisto e d’approvvigionamento, come quella della quantità di carburante a quella legata alla qualità dei servizi. Per dirla con una battuta è necessario che la PA smetta di pensare ai litri e ragioni in termini di gradi di temperatura. È necessario, però, che la spinta teorica verso l’efficienza energetica si confronti con le esigenze delle PA e delle persone che ci vivono, sia sul fronte delle esigenze pratiche, sia su quello della gestione delle pratiche di gestione ed è indispensabile accompagnare la PA verso strumenti di finanziamento innovativi e avanzati come quelli tramite terzi, con l’introduzione delle Esco che possono sviluppare pratiche d’efficienza energetica a costo zero». Successivamente, per ciascuna tipologia edilizia, sono stati valutati gli effetti ottenibili in termini di riduzione della domanda energetica e la conseguente riduzione

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L’efficienza energetica negli usi finali dell’energia: effetti di un intervento nel settore terziario nello scenario ENEA di accelerazione tecnologica al 2020 Shift modale trasporti 6% Efficienza tecnologie trasporto 6% Efficienza industria 6%

Efficienza negli usi finali 47%

Altre tecnologie 53%

Efficienza terziario 11%

Efficienza residenziale 15%

Fonte: Enea

dei costi in bolletta. Gli interventi previsti dallo studio potrebbero produrre risparmi pari al 18% di energia termica e al 23% di energia elettrica, ossia una riduzione complessiva del 20% in termini di Energia Primaria. Il costo complessivo della bolletta energetica, quindi, potrebbe passare da 1,8 a 1,37 miliardi di euro l’anno, con una riduzione annuale secca di 430 milioni di euro, ossia pari al 23% rispetto allo scenario tendenziale. Ma i vantaggi di simili interventi non sono solo energetici e ambientali. Lo studio, infatti, ha individuato i settori produttivi che generano spese dirette nella fase di

realizzazione degli interventi. Il costo degli interventi è stato attribuito ai diversi settori produttivi e, ricorrendo alla Matrice di Contabilità Sociale (Sam), messa a punto dall’Università di Roma di Tor Vergata, nella quale si sono valutati gli effetti dell’intervento su importanti variabili economiche nazionali, come la produzione e l’occupazione, è stata effettuata una stima degli effetti indotti dagli interventi di riqualificazione energetica nella fase di cantiere e a regime. Tenuto conto che, nella fase di cantiere, un progetto d’investimento comporta l’acquisto di beni capitali dai

Costi energetici attuali: 1800 Milioni 

419; 23%

Totale Post 1,373; 77% Risparmio

Fonte: Enea

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Roma ha il maggior numero di edifici (735) seguita dalla provincia di Torino (426) Napoli (376) e Milano (371). Queste prime 4 province detengono il 14% dell’intero patrimonio nazionale.

Parco edilizio uffici distribuzione territoriale

settori produttivi e produce incrementi di domanda dovuti all’intervento, mentre, in quella a regime, l’intervento dà vita a una catena di spesa che fa crescere i redditi di tutti i settori e finisce, quindi, per coinvolgere tutta l’economia, si è scoperto che l’impatto economico, nella fase di cantiere con l’investimento nel Piano di 8,2 miliardi di euro, determina una produzione attivata per 20 miliardi di euro, la creazione di valore aggiunto pari 15 miliardi di euro, un incremento dell’occupazione di 150.000 unità e un incremento complessivo del PIL dell’ordine dello 0,6%, nell’arco temporale dell’intervento. «L’investimento da parte di Barak Obama sul settore dell’efficienza energetica rappresenta il 13% dei fondi anticrisi messi in campo ma l’obiettivo è quello di arrivare al 2030 con tutti i nuovi edifici costruiti a emissioni zero – afferma Piero Torretta, Vice Presidente di Ance –. Il settore delle costruzioni, comunque, non è centrale solo per il Presidente Usa, ma riveste una grande importanza sia per le Nazioni Unite, attraverso l’Ipcc (l’organismo che si occupa del riscaldamento

fino a 50 (5) da 50 a 100 (45) da 100 a 200 (36) da 200 a 300 (13) da 300 a 500 (3) 735 (1)

Fonte: Enea

Consumi attuali di Energia Primaria: 2,2 MTEP

Totale termico MTEP

0.819; 37%

1,374; 63% Totale elettrico MTEP

scuole

uffici

riscaldamento e acqua calda

illuminazione

riscaldamento e acqua calda

condizionamento

illuminazione

30,9

11,8

24,8

17,2

31,7

kWh/m3/a kWh/m3/a

42,7

73,7 Fonte: Enea

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Costi energetici attuali: 1800 Milioni 

Termico

583; 33%

1.209; 67% Elettrico

scuole

/mq/a

uffici

riscaldamento e acqua calda

illuminazione

riscaldamento e acqua calda

condizionamento

illuminazione

8,3

2,6

6,5

3,7

6,8 Fonte: Enea

globale, N.d.R.), sia per l’Unione europea. Per quanto riguarda l’Italia, da un lato il settore delle costruzioni ha un ruolo rilevante all’interno del Position Paper del Governo sugli obiettivi europei al 2020 mentre, dall’altro, è chiaro che l’efficienza energetica avrà un ruolo autonomo, visto che gli obiettivi del nuovo Esecutivo in tema d’elettricità sono un 25% di rinnovabili, un 25% di nucleare e il 50% di fonti fossili. La politica, inoltre, deve stare attenta a non creare disaffezioni all’efficien-

za energetica con casi come quelli dei decreti attuativi della legge 192, che sono ancora al palo dopo quattro anni, oppure come in quello della detrazione del 55% dove, dopo il tentativo di abolirla, ci sono ancora delle incertezze circa alcune interpretazioni dell’Agenzia delle Entrate. Nel frattempo, l’Europa va avanti. La Direttiva del 2002 è in fase di revisione e, sicuramente, arriverà all’obbligo della certificazione energetica degli edifici, mentre noi l’abbiamo abolita. Per quanto riguarda l’impatto economico nella fase a regime si è stimato che il risparmio energetico, pari a circa 420 Milioni di euro/anno, possa indurre una produzione attivata pari a 23 miliardi di euro e la creazione di valore aggiunto per circa 17 miliardi di euro, esclusi, poiché di difficile quantificazione, gli ulteriori benefici come il miglioramento della produttività del lavoro, il miglioramento della qualità ambientale del posto di lavoro e la maggiore sicurezza degli edifici. Sommando i due impatti, lo studio ha valutato che l’impatto complessivo dell’intervento è pari a circa 28 miliardi di euro tenendo conto dell’analisi finanziaria, degli effetti moltiplicativi nel periodo di cantiere e degli effetti moltiplicativi nel periodo di regime. Per quanto riguarda l’aspetto finanziario dell’intervento, lo studio ha dimostrato che esso può essere validamente sostenuto attraverso il finanziamento bancario con fondo di garanzia, il finanziamento sostenuto da un’emissione di “bond efficienza” o il finanziamento bancario associato a una emissione di “bond efficienza”.

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Certificazione cercasi di Giuseppina Crisci

La certificazione energetica degli edifici in Italia è una questione complessa e in parte irrisolta. Un ruolo importante è quello delle Regioni

L

a certificazione del fabbisogno energetico in edilizia nasce nell’Europa degli anni ’80 ma, in Italia, se ne incomincia a parlare a partire dal 1991, con la promulgazione della Legge n.10. Nel 1993-94 si registra, per l’applicazione della legge 10, la redazione dei primi PEC – Piani Energetici Comunali – strumenti che, spesso, propongono la certificazione energetica come una delle azioni virtuose da intraprendere per la loro attuazione. In seguito, con riferimento a questa legge, viene emanato sia il DM 27 luglio 2005, molto importante per gli Enti Locali, sia il decreto 19 agosto 2005 n.192, che attua la Direttiva CE n. 91/2002 sul rendimento energetico degli edifici, che rende obbligatoria la certificazione energetica. La certificazione nasce come strumento implicito per la diff usione di una pratica edilizia che riduca al massimo il consumo energetico, sia durante l’intero processo edilizio sia durante la gestione degli edifici. Il ruolo di primaria importanza riconosciutole è, non solo, di strumento di controllo del rispetto, in fase di realizzazione, delle prescrizioni volte a migliorare le prestazioni energetiche degli edifici realizzati ma, anche, di strumento di informazione dell’acquirente o del conduttore dei dati relativi all’efficienza e alla prestazione energetica dell’edificio. La pratica della certificazione energetica spinge verso la creazione di un mercato immobiliare in cui il rendimento energetico dell’immobile diventa un parametro di stima fondamentale. L’obbligo di allegare l’attestato di certificazione energetica agli atti di compravendita o locazione di tutti gli edifici, a prescindere dall’epoca di costruzione e dalla superficie utile, pena la nullità dell’atto medesimo, induce tutti i proprietari a dotare gli edifici della certificazione energetica e tutti gli acquirenti e i locatari a controllare ed esigere la presenza della stessa.

mente il DM 26 giugno 2009 (Linee Guida Nazionali per la certificazione energetica degli edifici), al punto 9 dell’Allegato A, introduce l’autocertificazione. Infatti, per immobili di superficie utile inferiore o uguale a 1.000 metri quadrati viene stabilito che il proprietario «consapevole della scadente qualità energetica dell’immobile», anziché dotarlo dell’Attestato di Certificazione Energetica, può ricorrere ad un’autodichiarazione in cui afferma che: • l’edificio è di classe energetica G; • i costi per la gestione energetica dell’edificio sono molto alti. In aggiunta, non sono previste sanzioni per il proprietario in caso di autodichiarazione mendace e, tanto meno, un sistema di controlli sull’effettiva portata energetica degli edifici dichiarati essere di classe G. Con le ultime legiferazioni, quindi, l’intento originario di perseguire un obiettivo di edilizia completamente autosufficiente, diventa un assolvimento burocratico svuotato della sua essenza. In seguito all’emanazione del D.Lgs. 192/05 e, in attesa dei decreti attuativi, diverse Regioni e province autonome, avvalendosi dei poteri concessi dalla riforma del Titolo V della Costituzione, hanno parallelamente sviluppato una propria normativa in materia, indicando metodologie e strategie alcune volte differenti, mostrando modalità di attuazione essenzialmente

Certificazione inutile Con la legge 133 del 2008 la certificazione subisce un vero e proprio stravolgimento del suo ruolo: essa diventa facoltativa e viene annullata la sanzione della nullità degli atti stipulati in sua assenza. Successiva-

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riconducibili o a una pratica prescrivibile attraverso l’obbligo o al ricorso di criteri di merito attraverso una politica incentivante.

