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LA TUTELA DEI DIRITTI UMANI IN CINA e il ruolo degli human rights lawyers /Cina
LA TUTELA DEI DIRITTI UMANI IN CINA e il ruolo degli human rights lawyers
di Maurizio Gemelli
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Papa Frnacesco (1)
Le parole di particolare apprezzamento, espresse dal Sommo Pontefice, non trovano, però, riscontro nella parallela percezione, spesso assai poco aderente alla realtà effettiva, che noi occidentali abbiamo della Cina. La si evoca, più in particolare, a proposito delle sue ricorrenti performance economiche e troppo poco per le parallele disparità sociali, magari scaturenti, come altrettanti effetti collaterali, proprio dalle sovrabbondanti energie profuse in ambito economico. Rimane, ad ogni buon conto, una grande potenza economica e militare, retta da un regime a tutt’oggi ancora ispirato al dirigismo più anacronistico. Un paese in cui si violano sistematicamente i diritti umani, le libertà fondamentali e la dignità dei cittadini (basti pensare alle truci esperienze dei laogay (2), delle fornaci cinesi, degli arresti spesso del tutto indiscriminatamente operati dalla polizia di Stato, sui quali torneremo più avanti). Per non tacere del tentativo di veicolare una immagine di democrazia, spesso miseramente fallito, avendo compresso la libertà di espressione degli studenti e degli intellettuali in genere, nei confronti dei quali pure la Cina aveva più volte sbandierato l’intento di garantire maggiori spazi pubblici (il pensiero corre alla c.d. “campagna dei cento fiori”) (3).
All’osservatore straniero, essa appare come un paese socialmente chiuso verso il resto del mondo, all’interno del quale, ancora oggi, a fianco ad una buona parte della popolazione impegnata in attività del terzo settore, permane una vasta zona rurale, presidiata da minoranze etniche, rispetto alle quali la spirale modernista e il capitalismo sfrenato stentano ad affermarsi. Molti cinesi sono usciti dalla povertà, il reddito medio pro capite si è moltiplicato per sei, la popolazione che abita in medi e grandi centri urbani, soprattutto metropolitani, è raddoppiata, dando vita alla più grande migrazione della storia del paese.
All’inizio del terzo millennio, e segnatamente a partire dalla sua adesione alla Wto nel 2001, il sistema economico ha cominciato a recepire i principi occidentali relativi all’apertura ai mercati esteri e al capitalismo, facendo della Cina uno dei maggiori operatori commerciali del mondo. Essa è, infatti, a tutt’oggi, il secondo partner commerciale dell’Unione Europea, dopo gli Stati Uniti, con un volume commerciale complessivo di affari pari a circa un miliardo di euro al giorno. Per non parlare, poi, della crescita esponenziale che hanno registrato, nel lasso di tempo che intercorre tra il 2000 e il 2014, gli investimenti esteri diretti (Fdi) in paesi africani quali la Tunisia, il Sud Africa, il Kenya, la Nigeria, l’Angola, l’Egitto, l’Algeria e la Libia, sino al punto di superare gli USA come più importante interlocutore commerciale dell’Africa in genere. Il governo ha proceduto allo smantellamento delle comuni agricole, permettendo ai contadini di coltivare le terre con affitti a lungo termine, ha voluto che le imprese di stato divenissero capaci di gestire l’andamento del mercato, fissando il regime dei prezzi in una società aperta. Il mercato cinese è, infatti, privo di imprese proprie, complice anche la invasiva presenza dello stato che, piuttosto che favorire la nascita di un grande ceto imprenditoriale, ha preferito affidare ai comitati di partito le posizioni di vertice e di supervisione aziendale, adottando il modello di una “economia socialista di mercato”, nella quale il governo controlla e finanzia cospicuamente le imprese statali che dominano settori come l’acciaio, la produzione di energia e il minerario. Eppure, malgrado l’anelito riformista in materia economica, la vicinanza al capitalismo viene ancora percepita con sospetto tanto relativamente ai suoi effetti sociali quanto alla coerenza ideologica interna. Rimangono, ad ogni buon conto, non pochi problemi ancora in attesa di trovare una soluzione adeguata (si pensi alla mancanza di trasparenza, alle misure discriminatorie nei confronti delle concorrenti imprese straniere, alla protezione ed applicazione inadeguata delle proprietà dei diritti intellettuali, alle restrizioni alle esportazioni cinesi di materie prime).
