AndCo Magazine Marzo 2015

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gli SPECIALi casa & pasqua fashion

la “Elle Style Awards” Rosie Huntington-Whiteley

economia impresa marketing attualità NIGHTLIFE cultura moda

DONNE DA SPIARE

Le più belle “Bond Girl” della storia del cinema

Anno 08 | agosto/settembre ‘14 | COPIA GRATUITA

Anno 09 febbraio/marzo ‘15

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sommario

Anno 09 Febbraio/Marzo 2015 Bimestrale a diffusione gratuita REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI PAVIA Pavia Court Registration n. 675 del 18/03/2007 INIZIATIVA EDITORIALE DI An editorial iniziative by ADVERUM SRL DIRETTORE RESPONSABILE Editor BEPPE VIETTI direttore@andcomagazine.it

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De Laurentiis tra calcio e cinema

12 Marketing

CONSULENTE EDITORIALE Publishing Adviser STEFANO SPALLA

GRAFICA PUBBLICITARIA Advertising art director NICOLò CANNIZZARO

giorgio armani

14 cover story: le bond girl

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la spia che le amava (tutte)

18 attualità

a tavola con il nemico

20 speciale casa/1

SEGRETERIA DI REDAZIONE Editorial support team CATIA MORETTI redazione@andcomagazine.it redazione Research and material Frisa Pier FilipPO LEGGIERI GIUSEPPINA | LIGUORI DANILA LONGO GERMANO | LUVINO ILENIA MOLLO ANNA | Pestoni Andrea PILATO MARIANNA | RAPPARELLI SIMONA Mattia Tanzi | SPALLA STEFANO

desideri in miniatura

8 Impresa

PROGETTO EDITORIALE Research editor GERMANO LONGO

DIREZIONE ARTISTICA Art director PAOLO ARMANI

6 Economia

il ballo del mattone

22 speciale casa/2

Casa intelligente: i vantaggi della domotica

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24 speciale casa/3

7 IDEE PER ABBELLIRE IL BAGNO

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38 NIGHTLIFE

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giaccio da leggere

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42 moda

L’haute couture per la prossima stagionE

44 fashion

brutta da fare invidia

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AndConsigli utili febbraio/marzo ‘15 |3


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editoriale febbraio marzo 2015 Historical director Germano Longo

DEDICATO ALLA VERITÀ

F

orse un giorno qualcuno racconterà la storia di questo giornale: come è nato, perché, cosa ha significato, come mai questo nome strano che in fondo è stata la fortuna e la dannazione fin dall’inizio. Ma soprattutto una storia che racconti quello che non è mai stato detto: gli sforzi, la passione, i sacrifici di tutti quelli che da qui sono passati, magari restando poco, oppure fermandosi per più tempo perché in tutto questo ci hanno creduto. Forse un giorno tutto questo sarà una storia, che come tutte le storie ha un inizio e una fine, belle o brutte che siano, ma comunque da ricordare. Ma quel giorno, quando tutto questo sarà ormai un archivio e numeri di gente da chiamare per gli auguri a Natale e due parole sul tempo, non sarà una bella cosa: qualsiasi pezzo di carta sporcato di inchiostro, dal bollettino parrocchiale al grande quotidiano, nessuno escluso, è una luce puntata verso la verità, magari piccola, ma comunque accesa. E farne senza, per qualsiasi paese che si riempia la bocca con la parola democrazia, non è mai bello, anzi, dovrebbe iniziare a preoccupare più di quanto non stia facendo. Si dice anche che i giornalisti sono i cani da guardia del potere, ma la frase finisce sempre lì: nessuno dice che i giornali chiudono uno dopo l’altro, piegati dalla mancanza di pubblicità e da lettori che sempre meno hanno voglia di leggere. Un processo di erosione che dura da anni, accompagnato dalla moria delle edicole: poche cose sono più tristi di vedere un chiosco, un tempo colorato e pieno di carta stampata, chiuso e con le serrande imbrattate dal popolo della notte, a cui non sembra vero scovare una superficie liscia per darsi da fare con le bombolette. Queste parole non vogliono essere un segno di sconforto, tantomeno una resa incondizionata da parte nostra, quanto piuttosto un piccolo, doveroso e sentito omaggio a tutti coloro che un giorno hanno deciso di aprire un giornale e puntarci sopra dei soldi persi per sempre, come a chi ha trasformato la passione per la scrittura in un mestiere che quasi non esiste più, e ancora a quelli delle retroguardie che usano la fantasia, giocando fra colori e scontorni, per dare ad ogni numero una veste grafica che metta voglia di essere guardata. Ma se quel giorno, quando anche noi saremo storia, se qualcuno andasse alla ricerca di “And Co Magazine”, come ogni mese, e non lo trovasse più, avremo la certezza di aver fatto ciò che avevamo in mente fin dall’inizio. Un’antichissima leggenda indios racconta che gli alberi sono il sostegno del cielo: se vengono tagliati l’intero firmamento cadrà sopra di noi. E la nostra è una promessa: faremo tutto quel che ci è possibile, perché il cielo non cada. A questo punto non vogliamo sfuggire alla voglia di augurarVi un sereno 2015, speranzosi che i prossimi mesi possano portare buone notizie nelle case degli italiani. Buon anno e tanto ottimismo a tutti! Che almeno quello ci sia, sempre.

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focus economia Le Alasitas Una curiosa festa popolare boliviana concede a chiunque di comprare la copia in scala ridotta di ciò che desidera: fatto benedire l’oggetto, si aspetta che il dio dell’abbondanza lo esaudisca di Germano Longo

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DESIDERI IN

MINIATURA


C

’è sempre da imparare girando il mondo: a parte le questioni di tavola, in cui difficilmente altre genti possono insegnare qualcosa a noi italiani, esistono posti in cui ancora oggi, prime propaggini del terzo millennio, i sogni son desideri e i desideri, accidenti, cose a cui non è giusto rinunciare. Esistono ad esempio posti un po’ dimenticati come La Paz, capitale della Bolivia, 820mila abitanti a quota 3.640 metri, in cui ogni anno i desideri si conservano con cura aspettando l’arrivo delle “Alasitas”. Tradotto come meglio è possibile dal dialetto aymara significa più o meno “comprami”, e non è una vecchia canzone di Viola Valentino, ma un mercato fra i più attesi e popolati, in cui ogni boliviano ha la possibilità di trovare il proprio sogno, anche se in miniatura, comprarlo e portarselo a casa. In pratica, Alasitas è un mercato degli oggetti in scala ridotta, in cui tradizionalmente si va per comprare il proprio desiderio,

che sia un lavoro, dei soldi, una casa, un frigorifero, una credenza, una fidanzata, un cellulare, un tailleur o un paio di scarpe non importa. L’oggetto va poi fatto benedire da uno dei tanti sciamani che vagano per la città in attesa di certificare l’acquisto come degno di essere sottoposto agli dei. Da lì in poi, non resta che sperare. Ed è così per venti giorni almeno, tre settimane in cui migliaia di persone attraversano la Bolivia per arrivare a La Paz e lì vagano alla ricerca spasmodica del modellino del loro desiderio, nella speranza che davvero si possa realizzare entro l’anno, come dice la leggenda. Il tutto, sempre secon-

do la tradizione, sotto l’alto patronato di Aymara Ekeko, dio della ricchezza e dell’abbondanza celebrato con tutti gli onori dal 1781, anno in cui il sindaco di La Paz, José Sebastiàn de Segurola, istituì la festa per ringraziare il dio dall’aver evitato alla città la visita degli indiani Tupac Katari. A proposito: non esistono statistiche sull’efficacia di Aymara Ekeko. O forse soltanto non sono diffuse, perché se mai fosse vero e si spargesse la voce nel resto del mondo, per lui sarebbe troppo lavoro. Ma in questi tempi di vacche magre, in cui i desideri si intrecciano con le previsioni di Moody’s e le stime della Banca Centrale Europea, le Alasitas sono sbarcate in luoghi ancora più insospettabili di La Paz: lo stesso tipo di fiera si tiene ogni anno Buenos Aires, in Argentina, e perfino a Stoccolma, nella compassata Svezia: anche lì, evidentemente, i desideri sono finiti in debito d’ossigeno. Speriamo che Aymara Ekeko si copra, perché al nord fa freddino. 7

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focus impresa

ritratto di un super imprenditore di Danila Liguori

L

ui è un produttore cinematografico. Un imprenditore, ma anche un dirigente sportivo. È titolare della Filmauro, presidente del Napoli e consigliere della Lega Calcio. Non può essere che lui, Aurelio De Laurentiis. Che ha fatto del business il leitmotiv della sua esaltante carriera. Una vita da sempre divisa tra il cinema, primo suo grande amore, e il calcio, che gli ha dato molte soddisfazioni. 5