Regioni certificate La regione Lombardia ha completato l’iter normativo rendendo operativa la pratica della certificazione a tutti gli effetti. È la prima regione che ha reso obbligatoria la certificazione energetica su tutto il territorio, combinando un sistema di prescrizione con forme di incentivazione. Sono stati, inoltre, anticipati al 1° gennaio 2008 i requisiti minimi di prestazione energetica che il D.Lgs. 192/05 prevedeva in vigore, a livello nazionale, per gennaio 2010, indicazione legislativa al momento non ancora attuata. Il rispetto di questi requisiti si applica a un ampio spettro di tipologie di intervento come: nuova costruzione, demolizione e ricostruzione, manutenzione straordinaria, in ristrutturazione, ristrutturazione edilizia, ampliamenti volumetrici superiori al 20% dell’esistente. Inoltre vige l’obbligo di allegare, agli atti notarili, copia dell’attestato di certificazione energetica, in caso di non ottemperanza, sono previste sanzioni amministrative. Con questa normativa regionale si definisce un univoco metodo di calcolo e viene istituito un albo per professionisti abilitati alla certificazione. In Emilia Romagna, dal 1° luglio 2008, sono entrate in vigore le disposizioni contenute nell’Atto di Indirizzo e Coordinamento della Regione, che fissa i requisiti minimi di rendimento energetico degli edifici con un sostanziale allineamento a quelli nazionali anticipando al 2008 il rispetto dei requisiti fissati dallo Stato per il 2010. Viene, poi, perseguito il miglioramento dei requisiti per il contenimento dei consumi estivi e una maggiore valorizzazione delle fonti rinnovabili. Anche per la regione Emilia Romagna l’attestato di certificazione energetica è obbligatorio, nel caso di edifici di nuova costruzione, per interventi di demolizione totale e ricostruzione di quelli esistenti e per le ristrutturazioni integrali solo per edifici con superfici superiore ai 1.000 metri quadrati. È obbligatoria anche per edifici oggetto di compravendita, sia nel caso di immobile intero, sia che si tratti di singole unità immobiliari mentre, dal 1° luglio 2010, interessa anche le nuove locazioni. Dall’input di tale normativa regionale prende vita il progetto Ecoabita. Ai molti comuni che vi hanno aderito corre l’obbligo, attestato negli specifici regolamenti edilizi, di attivare una procedura di certificazione connessa ad un meccanismo di incentivi. La certificazione Ecoabita è volontaria e prevede il rispetto di requisiti più restrittivi degli attuali limiti di legge costituendo, dunque, un vero e proprio marchio di qualità.

La regolamentazione della regione Friuli Venezia Giulia prevede che la certificazione energetica vada depositata presso il Comune dal costruttore o dal proprietario dell’immobile all’atto della richiesta di agibilità dell’immobile, ma non si fa nessuna previsione per la fase di commercializzazione dell’immobile. Certificazione obbligatoria anche per la Regione Liguria che, all’inizio del 2009, ha approvato nuove norme sul contenimento dei consumi di energia degli edifici. Vengono identificate prestazioni minime, metodologia di calcolo, criteri e modalità di rilascio dell’Attestato di certificazione energetica e, inoltre, modalità di attuazione di verifica sulla conformità delle opere. In linea con la disciplina nazionale è stata però annullata la sanzione per chi non ottempera all’obbligo di allegare l’Attestato di certificazione energetica all’atto di compravendita. Altra regione che ha introdotto la certificazione energetica è il Piemonte. Viene prevista per gli edifici di nuova costruzione o ristrutturati, in tutti i casi di compravendita o locazione. La legge regionale stabilisce una sanzione amministrativa per il venditore che non ottemperi all’obbligo di allegazione e al costruttore che violi l’obbligo di dotazione con cifre che variano in relazione alla superficie del bene compravenduto. La regione della Valle d’Aosta, nel 2008, ha legiferato in merito alle metodologie per la determinazione delle prestazioni energetiche degli edifici, indicando i requisiti minimi di prestazione energetica per gli edifici nuovi e ristrutturati. L’attestato di certificazione energetica è reso obbligatorio per gli edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazione, nel caso di nuova installazione o ristrutturazione di impianti e nel caso di compravendita e locazione. La regione ha individuato requisiti professionali e criteri di accreditamento per la figura dei certificatori, istituendo anche un catasto energetico degli edifici.

Esperienza pilota Esperienza consolidata da diversi anni è quella della Provincia di Bolzano. Già nel 2002 esisteva un sistema di certificazione energetica di tipo volontario che prevedeva l’assegnazione del marchio Casaclima, che classifica gli edifici in base al consumo di energia (gli edifici di classe A con indice termico inferiore ai 30 kWh/m2 l’anno). Il Comune di Bolzano introduce l’obbligo di questa certificazione nel gennaio 2005, prescrivendo lo standard energetico minimo (classe C) da rispettare su tutto il territorio e definendo i valori massimi di fabbisogno di calore annuale per riscaldamento negli edifici di nuova costruzione. Nell’ottobre 2006 la Provincia di Trento definisce uno

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standard di efficienza energetica che anticipa l’obbligo di certificazione per tutte le abitazioni. A seguire, la Provincia di Vicenza e Vi.energia hanno messo a punto EcoDomus.vi, uno standard che assegna un attestato energetico ad edifici residenziali, pubblici ed uffici sia di nuova costruzione che esistenti con classi che vanno dalla A alla G, definite in base ai consumi energetici. Altri Enti locali hanno inteso, poi, la certificazione come uno dei parametri della sostenibilità degli edifici e, come tale, l’hanno promossa all’interno di norme specifiche. Questo è stato il caso della regione Marche che ha approvato una legge per le

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“Norme per l’edilizia sostenibile”, con cui pone particolare attenzione agli strumenti di governo del territorio che devono contenere indicazioni ambientali, sulle modalità di costruzione e sul migliore utilizzo delle risorse climatiche, ambientali ed energetiche, presenti nel sito. Si propone la certificazione della sostenibilità degli edifici che si basa, dal punto di vista tecnico, sui principi del “Protocollo Itaca” di cui, naturalmente, la parte energetica costituisce un peso importante, ma è in base alla certificazione totale che si accede a varie forme di incentivi. Molte sono le soluzioni e le strategie utilizzate dagli Enti locali per promuovere il contenimento energetico nell’edilizia, anche quella abbastanza singolare proposta dal Comune di Napoli, che concede la circolazione ad autoveicoli non in possesso dei requisiti richiesti, nei giorni di blocco del traffico, sempre che il conducente sia in possesso dell’attestato di certificazione energetica dell’unità immobiliare in cui risiede. Il panorama è quanto mai variegato anche perché, al momento, è incerto se il DM 26 giugno 2009 è applicabile per le sole Regioni che non hanno deliberato in materia oppure se, quelle dotate di normativa propria, devono mettersi in linea con la normativa nazionale. D’altra parte, per la definitiva applicazione della Direttiva CE, il DM 26 giugno 2009 demanda ad ulteriori decreti attuativi. Non c’è che dire, la certificazione energetica costituisce un argomento molto complesso.

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L’efficienza ha il suo programma di Giuseppe Langella

I software per la certificazione energetica sono indispensabili per lo sviluppo dell’efficienza energetica

I

l cammino della certificazione energetica in Italia, in ottemperanza alle specifiche Direttive Europee, ha avuto il suo primo atto nel D.Lgs 192/05, al quale sono succedute ulteriori modifiche (D.Lgs 311/06, D.Lgs 115/08), il regolamento di attuazione (D.P.R. 59/09) e le linee guida (Decreto 26/06/09) che fanno riferimento alle più recenti norme UNI in ambito di risparmio energetico (UNI/TS 11300_1/2/3). In particolare i decreti legislativi 192/05 e 311/06 hanno apportato modifiche significative al calcolo delle dispersioni termiche e del fabbisogno di energia degli edifici. Il riassetto normativo ha introdotto nuovi parametri di controllo, come l’EPi (indice di prestazione energetica) ma, soprattutto ha radicalmente cambiato l’algoritmo di calcolo: la norma UNI EN 832 ha soppiantato la UNI 10344, come la norma UNI 10077 ha sostituito la 10345. Con l’uscita del primo Decreto

si è accesa l’attenzione degli operatori del settore, anche se la mancanza dei decreti attuativi ha generato non pochi dubbi circa le modalità della certificazione e i requisiti dei certificatori. In un quadro di fermento ed incertezza le software house hanno fatto a gara nel presentare i loro “pacchetti” per la certificazione energetica, curando in particolare la semplicità di utilizzo da parte dei tecnici e l’aggiornamento continuo e tempestivo in base all’evoluzione normativa e legislativa.

