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Anno 07 | ottobre/novembre 2013 COPIA GRATUITA

lorenzo sul mondo jovanotti a Rock in Rio

Speciale Casa e Sposi

La guida completa per il giorno piĂš bello

AttualitĂ Eventi Arte Design Food Teatro Motori


P AV I A NUOVA COLLEZIONE AUTUNNO/INVERNO

APERTURA NUOVO SHOWROOM Via XX Settembre, 7/9

C.so Strada Nuova, 90 | Tel. 0382.30197 Via XX Settembre,7/9 | Tel. 0382.25042


sommario 12

6 Cover Story: Rock in Rio

38 Teatro: Corpi Strumentali

10 Eventi/1: Titanic Exposition

40 Arte: Noel Cruz

12 Eventi/2: Comic Con

42 Design: Visitors & Native

16 Attualità: John Fitzgerald Kennedy

44 Food: Cheese 2013

IL PALCO SUL MONDO

FASCINO PROFONDO

LA TERRA DEI REPLICANTI

GOODBYE MISTER PRESIDENT

Anno 07 Ottobre/Novembre '13 Bimestrale a diffusione gratuita Autorizzazione Tribunale di Pavia n. 675 del 18/03/2007 www.andcomagazine.it

46 una pubblicazione Adverum Srl Via R. Brichetti, 40 27100 Pavia Tel. (+39) 0382 309826 fax (+39) 0382 308672 info@adverum.net

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CI HANNO FATTO LE SCARPE CON 24 MILA CACI IL B-DAY

casa & sposi

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COME FOSSI UNA BAMBOLA

46 Motori: L’offensiva Nissan

19 Speciale:

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CYBER DANCERS

50 And Co. Consigli

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SEGRETERIA DI REDAZIONE C. Moretti Tel. 0382 309826 redazione@andcomagazine.it Art Director Paolo Armani linea@paoloarmani.it

DIRETTORE RESPONSABILE Germano Longo direttore@andcomagazine.it

Impaginazione e grafica Adverum Srl

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Blooker Pavia nuova apertura

Finalmente F la nuova iinalmente nalmente anche anche a Pavia,vieni Pavia vieni a scopri sscoprire coprire ire la nuova collezione coll llezione autunno/inverno autunno/inverno Blooker propone uno stile giovane e dinamico, perfetto per un target maschile. Le collezioni Blooker, mixano l’american sportswear al gusto italiano, propongono un ottimo rapporto qualità-prezzo e uno stile versatile, personalizzabile in base ai propri gusti. Jeans, camicie, t-shirt, favolosi pantaloni tinti in capo e bellissime polo che hanno già ottenuto importanti riconoscimenti, dalla stampa internazionale. Inconfondibile simbolo del brand é la testa di una pantera, espressione della passione del fondatore del marchio, John Blooker, per il continente africano e per tutto ciò che esso rappresenta. Sportswear luxury testimonia l’utilizzo dei migliori cachemire, di pregiati cotoni egiziani e jeans giapponese, per la creazione di capi esclusivi. Blooker rappresenta uno stile di vita, un modo di essere e di pensare, la capacità di esprimersi attraverso la moda. Blooker è un nuovo modo di comunicare.

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editoriale ottobre novembre 2013

SIAMO GIÙ DI TONY

Il 27 giugno del 2007, Tony Blair, dopo un intero decennio trascorso a guidare il Regno Unito, esce di scena. Ha 54 anni, età che per la politica significa essere quasi un bambino, e tutti si chiedono cosa farà dopo gli anni passati al numero 10 di Downing Street. La risposta, dicono gli esperti, è fin troppo facile: scriverà dei libri, girerà il mondo tenendo conferenze, troverà consulenze che gli permetteranno, finalmente, di diventare ricco. Ecco, l’ultimo passaggio è esattamente quello che un italiano non vorrebbe mai sentirsi dire: all’estero, i politici fanno i soldi dopo aver guidato i paesi, quando smettono di essere politici. Da noi, leggendo le cronache, succede l’esatto contrario: chi sbarca a Roma vince al Superenalotto, assicurandosi coccole, vitalizi e pensioni da fiaba dopo appena qualche mese di permanenza sugli scranni delle due camere. Questo è forse il motivo per cui passano i governi, si disfano le coalizioni e le intese da larghe diventano strette, ma nulla cambia nella mastodontica macchina politica che ci guida: finanziamento pubblico ai partiti? Dimenticato. Dimezzamento dei parlamentari? Manco a parlarne. Sarebbe come dire ad un condannato a morte che il boia è indisposto, quindi se per favore si sopprime da solo. Saliamo ancora verso nord? Bene, allacciatevi le cinture perché anche questa è bella. In Irlanda, dove i problemi non mancano, il popolo si è appena pronunciato alle urne per decidere il destino del senato. Anche lì il sistema è bicamerale, camera e senato, ma sono stati proprio i senatori a dire che il costo della loro esistenza incide per circa 20 milioni di euro all’anno nelle tasche dei cittadini. Quindi, considerata anche la scarsa funzione legislativa, i 60 senatori hanno pensato di darci un taglio, nel nome del paese. Ma il bello in fondo non è neanche questo (certo, da italiani provarlo ci farebbe piacere), quanto piuttosto la risposta della popolazione, chiamata a pronunciarsi con un referendum dagli esiti a dir poco incredibili: no, per favore, teniamoci il senato. E qui, volendo, ci si addentra in un altro problema, legato alla scarsa comunicazione fra i paesi europei: cari amici irlandesi, se ci aveste avvisato, vi avremmo preparato un paio di voli charter con qualche centinaio dei nostri politici. E senza neanche pretendere qualcosa in cambio. DIRETTORE

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cover story rock in rio

O C L A P L I OnDO M L U S VA IN ARCHIVIO ANCHE LA QUINTA EDIZIONE DELLA CELEBRE KERMESSE MUSICALE, ORMAI DIVENTATA EVENTO MONDIALE. MA QUESTA VOLTA CON LE NOTE DELL’ARTISTA ITALIANO PIÙ APPREZZATO: LORENZO JOVANOTTI

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N

el gennaio del 1985, i Queen salgono sul palco di una rassegna musicale che promette di rinverdire l’epopea dei mega raduni: l’hanno battezzata “Rock in Rio” ed è un’idea di Roberto Medina, imprenditore e pubblicitario brasiliano abituato a pensare in grande, senza darsi limiti. Le “regine” aprono e chiudono una sequenza di artisti come AC/DC, Al Jarreau, George Benson, Iron Maiden, James Taylor, Rod Stewart, Scorpions e Yes. Ma quella della band di Freddie Mercury è un’esibizione destinata a passare alla storia per l’incredibile presenza di pubblico pagante: in due serate, i Queen suonano di fronte ad oltre 600 mila persone, che diventano 200 milioni, se si contano coloro che assistono all’evento trasmesso in tutto il mondo da Rede Globo. Ma ciò che conta è il risultato: l’evento creato dal señor Medina entra con ogni onore nell’olimpo dei grandi happening musicali, come non si erano più visti da Woodstock in poi.

Nel 1991 la storia si ripete: la seconda edizione di “Rock in Rio” riempie il mitico Maracanã in ogni ordine e grado. Sul palco si passa il testimone un’altra infilata di artisti difficili da mettere insieme per chiunque: Guns N’ Roses, Prince, George Michael, A-ha, Joe Cocker, Lisa Stansfield e Santana, per citare i più grandi. E sono ancora i Guns N’ Roses le stelle assolute della terza edizione, datata 2001. Quella volta suonano Oasis, R.E.M., Red Hot Chilly Pepper, Britney Spears, Neil Young, Sheryl Crow e Sting. 5 ottobre/novembre ‘13 |7


L’evento è ormai di portata mondiale, e Roberto Medina, nell’incessante ricerca del massimo coniugato al business, nel 2004 carica luci e amplificazioni con l’idea di esportare la manifestazione altrove: sta nascendo “Rock in Rio Lisboa”, kermesse ospitata alla “città del rock”, un’area di 200 km quadrati creata appositamente per fare da contorno alla musica, che peraltro ogni sera si riempie delle note di Paul McCartney, Metallica, Sting e Guns N’ Roses, guai a dimenticarli. In effetti, a Lisbona le cose sembrano filare più lisce, e le edizioni si incanalano subito verso una precisa cadenza biennale. Nel 2006, fra gli altri tengono banco Shakira, Santana e Roger Waters, ex bassista dei Pink Floyd. Nel 2008 tocca invece a Bon Jovi, Muse e Linking Park, mentre lo scorso anno la presenza di Bruce Springsteen ha dato la consacrazione definitiva

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alla creatura musicale di Roberto Medina. “Rock in Rio” torna in Brasile dieci anni dopo l’ultima edizione. Dal 23 settembre al 2 ottobre 2011, per dieci giorni, gli accordi dei soliti Guns N’ Roses, intervallati a quelli di Katy Perry, Rihanna, Motorhed, Jamiroquai, Joss Stone, Lenny Kravitz, Maroon 5 ed Evanescence, riempiono l’aria caliente di Rio de Janeiro.