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De Laurentiis tra calcio e cinema

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cinema

Il cinema ce l’ha nel sangue Aurelio De Laurentiis. La sua, del resto, è una famiglia di produttori cinematografici: lo era il padre, Luigi De Laurentiis, e lo zio, Dino De Laurentiis. Di origini campane, essendo la famiglia originaria di Torre Annunziata, in provincia di Napoli, il numero uno di Filmauro nasce invece a Roma. È appunto titolare della Filmauro, società leader nella produzione e distribuzione cinematografica fondata con il padre Luigi nel 1975, e dal 2001 è presidente dell’Unione nazionale produttori film, nonché membro della Fondazione Italia USA. Per 10 anni, dal 1993 al 2003, è presidente della Federazione mondiale dei produttori, alla quale aderiscono 26 Paesi, e nel 2003 ne diventa poi presidente onorario a vita. Dal 1997 è azionista e consigliere di amministrazione di Cinecittà Studios e consigliere di amministrazione di Cinecittà Entertainment, di cui è divenuto azionista nel 2007. A una carriera così ricca corrispondono altrettanti premi: più di 30 biglietti d’oro e 7 David di Donatello. Non solo: nel 2000 riceve il premio del Festival Internazionale del Cinema di Palm Springs per la sua attività di produttore e distributore, mentre nel 2002 gli viene assegnato il Premio Vittorio De Sica per il cinema Italiano. Nel 2003 è al primo posto della “Power List” del cinema italiano, stilata ogni anno dalle riviste Ciak e Box Office. Nel 2005 il Ciak d’Oro, mentre a novembre 2005 la Rassegna sul Cinema italiano ad Assisi è per la prima volta in assoluto dedicata a un produttore. Seguono poi, tra gli altri premi, un Globo d’oro dalla stampa estera, il premio “Variety Profile in Excellence”, e il premio “United States - Italy Friendship Award”, assegnato a De Laurentiis dalla National Italian American Foundation.

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Calcio

Al cinema si accosta parallelamente, seppur in tempi più recenti, l’altra sua grande scommessa: il calcio. È il 6 settembre del 2004 quando Aurelio De Laurentiis diventa presidente del “Napoli Soccer”, subentrato alla SSC Napoli dopo il fallimento di quest’ultima e la conseguente retrocessione in Serie C1, che nel 2006 riacquisterà l’originaria denominazione. È proprio dal 2006, dopo la promozione in Serie B, che inizia la vera scalata al successo di De Laurentiis al comando degli azzurri partenopei. Nel giugno 2007 il Napoli torna in Serie A, dove si piazza all’ottavo posto. Nel 2011 De Laurentiis riporta il Napoli in Champions League a distanza di 21 anni dai tempi d’oro di Diego Armando Maradona. A digiuno di trofei, negli ultimi 2 anni il Napoli dell’era De Laurentiis alza ben 3 coppe: la prima il 20 maggio 2012, durante la finale di Coppa Italia, ottenuta battendo allo stadio Olimpico di Roma la Juventus. Il 3 maggio 2014 il Napoli gli regala il secondo trofeo, ancora una volta la Coppa Italia, che ha per l’appunto visto trionfare i partenopei sulla Fiorentina, seppur nel triste clima dei fatti accaduti a Roma, durante i quali perde la vita Ciro Esposito, sostenitore partenopeo. Il terzo trofeo dell’era partenopea di De Laurentiis si conquista a dicembre 2014 con il conseguimento della Supercoppa Italiana, giocata a Doha e vinta dagli azzurri che hanno battuto la Juventus ai rigori.

dichiarazioni recenti

Secondo l’Istituto internazionale di storia e statistica del calcio, il Napoli è la settima squadra al mondo assieme all’Arsenal. Una bella conquista per il numero uno del Napoli, che ci tiene sempre a sottolineare di aver raggiunto tale traguardo restando perfettamente in linea con il fair play finanziario, senza quindi alcun debito. Parlando di cinema invece, in una intervista a Sky cerca di spiegare il successo dei suoi ormai celebri cine-panettoni: “Non c’è tradimento da parte nostra, perché diamo sempre alla gente quello che vuole. Ad esempio, in un momento distruttivo come quello italiano, continuiamo a far ridere le persone”. 7


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marketing

Giorgio Armani una vita all’insegna dello stile di Danila Liguori

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a classe non è acqua. L’eleganza e lo stile poi, sono qualità innate. E lui dello stile, ne ha fatto il suo marchio di fabbrica. Giorgio Armani è uno degli stilisti italiani più affermati e conosciuti nel mondo. I suoi modelli sono stati in-

dossati dalle dive di oggi e di ieri. Ha vestito splendide donne, ma anche uomini. Indimenticabile l’abito indossato da Richard Gere nel film “American gigolò”, o il contemporaneo film “Il cavaliere oscuro”, in cui ha vestito Cristian Bale. Magnifici i vestiti “da uomo” ispirati all’amatissima e


gli esordi

Giorgio Armani, classe 1934, di origini piacentine, lavora per La Rinascente fino al 1965, anno in cui viene assunto da Nino Cerruti per ridisegnare la moda del marchio Hitman, confezione dei prodotti del Lanificio fratelli Cerruti. Anno della svolta è il 1974, anno in cui nasce la linea Armani by Sicons. La sua prima collezione risale invece al 1975, quando fonda l’azienda omonima. Nel luglio 2000 Armani ed il Gruppo Zegna siglano un accordo per produrre e distribuire le linee Armani Collezioni in joint venture. Tra i suoi marchi più famosi vi sono Emporio Armani, che produce anche occhiali, e Armani Jeans.

Il Successo di oggi

La sua ricchezza al 2014 è valutata dalla rivista Forbes in circa 8,1 miliardi di dollari, cosa che lo rende il terzo uomo più ricco di Italia e 138° al mondo. Il primo negozio “Emporio Armani” è stato aperto nel 1981, in via Pisoni 1 a Milano, nell’edificio che oggi è conosciuto come Palazzo Armani. Dello stesso anno è l’apertura della prima Boutique “Giorgio Armani”. Da allora l’apertura di nuovi negozi in tutto il mondo è cresciuta in modo esponenziale: la rete distributiva del Gruppo è presente in 46 paesi con 2203 punti vendita, e comprende

66 boutique Giorgio Armani, 25 negozi Armani Collezioni, 85 negozi Emporio Armani, e una serie di negozi A/X Armani Exchange, AJ | Armani Jeans, Armani Junior, Giorgio Armani Accessori e Armani/Casa, oltre a quattro multi-concept store a Milano, Monaco di Baviera, Tokyo e Shanghai. Nel giugno 2013 apre la nuova boutique in via Condotti a Roma con un party inaugurale a cui partecipano, tra gli altri, Milla Jovovich, Tina Turner, Clive Owen, Paolo Sorrentino, Giuseppe Tornatore, Laura Biagiotti, Raul Bova, Fiorello, Sophia Loren.

Studio Dentistico dr.ssa

Alessandra

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la moda e lo sport

Chi pensa che lo sport non abbia niente a che vedere con la moda e le tendenze, si sbaglia di grosso. A dimostrarlo è lo stesso Giorgio Armani, che ha disegnato la divisa sociale della squadra inglese del Chelsea e della Nazionale di calcio inglese. Nel 2012 ha inoltre realizzato le divise della Nazionale italiana per le Olimpiadi di Londra. Armani diventa inoltre prima lo sponsor principale della squadra di basket dell’Olimpia Milano, e poi, nel 2008, il proprietario.

riconoscimenti

Nel 2000 il Guggenheim Museum di New York gli tributa una retrospettiva: si tratta di un enorme riconoscimento d’oltreoceano per lo stilista. In occasione degli 80 anni di Armani l’anno scorso è poi uscito “I cretini non sono mai eleganti”, raccolta di interviste, dichiarazioni e pensieri del pioniere della moda raccolte dalla giornalista Paola Pollo in tanti anni di carriera. Il titolo del libro si rifà a una sua affermazione, che racchiude in sé la logica del suo fare moda e tendenza: “I cretini non sono mai eleganti. Gli intelligenti invece, anche con due stracci addosso sono vestiti logicamente, quindi sono sempre eleganti“. 7

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compianta diva Marlene Dietrich, a proposito della quale lo stesso Armani commentava: ““Ci sono molte coincidenze tra il mio stile e quello di Marlene, una propensione all’androginia che non scade mai nel travestitismo. Di questo la Dietrich fu pioniera nella vita. Io lo sono stato nella moda”. Armani, icona di stile, veste le dive internazionali di oggi, da Cate Blanchett a Penelope Cruz, alle nostrane Claudia Cardinale e Simona Ventura.

