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Anno 5 - n. 6 agosto - settembre 2011
Lomellina Un viaggio nella terra del riso Musica Un autunno all'insegna di Lirica e Barocca
Garlasco L'amministrazione pensa al futuro
Mortara Un comune tra cultura e tradizione
Fotografia Le piÚ grandi stelle del Rock mondiale immortalate dall’obiettivo di Linda McCartney. Gli scatti sono stati raccolti in un volume.
Lavoro La sicurezza resta uno degli obiettivi primari per tutelare la salute dell'individuo. L'Italia si allinea con le piĂš recenti direttive europee.
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SOMMARIO
n.6 - agosto-settembre 2011
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Linda McCartney Fotografa del rock
La Costituzione Italiana Tra storia e attualità
Musica Lirica e Barocca a Pavia
Robbio La capitale del volontariato
Valle Lomellina Aspettando la Sagra delle Lumache
Mede A tu per tu con Lorenzo Demartini
Garlasco Notte bianca a settembre
Mortara Tra cultura e tradizione
Lavoro Parola d'ordine: sicurezza
Vita di città Gli orti urbani nella storia
Smemoranda In mostra a Milano
Villa Verdi A tu per tu con l’erede del Maestro
Compleanni americani L’Empire State Building fa 80
&Co. Magazine
Management
Produzione
pubblicazione periodica registrata presso il Tribunale di Pavia il 18 marzo 2007 - n. 675 EDITORE: Adverum S.r.l. Via Brichetti 40, 27100 Pavia tel. (+39) 0382 309826, fax (+39) 0382 308672 www.adverum.net - info@adverum.net DIRITTI: tutti i diritti di p proprietà letteraria e p artistica sono riservati
PRESIDENTE: SStefano t f Spalla S
STAMPA: Pv Print s.r.l. V.le della Libertà, 11 - 27100-Pavia
Redazione DIRETTORE RESPONSABILE: Tommaso Montagna VISUAL DESIGNER: Chiara Bogliani RESPONSABILE MARKETING: Monica Palla COLLABORAZIONI Alberto Fiori, Daniela Capone, Andrea Pestoni, Rossana Trespidi, Stefano Spalla
LAYOUT PUBBLICITARI E IMPAGINAZIONE: Adverum S.r.l.
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EDITORIALE
Tommaso Montagna Direttore
LA CAPITALE M
inisteri fuori le mura. Potrebbero essere così definite le sedi dei dicasteri portate oltre i confini della Città Eterna. Anche quelle esportate al Nord, nel cuore della Brianza. Sedi piccole, per i Ministeri di Economia, Riforme e Semplificazione: appena un bilocale, un paio di scrivanie, con statuetta di Alberto da Giussano compresa, e una poltrona. Pare comoda. Il distaccamento, fortemente voluto dalla Lega Nord, a favore della città di Monza, è finalizzato alla “rappresentanza operativa”. Due parole che, invece, dato il loro controverso significato, sono parse scomode. Le critiche si sono sollevate non solo dall’opposizione, ma anche dall’interno della maggioranza. Non da ultimo, il Capo dello Stato ha espresso una autorevole e viva preoccupazione. Oltre che a livello di legittimità costituzionale, le perplessità risiedono nella praticabilità della scelta in ordine al rapporto tra costi e benefici. La storia sembra insegnarci che, sovente, ramificare il potere porta ad uno sgretolamento del medesimo, a favore di un aumento della burocrazia e del garbuglio di procedimenti amministrativi e burocratici molte volte inutili. Un intreccio kafkiano che conduce, quasi inevitabilmente, ad un incremento dei costi della politica. Soprattutto se si pensa che qui, nel Belpaese (quello disegnato sul formaggino, fatto di santi, navigatori, eroi, ecc.) si voleva, e ancora si vorrebbe a sentire una parte dei politici, abolire le province e ridurre il nu-
mero delle regioni per sgravare i bilanci statali. Ed ora, proprio in una di quelle stesse province, viene creata una ulteriore istituzione, ramo di una già esistente. Ma il distaccamento brianzolo sembra avere origine soprattutto dalla volotà della Lega Nord di legittimare, nei confronti di Roma Capitale, il tanto agognato federalismo, che, a sua volta, non sembra volersi limitare al ramo fiscale. Tra l’altro, il luogo deputato ad ospitare queste “sedi di rappresentanza operativa” è particolarmente lontano dalla Città Eterna, anche per questo sono sorti i dubbi sull’incompatibilità tra costi e benefici. E se è vero, come si rumoreggia, che Monza non rimarrà un caso isolato, è plausibile
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pensare che le procedure sopra citate porteranno a nuovi costi.A fronte dei quali la Grande Macchina statale potrebbe dover operare ulteriori tagli a sfavore dello Stato Sociale, anch’esso altrettanto agognato, o a discapito dell’efficienza delle strutture già operative. Senza contare che, in futuro, l’istituzione di tali “sedi di rappresentanza” potrebbe essere vista come un eventuale precedente per ulteriori decentramenti.E senza dimenticare che, come ricordato dal Presidente Napolitano, è ancora pienamente in vigore il regio decreto numero 33 del 1871, secondo le cui disposizioni Roma è Capitale d’Italia e sede del Governo e dei Ministeri.
Linda McCartney
di Alberto Fiori
S
olo per uno di quei casi in cui il destino è maestro, il suo cognome era Eastman, come la ricchissima famiglia proprietaria della Kodak, esattamente com’era sempre un caso che Eastman fosse anche la variante inglese di Epstain, guardacaso lo stesso cognome di Brian, il manager senza cui i Beatles non sarebbero mai esistiti, o peggio ancora, sarebbero rimasti per sempre a suonare nelle umide cantine di Liverpool. Eppure, Linda Louise Eastman con i Kodak non c’entrava nulla, ma con le pellicole sì, visto il suo lavoro di fotografa, e l’incontro con i quattro “scarafaggi” le avrebbe cambiato per sempre l’esistenza. Nasce a Scarsdale, New York, nel 1941, in una ricca famiglia newyorkese di origini ebraiche: il padre è un avvocato e la madre l’erede della Linder Department Store, celebre catena
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CLICK Un volume raccoglie le opere fotografiche di Linda McCartney
CURIOSITÀ DAL MONDO
di negozi di abbigliamento femminile di Cleveland, in Ohio. Nel 1962 si sposa con John Melville See, da cui ha una figlia, Heather Louise, ma tre anni dopo il matrimonio è già finito. Attirata dalla fotografia, nel 1966 riesce a intrufolarsi nei camerini dei Rolling Stones poco prima di un concerto, e scatta alcune immagini che lasciano a bocca aperta chi le vede, perché sono totalmente diverse dai canoni fotografici di allora. Ma è una donna, e quello un mestiere che veniva considerato - chissà perché - maschile. Linda sa da che parte vanno prese certe faccende della vita e semplicemente le ignora, tanto è vero che sarà proprio lei la prima fotografa donna a conquistare la copertina del mensile Rolling Stones. Da lì, il salto ai palcoscenici che contano è brevissimo: sotto il suo obiettivo finiscono uno dopo l’altro Eric Clapton, Bob Dylan, Neil Young, Jimi Hendrix, Simon & Garfunkel, Janis Joplin, Aretha Franklin, Frank Zappa, i Doors, gli Who, gli Yardbirds e i Grateful Dead. Ma ovviamente anche il vero e assoluto fenomeno del momento: i Beatles. E’ il 1967, i quattro giovanotti di Liverpool sono in quello che i critici considerano la loro fase creativa migliore, in cui
raggiungono la massima vetta artistica di una storia musicale destinata a diventare leggenda. Ma per Linda, in quel preciso momento, i Beatles sono semplicemente lavoro: li segue come un’ombra per le strade di Londra con il compito di realizzare le immagini necessarie ad accompagnare il libro “Rock and other four letter words”, dello scrittore americano Jamake Highwater. Ma una sera, al club “Bag ò Nails”, scatta qualcosa di insolito con Paul McCartney, una delle anime dei Beatles, negli stessi giorni in cui John Lennon – l’altro motore del gruppo - conosce Yoko Ono, un’artista
di origini orientali. Il 12 marzo 1969, Linda Eastman diventa la signora McCartney e poco dopo è incinta di Mary, la prima di altri due fratelli che sarebbero arrivati di lì a breve, Stella e James. L’anno successivo, la favola dei Beatles inizia una lenta fase discendente, e i litigi prendono sempre più il posto dell’amicizia che aveva portato quattro semplici, umili e simpatici ragazzi della provincia operaia inglese, dove è meglio se ti inventi cosa fare nella vita, prima che ci pensi il destino, a tentare l’avventura della musica. Nel 1972, con i FabFour che fanno ormai parte del passato, McCartney crea 7
i Wings, dimostrazione pratica del dolore vissuto con lo scioglimento del gruppo, e al suo fianco, sul palco come in studio, compare Linda in veste di tastierista. Ma lei non smette di scattare fotografie, faticando non poco per fare il suo lavoro senza che nessuno pensi di avere a che fare con la moglie di McCartney e non con una professionista. Ma il suo obiettivo, dal giorno del matrimonio in poi, cala anche sulla sua vita privata, dove i suoi figli sono bambini come tanti, che giocano e scherzano con un padre che non sanno ancora quanto grande sia, e poco gli importa, in quel momento. Linda fissa per sempre momenti che i McCartney tengono ben lontani dal clamore delle loro esistenze, in cui l’idolo delle folle si lascia riprendere in accappatoio, o gioca carponi con i tre bimbi, che a loro volta dedicano tutte le loro attenzioni agli
animali, alla natura e alla voglia di imparare il mondo. Linda McCartney si ammala di cancro nel 1995, e nemmeno allora rinuncia ad essere se stessa: dona ingenti somme di denaro a chi studia la cura di quel male terribile, ma senza mai smettere di sostenere le associazioni animaliste come di promuovere la dieta vegetariana. Muore il 17 aprile 1998 nel ranch dei McCartney di Tucson, in Arizona, circondata ago - sett 2011
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dall’affetto della sua famiglia. E proprio in questi giorni, esce in contemporanea mondiale “Linda McCartney: a life in photographs” (Taschen), una raccolta dei suoi più scatti più belli, selezionati tra oltre 200 mila dal marito Paul e dai loro figli, senza nascondere l’emozione. Una sorta di testamento finale di una donna straordinaria, che solo chi non sa guardare oltre continua a considerare semplicemente la moglie di
uno dei Beatles. Nelle sue foto scorrono trent’anni di carriera, ma soprattutto di vita: ci sono le più grandi stelle del rock, riprese con rara sensibilità, e la sua vita privata, al fianco di uno dei più celebri musicisti di tutti i tempi. Un uomo che lei amava riprendere così com’era: un semplice, umile e simpatico giovanotto della provincia operaia inglese, dove è meglio se ti inventi cosa fare nella vita, prima che ci pensi il destino.