Tutto questo per arrivare al 13 settembre scorso, quando la scintilla di “Rock in Rio” è scoccata per la quinta volta: 160 artisti di ogni nazionalità a dividersi cinque palchi diversi, ed una line-up da far tremare i polsi. Ha iniziato Beyonce, che solo per citare i più noti ha avuto il compito di fare da antipasto a Muse, Thirty Second to Mars, Justin Timberlake, Alicia Keys, Jota Quest, Metallica, Bon Jovi, Nichelback, Bruce Springsteen ed Iron Maiden. Ma c’era qualcosa in più: nell’elenco degli artisti, per la prima volta nella storia di “Rock in Rio”, è spuntato anche un nome italiano. Si chiama Lorenzo, di cognome fa Cherubini ma per tutti è da sempre Jovanotti, semplicemente. Reduce dal successo di “Lorenzo negli stadi”, tour estivo sold out ovunque, e ormai consacrato come una delle migliori realtà musicali italiane, Lorenzo ha vissuto proprio a “Rock in Rio” la sua consacrazione internazionale. “Esserci - ha scritto su Twitter poco prima della sua esibizione - è una bella storia, perché questo è il Festival”. Le cronache raccontano che Lorenzo, accompagnato dall’Orquestra Imperial, è riu-

I SIGNORI DELLA MUSICA Nella pagina a fianco, dall’alto, i Metallica, Chad Kroeger dei Nickelback, Alicia Keys e Justin Timberlake. A sinistra un’intensa immagine della performance di Bruce Springsteen e al lato opposto ancora Lorenzo Jovanotti. Nelle due pagine precedenti la sconfinata folla assiepata sotto ad uno dei cinque megapalchi e Beyonce, artista a cui è toccato il compito di aprire la prestigiosa line-up.

scito a portare tutta la sua energia colorata sul palco affacciato sulla spiaggia di Rio de Janeiro. Ha ballato, cantato, saltato e giocato di fronte un pubblico che non vedeva l’ora di fare lo stesso. 7

BARICENTRO BRASILIANO Da anni, la più estesa e popolosa repubblica sudamericana (200 milioni di abitanti su 8,5 milioni di km quadrati di superfice), ha gli occhi del mondo puntati addosso. Merito di una crescita economica inarrestabile, per certi versi smisurata e per altri inattesa, vista la crisi che taglia il fiato al resto del mondo, ma in grado di trasformare il paese che un tempo era celebre forse solo per il carnevale, le stelle del calcio e poco altro in uno dei mercati più promettenti, dove tutti guardano con interesse e fanno a gara per esserci.

Ma il profumo dei soldi, da che mondo è mondo ottimo per riprodurre una serie di essenze irresistibili, ha decretato il Brasile nuovo baricentro per l’economia, trascinando nel pacchetto un volano di idee, iniziative ed eventi a cui nessuno ha saputo controbattere, spesso per mancanza di argomenti validi. Dopo l’assegnazione dei Mondiali di calcio 2014, preceduti dalla Confederations Cup della scorsa estate, nel 2016 sarà la volta delle Olimpiadi, mettendo al caldo un pacchetto di visibilità e credibilità che è ipotizzabile, porterà ad una radicale trasformazione della società brasiliana. Questo almeno è ciò che si augura Dilma Rousseff, presidente in carica dal 2010 e con un passato operaio funestato dalla prigionia, che ha sostituito Luiz Inácio Lula da Silva, colui che nel 2002 ha messo la freccia al paese, spostandolo in corsia di sorpasso.

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eventi/1 Titanic Exposition

DOPO GLI STATI UNITI, UNA MOSTRA STA GIRANDO L’EUROPA PER MOSTRARE REPERTI E RICOSTRUZIONI DEL TRANSATLANTICO NAUFRAGATO 101 ANNI FA. L’INCREDIBILE AFFLUENZA CONFERMA LA FAMA DELLA NAVE DEFINITA “INAFFONDABILE”

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FASCINO

PROFONDO N on c’è altro disastro che attiri così tanto la fantasia popolare come quello del Titanic. Il transatlantico dei record, lungo 269 metri e largo 28, salpato per la prima e unica volta il 10 aprile 1912 dal porto di Southampton con 885 uomini di equipaggio e 1.316 passeggeri: 325 in prima classe, 285 in seconda e 706 in terza. Un viaggio durato soltanto quattro giorni, sufficienti per raggiungere l’appuntamento con il destino, rappresentato da un enorme iceberg che, mentre le orchestre riempivano l’aria fredda di quella notte di aprile, apriva uno squarcio fatale sulla fiancata della

nave. Il resto è storia: due ore e 40 minuti dopo, il Titanic affondava a 750 km dalle coste di Terranova, portandosi sul fondo dell’oceano 1.518 persone. Ma da allora, sull’immensa tragedia del transatlantico costruito nei cantieri irlandesi e fiore all’occhiello dell’inglese “White Star Line”, l’interesse non si è mai spento. Complice il celebre kolossal, girato da James Cameron nel 1997, in cui il disastro fa da sfondo alla storia d’amore fra Jack e Rose, ma anche l’idea che il relitto, placidamente adagiato a quattro km di profondità, rappresenti il posto dove riposa così tanta gente, più o meno potente e ricca ma


livellata in un finale unico su cui si è favoleggiato tanto: l’orchestra che ha suonato fino alla fine, i tesori costuditi nelle casseforti di bordo, il comandante che si è immolato, donne e bambini imbarcati costretti a lasciare gli uomini sui ponti, in un estremo gesto di cavalleria che significava morire da gentleman. Forse per questo, sono oltre 25 milioni, i visitatori che non hanno saputo resistere, attirati da “Titanic Exposition”, una mostra che sta da 18 anni gira il mondo e negli ultimi tempi ha toccato Chicago, Los Angeles, Londra e Parigi, ma che promette altre tappe, fra cui anche l’Italia. La mostra

candelabri, valigie e abiti, miracolosamente sopravvissuti al tempo e al mare perché chiusi con cura all’interno di valigie e armadi risparmiati dagli organismi marini.

Sul relitto, individuato per la prima volta il 1° settembre 1985 da Robert Ballard, si è scatenata una battaglia legale. Nel 1994, i diritti di proprietà e recupero sono stati assegnati alla RMS Titanic Inc., che però è riuscita soltanto nel 2006 ad ottenere un compenso per il salvataggio dei reperti, in base alle leggi marittime. Finora sono state organizzate otto spedizioni di ricerca e recupero, che oltre a 5.500 oggetti hanno dato una certezza: il relitto del Titanic non tornerà mai più in superficie. Oltre cento anni nelle acque dell’oceano hanno reso la struttura fragilissima, e il più probabile destino è di ridursi lentamente in polvere

COM’ERA, COM’È In queste pagine, alcuni degli ambienti del Titanic ricostruiti fedelmente seguendo i progetti originali e qualcuno degli oggetti recuperati sul fondo dell’oceano. Qui sopra un manifesto dell’epoca che spiegava la lunghezza del transatlantico usando la Tour Eiffel come esempio. A sinistra una delle ultime immagini di Elizabeth Gladys “Millvina” Dean, l’ultima sopravvissuta del naufragio, morta nel 2009.

ha un valore pressoché unico: espone 280 reperti riportati in superficie, ricostruisce fedelmente alcuni ambienti e cabine del transatlantico e rende omaggio alle storie di chi era a bordo quella notte, spesso finito sul Titanic per puro caso. Ci sono piatti, boccette di profumo, pettini, banconote,

di ferro. La mostra è idealmente dedicata a Elizabeth Gladys “Millvina” Dean, l’ultima sopravvissuta del Titanic. Aveva solo 71 giorni quando trovò posto con la mamma su una scialuppa, e il 31 maggio 2009 ha raggiunto i suoi compagni di viaggio. 7

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eventi/2 Comic Con

la Terr

REPLI IN CALIFORNIA SI RADUNANO OGNI ANNO MIGLIAIA DI FANS DI FILM E FUMETTI, TRASFORMANDO LA CITTÀ IN UN SET A CIELO APERTO

A

San Diego, sud della California, sono abituati quasi a tutto: i surfisti di tutto il mondo vagano con le loro tavole a caccia di onde, gli anziani scelgono la zona perché il freddo lì è un concetto astratto e le due basi militari assicurano un flusso continuo di gente che va, viene e spende, mettendo al sicuro i bilanci cittadini. Ma una volta all’anno, perfino gli abitanti di San Diego non possono fare a meno di stupirsi. Merito, o colpa, del Comic Con, un convention a cadenza annuale dedicata a tutto ciò che fa arte, compreso il cinema, ma con un’antica predilezione verso i fumetti. La lunga corsa di questo evento strano è iniziata nel lontano 1970, quando un gruppo di amanti del genere si è dato appuntamento all’El Cortez Hotel, radunando un