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COVER STORY Le Bond girl

LA SPIA CHE LE AMAVA (TUTTE) Mentre la nostra Monica Bellucci impreziosisce la prossima pellicola della saga di 007, ecco un piccolo ma intenso viaggio per ritrovare bellezze del passato, tutte vittime dell’irresistibile agente di Sua Maestà di germano Longo

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on è colpa di James Bond, se al suo fianco - in ogni film - la produzione piazza una bellezza che spesso è destinata alla morte, ma comunque mai prima di aver trascorso almeno una notte a far svolazzare le lenzuola dell’agente segreto britannico. A intuire la potenza dell’abbinata “gnocca-spia” fu Ian Fleming in persona, l’inventore del personaggio, che arriva addirittura ad inquadrare la figura femminile entro canoni precisi: età massima 25 anni, bella da perdere i sensi, sfacciata, decisa, arrivista e attirata come il miele dal fascino malandrino di Bond, James Bond. Un cliché, almeno quello dell’età, che proprio in queste settimane sta andando in frantumi grazie alla presenza di Monica Bellucci in “Spectre”, il film attualmente in lavorazione e atteso nelle sale a fine anno. La Monica nazionale, ormai francese d’adozione, con due figli all’attivo e una carriera che le concesso di calcare qualsiasi passerella e lavorare con i più grandi registi, del suo

Un film, una bellezza Qui sopra Denise Richards, Bond girl del 1999 insieme a Sophie Marceau. Sotto, da sinistra, Bérénice Marlohe, Sévérine in “Skyfall” (2012) e Jane Seymour (“Vivi e lascia morire”, 1973).

ruolo parla poco: nel film si chiamerà Lucia, e a volerla è stata il regista in persona, Sam Mendes. Punto. Ma nell’attesa di vedere Monica cadere fra le braccia di Daniel Craig, sesto 007 in ordine di tempo, val la pena prepararsi, dando una ripassata alle più celebri Bond Girl del passato, ruolo che a volte ha significato il primo passo per carriere folgoranti, ma anche il destino di restare incastrate per sempre nella parte. 5 febbraio/marzo ‘15 |15


Impossibile non iniziare da Ursula Andress, la Honey Ryder di “Licenza di uccidere”, primo film della saga, datato 1962 e affidato al mezzo sorriso fetente di Sean Connery, per tanti ancora oggi il vero, unico e insostituibile James Bond. La scena in cui Ursula esce dall’acqua in bikini, malgrado sia piuttosto castigato rispetto a ciò a cui siamo abituati oggi, è entrata nella storia del cinema e vale il film. Nel 1964, l’inglese Shiley Eaton muore dipinta d’oro in “Missione Goldfinger”, mentre la sua collega Honor Blackman entra nella leggenda come la bellissima e spietata pilota Pussy Galore.

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Poi cambiano i tempi e perfino gli 007: Sean Connery, impaurito dall’idea di restare a vita l’agente che beve “agitato, non shakerato”, cede lo scettro a Roger Moore, inglese dall’eleganza innata che ricoprirà il ruolo per sette volte. Al suo debutto in “Vivi e lascia morire”, nel 1973, Roger trova al suo fianco “Solitaire”, personaggio di Jane Seymour, e l’anno dopo la sensuale bionda svedese Britt Ekland, “Miss Goodnight” in “L’uomo dalla pistola d’oro”. Gli anni Settanta si avviano alla fine, c’è aria di Guerra Fredda e anche James Bond deve vedersela con i russi cattivi: non le cose gli vadano così male, visto che per “La spia che mi amava”, 007 si trova ad avere a che fare con maggiore Anya Amasova, meglio conosciuta come Barbara Bach, futura moglie di Ringo Starr, batterista dei Beatles.


Negli anni Ottanta vestono (e svestono) i panni di Bond Girl anche Corinne Clery, Carol Bouquet e Grace Jones, che lasciano più o meno il segno, ma la galleria delle più belle fa una fermata d’obbligo nel 1997: Bond è ormai diventato Pierce Brosnan, e al suo fianco compare Paris, al secolo Teri Hatcher, una delle future “casalinghe disperate”, seguita due anni dopo da un’accoppiata da cardiopalma per “Il mondo non basta”: Denis Richards e Sophie Marceau, ex enfant prodige francese dell’adolescenziale “Tempo delle mele”. Nel film comparsata con morte veloce anche per Maria Grazia Cucinotta. Pierce Brosnan saluta il ruolo di James Bond nel 2002 con “La morte può attendere”, e per l’occasione saluta tutti spupazzandosi la sua collega Jinx, al secolo Halle Berry, che rende omaggio a Ursula Andress emergendo dalle acque. Nel 2006 arriva Daniel Craig, 007 tutt’ora in carica, che in “Casino Royale” si innamora (ovviamente ricambiato) di Vesper Lynd, l’attrice parigina Eva Green lanciata da Bertolucci tre anni pri-

ma. Ci si avvicina al traguardo con “Quantum of Solace” (2008), in cui Bond se la spassa fra l’inglese Gemma Aerton e la russa Olga Kurylenko, per fermare la corsa sull’ultima Bond Girl in carica, almeno in attesa della Bellucci: Bérénice Marlohe, Sévérine in “Skyfall”, pellicola del 2012. 7

Belle e cattive d’ogni tempo Nella pagina a fianco un intenso primo piano di Ursula Andress, la prima Bond girl (“Licenza di uccidere”, 1962). Nella stessa pagina, dall’alto, la svedese Britt Ekland (“L’uomo dalla pistola d’oro”, 1974) e Barbara Bach, agente russo in “La spia che mi amava” (1977). Qui sopra Teri Hatcher (“Il mondo non basta”, 1997), sotto Daniel Craig con Gemma Aerton e Olga Kurylenko, sue partner in “Quantum of Solace” (2008). Nel tondo Monica Bellucci, Bond girl nel prossimo 007, “Spectre”.


attualità Conflict Kitchen

A TAVOLA CON IL NEMICO

Un’operazione dagli scopi culturali si cela dietro un’idea unica al mondo: un ristorante che offre piatti di paesi in guerra con gli Stati Uniti. Prima di combatterli, bisogna conoscerli di germano Longo 18| febbraio/marzo ‘15


S

i dice che sedersi a tavola sia il modo migliore per dimenticare i diverbi e diventare amici. Magari bastasse davvero, ma almeno Jon Rubin, insegnante d’arte alla Carnegie Mellon University, può dire di averci provato. La sua idea si chiama “Conflict Kitchen”, tradotto nel nostro idioma suona più o meno come la “cucina del conflitto”. In pratica, venendo al sodo, un temporary restaurant dove il menù e l’immagine esteriore cambiano ogni quattro mesi e sembrano quasi stabiliti di comune accordo con il Pentagono. Affacciato sulla piazza principale di Pittsburgh, 30.000 abitanti, Pennsylvania, Conflict Kitchen è il primo ristorante di cui si abbia notizia che offre piatti e ricette

con fagioli e riso e la “cachapa”, una sorta di omelette dolce. Quattro mesi dopo, al turno dell’Afghanistan sono spuntati “Bolani pazi”, pane arabo farcito e ricoperto di yogurt, “Bichak”, fagottini di zucca

concentrati unicamente sui paesi in guerra con gli Stati Uniti. Secondo il suo ideatore, il take away offre per cominciare piatti molto economici, che difficilmente superano i 6 dollari, ma soprattutto, insieme al cibo viene dato un opuscolo che consente di conoscere meglio il paese da cui arriva: la storia, le culture, le tradizioni, i personaggi e perfino i motivi per cui quel popolo fa a legnate con gli americani. La preparazione è piuttosto lunga e per nulla improvvisata: i dipendenti studiano i piatti delle cucine dei vari paesi, ne discutono durante incontri e letture, parlano con chi ci è nato, si fanno spiegare, vanno sul posto, provano e solo alla fine cambiano insegna e menù. Quando è stata ora del Venezuela, ad esempio, il ristorante è stato ribattezzato “Cocina del conflicto”, presentando “arepas” (pane a base di

e marmellata e “Qabeli pilau”, riso giallo con uvetta e carote. L’Iran ha portato in dono “Kubideh”, carne di agnello grigliata con spezie, “Ghormeh sabzi”, spezzatino vegetariano e “Shir berenj”, un budino di riso con cardamomo. Un’idea che si è trasformata presto in un successo, ma anche in qualche rischio: diverse minacce sono giunte al Jon Rubin. Nel frattempo, aspettando la decisione di scendere in guerra con la Siria, cosa che gli esperti militari danno come molto probabile, qualcosa a volte cambia radicalmente per i menù variabili di Conflict Kitchen: da quando Stati Uniti e Cuba hanno fatto pace, “picadillos”, “lechon asado” e “Yuca in salsa mojo” sono spartiti dal menù. Vista da qui, la pace è una gran scalogna. 7 farina di mais bianco) condito con avocado, pollo e fagioli neri, “ceviche”, un pesce marinato nel lime, “pabellon criollo”, carne febbraio/marzo ‘15 |19


speciale casa/1

IL BALLO DEL

MATTONE In cima alla lista dei sogni degli italiani dai tempi del “boom”, la casa ha attraversato stati depressivi molto preoccupanti, fino a spingersi di nuovo verso il sole, che ancora non splende come dovrebbe, ma almeno inizia a scaldare di germano Longo