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di Simona Rapparelli
Riflessioni tra storia e attualità
“
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Così recita il primo articolo della Carta costituzionale italiana, l’origine del nostro Stato di Diritto: principio fondamentale della democrazia tricolore. A proposito di tricolore, secondo l’articolo 12 “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”. Con questo ricordiamo anche il 150esimo dell'Unità d'Italia, caratterizzato dalla riproposizione su finestre e balconi della bandiera. I due articoli sopra riportati fanno parte dei principi fondamentali della nostra Costituzione. Sembrano scontati, tanto che spesso ce li dimentichiamo, ma, insieme a tanti altri, danno vita al documento più importante dello Stato italiano, al codice che detta il nostro essere parte integrante dello Stivale in cui viviamo. La Carta Costituzionale Italiana è stata oggetto, nelle ultime settimane dello scorso luglio, di varie querelle politiche. Alla fine del mese vacanziero per eccellenza, quasi quan-
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to agosto, arriva l'annuncio da parte del Premier Silvio Berlusconi relativo alla riforma costituzionale: secondo il Presidente del Consiglio a settembre ci sarà l’approvazione “salvo intese” in Consiglio dei Ministri del disegno di legge di riforma costituzionale, che prevede, tra le altre novità, anche il dimezzamento del numero dei parlamentari, le indennità legate alla reale partecipazione ai lavori, il Senato federale, l'abbassamento dell’età necessaria per essere eletti, il bicameralismo perfetto limitato “a poche e deli-
ATTUALITÀ
cate materie”, tempi certi per concludere l’esame dei disegni di legge e il rafforzamento del presidente del Consiglio che nomina e revoca i ministri e la sfiducia costruttiva. Un cambiamento non da poco. Ma, come accade sempre in questi frangenti, è necessario capire e sapere da dove sia partito il lungo cammino della Costituzione Italiana e attraverso quali tappe si sia compiuto, fino a sfociare nella promulgazione della Carta. Il 25 luglio 1943, Benito Mussolini – come è noto perse il potere e il re Vittorio Emanuele III nominò il maresciallo Pietro Badoglio per presiedere un governo che ripristinò in parte le libertà dello statuto Albertino. Iniziò qui il “regime transitorio”, di cinque anni, che terminò con l'entrata in vigore della nuova Costituzione e le successive elezioni politiche dell'aprile
1948. Ricomparvero quindi i partiti antifascisti che si riunirono nel Comitato di liberazione nazionale, decisi a modificare le istituzioni per avviare uno Stato democratico. Visti i trascorsi di appoggio al fascismo, era fuori discussione “l'adattamento” del medesimo statuto Albertino, si decise quindi per la convocazione di un'Assemblea Costituente incaricata di scrivere una nuova Carta costituzionale, eletta a suffragio universale. Qui (per la gioia delle fanciulle di ogni età) fu esteso il diritto di voto alle donne (era il febbraio del 1945) e, ormai raggiunto il tanto invocato armistizio, fu indetto il referendum per la scelta fra Repubblica e Monarchia nel marzo del 1946, che vide la Repubblica vittoriosa con il 54% delle preferenze, voti che furono oggetto di lunghe contestazioni da parte dei monarchici.
Ecco quindi affacciarsi le prime formazioni partitiche italiane: la Democrazia Cristiana, che ottenne il 35,2% dei voti e 207 seggi; il Partito socialista, 20,7% dei voti e 115 seggi; il Partito comunista, 18,9% e 104 seggi. Questi le principali fazioni della scena politica, con cui coesistevano la tradizione liberale (riunita nella coalizione Unione Democratica Nazionale), il Partito repubblicano e il Partito d'Azione. La Costituzione venne infine approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, con 458 voti favorevoli e 62 contrari, e cinque giorni dopo fu promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola. Fu pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 298, edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1º gennaio 1948.
NUMERI
COSTITUZIONALI
458 i voti favorevoli alla Costituzione che ne valsero 7 le caratteristiche: la Costituzione italiana è una col'approvazione
stituzione scritta, rigida, lunga, votata, compromissoria, democratica e programmatica.
62 i voti contrari 50 le pagine di un fumetto dedicato alla Costituzio139 Articoli ne ideato dal Comune di Cremona dal titolo "Il Mistero delle Cinque Gemme - Il principio della separazione dei 4 le sezioni in cui sono divisi gli articoli: principi fonda- poteri a fumetti". mentali (artt. 1-12); parte prima, diritti e doveri dei cittadini (artt. 13-54); parte seconda, contenente l'ordinamento della Repubblica (artt. 55-139); 18 disposizioni transitorie e finali, riguardanti situazioni relative al trapasso dal vecchio al nuovo regime e destinate a non ripresentarsi.
(per approfondire: http://iostudio.pubblica.istruzione.it/web/ guest/fumetto_costituzione_ragazzi).
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I.P.
A Voghera tradizione e qualità possono essere riassunte in una sola parola: Arbiter. La boutique ha aperto i battenti in via Emilia lo scorso 11 settembre, quasi a voler soddisfare la pressante richiesta di tanti clienti che proprio della tradizione e dell’eleganza fanno uno stile di vita. “Il bilancio dopo quasi un anno di attività è senz’altro che positivo – spiegano Massimo e Stefano, che quotidianamente accolgono i clienti – Certo non possiamo negare che la crisi si faccia sentire anche nel nostro campo, ma alla fine la qualità paga sempre”. Arbiter Abbigliamento, infatti, è proprio l’esatto contrario dei grandi centri commerciali e soprattutto dei nuovi negozi di stampo asiatico, che mettono in vendita capi d’abbigliamento a prezzi stracciati e di discutibile qualità. “Come sempre, il cliente viene seguito appena entra in negozio perché è in base alle sue esigenze che vengono scelti i prodotti migliori – sottolineano nuovamente Massimo e Stefano – Questo è senz’altro un punto di forza perché il cliente riceve un trattamento personalizzato e sicuramente quando uscirà dal negozio sarà soddisfatto. Insieme alla qualità ed alla tradizione, anche l’attenzione al cliente è uno dei principali aspetti che ha decretato il successo di Arbiter. La stagione invernale e quella primaveriale si sono infatti positivamente concluse sotto il profilo commerciale. “Lo “zoccolo duro” dei clienti storici non ha abbandonato – premettono – Anzi sono arrivati anche dei nuovi clienti dalle provincie limitrofe e questo non può farci che piacere. Naturalmente oltre a puntare sulla qualità siamo molto attenti anche alla moda e, per i nostri clienti, cerchiamo di anticipare le tendenze. E’ l’esempio della giacca, che sta via via sostituendo il giubbino e le giacche di maglia, vera ago - sett 2011
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ARBITER
Un negozio che unisce tradizione e qualità icona della stagione invernale”. L’estate invece sarà ancora all’insegna dei jeans e delle camicie slim, che attirano da Arbiter anche molti giovani, che spesso preferiscono avere pochi prodotti, ma di qualità. “Un altro aspetto che ci distingue un po’ dalla massa è che da Arbiter Abbigliamento il cliente viene vestito con un servizio su misura. Nulla viene lasciato al caso e questa nostra meticolosità è apprezzata molto dai clienti, sia quelli storici che quelli nuovi”. Attenzione accompagnata dalla grande professionalità di Massimo e Stefano, la cui più grande soddisfazione non è tanto veder uscire soddisfatti i clienti nel negozio, ma soprattutto vederli tornare qualche settimana dopo. Un cliente affezionato è infatti il miglior biglietto da visita per tutti coloro che potranno diventarlo. Un biglietto da visita firmato Arbiter Abbigliamento. Tradizione e qualità che sono sempre… alla moda.