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contorno di circa 300 appassionati. Quasi nulla, rispetto alle 130 mila presenze che ogni anno, costi quel che costi, si ritrovano al Convention Center di San Diego, dove l’evento è approdato nel 1991 dopo aver vagato in cerca di spazi adeguati ad accogliere fiumane di gente in arrivo da ogni angolo del mondo. Partecipare non è semplice: se-


a DEI

CANTI a creare un pupazzetto che diventi il simbolo dell’edizione, ed è passata alla storia la volta in cui toccò una versione di Little Pony tempestata di Swarosky per cui si formarono code chilometriche. Il Comic Con (dove “Con” è la riduzione americana di “Convention”), è ufficialmente una vetrina per editori, case di produzione cinematografica e televisioni, che approfittano del clamore per presentare (e spesso testare) i nuovi prodotti in arrivo sul mercato. In quattro giorni (e una media di 600 eventi), si proiettano film, si mostrano videogiochi, nuove serie di fumetti e giocattoli, ma la kermesse californiana nasce come punto d’incontro per appassionati, e ancora oggi un ampio spazio è dedicato a collezionisti di fumetti che vendono, comprano e scambiano di

guendo un curioso e strano meccanismo, si può prenotare una stanza in un hotel, ma questa viene assegnata secondo un sorteggio del tutto casuale. Con il risultato che spesso c’è gente costretta a dormire a parecchi km da San Diego. Ma siamo in America, e un pizzico di sana follia ci dev’essere per forza. Ogni anno, un’azienda è chiamata

tutto, per poi correre ad assistere a qualche workshop in cui i maestri del fumetto raccontano e spiegano i segreti del mestiere. Lo spettacolo vero è però anche fuori dagli spazi immensi del Convention Center, perché tutta Sand Diego si traveste: dalle ragazze dei fast food ai negozi, è un fiorire di costumi, di spade laser giocattolo, maschere e costumi ispirati agli eroi di film e fumetti. Il risultato è ciò che si vede nelle foto in queste pagine, con gente vestita come Batman, Superman e ogni altro supereroe mai apparso sulle scene. Ma anche zombie insanguinati, dinosauri, gente con la mannaia infilata nella cervice e tizi chiusi nell’armatura metallica di Iron Man o in quella galattica delle guardie di Star Wars. Ma la nota più curiosa di questa fiera delle repliche è rappresentata dalla presenza di Hugh Jackman, attore che presta il volto a Wolverine: ha vagato un giorno intero vestito come il suo personaggio senza che nessuno lo riconoscesse. Anzi, pare l’abbiano anche fermato più volte per complimentarsi: accidenti, sei uguale all’originale, bravissimo. 7


l’azienda del mese


IL “SISTEMA LETTO” L’

nel cor-

Il materasso deve sostenere la colonna ver-

ro studiando un’intera linea di materassi e reti che creassero il miglior equilibrio per

ma, nello stesso tempo deve recuperare la sua forma non appena il corpo si sposta; da

so degli anni ha fatto del “sistema letto” la ragione della sua storia e del suo futu-

sostenere la colonna vertebrale e creare un riposo salutare.

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tebrale nella sua conformazione naturale e deve lasciarsi deformare dal peso del corpo

qui la considerazione generale che il materasso non deve essere, ne troppo rigido, ne troppo morbido.

SCELTA DEL MATERASSO

Il materasso è fondamentale per garantire un ottimo sostegno della colonna vertebrale in quanto dormire bene è essenziale per il conseguimento del benessere e dell’equilibrio psicofisico quotidiano.

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SCELTA DEL PIANO DI RIPOSO La rete costituisce il naturale complemento di supporto del sistema di riposo contribuendo a garantire l’esaltazione dei livelli di comfort già espressi dal materasso e dal guanciale.

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SCELTA DEL SUPPORTO CERVICALE Il guanciale svolge egregiamente il lavoro di sostegno della zona del collo (cervicale) e di accoglienza perfetta della testa; garantisce inoltre la posizione naturale e rilassata delle vertebre cervico-dorsali.

anticomaterassificioitaliano.it


goodbye

ANNIVERSARI John Fitzgerald Kennedy

MISTER PRESIDENT A CINQUANT’ANNI DALLA MISTERIOSA FINE DEL PIÙ AMATO OCCUPANTE DELLA CASA BIANCA, IL MONDO CELEBRA UN POLITICO PIENO DI TALENTO, DUBBI E DIFETTI, COME TUTTI

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S

embravano l’inizio di un periodo straordinario, gli anni Sessanta, ma quei tre spari, alle 12,30 locali del 22 novembre 1963, tolsero a tutti l’idea che stesse arrivando un decennio in discesa. Un anno prima se n’era andata Marilyn Monroe, qualche tempo dopo toccherà a Walt Disney, poi Che Guevara e Martin Luther King, per ribadire il concetto che l’innocenza era finita, in ogni senso. Ma quel giorno, a Dallas, rimarrà impresso per sempre nella memoria del mondo intero, cominciando dagli americani, che forse per la prima volta nella loro

storia, alle 12,30 del 22 novembre 1963 sentono di non essere così al sicuro, dentro i confini del loro immenso paese. Quel giorno, tre pallottole raggiungono John Fitzgerald Kennedy, JFK per tutti, il presidente più giovane, amato e ammirato che l’America ricordi. Da lì in poi sarà una sequenza senza ritegno di omissis, di verità non dette o dette male, di misteri e testimonianze, di filmati traballanti analizzati un fotogramma dopo l’altro alla ricerca di un’ombra, un indizio, una prova. Ufficialmente, a cinquant’anni di distanza, tutto si deve ancora alla mira di Lee Harvey Oswald, un operaio con problemi psichici ma sottobanco attivista sovietico: è lui ad esplodere tre colpi di fucile da una finestra al sesto piano del deposito di libri nella Dealy Plaza. 5

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na tradizione che si rinnova da oltre 80 anni: l’atelier dove il “fatto a mano” e “su misura” incontra i nuovi trend della moda. Nel laboratorio artigianale gestito dalla cordiale signora Ilaria, potrete acquistare pellicce pronte e accessori, rendere attuale un capo che magari non è più recentissimo, effettuare la pulitura della vostra pelliccia e usufruire del servizio di custodia. Da tre generazioni, proprio per la professionalità e la competenza, la Pellicceria Bettaglio è sinonimo di stile e qualità, per la donna che desidera essere elegante tutti i giorni e non solo nelle occasioni particolari.


JFK, MITO SFORTUNATO Nativo di Brookline, Massachusetts, secondogenito di una ricca famiglia di Boston, John F. Kennedy è un predestinato: studia ad Harvard e visita l’Europa quando il turismo è ancora

un concetto da inventare. Si arruola in Marina e salva i componenti della motosilurante che comandava, guadagnandosi una medaglia al valore. Dopo la guerra entra in politica e la sua è una carriera fulminea: nel 1956 si candida alla vicepresidenza del Partito Democratico, quattro anni dopo per la Presidenza, che conquista battendo di misura Richard Nixon, vecchia volpe della politica americana. La sua permanenza alla Casa Bianca, in compagnia della moglie Jacqueline Bouvier (sposata nel 1953), ha il sapore idilliaco del rapporto perfetto. Nel novembre del 1963, Kennedy e Jackye sono in visita ufficiale a Dallas: colpito a morte da tre colpi di fucile, JFK viene dichiarato morto alle 14,40. Era Presidente da soli due anni.

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Lo arrestano alle 13,50, qualche ora dopo, tranquillamente seduto in un cinema poco distante, e la stessa sera lo accusano di omicidio, dando un sospiro di sollievo all’America. Ma Oswald non farà in tempo a dire nulla: due giorni dopo, Jack Ruby, proprietario di night club ben conosciuto dalla polizia, lo uccide vietando alla storia il diritto alla verità. Sarà la commissione Warren, voluta dal presidente Lyndon Johnson, subentrato in fretta e furia a Kennedy,

bia in realtà passato in questo mondo, in tanti hanno provato a scalfire l’idea che fosse un uomo eccezionale, senza peccati, costellando almeno ogni semestre di rivelazioni, biografie non autorizzate e pettegolezzi: era un amante insaziabile, un collezionista seriale di avventure e belle donne (fra cui Marilyn, la più ingombrante), ed era in crisi con la moglie, che forse avrebbe lasciato, se. Ma ci sono troppi se in questa storia, che da 50 anni finiscono

a scandagliare ogni microsecondo della mattina di Dallas, senza mai dare l’idea di aver tolto di mezzo i punti interrogativi. Ma per tutti, quelle tre lettere, JFK, restano un sogno smerigliato soltanto a metà. Aveva 46 anni, gli occhi azzurri, una moglie bellissima che al suo fianco inventa il ruolo di first lady e due figli, Caroline e John Jr. È stato JFK a volere il programma spaziale, ad impegnarsi per completare l’integrazione razziale, a visitare Berlino chiedendo di demolire il Muro, ad opporsi alla guerra in Vietnam. E in questi cinquant’anni, più di quanto Kennedy ab-

contro il muro di un senso profondo di ingiustizia. Gli americani lo adorano ancora: il 22 novembre di ogni anno, alla Dealy Plaza di Dallas si radunano migliaia di persone, e sulla penisola di Cape Cod, nel Massachusetts, dove il clan Kennedy si riunisce tutt’oggi, fioccano i musei, le rassegne, i tour guidati e gli omaggi incessanti al mito di JFK. Che forse in vita sua non ha mai cercato di essere un uomo perfetto, ma soltanto di vivere facendo quel poteva, sperando di invecchiare e un giorno lontano chiudere gli occhi da solo. In fondo, sarebbe bastato anche a questa storia. 7



speciale CASA/1 Il bonus fiscale

LE GRANDI MANOVRE C’È ANCORA UN PO’ DI TEMPO PER RIENTRARE NEL BONUS FISCALE VARATO DAL GOVERNO ALL’INIZIO DELLA SCORSA ESTATE. QUALCHE RISPOSTA AI DUBBI: CHI, QUANDO E COSA RIENTRA NEL PACCHETTO 20| ottobre/novembre ‘13


D

a buoni italiani, abituati a svegliarsi con una nuova tassa da pagare, scoprire quasi per caso che il governo, oltre alla sofferta abolizione dell’Imu, ha delineato con il Decreto Legge 63/2013 (Gazzetta Ufficiale n. 130 del 5 giugno scorso), un pacchetto di bonus fiscali per tentare di dare sollievo al comparto immobiliare, uno dei più penalizzati dalla crisi. E con un’altra mossa tipicamente italiana, di questo se ne è parlato poco, giusto il tempo di annunciarlo e lasciare che siano i cittadini a scoprire che oltre a doveri, hanno qualche diritto. In pratica, strizzando al massimo il concetto del bonus, tutto