Per esprimere al meglio il carattere straordinario del trend di quella società, registrato in questi ultimi anni, si potrebbe richiamare la c.d. “dialettica della mentalità del colonizzato” (4), intendendosi con tale sintagma avere riguardo alla tendenza, del tutto comprensibile dopo anni di subalternità, dei paesi colonizzati a mettere in luce l’originalità asiatica dei relativi principi, pur acquisendone altri, democratici ed economici, di matrice occidentale. Essi, infatti, a far data dalla Dichiarazione di Bangkok del 1993, propugnarono la tesi che i diritti umani, così come concepiti sino a quell’epoca, non potevano avere diritto di cittadinanza in quel territorio, dovendo, invece, essere analizzati con gli standard culturali a loro appartenenti.
Di fronte all’acuirsi delle proteste, i rischi di una seconda Tienanmen proiettata verso una maggiore giustizia sociale non possono certo ritenersi del tutto scongiurati (5). Il controllo esercitato sulle varie parti del sistema, sui media, unitamente al ruolo centrale assegnato alla polizia e alle forze armate, costituisce l’unico fattore su cui fondare l’egemonia, seppur molto fragile e verosimilmente non di lungo periodo, del partito comunista, che mostra di non tollerare alcuna forma di opposizione organizzata, o comunque di dissenso individuale, pena l’irrogazione di dure pene detentive. Paradigmatica, al riguardo, l’esperienza di Liu Xiaobo, premio nobel per la pace nel 2010,il quale nel giorno di Natale del 2009, è stato condannato alla pena di undici anni (6), che in atto sta ancora scontando, per avere partecipato alla stesura del manifesto a favore della democrazia, meglio conosciuto come “Charta 08” (7). Si è trattato della sanzione certamente più dura mai emessa da un tribunale cinese dopo l’introduzione, a metà degli anni novanta, del reato di istigazione alla sovversione.
La medesima linea di pensiero viene, altresì, confermata dai “World Reports” di Human Rights Watch, i quali, pur riconoscendo i grandi passi avanti verso un percorso più democratico, riportano che tanta strada ancora deve essere percorsa a tale riguardo al fine di adempiere gli obblighi internazionali. Nonostante negli ultimi anni la Cina abbia rafforzato il suo sistema legale, permettendo la pubblicazione di notizie controcorrente e adottando, talvolta, politiche pubbliche più vicine al sentire comune, la promessa relativa al rafforzamento della “rule of law” risalente al 2004, più comunemente inteso stato di diritto e predominio della legge, è stata compromessa dall’interferenza del partito unico, dalla cultura dell’impunità prevista per i suoi membri e dalle minacce riservate a tutti coloro che hanno osato perorare la causa del rispetto dei diritti umani. Per il solo decennio compreso fra il 1949, l’anno della vittoria delle forze comuniste e della proclamazione della Repubblica Popolare Cinese, e il 1958, si parla di circa cinquanta milioni di vite umane sacrificate (8), alle quali vanno aggiunti altri trenta milioni di contadini inviati nei campi di concentramento. Tra le numerose denunce di quelle violazioni, giova ricordare quella del 2005, resa da Manfred Nowak, investigatore capo dell’agenzia Onu sulle torture, il quale, in seguito a due settimane di accertamenti in Cina, ha concluso che molti processi non sono equi e che è frequente l’uso della tortura nelle sue forme più svariate (elettroschock, bruciature con sigarette, immersione in fosse piene d’acqua o di escrementi etc…). Per non tacere dei contributi che provengono dalla Laogai Research Foundation, che informa giornalmente sui famigerati campi del comunismo cinese, all’interno dei quali migliaia di cinesi sono costretti ai lavori forzati che il governo