Questione di guida Le Linee Guida Nazionali per la Certificazione Energetica degli Edifici (DM 26/06/09) per il calcolo degli indici di prestazione energetica dell’edificio per la climatizzazione invernale (EPi) e per la produzione dell’acqua calda sanitaria (EPacs), fanno riferimento al metodo di calcolo DOCET, predisposto da CNR

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ed ENEA, il cui software è scaricabile gratuitamente dal sito internet dell’ENEA previa registrazione. La normativa, inoltre, consente esplicitamente l’uso del software DOCET per la certificazione energetica di edifici residenziali esistenti con superficie utile massima pari a 3.000 metri quadrati. In base alle Linee Guida di recente emanazione, CNR ed ENEA non sono tenuti ad emettere alcuna dichiarazione di conformità per la certificazione del software DOCET.Tale software infatti è già riconosciuto dal DM 26 giugno 2009 come metodo di riferimento nazionale per la certificazione energetica secondo metodo semplificato; inoltre, in base alle Linee Guida, CNR e ENEA definiscono le procedure di verifica e dichiarazione di software commerciali. Attualmente sono disponibili sul mercato alcune decine di pacchetti software specifici per la certificazione energetica, con caratteristiche e potenzialità alquanto simili. Tutti nascono con la finalità di calcolare le dispersioni termiche dell’edificio e, quindi, il fabbisogno energetico e l’indice di prestazione energetica (EPi), ma la semplicità di utilizzo, la completezza dei risultati e l’efficacia della rappresentazione grafica spesso differiscono tra un software e l’altro.

Buon software non mente Le caratteristiche di un buon pacchetto riguardano molteplici aspetti tra i quali, sicuramente, possiamo annoverare una semplice immissione dei dati, un continuo e fedele aggiornamento normativo e legislativo, la possibilità di ottimizzazioni progettuali, la disponibilità di un vasto archivio su materiali e dati climatici. Circa l’inserimento dei dati, nei software più efficaci, essa è semplice ed intuitiva e spesso gestita graficamente: il programma utilizza il disegno ed i dati metrici per elaborare calcoli, verifiche e relazioni. La modalità grafica agevola non solo l’immissione dei dati ma anche la gestione del progetto consentendo, ad esempio, di cambiare l’orientamento di tutti gli elementi progettuali di progetto. In molti casi è possibile inoltre aggiornare dinamicamente i dati del calcolo, semplicemente disegnando le modifiche architettoniche di vani o zone dell’edificio, oppure cambiare dimensioni e caratteristiche termo tecniche di alcuni elementi del progetto, agendo sulla vista grafica. Molto utile è sicuramente anche la mappatura cromatica che evidenzia le zone critiche dell’involucro dal punto di vista delle dispersioni termiche, fornendo una misura della qualità energetica degli ambienti e dell’intero edificio. In un contesto normativo e legislativo in continua evoluzione risulta particolarmente importante disporre della possibilità di aggiornamento continuo del software: nella maggior parte dei casi i pacchetti sono già predisposti per

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successivi aggiornamenti segnalati dalla stessa software house all’utente registrato.

Indicazioni di progetto Anche se la certificazione energetica nasce come analisi della bontà dell’edificio in termini di fabbisogno energetico e quindi finalizzata a esaminare una situazione “in atto”, i migliori pacchetti software sul mercato hanno anche la peculiarità di fornire indicazioni progettuali per l’ottimizzazione energetica dell’edificio. Tali indicazioni scaturiscono innanzitutto da un’analisi parametrica che consente di determinare l’andamento del fabbisogno di riscaldamento (EPi, invol) e di raffrescamento (EPe, invol) al variare di una trasmittanza termica (in percentuale sul valore reale) corrispondente ad una sola tipologia di elemento di involucro tra quelle richieste (pareti verticali, copertura, pavimento o serramenti). All’analisi parametrica si associa, quindi, un’analisi di sensibilità che permette di individuare i parametri più sensibili, tra quelli possibili (trasmittanza termica pareti verticali, copertura, terreno e serramenti, fattore solare degli elementi trasparenti e rendimento globale medio stagionale) e confrontarli in forma grafica: in tal modo è possibile individuare le priorità di intervento e eseguirne un’analisi di fattibilità tecnico economica, valutandone costi e benefici, sia in termini economici che energetici. In definitiva l’offerta di software per la certificazione energetica, attualmente, è sicuramente di elevato livello, ma a tale potente strumento va comunque associata una consolidata esperienza nel settore da parte dei tecnici utenti al fine di garantire un utilizzo critico ed efficiente dei risultati numerici, in special modo se si intendono elaborare modifiche progettuali al sistema edificio-impianto, per incrementarne l’efficienza energetica.

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“I problemi non possono essere risolti usando gli stessi schemi mentali che li hanno generati� (Albert Einstein)

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Educazione Sul ruolo dell’educazione ambientale pochi hanno dubbi

di Marinella Gimmelli

S come sostenibilità I

l fondamentale rapporto tra etica e ambiente riconduce ad una dimensione di concretezza capace di sviluppare comportamenti virtuosi, radicati in una corretta comprensione dei fenomeni ambientali. Abbiamo bisogno, dunque, di una nuova etica universale, un’etica degli individui e delle società corrispondente al posto dell’uomo nella biosfera; un’etica che riconosca e risenta profondamente i rapporti complessi ed in continua evoluzione, dell’uomo con il suo simile e con la natura. Questa comprensione deve avvenire a partire dall’età scolare e deve essere mirata all’attività di educazione alla sostenibilità, effettuata anche tramite le campagne di informazione. Deve, inoltre, misurarne l’efficacia sulle reali modifiche dei comportamenti e

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degli stili di vita. La riforma dei processi e dei sistemi educativi è essenziale al formarsi di questa nuova etica della crescita e dell’ordinamento economico mondiale. I governi ed i responsabili politici possono ordinare cambiamenti e nuove concezioni della crescita, possono avviare il processo di miglioramento della situazione mondiale, ma si tratta solo di soluzioni a breve termine, se la gioventù mondiale non riceverà un’educazione di nuovo tipo. Ciò richiederà l’instaurarsi di rapporti nuovi e fruttuosi tra alunni e insegnanti, tra scuola e comunità e anche tra il sistema educativo e la società nel suo insieme. È in questo contesto che occorre fissare le basi di un programma di educazione ambientale che permetterà di sviluppare conoscenze e

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competenze, valori ed atteggiamenti nuovi, tutti elementi essenziali di un movimento verso una migliore qualità dell’ambiente e, di fatto, verso una migliore qualità della vita delle generazioni odierne e future. Il programma dovrà essere rivolto al sistema scolastico: alunni della fascia prescolare elementare, media, superiore, nonché gli insegnanti e gli specialisti durante la loro formazione e il loro aggiornamento e al settore dell’istruzione extra-scolastica: giovani ed adulti, presi individualmente e collettivamente in tutti gli strati della popolazione, come le famiglie, i lavoratori, i quadri superiori e coloro che hanno potere decisionale in campi collegati o meno con l’ambiente. Qual è lo spazio della scuola nell’ambiente? E della natura nella scuola? La proposta del manifesto “Alfabeti ecologici”, presentato nel 2007 dall’allora Sottosegretaria Laura Marchetti, di cui si pubblica di seguito uno stralcio, induce a riflettere, tra gli altri, anche su questi aspetti.

A come Acqua L’acqua del rubinetto, in quasi tutta Italia, è sana quanto o più di quella che compriamo. Basta chiedere al proprio comune di residenza o alla società che controlla l’acqua, un’analisi dettagliata dei suoi componenti per andare sicuri. Se vi sembra che la vostra acqua abbia un saporaccio, spesso dipende dai tubi attraverso cui passa. Se l’acqua della vostra zona è sicura, iniziate a berla: risparmierete soldi e plastica. Insegnate ai vostri bimbi a fare la doccia, non solo il bagnetto, a chiudere i rubinetti mentre si lavano i denti e subito dopo aver lavato le loro manine, iniziate a usare un riduttore di flusso e non esagerate con l’acqua calda: per un tè e una baby tisana basta scaldarne due tazze!

B come bicicletta Che bello muoversi in bici! Insegnate ai vostri bimbi l’amore per la due ruote usandola ogni volta che potete. Prima viaggeranno con voi, poi, dopo semplici regole, potrete portarli sulle piste ciclabili in città o in campagna. Zero benzina, zero traffico, panorami gratis, benessere e divertimento, cosa volete di più?

C come Casa delle bambole ecosostenibile Una bella casa delle bambole è il sogno di ogni bambina. Una casa delle bambole ecosostenibile, quello delle mamme preoccupate per il futuro del Pianeta. Questa graziosa casetta è costruita con materiali riciclati: dalla struttura agli accessori, ogni suo piccolo

componente è stato prodotto nel rispetto dell’ambiente. Oltre all’attenzione ai materiali di cui è costituita, dei quali probabilmente i bambini non riescono a coglierne ancora l’importanza, considero geniale questa casa per le bambole perché include una serie di dettagli tecnologici ai quali, giocando, i bimbi possono abituarsi. Parlo di pannelli fotovoltaici montati sul tetto, una piccola pala eolica che genera energia e una tenda regolabile in canapa naturale che protegge la camera da letto matrimoniale dal sole. Giocando, i bimbi capiranno che non sono solo le grandi centrali elettriche a produrre energia, ma che le abitazioni, se ben fatte, sono in grado di generarla da sé.

E come Eco snack bag Il cestino della merenda ecologico. Merendine e biscotti confezionati senza imballaggi di carta e plastica che fanno tanto male all’ambiente.

F come Fare un picnic ecologico Cosa c’è di più bello di una merenda sul prato? L’importante è comportarsi in modo ecologico, come farebbe il Ranger dell’orso Yoghi.

G come giochi ecologici Divertirsi con la natura può essere un gioco da ragazzi! Comprate un bel libro su piante, alberi o uccelli della vostra zona e dedicate una domenica a una passeggiata di ricerca con i vostri piccoli esploratori o il simpatico camion del riciclo.

Z zucca di Cenerentola Una zucca dalla quale, oltre che un buon risotto, si può ricavare una spugna naturale per il bagno. La coscienza ecologica delle nuove generazioni è importante, è per questo che bisogna insegnare ai bambini il rispetto dell’ambiente. Se lo si riesce a fare giocando, il risultato può essere migliore. L’educazione ambientale deve, quindi, attraverso processi creativi, aiutare a modificare comportamenti radicati ma poco sostenibili anche con l’ausilio di messaggi chiari, puntuali che riconducano a scelte di vita ecocompatibili. L’importanza della chiarezza e della comprensibilità è fondamentale per una facilità di accesso da parte di tutti, qualunque sia l’età ed il livello culturale.