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si traduce in una minore tassazione per chi sceglie di ristrutturare la propria abitazione, specie optando per soluzioni all’insegna dell’efficienza energetica, ma anche per quanti invece vogliono soltanto rinnovare l’arredamento cambiando il mobilio. Il bonus, ripreso in extremis agli inizi di luglio quand’era in scadenza quello precedente, ha comunque una data di scadenza fissata al 31 dicembre prossimo, ed un tetto massimo di spesa per le ristrutturazioni abitative di 96 mila euro, di cui il 50% detraibile in dieci anni (con rata ogni 12 mesi), mentre il limite per l’arredo è contenuto in 10 mila euro. 5

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Fra le novità scompare l’obbligo di comunicazione di inizio lavori al Centro Operativo di Pescara, così come l’obbligo di indicare in fattura il costo della manodopera, mentre la ritenuta fiscale applicata dalla banca ai pagamenti scende dal 10 al 4%. Ne hanno diritto tanto i proprietari dell’immobile quanto usufruttuari e affittuari, e la procedura per ottenere il riconoscimento del bonus necessità di un’adeguata documentazione delle spese, a cominciare dai pagamenti, per cui si richiede la piena tracciabilità, ovvero attraverso il saldo delle fatture attraverso bonifici bancari o postali che riportino espressamente la causale. La documentazione, comprensiva di una certificazione specifica sui lavori e i materiali utilizzati, va inviata telematicamente entro 90 giorni dalla fine dei lavori all’Enea. Pena il non vedersi riconosciuto il diritto allo sgravio. Ma quali interventi rientrano nel bonus? Il testo parla di manutenzione ordinaria e straordinaria, messa in sicurezza sismica o ristrutturazione a seguito di terremoto, rimozione di barriere architettoniche e smaltimento di materiali nocivi, installazione di sistemi di domotica e materiali fonoassorbenti per combattere l’inquinamento acustico, restauri e risanamenti conservativi. La percentuale detraibile sale però al 65% in caso di miglioramenti legati all’efficienza energetica come la coibentazione e i pannelli di climatizzazione a energia solare, e possono riguardare tanto interi complessi residenziali, come i condomini (unico caso in cui il tempo a disposizione per le agevolazioni è prolungato fino al 30 giugno 2014), quanto le singole abitazioni. Attenzione, perché non sono però inclusi nel pacchetto di incentivazione la sostituzione delle caldaie e l’installazione di impianti geotermici, ma resta valido anche in caso di vendita dell’immobile. La novità è però rappresentata dai 10 mila euro a disposizione di chi vuole cambiare i mobili di casa. Anche in questo caso il tetto è fissato nel 50% di detrazioni, sempre nell’arco di 10 anni, ma comunque a patto che la spesa sia successiva ad una ristrutturazione. La somma include gli elettrodomestici da incasso, di classe mai inferiore ad A+, ma anche armadi a muro e cucine in muratura. 7



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PER TAZZINA CHE TU SIA… Si chiama Tiramisù, è prodotta da Altamoda Italia e si basa sul principio sempre affascinante del trompe l’oeil, ma questa volta applicato al cake design, arte dolciaria d’oltreoceano così tanto in voga in questo periodo. Il risultato sono ambienti che pur senza emanare profumi li evocano, con dolci e frutta, ma anche teiere, piattini e vassoi da tea che diventano elementi d’arredo pur restando semplici decorazioni alle pareti. Ideali complementi per creare la stanza di una bimba in modo diverso, o rivolto a inguaribili romantiche che in casa propria vogliono sentirsi come in una favola.

24| ottobre/novembre ‘13

rredare un casa oggi? Fatte salve le questioni economiche, è un esercizio di puro divertimento. Tale e tanta è la scelta su cui si può spaziare fra soluzioni, stili e materiali, da rendere ogni abitazione, che sia il primo nido di una giovane coppia o meno, un insieme di calori e piaceri sottili per chi la vive e per quanti entrando capiranno in un colpo d’occhio chi sono, cosa pensano e come vivono i padroni di casa. D’altra parte, non esiste posto migliore dell’Italia per parlare del senso di ospitalità di questo popolo, piccola e significativa caratteristica che, unita alle straordinarie sfumature in cui sa evolversi il design, sono in grado di trasformare qualsiasi abitazione in una perfetta alchimia di funzionalità e bellezza. In fondo, valgono sempre le parole di Henry Becque: “Non troviamo che due piaceri nella nostra casa, quello di uscire e quello di rincasare”. Se uno dei due manca, c’è qualcosa che non va. 7


TAVOLI A COLORI Non passa stagione, senza che Alessi, una dei più celebri, apprezzate e seguite factory italiane di design, riesca a stupire e divertire con forme, colori e materiali. Nella nuova collezione, come sempre articolata su più fronti di complementi d’arredo, fanno parte un’infinità di oggetti belli da vedere, funzionali e caratterizzanti. Ne è un piccolo esempio l’insalatiera in acciaio inossidabile con ciotola in resina in termoplastica.

SAPONE IN SOSPENSIONE C’era una volta la triste saponetta da poggiare sul bordo del lavabo, da sostituire quando diventava una sorta di “osso di seppia”. Soap in Italy ha pensato di cambiare rotta tanto alle abitudini sanitarie quanto al look della stanza da bagno. L’idea, semplice almeno quanto piacevole, si chiama SoapUp ed è una staffa da parete con supporto biadesivo a cui collegare la saponetta. I vantaggi, oltre alle questioni d’immagine, sono molteplici: sapone sempre asciutto, riduzione degli sprechi e funzionalità pensata per tutti, compresi bambini e persone diversamente abili.

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COME IN AUTO Ci hanno preso gusto, i designer Bentley, prestigioso marchio automobilistico che da qualche tempo si è lanciato nell’home design. La nuova collezione del marchio inglese, come sempre ispirata agli esclusivi modelli di auto in gamma, si compone di divani, chaise longue, poltrone, tavoli, armadi e letti, fra cui il modello Canterbury (nella foto), con testiera imponente e struttura disponibile in pelle o tessuto.

LA LUCE DENTRO È davvero particolare, lo studio creato da Natevo per una linea di arredi che racchiudono illuminazione propria. L’effetto in una stanza assicura una nota scenografica molto soffusa, con poltrone, divani, librerie e tavolini che letteralmente si “accendono” grazie a formazioni di luci a led, donando all’ambiente una luce diffusa e uniforme. Gli arredi sono realizzati in acciaio rivestito con tessuto di rete disponibile in più colori, e malgrado l’aspetto delicato sono stati testati per assicurare oltre 200 mila sedute, equivalenti a qualche centinaio d’anni di comodità.

PARETI E PARATI Si articola su quattro collezioni diverse, la linea di carte da parati e tessuti d’arredo creata da Jannelli&Volpi. L’idea è quella di rivitalizzare l’antica tradizione delle tappezzerie, dando un volto e un significato nuovo alla carta con cui rivestire le pareti di casa. Fra i più insoliti il modello JanVel, un supporto che permette alla parete di interagire con lo spazio trasformandosi in gioco, motivo, innovazione e tecnologia.



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Il , dalla A alla Z LEI, LUI, GLI INVITATI, GLI ANELLI, LE FOTO: COME CI SI SPOSA LO SANNO TUTTI. MA CI SONO ALCUNE REGOLE DA SEGUIRE PER EVITARE FACILI ERRORI, COSÌ COME DI ANNO IN ANNO CAMBIANO ABITUDINI E TENDENZE. UNA GUIDA IN RIGOROSO ORDINE ALFABETICO PERCHÈ TUTTO SIA PERFETTO

28| ottobre/novembre ‘13


A come abito

Le donne lo sanno, hanno imparato a seguire i propri gusti e personalità: c’è chi si sente a posto avvolta in un romantico abito tradizionale, quasi d’altri tempi, e chi invece ama sentirsi fasciata in qualcosa più aggressivo e sensuale. E ancora chi ama andare sul pratico e del matrimonio conserva appena la regola del bianco, ma affidandosi a linee pulite, senza strascichi e troppi veli. Il consiglio non cambia, è lo stesso: trattasi di giorno a volte irripetibile, ma comunque indimenticabile, quindi mai lasciarsi trascinare in decisioni non proprie. Lo stesso vale per lo sposo, anzitutto per creare armonia sull’altare con la neo-consorte: intramontabili tight e mezzo tight (grigio o comunque in tinta scura), meno adatti frac e marsina. Un tocco in più è rappresentato dai gemelli ai polsi, dal fermacravatta e dall’orologio da taschino, per evitare quello in plastica colorata al polso. 5

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lizze assicurative che vanno dalla copertura per eventuali imprevisti durante il giorno più bello a qualsiasi altra disgrazia: perdita delle fedi, abito della sposa, trasporto, fotografie, video, luna di miele e responsabilità civile, nel caso qualche invitato si faccia male.

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Sposi

D come Diritto di famiglia

È al momento delle firme che la coppia di sposi deve dichiarare se scegliere la comunione o la separazione del beni. Meglio informarsi prima sui risvolti che implicano la decisione.