di Pechino sfrutta beneficiando per un verso di manodopera a titolo gratuito e, per altro verso, di disponibilità di organi, che finiscono per alimentare un fiorente mercato illecito (si pensi che le cliniche deputate all’espianto degli organi, per ragioni esclusivamente commerciali, secondo l’ultimo censimento del 2007, sarebbero circa seicento (9) ). Anche le numerose ONG, seppure molte non adeguatamente registrate in virtù della tortuosità del relativo processo di riconoscimento (10), hanno offerto un contributo significativo. Amnesty International, in particolare, ha sistematicamente cercato di sfruttare le opportunità politiche internazionali (si pensi ai giochi olimpici di Pechino del 2008), con l’auspicio di portare luce agli scandali in un momento in cui l’intera comunità mondiale rivolgeva le sue migliori attenzioni al territorio cinese. Accanto alle spinte esterne esercitate dalle anzidette organizzazioni internazionali, vi sono stati, altresì, numerosi organismi interni che hanno seriamente contribuito ad incrementare una più forte consapevolezza dei diritti umani. Il riferimento è agli “Human rights lawyers”, categoria oggi molto discussa atteso che, battendosi per il rispetto delle garanzie costituzionali e per l’effettiva applicazione dei patti internazionali, viene considerata dissidente (11). La loro persecuzione ha avuto inizio con Mao Zedong e, più precisamente, durante la Rivoluzione Culturale, periodo in cui tanto gli avvocati quanto i giudici sono stati imprigionati e perseguitati a causa delle loro tendenze borghesi (12). Durante gli anni dell’apertura della Cina verso il mondo esterno, sono stati condotti numerosi sforzi in direzione delle riforme legali, accordando nuova visibilità a tale categoria, oggi, però, sottoposta al rigido controllo del partito e degli apparati di sicurezza, mediante l’iscrizione degli avvocati alla Associazione degli Avvocati Cinesi, con relativa conseguente subordinazione alle forze di polizia, di fronte alla quale l’indipendenza rimane una mero feticcio (13). E’ dello scorso 14 Dicembre la notizia di stampa, secondo la quale l’avvocato cinese per i diritti civili Pu Zhiqiang è stato processato a Pechino (14) per sette posts on-line dallo stesso redatti su un servizio simile a Twitter. Il signor Pu è stato arrestato nel maggio 2014, dopo aver frequentato una riunione informale di pensatori politici in casa di un professore a Pechino per commemorare le migliaia di persone uccise dai militari cinesi durante il movimento per la democrazia 1989. Egli era uno studente laureato, quando ha partecipato alle proteste di piazza Tiananmen. È stato trattenuto senza accuse per un anno, durante il quale la sua salute ha cominciato a soffrire. Poi, lo scorso maggio, i pubblici ministeri hanno annunciato che lo stavano per incriminare a causa dei posts dallo stesso pubblicati su Weibo, il sito di microblogging, nei quali ha messo in discussione le politiche repressive del partito nei confronti di appartenenti all’etnia uigura nello Xinjiang, una regione della Cina occidentale (15). Si è trattato dell’ennesimo tentativo, da parte del partito comunista, di mettere a tacere il dissenso politico e tenere sotto controllo gli avvocati attivisti che contestano le politiche governative. Il processo dell’avvocato Pu ha attirato l’attenzione anche dei governi stranieri, che hanno inviato i loro diplomatici al palazzo di giustizia nel centro di Pechino per cercare di seguirne i lavori, parvero assai poco rispettosi dei parametri del c.d. equo processo. Basti considerare, a quel fine, che nessun funzionario straniero e giornalista è stato ammesso in aula, anche se la moglie del signor Pu era seduta all’interno, che