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Lirica
stagione lirica 2011-2012
teatro fraschini
Giovedì 13 ottobre 2011, ore 20.30 - Sabato 15 ottobre 2011, ore 20.30
RIGOLETTO
Melodramma in tre atti - di Giuseppe Verdi Venerdì 28 ottobre 2011, ore 20.30 - Domenica 30 ottobre 2011, ore 15.30
I PURITANI Melodramma serio in tre parti - di Vincenzo Bellini Giovedì 24 novembre 2011, ore 20.30 - Sabato 26 novembre 2011, ore 20.30
IL BARBIERE DI SIVIGLIA Opera buffa in due atti - di Gioachino Rossini Venerdì 9 dicembre 2011, ore 20.30 - Sabato 10 dicembre 2011, ore 20.30
IL CAPPELLO DI PAGLIA DI FIRENZE Farsa musicale in quattro atti - di Nino Rota Giovedì 19 gennaio 2012, ore 20.30 - Sabato 21 gennaio 2012, ore 20.30
ROMÉO ET JULIETTE Opera in cinque atti - di Charles Gounod
dal 20 settembre al 1 ottobre 2011 Vendita nuovi abbonamenti dal 10 ottobre 2011 Vendita biglietti per tutte le opere
fondazione TEATRO FRASCHINI Corso Strada Nuova, 136 - Pavia - Centralino 0382.3711 Biglietteria 0382.371.214 Sito internet: www.teatrofraschini.org studio grafico: marcovitidesign®
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PAVIA E PROVINCIA
di Tommaso Montagna
Note d'autunno La Stagione Lirica al Fraschini inizierà ad ottobre. Mentre la rassegna “Pavia Barocca”, curata dall’associazione Ghislierimusica, proseguirà fino a dicembre
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a musica che in genere viene definita colta ben si addice ad una città millenaria come Pavia. Sulle sponde del Ticino non sono poche le istituzioni e gli enti che si preoccupano di diffonderla, dalla Lirica a quella da camera, passando per la Barocca, a testimonianza di come questi generi siano null’altro che un aggancio, ancora vivo e vegeto, ad un passato che apparentemente non ci appartiene, ma nel quale possiamo, alle volte, ritrovarci. Attraverso Opere o musiche che evocano tematiche di attualità e valori universalmente riconosciuti come validi. Tra le istituzioni in questione, vorremmo in questa sede ricordare il Teatro Fraschini e l’associazione “Ghislierimusica”.
Teatro Fraschini L’antico Teatro dei Quattro Cavalieri è parte integrante del Circuito lirico lombardo (l’As.li.co. che comprende anche i teatri di Cremona, Como e Brescia) e dal 2003 si può fregiare del riconoscimento di Teatro di Tradizione. Un titolo che viene assegnato a quelle istituzioni teatrali italiane che contribuiscono alla diffusione della cultura musicale della Lirica. La stagione 2011/12 presenta un progetto equilibrato tra celebri titoli di repertorio e di richiamo, anche per il grande pubblico (non solo per i melomani più appassionati) e opere la cui rappresentazione è più rara. Si parte a metà ottobre, con il Rigoletto di Giuseppe Verdi. L’opera in tre atti del
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Ghislierimusica Cigno di Busseto, tra i più noti rappresentanti dell’italianità anche fuori dai confini nazionali, cade, forse non a caso, nel 150esimo anno dell’Unità d’Italia. Sotto la regia di Massimo Gasparon, che propone un nuovo allestimento, si svilupperà la tragedia umana e familiare del buffone Rigoletto, al servizio del Duca di Mantova. Tra le arie più note, spicca “La donna è mobile”. A fine ottobre sarà in scena I Puritani. Il melodramma semiserio in tre parti di Vincenzo Bellini chiude una trilogia, dedicata al compositore siciliano, che aveva già proposto le opere “Norma” (2009) e “Sonnambula” (2010). Mentre a fine novembre, Il Teatro Fraschini sarà capofila de Il Barbiere di Siviglia, celeberrimo capolavoro di Gioacchino Rossini, con i giovani vincitori del Concorso As.Li.Co., con la regia di Federico Grazzini. In occasione della festa di San Siro, patrono della città celebrato il 9 dicembre, sarà rappresentato il lavoro di Nino Rota intitolato Il cappello di paglia di Firenze: una farsa musicale in quattro atti scelta per onorare il centanario della nascita del compositore milanese, noto soprattutto per il suo impegno a favore della settima arte. Basti ricordare, in questo senso, l’Oscar per la miglior colonna sonora ottenuto nel 1975 per “Il Padrino-parte II”. A gennaio l’ultimo appuntamento: Romèo et Juliette di Charles Gounod. L’opera in cinque atti è incentrata, inutile dirlo, sulla celebre storia d’amore di shakespeariana memoria. L’intera Stagione Lirica del Teatro Fraschini sarà presentata giovedì 8 settembre. Alla mattina (ore 11.30) si terrà una conferenza stampa per gli addetti ai lavori e le autorità. Tra i presenti, anche Alessandro Cattaneo, sindaco di Pavia e Presidente della Fondazione Fraschini, Aldo Poli, Presidente della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, Raffaella Ciampi, vicepresidente vicario del Teatro pavese ed il direttore artistico Fiorenzo Grassi. Mentre alla sera (ore 21) si svolgerà una presentazione più dinamica, anche grazie alla visione di alcuni filmati, sicuramente più adatta agli appassionati del teatro, durante la quale lo stesso Direttore artistico spiegherà contenuti e curiosità legati alle opere scelte.
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E’ dedicata alla musica barocca, la rassegna internazionale di musica antica del Collegio Ghislieri. Iniziata a marzo, “Pavia Barocca 2011” proseguirà fino a dicembre. L’evento si va ad inserire in un più ampio contesto europeo di promozione del genere musicale in questione. A testimonianza di questa volontà, basti pensare che la città di Pavia è stata inserita nel Circuito lombardo di Musica antica: la prima rete italiana, su un modello già sperimentato nel resto d’Europa, che coinvolge le istituzioni nell’ambito del repertorio barocco. E proprio il coinvolgimento e la condivisione sono i valori che più caratterizzano “Pavia Barocca 2011”. Valori che si sviluppano anche per favorire la crescita dei giovani musicisti che si dedicano alla musica antica. In questo “Ghislierimusica”, associazione fondata e diretta dal giovane Maestro Giulio Prandi, ha attivato, in occasione di questa rassegna, due partnership con importan-
PAVIA E PROVINCIA
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ti realtà continentali: l’Orchestra Barocca dell’Unione Europea e l’Accademia di Ambronay. Proprio i giovani musicisti dell’Accademia parteciperanno ai prossimi Incontri musicali di fine settembre nelle chiese pavesi di Santa Maria in Betlem e di S. Teodoro. La medesima Accademia di Ambronay eseguirà la “Messa in Si minore” di Bach presso la Basilica di S. Michele Maggiore. Accanto agli appuntamenti con l’ensamble d’oltralpe, sono previste esibizioni anche, ma non solo, della già citata Orchestra Barocca europea (Echoes to the celestial realm) e del Coro del Collegio Ghislieri, diretto dallo stesso Giulio Prandi.I numerosi appuntamenti musicali non esauriscono “Pavia Barocca 2011”: il calendario (visibile per intero con le date sul sito dell’associazione) è completato anche da Rassegne cinematografiche, come ad esempio la proiezione della pellicola “I duellanti” per la regia di Ridley Scott (a novembre al Ghislieri, con l’introduzione del critico Roberto Figazzolo), e da Incontri letterari, quali l’appuntamento “Sublime Madre Nostra”, in collaborazione con la Nuova Libreria Delfino e in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Arricchimenti che rendono la rassegna un’occasione per fare cultura rivitalizzando la città di Pavia.
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DAL 10 MARZO AL 14 DICEMBRE GHISLIERI CHOIR & CONSORT/GIULIO PRANDI/IL GIARDINO ARMONICO/GIOVANNI ANTONINI LA PETITE BANDE/SIGISWALD KUIJKEN/MICHELE BARCHI/ EMANUELA GALLI & GABRIELE PALOMBA BRIXIA MUSICALIS/GABRIELE CASSONE/CHRISTIAN SENN/CORO DEL COLLEGIO GHISLIERI CLARE WILKINSON/ACCADEMIA BAROCCA DI AMBRONAY/ATALANTA FUGIENS VANNI MORETTO/MARIA KEOHANE/EUROPEAN UNION BAROQUE ORCHESTRA LARS ULRIK MORTENSEN/MARIA GRAZIA SCHIAVO WWW.PAVIABAROCCA.COM IN COLLABORAZIONE CON
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INFO BIGLIETTI
a cura della Redazione
PROVINCIA DI PAVIA
Daniele Bosone Sviluppo economico e coesione sociale sono gli obiettivi del Presidente
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AAVIA P TTUALITÀ E PROVINCIA
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Provincia di Pavia
INFO
Piazza Italia 2, Pavia Tel. 0382/597251 Fax 0382/597298 E-mail: daniele.bosone@provincia.pv.it Segreteria di Presidenza Tel. 0382/597412 - 325
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edico, politico e anche musicista (chitarrista per la precisione): Daniele Bosone, Senatore e, da pochi mesi, Presidente della Provincia di Pavia. Un breve ritratto dell’uomo e del politico impegnato nel difficile rilancio della Provincia di Pavia.
Daniele Bosone e la politica: due storie parallele? “La mia avventura in politica nasce mentre ero a scuola con la voglia di fare e la passione che è tipica dei giovani.Mi prese subito molto, tant’è che dividevo la mia vita tra studio, politica e musica, tre aspetti in quegli anni, per me, ugualmente coinvolgenti. Poi, col passare del tempo, la passione politica si è trasformata in un vero e proprio impegno, prima, come consigliere di Circoscrizione, poi, in Comune e alla fine con l’elezione in Senato a Roma.” Come coniuga questo percorso nella sua vita? “È stato come se un filo rosso abbia portato avanti il mio impegno caratterizzato
sempre dalla curiosità per le trasformazioni economiche e sociali e per come la politica potesse intervenire e migliorare le condizioni delle persone all’interno di questi mutamenti. Oggi queste potenzialità della politica sono oltremodo sopite…” È una lettura negativa del contesto di oggi quella che fa… “Non potrebbe essere altrimenti dal momento che la politica dovrebbe tendere a migliorare il mondo e non essere una sterile gestione del potere chiusa in tecnicismi. La politica che mi appassionò era voglia di costruzione positiva e di tensione verso un Bene Comune (la lettera maiuscola non è un caso!) conscio del fatto che altri la potessero pensare diversamente da me. Ma questa è la forza della politica che fa della contrapposizione di idee la sua linfa vitale… ma le idee ci devono essere! E il mio ritorno al territorio, alla provincia di Pavia, va un po’ in questa direzione. Dopo vent’anni di governo di centro destra senza progettualità politica la provincia di Pavia era come se si ritrovasse senza più fiducia.