E come Estetica

La preparazione al matrimonio inizia spesso con una “remise en forme” per perdere qualche chilo, quando serve, o comunque per presentarsi quel giorno al massimo dello splendore. Le donne non si lasciano sfuggire una serie di appuntamenti con l’estetista, per la pulizia del viso e maschere di bellezza che mitighino i segni dello stress provocati dal mare di preparativi. Meglio comunque non apparire troppo diversa da come si è ogni giorno, pena rendersi innaturali e artefatte, tanto nel make up quanto nella pettinatura, che va coordinata con l’abito.

B come Bomboniere

La parola d’ordine è armonia: stile, colori e materiali vanno adeguati al tono della giornata. E se in passato era quasi un obbligo morale andare sull’oggetto prezioso, oggi una corrente di matrimonio eco-rispettosa non esclude legno, vimini, carta e ceramica, tutto personalizzabile a piacere per trasmettere a chi le riceve un riassunto della giornata, che sia elegante, originale o perché no, informale.

C come Copertura assicurativa

I divi di Hollywood lo fanno da tempo: un bel contrattino scritto, con tanto di assicurazione. Perché l’amore sarà cieco, ma gli avvocati ci vedono benissimo. Bene, proprio per questo, anche in Italia circolano ormai po-

30| ottobre/novembre ‘13

F come Fiori

Vale sempre la regola generale del tono del matrimonio, evitando il fai da te che spesso finisce per riempire senza alcun criterio la Chiesa, l’auto e il luogo del ricevimento. È usanza inviare fiori, tanto alla sposa quanto alla mamma di lei, secondo la tradizione come atto consolatorio per una figlia che “esce” di casa. Sulla scelta degli addobbi floreali non è d’obbligo il bianco, anzi, i professionisti consigliano spesso di abbinarli alla stagionalità, con qualche colore guida guarnito da rami e foglie, ma anche frutti, nastri e spighe di grano d’estate.


G come Giorno

Quello giusto? Difficile dirlo con precisione, anche se fra le conoscenze c’è un maggiore dell’aeronautica militare. La stagione dei matrimoni è per antonomasia la primavera, anche se le bizze climatiche degli ultimi anni vietano di fare piani precisi sul tipo di abbigliamento. D’estate meglio scegliere posti che abbiano verde, ombra e fresco, tanto fuori quanto all’interno, nel senso di aria condizionata. Qualche problema in meno lo offre l’autunno, che spesso riserva condizioni climatiche migliori della primavera. È forse anche l’ultimo spunto per organizzare un ricevimento fuori città, ma prevedendo che quel giorno può iniziare a far fresco. Per finire all’inverno, dove il buon senso sconsiglia di costringere la carovana degli invitati a lunghi spostamenti. 5

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H come Honeymoon

Chiunque ha un viaggio o una meta che sogna da tanto, e il viaggio di nozze è l’occasione ideale per realizzarlo. La scelta è infinita, dalla crociera alle mete esotiche, ai paradisi naturali. Chi cerca qualcosa di originale può provare con un viaggio sul mitico Orient Express, o con il giro del mondo in più tappe. Dipende dal budget di spesa, certo, ma non esiste agenzia di viaggio che non abbia interi cataloghi a disposizione di chi si sposa.

luogo e tenore per non sembrare un pesce fuor d’acqua: ci si sposa in spiaggia, in campagna e nei castelli, e guai a pensare che si possa andare vestiti allo stesso modo.

L come Lista nozze

Gode da tempo di grande popolarità perché scongiura il rischio di ricevere regali orripilanti, permette di scegliere personalmente le cose più gradite ed evita il problema dei doppioni. In più è un grande favore anche agli invitati, che in questo modo risolvono la questione senza sforzi di fantasia. Ma visto che molte coppie arrivano al matrimonio dopo una convivenza, la lista nozze sta diventando sempre più l’occasione giusta per mettere le mani su un capriccio. Le agenzie di viaggio, ad esempio, sono pronte a organizzare viaggi ai novelli sposi, così come esistono liste nozze online per accontentare anche i parenti lontani. Chi invece deve mettere su casa non dimentichi tutto ciò di cui aver bisogno: dalle batterie da cucina agli oggetti d’arte, dall’argento ai quadri, dai servizi di piatti e bicchieri al robot da cucina, passando per la dotazione minima di elettrodomestici.

M come Musica

I come Invitati

La regola, la più basilare, è evitare di mettere in ombra i due sposi: quindi evitare almeno il bianco e le mise matronali con tanto di gioiellame da processione della Madonna. Per le signore che possono permetterselo fisicamente, in mancanza di un dresscode preciso meglio attenersi al classico tubino che non tramonta mai. Anche i colori scuri andrebbero banditi, a meno che il matrimonio non si celebri di sera, così come guanti e cappello, se non richiesti espressamente nell’invito, celati nella frase “è richiesto l’abito da sera”. L’importante è informarsi su

Certo che ci va, perché i ricordi più vividi sono quelli abbinati ad una canzone, ma attenzione a non esagerare. Abbonda ovunque l’offerta di artisti che arrotondano suonando ai matrimoni, ma ancora una volta va capita in anteprima l’età degli invitati: se la media è giovane allora pensare ad una festa pseudo-scatenante dopo è lecito, in caso contrario meglio astenersi e chiedere giusto un sottofondo che faccia compagnia, meglio ancora se senza acuti e gorgheggi. Per la musica da eseguire in Chiesa conviene accordarsi con il prete, magari scegliendo fra arie immortali come la Marcia nuziale del Lohnegrin di Wagner o quella di Mendelsshon.

N come Non ce la faccio…

Chi sa di non avere tempo o voglia, ha una possibilità in più: rivolgersi ad un wedding planner, ovvero un orga-


nizzatore di matrimoni, per dirlo in italiano. Un’usanza nata in America (celebrata in numerose pellicole) che sta prendendo piede anche qui e rappresentata da professionisti in grado di consigliare, risolvere i problemi e assecondare i gusti e le esigenze degli sposi. Un w.p., seguendo le indicazioni prese con gli sposi, si occupa di ogni dettaglio, dalla vettura agli addobbi floreali, individuando la location e perfino consigliando il viaggio di nozze mirato ai gusti dei due sposini.

O come Ora

I matrimoni si celebrano al mattino, alla canonica ora delle 11, ma in qualche occasione alle 9. Nel primo caso, quello più utilizzato, tutto va commisurato all’orario, compreso il “sequestro” del fotografo per scattare qualche foto, mentre gli invitati raggiungono il ristorante e si intrattengono con qualche stuzzichino. Le funzioni pomeridiane si concentrano invece intorno alle 17, ora che diventa l’ideale nella stagione calda, per evitare caldo e sudate poco fotogeniche, ma rappresentano un problema in più nei mesi più freddi. Tutta la macchina organizzativa, comunque, inizia esattamente da qui.

P come Partecipazioni

La regola, ma soprattutto la buona creanza, prescrive di inviarla agli invitati almeno due mesi prima della cerimonia. È usanza allegare nella busta anche l’indicazione del negozio in cui è stata aperta la lista nozze, in modo da facilitare il compito agli invitati.

Q come Quando

Volete che nulla vi sfugga? Allora meglio scegliere il luogo del ricevimento con largo margine di anticipo, magari un anno prima. Con sei mesi di anticipo vanno invece espletate le formalità burocratiche, la scelta dell’abito della sposa e dei testimoni, bomboniere e partecipazioni. Quattro mesi sono necessari per riservare il fotografo e individuare la vettura che accompagnerà gli sposi. Tre mesi prima è ora di pensare alle fedi, spedire le parte-

cipazioni, definire gli addobbi floreali. Un mese prima organizzare eventuali rinfreschi nelle rispettive case dei due sposi in cui accogliere amici e parenti.

R come Ricevimento

Oltre all’esoticità del posto, è bene tenere conto di altri fattori come ad esempio la distanza dal luogo della cerimonia, il numero e il tipo di invitati, nel senso di età prevalente. Se gli anziani sono tanti, allora è bene pensare ad un posto ameno, magari con ampi spazi verdi, se invece la presenza dei bambini è in numero preoccupante allora meglio assoldare ad un animatore che sappia intrattenerli.

S come Scarpe

Se lui ha a disposizione poca scelta, le spose hanno di che sbizzarrirsi: per il prossimo anno le tendenze parlano di scarpe coloratissime, a dispetto del bianco, in un 5


di chi doveva prendere gli anelli, chi doveva far benzina, chi ha scordato di avvisare qualcuno.

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Sposi

V come Vere

Altrimenti dette Fedi nuziali. Devono essere lisce, senza pietre che interrompano la superficie, per simboleggiare un amore destinato a superare il tempo in modo altrettanto sereno. Qualsiasi sia la scelta, la tradizione vuole che il nome di lei sia inciso all’interno dell’anello di lui e viceversa. È usanza, più per rispetto familiare che per motivi di risparmio, usare gioielli antichi che gli orefici fondono e trasformano in anelli. trionfo di verdi, arancioni e gialli, accompagnati da raso, pizzi e seta, impreziosite da cristalli Swarovski o pailettes. Chi invece non ama strafare trova sempre, e da sempre, scarpe da cerimonia bianche, cipria o grigie.

T come Tavoli

Come sistemare gli invitati? Provate e vedrete che non è affatto semplice. Le regole del banchetto di nozze escludono le tavolate uniche tipo festival della salamella, preferendo tavoli tondi da 6 ad un massimo di 10 persone. Agli sposi spetta il tavolo centrale, visibili da tutti gli invitati e, a meno che non scelgano di essere da soli, con i genitori di lui di fianco e lei e viceversa.