l’udienza è durata poco più di tre ore, che diversi diplomatici, tra cui uno della Ambasciata degli Stati Uniti, unitamente a giornalisti e manifestanti sono stati spinti da agenti di polizia lontano dal palazzo di giustizia. Molti ufficiali di polizia presentavano il viso coperto da maschere a causa di una ondata intensa di aria tossica, la terza nel nord della Cina in tre settimane, ma anche allo scopo di nascondere la loro identità. Uomini robusti in borghese indossavano giacche invernali di spessore e adesivi gialli con faccina sul petto, presumibilmente in funzione dell’obiettivo specifico di potersi riconoscere l’un l’altro. Nei diciannove mesi, da quando è stato prima detenuto, il signor Pu, che ha il diabete, si era visto negare le visite con i suoi familiari, e la richiesta del suo avvocato di liberazione per motivi di salute era stata respinta. Il diplomatico americano al di fuori del palazzo di giustizia, Dan Biers, ha letto una dichiarazione dell’ambasciata dal seguente tenore letterale: “Restiamo preoccupati che Pu Zhiqiang, avvocato della difesa cinese di spicco, è sotto processo con le accuse vaghe di “incitamento all’odio etnico” e “ricerca della rissa, provocando conflitti sociali” Avvocati e leader della società civile, come il signor Pu, non dovrebbero essere oggetto di continua repressione, ma dovrebbe essere consentito loro di contribuire alla costruzione di una Cina prospera e stabile“. “Sotto Xi Jinping, la nostra società è andata regredendo”, ha dichiarato Hu Jia, un attivista dei diritti che è stato imprigionato dal dicembre 2007 al giugno 2011 per i suoi scritti. Anche se l’avvocato, Pu Zhiqiang ha ricevuto tre anni di sospensione condizionale della pena, che teoricamente gli ha permesso di andare libero, la convinzione è che finirà la sua carriera legale, con l’ulteriore effetto devastante che una coltre di silenzio ammanterà un membro sostenitore di un gruppo di avvocati, che hanno combattuto per la giustizia e libertà di parola all’interno dei ristretti confini dell’ordinamento giuridico politicizzato della Cina. Da quando il presidente Xi Jinping è salito al potere, nel 2012, un flusso costante di avvocati e difensori dei diritti sono stati arrestati, e in diversi casi sono stati messi sotto processo e condannati. “Negli ultimi 20 anni, il grande successo dei diritti umani è stata la crescita di avvocati e attivisti cinesi che lavorano su tutto, dall’inquinamento alla corruzione per i diritti delle donne”, ha dichiarato Sophie Richardson, Direttore Human Rights Watch Cina. “Questo caso rende molto chiaro che il gruppo dirigente non tollererà alcuna organizzazione indipendente, non importa quanto sia pacifica … la sentenza si fa beffe della regola dello stato di diritto del Presidente cinese Xi Jinping e del sistema di giustizia penale in Cina”, ha detto Chinese Human Rights Defenders. Durante lo scorso luglio, il governo ha arrestato più di trecento avvocati e assistenti legali, una iniziativa che ha provocato un brivido all’interno della comunità giuridica, atteso che, se è vero che la maggior parte dei detenuti sono stati in seguito rilasciati, è altrettanto vero che più di venti avvocati sono rimasti in detenzione segreta, secondo “Cinesi Difensori dei Diritti Umani”, un gruppo di pressione con sede fuori della Cina. Altri avvocati sono stati arrestati per periodi più lunghi, tra cui un collega del signor Pu, l’avvocato dei diritti Xia Lin, che è rimasto detenuto per più di un anno. “Non è mai stato facile essere un avvocato dei diritti in Cina, ma questo è l’attacco più duro degli ultimi due decenni”, ha affermato Jerome A. Cohen, esperto di diritto cinese presso la New York University. “L’atmosfera è molto triste”.