N

on è tutta colpa degli italiani, se l’amore verso la casa di proprietà è uno dei sentimenti più duraturi del pianeta: dalla metà degli anni Cinquanta, quando il celebre “boom” ha messo nelle tasche degli italiani più lire di

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quante occasioni avessero per spenderle, la casa è diventata il punto d’arrivo e di partenza, la condizione necessaria per mettere su famiglia e guardare al futuro con ottimismo, perché tanto c’era il mattone, ultimo e inossidabile bene rifugio, quello che mal che vada significa rivenderla quanto vuoi, mettendosi in tasca quasi il doppio della cifra sborsata. Addirittura, non sapendo come immolare il resto dei soldi, gli italiani prendono poco

dopo l’abitudine a farsi la seconda e a volte la terza casa: quella per le vacanze, quella per i week end, quella al mare per l’estate e in montagna per l’inverno, oppure al lago e in collina quando dalle altre parti fa troppo freddo o troppo caldo. Bei tempi: dopo aver toccato quote da primato mondiale, che raccontano dell’80% degli italiani titolari di casa di proprietà, il mercato immobiliare è stato fra i primi a collassare sulle spinte malefiche della cri-


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si. Da quel momento chi ha la casa se la tiene, e chi ancora la sta pagando spesso finisce per metterla in vendita, perché fra tasse e mutui non ce la fa più. È stato così per anni, in una discesa senza freni che ha ridotto i prezzi e soprattutto le pretese, mandando in crisi l’amore incondizionato degli italiani verso il mattone. Poi, come nelle storie d’amore che si rispettino, qualcosa ha iniziato lentamente a cambiare: toccato tutto il fondo possibile e dopo rimbalzi dolorosi, il “Nomisma”, l’osservatorio sul mercato immobiliare, mettendo in conto una convenzione sblocca fondi stipulata fra l’Associazione Bancaria

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Italiana e la Cassa Depositi e Prestiti, ha finalmente visto uno spiraglio di azzurro nel cielo molto scuro del mercato immobiliare. Dallo scorso anno si vocifera di un miglioramento, atteso proprio per questi mesi, i primi del 2015, cosa che si sta effettivamente concretizzando e che pare diventerà ancor più visibile fra il prossimo anno ed il 2017. Merito di una serie di concause, a volte difficili da spiegare, ma meno che ci sono: prezzo del petrolio in calo, deprezzamento dell’Euro su dollaro e franco svizzero, diminuzione dei tassi d’interesse a lungo termine, crescita dell’economia americana, da sempre volano per il resto dell’Occidente e per finire la manovra voluta da Mario Draghi e la BCE, proprio in queste settimane al centro dell’attenzione dei giornali. Quelli che certe cose ne masticano parlano di “un significativo trend di miglioramento, con il livello di compravendita immobiliare cresciuto di qualche numero percentuale già nel secondo semestre del 2014, accompagnato da una sostanziale frenata del calo dei prezzi delle abitazioni”. Insomma, la ripresa c’è, anche se lenta, ma come insegna il manuale del piccolo rocciatore, scendere è molto più facile e veloce che salire. 7


speciale casa/2

Casa intelligente: i vantaggi della

domotica Negli ultimi tempi sentiamo spesso parlare di casa intelligente, in particolare di domotica, ma anche di tutti i surplus che da essa ne derivano di anna mollo

R

isalendo al significato della parola “domotica” percepiamo immediatamente il nesso con il mondo dell’informatica, difatti con questo termine si indica tutto il complesso di scienze atte a studiare le tecnologie che ottimizzano la qualità della vita domestica mediante un processo di automazione.

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Abitare in un ambiente tecnologicamente avanzato comporta molti vantaggi, primo fra tutti quello di trasformare le attività svolte in casa in gesti semplici ed elementari. Il concetto di domotica viene destinato a più am-

significativo. Quanti di voi lasciano accese le spie degli elettrodomestici (tv, radio, caricatori, etc..) oppure le luci, anche laddove non ce n’è bisogno? Questo produce un consistente consumo di energia elettrica che la casa in-

biti casalinghi. Fa riferimento agli scenari di luci, alla climatizzazione e al riscaldamento, alla gestione degli elettrodomestici in modo che funzionino in ore prestabilite della giornata ma anche all’organizzazione dell’impianto antifurto e addirittura all’apertura e chiusura di porte ed infissi. Alcuni potrebbero spaventarsi perchè il pensiero più spontaneo è che l’automazione comporti costi elevati e sprechi non indifferenti. In realtà se l’impianto domotico è progettato in maniera perfetta, si possono solo trarre aspetti positivi. Eliminando i consumi energetici che spesso trascuriamo, il risparmio di energia è più che

telligente ci fa risparmiare. E’ da qui che prendiamo coscienza di quanto la domotica ci offra un grande aiuto nella vita di tutti i giorni. Si tratta di benessere domestico ed efficienza dell’appartamento. Niente più sprechi e spese inutili e superflue, ma più servizi a costi ridotti. Parliamo, dunque, dei vantaggi. Praticità: la casa automatizzata consente ai suoi abitanti di coordinare l’uso dei vari sistemi domestici,

quali l’impianto termo idraulico, il sistema di allarme, il sistema elettrico, etc..; semplificazione dell’impianto: i cablaggi elettrici sono ridotti. A colpire è inoltre l’aspetto della sicurezza: mediante un complesso di sensori collegati alla video-sorveglianza, i sistemi di allarme sono implementati e il controllo dei sensori del gas, della luce, di incendio oppure di allagamento, appare decisamente più sicuro. Ma la domotica strizza l’occhio anche al comfort rendendo ottimale la gestione dell’intero stabile attraverso interfacce dalla semplice comprensione. E’ possibile diffondere la musica preferita solo in alcuni ambienti, attivare l’allarme all’interno del box auto e controllare adeguatamente la temperatura in una stanza. Studi recenti hanno dimostrato che il sistema domotico supervisionerebbe anche la produzione di energia da pannelli solari e impianti geotermici, ovvero le fonti rinnovabili e permette di migliorare il processo di accensione-spegnimento delle luci con la termo-regolazione. Questi sono solo una parte degli straordinari vantaggi che una casa intelligente è in grado di offrire agli utenti. In tempi di crisi economica dare uno sguardo in più al portafogli è indispensabile, pertanto i risparmi della domotica non sono affatto da sottovalutare. Controllare la propria abitazione da remoto, con l’opzione di attivare la termoregolazione anche via smartphone, fino a pochi anni fa era solo un sogno che oggi si è trasformato in incredibile realtà, perché non approfittarne?! 7


Segui i nostri consigli per rinnovare e ristrutturare un bagno: una buona mano di vernice, un nuovo pavimento, un portasciugamani o uno specchio ... Si otterrà un locale modern completamente aggiornato …

speciale casa/3

IDEE PER ABBELLIRE S IL BAGNO

di Giselle De Gregori

i desidera aumentare l’arredamento del bagno per renderlo più moderno e zen? Inutile pensare a grandi e costosi lavori! Un semplice tratto di pennello o nuova vasca possono essere alcuni semplici spunti per dargli una seconda vita. Eccovi un programma economico per rinnovare o ristrutturare la vostra stanza da bagno.o. 7

1.

Un tratto di pennello per aggiornare la decorazione delle pareti

Nella foto Una griglia di quadrati e rettangoli nei toni del blu, realizzati con un singolo strato di vernice sublime satinato qui la vecchia terracotta. Disponibile in oltre 1.000 colori in tintometro.

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Per rivitalizzare un bagno bianco e cupo, il trucco è quello di portare un nuovo tocco di colore senza grandi stravolgimenti. Ad esempio colorando solamente il fondo della vasca o intorno al lavandino risvegliando cosi una parete piastrellata datata. Sono in commercio ottimi quadri di piastrelle in grado di realizzare sfumature laterali di grande impatto visivo dal grande effetto decorativo!


Nella foto Pavimenti in laminato impermeabile beige rovere imitazione classico rivestito con uno strato di protezione impermeabile. Questo pavimenti in laminato è disponibile in finitura pino naturale e rovere verniciato naturale

3.