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Serve novità, quella novità che stiamo cercando di dare. Serve nel nostro territorio come a livello nazionale: l’insufficienza della politica la si vede in una manovra economica che punta solo a tenere in ordine i conti, ma non dà una prospettiva, è orfana di idee.” Come si rilancia la Provincia di Pavia? “Sicuramente puntando su due binari paralleli: lo sviluppo economico e la coesione sociale. Per quanto concerne il primo punto, è necessario potenziare e sviluppare le vocazioni territoriali come volano per la ripresa economica e con il modello dei Sistemi Territoriali. Il grande tema della coesione sociale, poi, è un tema intimamente legato alla qualità della nostra vita in un momento di non facile congiuntura economica. E il ruolo della Provincia deve proprio essere quello di lavorare sul concetto di rete infrastrutturale allargandola sempre più. Serve all’economia e serve a ciascuno perché non si senta solo, ma sia davvero parte di una squadra che marcia insieme verso un’unica direzione.”
di Andrea Pestoni
Fanno parte di “Settembre in Lomellina” associazioni che organizzano palii, rievocazioni storiche, manifestazioni a carattere culturale, tradizionale e gastronomico. I paesi interessati sono: Cergnago con il Palio del Bove grasso, Garlasco con il PaliOttone, Mede con il Palio d’la ciaramela, Mortara con il Palio dell’Oca, Robbio con il Palio dl’Urmon, Valle Lomellina con il Palio di Barlafus. Tutti gli eventi hanno luogo nel mese di settembre. Un riferimento importante per l’Associazione, oltre alla Provincia di Pavia, è la Regione Lombardia che sostiene i nostri progetti di promozione e valorizzazione del territorio lomellino. Tra le iniziative editoriali, ce n’è una particolarmente accattivante e innovativa nata nel 2008: è un fumetto che esce una volta l’anno ed ha come protagonista LINO LOMEL , personaggio creato da Alfredo Panzeri, vice presidente di “Settembre in Lomellina”. All’interno delle tavole compaiono i protagonisti dei palii, gli abitanti e i luoghi reali dei sei paesi; anche gli sponsors, anziché comparire con la tradizionale pubblicità in pagine dedicate, si mostrano all’interno della storia contribuendo alla narrazione. Con il fumetto, il direttivo di Settembre in Lomellina mira a far conoscere le realtà delle manifestazioni a un pubblico più vasto; soprattutto i più giovani sono interessati a questo canale promozionale, anche se la storia e la grafica mantengono un profilo adatto anche agli adulti. La storia dell’anno scorso evidenziava in special modo il lato sportivo delle manifestazioni; quest’anno parla di gastronomia, che è un fattore fondamentale per la riuscita dei palii.
Associazione per la promozione e la valorizzazione del territorio
Robbio
Il Palio dl’Urmon
28 agosto / 4 settembre
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Mortara
Il Palio dell’Oca
23/25settembre
2011
Cergnago
Mede
Il Palio d’la ciaramela
8/11settembre
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Garlasco
Il Palio del Bove Grasso
Il PaliOttone
Settembre in Lomellina
14/18 settembre ago - sett 2011
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2011
Piazza Dante, 12 27038 ROBBIO www.settembreinlomellina.it e-mail: info@settembreinlomellina.it
10/11settembre
2011
PAVIA E PROVINCIA
di Andrea Pestoni
PV
ROBBIO La capitale del volontariato Il sindaco Marcello Gasperini illustra le iniziative finalizzate al rilancio del paese
Marcello Gasperini - Sindaco di Robbio
“
Mi consenta di dirle che siete la capitale italiana del volontariato” Un po’ per quel famoso “Mi consenta”, un po’ per l’ormai proverbiale tono di voce e un po’ anche per il protocollo presidenziale, che prevede il filtro della segreteria personale, certo è che Marcello Gasperini, sindaco di Robbio, sarà rimasto di stucco quando all’altro capo del telefono ha sentito la voce di Silvio Berlusconi. Il Presidente del Consiglio ha voluto congratularsi di persona per lo spirito volontaristico che da decenni caratterizza il piccolo centro lomellino. Ma questa non è stata l’unica soddisfazione del primo cittadino. Anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha preso carta e penna ed ha voluto esprimere la propria ammirazione nei confronti di un Comune che ha fatto del volontariato la propria bandiera e che proprio dal Capo dello Stato 21
Robbio - il Castello
ha ricevuto una medaglia d’oro. “Sono soddisfazioni, non posso nasconderlo – confessa il sindaco Gasperini – D’altronde a Robbio, un paese di 6200 anime, operano attivamente una decina di associazioni di volontariato. Anche Canale 5 ha fatto un servizio sulla nostra recente festa e questo è anzitutto un premio per tutti coloro che sono quotidianamente impegnati ad aiutare gli altri”. Come ha specificato il sindaco, a Robbio esistono una decina di associazioni di volontariato, che vanno dall’Avis alla Caritas, dall’Aido, ai vigili del fuoco alla Croce Azzurra, senza dimenticare una realtà di recente costituzione come “Robbio nel cuore”, che sta già attivamente operando a favore della comunità robbiese. Essere considerati dalle più alte cariche dello Stato come la capitale del volontariato è sicuramente un fiore all’occhiello per il piccolo centro lomellino, ma non è certo l’unico vanto di Robbio. L’Amministrazione Gasperini può contare su una serie di iniziative che sta per rilanciare il paese, apprezzate da tutti. “Quest’anno abbiamo
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continuato i nostri progetti all’insegna dell’energia pulita e dell’ambiente, con la centrale ad energia fotovoltaica e l’avvio della raccolta differenziata nel centro del paese – spiega ancora il primo cittadino – Per quanto riguarda invece la pubblica viabilità, una delle opere più importanti è sicuramente il completamento di largo Amedeo d’Aosta che con la rotatoria risolverà in via definitiva i propri problemi viabilistici. Robbio però è anche famosa per le proprie inziative. La mostra zootecnica del paese è ormai riconosciuta a livello regionale, ma il fiore all’occhiello di Robbio è senza
dubbio lo storico “Palio dl’Urmon”, giunto questo’anno alla ventisettesima edizione. L’ultima edizione del Palio è stata vinta dalla Torre, ma quest’anno ci sarà grande battaglia fra i rioni bobbiesi. Per questa storica iniziativa l’appuntamento è a settembre, anche con una serie di manifestazioni collaterali organizzate in collaborazione con l’amministrazione comunale. Anche il “Palio dl’Urmon” negli ultimi anni si è preso la sua grande soddisfazione, perché è stato segnalato nel sito ufficiale del più famoso “Palio di Siena”. Alla prossima edizione, che vinca il migliore…
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di Rossana Trespidi
Valle
Lomellina Pier Roberto Carabelli - Sindaco di Valle Lomellina
Il paese del riso fra tradizione ed enograstronomia
E
state importante per Valle Lomellina, tra tradizione, gastronomia e grandi impegni sul fronte delle opere pubbliche. Tutto pronto per la “Sagra della lumaca lomellina”, giunta alla seconda edizione, ma già evento clou del primo weekend di settembre, attesissimo dagli abitanti e dai dintorni e destinato a diventare un appuntamento fisso tra le feste in calendario, anche perché si distingue per originalità, fantasia e prelibatezza. Sicuramente un unicum che ha permesso alla festa di registrare un enorme successo l’anno scorso al debutto, tanto da ospitare migliaia di visitatori. Gli organizzatori e il sindaco sperano di bissare anche quest’anno. “L’anno scorso molte persone sono rimaste fuori talmente è stata la richiesta” ci dice il sindaco di Valle, Pier Roberto Carabelli “per quest’anno stiamo preparando una festa all’altezza delle aspettative”. E infatti già dando uno sguardo al menù c’è solo da farsi venire l’acquolina in bocca, per chi ama naturalmente il gusto particolare delle lumache che sono le indiscusse regine della tavola: antipasto misto di lumache, tagliatelle al pesto di lumache, polenta e lumache i piatti forti, accanto a pasta al ragù e carne alla griglia per chi volesse variare. Organizzata dal Gruppo Sportivo, Circolo Tennis, S.P.S. Lenza Vallese e Volontariato San Rocco, riesce a coinvolgere tutti i bar e i ristoranti del-
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PAVIA E PROVINCIA
PV
Valle Lomellina - Il Castello
finazione del riso accanto a piccoli laboratori artigianali che pilano il riso come si faceva un tempo e le grandi industrie alimentari che commercializzano il prodotto lomellino in tutta Europa. Proprio la presenza di queste realtà crea qualche problema di traffico per il quale il sindaco da tempo chiede all’amministrazione provinciale e alla neo-giunta Bosone insediatasi i primi di giugno la realizzazione di una rotonda. “Molto positiva la presenza di industrie del riso che crea lavoro, ma al contempo complica la viabilità. Per renderla più fruibile ci servirebbe realizzare una rotonda nei pressi del cimitero”. A questo si aggiunge la