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Vettori energetici

IDROGENO IN CERCA D’AUTORE di Claudio Laterza

Da oltre un decennio si parla di economia all’idrogeno. Ma i problemi sono ancora molti

T

ra i tanti combustibili basati sul carbonio, l’idrogeno molecolare (H2) è l’unico combustibile a essere completamente decarbonizzato. In virtù di ciò, l’idrogeno è un combustibile in grado di generare energia con impatto ambientale quasi nullo. Diversamente, tutti gli altri combustibili rilasciano in ambiente anche sostanze nocive, come per esempio, il velenosissimo monossido di carbonio (CO) o residui irritanti e cancerogenici quali idrocarburi incombusti (HC) e le polveri sottili, i micidiali PM10 e PM2,5. Nel caso dell’idrogeno, invece, l’assenza di atomi di carbonio garantisce dalla formazione di inquinanti di origine carboniosa che, evidentemente, non possono formarsi per mancanza del componente basilare. L’ag-

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gressività di queste sostanze è direttamente proporzionale alla loro concentrazione e, pertanto, il livello di pericolosità è maggiore in spazi racchiusi quali i centri densamente abitati. Impiegando l’idrogeno, al posto di altri combustibili, in tutte le città a rischio, sarebbe potenzialmente possibile abbattere drasticamente (al limite eliminare) il problema delle concentrazioni inquinanti. L’esigenza è tanto più pressante se si considera che, nel 2008, la popolazione urbana ha superato per la prima volta il 50% del totale mondiale. Perché allora le applicazioni alimentate con l’idrogeno continuano ad avere una diff usione scarsa o quasi nulla? Le ragioni sono molte.

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Vettore, non fonte

veicoli di tipo Zev (Zero EmisImpiegando sion Vehicle) è spontaneo fare un Prima di tutto, l’idrogeno non è una l’idrogeno al posto paragone con i due combustibili fonte di energia perché non esistono carboniosi più diretti concorrenti: giacimenti naturali da cui estrarlo di altri combustibili, benzina e metano. come, invece, accade per le fonti fosin tutte le città La benzina è tipicamente trasili. Pertanto l’idrogeno deve essere a rischio, sarebbe sportata mediante autocisterne in prodotto industrialmente e, per farpotenzialmente grado di raggiungere facilmente lo, occorre più energia di quanta sia possibile abbattere qualunque stazione di rifornipossibile ottenere mediante impieghi mento: per trasportare con l’idrosuccessivi: pertanto, bisogna dispordrasticamente geno la stessa quantità di energia, re di una fonte di energia. (al limite eliminare) contenuta in un’autocisterna di Per esempio, volendo produrre idroil problema delle benzina, occorrerebbero tre o più geno partendo da metano (CH4), concentrazioni viaggi. D’altra parte, nel caso di detto 100 il contenuto energetico inquinanti CH4, il trasporto è possibile anche di CH4, al massimo si può pensare mediante metanodotti: volendo di ottenere 65 in idrogeno. Per fare trasportare l’idrogeno sulla stessa un confronto, si consideri che, mediamente, occorre spendere un barile di petrolio per infrastruttura di rete nella quale oggi viaggia CH4, estrarne dieci; in altri termini, avendo 100 in petrolio è bisognerebbe accettare una maggiore corrosione nelle tubature (l’idrogeno è più acido) e, soprattutto, abbatpossibile ottenere 1.000. Dunque, è sensato investire energia per estrarre pe- tere di circa 2/3 i consumi da metano ovvero, ragiotrolio, non è energeticamente conveniente produrre nando in prospettiva, fermare due auto su tre di quelle idrogeno. Siccome nel breve periodo, con le attuali in- alimentate con metano da rete. frastrutture, si potrebbe produrre idrogeno in grande Inoltre, occorre considerare il problema dello stoccagquantità soltanto impiegando idrocarburi, visto che la gio. L’accumulo dell’idrogeno è complicato, non tanto produzione di agenti inquinanti dipende dalla quantità per ragioni di sicurezza, quanto di ingombro. Le didi C presente nei combustibili usati, è facile conclu- mensioni di una cisterna, dimensionata per ospitare dere che è, oggi, quasi impossibile produrre idrogeno benzina o gasolio, sono state calcolate sulla base di senza generare agenti inquinanti di origine carboniosa. un’opportuna autonomia tra due rifornimenti succesPerò, nel caso del petrolio, il grosso dell’inquinamento sivi. A parità di ingombro esterno, per le medesime è generato all’atto del consumo (quando il combustibile ragioni viste in precedenza, l’autonomia di una pompa brucia), mentre nel caso dell’idrogeno ciò accade in fase si riduce ad 1/3 cosa che, generalmente, determina la necessita di realizzare notevoli opere infrastrutturali di produzione. Producendo idrogeno in luoghi aperti e consumandolo di ampliamento. in spazi racchiusi, è idealmente possibile spostare in- Se l’idrogeno è stoccato in fase liquida i problemi di ingombro, se pur rilevanti, pesano di meno. In quequinanti dalle città alle campagne. Così, a livello globale, l’inquinamento totale cresce- sto caso, però, occorre realizzare serbatoi criogenici rebbe, aumentando, a parità di energia utile, i con- per abbassare la temperatura al di sotto di -253°C e sumi energetici, ma in ambito urbano si avrebbero la cosa non è semplice ma, soprattutto, è dispendiosa più bassi valori di concentrazioni inquinanti a tutto energeticamente. vantaggio della salute dei residenti. In conclusione, i Da ciò, si deduce che lo stoccaggio in fase gassosa vantaggi di impiegare l’idrogeno non sono energetici richiede minori investimenti infrastrutturali, ma ha bisogno di sufficiente spazio per accogliere cisterne ma ambientali. molto più ingombranti. L’assenza di soluzioni semplici e universalmente condiQuestione di luoghi D’altronde, producendo in campagna e consuman- vise ha, di fatto, determinato una situazione di stallo: do in città, occorrerebbe preoccuparsi del trasporto da un lato, nessuno costruisce dispositivi alimentati con l’idrogeno per mancanza di una rete di distribudell’idrogeno. Questi, però, non è facilmente trasportabile a causa zione del carburante; dall’altro, nessuno investe nella di una bassa densità energetica. A parità di contenu- costruzione di nuove reti per mancanza di domanda to energetico, l’idrogeno occupa, in forma liquida, un potenziale. volume circa triplo rispetto alla benzina, in forma gas- Così, perché una cosiddetta economia all’idrogeno possa muovere i primi passi, è necessario interrompere sosa ben maggiore. Ipotizzando di voler alimentare con l’idrogeno auto- questo circolo vizioso.

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isparmio energetico e fonti rinnovabili

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Inquinamento

La bonifica guadagna terreno

di Luca Vecchiato, Silvia Nalesso

Per la disciplina delle bonifiche e per tecniche di risanamento dei suoli ci sono delle novità, come l’uso dei microfunghi

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on è da molto tempo che il suolo viene considerato come un bene da preservare così come l’acqua e l’aria, di cui già da diversi decenni si riconosce l’indispensabilità per la sopravvivenza umana. Il suolo è alla base della produzione alimentare e delle biomasse, immagazzina e trasforma minerali, materia organica e qualsiasi sostanza chimica, funge da filtro per l’acqua sotterranea, è l’habitat di un enorme varietà di organismi, costituisce la piattaforma fisica e culturale dell’umanità ed è fonte di materie prime. È una risorsa non rinnovabile in quanto ha velocità di degrado potenzialmente rapida e processi di formazione e rigenerazione lenti. Tra i fenomeni che più mettono a rischio queste funzioni c’è sicuramente la contaminazione con sostanze inquinanti, provenienti da cicli industriali, insedia-

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INFORMA ZIONE P U B B L I C I TA R I A

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ioarchitettura e risparmio energetico

Sinergia Sistemi Sinergia Sistemi SpA è una E.S.Co. (Energy Service Company) specializzata nello studio, progettazione ed implementazione di soluzioni per il risparmio e miglioramento energetico. Sinergia Sistemi realizza Masterplan Energetici per nuovi insediamenti PER CIVILE ABITAZIONE, TERZIARIO E INDUSTRIALE Sinergia Sistemi può vantare oggi una posizione di leadership nel mercato della certificazione e diagnosi energetica e vanta più di 4.000.000 mq di immobili certificati a tutt’oggi su tutto il territorio nazionale. Sinergia Sistemi opera attraverso Audit energetico, e propone potenziali scenari di miglioramento. La fattibilità finanziaria è valutata direttamente presso istituti di credito Le principali aree di intervento di Sinergia Sistemi sono: engineering rinnovabili investimenti esco Oltre alla funzione di E.P.C., Sinergia Sistemi conduce benchmarking di prodotto e progetto per investitori istituzionali, gestendo: studio di convenienza, scelta del terreno, soluzione delle questioni burocratiche relative ai diritti di superficie, servitù, affitto, allacci, progettazione, installazione, manutenzione. Principali progetti FV 2009 1,2 MW sul tetto di Lamborghini Auto, presso cui Sinergia Sistemi ha realizzato audit e certificazione energetica. In zona Bologna anche 1 impianto da 504 kW e due impianti della taglia 100 kW Altri interventi attualmente in pipeline, già completati o in fase avanzata di completamento: Provincia Lecce 6 impianti per un totale di 6,5 MWp - Regione Emilia Romagna 2 serre fotovoltaiche per un totale di 1,7 MWp - Regione Sicilia 3 impianti per un totale di 4 MWp.

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menti umani, eventi accidentali. Da queste premesse si capisce come il ripristino del terreno, alle condizioni “quo ante” (la cosiddetta bonifica), sia uno dei campi più importanti nella normativa ambientale e nel settore delle tecnologie per l’ambiente.