Installare un nuovo asciugamano con il ventilatore

Per rinnovare o dare un nuovo look al vostro bagno, sostituite il vecchio radiatore con un moderno calorifero d’arredo. Si riscalda maggiormente la stanza, mantiene caldo accappatoio e asciugamani, e, inoltre, svolge un ruolo decorativo principale. Extra-piatto, tubi tondi, piana o curva, bianco, acciaio inossidabile o colorato sa porsi, in modo discreto, come un oggetto di design e ringiovanisce l’aspetto generale del bagno. Si può anche decorare con accessori opzionali quali ganci, anelli, mensola, specchio, ecc.

2.

Rinnovare il pavimento del bagno

Il locale dispone di vecchia piastrelle che rendono scura l’atmosfera di un piccolo bagno poco illuminati. La soluzione? Coprire con effetto legno laminato rendendo l’aspetto naturale. Questo rivestimento è ora anche in versione impermeabile per renderlo compatibile con ambienti umidi (quali il bagno o la doccia) e si installa con posa flottante senza colla ad incastro lame. Grazie a queste sue caratteristiche crea l’illusione di un vero pavimento in legno, nell’aspetto e nel suo tocco. Scelto in colori chiari, saprà visivamente allargare lo spazio, portare luce permettendo cosi di ambientare il bagno in un’atmosfera soft e rilassante.

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Nella foto Dotato di un ventilatore, questo radiatore in tubo rotondo è in grado di riscaldare un bagno di mq. 10, ben coperto con asciugamani.

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4.

Giocare con nastri LED

Nella foto Una parte superiore di vanità circondato da un portasciugamani in acciaio inox.

Creare una decorazione leggera personalizzata con alcuni nastri a led è facile e, soprattutto, poco costoso. Con una durata di 50.000 ore di nastri led sono disponibili in diversi colori (bianco, giallo, blu, verde, rosso e anche multicolore) e, a seconda dei casi, può essere utilizzato per illuminare o per rendere suggestivo un ambiente . Flessibili, adesivi, sono posizionabili ovunque e in qualsiasi posizione: sulle pareti, sotto una mensola, intorno ai mobili, specchi, soffitto, battiscopa. Addirittura intorno alla vasca o doccia, a condizione che siano scelti nella versione impermeabile. Risultano magici per vivacizzare l’ambiente e renderlo più accogliente!

nella Foto Nastro di luci a led bianchi che formano un percorso luminoso intorno alle mensole per creare un’atmosfera soffusa in bagno.

5.

Dotare una nuova vanità

Gioca la carta della modernità e comfort sostituendo il vecchio lavandino con una stile e vanità! Luce, aria, appeso al muro o collocato su un tavolo, sarà esposto come una scultura, per non parlare della sua funzionalità. Intorno al piatto ampie spazi rimuovendo i tradizionali oggetti da toilette.

Nella foto Specchio multifunzione dotato di una serie di accessori: bianco mensola in ceramica, portabicchieri spazzolino e doppio gancio

6.

Sostituire lo specchio

Potrebbe essere il momento di sostituire l’obsoleto specchio sopra il lavandino con un modello più trendy e confortevole. L’atmosfera nel bagno sarà completamente trasformata dato che, oltre alla sua attività decorativa, anche questo accessorio gioca importanti ruoli. Versione XXL, lo specchio si espande la sala è luminosa (ancor piu con led integrati). Può essere dotato di una presa elettrica, avere funzioni appannamento o di ingrandimento, includere zone per gli oggetti personali ecc.

7.

Cambio biancheria da bagno, periodo!

Asciugamani assortiti in tinta con le pareti del locale giocheranno un ruolo estetico e funzionale molto importante per all’eleganza della stanza. Contribuisce all’arredamento in modo fantasioso con una scelta facile da implementare e può cambiare l’umore della stanza, secondo i suoi desideri.

nella foto Asciugamani ricamati in cotone. Colori: grigio ardesia, bianco, grigio, rosa antico e blu.


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speciale casa/4

GIARDINI PENSILI: UN LUSSO PER TUTTI CON LE DETRAZIONI FISCALI Vantano una tradizione millenaria e negli ultimi tempi stanno vivendo un’ incredibile riscoperta, si tratta dei giardini pensili. Ne abbiamo sentito spesso parlare, ma che cosa sono? di anna mollo

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I

giardini pensili hanno un potere straordinario, cioè quello di celebrare un matrimonio perfetto tra la forza decorativa di piante e fiori e il potenziale energetico per l’edificio che li ospita. Stando alla definizione per giardino pensile intendiamo un’area verde che si presenta sospesa (come lascia trapelare la parola stessa), progettata su costruzioni architettoniche, quali terrazze, tetti, marsarde oppure arcate. I giardini pensili provengono dalla cultura dell’antica Mesopotamia. Essi hanno la finalità di creare un design urbano che si integri alla perfezione con la natura. Dunque, parliamo di vantaggi… Primo fra tutti la vertiginosa riduzione dell’inquinamento acustico. I rumori assordanti della città diventeranno un vago ricordo poiché la vegetazione ci separa dal caos metropolitano donando una sensazione di sostanziale benessere. Inoltre, le piante hanno il potere di assorbire una consistente quantità dei fumi dello smog e sono responsabili della diminuzione dell’imprigionamento della polveri sottili. Anche per gli edifici ospitanti i giardini pensili rappresentano un valido aiuto. L’immediato beneficio riguarda una maggiore termoregolazione che alleggerisce di conseguenza le bollette. Lo spazio verde contribuisce all’isolamento termico tra ambiente esterno e ambiente interno, in tal modo viene limitata la dispersione del calore nelle stagioni fredde e il surri-


scaldamento dell’appartamento durante l’estate. Pochissimi centimetri di profondità del terriccio possono bastare per ottenere, inoltre, un sistema di protezione dell’acqua piovana. Grazie allo strato verde si provvede allo scolo mediante canaline in modo da fronteggiare situazioni di allagamento. Per chi volesse realizzare nel proprio edificio un giardino pensile, il 2015 è l’anno buono! Trasformare il terrazzo in giardino è più semplice grazie agli incentivi fiscali. Ha durata annuale il bonus con detrazione Irpef del sessantacinque per cento, qualora il progetto ricada nel risparmio energetico della stagione invernale, oppure del cinquanta per cento se l’intervento riguarda una ristrutturazione edilizia. Dati alla mano, si può notare come sostituire un giardino pensile alla precedente copertura sia non solo semplice ma anche più economico rispetto al passato. Si parla, ad oggi, di un minimo di ottanta euro a metro quadro fino ad un massimo di centoquaranta euro. Le variazioni di spesa riguardano esclusivamente il tipo di vegetazione che si predilige. Come si possono ottenere gli incentivi fiscali? Le opzioni sono due:

presentare dettagliata documentazione con descrizione dell’effettivo vantaggio del terrazzo pensile, con questa modalità si arriva ad uno sgravio del sessantacinque per cento sulla spesa sostenuta, oppure si può

far comprendere l’intervento in una ristrutturazione generale dell’edificio, beneficiando di un incentivo pari al cinquanta per cento. Altra nota positiva è che i cosiddetti terrazzi verdi possono essere progettati ed installati anche nell’area che sovrasta garage e parcheggi. Grazie ad una semplice delibera è possibile trasformare il lastrico solare o spazi grigi e spenti in oasi verdi con pochi indispensabili passaggi. Il vostro ambiente sarà ricco di vegetazione: fiori e piante coloreranno le giornate e l’umore grazie ai giardini pensili!Stop alle emissioni di anidride carbonica, stop ai rumori metropolitani,via alla felicità! 7


speciale casa/5

Sicurezza prevenire i furti con “stile” di Danila Liguori

U

n furto ogni 120 secondi. Una crescita del circa 127% negli ultimi 10 anni. In Italia è ormai allarme per la sicurezza delle case. Secondo gli ultimi dati forniti dal Censis infatti, nel Bel Paese viene svaligiato un appartamento ogni due minuti. Pavia, Asti e Torino le province più colpite, mentre Milano, Firenze, Roma e Bologna sono le città la cui percentuale risulta essere in maggiore crescita. Negli ultimi dieci anni i furti in casa sono passati dai 110.887 denunciati nel 2004 ai 251.422 del 2013; solo nel 2014 l’incremento è stato del 5,9%.