Il giro di vite contro gli avvocati ha avuto inizio nel 2013, quando Xu Zhiyong, fondatore del Movimento nuovi cittadini, un gruppo dedicato a promuovere i diritti legali, è stato arrestato con l’accusa di “radunare una folla per disturbare l’ordine pubblico”. E ‘stato messo su un processo nel gennaio 2014 e condannato a quattro anni di carcere, atteso che il governo stava introducendo nuovi limiti su ciò che la gente può dire on line, rendendo più difficile per le organizzazioni non governative straniere la possibilità di lavorare in Cina, e restringendo l’uso dei libri di testo occidentali nelle università del paese. Sempre nel corso del 2014, il governo ha condotto una campagna radicale, durante la quale ha arrestato novecentocinquantacinque sostenitori dei diritti - ha riferito Chinese Human Rights Defenders - tra i quali merita di essere ricordato il caso di Gao Zhisheng, un avvocato per i diritti schietto, che è stato condannato per il reato di sovversione nel 2006, sia pure con la sospensione condizionale della pena. Negli anni che seguirono, il signor Gao è stato tenuto agli arresti domiciliari e, secondo The Associated Press, sottoposto a pestaggi occasionali da parte della polizia. Nel 2010, poco prima della fine del suo periodo di prova, è scomparso e, successivamente, ha trascorso tre anni in isolamento dopo un processo segreto. Uscito lo scorso anno, il signor Gao vive ancora sotto sorveglianza della polizia ventiquattro ore su ventiquattro e ha numerosi problemi di salute, ha detto di essere stato fatto oggetto di abusi e malnutrizione durante i suoi anni in custodia. “E ‘scandaloso come Gao è stato trattato”, ha detto Cohen, l’esperto legale. “Pu sarà sotto enorme pressione, perché non sai mai se ti verremo a prendere per qualsiasi ragione e mettere via senza un giusto processo”. All’inizio del corrente anno, la polizia cinese ha formalmente arrestato quattro difensori dei diritti umani con l’accusa di sovversione dei poteri dello stato dopo la loro detenzione per gli ultimi sei mesi, secondo uno dei loro colleghi e gruppi per i diritti (16). I legali facevano parte di quello che era, fino allo scorso anno, un gruppo fiorente di esperti giuristi, che ha rappresentato clienti cinesi di primo piano, così come le persone in cerca di giustizia attraverso il sistema giudiziario controllato dal partito comunista. Nel mese di luglio, più di duecento di questi avvocati sono stati radunati in una spiazzata a livello nazionale e messi alla gogna dalla notizia dei media statali che li hanno qualificati come truffatori. Molti sono stati detenuti in una località segreta nella città portuale di Tianjin, in Cina. L’accusa di sovversione dei poteri dello Stato, che può portare ad una condanna fino al carcere a vita, è molto più grave di quanto molti sostenitori dei diritti umani avevano previsto nei quattro casi recenti e suggerisce che il governo ritiene che queste persone stavano cercando di minare la sicurezza dello stato attraverso il loro lavoro legale.
La classe forense degli Stati Uniti ha chiesto alla Cina la fine della repressione dei diritti umani (17), esprimendo il timore che, senza la rappresentanza legale della loro libertà di scelta o altre protezioni giuridiche, le persone di cui sopra siano ad alto rischio di tortura o altri trattamenti crudeli e inumani. E la loro preoccupazione è aumentata sensibilmente una volta preso atto delle conclusioni della Commissione contro la tortura delle Nazioni Unite, che lo scorso 9 dicembre 2015 ha espressamente dichiarato che “rimane seriamente preoccupata per le notizie coerenti che indicano che la pratica della tortura e dei maltrattamenti è ancora profondamente radicata nel sistema di giustizia penale, che si basa eccessivamente sulle confessioni come base per convinzioni“. Inoltre, i media cinesi, controllati dallo Stato, hanno denunciato in una serie di trasmissioni un certo numero di detenuti “sospetti”, come membri di un sindacato criminale impegnato in “diritti di difesa, creatori di problematiche”, e avrebbero mostrato sfilare alcuni dei detenuti, i quali avrebbero reso “confessione” per illeciti prima ancora di essere stati incriminati.