U come Ultimo istante

Programmate e scrivete tutto usando un calendario da portarsi sempre appresso, perché non sembra, ma le cose a cui pensare sono tante, ed il rischio di scordare qualcosa è concreto. Le cronache sono piene di racconti

Z come Zagara

Altrimenti detti fiori d’arancio, sono in assoluto il simbolo che più di ogni altro si abbina al matrimonio. Sinonimo di fertilità, in alcune zone d’Italia è usanza lasciar cadere qualche goccia d’arancio fra i capelli della sposa. 7


Feste aziendali: Numerose sono le occasioni nelle quali un’azienda deve presentare i propri prodotti o servizi come l’inaugurazione di un nuovo negozio, la presentazione di prodotti o servizi esclusivi, l’incontro periodico con la Forza Vendite oppure con i Rivenditori, la cena aziendale per i clienti o per i fornitori, un open day e tante altre occasioni. • Allestimenti personalizzati • Numeri, lettere loghi nvenu nvenuto • Archi di benvenuto

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l Cavallino volante U Uno dei più celebri ristorranti di Tortona ha da poco iinaugurato un servizio cattering che vuole ricalcare iin tutto l’esperienza messa da parte in oltre 100 anni di sstoria.

C Corso Romita 83, Tortona. Da olttre cent’anni, è questo uno degli indirizzi più conosciuti dai palati fini di tutto il mondo, attirati in questo angolo di alessandrino da una sapienza antica, fatta di grandi talenti ai fornelli e un servizio impeccabile ai tavoli. Ma il tempo passa, le mode cambiano e i tre giovani proprietari, ultimi in ordine di tempo ad aver rilevato una realtà prestigiosa, da due anni a questa parte cullano un’idea nuova, parallela al locale e in fondo figlia della stessa maniacale abilità che cent’anni mette insieme qualità, servizio e una maniacale attenzione ai più piccoli dettagli. La nuova idea dei tre soci è un servizio catering, ma del tutto diverso da ciò che si trova in giro. Nulla di approssimato e nessun cedimento al business della banchettistica a buon mercato, quella che invece va per la maggiore. Il primo imperativo, per Giuseppe, Luca e Stefano è stato lo sforzo di “esportare” l’esperienza da gourmet che ha reso “Il Cavallino” uno degli indirizzi più blasonati d’Europa. Uno sforzo notevole, che implica una “logistica” di spostamento per nulla semplice e che inizia con tavoli, tovaglie, cristalli e porcellane, e prosegue con il menù, studiato ad arte per rendere altrettanto indimenticabile un pranzo o una cena tanto nelle sale del locale nel cuore di Tortona quanto al Cavallino “volante”, come qualcuno ha già definito l’idea. L’idea in fondo è proprio quella: esportare il blasone del locale tortonese ovunque sia necessario, per un banchetto di nozze o un incontro aziendale d’alto livello. E tutto è iniziato con la richiesta di un cliente, titolare di un’azienda, che aveva la necessità di assicurare il massimo ai suoi ospiti, senza però costringerli a perdere tempo in spostamenti. Un po’ di timore per l’inesperienza, ma anche una sana voglia di tenere alto il vessillo del Cavallino, hanno fatto il resto, trasformando una trasferta che sembrava unica e irripetibile in una nuova idea in cui mescolare entusiasmo e capacità. E in fondo, è proprio la tradizione del Cavallino a farla da padrone, ancora una volta. I piatti più celebri del locale tortonese, quelli che bisogna assaggiare ad ogni costo, per l’occasione si trasformano in formato catering, diventando mignon, assaggi o finger food, come si definiscono oggi gli antipasti da mangiare con le mani. Per essere esatti sono oltre 140, i finger food fra cui scegliere stilando il menù, da corredare con piatti stagionali, che rifiutano a priori l’anguria d’inverno o le castagne d’estate, e toccano anche la carne cruda marinata, uno dei cavalli di battaglia del locale.


Ma il tutto servito con la solita, profonda attenzione ad offrire sempre qualcosa in più partendo dal primo approccio di ogni ristorante: pane, grissini e cracker sono realizzati in casa, per garantire l’esperienza dalle prime battute alle ultime. Capita, quando serve, che la squadra del Cavallino si porti dietro la macchina del gelato, per prepararlo sul momento evitando le tristi vaschette preconfezionate, o la massima disponibilità a realizzare gli stessi piatti per gli ospiti con intolleranze o ancora menù particolari per bambini. Sempre per loro, per gli www.cavallino-tortona.it

SERVIZIO CATERING

Il Ristorante Albergo Cavallino offre anche il servizio Catering per eventi privati, a casa vostra o presso una location, oppure per eventi aziendali. ospiti più piccoli di qualsiasi evento, i tre soci hanno pensato a servizi aggiunti che vanno dall’animazione alla musica, trovando in un asilo la collaborazione necessaria per trasformare un “noioso” pranzo per grandi in un’occasione di divertimento. In questi primi due anni, la divisione catering del Cavallino ha accontentato cene per un minimo di cinque persone in una saletta aziendale per arrivare a banchetti con oltre 100 ospiti a banchetto e 80 seduti. Il record, finora, è stato tre giorni interi di servizio per un’azienda: forse perché abbandonare certe coccole non è mai semplice per nessuno. Tortona (AL) - C/so Romita, 83 Tel. 0131.862308 | 0131.861750 Fax 0131. 895286


teatro Corpi strumentali

L

o sappiamo, qualcuno si starà chiedendo se le foto di queste pagine mostrano i primi risultati di un’invasione aliena o ad una nuova e mostruosa generazione di cyborg dalle sembianze vagamente umane. Macché, tranquilli: non sono effetti scenici. Anzi a dire il vero sì, lo sono eccome. Si tratta di un’idea davvero insolita nata nei laboratori della McGill Uni-

CYBER DANCERS UN LUNGO PROCESSO DI STUDIO È ALLA BASE DI ALCUNE PROTESI DA PALCOSCENICO, NATE PER DIVENTARE UNA NUOVA GENERAZIONE DI EFFETTI SCENICI E STRUMENTI MUSICALI

versity di Montreal, in Canada, con la collaborazione dell’IDMIL (Input Devices and Music Interaction Laboratory), che da tre anni studiano a tempo pieno ciò che loro stessi amano definire “strumenti digitali protestici”. Tre anni passati fianco a fianco con alcuni ballerini, coreografi, musicisti e compositori, per studiare insieme a loro ogni possibile applicazione e progettare qualcosa che potesse aiutarli e non essere d’intralcio durante le performance.

38| ottobre/novembre ‘13


Joseph Malloch e Ian Hattwick, ricercatori universitari della McGill, e Marcelo Wanderley, direttore dell’IDMIL, hanno iniziato con alcuni bozzetti preparatori anatomici, diventati poi prototipi in schiuma da provare direttamente sul corpo dei ballerini che solo alla fine di un lungo processo hanno dato vita ad una trentina di strumenti dall’aspetto un po’ inquietante. Ma prima di arrivare a ciò che si vede in queste pagine, è servita la fase

più difficile: integrare sensori, alimentatori e ricetrasmettitori wireless di dati che alla fine hanno il compito di trasformarsi in musica grazie al movimento dei ballerini. Spine dorsali, visiere e ribacages trasparenti, illuminate dall’interno, hanno lasciato a bocca aperta i primi spettatori, invitati a sorpresa in un teatro per verificare l’effetto che fa, assistere ad uno spettacolo di quasi cyborg, che per di più non sbranano nessuno. 7

Si accendono i riflettori del palcoscenico al Teatro Fraschini. Apre la stagione di prosa una coppia comica inedita e “al femminile”, Angela Finocchiaro e Maria Amelia Monti con La scena (dal 25 al 27 ottobre), le appassionanti opere La finta Semplice di Mozart (23 e 24 ottobre) e del Tancredi di Gioachino Rossini (22 e 24 novembre). A dicembre un “festival natalizio” all’insegna dell’intrattenimento: la scoppiettante commedia en travesti Il vizietto, protagonisti Enzo Iacchetti e Marco Columbro, la compagnia del Ballet Gyor con Zorba il Greco (12 dicembre), l’atteso concerto di Ludovico Einaudi (18 dicembre) e il tradizionale concerto di Natale con i Solisti di Pavia (21 dicembre). Si festeggia anche San Silvestro e Capodanno con “A qualcuno piace caldo”, con Justine Mattera, Christian Ginepro e Pietro Pignatelli. La vendita dei singoli biglietti avrà inizio il 7 ottobre per la musica; dal 17 ottobre quelli di prosa. Dall’11 novembre Danza, Altri Percorsi e Operetta. I biglietti per San Silvestro e Capodanno dal 18 novembre.Calendario completo degli spettacoli, le date, il calendario di vendita su: www.teatrofraschini.org

lirica

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TEATRALE

Prosa Danza Musica Altri percorsi Operetta

da ottobre Vendita biglietti

LA FINTA SEMPLICE - 23 - 24 ottobre 2013, ore 20.30 Dramma giocoso per musica in tre atti - di Wolfgang Amadeus Mozart

ADRIANA ASTI

GIORGIO FALETTI MASSIMO RANIERI

22 novembre 2013, ore 20.30 - Domenica 24 novembre ore 15.30 TANCREDI Melodramma eroico in due atti - di Gioachino Rossini

ENZO IACCHETTI

RENZO ARBORE

9 - 11 dicembre 2013, ore 20.30 L’OLANDESE VOLANTE - DER FLIEGENDE HOLLÄNDER Opera in tre atti - di Richard Wagner

MARCO COLUMBRO

ANGELA FINOCCHIARO

LEO GULLOTTA

STEFANIA ROCCA LUCA ZINGARETTI

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Sabato 15 febbraio 2014, ore 21.00 MAURIZIO LASTRICO - Facciamo che io ero io Sabato 1 marzo 2014, ore 21.00 TEO TEOCOLI - Restyling

Vendita biglietti dal 7ottobre

Vendita biglietti dal 3 dicembre sponsor ufficiali

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Sabato 11 gennaio 2014, ore 21.00 GIOELE DIX - Nascosto dove c’è più luce

19 gennaio ore 15.30 - 20 gennaio 2014, ore 20.30 L’ELISIR D’AMORE Opera buffa in due atti - di Gaetano Donizetti

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Comune di Pavia

LIRICA

OTELLO - 10 -12 ottobre 2013, ore 20.30 Dramma lirico in quattro atti - di Giuseppe Verdi

LUDOVICO EINAUDI

“Cominciamo senz’altro!”