La disciplina italiana Per quanto riguarda la legislazione sulla tutela dell’ambiente è in vigore il D.Lgs.152/2006 “Norme in materia ambientale” nel quale sono state riunite tutte le leggi riguardanti VIA, VAS, IPPC, acqua, rifiuti e bonifiche, aria e danno ambientale. In particolare si parla di bonifiche dei siti contaminati nella parte Quarta, insieme alla normativa rifiuti. La maggiore novità a riguardo, rispetto al D.M. 471/99 (prima legge italiana del settore, adesso abrogata), è che non basta che un terreno superi i valori limiti, rispetto ad uno o più inquinanti, posti nell’Allegato 5, Titolo V, per essere considerato sito contaminato. Nel nuovo decreto, infatti, si parla di due concentrazioni soglia: • Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC): sono i valori limiti posti dalla legge che, se superati, obbligano all’avvio della caratterizzazione del sito e di una procedura di analisi di rischio sito specifica; • Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR): sono livelli di contaminazione che vanno determinati caso per caso attraverso un’analisi di rischio “sito specifica”. Un sito viene dichiarato “contaminato” quando supera le CSR e non le CSC. In questo modo si tiene conto del fatto che molti terreni hanno di per sé la caratteristica di contenere certe sostanze, definite dalla legge inquinanti, in quantità spesso molto al di sopra del valori limite. Quindi un sito può essere riconosciuto “bonificato” quando le concentrazioni delle sostanze inquinanti raggiungono un livello uguale o inferiore alle CSR dopo una serie di interventi di bonifica.

• biologiche: realizzate sfruttando le capacità degradanti dei microrganismi naturalmente presenti nella matrice da decontaminare. Un altro tipo di classificazione riguarda, invece, il luogo in cui la bonifica viene effettuata e in particolare: • trattamenti in situ: il terreno rimosso viene trattato direttamente sul posto, cioè senza essere scavato; • trattamento ex situ: il terreno inquinato viene rimosso per essere decontaminato on site (con impianti mobili trasportabili in loco) oppure off site (con impianti fissi esterni alla zona contaminata). I trattamenti in situ di tipo biologico, basati principalmente sull’attività di specie batteriche e vegetali e sulla loro capacità di degradazione di composti inquinanti, sono quelli con le maggiori possibilità di sviluppo in quanto offrono una serie di vantaggi non indifferenti: • basso costo di investimento per unità di superficie trattata; • bassissimo costo di esercizio; • minimo impatto ambientale e paesaggistico. Per contro l’utilizzo di queste tecniche ha fattori limitanti che non possono essere trascurati: • tempi di bonifica medio-lunghi, soprattutto rispetto alle tradizionali tecniche di bonifica (p.e. per asporto dei terreni inquinati); • efficacia spesso dipendente da fattori esterni difficilmente controllabili (p.e. la bassa temperatura, che può inibire la crescita biologica); • range ristretto di inquinanti rimovibili, essenzialmente i composti organici assimilabili per via biologica.

Tecniche di bonifica Le tecnologie di bonifica vengono classificate principalmente in base al principio di rimozione/inertizzazione degli inquinati: • chimiche: realizzate mediante trattamenti chimici che trasformano gli inquinanti in composti meno tossici o meno mobili; • fisiche: realizzate mediante sistemi idonei a separare il contaminante dalla matrice solida o liquida per ottenerli in forma concentrata; • termiche: realizzate mediante processi che inducono la separazione dell’inquinante per volatilizzazione o desorbimento o per fissarlo in fusione con la matrice solida o ancora per distruggerlo termicamente;

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INFORMA ZIONE P U B B L I C I TA R I A

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ioarchitettura e risparmio energetico

AB STUDIO

Studio di Architettura Bioecologica “Gli edifici saranno ben situati se innanzitutto si sarà tenuto conto dell’orientamento e delle inclinazioni del cielo sotto il quale si vuole costruire;...”

L’A B STUDIO nasce nel 2007 a seguito della collaborazione tra giovani professionisti con esperienza di lavoro di carattere nazionale ed internazionale uniti da un unico obiettivo: progettare edifici che abbiano un minimo impatto ambientale anche in considerazione delle peculiarità geologiche e naturalistiche del territorio su cui insistono, e che permettono bassi costi Vitruvio - I sec. a.C. di gestione utilizzando le più De Architectura Libri Decem appropriate tecnologie. Il lavoro viene seguito dal team di professionisti in tutte le sue fasi dall’indagine geologica, al progetto alla realizzazione, in modo da ridurre le tempistiche senza trascurare la qualità del servizio proposto aiutando così il cliente a trasformare la propria “idea in realtà” nel minor tempo possibile. Tra i servizi offerti dallo studio vi sono gli studi geologico tecnici e sismici a supporto della progettazione, la progettazione architettonica e bioarchitettonica, la riqualificazione energetica dell’edificio anche per le aziende certificate ISO14001 particolarmente attente a ridurre l’impatto ambientale, la progettazione impiantistica ed energetica, la progettazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, la progettazione per i Paesi in Via di Sviluppo, anche per strutture d’emergenza e l’allestimento d’interni. Tutto il lavoro è eseguito in completa sinergia, al fine di realizzare la migliore soluzione possibile. Lo studio riesce a garantire i propri servizi in tutte le regioni italiane, e anche nella Francia meridionale. Grazie alla collaborazione col Politecnico di Torino e con l’Institut Universitaire de Technologie di Grenoble possiamo realizzare studi di fattibilità di tecnologie applicabili all’edilizia. Il nostro fine? Rendere unica ogni esperienza progettuale non utilizzando soluzioni preconfezionate ma soluzioni studiate in funzione delle esigenze di ogni cliente avvalendoci di un team di progettazione caratterizzato da una pluralità di figure professionali in grado di assolvere a tutte le necessità.

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L’utilizzo di queste tecniche è chiaro che risulta da un compromesso tra risparmio gestionale e rapidità di intervento. Le tecniche biologiche sono vincenti nelle operazioni di bonifiche di grandi aree con bassi livelli di contaminazione, dove i metodi tradizionali avrebbero costi proibitivi. Tra le tecniche biologiche più utilizzate ricordiamo: • Biopile: il terreno contaminato viene scavato e posto in tumuli a cui vengono garantite condizioni ottimali per l’attività batterica (nutrienti, umidità e aria). Metodo molto conosciuto ed efficace, limitato dai fattori ricordati più sopra (tempi lunghi, ecc.); • Biosparging: l’area contaminata viene insufflata con aria o ossigeno puro per potenziare al massimo l’attività biologica di degradazione degli inquinanti. L’efficacia di questa tecnica è talvolta limitata dalle caratteristiche del suolo che deve essere sufficientemente poroso per permettere il passaggio dell’aria; • Attenuazione naturale: la più semplice delle tecniche in cui ci si limita a monitorare l’effetto della naturale degradazione degli inquinanti (affidata quindi alla molteplicità dei fattori in natura). Il suo principale difetto sono i tempi estremamente lunghi che può comportare.

tale in composti meno complessi. Si differenziano dai funghi parassiti, che si nutrono di organismi viventi portandoli gradatamente alla morte, e da quelli simbionti, che invece vivono in simbiosi con le piante ed entrambi ne traggono vantaggio. Sono, ad esempio, del genere Trichoderma e sono in grado di demolire la lignina e di renderla disponibile alla pianta; • micromiceti: sono funghi capaci di metabolizzare molecole di grandi dimensioni; • micorrize: sono associazioni mutualistiche tra funghi e piante per cui le radici delle piante rilasciano sostanze organiche e inorganiche quali aminoacidi, enzimi, vitamine e zuccheri (detti essudati radicali) che diventano alimento per i microorganismi; • attinomiceti: possono essere considerati come gli organismi universalmente più diffusi. Fanno parte del Regno dei Batteri anche se, quando sono stati scoperti, si pensava fossero funghi, data la complessa rete di ife simili a quelle di un fungo. Sono in grado di degradare le sostanze organiche non metabolizzabili dagli altri microorganismi; ECO-Management, in collaborazione con Sodidea, sta conducendo alcune sperimentazioni sull’utilizzo di biofertilizzanti (combinazioni commerciali degli organismi descritti) per le bonifiche dei tipi di inquinamento più comuni, in particolare quello da idrocarNuove tecniche Tra i filoni più innovativi nel settore delle bonifiche buri. L’utilizzo di tali prodotti viene studiato a vari libiologiche c’è, senz’altro, l’utilizzo di funghi, da soli velli di contaminazione, di dosaggio di tali prodotti, di o in combinazione con altri organismi del terreno. combinazione con specie vegetali diverse (la simbiosi Le caratteristiche dei funghi permettono di superare tra funghi e apparato radicale delle piante sembra potenziare le capacità di degradazione degli inquinanti). alcune delle limitazioni viste precedentemente: Le sperimentazioni, tuttora in cor• maggiore range di composti so, sembrano portare a risultati inquinanti degradati o rimosmolto interessanti, sia per i livelECO-Management, si, inclusi p.e. i PCB: secondo li di bonifica raggiunti, sia per il alcuni studi i funghi avrebin collaborazione costo contenuto di realizzazione. bero addirittura la capacità di con Sodidea, sta Sono passati più di trent’anni da rimuovere dal terreno l’uranio conducendo alcune quando James Lovelock formulò la impoverito; sperimentazioni cosiddetta “Ipotesi Gaia”, ossia la • maggiore flessibilità di utilizzo teoria secondo cui il pianeta Terra sull’utilizzo di in termini di condizioni amsarebbe un mega organismo con bientali (terreni, temperature, biofertilizzanti autonome capacità di regolazione ecc.); (combinazioni e rigenerazione. L’ipotesi rimane • possibilità di ingegnerizzare e commerciali degli controversa ma anche molto sugmassimizzare l’effetto bioloorganismi descritti) gestiva, soprattutto in alcuni setgico tramite combinazioni di tori. Questo è senz’altro vero nel per le bonifiche dei funghi, batteri, micorrize, ecc. campo delle bonifiche biologiche: Gli studi più promettenti comportipi di inquinamento la Natura, con poco o nessun aiuto tano l’utilizzo contemporaneo di dipiù comuni, in umano, è spesso in grado di guarire versi organismi, quali ad esempio: particolare quello se stessa. Quello che ci è richiesto • funghi saprofiti: sono funghi da idrocarburi è capire e rispettarne i meccanismi che degradano sostanze non vie, soprattutto, i tempi. venti di origine animale o vege-