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la zona. “Siamo orgoglioso del risultato perché riusciamo a far lavorare tutte le trattorie, i ristoranti e i bar, aumentando così le occasioni di incrementare il loro commercio” aggiunge il sindaco. Sabato 3 settembre appuntamento da non perdere con l’apertura degli stand alle 19.00 e poi la domenica sia per pranzo che per cena, il tutto condito da buona musica e anche dal primo motoraduno delle Vespe che si terrà il 4 mattina alle 9.00. Valle è un popoloso centro della Lomellina centrale, ricco di attività agricole ed industriali imperniate sulla lavorazione del riso, come la Curti e la Colussi. In paese infatti lavorano molte industrie per la raf-
preoccupazione per l’eventuale realizzazione dell’autostrada Broni-Mortara che caricherebbe ulteriore traffico sulle strade di Valle Lomellina a causa dell’uscita di Castello d’Agogna. “speriamo che la Provincia studi i giusti accorgimenti per non congestionare l’area” chiede il sindaco nell’ipotesi ancora incerta che l’autostrada venga realizzata o meno. Altro importante tassello che l’amministrazione comunale sta approntando è la sistemazione del cimitero per il quale sono già stati investiti 150mila euro e che costerà nel complesso circa 350mila. Un intervento non da poco considerando le difficoltà del momento degli enti locali, strozzati tra patto di stabilità e tagli alle finanze. “E’ l’opera prioritaria per 2011 e 2012” conferma Carabelli “non potevamo più rimandare. Abbiamo in programma di rifare la facciata e l’entrata così come le cappelle per le quali poi i singoli proprietari contribuiranno per le spese”. A pgt adottato, c’è poi la necessità di rifare i marciapiedi del paese che conta oltre 2 mila e 200 abitanti. Il tutto contribuisce a creare un’atmosfera di tranquillità e serenità nella cornice del tipico paesaggio lomellino, un paese a misura d’uomo e dotato di tutti i servizi essenziali: scuola materna, elementare e media, biblioteca, ASL, Croce Rossa, Case di Riposo, con al centro dell'abitato il tipico e “curioso” Castello del XIV secolo, rimaneggiato nell'Ottocento con aggiunte romantiche. Per la sua pianta a semicerchio e per la struttura centrale con torri cilindriche,
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A VALLE LOMELL2IN 011 Cultura
loggiati a finestre ad archi acuti e ricco corredo di merli e beccatelli, il castello risulta un complesso architettonico decisamente particolare e degno di essere immaginato come ambientazione di un romanzo di avventure medievali. Accanto al castello, l'adiacente quartiere che ha conservato le caratteristiche tipiche del borgo medievale. Ma Valle ha altre bellezze architettoniche degne di nota, come la seicentesca Chiesa Parrocchiale e la piccola chiesa di Santa Maria del Castello, dove sono stati recentemente ritrovati affreschi del Quattrocento, oltre al Santuario della Madonna di Casaletto del XVI secolo, situato appena fuori dal centro, lungo la strada per Lomello.
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di Andrea Pestoni
Mede
Il neo sindaco Lorenzo Demartini vuole rilanciare il comune puntando a sicurezza, prevenzione e viabilità Lorenzo Demartini - Sindaco di Mede
L
orenzo Demartini, ex consigliere regionale della Lega Nord, è diventato sindaco di Mede il 14 maggio scorso. Un nuovo importante incarico che il neo primo cittadino sta assolvendo con molto impegno, per cercare di ottimizzare al massimo le risorse disponibili in questo contingente momento di crisi finanziaria che non risparmia nemmeno gli enti pubblici. “Pensi che ho voluto vedere ogni singolo contratto telefonico sottoscritto dal Comune – premette il Sindaco – E alla fine siamo riusciti a risparmiare qualche migliaia di euro. Una boccata d’ossigeno per le nostre casse”. Nonostante si sia insediato solo da qualche mese, Lorenzo Demartini si è già occupato di temi molto importanti, che potranno migliorare considerevolmente la qualità della vita dei medesi. “Ho deciso di aprire uno sportello “front office” al comando vigili per agevolare le richieste dei cittadini e per consentire agli agenti di tralasciare la parte burocratica ed occuparsi maggiormente di sicurezza, prevenzione e viabilità – sottolinea il primo cittadino – Poi, visto che in questo difficile momento economico è inutile lasciarsi andare alla promesse che non si potranno
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PAVIA E PROVINCIA
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mantenere, ho deciso di sospendere al momento la realizzazione di grandi opere, per dedicarmi ad impegni economicamente più contenuti, ma non per questo meno importanti per la collettività”. In questa ottica va inserita la sistemazione del parco giochi e della piazzetta di corso Vittorio Veneto, oltre alla sistemazione del cimitero cittadino. Un aspetto a cui il sindaco tiene particolarmente è anche quello ambientale: “Il decoro della città è importante – spiega – Per questo motivo non solo realizzeremo un’area per la raccolta dei rifiuti, ma installeremo anche videocamere per monitorare alcune zone del paese. Ripulire il paese dall’immondizia ha infatti un costo che grava su tutta la collettività e non possiamo permetterci di sprecare risorse importanti”. Dal 1 settembre il Comune provvederà poi alla
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8-9-10 SETTEMBRE 2011
Ventinovesima edizione Programma Giovedì 8 settembre - P.zza Repubblica ore 21.00 - PALIO DEI RAGAZZI ore 22.00 - MINI-MONGOLFIERE LUMINOSE Venerdì 9 settembre ore 19.00 - RISTOPALIO (p.zza Costituzione) ore 21.00 - ORCHESTRA RICKY RENNA
Sabato 10 settembre ore 16.00 ore 19.00 ore 21.00 ore 21.20
- Mostra: I Carabinieri nell'Unità d'Italia - RISTOPALIO (p.zza Costituzione) - Visita angoli caratteristici - Rievocazione storica contadina
sostituzione del Comandante dei Vigili, che andrà in pensione. Per coprire questo posto vacante il primo cittadino ha pensato di avviare una sinergia con il comando vigili della vicina Mortara, che consentirà al comandante di quest’ultima di coordinare anche gli agenti di Mede. Per le fasce più svantaggiate di popolazione ci saranno inoltre i “buoni lavoro”, che a fronte di un corrispettivo economico consentiranno ai cittadini di svolgere opere di pubblica utilità (“Niente finanziamenti a pioggia – precisa il sindaco – Chi riceve deve anche dare”). Infine le feste, vero motore trainante delle serate medesi. A cominciare dalle Serate d’Estate, nel corso delle quali i diciottenni faranno il loro ingresso ufficiale in società, e riceveranno dal Comune sia la Costituzione Italiana, sia lo Statuto della Regione Lombardia. E poi lo storico Palio di Mede, che si svolgerà la seconda settimana del mese di settembre e che anche quest’anno riserverà grandi sorprese.
Domenica 11 settembre ore 10.00 ore 11.15 ore 12.00 ore 14.15 ore 14.30 ore 16.30 ore 19.00 ore 22.00
- Consegna PALIO - S. Messa e Benedizione Palio - RISTOPALIO (p.zza Costituzione) - SFILATA CARROZZE - SFILATA STORICA e AGRICOLA - GIOCO D'LA CIARAMELA - RISTOPALIO (p.zza Costituzione) - SPETTACOLO PIROTECNICO
Mede - Consegna Statuto di Regione Lombardia ai diciottenni
www.paliodimede.it ago - sett 2011
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PAVIA E PROVINCIA
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Mede
Il Teatro
Besostri Il Teatro Besostri, costruito per volere del Conte Giuseppe Besostri, venne inaugurato nel 1892. L’architettura dell’impianto rispecchiava quella dei teatri dell’epoca: palco, platea e palchetti disposti a ferro di cavallo, in struttura lignea. La torre scenica di pregevole fattura è rimasta invariata fino ad oggi. Aveva una capienza di ben 700 posti. Si rappresentarono commedie, opere liriche, spettacoli di beneficenza e si tennero memorabili veglioni con orchestre prestigiose. Dopo una prima ristrutturazione nel 1954 la famiglia Besostri decise di trasformare il Teatro in Cinema Teatro, cambiando radicalmente impianto per renderlo fruibile alle nuove esigenze.
L’inaugurazione è avvenuta il 14 dicembre alla presenza delle massime autorità Comunali e Provinciali. Il Teatro mantiene intatta la fisionomia della storica facciata, sulla quale è stato esercitato un intervento di ripristino degli intonaci e delle decorazioni esistenti. Il breve corridoio centrale, le scalinate laterali, la biglietteria e il collegamento al foyer mantengono anch'essi il disegno e il tratto architettonico originario. All'interno, il teatro – capace di oltre 300 posti - si presenta completamente rinnovato, tra il lucido parquet e il rosso porpora delle poltrone.
L’ultima serata in cui il Teatro venne aperto fu in occasione del Veglione della Classe 1975.
Il Teatro Besostri recupera finalmente la sua funzione originaria di una struttura che si inserisce nel tessuto culturale locale al fine di promuovere la diffusione della cultura teatrale e dello spettacolo dal vivo.