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nelle case


La propria abitazione cosa rappresenta quindi per gli italiani: un luogo sicuro o perennemente a rischio furti? La situazione allarmante, sta praticamente costringendo gli italiani a rendere più sicura la propria dimora. In effetti, sempre secondo i dati del Censisi, “oggi i ladri scelgono sempre di più le abitazioni private in quanto negozi, banche, uffici postali e strade commerciali sono maggiormente dotati di sistemi di sicurezza, come le telecamere, in grado di scoraggiare chi vuole commettere il reato o di individuarne il responsabile. E anche perché si è certi di trovare nelle case un bottino da portare via, soprattutto in una stagione di crisi e di forte incertezza riguardo al futuro, in cui gli italiani

nel campo della tecnologia, ne fanno un elemento importante per quanto riguarda il risparmio energetico e la razionalizzazione degli spazi abitativi. Le scelte ad esempio di vetro, colore, forma e dimensione sono state oggetto di studi e di grandi realizzazioni conosciute in tutto il mondo da parte di architetti di fama universale come Le Corbusier e Walter Gropius. Sentirsi sicuri in casa propria è quindi possibile. Ma, soprattutto, sentirsi sicuri in una casa che sia anche bella e perfettamente arredata, non è più un miraggio. 7

hanno ridotto i consumi e hanno preferito tenere i propri risparmi sotto il materasso”. Ma come si può coniugare la sicurezza con l’eleganza e lo stile? Può una casa sicura essere anche elegante e di tendenza? La risposta è sì. Basta scegliere serramenti che si allineino con il resto dell’arredamento. Dal legno all’alluminio, dal PVC ai materiali combinati, a seconda del proprio tipo di mobilio, attualmente è possibile arredare case belle e sicure. Il binomio stile-sicurezza è ben presto spiegato: basti pensare alla definizione attuale di infisso ad esempio, definito come “elemento architettonico che, come tale, contribuisce all’estetica e all’arredamento dell’edificio”. Del resto anche i progressi ottenuti a partire dal XIX secolo

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SPECIALE PASQUA/1

tutti insieme... al ristorante Danila Liguori

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T

inventata in Lombardia negli anni trenta dalla Motta. Qui l’impasto originale è a base di farina, con burro, uova, zucchero e buccia d’arancia candita, oltre a una glassatura alle mandorle. L’altra è la colomba pasquale diffusa in Sicilia: i palummeddi o pastifuorti sono piccoli dolci a forma di colomba, galletti o rombi incisi. Sono dolci realizzati con zucchero, farina doppio zero e cannella. La tradizione italiana vede poi troneggiare le uova di cioccolato: al latte o fondente, bianco, con nocciole o riso

soffiato, resta il dolce preferito soprattutto dai bambini, grazie anche ai vari tipi di sorprese contenute al suo interno. Nel Cristianesimo, l’uovo simboleggiava la risurrezione di Gesù dal sepolcro. La tradizione del classico uovo di cioccolato è invece recente, anche se il dono di uova vere decorate, è correlato alla festa pasquale sin dal Medioevo. Si arriva così nel particolare delle varie regioni italiane, dove si possono gustare dolci tipici del posto. 5

La gestione famigliare e il locale accogliente dove potrete gustare i piatti di una volta accompagnati da ottimi vini del territorio pavese e novarese. a Cene a tem i ic tip ti at pi Con su prenotazione o Pausa Pranz zo ez pr a menu’ fisso 12 euro stuzzicanti haPPy hours Mortara (PV) - Contrada San Dionigi n° 21 - tel. 0384 332301 / 344 1938497 Aperto dal lunedì al sabato dalle 7.00 alle 22 - Domenica dalle 16,30 alle 22 - Ven./Sab./Dom. cucina serale

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utti a tavola. Di nuovo. Archiviate festività natalizie e Carnevale, ecco spuntare un altro motivo per assaporare e mixare sapori nuovi e tradizionali: le vacanze pasquali. Oltre quindi il significato religioso, motivo principale per cui si celebra ogni anno la Pasqua, quest’ultima rappresenta anche un momento di aggregazione. Unione spirituale, che consiste nel condividere un sentimento religioso, ma anche familiare. Una delle immagini caratteristiche della Pasqua italiana, è infatti quella che ritrae famiglie riunite a tavola davanti ai piatti tipici del proprio Paese ma, soprattutto, della propria regione. A casa propria o soprattutto al ristorante, come evidenzia la tendenza di questi ultimi anni, le persone si apprestano a organizzare maxi tavolate in cui ci si ritrova e si mangia di gusto. A simboleggiare in modo particolare la Pasqua italiana, tra le varie pietanze, sono soprattutto i dolci. Tra i più consumati e tradizionali c’è la colomba. Due sono le storiche preparazioni cui fa riferimento: la prima è la colomba pasquale


friuli venezia giulia

Tipico delle province di Gorizia e Trieste, qui è la pinza triestina il dolce più preparato. Lievitato, di forma rotonda con tre tagli in superficie è una delle più classiche ricette della cultura contadina del posto, e si prepara lavorando la farina col lievito e aggiungendo poi uova sbattute e altri ingredienti. Al termine, tutto l’impasto viene modellato nella forma caratteristica e poi cotto in forno.

emilia romagna

La zambela romagnola è il dolce tipico della Romagna. In questa regione le azdòre, e cioè le massaie, andavano sin da tempi remoti a cuocere al forno la domenica delle palme: l’impasto è formato principalmente da farina, uova, latte, burro, zucchero e vaniglia.

Toscana

Non si può non conoscere la tipica schiacciata toscana. Da non confondere con quella salata, tale torta non deve superare i 3 cm di altezza da cotta e deve rimanere soffice per risultare quella originale fiorentina. Solitamente viene cotta in mezza teglia tipo quelle utilizzate per la pizza a taglio.

Lazio

Qui abbiamo ben due dolci tipici del periodo pasquale: la famosa

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pizza di Pasqua di Civitavecchia, in cui pasta lievitata dopo la cottura presenta una pellicola scura e l’interno di color nocciola. Le caratteristiche distintive di tale dolce sono il profumo di cannella e i pezzi di cioccolato. La pigna dolce poi, tipica del basso Lazio, è una sorta di panettone lievitato con un impasto ricco di ingredienti, tra cui uvetta, canditi, vaniglia, cannella e anice. Da non dimenticare gli aromi, i profumi dei canditi all’arancia e al limone e un accenno di liquore.

campania

Da questa regine viene uno dei dolci più tipici: la pastiera napoletana. Si tratta di una torta di pasta frolla farcita con un impasto a base di ricotta, frutta candita, zucchero, uova

e grano bollito nel latte. La pasta è croccante mentre il ripieno è morbido. Nella ricetta classica gli aromi utilizzati sono cannella, canditi, scorze d’arancia, vaniglia e acqua di fiori d’arancio. La storia di questo dolce è legato ad una leggenda, in cui la sirena Partenope è creatrice di questa delizia. In particolare la leggenda è probabilmente legata al culto di Cerere le cui sacerdotesse portavano in processione l’uovo, simbolo di rinascita che passò nella tradizione cristiana.

puglia

In Puglia a Pasqua si mangia la scarcella (in Sicilia detta cicilio). Si tratta di una sorta di grossa ciambella guarnita con uova sode munite di guscio, solo parzialmente inserite nell’impasto e fermate da strisce di pasta frolla decorata.


ne, il cedro, l’arancia amara, il mandarino, la mandorla. Insieme alla ricotta di pecora, che si produceva in Sicilia da tempi preistorici, erano così riuniti tutti gli ingredienti base della cassata.

sicilia

Nella bell’isola la casadina è il dolce caratteristico, ed è realizzato con una sottile sfoglia di pasta, poi racchiuso a mo’ di scodellina con i bordi frastagliati. Al suo interno tale dolce

Qui la cuzzupa è dolce tipico della tradizione di Mileto. Tale dolce è composto da una pasta frolla a doppio strato contenente all’interno marmellata di uva con noci e aromi naturali.

La notissima cassata siciliana è una torta a base di ricotta zuccherata, tradizionalmente di pecora, pan di

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a pavia, da oltre 10 anni, produciamo pane, prodotti salati e dolci tipici. ora puoi trovarci anche a Casteggio.