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Normativa Con un regolamento innovativo la Regione Lazio va oltre la semplice certificazione. Arriva la sostenibilità

di Amodio di Luccio

Sostenibilità certificata

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o scorso 20 marzo sul Bollettino regionale del Lazio, è stata pubblicata la delibera di Giunta N. 72/2010 che approva il regolamento regionale “Sistema per la certificazione di sosten ibilità ambientale degli interventi di bioedilizia e l’accreditamento dei soggetti certificatori”. Il regolamento, frutto della collaborazione con l’Università “La Sapienza” e con l’Istituto ITACA, attua la LR n. 6 del 27 maggio 2008 in materia di architettura sostenibile e bioedilizia. Si rifà al “Protocollo ITACA”, sulla base del quale la Regione Lazio aveva elaborato un elenco di criteri approvato con la Delibera 634/2009. Il Regolamento definisce: • la procedura e le modalità per la richiesta ed il rila-

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scio della certificazione di sostenibilità degli edifici; • le procedure, le modalità ed i tempi per l’effettuazione dei controlli sugli interventi edilizi, per accertarne la conformità alla certificazione rilasciata; • il sistema di accreditamento dei soggetti abilitati al rilascio della certificazione di sostenibilità degli edifici e l’individuazione dei requisiti professionali di cui all’articolo 4 del DLgs 192/05 e relativi alla certificazione energetica. Il certificato di sostenibilità degli edifici ha carattere volontario (eccezion fatta per gli edifici di proprietà della Regione Lazio e per accedere ad eventuali incentivi legati alla sostenibilità e alla qualità ambientale) e ricomprende la certificazione energetica obbligatoria

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di cui al Dlgs 192/2005 e alle linee guida nazionali (DM 26 giugno 2009). I requisiti di sostenibilità ambientale degli edifici vengono determinati secondo 5 aree di valutazione: qualità del sito, consumo di risorse, carichi ambientali, qualità ambientale indoor, qualità del servizio. Di fatto si aprono nuove opportunità per professionisti e aziende, ma anche uno straordinario e innovativo strumento di marketing per costruttori e proprietari di immobili, che potranno valorizzare e differenziare al meglio il proprio edificio, costruito secondo criteri di sostenibilità e rispetto per l’ambiente. Per essere abilitati al rilascio della certificazione, i soggetti in possesso dei requisiti richiesti dovranno accreditarsi preso un apposito Organismo o associati, iscritti ai relativi ordini e regionale, che si occupa anche di gecollegi professionali, laureati in ingestire il catasto di sostenibilità degli gneria, architettura, scienze agrarie, edifici, di sviluppare un software Il regolamento scienze forestali, scienze ambientadi calcolo per la certificazione e di integrale li e chimica. Sono abilitanti anche elaborare linee guida per i corsi è disponibile sul sito i diplomi di perito agrario, geodi formazione. Possono iscriversi della Regione Lazio metra, perito industriale o perito all’elenco regionale dei certificaindustriale laureato, agrotecnico all’indirizzo tori i tecnici operanti sia in veste o agrotecnico laureato. È obbligadi dipendenti di enti pubblici o www.regione.lazio.it torio, inoltre, aver partecipato ad di società di servizi pubbliche o uno specifico corso di formazione private (comprese le società di inautorizzato dalla Regione Lazio. gegneria), sia di professionisti liberi

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Appuntamenti 6th International Congress & Exhibition on Energy and Renewable Energy Sources

PHOTON’s Photovoltaic Technology Show 2010 Europe

Come per l’edizione dello scorso anno, al PHOTON’s Photovoltaic Technology Show 2010 Europe verranno presentate apparecchiature per la produzione di silicio, lingotti, wafer e celle fotovoltaiche, oltre che le relative materie prime utilizzate per tali processi. PHOTON Europe GmbH, Moritz Dieck Tel. 00 49 / 241 / 40 03 - 146, moritz.dieck@photon-expo.com, w ww.photon-expo.com

14-16 aprile 2010, Sofia, Bulgaria

Lo stato dell’efficienza energetica e del mercato delle energie rinnovabili nell’area dei Balcani, nonché i provvedimenti politici e le strategie per attrarre finanziamenti sull’area e sul settore saranno tra gli argomenti principali trattati durante il congresso, giunto alla sua sesta edizione. Via Expo Ltd., Maya Kristeva Tel. 00 359 / 32 / 94 54 59, office@viaexpo.com, www.viaexpo.com

SolarTech Second Annual Executive Summit

21-22 aprile 2010, San Ramon, California, USA

In un evento rivolto a investitori, ricercatori e industria del fotovoltaico e del solare termico, i partecipanti intendono discutere di aspetti specifici come l’installazione dei moduli, i differenti iter autorizzativi, il rendimento e il finanziamento dell’impresa. SolarTech, Fabienne Rodet Tel. 00 1 / 408 / 844 -71 22 info@solartech.org, www.solartech.org

SEP Systems for Environmental Projects 2010

21- 24 Aprile 2010, Padova, Italia

È l’evento italiano dedicato all’Ambiente. Organizzato in collaborazione con le aziende leader del settore e le associazioni attive nella promozione, formazione e comunicazione ambientale, SEP è il Forum triennale che affronta i grandi temi dell’ambiente con approccio di ampio respiro a livello internazionale. Padovafiere, Tel. 049.840 585, www.seponline.it , sep@padovafiere.it

3rd International Exhibition: Ecotec Environmental Technologies

22-25 aprile 2010, Atene, Grecia

Giunto alla sua terza edizione, il convegno dedicato alle differenti tecnologie del fotovoltaico e delle altre energie rinnovabili intende intavolare varie discussioni sui temi della produzione da fonti rinnovabili. Technoekdotiki SA, Voula Mourta Tel. 00 30 / 210 / 68 00 - 470, info@ecotec-exhibition.gr, w ww.ecotec-exhibition.gr

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27-29 aprile 2010, Stoccarda, Germania

Terza edizione degli «European Solar Days»

1-16 maggio 2010, in tutta Italia

Oltre 375 eventi in programma in tutta la Penisola, per festeggiare le «giornate solari europee» e per celebrare e raccontare i molti possibili impieghi dell’energia solare: punti informativi, visite guidate a impianti, educazione ambientale in aziende agrituristiche ecosostenibili, conferenze, giochi e laboratori per bambini, incontri tecnici e altro. A mbiente Italia S.r.l., Riccardo Battisti Tel. 349 4277098, solardays@ambienteitalia.it, www.eusd.it

Photovoltaics Summit 2010 3-5 maggio 2010 San Diego, California, USA

Per il quinto anno consecutivo, la Conferenza sul fotovoltaico offrirà agli esperti dell’industria, ai produttori, ai ricercatori e ai gestori d’impianto l’opportunità di discutere di successi e sfide della produzione energetica da fonte solare. IntertechPira Corporation, Christopher Smith Tel. 00 1 / 207 / 781 - 96 35, christopher.smith@pira-international.com, w ww.photovoltaicssummit.com

SNEC 4th (2010) International Photovoltaic Power Generation Expo

5-7 maggio 2010, Shanghai, Cina

La fiera internazionale, giungendo alla quarta edizione, presenterà prodotti e servizi nel campo del fotovoltaico, prevedendo diverse conferenze sui nuovi risultati del settore Ricerca e Sviluppo. Follow Me Int´l Exhibition (Shanghai) Inc., Cathy Chu Tel. 00 86 / 159 / 21 92 11 58, cathychu2007@163.com, www.sneia.org

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Solarexpo 2010

5-7 maggio 2010, Verona

La mostra-convegno internazionale sulle energie rinnovabili, che festeggerà la sua undicesima edizione, riserverà al fotovoltaico uno dei posti di primo piano. Expoenergie S.r.l., Massimiliano Cecchin Tel. 0439 84 09 22, marketing@solarexpo.com, www.solarexpo.com

2010 International Renewable Energy Fair

18-20 maggio 2010, Poznan, Polonia

L’evento tratterà sia del fotovoltaico che delle altre fonti di energia alternative, con una fiera in cui si terranno conferenze e seminari organizzati da istituzioni economiche locali che si occupano di energie rinnovabili. Internationale Messe Poznan GmbH, A gata Dutka Tel. 00 48 / 61 / 86 92 - 552, poleko@mtp.pl, greenpower.mtp.pl/en

Genera 2010 - Energy and Environment International Trade Fair

19-21 maggio 2010, Madrid, Spagna

Presentazioni delle diverse fonti energetiche e dei rispettivi comparti produttivi, con particolare riguardo allo sfruttamento, distribuzione, tecnologie e servizi. I settori maggiormente trattati dovrebbero essere: solare termico e fotovoltaico, cogenerazione, energia da biomasse, eolico, idroelettrico, termovalorizzazione, idrogeno e celle combustibili, carbone, gas e petrolio. IFEMA - Institución Ferial de Madrid, Nuria Ochagavia Tel. 00 34 / 91 / 722 - 50 42, genera@ifema.es, www.genera.ifema.es

Per la quarta volta, la fiera riunirà esperti internazionali del settore delle fonti energetiche rinnovabili, ambito di cui saranno presentate e discusse diverse applicazioni esemplari. Una sezione a parte sarà dedicata al settore Ricerca e Sviluppo. Reeco GmbH, Stefan Varga Tel. 00 49 / 71 21 / 30 16 - 0, redaktion@energie-server.de, w ww.energie-server.de

9-11 giugno 2010 Monaco di Baviera, Germania

È la più grande fiera internazionale dedicata all’energia solare, comprendendo sia il fotovoltaico che il solare termico. Offrendo la presentazione di prodotti, servizi, tendenze e novità del settore, si rivolge soprattutto ai visitatori professionali. Solar Promotion GmbH Tel. 0049 / 7231 / 58 598 - 0, info@intersolar.de, www.intersolar.de