Il 17 giugno 2004 il Comune di Mede acquista il Teatro dalla famiglia Besostri e il 21 febbraio 2006 iniziano i lavori di ristrutturazione che saranno ultimati nel 2008.
www.teatrobesostri.it
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Garlasco
I progetti dell’Amministrazione per il futuro del territorio
Pierfrancesco Farina - Sindaco di Garlasco
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Mi davano perdente, invece ce l’ho fatta” chi parla è Pierfrancesco Farina, neo sindaco di Garlasco. Dopo circa 10 anni di centrosinistra, ecco che Garlasco volta pagina e l’aria del centrodestra entra tra le poltrone e gli uffici del palazzo di Piazza Repubblica. Deciso e carismatico, il sindaco commercialista sottolinea: “Purtroppo questo è un periodo nero per l’economia. Mancano le risorse, i soldi ed anche i posti di lavoro. La riduzione dei trasferimenti statali ha messo molti enti pubblici in difficoltà e queste decurtazioni si fanno sentire a livello comunale. Il nostro territorio è caratterizzato da un’economia legata al terziario ed alle piccole imprese artigiane, ma la profonda crisi che stiamo vivendo ha purtroppo fatto scomparire diverse realtà manifatturiere e, pur rimanendo viva la voglia di fare impresa, lo sviluppo di attività impren-
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PAVIA E PROVINCIA
ditoriali non è certo facile. Da parte mia e dell’intera amministrazione comunale c’è molta voglia di fare e grande entusiasmo. Infatti sono felice di aver creato una grande squadra pronta a combattere e ad ascoltare le esigenze dei cittadini. Siamo intenzionati a proporre agevolazioni e condizioni a favore degli insediamenti industriali e l’ottimismo in ogni progetto, sarà un elemento che non potrà mai mancare.” Tante le iniziative da parte dell’Amministrazione e dal punto di vista delle opere pubbliche il sindaco Farina spiega quali saranno i programmi futuri: “Abbiamo progetti in via di sviluppo, alcuni leggermente più complessi e costosi rispetto ad altri, ma tutti i lavori che verranno affrontati saranno utili per l’intera comunità. Come ad esempio il progetto sulla palestra. Diventerà, a fine del 2012, un palazzetto attrezzato e all’avanguardia a favore delle scuole e delle società. Inoltre, di grande importanza, sarà il
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Garlasco - la Statua Caduti della Resistenza e il Palazzetto dello Sport
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ANTIPASTO DI SALUMI LOMELLINI POLENTA E FRITTURA DI MAIALE POLENTA E RANE IN GUAZZETTO POLENTA E GORGONZOLA RANE FRITTE TORTE RUSTICHE VINI TIPICI OLTREPO’ PAVESE
Sabato 1o “NOTTE BIANCA” con festa per le vie della città
LUNEDI’ 12 settembre dalle ore 20,00
RISOTTATA gratuita per tutti *
Domenica11
Domenica 11 fiera enogastronomica ore 14.30 - Paliottone con sfilata storica per le vie della città Città di Garlasco e Pro-Loco Garlasco Via S.S. Trinità, 6 - Garlasco - Tel. 339.8744579 prolocogarlasco.blogspot.com
33 *DEGUSTAZIONE DI VARI TIPI DI RISOTTI PROPOSTI DAI NOSTRI CHEF. Per le serate di sabato 10 e domenica 11 posti limitati, è gradita la prenotazione telefonando al N. 339-8744579 o presso lo stand al bocciodromo.
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Sapori di Lomellina
progetto per la nuova caserma dei vigili urbani. Proprio nel centro del paese verrà riqualificata un’area che era utilizzata come rimessa dei camion dei vigili del fuoco. Grazie all’aiuto di un finanziamento regionale, contiamo di dare ai nostri cittadini una nuova sede della polizia locale, più comoda, più centrale e attesa ormai da tempo. Ciò che maggiormente mi preme è dare, in questa mia veste istituzionale, più attenzione alla gente, ascoltare le loro parole ed erogare servizi di ordine pubblico. Voglio poter essere appoggiato dagli abitanti di Garlasco per svolgere il mio lavoro al meglio per rilanciare il paese. Proprio per questo, fino alla fine del 2011, ho voluto rinunciare al mio stipendio da sindaco per poter aiuta-
Chiesa S. Antonio e Anna
re l’intera comunità. Non saranno molti soldi, ma credo che circa 20.000 euro in più, presenti nel fondo cassa, potranno aiutare l’amministrazione per proporre o realizzare qualche iniziativa. Questo gesto, vuol essere un chiaro segnale per stare vicino a coloro che, in difficoltà economica, fanno fatica ad arrivare a fine mese”. Per quanto riguarda invece gli eventi in programma Alessandro Maffei, assessore alla Promozione Sociale, all'Associazionismo, all'organizzazione Eventi, Fiere e Mostre, al Turismo, ai Trasporti, al Tempo Libero , allo Sport e alle Politiche Giovanili ci spiega: “ Cerchiamo di rilanciare al meglio l’intero paese e quest’anno, per il secondo weekend di
Settembre, ci sono in programma tante novità. Abbiamo rivoluzionato la solita sagra del paese. Sabato sera la notte bianca coinvolgerà tutte le vie di Garlasco ed i negozi saranno aperti fino a tarda notte. Domenica sarà la giornata del classico palio e lunedì termineremo i festeggiamenti con la tradizionale risottata, ormai appuntamento imperdibile per i garlaschesi. Sabato e domenica sera la musica dal vivo sarà il sottofondo ideale per giostre e bancarelle che sapranno divertire giovani e famiglie. Saranno tre giorni ricchi di eventi, cibo e tradizioni. La solita mostra mercato verrà sostituita con un’esposizione di abiti da sposa, mentre la domenica sarà presente una mostra agro alimentare”.
Alessandro Maffei
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34 Chiesa S. Maria Assunta
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Il Santuario Madonna della Bozzola nasce alla fine del XV secolo, proprio per desiderio della Vergine Maria apparsa alla piccola pastorella Maria Benedetta nell'anno 1465, in una radura tra i cespugli di biancospino ("buslà" in dialetto lomellino). La protagonista del fatto miracoloso che portò alla costruzione del Santuario è Maria, una ragazza tredicenne di Garlasco, che aveva perso l'uso della parola durante l'eccidio di tutta la sua famiglia ad opera di bande di soldati che all'epoca si fronteggiavano sul territorio. Maria aveva portato gli animali al pascolo e all'improvviso apparve la figura della Madonna che disse alla ragazza: "Maria Benedetta,
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vai a dire alla gente di Garlasco, che voglio qui un Santuario a protezione di tutta la Lomellina. Saranno tante le grazie che io farò in questo luogo, che i miei figli esperimenteranno i tesori delle mie misericordie. Come segno che ti sono apparsa tu hai già udito il mio messaggio, ora lo porterai alla gente di Garlasco". Maria, ancora scossa, tornò in paese. Grande fu la sorpresa dei compaesani nell'udire la ragazza ripetere, con la sua voce, quelle parole udite alla "buslà". La comunità di Garlasco, attorno all'immagine murale di Maria Vergine, cominciò a costruire una "casa", una grande casa, che i secoli via via trasformeranno nel Santuario che oggi si impone, in tutta la suggestione architettonica, nella piana lomellina. Il Santuario Madonna della Bozzola
PILLOLE DI STORIA…
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arlasco si trova a poca distanza dalla riva sinistra del Terdoppio e non molto lontana anche dalla valle alluvionale del Ticino. Il suo territorio è pianeggiante e caratterizzato da molte risaie, coltivazioni di mais e di cereali. Questo indica prevalentemente la presenza di un clima umido che caratterizza l’intero territorio pavese, identificando nel periodo invernale la presenza di nebbie fitte e in quello estivo di afa e foschie. Un clima che trova la sua ragion d’essere nel fatto che la Lomellina sia una terra ove l’acqua l’ha sempre fatta da padrona. Una regione paludosa, teatro di battaglie e di passaggi storici, a cominciare da Annibale e Scipione, fino ai franco-pimentesi, nel XVIII secolo. Furono i monaci mediovali che la bonificarono. Nacquero così, col passare del tempo, le numerose rogge e la miriade, che sembra infinita, di canali. Di probabile origine preromana, Garlasco (l’etimologia del nome è incerta: forse di derivazione latina Garlascum o più probabile celtico-germanica)
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PAVIA E PROVINCIA
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è citato fin dal X secolo. Nel 981 fu donato dall'imperatore Ottone II al monastero di San Salvatore di Pavia, mentre nel XII secolo entrò a far parte dei domini pavesi, restando a lungo libero da signorie feudali. Solo nel 1436 il conte palatino Guarnerio Castiglioni fu investito di Garlasco da Filippo Maria Visconti, e il feudo rimase poi ai suoi discendenti, divisi in più linee che ebbero la consignoria sul paese. Alfonso Gaetano, Conte di Garlasco, nel 1774 fu l'ultimo feudatario, poiché il feudalesimo fu abolito nel 1797. Nel 1818 fu definitivamente unito a Garlasco il comune di Aurelio e San Biagio. L'attuale frazione San Biagio è nota fin dal 1250, e fu sempre un comune autonomo fino alla soppressione nel 1818. Ad oggi, questa cittadina è uno dei centri più importanti della Lomellina, conta circa 10.000 abitanti ed è nota anche per il Santuario della Madonna della Bozzola, a 4 km dal centro, meta di pellegrinaggi religiosi. Chiesa di S. Rocco
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di Andrea Pestoni
Fabio Rubini - Assessore al Turismo o
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MORTARA
er i più scaramantici il numero 17 è sinonimo di sfortuna. Un po’ come il gatto nero, lo specchio che si rompe o il passaggio sotto la scala. A Mortara invece questo numero è il simbolo del rilancio culturale della Città. Civico 17, recentemente inaugurato, è il nuovo palazzo cittadino della cultura. Voluto dall’assessore Fabio Rubini e inaugurato con il sindaco Roberto Robecchi, Civico 17 è oggi non solo l’epicentro della cultura mortarese, ma un vero e proprio punto di riferimento per tutto il territorio lomellino. Perché Civico 17 è molto di più di una biblioteca, è un centro polivalente della cultura, che ha anche contribuito al rilancio strutturale dell’ex asilo di via Vittorio Veneto, storica struttura cittadina. “L’obiettivo finale di questo importante progetto è sempre stato quello di creare spazi intercambiabili e multifunzionali, per farne luoghi per tutti. Dai bambini…ai nonni! – spiega l’assessore alla Cultura del comune di Mortata, Fabio Rubini - Il nome non sottrae nulla alle varie realtà che compongono
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Tra Cultura e Tradizione
PAVIA E PROVINCIA
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il nuovo palazzo della cultura, che è contraddistinto dal colore granata. La biblioteca continuerà a essere intitolata allo storico Francesco Pezza: il suo colore sarà l’arancione, mentre il nuovo museo, sempre intitolato a Pezza, e realizzato grazie alla donazione al Comune del fondo da parte della figlia Giorgina Pezza Tornamè, avrà come colore di riferimento l’azzurro. L’archivio storico l’ocra, l’area ricreativa il verde, mentre abbiamo riservato anche un fucsia per altre e diverse iniziative”. Per la ristrutturazione il Comune ha stanziato in totale la somma di 500 mila euro. Adesso sono disponibili la sala al pianterreno, con l’area bambini, la sala per le attività al piano su-
“Un dolce tipico fatto con ingredienti naturali... proprio come una volta...!” 39
periore, la terrazza, la caffetteria, e la sala conferenze nella rotonda dell’edificio del 1933, nato come “Casa della madre e del fanciullo” e inaugurata qualche settimana fa con una cerimonia ufficiale. La cultura è però solo un aspetto del rilancio che in questi anni ha caratterizzato Mortara, cittadina attenta ad uno sviluppo urbanistico e residenziale, ma sempre all’insegna del rispetto dell’ambiente e della natura. Poi, come vuole la tradizione lomellina, anche Mortara ha una sua manifestazione simbolo: si tratta della Sagra del Salame d’Oca. Legata alla rarissima specialità culinaria mortarese, è una delle più amate feste folcloristiche della zona: la Sagra del Salame d'Oca, che si svolge l'ultima domenica di settembre. Ludovico il Moro, Beatrice d'Este, la corte ducale, le corporazioni delle arti e dei mestieri e gli sbandieratori fanno rivivere, per un giorno, in una suggestiva e coinvogente sfilata, le magiche atmosfere medievali.