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arte Noel Cruz

FOSSI UNA BAMBOLA L’INCREDIBILE ABILITÀ DI UN ARTISTA FILIPPINO NATURALIZZATO AMERICANO: LA PERFETTA RIPRODUZIONE IN SCALA DEI PIÙ GRANDI MITI DI HOLLYWOOD. PEZZI UNICI, IN VENDITA A PREZZI ALTRETTANTO IRRIPETIBILI

cco un tizio che per lavoro pettina davvero le bambole. Ma non si limita a quello: le pettina soltanto alla fine, dopo averle create. Si chiama Noel Cruz, vive in America ma ha origini filippine ed una storia alle spalle poco divertente: figlio di una famiglia poverissima di Manila, a dieci anni lo spediscono da una zia e lui si rinchiude in un mondo fatto di libri, giornali e televisione. Legge, sfoglia e guarda, restando affascinato dai volti perfetti di attrici e modelle. La natura inizia a fare il suo corso il giorno in cui Noel prende un pezzo di carta e disegna il volto di una candidata a Miss Universo. È l’avvio della sua piccola leggenda: Cruz non smetterà mai più di disegnare, diventando un ritrattista eccezionale. A 16 anni, la passione si tramuta quasi in mestiere e Noel è così bravo da poter vendere ritratti. Ma l’altra svolta nella sua vita coincide con il matrimonio ed il trasferimento in America, in cerca di miglior fortuna. La neo signora Cruz, seguendo il concetto che Dio li fa e poi li unisce, nutre da sempre una smodata passione per le bambole. Un giorno, quel giorno, Noel è in cerca di una bambola da regalare alla sua donna e per caso si imbatte in un esemplare dipinto. Partendo da una comune bambola prodotta in grande serie, qualcuno ha modificato i tratti fino a renderla diversa. È l’anello che ancora mancava alla catena della sua esistenza: torna a casa e inizia a provare e riprovare, creando bambole a cui dona

le fattezze di personaggi celebri. La sua prima creazione va all’asta su eBay per 165 dollari. Non molto, ma è un chiaro messaggio: Noel Cruz ha visto la strada. Oggi, quella dell’artista filippino è un’attività che va a gonfie vele e gli ha dato 40| ottobre/novembre ‘13


una grande popolarità (www.ncruz.com). Dallo studio in California, il suo catalogo di “vip doll designer” riproduce per intero il firmamento di Hollywood, con una precisione impressionante. I divi più celebri, fedelmente riprodotti in ogni minimo dettaglio, abbigliamento e capigliatura compresi, vanno a ruba. Con il tempo, Cruz ha individuato nelle bambole Franklin Mint la materia prima migliore: sono realizzate in vinile ma soprattutto la testa è stampata in modo sottile, tanto da consentire il “repainting”, com’è chiamata la tecnica di ridipingere da zero. Creare ogni pezzo richiede da tre a sei giorni di lavoro, preceduti da una lunga serie di ricerche per riprodurre abiti e acconciature. Grazie a lui, sono diventati bambole personaggi come Bette Davis, Jene Seymour, Vivien Leight, Liz Taylor, Greta Garbo,

Orlando Bloom, Johnny Deep, Michael Jackson, Lady Gaga, Cher, Robert Pattinson e Kristen Stewart, le tre Charlie’s Angels e Angelina Jolie. Proprio la riproduzione in scala della signora Pitt, è stata da poco venduta su eBay a 3.500 dollari. 7


DESIGN Visitors & Natives

CI HANNO FATTO Le

Scarpe

FINO A DICEMBRE, 44 FUTURI DESIGNER ESPONGONO LE LORO CREAZIONI A VIGEVANO. SONO TALENTI DI TUTTO IL MONDO, PIENI DI SANE SPERANZE E FANTASIE

I

“visitors” sono i 22 stranieri, quelli che arrivano da ogni parte del mondo. I “Natives” quelli del posto, altri 22 giovani che hanno pinzato il loro talento alla tradizione calzaturiera di Vigevano, nata ufficialmente nel 1866 con la “Luigi Bocca”, la prima fabbrica italiana a realizzare scarpe, quando la gente andava ancora in giro con gli zoccoli in legno ai piedi. Qualche decennio appena e i calzaturifici in zona si moltiplicano, dando lavoro alla gente e stile al resto del mondo: per dirne una, a Vigevano, nel 1953, inventano il tacco a spillo, aprendo un universo fino ad allora inesplorato alla sensualità femminile.

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e presentare le loro libere interpretazioni dell’antico e sempre nuovo concetto di calzatura. Arrivano da scuole di design di ogni dove, Brasile, Cina, India e ovviamente Italia, hanno vent’anni o giù di lì e tanta voglia di farsi strada. Se saranno talenti futuri delle passerelle mondiali è presto per dirlo, ma per una volta si parla di giovani senza abbinarli alla cronaca nera, e questo vale comunque lo sforzo. A loro, il selezionatore Armando Pollini, imprenditore, designer e da anni anima del Museo della Calzatura di Vigevano, ha dato una sola e unica regola: dateci dentro con lo stile. Il resto lo fa il palcoscenico, Vigevano, uno dei migliori posti d’Italia dove parlare di calzature, che significa assicurare una risonanza nazionale all’evento. E se la mostra è aperta a tutti, c’è la speranza che qualche talent-scout si intrufoli e scopra un estro da coltivare e far crescere. Favole così, nella moda, pare succedano spesso. Non che si tratti solo di gente alle prime

Ma “Visitors & Native, le scarpe e i talenti di domani” è anche il titolo di un evento ospitato dal 14 settembre scorso al prossimo 10 dicembre proprio a Vigevano, nelle sale della Seconda Scuderia del Castello Sforzesco, nato dalla collaborazione fra l’Assessorato alla Valorizzazione Culturale del Comune e la Provincia di Pavia, con il patrocinio di Assocalzaturifici, per dare una vetrina a quarantaquattro talenti del futuro, chiamati a liberare la fantasia

armi, ma di giovani con un estro grande così verso le calzature che hanno scelto di correre in Italia, patria di tutto quello che fa stile, per affinare lo stile in posti come Ars Sutoria di Milano, scuola internazionale dell’arte calzaturiera e della pelletteria. Sarah Flint, ad esempio, designer newyorkese da tempo segnalata come una delle migliori speranze della moda americana. O ancora Heather Williams, che alle collezioni che portano il suo nome ne ha già affiancato altre per marchi come Reebok, Calvin Klein e Tommy Hilfiger, e Shaowei Wu, americana di chiare origini asiatiche dal talento altrettanto lampante. Un simile concentrato di fantasia diventa uno spettacolo a cui vale la pena assistere, anche per capire cosa un giorno metteremo ai piedi: ci sono scarpe che perfino le protagoniste di “Sex and the city” troverebbero forse esagerate, altre che sfidano ogni legge di gravità e altre ancora che fra tacchi e cinghie mescolano materiali che proprio non ti aspetti. 7


FOOD Cheese 2013

C

harles De Gaulle si chiedeva, sconsolato: “Come si può governare un paese che ha duecentoquarantasei varietà diverse di formaggio?”. Problemi suoi, che certamente non toccano Bra, placida e tranquilla cittadina agricola del cuneese, 30mila anime e qualche cittadino illustre come Giovanni Arpino, che qui visse a lungo, il ministro Emma Bonino e “Carlin” Petrini che proprio a Bra ha scelto di dare i contorni a “Slow Food”, nata come timida creatura e oggi diventata impero.