Envex 2010 - 32nd International Exhibition on Environmental Technology & Green Energy

9-12 giugno 2010, Seoul, Corea del Sud

Giunta alla sua trentaduesima edizione, la fiera si articola in due parti distinte per tecnologia: la prima relativa all’energia, con una sezione sul fotovolatico e una sul solare termico, e la seconda dedicata all’ambiente e a diversi temi come le politiche governative. Korea Environmental Preservation Association (KEPA) Tel. 00 82 / 234 / 07 15 - 42, envex658@epa.or.kr, w ww.envex.or.kr

Silicon for the Chemical and Solar Industry X

28 giugno-2 luglio 2010, Ålesund, Norvegia L’obiettivo della conferenza è fornire ai partecipanti informazioni sul processo produttivo del silicio, sul controllo di Qualità e sulla sua efficienza. L’evento si rivolge tanto ai produttori della materia prima, quanto a potenziali clienti o a studenti universitari. NTNU - IMT Tel. 00 47 / 73 / 59 39, silicon@material.ntnu.no, www.ntnu.no/materialteknologi/english

RenExpo Central Europe 2010

27-29 maggio 2010, Budapest, Ungheria

Intersolar Europe

PVJapan 2010

30 giugno-2 luglio 2010, Yokohoma, Giappone

La versione nipponica della fiera «Semicon», annoverabile tra i massimi appuntamenti dell’industria dei semiconduttori, offre oramai anche informazioni su nuovi processi produttivi, macchinari e materiali per la fabbricazione di celle fotovoltaiche e wafer. Semi Japan, Arisa Minaki Tel. 00 81 / 3 / 322 25 75 - 5, jshowsinfo@semi.org, www.semi.org

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NEWS dall’ Europa

di Carla Gentili

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bbiamo pensato che fosse davvero essenziale agire a livello regionale ma con lo sguardo sempre attentamente rivolto ad una prospettiva ampia ed internazionale. Pertanto siamo al primo tuffo di “Ambientarsi” in Europa, uno spazio internazionale contenente le ultime novità relative a finanziamenti, programmi, progetti ed eventi comunitari. Nel 7° Programma Quadro di Ricerca (2007-2013) la Commissione Europea ha ulteriormente potenziato le attività avviate nei precedenti programmi di finanziamento ed ha lanciato nuove iniziative finalizzate a trasformare le politiche comunitarie in azioni concrete sul campo.

In questo numero m

Il programma comunitario “Intelligent Energy Europe”

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La campagna europea “EU Sustainable Energy Week”

m L’iniziativa comunitaria “ManagEnergy” m La piattaforma europea “BUILD UP”

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Programma “IEE” Intelligent Energy Europe Cosa finanzia Ogni ente pubblico o privato, con sede nell’Unione europea, può partecipare al bando, presentando progetti volti a favorire il conseguimento degli obiettivi dell’UE in materia di energia e cambiamento climatico. I progetti, la cui durata varia dai due ai tre anni, devono coinvolgere almeno tre partner di tre diversi Paesi. I progetti devono avere un impatto significativo sul mercato e possono includere misure quali: il trasferimento di conoscenza in materia di provvedimenti da adottare o sul miglioramento dei processi, la promozione di una migliore comprensione reciproca tra le varie organizzazioni responsabili delle decisioni cruciali in questo ambito, la costruzione della fiducia e della conoscenza del mercato che è fondamentale per la crescita del settore. A ree di finanziamento – Efficienza energetica: Edifici, Industria, Prodotti – Fonti di energia rinnovabile: Elettricità, Biocarburanti, Riscaldamento e raffreddamento, Impianti domestici e su piccola scala – Energia nei trasporti: Carburanti alternativi e veicoli puliti, Trasporti energeticamente efficienti – Iniziative integrate: Bio business, Servizi energetici, Educazione all’energia intelligente, Standard dei prodotti, Rete europea per l’azione locale, Cogenerazione di elettricità e calore, Comunità energeticamente sostenibili, Creazione di agenzie per l’energia locali e regionali.

http://ec.europa.eu/energy/intelligent/index_en.html

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@mbientarsi La parola al lettore Cordiale direttore, le vicende collegate al rinnovo del Conto Energia mi sembrano rasentino più la farsa che la programmazione seria di un Paese che guarda al futuro. L’incertezza che si è determinata a pochi mesi dalla conclusione della prima fase di questo provvedimento sta producendo come risultato la fuga di capitali internazionali quando abbiamo delle condizioni d’insolazione tra le migliori d’Europa. È sconcertante che non si riesca a programmare una politica sulle rinnovabili, come in altri settori, che vada al di là delle scadenze elettorali. Che le rinnovabili abbiano una forte valenza economica mi sembra ovvio, basta guardare oltre i nostri confini in Germania dove gli sviluppi di queste fonti sono a due cifre, mentre qui da noi sono ancora guardate con sospetto come se si trattasse di fenomeni di nicchia, senza prospettive reali di sviluppo. Forse servirebbe un poco più di coraggio da parte delle imprese verso il quadro politico, ma mi sembra che sotto questo profilo anche le associazioni abbiano poche attività e agiscano con scarsa incisività. Marco Fiori (Firenze)

lettere@ambientarsi.net

Gentile redazione, il successo delle elezioni in Francia da parte della sinistra in generale e dei verdi in particolari, mi trova da un lato soddisfatto per quanto riguarda il loro esito, ma al tempo stesso mi fa osservare con spirito ancora più critico le dinamiche connesse all’ecologia in Italia. Passata la recente e breve stagione della scoperta di cambiamenti climatici, tutte le questioni ambientali sembrano essere state travolte dalla polemica politica e sono pochi i media che se ne occupano, al contrario di ciò che succede, per esempio nel mondo anglosassone. Mi chiedo in un Paese così distratto cosa dovrebbe succedere per riaprire una finestra sulle questioni ambientali, magari non solo a livello di denuncia, ma anche per la proposizione di questioni che potremmo definire positive, come quelle legate agli stili di vita, alle buone pratiche, all’abitare sostenibile e ai lavori verdi. Tutte questioni che sono legate a una visione positiva dell’ecologia che però non trovano spazio nella comunicazione da parte dei media. Forse è sufficiente aspettare le ricadute positive delle politiche di altri Paesi? Penso di no. L’Italia ha delle proprie peculiarità che la rendono unica anche sul fronte ambientale e che dovrebbero a mio giudizio essere sfruttate a fondo. Gigliola Infanti (Milano)

Stimato direttore, oggi, dopo anni di torpore, sembra che l’utilizzo del nucleare viva in una sorta di “rinascimento” a detta dei fautori di questa fonte. Francamente mi sembra che non si possa parlare di ritorno in massa a questo tipo di generazione anche perché, per ora, sono una trentina i progetti annunciati; su un parco di oltre 400 centrali nucleari nel mondo (molte delle quali a fine vita), si tratta di meno del 10%. Nonostante ciò e tutti i problemi irrisolti (come quelli dei costi e delle scorie), l’Italia si è lanciata in un ambizioso progetto che prevede almeno una dozzina di centrali, se si vuole prendere per vero l’obiettivo del 25% fissato dal Governo. Ora mi chiedo dove e come sarà realizzato un simile parco centrali visto che, durante la recente campagna elettorale per le regionali, nessun aspirante Governatore, di destra o di sinistra, ha dato l’assenso alla costruzione sul proprio territorio. Inoltre c’è da considerare l’aspetto finanziario. Il recente finanziamento da otto milioni di dollari per due centrali da parte di Obama dimostra, se ce ne fosse bisogno, il fatto che il nucleare non è in grado di reggersi con le proprie gambe in un’economia di mercato. Basterebbero queste poche considerazioni per dimostrare il fatto che l’avventura nucleare è inadatta al nostro Paese, ma mi chiedo: si riuscirà ad evitare la costruzione di altre incompiute cattedrali nel deserto visto che siamo già pieni?

Giovanni Sinisi (Palermo)

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Newsaziende Graded La società Graded, con sede a Napoli e a Roma, da anni consegue efficienza energetica mediante l’utilizzo di fonti sia tradizionali che rinnovabili. È specializzata in soluzioni integrate di Gestioni Tecnologiche di centrali di produzione energia sia da fonti tradizionali che rinnovabili e di Piani economici e finanziari in partnership con primari istituti di credito, con procedure di affidamento in Project Financing. Da anni la società segue un approccio integrato al problema del risparmio energetico fornendo servizi di audit, diagnosi ed ottimizzazione, formulando così proposte di intervento, con tecnologie efficienti, contenimento dei costi, redditività degli investimenti e compatibilità ambientale. Graded è sempre più proiettata verso il business innovativo della produzione di energia sia da fonti tradizionali che rinnovabili garantendo la massima efficienza energetica. È presente attivamente nei meccanismi di riconoscimento e negoziazione dei Titoli di Efficienza Energetica rilasciati dal GME (Gestore Mercato Elettrico) e nell’Emission Trading (Quote CO2) sancite dal Protocollo di Kyoto. Dal 2007 è protagonista, assieme ad Astaldi, nella costruzione e gestione degli impianti tecnologici dell’Ospedale del Mare di Napoli. Con Unilever è partner per la progettazione, costruzione e gestione degli impianti di cogenerazione degli stabilimenti della Algida di Caivano (Na) e della Findus di Cisterna di Latina (Lt) entrati in funzione nel 2008. w ww.graded.it

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a cura di Sergio Ferraris

Freudenberg Politex premiata da Legambiente Lo stabilimento della Freudenberg Politex di Pisticci (MT) ha ottenuto il “Premio Innovazione Amica dell’Ambiente per il Sud” promosso da Legambiente e dal Comitato Mezzogiorno di Confindustria. Nel sito lucano si producono nontessuti in poliestere ottenuti dal riciclo di bottiglie in PET post consumo e venduti come supporto per membrane bituminose impermeabilizzanti. Le bottiglie in PET, provenienti dalla raccolta differenziata, vengono selezionate, lavate e ridotte in scaglie. Dalle scaglie si passa poi all’impiego diretto nel processo di filatura, per arrivare al prodotto finito. La natura del ciclo produttivo consente non solo il recupero dei rifiuti, ma anche la notevole riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera. Inoltre, la sostituzione della materia prima vergine con il poliestere riciclato, che garantisce gli stessi livelli qualitativi, permette il risparmio di risorse naturali ed il conseguente ridotto impatto ambientale, grazie all’eliminazione dei consumi energetici

legati al processo di produzione del poliestere vergine. L’effettivo contributo alla tutela ambientale è dimostrato dalle analisi del ciclo di vita dei prodotti (LCA – Life Cycle Assessment) completate nei due siti italiani di Novedrate e Pisticci a cura del Dipartimento di Ingegneria e Fisica dell’Ambiente, Università della Basilicata, e presto estese anche agli altri siti del Gruppo all’estero. Gli studi LCA, seguendo norme tecniche internazionali, permettono di misurare gli impatti ambientali che un prodotto genera nel corso del suo ciclo di vita. Per confermare l’oggettività dei dati, Freudenberg Politex ha ottenuto per i prodotti di Pisticci la certificazione della Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD). I processi produttivi del Gruppo sottolineano l’importanza della raccolta differenziata e mostrano come per le industrie sia concretamente possibile investire in tecnologie pulite e preservare le risorse naturali.