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A C O ’ D SALAME Prodotto tipico conosciuto anche come “salame della pace”
PAVIA E PROVINCIA
Tutti sanno che il salame d’oca è originario di Mortara, ma forse pochi sanno che questo insaccato è anche definito salame della pace, poiché privo di carne di maiale. E’ così l'unico prodotto compatibile anche con le regole alimentari islamiche. La storia racconta addirittura che la numerosa comunità ebraica presente in Lomellina nel corso del XVII secolo è all’origine di questa tradizione. Gli ebrei osservanti, infatti, si alimentavano solo con cibo puro detto kosher: la carne doveva essere completamente dissanguata e non andava mai mischiata con i latticini; non erano ammessi inoltre consumi di carni di maiale, coniglio e di cavallo. Si utilizzavano, invece, servizi separati di piatti e posate per la carne e i latticini.
Per tale ragione, e per superare il sacro divieto che impedisce il consumo di carne di maiale, la popolazione installatasi in Lomellina produsse l’insaccato di carne d’oca, ottenuto con lo stesso procedimento di lavorazione del salame di suino. La produzione del Salame d’oca è del tutto simile agli altri tipi di salame: il trito di carni d’oca è impastato con sale, pepe e aromi. Il composto è poi avvolto nella pelle del collo dell’oca, cucito e legato. Dopo un’asciugatura di qualche giorno, viene messo a stagionare per 60 giorni circa. Esiste anche un Consorzio di Tutela del Salame d’Oca di Mortara per salvaguardarne la sua origine lomellina. Il salame d’oca di Mortara Igp, a differenza di quello cosiddetto ecumenico, contiene però anche una
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percentuale di carne di maiale. Il colore della fetta indica la natura delle carni: al bianco del grasso, fanno da contrasto il rosso scuro delle carni di oca e il rosato delle carni di maiale. Se ci si reca a Mortara, si possono gustare nelle varie gastronomie e nelle macellerie anche i ciccioli d'oca, misto di grasso e magro di oca cotti per qualche ora e poi pressati; oppure il fegato grasso d'oca, prodotto tipicamente francese difficilmente reperibile altrove. Le carni dell'oca possono essere stagionate producendo speck d'oca, bresaola d'oca o prosciutti d'oca, prodotti piuttosto costosi, ma che vale veramente la pena di provare, se si trova il produttore che utilizza solo nitrato come conservante.
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d'Oca
Abbinato alla manifestazione si svolge il "Palio dell'Oca", una sfida avvincente tra le sei contrade cittadine; il comune gioco dell'oca trova qui una rappresentazione con pedine umane che si spostano lungo le cinquanta caselle e con gli arcieri associati alle contrade che, con la loro abilità, determinano il numero di spostamenti lungo il percorso. La bravura degli Sbandieratori di Mortara, conosciuti in tutta Italia ed all'estero, ha fatto inserire la città nell'elenco nazionale delle sedi di Palii Storici.
IL PALIO DEL GIOCO DELL’OCA Pedine viventi, mosse da un arciere, si muovono su un gigantesco percorso del Gioco dell’Oca, montato al centro della piazza con caselle in legno di un metro per un metro. I punteggi vengono assegnati attraverso il tiro con l’arco. La gara, che comprende anche premi e penalità, si svolge come nell’omonimo gioco da tavola. Il premio è un drappo, solitamente dipinto da artisti locali, raffigurante un soggetto cittadino, il patrono San Lorenzo oppure il gioco stesso. Il Palio del Gioco dell’Oca, che si svolge durante la celebre sagra dedicata al medesimo volatile, si disputa tra le sette contrade mortaresi a fine settembre. Leggenda narra che Il Gioco dell’Oca con pedine viventi sia nato per distrarre Beatrice d’Este, moglie di Ludovico il Moro, mentre il marito, Duca di Milano, cacciava nel territorio lomellino. La rievocazione vide la luce con la prima edizione dell’attuale palio nel 1970. Le contrade, ognuna delle quali è identificata con una coppia di colori, rappresentano corporazioni di arti e ago - sett 2011
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mestieri antichi, tipici del territorio. Abbiamo la contrada di San Cassiano che riunisce i vignaioli e che ha vinto il palio il maggior numero di volte (quattordici), l’ultima l’anno scorso. La contrada Braide raccoglie i mugnai, tanto che il suo nome deriva da un luogo ove sorgeva un mulino. La contrada di Sant’Albino, invece, prende il nome dall’abbazia che si erge alle porte della città e riunisce gli speziali. Mentre la contrada Il Moro deve il nome dall’appellativo riservato a Ludovico Maria Sforza, oltre che Duca di Milano, anche signore di Mortara. Vista la sua passione venatoria, la contrada non poteva che radunare i cacciatori. Mentre La Torre rappresenta la corporazione degli orafi: una delle contrade più attive della città. La contrada San Dionigi, che prende il nome dall’omonima chiesa, raccoglie i panettieri. Mentre quella del Dosso, l’ultima nata (partecipò per la prima volta al Palio nel 1987) rappresenta i vasai e il suo territorio si sviluppa fuori dalla cerchia cittadina, ricomprendendo alcune frazioni.
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di Stefano Spalla
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segnali positivi registrati negli ultimi anni sul fenomeno degli incidenti nel mondo del lavoro fanno comprendere come questa legislazione, iniziata anni or sono, sia assolutamente prioritaria e da rispettare. Queste sono le parole espresse nel rapporto annuale INAIL dal segretario generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra a cui si uniscono quelle del presidente del Senato, Renato Schifani per ricordare come la sicurezza rappresenti un impegno inderogabile e assoluto per garantire ai lavoratori condizioni ambientali rispettose delle leggi e della dignità umana. Se a livello parlamentare il coro è unanime nel riconoscere tali priorità viene da domandarsi perché gravi incidenti avvengano ancora oggi nonostante la normativa esista e i controlli vengono effettuati. La base di questa normativa è rappresentata dall’obbligo del datore di lavoro (privato e pubblico) di garantire l'integrità fisica dei lavoratori, adottando tutte le misure necessarie a evitare infortuni e malattie professionali. Molte misure di prevenzione sono standardizzate, ma ogni azienda ha il compito di valutare i propri adempimenti adattandoli alle singole realtà. Spesso si viene a creare una fortissima incertezza procedurale che spinge gli imprenditori a delegare le proprie mansioni a consulenti esperti in materia al fine di tutelare sia la propria azienda sia la salute dei lavoratori e, non da ultimo, evitare le pesanti ripercussioni anche penali sul proprio operato. In questo contesto le consulenze degli specialisti del settore rappresentano il migliore investimento a difesa della propria azienda. Ovviamente il rispetto formale di tali adempimenti non solleva dalle responsabilità gli imprenditori, i quali devono mettere a disposizione gli strumenti necessari a tutelare l’operato del proprio organico. La normativa in vigore assume un carattere generale in quanto raccoglie le direttive comunitarie in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro e rappresenta il cardine sul quale si basa la disciplina della medicina del lavoro.
SICUREZZA SUL LAVORO Un impegno inderogabile
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LAVORO &CO.