Se così stanno le cose, non rimane che augurarsi che la profezia a suo tempo pronunciata da Liu Xiaobo, in occasione del processo a suo carico (“spero che un giorno il mio paese sarà una terra dove ci si potrà esprimere liberamente; dove valori, fedi, opinioni diverse potranno convivere. Spero in un paese dove le opinioni politiche diverse da quelle di chi detiene il potere saranno rispettate e protette; dove tutti i cittadini potranno esprimere le proprie opinioni politiche senza paura e le voci dissenzienti non saranno perseguitate. Spero di essere l’ultima vittima dell’immarcescibile inquisizione e che dopo di me nessun altro venga incarcerato per quello che ha detto”) (18), possa davvero avverarsi. L’auspicio, dunque, rimane quello che la Cina possa, magari in tempi non esattamente biblici, dismettere i panni dello stato in cui coesistono luci e tenebre, resistenze e repressioni, seppur nella consapevolezza che l’affermazione dei diritti umani sul versante sovranazionale non può non passare attraverso processi, non soltanto di aggiustamento e adeguamento, ma anche di dissenso critico e di resistenza al cambiamento.
(1) - Quelle di cui all’incipit del testo sono parole pronunciate lo scorso 2 febbraio da Papa Francesco in occasione di una intervista, rilasciata al giornalista e sinologo italiano Francesco Sisci, e pubblicata da Asian Times, quotidiano on line in lingua inglese edito a Hong Kong.
(2) - Con Il termine “laogay” si designano i campi di rieducazione mediante il lavoro riservati ai dissidenti del regime, ovvero a tutti coloro che, attraverso la loro riflessione critica, osano mettere in discussione i principi essenziali dello stato e del comunismo cinese.
(3) - Com’è noto, trattasi di campagna, varata da Mao al fine di discutere la ricostruzione dello stato proprio grazie al loro contributo, successivamente trasformatasi in una valanga di critiche, che sfociarono nella repressione, il cui epilogo si raggiunse nel maggio del 1989 a Pechino con i disastri di Tienanmen. Fu proprio da quel bagno di sangue che prese vigore il gruppo delle cc.dd. madri di Tienanmen, che raccoglie i familiari delle vittime e che venne fondato da Ding Zilin, all’epoca membro del Partito e docente di filosofia all’Università del Popolo di Pechino, ma soprattutto madre di un ragazzo di appena diciassette anni, ucciso nella notte tra il 3 e il 4 giugno del 1989.
(4) - L’espressione di cui al testo è riconducibile a A. Sen, “Identità e violenza”, Editori Laterza 2006, p.93, richiama l’attenzione, più in particolare, sul come “la dialettica della mentalità del colonizzato può condizionare gravemente la vita e la libertà degli individui ossessionati, per reazione, dall’Occidente. E può avere effetti devastanti sull’esistenza di singoli individui anche in altri paesi, nei casi in cui questa reazione assume la forma violenta della ricerca dello scontro….”
(5) - Anche perché non può certo dimenticarsi che, all’interno dello stesso partito comunista dell’epoca, non tutti furono d’accordo sulla repressione violenta in danno degli studenti, sfociata nel celebre massacro del 4 giugno 1989. Si pensi alla figura di Zhao Ziyang, il segretario del partito comunista cinese, silurato da Deng Xiaoping, proprio per essersi opposto alla soluzione di forza contro il movimento studentesco, epperciò arrestato con l’accusa di avere diviso il partito. Le memorie di quell’uomo possono essere lette in un suo libro, intitolato “Prigioniero dello Stato: il diario segreto del primo ministro Zhao Zijang”, pubblicato negli USA nel maggio del 2009.