9REN Group si consolida in Italia Grandi obiettivi nell’immediato futuro per 9REN Group in Italia. Nel corso dell’ultimo anno 9REN Group si è consolidato in Italia come uno dei principali operatori nel settore delle fonti rinnovabili e, in particolare, del solare fotovoltaico. Nel corso del 2009 9 REN ha realizzato 10MW di impianti fotovoltaici in Italia, di proprietà del Gruppo, che si aggiungono ai 15MW in Spagna, ha investito 20 milioni di Euro di capitale proprio in Italia e 50 milioni di euro in totale. Ha aperto due nuovi

uffici, a Bari e a Taranto, assumendo 20 persone, dando opportunità a 10 giovani di misurarsi con stage mirati. Per quest’anno gli obiettivi sono ancora più ambiziosi: saranno messi in esercizio almeno 54MW di nuovi impianti fotovoltaici, sarà ampliata la gamma di tecnologie al solare termico, all’eolico e al piccolo idroelettrico e saranno trasferite le competenze sviluppate in Spagna nella gestione e nel miglioramento operativo di quasi 100MW di impianti fotovoltaici. w ww.9ren.org

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Pramac: lancia nuova linea turbine eoliche firmata Philippe Starck Pramac ha presentato, alla Triennale di Milano, una nuova linea di microturbine eoliche firmata dal designer Philippe Starck, denominata Revolutionair. La linea è costituita da due modelli con potenza e design differenti: la Wt 400w, una microturbina eolica a forma quadrangolare con una potenza pari a 400 watt e la Wt 1Kw, a forma elicoidale, con una potenza pari a 1 kilowatt. I prezzi di riferimento a cui saranno commercializzate le microturbine per il mercato italiano saranno a partire da circa 2.500 euro per la Wt 400w e da circa 3.500 euro per la Wt da 1 Kilowatt. Si tratta, spiega il produttore, di microturbine “adatte ad essere installate anche in aree urbane in quanto, a differenza delle turbine tradizionali -ad asse orizzontale- sono indipendenti dalla direzione del vento e sono, quindi, in grado di sfruttare anche i fenomeni di turbolenza oltre ad essere estremamente silenziose grazie alla tecnologia applicata. L’ambito di applicazione di Revolutionair non sarà limitato alle sole costruzioni, ma potrà essere, ad esempio, esteso ad imbarcazioni, giardini, oltreché arredi urbani”. Pramac Lab è stato fondato nel 2006 come punto di riferimento per l’innovazione e ricerca & sviluppo delle aziende del Gruppo Pramac. Oggi le attività principali sono svolte per le Divisioni energia e movimentazione. www.pramac.com

Master alla Tuscia sui green jobs Il 12 febbraio 2010, a Viterbo presso la sede del Cefas, Azienda Speciale Formazione e Sviluppo, Camera di Commercio (Viale Trieste, 127), ha avuto inizio la prima edizione del Master di secondo livello Nuove Professioni: l’Ambiente come opportunità organizzato dall’Università degli Studi della Tuscia, Dipartimento DISAFRI, con il supporto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Il Master ha l’obiettivo di dar vita ad una proposta formativa in grado di coniugare sviluppo e ambiente e di fornire le conoscenze scientifiche, tecniche, giuridiche, amministrative necessarie per presentarsi sul mercato del lavoro con profili professionali che si stanno imponendo in molti Paesi d’Europa. Mentre in questo primo anno il Master è rivolto esclusivamente ad una platea nazionale, dalla seconda edizione in poi, con le dovute integrazioni del percorso didattico, verrà proposto anche in ambito europeo e internazionale. Particolarmente significativa e innovativa è la struttura del Master che si sviluppa in un Modulo di base (Protezione dell’Ambiente Globale) – obbligatorio per tutti gli iscritti - introduttivo ai successivi quattro Indirizzi specifici (Bandi Comunitari e Nazionali, I Meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto: scenario attuale e opportunità per il post- 2012; Sostenibilità ambientale e Life Cycle Assesement del settore agroalimentare; Il Mercato dei Crediti di carbonio agroforestali: contabilizzazione e certificazione) ognuno dei quali individua un percorso

formativo, per sostenere così, anche in Italia, figure professionali che già da tempo si sono affermate in altri Paesi d’Europa. Il Master, la cui iscrizione è stata aperta a tutti i tipi di laurea specialistica o di natura equipollente, ha previsto anche la possibilità che, studenti non in possesso del titolo di studio richiesto, seguano le lezioni in qualità di uditori e ottengano l’attestato di frequenza nonché il riconoscimento dei crediti formativi relativi, previo superamento di un esame di verifica. L e lezioni si concluderanno a dicembre 2010. Al termine gli iscritti svolgeranno uno “stage” professionale di tre mesi presso enti e aziende che ne hanno dato possibilità. Il Master ha un costo complessivo pari a 1.500 euro; 500 euro per il modulo di base e 1.000 euro per l’Indirizzo specifico. Numerose aziende ed enti pubblici hanno messo a disposizione più di 30 borse di studio a copertura del costo totale del Master attribuite a studenti selezionati attraverso un colloquio mot ivazionale. Per ulteriori informazioni consultare il sito: http://gaia.agraria.unitus.it/ masterambiente

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Il Recensore

di Alessandra Storti

Il lavoro del futuro in Italia è sempre più verde Guida ai Green Jobs Come l’ambiente sta cambiando il mondo del lavoro Edizioni Ambiente, 400 pp. 16 €

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uone notizie per gli appassionati dell’ambiente in cerca di occupazione. Anche in Italia il futuro del lavoro è nella green economy. Sono 850.000 gli ecolavoratori nel nostro Paese e potrebbero essere molti di più in futuro. Ma chi sono e cosa fanno? Ma, soprattutto, come si definisce un ecolavoro? E quali sono le professioni verdi del futuro? A queste e altre domande sul rapporto tra economia, lavoro e ambiente nel nostro Paese risponde la Guida ai Green Jobs – Come l’ambiente sta cambiando il mondo del lavoro, pubblicata da Edizioni Ambiente. Il volume, che porta la firma di Tessa Gelisio e Marco Gisotti, rappresenta il primo tentativo di disegnare uno scenario della green economy in Italia. Con l’aiuto di tecnici, manager e analisti la guida fornisce dati, pareri, interpretazioni, delineando il panorama attuale e ipotizzando l’evoluzione futura del mercato verde in Italia. L’impoverimento delle risorse naturali spinge l’economia alla ricerca di nuove soluzioni e nuovi mercati. Con la svolta ambientalista di Obama e la virata ecologista della Cina, è iniziato il Green New Deal. Un nuovo corso che ha indotto una trasformazione del mercato del lavoro con la nascita di nuove professioni legate all’ambiente, dal tecnico di impianti fotovoltaici all’ingegnere ambientale e la riqualificazione in chiave ambientale di quelle già esistenti. La nuova green economy spazia dall’amministrazione al

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marketing, dal diritto alla chimica, espressione della pervasività del fattore ambientale all’interno del tessuto economico. In molti casi risulta difficile distinguere tra un lavoro tradizionale e un ecolavoro. La Guida ai Green Jobs disegna il quadro del mercato verde in Italia, partendo dalla produzione di energia con la rapida crescita del fotovoltaico, passando per l’agricoltura, dove è in atto un vero e proprio rinascimento agricolo grazie alle produzioni tipiche e di qualità, proseguendo attraverso il boom delle professioni legate alle bonifiche di siti inquinati, la richiesta di avvocati e giuristi specializzati in tematiche ambientali, da parte di aziende e amministrazioni, fino alle potenzialità di esportazione sui mercati internazionali delle automobili italiane, più efficienti nei consumi. Il volume si chiude con l’elenco dei 100 green job più importanti in Italia. Accanto a professioni poco note come il pedologo o piuttosto curiose come l’ecoparrucchiere, compaiono alcuni tra i profili tecnici e manageriali emergenti come l’esperto in demolizione per il recupero dei materiali, che costituiscono il nerbo della green economy. Per ogni profilo sono indicati le attitudini, il percorso formativo e di studi, gli sbocchi occupazionali, i link utili.

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RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI

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Fondoprofessioni

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AMBIENTARSI

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Aprile 2010

È L’ORA DELLA CERTIFICAZIONE

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A COME AMBIENTE

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di Alessandro Drago

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LʼENERGIA ATOMICA IN ITALIA È INCOMPATIBILE CON LO SCENARIO LIBERALIZZATO

ORGANIZZARSI PER IL PICCO DEL PETROLIO. LʼALTERNATIVA VIENE DAL BASSO

LʼALFABETO DELLA SOSTENIBILITÀ PASSA ATTRAVERSO LʼEDUCAZIONE AMBIENTALE

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