Spagna, pasta reale e frutta candita. Secondo le varianti locali, ci possono essere anche pistacchio, pinoli, cioccolato, cannella, maraschino e altro ancora. Le radici della cassata risalgono alla dominazione araba in Sicilia, che aveva introdotto a Palermo la canna da zucchero, il limo-

ha un ripieno a base di formaggio o ricotta e uva passa, come si usa cucinare nella zona del Logudoro, mentre al centro-sud, nel Campidano, la casadina è realizzata spesso con l’aggiunta di zafferano, e viene chiamata col nome di Pàrdula. Non resta quindi che sedersi a tavola. 7

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SPECIALE PASQUA/2

Rappresentano un’idea interessante ed originale: si tratta dei lavoretti pasquali ottenuti mediante l’utilizzo di materiale da riciclo di anna mollo

L

a creativa pratica può coinvolgere sia gli adulti che i più piccoli ed è utile ai fini della sostenibilità ambientale. Di frequente nelle nostre case troviamo elementi di scarto da smaltire e se, invece, questi venissero recuperati? Basta un pizzico di impegno e tanta fantasia per realizzare degli oggetti straordinari. In tempi non proprio floridi dal punto di vista

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creare

addobbi originali riciclando economico, la parola d’ordine diventa “risparmio” e il punto di partenza per mettere da parte qualche soldo è riciclare. Con pochi e semplici gesti si possono produrre elementi di grande bellezza, anche in occasione del periodo pasquale. Pensiamo, ad esempio, al riuso dei gusci d‘uova di gallina. Una volta svuotati, possono essere recuperati e colorati a nostro piacimento. Colori vivaci o tonalità pastello, deco-

razioni fantastiche oppure eleganti, tutto sta ai nostri gusti! Pochi sono gli elementi che dobbiamo procurarci per metterci all’opera. Abbiamo bisogno di una vite, di un bicchiere di aceto e di una siringa. Una volta sistemato l’uovo sul contenitore in posizione verticale (in modo che la parte sottostante non sfiori il fondo della scatola) prendiamo la vite e, con l’aiuto della mano, esercitiamo una leggera pressione sulla sommità e pratichiamo un piccolo foro sull’uovo. A questo punto, servendoci della siringa, aspiriamo l’intero contenuto, dopodiché, laviamo bene la superficie in-


terna adoperando acqua tiepida miscelata con l’aceto. Dopo aver leggermente tamponato l’uovo con della carta da cucina o con un canovaccio asciutto, procediamo alla fase creativa del lavoro: la decorazione. Possiamo usare i colori a tempera per riprodurre disegni e forme incantevoli, oppure adoperare lembi di vecchie stoffe per rivestire l’uovo e dargli un aspetto davvero chic. Per chi all’uovo preferisce altri simboli pasquali, le alternative sono notevoli.

Ad esempio, è possibile realizzare un simpatico cesto a forma di coniglietto con il cartone del latte. In questo secondo caso, di grande utilità sono le tinte acriliche, ma dobbiamo procurarci anche della colla a caldo, degli occhietti di feltro (o altro materiale) e scovolini di ciniglia. Procedendo con le forbici in senso verticale, tagliamo un lato del cartone, che diventerà il manico del nostro cestino pasquale. Diamo

una bella spennellata di colore e attendiamo qualche minuto per l’asciugatura. Con il tetrapak ricaviamo le orecchie del coniglio, che, dopo aver ritagliato incolleremo sulla nostra impugnatura insieme agli occhietti e ai baffi ottenuti con residui di ciniglia. Una volta attaccato il manico, il cesto-coniglio è pronto e potrà essere riempito di ovetti di cioccolato, caramelle e lecca-lecca dai mille colori. Sicuramente

è un’idea che stupisce grandi e piccini, un regalo divertente ed esclusivo adatto in occasione delle ricorrenze pasquali. Simbolo della nascita di una nuova vita è il pulcino, dolce animaletto, emblema della Pasqua. La scelta: il pulcino fatto di rotolo di carta igienica. Proprio non si può dire che la carta igienica manchi nelle nostre case. Una volta esaurito il rotolo di fogli, resta il tubo di cartone grigio. Questo verrà colorato interamente di giallo, mentre su un cartoncino a parte disegneremo occhi, becco e zampe che successivamente andremo a colorare. Una volta ultimati, questi elementi saranno ritagliati e incollati opportunamente sul tubo giallo in modo da dare forma all’animaletto. 7


NIGHTLIFE

I locali giusti per socializzare Discoteche e pianobar dove è possibile ascoltare buona musica e stringere nuove amicizie di Marianna Pilato 38| febbraio/marzo ‘15


rosa di divertirsi nel weekend senza spendere una fortuna. I gestori Cristiano Gallai e Igor Pezzi hanno quindi voluto ricreare nel centro della cittadina un discobar e un punto di ritrovo per i tanti amici che hanno conosciuto da quando operano nel campo dell’organizzazione di feste e eventi. Per i meneghini la Maison Milano (Via Montegani 68) organizza di frequente dei single party collaborando con l’organizza-

Cafè il Ponte Risto Pub biRReRia

Nuova , Apertura CafE il Ponte adesso , E anche Risto Pub Birreria: il locale

per chi, cerca la qualitA a qualsiasi ora! Casteggio (PV) | Piazza Dante, 12 | tel. 0383 1938226 aperto tutti i giorni dalle 7.00 alle 2.00 |

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zione “La Cena degli Sconosciuti”. Il biglietto d’ingresso che si aggira sui 15 euro (un po’ meno per chi entra in lista) comprende ingresso, buffet, cocktail e naturalmente dell’ottima live music. Ai partecipanti viene fatto indossare un bracciale o un altro segno di riconoscimento che implicitamente manifesta la loro intenzione di fare nuove conoscenze, aiutando così pure i più timidi a avviare una conversazione. I single party sono divenuti una consuetudine anche nella Capitale: ne organizza numerosi il Don Carlos Palacavicchi, frequentato in particolar modo dagli studenti dal momento che è ubicato accanto alla Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi Roma Tre. Ospitano un pubblico più adulto in cerca di incontri, al contrario, i rinomati Spazio Novecento e Futurarte nel quartiere Eur, nonché il ristorante con giardino Mò Mò Republic dall’atmosfera decisamente romantica. Iniziative per socializzare aperte a tutti (giochi multimediali, cene per incontri, serate revival anni 70’-80’-90’, ecc…) sono organizzate a Bologna dalla risto-birreria Master Beer, l’ideale per chi pensa non ci sia modo migliore per conoscersi che davanti a un bicchiere di una “bionda” alla spina, accompagnata magari da una buona pizza. A prescindere da dove si abiti, insomma, le occasioni per conoscere gente nuova non mancano, basta andare nei posti giusti, divertirsi e il resto verrà naturalmente da sé. 7

Finger Food e piatti caldi

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i tempi di chat e social network, chi desidera fare nuovi incontri e conoscenze ha apparentemente più possibilità di riuscirci nel giro di pochi clic, ma non è detto che poi si stringano vere e proprie amicizie durevoli nel tempo. Spesso incontrando dal vivo la persona con cui si è parlato su Skype o su Facebook si rimane delusi, e per questo motivo fare conoscenza dal vivo rimane la modalità migliore. Esistono poi bei locali in tutta Italia che organizzano serate per single o a tema per particolari fasce d’età, appositamente per favorire la socializzazione. Uno di questi è senza dubbio il torinese Funkiglia (Via Artisti 13, Torino), dove la musica non è mai la stessa e si possono ritrovare amici di vecchia data oppure farsene di nuovi. Gli arredi interni sono molto particolari, con qualche mobiletto di recupero o in stile vintage. I gestori sono cordiali e è possibile degustare degli ottimi vini o cucina a chilometri zero, il tutto a prezzi accessibili. Spostandosi a Gemona (Udine), merita di essere visitato a questo scopo l’Arengo Club, che fra l’altro ha riaperto da poco i battenti in una veste completamente rinnovata: conosciuto negli anni Ottanta come pianobar e in seguito come discoteca, ora si concentra maggiormente sul target over 25 amante della disco music e deside-

Panini e Hamburger con carne a km Zero serate a tema con cucina e birra in abbinamento selezione di birre alla spina e in bottiglia


cultura La Ice Library

Ghiaccio da leggere È un container dipinto di verde, ma contiene oltre 700 libri: una biblioteca creata da un artista tedesco a poche decine di metri da una stazione di ricerca scientifica nel cuore dell’Antartide. Dove l’inverno è lungo e la solitudine anche. di Germano Longo 40| febbraio/marzo ‘15


Difficile trovare coda all’ingresso, come sentirsi dire che quel libro non c’è, preso da qualcun altro. Difficile perché intorno non c’è nulla, solo un mare di ghiaccio e neve che almeno garantisce tutto il silenzio possibile alla “Ice Library”, una biblioteca che celebra proprio quest’anno i dieci anni di inattività: l’ha voluta nel gennaio 2005 Lutz Fritsch, artista tedesco che da sempre coltiva una grande passione per gli spazi immensi. La Ice Library è in realtà un container commerciale in acciaio lungo 6 metri, altro 2,5 e largo 2,6: 36 mq in tutto, per fare prima. Non c’è neanche un indirizzo preciso, ma trovarla è facile: bisogna uscire dalla stazione “Neumayer”, dove scienziati di tutto il mondo studiano le mutazioni climatiche e cercano risposte nei ghiacci, si gira a destra e avanti per un centinaio di metri. Basta seguire