(6) - Per leggere un interessantissimo stralcio dell’intervento che Liu Xiaobo ha pronunciato il 23 dicembre del 2009, nel corso del processo, durato complessivamente appena tre ore e nel corso del quale gli avvocati difensori hanno avuto assegnato un termine di venti minuti per svolgere le loro arringhe difensive, si rinvia a Liu Xiaobo, IL SOLE 24 ORE, 9 ottobre 2010, n.277
(7) - Documento con il quale, poco prima delle Olimpiadi di Pechino del 2008, oltre diecimila persone (tra le quali attivisti, professori, dissidenti e intellettuali in genere) avevano chiesto al governo cinese di rispettare i diritti umani, avviando, in concreto, una seria riforma del sistema politico imperniato sul partito unico e tesa a garantire l’indipendenza dei giudici.
(8) - M. Respinti, Gli artigli del dragone, crimini, violazioni dei diritti umani e cultura di morte nella Cina del terzo millennio, Piemme, 2008, p. 93
(9) - Ibidem., p. 113
(10) - Human Rights Watch, Country Summary China 2015, p. 3
(11) - Feng Chongyi, Rights Defende Lawyers as Dissidents in Contemporary China, in International Journal of China Studies, Vol. 3, No. 3, December 2012, p. 327
(12) - D’altro canto, non può certo dimenticarsi che nel recente passato alcuni human right lawyers hanno addirittura perso la vita nella battaglia per i diritti umani. Il pensiero corre a Tahir Elci, l’avvocato curdo, attivista dei diritti umani, noto per le sue posizioni a favore del partito separatista Pkk giustiziato con un colpo alla testa lo scorso 28 novembre a Diyarbakir nel Kurdistan turco, nel tormentato sud-est del paese.
(13) - Ibidem, p. 330
(14) - Per ogni approfondimento sulla recente vicenda di cui al testo, si rinvia a E. WONG, Raduno di tifosi al processo per Pu Zhiqiang, avvocato diritti cinesi - New York Times 14 dicembre 2015.
(15) - Prima di arrivare alla vicenda richiamata nel testo, merita di essere ricordata, sempre a proposito della causa del Xinjiang e del popolo uiguro, quella parallela di Rebiya Kadeer, una vita spesa sotto l’autoritarismo del regime comunista, rifugiatasi negli Stati Uniti sin dal 2005, dopo avere scontato ben sei anni di carcere duro. Per ogni approfondimento, v. R. Kadeer, La guerriera gentile. Una donna in lotta contro il regime cinese, Corbaccio, 2009.
(16) - Per ulteriori dettagli in ordine alla vicenda di cui al testo, si rinvia alla lettura di M. Forsythe, La Cina si dice che ha arrestato quattro sostenitori dei diritti umani - New York Times 12 Gennaio 2016
(17) - L’American Bar Association, l’organo di rappresentanza più grande e più potente di avvocati americani, ha offerto una risposta meno conflittuale agli arresti in Cina, attraverso le parole di William C. Hubbard, “lo sviluppo di un solo Stato di diritto è una continua lotta in ogni nazione, compresi gli Stati Uniti”. Nel suo ultimo commento, inviato via e mail al New York Times, l’attuale presidente dell’associazione, la signora Brown, ha aggiunto: “restiamo preoccupati per la situazione e le sue implicazioni. A.B.A. sollecita il governo cinese a rispettare le proprie leggi e politiche e a riconoscere l’importante ruolo degli avvocati nell’amministrazione della giustizia per tutti. Gli avvocati dovrebbero essere in grado di fornire in modo sicuro protezioni significative per gli imputati“- v. The New York Times, 19 Gennaio 2016.
(18) - Liu Xiaobo, IL SOLE 24 ORE, 9 ottobre 2010, n.277, cit.