CRESCONO AD OGNI EDIZIONE I NUMERI DI UNA DELLE PIÙ NOTE KERMESSE DEDICATE AL FORMAGGIO. QUEST’ANNO, A BRA, RECORD DI PRESENZE, DI ESPOSITORI, DI COMPRATORI E DI MANGIATORI SERIALI

to da concentrare in appena tre giorni, dalle 10 del mattino alle 22 di sera. Quest’anno, il tema centrale dell’evento è stato “Salva un formaggio”, che non significa adottarne uno, come un toporagno d’acqua di Sumatra o il pinguino delle Galapagos, ma soltanto segnalare quelli che rischiano di sparire a chi può fare qualcosa per salvarli: alla base di tutto c’è il progetto “l’Arca del Gusto”, ideato dalla Fondazione per la Biodiversità Onlus che ha scelto di aprirsi alla possibilità di segnalare l’esistenza di un prodotto enogastronomico di ogni parte del mondo, per evitarne la scomparsa dalle tavole. Ospiti della nona edizione le Isole Britanniche, che nel turbinare di tome d’alpeggio e parmigiani delle vacche rosse hanno fatto rotolare forme di cheddar e stilton in abbon-

con 24 mila Ma Bra, una volta ogni due anni, fa di più: diventa una delle capitali mondiali del formaggio mietendo cifre da capogiro, specie in tempi di dieta finanziaria come questi: oltre 200 mila visitatori, 188 bancarelle, 151 varietà di formaggi, 60 Presìdi Slow Food, 36 laboratori del gusto e 27 nazioni rappresentate, il tut-

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CACI


danza, per accompagnare degnamente vini e birre artigianali, altrettanto presenti in forze. E se il tutto esaurito

terraneo ai Pirenei, passando per il monte Ararat, con contorno di miele, confetture e altre delizie in cui intin-

www.caseificiozucchelli.com

ad ogni laboratorio è stato un calcolo di matematica gioia, il tripudio è andato di diritto sulla folla perenne del “Mercato dei Formaggi”: tendoni bianchi in cui all’interno andava in scena ogni possibile trasformazione del latte cagliato, disposto a diventare un cacio da assaggiare, fotografare e comprare in milligrammi pesati su bilance da gioielleria. All’appello non mancava nulla: formaggi dal Medi-

gere un pezzetto di cacio conquistato a fatica di fronte a picchetti di affamati. Ma visto che “Cheese” è una festa, allora è giusto che lo sia per tutti: per i bimbi ecco spuntare laboratori dal nome simpaticamente invitante (la “Caciotta al tesoro” e i “Cavalieri della provola rotonda”), mentre i genitori seminavano le papille gustative fra master e laboratori dove imparare i segreti dei maestri del cacio. 7

Si confezionano cesti natalizi con formaggi di nostra produzione e eccellenze nazionali

Dalla nascita del Caseificio Zucchelli negli anni 40 all’apertura della Bottega del gusto, il principio è rimasto lo stesso: oggi un punto vendita che offre la possibilità di piccole degustazioni di prodotti genuini e di qualità,abbinati con la selezione dei migliori vini italiani che troverete alla Bottega del gusto. ZUCCHELLI BOTTEGA del GUSTO Strada Mantovana, 49A Orio Litta (Lodi) - Tel. 0377.804115 ORARI: Lun 15.30-19.30 - Da Mar a Sab 09.00-12.30/15.30-19.30 - Dom 09.30-12.30


MOTORI L’offensiva Nissan

È

un vero attacco frontale e in grande stile, quello che i giapponesi di Nissan hanno architettato nei confronti del famigerato segmento B: una fetta del mercato, per intenderci, che in Europa raggruppa le “small cars”, altrimenti dette utilitarie, almeno dalle nostre parti, ma che soprattutto significa giocarsi volumi di vendita, fatturati e bilanci. I numeri che contano, insomma.

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UNA COPPIA DI MODELLI DEL MARCHIO GIAPPONESE È PRONTA A LANCIARE LA SFIDA AL POPOLARE SEGMENTO B. MICRA DA UNA PARTE, E NOTE DALL’ALTRA, AMBEDUE RIVISTE, ABBELLITE E DOTATE DI TECNOLOGIE INEDITE, PROMETTONO SODDISFAZIONI DA CLASSE SUPERIORE

Nissan, ormai apparentata da anni con i francesi di Renault, ha da poco approfittato del Salone di Francoforte per svelare il poco che ancora non si sapeva, fra anteprime e teaser, come sono chiamati i giochini pubblicitari che svelano pian piano, creando l’attesa. Oltre al rinnovato X-Trail, uno dei padri del segmento dei Suv, ormai declinato in un fiume infinito di rivoli, ramificazioni e innesti, il costruttore giapponese ha organizzato il proprio “B-Day”,

come potrebbe essere definito il giorno del segmento B, lanciando e rilanciando ufficialmente tre modelli dal successo sicuro: Juke, Micra e Note. Ma se al primo, il crossover compatto che ha colpito i gusti degli europei, è stato riservato un nuovo motore, il 1.5 dCi che migliora le prestazioni e riduce i consumi, le altre due proposte sono figlie di un raffinato lavoro di migliorie, tanto estetiche quanto quelle tecnologiche, che fanno sostanza.


In libera circolazione dal lontano 1982, con quattro generazioni sulle spalle, 6 milioni di pezzi venduti e la capacità di piacere in 56 paesi del mondo (dove spesso è conosciuta come “March”), Micra è uno dei modelli che in assoluto ha dato maggiori soddisfazioni al marchio Nissan. Merito delle misure catastali, cittadine ma senza esagerare nella strizzatura di centimetri, e della linea sbarazzina che strizza l’occhio ad un pubblico unisex, o trasversale, come dicono quelli che parlano bene: donne alle prese con scuole, figli, spesa e lavoro, o uomini che al “macchinone” preferiscono un’utilitaria con cui andare al lavoro o a spasso nel week end. Per questo, il restyling del model year 2014 porta in dote

parecchio, rispetto alle normali incipriate di metà carriera. Si inizia dall’esterno, che guadagna in stile e carattere: il frontale, che in qualche modo si allinea al più recente family feeling Nissan, diventa più possente, meno accomodante della generazione precedente, che aveva perso un po’ di smalto nel design. Insieme al cofano e ai fianchi della calandra cambia anche per intero il reparto fanaleria (compresi i fendinebbia). Lo stesso principio vale per il posteriore, dove il paraurti è roba nuova, così come i gruppi ottici a Led. A completare l’operazione ci pensano i cerchi in lega da 15” (o 16”, volendo), e nuovi colori che si aggiungono ad panel che sale a 10 tinte molto attuali. La rivisitazione in-

teressa gli interni, che presentano una nuova grafica del cruscotto ed una consolle centrale inedita con ingressi Usb e Aux, navigatore satellitare NissanConnect con touchscreen da 5,8” che può fornire consigli per una guida al risparmio e funzionalità avanzate come il “Sent to car”, che attraverso Google permette di studiare l’itinerario a casa e inviarlo al sistema. E viste la ambizioni di Micra, tutt’altro che umili, stupiscono in positivo finiture eleganti e tessuti che cambiano in base alle tre versioni disponibili: Visia, Acenta e Tekna, top di gamma. Il comparto motori si fa forte di un 1,2 tre cilindri da 80 CV, disponibile anche nella variante sovralimentata DIGS da 98. Ambedue dotati di Stop&Start, con cambio manuale a cinque rapporti o CVT a variazione continua. Prezzi da 11 a 16.800 euro.

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NOTE

Arrivata nel 2007 per rimpolpare il solito segmento B, ma con l’ambizione di compatta familiare sospesa sul concetto di MPV, Note ha strappato mezzo milione di esemplari ad una concorrenza che in materia non si è fatta mancare niente. Il pianale è lo stesso della Micra, anche se con misure più ampie: 4,10 metri di lunghezza, 1,70 di altezza e 1,53 di altezza. La nuova generazione, anticipata da un concept mostrato a Ginevra, può contare su linee più aggressive, con “movimenti” di carrozzeria che hanno un primo merito nel rendere l’altezza non così evidente. Il frontale, esclusivo per i mercati europei, è scolpito, con la griglia che lambisce i gruppi ottici, mentre dietro è il montante C a dare il carattere a tutto il posteriore. I gruppi ottici in quella zona si fanno avvolgenti, e la curva del portellone regala un senso di tridimensionalità. Ma la vera forza di Note sta nella democratizzazione delle tecnologie: alla Nissan rifiutano di pensare che certi apparati debbano essere prerogativa dei modelli più lussuosi. Note, per essere chiari, porta al debutto il Nissan Safety Shield, pack tecnologico che racchiude il Blind Spot Warning, il Lane Departure Warning ed il Moving Object Detection. In pratica, il sistema inglobato nello specchietto che elimina l’angolo morto posteriore, quello che segnala il superamento delle linee di mezzeria e per finire una sorta di “copilota” che assiste alle manovre di parcheggio con visuale aerea a 360°. Se ancora non bastasse c’è da aggiungere il sistema di navigazione e comunicazione NissanConnect (Bluetooth, Usb e iPod/iPhone sono i benvenuti). Perfino l’interno, pensando alla missione familiare, è stato studiato all’insegna della

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massima praticità: spazio per gli occupanti posteriori, con portiere apribili a 90°, e bagagliaio funzionale diviso in due zone di carico, per un totale di 325 litri (85 in più con il Pack Family che include i sedili posteriori scorrevoli). L’interno è disseminato da vani e scomparti, con massima attenzione ai dettagli per le finiture e l’hi-tec, senza per questo cedere al superfluo. E non mancano le chicche: da una parte l’Eco-

pedal che sa calcolare lo stile di chi guida, dall’altra una banda luminosa fornata da 5 led che indica quanto la marcia sia rispettosa dell’ambiente. Per concludere con il sistema, mai visto prima, che lava e asciuga l’obiettivo della telecamera posteriore. Tre gli allestimenti (Visia, Acenta e Tekna) e tre anche i motori al lancio: un benzina 1.2 tre cilindri da 80 CV, con l’aggiunta di una variante sovralimentata DIG-S da 98, e un turbodiesel 1.5 dCi da 90 CV. Prezzi compresi in una forbice che va dai 13 mila a 19 mila euro circa. 7


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MICRA

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