Neumayer: il pensiero che qualcuno potesse vivere per tanti mesi senza potersi aggrappare ad un briciolo di cultura fu una sorta di dolore fisico. Nasce così la Ice Library, dipinta di verde perché quello è il colore della speranza: la sublimazione del silenzio e della solitudine, quello stato mentale che secondo Pier Paolo Pasolini richiede una grande forza mentale, per essere affrontata. Ma anche una meravi-

gliosa conquista, per chi impara a vivere contando solo su se stesso. Lo stesso Fritsch, da dieci anni a questa parte, spedisce ogni anno il suo personale dono alle dotazioni della biblioteca: una cassa di birra “Koelsch”, tipica della sua città, Colonia. Perché può succedere che neanche un buon libro basti, per scacciare i pensieri e la solitudine. 7

quel puntino verde bottiglia, che spicca nell’immenso bianco dell’Antartide. L’interno invece è rosso: una sedia, un tavolino, un piccolo divano e le pareti occupate da scaffali che contengono più o meno 700 libri, tutti donati dagli scienziati alla fine del loro passaggio e alcuni da personaggi di spicco della letteratura colpiti dall’idea, come Günter Grass, premio Nobel, che ha donato copia delle sue opere con tanto di dedica ai lettori sperduti. A Lutz Fritsch, l’autore di quella che va intesa come un’opera d’arte, l’idea è venuta dopo due visite alla stazione antartica febbraio/marzo ‘15 |41


MODA

Altaroma 2015

L’haute couture per la prossima stagionE di Marianna Pilato

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a 26esima edizione della settimana della moda capitolina Altaroma, dopo aver trovato i finanziamenti necessari per svolgersi regolarmente come negli anni passati, alla fine è trascorsa senza ulteriori intoppi nelle sue nuove sedi principali, ovvero in una tensostruttura realizzata nel viale adiacente l’Auditorium Parco della Musica e presso il MAXXI (Museo nazionale delle arti del XXI secolo). In generale, tutti gli eventi in calendario sono stati ideati per dare visibilità sia alle innovazioni proposte dai fashion designer emergenti che all’alta sartorialità declinata in tutte le sue molteplici forme. Cinque de-


signer provenienti dal progetto di scouting internazionale “Who is on Next?” hanno presentato le loro linee alternative, ma erano presenti anche le maison storiche, le quali sono tornate a calcare le passerelle di Roma accanto a stilisti altrettanto conosciuti dell’alta moda italiana. Questa volta a inaugurare la kermesse è toccato a Giada Curti, seguita da (in ordine di apparizione) Ettore Bilotta, Luigi Borbone, Gattinoni, Antonella Rossi, Camillo Bona, Antonio Grimaldi, Sabrina Persechino, Rani Zakhem, Nino Lettieri, Renato Balestra, Gianni Molaro e Raffaella Curiel. Quest’ultima creativa, osannata sempre dai critici del settore e dagli astanti alla sfilata, questa volta ha voluto rendere omaggio ai suoi viaggi sia immaginari che reali nelle terre d’Oriente, che comprendono i territori della Thailandia, del Vietnam, delle Filippine, nonché della Malesia, di Giava e di Sumatra. Ispirandosi al portamento elegante delle donne di queste nazioni, ai loro sorrisi dolci e ai propri occhi espressivi, la stilista ha realizzato costumi di altissima qualità utilizzando sete impalpabili o broccati regali, amalgamati però da stoffe d’arte povera cucite fabbricate con gli antichi telai. In tale collezione, poi, non poteva mancare un richiamo esplicito al grande evento Expo 2015 di Milano, dal momento che si tratta di una manifestazione volta a promuovere il Made in Italy in tutto il mondo: la fantasia dell’abito da sera riporta sulla stoffa il soggetto della natura morta “Canestra di frutta” dipinta dal Caravaggio.

Ma la Curiel non è stata l’unica a voler esaltare la grande maestria artigianale che si cela dietro l’haute couture nostrana: la forza del Made in Italy, infatti, è al centro del progetto imprenditoriale del siciliano Gianluca Santangelo e del marchio Santangelo Collezioni. Gli outfit della sua collezione primavera-estate 2015 sono stati accompa-

gnati in passerella dalle musiche oniriche di “Cinderella” (ultimo remake dell’omonima favola che la Disney farà uscire a breve nelle sale), e da una intensa suggestione olfattiva provocata dalle fragranze del gruppo Estée Lauder, con cui è stata avviata una collaborazione. I raffinatissimi vestiti si sono contraddistinti per i loro tagli morbidi e aggraziati, per le trasparenze seducenti e per i colori decisi e vivaci adatti per una donna intraprendente e determinata. Venezia invece è al centro della nuova collezione estiva di Vittorio Camaiani: gondole figurate, maschere, briccole, colori che ricordano la sabbia e il mare sono collegate molto chiaramente alla laguna veneta. La spugna qui si porta dalla mattina alla sera, unendosi a contrasto con la seta, lo shantung, il lino o il cotone fino a illuminarsi di Swarovski sulle mise più impegnative. In certi casi poi le prue delle gondole sono state ricamate sugli orli delle gonne, mentre gli occhi di maschere fittizie sulle camicie fungono da tasche. Come ha sottolineato il presidente di Altaroma Silvia Venturini Fendi, insomma, “orgoglio, fiducia e gratitudine sono le parole chiave di questa manifestazione, perché Altaroma in extremis ce l’ha fatta. Le criticità sono state tantissime, ma la passione e la professionalità di tanti hanno consentito la realizzazione di un calendario importante per presenze e partner coinvolti. Confidiamo quindi in un futuro denso di prospettive”. 7


FASHION La vincitrice degli Elle Style Awards Vittima del bullismo quand’era ragazzina, Rosie HuntingtonWhiteley è diventata un’affascinante top model che oggi spazia fra moda, cinema e imprenditoria. Alla faccia di quelli che ridevano. di germano Longo

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BRUTTA DA FARe INVIDIA


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omunque la metti, non c’è bellezza al mondo che: a) da piccola si vedeva molto brutta; b) è stata scoperta casualmente e in quel momento a tutto pensava - giurin giurello - tranne che a diventare modella. Due punti fermi che valgono anche per Rosie Huntington-Whiteley, top model inglese di Plymouth, classe 1987, di recente eletta donna più sexy del 2015, titolo che va a bissare quello conquistato nel 2011 nella stessa categoria. Primogenita di Charles, impresario edile, e Fiona, istruttrice di fitness, Rosie si iscrive al Tavistock College dove diventa celebre al contrario: alta, magra e ancora acerba nel fisico, ha due labbra così pronunciate da cui esce un apparecchio dentale da meritarsi il titolo di papera metallica. Lei ci soffre, ovvio, ma è facile immaginare quanto rodano oggi quelli che la prendevano in giro, vedendo chi e soprattutto cosa è diventata Rosie. La leggenda vuole che mentre studiava per rimediare geometria e sognava per un amore non corrisposto, un talent scout l’abbia notata e messa davanti ad un contratto con parecchi zeri: qualche mese dopo, Rosie la papera diventava il volto per Valentino, Vuitton, Moschino, Cavalli, Kenzo, Guy Laroche e Gai Mattiolo. È successo a New York, America, paese dove si raggiunge il gradino più alto soltanto quando si indossano le ali di “Victoria Secret”, cosa che a lei accade poco dopo. A mettere fiocchi e stelline al sogno ci pensa poi il calendario Pirelli 2010, seguito un anno dopo dal titolo di modella dell’anno, assegnato dalla rivista “Elle” nel corso degli “Style Awards”. Ma il 2010 è anche l’anno in cui Rosie non si limita più ad apparire in foto: viene scelta da Hollywood per dare volto e curve alla fidanzata di Shia LaBeouf in “Transformers 3”. Inutile dire che ruba la scena ai mostri galattici in metallo che combattono per il

destino del nostro pianeta, posticino che probabilmente val la pena salvare proprio perché abitato da gente come lei. Un anno dopo, e siamo nel 2012, Rosie, ormai consacrata alle più alte vette dello star system, lancia la sua collezione di lingerie e si fa vedere in pubblico in compagnia di Jason Statham, faccia da duro del grande schermo reso celebre dalla saga “Transporter”. Di lei però si sa poco, da buona ragazza inglese preferisce starsene abbottonata, anche se più con le parole che nei fatti. Nelle rare interviste rilascia qualche amenità che subito rimbalza ovunque: ad esempio

che non permette a nessuno di mettere le mani sulle sue sopracciglia, oppure che è ghiotta di pesce e verdure al vapore e per finire che va in palestra almeno tre volte alla settimana. Nulla che sia in grado di far cambiare idea al mondo, e neanche alla giuria degli “Elle Style Awards”, che guardandosi attorno non è riuscita a fare a meno di nominarla nuovamente modella dell’anno per il 2015. Per ritirare il premio, Rosie si è presentata con un tubino nero molto corto, ha sorriso e tutti i presenti, per un attimo, hanno pensato che se lei è un papero, allora varrebbe la pena diventare uno stagno. 7 febbraio/marzo ‘15 |45


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