E' molto importante in quanto si occupa degli aspetti generali di igiene e sicurezza del lavoro e, modificando le norme che disciplinano la materia, introduce anche in Italia le Direttive Europee. Viene applicata in tutti i settori di attività privati e pubblici, (industria, artigianato, commercio, servizi, pubblica amministrazione) dove operano lavoratori dipendenti, compresi gli apprendisti, gli assunti a contratto di formazione, i soci di società e di cooperative, i collaboratori familiari di ditte individuali e riguarda in particolare le caratteristiche dei luoghi di lavoro, l'uso dei videoterminali, l'uso delle attrezzature di lavoro e dei mezzi di produzione individuale, la movimentazione manuale dei carichi, la protezione da agenti cancerogeni e da agenti biologici (microbi, batteri, virus) presenti nei luoghi di lavoro. La legge individua in modo preciso i protagonisti della sua attuazione (il da-
tore di lavoro, i lavoratori, il responsabile del servizio di prevenzione e protezione, il medico competente, il rappresentante dei lavoratori) i quali, insieme, concorrono al raggiungimento degli obiettivi riconducibili alla sicurezza quali: la valutazione dei rischi che non possono essere evitati e, per quanto possibile, ridurli alla fonte, aggiornare le misure di sicurezza, tenendo conto del grado di evoluzione della tecnica e delle complessive condizioni di lavoro e del fattore umano. Dare priorità alle misure di protezione collettiva e ricorrere alle protezioni individuali soltanto quando la situazione rende impossibile qualsiasi altra soluzione. Ovviamente ci sono diritti e doveri, sia per il datore di lavoro sia per i lavoratori, i quali si trovano uniti per una lotta comune a difesa dell’individuo e di uno dei suoi interessi prioritari: la salute.
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a cura di: Fabrizio Cavalieri
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Le coltivazioni cittadine dalla Rivoluzione industriale ad oggi
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l ritorno alla coltivazione dell’orto anche in città è un fenomeno recentissimo: sino a pochi anni fa, era l’ultima moda delle feste dei divi di Hollywood invitare gli ospiti a cena ed offrire le primizie coltivate sulla propria terrazza o veranda, tanto che nel 2005 un’inchiesta del settimanale “L’Express” ha incluso l’orticoltura tra le settanta pratiche dell’odierno snobismo. Per capire il perché di questo rinnovato interesse per la coltivazione dell’orto, bisogna torna-
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re indietro con gli anni, all’epoca preindustriale. Fino a tale periodo, campagna e città hanno convissuto bene. Anzi, si può dire che nella storia occidentale ad ogni fase di crescita urbana si sia accompagnata una proporzionata crescita del patrimonio verde e dei campi a coltura. Pensiamo alle ville venete del Settecento, che si trasformavano in cuori di prospere aziende agricole...Gli orti erano piuttosto comuni in tutte le grandi città, ad esempio Roma manteneva un
aspetto paesano ancora alla fine del XIX secolo, elemento che la caratterizzava fortemente agli occhi dei visitatori stranieri, e che adesso rivive nelle famose cartoline “Roma com’era”. Londra, cuore della Rivoluzione Industriale, seguiva opposto destino. Engels rimarcava come si potesse camminarvi per ore senza neanche supporre la vicinanza con la campagna. Lo stesso Engels, nella sua opera “La questione delle abitazioni” condannava il cosiddetto “cottage operaio”,
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cioè le casette costruite dai proprietari delle fabbriche per le famiglie operaie, le quali, per averne diritto, dovevano pagare un affitto e venivano stipendiate di meno. Un altro elemento su cui si basa la “guerra all’orto”, pronunciata dalla moderna urbanistica, è la convinzione – rivelatasi tragicamente sbagliata – di molti architetti (principalmente Le Corbusier), che le sorti e i destini della città e delle persone che lavorano dentro di essa, fossero autonomi e distinti da quelli della campagna. E fu proprio nelle grandi città che si formò un forte contrasto tra proletariato e borghesia, che represse l’edilizia spontanea popolare con la sua cultura estetica e la sua morale dominante; ed è nelle grandi città che nacquero le prime moderne associazioni operaie, i sindacati, il cartismo e movimenti politici come il socialismo. Negli anni Trenta e Quaranta i regimi totalitari si impegnarono molto per favorire l’accesso alla proprietà della casa da parte dei ceti meno abbienti. Nacquero così le “borgate popolarissime”, mentre in America proprio in quegli anni si assisteva ad un fenomeno di neo-ruralismo: molti scappavano dalle città sempre più inospitali per andare a vivere in campagna. In Italia il minimo storico della coltivazione amatoriale dell’orto è stato raggiunto negli anni
Sessanta e Settanta. La coltivazione di orti all’interno delle città era una vera anomalia, una stranezza, ed era sempre guardata con sospetto ed avversione: l’orto in città, in poche parole, divenne simbolo di una condizione sociale ed economica inferiore. La città era considerata (e purtroppo lo è ancora) luogo per parchi e giardini, non per orti. E la vedevano in questo modo sia gli urbanisti che la gente comune: entrambi consideravano l’orto in città un elemento di degrado paesaggistico. Come i picchi minimi del numero di orti urbani sono collocabili nei venti anni di boom economico successivo al Secondo Dopoguerra, la rinascita dell’interesse per la coltivazione dell’orto coincide con la crisi economica che ha colpito l’Europa a partire dagli anni Ottanta. È proprio di questi ultimi venti anni una rinascita di una vecchia istituzione, quella degli “orti senza casa”, cioè di orti allocati all’interno del tessuto urbano, che non appartengano a chi li coltiva, ma proprietà di associazioni o delle amministrazioni comunali ed assegnati a coltivatori non professionisti. Il fenomeno nasce a Lipsia, in Germania, verso la metà del XIX secolo, con i kleingarten riservati ai bambini, ma trova il suo aspetto più interessante nei jardins ouvriers francesi. Nei trent’anni del boom economico successivo al Secon-
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do Dopoguerra i jardins ouvriers vissero un periodo di declino, segnato da trascuratezza e disordine, tale che le lamentele riguardo a questa forma di inquinamento paesaggistico si fecero sempre più numerose ed insistenti e si asserì che la presenza degli orti operai all’interno delle città le facesse assomigliare a bidonvilles. Ma già a partire dagli anni Ottanta si assistette ad una rinascita, prodotta principalmente dall’interesse e dalla collaborazione delle autorità, locali e nazionali, che infusero nuovo vigore alla Ligue, tanto che attualmente alcuni tra i più antichi jardins ouvriers sono inseriti nel circuito dei giardini storici di Francia. Alcuni hanno però criticato questi “abbellimenti” poiché dettati da una morale ed una estetica borghese sovrapposta a quella rurale. Il rinnovato interesse per l’orticoltura ha anche un'altra causa: oltre a comportare uno stretto rapporto con la natura, non c’è necessariamente bisogno di mettersi in discussione e reinventare continuamente se stessi e il proprio gusto. In poche parole tiene attivi e rilassa. Inoltre, proprio per la sua capacità di rispondere ad un duplice ordine di esigenze intime (socializzare con gli altri e anche isolarsi, dialogando con se stessi), la cura dell’orto è da sempre un’attività praticata sia dalla gente comune che dagli intellettuali.
a cura dello staff del Ristorante "Loka Loka"
La sventola d'elefante
Ingredienti per una persona: 1 braciola di maiale di g 350/400 2 uova intere Pane grattugiato q.b. Olio extravergine d’oliva q.b. 1 noce di burro 1 limone Sale q.b 1 manciata di pomodorini
Preparazione Difficoltà
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Battere la carne con il frangi nervi fino ad ottenere uno strato sottile di dimensioni simili ad un piatto della pizza. Passare la carne nell’uovo precedentemente sbattuto e insaporito con un pizzico di sale. Cospargere la carne con il pane grattugiato avendo cura di coprire l’intera superficie della braciola. In un tegame sufficientemente largo (circa 36 cm di diametro), versare l’olio extravergine d’oliva e una noce di burro (l’ideale sarebbe utilizzare il burro chiarificato) e quando l’olio è in temperatura, immergere la carne e cuocere finchè non diventa dorata da entrambi i lati. Una volta terminata la cottura, adagiare la sventola su un piatto da portata e servire guarnendo con una fetta di limone e una manciata di pomodorini.
Un’originale variante è servire la bistecca con farciture a seconda dei gusti: carciofi, cipolle di Breme, panna e gorgonzola, speck o crudo.
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CUCINA &CO.
Il locale
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Situato nel cuore della lomellina, il Loka Loka è un vero e proprio punto di incontro. Il suo variegato menù è in grado di soddisfare le esigenze di tutti i tipi di pubblico e di palato. Le specialità sono tante dagli antipasti misti ai primi piatti, ma il vero punto di forza della cucina sono le carni sempre fresche e di alta qualità: si va dalla tagliata di Wagyulem tipo Kobe alla costata di Hereford (Irlanda). Anche la pizzeria propone ai clienti varianti originali come la pizza tipica del locale guarnita con carpaccio di carne Wagyulem, rucola e grana.
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La frutta del ponte E’ ormai risaputo che un corretto stile di vita e un’alimentazione ricca di frutta e verdura sono la base della longevità. Consumare 5 porzioni di colorati frutti e ortaggi aiuta a combattere i radicali liberi e ci consente di fare un pieno di energia per il nostro corpo. La Frutta del Ponte ha origini lontane nel tempo: la famiglia Miatton produce ortaggi da due generazioni e ha sempre avuto un’attenzione particolare per tutti i prodotti italiani. Fermarsi presso il loro negozio ed essere rapiti dai colori e dai profumi, sarà una piacevole esperienza per gli occhi e il palato. Un’infinità di frutti,verdure e erbe aromatiche pressoché di provenienza nazionale, qualche eccezione per i frutti
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